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Indice
194 A ppendice I
203 A ppendice II
209 Ringraziamenti
Io, vescovo esorcista
I
Una promessa e una premessa
1 Andrea Gemma, «Le porte degli inferi non prevarranno», in Lettere pastorali, Edi
zioni Lux Veritatis, Isemia 2002, p. 204.
10 Io, vescovo esorcista
Eccolo, integralmente:
Carissimi,
«le porte degli inferi non prevarranno» (Mt 16,18). Ho appena ria
scoltato queste parole, pronunziate, con l'impeto di una fede incrollabi
le, dal Santo Padre Giovanni Paolo II, nella solenne liturgia della festa
dei santi Pietro e Paolo a cui ho partecipato, anche a nome vostro. E mi
decido a scrivervi questa lettera che mi urge dentro da tempo e che vi
parrà - e in parte lo è - straordinaria e inusuale.
La scrivo in adempimento di un dovere che sento indilazionabile. Voi
accoglietela con fede e soprannaturale disponibilità. Nello stenderla in
tendo far uso di tutta l'autorità che a me, indegnissimo, proviene dalla
successione e dal mandato apostolico.
Non mi chiedete il perché di questa premessa solenne, che non mi è
congeniale. Il motivo - meglio: i motivi - ci sono e, credetemi sono for
temente cogenti. Essi spiegano non solo la premessa, ma anche il conte
nuto e le conclusioni di questa mia.
Se il Signore vorrà concederci il frutto di questa iniziativa, che assu
mo nella pienezza della mia consapevolezza e responsabilità pastorale,
sarà mia gioia mettervene a parte.
In questo momento non posso: vorrei che, in un contesto di fede e di
obbedienza, accettaste le indicazioni di questo documento, ne attuaste
gli impegni in un atto di fiduciosa speranza teologale.
• «Predicate che il regno dei cieli è vicino. Guarite gli infermi, resu
scitate i morti, sanate i lebbrosi, cacciate i demoni.» (Mt 10,7-8)
• «Uno dei bisogni maggiori, [di oggi] è la difesa da quel male, che
chiamiamo il dem onio.... Il male non è più soltanto una deficienza, ma
un'efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terri
bile realtà. Misteriosa e paurosa. Esce dal quadro deirinsegnamento
biblico-ecclesiastico chi si rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi
ne fa un principio a sé stante, non avente, esso pure, come ogni creatu
ra, origine da Dio; oppure la spiega come una pseudo-realtà, una per
sonificazione concettuale e fantastica delle cause ignote dei nostri ma
lanni.»3
• «È vero che "le porte degli inferi non prevarranno", secondo l'assi
curazione del Signore (Mt 16,18), ma questo non significa che siamo
esenti dalle prove e dalle battaglie contro le insidie del Maligno. ...
Questa lotta contro il demonio ... è attuale anche oggi, perché il demo
nio è tuttora vivo e operante nel mondo. Infatti il male che è in esso, il
disordine che si riscontra nella società, l'incoerenza dell'uomo, la frat
tura interiore, della quale è vittima, non sono solo le conseguenze del
peccato originale, ma anche l'effetto dell'azione infestatrice e oscura di
Satana, di questo insidiatore dell'equilibrio morale dell'uomo, che san
Paolo non esita a chiamare "il dio di questo mondo" (2 Cor 4,4), in
quanto si manifesta come astuto incantatore, che sa insinuarsi nel gioco
del nostro operare per introdurvi deviazioni tanto nocive, quanto al
l'apparenza conformi alle nostre, istintive aspirazioni. Per questo l'apo
stolo delle genti mette i cristiani in guardia dalle insidie del demonio e
dei suoi innumerevoli satelliti quando esorta gli abitanti di Efeso a ri
vestirsi dell'armatura di Dio per poter affrontare le insidie del diavolo
(cfr. E/6,11).»4
3. Noi invece, per virtù di Cristo, siamo già vincitori (cfr. Rm 8,37).
Egli è «il più forte» (cfr. Le 11,22): chi sta con lui ha vinto, definitivamen
te. E Cristo ha messo a disposizione le armi per questa vittoria. Eccole:
• La fede: «Questa è la vittoria che ha sconfitto il mondo [malvagio]:
la nostra fede». (1 Gv 5,4)
• La Parola di Dio: «Pregate incessantemente con ogni sorta di pre
ghiere e suppliche nello Spirito». (E/6,18)
• Il digiuno: «Questo genere di demoni non si può scacciare se non
con la preghiera e il digiuno». (Me 9,29)
• I sacramenti, in particolare l'Eucarestia: «Se uno mangia di questo
Pane, vivrà in eterno» (Gv 6,51) e la Confessione: «Chi commette Ü pec
cato viene dal diavolo ... ora il Figlio di Dio è apparso per togliere i pec
cati». (1 Gv 3,8; cfr. Gv 20,23)
Tutte queste armi rischiano di restare inefficaci se non sono accom
pagnate da quella che definirei l'arma preliminare: la nostra comu
nione, comunione con il papa, comunione con il vescovo, comunione
tra di noi. Poiché il demonio è odio e divisione e babele, dove c'è co
16 lo, vescovo esorcista
munione lui non può abitare. Sta benissimo invece dove c'è disunio
ne, odio, inimicizia. E per questo la preghiera acquista particolarissima
efficacia quando è fatta insieme. Perciò fra le armi contro le infestazio
ni del Maligno suggerisco i gruppi di preghiera di liberazione, precisando
che intendo per tali, a cui do una particolare delega al riguardo, solo
quelli presieduti da un ministro ordinato. Ognuno può - anzi deve -
pregare sempre, o da solo o in gruppo; tuttavia il vescovo stabilisce
che possano chiamarsi gruppi di preghiera, a cui, ripeto, attribuisce una
particolare ministerialità di intercessione e di liberazione dal Mali
gno, solo quelli presieduti in atto da un ministro ordinato, il quale è
l'unico che può fare gesti rituali. Il vescovo annunzia che mensilmen
te presiederà personalmente uno di questi gruppi di preghiera di li
berazione.
Soltanto dopo aver abbondantemente fatto uso di questi mezzi, si
può ricorrere airesorcismo vero e proprio che, come si sa, compete uni
camente al vescovo e ai sacerdoti da lui espressamente delegati (cfr. Me
8,15; Le 9,1; Corpus Juris Canonici, can. 1172).
I sacerdoti possono sempre offrirsi per particolari benedizioni a per
sone e a luoghi, ma si deve affermare chiaramente che nessuna benedi
zione ha efficacia senza la fede di chi la chiede, la sua rinuncia al pecca
to, la sua frequenza alla preghiera e ai sacramenti. In caso contrario,
anche la benedizione può essere considerata alla stregua di un amuleto.
È quindi superstizione.
5 Molti si sono rivolti all'autore per chiedere il ripristino della recita di questa in
vocazione, voluta da Leone XIII, al termine della celebrazione eucaristica. La ri
chiesta va girata al Santo Padre.
6 Andrea Gemma, «Le porte degli inferi non prevarranno», cit., p.204 sgg.
18 Io, vescovo esorcista
Chi crederà e sarà battezzato, sarà salvo; chi non crederà sarà con
dannato. Ed ecco i miracoli che accompagneranno coloro che avranno
creduto: cacceranno i demoni in nome mio, parleranno nuove lingue;
prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualcosa di mortifero,
non farà loro del male; imporranno le mani ai malati e saranno guariti.
(Me 16,16-18)
lotta? A questa domanda, che non è solo mia, si badi, non si può
sfuggire.
I vescovi non esercitano direttamente e personalmente il loro
potere in questo campo: ciò risulta dall'esperienza. Del resto i pa
stori delle nostre chiese hanno sempre tanto da fare...
Allora è quasi normale che, a norma di codice, incarichino di
questo ministero uno o più presbiteri della loro Chiesa. Ricordo
lo scalpore che suscitò la notizia che il compianto cardinale Bale
strerò ne aveva nominato, per la diocesi di Torino, sei in un colpo
solo... (più tardi si è saputo che quella città è una specie di capita
le di questa terribile realtà).
Certo, anche per le confessioni, assai spesso, i vescovi delega
no completamente tale importante ministero. Ma già Pio X, come
vescovo di Mantova, entrava spesso in confessionale, soprattutto
per richiamare i suoi preti a questo impreteribile dovere.
Per fortuna, anche Giovanni Paolo II, da papa, ha voluto esse
re lui stesso ministro del sacramento della riconciliazione, dopo
aver più volte richiamato i ministri sacri al dovere di prestarsi al
l'ascolto delle confessioni.
Come sarebbe utile - dico al riguardo - che anche noi vescovi
ci rendessimo un po' più disponibili per questo ministero straor
dinariamente importante: conosceremmo assai meglio i nostri fe
deli e ciò che più giova alla loro salvezza.
Tornando al potere di scacciare i demoni, avviene la stessa co
sa: i vescovi demandano a presbiteri da loro scelti. Ma io affermo
che c'è una grande differenza tra l'esercizio del ministero della ri
conciliazione e quello dell'esorcismo. Nel primo caso tutti i sa
cerdoti, per il fatto dell'ordinazione, sono abilitati; per l'esorci
smo, invece, è necessaria un'espressa delega del vescovo e
questa, in molti casi, ahimè, è data non solo a pochissime perso
ne, ma anche a persone che non sono né disposte né preparate.
Ma c'è di più - e la cosa è grave in molte diocesi non esiste
nemmeno un esorcista. Lo so di sicuro, dietro la mia rituale do
manda posta a quanti a me ricorrono anche di lontano: «Perché
non vai dal tuo vescovo? Perché non vai nella tua diocesi?». Le
risposte che ricevo sono quasi sempre scoraggianti: «Il vescovo
non crede a queste cose!» (Quali cose?!). «Nella mia diocesi non
ci sono esorcisti incaricati. Quello che c'è è anziano e malato e
non può esercitare il ministero per cui è incaricato...» «Colui al
quale mi hanno mandato ha detto di non credere a queste cose...»
24 Io, vescovo esorcista
«Il nostro esorcista non è altro che uno psicologo che riferisce tut
to alla sua specializzazione. Quello a cui mi hanno mandato mi
ha trattato male.»
E potrei continuare in questo elenco di gravi affermazioni che
male depongono circa la carità, la pazienza, la disponibilità di
vescovi e presbiteri a prestarsi almeno all'ascolto paziente di chi
è tribolato, non necessariamente posseduto, dal demonio.
Io continuo a domandarmi, specie quando mi arrivano casi da
lontano, da molto lontano: perché non ci dovrebbero essere esor
cisti, almeno un esorcista per ogni diocesi?
Mi risponda chi può!
Capisco allora perché il padre Amorth, mio caro amico, conti
nua a gridare: «Un vescovo che non stabilisce almeno un esorci
sta nella sua diocesi non è esente dal peccato mortale per grave
omissione». Forse, aggiungo io, lo scuserà la buona fede...
Ma quale buona fede?
È comunque doloroso dover ammettere che sento una grave
sofferenza per questa situazione. E mi toma in mente l'espressio
ne del Vangelo dove è scritto che Gesù «ebbe compassione di lo
ro perché erano come un gregge senza pastore» (Me 6,34). Ma se
siamo pastori, non dovremmo prima di tutto difendere il nostro
gregge dall'assalto dei lupi, del lupo infernale?
E san Pietro non parla forse del demonio come di leone rug
gente che va in giro cercando chi divorare (Cfr. 1 Pt 5,8)?
Spinto da questa angosciante sofferenza interiore nel vedere
tanti miei fratelli oppressi dal Maligno, senza poter usufruire dei
rimedi che la Chiesa ha a disposizione, un bel giorno mi decisi:
chiesi un'udienza privata al Santo Padre Giovanni Paolo II.
Gli esposi con umiltà il problema sottoponendogli anche la
mia lettera pastorale: «Santo Padre,» lo supplicai «ordini che in
ogni diocesi ci sia almeno un esorcista».
«Ma lei non fa parte della conferenza episcopale?» mi rispose;
come a dire, e io compresi, che toccherebbe alla conferenza epi
scopale, che si dedica a tante problematiche, prendere provvedi
menti anche in questo campo.
Fino a ora - e sono passati ben dieci anni - questa tematica non
è stata nemmeno alla lontana sfiorata dagli elevatissimi dibattiti
che si fanno nell'assemblea generale della cei.
Nei corridoi, invece, debbo dire che diversi vescovi mi hanno
accostato dopo aver saputo della mia iniziativa. Dopo di essa in
«Scacciate i demoni» (Me 16,17) 25
voce degli ossessi, ha fatto sapere che questa abolizione gli è pia
ciuta tantissimo!
