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27/7/2019 L'installazione dei gruppi elettrogeni

IMPIANTI Sabato, 27 Luglio, 2019

L'installazione dei gruppi elettrogeni


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Il gruppo elettrogeno costituisce un sistema destinato a produrre energia elettrica, composto
essenzialmente da un motore a combustione interna (alimentato normalmente a diesel ma anche a
benzina, gas, ecc.) e da un generatore elettrico accoppiati attraverso un giunto. I gruppi generatori possono
essere ad installazione fissa, mobili o trasportabili. Servono per l'alimentazione di impianti elettrici, o parti di
impianto, permanenti o temporanei, e possono essere collegati o meno alla rete pubblica.

Fig. 1 - Gruppo elettrogeno

1. Tipi di gruppi elettrogeni


Sul mercato sono presenti diverse tipologie di gruppi elettrogeni che si distinguono in relazione alle seguenti
caratteristiche.

al collegamento con la rete:

• in alternativa , ad installazione fissa con opportuni sistemi di commutazione (di riserva);

• in parallelo, funzionamento in parallelo con la rete;

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• in isola, completamente indipendente dalla rete pubblica;

• in funzionamento misto, con funzionamento che può essere sia in parallelo che in isola;

alla mobilità:

• trasportabili , di potenza non superiore a qualche kilovoltampere, di dimensioni contenute, possono


essere spostati a mano;

• carrellati , di elevata potenza e dimensioni, sono montati su mezzi mobili, solitamente un carrello, per
facilitarne il trasporto;

• fissi , sono collocati in posizione permanente e stabile

al motore endotermico associato:

• motori a scoppio , piccoli gruppi (dai 2 ai 6 kW), solitamente trasportabili, alimentati a benzina;

• diesel , per potenze che possono superare i 5000 kW, alimentati a gasolio;

• turbine a gas, si tratta di vere e proprie centrali elettriche, da alcuni MW al centinaio di MW, con alternatori
mossi da turbine a gas

In relazione al tipo di generatore:

• alternatore sincrono;

• alternatore asincrono;

• dinamo.

2. Tipi di servizio
I gruppi elettrogeni possono essere utilizzati in particolari situazioni come sorgenti di alimentazione
ordinaria, quando non è possibile allacciarsi alla rete pubblica (ad esempio unità mobili, cantieri, allestimenti
temporanei per fiere e spettacoli, ecc..), oppure in condizioni di emergenza, quando non è tollerabile il venir
meno della fornitura dell'energia elettrica dalla rete principale, per la produzione di energia ausiliaria, di
riserva o di sicurezza.

Alimentazione per i servizi di sicurezza - Fornisce l'alimentazione di parti dell'impianto per le quali è
fondamentale, per la sicurezza delle persone garantire la continuità di funzionamento. Per questo motivo i
gruppi elettrogeni utilizzati per servizi di sicurezza devono possedere alcuni requisiti supplementari indicati
dalle Norme CEI 64-8:

• l'alimentazione deve essere fornita per una durata sufficiente al tipo di servizio (CEI 64-8/5 art. 561.1.1);

• considerato che l'avviamento, anche se automatico, necessita di diversi secondi, il gruppo elettrogeno è
adatto per servizi di sicurezza solo se è ammessa un'interruzione media (tra 0,5 e 15 sec) o lunga
(superiore a 15 sec) dell'alimentazione (CEI 64-8/3 art. 352). Non potendo rispettare i tempi stabiliti, come
ad esempio per l'illuminazione di sicurezza, occorre intervenire, prima dell'avvio del gruppo, con altri
sistemi, ad esempio UPS, soccorritore, ecc..;

• il gruppo elettrogeno deve essere installato a posa fissa e non deve essere influenzato da guasti
all'alimentazione ordinaria (CEI 64-8/5 art. 562.1);

• il gruppo elettrogeno deve alimentare i soli servizi di sicurezza. Più gruppi possono essere utilizzati sia
come sicurezza sia come riserva purché sia garantita la potenza sufficiente per il corretto e prioritario
funzionamento di tutti i servizi di sicurezza (CEI 64-8/5 art. 562.5) . Questo può essere normalmente
ottenuto mediante il distacco automatico dei carichi che non svolgono un sevizio di sicurezza.

Alimentazione di riserva - Un'alimentazione di riserva deve fornire l'alimentazione agli utilizzatori o parti
dell'impianto per motivi diversi dalla sicurezza delle persone. I gruppi elettrogeni utilizzati come sorgente di
riserva non devono quindi sottostare a particolari prescrizioni normative né per il tipo di intervento né per la
continuità di servizio.

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3. Disposizioni legislative e adempimenti burocratici


3.1 Generalità

Per la posa in opera e la messa in servizio di un gruppo elettrogeno è necessario adempiere ad alcune
procedure burocratiche che permettono di ottenere le autorizzazioni per l'installazione e la messa in
funzione.

3.2 Richiesta del Certificato di Prevenzione Incendi (CPI)

Occorre distinguere fra gruppi con potenza elettrica inferiore a 25 kW e gruppi con potenza maggiore ( DM
10/2/82) per i quali è richiesto il CPI ( DM 4/5/98 ), Certificato di Prevenzione Incendi, rilasciato dal
Comando Provinciale dei Vigili del Fuoco (VV.F.). Per i gruppi compresi fra 25 e 1200 kW ci si riferisce
all'appendice A della circolare ministeriale n. 31 del 31/08/1978 e successive integrazioni . Oltre questi
valori di potenza, anche se solitamente i si riferisce alle medesime prescrizioni, è bene sentire il parere del
comando provinciale dei VV.F. Sono esclusi dall'applicazione della circolare i gruppi elettrogeni dedicati
esclusivamente agli impianti idrici antincendio anche se, rientrando in ogni caso nelle attività assoggettate al
controllo dei VV.F., si deve applicare quanto prescritto dall' art. 3 del DPR 577/82 , occorre quindi richiedere
comunque il rilascio del CPI e di conseguenza applicare la succitata circolare. Per la richiesta del CPI è
necessario trasmettere regolare domanda al comando provinciale dei VV.F. (o sportello unico comunale se
presente) che, se non ci sono impedimenti, rilasciano prima il parere di conformità del progetto e
successivamente il CPI. In presenza di altre attività che devono essere sottoposte al controllo dei VV.F. la
documentazione riguardante i gruppi elettrogeni dovrà essere allegata alla documentazione di carattere
generale inerente l'attività principale.

La documentazione di progetto necessaria è composta dai seguenti documenti:

• domanda di parere di conformità antincendio (originale in bollo più una copia) – si utilizza la prima parte
del modello PIN1 previsto dalla Circ. Min. P559/4101 del 22/03/04 .

• scheda informativa generale (due copie) – si utilizza la seconda parte del modello PIN1 sul quale devono
essere riportate informazioni generali riguardanti l'attività principale ed eventuali attività secondarie soggette
ai controlli di prevenzione incendi e descrizione del tipo di intervento operato, ad esempio se si tratta di
nuova installazione, modifica, ampliamento, ecc..

