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Sentenza 20 luglio 2001
“Caso Pellegrini c. Italia” ‐> sentenza 20 luglio 2001 con la quale
la CEDU ha condannato l’Italia
la CEDU ha condannato l Italia perché i suoi giudici non
perché i suoi giudici non
avevano compiuto accertamenti tendenti ad impedire la
delibazione di una sentenza matrimoniale frutto in un
particolare giudizio canonico nel quale si lamentava esser
stato denegato il diritto di difesa, in violazione dell’Art. 6, § 1
della Convenzione per la salvaguardia dei Diritti dell’Uomo e
delle Libertà fondamentali (d’ora in poi Convenzione EDU)
Vicenda giudiziaria:
Dopo 25 anni di matrimonio (questa lunga
D 25 i di ti i ( t l
convivenza probabilmente influirà più o meno
consapevolmente sulla decisione dei giudici
europei …) la moglie chiede al giudice civile la
separazione legale ed ottiene un assegno di
mantenimento
Il marito viene a sapere che essendo lui e la
moglie figli di due cugini “ il … matrimonio
li fi li di d i i “ il ti i
[era] nullo per l’impedimento dirimente di
consanguineità di 3° grado in linea collaterale
a norma del can. 1076, § 2” del Codex Piano‐
Benedettino del 1917 vigente al tempo della
celebrazione del matrimonio (25 anni prima).
Codex 1917
• Can. 1076. § 1. In linea recta consanguinitatis matrimonium
irritum est inter omnes ascendentes et descendentes tum legitimos tum
irritum est inter omnes ascendentes et descendentes tum legitimos tum
naturales.
• § 2. In linea collaterali irritum est usque ad
tertium gradum inclusive, ita tamen ut
matrimonii impedimentum toties tantum
multiplicetur quoties communis stipes
multiplicetur quoties communis stipes
multiplicatur.
• § 3. Nunquam matrimonium permittatur, si quod subsit dubium num partes sint
consanguineae in aliquo gradu lineae rectae aut in primo gradu lineae collateralis.
Processo documentale ex cann. 1686 e ss.
• Data la natura della causa, il Tribunale
Regionale del Lazio adotta la procedura
prevista per il processo documentale dai cann.
1686 e ss.
Can. 1686 Codex 1983
• Can. 1686 — Recepta petitione ad normam can. 1677
proposita, Vicarius iudicialis vel iudex ab ipso designatus
proposita, Vicarius iudicialis vel iudex ab ipso designatus
potest, praetermissis sollemnitatibus ordinarii processus sed
citatis partibus et cum interventu defensoris vinculi,
matrimonii nullitatem sententia declarare, si ex documento,
quod nulli contradictioni vel exceptioni sit obnoxium, certo
constet de exsistentia impedimenti dirimentis vel de defectu
legitimae formae, dummodo pari certitudine pateat
dispensationem datam non esse, aut de defectu validi
mandati procuratoris.
Esito processo documentale
• Verificata per tabulas l’esistenza
dell’impedimento, in circa un mese il Tribunale
pronunzia “Constare de matrimonii nullitate”
La moglie propone appello “a mitraglia” dinanzi
alla Segnatura Apostolica, alla Congregazione
dei Sacramenti ed al Tribunale Laziale e la
causa viene rimessa alla Rota Romana per
causa viene rimessa alla Rota Romana per
competenza.
• Quest’ultima conferma la sentenza di primo
grado, rilevando che l’appellante si era doluta
“de denegatione iuris defensionis” senza però
aver prospettato esplicitamente la querela
nullitatis.
Davanti al giudice dello Stato…
Dove sarebbe la violazione del diritto di
difesa?
• La moglie prospetta, nelle varie fasi della vicenda, una serie di violazioni a
tale diritto:
• sarebbe mancata una vera e propria citazione,
sarebbe mancata una vera e propria citazione
• lei sarebbe giunta dinanzi al giudice senza sapere che il marito aveva
richiesto la pronunzia di nullità del matrimonio ed ignorandone le ragioni,
• avrebbe avuto conoscenza del libello solo durante l’interrogatorio,
• non avrebbe potuto nominarsi un difensore,
• le sarebbe stato impedito di prendere visione delle dichiarazioni di tre
testimoni,
• non le sarebbero state notificate le sentenze né concessa copia delle
medesime,
medesime
• in conclusione non le sarebbe stato dato modo di difendersi in modo
ponderato ed adeguato.