Fu proprio questa considerazione che mi spinse, anni or sono,
a chiedere con umile supplica a Giovanni Paolo II di volerla ri
pristinare.
Tomo alla domanda: che cosa, quale presupposto hanno sug
gerito di abolire la preghiera di san Michele, stabilita da un papa
e, se ben ricordo, ben motivandone l'esigenza? E che cosa - conti
nuo a domandare - ha suggerito e suggerisce di evitare il più
possibile, nei testi liturgici, la menzione di Satana, dei suoi nefa
sti interventi, delle conseguenze della sua azione distruttiva?
Chi può mi risponda. E con argomenti validi, per favore, non
con i soliti motivi di vellutata convenienza.
Sta di fatto, come hanno detto gli ultimi pontefici, che oggi l'o
pera micidiale del demonio è più evidente che mai, si è fatta per
di più subdola e astuta, ha trovato alleati un tempo impensabili e
strumenti spaventosi di intervento che chi ha una pur pallida
idea di satanismo ben conosce.
E allora era il caso non solo di non espungere formule depreca
torie e imprecatone, ma semmai di moltiplicarle e rafforzarle.
Così, purtroppo, non è stato. Me ne dolgo veementemente e
con me ne lamentano l'incongruenza tutti gli amici esorcisti e gli
stessi fedeli più vessati.
Si aggiunga quest'altra considerazione documentabilissima:
mentre i testi ufficiali vengono costantemente riveduti e... purgati
da riferimenti a Satana e al suo mondo tenebroso, si moltiplicano
formule alternative che vengono ampiamente diffuse anche a spro
posito. Così è ogni qualvolta viene meno la preoccupazione autore
vole di chi è preposto a tali cure: si moltiplicano, a proposito e spro
posito, i surrogati, così come - anticipo qualcosa che dirò appresso -
chi non trova ministri di Dio disponibili e saggi, chi non trova esor
cisti preparati e ben disposti, va dagli operatori dell'occulto, caden
do... dalla padella nella brace, non solo non trovando rimedio, ma
aggravando la sua situazione e pagando ingenti somme di denaro.
Di chi è la colpa, almeno in causa, di tale degrado, di tali ab
normi incongruenze?
Adduco qualche esempio e non è la prima volta, anche se an
cora una volta, la mia sarà voce inascoltata, apro qui un'altra pa
rentesi: non ho avuto l'onore - meglio così! - di essere consultato
mentre veniva confezionato il nuovo rituale degli esorcismi. C'è
28 Io, vescovo esorcista
O Dio,
che per la salvezza del genere umano
hai istituito i più grandi Sacramenti
nel Segno dell'acqua,
sii propizio alle nostre invocazioni,
infondi in essa la forza della tua benedizione,
affinché la tua creatura servendo ai tuoi misteri
abbia l'effetto, per la tua divina grazia,
di tener lontani i demoni,
30 Io, vescovo esorcista
e di fugare le malattie;
di modo che, dovunque,
nelle dimore dei tuoi fedeli,
sarà adoperata e aspersa,
luoghi, oggetti e persone
siano immuni da ogni nequizia,
siano liberati da ogni nocumento:
si allontanino tutte le insidie dell'occulto nemico,
e se c'è qualcosa che attenta
o all'incolumità degli abitanti,
o alla loro pace,
per l'aspersione di quest'acqua sia fugato:
affinché, per l'invocazione del tuo santo nome,
sia invocata la salvezza e la difesa da ogni pericolo.
Per Cristo nostro Signore.
Amen.
B e n e d i z io n a l e l a t in o
Benedictus es,
Domine, Deus onnipotens,
qui nos in Christo,
aqua viva salutis nostrae
benedicere dignatus es
et intus reformare:
concede ut qui
huius aquae aspersione
vel usu munìmur,
renovata animi iuventute
per virtutem Sancti Spiritus
in novitate vitae iugiter
ambulemus.
Per Christum
Dominum nostrum.
Amen.
C'è poi nel nuovo M essale rom ano anche il Rito della benedizione
e dell'aspersione dell'acqua, da farsi ordinariamente di domenica.9
Qui, nella seconda orazione alternativa,10 leggiamo:
Sempre nel M essale rom ano , dopo una terza formula per il tem
po pasquale, c'è anche - facoltativa - una formula di benedizio
ne per il sale che confrontiamo con quella latina del Pontificale ro
m ano :
Exorcizo te, creatura salis, per Deum vivum, per Deum verum, per
Deum satum, per Deum qui te per Eliseum prophetam in aquam immit-
ti iussit, ut sanaretur sterilitas aquae: ut efficiaris sai exorcizatum in sa-
lutem credentium; et sis omnibus sumentibus te sanitas animae et cor-
poris; et effugiat atque discedat a loco, in quo aspersum fueris, omnis
phantasia et nequitia et versutia diabolicae fraudis, omnisque spiritus
immundus adiuratus per eum qui venturus est iudicare vivos et mor-
tuos, et saeculum per ignem. Amen.
... Imploramus
ut hanc creaturam salis...
benedicere digneris...
ut sit omnibus sumentibus
salus mentis et corporis;
et quidcquid ex eo tactum
vel respersum fuerit,
careat omni immunditia,
omnique impugnatione
spiritalis nequitiae
Per Christum
Dominum nostrum.
Amen.
Il nostro silenzio: la sua vittoria 33
Ti esorcizzo, creatura sale, per il Dio vivo, per il Dio vero, per il Dio
santo, per quel Dio che per mezzo del profeta Eliseo comandò che fossi
immerso nell'acqua, perché fosse risanata la sterilità dell'acqua: affinché
tu divenga sale esorcizzato a salvezza dei credenti; e tutti coloro che ti
assumeranno ricevano la salute del corpo e dello spirito; e da ogni luo
go in cui sarai sparso, sia fugato e allontanato ogni cattivo fantasma e
ogni malefica insidia degli inganni diabolici. Fugga ogni spirito mali
gno costretto dalla potenza di Dio che verrà a giudicare i vivi e i morti, e
il mondo con il fuoco. Per Cristo nostro Signore. Amen
... Ti supplichiamo
di benedire questo sale tua creatura...
perché produca in tutti coloro
che ne faranno uso
sanità del corpo e dello spirito;
e ogni cosa che sarà in contatto con esso
e ogni luogo in cui sarà cosparso,
sia libero da ogni impurità
e dalle insidie degli spiriti maligni.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
Benedici, Signore,
questo sale.
Come ordinasti
al profeta Eliseo
di risanare l'acqua
con il sale,
fa' che mediante
questo duplice segno
di purificazione
siamo liberati
dalle insidie del Maligno
e custoditi dalla presenza
del tuo Santo Spirito.
Per Cristo nostro Signore. Amen.
I n v o c a z io n i dal L ib r o sa n to
N e l l a c e l e b r a z i o n e e u c a r is t ic a
Riprendendo il filo del nostro discorso è importante notare come nel ri
to della celebrazione eucaristica l'invocazione di liberazione è frequen
te, oltre che nel Pater e nel successivo embolismo:
• Nel secondo prefazio quaresimale, si chiede che i figli di Dio «si con
vertano a lui con tutto il cuore e, liberi dai fermenti del peccato, vivano
le vicende di questo mondo sempre orientati verso i beni eterni».
• Nel secondo prefazio della passione, si dice che la Pasqua «segna» la
sconfitta dell'antico avversario e l'evento stupendo della nostra reden
zione.
• Nel settimo prefazio comune, si proclama la bontà di Dio che ha man
dato il suo Figlio «per redimerci dal peccato e dalla morte e ha ridonato
38 lo, vescovo esorcista
il suo Spirito per fare di tutte le nazioni un solo popolo nuovo che ha co
me fine il regno, come condizione la libertà dei figli di Dio, come statuto
11 precetto dell'amore».
• Nella prima preghiera eucaristica chiediamo: «Salvaci dalla dannazio
ne eterna e accoglici nel gregge degli eletti».
•Nella quarta preghiera eucaristica affermiamo che Cristo «ai poveri
annunziò il Vangelo della salvezza, la liberazione ai prigionieri, agli af
flitti la gioia»; e chiediamo che ci sia concessa l'eredità eterna «dove con
tutte le creature,12 liberate dalla corruzione del peccato e della morte,
canteremo la tua gloria».
•Nella preghiera che precede la santa comunione il celebrante chiede per
sé «Liberami da ogni colpa e da ogni male»; «La comunione con il tuo
corpo e il tuo sangue, Signore Gesù Cristo, non diventi per me giudizio
di condanna, ma per la tua misericordia sia rimedio e difesa dell'anima
e del corpo».
Espressioni che chiedono la liberazione si trovano anche in alcune
formule di benedizione solenne.
La p r e g h ie r a d i l ib e r a z io n e
P r e g h ie r a e d e s o r c is m o
14 Iv i, p. 219 sgg.
44 Io, vescovo esorcista
P er concludere
B ib l is t i o s o c io l o g i ?
D a l PURGATORIO AL LIMBO
landò più che mai come teologo e non come prefetto della Congregazio
ne - lascerei cadere questa che è sempre stata soltanto un'ipotesi teologi
ca. Si trattava di una tesi secondaria a servizio di una verità che è assolu
tamente primaria per la fede: l'importanza del battesimo. Per dirla con le
parole stesse di Gesù a Nicodemo: "In verità, in verità ti dico, se uno non
nasce da acqua e da Spirito, non può entrare nel regno di Dio" (Gv 3,5).
Si lasci pure cadere il concetto di "limbo", se è necessario (del resto, gli
stessi teologi che lo sostenevano affermavano al contempo che i genitori
potevano evitarlo al figlio con il desiderio del suo battesimo e la preghie
ra); ma non si lasci cadere la preoccupazione che lo sosteneva. Il battesi
mo non è mai stato, non è né mai sarà cosa accessoria per la fede.»15
15 Vittorio Messori - Joseph Ratzinger, Vittorio Messori a colloquio con il cardinale Jo
seph Ratzinger. Rapporto sulla fede, Mondadori, Milano, 19932, pp. 149-155.
Il diavolo esiste e io l'ho incontrato 53
della morte, perché distacco da Dio fonte della vita, e poi, a sua volta,
occasione ed effetto d'un intervento in noi e nel nostro mondo d'un
agente oscuro e nemico, il demonio. Il male non è più soltanto una defi
cienza, ma un'efficienza, un essere vivo, spirituale, pervertito e perver
titore. Terribile realtà. Misteriosa e paurosa.
Esce dal quadro deirinsegnamento biblico ed ecclesiastico chi si ri
fiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un principio a sé stante,
non avente essa pure, come ogni creatura, origine da Dio; oppure la
spiega come una pseudo-realtà, una personificazione concettuale e fan
tastica delle cause ignote dei nostri malanni. Il problema del male, visto
nella sua complessità, e nella sua assurdità rispetto alla nostra unilatera
le razionalità, diventa ossessionante. Esso costituisce la più forte difficol
tà per la nostra intelligenza religiosa del cosmo. Non per nulla ne soffrì
per anni sant'Agostino: Quarebam unde malum, et non erat exitus, io cerca
vo donde provenisse il male, e non trovavo spiegazione.
Ed ecco allora l'importanza che assume l'avvertenza del male per la
nostra corretta concezione cristiana del mondo, della vita, della salvez
za. Prima dello svolgimento della storia evangelica al principio della
sua vita pubblica: chi non ricorda la pagina densissima di significati del
la triplice tentazione di Cristo? Poi nei tanti episodi evangelici, nei quali
il demonio incrocia i passi del Signore e figura nei suoi insegnamenti? E
come non ricordare che Cristo, tre volte riferendosi al demonio, come a
suo avversario, lo qualifica «principe di questo mondo»? E l'incomben
za di questa nefasta presenza è segnalata in moltissimi passi del nuovo
Testamento. San Paolo lo chiama il «dio di questo mondo», e ci mette
sull'avviso sopra la lotta al buio, che noi cristiani dobbiamo sostenere le
insidie del diavolo, poiché la nostra lotta non è (soltanto) col sangue e
con la carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori del
le tenebre, contro gli spiriti maligni dell'aria.
E che si tratti non d'un solo demonio, ma di molti, diversi passi evan
gelici ce lo indicano; ma uno è principale: Satana, che vuol dire l'avversa
rio, il nemico; e con lui molti, tutti creature di Dio, ma decadute perché
ribelli e dannate; tutto un mondo misterioso, sconvolto da un dramma
infelicissimo, di cui conosciamo ben poco.