• relazione tecnica (due copie) – deve specificare i rischi di incendio e la descrizione delle misure di
prevenzione e protezione adottate.

• elaborati grafici (due copie) – consistono in: una planimetria generale con evidenziato lo stato di
accessibilità e viabilità, gli impianti tecnologici esterni, la collocazione dei dispositivi di manovra degli
impianti di protezione antincendio, del comando di emergenza previsto per il locale del gruppo elettrogeno e
qualsiasi elemento utile ai fini antincendio; una pianta del locale gruppo elettrogeno sulla quale sia descritta
la collocazione del gruppo e dei relativi componenti, la posizione delle uscite con il verso di apertura delle
porte e attrezzature di estinzione incendio; eventuali particolari del locale gruppo elettrogeno (sezioni e
prospetti) con indicazioni della posizione degli estintori.

• attestazione di versamento – il versamento deve essere operato a favore della tesoreria dello stato.

Il parere di conformità antincendio viene formulato dai VV.F entro quarantacinque giorni dalla data di
presentazione della domanda. A volte, quando il progetto si presenta particolarmente complesso, il
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pronunciamento sulla conformità può essere rinviato al novantesimo giorno, ma la proroga deve essere
comunicata all'interessato entro quindici giorni dalla presentazione del progetto. Può accadere che la
documentazione presentata sia ritenuta non regolare o incompleta o che semplicemente sia richiesta
un'integrazione. In questo caso, per una volta soltanto, il termine suddetto non è più valido e viene
ricalcolato a partire dalla data di ricevimento dell'integrazione. Il parere può essere positivo, si può
procedere con l'esecuzione dei lavori, oppure negativo, si devono apportare le modifiche richieste e si deve
ripetere la procedura per il conseguimento del parere di conformità.
Qualora non fosse possibile rispettare integralmente le prescrizioni della normativa vigente può essere
presentata al comando provinciale una domanda di deroga. Alla domanda deve essere allegato il progetto,
la descrizione dei motivi che non permettono il rispetto delle disposizioni normative e legislative e le
alternative proposte. Per la domanda di deroga, da presentare in triplice copia di cui una in bollo, occorre
utilizzare il modello PIN2 al quale deve essere allegata la documentazione tecnica (in triplice copia) e
l'attestazione del versamento alla tesoreria dello stato. Entro novanta giorni dalla presentazione della
domanda di deroga sarà possibile ottenere il parere di conformità. Il comando provinciale esamina la
domanda e la invia entro trenta giorni al comando regionale che a sua volta entro sessanta giorni formula
un parere che viene comunicato contemporaneamente al comando provinciale e al diretto interessato.
L'ottenimento del parere di conformità permette di dare il via ai lavori di installazione. Al termine dei lavori,
prima della messa in servizio dell'impianto, occorre richiedere al comando provinciale dei VV.F. un
sopralluogo e, in conclusione, conseguire il Certificato di Prevenzione Incendi. Per richiedere il sopralluogo
è necessario presentare i seguenti documenti:

• domanda di richiesta sopralluogo – si utilizza il modello PIN3 e si presentano due copie di cui una in bollo;

• copia del parere di conformità – una copia del parere favorevole di conformità del progetto rilasciato dal
comando provinciale dei VV.F.;

• dichiarazioni di conformità alla normativa antincendio – servendosi dell'apposita modulistica fornita dai
VV.F. , le dichiarazioni e le certificazioni riguardanti il rispetto delle normative antincendio nella realizzazione
e installazione di impianti e attrezzature;

• dichiarazione di conformità CE – la dichiarazione di conformità CE rilasciata dal costruttore del gruppo;

• dichiarazione di conformità della valvola limitatrice di carico del serbatoio ;

• dichiarazione di conformità per gli impianti elettrici – dichiarazione di conformità ai sensi della legge 46/90
degli impianti elettrici del locale gruppo elettrogeno;

• dichiarazione di inizio attività in attesa del sopralluogo – utilizzare il modello PIN4, due copie di cui una in
bollo;

• ricevuta di versamento alla tesoreria dello stato.

Il CPI è valido per sei anni dopo di che occorre richiedere il rinnovo. La domanda prevede l'utilizzo del
modello PIN5, in due copie di cui una in bollo, al quale si devono allegare i seguenti documenti:

• il CPI che sta per scadere;

• dichiarazione del responsabile, su modello PIN 6, che non sono state operate modifiche di alcun genere;

• perizia giurata resa da professionista su modello PIN7, abilitato e regolarmente iscritto nella lista del
Ministero dell'Interno in cui alla legge 818/84, sull'efficienza degli impianti destinati alla protezione attiva
antincendio;

• ricevuta di versamento alla tesoreria dello stato.

Se il Comando provinciale non ravvisa irregolarità di alcun genere, entro quindi giorni dalla data di
presentazione della domanda il CPI viene rinnovato. Altrimenti, seguendo le indicazioni dello stesso
Comando, non resta che ripetere la procedura ripresentando la documentazione opportunamente corretta.
Parere di conformità e rilascio del CPI devono comunque essere richiesti ogniqualvolta si operino modifiche
strutturali o impiantistiche che vadano a modificare i sistemi di protezione antincendio.

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Fig. 2 – Procedura da seguire per l'ottenimento del CPI

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3.3 Interazione col distributore di energia elettrica

La messa in servizio di un gruppo elettrogeno deve essere comunicata anche alla società distributrice di
energia elettrica della zona. Per i gruppi elettrogeni di emergenza è sufficiente inviare una comunicazione
con indicazioni riguardanti l'avvenuta installazione dei dispositivi necessari ad evitare il parallelo del gruppo
con la rete di distribuzione pubblica. Se il gruppo elettrogeno è previsto per funzionare in parallelo con la
rete pubblica si devono applicare le regole tecniche stabilite dal distributore. Solitamente le società
distributrici forniscono un regolamento per l'esercizio con tutte le indicazioni relative alle caratteristiche
richieste, alla taratura delle protezioni e agli obblighi del cliente nei confronti del distributore e viceversa. A
cura del cliente sarà, dopo aver eseguito le opportune verifiche, l'invio al distributore di una certificazione
con i valori di taratura dei dispositivi di protezione, una attestazione del corretto funzionamento dell'impianto
e la lista delle perone autorizzate ad effettuare le manovre sull'impianto.

