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ZEITSCHRIFT

FÜR
PAPYROLOGIE UND EPIGRAPHIK

begründet von
Reinhold Merkelbach (†) und Ludwig Koenen

herausgegeben von
Charikleia Armoni, Rodney Ast, Werner Eck, Helmut Engelmann, Jürgen Hammerstaedt, Andrea Jördens,
Rudolf Kassel, Wolfgang Dieter Lebek, Klaus Maresch, Georg Petzl, Cornelia Römer und Gregor Staab

BAND 206 2018


DR. RUDOLF HABELT GMBH · BONN
Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik (ZPE)
Die ZPE erscheint in 4–5 Bänden pro Jahr, Preis je Einzelband € 98.–
Zu beziehen über den Buchhandel oder direkt bei:
Dr. Rudolf Habelt GmbH, Am Buchenhang 1, 53115 Bonn
Tel. +49 228 9238322, Fax +49 228 9238323, E-Mail: verlag@habelt.de
Internet: http://www.habelt.de

Geschäftsführung: Prof. Dr. Werner Eck

Manuskripte werden erbeten an ein Mitglied des Herausgebergremiums:

Prof. Dr. Werner Eck


Historisches Institut – Alte Geschichte, Universität zu Köln, 50923 Köln

Prof. Dr. Charikleia Armoni, Prof. Dr. Jürgen Hammerstaedt, Prof. Dr. Rudolf Kassel,
Prof. Dr. Wolfgang Dieter Lebek, Priv.-Doz. Dr. Klaus Maresch, Prof. Dr. Georg Petzl,
Priv.-Doz. Dr. Gregor Staab
Institut für Altertumskunde, Universität zu Köln, 50923 Köln

Prof. Dr. Helmut Engelmann


Kastanienweg 20, 56203 Höhr-Grenzhausen

Dr. Rodney Ast, Prof. Dr. Andrea Jördens


Zentrum für Altertumswissenschaften, Institut für Papyrologie, Marstallstr. 6, 69117 Heidelberg

Prof. Dr. Cornelia Römer


DAI/DAAD Kairo

Ehemalige Herausgeber:
Dieter Hagedorn, Ludwig Koenen, Reinhold Merkelbach (†)

__________

Redaktion: Prof. Dr. Alfred Breitenbach


Institut für Altertumskunde, Universität zu Köln, 50923 Köln

ZPE im Internet: http://ifa.phil-fak.uni-koeln.de/zpe.html

ISSN 0084-5388
© 2018 by Dr. Rudolf Habelt GmbH, Bonn
Printed in Germany
LUCA BENELLI