Conosciamo tuttavia molte cose di questo mondo diabolico, che ri
guardano la nostra vita e tutta la storia umana. Il demonio è all'origine
della prima disgrazia dell'umanità; egli fu il tentatore subdolo e fatale
del primo peccato, il peccato originale. Da quella caduta di Adamo il
demonio acquistò un certo impero su l'uomo, da cui solo la Redenzione
di Cristo ci può liberare. È storia che dura tuttora: ricordiamo gli esorci
smi del battesimo e i frequenti riferimenti della Sacra Scrittura e della li
turgia all'aggressiva e alla opprimente «potestà delle tenebre». È il ne
mico numero uno, è il tentatore per eccellenza. Sappiamo così che questo
58 Io, vescovo esorcista
le, che noi non osiamo ora approfondire e autenticare, non però priva
per tutti di drammatico interesse, a cui anche la letteratura moderna ha
dedicato pagine famose: Il problema del male rimane uno dei più gran
di e permanenti problemi per lo spirito umano, anche dopo la vittorio
sa risposta che vi dà Gesù Cristo. «Noi sappiamo, scrive l'evangelista
san Giovanni, che siamo [nati] da Dio, e che tutto il mondo è posto sot
to il Maligno.»
All'altra domanda: quale difesa, quale rimedio opporre all'azione
del demonio? la risposta è più facile a formularsi, anche se rimane dif
ficile attuarsi. Potremmo dire: tutto ciò che ci difende dal peccato ci ri
para per ciò stesso dall'invisibile nemico. La grazia è la difesa decisiva.
L'innocenza assume un aspetto di fortezza. E poi ciascuno ricorda
quanto la pedagogia apostolica abbia simboleggiato nell'armatura
d'un soldato le virtù che possono rendere invulnerabile il cristiano. Il
cristiano dev'essere militante; dev'essere vigilante e forte; e deve tal
volta ricorrere a qualche esercizio ascetico speciale per allontanare cer
te incursioni diaboliche; Gesù lo insegna indicando il rimedio «nella
preghiera e nel digiuno». E l'apostolo suggerisce la linea maestra da te
nere: «Non lasciarti vincere dal male, ma vinci nel bene il male». Con la
consapevolezza perciò delle presenti avversità in cui oggi le anime, la
Chiesa, il mondo si trovano noi cercheremo di dare senso ed efficacia
alla consueta invocazione della nostra principale orazione: «Padre no
stro, liberaci dal male!»17
A tanto giovi anche la nostra Apostolica Benedizione.
Il sa t a n ism o
Culto: il satanismo è anzitutto uno stile di vita i cui valori sono la li
bertà assoluta e svincolata da qualunque limite e norma, l'esaltazione
del piacere, la ricerca dell'eccesso in ogni campo, la sopraffazione del
forte sul debole. Ma il satanismo prevede anche una ritualità in senso
stretto: cerimonie d'iniziazione, invocazioni e canti in onore del Princi
pe delle tenebre, formule deprecatorie, e, al vertice del culto satanico, la
messa nera, parodia della messa cristiana.
Nella messa nera tutte le preghiere sono rivolte non a Dio ma al de
monio, e sono fatte per ottenere i successi e i piaceri terreni e non le
virtù e i doni spirituali; il rito si svolge all'interno di una cornice di sim
boli e gesti aberranti, l'altare è decorato con drappi e ceri neri, e il culmine
della messa è raggiunto con la profanazione di ostie, rubate dai taberna
coli delle chiese o consacrate appositamente da sacerdoti rinnegati, di
strutte durante un atto sessuale.
cesso, piacere, potere. Credono che dopo questa vita ci sia un'altra vita,
immortale, e vogliono trascorrerla nel regno di Satana, l'inferno.
Il satanismo «acido» o selvaggio: è la forma costituita da una variegata e
imprecisata moltitudine di piccoli gruppi d'adolescenti e giovani che
sintetizzano nel satanismo quattro elementi diversi:
• il mito della trasgressione a ogni costo come affermazione di libertà
e indipendenza da tutto e da tutti; in particolare il godimento dei piace
ri, specialmente sessuali, anche in forme perverse, senza limiti e senza
scrupoli;
• l'abbondante uso di sostanze stupefacenti che creano un'alterazio
ne della realtà e un senso d'onnipotenza in piena sintonia con le loro
aspirazioni;
• l'attuazione reale dei riti visti nei film e nei fumetti a soggetto sata
nico, con tutte le esagerazioni e le distorsioni tipiche di questo genere di
prodotti;
• l'effetto derivante da un certo tipo di musica rock (chiamato ap
punto «rock acido»),19 la quale agisce in tre modi: quanto al testo, espli
citamente inneggiando a Satana e ai controvalori del satanismo; quanto
al ritmo che per la sua violenza a lungo andare produce un crollo delle
inibizioni e dell'autocontrollo a beneficio di una totale sfrenatezza;
quanto al volume, che provocando stordimento aiuta a entrare nello sta
to d'irrealtà desiderato.
Presso questi gruppi i rituali sono particolarmente violenti e più che
la messa nera si preferisce la profanazione di statue, suppellettili sacre,
cimiteri, chiese abbandonate; si praticano con una certa frequenza sacri
fici animali e in casi estremi, a causa di quella perdita di controllo che di
cevamo, anche umani; anche i riti a base sessuale si svolgono in modo
più violento sino ad arrivare alla violenza carnale, specialmente a danno
di nuovi adepti di entrambi i sessi durante le cerimonie d'iniziazione.
Mentre andavo pensando alla struttura da dare a queste note, nella pre
ghiera quotidiana che la Chiesa cattolica assegna a noi sacerdoti mi è ca
pitato di dover leggere, nell'«ufficio di lettura», appunto le seguenti
espressioni del santo martire Ignazio d'Antiochia, discepolo di Pietro:
«Procurate di riunirvi più frequentemente per il rendimento di grazie e
per la lode a Dio. Quando vi radunate spesso, le forze di Satana sono
annientate e il male da lui prodotto viene distrutto nella concordia della
vostra fede. Nulla è più prezioso della pace, che disarma ogni nemico
terrestre e spirituale ... Guardatevi dunque dalle pestifere esalazioni del
principe di questo mondo (così Gesù nel Vangelo chiama il demonio,
cfr. Gv 12,4 ; 14,30; 16,11 ecc.), cioè dai suoi errori; perché non vi trascini
in schiavitù, lontano dalla vita che vi aspetta».21
Non avrei potuto leggere parole più significative a giustificare il mio
intervento a questo consesso, la scelta del tema e quanto mi sforzerò di
dire.
Vorrei che notassimo subito: la riunione delle forze del bene - e tale
mi sembra l'intento di questa organizzazione e di questa iniziativa che
n'è derivata - è arma contro il Maligno, è garanzia di vittoria del bene
sul male.
Penso alle tante volte che il papa Giovanni Paolo U, nel nome dell'uo
mo, conculcato nei suoi diritti fondamentali, invoca la collaborazione di
tutte le forze sane dell'umanità. Mi pare che siamo qui proprio per questo.
Notate ancora come sant'Ignazio d'Antiochia, alla scuola del Vange
lo, metta da una parte la concordia fraterna, la pace, la vita e, dall'altra,
il Maligno, l'errore, l'allontanamento dalla vita, ossia la morte.
22 Rapporto sugli adoratori di Satana, in «30 giorni», gennaio 1989, pp. 50 sgg.
70 Io, vescovo esorcista
parlandone sia in male che in bene; per i primi, invece, Baudelaire ave
va scritto che «la più bella astuzia del diavolo è di riuscire a convincere
che egli non esiste» (non saprei quale delle due opinioni meriti la pal
ma. Sta di fatto che, dopo un lungo silenzio, dopo negazioni dell'esi
stenza del diavolo, anche da parte di cristiani, ecco che ora il discorso
sul diavolo è in nettissima ripresa. Purtroppo non solo il discorso, come
vedremo subito...).
Parlo del diavolo perché sono cristiano e prete e, come tale, testimone
diretto dell'opera nefasta del «principe delle tenebre» nelle anime so
prattutto, ma anche nella nostra società.
Non sono esorcista autorizzato, ma conto tra i miei amici alcuni di
questi di cui ho raccolto alcune confidenze sconcertanti sul potere del
Maligno e ho avuto conferma di quanto si può tuttora leggere nell'agio
grafia cristiana.
Di qualche esorcismo sono stato testimone diretto, di qualche vittima
del diavolo e delle sue arti sono stato confidente, e ciò mi ha spinto e mi
spinge a interessarmi della materia nell'unico scopo - che è il mio di sa
cerdote - di aiutare i miei fratelli a essere illuminati; devo aggiungere
che, giovanissimo studente, mi sono imbattuto in un libro di confidenze
di un'ex iscritta a una setta segreta e demoniaca dove i fatti raccapric
cianti, che oggi si dicono ricorrenti, sono minuziosamente descritti da
una testimone in prima persona. Quello che allora mi era parso invero
simile ha trovato purtroppo conferma in ciò che oggi si scrive sul feno
meno demoniaco e sulle pratiche che ne derivano.
Parlo del demonio perché ormai le notizie che giungono da ogni par
te - anche qui nella nostra Italia - sono talmente preoccupanti che oc
corre chiamare a raccolta e illuminare per guardarsi dalle arti con cui i
più sprovveduti finiscono nelle reti di certe organizzazioni aberranti,
l'unica via per uscire dalle quali sembra essere la morte... 1
Prima di richiamare qualcuna di queste notizie accenno doverosa
mente all'ultimo motivo che mi ha spinto ad affrontare il tema del sata
nismo: il fatto che ne abbiano parlato con preoccupazione gli ultimi
sommi pontefici.
I l p e n sie r o c a tt o l ic o s u S a ta n a
Tralascio Leone XIII che introdusse in tutte le messe cattoliche una pre
ghiera speciale all'arcangelo san Michele «contra nequitiam et insidias
diaboli» (contro la malvagità e le seduzioni del diavolo) perché «Satana
e gli altri spiriti maligni che infestano per il mondo a perdizione delle
anime» venissero ricacciati all'inferno per la potenza di Dio.
Ricordo invece il famoso intervento di Paolo VI del 29 giugno 1972:
«Abbiamo la sensazione che da qualche fessura sia entrato il fumo di
Quelli che ci credono 71
«Rendi lieto e santo, o Maria,» così pregava «il nostro cuore nella si
curezza che "il drago" non è più forte della tua bellezza.»26
Ed ecco alcune delle frasi pronunziate da Giovanni Paolo II a Torino
(la città ove si dice che il satanismo abbia grande accoglienza) al termine
della visita ivi fatta il 4 settembre 1988:
«Dove c'è l'opera della salvezza, dove c'è l'attività dello Spirito San
to, dove ci sono i Santi, là arriva anche un altro. Naturalmente non si
presenta con il proprio nome ... non si chiama solamente diavolo, si
chiama padre della menzogna, si chiama con diversi nomi. Ma si chia
ma anche principe di questo m ondo.... Chi non vorrebbe essere princi
pe di questo mondo, quale partito politico non vorrebbe essere principe
di questo mondo, quale ideologia?»
Si sa come queste parole abbiano scatenato una ridda di commenti.
Perché sono state pronunciate dal papa?
Perché proprio a Torino?
Si è venuto cosi a sapere che, oltre al dato che a Torino solo 12-15%
della popolazione continua una certa pratica religiosa cristiana, sono
ben 40.000 le persone coinvolte in sette sataniche.
S a t a n ism o a n t ic o e n u o v o
31 Ivi, p. 57.
Quelli che ci credono T7
Poi un gran segno apparve nel cielo: una donna rivestita di sole, con
la luna sotto i suoi piedi e sul capo una corona di dodici stelle. Era incin
ta e gridava per le doglie del parto. Intanto apparve un altro segno nel
cielo: un enorme dragone, dal colore del fuoco, con sette teste e dieci
corna e sette diademi sulle teste. La sua coda trascinava la terza parte
delle stelle del cielo e le precipitò sulla terra. Poi il dragone si pose da
vanti alla donna che stava per partorire, per divorare il bambino appena
nato. (Ap 12,1-4)
Dio che fai giustizia, o Signore, Dio che fai giustizia: mostrati! Alzati,
giudice della terra, rendi la ricompensa ai superbi. Fino a quando gli
empi, Signore, fino a quando gli empi trionferanno? Sparleranno, diran
no insolenze, si vanteranno tutti i malfattori. (Sai 93,1-4)
«Mysterium iniquitatis» 83
Vieni a salvarmi, o Dio, vieni presto, Signore, in mio aiuto. Siano con
fusi e arrossiscano quanti attentano alla mia vita. Retrocedano e siano
svergognati quanti vogliono la mia rovina. Per la vergogna si volgano
indietro quelli che mi deridono. (Sai 69,2-4)
Sì, proprio così, per bocca di Gesù stesso, viene definito il demo
nio, anche se per affermare immediatamente che egli è sconfitto,
sconfitto da Lui definitivamente.