C ON SEIL C O U N C IL
D E L’EU R O PE O F EU R O PE
• La moglie decide di rivolgersi alla CEDU lamentando la
violazione dell’Art. 6, § 1 della Convenzione EDU, in quanto i
giudici italiani avrebbero delibato la dichiarazione di nullità
del suo matrimonio pronunciata dai tribunali ecclesiastici al
del suo matrimonio pronunciata dai tribunali ecclesiastici al
termine di una procedura nella quale i suoi diritti di difesa
erano stati negati.
•
Articolo 6 . Diritto a un equo processo. - 1 - Ogni persona ha diritto a che la sua causa
sia esaminata equamente, pubblicamente ed entro un termine ragionevole da un
tribunale indipendente e imparziale, costituito per legge, il quale sia chiamato a
pronunciarsi sulle controversie sui suoi diritti e doveri di carattere civile o sulla fondatezza
di ogni accusa penale formulata nei suoi confronti. La sentenza deve essere resa
pubblicamente, ma l’accesso alla sala d’udienza può essere vietato alla stampa e al
pubblico durante tutto o parte del processo nell’interesse della morale, dell’ordine pubblico
o della sicurezza nazionale in una società democratica, quando lo esigono gli interessi dei
minori o la protezione della vita privata delle parti in causa, o, nella misura giudicata
strettamente necessaria dal tribunale, quando in circostanze speciali la pubblicità possa
portare pregiudizio agli interessi della giustizia.
2 - Ogni persona accusata di un reato è presunta innocente fino a quando la sua
colpevolezza non sia stata legalmente accertata.
3 - In particolare, ogni accusato ha diritto di:
a) essere informato, nel più breve tempo possibile, in una lingua a lui comprensibile e in
modo dettagliato, della natura e dei motivi dell’accusa formulata a suo carico;
b) disporre
di d l tempo
del t e delle
d ll facilitazioni
f ilit i i necessarie i a preparare la
l sua difesa;
dif
c) difendersi personalmente o avere l’assistenza di un difensore di sua scelta e, se non ha
i mezzi per retribuire un difensore, poter essere assistito gratuitamente da un avvocato
d’ufficio, quando lo esigono gli interessi della giustizia;
d) esaminare o far esaminare i testimoni a carico ed ottenere la convocazione e l’esame
dei testimoni a discarico nelle stesse condizioni dei testimoni a carico;
e) farsi assistere gratuitamente da un interprete se non comprende o non parla la lingua
usata in udienza.
• Non avendo la Santa Sede (confusa con “il
Vaticano”) ratificato la Convenzione EDU,
ed essendo il ricorso diretto contro l’Italia,
alla Corte compete non di esaminare se la
ll C t t di i l
procedura canonica era conforme
all’articolo 6 della Convenzione EDU, ma se i
giudici italiani, prima di concedere
l’exequatur alla predetta dichiarazione di
nullità, abbiano debitamente verificato che
la relativa procedura assolvesse alle
garanzie dell’articolo 6.
Cosa c’entra la S.Sede con la CEDU?
LLa Corte stabilisce che un controllo s’impone
C t t bili h t ll ’i
quando la decisione di cui si chiede
l’exequatur promana dalle giurisdizioni di un
ordinamento a cui non si applichi la
Convenzione EDU e che un simile controllo è
tanto più necessario quando la funzione
tanto più necessario quando la funzione
dell’exequatur sia di interesse capitale per le
parti.
Il diritto ad un contraddittorio
– Per la Corte la ricorrente non aveva avuto la
facoltà conoscere gli elementi allegati dal suo ex
facoltà conoscere gli elementi allegati dal suo ex
marito e dai testimoni, allorquando il diritto ad
una procedura in contraddittorio implicherebbe –
secondo la Corte ‐ che ogni persona che sia parte
in un processo, penale o civile, debba, in via di
p
principio, avere la facoltà di prendere conoscenza
p , p
e di discutere ogni atto del processo o delle
osservazioni presentati al giudice in vista di
influenzare la sua decisione.
La difesa…
• La Corte considera che la ricorrente avrebbe dovuto essere
messa nelle condizioni di avvalersi dell’assistenza di un
avvocato, se essa lo desiderava.
• Al riguardo non è sufficiente la mera possibilità che la
convenuta chiedesse di potersi giovare della difesa tecnica.
• Spettava al tribunale di informarla della sua facoltà di
avvalersi dell’assistenza di un avvocato prima che essa
rendesse l’interrogatorio (e, nei fatti, così facendo agevolasse
la difesa attorea ammettendo immediatamente l’esistenza
la difesa attorea ammettendo immediatamente l esistenza del
del
motivo di nullità del vincolo).
