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I
Convivenza di Inizio Corso 2018-19
II
Convivenza di Inizio Corso 2018-19
INDICE
GIOVEDI’ 27 settembre
- Arrivo e sistemazione negli alberghi
- Avviso che la convivenza inizia la mattina dopo, portando la Bibbia
VENERDI’ 28 settembre
H 10 – Nella Tenda
- Preghiera e invocazione allo Spirito Santo
- Accoglienza alla convivenza (Kiko) pag. 1
PRESENTAZIONI
- Interventi di Kiko durante le presentazioni pag. 3
H 12,30 - LODI
- Saluto del Presidente (Padre Mario)
- Inno proclamato
- Canto: “Se oggi ascoltate la sua voce”
- I salmo proclamato a cori alterni (Salmo 50)
- Ammonizione al II salmo: Ascensión pag. 5
III
Convivenza di Inizio Corso 2018-19
- II salmo proclamato
- Ammonizione al III salmo: Kiko pag. 6
- III salmo proclamato
- Ammonizione al canto “Zaccheo”: Kiko pag. 8
- Canto: “Zaccheo”
- Lettura breve delle Lodi: Ef. 4, 29 – 32
- Canto: “Maria, casa di benedizione”
- Ammonizione lettura
- Lettura: Romani, 7, 14 – 8, 39
- Commenti di Kiko durante la lettura pag. 9
- Catechesi: Kiko pag. 10
H 14,30 – 17:
2 ore di preghiera con la Scrittura, scrutando Rom. 7, 24+
(più il tempo per andare e venire)
H 18 – PENITENZIALE
- Canto d’ingresso: “Tu che sei fedele”
- Preghiera iniziale del Presidente (P.Mario)
- Vangelo: Lc. 9, 18-26 (cantato)
- Omelia del Presidente (P.Mario) pag. 12
- Confesso e confessioni individuali (in silenzio)
- Conclusione della penitenziale
- Canto finale: “Grazie a Jahvé”
10 minuti di intervallo
IV
Convivenza di Inizio Corso 2018-19
SABATO 29 settembre
H 10.45 – LODI – Festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele
- Saluto del Presidente (P. Mario)
- Inno cantato: “Davanti agli angeli”
- Ammonizione al I salmo: Ascensión pag. 16
- I salmo proclamato
- II salmo cantato: “3 giovani nella fornace”
- Canto: “Davanti agli angeli”
- III salmo proclamato
- Kiko sui suoi quadri degli Arcangeli pag. 16
- Canto: “Una donna vestita di sole”
- Lettura breve delle Lodi: Gen 28, 12-13a
- Ammonizione al canto sullo Spirito Santo: Kiko pag. 16
- Canto: Inno allo Spirito Santo “E’ paziente”
- Commento di Kiko pag. 18
- Lettura: Gal. 5, 1 - 6, 10
- Intervento durante la lettura
- Lettura: Ef. 1, 3-14
- Commento alla lettura: Kiko pag. 19
- Questionario pag. 20
- Ammonizione al Vangelo: Kiko pag. 21
- Vangelo: Gv. 1, 47-51
- Omelia: Padre Mario pag. 21
- Ammonizione alla preghiera silenziosa: Kiko pag. 22
- Preghiera silenziosa (10 minuti)
- Padre Nostro
- Pace
- Conclusione delle Lodi
V
Convivenza di Inizio Corso 2018-19
H 12.15 Intervallo
H 14,30 - Pranzo
H 19,00 - Intervallo
H 20,30
- Catechesi di Padre Mario: “MIRABILIA DEI” NEI 50 ANNI DEL
CAMMINO NEOCATECUMENALE” pag. 23
- Interventi di Kiko durante la catechesi
H 22,30 Cena
DOMENICA 30 settembre
H 10,30
- EUCARESTIA presieduta da P. Mario
- Ammonizione ambientale: Kiko pag. 44
- Canto d’ingresso: “E’ paziente”
- Ammonizione alla I lettura: Ascensión pag. 47
VI
Convivenza di Inizio Corso 2018-19
H. 14,30 – Pranzo
VII
Convivenza di Inizio Corso 2018-19
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Convivenza di Inizio Corso 2018-19
GIOVEDI' 27 settembre
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Convivenza di Inizio Corso 2018-19
dato al Cammino. Speriamo che il Signore la aiuti a fare questo! Viene da un pae-
se spagnolo; in Spagna si dice che nel mondo ci sono brutos, mas brutos y de Tu-
dela! “Bruto” non nel senso di “feo” (brutto), bruto significa testone, testa dura.
Nel mondo ci mono dei brutos, gente molto testona, poi i più brutos, e infine
quelli che vengono da Tudela. Lei è di Tudela, come Carmen, deve essere un re-
galo che ci ha fatto Carmen!
Bene, cominciamo con le presentazioni con calma, così ci vediamo, ci dite
quanti sono morti, vediamo come siete invecchiati... È l’unico momento che ci
vediamo perché, ormai, per noi è impossibile visitare le comunità, anche se ci
proveremo. Se Dio ci dà forza e salute faremo la sua volontà rispetto a voi. Dio ci
ha unito da tanti anni, ci ha legato e continua a legarci grazie allo Spirito Santo,
non nella nostra volontà, e sta facendo un’opera. Voi siete le prime comunità del
mondo; qui ci sono le prime comunità di Spagna, di Madrid, di Barcellona, Zamo-
ra, le prime comunità d’Italia, di Parigi, quelle che Dio ha voluto che noi facessi-
mo.
A Roma portiamo soltanto 4 parrocchie. Cominciamo presentando le co-
munità della Spagna.
PRESENTAZIONI
Spagna
MADRID:
1 Centro Neocatecumenal
1 Santa Catalina Labouré
1 Virgen de la Paloma
1 San Roque
1 San José
1 San Sebastián
1 Nuestra Señora del Tránsito
Seminario di Madrid: formatori
BARCELLONA:
1 Santas Juliana y Semproniana
ZAMORA:
1 San Frontis
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Convivenza di Inizio Corso 2018-19
Italia
ROMA:
1 SS. Martiri Canadesi
2 SS. Martiri Canadesi
1 S. Francesca Cabrini
2 S. Francesca Cabrini
1 S. Luigi Gonzaga
2 S. Luigi
1 Natività
2 Natività
Seminario di Roma: formatori, coppie e sorelle
Presbiteri del “Redemptoris Mater” di Roma
FIRENZE:
1 S. Bartolo in Tuto
2 S. Bartolo in Tuto
IVREA:
1 S. Bernardo
Francia
PARIGI :
1 Bonne Nouvelle
1 S. Honoré d’Heyleau
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Convivenza di Inizio Corso 2018-19
Dopo il Portogallo
Finiamo le presentazioni domani, facciamo solo l’Italia perché oggi dob-
biamo dedicare 2 ore alla preghiera con la Parola, preparandoci ad un esame di
coscienza, ad una confessione generale. Il Signore è disposto, è contentissimo di
darci il perdono di tutte le nostre mancanze. Come diceva Carmen, una cosa è la
parola misericordia che fa riferimento al cuore e un’altra cosa è la parola ebraica
“rahamim”, che fa riferimento alla matrice della donna. Per questo la conversione
per Israele è come una nuova nascita, una rigenerazione. Questo è passato nella
Chiesa Cattolica. Convertirsi, oggi, significa entrare nell’utero di nostra madre, la
Chiesa, ed essere trasformati per la grazia del Battesimo. Continuiamo ora con
l’Italia.