L'espressione tuttavia dice chiaramente quanto potere abbia
tuttora il Maligno, prima che la sua sconfitta sia definitiva, quan
do «Dio sarà tutto in tutti» (2 Cor 15,28) e quando Cristo porterà
con sé i salvati nella gloria eterna.
È sempre il mistero del «già e non ancora», il principe di que
sto mondo appare tale perché Iddio, nel suo misterioso disegno,
allenta la catena che lo tiene avvinto, basterà che questa catena
venga ritirata e la vittoria del Cristo apparirà in tutto il suo fulgo
re. Noi ne siamo sicuri.
Nel «non ancora», tuttavia, è inclusa quella lotta quotidiana
che ci oppone al potere delle tenebre e per la quale il Signore ha
fornito la sua Chiesa delle armi adatte. Nessuno di noi perciò si
meraviglierà di questa situazione di lotta senza quartiere che ci
oppone al Maligno. Ce lo ricorda con chiarezza san Paolo nel fa
moso brano della Lettera agli Efesini (cap. 6). Ascoltiamo:
Per il resto, attingete forza nel Signore e nel vigore della sua potenza.
Rivestitevi dell'armatura di Dio, per poter resistere alle insidie del dia
volo. La nostra battaglia infatti non è contro creature fatte di sangue e di
carne, ma contro i Principati e le Potestà, contro i dominatori di questo
mondo di tenebra, contro gli spiriti del male che abitano nelle regioni
celesti.
Prendete perciò l'armatura di Dio, perché possiate resistere nel gior
no malvagio e restare in piedi dopo aver superato tutte le prove. State
Il principe di questo mondo (Gv 16,11) 87
dunque ben fermi, cinti i fianchi con la verità, rivestiti con la corazza
della giustizia, e avendo come calzatura ai piedi lo zelo per propagare il
vangelo della pace. Tenete sempre in mano lo scudo della fede, con il
quale potrete spegnere tutti i dardi infuocati del Maligno; prendete an
che l'elmo della salvezza e la spada dello Spirito, cioè la parola di Dio.
Pregate inoltre incessantemente con ogni sorta di preghiere e di suppli
che nello Spirito, vigilando a questo scopo con ogni perseveranza e pre
gando per tutti i santi. (E/ 6,10-18)
In quel tempo, Gesù e i suoi discepoli giunsero all'altra riva del mare,
nella regione dei Gerasèni. Come scese dalla barca, gli venne incontro
dai sepolcri un uomo posseduto da uno spirito immondo. Egli aveva la
sua dimora nei sepolcri e nessuno più riusciva a tenerlo legato neanche
con catene, perché più volte era stato legato con ceppi e catene, ma ave
va sempre spezzato le catene e infranto i ceppi, e nessuno più riusciva a
domarlo. Continuamente, notte e giorno, tra i sepolcri e sui monti grida
va e si percuoteva con pietre. Visto Gesù da lontano, accorse, gli si gettò
ai piedi, e urlando a gran voce disse: «Che hai tu in comune con me, Ge
sù, Figlio del Dio altissimo? Ti scongiuro, in nome di Dio, non tormen
tarmi!». Gli diceva infatti: «Esci, spirito immondo, da quest'uomo!». E
gli domandò: «Come ti chiami?». «Mi chiamo Legione» gli rispose «per
ché siamo in molti.» E prese a scongiurarlo con insistenza perché non lo
cacciasse fuori da quella regione. Ora c'era là, sul monte, un numeroso
branco di porci al pascolo. E gli spiriti lo scongiurarono: «Mandaci da
quei porci, perché entriamo in essi». Glielo permise. E gli spiriti immon
di uscirono ed entrarono nei porci e il branco si precipitò dal burrone
nel mare; erano circa duemila e affogarono uno dopo l'altro nel mare. I
mandriani allora fuggirono, portarono la notizia in città e nella campa
gna e la gente si mosse a vedere che cosa fosse accaduto. Giunti che fu
rono da Gesù, videro l'indemoniato seduto, vestito e sano di mente, lui
che era stato posseduto dalla Legione, ed ebbero paura. Quelli che ave
vano visto tutto spiegarono loro che cosa era accaduto all'indemoniato e
il fatto dei porci. Ed essi si misero a pregarlo di andarsene dal loro terri
torio. Mentre risaliva nella barca, quello che era stato indemoniato lo
pregava di permettergli di stare con lui. Non glielo permise, ma gli dis
90 Io, vescovo esorcista
se: «Va' nella tua casa, dai tuoi, annunzia loro ciò che il Signore ti ha fat
to e la misericordia che ti ha usato». Egli se ne andò e si mise a procla
mare per la Decàpoli ciò che Gesù gli aveva fatto, e tutti ne erano mera
vigliati. (Me 5,1-20)
35 Antonio Royo Marin, Teologia della perfezione cristiana, San Paolo, Milano
199710, pp. 389 sgg.
Il principe di questo mondo (Gv 16,11) 95
36 Armando Pavese, Come difendersi dai maghi e dalla minaccia della nuova religione
magica, Piemme, Casale Monferrato 1994, pp. 271 sgg.
98 lo, vescovo esorcista
... In valore assoluto la lettura dei numeri dei maghi ci rivela che il
Settentrione è il «paradiso» dei maghi seguito in ordine decrescente dal
Centro, Meridione e Isole.
Il tutto si può visualizzare meglio con i seguenti istogrammi:
565
221
188
130
24,7
17
11,8
Maghi
Maghi, magie e dintorni 99
R e g io n i d 'I t a lia
Regioni Maghi
1) Lombardia 212
2) Piemonte 157
3) Sicilia 117
4) Emilia Romagna 96
5) Toscana 91
6) Lazio 90
7) Campania 54
8) Puglia 49
9) Liguria 46
10) Calabria 40
11) Marche 32
12) Veneto 30
13) Abruzzo 28
14) Friuli Venezia Giulia 21
15) Sardegna 13
16) Basilicata 11
17) Umbria 8
18) Molise 6
19) Valle D'Aosta 2
20) Trentino Alto Adige 1
57.746.000
__________________________________= 52.300
1.104
L a m a g ia
tiene non si possa ormai prescindere, per cui favorisce una mescolanza
di riti e credenze provenienti da entrambe;
• l'ariosofia: è la dottrina sviluppatasi in Germania agli inizi del XX
secolo a opera di J.L. von Liebenfels e G. von List, secondo la quale nel
la mitologia dell'antico paganesimo germanico è contenuta la vera in
terpretazione della realtà del mondo: la razza ariana è soprannaturale,
mentre le altre razze sono bestiali, il legame tra il territorio e la razza è
inscindibile, il peccato consiste nel rompere i vincoli sacri della terra e
del sangue. La dottrina dell'ariosofia viene ripresa e ulteriormente svi
luppata da A.A.R. Glauer e K.M. Wiligut, e, come si intuisce, diventerà
una delle componenti dell'ideologia nazional-socialista hitleriana;
• i culti dell'antica Roma, incentrati sulla figura del dio Giano, nati in
Italia durante il rinascimento e rivitalizzati agli inizi dell'epoca fascista
da A. Righini con l'intento di fornire un'anima neo pagana al nuovo re
gime, un'anima più consona alla fierezza fascista, in contrapposizione
al Dio cristiano, un Dio sconfitto dalla morte di croce, adatto agli umili e
ai miserabili;
• possiamo collocare in questo ambito anche i culti afro-americani
come la santería cubana, il vudù haitiano, la macumba brasiliana, ormai
diffusi ovunque. In essi si mescolano elementi della tradizione animista
e magica dell'Africa, superstizioni derivanti dal cristianesimo, riti male
fici, pratiche licenziose a base di sesso e droga, sacrifici animali e talvol
ta umani.
La neo stregoneria o Wicca: quando tra il XIII e il XV secolo, durante il
rinascimento e gli inizi dell'epoca moderna, fiorisce l'interesse, prima
letterario, ma poi anche religioso, per l'antichità classica pagana, insie
me con una certa riscoperta delle mitologie e dei culti precristiani di cui
abbiamo appena parlato, rinasce anche l'interesse per la stregoneria.
Il desiderio di ricollegarsi alle origini antiche fa sì che si formi la leg
genda di piccoli gruppi prevalentemente femminili presso i quali si sa
rebbero ininterrottamente tramandati dottrine e riti provenienti dalla
stregoneria precristiana.
In realtà il fenomeno scompare con l'avvento del cristianesimo e ri
compare appunto con la fine dell'epoca medievale e l'inizio dell'età mo
derna: si formano gruppi di interesse all'inizio puramente letterario, e
in seguito con sempre più ampi tentativi di porre in opera le cose de
scritte nei testi da poco riscoperti. Nascono così piccole cerehie di prati
canti della nuova stregoneria che nelle ricorrenze del calendario lunare
si ritrovano nei boschi per rinverdire antiche cerimonie: di fatto si tratta
di un misto tra invocazioni e incantesimi in lingue arcaiche, rituali a ba
se di pratiche sessuali e abbondante uso di piante allucinogene.
Anche la stregoneria, come gli altri fenomeni della nuova religiosità,
trova facile espansione nel clima della rivoluzione francese e raggiunge
Maghi, magie e dintorni 107
la sua forma più matura sul finire del XIX secolo: nel 1899 C.G. Leland
scrive il Vangelo delle Streghe, nel quale spiega che la stregoneria sorse
dall'unione tra la dea Diana e la stella Lucifero (il portatore di luce); da
loro sarebbe nata Aradia, venuta poi sulla terra per insegnare all'uma
nità i segreti e le arti della stregoneria, fonte della vera libertà e dell'ar-
monia con se stessi e con la natura.
Nel periodo della Prima guerra mondiale il discorso fu ripreso e ap
profondito dalla studiosa di egittologia M.A. Murray, la quale precisò
che la stregoneria non ha nulla a che fare col satanismo poiché quel Lu
cifero a cui rende culto, sebbene per il nome e per la raffigurazione (dio
con le coma) possa essere confuso col Satana biblico, non ha nulla a che
vedere con esso.
La Murray precisa inoltre il calendario stregonico: otto feste principa
li chiamate Sabbat: quattro maggiori, Beltane (30 aprile), Hallowe'en (31
ottobre), Candlemas (2 febbraio), Lammas (1° agosto), e quattro minori,
i due solstizi e i due equinozi; inoltre gli Esbets, da celebrarsi ogni mese
nelle notti di luna piena. In queste ricorrenze, streghe e stregoni si ritro
vano in gruppi di tredici (dodici più uno, di sesso maschile, che imper
sona il «dio con le corna») e compiono le cerimonie prescritte.
Le ricerche di Leland e della Murray trovano compimento nell'opera
di G.B. Gardner (1884-1964), considerato il vero fondatore della neo
stregoneria. Con lui si armonizzano il pensiero dei due autori preceden
ti e gli influssi derivanti dalla magia cerimoniale di Aleister Crowley,
dall'Ancient Druid Order di cui era membro e dalla teosofia. Frutto di
questa sintesi è l'elaborazione della dottrina nella sua forma che si può
considerare normativa per tutti i cultori della stregoneria: nasce così il
Libro delle ombre, testo fondamentale e imprescindibile per la pratica del
la stregoneria, in cui sono contenuti i riti da osservare e le formule degli
incantesimi.
L'iniziazione alla stregoneria prevede tre tappe successive: si apre
con una danza rituale da compiere nudi, si articola in complesse ceri
monie che prevedono canti, balli intorno al fuoco, invocazioni, simboli
smi d'ogni tipo, e culmina neU'unione sessuale tra stregone e strega, at
tuazione dell'unione tra la dea femminile e il «dio con le coma».
Dagli ultimi decenni del XX secolo il mondo della neo stregoneria è
una costellazione di tanti piccoli gruppi collegati fra loro da una rete di
periodici e che si ritrovano regolarmente a raduni e festival dell'occulto
in ambito nazionale e intemazionale.