3. 4 Autorizzazione UTF a produrre energia elettrica

L'iter burocratico non è ancora concluso perché, in alcuni casi, è necessario richiedere all'Ufficio Tecnico
della Finanza (UTF) una licenza d'esercizio che autorizza a produrre energia elettrica. L'autorizzazione è
finalizzata al pagamento delle imposte sull'energia elettrica prodotta. L'imposta può essere calcolata
forfetariamente oppure in relazione all'energia effettivamente prodotta che può essere misurata mediante un
gruppo di misura le cui caratteristiche sono indicate dall'UTF. Per quanto concerne la denuncia all'UTF
occorre distinguere fra gruppi elettrogeni in servizio di emergenza e in servizio ordinario ( DLgs 504/95 ). Se
si tratta di gruppo elettrogeno di emergenza la denuncia è richiesta per potenze superiori a 200 kW (ad
esclusione di quelli alimentati con gas biologico) mentre non è richiesta per potenze inferiori. Se il gruppo
elettrogeno funziona in servizio ordinario la denuncia all'UTF è necessaria per potenze superiori a 1 kW (30
kW nei territori montani) ad esclusione, qualunque sia la potenza, dei gruppi alimentati a metano biologico e
di quelli, con potenza fino a 20 kW, alimentati da fonti rinnovabili ed assimilate. Fonti di energia rinnovabili
sono ad esempio l'energia solare, eolica, idroelettrica, ecc.. oppure scarti del legno, rifiuti solidi urbani, ecc..
( Legge 342/00 e DLgs 387/03 ). Dalla denuncia sono esclusi anche i gruppi elettrogeni in dotazione alle
Forze Armate dello Stato e ai gruppi ad esse assimilati. Nulla è dovuto anche per l'energia elettrica prodotta
ed impiegata per aeromobili, autoveicoli, navi e quella utilizzata come materia prima nei processi industriali
elettrochimici, elettromettallurgici ed elettrosiderurgici ( Legge 388/00 ).
Se si cessa l'attività oppure si verificano variazioni della ragione sociale occorre farlo presente all'UTF entro
un mese. In alcuni casi è possibile ottenere una riduzione delle accise sul combustibile, secondo un
coefficiente stabilito dall'UTF, in relazione alla quantità di energia elettrica prodotta.

3. 5 Autorizzazione ad emettere sostanze inquinanti

I prodotti della combustione scaricati dai gruppi elettrogeni vengono emessi in atmosfera inquinando l'aria e
di questo deve essere avvertita la provincia ( DPR 53/98, DPR 25/07/91 e DLgs 112/98 ). Se il gruppo
elettrogeno è di emergenza, o se è in servizio ordinario ed è alimentato mediante metano bilologico, fonti
rinnovabili ad emissione zero, gasolio e benzina di potenza termica fino a 1 MW, a metano o GPL di
potenza termica fino a 3 MW è sufficiente una semplice comunicazione alla provincia. Per tutti gli altri casi
di funzionamento in servizio ordinario si deve richiedere alla provincia l'autorizzazione all'installazione e
all'emissione in atmosfera di sostanze inquinanti (attenzione perché le procedure da seguire possono
essere diverse da regione a regione). La richiesta di autorizzazione deve essere presentata, se esiste, allo
sportello unico comunale che si occuperà di inviare copia della domanda agli enti preposti che solitamente
sono la Provincia, il Comune e l'Arpa. Qualora lo sportello unico non fosse presente la domanda dovrà
essere inoltrata direttamente ad ognuno degli enti competenti di cui sopra. La pratica (in ogni caso per i

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modelli di domande e l'elenco dei documenti e bene rivolgersi alle singole province) da inviare è relativa alla
richiesta di:

• autorizzazione ad installare il gruppo elettrogeno e ad emettere sostanze inquinanti in atmosfera;

• compatibilità ambientale dell'impianto relativamente al luogo di installazione (previo parere favorevole da


parte del sindaco);

La domanda dovrà essere accompagnata da alcuni allegati composti da (DPR 203/88 e DPCM 21/07/89):

• scheda riassuntiva con informazioni riguardanti ragione sociale, descrizione dell'attività, ecc..;

• documenti tecnici inerenti l'installazione utili a valutare la richiesta (progetto, relazione tecnica, carburante
utilizzato e caratteristiche delle emissioni in atmosfera, ecc..)

Una volta ottenuta l'autorizzazione ad emettere sostanze inquinanti in atmosfera , almeno quindici giorni
prima della messa in funzione, si deve dare comunicazione alla Provincia e al Comune che entro 120 giorni
possono intervenire in loco per eventuali accertamenti.

3.6 Obblighi derivanti da direttive europee

Il gruppo elettrogeno presenta pericoli di natura elettrica e come tale, quando la tensione nominale è
compresa fra 50 V e 1000 V in c.a. o fra 75 V e 1500 V in C.C., deve sottostare alla direttiva bassa tensione
( 73/23/CEE ). Il gruppo elettrogeno però è anche una macchina perché possiede organi in movimento e
quindi è soggetto anche alle direttive europee sulla sicurezza delle macchine recepite in Italia dal DPR
459/96 . Vista la complessità del problema ai fini della sicurezza, una Norma, la UNI EN 12601 si occupa
proprio della sicurezza dei gruppi elettrogeni mossi da motori alternativi a combustione interna. Se
necessario si dovrà applicare anche la direttiva sulla compatibilità elettromagnetica EMC 89/336/ CEE ,
recepita dal DLgs 615/96 , e la direttiva 2000/14/CE , recepita dal DLgs 262/02 , sull'inquinamento acustico
per le macchine che funzionano all'aperto. Si ricorda per finire che ogni gruppo elettrogeno deve sempre
riportare la marcatura CE ed essere accompagnato dalla dichiarazione di conformità CE alle suindicate
direttive.

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4. Installazione
Per quanto concerne l'installazione dei gruppi elettrogeni ci si riferisce alla circolare Ministeriale n. 31/78,
“Norme di sicurezza per l'installazione di motori a combustione interna accoppiati a macchina generatrice
elettrica o a macchina operatrice”. Come si è detto ai gruppi elettrogeni con potenza inferiore a 25 kW non
si applicano le disposizioni di prevenzione incendi che si applicano invece ai gruppi con potenza compresa
fra 25 kW e 1200 kW. I gruppi elettrogeni possono essere collocati in locali chiusi oppure all'aperto:

• in locale chiuso internamente ad un edificio;

• in locale chiuso isolato su terrazzo;

• all'aperto.

4.1 Locale interno ad un edificio

Per quanto concerne l'installazione dei gruppi elettrogeni in locali chiusi interni ad edifici vigono alcune
limitazioni:

• se alimentati a benzina o gas (GPL) con densità nei confronti dell'aria maggiore di 0,8 devono essere
collocati solo in locali al piano terra;

• se alimentati a gasolio, olio combustibile o gas (di rete o metano) con densità rispetto l'aria inferiore o
uguale a 0,8 possono essere situati anche in locali al primo piano interrato;

• è vietata l'installazione, se di potenza maggiore a 50 kW, negli edifici di altezza superiore a 24 m , 30 m


negli edifici civili (è ammessa l'installazione sul terrazzo più elevato dell'edificio se l'alimentazione è a gas di
rete o metano);

• è vietata l'installazione in locali contigui o posti sotto ambienti con grande affluenza o transito di pubblico.