P ER LA DATAZIONE DI P ALL . AP 11.378

aus: Zeitschrift für Papyrologie und Epigraphik 206 (2018) 53–56

© Dr. Rudolf Habelt GmbH, Bonn


53

P ER LA DATA Z ION E DI PA LL . AP 11.378*

L’editor princeps del P. Ct. YBR Inv. 4000 ha più volte sostenuto che esso conterrebbe epigrammi di Pal-
lada: Wilkinson 2009, 36 e 2012, 41–57. Egli (Wilkinson 2009) ha anche identificato nel corpus di Pallada
nella AG elementi che parlerebbero a favore di una retrodatazione dell’Alessandrino alla età di Costanti-
no. Secondo R. Ast (BMCR 2014.02.23), l’attribuzione a Pallada è credibile, ma la datazione del papiro è
incerta. Secondo L. Floridi (CJ–online 2014.04.07), la datazione del papiro è credibile, ma l’attribuzione
è incerta. Contro la nuova cronologia di Pallada vd. ora Cameron (2016a, 91–112 e 2016b) e Floridi (2016).
Ho espresso la mia posizione in due articoli. In un primo (Benelli 2015), ho dimostrato che gli argo-
menti a favore della attribuzione a Pallada sono deboli. Due epigrammi del papiro si rintracciano anche
nella AG: uno (AP 9.379 = P. Ct. YBR inv. 4000, p. 21, ll. 4–8) è ἄδηλον sia per il copista J del Palatinus
23 sia nell’APl1 (solo il correttore C del Palatinus lo attribuisce a Pallada [sul correttore C vd. Cameron
1993, 116–120]), l’altro (AP 9.127 = P. Ct. YBR Inv. 4000, p. 12, ll. 28–31) è ἀδέϲποτον in tutta la tradizio-
ne.2 Ecco le mie conclusioni: a) nessun epigramma del papiro è con certezza di Pallada (cfr. Benelli 2015,
55–56, 61); b) la datazione del codice è incerta e, come R. Ast (l. c.) ha provato a dimostrare,3 una datazione
più tarda (fino al 389 d. C.!) sarebbe possibile – il P. Ct. YBR Inv. 4000 potrebbe essere considerato una
antologia di epigrammi di vari autori, tra i quali anche Pallada (cfr. Benelli 2015, 61); c) gli altri epigram-
mi di Pallada trasmessi dalla AG parlano per una datazione tra il tardo quarto e l’inizio del quinto secolo
d. C. In un secondo articolo (Benelli 2016), ho apportato argomenti a favore della attribuzione a Pallada
di epigrammi da Wilkinson non considerati suoi,4 ho dimostrato che la datazione di Pallada (fine quarto
secolo) proposta da Bowra (1960a–c) è indimostrabile, ho negato che con la espressione νόμος Αὐσόνιος
(AP 11.378.6) Pallada possa far riferimento solo alla riforma costantiniana del 331 ed anzi ho proposto una
identificazione con la legge di Teodosio II, Onorio e Costanzo III del 421 d. C., ho, infine, dimostrato che
le espressioni usate nei cosiddetti “epigrammi ellenici” (Pall. AP 10.90; 10.91) non devono necessariamente
essere inquadrate in età costantiniana: esse si rintracciano, infatti, in gran parte della letteratura cristiana
greca da Paolo fino a Teodoreto.
In questa sede mi occuperò solo del problema della datazione del νόμος Αὐσόνιος (Pall. AP 11.378.6).5
Wilkinson ritiene che la sua ricostruzione del 2009 sia ancora valida: “Palladas the poet would not have
made such a statement unless there were in fact legal impediments. This was only the case after Constan-
tine’s revolutionary divorce law of 331 and before Julian overturned it during his brief reign as Augustus

* L’autore ringrazia la Professoressa Francesca Lamberti (Università del Salento, Lecce) ed il dott. ric. Claudio Schiano
(Università di Bari) per una serie di osservazioni che hanno contribuito a migliorare significativamente una prima versione del
presente lavoro. Un sentito ringraziamento va anche al Professor Filippomaria Pontani (Università “Ca’ Foscari”, Venezia) ed
ai membri del Kolloquium dottorale della Università di Colonia.
1 Vd. Maltomini 2008, 13: “è dunque dal confronto fra i contenuti di AP e APl (largamente ma non del tutto sovrapponi-
bili) che si ricostruisce con buona approssimazione la compilazione di Cefala”.
2 Cfr. Benelli 2015, 55–56; Cameron 1993, 254–277; Maltomini 2008, 100–109 e 147–149.
3 Egli cita P. Cair. Goodsp. 15 (362 d. C.), P. Lips. 1.62 (385 d. C.), P. Lips. 1.37 (5 Maggio del 389).
4 Pall. AP 11.292 (su Temistio: dopo il 384 d. C.); Pall. AP 9.400 (su Ipazia, uccisa nel 415/416); Pall. AP 9.528 (sulla “casa
di Marina”: probabilmente dopo il 420 d. C. e sicuramente dopo il 403); Pall. AP 11.281 (sullo iatrosofista Magno, ancora vivo
nel 388); Pall. AP 10.90 (sul patriarca Teofilo); Pall. AP 10.91 (su Teofilo); Pall. AP 9.175 (indirizzato a Teofilo o a Teone, il
padre di Ipazia); Pall. AP 9.378 (sul Serapeion dopo la distruzione: dopo il 391 d. C.); Pall. AP 11.293 (su Olimpio ed il cavallo:
cfr. Syn. Epist. 133 Garzya [404/405 d. C.]); Pall. AP 7.681–688 (su un certo Gessio, forse il Gessio di Liban. Epist. 463, 892,
1042, 1524 Förster, ancora vivo in Alessandria nel 388, o forse il pagano Kesios a cui si oppose Scenute di Atripe, o forse il
Flavio Elio Gessio praeses Thebaidos nel 376/378 d. C.). Ulteriori epigrammi parlano per la medesima datazione: ad un poeta
chiamato Nicandro è indirizzato Pall. AP 11.291 così come alcune lettere di Sinesio (cfr. Syn. Epist. 1 e 75 Garzya [404–405
d. C.]); un medico di nome Gennadio compare (con allusione alla sua visita nell’Aldilà) in Pallada (AP 11.280, di Pallada
nell’intera tradizione) ed in Aug. Epist. 159.3 (414 d. C.).
5 Di Pall. AP 6.85 mi occuperò solo in contributi futuri.
54 L. Benelli

