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MELANIE KLEIN.

invidia e gratitudine
PSICOANALISI E CIVILTÀ CONTEMPORANEA
a cura di Eugenio Gaddini
L'edizione italiana di questo volume è
dedicata alla memoria di
Isidoro Tolentino.

MELANIE KLEIN
Invidia e gratitudine
Traduzione di Laura Zeller Tolentino
Presentazione di Anteo Saraval
G. MARTINELLI EDITORE - FIRENZE
Titolo dell'opera originale:
ENVY AND GRATITUDE
(A STUDY OF UNCONSCIOUS SOURCES)
Tavistock Publications Ltd., London
(c) G Martinelli, Firenze, 1969
\\Presentazione al lettore italiano
Invidia e Gratitudine pubblicato nel 1957, è la conclusione
di quarantanni di fecondo lavoro psicoanalitico di Melanie Klein
(1882-1960) la quale è senza dubbio il personaggio di maggior
rilievo apparso nel campo della psicoanalisi dopo Sigmund Freud.
Allieva di Ferenczi e poi di Abraham ella si dedicò fin dall'inizio
della sua attività allo studio del bambino mettendo a punto, tra
il 1920 e il 1923, la tecnica del gioco, un metodo di analisi
ispirato alla regola freudiana delle libere associazioni, che permette di
esplorare e quindi di trattare i disturbi psicologici anche
di bambini molto piccoli.
Tramite questo nuovo strumento di ricerca la Klein ebbe
modo di compiere osservazioni del tutto originali sullo psichismo
infantile: infatti, oltre a dimostrare che alcune fasi dello sviluppo
psicologico quali il complesso edipico) e la formazione del Superio)
sono già attive nei primissimi anni di vita, in anticipo cioè rispetto a quanto
postulato da Freud, essa ha individuato nel. bambino l'esistenza di processi di
scissione, di proiezione e di elaborazione della colpa che testimoniano il
difficile lavoro che il
bimbo deve compiere per difendersi dalle angosce che i propri
prorompenti impulsi aggressivi gli suscitano.
L'accento posto dalla Klein sulle problematiche aggressive
precoci costituisce un aspetto fondamentale della sua opera e
l'immagine del bimbo che scaturisce dai suoi lavori, iniziando
con Le tendenze criminali dei bambini normali (1927) per finire
con Invidia e Gratitudine, è insieme mostruosa e commovente.

Come sempre accade ai grandi innovatori anche la Klein fu


investita da critiche feroci ed osannata da seguaci entusiasti: tuttora la sua
opera è motivo di contrasti nell'ambito delle stesse
Società Psicoanalitiche. Le si rimprovera tra l'altro di essere uscita
dall'ortodossia freudiana, ma ritengo che nella scienza non ci
debba essere postò per gli atti di fede; esistono piuttosto verità
verificabili ed esperimenti ripetibili e ciò che la Klein ha individuato nello
psichismo infantile è suscettibile di verifica da
parte di ogni psicoanalista spregiudicato. La si accusa, avendo
la Klein parlato di fase schizoparanoide e depressiva dello sviluppo psicologico
infantile, di aver sostenuto che il bambino
normale passi obbligatoriamente attraverso esperienze psicotiche.
Certo la Klein usando questa terminologia dimostra di essersi
lasciata sedurre, forse troppo, dall'analogia esistente tra alcuni
processi infantili di scissione, di proiezione e di elaborazione
della colpa e i sintomi psicotici quali la dissociazione, il delirio,
e la melanconia. È tuttavia innegabile che un'analogia esiste e
!!sopratTuTto che il bambino così come deve elaborare l'Edipo,
l'angoscia di castrazione ed altre situazioni suscettibili di condurlo alla
nevrosi, deve combattere contro la disintegrazione, la
persecuzione e la depressione che rappresentano lo spettro della
psicosi. Certo non è facile accettare che la .disintegrazione, si
presenti essa sotto forma di pazzia o di morte, covi nel nostro
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inconscio ed infatti l'uomo ha sempre cercato di situarla fuori
di sé, nel demone, nel nemico, nel fato. Ebbene, la Klein non solo
ci dice, - e questo in una certa misura lo sapevamo - che la
distruttività è un nostro potente impulso, ma che essa ci minaccia
fin dalla nascita allorché si presenta nella sua prima veste: l'invidia.
Ecco quindi che in Invidia e Gratitudine la Klein analizza
in profondità lo svilugparsi del rapporto primordiale del bambino con il suo
primo oggetto, la madre, ed individua nella inevitabile situazione di dipendenza
del neonato verso la nutrice
" onnipotente " la scintilla che accende l'invidia costituzionalmente presente
in ogni essere umano. L'amore e la gratitudine
verso la madre, fonte divita, sono perciò, in misura variabile,
soffocati dalle fantasie distruttive e queste a loro volta impediscono al
bambino di sperimentare appieno sia la bontà della
madre che la propria, ostacolando da un punto di vista dinamico
la costituzione di un oggetto interno buono che è il fondamento
della sicurezza e della serenità interiori. Ingordigia, gelosia, competitività e
sete di distruzione fanno da corollario all'invidia,
mentre contro di esse entrano in gioco meccanismi difensivi
primordiali che non risparmiano al bimbo angosce persecutorie,
colpa e depressione. La Klein non tralascia di considerare nei
dettagli ogni possibile elaborazione dell'invidia, dei suoi derivati
e dei relativi meccanismi difensivi, corredando le sue tesi con
chiare esemplificazioni tratte da una ricca casistica di bambini e
di adulti.
Particolare rilievo viene dato dall'Autrice alle modalità attraverso le quali il
primo rapporto oggettuale viene rivissuto nella
situazione di transfert e le sue osservazioni in proposito costituiscono un
notevole arricchimento per la tecnica psicoanalitica.
Nessun psicoanalista - penso - può al giorno d'oggi aspirare a condurre
un'indagine approfondità ed a raggiungere risultati terapeutici completi
ignorando il contributo della Klein
all'analisi del transfert, specie per quanto riguarda l'interferenza
delle pulsioni aggressive precoci.
Anteo Saraval
\\Prefazione
Da molti anni il mio interesse è rivolto alle primissime
origini di due sentimenti assai comuni - l'invidia e la gratitudine. Sono giunta
alla conclusione che l'invidia sia uno
dei fattori che maggiormente mina l'amore e la gratitudine
alle loro radici, poiché essa colpisce il rapporto più precoce,
quello con la madre. L'importanza fondamentale di questo
rapporto per tutta la vita emotiva dell'individuo è stata dimostrata in molte
opere psicoanalitiche, ed io penso che,
approfondendo meglio lo studio di un fattore psichico particolare che può essere
di grave danno in questi primi anni
di vita, ho anche arricchito le mie scoperte sullo sviluppo infantile e sulla
formazione della personalità.
Ritengo che l'invidia sia l'espressione sadicoorale e sadicoanale di impulsi
distruttivi, che essa entri in azione fin
dalla nascita ed abbia una base costituzionale. In parte, alcune di queste
considerazioni coincidono con le osservazioni
di Karl Abraham, pur differenziandosene sotto certi aspetti.
Secondo Abraham l'invidia è un tratto orale, ma, secondo
lui (ed è qui che i nostri punti di vista divergono), invidia e
ostilità agiscono in un periodo successivo della vita, un secondo stadio di
sviluppo che egli definisce lo stadio sadicoorale. Abraham non parla della
gratitudine, ma descrive la
generosità come un tratto orale. Egli considera gli elementi
anali come una componente importante dell'invidia, e sottolinea la loro
derivazione dagli impulsi sadicoorali.
Anche Abraham è convinto però che sia un fattore costituzionale a determinare
l'intensità degli impulsi orali, che
egli ha messo in rapporto con l'eziologia della sindrome
maniacodepressiva.
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Sia il lavoro di Abraham che il mio hanno portato ad
una comprensione più piena e più profonda del significato
degli impulsi distruttivi. Nella sua " Short History of the Development of the
Libido, Viewed in the Light of Mental Disorders " scritta nel 1924 {Selected
Papers), Abraham non ha
fatto riferimento all'ipotesi di Freud circa gli istinti di vita
e di morte, benché l'opera Beyond the Pleasure Principle
fosse stata pubblicata quattro anni prima. Tuttavia Abraham
in questo lavoro ha indagato sulle origini degli impulsi distruttivi e, sulla
base di tale indagine, ha approfondito l'eziologia delle malattie mentali in
modo più specifico di quanto non fosse stato fatto fino allora. Anche se egli
non ha utilizzato il concetto freudiano di istinto di vita e istinto di
morte, mi sembra che il suo lavoro clinico, ed in particolare
l'analisi di pazienti maniacodepressivi da lui per primo
trattati analiticamente, si basasse su un'intuizione che lo spingeva verso
analoghe conclusioni. La morte prematura gli ha
impedito di sviluppare in pieno le sue scoperte e di coglierne
i rapporti con la tesi di Freud circa i due tipi di istinti.
Al momento di pubblicare questo libro, tre decenni dopo
la morte di Abraham, è per me motivo di grande soddisfazione che il mio lavoro
abbia contribuito ad un sempre
crescente riconoscimento del significato delle sue scoperte.
\\CAPITOLO I
In questo libro mi propongo di esporre qualche nuova
idea sulla vita emotiva precoce del bambino e di presentare alcune mie
conclusioni relative all'età adulta ed alla
salute psichica.
È implicito nelle scoperte di Freud che l'esplorazione
del passato del paziente, della sua infanzia e del suo inconscio
è una condizione preliminare per la comprensione della sua
personalità adulta. Freud ha scoperto il complesso di Edipo
nell'adulto e da questo materiale ha ricostruito non soltanto i
particolari del complesso di Edipo ma anche il momento del
suo insorgere. Le scoperte di Abraham hanno convalidato
questa metodologia, che è divenuta caratteristica del metodo
psicoanalitico. Dobbiamo ricordare che secondo Freud la parte
conscia della psiche si sviluppa dall'inconscio; perciò, nel
riportare alla prima infanzia il materiale che ho tratto in
primo luogo dall'analisi di bambini piccoli e poi da quella
degli adulti, ho seguito una tecnica ormai usuale in psicoanalisi.
L'osservazione di bambini in tenera età confermò ben presto le scoperte di
Freud: penso che alcune delle conclusioni
a cui sono giunta osservando bambini ancor più piccoli
nei loro primi anni di vita, possano fino a un certo punto
essere confermate dall'osservazione. L'utilità - anzi la necessità - di
ricostruire dal materiale che ci viene presentato
dai nostri pazienti i particolari ed i dati che si riferiscono a
stadi più precoci, è stato descritto da Freud nel seguente
passo in modo molto convincente: " Ciò di cui noi andiamo
in cerca è un quadro, in tutto degno di fede e completo nei
suoi aspetti essenziali, degli anni che il paziente ha dimenticato... Il lavoro
di costruzione o, se si preferisce, di ricostruzione dell'analista assomiglia
per molti aspetti ad uno
scavo archeologico di un luogo di abitazione che è stato distrutto e sepolto, o
di un edificio antico. I due processi sono
in realtà sostanzialmente identici, salvo che l'analista lavora
in condizioni migliori ed ha una maggiore quantità di materiale a sua
disposizione, dato che egli non ha a che fare con
qualcosa di distrutto ma con qualcosa di ancora vivo, e forse
anche per un'altra ragione. Proprio come l'archeologo ricostruisce i muri di un
edificio dalle fondamenta che ancora
rimangono, determina il numero e la posizione delle colonne
dalle depressioni del pavimento, restaura le decorazioni e le
pitture murali dai resti ritrovati tra le macerie, così procede
l'analista quando trae le sue conclusioni dai frammenti dei
ricordi, dalle associazioni e dal comportamento del soggetto in
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analisi. Entrambi hanno l'indiscusso diritto di fare un lavoro
di ricostruzione, integrando e combinando assieme ciò che
rimane e sopravvive del passato. Entrambi, inoltre, sono
soggetti agli stessi errori ed alle stesse difficoltà... L'analista,
come abbiamo detto, lavora in condizioni più favorevoli dell'archeologo, poiché
egli ha a sua disposizione un materiale
che non si ha nel caso degli scavi: per esempio il ripetersi
delle reazioni che risalgono all'infanzia e tutto ciò che emerge,
in rapporto a queste ripetizioni, nella situazione di transfert.
Gli aspetti essenziali di queste esperienze vengono conservati, anche quei
particolari che sembravano completamente
dimenticati sono presenti in qualche posto e in qualche
modo: sono stati semplicemente sepolti e resi inaccessibili
al soggetto. Sappiamo che difficilmente una struttura psichica
va soggetta a distruzione totale. Dipende perciò soltanto
dalla tecnica psicoanalitica se noi riusciremo a portare completamente alla luce
ciò che è nascosto '.
L'esperienza mi ha insegnato che possiamo capire la
personalità adulta in tutta la sua complessità solo se riusciamo
ad esplorare la psiche del bambino e a seguirne lo sviluppo
nella vita successiva. L'analisi, cioè, percorre una strada che
va dall'età adulta all'infanzia e, attraverso stadi intermedi, ripercorre la
strada inversa, in un movimento ricorrente di
vaevieni che segue l'andamento della situazione di transfert.
In tutti i miei lavori ho sottolineato l'importanza fondamentale della prima
relazione oggettuale del bambino - il
rapporto con il seno materno e con la madre - e sono giunta
alla conclusione che se questo oggetto primario, il quale viene
introiettato, mette nell'Io radici abbastanza salde, viene posta
una base solida per uno sviluppo soddisfacente. Fattori innati
!!contribuiscono a questo legame. Sotto il predominio degli
impulsi orali, il seno viene percepito istintivamente come la
!!sorgente del nutrimento e perciò, in senso più profondo, della
vita stessa.
Quando le cose vanno bene, questo contatto, sia fisico
che psichico, con il seno gratificante stabilisce, fino ad un
certo punto, la perduta unità prenatale con la madre ed il
sentimento di sicurezza ad essa connesso. Ciò dipende in gran
misura dalla capacità del bambino di investire emotivamente a

NOTE
1 Constructions in Analysis " (1937), Collected Papers, voi. V.
FINE NOTE

sufficienza il seno, o il biberon che simbolicamente lo rappresenta; in questo


modo la madre diventa un oggetto di
amore. Può darsi che il legame fisico prenatale con la madre
contribuisca alla formazione di quel sentimento, innato nel
bambino, che esista qualcosa fuori di lui che può appagare
ogni suo bisogno e desiderio. Il seno buono viene introiettato, diviene parte
dell'Io; il bambino, un tempo parte della
madre, ora ha la madre dentro di sé.
Mentre lo stato prenatale implica senza dubbio un sentimento di unità e di
sicurezza, il mantenimento di questo stato
dopo la nascita dipende dalle condizioni psicologiche e fisiche
della madre e forse anche da fattori finora non esplorati presenti nel bambino
prima della nascita. Potremmo perciò
considerare la nostalgia universale dello stato prenatale, in
parte anche come espressione di un bisogno di idealizzazione.
Se noi studiamo questa nostalgia alla luce dell'idealizzazione,
troviamo che una delle sue sorgenti è l'intensa angoscia
persecutoria messa in moto dalla nascita. Si può formulare
l'ipotesi che questa prima forma di angoscia possa far vivere al bambino non,
ancora nato esperienze spiacevoli che,
insieme con i sentimenti di sicurezza dati dal grembo materno,
anticipano il doppio rapporto con la madre: il seno buono e il
seno cattivo.
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Le circostanze della realtà esterna giocano un ruolo essenziale nel rapporto
iniziale con il seno. Un parto difficile,
con complicazioni, per esempio per mancanza di ossigeno,
provoca disturbi nell'adattamento al mondo esterno ed il
rapporto col seno materno è già sfavorevolmente condizionato. In tal caso la
capacità del bambino di vivere un'esperienza positiva con nuove sorgenti di
gratificazione viene
compromessa e, di conseguenza, egli non può internalizzare

sufficientemente un oggetto primario realmente buono. Inoltre molti altri


fattori influenzano la capacità del bambino di
accettare il latte con gioia e di internalizzare il seno buono,
per esempio la capacità della madre di nutrire adeguatamente e di accudire con
profonda gioia il bambino, oppure
la presenza in lei di angosce e di difficoltà psicologiche connesse con
l'alimentazione.
Un elemento di frustrazione da parte del seno entra necessariamente a far parte
del rapporto precoce del bambino
con esso, poiché anche una situazione di allattamento felice
non può sostituire completamente l'unità prenatale con la
madre. Inoltre, il vivo desiderio del bambino di possedere un
seno che non si esaurisca mai e che sia sempre presente, non
deriva soltanto da un bisogno di cibo e dalla necessità di
soddisfare la libido, poiché, anche agli inizi, la spinta ad ottenere la prova
costante dell'amore della madre è fondamenta
mente radicata nell'angoscia. La lotta tra gli istinti di vita e
di morte e la conseguente minaccia di distruzione del Sé e
dell'oggetto da parte_ degli impulsi distruttivi, sono fattori
fondamentali nel rapporto iniziale del bambino con la madre.
Infatti i suoi desideri lo hanno convinto che il seno, e più
tardi la madre, debbono aver ragione di quésti impulsi dii
struttivi e della sofferenza dovuta all'angoscia persecutoria.
È inevitabile che delusioni ed esperienze piacevoli si presentino insieme e
rafforzino il conflitto innato tra amore e
odio, e cioè tra gli istinti di vita e di morte; ciò porta il bambino a sentire
che esiste un seno buono ed un seno cattivo.
Di conseguenza, le prime esperienze emotive sono caratte-;
rizzate dalla sensazione di perdere e di riconquistare l'oggetto
buono. Quando parlo di un conflitto innato tra amore e
odio, voglio dire che la capacità di avere impulsi distruttivi ed