Kiko:
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Convivenza di Inizio Corso 2018-19
Adesso facciamo mezz’ora di riposo. Sono le 11,30 sapete che oggi fac-
ciamo una mattinata di conversione. Dovete venire alle 12 con la Scrittura. Vi da-
remo un tempo per scrutare, nella natura, in preparazione alla penitenziale, oggi
facciamo digiuno, non si mangia, se qualcuno ha necessità di mangiare potete an-
dare al Bellavista.
H 12,30 - LODI
- Saluto del Presidente (Padre Mario)
- Canto: “Se oggi ascoltate la sua voce”
- I salmo cantato (Salmo 50)
- Ammonizione al II salmo: Ascensión
Kiko mi ha invitato a dire qualcosa a voi che siete i catechisti della prima
ora. Sono impaurita e mi domando: chi sono io? Veramente oggi Dio ci ha chia-
mato a una cosa molto grande. Oggi Dio ci vuole dare la sua resurrezione, come
diceva Carmen, vuole portarci alla resurrezione. Non c’è nessuna teologia che
possa “spiegare” questo: non ha spiegazione. Il Signore ci ama così e ci vuole da-
re oggi la vita eterna. Adesso proclamiamo un cantico di Isaia. S. Paolo, nell’inno
alla Kenosis, dice: “Nel nome di Gesù si piega ogni ginocchio”. Ed è a questo che
ci chiama il Signore, a riconoscerlo come il nostro Signore. In questo salmo si ve-
de la situazione del popolo nell’esilio, ma con una speranza ed è quello che il Si-
gnore ci vuole dare oggi. Il Signore ci ha eletto per una cosa grande: essere testi-
moni della sua resurrezione ed annunciare il perdono dei peccati in questa gene-
razione, che si è persa nel relativismo, persa in tante utopie. Non so se avete letto
la notizia, che viene dalla Gran Bretagna - mi ha toccato tanto -, che diceva che
negli ultimi 8 anni sono aumentati del 2400% i bambini adolescenti che hanno
chiesto il cambio sesso, che stanno soffrendo di disforia di genere, connessa
all’ideologia gender. Vedendo questo, queste utopie della nostra società, il Signo-
re ci ha eletto per mostrare la luce, la vera luce. In questo salmo molte volte si di-
ce: “Io Sono”; quello di cui ha bisogno la nostra società, e anche noi, è di ritorna-
re al decalogo. “Io Sono”: è quello che abbiamo bisogno di vedere oggi. Speriamo
che il Signore in questo giorno, con il sigillo del sacramento, ci porti a vedere, a
toccare con mano, che Lui è nella nostra vita, con le nostre crisi, con le nostre
sofferenze, come il popolo d’Israele. Popolo eletto in cui Dio ha fatto tanti mira-
coli, gli ha preparato un futuro ed Israele ha sempre risposto con il tradimento. È
impressionante vedere che, oggi, questo popolo è come Pietro che all’inizio ha
tanto entusiasmo – come noi, magari, che avevamo tanto entusiasmo, e forse oggi
ne abbiamo un po’ di meno –; ma il Signore ha preso Pietro con tutto il suo entu-
siasmo e Pietro lo ha abbandonato, lo ha tradito, come noi. È stato lo stesso Si-
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Convivenza di Inizio Corso 2018-19
gnore che è andato a cercare Pietro, come è stato Dio stesso che ha aperto una
porta per liberare il popolo d’Israele dalla schiavitù. Oggi viene a cercare ognuno
di noi. Quello che non possiamo darci – Carmen lo ripeteva tante volte e a me
colpiva sempre – con le nostre forze è la resurrezione: essa è un dono di Dio ed è
quello che il Signore ci vuole dare oggi. Sperimentare la resurrezione passando
attraverso la morte, vedendo i nostri peccati.
Questo cantico, dove si ripete tante volte: “Io Sono”, ci invita a tornare al
Decalogo. Tante volte Carmen ci parlava del Decalogo per farci vedere i nostri
peccati, per aiutarci a fare l’esame di coscienza. All’ingresso della Domus è scrit-
to: “Io Sono” e a lato c’è scritto: “Non ucciderai”. Uccidere l’altro con i nostri
giudizi, con il nostro disprezzo, con tanti peccati che abbiamo fatto e facciamo.
“Io Sono”, Dio è colui che ha dato la vita all’altro e quando distruggiamo l’altro,
in certo modo distruggiamo Dio. È molto facile farci la nostra giustizia, come
fanno i terroristi che si giustificano, uccidono perché hanno una loro giustizia, an-
che noi possiamo uccidere l’altro per farci giustizia e questo sacramento, tutto
questo giorno ci invita ad entrare nella verità di noi stessi, senza paura, e vedere
che Lui è Dio, sperimentare il perdono per poter amare Dio e portare nella nostra
carne il perdono di Dio per poterlo annunciare. Non possiamo annunciare ciò che
non viviamo. Carmen parlava sempre del viaggio meraviglioso che è entrare nelle
Scritture. Oggi avremo un tempo in cui il Signore ci darà tanta luce, sempre ci ha
portato in questo viaggio meraviglioso, regalo che hanno scoperto Kiko e Carmen
per noi. Speriamo che oggi il Signore ci porti alla verità, a tornare all’“Io Sono” -
Dio È -, per poter entrare nella morte senza paura. In questo sacramento che rea-
lizza quello che dice, con questi segni, il Signore ci porta alla vita ed alla resurre-
zione.
- II salmo proclamato
- Ammonizione al III salmo: Kiko
Mi veniva in mente che il Signore ha detto: dove ci sono 2 o 3 radunati nel
mio nome lì sono io. Qui siamo più di 2 o 3. Dove sono 2 o 3 fratelli che si radu-
nano nel mio nome lì sto io. E qui siamo più di 2 o 3 radunati nel nome del Signo-
re. Questa convivenza non è una routine, chi la vive così è già escluso dal Signore
e da noi. Si ascolta se il Signore ti fa ascoltare, ci convertiamo se il Signore ci
converte. Con questo dobbiamo essere umili: noi non dovremmo essere qua, ma
in galera, o fuori, come tanta gente, come milioni e milioni di uomini che non co-
noscono una parola del Signore. È chiaro che il Signore ha preparato questa con-
vivenza per qualcosa, per te, ma possiamo rendere vana la grazia e uscire di qua
come siamo entrati; per questo dobbiamo essere umili e chiedere al Signore: aiu-
taci Signore, che io faccia la tua volontà. Mi hai portato qui per qualcosa e mi
vuoi dare qualcosa, prepararmi, perché possa lavorare nella tua vigna. Che vuoi
che faccia? È una grazia grande che il Signore ti invita in un’assemblea dove Lui
sta in mezzo perché vuole che tu ti trovi con Lui, vuole che io mi trovi con Lui.