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Fig. 3 – Dimensioni minime e distanze di rispetto del locale gruppo elettrogeno

Il locale deve avere caratteristiche adeguate per permettere una corretta installazione e gestione del gruppo
elettrogeno. Le pareti devono essere almeno REI 120 e devono essere rispettate alcune dimensioni e
distanze minime. Con riferimento alla fig. 3, l'altezza interna, dal pavimento al soffitto deve essere almeno
2,5 m mentre la distanza, su almeno tre lati, tra le pareti e il perimetro disegnato attorno al gruppo, compresi
i suoi accessori, deve essere non meno di 0,6 m in modo da permettere le necessarie manovre durante le
operazioni di manutenzione. Quando il gruppo è alimentato mediante combustibili liquidi (ad es. gasolio)
deve essere prevista una soglia di protezione alta non meno di 0,2 m per impedire la fuoriuscita verso
l'esterno di eventuali perdite di combustibile. Internamente al locale devono essere presenti estintori, idonei
al tipo di combustibile, in numero dipendente dalla potenza del gruppo; uno fino a 400 kW, due fino a 800
kW e tre fino a 1200 kW. Devono essere previste aperture di ventilazione verso l'esterno aventi le seguenti
caratteristiche:

• almeno una parete o parte di essa (almeno il 50 %) che si affaccia su spazio a cielo libero, come cortili,
strade, giardini ecc..;

• se la parete si affaccia su terrapieno il soffitto del locale deve essere almeno 0,6 m dal piano di campagna
per permettere un'apertura su spazio a cielo libero alta almeno 0,5 m;

• intercapedine scoperte o protette da griglia (devono essere ad uso esclusivo del locale gruppo
elettrogeno) che si affacciano su spazio a cielo libero con larghezza minima di 0,6 m e griglia avente
superficie netta 1,5 volte la superficie dell'apertura di ventilazione del locale (fig. 4)

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Fig. 4 – L'intercapedine deve essere larga almeno 0,6 metri e la superficie netta della griglia deve
essere una volta e mezzo la superficie della finestra di ventilazione del locale

Per spazio a cielo libero si intende anche quello ricavato in una parete che presenta superiormente aggetti
sporgenti, come ad esempio terrazzi e balconi, purché di altezza almeno doppia la larghezza della
sporgenza (fig. 5).

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Fig. 5 – Parete che presenta superiormente aggetti sporgenti

Uno spazio a cielo libero può essere ottenuto anche in un cortile chiuso (fig. 6) a condizione che le pareti
degli edifici che si fronteggiano distino fra loro non meno di 3,5 m e la superficie del cortile in metri quadrati
non sia inferiore a tre volte l'altezza in metri dell'edificio più basso che si affaccia sul cortile. Le suddette
prescrizioni devono essere rispettate anche per un'intercapedine che si affaccia su cortile.
L'accesso al locale da parte delle persone può avvenire:

• direttamente dall'esterno;

• tramite disimpegno areato dall'esterno con aperture di aerazione minime di 0,3 m 2 o per mezzo di
camino che fuoriesce ad un'altezza dal pavimento di almeno 10 m e con la sommità distante non meno di
1,5 metri da finestre, porte, o aperture praticabili;

• da intercapedini grigliate ad uso esclusivo del locale;

• attraverso un filtro a prova di fumo.

L'accesso deve avvenire direttamente da spazio a cielo libero oppure tramite intercapedine grigliata ad uso
esclusivo del locale quando il locale gruppo elettrogeno è situato all'interno di edifici per collettività, pubblico
spettacolo, scuole, caserme, teatri, ecc.. Le porte devono essere costruite con materiale incombustibile,
apribili verso l'esterno, dotate di congegno di autorichisura e chiudibili a chiave. Se le porte di accesso si
affacciano verso locali interni all'edificio devono essere anche a tenuta di fumo.

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Fig. 6 – Uno spazio a cielo libero può essere ricavato in un cortile chiuso purché la superficie sia
almeno tre volte l'altezza dell'edifico più basso e la distanza fra pareti di edifici prospicienti sia
almeno 3,5 m

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4.2 Locale chiuso isolato o su un terrazzo;

Per quanto riguarda le dimensioni minime dei locali vale quanto fin qui detto per i locali interni ad un edificio.
Quando il locale è isolato sui quattro lati non si richiedono particolari misure nei confronti del fuoco. E'
sufficiente che la struttura sia di materiale incombustibile, come ad esempio muratura o calcestruzzo,
oppure di classe I di resistenza al fuoco (se di classe I devono però distare almeno tre metri dal più vicino
edificio). Se il locale è isolato solo su tre lati la parete in comune deve possedere una resistenza al fuoco
almeno REI 120. Quanto detto vale anche per i locali ricavati su terrazzi, isolati sui quattro lati ma con il
pavimento soprastante ad altro locale dell'edificio.

4.3 All'aperto

Le installazioni all'aperto possono essere protette mediante tettoie o, più frequentemente, il gruppo è
installato all'interno di container adeguatamente rivestiti con materiale coibente che deve avere almeno una
classe I di reazione al fuoco. Le installazioni all'aperto devono essere poste ad almeno tre metri dai depositi
di materiali combustibili e dagli edifici.

5. Ventilazione
Per un funzionamento ottimale del gruppo elettrogeno è richiesta un'adeguata ventilazione. Una buona
ventilazione garantisce una corretta combustione e un sufficiente raffreddamento del motore e
dell'alternatore. In ogni caso, indipendentemente dalla necessità di raffreddare il gruppo elettrogeno, in base
alla Circ. Mi n. 31/78 l a superficie complessiva delle aperture destinate all'aerazione, non può essere
inferiore ad 1/30 della superficie in pianta del locale per gruppi con potenza fino a 400 kW e non inferiore ad
1/20 della superficie in pianta del locale per quelli superiori a 400KW.

Devono comunque essere rispettate le seguenti misure minime:


0,50 m 2 per potenze fino a 400 kW;
0,75 m 2 per potenze fino a 800 kW;
1,00 m 2 per potenze fino a 1200 kW.

Per i gruppi elettrogeni con motore raffreddato ad aria, installati in ambienti chiusi, per garantire un buon
rendimento del motore devono essere previsti sistemi di ventilazione naturale o forzata che mantengano la
temperatura del locale entro i 45°C .

Per un funzionamento ottimale del motore, è fortemente raccomandato che il ricircolo d'aria nel locale sia di
circa 80/90 m 3 /h per ogni kVA di potenza.

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Fig. 7 – Gruppo elettrogeno raffreddato ad aria

6. Condotti di scarico dei gas combusti

La tubazione di scarico è determinante per il buon funzionamento del gruppo elettrogeno. Deve opporre
bassa resistenza ai gas della combustione per impedire che si possa creare una contropressione interna
causa di malfunzionamenti del motore che potrebbero dar luogo a:

Perdite di potenza;
Aumento della fumosità;
Surriscaldamento del liquido di raffreddamento;
Aumento dei consumi;
Eccessiva temperatura dei gas di scarico.