amorosi è, fino ad un certo punto, un tratto costituzionale,


anche se variabile di intensità nei singoli individui e fin
dalla nascita soggetto all'influenza delle condizioni esterne.
Più volte ho formulato l'ipotesi che l'oggetto primario
buono, il seno materno, formi il nucleo dell'Io e contribuisca
in modo vitale al suo sviluppo; più volte ho anche detto che
il bambino percepisce di internalizzare in modo concreto il
seno ed il latte che esso gli offre. Nella sua mente vi è inoltre
un rapporto non ancora ben definito tra il seno e le altre parti o
aspetti della madre.
Non potrei affermare che il seno sia per il bambino un
oggetto puramente fisico. L'insieme dei desideri istintuali e
delle fantasie inconsce fanno sì che al seno vengano attribuite delle qualità
che vanno ben oltre il nutrimento che
esso in realtà fornisce 2.
Riscontriamo nell'analisi dei nostri pazienti che il seno,
nel suo aspetto buono, è il prototipo della bontà materna,
della sua inesauribile pazienza e generosità, come pure della
sua creatività. Sono queste fantasie e questi bisogni istintuali
che arricchiscono l'oggetto primario in modo tale da far sì
che esso costituisca il fondamento della speranza, della fiducia e della bontà.
Questo libro tratta un aspetto particolare dei rapporti
NOTE
2 Tutto ciò viene sentito dal neonato in modo molto più primitivo di
quanto il linguaggio possa esprimere. Quando queste emozioni e queste fantasie
preverbali vengono rivissute nella situazione di transfert, esse si presentano
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come " ricordi di sensazioni ", così le chiamerei, e vengono ricostruite ed
espresse a parole con l'aiuto dell'analista. Analogamente si devono usare le
parole per ricostruire e descrivere altri fenomeni appartenenti ai primi stadi
di sviluppo. Non possiamo infatti tradurre il linguaggio dell'inconscio in
espressioni coscienti senza prendere in prestito delle
parole dal nostro mondo cosciente.
FINE NOTE
oggettuali precoci e dei processi di internalizzazione che
hanno le loro radici nella oralità. Mi riferisco qui agli effetti
dell'invidia sullo sviluppo della capacità di provare gratitudine e di essere
felici. L'invidia accresce le difficoltà che il
bambino incontra nel costruire il suo oggetto buono, poiché"
Va fatta una distinzione tra invidia, gelosia ed avidità.
L'invidia è un sentimento di rabbia perché un'altra persona
possiede qualcosa che desideriamo e ne gode - l'impulso
invidioso mira a portarla via o a danneggiarla. Inoltre l'invidia implica un
rapporto con una sola persona ed è riconducibile al primo rapporto esclusivo con
la madre. La gelosia deriva dall'invidia e coinvolge per lo meno altre due
persone;
infatti si riferisce ad un amore che il soggetto sente come
suo e che gli è stato portato via o è in pericolo di essergli porNOTE
3 In alcuni miei lavori The PsychoAnalysis of Children (trad. it.: La
psicoanalisi dei bambini, G. Martinelli, Firenze, 1969), " The Early
Stages of the Oedipus Complex " in Contributions to PsychoAnalysis (trad.
it.: " Primi stadi del conflitto edipico " in Contributi alla psicoanalisi,
G. Martinelli, Firenze, 1969) e Developmeftts ih PsychoAnalysis, ho
parlato dell'invidia che origina da elementi orali, uretrali e sadicoanali
durante i primissimi stadi del complesso di Edipo e l'ho messa
in relazione al desiderio di guastare ciò che la madre possiede, in particolare
il pene del padre che secondo la fantasia del bambino è contenuto in
lei. Già nel mio lavoro " An Obsessional Neurosis in a SixYearOldGirl ",
che è stato letto nel 1924 ma non pubblicato fino alla sua comparsa in La
psicoanalisi dei bambini, l'invidia legata ad attacchi sadicoorali, -uretrali e
-anali rivolti al corpo della madre, aveva un ruolo predominante.
Non avevo però messo in rapporto questa invidia in modo specifico col desiderio
di portar via e danneggiare i seni della madre, per quanto fossi
molto vicina a queste conclusioni. Nel mio lavoro " On Identification "
(New Directions in PsychoAnalysis), ho parlato dell'invidia come di un
fattore molto importante nella identificazione proiettiva; già nella mia
!!Psicoanalisi dei bambini avevo avanzato l'ipotesi che non solo tratti
sadicoorali ma anche sadicouretrali e sadicoanali fossero all'opera nei bambini
molto piccoli.
FINE NOTE
tato via da un rivale. Nel significato corrente di gelosia, un
uomo o una donna si sentono privati della persona amata
da una terza persona.
L'avidità è un desiderio imperioso ed insaziabile che va
al di là dei bisogni del soggetto e di ciò che l'oggetto vuole e
può dare. Ad un livello inconscio, l'avidità ha soprattutto
lo scopo di svuotare completamente, di prosciugare succhiandolo e di divorare il
seno: in altre parole il suo scopo è
l'introiezione distruttiva; l'invidia invece cerca non solo di
derubare in questo modo la madre, ma anche di mettere ciò
che è cattivo e soprattutto i cattivi escrementi e le parti
cattive del Sé nella madre, e in primo luogo nel seno allo scopo
di danneggiarla e di distruggerla. Nel senso più profondo
ciò significa distruggere la sua creatività. Ho definito altrove
questo processo4, che deriva da impulsi sadicouretrali e
sadicoanali come un aspetto distruttivo dell'identificazione
proiettiva che si manifesta sin dall'inizio della vita5. Una differenza
essenziale tra avidità ed invidia (anche se non è
possibile fare una netta distinzione dato il loro stretto rapporto) potrebbe di
conseguenza essere questa: che per lo più
l'avidità è connessa con l'introiezione e l'invidia con la proiezione.
Secondo il Shorter Oxford Dictionary, gelosia significa
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NOTE
4 " Notes on Some Schizoid Mechanisms " (Developments in PsychoAnalysis).
5 Il dott. Elliot Jaques mi ha fatto rilevare l'origine etimologica di
invidia dal termine latino invidia che deriva dal verbo invideo - guardare
con sospetto, esaminare malignamente o con odio, gettare il malocchio, invidiare
o risentirsi di qualcosa. In questo senso già in Cicerone troviamo
una frase la cui traduzione è: " provocare una disgrazia con il malocchio ".
Il che conferma la differenziazione da me fatta tra invidia ed avidità, mettendo
in rilievo il carattere proiettivo dell'invidia.
FINE NOTE
che qualcun altro ha preso o ha ottenuto " il bene " che ap
partiene per diritto ad un dato individuo. In base a questa de- V
finizione, io interpreterei " il bene " come il seno buono, la
madre, una persona amata, che sono stati portati via da
un'altra persona. Secondo VEnglish Synonyms di Crabb
" ... il geloso teme di perdere ciò che possiede; l'invidioso si
tormenta nel vedere che un altro ha ciò che egli vuole per
sé...; soffre della gioia altrui e si sente a suo agio soltanto vedendo gli
altri soffrire. Tutti gli sforzi, di soddisfare una persona invidiosa, sono
perciò inutili ". La gelosia - per Crabb
- " è una passione nobile od ignobile a seconda dell'oggetto.
Nel primo caso è una emulazione resa aspra dalla paura,
nel secondo caso è una bramosia stimolata dalla paura. L'invidia è sempre un
sentimento ignobile, che porta con sé le peggiori passioni ".
L'atteggiamento nei confronti della gelosia differisce in
genere da quello verso l'invidia. Infatti in alcuni paesi (in
particolare in Francia) l'omicidio per motivi di gelosia comporta una pena meno
severa. La ragione di questa distinzione
va ricercata nella diffusa convinzione che l'assassinio di un
rivale implichi amore per la persona infedele. Ciò significa,
nei termini discussi più sopra, che l'amore per l'oggetto
" buono " esiste e che l'oggetto amato non è danneggiato e
rovinato come lo sarebbe nel caso dell'invidia.
L'Otello di Shakespeare, nella sua gelosia, distrugge l'oggetto che ama e ciò,
secondo il mio punto di vista, è caratteristico di quella che Crabb descrive
come l""ignobile passione della gelosia " - la bramosia stimolata dalla paura.
Un riferimento significativo alla gelosia come attributo intrinseco della psiche
lo possiamo trovare nella stessa opera
teatrale:
I gelosi non sopportano queste risposte:
essi non sono gelosi per una ragione,
sono gelosi perché sono gelosi,
la gelosia è un mostro
che da se stessa trae nutrimento e vita.
Si potrebbe dire che la persona molto invidiosa è insaziabile, non può essere
mai soddisfatta perché la sua invidia
scaturisce dall'interno e perciò trova sempre un oggetto su
Lcui concentrarsi. Di qui la stretta connessione tra gelosia,
ayidità ed invidia.
Non sembra che Shakespeare faccia sempre una netta distinzione tra invidia e
gelosia: questi versi dell""Otello definiscono l'invidia nel senso da me
proposto:
Guardatevi dalla gelosia o mio signore;
è un mostro dagli occhi verdi che irride
al cibo di cui si nutre...
Viene in mente il detto " mordere la mano che vi nutre ", che è quasi sinonimo
di mordere, distruggere e danneggiare il seno.
\\CAPITOLO II
L'esperienza mi ha insegnato che il primo oggetto di invidia è il seno che nutre
', in quanto il bambino sente che il
séno possiede tutto quello che egli desidera, ha una quantità
illimitata di latte e di amore ma che lo tiene per suo godimento.
Questa sensazione aumenta il risentimento e l'odio del bambino, e di conseguenza
disturba la sua relazione con la madre. Secondo me l'invidia eccessiva indica
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che gli aspetti
paranoidi e schizoidi sono forti in "modo abnorme e in un
bambino è segno di probabile malattia.
In questo capitolo parlerò solo dell'invidia primaria verso
il seno materno, che deve essere distinta dalle manifestazioni
successive di essa (per es. il desiderio della bambina di prendere il posto
della madre, o la posizione femminile del bambino), nelle quali l'invidia non è
più concentrata sul seno,
ma sulla madre che riceve il pene del padre, che ha dentro di
sé i figli, che dà loro la luce ed è in grado di nutrirli.
NOTE
1 Joan Riviere, nel suo lavoro " Jealousy as a Mechanism of Defence "
(1932), ricollega l'invidia delle donne al desiderio infantile di derubare la
madre dei seni e di deturparli. Secondo le sue scoperte, la gelosia ha le
radici in questa invidia primaria. Il suo lavoro contiene del materiale
interessante che illustra queste sue osservazioni.
FINE NOTE
Ho spesso affermato che gli attacchi sadici al seno materno
sono determinati da impulsi distruttivi; desidero ora aggiungere che l'invidia
aumenta in modo considerevole l'impeto di
questi attacchi. Ciò significa che quanto scrissi a proposito
del modo avido di svuotare il seno e il corpo della madre,
del desiderio di distruggere i suoi figli o di mettere cattivi
escrementi in lei2, lasciava già intravvedere quello che più
tardi ho definito il modo che ha l'invidia di guastare l'oggetto.
Se pensiamo che la privazione accresce l'avidità e l'angoscia di persecuzione e
che, nella mente del bambino, c'è
la fantasia di un seno inesauribile, oggetto dei suoi più intensi desideri, si
può capire come l'invidia insorge anche
quando il bambino non riceve abbastanza nutrimento.
Il bambino ha la sensazione che il seno, quando gli
infligge una privazione, diventi cattivo, perché tiene per sé
il latte, l'amore e tutte le cure che sono associate al seno
buono. Il bambino odia ed invidia il seno che sente come
avaro e meschino.
Forse è più facile comprendere come anche il seno gratificante possa essere
oggetto di invidia. La stessa facilità con la
quale il latte fluisce - anche se il bambino se ne sente gratificato - è fonte
di invidia inquanto al bambino questo
dono sembra qualcosa di irraggiungibile.
L'invidia primaria viene rivissuta nella situazione di transfert. Per esempio:
lo psicoanalista ha appena fornito un'interpretazione che ha dato sollievo al
paziente e trasformato la
sua disperazione in fiducia e speranza. Da alcuni pazienti, o
da uno stesso paziente in un momento diverso, questa interNOTE
2 Cfr. il mio lavoro La psicoanalisì dei bambini dove questi concetti
sono esaminati sotto vari aspetti.
FINE NOTE
pretazione buona può essere oggetto di una critica distruttiva.
Il paziente allora non sente di aver ricevuto qualcosa di buono,
di aver sperimentato un arricchimento. La critica può rivolgersi a particolari
di minore importanza: l'interpretazione
doveva essere fornita prima, è stata troppo lunga ed ha disturbato le
associazioni del paziente, oppure è stata troppo
concisa e non è stata capita a sufficienza. Questo tipo di paziente è invidioso
del successo dell'analista e se pensa che
l'analista (e l'aiuto che questi gli dà) sia stato svalutato dalla
propria critica invidiosa, non può introiettarlo sufficientemente come un
oggetto buono, né accettare la sua interpretazione con vera convinzione ed
assimilarla. Una convinzione sincera, come ci è possibile osservare in pazienti
meno
invidiosi, comporta un senso di gratitudine per il dono ricevuto. Il paziente
invidioso potrebbe anche essere convinto
di non esser degno del beneficio dell'analisi perché si sente
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colpevole per aver svalutato l'aiuto che gli è stato dato.
I pazienti ovviamente ci criticano per diversi motivi,
qualche volta legittimi. Ma il bisogno sentito dal paziente di
svalutare il lavoro psicoanalitico quando si è dimostrato proficuo è una
manifestazione di invidia. Nel transfert possiamo
scoprire le origini dell'invidia se riportiamo le situazioni emotive dei primi
stadi alla situazione primaria. La critica distruttiva è particolarmente
evidente nei pazienti paranoidi, i
quali indulgono al piacere sadico di disprezzare il lavoro
dell'analista anche se ne hanno ottenuto sollievo. In questi
pazienti la critica invidiosa è chiaramente manifesta, in altri
può avere una parte altrettanto importante ma rimanere
inespressa oppure inconscia.
La mia esperienza mi ha insegnato che la lentezza con
cui questi casi progrediscono è anch'essa dovuta all'invidia la
quale fa sì che i dubbi e le incertezze del paziente sul valore
dell'analisi permangano. Ciò va attribuito al fatto che il
paziente ha scisso ed espulso la parte ostile ed invidiosa del
suo Io e presenta costantemente all'analista gli altri aspetti
che giudica più accettabili. Ciò nonostante le parti scisse influiscono in modo
decisivo sul corso dell'analisi. Questa, infatti, per essere efficace deve
ottenere l'integrazione ed agire
nell'ambito di tutta la personalità. Altri pazienti cercano di
sottrarsi alla critica entrando in uno stato di confusione che,
oltre ad essere una difesa, esprime anche l'incertezza del paziente che non sa
se attribuire ancora all'analista un aspetto
buono od accettare il proprio giudizio ostile sull'analista
stesso e sull'aiuto che questi gli dà. Questa incertezza la ricollegherei al
senso di confusione che è una delle conseguenze di un disturbato rapporto
primario con il seno materno. Un bambino che, a causa della forza dei meccanismi
paranoidi e schizoidi e dell'impeto dell'invidia, non sia capace di discernere
l'odio dall'amore, di tenerli nettamente
scissi e di distinguere quindi l'oggetto buono da quello cattivo, è soggetto a
sentirsi confuso ogni qualvolta debba giudicare ciò che è buono e ciò che è
cattivo.
L'invidia e le difese contro di essa, oltre agli elementi scoperti da Freud e
approfonditi in seguito da Joan Riviere 3,
giocano, in questi casi, un ruolo molto importante nella
reazione terapeutica negativa. L'invidia e gli atteggiamenti che
essa provoca contrastano con il graduale strutturarsi di un
oggetto buono nella situazione di transfert. Il paziente che,
nel primissimo stadio della sua esistenza, non è stato capace

NOTE
3 " A Contribution to the Analysis of the Negative Therapeutic
Reaction ", 1936; anche Freud, The Ego and the Id.
FINE NOTE

di accettare e di assimilare il cibo buono e l'oggetto buono


primario, ripeterà questo suo atteggiamento nella situazione
di transfert ed il corso dell'analisi verrà così compromesso.
Nel contesto del materiale analitico è possibile ricostruire,
attraverso l'esame di situazioni precedenti, i sentimenti infantili del paziente
verso il seno materno. Il bambino, per
esempio, può provare un senso di fastidio perché il latte gli
viene dato troppo rapidamente o troppo lentamente4, oppure perché il seno non
gli viene offerto quando egli lo desidera intensamente e perciò, quando gli
viene dato, non lo
vuole più; egli allora allontana il viso e, invece del seno, si
succhia le dita, oppure lo accetta ma si nutre in modo insufficiente e
disturbato. Alcuni bambini riescono a superare
questo senso di disagio solo con grande difficoltà. Altre volte
questi sentimenti, anche se basati su frustrazioni reali, vengono ben presto
superati ed il seno viene allora accettato ed
il latte goduto pienamente. In analisi notiamo che i pazienti,
i quali - secondo quanto è stato loro detto - hanno sempre
accettato di buon grado il cibo senza assumere in modo palese gli atteggiamenti
9agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
descritti, hanno scisso il loro risentimento, l'invidia e l'odio, che ciò
nondimeno partecipano allo
sviluppo del loro carattere. Nella situazione di transfert
questi processi si evidenziano. Il desiderio originario di compiacere la madre,
di essere da lei amato, come pure il bisogno impellente di essere protetto dalle
conseguenze dei proNOTE
4 Il bambino potrebbe infatti aver ricevuto troppo poco latte, non averlo
ricevuto quando lo desiderava più intensamente, oppure non averlo avuto
nel modo giusto, per es. troppo in fretta e troppo adagio. Il modo in cui il
bambino era tenuto, se era comodo o meno, l'atteggiamento della madre
verso l'allattamento, se lo faceva con piacere o con angoscia, se il bambino
veniva allattato al seno o al biberon - tutti questi sono in ogni caso fattori
importantissimi.
FINE NOTE
pri impulsi distruttivi, sono i sentimenti che stanno alla base
della cooperazione di quei pazienti, i quali hanno scisso ed
espulso l'invidia e l'odio, che si evidenziano però nella reazione terapeutica
negativa.
II
Ho spesso accennato al desiderio del neonato di avere un
seno inesauribile e onnipresente. Come è stato detto nel
capitolo precedente il bimbo non desidera solo il cibo dal
seno, ma anche la liberazione dagli impulsi distruttivi e dalle
angosce persecutorie. Persino nell'analisi di persone adulte
si può riscontrare la convinzione che la madre sia onnipotente e che abbia la
facoltà di tener lontani tutti i mali e tutte
le sofferenze, sia interne che esterne. Vorrei dire incidentalmente che i
cambiamenti molto favorevoli nell'alimentazione
dei bambini, che si sono verificati negli ultimi anni, in contrasto con la
tradizionale tabella oraria piuttosto rigida, non
sono sufficienti a prevenire le difficoltà del bambino, perché la
madre non è in grado di eliminare i suoi impulsi distruttivi e
le sue angosce persecutorie. Bisogna prendere in considerazione anche un altro
fattore; un atteggiamento troppo ansioso
da parte della madre che offre subito il cibo al bambino non
appena questi piange non gli giova in alcun modo. Egli percepisce l'angoscia
della madre e questa accresce la sua. Ho riscontrato talvolta negli adulti un
senso di risentimento per il
fatto di non aver avuto la possibilità di piangere a sufficienza
e di non aver potuto cmindi esprimere la loro angoscia e la
loro afflizione (ottenendo così un sollievo); in questo modo

né gli impulsi aggressivi né le angosce depressive hanno potuto trovare uno


sfogo sufficiente. È molto indicativo che
Abraham citi, tra i fattori che sono alla base delle sindromi
maniacodepressive, sia la frustrazione che l'indulgenza eccessive 5. La
frustrazione, se non è eccessiva, è anch'essa uno
stimolo per l'adattamento al mondo esterno e per lo sviluppo del senso di
realtà. Una certa dose di frustrazione, seguita dalla gratificazione, può
infatti dare al neonato l'impressione di esser stato capace di superare la sua
angoscia.
Ho notato che i desideri insoddisfatti del neonato - desideri
che possono esser soddisfatti solo fino ad un certo punto -
contribuiscono in larga misura a sviluppare l'attività sublimativa e creativa.
L'assenza di conflitto del neonato, dato
che si possa ipoteticamente immaginare uno stato simile, lo
priverebbe di un fattore importante per l'arricchimento della
sua personalità e per il rafforzamento del suo Io. I conflitti
ed il desiderio di superarli sono un elemento importante per
la creatività.
Dalla constatazione che l'invidia deteriora l'oggetto primario buono, fornendo
nuovo impeto agli attacchi sadici rivolti al seno, si possono trarre nuove
deduzioni. Il seno,
così attaccato, perde il suo valore e diventa cattivo, essendo
stato morso e avvelenato dall'urina e dalle feci. L'invidia
eccessiva aumenta l'intensità e la durata di tali attacchi, rendendo più
10agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
difficile per il bambino recuperare l'oggetto buono
che è andato perduto. Se tali attacchi sadici contro il seno sono
determinati in misura minore dall'invidia, e sono quindi di minore durata, la
bontà dell'oggetto non viene distrutta in modo
così violento e duraturo nella mente del bambino; in tal caso,

NOTE
5 " A Short History of the Development of the Libido " (1924).
FINE NOTE

quando il bambino può godere nuovamente del seno, ne


deduce che esso non è stato danneggiato ed è quindi ancora
buono6.
Si può dire che l'invidia è così tenace perché danneggia
la capacità di godere 7. Infatti il godimento, e la gratitudine
che da esso derivano, mitigano gli impulsi distruttivi, l'invidia e l'avidità.
In altre parole: poiché l'avidità, l'invidia e
le angosce persecutorie sono strettamente collegate tra di
loro, inevitabilmente l'una aumenta l'altra. La percezione del
male causato dall'invidia, la grave angoscia che ne deriva e il
conseguente senso di incertezza sulla bontà dell'oggetto provocano un aumento
dell'avidità e degli impulsi distruttivi.
Ogni qualvolta l'oggetto venga sentito malgrado tutto come
ancora buono esso viene ancor più avidamente desiderato ed
introiettato; lo stesso vale per il cibo. In analisi notiamo che
se un paziente è molto dubbioso sul suo oggetto, e quindi
anche sul valore dell'analista e dell'analisi, tende ad aggrapparsi a qualsiasi
interpretazione capace di recare sollievo
alla sua angoscia; egli è propenso a prolungare la seduta per
ricevere in maggior quantità ciò che egli sente come buono
in quel momento (alcuni pazienti hanno una tale paura della
propria avidità che stanno molto attenti ad andarsene appena
scade l'ora della seduta). I dubbi sul possesso di un oggetto

NOTE
6 L'osservazione dei bambini ci dimostra taluni di questi atteggiamenti
inconsci latenti. Come è stato detto sopra, alcuni bambini che prima del
pasto strillano pieni di rabbia, si rasserenano non appena prendono il
cibo. Questo significa che essi hanno momentaneamente perduto e poi subito
riguadagnato il loro oggetto buono. In altri, l'osservatore più attento può
notare che il risentimento e l'angoscia persistono, anche se momentaneamente
mitigati dal cibo.
7 È chiaro che la privazione, l'alimentazione insoddisfacente e circostanze
sfavorevoli intensificano l'invidia perché disturbano una piena gratificazione,
e si viene così a creare un circolo vizioso.
FINE NOTE
buono e la conseguente insicurezza dei propri sentimenti
buoni favoriscono l'identificazione avida ed indiscriminata.
Le persone di questo tipo possono essere facilmente influenzate perché non si
fidano del proprio giudizio.
In contrapposizione al bambino che, per colpa della sua
invidia, non è stato capace di costituire in modo valido l'oggetto interno
buono, il bambino che possiede una grande
capacità di amore e di gratitudine stabilisce un rapporto ben
radicato con l'oggetto buono ed è in grado di superare senza
grave danno quegli stati di invidia, di odio e di dolore temporanei, da cui non
sono esenti neppure i bambini amati e
ben curati dalla madre. Quando questi stati negativi sono
transitori l'oggetto buono viene riguadagnato ogni volta.
Questo è un fattore essenziale per la stabilità del rapporto
con l'oggetto e per la creazione di solide basi per l'Io. Con il
passare degli anni il rapporto con il seno materno diventa il
punto di riferimento per lo sviluppo dei sentimento di devozione verso le
persone, e verso i valori ideali, su cui si sposta
parte dell'amore che era stato in origine sperimentato per
l'oggetto primario.
III
11agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
Il sentimento di gratitudine è una delle espressioni più
evidenti della capacità di amare. La gratitudine è un fattore
essenziale per stabilire il rapporto con l'oggetto buono e per
poter apprezzare la bontà degli altri e la propria. La gratitudine ha le sue
radici nelle emozioni e negli atteggiamenti
dei primissimi stadi dell'infanzia quando la madre è il primo
ed unico oggetto per il neonato. Ho già detto che questo
legame precoce è basilare per lo sviluppo di ogni successivo
rapporto d'amore8. Anche se il rapporto esclusivo con la
madre varia per intensità e durata da individuo a individuo,
sono convinta che esso esiste in una certa misura nella
maggior parte delle persone. Le circostanze esterne influiscono
in parte sulla durata indisturbata di questo rapporto, ma i
fattori interni che ne stanno alla base - soprattutto la capacità di amare -
sembra siano innati. Gli impulsi distruttivi,
e specialmente l'invidia molto intensa, possono, agli inizi, disturbare questo
legame particolare con la madre. Se l'invidia
del seno che nutre è forte la gratificazione completa viene
intralciata perché, come ho già detto, è tipico dell'invidia il
desiderio di privare l'oggetto di ciò che possiede e quindi
di danneggiarlo.
Il bambino può provare un godimento completo solo se
la sua capacità di amare è sufficientemente sviluppata; ed è
questo godimento che costituisce la base della gratitudine.
Freud ha descritto lo stato di beatitudine del bambino mentre
viene allattato come il prototipo della gratificazione sessuale9.
Secondo me queste esperienze non solo formano la base della
gratificazione sessuale, ma di tutte le gioie future della vita
e rendono realizzabile il sentimento di unità con un'altra
persona. Tale unità presuppone una comprensione completa,
essenziale per stabilire un rapporto ben riuscito di amicizia
o di amore. Nel migliore dei casi tale comprensione non ha
bisogno di esprimersi a parole, e questa è la prova della sua
origine dal rapporto intimo con la madre nel periodo preNOTE
8 Developments in PsycboAnalysis, cap. VI.
9 Three Essays on the Theory of Sexuality.
FINE NOTE

verbale. La capacità di godere pienamente il rapporto primitivo con il seno è


essenziale per la successiva capacità di provare piaceri di qualsiasi genere.
Se la gioia serena dell'allattamento è stata provata spesso,
l'introiezione del seno buono sarà realizzata in modo relativamente sicuro. Una
gratificazione completa al seno significa che
il bambino avverte di aver ricevuto dall'oggetto amato un dono
insostituibile, che egli vuole conservare. Questa è la base
della gratitudine, la quale è strettamente collegata con la
fiducia nelle figure percepite come buone. Ciò implica anzitutto la capacità di
accettare e assimilare l'oggetto di amore
primario (non solo come fonte di nutrimento) senza che l'avidità e l'invidia
interferiscano troppo, perché Pinternalizzazione avida disturba il rapporto con
l'oggetto. Mentre nel buon
rapporto con l'oggetto interno od esterno predomina il desiderio di conservare e
risparmiare l'oggetto stesso, nel rapporto avido ed invidioso il bambino sente
di dominare e di
prosciugare il seno e quindi di danneggiarlo. Ho già parlato
in altra occasione 10 del processo che dà origine alla fiducia nel
seno buono; questa dipende dalla capacità del neonato di
investire la libido sul primo oggetto esterno, costituendo così
un oggetto buono u che ama e protegge il Sé e viene amato e
protetto dal Sé. Ciò è basilare per l'instaurarsi della fiducia
nella propria bontà. Quanto più spesso viene sperimentata e
viene accettata pienamente la gratificazione al seno, tanto
più spesso vengono provati il godimento, la gratitudine e
quindi anche il desiderio di ricambiare il piacere che se ne
NOTE
12agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
10 Developments in PsycboAnalysis, cap. VII.
" Cfr. anche il concetto di Donald Winnicott del " seno illusorio " e
la sua teoria che all'inizio gli oggetti vengano creati dal Sé (" Psychoses
and Child Care", 1953).
FINE NOTE