(361–363); the impediments were not reinstated after Julian’s death. Unless one is willing to defend the
absurd hypothesis that Palladas was active in the Latin West after 421, or in the Greek East no earlier
than the sixth century, one must accept that AP 11.378 was composed during the three-decade window”
(Wilkinson 2015, 67). In Benelli 2016 ho proposto di identificare il νόμος Αὐσόνιος di Pall. AP 11.378.6
esattamente con la legge del 421 (CTh 3.16.2). Floridi (2016, 62–65) ha recentemente proposto la medesi-
ma ricostruzione, ma ha fatto anche notare come, dato che le leggi matrimoniali degli anni 363–421 sono
perdute, non sia possibile trarre conclusioni al riguardo, anche perché le altre fonti del periodo sono scarse
ed ambigue (Floridi 2016, 63). Questa posizione non può che essere accettata in pieno. Tuttavia, quanto
alla legge del 421 – l’unica attestata che possa essere considerata sulla base della cronologia tradizionale
dell’Alessandrino –, permane il dubbio se essa si possa identificare effettivamente con quella menzionata da
Pallada. Cercherò di argomentare la tesi che la legge del 421 fosse valida anche in Oriente, almeno già nel
periodo immediatamente successivo alla morte di Costanzo III (2 settembre del 421 d. C.: cfr. Theophan.
a. m. 5913), la cui autorità in vita non fu riconosciuta – come noto – da Teodosio II (cfr. Olympiod. apud
Phot. Bibl. cod. 80, 61b, 22–38; Philostorg. XII 12)
Il testo della legge del 421 (CTh 3.16.2) contiene, infatti, all’inizio il nome di entrambi gli imperatori
(Onorio per l’Occidente, Teodosio II per l’Oriente, nonché il co-imperatore d’Occidente, Flavio Costanzo o
Costanzo III).6 È inoltrata a Flavio Giunio Quarto Palladio, praefectus praetorio Italiae, Illyrici et Africae
negli anni 415–421 (vd. RE XXXVI, col. 220 nr. 39; PLRE II, pp. 822–824 s. v. Fl. Iunius Quartus Pal-
ladius 19). La datazione è sulla base di entrambi i consoli, d’Occidente (Agricola) e d’Oriente (Eustazio).
L’ordine dei nomi dei consoli (il primo nel testo è Eustazio, il secondo Agricola) corrisponde alla prassi di
Costantinopoli e non a quella dell’Impero Occidentale. In Occidente, infatti, si indicava l’anno 421 con l’e-
spressione Agricola et Eustathio conss., mentre in Oriente con l’ordine inverso.7 Ed è proprio quest’ultimo
l’ordinamento nel testo del CTh: il testo potrebbe, quindi, essere stato copiato da una copia orientale. È inte-
ressante notare, inoltre, che nell’anno 421 il praefectus praetorio Orientis fu lo stesso console Eustazio
(praefectus praetorio Orientis negli anni 420–422 [vd. PLRE II pp. 436 s. v. Fl. Eustathius 12 e 779–780
s. v. Nestorius 4] e console d’Oriente nel 421 [vd. PLRE II p. 436 s. v. Fl. Eustathius 12; Bagnall–Cameron–
Schwartz–Worp 1987, 377]), dato che potrebbe spiegare perché non compaia il nome del praefectus prae-