La dimensione ed il tipo di marmitta, la lunghezza e il diametro interno della

tubazione di scarico, il tipo e il numero di curve, devono essere attentamente valutati perché possono
essere determinanti per il buon funzionamento dell'impianto. Risulta quindi fondamentale la realizzazione di
tubazioni di lunghezza limitata, con curve in numero ridotto e con raggio di curvatura il più ampio possibile.
Per evitare perdite di carico troppo elevate, il raggio non dovrebbe essere inferiore a 2,5 - 3 volte il diametro
interno del tubo (Fig. 8).

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Fig. 8 – Esempi di curve per le tubazioni di scarico dei gas combusti

La sommità del condotto di scarico deve essere dotata di apposita protezione antipioggia, per impedire
l'ingresso dell'acqua piovana e della neve, e di un raccoglitore di condensa con valvola di scarico (alcuni
esempi di tipiche bocche di scarico sono rappresentate in fig. 9). Inoltre, nelle vicinanze del gruppo dovrà
essere collocato un raccoglitore con valvola di scarico per la raccolta della condensa, vapori d'olio e
particelle della combustione che in nessun caso dovranno entrare nel motore. Non è permesso immettere i
gas di scarico di diverse macchine in un unico sistema di scarico per evitare che i gas di scarico e la
condensa di motori in attività possano raggiungere ed entrare all'interno di motori fermi. La conduttura per i
gas combusti deve essere in acciaio e lo scarico deve essere portato direttamente all'esterno
(eventualmente tramite camino). L'estremità superiore del tubo di scarico deve essere collocata ad almeno
3 m dal piano di calpestio e deve distare non meno di 1,5 m da porte, finestre, aperture praticabili, prese
d'aria per la ventilazione, ecc.. (fig. 3). Il collegamento al collettore del motore deve essere effettuato tramite
un giunto flessibile al fine di ammortizzare le vibrazioni trasmesse dal motore all'impianto di scarico e di
compensare le dilatazioni dei tubi di scarico dovute alle elevate temperature che possono essere raggiunte.
Sempre per consentire le possibili dilatazioni termiche la tubazione dovrebbe essere libera di allungarsi nei
fori di uscita e nei punti di fissaggio. Le tubazioni devono inoltre essere adeguatamente coibentate per
evitare ustioni accidentali alle persone e per evitare surriscaldamenti all'interno dei locali. La coibentazione
si rende necessaria anche negli attraversamenti di pareti, tetti o altre strutture, per evitare eccessive
temperature nei punti di passaggio.

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27/7/2019 L'installazione dei gruppi elettrogeni

Fig. 9 – Esempi di bocche di scarico

Continua...

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Gruppi elettrogeni
Protezione contro i contatti indiretti
(1/3)

1. Generalità

Il gruppo elettrogeno è una sorgente di alimentazione costituita da un generatore elettrico mosso da un


motore a combustione interna ad esso accoppiato (fig. 1). I gruppi generatori possono essere ad installazione
fissa, mobili, o trasportabili. Servono per l'alimentazione di impianti elettrici, o parti di impianto, permanenti o
temporanei, e possono essere collegati o meno alla rete pubblica.

Fig. 1 – Gruppo elettrogeno

La sicurezza delle persone nei confronti degli impianti alimentati tramite gruppo elettrogeno, specialmente
per quanto concerne la protezione contro i contatti indiretti, deve essere affrontata tenendo conto delle
particolari caratteristiche di questi generatori.
Si ha un contatto indiretto quando una persona entra in contatto con una massa o con una parte metallica a
contatto con una massa in presenza di un guasto all'isolamento principale. Si ha invece un contatto diretto
quando si entra in contatto con una parte attiva dell'impianto. Il contatto indiretto è più subdolo del contatto
diretto (il pericolo derivante da un contatto diretto è palese e ci si può proteggere con l'isolamento o

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27/7/2019 Gruppi elettrogeni - Protezione contro i contatti indiretti
mantenendo un'adeguata distanza) e ci si può difendere solo con specifici sistemi di protezione che possono
essere (fig. 2):

• senza interruzione automatica dell'alimentazione (separazione elettrica o doppio isolamento);

• con interruzione automatica dell'alimentazione (sistema TT, TN e IT).

Fig. 2 – Sistemi di protezione dai contatti indiretti nei circuiti alimentati tramite gruppo elettrogeno

2. Separazione elettrica
La protezione per separazione elettrica si adatta molto bene agli impianti alimentati tramite gruppo
elettrogeno ma solo se i circuiti sono poco estesi (fig. 3). La protezione si realizza isolando da terra le parti
attive di tutti i circuiti di alimentazione. A queste condizioni un guasto a massa non comporta alcun pericolo
per la persona perché la corrente di guasto, non essendo a terra alcun punto del circuito separato, non può
richiudersi verso terra.

Fig. 3 – Per circuiti poco estesi può essere conveniente adottare la protezione per separazione
elettrica. Le parti attive del generatore e dei circuiti sono isolate da terra, un guasto su un
apparecchio non è pericoloso per la persona a contatto con la massa perché, mancando il
collegamento a terra di un punto del circuito sparato, la corrente di guasto non può richiudersi
verso terra.

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27/7/2019 Gruppi elettrogeni - Protezione contro i contatti indiretti
Deve però essere trascurabile la capacità verso terra dei conduttori (fig. 4). La capacità verso terra dipende
dall'estensione dei circuiti che perciò, secondo la norma (CEI 64-8 art. 413.5.1), non devono essere di
lunghezza superiore a 100 000/Un (Un è la tensione nominale del circuito separato non superiore a 500V)
con un massimo di 500 m.

Fig. 4 – La persona è attraversata dalla corrente che si richiude a terra per mezzo della capacità
verso terra. La persona non corre alcun pericolo a condizione che l'estensione dei circuiti sia
limitata.

continua...

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L'installazione dei gruppi elettrogeni


(6/6)

7. Serbatoi del gasolio


Il serbatoio di servizio del carburante può essere solidale al motore, saldamente fissato e protetto contro le
vibrazioni, gli urti ed il calore oppure separato, ma posizionato all'interno del locale. La capacità del
serbatoio non può essere superiore a:

50 lt per gruppi di potenze fino a 100KW ;


20 lt per gruppi di potenze superiori.

Per i gruppi elettrogeni ad installazione fissa è previsto anche un serbatoio di deposito per garantire sempre
il giusto livello di gasolio nel serbatoio di servizio. Secondo la Circ. MI 31/78 l'alimentazione del serbatoio
incorporato non deve avvenire per caduta ma per circolazione forzata. L'impianto che alimenta il serbatoio
di servizio è essenzialmente costituito da una tubazione di alimentazione (dal serbatoio di deposito verso il
serbatoio di servizio) da una di troppo pieno (priva di saracinesche e valvole di qualsiasi genere, che ritorna,
con la giusta pendenza, verso il serbatoio di deposito) e da due pompe, una elettrica e una manuale di
riserva. I serbatoi di servizio devono essere forniti di dispositivi di sicurezza in grado di intervenire
automaticamente quando il livello del combustibile supera il massimo previsto. Il loro intervento deve
determinare l'intercettazione del combustibile, il blocco delle pompe di circolazione del gasolio dal serbatoio
di deposito verso quello di servizio e l'attivazione di un allarme ottico-acustico. La tubazione che alimenta il
serbatoio di servizio dovrà essere munita (installata sulla tubazione di mandata nei pressi del serbatoio di
depositio) anche di una valvola di intercettazione “a strappo” con comando collocato all'esterno del locale
gruppo elettrogeno. L'arresto di emergenza, sia che si intervenga su quello a bordo del gruppo sia su quello
fuori dal locale, deve comportare l'arresto delle pompe di circolazione. Per maggiori dettagli sulle
prescrizioni legislative inerenti i serbatoi di gasolio ed olio combustibile ci si può riferire al DM 28/04/05 .

