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DISCESE NELLO SHEOL

IL CAMMINO DEL SIGNORE VERSO I


MORTI
SALMO SULLA DISCESA DEL SIGNORE GESÙ NELLO SHEOL
Del santo padre nostro Aednox il Rosso che discese anch’ègli
nell’ombra della morte ma che non temette alcun male perché Lui era
con lui. Nel quattordicesimo giorno del primo mese, che è il giorno del
passaggio del Signore dal seno della terra al seno del Padre suo e
Padre nostro, il santo padre nostro Aednox il Rosso nel deserto di
Giuda davanti al santo padre nostro David il Silente e il santo padre
nostro Giacobbe il Martellante, cantò:

1. Canto al Signore perché ascolta il grido d’aiuto del suo povero e lo


salva!
2. Aprite gli occhi o popoli della terra, aguzzate la vista o abitanti delle
isole, e tremate davanti al Signore delle moltitudini dei Figli di
Israele.
3. Freme il mio spirito all’udire il tuo messaggio, tremano i miei passi
nel percorrere il tuo cammino! Chi di noi può contemplare quanto è
accaduto? Chi di noi può comprendere il braccio del Signore?
4. Eppure il suo servo ha tracciato un cammino, il suo eletto lo ha
percorso fino alla meta, nelle tenebre dello Sheol è disceso
danzante, nella valle della notte oscura con parole di canto.
5. Sul cammino dei morti si è incamminato, la parte dei morti è stata la
sua parte, è divenuto uno di loro nell’abisso profondo, è divenuto
uno di loro nella valle della dimenticanza.
6. La sua vita ha lasciato i viventi, egli si è unito ai morti nella tomba,
nell’abisso il suo passo svelto s’è diretto, ha sprangato le porte della
dimenticanza, ha illuminato la tenebra della morte.
7. Adamo è stato rialzato, la madre dei viventi è stata riscattata, il

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braccio del Signore ha fatto questo, è una meraviglia agli occhi
nostri, una luce splendente nell’intimo dei nostri cuori.
8. Come regina adorna per il suo re, come potente rivestito di luce, tale
è il padre e la madre degli uomini, quando il braccio del Signore li
ha risollevati, quando il dito del servo li ha toccati.
9. La terra tremò, l’abisso si scosse, la vita nel cuore della morte
risplende. Se salgo verso i cieli, là tu sei, se mi distendo negli inferi,
eccoti! Il tuo passo è nel mio, quando discendo negli inferi e ti trovo,
nella fossa profonda della morte.
10. Il grido dei figli della morte si leva, il grido della generazione del
Terribile: «Salva o Signore i votati allo sterminio, spezza le catene
dei prigionieri dello Sheol, acquistati con la tua destra gli incatenati
dell’oblio, compra con il sangue i condannati a morte».
11. Il servo allora risponde, il piccolo ammantato di sangue, il basso
segnato con il sigillo della morte: «Hanno scavato le mie mani e i
miei piedi, come leone la mia destra e la mia sinistra.
12. Non un messaggero, non un inviato, non un profeta, non un eletto
ma Io Sono è venuto a salvare chi è legato, chi è incatenato nella
valle del terribile, nella valle dello Sheol, il Cielo nell’Abisso è giunto
risplendente; seguite me e avrete la vita».
13. Si alzarono il padre e la sua progenie, la madre e le sue figlie si
levarono, riempì l’abisso il grido delle loro bocche, il fremito del loro
cuore scosse le fondamenta della terra tutta.
14. I viventi udirono e furono sorpresi, ascoltarono e non credettero a
quanto fu detto, al braccio del Signore che fu loro rivelato, i loro
occhi furono ciechi mentre coloro che dormivano nello Sheol videro.
15. I viventi udirono il gemito della madre sussultare, il seno della terra
tremare e si batterono il petto e tremarono.
16. Una voce, il mio diletto: Vieni! Ho vinto! Vieni Signore, non tardare,
passi questo mondo e venga la tua grazia, nel tuo sangue il nostro
sangue, nel tuo grido il nostro grido, nella tua carne la nostra carne,
una e indivisa è la gloria del Padre e del Figlio, parimenti la gloria
del Figlio con coloro che s’è degnato chiamare fratelli.
17. Il Giorno Uno dal sabato, Maria, quella di Màgdala, viene di mattina

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presto, essendo ancora la tenebra, al sepolcro e vede la pietra
portata via dal sepolcro.

SALMO SULLA DISCESA DEL SIGNORE GESÙ NELLO SHEOL


Hirundo il Notturno, cantò lo parole di questo canto aggirandosi
tra le rovine della Città dove un tempo vi era la Casa fatta costruire
dal re Salomone e che fu distrutta dai senza legge quando
bruciarono nel fuoco la Città e posero l’abomino nella Casa di
Santità.

1. Ascoltate le parole del mio canto, udite e tremate tutti, perché


grandi cose voglio raccontarvi, il suo braccio santo io voglio narrare
nel canto:
2. L’Altissimo diviene bassissimo, è grande il tuo mistero o Santo; chi di
noi può comprendere il tuo annuncio? Ho udito il tuo annuncio e ho
avuto timore, la paura e il terrore è in me a causa tua.