torio Orientis. Potrebbe mancare, in quanto non necessario (Eustazio era anche console). Potrebbe essere
caduto a causa di una ripetizione giudicata erronea dai compilatori del CTh (per gli errori del CTh cfr.
Bagnall–Cameron–Schwartz–Worp 1987, 71–84 e Seeck 1919, 1–158). Più semplicemente, il testo potrebbe
non contenere il nome del prefetto d’Oriente perché è a Ravenna che la legge fu in un primo tempo emanata
ed è al prefetto d’Italia che per primo, in quanto autorità geograficamente competente, era da inoltrare.
Da ciò deriva che tale legge, riconosciuta in seguito anche da Teodosio II, potrebbe essere stata valida
anche in Oriente già dopo la morte di Costanzo III il 2 settembre del 421 e non solo dopo la pubblicazione
del CTh nel 437, venendo poi ivi trascritta da una copia “orientale”. Sarebbe, infatti, assurdo pensare che
Teodosio II accogliesse nel CTh nel 437 una legge emessa sedici anni prima da una autorità, Costanzo
III, da lui mai formalmente riconosciuta. Non è, invece, assurdo identificare il νόμος Αὐσόνιος di Pall.
6 Secondo Wilkinson 2015, 67 n. 5 e 2009, 50, emanata solo da Onorio, secondo Arjava 1988, 18 da Onorio e Costanzo
III e secondo Kaser 1975, 176 solo da Costanzo III.
7 Cfr. Seeck 1919, 19: “Wie die occidentalischen Fasten, eine Inschrift und die Datierung einer afrikanischen Synode
beweisen, bezeichnete man das Jahr 421 im Occident nie anders als Agricola et Eustathio conss. Es versteht sich von selbst,
daß auch die Gesetze des Honorius so datiert waren. Doch in den Fasten, die man in Constantinopel benutzte, stand der
orientalische Konsul Eustathios voran, und diese Reihenfolge haben die Kompilatoren auch in den sechs occidentalischen
Fragmenten hergestellt, die aus diesem Jahr in den Codex Theodosianus aufgenommen sind (2.27.1; 3.16.2; 4.15.1; 9.42.23;
10.10.29.30).” L’ultima posizione di Seeck è dubbia. In tutte le constitutiones da lui citate, infatti, appaiano i nomi di entrambi
gli imperatori e di entrambi i consoli. È, quindi, anche possibile che la constitutio del 421 (CTh 3.16.2) contenesse già nella
sua versione originale “orientale” i nomi di Eustazio e di Agricola nell’ordine costantinopolitano e che in questa forma sia
stata poi stata trascritta nel CTh senza alcuna correzione (altrimenti, il testo originario sarebbe stato manipolato: per la cura
osservata dai compilatori del CTh nel preservare le date di emanazione cfr. Matthews 2000, 168–169). Per datazioni sulla base
dei consoli Eustazio (Oriente) ed Agricola (Occidente) cfr. ad es. CIL III Suppl. 2, 12857 ad n. 9514 (Dalmazia: AGRI[COLA
ET EUSTAT]HIO VV CC CON[SS.]) (Occidente) e SB XVI 12260.1 (20 dicembre 421, Ossirinco: Εὐ]σταθίο[υ] καὶ Ἀγρικόλα)
(Oriente). Vd. Bagnall–Cameron–Schwartz–Worp (1987) 376–377.
Per la datazione di Pall. AP 11.378 55