è ottenuto. Questa esperienza ricorrente rende possibile la


formazione della gratitudine ad un livello profondo ed ha
un ruolo molto importante nel creare le capacità riparative
e sublimative. Tramite i processi di proiezione e di introiezione e per mezzo di
una ricchezza interiore che viene elargita e reintroiettata si ottiene un
arricchimento ed un approfondimento dell'Io. Viene così via via stabilizzato e
consolidato il possesso di un oggetto interno valido e la gratitudine può
entrare pienamente in gioco.
La gratitudine è strettamente collegata con la generosità.
La ricchezza interiore deriva dal fatto che si è assimilato
l'oggetto buono e si può ora dividerne i doni con gli altri.
Questo rende possibile l'introiezione di un mondo esterno più
amichevole, ne deriva una sensazione di arricchimento, e
se spesso la generosità non viene apprezzata abbastanza, la
capacità di dare non diminuisce per questo. Coloro i quali
non hanno invece ben radicati questi sentimenti di ricchezza
e di forza interiori alternano a periodi di generosità un bisogno esagerato di
stima e di gratitudine, il quale provoca
in loro delle angosce persecutorie derivanti dalla sensazione
di essere stati derubati ed impoveriti.
L'invidia eccessiva verso il seno materno impedisce al
bambino di goderne pienamente e intralcia così lo sviluppo
del sentimento di gratitudine. Il fatto che l'invidia venga
elencata tra i sette " vizi capitali " ha una ragione psicologica
ben precisa, anzi oserei dire che si ha la sensazione inconscia
che l'invidia sia il vizio peggiore, perché daneggia e guasta
l'oggetto buono che è fonte di vita. Chaucer condivide questo
parere, e in The Parsons Tale dice- " L'invidia è senz'altro il peccato peggiore
che esista; tutti gli altri peccati infatti
sono rivolti contro una sola virtù, mentre l'invidia è rivolta
contro tutte le virtù e contro tutte le bontà ". La sensazione
di aver danneggiato e distrutto l'oggetto primario menoma
la fiducia dell'individuo di poter stabilire in futuro rapporti
sinceri, di poter amare e di essere buono.
Spesso ci troviamo di fronte a manifestazioni di gratitudine che risultano
derivare più da sentimenti di colpa
che dalla capacità di amare. Credo che sia importante distinguere, ad un livello
profondo, questi sentimenti di colpa dal
sentimento di gratitudine. Ciò però non esclude che un certo
senso di colpa non riesca ad infiltrarsi anche nei sentimenti
di gratitudine più genuini.
Dalle mie osservazioni ho potuto dedurre che le persone
che non hanno saputo stabilire un rapporto valido con il loro
primo oggetto e non hanno saputo conservare della gratitudine per esso vanno più
soggette a modifiche del carattere
che, ad una osservazione più attenta, si rivelano come gravi
alterazioni della personalità. Quando in tali persone le angosce persecutorie si
intensificano, sia per cause esterne che
per cause interne, esse perdono completamente il loro oggetto
buono primario, ovvero i sostituti di esso, siano essi valori
ideali o persone. I processi che stanno alla base di questo
cambiamento sono una regressione ai meccanismi di scissione
e di disintegrazione precoci. Tale disintegrazione, data la
gamma di sfumature, non porta necessariamente a malattie
manifeste, anche se in definitiva il carattere ne viene intaccato. L'avidità di
potere e di prestigio, come pure il bisogno
di voler ad ogni costo ammansire i persecutori sono aspetti
dei mutamenti del carattere a cui intendo riferirmi.
Ho osservato a volte che quando in una persona si
riaccende l'invidia essa viene riattivata nelle sue più profonde
radici. Perché come ogni sentimento primitivo essa ha caNOTE
13agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
13 Klein l Invidia.
FINE NOTE
rattere onnipotente, l'onnipotenza si riflette sul sentimento
di invidia attuale, rivolta contro una figura sostitutiva, e
contribuisce perciò sia all'instaurarsi di emozioni stimolate
dall'invidia, sia allo scoraggiamento ed al senso di colpa. Può
darsi che questa riattivazione dell'invidia precoce ad opera di
un'esperienza attuale sia comune a tutti ma, sia il grado di
intensità del sentimento che il senso di distruzione onnipotente variano da
individuo a individuo. Questo fattore è molto
importante nell'analisi dell'invidia, perché solo se si è in
grado di raggiungere le sue origini più profonde si può dire
che l'analisi è stata pienamente efficace.
È chiaro che le frustrazioni e le circostanze infelici stimolano sempre una
certa dose di invidia e di odio. Ma la
forza di questi sentimenti ed il modo in cui essi vengono da
noi dominati variano notevolmente. Per questo e per molti
altri motivi la capacità di godere, collegata con il sentimento
di gratitudine per il bene ricevuto, è molto diversa da persona a persona.
\\CAPITOLO III
\I
Per chiarire meglio l'argomento che sto trattando penso
sia necessario esporre in breve le mie teorie sull'Io precoce.
Ritengo che esso sia già presente, all'inizio della vita postnatale, anche se in
forma rudimentale e ancora privo di coesione. Già nel primissimo periodo di vita
l'Io esplica molte
funzioni importanti. Può darsi che questo Io precoce si avvicini molto a quello
che Freud chiama la parte inconscia dell'Io. Freud non pensava che l'Io potesse
esser già presente
alla nascita ed aveva attribuito all'organismo delle funzioni
che, secondo me, possono esser esplicate solo dall'Io. La
minaccia di annientamento dall'interno, per opera dell'istinto
di morte, secondo il mio punto di vista, che in questo differisce da quello di
Freud ', è l'angoscia primaria; ed è l'Io
che, al servizio dell'istinto di vita, - chiamato in causa
forse dall'istinto di vita stesso, - deflette in parte la minàccia che ne deriva
verso l'esterno. Freud attribuiva all'organismo questa difesa fondamentale
contro l'istinto di morte,
NOTE
1 Freud ha affermato che " l'inconscio sembra non contenere nulla che
possa portare un sostanziale contributo al concetto di annichilimento della
vita" (Inhibitions, Symptoms and Anxiety, p. 93).
FINE NOTE
io invece considero questo processo come la prima attività
dell'Io.
Vi sono delle altre attività precoci dell'Io le quali, secondo me, derivano
dalla necessità impellente di affrontare la
lotta tra istinto di vita e istinto di morte. Una di queste è
la tendenza all'integrazione che nasce dall'istinto di vita e
che si esprime nella capacità di amare. La tendenza opposta
dell'Io a scindere se stesso e gli oggetti è dovuta in gran parte
alla grande mancanza di coerenza dell'Io al momento della
nascita ed in parte al fatto che ciò costituisce una difesa
contro l'angoscia primaria ed è quindi un mezzo per proteggere l'Io. Per molti
anni ho ribadito l'importanza di un particolare processo di scissione: la
divisione del seno in oggetto
buono e oggetto cattivo. Io ritengo questo processo un'espressione del conflitto
innato tra amore e odio e dell'angoscia
che ne deriva. Vi sono tuttavia altri processi di scissione che
coesistono con questa divisione, ed è solo di recente che
alcuni di essi sono stati capiti più a fondo.
Ho scoperto per esempio che l'Io, mentre internalizza
in modo avido e vorace l'oggetto e in primo luogo il seno,
14agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
frammenta in vario grado se stesso e i suoi oggetti, ottenendo
così una dispersione degli impulsi distruttivi e delle angosce
persecutorie interne. Questo processo, che non ha sempre la
stessa forza, e che determina il grado di normalità dell'individuo, è una delle
difese della posizione schizoparanoide
che permane secondo me sino al terzo o quarto mese di
vita 2. Non voglio con questo affermare che il neonato durante
NOTE
2 Cfr. il mio lavoro " Notes on Some Schizoid Mechanisms ", ed anche
il lavoro di Herbert Rosenfeld " Analysis of a Schizophrenic State with
Depersonalization " ( 1947).
FINE NOTE
quei mesi non sia in grado di godere pienamente il cibo che
riceve, il rapporto con la madre e frequenti momenti di
benessere fisico. Ma, ogni qualvolta sorge dell'angoscia, essa
è, a mio avviso, principalmente di natura paranoide e le difese
contro di essa e i meccanismi usati sono prevalentemente
schizoidi. Lo stesso vale, mutatis mutandis, per la vita emotiva del bambino nel
periodo caratterizzato dalla posizione
depressiva.
Ritorniamo ora al processo di scissione che, secondo me,
è una premessa importante per il mantenimento di una relativa stabilità nel
bambino piccolo. Durante i primi due o
tre mesi di vita il bambino tiene separato l'oggetto buono
da quello cattivo e, così facendo, in fondo, lo conserva e
accresce la sicurezza dell'Io. Nello stesso tempo questa divisione precoce è
possibile solo se c'è un'adeguata capacità di
amare ed un Io relativamente forte. Secondo la mia ipotesi
la capacità di amare promuove sia le tendenze all'integrazione sia la scissione
primaria ben riuscita tra oggetto amato
e oggetto odiato. Tutto ciò sembra paradossale ma poiché,
come ho già detto, l'integrazione si basa su di un oggetto
buono profondamente radicato -che forma il nucleo dell'Io,
una certa dose di scissione è essenziale per ottenere l'integrazione, perché
questa protegge l'oggetto buono e più tardi
mette in grado l'Io di sintetizzare i suoi due aspetti. L'invidia eccessiva, che
è l'espressione degli impulsi distruttivi,
intralcia il costituirsi della scissione precoce tra seno buono
e seno cattivo, impedendo la strutturazione di un oggetto
buono. Vengono a mancare perciò le basi per un completo sviluppo ed integrazione
della personalità adulta e inoltre le successive differenziazioni tra buono e
cattivo sono in vario modo
disturbate. Nella misura in cui queste difficoltà di sviluppo
sono da attribuirsi ad un'eccessiva invidia, esse dipendono
dal prevalere nei primissimi stadi della vita dei meccanismi
paranoidi e schizoidi che, secondo la mia teoria, costituiscono
la base della schizofrenia.
\\9II
Nell'esplorare i processi di scissione precoci è essenziale
fare una distinzione, anche se non può essere netta, tra oggetto buono ed
oggetto idealizzato. Una scissione molto profonda tra i due aspetti dell'oggetto
è la prova che la divisione
non è stata fatta tra un oggetto buono ed uno cattivo, ma
tra un oggetto idealizzato ed un oggetto estremamente cattivo.
Se la divisione è molto netta e profonda, ciò sta ad indicare
che gli impulsi distruttivi, l'invidia e le angosce persecutorie
sono molto intense e che l'idealizzazione serve principalmente
da difesa contro questi sentimenti. Quando l'oggetto buono
è profondamente radicato, la scissione è fondamentalmente
di natura diversa e permette che si verifichino tutti i processi
importanti di integrazione dell'Io e di sintesi dell'oggetto.
L'odio può essere quindi in certo qual modo mitigato dall'amore e la posizione
depressiva può essere elaborata. L'identificazione con un oggetto buono e totale
si stabilisce quindi
15agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
con più sicurezza, e questo rafforza l'Io, e lo mette in grado
di conservare la sua identità e di avere la sensazione di possedere una bontà
sua propria. L'Io non è più così soggetto
ad una identificazione indiscriminata con molti oggetti, processo, questo,
caratteristico di un Io debole. Dalla piena identificazione con un oggetto buono
deriva inoltre la sensazione
che il Sé possegga una bontà sua propria. In casi sfavorevoli,
una identificazione proiettiva eccessivamente intensa, per cui
le parti scisse del Sé vengono proiettate nell'oggetto, genera
una grave confusione tra il Sé e l'oggetto, il quale ultimo viene
quindi a rappresentare anche il Sé 3. Ne consegue un indebolimento dell'Io e dei
gravi disturbi nel rapporto con l'oggetto.
I bambini che hanno una grande capacità di amare non
sentono il bisogno di idealizzazione quanto quelli che hanno
un'enorme quantità di impulsi distruttivi e di angosce persecutorie.
L'idealizzazione eccessiva sta ad indicare che la spinta
prevalente proviene dalla persecuzione. Secondo le scoperte
da me fatte molti anni fa nel mio lavoro coi bambini piccoli,
essa è un corollario dell'angoscia persecutoria, una difesa
contro di essa, così come il seno idealizzato è il contrapposto
del seno divorante.
L'oggetto idealizzato è molto meno integrato nell'Io dell'oggetto buono perché è
originato più dall'angoscia persecutoria che dalla capacità di amare. Ho potuto
anche constatare che l'idealizzazione deriva dalla sensazione innata che
debba esistere un seno estremamente buono, il che porta all'intenso desiderio
dell'oggetto buono e al desiderio di poterlo
amare4. Esso sembra essere condizione essenziale alla vita
stessa, vale a dire espressione dell'istinto di vita. Siccome
il bisogno di avere un oggetto buono è universalmente senNOTE
3 Ho già parlato dell'importanza di questo processo in lavori precedenti e qui
desidero solo sottolineare come questo mi sembra sia un meccanismo di
fondamentale importanza della posizione schizoparanoide.
4 Ho già accennato al bisogno intrinseco di idealizzare la situazione prenatale.
Un altro campo di fertile idealizzazione è il rapporto bambinomadre. E sono
soprattutto persone che non sono state capaci di provare a sufficienza la
felicità di tale rapporto che lo idealizzano retrospettivamente.
FINE NOTE

tito, non si può fare una distinzione assoluta tra oggetto


idealizzato e oggetto buono.
Alcuni reagiscono all'incapacità di possedere un oggetto
buono (a causa di un'invidia eccessiva) idealizzandolo. Questa prima
idealizzazione è precaria perché l'invidia dell'oggetto buono è destinata ad
estendersi anche al suo aspetto
idealizzato. Lo stesso vale anche per l'idealizzazione di oggetti successivi e
per l'identificazione spesso instabile e indiscriminata con essi. L'avidità è un
fattore importante in
queste identificazioni indiscriminate perché la necessità di
avere sempre il massimo impedisce di fare una selezione e
una discriminazione. Questo impedimento è dovuto anche alla
confusione tra ciò che è buono e ciò che è cattivo che si è
formata nel rapporto con l'oggetto primario.
Le persone che sono riuscite a costituire il loro oggetto
buono primario con relativa sicurezza sono in grado di conservare l'amore per
l'oggetto pur riconoscendone i difetti;
quando questo non avviene, invece, i rapporti di amore e
di amicizia sono caratterizzati dalla idealizzazione. Questa
però tende a crollare, ed allora l'oggetto amato deve essere
sostituito spesso, perché nessun oggetto può soddisfare pienamente
l'aspettativa. La persona che è stata in precedenza
idealizzata viene spesso sentita come un persecutore (e questo
dimostra l'origine della idealizzazione come contrapposto della
persecuzione) e su di essa vengono proiettati gli atteggiamenti
critici ed invidiosi del soggetto. È di grande importanza il
fatto che processi simili operano nel mondo interiore il quale
si trova così a contenere degli oggetti particolarmente pericolosi. Tutto ciò
16agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
porta ad una instabilità nei rapporti, e rappresenta un altro aspetto della
debolezza dell'Io, di cui ho

parlato in precedenza a proposito delle identificazioni indiscriminate.


I dubbi relativi all'oggetto buono possono sorgere facilmente anche in un
rapporto madrebambino sicuro: ciò
non deriva solamente dal fatto che il bambino è molto dipendente dalla madre, ma
anche dall'angoscia continua che l'avidità e gli impulsi distruttivi abbiano il
sopravvento in lui;
tale angoscia è un fattore molto importante negli stati depressivi. Certamente,
in ogni momento della vita, sotto la
pressione dell'angoscia, possono rimanere scosse la fiducia
e la fede negli oggetti buoni, ma sono l'intensità e la durata
di questi stati di dubbio, di sconforto e di persecuzione a
determinare se l'Io è capace di reintegrarsi e di reinsediare
con sicurezza5 i suoi oggetti buoni. La speranza e la fede
nell'esistenza della bontà, come lo si può vedere nella vita
quotidiana, sono di grande aiuto per riuscire a superare le
avversità e neutralizzare efficacemente il sentimento di persecuzione.
NOTE
5 Vedere a questo proposito il mio lavoro " Mourning and its Relation
to ManiacDepressive States " {Contributi alla psicoanalìsi) nel quale ho
definito il normale processo di elaborazione del lutto come un processo nel
quale vengono ricostituiti gli oggetti buoni precoci. Secondo me questa
elaborazione avviene per la prima volta quando il bambino affronta con successo
la posizione depressiva.
FINE NOTE

\\CAPITOLO IV
\I
Una delle conseguenze dell'invidia eccessiva sembra essere
il precoce instaurarsi del senso di colpa. Quando l'Io non è
ancora in grado di sopportare la colpa, essa viene sentita
come una persecuzione e l'oggetto che la provoca diventa un
persecutore. Il bambino allora si trova nell'impossibilità di
elaborare sia l'angoscia depressiva sia quella persecutoria perché l'una si
confonde con l'altra. Qualche mese dopo, allorché
insorge la posizione depressiva, l'Io, più integrato e più
forte, può più facilmente sopportare la sofferenza provocata
dal senso di colpa e sviluppare le difese corrispondenti, soprattutto le
tendenze riparative.
Il senso di colpa precoce del primissimo stadio (cioè
durante la posizione schizoparanoide), aumentando la persecuzione e la
disintegrazione, impedisce l'elaborazione della
posizione depressiva 1 Questa mancata elaborazione si nota
NOTE
1 Pur non avendo cambiato il mio punto di vista sulla posizione depressiva che
si instaura all'incirca nel secondo trimestre del primo anno
di vita e raggiunge il suo apice a circa sei mesi, ho potuto osservare che
alcuni bambini sembrano sperimentare dei sentimenti di colpa fugaci già
nei primissimi mesi di vita (vedi Developments in PsychoAnalysis,
!!cap. VIII). Ciò non vuol dire che la posizione depressiva si sia già
instauFINE NOTE
sia in pazienti bambini che in adulti: non appena viene avvertito il senso di
colpa, l'analista diventa un persecutore ed è
posto sotto accusa per vari motivi. In tali casi scopriamo che
da bambini i pazienti non potevano provare senso di colpa
senza che questo contemporaneamente li portasse ad uno stato
di angoscia persecutoria con le relative difese. Difese che si
presentano poi sotto forma di proiezione sull'analista e di
negazione onnipotente.
Secondo la mia ipotesi il senso di colpa ha sempre le sue
radici più profonde nell'invidia nei confronti del seno che nutre e nella
sensazione di averne deteriorato la bontà con attacchi invidiosi. Se nella prima
infanzia l'oggetto primario si è
17agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
costituito con relativa sicurezza, il senso di colpa suscitato da
tali sentimenti può essere affrontato con maggior successo
perché in questo caso l'invidia è più fugace e meno soggetta
a compromettere il rapporto con l'oggetto buono.
L'invidia eccessiva non permette un'adeguata gratificazione orale ed agisce
quindi da stimolo, nel senso di una
intensificazione dei desideri e delle tendenze genitali. Questo
significa che troppo presto il bambino si rivolge ad una
gratificazione genitale e quindi il rapporto orale si genitalizza,

NOTE
!!rata. Ho descritto altrove i processi e le difese che caratterizzano la
posizione depressiva, quali il rapporto con l'oggetto intero, un maggiore
riconoscimento della realtà interna ed esterna, le difese contro la depressione,
in particolare la spinta alla riparazione e l'estendersi dei rapporti
oggettuali che porta agli stadi precoci del complesso di Edipo. Parlando di
colpa vissuta transitoriamente durante il primo periodo di vita, mi sono
avvicinata maggiormente al punto di vista del periodo in cui scrissi La
psicoanalisi dei bambini, dove appunto descrissi le esperienze di colpa e
di persecuzione in bambini molto piccoli. Quando in seguito ho definito
la posizione depressiva, ho fatto una divisione più chiara, forse troppo
schematica tra colpa, depressione e difese corrispondenti da una parte, e
stadio paranoide (che più tardi ho chiamato posizione schizoparanoide)
dall'altra.
FINE NOTE

mentre le tendenze genitali rimangono eccessivamente colorite


di rivendicazioni e di angosce di tipo orale. Ho spesso
sostenuto che le sensazioni e i desideri genitali sono probabilmente attivi fin
dalla nascita: è ben noto per esempio che
i maschietti hanno l'erezione in uno stadio molto precoce.
Però, riferendomi a queste sensazioni che sorgono prematuramente, intendo dire
che le tendenze genitali interferiscono
con quelle orali ad uno stadio in cui normalmente i desideri
orali sono predominanti2. Di nuovo dobbiamo prendere in
considerazione gli effetti di una confusione precoce, che si
esprime in una confusione di impulsi e di fantasie orali, anali
e genitali. Una certa sovrapposizione di impulsi libidici ed
aggressivi è normale; quando però questa sovrapposizione
è tale da ostacolare il predominio di una o dell'altra al loro
giusto stadio di sviluppo, allora, sia la vita sessuale futura
che le sublimazioni ne risentono negativamente. La genitalità che si fonda su di
una fuga dall'oralità risulta piena
di insicurezze perché in essa continuano a vivere i sospetti e
le delusioni connessi ad un godimento orale poco soddisfacente. Questa
interferenza di tendenze genitali nel primato
orale indebolisce la gratificazione nella sfera genitale ed è
spesso causa di masturbazione ossessiva e di promiscuità.
Infatti, la mancanza del godimento primario introduce nei
desideri genitali degli elementi ossessivi e, come ho potuto
riscontrare in taluni pazienti, può impregnare di sensazioni
sessuali tutte le attività, i pensieri e gli interessi. In alcuni
NOTE
2 Ho motivo di ritenere che questa genitalizzazione prematura sia una
caratteristica frequente di tratti schizofrenici gravi e della vera e propria
schizofrenia. Vedi W. Bion in " Notes on the Theory of Schizophrenia "
(1954) e in " Differentiation of the Psychotic from the NonPsychotic
Personalities " (1955).
FINE NOTE
bambini, la fuga nella genitalità è anche una difesa contro
l'odio e il danno provocato all'oggetto primario verso il
quale si nutrono dei sentimenti ambivalenti. Ho scoperto
che l'instaurarsi prematuro della genitalità può essere legato
al primo manifestarsi del senso di colpa ed è caratteristico
dei pazienti paranoidi e schizoidi3.
Quando il bambino raggiunge la posizione depressiva ed
18agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
è maggiormente in grado di far fronte alla sua realtà psichica,
allora sente anche che la cattiveria dell'oggetto è in gran
parte dovuta alla propria aggressività ed alla conseguente
proiezione. Questa presa di coscienza, come possiamo vederlo
nella situazione di transfert, provoca grave sofferenza psichica
e senso di colpa quando la posizione depressiva raggiunge il
suo apice: ma può anche arrecare sollievo e speranza, sentimenti che a loro
volta rendono meno difficile il ravvicinamento dei due aspetti dell'oggetto e
del Sé e l'elaborazione
della posizione depressiva. La speranza si basa sulla crescente
consapevolezza inconscia che l'oggetto interno ed esterno non
è così cattivo come era percepito nei suoi aspetti scissi. Con
il mitigarsi dell'odio attraverso l'amore l'oggetto viene valorizzato nella
mente del bambino. Egli non sente più in modo
così violento che l'oggetto è stato distrutto nel passato e non
teme più tanto il pericolo di una sua possibile distruzione
nel futuro: non essendo stato danneggiato, l'oggetto viene
quindi sentito meno vulnerabile nel presente e nel futuro.
L'oggetto interno acquista un potere limitante ed autoconNOTE
3 Vedi " The Importance of SymbolFormation in the Development
of the Ego" (1930) e "A Conttibution to the Psychogenesis of ManieDepressive
States " (1935), ambedue in Contributi alla psicoanalisi; ed
anche La psicoanalisi dei bambini.
FINE NOTE

servativo e la sua maggiore forza costituisce un aspetto importante della sua


funzione di SuperIo.
Nel descrivere il superamento della posizione depressiva,
legato ad una maggior fiducia nell'oggetto interno buono, non
intendo affermare che questi risultati non possano essere temporaneamente
annullati. Infatti, una tensione proveniente dall'interno o dall'esterno può
stimolare depressione e accrescere
sfiducia nel Sé e nell'oggetto. Tuttavia la capacità di uscire
da questi stati depressivi e di ricuperare il senso di sicurezza
interiore è, secondo me, indice di una personalità ben sviluppata, mentre il
tentativo di superare la depressione - come
di frequente avviene - negandola e indurendo i propri sentimenti, rappresenta
una regressione alle difese maniacali
usate nella posizione depressiva infantile.