L’Italia condannata
• LLa Corte reputa che i giudici italiani hanno
C t t h i i di i it li i h
mancato al loro dovere di assicurarsi, prima di
concedere l’exequatur alla sentenza della Rota
Romana, che nel quadro della procedura
ecclesiastica la ricorrente avesse beneficiato
d’un
d un processo equo.
processo equo
• Vi è stata, dunque, la violazione dell’articolo 6
§ 1.
I Giudici dovevano verificare…
• Più che provare le eventuali violazioni al
diritto di difesa subite in sede canonica, la
diritto di difesa subite in sede canonica, la
Corte punta a verificare che i giudici italiani
non abbiano indagato a sufficienza sul punto e
siano perciò venuti meno all’obbligo di
verificare attentamente che una sentenza di
un giudice appartenente ad un ordinamento
terzo nei confronti della Convenzione EDU sia
terzo nei confronti della Convenzione EDU sia
stata frutto di un processo coerente con l’art.
6 della Convenzione stessa, prima di
concedere l’exequatur
Quindi…
• Per la Corte EDU, quindi, in uno specifico
processo documentale canonico avrebbe
potuto essersi verificata una violazione del
diritto di difesa senza che i giudici dello Stato
chiamati a delibare la relativa sentenza si
fossero impegnati nel verificare
adeguatamente tale circostanza.
Cosa dice la Corte?
• La Corte ci ha dato degli elementi per
comprendere quali parametri avrebbero
dovuto utilizzare i giudici italiani
… poter prendere visione…
• 1)
1) il diritto ad un contraddittorio
il di itt d t dditt i – che è uno
h è
degli elementi dell’equo processo ai sensi
dell’art. 6 § 1 – implica che ciascuna parte
del processo, penale o civile, debba in linea di
principio avere la facoltà di prendere
conoscenza e di discutere ogni documento o
conoscenza e di discutere ogni documento o
osservazione presentato al giudice per
influenzare la sua decisione;
… la fiducia nella Giustizia…
• 2) compete solo alle parti in causa decidere
se un elemento prodotto dalla parte avversa
se un elemento prodotto dalla parte avversa
o mediante testimoni richiede di essere
contrastato. Ciò coinvolge la fiducia delle
parti nel funzionamento della giustizia: tale
fiducia si fonda, tra l’altro, sulla sicurezza di
essersi potuti esprimere su tutti gli elementi
del fascicolo Poco importa dunque che la
del fascicolo. Poco importa, dunque, che la
nullità del matrimonio derivi da un fatto
obiettivo ed incontestato, la parte comunque
non avrebbe potuto opporsi.
Ci vuole l’avvocato, e il giudice deve
avvertire…
• 3) la parte di una causa deve essere messa
nelle condizioni di giovarsi, se lo desidera,
dell’assistenza di un avvocato. E’ compito del
giudice informarla di tale facoltà prima di
rendere interrogatorio
g
CEDU ed exequatur
• La sentenza sul caso Pellegrini ha costituito una indubbia
novità nella giurisprudenza della Corte in quanto ha
consacrato “il principio secondo il quale una sentenza di uno
Stato può essere eseguita in un altro Stato solo se il
riconoscimento è conforme all’ordine pubblico dello Stato che
concede l’exequatur. (…) ordine pubblico che comprende i
diritti processuali fondamentali, gli stessi proclamati dall’art.
6, § 1” della Convenzione EDU almeno sotto il profilo della
responsabilità dello Stato contraente in relazione a processi di
p p
stati terzi.
•
La Corte ha innovato…
• P
Per giungere a questo approccio nei confronti
i t i i f ti
di atti di stati terzi, la Corte ha profondamente
innovato la sua precedente giurisprudenza sul
punto, resa oltretutto nella differente materia
del processo penale, e che comunque poneva
la condizione che si fosse verificato un
la condizione che si fosse verificato un
“flagrante diniego di giustizia”.
• (Vedi dispense)
Ritorniamo all’art. 6
• Sulla
Sulla base del tenore letterale della disposizione, di ogni
base del tenore letterale della disposizione, di ogni
processo (civile o penale) dovrebbe essere garantita la natura
“equa”, ragionevolmente celere, a cura di un giudice
indipendente ed imparziale.
• Solo per i processi penali vengono nel dettaglio stabilite
ulteriori garanzie al diritto di difesa (informazioni sull’accusa,
termine adeguato per predisporre la difesa, difesa tecnica
anche gratuita esame dei testimoni ecc )
anche gratuita, esame dei testimoni ecc.).