AP 11.378.6 con la legge del 421 (CTh 3.16.2), anche perché alcuni dettagli di questa ultima, a cui Pallada
potrebbe riferirsi, parlano a favore:
Quod si matrimonium solo maluerit separare dissensu nullisque vitiis peccatisque gravetur
exclusa, et donationem vir perdat et dotem ac perpetuo caelibatu insolentis divortii poenam
de solitudinis maerore sustineat, mulieri post anni metas nubtiarum potestate concessa.
E cfr. anche la interpretatio:
Nam si crimina certa non fuerint, sed, ut solet fieri, femina morum levitate displiceat, maritus
donationem suam revocet et illi quidquid ab ea perceperat, mox refundat et post biennium ali-
am ducat uxorem. Quod si nec morum culpa docebitur et sola est dissensio animorum, mulier,
quae innocens expulsa est a marito, et donationem a viro factam sibi vindicet et suam dotem
revocet; ille vero in perpetuo solitarius permanebit nec praesumat alterius mulieris coniugio
sociari: mulier vero post annum ad aliud coniugium, si voluerit, transire permittitur.
Questi due paragrafi sono illuminanti dal punto di vista di ciò che sappiamo di Pallada, della sua vita e del
rapporto tra lui e la moglie, ma anche dal punto di vista dell’epigramma stesso (Pall. AP 11.378). Pallada
spesso si lamenta del carattere litigioso e bellicoso (cfr. Pall. AP 9.168.4) della moglie. Ci devono essere sta-
ti numerosi episodi di disaccordo tra i due.8 Tutto ciò si adatta benissimo alla legge del 421. Tuttavia, anche
la legge del 331 sarebbe possibile (la moglie di Pallada non era [a quanto noi sappiamo] adultera, né aveva
praticato mai la stregoneria o l’attività di mezzana). Entrambe le leggi sarebbero state applicabili. E tuttavia
la legge del 421 sembra, in un punto, rispecchiare il nostro caso: vi si parla espressamente di disaccordo
(solo … dissensu) ed essa prescrive una punizione anche in tali casi9 (la perdita da parte del marito dei doni
nuziali, della dote ed il celibato perpetuo in solitudine).
Se tutto ciò è corretto, non vi è alcuna necessità di identificare il νόμος Αὐσόνιος di Pall. AP 11.378.6
con la riforma di Costantino. Il νόμος Αὐσόνιος potrebbe benissimo essere la legge emanata a Ravenna
(una delle ragioni per cui il νόμος è Αὐσόνιος10) il 10 marzo del 421 d. C. Successivamente, la legge del
421, già valida anche in Oriente dopo la morte di Costanzo III il 2 settembre dello stesso anno, fu copiata
nel CTh e, dopo la pubblicazione di quest’ultimo (437 d. C.), fu confermata valida in entrambi gli imperi
(fu poi abolita da Teodosio II e Valentiniano III il 10 luglio del 439 d. C. [NovTh 12]).
8 L’espressione del v. 3 θάνατος καὶ μοῖρα τέτυκται ricorre solo una altra volta in poesia, anche lì in riferimento ad
episodi di disaccordo: Hom. Il. 3.101, passo in cui Menelao propone che Argivi e Troiani si separino, dato che i Troiani molto
hanno sofferto, per via della ἔριϲ (termine-chiave che, nell’accezione di “lite, discordia”, può essere usato anche per Pallada)
di Menelao. Il rapporto tra Pallada e la moglie viene così equiparato a quello, epico, tra Argivi e Troiani, scontro dovuto, in
ultima istanza, al comportamento di una donna, Elena (in Hom. Il. 3.101 a parlare è proprio Menelao; e per Elena come causa