\II
Tra l'invidia nei confronti del seno materno e lo svilupparsi della gelosia
esiste un legame diretto. La gelosia nasce
dalla diffidenza e rivalità verso il padre, che è accusato di aver
portato via il seno materno, e la madre stessa. Questa rivalità
caratterizza gli stadi precoci del complesso di Edipo, diretto
ed invertito, che normalmente sorge in concomitanza con la
posizione depressiva nel secondo trimestre del primo anno
di vita4.
NOTE
4 Ho puntualizzato altrove (ad es. in Developments in PsychoAnalysis,
cap. VI) la stretta connessione esistente tra la fase di sviluppo della
posizione depressiva e i primi stadi del complesso di Edipo.
FINE NOTE
Lo sviluppo del complesso di Edipo è fortemente influenzato dalle vicissitudini
del primo rapporto esclusivo con la
madre; se questo rapporto risulta disturbato troppo presto,
entra in gioco prematuramente la rivalità con il padre. Fantasie del pene dentro
la madre o dentro il suo seno, trasformano il padre in un intruso ostile. Tale
fantasia diventa particolarmente intensa quando il bambino non ha potuto godere
pienamente e felicemente il primo rapporto con la madre,
e non ha introiettato il primo oggetto buono con sufficiente
sicurezza; questo insuccesso dipende in parte dall'intensità
dell'invidia.
Quando in alcuni miei lavori descrissi la posizione depressiva, dimostrai che in
19agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
quella fase il bambino integra progressivamente i suoi sentimenti di amore e di
odio, sintetizza
gli aspetti buoni e cattivi della madre ed attraversa periodi
di lutto e di sensi di colpa. Una maggiore comprensione del
mondo esterno lo porta a rendersi conto che non può tenere
la madre soltanto per sé come suo possesso esclusivo. Dipende
in gran parte dai sentimenti che il bambino ha provato nei
riguardi del suo unico oggetto perduto se egli riuscirà o
meno a trovare un sollievo al suo dolore nel rapporto con il
secondo oggetto, il padre, o con altre persone che gli stanno
intorno. Se era un rapporto ben radicato, la paura di perdere
la madre sarà meno forte e la capacità di dividerla maggiore.
In questo caso il bambino può anche sentire meno odio per
i suoi rivali. Tutto ciò significa che egli è riuscito a elaborare
bene la posizione depressiva, evenienza che si verifica solo se
l'invidia verso l'oggetto primario non è stata eccessiva.
La gelosia, come sappiamo, è insita nella situazione edipica ed è accompagnata
da odio e desideri di morte. Ma di
solito l'acquisizione di nuovi oggetti di amore - il padre e
i fratelli - ed altri compensi che l'Io in corso di sviluppo
trova nel mondo esterno, mitigano in parte la gelosia e il
risentimento, mentre, se i meccanismi schizoidi e paranoidi
sono forti, la gelosia - e in ultima istanza l'invidia - non si
attenuano. Il complesso di Edipo è influenzato da tutti questi fattori.
Le fantasie inerenti al seno materno e alla madre che
contiene il pene del padre, o al padre che ha dentro di sé la
madre, sono caratteristiche dello stadio più precoce del complesso di Edipo. È
questa l'origine dell'immagine combinata
dei genitori: dell'importanza di questa fantasia ho parlato
ampiamente in miei precedenti lavori5. L'influenza dell'immagine combinata dei
genitori, sulla capacità del bambino di
differenziare i due genitori e di stabilire un buon rapporto con
ciascuno dei due, dipende dalla forza dell'invidia e dall'intensità della sua
gelosia edipica. Il sospetto infatti che i genitori traggano una continua,
reciproca soddisfazione rafforza
la fantasia - le cui origini sono varie - che essi siano sempre uniti. Se queste
angosce sono molto attive e perdurano
quindi a lungo possono causare un disturbo permanente nel
rapporto con ambedue i genitori. In individui molto malati
questa incapacità di scindere il rapporto con il padre da quello
con la madre, che nella psiche del paziente sono inestricabilmente legati, ha un
ruolo molto importante nei gravi stati
di confusione.

NOTE
5 La psicoanalisi dei bambini (in particolare cap. Vili) e Developments in
PsychoAnalysis (cap. VI). Ho messo in rilievo che queste
fantasie fanno normalmente parte dei primi stadi del complesso di Edipo,
e vorrei ora aggiungere che tutto lo sviluppo del complesso di Edipo è
grandemente influenzato dall'intensità dell'invidia che determina la forza
della figura combinata dei genitori.
FINE NOTE
Se l'invidia non è eccessiva, la gelosia della situazione
edipica diventa un mezzo per elaborarla. Quando nasce la
gelosia, i sentimenti ostili sono diretti non tanto verso l'oggetto primario
quanto piuttosto verso i rivali - padre o
fratelli - il che permette di diluirli. Allo stesso tempo,
con lo svilupparsi di questi rapporti, sorgono sentimenti di
amore che sono una nuova fonte di gratificazione. D'altra
parte, il passaggio da desideri orali a desideri genitali riduce
l'importanza della madre quale fonte di godimento orale (e
noi sappiamo che l'oggetto di invidia è in prevalenza orale).
Per quanto riguarda il bambino, una gran parte di odio viene
riversata sul padre che è oggetto di invidia in quanto possiede la madre: si
tratta della tipica gelosia edipica. In quanto
alla bambina, i desideri di tipo genitale nei riguardi del padre
20agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
le permettono di trovare un altro oggetto d'amore. La gelosia
prende così, in certo qual modo, il posto dell'invidia e la madre diventa la
rivale più importante. La bambina desidera sostituirsi alla madre e possedere e
curare i bambini che il padre
amato dà alla madre. L'identificazione con la madre in questo
ruolo rende possibile una più ampia gamma di sublimazioni.
È essenziale inoltre tener presente che l'elaborazione dell'invidia per mezzo
della gelosia costituisce allo stesso tempo
un'importante difesa contro l'invidia. La gelosia diventa
molto più accettabile e fa nascere minor senso di colpa dell'invidia primaria
che distrugge il primo oggetto buono.
Nel corso di un trattamento analitico si ha spesso modo
di notare la stretta connessione esistente tra gelosia e invidia.
Ricordo ad esempio un paziente che era molto geloso di un
uomo con cui pensava avessi una relazione personale. In
seguito ebbe la sensazione che comunque nella vita privata io
dovessi essere poco interessante e noiosa, ed improvvisamente

tutta l'analisi gli sembrò noiosa. L'interpretazione - data in


questo caso dal paziente stesso - che si trattasse di una
forma di difesa lo portò a riconoscere che la svalutazione
dell'analista era il risultato di un attacco di invidia.
L'ambizione è un altro fattore che contribuisce spesso
in modo rilevante al sorgere dell'invidia; essa è in relazione
innanzitutto con la rivalità e la competizione della situazione
edipica; quando è eccessiva dimostra chiaramente di avere le
sue radici nell'invidia dell'oggetto primario. Un fallimento
delle proprie ambizioni è spesso causato dal conflitto tra il
bisogno impellente di risarcire l'oggetto danneggiato da un'invidia distruttiva
e una nuova ricomparsa dell'invidia stessa.
Freud, con la sua scoperta dell'invidia del pene nella donna
e dei suoi legami con gli impulsi aggressivi, ha dato un contributo fondamentale
alla comprensione dell'invidia. Se l'invidia del pene e i desideri di
castrazione sono forti, l'oggetto
invidiato, e cioè il pene, deve essere distrutto e l'uomo che
lo possiede privato di esso. Nella sua " Analysis Terminable
and Interminable " 6, Freud puntualizza le difficoltà che insorgono durante il
trattamento analitico di pazienti donne proprio per il fatto che esse non
potranno mai possedere il pene
che desiderano. Egli affermò che le pazienti hanno " un'intima convinzione che
l'analisi non darà loro nulla e non le
farà diventare migliori; e non possiamo che dar loro ragione
quando scopriamo che ciò che le ha spinte all'analisi era la
speranza di poter in qualche modo ottenere un organo maschile, la cui mancanza è
per loro tanto penosa ".
Dei fattori che contribuiscono all'invidia del pene ho
NOTE
6 Collected Papers, voi. V.
FINE NOTE
discusso in altre occasioni7. In questa sede vorrei considerare
l'invidia del pene nella donna, soprattutto per quel che riguarda la sua origine
orale.
Come sappiamo, con il primato dei desideri orali, il pene
viene considerato alla stregua del seno (Abraham) e l'invidia
del pene nelle donne, secondo la mia esperienza, può venir
riportata all'invidia del seno materno. Se analizziamo l'invidia
del pene nelle donne sotto questo aspetto, ci accorgiamo che
le sue origini risalgono al primissimo rapporto con la madre,
all'invidia basilare del seno materno ed ai sentimenti distruttivi ad essa
legati.
Freud ha dimostrato quanto sia importante l'atteggiamento della bambina verso la
madre per i suoi futuri rapporti
con gli uomini. Se l'invidia del seno materno si sposta sul pene
del padre, può accadere che si accentuino le tendenze omosessuali, o che
improvvisamente e bruscamente il suo interesse passi dal seno al pene, data
l'angoscia eccessiva e i
21agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
conflitti che derivano dal rapporto orale. Si tratta fondamentalmente di un
meccanismo di fuga che non può portare
perciò ad un rapporto stabile con il secondo oggetto. Se
NOTE
7 Contributi alla psicoanalisi: " L'invidia del pene e il complesso
di castrazione hanno un ruolo essenziale nello sviluppo della bambina;
ma sono molto rafforzati dalla frustrazione dei suoi desideri edipici positivi.
Anche se la bambina ad un certo stadio presùme che la madre
possegga un pene quale attributo maschile, questo concetto non ha affatto
un ruolo così importante nel suo sviluppo come suggerisce Freud. La teoria
inconscia che la madre contenga l'ammirato e desiderato pene del padre sta,
secondo la mia esperienza, alla base di molti dei fenomeni che Freud
descrisse come il rapporto della bambina con la madre fallica. I desideri
orali della bambina rivolti al pene del padre si mescolano con i suoi primi
desideri genitali di ricevere quel pene. Questi desideri genitali implicano
il desiderio di avere bambini dal padre, il che risulta anche dall'equazione
' penebambino '. Il desiderio femminile di internalizzare il pene e di
avere un bambino dal padre precede invariabilmente il desiderio di possedere un
pene lei stessa ".
FINE NOTE
motivo principale di questa fuga sono stati l'invidia e l'odio
provati nei riguardi della madre, questi sentimenti vengono
presto trasferiti sul padre, e allora non può esser stabilito un
atteggiamento d'amore duraturo nei suoi riguardi. Nello stesso
tempo, il rapporto carico di invidia verso la madre si manifesta in una rivalità
edipica eccessiva, dovuta più che
all'amore per il padre all'invidia nei confronti della madre
per il suo possesso del padre e del suo pene.
L'invidia provata nei confronti del seno viene così trasferita in pieno sulla
situazione edipica. Il padre (o il suo
pene) diventa un'appendice della madre e per questa ragione
la bambina desidera portarlo via alla madre. In futuro, quindi,
ogni successo nei suoi rapporti con uomini, diventerà una
vittoria riportata su un'altra donna. Il che vale anche se
non esiste una vera rivale, poiché in questo caso la rivalità
viene diretta contro la madre dell'uomo, come è evidente nei
frequenti disaccordi tra nuora e suocera. Se la donna valuta
l'uomo soprattutto perché la sua conquista rappresenta una
vittoria su un'altra donna, può non provar più interesse per
lui non appena ha raggiunto il successo. Questo atteggiamento nei confronti
della donna rivale significa: " Tu (e con
ciò si intende la madre) avevi quel meraviglioso seno che io
non potevo avere perché tu me lo toglievi e che io tuttora
desidero di portarti via; perciò io ti sottraggo quel pene che
tu hai caro ". Il bisogno di ripetere questa vittoria su una
rivale odiata porta spesso alla ricerca continua di altri uomini.
Anche se l'odio e l'invidia nei riguardi della madre non
sono così forti, la delusione e il malcontento possono comunque portare ad un
allontanamento da lei, e facilitare un'idealizzazione del secondo oggetto, il
pene del padre e il padre.
Questa idealizzazione è soprattutto il frutto della ricerca di
un oggetto buono, ricerca che non ha avuto successo in un
primo tempo e può quindi fallire ancora, ma non necessariamente fallire se,
nella situazione di gelosia, prevale l'amore
per il padre; allora la donna può unire un certo odio per la
madre all'amore per il padre e poi per altri uomini. In questo
caso potrà provare sentimenti amichevoli verso le donne in
genere, purché non rappresentino troppo da vicino un sostituto materno. I
sentimenti di amicizia verso le donne e
l'omosessualità possono allora fondersi nel bisogno di trovare
un oggetto buono che sostituisca l'oggetto primario evitato.
Il fatto che queste persone - siano esse uomini o donne -
possano avere dei buoni rapporti oggettuali è perciò spesso
illusorio. L'invidia sottostante verso l'oggetto primario è
scissa ma rimane attiva e può ostacolare qualsiasi rapporto.
22agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
In un certo numero di casi ho notato che la frigidità, che
si manifestava in grado variabile, era il risultato di un atteggiamento
instabile nei riguardi del pene, basato soprattutto
sulla fuga dall'oggetto primario. La capacità di avere una
piena gratificazione orale, che trae le sue origini da un rapporto soddisfacente
con la madre, sta alla base della possibilità di avere un orgasmo genitale
completo (Freud).
Anche negli uomini l'invidia del seno materno costituisce
un fattore importante. Se l'invidia è forte e di conseguenza
la gratificazione orale inibita, l'odio e l'angoscia vengono trasferite sulla
vagina. Mentre normalmente lo sviluppo genitale
permette al bambino di avere sempre la madre quale oggetto
di amore, un rapporto orale gravemente disturbato porterà
a gravi difficoltà nell'atteggiamento genitale verso le donne
in genere. Le conseguenze di un rapporto disturbato prima
con il seno e poi con la vagina sono molteplici: indebolimento della potenza
sessuale, bisogno coatto di gratificazione genitale, promiscuità ed
omosessualità. Sembra che una
delle cause che provocano il senso di colpa nei confronti dell'omosessualità sia
il sentire di essersi allontanati con odio
dalla madre e di averla tradita alleandosi con il pene del
padre e con il padre stesso. Sia durante la fase edipica che
in seguito nella vita, quest'idea di tradimento nei confronti
di una donna amata può avere delle ripercussioni: può turbare
le amicizie con uomini, anche se queste non arrivano al punto
di essere di natura omosessuale manifesta. D'altra parte ho
avuto modo di osservare che il senso di colpa nei riguardi
di una donna amata e la conseguente angoscia spesso favoriscono una fuga da lei
ed aumentano le tendenze omosessuali. È probabile che l'invidia eccessiva nei
riguardi del seno
si estenda a tutti gli attributi femminili ed in particolare alla
capacità della donna di generare figli. Se ha avuto uno sviluppo normale, l'uomo
trova un compenso ai suoi desideri
femminili insoddisfatti in un buon rapporto con la moglie o
con l'amante e nel diventare il padre dei figli che essa gli dà.
Questo rapporto porta ad esperienze quali L'identificazIone con
il proprio figlio, che lo compenserà in molti modi dell'invidia
precoce e delle frustrazioni; anche il fatto di aver generato
un figlio controbilancia l'invidia precoce dell'uomo nei riguardi della
femminilità della madre. Sia nell'uomo che nella
donna l'invidia interviene nel desiderio di portar via gli attributi dell'altro
sesso, e di possedere o danneggiare quelli
del genitore dello stesso sesso. Ne consegue che la gelosia
paranoide e la rivalità nella situazione edipica diretta come
in quella invertita sono presenti in ambedue i sessi, per
quanto divergenti nel loro sviluppo, e sono basate su di una
eccessiva invidia nei confronti dell'oggetto primario, la madre,
o meglio del suo seno.

\III
Il seno " buono " che nutre e dà inizio al rapporto
amoroso con la madre rappresenta l'istinto di vita 8 e viene
sentito anche come la prima manifestazione della creatività.
Da questo rapporto fondamentale il bambino non solo riceve
la gratificazione che desidera ma ha anche la sensazione che
esso lo mantenga in vita. La fame infatti che provoca la
paura di morire di inedia - e forse anche ogni dolore fisico
e psichico - viene sentita come una minaccia di morte. Se
si è instaurata in modo stabile l'identificazione con un oggetto internalizzato
buono che dà vita, vi sarà un forte impulso alla creatività. Per quanto
superficialmente si possa
manifestare come un desiderio di prestigio, di ricchezza e
di potenza che altri hanno raggiunto9, il suo vero scopo è
la creatività.
La capacità di dare la vita e di proteggerla è sentita come
il dono più grande ed è perciò che la creatività diventa il più
forte motivo di invidia. Milton, nel suo Paradiso perduto 10,
23agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
dove Satana, invidioso di Dio, decide di diventare l'usurpatore del Cielo,
illustra bene questa distruzione della creatività
implicita nell'invidia. Satana dichiara guerra a Dio nel tentativo di
distruggere la vita celeste e cade dal Cielo. Poi,
lui e gli altri angeli caduti costruiscono l'Inferno in opposizione al Cielo, e
diventano la forza distruttiva che tenta di
distruggere quanto Dio crea ". Sembra che questo pensiero
NOTE
9 " Developments in PsychoAnalysis ", capitoli VI e VII.
" On Identifications " (New Direction* in PsychoAnalysis).
10 Libri I e II.
11 Ma con l'invidia del diavolo la morte entrò nel mondo, e quelli
che sono dalla sua parte vengono così messi alla prova (Giudizio di Salomone,
cap. 3, v. 24).
FINE NOTE
teologico derivi da Sant'Agostino, il quale descrive la Vita
come una forza creativa in opposizione all'Invidia, che è una
forza distruttiva. A questo proposito, nella Prima Lettera ai
Corinti si legge: " L'amore non invidia ". La mia esperienza
psicoanalitica mi ha dimostrato che l'invidia della creatività
è un elemento fondamentale nei disturbi del processo creativo.
Il fatto di guastare e distruggere la fonte prima di bontà porta
presto a distruggere e ad attaccare i bambini che la madre ha
dentro di sé, con la conseguenza che l'oggetto buono viene
trasformato in un oggetto ostile, critico e invidioso. La figura
del Superio su cui è stata proiettata una forte invidia diventa
particolarmente persecutoria e interferisce con i processi
psichici e con ogni attività produttiva, quindi in definitiva,
con la creatività.
Alla base della critica distruttiva che spesso viene definita
come " pungente " e " velenosa " sta l'atteggiamento invidioso e distruttivo nei
confronti del seno. In particolare la
creatività è l'oggetto di questi attachi. Così Spenser in " The
Faerie Queene " descrive l'invidia come un lupo rapace:
Egli odiava tutte le opere buone e le imprese meritorie
...........
E anche i versi di poeti famosi
Egli calunnia, e vomita veleno12
Su ogni cosa che è stata scritta dalla bocca lebbrosa.

NOTE
12 Anche in Chaucer noi troviamo ampi riferimenti a questa critica
calunniosa e distruttiva che caratterizza la persona invidiosa. Egli descrive
il peccato di calunnia come proveniente da una mescolanza tra l'infelicità
della persona invidiosa della bontà e della prosperità degli altri e la sua
gioia per il loro male. Il comportamento malevolo è caratterizzato da
" l'uomo che loda il suo vicino ma a scopo maligno, perché egli mette
sempre un ' ma ' alla fine, e lo fa seguire da un'espressione di maggior
FINE NOTE
!!
La critica costruttiva ha origini diverse: mira ad aiutare
l'altra persona e ad incoraggiare la sua opera. Talvolta deriva
da una forte identificazione con la persona la cui opera è in
discussione. Può anche entrare in gioco un atteggiamento
materno o paterno, e spesso una certa fiducia nella propria
facoltà creatrice controbilancia l'invidia.
Causa particolare di invidia è la relativa mancanza di
essa negli altri. La persona invidiata possiede tutto ciò che
maggiormente si apprezza e si desidera, cioè un oggetto buono,
il che implica anche un buon carattere e un equilibrio mentale.
Inoltre la persona che può senza rancori godere dell'opera
creatrice e della felicità altrui si risparmia i tormenti dell'invidia, del
risentimento e della persecuzione. Mentre l'invidia è fonte di grave infelicità,
si sente che essa quasi non
24agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
esiste nel sottofondo degli stati psichici caratterizzati da soddisfazione e
tranquillità - di ciò che in definitiva costituisce
l'equilibrio psichico. La libertà dall'invidia infatti costituisce la
base delle risorse interiori e dell'adattabilità che si notano in
quelle persone che, anche dopo gravi difficoltà e sofferenze
psichiche, riacquistano la pace dello spirito. Un atteggiamento
di questo genere, in cui vi è gratitudine per i piaceri del passato e gioia per
quanto il presente può dare, si manifesta nella
serenità. Ai vecchi permette di adattarsi al fatto che non si
può riconquistare la gioventù, concede loro di partecipare
con interesse alla vita dei giovani. Il fatto ben noto che i
NOTE
biasimo di quanto la persona ne meriterebbe. Oppure, se un uomo è buono e fa o
dice cose con buona intenzione, il calunniatore capovolgerà
tutta questa bontà secondo il suo intento astuto. Oppure se altri parlano
bene di qualcuno, allora il calunniatore ammetterà che si tratta di persona
molto buona, ma indicherà nel contempo un altro migliore, disprezzando così
colui che gli altri lodano ".
FINE NOTE
!!
genitori rivivano nei figli e nei nipoti la loro vita - purché
ciò non sia un'espressione di eccessiva possessività ed ambizione deviata -
illustra questa mia tesi.
Coloro i quali sentono di aver preso parte alle esperienze
ed ai piaceri della vita, sono più capaci di credere nella continuità della vita
stessa 13. Questa possibilità di rassegnarsi
senza eccessiva amarezza e senza perdere la capacità di godimento, ha le sue
origini nell'infanzia e dipende da quanto il
bambino ha potuto godere del seno senza invidiare eccessivamente la madre. Credo
che la felicità goduta nell'infanzia e
l'amore per l'oggetto buono che arricchisce la personalità
siano alla base della capacità di godere e di sublimare sino all'età della
vecchiaia. La frase di Goethe: " Il più felice degli
uomini è colui il quale può far concordare la fine della sua
vita con l'inizio di essa " la interpreterei così: l"" inizio "
rappresenta il primo felice rapporto con la madre che durante tutta la vita
mitiga l'odio e l'angoscia ed anche in vecchiaia continua a dare appoggio e
appagamento. Il bambino
che ha costituito saldamente l'oggetto buono può compensare
le perdite e le privazioni della vita adulta. Tutto ciò è sentito
invece dalla persona invidiosa come qualcosa di irraggiungibile perché essa non
può mai essere soddisfatta e quindi la
sua invidia va sempre più consolidandosi.
NOTE
13 La fede nella continuità della vita è stata espressa in modo significativo in
un'osservazione di un bambino di cinque anni, la cui madre era
incinta. Egli, esprimendo la speranza che il figlio che si aspettava fosse
una bambina, aggiunse: " poi lei stessa avrà bambini, e i suoi bambini a
loro volta bambini, e così avanti per sempre ".
FINE NOTE
\\CAPITOLO V
\I
Vorrei ora illustrare alcune delle mie conclusioni con del
materiale clinico inizierò con l'esporre il caso di una paziente. Essa era stata
allattata al seno, ma le circostanze,
per altri aspetti sfavorevoli, avevano convinto la paziente
che la sua prima infanzia e l'allattamento erano stati assolutamente
insoddisfacenti. Alle lagnanze circa il suo passato si univa la disperazione nei
confronti del presente e del
futuro. L'invidia nei confronti del seno materno e le conseguenti difficoltà
inerenti ai rapporti oggettuali erano già
state ampiamente analizzate prima del materiale che sto per
riportare.
La paziente mi telefonò dicendo che non poteva venire
25agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
alla seduta perché aveva un dolore alla spalla. Il giorno seguente mi chiamò per
dirmi che non si sentiva ancora bene,
ma che sperava di venire da me il giorno dopo. Quando, il
terzo giorno, essa effettivamente venne, non fece che laNOTE
1 Mi rendo conto nel riferire questo caso che alcuni ragguagli sulla storia
della paziente, la sua personalità, l'età e le circostanze esterne sarebbero
utili. Ma ragioni di discrezione mi impediscono di entrare in particolari
e posso quindi soltanto tentare di illustrare gli elementi principali fornendo
un estratto del materiale in mio possesso.
FINE NOTE
gnarsi: era stata curata dalla domestica, ma nessun altro si
era interessato di lei. Essa mi raccontò che ad un certo momento il dolore era
bruscamente aumentato, provocandole
una sensazione di gran freddo. Aveva sentito un violento bisogno di qualcuno che
venisse subito a coprirle la spalla
per riscaldarla, e che dopo se ne andasse. Tutto a un tratto
si rese conto che così doveva essersi sentita quando era
piccola e desiderava che qualcuno si prendesse cura di lei, ma
nessuno veniva. Questa situazione ripeteva in modo tipico
un atteggiamento che la paziente aveva spesso con le persone,
e valeva a mettere in luce il suo primo rapporto con il seno,
cioè il desiderio che qualcuno si prendesse cura di lei e
nello stesso tempo il bisogno di respingere proprio l'oggetto che doveva
gratificarla. Il sospetto che essa nutriva nei
confronti del dono ricevuto, unito al bisogno imperioso di
essere curata - che significava, in ultima analisi, un desiderio di essere
nutrita - esprimeva il suo atteggiamento
ambivalente nei riguardi del seno. Ho già accennato a quei
bambini che rispondono ad una frustrazione rinunciando
alla gratificazione che potrebbero ricavare da un cibo che,
sia pure in ritardo, potrebbero ottenere. Suppongo che, pur
non rinunciando al loro desiderio di un seno gratificante,
essi vengano a trovarsi nell'impossibilità di goderne e perciò lo
rifiutano. Il caso che stiamo esaminando illustra alcune
delle ragioni di questo atteggiamento: il sospetto nei confronti del dono che la
mia paziente desiderava ricevere perché
l'oggetto era già guastato dall'invidia e dall'odio, e, nello
stesso tempo, un profondo risentimento di fronte ad ogni
frustrazione. Dobbiamo anche ricordare - e questo vale per
altre persone adulte nelle quali l'invidia è forte - che molte
esperienze deludenti, dovute senza dubbio anche in parte al