8. Segnaletica di sicurezza
I rischi legati all'esercizio di un gruppo elettrogeno, vista la complessità dell'impianto, possono essere di
natura diversa: elettrici, meccanici, termici, chimici, e acustici. E' per questo che si rende necessario
l'impiego di un'apposita segnaletica di sicurezza che avverta le persone dei rischi e dei comportamenti da
tenere per scongiurare eventuali pericoli (fig. 10). Di pertinenza del costruttore è la segnaletica di sicurezza
da apporre sul gruppo elettrogeno mentre la segnaletica relativa al locale è di competenza dell'installatore.
In figura 10 sono rappresentati alcuni cartelli che normalmente è necessario apporre o sulla porta
d'ingresso, ad esempio il cartello di divieto d'accesso alle persone non autorizzate, o all'interno del locale
gruppo elettrogeno. Altri cartelli dovrebbero segnalare ad esempio la posizione degli estintori, della valvola
esterna di intercettazione del combustibile e del comando di emergenza.

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27/7/2019 L'installazione dei gruppi elettrogeni

Fig. 10 – Segnaletica di sicurezza

Principali Norme CEI di riferimento

CEI 2-3 (EN 60034-1) - Macchine elettriche rotanti – Parte 1: Caratteristiche nominali e di funzionamento.

CEI 2-28 (EN 60034-22) - Macchine elettriche rotanti – Parte 22: Generatori a corrente alternata per gruppi
elettrogeni azionati da motori a combustione interna a pistoni.

CEI 2-35 (EN 88528-11) - Gruppi elettrogeni a corrente alternata azionati da motori a combustione interna a
pistoni – Parte 11: Gruppi di continuità rotanti - Prestazioni richieste e metodi di prova.

CEI 11-20 - Impianti di produzione di energia elettrica e gruppi di continuità collegati a reti di I e II categoria.

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CEI 11-25 (EN 60909-0) - Correnti di cortocircuito nei sistemi trifasi in corrente alternata – Parte 0: Calcolo
delle correnti.

CEI 17-5 (EN 60947-2) - Apparecchiature a bassa tensione – Parte 2: Interruttori automatici.

CEI 17-13/1 (EN 60439-1)- Apparecchiature assiemate di protezione e di manovra per bassa tensione
(quadri BT) – Parte 1: Apparecchiature soggette a prove di tipo (AS) e apparecchiature parzialmente
soggette a prove di tipo (ANS).

CEI 20-40 - Guida per 1'uso di cavi a bassa tensione.

CEI 23-3/1 (EN 60898-1) - Interruttori automatici per la protezione dalle sovracorrenti per impianti domestici
e similari - Parte 1: Interruttori automatici per funzionamento in corrente alternata.

CEI 26-13 (EN 60974-1) - Apparecchiature per la saldatura ad arco - Parte 1: Sorgenti di corrente per
saldatura.

CEI 26-23 (CLC/TS 62081) - Apparecchiature per la saldatura ad arco - Installazione ed uso.

CEI 31-30 EN 60079-10 - Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza di gas – Parte 10:
Classificazione dei luoghi pericolosi.

CEI 31-33 (2004) EN 60079-14 - Costruzioni elettriche per atmosfere esplosive per la presenza di gas –
Parte 14: Impianti elettrici nei luoghi con pericolo di esplosione per la presenza di gas (diversi dalle miniere).

CEI 31-35 (2001) Costruzioni elettriche per atmosfere potenzialmente esplosive per la presenza di gas –
Guida all'applicazione della Norma CEI EN 60079-10 (CEI 31-30) - Classificazione dei luoghi pericolosi.

CEI 44-5 (EN 60204-1)- Sicurezza del macchinario – Equipaggiamento elettrico delle macchine - Parte 1:
Regole generali.

CEI 64-8 - Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000 V in corrente alternata e a
1500 V in corrente continua. Parte 1: Oggetto, scopo e principi fondamentali. Parte 2: Definizioni. Parte 3:
Caratteristiche generali. Parte 4: Prescrizioni per la sicurezza. Parte 5: Scelta ed installazione dei
componenti elettrici. Parte 6: Verifiche. Parte 7: ambienti e applicazioni particolari.

Fine

27 gennaio 2011

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Gruppi elettrogeni
Protezione contro i contatti indiretti
(2/3)
L'estensione dei circuiti aumenta anche la probabilità che si verifichi un primo guasto a terra su un polo del
circuito. Al manifestarsi di un secondo guasto a terra sull'altro polo si renderebbe inefficace la protezione
contro i contatti indiretti (fig. 5).

Fig. 5 – Un doppio guasto a terra in un circuito protetto mediante separazione elettrica


potrebbe rendere inefficace la protezione contro i contatti indiretti

Per limitare il rischio di guasti a terra del circuito separato si deve porre particolare attenzione all'isolamento
verso terra, soprattutto per quanto riguarda i cavi flessibili volanti. Per verificare il buono stato degli isolanti si
raccomanda che i cavi siano visibili (o comunque ispezionabili) su tutta la loro lunghezza e principalmente nei
punti dove maggiore è la probabilità che possano subire danneggiamenti meccanici. Per i circuiti separati è
raccomandato dalla norma l'impiego di condotti distinti rispetto gli altri circuiti ma non è ritenuto necessario un
dispositivo di controllo dell'isolamento (che come è noto è richiesto invece, vista la notevole estensione dei
circuiti, nei sistemi IT) in quanto si ritiene trascurabile la probabilità che si manifesti, in impianti di modesta
estensione, un primo guasto a terra (tra l'altro le masse sono isolate da terra e quindi il guasto non potrebbe
essere rilevato).

Alle condizioni precedentemente stabilite, un primo guasto a massa su di un apparecchio potrebbe perdurare
per un tempo indefinito senza alcuna conseguenza. Se però si presenta un altro guasto a terra su di una

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27/7/2019 Gruppi elettrogeni - Protezione contro i contatti indiretti
seconda apparecchiatura, una persona a contatto con entrambe le apparecchiature sarebbe sottoposta al
passaggio di una corrente sicuramente pericolosa (fig. 6).