Lui, che è la nostra salvezza, la nostra consolazione, la nostra gioia, la nostra re-
surrezione. Lui, che ci dona la vita immortale: ah!, se vivessimo la fede parteci-
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pando della vita immortale, essendo uomini già salvati, risorti, conrisorti con Cri-
sto. Ci aspetta ancora un po’ di tempo, ma poi ci attende una gloria immensa per-
ché Dio, nella sua natura, nella sua essenza è diffusivo di sé. Per questo ti ha crea-
to, perché tu partecipi totalmente di Lui e sappiamo che ama donandosi totalmen-
te, fino all’estremo, facendosi uno con la persona che ama. Per questo i cristiani
dicono: non sono io che vivo ma Cristo che vive in me (cf Gal 2,20). Perché Cri-
sto è in noi totalmente donato, assolutamente dato. Siate perfettamente uno e il
mondo crederà (cf Gv 17,23). Essere uno! Non è facile, siamo distratti, pieni di
peccati, siamo stupidi, sciocchi, siamo dei peccatori. Dio lo capisce che siamo de-
boli, per questo ci porta qui, per aiutarci, per esortarci, per aiutarci nel processo di
conversione che è la vita del cristiano. Come dicono i Padri della Chiesa: dal no-
stro battesimo sgorga un’acqua purissima che dice così: oggi convertiti! Oggi! Fi-
no ad ora ti sei convertito? Per niente! Cosa è convertirsi? Stare qui seduti? Cosa
è convertirsi? Capovolgere la tua vita? Cosa è la conversione veramente? Per
questo abbiamo bisogno di essere aiutati. Dio ci ha lasciato Cristo e in Lui i segni
della sua presenza, nel sacramento della riconciliazione, sacramento del perdono
dei nostri peccati! Lui vorrebbe darlo a noi per curaci profondamente. È chiaro
che i sacramenti vanno oltre il sentimento. Non sento Cristo… questo non c’entra
nulla, va oltre questo. I sacramenti agiscono nel profondo dell’anima umana e se
siamo qui dopo tanti anni è grazie ai sacramenti, a tante eucarestie, tante peniten-
ziali, tante celebrazioni della Parola, perché il Cammino è tutto celebrativo, non ci
sono conferenze, non c’è lavaggio del cervello, ma sono celebrazioni, celebrazio-
ni, celebrazioni…, perché l’autore del Cammino è lo Spirito Santo e quando lo si
invoca, lui viene a noi e agisce nel nostro spirito e dopo 50 anni ancora siamo
qua: perché?
Perché siamo qua ancora? Dobbiamo essere attenti all’azione dello Spirito
Santo in noi per capire cosa vuole il Signore da me, cosa devo fare. Ho ancora 8
anni di vita? 10? 15? 12? 4? In questi 4 anni che mi restano che devo fare? Si vi-
ve solo una volta, una sola, si spegne la luce e andiamo via di qua e non si ritorna:
ciò che hai vissuto, hai vissuto. Per questo dovete stare molto attenti alla storia
che Dio fa con ciascuno di noi. Abbiamo detto che la nostra storia è santa e solo
lo sciocco pensa di vivere la vita passandosela bene. La storia ha un significato,
tutto ciò che accade nella nostra storia, in positivo, ma soprattutto in negativo,
non è a caso. Davanti a quello che ci umilia, dobbiamo domandarci: perché il Si-
gnore mi mette in questa situazione? Che vuole da me? Convertiti ed il mondo sa-
rà redento! Quello vuole il Signore: la tua conversione. Cosa significa conversio-
ne? Totale abbandono alla volontà di Cristo, perché sei uno con Cristo, la tua vita
non è tua, appartiene a Lui. Qualsiasi cosa accada nella tua vita, essa è santa, pro-
fonda ed ha un significato escatologico. Questo dice la fede. La vera interpreta-
zione della realtà storica della tua vita è escatologica. Non lo sapevi? Ha relazione
con la tua vita futura, con il cielo. Per questo dovremo essere molto attenti a come
rispondiamo ai fatti piccoli e grandi della nostra storia.
Stiamo attenti a ciò che Dio permette, che Dio ha preparato per noi. Dio
capisce che siamo molto deboli e prepara questa convivenza per esortarvi, perché
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Convivenza di Inizio Corso 2018-19
ascoltiate una parola, perché si muova la tua anima, altrimenti sei come un asino
che non capisce niente. Ringraziate il Signore che qualcuno vi esorta, anche quel-
la è una grazia. Che qualche fratello, io in questo caso, vi esorti, vi aiuti, muova il
tuo spirito, vi metta in movimento. Ti trae fuori dal tuo borghesismo, dal tuo istal-
larti, seduto nel tuo io, immobile, mentre tutto l’universo sta marciando a tutta ve-
locità, impressionante. Il nostro pianeta viaggia all’interno della galassia molto
più veloce di un aereo, stiamo viaggiando a migliaia di chilometri al secondo.
Tutto l’universo si sta espandendo a velocità inimmaginabili e gli scienziati non
sanno se si fermerà o imploderà, dove stiamo andando? Sappiamo che c’è stata
un’esplosione, e che sta espandendo l’universo a tutta velocità. Questi pianeti,
muovendosi formano galassie e noi già siamo dentro una galassia, con milioni e
milioni di stelle. Siamo un pianeta intorno ad una stella piccola, il sole. Ci sono
nell’universo tantissime stelle con pianeti e forse con gente come noi, non sap-
piamo!
Certamente siamo in una realtà che ci trascende, ma più importante di que-
sto è sapere che Dio, conoscendo la nostra debolezza, ci dona questa convivenza
per guarire le nostre ferite, buttare l’olio del suo amore sulle nostre ferite ed il vi-
no del suo sangue versato per i nostri peccati. Vuole donarsi a noi, perché questo
è la sua stessa natura. Cosa è Dio? Amore a te, totale, totale fino alla morte anche
se sei il più malvagio degli uomini e lo odi e lo detesti, lo uccidi, Lui si offre per
te. Questo lo ha mostrato nel suo Figlio, impronta della sua sostanza, dell’essere
divino più profondo. È sorprendente! Che Dio abbia visitato la terra, che abbia
inviato il suo unico Figlio, l’unico. Abramo è immagine di questo, con il suo uni-
genito, Isacco! Il Padre consegna il Figlio alla morte per dare agli uomini la pos-
sibilità di rinascere dal cielo, una nuova natura che gli uomini non hanno. Gli
uomini hanno una natura umana, ferita dal peccato originale, per questo l’uomo
cerca se stesso, in tutto, per la sua felicità, sperando di passarsela bene e passa la
vita giudicando, giudicando. Ai cristiani è proibito giudicare, perché questo lo
fanno i pagani: giudicano la politica, giudicano la società, giudicano i fratelli,
giudicano i familiari, i figli, tutti. Giudicare è uccidere, chi giudica ammazza. Per
questo non c’è amore nel giudizio. Spero che il Signore vi abbia esortato, portan-
dovi qua, per donarvi la possibilità di un incontro con Lui.
Adesso faremo un tempo di scrutatio. Pregare con la scrittura: una grazia!
Quanti lo fate ogni giorno? Nessuno! Pregate con la Scrittura ogni giorno, mette-
tevi in una stanza e state un’ora con la Scrittura, con il Signore: sarebbe una gra-
zia grande! Pregare con la scrittura come facevano i Padri del deserto, che ascol-
tavano un passo, si fermavano, pregavano Dio. Si parla con Lui in silenzio per 20
minuti, poi riprendiamo a leggere e ci fermiamo di nuovo… si sta con il Signore.
Quanti di voi fate questo? Nessuno, non ce lo meritiamo, perché è una grazia po-
ter pregare con la Scrittura; io la porto sempre con me, da 57 anni. Sempre con
me.
- III salmo proclamato
- Ammonizione al canto di Zaccheo: Kiko
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Convivenza di Inizio Corso 2018-19
Mi piace cantare questa mattina il canto di Zaccheo che ci aiuta molto perché
Gesù dice qualcosa che sottolineiamo profondamente: “Conviene che io entri in ca-
sa tua, è necessario”. È necessario, perché? Perché penso di inviarti in Patagonia
dove ci sono delle tribù isolate, che non conoscono Gesù Cristo: penso di inviare te.
Ma per questo avrei bisogno di entrare in casa tua, di vivere in te, in modo che tu sia
totalmente abbandonato alla Mia volontà e possa andare in Patagonia, altrimenti non
ti muovi. Ossia conviene che Io entri in casa vostra per poter evangelizzare il mondo
di oggi; se non entro in casa vostra non fate niente, andate in comunità così...