suo atteggiamento, avevano contribuito a farle sentire che


quelle attenzioni che lei desiderava non sarebbero state
soddisfacenti.
Nel corso della seduta la paziente mi raccontò un sogno:
si trovava seduta al tavolo di un ristorante, nessuno però
veniva a servirla. Decise allora di mettersi in coda per prendersi da sé
qualcosa da mangiare. Davanti a lei c'era una
donna che prese due o tre pasticcini e poi se ne andò. Anche
la paziente prese due o tre pasticcini. Dalle sue associazioni
riporto quanto segue: la donna sembrava molto decisa, e la
sua figura le richiamava alla mente la mia. Ci fu un improvviso dubbio circa il
nome dei pasticcini (in realtà petits
fours) che da principio lei pensò fosse " petit fru " che le
ricordava " petit frau " e quindi " Frau Klein ". Le mie interpretazioni misero
in evidenza come le sue lamentele a proposito delle sedute analitiche perdute si
riferivano all'alimentazione insoddisfacente e all'infelicità della prima
infanzia.
I due pasticcini, dei " due o tre ", rappresentavano il seno
di cui ella si era sentita privata due volte in corrispondenza
alle due sedute analitiche mancate. Erano " due o tre "
perché non era sicura se sarebbe stata in grado di venire il
terzo giorno. Il fatto che la donna fosse " decisa " e che la
paziente seguisse il suo esempio nel prendere i pasticcini, stava
ad indicare sia la sua identificazione con l'analista che la
26agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
proiezione della sua avidità su di essa. A proposito dell'invidia, un aspetto
del sogno si presenta estremamente interessante. L'analista che se ne andava con
due o tre petits
fours non rappresentava solo il seno che non le veniva
offerto ma anche il seno che si accingeva a nutrire se
stesso. (Presa in considerazione assieme ad altro materiale,
l'analista " decisa " non solo rappresentava il seno ma una
persona con le cui qualità, buone e cattive, la paziente si
identificava.)
Alla frustrazione si era così aggiunta l'invidia del seno,
che aveva provocato un amaro risentimento perché la madre
era stata sentita come egoista e meschina, come una persona
che nutriva e amava se stessa piuttosto che la sua bambina.
Nella situazione analitica essa aveva l'impressione che io mi
fossi divertita durante la sua assenza oppure che avessi dedicato quel tempo ad
altri pazienti che io preferivo. La fila a
cui la paziente aveva deciso di accodarsi si riferiva ad altri
rivali più favoriti.
L'analisi di questo sogno portò ad un cambiamento sorprendente della situazione
emotiva. La paziente provava ora
un senso di felicità e di gratitudine così viva come mai nelle
precedenti sedute analitiche. Aveva le lacrime agli occhi, cosa
del tutto insolita in lei, e diceva di sentirsi come se adesso
fosse stata nutrita con piena soddisfazione2. Le sembrava
anche che l'alimentazione ricevuta dal seno e la sua infanzia
fossero stati più felici di quanto aveva supposto. Si sentiva
più fiduciosa nel futuro e nel risultato dell'analisi. La paziente aveva preso
coscienza più piena di una parte di se
stessa, che non le era per altro sconosciuta in rapporto ad
altre situazioni. Era conscia del fatto che provava invidia e
NOTE
2 Può succedere non solo ai bambini ma anche agli adulti di rivivere in
pieno, nella situazione di transfert, emozioni provate durante le primissime
esperienze di nutrizione. Per esempio, durante la seduta analitica, il paziente
ha intensa la sensazione di fame e di sete, che scompare dopo che
gli è stata data l'interpretazione che egli ha sentito soddisfacente. Uno dei
miei pazienti, sopraffatto da queste sensazioni, si alzò dal divano per
andare ad abbracciare una sezione dell'arco che divideva in due il mio
studio. Ripetutamente alla fine di queste sedute ho sentito dire al paziente: "
Sono stato ben nutrito ". Era stato riconquistato l'oggetto buono,
nella sua forma più primitiva e precoce, della madre che si prende cura
del suo bambino e lo nutre.
FINE NOTE
gelosia nei confronti di varie persone, ma non era riuscita a
rendersene sufficientemente conto nel rapporto con l'analista
proprio perché era troppo doloroso il realizzare che essa
invidiava e distruggeva sia l'analista che il successo dell'analisi stessa.
Durante la seduta, dopo le interpretazioni di cui
ho parlato, la sua invidia era diminuita; era subentrata la
capacità di godere e di provare gratitudine, ed essa fu in grado
di viverla come un pasto felice. Questa situazione emotiva dovette essere
elaborata ripetutamente, sia nel transfert negativo che in quello positivo, fino
a raggiungere un risultato più
stabile.
L'esperienza di questo pasto felice si era potuta verificare
perché la paziente gradatamente aveva avuto modo di mettere insieme le parti del
Sé che erano state scisse nel rapporto
con l'analista ed aveva quindi riconosciuto quanto fosse stata
invidiosa e perciò sospettosa nei miei riguardi e, prima ancora, nei riguardi
della madre. Tutto ciò era strettamente
legato a sentimenti di gratitudine. Nel corso dell'analisi l'invidia fu ridotta
e si fecero sempre più frequenti e duraturi i
sentimenti di gratitudine.
\II
27agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
Traggo il mio secondo esempio dall'analisi di una paziente
con forti elementi depressivi e schizoidi. Essa aveva sofferto
per lungo tempo di depressione. L'analisi procedeva e si
notavano dei progressi malgrado i ripetuti dubbi della paziente circa l'utilità
del nostro lavoro. Le avevo interpretato
gli impulsi distruttivi nei confronti dell'analista, dei genitori e
NOTE
5. Klein, invidia.
FINE NOTE
dei fratelli, ed attraverso l'analisi aveva preso coscienza di
talune fantasie di attacchi distruttivi rivolti contro il corpo
della madre. Questa presa di coscienza era seguita generalmente da depressione,
non però di natura intrattabile.
È particolarmente interessante notare che durante il
primo periodo del trattamento le difficoltà della paziente non
erano emerse in tutta la loro gravità e profondità. Dal
punto di vista della socialità dava l'impressione di essere una persona amabile,
per quanto soggetta alla depressione; dimostrava un'inclinazione spontanea e
genuina alla
riparazione e ad aiutare gli amici. La gravità della sua malattia divenne
tuttavia evidente ad un certo momento, in parte
come risultato del precedente lavoro analitico ed in parte in
seguito a circostanze esterne. La paziente ebbe diverse delusioni; ma fu proprio
un inaspettato successo nella sua carriera a portare maggiormente alla ribalta
quanto io stavo
analizzando da anni, e cioè la sua intensa rivalità nei miei
riguardi e la sensazione di poter, nel suo campo, diventare
pari od anche superiore a me. Sia lei che io giungemmo a
riconoscere l'importanza della sua invidia distruttiva nei miei
riguardi; e, come sempre avviene quando si raggiungono
questi livelli profondi, ogni impulso distruttivo a quel livello venne sentito
come onnipotente e perciò irrevocabile
ed irrimediabile. Fino allora io avevo analizzato a fondo i
suoi desideri sadicoorali, ed è anche così che arrivammo ad
una sua parziale presa di coscienza dei suoi impulsi distruttivi nei confronti
della madre e di me stessa. Nel corso dell'analisi avevamo anche affrontato i
desideri sadicouretrali
e sadicoanali, ma a questo riguardo non avevo l'impressione
di aver fatto molti progressi e sentivo che la sua comprensione di questi
impulsi e fantasie era di natura intellettuale. Nel periodo dell'analisi di cui
ora parlerò, si presentò

con maggiore forza, intensità di tipo uretrale.


La paziente provò una sensazione di grande esaltazione
per il suo successo, che si annunciò con un sogno che rivelava il trionfo su di
me, e la sottostante invidia distruttiva
nei miei riguardi ovvero nei riguardi della madre. Nel sogno la paziente si
trovava sospesa in aria su di un tappeto
magico che la reggeva e poggiava sulla cima di un albero. Si
trovava abbastanza in alto da vedere attraverso una finestra
l'interno di una stanza dove una mucca stava ruminando
qualcosa che sembrava una striscia interminabile di coperta.
Durante la stessa notte essa ebbe anche un frammento di
sogno in cui si accorgeva che le sue mutande erano bagnate.
Le associazioni al sogno misero chiaramente in evidenza
che l'essere sulla cima dell'albero significava l'avermi superata: la mucca
rappresentava me, che essa guardava con disprezzo. Agli inizi della sua analisi
la paziente aveva fatto
un sogno in cui io ero raffigurata come una donna apatica
somigliante ad una mucca, mentre lei era una bambinetta che
teneva un discorso brillante e pieno di successo. Le mie interpretazioni di
allora, secondo cui la paziente mi vedeva come
una persona disprezzabile mentre lei si esibiva con tanto successo, erano state
accettate solo parzialmente malgrado essa
realizzasse perfettamente che la bambinetta rappresentava se
stessa e la donnamucca l'analista. Questo sogno portò gradualmente ad una
28agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
maggior presa di coscienza dei suoi attacchi distruttivi ed invidiosi contro di
me e contro la madre.
Da allora, la donnamucca, che rappresentava me, assunse
una configurazione ben delineata nel materiale analitico, per
cui era ben chiaro che nel nuovo sogno la mucca che si
trovava nella stanza entro cui la paziente stava guardando,
rappresentava l'analista. Essa associò alla striscia interminabile di coperta un
flusso senza fine di parole, e le venne
in mente che si trattava di tutte le parole che io avevo detto
durante l'analisi e che ora io dovevo inghiottire. La striscia
di coperta era un'osservazione sarcastica diretta alla confusione e
all'inutilità delle mie interpretazioni. Vediamo qui la
completa svalutazione dell'oggetto primario, rappresentato dalla mucca, e il
risentimento contro la madre che non l'aveva
nutrita in modo soddisfacente. La punizione inflittami, consistente nel farmi
rimangiare tutte le parole, mette in luce la
profonda diffidenza e i dubbi che l'avevano ripetutamente assalita nel corso
dell'analisi. Dopo le mie interpretazioni divenne evidente che essa non poteva
aver fiducia nell'analista
maltrattata, come non poteva aver fiducia nell'analisi che svalutava. La
paziente fu sorpresa e spaventata del suo atteggiamento nei miei riguardi, che
per lungo tempo prima del
sogno essa si era rifiutata di riconoscere in tutta la sua irruenza.
Le mutande bagnate del sogno e le relative associazioni
esprimevano (tra gli altri significati) attacchi uretrali velenosi contro
l'analista, intesi a distruggere le sue facoltà mentali e trasformarla in una
donnamucca. Ben presto la paziente
fece un altro sogno che ribadiva questo particolare argomento. Stava al fondo di
una scala e volgeva lo sguardo in
alto ad osservare una giovane coppia che aveva qualcosa
che non andava. Gettava loro un gomitolo di lana, che essa
stessa descrisse come una " magia buona ", mentre le sue
associazioni mostrarono che la magia cattiva, ed in particolare il veleno,
avevano determinato il bisogno di usare poi
la magia buona. Le associazioni relative alla coppia mi permisero di
interpretare una situazione di gelosia attuale decisamente negata e ci
riportarono, nel passato, ad esperienze precoci, e, in ultima analisi, ai
genitori. I sentimenti distruttivi

e di invidia nei riguardi dell'analista e, in passato, nei riguardi della madre,


erano alla base della gelosia e dell'invidia provate nel sogno verso la coppia.
Il fatto che questo
gomitolo leggero non raggiungesse mai la coppia stava a
significare che i suoi meccanismi riparativi non avevano avuto
successo e l'angoscia per questo fallimento era un elemento
importante della sua depressione.
Questo è soltanto un estratto del materiale che dimostrò
in modo convincente alla paziente la sua invidia velenosa
nei confronti dell'analista e del suo oggetto primario. Essa fu
sopraffatta da una depressione così profonda come non mai,
depressione che seguì al suo stato di esaltazione, e che era
dovuta soprattutto al fatto di esser arrivata a prender coscienza di una parte
di sé completamente scissa, che fino
allora non era stata capace di riconoscere. Come ho già detto,
fu molto difficile aiutarla a rendersi conto del suo odio e
della sua aggressività. Ma quando si giunse a riconoscere come la sua
distruttività avesse la sua base nell'invidia che la
portava a distruggere ed umiliare l'analista, che pure un'altra
parte di lei apprezzava profondamente, essa non poté sopportare di vedersi in
quella luce. La paziente non sembrava
essere una persona particolarmente vanagloriosa o presuntuosa, tuttavia
servendosi di una serie di processi di scissione e
di difese maniacali, essa si era aggrappata ad un'immagine
di sé idealizzata. Il realizzare l'altro aspetto di sé - che,
giunta a questo stadio dell'analisi, essa non poteva più negare -, il sentirsi
cioè cattiva e spregevole, fece crollare
l'idealizzazione e fece nascere in lei una sfiducia in se stessa
29agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
e un senso di colpa per il danno irrevocabile provocato nel
MELANTE KLEIN
passato e nel presente. Il suo senso di colpa e la sua depressione si
concentravano sul suo sentimento di ingratitudine nei riguardi dell'analista, -
che come essa sapeva,
l'aveva aiutata e la stava aiutando e nei riguardi della quale
essa sentiva disprezzo e odio - e, in definitiva, sulla ingratitudine verso la
madre che essa, inconsciamente, vedeva derubata e danneggiata dalla sua invidia
e dai suoi impulsi distruttivi.
L'analisi della sua depressione portò ad un miglioramento,
che dopo qualche mese fu seguito di nuovo da una profonda
depressione. Questa fu causata dal fatto che la paziente aveva
riconosciuto con maggior consapevolezza i suoi virulenti attacchi sadicoanali
contro l'analista, ed in passato, contro la
sua famiglia, il che confermò il suo senso sia di malattia
che di cattiveria. Per la prima volta essa fu in grado di rendersi conto con
quanta forza le tendenze sadicouretrali e
sadicoanali erano state scisse, coinvolgendo parti importanti
della personalità e degli interessi della paziente. Il cammino
verso l'integrazione iniziatosi dopo l'analisi della depressione implicò la
riconquista di queste parti perdute e la necessità di affrontarle determinò la
sua depressione.
\III
Il terzo esempio si riferisce ad una paziente che definirei abbastanza normale.
Con il passare degli anni essa
era diventata sempre più consapevole della sua invidia nei
riguardi di una sorella maggiore e della madre. L'invidia
verso la sorella era stata controbilanciata da un forte senso
di superiorità intellettuale che di fatto aveva un fondamento
e dalla sensazione inconscia che la sorella fosse estremamente
nevrotica. L'invidia nei riguardi della madre era controbilanciata da sentimenti
molto forti di amore e di apprezzamento della sua bontà.
La paziente raccontò il seguente sogno: si trovava sola
in un vagone ferroviario con una donna, di cui poteva vedere solo il dorso e che
si stava sporgendo dal finestrino
dello scompartimento con grave rischio di cadere fuori. Afferrandola per la
cintura, la paziente la teneva saldamente con
una mano, mentre con l'altra scriveva un avviso, che poi
attaccò al finestrino, in cui diceva che in quello scompartimento un medico era
occupato con una malata e non si
doveva disturbarlo.
Delle associazioni relative al sogno riporto le seguenti: la
paziente aveva la netta sensazione che la figura che teneva
per la cintura fosse una parte di se stessa, la parte alienata.
Nel sogno era convinta che non doveva lasciarla cadere dal
finestrino ma trattenerla nello scompartimento ed occuparsi
di lei. L'analisi del sogno rivelò che lo scompartimento rappresentava lei
stessa. Ai capelli, che si vedevano solo di spalle, associò la sorella.
Ulteriori associazioni la portarono a
riconoscere la sua rivalità ed invidia nei confronti di quest'ultima, che
risalivano al tempo in cui la paziente era ancora
bambina, mentre la sorella era già in età di essere corteggiata. Essa parlò poi
di un vestito che indossava sua madre e che da bambina la paziente aveva non
solo ammirato
ma anche desiderato ardentemente di possedere. Questo vestito disegnava
chiaramente la forma del seno, e divenne più
che mai evidente, per quanto ciò non fosse una novità, che
ciò che essa invidiava e in fantasia danneggiava era il seno
della madre.
Questa presa di coscienza aumentò i suoi sensi di colpa,
sia verso la sorella che verso la madre, e la portò a rivedere ulteriormente i
suoi primissimi rapporti. Arrivò ad un'accettazione più comprensiva dei difetti
della sorella e si
rese coflto di non averla amata abbastanza. Scoprì anche
che nella prima infanzia l'aveva amata più di quanto non ricordasse. Io
30agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
interpretai che sentiva di dover tenere sotto controllo la parte di se stessa,
alienata e scissa, che era anche
connessa con l'internalizzazione della sorella nevrotica. Dopo
l'interpretazione del sogno, la paziente, che a ragione si riteneva abbastanza
normale, rimase fortemente sorpresa e colpita. Questo caso illustra un fatto che
sta diventando sempre più evidente, e cioè che tracce di sentimenti e di
meccanismi paranoidi e schizoidi, spesso scissi da altre parti del
Sé, si ritrovano anche nelle persone normali3.
La sensazione della paziente di dover trattenere saldamente quella figura
implicava anche che essa avrebbe dovuto
aiutare maggiormente la sorella, impedendole, per così dire, di
cadere; questa sensazione veniva ora risperimentata nei suoi
riguardi quale oggetto internalizzato. La revisione dei suoi
primissimi rapporti era legata ad un cambiamento di sentimenti nei riguardi dei
suoi oggetti primari introiettati. Il
fatto che sua sorella rappresentasse anche la parte ammalata di sé risultò
essere una parziale proiezione dei suoi
sentimenti schizoidi e paranoidi sulla sorella. In concomitanza con questa sua
presa di coscienza la scissione del suo
Io diminuì.
NOTE
3 The Interpretation of Dreams di Freud mostra chiaramente che qualcosa di
questi residui psicotici trova espressione nei sogni, e che essi costituiscono
perciò una valida salvaguardia per l'equilibrio mentale.
FINE NOTE