Fig. 6 – La persona a contatto con due apparecchiature soggette


a guasto sarebbe attraversata da una corrente pericolosa

Per ovviare al problema di sicurezza appena evidenziato si devono collegare in equipotenzialità le masse (ad
esclusione degli apparecchi di classe II nei quali l'eventuale involucro metallico non deve essere collegato al
conduttore equipotenziale). Il conduttore equipotenziale trasforma il doppio guasto in un cortocircuito che
viene rilevato e interrotto dalle protezioni di sovracorrente (fig. 7). Per garantire la sicurezza devono però
essere verificati i tempi di intervento delle protezioni che coincidono con quelli previsti per i sistemi TN (CEI
64-8 art. 413.5.3.4). Ad esempio, per una Un di 230 V, nei circuiti terminali, 0,4 s in condizioni normali e 0,2 s
in condizioni particolari.

Fig. 7 – Con le apparecchiature collegate in equipotenzialità un doppio guasto a terra determina


un cortocircuito rilevato e interrotto dalle protezioni contro le sovracorrenti

Nei circuiti protetti per separazione elettrica la messa a terra intenzionale degli apparecchi è inutile ed in
alcuni casi può addirittura accrescere il pericolo. L'impianto di terra, comune ad altri apparecchi collegati alla
rete di alimentazione, può infatti introdurre tensioni pericolose sulle masse (fig. 8). I collegamenti
equipotenziali devono essere quindi isolati e non collegati a terra e non devono essere connessi ne a

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27/7/2019 Gruppi elettrogeni - Protezione contro i contatti indiretti
conduttori di protezione ne a masse o masse estranee (nel circuito separato la presenza di masse estranee
non comporta pericoli per la persona e d'altronde l'equipotenzialità delle masse estranee attuerebbe, anche
se indirettamente, il collegamento verso a terra delle masse che invece deve essere evitato).

Fig. 8 - Nei circuiti protetti per separazione elettrica deve essere evitata la messa a terra degli
apparecchi. Il collegamento all'impianto di terra comune ad altri apparecchi potrebbe introdurre
sulle masse delle tensioni pericolose. Un guasto sull'apparecchio collegato alla rete mette in
tensione tutti gli utilizzatori alimentati tramite gruppo elettrogeno

Se il gruppo elettrogeno dispone di prese a spina il polo di terra deve essere collegato alla massa dello
stesso gruppo in modo che gli apparecchi di classe I risultino collegati al sistema equipotenziale (fig. 9).

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27/7/2019 Gruppi elettrogeni - Protezione contro i contatti indiretti

Fig. 9 - Le prese a spina del gruppo elettrogeno devono permettere il collegamento


equipotenziale col gruppo di alimentazione e gli apparecchi di classe I.

Come si è detto il collegamento intenzionale a terra nei circuiti protetti per separazione elettrica è inutile e
anche controindicato ai fini della sicurezza. Le apparecchiature possono però essere collegate a terra per
scopi funzionali, quindi non volontariamente, nel funzionamento abituale. E' il caso dei sistemi TT,TN e IT in
funzionamento normale, dove può essere adottata la protezione per separazione elettrica per la parte di
impianto alimentata tramite gruppo elettrogeno. Il gruppo può funzionare in emergenza, ma anche alimentare
in funzionamento normale una parte dell'impianto, purché l'estensione dei circuiti separati sia limitata.

continua...

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Gruppi elettrogeni
Protezione contro i contatti indiretti
(3/3)

3. Protezione con interruzione automatica dell'alimentazione

La protezione con interruzione automatica dell'alimentazione si adotta in genere quando i gruppi elettrogeni
sono ad installazione fissa. Può essere utilizzato indifferentemente uno dei tre sistemi TT, TN o IT.

Sistema TT - Il sistema TT è il sistema di distribuzione in bassa tensione adottato nel nostro paese.
Un punto del sistema elettrico, solitamente il neutro, è collegato in cabina ad una terra diversa da
quella delle masse dell'utente. Per garantire la protezione dai contatti indiretti deve essere verificata
la nota condizione:
RE < UTP /Idn (RE è la resistenza dell'impianto di terra dell'utente alla quale sono collegate le masse,
UTP è la tensione di contatto limite, 50 V in condizioni normali, 25 V in condizioni particolari, Idn è la
corrente d'intervento differenziale nominale del dispositivo differenziale). Al primo guasto a terra
intervengono le protezioni differenziali opportunamente coordinate con l'impianto di terra delle masse.
Alimentando tramite gruppo elettrogeno, per la verifica del coordinamento non ci si può più svincolare
dai valori della resistenza RN del neutro come quando l'alimentazione e fornita dalla società
distributrice (la RN è solitamente molto bassa, inferiore a 1 ohm). Nel nostro caso i valori di resistenza
di terra potrebbero essere di volta in volta diversi (ad esempio se il gruppo elettrogeno è del tipo
trasportabile) e quindi può essere utile stabilire entro quali valori di RN occorre rientrare per garantire
un'adeguata protezione. Il dispositivo differenziale interviene se la sua Idn è minore o uguale al
rapporto U0 / RN + RE (fig. 10). Ricordando che la resistenza di terra delle masse deve essere RE <
UTP / Idn si può ricavare Idn < U0 / (RN + UTP / Idn ) e risolvendo rispetto RN si può scrivere RN < (U0 -
UTP ) / Idn.

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27/7/2019 Gruppi elettrogeni - Protezione contro i contatti indiretti

Fig. 10 – Sistema TT- Al primo guasto a terra intervengono le protezioni differenziali


opportunamente coordinate con l'impianto di terra delle masse. Alimentando tramite gruppo
elettrogeno, per la verifica del coordinamento non ci si può più svincolare dai valori della
resistenza R N del neutro come quando l'alimentazione e fornita dalla società distributrice.

Sistema TN - Il neutro e le masse sono collegate ad un unico impianto di terra tramite un conduttore
di protezione. Un guasto franco a massa è riconducibile ad un cortocircuito che determina l'intervento
delle protezioni di massima corrente. La protezione contro i contatti indiretti presuppone la verifica
della condizione U0 / Z S < I a (U0 è la tensione di fase, ZS è l'impedenza dell'anello di guasto e Ia è la
corrente che provoca l'intervento delle protezioni entro i tempi stabiliti, ad esempio, per una Un di 230
V, nei circuiti terminali, 0,4 s in condizioni normali e 0,2 s in condizioni particolari). Nella maggior parte
dei casi per la protezione contro i contatti indiretti si utilizzano dispositivi di protezione contro le
sovracorrenti. Se però il circuito soggetto a guasto è molto lungo, e l'impedenza dell'anello di guasto
ZS è elevata, per garantire il coordinamento con le protezioni potrebbe rendersi necessario l'impiego
di interruttori differenziali. Oltre questo occorre non dimenticare che l'alternatore ha un'impedenza più
elevata rispetto a quella di un trasformatore e potrebbe quindi essere più difficile il rispetto della
suddetta condizione. La resistenza a terra RN del neutro (intesa come l'insieme di tutti i dispersori,
naturali e intenzionali, collegati in parallelo) non influenza in questo caso il coordinamento delle
protezioni contro i contatti indiretti ma deve comunque essere verificata per evitare che, in caso di
guasto a terra di una fase (nell'uso di linee aeree potrebbe ad esempio verificarsi il guasto di un cavo
verso terra), sul neutro e su tutte le masse si possano stabilire tensioni pericolose. La resistenza a
terra RE nel punto di guasto può assumere valori non facilmente valutabili dipendendo dal tipo di
guasto e di contatto a terra. Se il contatto avviene con un elemento metallico in buon contatto col
terreno, la resistenza può assumere valori molto bassi, viceversa, se il contatto avviene direttamente
col terreno, la resistenza può essere più grande, dell'ordine delle migliaia di ohm. Con riferimento alla
figura 11, applicando la regola del partitore di tensione, si può calcolare il valore di tensione UN
assunto dal neutro: UN = RN x U0 / (RN + RE). Un eventuale collegamento al sistema equipotenziale
principale dell'elemento metallico (fig. 11b) cortocircuita il partitore di tensione formato da R N e R E .
In assenza del collegamento equipotenziale, la norma si preoccupa che il conduttore di protezione e
le masse ad esso collegate non assumano una tensione verso terra UN superiore a 50V (CEI 64-8
art. 413.1.3.7). A tal fine deve essere soddisfatta la seguente condizione: RN / RE < UN / (U0 - UN )
dalla quale si può ricavare RN = UN x RE / (U0 - UN ). Dal momento che la RE non è sempre nota la
norma suppone una resistenza minima di 10 ohm che permette, ponendo UN = 50 V, di calcolare la
RN che dovrebbe essere minore o uguale a 2,7 ohm.