della guerra in Pallada cfr. AP 9.166). Con θάνατος καὶ μοῖρα τέτυκται (v. 3) Pallada potrebbe alludere, dunque, anche alla
separazione tra Menealo ed Elena, paragonata a quella tra Pallada e la moglie. La discordia coniugale è tema diffuso in Pallada:
cfr. ad es. AP 9.165.9.
9 Nel caso della legge del 331 c’è riferimento ad episodi di disaccordo solo nella interpretatio.
10 Secondo Wilkinson (e giustamente), l’espressione νόμος Αὐσόνιος significa “Roman law”, dato che l’aggettivo Αὐσό-
νιος in epoca tarda e bizantina passa a significare “romano”. Egli cita Greg. Naz. Carminum liber 2.2.5, v. 227 = PG 37.1538.3
Φοινίκης κλυτὸν ἄστυ (scil. Beirut), νόμων ἕδος Αὐσονιήων. Cfr. Greg. Naz. Carminum liber 2.2.2, vv. 27–28 = PG 37.1479.12
Βήμασι κάρτος ἄγειν Αὐσονίοισι νόμοις e 2.2.7, vv. 1–3 = PG 37.1551.4 Πρώτοις Αὐσονίοις τε νόμοις μέγα κάρτος ὀπάζων.
Secondo Mazza (2010), il nuovo significato (“romano”) si originò nel linguaggio giuridico. Cfr. anche AP 7.343.4 (adesposto);
Agath. AP 7.589.3–4; AP 9.660 (adespoto). L’aggettivo Αὐσόνιοϲ nel senso di “romano” è già attestato in poesia di età impe-
riale (cfr. Dionys. Perieg. 1052 e Sophocles [1914] 277). Tuttavia, ancora in età tarda l’aggettivo può assumere il significato
etimologico, etnico (“ausonio, italico, occidentale”). Cfr. Bowersock 1994 e 2000 (“«Ausonian» is regularly used to make
clear reference to western peoples”). Mazza (2010) non è d’accordo con Bowersock. Attestazioni dell’aggettivo nel senso di
“ausonio, italico, occidentale, dell’impero occidentale” si trovano ad es. in Soterico (?) (Fr. 22.1 v. 8, p. 81 Heitsch), dove gli
Ausoni sono l’esercito occidentale di Diocleziano che muove verso est per ricongiungersi a Galerio (poco prima del 298 d. C.),
ed in un frammento di Pamprepio di Panopoli (?) (Fr. 1.20, p. 11 Livrea), dove si ha la descrizione di una ambasceria a Zenone
(imperatore d’Oriente [474/475 e 476–491 d. C.]) da parte di Odoacre (Rex in Italia [476–493 d. C.]), nonché altrove (AP 9.656
[adespoto]). Lo stesso Gregorio di Nazianzo conosce anche il significato etimologico (cfr. ad es. Greg. Naz. AP 8.106.1–2; AP
8.123.2). Mi chiedo se Pallada non alluda, forse, ad entrambi i significati dell’aggettivo (è l’ultima parola del carme): la legge
del 421 è “romana”, perché di entrambi gli Imperi, ma è anche “ausonia”, in quanto emanata in Italia.
56 L. Benelli

Sono, così, confermati sia il terminus post quem sia il terminus ante quem da me proposti: dopo il
10 marzo 421 e prima del 437 d. C. L’epigramma potrebbe, dunque, essere stato composto non molto dopo
il 2 settembre del 421 d. C. Dato, però, che non conosciamo parte delle leggi degli anni 361–421, non si
potrà assumere questa posizione come definitiva. Comunque sia, Pall. AP 11.378 non potrà più essere con-
siderato un argomento a favore della retrodatazione dell’Alessandrino.

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Luca Benelli, Università Ca’ Foscari di Venezia, Dipartimento di Studi Umanistici, Dorsoduro 3484/D,
30132 Venezia
luca_benelli@virgilio.it

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