Per questo è molto importante questo canto. Lo cantiamo.
- Canto dopo il III salmo: “Zaccheo”
- Lettura breve delle Lodi: Ef. 4, 29-32
Adesso ascolteremo una Parola, sperando che la grazia dello Spirito Santo la
faccia arrivare al fondo della nostra anima, del nostro spirito, e lì illumini le tenebre
più profonde della nostra anima e riempia di luce il nostro spirito, perché è Parola di
Dio, la Parola che ha fatto l’universo intero. Per questo è importantissimo che il no-
stro animo sia in contatto con la Parola di Dio.
Faremo una lettura dall’Epistola ai Romani e dopo andremo a scrutare una
parola di questa Lettera.
- Lettura: Romani 7, 14 - 8,39
- Commenti di Kiko durante la lettura
al v. 8,4: Cristo è venuto per liberarci dalla schiavitù alla carne, chi ha trovato Cri-
sto non è più schiavo della carne in modo da essere obbligato a seguire le concupi-
scenze della carne: impurità, masturbazione, fornicazioni, pornografia, eccetera.
Schiavo della carne!
al v. 8,8: Quelli che vivono secondo la carne non possono piacere a Dio, e neanche
lo potrebbero. Sono schiavi delle concupiscenze, dei desideri della carne, delle sod-
disfazioni, di dare culto al nostro io, di cercare in tutto noi stessi, pensando sempre
al nostro piacere. Per questo Cristo è venuto a prendere la nostra carne e liberare
nella carne l’uomo, dalla schiavitù al peccato. La sua vittoria sul peccato della carne
viene offerta a noi oggi, vittoria!
al v. 8,13: Far morire le opere del corpo, cioè mortificazione, mortificare, dare mor-
te alle concupiscenze della carne. Se con l’aiuto dello Spirito fate morire – dice qua
– le opere del corpo, vivrete.
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Convivenza di Inizio Corso 2018-19
al v. 8,17: Lo Spirito rende testimonianza al nostro spirito che siamo figli di Dio…
se veramente partecipiamo alle sue sofferenze. Questo, delle sofferenze del cristia-
no, ha un valore enorme! Le nostre sofferenze, come partecipazione alla croce di
Cristo, sono scritte. Per questo attenti a non ripudiare la croce, a non detestarla. I
pagani fanno questo. Noi sappiamo che niente accade senza il consenso di Dio e che
tutte le opere della nostra vita concorrono alla nostra salvezza, alla nostra conver-
sione.
- Catechesi: Kiko
Questo è un testo bellissimo, il capitolo ottavo della Lettera ai Romani: la vi-
ta del cristiano nello Spirito; e il capitolo settimo che parla della vita dei pagani, che
fanno il male che non vorrebbero fare, perché sono schiavi dei desideri della carne,
del corpo. Abbiamo ricevuto un corpo che è ferito – come dice il Catechismo della
Chiesa Cattolica –, è ferito dal peccato originale, per questo nelle decisioni che gli
uomini prendono sempre c’è questa ferita dell’egoismo, della realtà che l’uomo non
è perfettamente libero per il bene, perché è ferito dal peccato originale, e il suo frut-
to si vede in tutto quello che ci attornia. Ma noi siamo stati chiamati dal Signore per
essere liberi dalla legge, dalla schiavitù del peccato e della morte, per essere liberati
e vivere non secondo le concupiscenze della carne, cercando in tutto noi stessi.
Guardate cosa dice S. Paolo: Cristo è morto perché l’uomo non viva più per
se stesso. Tutti vivono per se stessi, tutti: all’università tutti i giovani stanno stu-
diando diritto, hanno una fidanzata, stanno cercando lavoro, tutti vivono per se stes-
si, in tutto cercano la propria felicità, se stessi. Questa è la cosa normale, vivere per
se stessi; ma questa è la ferita del peccato originale che invade il mondo. Cristo è
morto perché l’uomo non viva più per sé, ma viva per Colui che è morto e risorto
per lui. Ecco i cristiani! Non vivono più per se stessi, vivono per Colui che è morto
e risorto per loro, e così la loro vita è in Cristo, è una nuova creazione. È una cosa
grandiosa. Se questa convivenza vi aiuta ad essere cristiani, come non potremo rin-
graziare il Signore? Essere cristiani, liberati dalla schiavitù al peccato e alla morte,
liberi per obbedire al Signore e fare la sua volontà che è una volontà di salvezza per
tutti gli uomini. Tutta la creazione partecipa della bellezza divina, del suo equilibrio,
della sua architettura, della sua matematica! In tutto Dio si mostra, ci attornia. An-
che l’uomo è in sé una perfezione impressionante. Ramon y Cajal era un medico
spagnolo, premio Nobel, cristiano: quando studiava la perfezione del corpo umano,
improvvisamente si metteva in ginocchio e lodava Dio per la perfezione del corpo
umano, per quello che Dio ha fatto e come lo ha fatto, come funzionano i muscoli e
come funziona il sistema nervoso, e il cervello, la volontà, i sentimenti. Siamo sem-
pre molto sciocchi, non ci rendiamo conto del miracolo che è il vivere e l’esistere.
Che altra cosa possiamo fare se non metterci in ginocchio e dire: “Eccomi, Signore,
fa’ di me quello che tu vuoi. Tu sei l’Unico, l’Unico che ami veramente tutta
l’umanità. Ti rendo grazie perché mi hai dato la vita e adesso mi chiami a collabora-
re con il tuo Figlio alla salvezza degli uomini. Eccomi: dove vuoi che vada? Che
vuoi che faccia? Che mi sposi, che non mi sposi, che mi faccia prete, che vada itine-
rante? Quello che tu vuoi, non vivo più per me! Sei Tu, a Te appartiene la mia vita.
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Dimmi cosa devo fare, come posso vivere in Te, totalmente in Te, in modo che non
sia più io che vivo, ma Tu che vivi in me”. Dice S. Paolo: “Non sono più io che vi-
vo, ma Cristo vive in me. Il mio vivere è Cristo e questa vita che vivo la vivo nella
fede di Cristo, nella fede di Cristo che ha dato la sua vita per me” (cf Gal 2,20).
Bene, fratelli, adesso dovete andare tutti con la vostra Bibbia a scrutare il te-
sto di Romani 7,24. Il testo dice: “Acconsento nel mio intimo che la legge è buona,
ma nelle mie membra vedo un’altra legge che muove guerra alla legge divina e mi
rende schiavo della legge del peccato che è nelle mie membra” (Rm 7, 22-23), una
legge di peccato che domina sulle mie membra. “Sono uno sventurato! Chi mi libe-
rerà da questo corpo votato alla morte?” (Rm 7,24). Ecco, scruteremo questo testo:
“Sono uno sventurato! Chi mi libererà da questo corpo votato alla morte?”. Avete
qui, al v. 7,24 una nota che dice:
“Votato alla morte: alla lettera “dal corpo di questa morte”. Il corpo, con le
membra che lo compongono, cioè l’uomo nella sua realtà sensibile (qui avete
una serie di citazioni) e sessuale, interessa Paolo come terreno della vita mo-
rale e religiosa. Per l’Antico Testamento vedere Gen 2, 1+ e Sap. 9,15+. Sot-
tomesso dalla tirannia della “carne”, al peccato e alla morte, e divenuto così
“corpo di carne”, “corpo di peccato” e “corpo di morte”, esso non è però
votato all’annientamento come vorrebbe il pensiero greco, ma al contrario,
secondo la tradizione biblica, è chiamato alla vita mediante la resurrezione.