Conclusione: il ricorso alla magia accompagna tutta la storia umana
come desiderio di un sapere e di un potere sovrumani e indipendenti da
un'Autorità soprannaturale; ma è certamente nella nostra società post-
cristiana che la magia, nelle sue varie forme sopra descritte, ha guada
gnato gli spazi più ampi: in Italia attualmente i maghi sono il quadruplo
108 Io, vescovo esorcista
dei sacerdoti37 e i proventi della loro attività pongono la magia tra le pri
me «aziende» con bilancio in attivo in campo nazionale, come si è visto.
Contrariamente a quanto pensavano i razionalisti dell'Ottocento la
superstizione non è compagna di viaggio della religione, né monopolio
degli ignoranti e dei creduloni; al contrario l'abbandono della fede reli
giosa è il terreno in cui fiorisce l'occultismo e la sua diffusione è mag
giore nei ceti medio-alti e tra i giovani più scolarizzati e meno religiosi.
Contrariamente a ciò che si è tante volte ripetuto quando perde spazio il
sacerdote, il suo posto non lo guadagna lo scienziato, ma piuttosto il
mago.38
37 In questo numero sono compresi sia quelli recensiti ufficialmente, sia con ap
prossimazione la folta schiera degli appartenenti a un fecondissimo sottobosco.
^ Don Claudio Crescimanno, op. cit.
Maghi, magie e dintorni 109
«Ma non esiste uno spiritismo cattolico» osserva Giuseppe Ferrari, vi
cepresidente del GRis, il Gruppo di ricerca e informazione sulle sette, pre
sente in un centinaio di diocesi italiane. Per chi ha perso una persona ca
ra, «questi contatti sono una sorta di effetto-placebo ambiguo e illusorio.
Molti genitori ne escono con gravi problemi psicologici e depressivi.» E
la medianità «pesca in modo trasversale nell'ambito dell'ignoranza reli
giosa», anche nel pianeta giovanile: secondo una recente inchiesta con
dotta in Francia dal c n r s , circa la metà degli intervistati tra i 18 e i 24 an
ni (di cultura medio-alta), ha ammesso di credere nello spiritismo e nel
possibile scambio con il mondo dei defunti... Il domenicano padre Mo
reno Fiori, socio del Centro studi parapsicologici di Bologna, conferma:
«Lo spiritismo è una pratica non poco diffusa anche negli ambienti cri
stiani». Che affascina «anche sacerdoti, religiose e suore», sottolinea Fer
rari.^
40 Ibidem. .
41 La Chiesa e l'aldilà, 23 aprile 2000, pp. 9-10.
42 Cfr. Commissione Teologica Internazionale, Problemi attuali di escatologia, 16
novembre 1991, in Enchiridion Vaticanum 13/531.
Maghi, magie e dintorni 111
L a s o c ie tà sec o l a r iz z a t a
44 Potremmo stabilire, per assurdo, questo parallelo con il piano materiale: sa
rebbe come spingere l'uomo a rinunciare al cibo, tentando di'convincerlo che l'i
stinto alla nutrizione è assurdo, poiché non esistono veri e buoni alimenti!
Maghi, magie e dintorni 115
45 Potremmo tradurre questo termine col motto «credere a modo proprio», senza
sentirsi più vincolati a una comunità religiosa specifica; oppure con l'apparte
nenza a una comunità nuova, minoritaria, in conflitto con la religione di mag
gioranza; o ancora con il «fabbricarsi» una religiosità su misura secondo le prefe
renze o le convenienze.
X
L'oscuro mondo del maleficio
L a r i c h ie s t a
Il maleficio viene fatto solo su richiesta. Ci deve essere una persona che
voglia colpire un'altra persona. Si reca dagli operatori e precisa: «Vo
glio che sia colpita da una serie di malattie» «Voglio che gli affari gli
vadano a rotoli» «Voglio che lasci la sua ragazza per unirsi con me»
«Voglio che la sua famiglia sia distrutta» «Voglio che sia colpita a mor
te» e simili.
Nel mondo della magia, esiste un colorito linguaggio dei modi con
cui operare il male:
• maleficio amatorio, che dà luogo a un intenso senso di attrattiva, di
amore o di odio verso una persona, a seconda che si vogliano legare due
L 'o g g e t t o
L'azione spirituale e invisibile delle forze del male che devono eseguire
tale commissione non può arrivare al soggetto se non per mezzo della
materia, cioè di un oggetto materiale. Questo è un punto fondamentale:
come non si può andare da Roma a Milano senza un mezzo di locomo
zione, macchina-treno-aereo, così è impossibile che la maledizione ese
guita nel laboratorio di magia colpisca la vittima senza che un oggetto
caricato di tale maledizione lo raggiunga.
Per intenderci meglio, ricordiamo le parole che Satana mi disse nel
primo esorcismo: «Cristo ha il suo regno, io il mio regno». I demoni
scimmiottano e ricalcano le vie del regno di Dio. Gesù ha stabilito di tra
smetterci la grazia, che è una realtà spirituale invisibile che ci trasforma
e ci salva rendendoci figli di Dio, attraverso i sacramenti, ognuno dei
quali ha un segno visibile.
Il battesimo, il primo dono di grazia, si amministra con l'acqua: ele
mento materiale che diviene veicolo delTinvisibile realtà spirituale per
cui diveniamo figli di Dio.
Dice monsignor Balducci:
«Come infatti Dio ha voluto legare la distribuzione della grazia e
quindi della nostra salvezza a dei segni sensibili, i sacramenti, così il de
monio, scimmiottatore della divinità, fa dipendere da determinati ele
menti sensibili il suo intervento per la rovina dell'uomo.»47
Quali materiali vengono usati per questo?
È quasi impossibile dirlo, tanto è ampio il ventaglio delle cose alle
quali ricorrono: sangue di animale essiccato, sangue di mestruazioni,
polveri di ossa di uomini o di animali, terra di camposanti, ritagli minu
scoli di stola liturgica, erbe, foglie, rametti secchi, piume, fili di vario
spessore, pezzetti di legno, piccoli pezzi di carta con antichi brani di for
mule magiche fotocopiate, ritagli di fotografie, pupetti o bare mortuarie
di cera, di stoffa o di creta; poi polveri, tante polveri in genere di colore
grigio che vengono diffuse su cuscini, zerbini, tappeti, bambole, anima
li di peluche, o sopra gli architravi delle porte; macchie di sangue su ve
stiti di spose, su lenzuola o su coperte; piccole croci su tende da finestre
o sui muri.
E scusate se ho dimenticato qualcosa.
Mi fu portato una volta un piccolo involucro ben sigillato, lo aprii
con le forbici alla presenza degli interessati. Tra 1'altro vi trovai un rim-
piccolimento di cm 2x3 della foto di nozze dello sposo con la sposa, ai
quali il maleficio era diretto.
A volte si trova in casa o nelle vicinanze qualche feticcio molto visto
so, che i romani chiamano «er papocchio». Questi strani oggetti di di
mensioni molto visibili hanno lo scopo più che altro di intimidire.
L a f a tt u r a z io n e d e l l ' o g g e t t o
Con questo termine s'intende il modo con cui l'oggetto viene caricato
della potenza di fare del male.
Non è che si sappia molto dei particolari di questo rito. Si sa però con
certezza che ci sono dei veri «riti», cioè qualcosa come le liturgie che si
celebrano nelle nostre chiese, ma al negativo: invece di adorare e suppli
care il Signore Dio, si adorano e si invocano gli spiriti del male.
Questi riti avvengono nelle case e negli uffici degli stregoni, che fan
no preghiere e cerimonie, che si prolungano per diverse ore e per diver
si giorni, fino a quando gli oggetti non si impregnano di una carica di
negatività, che potremmo chiamare, con termine improprio, una ra
dioattività che poi agisce sul destinatario del maleficio.
Approfondiamo per il momento il senso di queste cerimonie e cer
chiamo di capire perché Satana di questi riti è profondamente «ghiotto».
Il fatto che tanti uomini lo adorino come si adora Dio, che chiedano a lui
delle «grazie», che si affidino alla sua potenza e supplichino il suo inter
vento, lo fa sentire per qualche momento un autentico rivale del vero
Dio, al quale si voleva sostituire con la sua ribellione e dal quale è stato
sprofondato nella totale disperazione.
La più grande soddisfazione che può gustare nella sua dannazione è
proprio quella di usurpare per sé l'adorazione dovuta al vero Dio. Fu
così sfacciato da chiederla anche a Gesù: «Tutto questo ti darò, se pro
strandoti mi adorerai» (Mt 4,9). È come uno schiaffo che può dare a Dio
quando, non solo i fattucchieri ma anche le lunghe file di persone che
vanno da loro, si affidano con atti di culto e con sicura fiducia a lui,
snobbando «Colui» che «ha tanto amato il mondo da dare il suo Figlio
unigenito per la loro salvezza» (Gv 3,16).
I riti debbono essere lunghi e durare parecchi giorni, perché anche lui
esige dai suoi ministri quello che il Signore suggerisce ai credenti, di
«chiedere con insistenza» (Le 11,8).
L ' o g g e t t o a c o n t a tt o c o n l a v it t im a
Qui la selva dantesca diventa ancora più scura, si direbbe che è come
andar di notte. Chi ha resistito fin qui, concedendoci una certa credibi
lità, ora probabilmente cederà.
L'oscuro mondo del maleficio 121
Premetto che gli oggetti per poter agire debbono essere il più possibi
le «fisicamente vicini» alla vittima designata. Va notata ima sottile diffe
renza, sperimentata da moltissime persone che frequentano i maghi. In
genere questi danno una bustina di plastica, a volte chiamata «talisma
no», che ingannevolmente dovrebbe liberarli da ogni male; agli uomini
prescrivono di portarla nel portafoglio, perché l'ha sempre a contatto
nella tasca dei pantaloni, alle donne dicono invece di appuntarla con
una spilla in uno degli indumenti intimi, perché la borsa a volte la por
tano, a volte la lasciano e non sempre è fisicamente aderente a loro.
Una volta fissato questo punto, scatta la drammatica domanda: ma
come fanno a fare arrivare nelle case e addirittura dentro al corpo delle
persone il materiale preparato nei loro laboratori?
La testa e lo stomaco sono sempre i punti maggiormente colpiti perciò:
• oggetti strani e svariati si trovano spessissimo nei cuscini del letto,
sopra i quali si tiene appoggiata pesantemente la testa durante tutte le
notti. Così durante le ore del sonno il capo riceve il continuo martella
mento di influssi malefici;
• allo stomaco si arriva facendo ingerire qualcosa di solido o liquido,
in genere di minuscole proporzioni che poi rimane stabilmente nello
stomaco stesso, per colpire dalTinterno tutto l'organismo.
Come dunque si arriva a questo?
Si sa che, quando possono, lo fanno attraverso persone interessate a
collaborare o per mezzo di manovalanza pagata. É facile, per esempio,
per far arrivare qualcosa allo stomaco, invitare a un pranzo la persona
che si vuole colpire od offrire bibite, pasticcini o anche regalare dolciu
mi e cibi da consumare a casa.
Ma quando ciò non è possibile, l'operazione avviene per via preter
naturale, cioè per opera degli spiriti stessi. Perché non sembri incredibi
le, facciamo subito degli esempi.
Per ciò che riguarda i cuscini, riporto due casi paradigmatici.
Fui invitato da un parroco ad andare in una famiglia dove avveniva
no fatti così strani, che ne stava parlando ampiamente anche la stampa.
La più colpita era una ragazza di circa quattordici anni. Tra le altre cose
chiesi che aprissero il cuscino sul quale dormiva: era fatto di ritagli del
la plastica che serve per le imbottiture. I ritagli erano di sei o sette colori
diversi, un po' come le spugnette che si usano in cucina. Appena aperto
vidi che la sorella più grande allibì per quello che stava vedendo. Le
chiesi spiegazioni e mi disse: «questo cuscino l'ho preparato io poco
tempo fa: ho comperato alcuni metri di questa plastica, l'ho ritagliata
con le forbici e ci ho formato tutti e quattro i cuscini per la mia famiglia,
il colore naturalmente era unico». Aprimmo allora gli altri tre cuscini e i
ritagli erano tutti dello stesso color crema sporco, come normalmente è
questo tipo di prodotto. Chi poteva dunque umanamente cambiare in
122 Io, vescovo esorcista
tanti colori quei ritagli del primo cuscino che abbiamo aperto? È chiaro
che il colore di questa materia può essere dato solo al momento della
fabbricazione.