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3. Il suo servo nell’abisso della morte è disceso, il tutto nulla è
divenuto, sulla sua carne il sigillo dei chiodi, sul suo dorso il segno
del flagellatore, le sue mani e i suoi piedi sono scavati, come leone
che col suo morso ruggisce.
4. Il suo servo è stato annientato, il suo piccolo è divenuto portatore del
nostro peccato, portatore dell’iniquità dei molti, portatore delle
ferite delle moltitudini dei figli di Israele, delle moltitudini di tutti i
figli di Adamo.
5. Di maledizione si è ammantato come di un mantello, il suo nome è
divenuto una bestemmia, una bestemmia sulle labbra di chi lo
pronuncia, blasfemia sussurrata sulla bocca dello stolto.
6. Il suo nome è calpestato nel fango, è stato gettato come cosa impura
nella Geenna, chi teme il Signore se ne sta lontano in modo che non
divenga empio e si perda.
7. Infamia è divenuto il suo sandalo, la sua veste, tessuta dall’alto verso
il basso, tessuta senza cuciture da sua madre, è divenuta come la
carne dei lebbrosi, impura come i morti dissepolti, come gli espulsi
dalla comunità del patto.
8. Non ci fu nessuno che si prese cura di lui, tutti lo abbandonarono
alla propria sorte, sotto il calcagno dello Sheol profondo, alla sorte
dei peccatori fu lasciato, nell’eredità dei maledetti la sua parte.
9. I tuoi sacerdoti lo percossero e lo uccisero, lo consegnarono nelle
mani degli idolatri, nelle mani impure di chi sacrifica a falsi dèi,
nelle mani impure di chi uccide i figli del tuo popolo.
10. Fu consegnato il tuo servo a gente impura, a gente impura che non è
entrata nel tuo patto, come le mani di coloro che lo consegnarono, i
quali furono allontanati dalla via dei tuoi comandamenti.
11. Fu consegnato nelle mani dei pagani, nelle mani impure di coloro
che parlano una lingua incomprensibile, nelle mani impure
dell’oppressore del tuo popolo.
12. L’oppressore di Israele lo percosse, il tuo popolo al suo oppressore lo
consegnò, il figlio di Sem al figlio di Yaphet, Israele al calcagno dei
Kittim.
13. Egli che sedeva le lodi di Israele, egli che dimorava tra i canti del tuo

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popolo in attesa fremente, con i peccatori fu la sua sorte, la sua
parte tra gente senza legge.
14. Il suo amico lo consegnò dietro compenso, colui che mangiava alla
sua mensa e al quale sempre porgeva il pane nell’aceto intriso, lo
consegnò nelle mani di stranieri.
15. Egli fu ucciso con ingiusta sentenza, egli che nel Kedron aveva
versato lacrime di sangue, presentò la sua faccia a chi la barba
osava strappargli e il suo dorso alle carezze del flagellatore
straniero.
16. Le sue mani furono fissate come tenda, i suoi piedi con chiodi di
ferro, le sue braccia furono allargate quando da terra veniva
innalzato come agnello a Dio presentato per l’offerta nella Casa di
Santità.
17. Il suo grido squarciò il cielo, il velo dall’alto in basso nella Casa del
Patto, il cielo dall’alto in basso nella Casa degli Uomini, il petto
dall’alto in basso nella Casa di Dio.
18. Ma anche allora il suo grido fu esaudito, e mani amiche gli
presentarono aceto, aceto nelle labbra dello sposo, aceto dall’amico
dello sposo per aprire il banchetto.
19. Consegnò lo Spirito alla terra, discese nelle profondità del suo seno,
percosse la dimora dei dormienti e li destò lui che in quel luogo si
era chinato.
20. Il suo grido fu con il grido di Adamo, il suo pianto con il pianto delle
figlie di Eva: Dio mio, Dio mio perché tu m’abbandoni? Volgiti a me!
Lontananza dalla mia Salvezza le parole del mio ruggito. Dio mio:
questo è il mio grido di giorno e non rispondi. Forza mia: questo è il
mio gemito di notte e il non silenzio è a me.
21. Il padre che in principio aveva disobbedito, dal Figlio fu rialzato
dalla terra, colui che all’inizio era stato ingannato, dall’Ingannatore
della morte fu liberato dal peccato.
22. In principio egli era il più alto, alla fine agli divenne il più basso, e da
lì è stato posto alla tua destra, egli che è Dio onnipotente nei secoli
per il quale tutto hai fatto da principio.
23. Noi ora lo vediamo figlio dell’uomo, assiso alla destra della Potenza

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nei cieli, venire nella pienezza della sua gloria per ricevere la lode
dei celesti, dei terrestri e dei sotterranei.
24. egli che da te era disceso a te ora è ritornato, portandoti in tributo i
votati alla morte, gli incatenati dai legami dello Sheol, che egli ha
liberato per sempre.
25. A te lode o Padre nostro, che nel tuo Figlio ci fai tuoi figli, nella
potenza della Madre, il tuo Spirito di santità, a te l’amore dagli
scampati dallo Sheol Tu che li hai restituito alla vita. Amen.

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