\IV
Riferirò ora il caso di un paziente, riportando un sogno
che fu determinante nel fargli riconoscere non solo i suoi
impulsi distruttivi verso l'analista e verso la madre, ma anche l'invidia come
fattore specifico nei suoi rapporti con loro.
Fino allóra, e con forte senso di colpa, egli aveva già in parte
riconosciuto i suoi impulsi distruttivi, ma non si rendeva
ancora conto dei suoi sentimenti di invidia e di ostilità contro la creatività
dell'analista ed in passato della madre. Egli
era conscio, tuttavia, del fatto che provava invidia nei confronti di altra
gente e che, per quanto avesse un buon rapporto con il padre, sentiva anche nei
suoi confronti rivalità e gelosia. Il sogno che sto per riferire lo portò ad una
presa di coscienza più profonda della sua invidia verso l'analista "ef servì a
chiarire i suoi desideri precoci di possedere
tutti gli attributi femminili della* madre.
Nel sogno il paziente era andato a pescare; era incerto
se uccidere il pesce che aveva preso per poi mangiarlo, ma
poi decise di riporlo in un canestro e di lasciarlo morire. Il
canestro in cui aveva riposto il pesce era una cesta da lavandaia. Il pesce si
trasformò improvvisamente in un benissimo
bambino che aveva qualcosa di verde nei suoi vestiti. Poi
egli notò - e a questo punto si sentì molto preoccupato -
che gli intestini del bambino erano usciti fuori essendo stato
ferito dall'amo che aveva inghiottito quando era nelle vesti
del pesce. Al colore verde il paziente associò la copertina
dei libri della International PsychoAnalytical Library ed
egli osservò che il pesce nel canestro rappresentava uno dei
miei libri che ovviamente egli aveva rubato. Ulteriori associazioni dimostrarono
tuttavia che il pesce non rappresentava
solo il mio lavoro ed il mio bambino ma anche me stessa.
L'avere io abboccato all'amo, che voleva dire l'essermi lasciata
adescare, esprimeva la sua sensazione che io avessi di lui una
opinione migliore di quella che si meritava e che non mi
fossi accorta dell'esistenza in lui di parti distruttive che
agivano contro di me. Per quanto il paziente non potesse
ancora riconoscere pienamente che il suo modo di trattare il
pesce, il bambino e me stessa significava distruggere me e
il mio lavoro per invidia, a livello inconscio egli lo percepiva. Io interpretai
inoltre che la cesta da lavandaia esprimeva, in questo caso, il suo desiderio di
essere una donna,
31agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
di avere bambini e di toglierli alla madre. Questo passo
verso l'integrazione lo portò ad un forte attacco di depressione dovuta alla
necessità di affrontare le componenti aggressive della sua personalità. Malgrado
queste si fossero
già fatte notare nella parte precedente della sua analisi, a
questo punto egli le sentì come uno shock e con un senso
di orrore di se stesso.
La notte seguente il paziente sognò un luccio, a cui associò balene e squali,
pur non avendo l'impressione in sogno
che si trattasse di un animale pericoloso: il luccio era vecchio e sembrava
stanco e sfinito. Sopra il luccio c'era uno
spinarello, ed egli subito aggiunse che gli spinarelli non si
nutrono a spese del luccio o della balena ma si aggrappano
sul loro dorso per proteggersi dagli attacchi di altri pesci.
Il paziente riconobbe che questa spiegazione era una difesa
contro la sensazione di essere lui lo spinarello ed io il luccio
vecchio e sfinito che si trovava in quello stato perché ero
stata trattata così male nel sogno della notte precedente e
perché egli sentiva che ero stata spremuta completamente da
lui; mi aveva quindi trasformato in un oggetto non soltanto
danneggiato ma anche pericoloso. In altre parole, era venuta alla luce
un'angoscia persecutoria e depressiva; il luccio
associato alle balene ed agli squali rappresentava gli elementi
persecutori, mentre il suo aspetto vecchio e sfinito esprimeva
il senso di colpa del paziente per il danno che egli sentiva
di avermi arrecato e di continuare ad arrecarmi.
La profonda depressione che seguì a questa presa di coscienza durò parecchie
settimane, più o meno ininterrottamente, ma non interferì con il lavoro del
paziente né con la
sua vita familiare. Egli descrisse questa depressione come
diversa dalle altre già sperimentate in precedenza e come
molto più profonda. Il bisogno impellente di riparazione,
espresso nel lavoro fisico e intellettuale, venne aumentato
dalla depressione e preparò il terreno ad un suo superamento. Fu questa una fase
dell'analisi che diede dei risultati notevoli. Anche quando la depressione, dopo
esser stata
elaborata, cominciò a migliorare, il paziente era convinto che
non avrebbe mai più potuto giudicarsi quello di prima, e
ciò implicava non una sensazione di sconforto, ma una maggiore conoscenza di se
stesso e una maggiore tolleranza
nei confronti degli altri. L'analisi era riuscita a fargli fare
un importante passo avanti verso l'integrazione, connessa
con l'aumentata capacità da parte del paziente di affrontare la
sua realtà psichica. Tuttavia nel corso dell'analisi non sempre
il paziente riusciva a mantenere questo atteggiamento: cioè,
come sempre, l'elaborazione non poteva essere che un processo graduale.
Malgrado la sua facoltà di osservazione e di critica fosse
già in precedenza entro i limiti della normalità, questa fase
dell'analisi portò ad un deciso miglioramento. Anche i ricordi dell'infanzia e
l'atteggiamento verso i fratelli emersero con
maggiore intensità, riportando il paziente al primo rapporto
con la madre. Durante il periodo di depressione a cui ho accennato, egli
riconosceva di aver perduto quasi completamente il piacere e l'interesse per
l'analisi, che però riconquistò in pieno quando la depressione scomparve.
Raccontò in
seguito un sogno nel quale egli svalutava un po'"l'analista,
mentre l'analisi rivelò che si trattava invece di una forte svalutazione. Nel
sogno egli aveva a che fare con un ragazzo delinquente ma non era soddisfatto
del modo con cui affrontava la situazione. Il padre del ragazzo suggeriva di
portare
il paziente al luogo di destinazione in automobile; ma egli
si accorgeva che lo portavano sempre più distante da dove
intendeva andare. Dopo un po'"ringraziò il padre e scese
dalla macchina, ma non si smarrì perché, come al solito, lo
guidò il suo senso di orientamento. Strada facendo osservò
una costruzione alquanto particolare che gli sembrò interessante e adatta ad una
32agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
mostra ma non piacevole come abitazione. Associò ad essa qualche particolare del
mio aspetto.
Poi parlando della costruzione disse che aveva due ali e
che ricordava l'espressione " prender sotto le proprie ali ". Riconobbe che il
ragazzo delinquente di cui si era interessato lo rappresentava, mentre la
seconda parte del sogno
spiegava perché egli fosse un delinquente: l'episodio del
padre, che rappresentava l'analista, e che lo portava sempre
più distante dalla sua destinazione, rappresentava i dubbi che
egli esprimeva in parte per svalutarmi; si domandava se io
lo stessi portando nella direzione giusta, se fosse necessario
arrivare così in profondità e se io non gli stessi facendo del
male. Accennando al suo senso dell'orientamento e al suo
non sentirsi smarrito, egli aveva voluto significare il contrario delle accuse
fatte al padre del ragazzo (l'analista);
e sapeva che l'analista gli era molto utile e che era l'invidia
che provava verso di me a fare aumentare i suoi dubbi.
Egli si rese anche conto che la costruzione interessante,
in cui però non gli sarebbe piaciuto abitare, rappresentava
l'analista. D'altra parte sentiva che analizzandolo io l'avevo
preso sotto le mie ah, proteggendolo dai suoi conflitti e
dalle sue angosce. Nel sogno i dubbi e le accuse contro di
me erano un modo di svalutarmi e si riferivano non solo
all'invidia ma anche allo sconforto conseguente all'invidia e
al senso di colpa conseguente alla sua ingratitudine.
A questo sogno si poteva dare anche un'altra interpretazione, confermata in
seguito da altri sogni, basata sul fatto
che nella situazione analitica io spesso rappresentavo il padre, che poi
improvvisamente si trasformava nella madre, o
i due genitori contemporaneamente. Questa interpretazione
rivelava come l'accusa diretta al padre che l'aveva portato in
una direzione sbagliata fosse legata all'attrazione omosessuale
precoce per la figura paterna. Questa attrazione, come risultò
nel corso dell'analisi, aveva provocato forti sensi di colpa;
riuscii a dimostrare al paziente che l'invidia e l'odio che
aveva provato per la madre e per il seno e che aveva violentemente scisso,
avevano contribuito a spingerlo verso il padre. Perciò i suoi desideri
omosessuali erano sentiti come
un'alleanza ostile contro la madre. L'accusa fatta al padre
di averlo portato nella direzione sbagliata si collegava alla
sensazione, che troviamo così spesso nei pazienti, di esser stato indotto
all'omosessualità. Si tratta qui della proiezione dei
desideri del paziente sul genitore.
L'analisi del suo senso di colpa ebbe varie conseguenze:
egli provò un sentimento di amore più profondo per i geni-
78 MELANIE KLEIN
tori; inoltre si rese conto - e questi due fatti sono strettamente collegati -
che nel suo bisogno di riparare c'era
stato un elemento coatto. L'identificazione troppo forte con
l'oggetto danneggiato in fantasia - originariamente la madre - aveva diminuito
la sua capacità di godere pienamente
e perciò in un certo senso impoverito la sua vita. Divenne
evidente che anche nel suo rapporto precoce con la madre, malgrado non ci fosse
ragione di dubitare che l'allattamento fosse stato felice, egli non aveva potuto
goderlo
in pieno per la paura di esaurire e defraudare il seno. D'altra parte
l'interferenza con il suo godimento era stato motivo di risentimento aumentando
il suo senso di persecuzione.
Questo è un esempio del processo che ho descritto in precedenza, per cui nei
primi stadi di sviluppo il senso di
colpa - in particolare la colpa per l'invidia distruttiva nei
riguardi della madre e dell'analista - può trasformarsi in
persecuzione. Attraverso l'analisi dell'invidia primaria e la
corrispondente diminuzione dell'angoscia depressiva e persecutoria, fu possibile
aumentare, nel paziente, la capacità di
godere e di provare gratitudine ad un livello profondo.

33agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
\V
Accennerò ora al caso di un altro paziente che era affetto
da una tendenza alla depressione accompagnata da un bisogno
coatto di riparare: la sua ambizione, rivalità ed invidia, che
si affiancavano ad altri aspetti positivi del suo carattere, venINVIDIA E
GRATITUDINE
nero gradatamente analizzati. Ci vollero tuttavia degli anni4
perché il paziente potesse rivivere pienamente l'invidia verso
il seno e verso la sua capacità creativa e il desiderio di danneggiarlo, che
erano stati completamente scissi. All'inizio della sua analisi egli fece un
sogno che descrisse come " ridicolo ": stava fumando la pipa, che era riempita
con fogli
strappati da uno dei miei libri. Egli era molto sorpreso perché " uno non fuma
carta stampata ". Io interpretai che questo era un aspetto del sogno di
secondaria importanza; il significato principale era dato dal fatto che egli
aveva stracciato
il mio lavoro e lo stava distruggendo. Gli feci anche notare
che la distruzione dei miei scritti era di natura sadicoanale,
implicita nel fatto che egli li fumava. Egli negava questi
attacchi aggressivi poiché, unitamente a forti processi di
scissione, egli aveva una grande capacità di negazione. Un
altro aspetto del sogno erano i sentimenti persecutori nei
riguardi dell'analisi. Le precedenti interpretazioni lo avevano
irritato ed erano state sentite dal paziente come qualcosa che
doveva " mettere nella pipa e fumare ". L'analisi di questo
sogno lo aiutò a riconoscere i suoi impulsi distruttivi contro
l'analista ed anche a rendersi conto che essi erano stimolati
da una situazione di gelosia sorta il giorno precedente perché
aveva avuto la sensazione che qualcun altro fosse considerato
da me più di lui. Ma la presa di coscienza raggiunta non lo
portò ad un riconoscimento della sua invidia nei riguardi del-
4 L'esperienza mi ha dimostrato che se l'analista è pienamente convinto
dell'importanza di un nuovo aspetto della vita emotiva, è anche in
grado di darne un'interpretazione più tempestiva. Dandogli così sufficiente
rilievo ogni qualvolta il materiale lo consenta, l'analista mette il paziente
in grado di realizzare molto prima questi processi, rafforzando l'efficacia
dell'analisi stessa.

l'analista, malgrado gli fosse stata data un'interpretazione in


!!tal senso. Io non ho dubbi tuttavia che questo servì a preparare il terreno al
materiale che col tempo portò ad una
sempre maggiore chiarificazione degli impulsi distruttivi e
dell'invidia.
Il punto critico fu toccato in uno stadio più avanzato dell'analisi quando
questi sentimenti verso l'analista
si presentarono al paziente in tutta la loro intensità. Egli
raccontò un sogno che ancora una volta definì " ridicolo ":
stava avanzando a grande velocità, come se fosse in automobile. Era in piedi su
uno strano congegno semicircolare che sembrava di filo metallico o di una
qualche " sostanza atomica ". Come egli stesso si espresse " questo gli
permetteva di tirare avanti ". Improvvisamente si accorse
che l'aggeggio su cui si trovava stava andando a pezzi, ed
era molto preoccupato. Il paziente associò all'oggetto semicircolare il seno e
l'erezione del pene, e cioè la sua potenza.
Nel sogno erano espressi anche il suo senso di colpa per
non aver utilizzato nel giusto modo l'analisi ed i suoi impulsi distruttivi nei
miei riguardi. Egli sentì nella sua depressione, che io non potevo esser
protetta e ciò si ricollegava con angosce passate, in parte anche coscienti, di
non esser stato capace di proteggere la madre quando il
padre era assente durante e dopo la guerra. I suoi sensi
di colpa, verso la madre e verso di me, erano già stati
analizzati ampiamente, ma solo recentemente egli era arrivato a sentire in modo
più preciso che era la sua invidia a distruggermi. Il suo senso di colpa e di
infelicità
erano tanto più grandi in quanto in parte egli provava
gratitudine per l'analista. La frase " questo mi permetteva
di tirare avanti " significava quanto essenziale fosse per
lui l'analisi e quanto fosse una condizione indispensabile
34agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
INVIDIA E GRATITUDINE
per la sua potenza in senso lato, cioè per il raggiungimento
di tutte le sue aspirazioni. La realizzazione della sua invidia e del suo odio
nei miei confronti lo colpì profondamente
e fu seguita da una forte depressione e da sentimenti di
indegnità. Io credo che questa specie di shock, che ho descritto in parecchi
casi, sia il risultato di un importante
progresso nella riduzione della scissione tra le varie parti
del Sé, e quindi un notevole progresso nell'integrazione
dell'Io.
Nella seduta successiva al secondo sogno, il paziente
arrivò ad una più completa presa di coscienza. della sua
ambizione e della sua invidia. Mentre diceva di riconoscere
i propri limiti, faceva notare, allo stesso tempo, come non
si aspettava di coprire se stesso e la sua professione di
gloria. A questo punto, ed ancora sotto l'influenza del sogno, egli capì che
questo modo di esporre le cose dimostrava la forza della sua ambizione e del suo
paragonarsi
con invidia a me. Dopo un'iniziale sensazione di sorpresa,
questo riconoscimento lo portò ad una piena consapevolezza.
NOTE
6. KItin I Invidia.
FINE NOTE
\\CAPITOLO VI
\I
Nel descrivere il mio modo di vedere l'angoscia l'ho
spesso definita il punto focale della mia tecnica. Ma, sin
dall'inizio, le angosce non esistono senza le relative difese
contro di esse. Come ho precedentemente puntualizzato,
la prima e più importante funzione dell'Io è quella di affrontare l'angoscia. Io
ritengo anche probabile che l'angoscia primordiale, provocata dalla minaccia
dell'istinto di
morte che parte dall'interno, possa essere la spiegazione
valida del perché l'Io viene spinto all'attività fin dalla nascita. L'Io è
costantemente occupato a proteggere se stesso
dal dolore e dalla tensione provocati dall'angoscia, ed è
perciò che mette in moto le sue difese fin dall'inizio della
vita postnatale. Per molti anni ho sostenuto che la maggiore o minore capacità
dell'Io di sopportare l'angoscia
fosse un fattore costituzionale che esercita una forte influenza sullo sviluppo
delle difese. Se la sua capacità di
far fronte all'angoscia è inadeguata, l'Io può regredire a
precedenti forme di difesa oppure essere portato ad impiegare in misura
eccessiva quelle proprie dello stadio in
cui si trova. Ne risulta che l'angoscia persecutoria e i metodi usati per
affrontarla possono essere così violenti da
danneggiare in seguito l'elaborazione della posizione depressiva. In alcuni
casi, soprattutto di tipo psicotico, fin
dall'inizio ci troviamo di fronte a difese apparentemente
così inaccessibili che ci sembra impossibile analizzarle.
Passerò ora ad enumerare alcune forme di difesa contro l'invidia che ho
incontrato nel corso del mio lavoro.
Alcune delle difese più precoci che ho già descritte, quali
l'onnipotenza, la negazione e la scissione, vengono rafforzate dall'invidia. Ho
fatto notare precedentemente che l'idealizzazione non solo serve da difesa
contro la persecuzione
ma anche contro l'invidia.
Nei bambini piccoli, il fallimento della scissione iniziale normale tra oggetto
buono e oggetto cattivo, rappresenta un insuccesso che, unito all'invidia
eccessiva, spesso
porta ad una scissione tra un oggetto onnipotentemente
idealizzato ed un oggetto primario molto cattivo. L'esaltare ad un alto grado
l'oggetto e i suoi doni costituisce
un tentativo rivolto a diminuire l'invidia. Se l'invidia è
molto forte, è probabile, prima o poi, che insorga una ribellione contro
35agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
l'oggetto primario idealizzato e contro quelle persone che, nel corso dello
sviluppo, vengono a prendere il suo posto.
Come ho accennato precedentemente, quando la normale scissione tra amore e odio
e tra oggetto buono e oggetto cattivo non avviene con successo, può sorgere
confusione tra oggetto buono e oggetto cattivo 1 Ritengo che
questa sia la base di ogni tipo di confusione - sia che si
tratti di stati confusionali gravi sia di forme più blande
quale l'indecisione - cioè una difficoltà a concludere ed

NOTE
1 Vedi Rosenfeld, "Note on the Psychopathology of Confusional States
in Chronic Schizophrenias " (1950).
FINE NOTE
a pensare con chiarezza. La confusione viene peraltro usata
anche come difesa, come si può vedere in ogni stadio dello
sviluppo. Il non saper discernere tra la bontà o meno di
un sostituto della figura originaria, controbilancia in parte
la persecuzione ed il senso di colpa per aver danneggiato
ed attaccato con invidia l'oggetto primario. La battaglia contro l'invidia
assume un altro carattere allorché, con la posizione depressiva, si instaurano
sensi di colpa diversi. Anche in quelle persone in cui l'invidia non è
eccessiva,, la
preoccupazione per l'oggetto, l'identificazione con esso, la
paura di perderlo e di danneggiare la sua creatività, costituiscono un fattore
importante che ostacola l'elaborazione
della posizione depressiva. La fuga dalla madre verso altre
persone, che sono ammirate e idealizzate proprio per annullare i sentimenti
ostili nei riguardi di quell'importantissimo oggetto invidiato (e perciò odiato)
che è il seno,
diventa anche un mezzo per conservare il seno - il che
significa anche conservare la madre2. Ho spesso sottolineato
l'importanza del modo con cui avviene questo spostamento
dal primo al secondo oggetto, il padre. Se l'invidia e l'odio
predominano, questi sentimenti vengono trasferiti in una
certa misura sul padre e sui fratelli, e più tardi su altre
figure, e perciò il meccanismo di fuga fallisce.
Con l'allontanamento dall'oggetto primario si disperdono
anche i sentimenti provati nei suoi riguardi, il che, in un
successivo stadio di sviluppo, può portare alla promiscuità.
L'espandersi dei rapporti oggettuali nell'infanzia fa parte
dello sviluppo normale. Fintanto che il rapporto stabilito
con i nuovi oggetti costituisce in parte un sostituto dell'amoNOTE

2 Vedi cap. VI in Developments in PsychoAnalysis.


FINE NOTE
re per la madre e non soprattutto una fuga dall'odio nutrito
per lei, i nuovi oggetti sono utili e compensano dell'inevitabile sensazione di
perdita dell'unico primo oggetto - perdita che viene percepita con la posizione
depressiva. Amore
e gratitudine permangono poi a vari livelli nelle nuove relazioni, anche se
questi sentimenti sono in certo qual modo
esclusi dai sentimenti provati verso la madre. Se, tuttavia,
la dispersione dei sentimenti viene usata principalmente
come un mezzo di difesa contro l'invidia e l'odio, non sono
queste difese che possono costituire una base per relazioni
oggettuali durature perché sono influenzate dalla persistente
ostilità nei riguardi del primo oggetto.
La difesa contro l'invidia assume spesso la forma di una
svalutazione dell'oggetto. Ritengo che il danneggiare e lo
svalutare siano inerenti all'invidia. L'oggetto che è stato
svalutato non ha più bisogno di essere invidiato, e questo
vale anche per l'oggetto idealizzato, che viene svalutato e
non è perciò più idealizzato. Dipende dalla forza dell'invidia quanto
rapidamente questa idealizzazione viene demolita. A qualsiasi grado di sviluppo
si può far ricorso alla
svalutazione ed all'ingratitudine come difese contro l'invidia, ed in alcune
36agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
persone esse rimangono una caratteristica dei loro rapporti oggettuali. Mi
riferisco a quei pazienti i quali, nella situazione di transfert, dopo esser
stati
decisamente aiutati da un'interpretazione, la criticano fino
a non lasciarle alcunché di buono. Per fare un esempio:
un paziente, il quale nel corso della seduta analitica era
arrivato ad una soluzione soddisfacente di un problema
reale, iniziò la seduta seguente dicendo che si sentiva molto
seccato con me: gli avevo provocato una grande angoscia
il giorno precedente mettendolo di fronte a quel particolare
problema. Risultò anche che egli si sentiva accusato e svalutato da me perché,
fin quando il problema non era stato analizzato, la soluzione non gli si era
presentata. Solo riflettendovi, egli riconobbe che l'analisi gli era stata
realmente utile.
Una difesa particolare dei soggetti più depressi è la
svalutazione del Sé. Alcune persone non sono capaci di
sviluppare le loro doti naturali e di usarle con successo. In
altri casi questo atteggiamento si manifesta solo in determinate occasioni; ogni
volta che c'è il pericolo di rivalità con
una figura di rilievo. Svalutando le proprie doti queste persone negano
l'invidia e allo stesso tempo si puniscono per
questo. In analisi si può tuttavia vedere che la svalutazione
di se stesso stimola di nuovo il senso di invidia verso l'analista, che viene
sentito come superiore proprio perché il
paziente ha fortemente svalutato se stesso. Il privarsi del
successo ha, naturalmente, molte cause determinanti, e questo vale per tutti gli
atteggiamenti da me considerati3. Ma
ho trovato che l'origine di questo tipo di difesa risale alla
colpa e all'infelicità per non aver potuto conservare l'oggetto buono a causa
dell'invidia. Le persone che non hanno
stabilito in modo valido il loro oggetto buono soffrono di
angoscia per il timore che esso venga danneggiato e guastato da sentimenti di
competizione e di invidia, e devono
perciò evitare il successo e la competizione.
Un'altra difesa contro l'invidia è strettamente legata all'avidità.
Internalizzando il seno in modo tanto avido da
percepirlo come un suo possesso esclusivo, il bambino sente
che tutto il buono che egli gli attribuisce sarà suo: è questo
un meccanismo che egli usa per controbilanciare l'invidia.

NOTE
3 Vedi Freud, " Some CharacterTypes Met with in PsychoAnalytic
Work" (1915).
FINE NOTE
Ed è proprio la grande avidità con cui si attua l'internalizzazione che contiene
il germe dell'insuccesso. Come ho detto
precedentemente, un buon oggetto bene insediato e quindi
assimilato, non solo ama il soggetto ma è da lui amato. È
questa, penso, la caratteristica del rapporto con un oggetto
buono, mentre non vale, o solo in misura ridotta, per un
oggetto idealizzato. Una possessività esclusiva e violenta,
trasforma l'oggetto buono in un persecutore distrutto e non
vengono sufficientemente evitate le conseguenze dell'invidia.
Mentre invece una certa tolleranza nei riguardi della persona amata viene poi
proiettata sugli altri, che diventano
così delle figure amiche.
Una modalità di difesa frequente è quella di stimolare
l'invidia negli altri con il proprio successo, con la ricchezza
e la fortuna, rovesciando così la situazione di chi sperimenta l'invidia.
L'inefficacia di questa modalità è dimostrata
dall'angoscia persecutoria a cui essa dà origine. Le persone
invidiose, ed in particolare l'oggetto interno invidioso, sono
sentite come i peggiori persecutori. Un'altra ragione di precarietà di questa
difesa deriva in definitiva dalla posizione
depressiva. Il desiderio di far diventare invidiosi gli altri,
ed in particolare le persone amate, e di trionfare su di esse,
37agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
fa nascere la colpa e la paura di danneggiarle. L'angoscia
che così si determina diminuisce il godimento del possesso
e riaccende nuovamente l'invidia.
Esiste un'altra e non infrequente difesa, la repressione
dei sentimenti di amore ed il corrispondente intensificarsi
dell'odio, proprio perché questo è meno doloroso che il sopportare la colpa che
nasce dalla combinazione di amore,
odio ed invidia. Tutto ciò può non esprimersi come odio
ma assumere l'apparenza di indifferenza. A questa difesa
se ne associa un'altra: l'evitare il contatto con la gente. Il
bisogno di indipendenza, come sappiamo, è un fenomeno
normale dello sviluppo, che può esser rafforzato proprio per
evitare la gratitudine e la colpa conseguenti all'ingratitudine
e all'invidia. In analisi, noi ci accorgiamo che, a livello inconscio, questa
indipendenza è in effetti del tutto falsa: il
paziente continua a dipendere dal suo oggetto interno.
Herbert Rosenfeld4 ha descritto un metodo particolare
di affrontare la situazione, quando le parti scisse della personalità, incluse
le parti più invidiose e distruttive, si riuniscono e ci si avvia verso
l'integrazione. Egli dimostrò che
l"" agire " viene usato per evitare l'annullamento del processo di scissione;
secondo me, in quanto l'agire viene usato
per evitare l'integrazione, esso diventa una difesa contro
le angosce che nascono dall'accettazione della parte invidiosa del Sé.
Con ciò sono ancor lontana dall'aver descritto tutte le
difese contro l'invidia perché la loro varietà è infinita. Esse
sono strettamente concatenate alle difese contro gli impulsi
distruttivi e l'angoscia persecutoria e depressiva. Il loro
successo dipende da molti fattori interni ed esterni. Come
si è già detto, quando l'invidia è intensa, ed è perciò probabile che emerga in
tutte le relazioni oggettuali, ogni difesa
contro di essa sembra precaria; appaiono molto più efficaci
le difese contro gli impulsi distruttivi che non sono dominati dall'invidia, per
quanto possano implicare inibizioni e
limitazioni della personalità.
Quando dominano i tratti schizoidi e paranoidi, le difese
contro l'invidia non possono avere successo, in quanto gli
attacchi rivolti al soggetto portano ad una intensificazione