Più di una volta mi è stato riferito di un mago che va nelle case, indi
ca sui materassi a molle un punto dove con un coltello si deve fare un
taglio di apertura. Lui si toglie la giacca, si rimbocca le maniche della ca
micia fin sopra il gomito, infila la mano nuda tra le molle e da lì tira fuo
ri una bambola o altri soggetti strani. È mai possibile, che senza alcun
segno esterno di lesione, qualcuno abbia potuto inserire oggetti di un
certo volume tra le molle del materasso?
Veniamo alle bevande o ai cibi ingeriti che rimangono nello stomaco.
Se è possibile in qualche modo averli fatti ingerire, come si può spiegare
che, contro ogni legge di natura che fa passare di volta in volta ciò che si
ingerisce dallo stomaco all'intestino, queste piccole porzioni di cibo o di
liquido una volta arrivate allo stomaco, vi rimangono ferme anche per
molti anni per compiere la loro azione malefica? Eppure chi vive dentro
questo ambiente non ha dubbi: questa lunghissima permanenza, anche
di anni, esiste e lo attestano continuamente le persone colpite basandosi
sulle loro sofferenze.
Il mondo degli spiriti è invisibile, quindi indimostrabile, ma gli og
getti fatturati sono visibili e molti dei fatti che li riguardano non posso
no avere spiegazioni umane. Dice un vecchio principio della filosofia
che «contro i fatti non valgono gli argomenti» e perciò qui o si ammette
l'opera di presenze invisibili, o si devono scioccamente negare i fatti
constatati.48
cosa che invitavo a fare nella mia diocesi, come in realtà avviene
a tutt'oggi, per grazia di Dio e con ottimi frutti (ricordate: ho det
to che se tali gruppi si instaurassero dappertutto, se se ne mettes
sero a capo tutti i pastori della Chiesa, il potere del Maligno, per
sua confessione, sarebbe annullato. Eppure... Inutile ripetere il
rammarico per una realtà assai diversa, che potrebbe così facil
mente essere corretta...).
Iniziai dunque in una cappella capiente di un istituto religioso
a guidare settimanalmente un gruppo di preghiera di liberazio
ne. Avevo anche preparato all'uopo un ciclostilato che è diventa
to poi un libro.49
Non so come, ben presto, la voce si sparse e la cappella di
ventò sempre più piena, insufficiente addirittura a contenere i
partecipanti.
Si pregava, si cantava, si meditava la parola di Dio...
Subito, dai primi incontri, si verificò il caso di palese sofferen
za di alcuni partecipanti, senza tuttavia espressioni esteriori rile
vanti.
Decisi allora di trasferirmi in cattedrale.
Ogni venerdì sera alle otto si riempiva airinverosimile. Mera
viglia dei locali, preoccupazione delle forze dell'ordine, traffico
tumultuoso, in quella ora, in una città che tutta Italia conosce co
me la più tranquilla del Paese.
La meraviglia e i commenti cominciarono a crescere e a divul
garsi allorché durante l'incontro iniziarono a verificarsi le reazio
ni scomposte che tutti gli esorcisti conoscono.
Avvisai i partecipanti che non era il caso di preoccuparsi. Il fe
nomeno tuttavia crebbe a dismisura.
Una sera, poco dopo l'inizio della nostra preghiera, alla mia de
stra una sedia fu scaraventata in aria e attraversò tutta l'area anti
stante l'altare maggiore, dinanzi al quale io mi trovavo per guida
re la preghiera. La sedia andò a cadere dalla parte opposta del
transetto, senza alcuna conseguenza, se non un po' di rumore.
A mano a mano che procedevamo neH'esperienza cresceva la
folla dei partecipanti, alcuni dei quali provenienti da molto lon
tano. Si moltiplicavano anche i casi di reazioni violente di fratelli
sofferenti sottoposti all'azione del Maligno.
Decisi che questi ultimi, anche per il rispetto loro dovuto, fos
sero trasferiti in sacrestia, vietando l'accesso ai soliti curiosi. Av
veniva così che, dopo la conclusione della preghiera, congedata
la folla, mi dedicassi personalmente, cosa che facevano durante
la preghiera altri sacerdoti da me incaricati, a questi fratelli più
tribolati. Ne provavo una pena infinita, anche perché erano i pri
mi casi che mi si presentavano così bruscamente.
In quella sacrestia, cominciai allora a compiere il mio ministe
ro di esorcista, con grandi reazioni dei sofferenti, che reagivano
assai scompostamente.
M'accorgevo che il Maligno, proprio come avevo presentito
nello scrivere la lettera pastorale, dimostrava ormai senza più ri
tegno la sua rabbia per essere stato scoperto.
Intanto, in una città piccola come la mia Isernia, gli avvenimen
ti del venerdì sera suscitavano sempre maggiore interesse: in al
cuni organi di stampa scalpore, in molti scettici ironia e sarcasmo.
Intanto, posso dire di aver avuto la soddisfazione di vedere, in
quelle serate movimentate e, soprattutto, nel dopo preghiera, os
sia negli esorcismi compiuti su chi dimostrava assai palesemente
di averne assoluto bisogno, dei testimoni, medici e psichiatri, a
cui non ho mai chiesto giudizio, che mal nascondevano il loro
sincero imbarazzo nel trovarsi di fronte a una realtà così lontana
dal loro convincimento e dalla loro mentalità positivistica.
Ricordo bene che in una di quelle serate movimentate, specie
nel dopo preghiera, dopo aver ottenuto che una poveretta, la più
tribolata di tutti, ritornasse alla calma e fosse lasciata libera dallo
Spirito che la faceva sproloquiare e le alterava visibilmente linea
menti e voce, mi rivolsi al medico psichiatra che avevo accanto e
gli sussurrai, non senza una punta di tono di sfida: «Vede, dotto
re, come adesso questa creatura è bella, della sua bellezza natura
le, col colorito naturale, insomma, è tornata veramente se stessa,
mentre prima, come lei ha visto, era di ben altro aspetto...».
Nessuna risposta, naturalmente...
La folla cresceva di settimana in settimana. E qui, come allora
mi capitò di pensare, non posso fare a meno di fare una riflessio
ne. Perché tanta gente? Perché alcuni, anzi tanti, venivano da
tanto lontano?
E la risposta che ora, come allora, mi sale dal cuore alla penna
è la parola di Gesù nel Vangelo: «Sento compassione di questa
folla, che è come un gregge senza pastore...» {Mt 9,36)
126 Io, vescovo esorcista
entrino nella mia cappella, anzi basta che varchino la soglia del
mio episcopio, per dimostrarsi chiaramente in preda al Maligno...
E allora che bisogno c'è di processi e diagnosi preventive e poi
fatte da chi?...
Del resto se Tesorcismo è una preghiera, chi può in qualunque
caso, in qualunque situazione impedire che si preghi e si preghi
contro la nefasta azione del Maligno? E non diciamo questo ogni
qualvolta recitiamo il Padre nostro?
Una delle cose che mettono a dura prova la nostra fede e anche il
nostro ministero, a proposito della materia che stiamo trattando,
è il risultato nel tempo dei nostri interventi. Spiego. Non si può
non domandare perché, nella nostra lotta contro il Maligno con
l'impiego dei mezzi potentissimi che Gesù ha lasciato alla sua
Chiesa, questi ultimi, in alcuni casi, ottengono il risultato deside
rato in breve tempo, mentre in altri permettono che la tribolazio
ne dei fratelli che a noi ricorrono sembri non aver mai fine. An
che a questa domanda, come a quelle precedenti, non so dare
altra risposta che la solita: «Perché Dio così vuole, così permette
per i suoi altissimi fini...». E questi fini - ce lo dice la fede - sono
indubitabilmente l'utilità spirituale e dell'esorcizzato che, ben
istruito, impara a trasformare in offerta sacrificale la sua soffe
renza, e dell'esorcista che resta umile nella convinzione di essere
un semplice e povero strumento.
Ho così fatto sapere a chi legge che in questa lotta, che da sem
pre la Chiesa ingaggia contro la potenza delle tenebre, uno solo è
il risultato certo: quello finale, quando il drago infernale sarà de
finitivamente scaraventato nell'inferno e Cristo sarà tutto in tutti,
coronato della sua gloria di Redentore.
Nel frattempo, la lotta suddetta si presenta diversa, caso per
caso, e nel suo svolgersi e, soprattutto, nel suo risultato, sia enti-
tativo sia cronologico.
Così è successo a me: in un caso di possessione, mi è bastato
sollevare la mano in senso imperativo verso il fratello sofferente
per ottenere l'immediata liberazione.
Ero tranquillo - ricordo - nel mio studio, allorché vengo chia-
Un sabato santo memorabile 129
Egli infatti non si prende cura degli angeli, ma della stirpe di Àbramo
si prende cura. Perciò doveva rendersi in tutto simile ai fratelli per di
ventare un sommo sacerdote misericordioso e fedele nelle cose che ri
guardano Dio, allo scopo di espiare i peccati del popolo. (Eb 2,16-17)
ta delusione dei medici, che, alla fine, pure se troppo tardi, am
misero di non capirci nulla; quindi, di non poterci fare nulla.
Si trattava - avete capito - dell'ennesimo crudele maleficio di cui
era stata vittima quella madre insieme al frutto del suo grembo. Di
questo legame tra madre e figlio mi accorsi ben presto, quando pre
gavo su quella creatura che mi portavano di peso, la prima a reagi
re con inspiegabili segni dolorosi era proprio la madre.
Non c'era bisogno di altra spiegazione. Non c'era bisogno di
altre peregrinazioni presso luminari della scienza medica. Si do
veva solamente continuare a pregare.
Ce ne convincemmo tutti. E cominciavamo a sperare, quella
madre e io. Avevamo trovato l'unico rimedio efficace.
Me lo portavano allora ogni settimana, dopo un viaggio per
niente facile. Tanto più che arrivati alla soglia della mia casa, si
produceva, ogni volta più evidente, un altro fenomeno strano,
dopo la storia del pancione: il ragazzo cresceva incredibilmente
di peso, all'inverosimile, quasi ci fosse una perversa volontà di
non farlo arrivare presso di me.
Una volta portato davanti a me - ricordo ancora la faccia puli
ta e profondamente mesta di quel ragazzo a cui era impedito di
fare quanto fanno tutti i suoi coetanei - , il ragazzo prendeva l'at
teggiamento di una statua, immobile e pesante. Sì, incredibil
mente pesante. Tentavamo di sollevargli da terra prima l'una e
poi l'altra gamba. Invano! Sembrava fossero diventate di marmo,
o sormontate da un masso o incollate sul pavimento.
Così per diverso tempo, dolorosamente.
Ma dal primo incontro con quel ragazzo, il suo nome era conti
nuamente nella mia preghiera. Tanto più fervorosa in quanto
sembrava che chi lo tormentava volesse beffardamente dimostra
re che non c'era nulla da fare e che le nostre preghiere andavano
a vuoto.
A sospingerci verso questa sfiducia intervenne un altro fatto
strano, ancor più grave. Non solo non si verificava alcun miglio
ramento quanto all'uso delle gambe. Nelle ultime visite al mio
episcopio s'era verificato un altro incredibile fenomeno: Pasquali
no aveva perso, o almeno davanti a me perdeva anche l'uso delle
braccia. Gli cadevano come inerti e pesanti lungo i fianchi, senza
che potesse fare con esse alcun movimento. Non erano tuttavia
pesanti come le gambe. Riuscii quindi a stento a guidare, soste
nendola, la sua destra perché facesse il segno della croce.
Pasqualino cammina 139
Ed ecco uno dei casi più incredibili passati sotto i miei occhi. Il
mio amico Michele, evidentemente maleficiato e per questo ricor
so spesso alle mie benedizioni, è sottoposto a una cura particolare
che lo obbliga a portare addosso, giorno e notte, un piccolo appa
recchio consistente in un serbatoio di liquido medicinale che viene
iniettato lentamente, goccia a goccia, nel corpo di lui, per via sotto-
cutanea. Il serbatoio è collegato mediante un tubicino flessibile di
gomma a un ago che, essendo costantemente infilato nel corpo del
paziente, permette al liquido di passare dal serbatoio al corpo.
Nel caso in cui il flusso del liquido venga a cessare, o per esau
rimento o per qualsiasi motivo, il serbatoio è dotato di una picco
la suoneria che avverte il paziente.
Michele è a letto. In piena notte avverte il tipico suono. Si sve
Gli scherzi stupidi del Maligno 145
Fin qui ho riferito casi di scherzi per così dire esterni al pazien
te, tutto sommato innocui, e rivelatori solamente della perversa
volontà di spaventare e di segnalare una presenza malefica. Ac
cenno ora a fenomeni ben più dolorosi per chi ne è vittima inno
cente. Ne farò un semplice elenco, avvertendo che tali effetti do
lorosi mi sono stati ripetutamente documentati.