3=1?
• Nel Caso Pellegrini “la Corte di Strasburgo ha ritenuto violati in un contesto
civile il diritto della ricorrente a essere informata della causa di nullità
addotta dal coniuge nonché il diritto a essere assistita da un avvocato e a
essere informata di questo diritto, nonostante questi diritti siano
menzionati specificamente nell’art. 6 solo nel § 3 relativo al contesto
penale e la vicenda Pellegrini rientrasse pacificamente, anche per la Corte,
in un contesto civile”, cosa criticata in dottrina.
• Ciò trova la propria ragione nella evoluzione giurisprudenziale della CEDU
degli anni ’80 che vede le garanzie enunciate nel § 3 come aspetti
particolari della nozione generale di “procès équitable” di cui al §
ti l i d ll i l di “ è é it bl ” di i l § 1.
1
Perché?
• Forse la CEDU ha proceduto, più o meno
consapevolmente, a dare vita ad un contenuto
consapevolmente, a dare vita ad un contenuto
normativo che probabilmente nell’art. 6 § 1
non c’era.
• A ciò potrebbe essere stata indotta anche dal
fatto che il suo corpus giurisprudenziale in
materia di equo processo si era sviluppato
prevalentemente su casi penali ed in tale
l t t i li d i t l
ambito aveva affermato taluni principi – quale
quello dell’égalité des armes ‐ difficilmente
poi restringibili all’area penalistica.
Esito della giurisprudenza…
• Secondo la giurisprudenza della CEDU il
principio del processo equo “occupa una
posizione eminente in una società
democratica vuole soprattutto assicurare non
democratica, vuole soprattutto assicurare, non
teoricamente ma effettivamente, il diritto al
contraddittorio nel processo”, contraddittorio
che implica la facoltà per le parti di un
processo, penale o civile, di prendere
conoscenza, e poter discutere, di tutto ciò che
viene presentato al giudice per influenzare la
sua decisione, nel rispetto del principio della
g g p
eguaglianza delle armi che postula la
possibilità per ciascuna parte di difendersi in
ibili à i di dif d i i
condizioni che non la pongano in svantaggio
nei confronti della parte avversa
La fiducia nella Giustizia…
• Il principio dell’eguaglianza delle armi ci
consente di sottolineare quella che forse è la
consente di sottolineare quella che forse è la
grande peculiarità della giurisprudenza della
CEDU sul diritto di difesa: il principio della
“confiance” o della fiducia nella Giustizia.
• Infatti secondo la CEDU “justice must not only
be done; it must also be seen to be done”
be done; it must also be seen to be done
• Arriviamo così a comprendere la base della
diversità di valutazione dell’effettività del
diritto di difesa che si è riscontrata nel Caso
Pellegrini (e che forse nel Caso Pellegrini ha
trovato la sua più compiuta formulazione)
tra la CEDU da un lato e i giudici canonici ed
italiani dall’altro
italiani dall altro.
Contraddittorio formale.
• La ragione è quella segnalata dalla dottrina che ha parlato di
contraddittorio formale
“contraddittorio formale” perseguito dalla CEDU, e di
perseguito dalla CEDU, e di
“contraddittorio reale” perseguito dai giudici canonici e
italiani,
• ma la scelta di tale “contraddittorio formale” non può forse
essere ricondotta ad un “mero” formalismo giuridico, ma
trova il suo fondamento, appunto, nella centralità attribuita a
q p
quel principio della fiducia nella amministrazione della
p f
giustizia peraltro correttamente individuato da alcuni dei
commentatori alla sentenza Pellegrini.
L’affidamento nella giustizia
• Nell’ottica fatta propria dalla giurisprudenza della CEDU (e
mutuata da principi maturati in ambiente anglosassone)
quindi “l’interesse tutelato dalle norme poste a presidio della
i di “l’i t t t l t d ll t idi d ll
difesa è l’affidamento che l’uomo deve poter fare sulla
giustizia, elevando così ad interesse sostanziale, tutelato dalle
leggi che prevedono i diritti della difesa, il rispetto delle forme
processuali stesse, e rendendo così giustiziabile la mera
violazione delle norme del processo quante volte la loro
violazione abbia compromesso l’interesse ad un processo
equo, a prescindere se poi tale violazione abbia anche
compromesso l’esercizio della difesa o l’interesse sostanziale
sottoposto all’esame giudiziale”
Problemi con il processo canonico?