Il principio di questo rinnovamento sarà lo Spirito, che si sostituisce alla psi-
che e trasforma il corpo del cristiano nell’immagine del corpo risorto del
Cristo. Attendendo questa liberazione escatologica, il corpo del cristiano, li-
berato in linea di principio dalla “carne” mediante l’unione alla morte del
Cristo, è già fin d’ora abitato dallo Spirito Santo che lo forma a una vita
nuova di giustizia e di santità, capace di meritare e di glorificare Dio”.
Ecco, questa è la nota che è molto profonda, con le sue concordanze. Questa
è una convivenza di formazione dei catechisti, e le note della Bibbia di Gerusalem-
me sono state fatte dai migliori teologi, come Lyonnet, Benoit e tantissimi altri, le
note sono un capolavoro. Studiare bene le note ti dà una formazione biblica che devi
avere, una formazione profonda, ti dà delle chiavi perché tu sei un catechista. Do-
vresti conoscere la Scrittura, vivere della Parola di Dio, la Parola di Dio deve essere
per te tutto, la Presenza di Cristo in te, il contenuto. A meno che non voglia essere
cacciato via di qua, perché sei qui come un pezzo di legno in mezzo a noi, che né
sente né patisce. Ma no, penso di no, il Signore ancora non ti ha scartato. Se ti ha
scartato, entro poche convivenze non sarai più qua, farai la tua vita, le tue cose. Ma
no, speriamo di no!
È molto importante questa nota a Romani 7,24. Allora, andate a scrutare: so-
no le 14 e staremo due ore scrutando la Scrittura: andate al “bosco mistico” che ab-
biamo fatto, alla jeshiwà, o qui, o sotto una palma. Se a qualcuno manca la Bibbia
può prenderla qui, c’è anche carta e penna per voi se volete fare l’albero. Già vi ab-
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biamo insegnato che partendo da questo testo si cercano i paralleli; prendete un pa-
rallelo e da lì trovate altri tre paralleli, e li scrivete. Di questi tre paralleli ne prende-
te forse uno che, a sua volta, ne ha altri due, e di questi due ne prendete uno che ha
altri cinque paralleli. Con un solo ramo che avete aperto, avete già 25 paralleli. Do-
po potete tornare al ramo principale e leggere un altro testo e altri paralleli. E così
passate ore. Ma vi abbiamo detto che se fate questo, a un certo momento, mentre
siete in uno di questi rami, sentite una Parola che vi parla dentro, diretta a te, che ti
sorprende: “Urca, mai ho pensato questo!”. E abbiamo detto anche ai giovani che
scrutano la Parola la domenica, che quando arriva questo momento bisogna fermarsi
e scrivere quello che ti sta dicendo il Signore attraverso questo testo.
Allora, comincerete a scrutare alle 14,30. Avete due ore per scrutare, per pre-
gare. Mentre andate e tornate si fanno le 17,30: i presbiteri vengano a rivestirsi e
cominceremo la penitenziale. Abbiamo circa 120 presbiteri. Potete andare a prende-
re un caffè, ma dopo dovete andare a scrutare. Ci troviamo qui alle 17,30. Dopo la
preghiera del Presidente potete andare a scrutare. Buona scrutatio!
- Preghiera di congedo del Presidente:
H 18 - PENITENZIALE
- Canto d’ingresso: “Tu che sei fedele”
- Preghiera iniziale del Presidente (P. Mario)
- Vangelo: Lc. 9, 18-26 (cantato)
- Omelia (P. Mario)
Prego il Signore che mi aiuti e mi ispiri per spezzare questa parola del
Vangelo di oggi. L’abbiamo prolungato un po’. Gesù chiede: “La gente chi dice
che io sia?”. Oggi chiede a ciascuno di noi: “Tu chi dici che io sia?”. Se ci fosse
qui Papa Francesco direbbe: “Ciascuno risponda dal profondo del proprio cuore.
Chi è Gesù Cristo per me, oggi?”. Qui la gente risponde: “Giovanni Battista, Elia,
un antico profeta che è risorto”. Le stesse cose che dice il re Erode, quando senti-
va parlare di Gesù Cristo; diceva: non è Elia, non è un profeta, non è Giovanni
Battista risorto. Ma quando Gesù domanda: “Voi chi dite chi io sia?”. Pietro, nel
vangelo di Luca, risponde: “Il Cristo di Dio!” Nel parallelo di S. Matteo, Pietro
dice: “Tu sei il Figlio di Dio”, il Messia. È interessante per la nostra risposta, ve-
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dere e ricordarci oggi ciò che Gesù dice a Pietro: “Beato te, Pietro, perché questo
non te lo ha detto né la carne né il sangue, ma il Padre mio te lo ha rivelato.” Se
noi oggi, dopo 50, 30 o 40 anni, possiamo riconoscere in Gesù Cristo il Figlio di
Dio, colui che ha salvato la nostra vita dall’inferno, è perché il Padre ce lo ha ri-
velato.
Quando Gesù sta per essere messo in croce, nel Vangelo di Giovanni dice:
“Quando sarò innalzato attirerò tutti a me”. In un altro testo dice: “Nessuno viene
a me se il Padre non lo attira”: Gesù Cristo, per mezzo dello Spirito Santo, ci ha
attirato a sé. È un dono, un dono gratuito che il Signore ci ha fatto, se oggi pos-
siamo riconoscere che Gesù Cristo è il nostro salvatore, il nostro Signore, lo sco-
po della nostra vita. È interessante che a Pietro, a cui Gesù ha detto: “Beato te
perché il Padre te lo ha rivelato”, è il primo che si scandalizza quando poi Gesù
gli dice che Figlio dell’uomo deve andare a Gerusalemme, essere rifiutato dagli
scribi e dai farisei, patire e morire per risorgere. Pietro, come tutti noi, umana-
mente, si scandalizza: “Non sia mai!” Gesù gli dice: “Pietro, tu pensi come gli
uomini e non come Dio”.
Abbiamo scrutato questo versetto della lettera ai Romani, 7, 24, e penso
che abbiamo trovato le stesse risposte, cioè questo principio divino, che è il dono
dello Spirito Santo, che va poco a poco sostituendo in noi l’uomo vecchio, l’uomo
del peccato, l’uomo schiavo del peccato. Ecco perché Gesù deve andare in croce
per inchiodare nel suo corpo il potere di satana: vincere nel suo corpo per tutti
noi, darci la vittoria su tutto quello che ci ha schiavizzato, o sull’inferno da cui ci
ha preservati, salvati. Se ciascuno di noi guarda alla propria vita, tutti sappiamo
da dove ci ha tratti il Signore e come dobbiamo essergli grati per tutta la vita per
questo grande dono. Non solo ci ha tratti dall’inferno, dalla morte, dalle schiavitù
e dalle concupiscenze, ma una volta asceso al cielo ci ha comunicato il suo spiri-
to, lo spirito di Cristo risorto, glorificato, anche nel suo corpo, per cui adesso può
comunicare a noi ed al nostro corpo di morte, può comunicarci lo Spirito Santo.
Vi ricordate che in Giovanni Gesù dice: “Chi crede in me, chi viene a me, una
fonte di acqua viva scaturirà in lui, una fonte che zampilla fino alla vita eterna”.
Commenta Giovanni: diceva questo riferendosi allo Spirito Santo che avrebbe da-
to dopo la sua morte e resurrezione, prima non poteva darlo, prima Pietro, come
tutti noi, l’ha tradito, ma quando riceve il dono dello Spirito Santo cambia la natu-
ra, cambia l’uomo interiore, che non è più dominato da satana, poco a poco, è
dominato dallo Spirito Santo. Questo è un grande dono che il Signore ci ha fatto.