Cattivi odori improvvisi e insopportabili, dolori acuti e subita
nei in alcune parti del corpo, interne ed esterne.
Senso di opprimente soffocazione come se qualche mano pos
sente premesse sulla gola; rumori di ogni genere, spostamenti di
oggetti anche pesanti, macchie nel corpo, talvolta addirittura a
forma di croce. Sensazione spaventosa di paralisi totale, avver
tenza di essere oppresso da un corpo estraneo che mantiene im
mobili; impossibilità conseguente di fare qualsiasi movimento e
di parlare; incubi improvvisi, specie di notte, visioni fantastiche,
apparizioni di figure terrificanti... e altro!
A riguardo di questi brutti scherzi del Maligno ho fisso in
mente il caso pietosissimo di una brava signora che mi fu con
dotta diverse volte, di cui ho constatato io stesso lo stato pessi
mo. Aveva alcune parti del corpo coperte diffusamente di ferite,
sanguinolente e ripugnanti. Ne aveva deturpati il petto, il collo e
un intero braccio, per cui era costretta a tenere queste parti accu
ratamente coperte. Braccio e collo, fino al mento, li ho constatati
direttamente.
Inutile dire che nessun rimedio medicinale ha apportato il mi
nimo giovamento, in quanto le parti piagate continuavano a
mantenere colore - sanguigno - e consistenza semiliquida, come
se fossero fatte di recente, mentre si sa che tali piaghe formano
146 lo, vescovo esorcista
cosa che non saprei mettere insieme con l'orrore che scempia gli
ossessi davanti alla santa Eucaristia, durante il rito di esorcismo.
Per molti di questi fratelli, anche solo maleficiati, assistere poi
alla santa Messa è quasi sempre un vero martirio. Perciò racco
mandiamo loro di farsi forza, di resistere, magari di farsi aiutare,
ma non allontanarsi dalTaltare. È qui - l'ho constatato e lo incul
co a tutti - la garanzia della vittoria definitiva.
Veramente la presenza reale di Gesù nell'Eucarestia - certissi
ma per noi cattolici - è predicata da tutti gli atteggiamenti impo
sti all'ossesso dallo spirito maligno.
Ne consegue che il più efficace esorcismo è la partecipazione
all'Eucarestia e il riceverla con devozione il più spesso possibile.
il perché: perché padre tal dei tali - non ricordo il nome - ha of
ferto per Enrico la sua sofferenza...
Mi sono fatto poi spiegare. Era vero che il tal religioso era mol
to sofferente e che aveva promesso a Enrico di offrire un poco
della sua sofferenza per la sua guarigione spirituale...
Preghiera e sofferenza, dunque: ecco la medicina!
Comincio con una pagina del mio fondatore don Orione, che in
fatto di esorcismi se ne intendeva:
ti dal demonio, hanno una forza erculea: bisogna legarli e tenerli quando
si fa l'esorcismo, perché rompono i legami come fili di stoppa. Quella fi
gliuola era veramente indemoniata; parlava lingue diverse, che non ave
va mai studiate, aveva una voce robusta, voce d'uomo, e degli occhi!...
«Venne il permesso. Mi preparai, mi feci il segno della croce e andai.
Trovai molte persone riunite in cappella: "molti vescovi" diceva il pro
fessore "vengono a dir messa in questa cappella..." Cominciai l'esorci
smo; quella persona correva tra i banchi come un serpe, a zig zag, come
gli uccelli notturni, come i pipistrelli a sera; passava tra un banco e l'altro
senza urtarli, senza farli cadere. Non poteva uscire, perché erano chiuse
le porte, e la tenevano forte, la legarono; ma tutto era inutile. Non mi fu
mai possibile far dire all'ossessa: O Maria, concepita senza peccato...
«Le si diceva: "Di': O Maria...". E lei rispondeva: "... ia..."; "concepi
ta", e lei rispondeva: "pita", oppure: "non concepita..."; "Di': senza pec
cato...", e lei rispondeva: "cato, catto, gatto... col peccato".
«Rispondeva insomma tutto al rovescio; ma non ripeteva interamen
te mai la giaculatoria "O Maria concepita senza peccato...". Il Signore
poi la liberò e morì dopo alcuni mesi.»
Il 16 ottobre 1935 don Orione scriveva alla benefattrice genovese si
gnora Queirolo: «Facciamo tutto quel poco che possiamo, e poi stiamo
tranquilli nelle mani del Signore e della Madonna, che tutto andrà per il
nostro meglio... Ieri ho esorcizzato una indemoniata: oggi sono ancora
tutto scombussolato e stanco...». Di questo esorcismo don Dutto - che vi
aveva assistito - ricordava che don Orione aveva fatto invocare dalla in
demoniata Gesù nel tabernacolo, facendole toccare la porticina...
Racconta ancora don Orione: «Un altro caso di esorcismo è quello di
una novizia suora... Era una convertita dal protestantesimo: si era fatta
cattolica. Vennero alcune monache da me mentre ero in America, a dir
mi che avevano una consorella in noviziato che era indemoniata. Insi
steva la superiora e diceva: "Venga, la esorcizzi...". Io dissi tra me: "Pos
sibile! Ma che mi prendano proprio per una specie di stregone!...".
«Questa indemoniata faceva tutte le mattine la comunione e il demo
nio la costringeva a gettare in un luogo indecente le sacre particole e fa
ceva altre cose terribili... Quando le si faceva cadere sulla mano qualche
piccola goccia d'acqua santa, essa strillava, mandava acute grida, come
se fosse stato piombo liquefatto... Anche a essa fece ripetere la giaculato
ria "O Maria, concepita senza peccato..." Non la volle mai ripetere...
«Quando sarete sacerdoti - perché andando avanti aumenterà sem
pre il numero degli indemoniati - , quando sarete sacerdoti, se vi chia
meranno a fare gli esorcismi, vi do un segno per riconoscere se sono sì o
no indemoniati, perché potrebbe essere isterismo e possono darsi feno
meni nervosi strani e vi sono tante malattie che la scienza spiega e qual
che volta anche guarisce, sì che non è sempre facile distinguere se un
158 lo, vescovo esorcista
51 Don Orione nella Luce di Maria, pro manoscritto, a cura della Postulazione ge
nerale della piccola opera della divina provvidenza, pp. 2071-73; cfr. Andrea
Gemma, Con don Orione verso Maria, Roma 1986, pp. 224 sgg.
Quella...! 159
52 Da quando scrivevo queste cose a oggi, mentre trasmetto il testo alla stampa,
faccio sapere con infinita gioia che, quanto avevo sperato, confidando in Maria,
si è felicemente attuato. Ulderico è completamente libero e felice. La sua fidanza
ta, coinvolta in una vita fervorosamente cristiana, condivide con me una indici
bile gioia, dopo circa sei lunghi anni.
Quella...! 161
lata. Quando potrò dire di più o stampare di più, allora si vedrà perché
parlo così.
Tutto questo ve l'ho detto per animarvi a una devozione fervidissima
verso la Madre di Dio, verso la Immacolata. Se la Vergine è così in odio
al demonio, è segno che può molto contro di lui a nostro favore. Non
avrebbe contro la Vergine immacolata un odio così accanito, se Maria
non fosse stata strappata al suo domino dopo il peccato originale...53
Fa tutto Quella!
La storia dei venti secoli di cattolicesimo non è che una splen
dida conferma di questa sovrana decisione di Dio...
Sentirmelo dire dallo spirito maligno - credetemi! - è stata una
delle più grandi gioie della mia vita religiosa e sacerdotale, la
conferma, peraltro non necessaria, di un programma di vita che è
mio da sempre.
Vorrei che la stessa gioia colmasse tutti quelli che poseranno
gli occhi su queste pagine.
XVIII
Il nuovo rituale degli esorcismi
S t o r ia e o s s e r v a z io n i s u l n u o v o r it u a l e d e g ù e s o r c is m i
Di mano in mano che le varie parti del Rituale Romano venivano rive
dute, conforme a quanto stabilito dal Concilio Vaticano II, gli esorcisti
attendevano che anche il Titolo XII venisse trattato. Evidentemente non
era considerato un argomento rilevante, dal momento che gli anni si
succedevano invano.
Intanto tra alcuni esorcisti si delineava una certa preparazione. Suppo
nendo che sarebbero stati interpellati riguardo alle difficoltà e alle lacune
riscontrate nel Rituale Romano, avevano preparato una serie di richieste:
1) qualche ritocco alle preghiere, tra cui l'aggiunta di invocazioni alla
Madonna, che mancavano interamente;
2) un aumento delle 21 norme iniziali, tutte preziose, ma insufficienti;
tenendo anche conto della totale mancanza di corsi di formazione per
esorcisti;
3) un aumento delle preghiere esoreistiche, specifiche, che colmasse
le lacune che abbiamo sempre dovuto rimediare di testa nostra. Lacune
del Diritto Canonico vecchio e nuovo, e del Rituale, ma poste in chiara
luce dal Catechismo della Chiesa Cattolica, al n. 1673. Ossia:
a - Non si fanno gli esorcismi solo in caso di possessione diabolica,
ma anche nei casi di altri disturbi demoniaci. Questa realtà era già stata
tenuta presente nella Lettera ai vescovi del 29 settembre 1985, da parte
della Congregazione per la Dottrina della Fede;
b - Non si fanno esorcismi solo sulle persone, ma anche sugli «oggetti».
D termine generico «oggetto» penso che vada inteso, conforme alla prassi
patristica ed ecclesiastica: case, cose, animali. Anche per questi casi manca
vano specifiche preghiere e se ne sentiva il bisogno, soprattutto per le case.
N o v e a n n i d i t e n t a t iv i
gere la nostra voce alla commissione impegnata nella revisione del Ri
tuale) mi sono trovato contro un muro di disinteresse e di disprezzo.
Fin dall'inizio abbiamo scritto le nostre osservazioni: elogiative della
prima parte, in cui venivano riassunti i fondamenti evangelici dell'esor
cismo. È l'aspetto biblico-teologico su cui non mancava certo la compe
tenza. È anche una parte del tutto nuova: nel 1614, quando uscì il Ritua
le Romano, non c'era nessun bisogno di ricordare questi principi, da
tutti riconosciuti e accettati. Era invece necessario ricordarli oggi. E una
parte che è stata ancor meglio sviluppata nelle successive redazioni e
che tuttora merita ogni elogio.
Ma quando poi si passa alla parte pratica, che richiede una conoscen
za specifica dell'argomento, si è palesata così evidente la totale inespe
rienza dei redattori che le nostre osservazioni sono fioccate articolo per
articolo, senza risparmiare nessuno.
Faccio anche presente la grande cura del nostro procedere, a cui han
no partecipato diciotto tra gli esorcisti di più lunga esperienza, quattor
dici italiani, due francesi, uno inglese, uno statunitense. Le abbiamo
chiamate «Le osservazioni dei diciotto» e abbiamo cercato di farle avere
alle parti interessate, con più larghezza possibile: alla Congregazione
del Culto, alla Congregazione della Fede, alle nostre Conferenze episco
pali... Una copia fu consegnata direttamente, brevi manu, al Santo Padre.
L'accoglienza è stata pessima e l'efficacia nulla. Mi ero illuso, fesso e
ingenuo come sono, che le disposizioni del Vaticano II fossero giunte
anche alle Congregazioni romane. In particolare mi ero ispirato alla Lu
men Gentium, in cui si parla della Chiesa come «popolo di Dio» in cui
ognuno ha una funzione che collabora a tutto il funzionamento. San
Paolo è molto chiaro in questo. Ho pensato al n. 28 in cui si parla della
collaborazione dei sacerdoti con i vescovi; ma più ancora mi sono basa
to sul n. 37, riferito addirittura ai laici, che afferma con chiarezza: «Se
condo la scienza, la competenza e il prestigio di cui godono, hanno la fa
coltà, anzi talora anche il dovere, di far conoscere il loro parere su cose
concernenti il bene della Chiesa. Se occorre si faccia questo attraverso
gli organi stabiliti a questo scopo dalla Chiesa, e sempre con verità, for
tezza, prudenza, reverenza e carità».
Era proprio il nostro caso: noi avevamo la scienza, la competenza, il
prestigio, e quindi il dovere, di far conoscere il nostro parere su cose con
cernenti il bene della Chiesa, con verità e fortezza. Nessun dubbio che
poi la decisione spettasse all'autorità, ma osservando prima un obbligo.