NOTE
4 " An Investigation of the Need of Neurotic and Psychotic Patients
to Act Out during Analysis " (1955).
FINE NOTE

del senso di persecuzione che può esser affrontato solo con


rinnovati attacchi, che è come dire rafforzando gli impulsi
distruttivi. Si instaura così un circolo vizioso che diminuisce
la capacità di controbilanciare l'invidia. Questo vale in particolare per i casi
di schizofrenia e spiega in parte le difficoltà relative ai metodi di cura5.
Il risultato è più favorevole quando esiste un certo qual
rapporto con un oggetto buono, perché questo significa
anche che la posizione depressiva è stata parzialmente elaborata. L'esperienza
della depressione e della colpa implica il
desiderio di risparmiare l'oggetto amato e di limitare l'invidia.
Le difese che ho elencate, e molte altre, formano parte
della reazione terapeutica negativa perché ostacolano in modo
massiccio la capacità di accettare quanto l'analista può dare.
Ho accennato precedentemente ad alcune forme di invidia
verso l'analista. Quando il paziente è in grado di provare
gratitudine - e questo significa che in quel momento è
meno invidioso - viene a trovarsi in una situazione più
favorevole che gli permette di beneficiare dell'analisi e di
consolidare i risultati già raggiunti. In altre parole, quanto
più i tratti depressivi predominano sui tratti schizoidi e
paranoidi, tanto migliori sono le prospettive di guarigione.
Il bisogno impellente di riparare e di aiutare l'oggetto
invidiato sono anche degli strumenti molto importanti per
38agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
controbilanciare l'invidia. In definitiva questo vuol dire controbilanciare gli
impulsi distruttivi mobilitando sentimenti
di amore.
NOTE
5 Alcuni miei colleghi che analizzano casi di schizofrenia mi hanno
detto che l'importanza che essi ora danno all'invidia quale fattore distruttivo
si dimostra di grande aiuto sia per la comprensione che per le modalità
di trattamento dei loro pazienti.
FINE NOTE
\II
Avendo più volte parlato di confusione, ritengo possa
esser utile fare cenno ad alcuni importanti stati di confusione che insorgono
normalmente in differenti stadi di sviluppo e in varie circostanze. Ho spesso
rilevato6 che dall'inizio della vita postnatale sono attivi - per quanto sotto
il dominio dell'oralità - desideri libidici ed aggressivi uretrali ed anali (ed
anche genitali) e che nel giro di pochi mesi
il rapporto con gli oggetti parziali viene a sovrapporsi con
il rapporto verso le persone intere.
Ho già discusso quei fattori - in particolare i forti
tratti paranoidi schizoidi e l'eccessiva invidia - che dall'inizio rendono
incerta la distinzione e interferiscono con la
scissione tra il seno buono e il seno cattivo, aumentando
così la confusione nel bambino piccolo. Ritengo che sia essenziale, in analisi,
riportare tutti gli stati di confusione,
anche i più gravi degli schizofrenici, a questa incapacità precoce di
distinguere tra l'oggetto primario buono e quello
cattivo, per quanto si debba anche tener presente l'uso della
confusione come mezzo difensivo contro l'invidia e gli impulsi distruttivi.
Citerò alcune conseguenze della confusione precoce: l'instaurarsi prematuro del
senso di colpa, l'incapacità del bambino piccolo di sperimentare separatamente
senso di colpa
e persecuzione e il conseguente aumento dell'angoscia persecutoria sono state
già menzionate più sopra; ho anche rileNOTE
6 Vedi La psicoanalisi dei bambini, cap. Viii.
FINE NOTE

vato l'importanza della confusione tra i genitori che deriva


da un rafforzamento, a causa dell'invidia, della figura genitoriale combinata.
Ho collegato l'instaurarsi prematuro della
genitalità con la fuga dall'oralità che porta ad un aumento
della confusione tra tendenze e fantasie orali, anali e genitali.
Altri fattori che contribuiscono molto precocemente all'insorgere della
confusione e degli stati di perplessità sono
l'identificazione proiettiva ed introiettiva, perché esse possono offuscare
temporaneamente la distinzione tra il Sé e
gli oggetti, tra il mondo interno e quello esterno. Questa
confusione interferisce con il riconoscimento della realtà psichica, che aiuta a
comprendere e percepire realisticamente la
realtà esterna. La diffidenza e la paura di assumere nutrimento intellettuale
risale alla diffidenza provata nei riguardi
di quanto offriva il seno invidiato e danneggiato. Se in origine il cibo buono
viene confuso con quello cattivo, più tardi
la capacità di pensare con chiarezza e di stabilire una scala
di valori risulterà diminuita. Tutti questi disturbi, che a
mio parere sono anche legati alla difesa contro l'angoscia
e il senso di colpa, e che sono nati dall'odio e dall'invidia,
si esprimono attraverso inibizioni dell'apprendimento e dello
sviluppo intellettuale.
Tralascio di enumerare qui tutti gli altri fattori che contribuiscono
all'insorgere di queste difficoltà. Gli stati di confusione che ho brevemente
riassunto, a cui contribuisce il
conflitto intenso tra tendenze distruttive (odio) e tendenze
integrative (amore), sono, fino ad un certo limite, normali.
È con lo svilupparsi dell'integrazione e con il superamento
della posizione depressiva, la quale implica una maggiore
39agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
chiarificazione della realtà interna, che la percezione del
mondo esterno diventa più realistica - risultato a cui si
arriva normalmente tra la seconda metà del primo anno e
l'inizio del secondo7. Questi sono cambiamenti essenzialmente collegati con una
diminuzione dell'identificazione proiettiva, che fa parte dei meccanismi e delle
angosce schizoparanoidi.
!!NOTE
7 È mia opinione (cfr. Developments in PsychoAnalysis) che nel secondo
anno di vita vengano alla ribalta meccanismi ossessivi e che l'organizzazione
dell'Io ha luogo sotto il dominio di impulsi e fantasie anali.
FINE NOTE
\\CAPITOLO VII
\I
Tenterò ora di descrivere brevemente le difficoltà che
si accompagnano al progresso dell'analisi. Solo dopo un
lungo e diligente lavoro si riesce a mettere il paziente in
grado di affrontare l'invidia e l'odio primari. Per quanto
i sentimenti di competizione e di invidia siano familiari alla
maggior parte degli individui, i loro contenuti più profondi
e più precoci, vissuti nella situazione di transfert, sono
estremamente dolorosi e perciò diffìcili da accettare per il
paziente.
La resistenza che incontriamo nei pazienti, sia maschi
che femmine, nell'analizzare la loro gelosia ed ostilità edipiche, per quanto
forte, non è mai così intensa come la
resistenza di fronte a cui ci troviamo nell'analizzare l'invidia e l'odio nei
confronti del seno. Aiutare un paziente ad
elaborare questi conflitti e sofferenze profondi è il mezzo
più efficace per favorire la sua stabilità e la sua integrazione,
perché lo si mette in grado, per mezzo del rapporto di
transfert; di rinsaldare il suo oggetto buono e il suo amore
per esso e di acquistare una certa fiducia in se stesso. Ovviamente l'analisi di
questo primissimo rapporto comporta anche l'esame dei suoi rapporti attuali e
permette all'analista

di capire più profondamente la personalità adulta del paziente.


Nel corso dell'analisi dobbiamo esser preparati ad incontrare oscillazioni tra
miglioramenti e ricadute, che possono
manifestarsi in molte forme. Il paziente ha per esempio
provato gratitudine ed apprezzato le capacità dell'analista.
Ed è proprio questa capacità, causa di ammirazione, a dare
l'avvio al sentimento di invidia; l'invidia può essere annullata dall'orgoglio
di avere un buon analista. Se l'orgoglio
stimola la possessività, ecco che ci può essere un risveglio
dell'avidità infantile, che potrebbe venir espressa nei seguenti termini: ho
tutto ciò che desidero, ho la madre buona
tutta per me. Un atteggiamento di questo tipo, avido e
dominante, può danneggiare il rapporto con l'oggetto buono
e far nascere il senso di colpa, che a sua volta può portare
ad un'altra forma di difesa: per esempio, non desidero ferire
la madreanalista, piuttosto mi rifiuto di accettare i suoi doni.
In questa situazione viene rivissuto il senso di colpa precoce
per il rifiuto del latte e dell'amore offerti dalla madre, poiché non viene
accettato l'aiuto dell'analista. Il paziente ha
anche un senso di colpa perché priva se stesso (la parte buona
del Sé) di un miglioramento e di un aiuto e si rimprovera
inoltre di aggravare il compito dell'analista proprio perché
non collabora abbastanza con lui e quindi ha la sensazione
di sfruttarlo.
Questi atteggiamenti si alternano all'angoscia persecutoria di esser derubato
delle proprie difese, dei sentimenti,
dei pensieri e di tutti gli ideali. Negli stati di grave angoscia
nella mente del paziente sembra non esistere altra alternativa che quella di
derubare o di essere derubato.
Le difese, come ho detto, rimangono operanti anche
40agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
quando il paziente raggiunge una maggiore presa di coscienza. Ogni passo verso
l'integrazione, e la conseguente

angoscia, possono portare al rafforzarsi di vecchie difese, ed


anche all'apparire di difese nuove. Dobbiamo aspettarci che
l'invidia primaria si ripresenti a più riprese, mettendoci di
fronte a ripetute fluttuazioni della situazione emotiva. Se,
per esempio, il paziente si sente meschino, e perciò ha un
senso di inferiorità di fronte all'analista a cui in quel momento attribuisce
bontà e pazienza, è certo che riaffiorerà
l'invidia verso di lui. L'infelicità, il dolore ed i conflitti
che il paziente deve sopportare vengono contrapposti alla
serenità che egli avverte nell'analista - ultima istanza il
suo equilibrio mentale - e questo diventa motivo particolare di invidia.
L'incapacità del paziente di accettare con gratitudine
un'interpretazione che una parte della sua mente riconosce
utile, è un aspetto della sua reazione terapeutica negativa.
Ci sono molte altre difficoltà dello stesso tipo, e ne menzionerò alcune. Ad
ogni progresso che il paziente fa verso
l'integrazione - quando cioè la parte della sua personalità
che invidia, odia ed è odiata si avvicina di più alle altre parti
del Sé - possiamo trovarci di fronte ad intense angosce
che aumentano la sfiducia del paziente nella sua capacità di
amare. La repressione dell'amore, che ho descritto come una
difesa maniacale durante la posizione depressiva, trae origine dalla minaccia
proveniente dagli impulsi distruttivi e
dall'angoscia persecutoria. La dipendenza da una persona
amata fa rinascere nell'adulto il senso di abbandono del
bambino piccolo ed è sentita come umiliante. Ma si tratta
di qualcosa di più di un abbandono infantile: il bambino
può essere eccessivamente dipendente dalla madre se è troppo
intensa l'angoscia che i suoi impulsi distruttivi abbiano a
trasformarla in un oggetto persecutorio o danneggiato; e

NOTE
7. Witti \ Invidia.
FINE NOTE

questa dipendenza eccessiva può esser rivissuta nella situazione di transfert.


L'angoscia dovuta al timore che, cedendo
all'amore, l'avidità possa distruggere l'oggetto, è un altro
motivo che soffoca gli impulsi d'amore. Esiste anche la paura
che l'amore porti a troppe responsabilità e che l'oggetto da
parte sua avanzi troppe richieste. Il sapere inconsciamente
che l'odio e gli impulsi distruttivi sono attivi può far sì
che il paziente si senta più sincero allorché non riconosce
amore né per se stesso né per gli altri.
Dato che non può esservi angoscia senza che l'Io metta
in moto le difese a sua disposizione, i processi di scissione
hanno un ruolo importante quali metodi di difesa contro
l'angoscia persecutoria e depressiva. L'interpretazione di questi processi di
scissione rende il paziente più cosciente di
una parte di sé di cui ha timore, in quanto la sente come
espressione degli impulsi distruttivi. Nei pazienti in cui i
processi di scissione precoci (associati sempre a tratti schizoidi e paranoidi)
sono meno dominanti, la rimozione degli
impulsi è maggiore e perciò il quadro clinico è differente.
Si tratta cioè del tipo di paziente più nevrotico, che è riuscito in parte a
superare la scissione precoce e che ha fatto
della rimozione la difesa principale contro i disturbi emotivi.
Un'altra difficoltà che ostacola l'analisi per lunghi periodi è la tenacia con
cui il paziente si aggrappa ad un forte
transfert positivo; ciò può essere a volte ingannevole in
quanto si basa sulla idealizzazione, dissimulando l'odio e
l'invidia che sono stati scissi. È tipico che le angosce orali
vengono allora spesso evitate mentre entrano in gioco elementi genitali.
In varie occasioni ho cercato di dimostrare che gli impulsi distruttivi,
espressione dell'istinto di morte, sono sentiti innanzitutto come diretti contro
41agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
l'Io. Messo a confronto
con essi, anche se ciò è avvenuto attraverso un processo
graduale, il paziente si sente esposto alla distruzione durante
il processo di accettazione e di integrazione di questi impulsi quali aspetti di
se stesso. Il paziente cioè, in certi
periodi, si trova a dover affrontare gravi pericoli come conseguenza
dell'integrazione; il suo Io può venir sopraffatto,
la parte ideale del Sé può esser perduta allorché riconosce
l'esistenza della parte distruttiva ed odiata della sua personalità che è stata
scissa; l'analista può diventare ostile e
ricambiare gli impulsi distruttivi non più rimossi, venendo
così a rappresentare una figura pericolosa di SuperIo; l'analista, in quanto
rappresenta un oggetto buono, viene minacciato di distruzione. Il pericolo per
l'analista, che contribuisce
a creare la violenta resistenza di fronte a cui ci troviamo quando tentiamo di
annullare la scissione e di facilitare l'integrazione, diventa comprensibile se
teniamo presente che il bambino piccolo sente il suo oggetto primario come la
fonte
della bontà e della vita e quindi insostituibile. L'angoscia
che egli prova per timore di averlo distrutto è alla base di
importanti difficoltà emotive ed ha una parte rilevante nel
conflitto che sorge nella posizione depressiva. Il senso di
colpa conseguente alla presa di coscienza dell'invidia distruttiva può portare
temporaneamente ad una inibizione delle
capacità del paziente.
Ci troviamo di fronte ad una situazione molto diversa
allorché si sviluppano, come difesa contro l'integrazione,
delle fantasie di onnipotenza ed anche di megalomania. Il
che può rappresentare uno stadio critico, perché può succedere che il paziente
cerchi rifugio in un rinforzo delle sue
proiezioni e dei suoi atteggiamenti ostili. Il paziente può

pensare per esempio di essere superiore all'analista, dal


quale gli sembra di essere svalutato, trovando così una certa
giustificazione al suo odio. Egli si attribuisce il merito di
ogni traguardo raggiunto nel corso dell'analisi. Facendo riferimento alla
situazione primitiva, all'infanzia, il paziente può
aver fatto fantasie di essere più potente dei genitori, e persino di aver
generato la madre e di averle dato vita e di
aver posseduto il seno. È quindi la madre a privare il paziente del seno e non
il paziente a derubare lei. Proiezione,
onnipotenza e persecuzione sono al loro apice. Alcune di
queste fantasie sono operanti ogni volta che intervengono
importanti questioni di priorità in un lavoro scientifico o di
altro tipo. Vi sono anche altri fattori che possono stimolare
il desiderio di priorità, quali ambizioni di natura diversa,
ed in particolare il senso di colpa, il quale è fondamentalmente legato
all'invidia e alla distruzione dell'oggetto primario e dei suoi sostituti.
Infatti il senso di colpa per aver
derubato l'oggetto primario può portare alla negazione, che
assume l'aspetto di una rivendicazione della propria originalità, escludendo
quindi la possibilità di aver preso o accettato qualcosa dall'oggetto.
Nel capitolo precedente ho messo in rilievo le difficoltà
che insorgono in certe fasi dell'analisi in quei pazienti la
cui invidia è costituzionalmente intensa. Bisogna però dire
che l'analisi di quei profondi e gravi disturbi, in molti casi,
rappresenta una salvaguardia contro il pericolo potenziale
di psicosi che derivano da atteggiamenti eccessivamente invidiosi e onnipotenti.
È essenziale comunque non tentare di
affrettare questi passi verso l'integrazione, perché una presa
di coscienza improvvisa della scissione esistente nella sua
personalità potrebbe mettere il paziente in gravi difficoltà 1.
Quanto maggiore è la forza con cui gli impulsi invidiosi e
distruttivi sono stati scissi, tanto più pericolosi il paziente
li sente allorché ne diventa cosciente. In un'analisi bisogna
portare il paziente lentamente e gradualmente verso la dolorosa presa di
42agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
coscienza delle scissioni avvenute nel Sé. Questo significa che gli aspetti
distruttivi vengono ripetutamente
scissi e ricuperati finché si arriva ad una maggiore integrazione. Il senso di
responsabilità ne risulta rafforzato e la
colpa e la depressione vengono sperimentate più pienamente.
Allora l'Io si consolida: unitamente all'invidia diminuisce
l'onnipotenza degli impulsi distruttivi, mentre la capacità di
amare e la possibilità di provare gratitudine, che nel corso
dei processi di scissione erano state soffocate, sono ora
liberi di manifestarsi. Gli aspetti che erano stati scissi diventano perciò
gradatamente più accettabili ed il paziente può
sempre più reprimere gli impulsi distruttivi verso gli oggetti amati piuttosto
che ricorrere alla scissione del Sé.
Questo implica, inoltre, che diminuisce la proiezione che
trasforma l'analista in una figura pericolosa e vendicativa e
che per l'analista diventi più facile aiutare il paziente a
raggiungere una maggiore integrazione. La reazione terapeutica negativa va
quindi perdendo forza.
L'analisi dei processi di scissione e dell'invidia e dell'odio sottostanti, sia
nel transfert positivo che negativo,
esige molto impegno tanto da parte dell'analista che del pa-
1 Può darsi benissimo che una persona che commette inaspettatamente un crimine
od ha una crisi psicotica, sia improvvisamente diventata
consapevole di parti pericolose del suo Sé che erano state scisse. Sono noti
casi di persone che fanno in modo di essere arrestate per evitare di commettere
un assassinio.

ziente. Questa difficoltà crea di conseguenza la tendenza in


qualche analista a consolidare il transfert positivo e ad evitare quello
negativo, cercando di rafforzare i sentimenti di
amore con l'assumersi il ruolo dell'oggetto buono che il
paziente non era stato in grado di stabilire saldamente nel
passato.
Questo modo di procedere differisce sostanzialmente da
quella tecnica che, aiutando il paziente a progredire nell'integrazione del
proprio Sé, mira ad attenuare l'odio per
mezzo dell'amore. Da quanto ho potuto osservare, le tecniche basate sulla
rassicurazione raramente hanno successo,
ed in particolare i risultati non sono duraturi. In effetti
ognuno sente radicato in sé il bisogno di rassicurazione,
che risale al primissimo rapporto con la madre. Il bambino
piccolo si aspetta che la madre non solo soddisfi tutti i
suoi bisogni, ma desidera anche ardentemente di avere delle
dimostrazioni del suo amore ogni qualvolta viene preso dall'angoscia. Questo
grande desiderio di rassicurazione costituisce un fattore vitale nella
situazione analitica e non dobbiamo sottovalutare la sua importanza nei nostri
pazienti,
siano essi adulti o bambini.
Noi ci accorgiamo che per quanto il loro proposito,
conscio e spesso inconscio, è quello di essere analizzati, i
pazienti non rinunciano mai completamente al grande desiderio di ricevere amore
e stima da parte dell'analista, ed
essere così rassicurati. Anche la collaborazione del paziente
che permette un'analisi di strati molto profondi della psiche, di impulsi
distruttivi e di angoscia persecutoria, può
in parte essere influenzata da questo impellente bisogno di
soddisfare l'analista e di essere da lui amato. Ma l'analista
che di ciò si rende conto analizzerà le origini infantili di
tali desideri, altrimenti, nell'identificazione con il paziente,
il bisogno primitivo di rassicurazione potrà influenzare notevolmente il suo
controtransfert e di conseguenza la sua tecnica. Questa identificazione può
anche facilmente indurre
l'analista a prendere il posto della madre e cedere al bisogno
imperioso di alleviare immediatamente le angosce del suo
bambino (ovvero del suo paziente).
Una delle difficoltà nel progresso verso l'integrazione
nasce quando il paziente dice: " Io posso capire quanto lei
43agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
mi sta dicendo ma non lo sento ". Ci rendiamo ben conto
che in realtà ci rivolgiamo ad una parte della personalità
che, malgrado le buone intenzioni, non è sufficientemente
accessibile in quel momento né al paziente né all'analista.
I nostri tentativi di portare il paziente all'integrazione possono esser
convincenti solamente se siamo in grado di mostrargli, nel materiale sia attuale
che passato, come e perché
egli ripetutamente operi una scissione di parti del suo Sé.
Questa evidenza è spesso fornita da un sogno precedente
alla seduta, e può essere dedotta da tutto il contesto della
situazione analitica. Se un'interpretazione di scissione viene
sufficientemente accettata nel modo che ho descritto, può
esser poi confermata nella seduta seguente dal paziente
nel riportare un frammento di sogno od altro materiale. Il
risultato complessivo di queste interpretazioni dà al paziente
gradatamente la possibilità di fare dei progressi verso l'integrazione e la
presa di coscienza.
L'angoscia che ostacola l'integrazione deve essere completamente capita e
interpretata nella situazione di transfert.
Ho già messo in evidenza la minaccia, tanto per il Sé che
per l'analista, che sorge nella psiche del paziente allorché le
parti scisse del Sé vengono recuperate con l'analisi. Nel trattare questa
minaccia angosciosa non si devono sottovalutare
gli impulsi d'amore quando si riesce ad evidenziarli, perché
sono proprio essi che alla fine permettono al paziente di
mitigare il suo odio e la sua invidia.
Ad un dato momento il paziente può sentire che l'interpretazione non coglie nel
segno, ma questa sensazione può
essere l'espressione di una resistenza. Se, sin dall'inizio
dell'analisi si è prestata sufficiente attenzione ai ripetuti tentativi di
scindere dal Sé le parti distruttive della personalità, in particolare l'odio e
l'invidia, almeno in molti casi,
si è data con ciò al paziente la possibilità di muovere qualche passo verso
l'integrazione. Solo dopo un coscienzioso,
attento e insistente lavoro da parte dell'analista ci si può
aspettare nel paziente un'integrazione più stabile.
Illustrerò ora questa particolare fase dell'analisi con
due sogni.
Il secondo paziente di cui ho parlato, ad uno stadio più
avanzato dell'analisi, dopo aver raggiunta una maggiore integrazione e un certo
miglioramento, riferì il seguente sogno
che dimostra le fluttuazioni nel processo di integrazione
causate dalle sofferenze dei sentimenti depressivi. Egli si
trovava in un appartamento in alto ed il signor X, amico
di un suo amico, lo chiamava dalla strada proponendogli
una passeggiata. Il paziente non raggiungeva il signor X,
perché altrimenti un cane nero che si trovava nell'appartamento avrebbe potuto
uscire e rimanere vittima di un investimento. Egli accarezzava il cane, poi
guardava fuori dalla
finestra e si accorgeva che il signor X si era allontanato.
Alcune associazioni misero in luce un legame tra quell'appartamento ed il mio e
tra il cane nero ed il mio gatto
nero, che il paziente descriveva come " lei ". Egli non aveva
mai provato simpatia per il signor X che era un suo vecchio
compagno di studi. Lo descriveva come cortese e falso; il
signor X, inoltre, si faceva spesso prestare dei soldi (che poi
restituiva) e lo faceva in modo tale che sembrava avesse
tutti i diritti di chiedere simili favori. Il signor X aveva
comunque la fama di essere molto abile nella sua professione.
Il paziente riconobbe che " l'amico di un suo amico "
rappresentasse un aspetto di se stesso. Le mie interpretazioni misero in
evidenza il suo essersi avvicinato alla realizzazione di una parte spiacevole e
paurosa della sua personalità; col pericolo che il canegatto - l'analista -
potesse
essere investito (e quindi ferito) dal signor X.
L'avergli il signor X chiesto di raggiungerlo per fare una
44agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
passeggiata simboleggiava un passo verso l'integrazione. Nel
sogno era espresso un elemento di speranza con l'associazione che il signor X,
malgrado i suoi difetti, era abile
nella sua professione. Era anche segno di progresso il fatto
che la parte di se stesso a cui egli si avvicinava nel sogno
non fosse così distruttiva ed invidiosa come nel materiale
precedente.
La preoccupazione del paziente per l'incolumità del canegatto esprimeva il
desiderio di proteggere l'analista contro
le proprie tendenze ostili e avide, rappresentate dal signor
X; ma portò ad un temporaneo allargarsi della scissione
che in parte era già stata sanata. Tuttavia il fatto che il
signor X, cioè la parte di se stesso rifiutata, " si allontanasse ", era segno
che egli non se ne era definitivamente
andato e che il processo di integrazione era solo temporaneamente disturbato. In
quel periodo l'umore del paziente era
orientato verso la depressione; erano evidenti il senso di
colpa verso l'analista e il desiderio di difenderlo. Sotto
questo aspetto, la paura dell'integrazione era dovuta alla
sensazione che l'analista doveva esser protetta dagli impulsi
rimossi, avidi e pericolosi del paziente. Io non avevo dubbi
che egli stava scindendo ancora una parte della sua personalità, ma la
repressione degli impulsi avidi e distruttivi era
diventata più evidente. L'interpretazione doveva quindi affrontare sia la
scissione che la rimozione.
Anche il primo paziente di cui ho parlato, ad uno stadio
più avanzato della sua analisi, riferì un sogno che denotava
un notevole progresso verso l'integrazione. Egli sognò di
avere un fratello delinquente che si era reso colpevole di
un grave delitto. Era stato accolto in una casa di cui aveva
ucciso e derubato tutti gli abitanti. Il paziente era profondamente turbato da
questo fatto, ma sentiva di dover essere
fedele al fratello e che era suo dovere salvarlo. Fuggirono
insieme e si trovarono su un battello. A questo punto il
paziente associò I Miserabili di Victor Hugo e menzionò
Javert che aveva perseguitato un innocente per tutta la vita
inseguendolo persino nelle fogne di Parigi dove si era nascosto. Ma Javert finì
per suicidarsi essendosi accorto che
tutta la sua vita era stata uno sbaglio.
Il paziente poi proseguì nel racconto del suo sogno.
Egli e suo fratello venivano arrestati da un poliziotto che
gli si rivolgeva gentilmente facendogli così sperare che alla
fine non sarebbe stato condannato; gli sembrava di abbandonare il fratello al
suo destino.
Il paziente si rese subito conto che il fratello delinquente
era una parte di se stesso. Recentemente aveva usato il termine " delinquente "
riferendosi a particolari di secondaria
importanza della sua condotta. Ricorderemo anche che in