Non voglio essere pessimista, ma ho già detto più volte che ci aspettano tempi du-
ri, sia per la situazione della società, sia per la situazione che c’è nella Chiesa
stessa. E l’unica risposta è il martirio; il martirio non solo quando si è decapitati.
Una volta hanno chiesto a Papa Francesco: “Non ha paura di essere ucciso, lei che
va senza sicurezza?”. Ha risposto: “No, ma ho paura se mi torturano, ma se mi
danno un colpo di pistola non ho paura”. Ma c’è un altro martirio che è quello di
tutti i giorni, che è quello che certi Padri dicono: “Se sei tentato al male con il ma-
le e tu rispondi con il bene sei un martire; sei un testimone!”. Sei tentato di guar-
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10 minuti di intervallo
H 21 – Cena
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SABATO 29 settembre
H 10.45 – LODI – Festa dei Santi Arcangeli Michele, Gabriele e Raffaele
- Saluto del Presidente (P. Mario)
- Inno cantato: “Davanti agli angeli”
- Ammonizione al I salmo: Ascensión
Facciamo i salmi delle lodi della domenica della prima settimana. Volevo
dire che questo salmo quando dice: “All’aurora ti cerco, a te si stringe l’anima
mia”, mi ricorda Carmen. In tutti i suoi scritti si vede l’amore di Carmen al Signo-
re Gesù Cristo, ripete ogni giorno: “Ti amo, ti amo, Signore mio!” All’inizio il
salmo dice: “All’aurora ti cerco…”. Leggendo le sue lettere del periodo in cui
stava in Israele, le lettere di quando era ancora nell’Istituto missionario, si vede
questo amore, questo entusiasmo, questo zelo missionario che aveva, questo amo-
re a Cristo pieno di entusiasmo nella sua gioventù. Lei racconta che quando stava
all’università si svegliava alle 6 del mattino e faceva un’ora di preghiera, poi an-
dava alla messa, poi all’università. Sempre diceva che non si alzava dal letto sen-
za aver pregato il mattutino, era per lei come un ricaricare le pile per cominciare il
giorno. Lei aveva un amore a Cristo così grande ed è bellissimo leggere i suoi
scritti. Questo amore grande a Cristo era sin dalla sua giovinezza.
- I salmo proclamato
- II salmo cantato: “3 giovani nella fornace”
- Canto: “Davanti agli angeli”
- III salmo proclamato
- Kiko sui quadri degli Arcangeli
Ho fatto alcuni dipinti degli arcangeli. Ora portano l’originale
dell’arcangelo S. Gabriele e la riproduzione dell’arcangelo Michele che è nella
stanza di Mario, l’originale lo ha mons. Cordes. In piedi, facciamo un canto alla
Madonna dove si parla di Michele e dei suoi angeli che combattono contro il dra-
gone. Oggi dobbiamo esaltare l’arcangelo S. Michele, il grande capitano delle
forze celesti contro il demonio e i suoi seguaci. In tante chiese c’è la scultura di S.
Michele arcangelo con ai piedi il demonio abbattuto.
- Canto: “Una donna vestita di sole”
- Lettura breve delle Lodi: Gen. 28, 12-13a
- Ammonizione al Canto sullo Spirito Santo (Kiko)
Ho fatto un inno allo Spirito Santo per questa convivenza. L’ho fatto qual-
che anno fa e qualcuno lo ha conservato, me lo ha fatto vedere e l’ho messo in
musica.
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Questo è l’inno che ho fatto nel 1989. In una convivenza l’ho regalato a
tutti e uno l’ha conservato nella Bibbia e lo teneva lì dall’89.
[Indicando il dipinto] Questo è l’arcangelo S. Michele. Qui c’è scritto: ca-
ritas, humilitas. Sullo scudo dell’arcangelo S. Michele, con la spada, c’è scritto
“caritas, humilitas”. Su quest’altro non c’è scritto nulla. Guardatelo perché questo
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condotta! I Padri del deserto dicono: “Principio della salvezza è considerarsi pec-
catori”. Chi vede i propri peccati e si pente, e soffre per i tradimenti, i peccati, per
quello che è, non vede i peccati degli altri, vede i suoi peccati. Quelli che si con-
siderano migliori degli altri, per l’orgoglio, la superbia, per quello che sia, Dio li
fa cadere nella miseria della lussuria, una vera miseria, perché imparino a non
considerarsi migliori degli altri.
Bene, allora ascoltiamo una Parola prima di passare a fare i gruppi per il
questionario. Questa mattina faremo un lavoro e stasera vedremo il lavoro che a-
vete fatto prima della catechesi del P. Mario: abbiamo già preparato le sedie per
fare i gruppi, c’è bel tempo, e questa sera verranno qui i segretari dei gruppi e a-
scolteremo le vostre risposte
- Lettura: Gal. 5,1---6,10
- Intervento di Kiko a Galati 6,6
Avete capito? Qui dice così. Questa frase me la devo segnare: “Chi viene
istruito nella dottrina, faccia parte di quanto possiede a chi lo istruisce nella dot-
trina”! È parola di Dio: “Faccia parte di quanto possiede a chi lo istruisce nella
dottrina”. Non so quanto mi avete dato! Sì, mi avete dato una bustarella con qual-
che euro raccolto dai fratelli. Ma che importa? Non pretendo i vostri soldi. Dice
S. Paolo: non ho mai preteso i vostri soldi. Che faccio con i soldi in tasca, li dò ai
poveri! Non ho bisogno di soldi per niente, cosa devo fare con i soldi?
(Continua a leggere la lettera ai Galati fino al v. 6, 10)
Continuo con un brano della Lettera agli Efesini. La prima parte della
Lettera agli Efesini è un capolavoro, perché comincia nel cielo e non scende dal
cielo.
- Lettura: Ef. 1, 3-14
- Commento alla lettura: Kiko
Il Signore vuole che siamo lode della sua gloria, la sua gloria mostrata in
Cristo per tutta l’umanità. Il Padre, nostro Creatore, Padre eterno ci offre nel suo
Figlio una nuova natura, una nuova rinascita, un nuovo essere: ci fa cristiani. Cri-
sto viene da crisma, unto dallo Spirito Santo, unto, e da qui viene “cristiano”. Lo-
de della sua gloria: due bellissime parole! Noi nel mondo dovremmo diventare
lode della sua gloria. La sua gloria è che Dio non ha avuto schifo di noi, che ci
ama tantissimo e continua ad amarci e ci amerà sempre, in noi mostra il suo esse-
re. Dio è amore e questo amore lo ha mostrato nella croce del suo Figlio. Suo Fi-
glio, che è stato messo a morte, deriso, torturato, sottomesso ad un supplizio in-
famante e terribile, ha accettato di essere sottomesso a questo dolore terribile. Di-
ceva Cicerone che non c’è stato supplizio più grande, nè ci sarà in futuro: la cro-
ce. Per questo un cittadino romano non poteva essere crocefisso, ma Cristo sì, ha
accettato di entrare in questo dolore e lo ha fatto per tutta l’umanità. Noi do-
vremmo avere questa fede: colui che è stato crocefisso è Dio stesso, il suo sangue
ha un valore infinito, per rigenerarci, per fare di noi un’altra persona. Cosicché io,
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invece di stare in uno studio a Parigi con una ragazza, sono qui con voi: opera
dello Spirito Santo! Non faccio la mia vita, nè quello che piace a me, sono qui di
convivenza in convivenza, di convivenza in convivenza, di convivenza in convi-
venza… e quando non ne posso più, lo Spirito Santo mi dice: “Devi dare fino
all’ultima goccia di sangue. Non ce la fai più a scendere in tenda? Ricordati che
devi dare fino all’ultima goccia”. Bene, tu mi aiuterai. La mia vita è così: convi-
venze, convivenze, convivenze… Che orrore! No! Non è nessun orrore, è una
consolazione vedervi, belli e meravigliosi. Meglio perdervi che trovarvi! Ma chi
mi ha unito a voi? Chi ha messo come delle catene per stare con voi? Che avrò
fatto per dovervi sopportare, io ed il Padre Mario, e adesso anche Ascensión.