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27/7/2019 Gruppi elettrogeni - Protezione contro i contatti indiretti

Fig. 11 – In un sistema TN-S la resistenza di terra del neutro RN deve avere un valore tale da non
introdurre, in caso di un guasto a terra di una fase, tensioni pericolose. La resistenza a terra del
guasto RE non è facilmente valutabile; può essere molto piccola se il guasto avviene con una
parte metallica in buon contatto col terreno. Se è presente un collegamento al sistema
equipotenziale principale il guasto si risolve in un cortocircuito.

Sistema IT - E' un sistema di distribuzione adatto quando deve essere privilegiata la continuità del
servizio. Le parti attive sono isolate da terra, o un punto del circuito è collegato a terra mediante
impedenza, mentre le masse sono collegate a terra. Quando il gruppo elettrogeno è utilizzato per la
normale alimentazione si devono seguire le regole generali. Nei sistemi IT non è necessario
interrompere il circuito al primo guasto a terra se è verificata la relazione RE < UTP /Id (RE è la
resistenza dell'impianto di terra dell'utente alla quale sono collegate le masse, UTP è la tensione di
contatto limite, 50 V in condizioni normali, 25 V in condizioni particolari, Id è la corrente di primo
guasto a terra). Queste condizioni possono essere soddisfatte con facilità essendo Id una piccola
corrente di natura capacitiva. La tensione di contatto sarà sempre contenuta entro i valori limite perciò
il primo guasto a terra su una fase potrà permanere senza particolari pericoli per le persone. Un primo
guasto verso terra trasforma però il sistema IT in un TN o TT ( a seconda di come è stato effettuato il
collegamento a terra). Un secondo guasto a terra su un'altra fase non potrà più essere tollerato e
quindi dovrà provocare l'intervento delle protezioni. Per garantire la continuità del servizio è richiesto
un dispositivo di controllo dell'isolamento che avvisi quando si manifesta il primo guasto per poterlo
rimuovere nel più breve tempo possibile e comunque prima che si verifichi un secondo guasto che
provocherebbe il fuori servizio degli impianti. Se il gruppo elettrogeno funziona solo in emergenza,
poiché il tempo in cui resta in funzione è limitato a poche ore o al limite a pochi giorni, la norma
consente di evitare il dispositivo di controllo dell'isolamento, né di preoccuparsi di un eventuale
doppio guasto a terra ( 413.1.5 della norma CEI 64-8 ). Si ritiene infatti improbabile che in questo
breve lasso di tempo si possa manifestare un doppio guasto.
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27/7/2019 Gruppi elettrogeni - Protezione contro i contatti indiretti
Una breve disamina occorre fare per quanto concerne la protezione dai contatti indiretti a monte della prima
protezione, sulla massa del gruppo e sulla conduttura che lo collega al primo quadro di distribuzione dove
sono collocate le prime protezioni. Un guasto a massa su un gruppo elettrogeno in un sistema TN (fig. 12)
non è in genere pericoloso perché prevale l'impedenza dell'alternatore rispetto a quella del conduttore M-E
che connette il neutro alla massa. Lo stesso si può dire per un sistema TT (le masse degli utilizzatori e il
neutro sono collegate a terre separate) dove è possibile ricondursi alla situazione precedente quando il
neutro e la massa del gruppo sono collegati fra loro.

Fig. 12 – Un guasto sulla massa del gruppo elettrogeno in un sistema TN non


è generalmente pericoloso perché prevale l'impedenza dell'alternatore rispetto
a quella del conduttore che connette il neutro alla massa

Se il sistema è TN il pericolo per la persona aumenta, all'aumentare della lunghezza del conduttore di
protezione, allontanandosi dal gruppo elettrogeno (fig. 13). Un guasto lontano non tempestivamente interrotto
potrebbe assoggettare una persona ad una caduta di tensione pericolosa dovuta all'impedenza del
conduttore di protezione. In ogni caso si ricorda che per i circuiti di sistemi TT,TN e IT alimentati tramite
gruppi elettrogeni non permanenti e fissi (trasportabili) è richiesta una protezione da attuare mediante
interruttori differenziali con Idn < 30 mA (art. 551.4.5.2 norma CEI 64-8).

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27/7/2019 Gruppi elettrogeni - Protezione contro i contatti indiretti

Fig. 13 – Un guasto lontano dal gruppo elettrogeno potrebbe dimostrarsi pericoloso, se non
tempestivamente interrotto, a causa della caduta di tensione sul conduttore di protezione.

Il conduttore per il collegamento al sistema di terra (PE) può essere nudo o isolato. Nel caso sia isolato deve
essere di colore giallo e verde (giallo-verde con fascetta blu se si tratta di conduttore PEN). La sezione può
essere determinata convenzionalmente in relazione alla sezione del conduttore di fase o in base all'energia
specifica passante sopportabile dal conduttore:

1. Metodo convenzionale - sezione uguale a quella del conduttore di fase per sezioni fino a 16 mm 2,
con un minimo di 2,5 mm2 se protetto meccanicamente o di 4 mm2 se non protetto meccanicamente;
2. Metodo dell'I 2 t – la sezione SP del conduttore di protezione deve soddisfare la condizione:

dove I è la corrente di guasto a terra in ampere e k è una costante che dipende dal tipo di conduttore
e di posa (k=115 rame isolato in PVC, k=143 rame isolato in EPR, k=228 a vista in luogo accessibile
solo a personale addestrato, in condizioni ordinarie, k= 138 rame nudo posato in un luogo con
pericolo d'incendio).

Fine
9 ottobre 2007

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