un sogno precedente aveva fatto cenno ad un ragazzo delinquente con cui non
poteva trattare.
Il progresso verso l'integrazione a cui mi riferisco era
evidente nel fatto che il paziente si assumeva la responsabilità del fratello
delinquente ed infatti si trovava con lui
" nella stessa barca ". Io interpretai il crimine di assassinio e di furto nei
confronti delle persone che lo avevano
gentilmente accolto, come attacchi da lui rivolti, in fantasia,
all'analista e gli ricordai l'angoscia, spesso manifestata, in
rapporto all'avido desiderio di prendere da me in misura
tale da danneggiarmi. Collegai tutto ciò con il suo senso di
colpa precoce nei confronti della madre. Il poliziotto benevolo rappresentava
l'analista che non l'avrebbe giudicato
severamente ma anzi l'avrebbe aiutato a liberarsi della parte
cattiva di se stesso. Gli feci notare inoltre che nel processo
di integrazione l'uso della scissione - sia del Sé che dell'oggetto - era
riapparso. Lo dimostrava la figura dell'analista
in un doppio ruolo: del poliziotto benevolo e del persecutore Javert, che alla
45agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
fine si toglieva la vita, e su cui era
anche proiettata la " cattiveria " del paziente. Malgrado
avesse capito la sua responsabilità nei confronti della parte
" delinquente " della sua personalità, il paziente ancora
operava una scissione del proprio Sé. Egli era infatti rappresentato dall'uomo "
innocente ", mentre le fogne attraverso cui era inseguito significavano la sua
più profonda
distruttività anale ed orale.
Il ritorno periodico della scissione era causato non soltanto dall'angoscia
persecutoria ma anche da quella depressiva, perché il paziente sentiva di non
poter mettere a confronto l'analista (allorché si presentava in un ruolo
benevolo) con la parte cattiva di se stesso senza danneggiarla.
Era questa una delle ragioni per cui egli era ricorso all'espediente di far lega
con il poliziotto contro la parte cattiva
di se stesso, che in quel momento egli desiderava annientare.
\II
Già Freud aveva riconosciuto che alcune variazioni individuali nello sviluppo
sono dovute a fattori costituzionali:
per esempio in " Character and Anal Erotism " (1908) egli
esprime l'opinione che un forte erotismo anale sia in molti
individui costituzionale2. Abraham scoprì un elemento innato nella forza degli
impulsi orali, che egli associò all'eziologia della sindrome maniacodepressiva.
Egli disse che
" ... ciò che in realtà è costituzionale ed ereditario è un'accentuazione
dell'erotismo orale così come in talune famiglie
l'erotismo anale sembra essere un fattore dominante fin
dalla nascita "3.
In altre occasioni ho espresso l'opinione che l'avidità,
l'odio e le angosce persecutorie relative all'oggetto primario,
il seno della madre, abbiano un fondamento innato. In questo mio lavoro ho
aggiunto che l'invidia, quale espressione
potente di impulsi sadicoorali e sadicoanali, è anche costituzionale. Le
variazioni di intensità di questi fattori costituzionali sono a mio avviso
legate al prevalere di uno o
dell'altro istinto nella fusione degli istinti di vita e di morte
postulati da Freud. Penso che vi sia una connessione tra il

NOTE
2 Da queste indicazioni deduciamo che il valore erogeno della zona anale
viene intensificato nella costituzione sessuale innata di queste persone.
3 " A Short History of the Development of the Libido " (1924).
FINE NOTE

prevalere di uno o dell'altro istinto e la forza o la debolezza


dell'Io. Spesso mi sono riferita alla forza dell'Io in rapporto
alle angosce che deve affrontare come di origine costituzionale. Le difficoltà
che si incontrano nel sopportare l'angoscia, la tensione e la frustrazione sono
l'espressione di un
Io che, all'inizio della vita postnatale, è debole in rapporto
agli intensi impulsi distruttivi ed ai sentimenti persecutori
che esso sperimenta. Queste angosce intense imposte ad un
Io debole portano ad un uso eccessivo di difese quali la
negazione, la scissione e l'onnipotenza, che entro certi limiti
sono sempre caratteristiche del primissimo sviluppo. In concordanza con la mia
tesi, vorrei aggiungere che un Io
costituzionalmente forte non diventa facilmente preda dell'invidia ed è
maggiormente in grado di effettuare la scissione tra buono e cattivo, che io
ritengo sia una precondizione necessaria per poter costituire l'oggetto buono.
L'Io
è quindi meno esposto a quei processi di scissione che portano alle
disgregazioni e che costituiscono una caratteristica
schizoparanoide.
Un altro fattore che influenza fin dall'inizio lo sviluppo
è la varietà delle esperienze ambientali attraverso cui passa
il bambino piccolo. E questo spiega in parte lo svilupparsi
delle sue prime angosce, che possono essere particolarmente
46agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
intense in un bambino che ha avuto una nascita difficile ed
un'alimentazione poco soddisfacente. Le osservazioni che
ho raccolto mi hanno comunque convinta che l'urto di queste esperienze è
proporzionale alla forza costituzionale degli impulsi distruttivi innati e delle
conseguenti angosce paranoidi. Molti bambini, che pur non hanno avuto esperienze
troppo sfavorevoli, hanno gravi difficoltà inerenti all'alimentazione e al
sonno, ed in loro possiamo notare delle
angosce intense che non trovano sufficiente spiegazione nelle
circostanze ambientali.
Si sa bene inoltre che molti bambini si trovano esposti
a gravi privazioni ed a circostanze sfavorevoli, e ciò nonostante non sviluppano
eccessive angosce; questo starebbe a significare che i loro elementi paranoidi e
invidiosi non sono
preponderanti, il che spesso è confermato dalla loro storia
successiva.
Molte volte nel mio lavoro analitico ho avuto occasione
di attribuire l'origine della formazione del carattere alla variabilità dei
fattori innati. C'è ancora molto da scoprire
sulle influenze prenatali, ma una maggiore conoscenza in
proposito non varrebbe a diminuire l'importanza degli elementi innati nel
determinare la forza dell'Io e delle pulsioni istintuali. L'esistenza dei
fattori innati riferiti più
sopra indica le limitazioni della terapia psicoanalitica. Pur
rendendomi conto di ciò, l'esperienza mi ha tuttavia insegnato che in un certo
numero di casi noi possiamo produrre cambiamenti fondamentali e positivi, anche
lavorando
su un terreno costituzionale sfavorevole.

\\CONCLUSIONI
Per molti anni l'invidia del seno che nutre, quale fattore che intensifica gli
attacchi contro l'oggetto primario, è
stata inclusa come oggetto di indagine nelle mie analisi.
Ma solo di recente ho dato sufficiente rilievo agli aspetti
dannosi e distruttivi dell'invidia in quanto essa impedisce
lo stabilirsi di un rapporto valido con l'oggetto esterno ed
interno, mina il senso di gratitudine e rende incerta la distinzione tra il
buono ed il cattivo.
In tutti i casi descritti, il rapporto con l'analista in
quanto oggetto interno, è di importanza fondamentale, e
ritengo che ciò sia valido in linea generale. Quando l'angoscia che si riferisce
all'invidia ed ai suoi derivati raggiunge
l'apice, il paziente - in grado maggiore o minore - si
sente perseguitato dall'analista come da un oggetto interno
astioso ed invidioso che disturba il suo lavoro, la sua vita
e le sue attività. A questo punto l'oggetto buono e con
esso la sicurezza interiore sono sentiti come perduti. Ho
potuto osservare che quando, a qualsiasi stadio della vita,
il rapporto con l'oggetto buono è seriamente disturbato - ed
in questo disturbo l'invidia ha un ruolo di primo piano -
non soltanto si ha un turbamento della sicurezza e della
tranquillità interiore, ma subentra un deterioramento del
carattere. Il prevalere degli oggetti persecutori interni rafforza gli impulsi
distruttivi, mentre se l'oggetto buono è
ben costituito, l'identificazione con esso rafforza la capacità
di amare, gli impulsi costruttivi e la gratitudine. Ciò concorda con l'ipotesi
postulata all'inizio di questo lavoro: se
l'oggetto buono è fortemente radicato, le difficoltà transitorie possono essere
affrontate facilmente e si costituiscono
solide basi per un buon equilibrio mentale, per una buona
formazione del carattere e per lo sviluppo di un Io valido.
Ho parlato altrove dell'importanza dell'oggetto persecutorio primario
internalizzato, cioè del seno sentito come minaccioso, divorante e velenoso.
Penso che la proiezione dell'invidia, debba dare un particolare carattere
all'angoscia del
bambino relativa alla sua primitiva e successiva persecuzione
interna. Il " SuperIo invidioso " è percepito come capace
47agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
di disturbare o addirittura di distruggere tutti i tentativi di
riparazione e di creatività; esso è pure sentito come quello
che presenta continue ed esorbitanti richieste di gratitudine
al soggetto. Infatti alla persecuzione si aggiungono i sentimenti di colpa: cioè
il paziente sente che gli oggetti persecutori interni sono dovuti proprio ai
suoi impulsi di invidia e di distruzione che hanno originariamente guastato
l'oggetto buono. Il bisogno di punizione, che trova soddisfazione nell'aumentata
svalutazione del Sé, conduce ad un
circolo vizioso.
Come tutti noi sappiamo, scopo finale della cura psicoanalitica è l'integrazione
della personalità del paziente. La
conclusione di Freud, che dove era l'Es ci dovrà essere l'Io
è un'indicazione in tal senso. I processi di scissione hanno
origine negli stadi più precoci dello sviluppo e, se sono
eccessivi, formano parte integrale di gravi tendenze paranoidi e schizoidi che
possono essere la base della schizofrenia. Nello sviluppo normale, queste
strutture schizoidi

e paranoidi (la posizione schizoparanoide) sono in larga


misura superate durante il periodo caratterizzato dalla posizione depressiva e
l'integrazione si sviluppa con successo.
I progressi versò l'integrazione, in questo stadio, danno all'Io quella capacità
di rimozione, che io penso operi in
misura crescente nel secondo anno di vita.
In Developments in PsychoAnalysis ' ho espresso l'opinione che il bambino sia
capace di affrontare le sue difficoltà emotive con la rimozione qualora i
processi di scissione negli stati precoci non siano stati troppo forti e si
sia formato di conseguenza un consolidamento delle parti
consce ed inconsce della psiche. Negli stadi più precoci la
scissione e gli altri meccanismi di difesa sono sempre della
massima importanza. Già Freud in lnhibition, Symptoms and
Anxiety ha parlato di mezzi di difesa più precoci della
rimozione. In questo mio lavoro non ho affrontato la questione del significato
vitale della rimozione per lo sviluppo
normale, avendo prescelto invece quale argomento principale
l'effetto dell'invidia primaria ed il suo stretto rapporto con
i processi di scissione.
Per quanto riguarda la tecnica, ho tentato di mostrare
che, analizzando ripetutamente le angosce e le difese legate
all'invidia e agli impulsi distruttivi, si può ottenere un notevole progresso
verso l'integrazione. Io sono sempre stata
convinta dell'importanza della scoperta di Freud che l"" elaborazione " è uno
dei compiti principali del procedimento

NOTE
1 Capitolo VI
FINE NOTE
analitico, e la mia esperienza nel trattare i problemi di scissione riportandoli
alla loro origine mi hanno persuasa ancor
più della validità di quest'affermazione.
Quanto più profondi e complessi sono i problemi che
noi analizziamo, tanto maggiore è la resistenza di fronte a
cui ci veniamo a trovare, e ciò conferma la necessità di dare
un'importanza adeguata alla " elaborazione ". Questa necessità si evidenzia in
modo particolare nei riguardi dell'invidia dell'oggetto primario. Per quanto
succeda che i pazienti riconoscano la loro invidia, la loro gelosia e gli
atteggiamenti competitivi nei riguardi di altre persone e persino
il desiderio di danneggiarle nelle loro capacità, è soltanto
la perseveranza dell'analista nelPanalizzare questi sentimenti
ostili nel transfert, mettendo il paziente in condizioni di
risperimentare questi sentimenti nel suo rapporto più precoce, che può portare
ad una diminuzione della scissione
nell'ambito del Sé.
La mia esperienza mi ha insegnato che il fallimento
!!dell'analisi di questi impulsi fondamentali, di queste fantasie, e di questi
sentimenti è dovuto in parte alla sofferenza e all'angoscia depressiva che si
sono rese manifeste
48agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
e che in certi individui superano il desiderio di conoscere
la verità ed in ultima analisi il desiderio di essere aiutati.
Ritengo che la collaborazione del paziente debba essere
basata su di una determinazione ben precisa di scoprire la
verità su se stesso che lo renda disposto ad accettare ed
assimilare le interpretazioni dell'analista che si riferiscono
a questi primissimi strati della psiche. Queste interpretazioni
infatti, se sufficientemente profonde, mobilitano una parte
del Sé che è sentita come nemico dell'Io e dell'oggetto
amato ed è stata perciò scissa, allontanata ed annullata. Io
ho trovato che le angosce provocate dalle interpretazioni di
odio e di invidia verso l'oggetto primario e il sentimento di
persecuzione da parte dell'analista, il cui lavoro fa emergere
quei sentimenti, sono più dolorose di qualsiasi altro materiale che noi
interpretiamo.
Queste difficoltà si riferiscono particolarmente ai pazienti
con angosce paranoidi e meccanismi schizoidi molto intensi,
poiché essi sono meno capaci di provare, assieme alle angosce persecutorie
provocate dalle interpretazioni, un sentimento di transfert positivo e di
fidùcia nell'analista: in altre
parole, essi sono meno capaci di mantenere i sentimenti di
amore. Alla luce, delle nostre attuali conoscenze, io sono
incline a credere che con questi pazienti il successo è limitato se non
addirittura irraggiungibile, anche se non sono
chiaramente psicotici.
Allorché l'analisi può esser portata a queste profondità,
l'invidia e la paura dell'invidia diminuiscono, portando ad
una maggior fiducia nelle forze riparatrici e costruttive e,
quindi, ad una maggiore capacità di amare. Ne risulta anche
una maggiore tolleranza verso le proprie limitazioni, un miglioramento nei
rapporti oggettuali ed una percezione più
chiara della realtà interna ed esterna.
La presa di coscienza raggiunta nel processo di integrazione permette al
paziente, nel corso dell'analisi, di riconoscere l'esistenza di parti
potenzialmente pericolose del Sé.
Ma quando l'amore può coesistere con l'odio che è stato
scisso e con l'invidia, questi sentimenti diventano sopportabili e diminuiscono,
in quanto mitigati dall'amore. Diminuiscono pure i vari contenuti ansiosi
menzionati più sopra,
come il pericolo di essere sopraffatti da una parte del Sé
scissa e distruttiva. Questo pericolo sembra tanto più grande
poiché, in conseguenza di una eccessiva onnipotenza precoce, il male fatto in
fantasia appare irrevocabile. L'angoscia
legata alla paura che i sentimenti ostili distruggano l'oggetto
amato diminuisce quando questi sentimenti vengono conosciuti meglio e sono
integrati nella personalità. Il dolore
che il paziente esperimenta durante l'analisi diminuisce pure
gradatamente, in conseguenza dei miglioramenti relativi al
processo di integrazione, come per esempio la capacità di
riguadagnare alcune iniziative, di essere capace di prendere
delle decisioni una volta irraggiungibili e, in genere, di
usare le proprie doti più liberamente. Tutto ciò è legato ad
una diminuzione della inibizione della capacità riparativa.
Le possibilità del paziente di provare piacere aumentano e
riappare la fiducia, per quanto essa possa ancora alternarsi
alla depressione. Ho notato che la creatività cresce in proporzione alla
capacità di instaurare un oggetto buono in
modo stabile, il che, nei casi trattati con successo, rappresenta il risultato
dell'analisi dell'invidia e della distruttività.
Come nell'infanzia, le ripetute esperienze felici di essere
nutrito e amato sono determinanti per il costituirsi di un
oggetto buono stabile, così durante un'analisi le esperienze
ripetute dell'efficacia e della verità delle interpretazioni date,
porta a considerare l'analista una figura buona e costruttiva
- e così, retrospettivamente, l'oggetto primario.
Tutti questi cambiamenti portano ad un arricchimento
49agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
della personalità. Insieme all'odio, all'invidia e alla distruttività altre
parti importanti del Sé, che erano andate perdute, vengono ricuperate nel corso
dell'analisi. E c'è un considerevole sollievo nel sentirsi una persona più
completa,
nel riguadagnare il controllo del proprio Sé e nell'ottenere
un senso più profondo di sicurezza nei confronti del mondo
in generale. Nel mio lavoro " Some Schizoid Mechanisms "
ho espresso l'ipotesi che le sofferenze dello schizofrenico,
dovute al suo sentirsi scisso e in frammenti, siano estremamente intense.
Sofferenze, che vengono sottovalutate perché
le sue angosce appaiono sotto forma diversa da quelle del
nevrotico. Anche quando non trattiamo con psicotici, ma
analizziamo individui la cui integrazione è stata disturbata
e che si sentono insicuri sia nei riguardi di se stessi che
degli altri, troviamo che essi provano angosce di questo tipo,
di cui si liberano quando viene raggiunta una completa integrazione. Ma io
ritengo che un'integrazione completa e permanente non si possa mai raggiungere.
Anche gli individui
ben integrati, sotto la spinta di cause esterne od interne,
possono esser indotti ad intensi processi di scissione, seppure
in fase transitoria.
In un mio lavoro, " On Identification "2, ho sottolineato quanto sia importante
per lo sviluppo dell'equilibrio
psichico e della personalità, che nei processi precoci di scissione non domini
la frammentazione. Io scrissi infatti: " La
sensazione di contenere un capezzolo e un seno intatti - anche se
contemporaneamente esistono fantasie di un seno divorato e perciò fatto a pezzi
- fa sì che la scissione e la
proiezione non siano riferite prevalentemente a parti frammentate della
personalità bensì a parti più integre del Sé.
L'Io non sarà così esposto ad un fatale indebolimento dovuto alla dispersione e
sarà perciò maggiormente in grado di
annullare la scissione e di raggiungere un'integrazione e una
sintesi nel suo rapporto con gli oggetti3.
NOTE
2 New Directions in PsychoAnalysis.
3 P. 313.
FINE NOTE

Ritengo che questa capacità di riconquistare le parti


scisse ed espulse della personalità sia una precondizione necessaria per uno
sviluppo normale. Ciò significa che la scissione è in parte superata durante la
posizione depressiva e
che gradualmente subentra la rimozione degli impulsi e delle
fantasie.
L'analisi del carattere ha sempre costituito una parte
importante e molto difficile della terapia analitica4. Credo
che riportando certi aspetti della formazione del carattere ai
processi precoci che ho descritti si possa, in un certo numero di casi, arrivare
alla realizzazione di cambiamenti importanti del carattere e della personalità.
Possiamo considerare sotto un altro punto di vista gli
aspetti della tecnica che ho cercato di descrivere in questo
lavoro. Fin dall'inizio, tutti i sentimenti si proiettano sul
primo oggetto. Allorché gli impulsi distruttivi, l'invidia e
l'angoscia paranoide sono eccessivi, il bambino altera grossolanamente ed
esaspera ogni frustrazione proveniente dall'esterno; il seno materno si
trasforma in un oggetto persecutorio esterno ma soprattutto interno. Così anche
le gratificazioni reali non sono in grado di neutralizzare sufficientemente
l'angoscia persecutoria. Riportando l'analisi alla
primissima infanzia, noi diamo modo al paziente di rivivere
delle situazioni essenziali - è un rivivere che io ho spesso
definito un " ricordo in termini di sensazioni ". In questo
NOTE
4 I contributi più importanti su questo argomento sono stati portati da
Freud, Jones e Abraham. Vedi per es. Freud, " Character and Anal Erotism"
50agina p
MELANIE KLEIN. invidia e gratitudine
(1908), Jones, "Hate and AnalErotism in Obsessiohal Neuroses "
(1913) e "AnalErotic Character Traits " (1918), e Abraham, " Contributions to
the Theory of Anal Character" (1921), "The Influence of Orai
Erotism on Character Formation " (1924), e "Character Formation on
the Genital Level of Libide Development " (1925).
FINE NOTE
suo rivivere è possibile che il paziente sviluppi un atteggiamento diverso di
fronte alle sue frustrazioni primitive. Non
vi è dubbio che se il bambino è stato realmente esposto a
condizioni molto sfavorevoli, lo stabilire retrospettivamente
un oggetto buono non può annullare le cattive esperienze
precoci. Se non è basata sull'idealizzazione, l'introiezione
dell'analista quale oggetto buono raggiunge, comunque, il
risultato di procurare un qualche oggetto interno buono là
dove vi è una grave carenza. Inoltre, l'indebolimento delle
proiezioni, e quindi il raggiungimento di una maggiore tolleranza, unita ad un
minore risentimento, fanno sì che il paziente possa trovare certi aspetti e
rivivere dei ricordi piacevoli del passato, anche quando la situazione primitiva
era
molto sfavorevole. Ciò si raggiunge per mezzo dell'analisi
del transfert negativo e positivo che riporta ai più precoci
rapporti oggettuali, ed è possibile perché l'integrazione portata dall'analisi
ha rafforzato l'Io, che all'inizio della vita
era debole. È su questa base che anche l'analisi degli psicotici può aver
successo. L'Io meglio integrato diventa capace di sperimentare la colpa e il
senso di responsabilità che
durante l'infanzia non era riuscito ad affrontare; avviene
una sintesi dell'oggetto e quindi una mitigazione dell'odio
per mezzo dell'amore, mentre perdono forza l'avidità e l'invidia, che sono
corollari di impulsi distruttivi.
Se vogliamo esprimere tutto ciò con altre parole, possiamo dire che l'angoscia
persecutoria e i meccanismi schizoidi vengono attenuati e che il paziente può
elaborare e
superare la posizione depressiva. Allorché la sua iniziale incapacità di
costituire un oggetto buono viene in parte superata, l'invidia si attenua e la
sua capacità di provare piacere e gratitudine aumenta poco alla volta.

Questi cambiamenti si estendono a molti aspetti della


personalità del paziente e vanno dalla vita emotiva più precoce alle esperienze
ed ai rapporti adulti. Nell'analisi degli
effetti dei disturbi precoci dello sviluppo è racchiusa, io
credo, la nostra maggiore speranza di portare aiuto ai nostri
pazienti.
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\\INDICE
Prefazione 9
Capitolo I 11
Capitolo II 21
Capitolo III 35
Capitolo IV 43
Capitolo V 61
Capitolo VI 83
Capitolo VII 95
Conclusioni 111
Bibliografia 122
Finito di stampare presso lo
Stabilimento Poligrafico Fiorentino
Firenze 1985

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