Adesso proclameremo il Vangelo di oggi e dopo faremo un tempo breve di
preghiera silenziosa e poi passeremo alla seconda parte di questa mattina, a fare i
gruppi per il questionario.
Vi daremo un foglio con il questionario. Ho fatto una piccola introduzione
che dice:
QUESTIONARIO
Nella Solenne Celebrazione del 50º anniversario della nascita del Cammino Neocate-
cumenale in Roma, a Tor vergata, Papa Francesco ci ha detto:
“Dopo cinquant’anni di Cammino sarebbe bello che ciascuno di voi dicesse: “Gra-
zie, Signore, perché mi hai davvero liberato; perché nella Chiesa ho trovato la mia
famiglia; perché nel tuo Battesimo le cose vecchie sono passate e gusto una vita
nuova (cfr 2 Cor 5,17); perché attraverso il Cammino mi hai indicato il sentiero
per scoprire il tuo amore tenero di Padre”.
Cari fratelli e sorelle, alla fine canterete il “Te Deum di ringraziamento per
l’amore e la fedeltà di Dio”. È molto bello questo: ringraziare Dio per il suo amore
e per la sua fedeltà. Spesso lo ringraziamo per i suoi doni, per quello che ci dà, ed
è bene farlo. Ma è ancora meglio ringraziarlo per quello che è, perché è il Dio fe-
dele nell’amore. La sua bontà non dipende da noi. Qualsiasi cosa facciamo, Dio
continua ad amarci fedelmente. Questa è la fonte della nostra fiducia, la grande
consolazione della vita. Allora coraggio, non contristatevi mai! E quando le nubi
dei problemi sembrano addensarsi pesantemente sulle vostre giornate, ricordatevi
che l’amore fedele di Dio splende sempre, come sole che non tramonta. Fate me-
moria del suo bene, più forte di ogni male, e il dolce ricordo dell’amore di Dio vi
aiuterà in ogni angustia.
Cari fratelli e sorelle, il vostro carisma è un grande dono di Dio per la Chiesa del
nostro tempo. Ringraziamo il Signore per questi cinquant’anni: un applauso ai
cinquant’anni!”
Avete sentito questa frase del Papa Francesco?
Cari fratelli e sorelle, il vostro carisma è un grande dono di Dio per la Chiesa del
nostro tempo. Ringraziamo il Signore per questi cinquant’anni: un applauso ai
cinquant’anni!
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- Omelia: P. Mario:
Vorrei sottolineare una cosa sola: la bellezza e la meraviglia della comu-
nione dei santi. È meraviglioso! Sapete che la tradizione della Chiesa parla della
Chiesa trionfante che già vede il volto di Dio, anche prima della resurrezione fi-
nale e dopo parteciperà di questa trasfigurazione anche con il corpo, poi c’è la
Chiesa militante che siamo noi che militiamo su questa terra. Militante perché il
cristiano è un combattente, tutti i giorni. Poi c’è la Chiesa purgante, quella della
purificazione; mi viene da dire: quelli che fanno male il Cammino Neocatecume-
nale dovranno finirlo dopo nel Purgatorio! Il Signore ha voluto darci gli angeli, i
primi esseri personali che ha creato, con tutta la loro gerarchia – gli arcangeli per
le missioni più importanti – come aiuto. Tra qualche giorno ci sarà anche la festa
degli angeli custodi. Ciascuno ha il suo compito: tutto al nostro servizio per aiu-
tarci, l’Arcangelo Michele per difenderci dal demonio. Non so se sapete che una
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delle prime cose che ha fatto Papa Francesco – non sappiamo il perché, ma lo
possiamo intuire – appena arrivato in Vaticano è stato di far mettere una statua
enorme di S. Michele Arcangelo. Forse pensava che c’erano demoni sparsi. Poi
c’è S. Gabriele che, come ha portato a Maria l’annuncio, così ci porta
l’ispirazione del Signore, sentirete nella catechesi di stasera come il Signore ha
ispirato Kiko e Carmen durante questi 50 anni. E poi c’è Raffaele che, come ha
fatto con Tobia, ha curato Tobi, ci accompagna nel cammino. Nella vita dei santi
è meraviglioso il rapporto personale che hanno con il proprio angelo custode. Tut-
ti voi avrete esperienza di questo, perché più entriamo nel regno di Dio e più tutta
questa realtà, che sembra teorica, diventa vera: la comunione con Dio e con tutti i
santi e con i fratelli.
Possiamo pregare.
- Ammonizione alla preghiera silenziosa: Kiko
Facciamo un momento di preghiera silenziosa, chiediamo al Signore, a Ge-
sù Cristo, su cui salgono e scendono gli angeli. È Lui che ascolta, Lui è il punto
dove il Padre ascolta le nostre preghiere. Passano gli angeli e prendono la pre-
ghiera che avete fatto a Cristo e poi passa un altro angelo che porta la risposta. Se
avete qualcosa da chiedere a Cristo adesso lo potete fare. In silenzio, fermi, chie-
dete a Cristo: “Signore Gesù Cristo, Figlio di Dio, abbi pietà di me che sono un
peccatore”. Facciamo 10 minuti di preghiera.
- Preghiera silenziosa (10 minuti)
In piedi, finiamo le lodi. Giampiero ha stampato il questionario. Sopra il
foglio troverete il numero del vostro gruppo. Fuori troverete delle sedie in circolo
con il numero del gruppo. Vi radunate, così vedrete chi sono i fratelli che com-
pongono il gruppo. Finiamo le lodi e vi daremo i questionari con il numero del
vostro gruppo. I pullman arrivano alle 14.00, abbiamo tutto il tempo per fare i
gruppi. Alle 17.30 vi ritrovate qui e continuate fino alle 19.00. Alle 19.00 ci ve-
dremo qui con i segretari dei gruppi. Concludiamo le Lodi.
- Padre Nostro
- Pace
- Conclusione delle Lodi
Intervallo breve
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H 14,30 Pranzo
- Sorteggio
Breve intervallo
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vazione del Cammino neocatecumenale. Già nel 1997 Giovanni Paolo II, aveva
dato il via alla preparazione dello Statuto, che fu da lui approvato nel 2002 “ad
experimentum”, e definitivamente Papa Benedetto XVI nel 2008. Papa Benedetto
non solo ha approvato lo Statuto, ma ha voluto anche approvare il Direttorio cate-
chetico e le Celebrazioni dei passaggi, nonostante tutte le difficoltà che abbiamo
avuto, in alcuni anni, da parte di Vescovi, Cardinali, Conferenze Episcopali, per
toglierci l’Eucarestia in piccole comunità e la Veglia Pasquale.
Due anni fa, quando Carmen è passata al Padre, abbiamo ascoltato
l’esperienza di Kiko (dopo ne è stato fatto un video), di come il Signore lo ha
condotto a iniziare il Cammino neocatecumenale nelle baracche di Palomeras Al-
tas, tutta la sua storia, il travaglio. E poi abbiamo ascoltato dalla voce di Carmen,
nell’incontro di Zamora, come Dio l’ha portata a collaborare con Kiko dopo una
storia di sofferenze, prima con il padre per la vocazione, dopo con le superiore
dell’Istituto, nel quale era entrata e dal quale dopo l’hanno cacciata, e finalmente
– lei dice – il Signore ha fatto un dirottamento aereo e l’ha portata alle baracche
con Kiko.