Continua la Lumen Gentium : «I pastori si servano volentieri del loro pru
dente consiglio e considerino attentamente le loro richieste». Mi ero pro
prio illuso che le parole del Concilio fossero arrivate nelle Congregazioni
Romane. Mi sono trovato di fronte al muro del rifiuto e del disprezzo.
Trascrivo dalla relazione che il segretario della Congregazione del Culto
168 lo, vescovo esorcista
Non parlo dei primi due capitoli dei Praenotanda : si tratta dei fonda
menti evangelici ed ecclesiastici degli esorcismi, già li abbiamo definiti
ottimi e opportuni. Ma veniamo alle norme pratiche, a quelle norme per
cui non basta una cultura teologica, ma che richiedono un'esperienza
specifica. Poche chiacchiere: qui o si conosce o si bara, in ciò che si affer
ma. E qui tutti, o almeno la maggioranza vincente, hanno barato.
Passiamo in rassegna qualcuno dei sette articoli a cui si è ridotto tut
to l'insegnamento e le regole di comportamento offerte agli esorcisti,
compendiando anche - ossia saltando - gran parte delle 21 Norme del
Rituale Romano, che erano e continuano a essere di aiuto prezioso.
N. 13 - Ai requisiti indicati dal Codice Canonico perché un vescovo
nomini un esorcista, viene aggiunto «che abbia per questo incarico una
preparazione specifica». Certamente ciò sarebbe desiderabile, ma è al di
Il nuovo rituale degli esorcismi 169
con cura; chi lo legge non può averne che un'impressione favorevole.
Dico che è stato compilato con totale, assoluta, incompetenza specifica
Il nuovo rituale degli esorcismi 171
57 Ho deciso di lasciare questo capitolo nella stesura originaria, anche se nel frat
tempo è successo ciò che tutti sappiamo e che formerà oggetto di un altro capito
lo in questo stesso volume.
V«Istruzione» della Congregazione per la dottrina della Fede 173
È ora che congedi queste pagine buttate giù quasi di getto a ca
vallo dei due millenni per rispondere a un impegno assunto con
me stesso e con i miei fratelli, quelli che hanno usufruito e usu
fruiscono del mio ministero.
E ora una parola a tutti i miei fratelli, che avranno pensato, te
nendo lo sguardo su queste pagine, a quelli specialmente che, co
noscendomi e avendomi incontrato, avranno cercato qualche ri
sposta alle loro angustie, alla loro sofferenza, alla loro attesa di
liberazione.
A tutti io dico con fermissima convinzione: «Le porte degli in
feri non prevarranno...» (Mt 16,18).
«L'ultimo a vincere sarà Cristo. E Cristo vincerà in una grande
misericordia».58
Nell'attesa di questa definitiva vittoria non perdiamoci di co
raggio, per quanto pervicace e indomabile ci appaia l'opera del
Maligno e dei suoi emissari.
La fiducia è anch'essa un'arma potente contro il male, così co
me la sfiducia e la disperazione sono un'arma che rivolgiamo
contro noi stessi.
Qui bisognerebbe trascrivere la parabola della zizzania (cfr. M t
13,24 sgg.). «Dio lascia crescere insieme al bene anche il male, o
per esercitare la virtù dei buoni o al fine di ottenere la correzione
dei malvagi...» Così commenta sant'Agostino.59
Gesù dunque ci aveva preavvertiti: niente meraviglia pertanto
58 Don Orione, La scelta dei «poveri più poveri», in Scritti spirituali, a cura di An
drea Gemma, Città Nuova, Roma 1979, p. 298.
59 Sant'Agostino, Enarrationes in Psalmos, Psalmus 54,4; PI 36,630.
Commiato 193
t Andrea Gemma
Appendice I
Mi piace qui riportare una serie di tre articoli pubblicati nel 1986
in una rivista romana, ove trattavo della materia che mi avrebbe
occupato nelle pagine di questo volume. Li riporto a testimo
nianza di un'attenzione che mi accompagna da sempre nel mio
ministero; pur non avendo il suffragio dell'esperienza che avrei
in seguito acquisito, esprimono l'intento di una fedeltà alla divi
na Rivelazione in un punto certo poco dilettevole, ma necessaria
mente compreso nel patrimonio della fede cristiana.
... Troviamo il peccato ... e poi, a sua volta, occasione ed effetto di un in
tervento in noi e nel nostro mondo d'un agente oscuro e nemico, il de
monio. Il male non è più soltanto una deficienza, ma un'efficienza, un
essere vivo, spirituale, pervertito e pervertitore. Terribile realtà. Miste
riosa e paurosa. Esce dal quadro deirinsegnamento biblico ed ecclesia
stico chi si rifiuta di riconoscerla esistente; ovvero chi ne fa un principio
a sé stante, non avente essa purè, come ogni creatura, origine da Dio;
oppure la spiega come una pseudo-realtà, una personificazione concet
tuale e fantastica delle cause ignorate dai nostri malanni.60
61 Andrea Gemma, Parliamo del diavolo, in «"Tre C". Orizzonti dello spirito»,
aprile 1986, p. 4.
Appendice I 197
sti che sono veri marxisti: questa zirudella l'ho scritta soltanto
per rivendicare anche a Paolo VI il diritto di credere nella sua fe
de. Ognuno balli con i suoi diavoli e non c'è niente da sfottere».
E bravo il mio don Fuschini! Vedo che la pensiamo uguale.
Questi sommi pontefici del «libero pensiero» e del «puro laici
smo» che hanno sempre in bocca e in punta di penna la parola
«libertà», specie quando si tratta di fare il proprio comodo e de
tronizzare valori e autorità, si arrabbiano, perdono le staffe, op
pure fanno della facile ironia quando qualcuno dice di credere in
qualcosa che a loro non garba.
Tutto questo per affermare, si è capito, che la nostra credenza
nel diavolo - oh, se ne farebbe volentieri a meno, ci si creda! - fa
parte dell'accettazione di quella verità per cui siamo cattolici...
Chi non gli garba, faccia a meno di seguirci.
Ma, di grazia, ci lasci in pace, ci lasci credere in ciò che voglia
mo (in ciò che dobbiamo, secondo la nostra fede!), e lui continui
a inginocchiarsi davanti ai suoi dei e davanti ai suoi diavoli...
Noi fermamente crediamo ... che Dio con l'onnipotente sua virtù creò
dal nulla le creature spirituali (puri spiriti) e quelle materiali, ossia ange
liche e terrestri, indi la creatura umana composta di materia e di spirito.
Il diavolo e gli altri demoni, creati da Dio buoni per natura, divennero
cattivi per loro colpa. L'uomo poi per suggestione del diavolo peccò.62
che «il regno di Dio è giunto» (Me 3,22). Sono gli stessi spiriti ma
ligni - gli amici e i subalterni del «Principe dei demoni» (M t
9,34), Satana - che confessano la loro impotenza di fronte a Gesù:
«Che c'entri con noi, Gesù Nazareno?» grida uno spirito immon
do nella sinagoga di Cafarnao. «Sei venuto a rovinarci?» (M e
1,23-26).
Chi si oppone perciò all'azione di Gesù parteggia per il diavo
lo, è figlio del diavolo. È Gesù stesso a proclamarlo di fronte ai
suoi irriducibili avversari: «...Voi avete per padre il diavolo, e vo
lete compiere i desideri del padre vostro. Egli è stato omicida fin
da principio e non ha perseverato nella verità, perché non vi è
verità in lui...» (Gv 8,44).
Altra allusione alla sconfitta definitiva di Satana si ha in que
ste altre parole di Gesù, riferite da Luca: «Io vedevo Satana cade
re dal cielo come folgore...» (Le 10,18), dove Gesù pare riferirsi al
l'immagine con cui Isaia descrive la caduta della dominazione
babilonese, rappresentata dal suo re: «Come se caduto dal cielo,
Lucifero, figlio dell'aurora...» (Is 14,12).
Su questi testi, i padri della Chiesa hanno modellato le loro ri
flessioni sulla caduta primitiva degli angeli creati buoni e, per la
loro superbia, trasformati in angeli cattivi, in demoni appunto...
Come si vede, si tratta solo di deduzioni dal dato rivelato.
D'altra parte, se si tiene presente che anche il diavolo non può
essere che creatura, uscita quindi dalle mani di Dio, e se si pensa
che una tale creatura non può essere uscita malvagia dalle mani
del Creatore provvidente, bisogna necessariamente ipotizzare
qualche misteriosa caduta iniziale, conseguente a una prova per
messa da Dio. A questa «caduta dal cielo» sembra far allusione
qualche testo dell'Apocalisse: «Il drago combatteva insieme con i
suoi angeli, ma non prevalsero e non ci fu più posto per essi in
cielo. Il grande drago, il serpente antico, colui che chiamiamo il
diavolo e Satana che seduce tutta la terra, fu precipitato sulla ter
ra e con lui furono precipitati anche i suoi angeli» (Ap 12,7-9).
Ecco, ci resta da parlare di questa «seduzione», di cui è vittima
«tutta la terra» e per cui il diavolo è chiamato nella Scrittura
«principe di questo mondo» (Gv 12,31).64
64 Andrea Gemma, Satana l'avversario, in «"Tre C". Orizzonti dello spirito»/ giu
gno 1986, p. 4.
«... È già condannato»
le ... Lo spirito delle tenebre è capace di mostrare Dio come nemico della
propria creatura e, prima di tutto, come nemico dell'uomo, come fonte
di pericolo e di minaccia per l'uomo. In questo modo viene innestato da
Satana nella psicologia dell'uomo il germe dell'opposizione nei riguardi
d i... Dio. (Gaudium et Spes, nn. 37-38)
Ancora il papa:
66 Andrea Gemma, «... È già condannato», in «"Tre C". Orizzonti dello spirito», lu
glio 1986, p. 4.
Appendice II
per i suoi benefici. Gli dà potere non solo sul loro corpo, ma a
volte, misteriosamente, anche sulla loro anima, o almeno su una
parte di essa. Nel 1983 fu beatificata una carmelitana, Maria di
Gesù Crocifisso, detta la Piccola Araba perché di origine palesti
nese. Nella sua vita, quando era già molto avanti nella santità, vi
furono due periodi di vera e propria possessione diabolica, docu
mentata negli atti del processo. E il caso è tutt'altro che isolato...
Perché allora, anche tra i credenti, alcuni sembrano non accor
gersi di questa tremenda battaglia sotterranea in atto nella Chie
sa? Perché così pochi mostrano di sentire i sinistri ruggiti del
«leone» che gira cercando chi divorare? È semplice! Essi cercano
il demonio nei libri, mentre al demonio non interessano i libri,
ma le anime, e non si incontra frequentando gli istituti universi
tari, le biblioteche, ma le anime.
Un altro equivoco regna a volte tra i credenti. Ci si lascia im
pressionare da quello che pensano, deiresistenza del demonio,
gli uomini di cultura «laici», come se vi fosse una base comune di
dialogo con loro. Non si tiene conto che una cultura che si dichia
ra atea non può credere nell'esistenza del demonio; è bene, anzi,
che non vi creda. Sarebbe tragico se si credesse nell'esistenza del
demonio, quando non si crede nell'esistenza di Dio. Allora sì che
ci sarebbe da disperarsi.
Che cosa può sapere di Satana chi ha avuto a che fare sempre e
solo non con la sua realtà, ma con l'idea, le rappresentazioni e le
tradizioni etnologiche su di lui? Quelli che passano in rassegna i
fenomeni che la cronaca presenta come diabolici (possessione,
patti con il diavolo, caccia alle streghe...), per poi concludere
trionfalmente che è tutta superstizione e che il demonio non esi
ste, somigliano a quell'astronauta sovietico che concludeva che
Dio non esiste perché lui aveva girato in lungo e in largo per i
cieli e non lo aveva incontrato da nessuna parte. In tutti e due i
casi, si è cercato dalla parte sbagliata.
Detto questo, possiamo e dobbiamo anche ridimensionare il
demonio. Nessuno è pronto a farlo più del credente. Satana non
ha, nel cristianesimo, un'importanza pari e contraria a quella di
Cristo. Dio e il demonio non sono due principi paralleli, eterni e
indipendenti tra loro, come in certe religioni dualistiche. Per la
Bibbia, il demonio non è che una creatura di Dio «andata a male»;
tutto ciò che esso è di positivo viene da Dio, solo che egli lo cor
rompe e lo svia, usandolo contro di lui. Abbiamo, con ciò, spiega
208 lo, vescovo esorcista