• Al di là di possibili incidenti, il processo
canonico sembra garantire queste tutele.
• (Vedi articolo inviato)
Punti di crisi… (Citazione)
• I pochi punti nei quali la norma poteva dare appiglio ad
interpretazioni foriere di dubbi o perplessità sono stati chiariti
i
innanzi tutto dalla Signatura Apostolica che, ad esempio, nella
i t tt d ll Si t A t li h d i ll
sua circolare del 14 novembre 2002 ha stabilito che nelle
decisioni giudiziali che ad essa perverranno per il decreto di
esecutività dovrà “constare che la parte convenuta è stata
adeguatamente informata, all’inizio del processo, del diritto di
avvalersi dell’assistenza di un avvocato abilitato o di
richiedere al tribunale un avvocato d’ufficio che la assista; di
questo requisito si richiede, oltre alla menzione nel testo della
pronuncia, documentazione apposita (cf. per esempio,
esemplare della citazione), ecc.”.
Avvocati d’ufficio e secretazione del libello
• Alcuni residui punti critici in relazione all’assistenza tecnica nel processo
matrimoniale (can. 1481, spec. § 3,sulla limitazione alla nomina di avvocati
d’ufficio nei processi matrimoniali norma solo in parte bilanciata dalla
d’ufficio nei processi matrimoniali, norma solo in parte bilanciata dalla
previsione del can. 1490 sui patroni stabili) ed alla notifica contestuale di
decreto di citazione e libello (can. 1508, in relazione alle possibili eccezioni
previste nel § 2), sembrano essere stati in buona parte felicemente
affrontati dalla Dignitas connubii, rispettivamente agli articoli 101(che per
quanto riguarda l’assistenza tecnica, prevede un obbligo per il tribunale di
curare che le parti siano assistite da una persona competente), ed
all’articolo 127, § 3, (in relazione alla esplicitazione delle tutele relative
alla eventuale eccezionale omissione della comunicazione del libello alla
alla eventuale eccezionale omissione della comunicazione del libello alla
parte convenuta ex. can. 1508, § 2).
Le altre previsioni di “segretezza” contenute nel Codex
e nella Dignitas Connubii
• Intendo far riferimento soprattutto al problema della secretazione delle prove
prevista dal can. 1598, § 1, secondo il quale
prevista dal can. 1598, § 1, secondo il quale “iudex
iudex ad gravissima pericula evitanda
ad gravissima pericula evitanda
aliquod actum nemini manifestandum esse decernere potest, cauto tamen ut ius
defensionis sempre integrum maneat”.
• Arduo, concettualmente, è riuscire a conciliare la secretazione di qualche atto del
processo e la tutela del diritto di difesa. Per tale ragione la non pubblicazione
prevista nel can. 1598, § 1, può essere visto come una assoluta eccezione anche
perché vi sono altri strumenti per evitare i suddetti “pericula”, dato che “deve
essere ben chiaro che la «pubblicità» del processo canonico verso le parti non
intacca la sua natura riservata verso tutti gli altri”.
• Anche questa norma, ribadita nell’art. 230 della Dignitas Connubii, ha avuto un
“temperamento”
temperamento in questa ultima Istruzione
in questa ultima Istruzione nel successivo art. 234 che consente
nel successivo art 234 che consente
che gli atti secretati siano comunque visionati dagli avvocati delle parti, previo
giuramento de secreto servando.
Saltem ad cautelam…
• Sarebbe auspicabile che a tali eccezionali limitazioni, sia
relative al libello che alle prove, non si facesse ricorso in
relative al libello che alle prove, non si facesse ricorso in
processi matrimoniali le cui sentenze fossero destinate ad
acquisire effetti civili.
• Infatti, anche con le tutele introdotte dalla Dignitas connubii,
tali limitazioni alla possibilità di conoscere da subito il
contenuto del libello e comunque il contenuto di alcuni atti
sarebbero prevedibilmente considerate, in sede CEDU,
p , ,
altrettante violazioni al principio della eguaglianza delle armi.
Ma sono ipotesi scolastiche…
• Ma l’ipotesi di dover ricorrere in un processo
matrimoniale a tali limitazioni del diritto di
ti i l t li li it i i d l di itt di
difesa appare quasi “di scuola” e comunque
talmente remota da non avere concreta
possibilità di verificarsi, soprattutto se saranno
rimossi i timori che possono derivare per la
libertà dei tribunali e la tranquillità di testi e
parti da ingiustificate interferenze della
giustizia statale (vedi articolo inviato).