Allora questa catechesi vorrebbe dire solo alcuni aspetti, non aspettatevi né
la storia del Cammino di questi cinquanta anni, né che io sviluppi argomenti sui
passaggi del Cammino, eccetera, perché non c’è il tempo materiale per farlo. Mi
limiterò all’evangelizzazione.
È stato molto importante il fatto che Papa Francesco abbia voluto inviare –
come avevamo parlato con lui alcuni giorni prima nell’udienza privata – le com-
munitates in missionem alle periferie di Roma. Qualcuno aveva suggerito: “Per-
ché non anche a Madrid e in altre parti?”, ma alla fine al Papa è piaciuto molto
inviare, come Vescovo di Roma, le comunità alle periferie di Roma. Questo sa-
rebbe servito come esempio, o modello, per gli altri Vescovi, perché potessero fa-
re lo stesso. Così, commentando tra noi, questo fatto ha suggerito a Kiko di parla-
re quest’anno della evangelizzazione.
Abbiamo visto lo spirito, lo zelo che Dio ha comunicato a Kiko e a Car-
men fin dai primi tempi delle baracche e che dopo, in poco tempo, si è sviluppato
in fretta: nel 1967 hanno fatto catechesi a Madrid, dopo a Zamora, dopo ad Avila;
dopo il Signore li ha portati a Roma, ai Martiri Canadesi, sempre accompagnati
da un presbitero. Dopo i Martiri Canadesi avevano già appuntamento a Lisbona,
perché un presbitero di Lisbona li aveva chiamati; sono andati a Lisbona e sono
ritornati a Roma, dove nel ’69 hanno fatto catechesi, con D. Francesco Cuppini, a
S. Francesca Cabrini, a S. Luigi Gonzaga e alla Natività. Dopo, nel ’70, a Firenze
e a Ivrea. Più tardi sono andati a Parigi, a St. Germain de Pres.
Scusate se dimentico qualcosa, sintetizzo un po’ ma poi troverete tutto
scritto.
In questa catechesi abbiamo deciso di focalizzare come questo zelo Dio, da
Kiko e Carmen, lo ha comunicato poco a poco a tutti noi. Allora in questa cate-
chesi parlerò dei catechisti, degli itineranti, delle famiglie in missione, dei Re-
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per noi, ripeto, per vedere nei catechisti, nonostante tutti i limiti o difetti che pos-
sono avere, vedere che è il Signore che li accompagna.
Dopo un po’ di tempo sono arrivate le richieste di catechesi fuori di
Roma, e allora Kiko e Carmen hanno cominciato a chiedere volontari: chi fosse
disponibile a dedicare la propria vita all’evangelizzazione. Così nascono gli itine-
ranti. Sempre Kiko e Carmen proclamavano il primo capitolo del profeta Eze-
chiele, la Merkabà, il Carro di fuoco del Signore, e hanno visto in questo Carro
un segno dell’evangelizzazione. Ma per salire su questo Carro chiedevano a chi
volesse partire la disponibilità ad andare in ogni parte e la scelta dello stato, cioè
se erano celibi di rimanere celibi… se erano sposati di rimanere sposati, certo!
Scusate se vado passo passo, ma sono tedesco di origine.
A questo punto qualcuno ha chiesto anche come il Signore ha portato
me, indegno e povero, a collaborare con questi due colossi, Kiko e Carmen. E vi
dico brevemente, perché penso di scrivere il libro dopo che sarò morto e potrete
leggerlo… (applausi)
Avete già sentito il mio confratello Angelo Pochetti dire che eravamo “i
due più santi” quando eravamo dai Comboniani; avevano aperto a Roma uno stu-
dentato di teologia internazionale nel 1964. Il primo anno mandarono a studiare i
più intelligenti, e il risultato alla fine dell’anno fu che quasi tutti entrarono in cri-
si, alcuni sono addirittura usciti. Allora nel ’65, invece dei più intelligenti, hanno
mandato “i più buoni”, e io sono arrivato a Roma nel ’65. Sono arrivato con una
crisi che portavo dentro dal tempo del noviziato, perché avevamo la fama di santi
e di buoni, ma non corrispondeva alla realtà. E soprattutto mi interrogava molto
questo distacco tra i preti e il popolo di Dio, un linguaggio che vedevo non arri-
vava, un divorzio tra la fede e la vita, cioè molta gente andava a messa ma la vita
contraddiceva la realtà della vita cristiana. Allora cercavamo forme nuove di pa-
storale, più vicine alla gente, e grazie a Dio sono arrivato a Roma proprio in
quell’anno, ho partecipato alla chiusura del Vaticano II, in Piazza S. Pietro, e,
studiando a Propaganda Fide, all’Università Pontificia, ho avuto dei professori
che avevano partecipato come esperti al Concilio, quindi “conciliari”, e anche
professori “preconciliari”. Vedevamo tutta la novità, la ricchezza del Concilio,
però ci chiedevamo dove, come si potesse realizzare tutto questo. Intanto alcuni
miei confratelli hanno cercato altre vie, come i preti operai di Lovanio e i Piccoli
Fratelli di Gesù. Ma molti sono diventati preti operai e sono diventati più operai
che preti.
Mi ha salvato il mio direttore spirituale, al quale mi sono sempre aperto,
che mi ha detto: “In questa situazione di travaglio – 6 anni, dal noviziato a tutta la
teologia – non fare nessun passo finché Dio non ti manifesti la Sua volontà.
Quando te la manifesterà lo farà con pace e con serenità interiore”. Allora io a-
spettavo: arriva il giorno della mia ordinazione e arriva una lettera del mio Supe-
riore generale che mi chiede dove avrei potuto svolgere il mio apostolato una vol-
ta ordinato. Sapete che il ’68 è penetrato nelle università, già c’erano scioperi nel-
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le università pontificie. Prima del ’68, una volta ordinati ci veniva detto: “Tu vai
qui”, ma adesso non c’era più l’obbedienza, c’era il dialogo; allora chiedevano:
“Dove vuoi andare?”. Io ho risposto al Superiore generale: “Da nessuna parte,
perché la pastorale sacramentale non mi convince, non conosco abbastanza Gesù
Cristo”. Ho chiesto di approfondire la conoscenza di Gesù Cristo attraverso lo
studio della teologia. Mi sono iscritto alla Gregoriana, ho iniziato la tesi con il
padre Zoltan Alszeghy, una tesi che poi ho esposto, cercando di approfondire. Ed
ecco che all’improvviso trovo Kiko e Carmen, alla fine del 1969, alla Natività.
Adesso non dico come, lo leggerete nel libro…
Kiko: Sei anche venuto alle baracche del Borghetto Latino, dove stavo con i po-
veri.
P. Mario:
Sì sì, sono venuto a trovare te, più volte, ti ho portato alla mia parroc-
chia dei Comboniani e nel gennaio del ’70 abbiamo iniziato le catechesi con
Franco e Margherita, Giampiero e Anna. Ho iniziato le catechesi, che ho finito
nel marzo del ’70.
Kiko: Ma chi ti ha portato alle catechesi?
P. Mario:
Lo Spirito Santo! Va bene, se volete lo spiego: ero alla ricerca di forme
nuove, ho conosciuto il Cammino attraverso un articolo su una rivista liturgica¸
c’era scritto: “Celebrazione della penitenziale ai Martiri Canadesi”. Eravamo tre
comboniani molto legati, e al mattino siamo andati a Spello, perché uno del no-
stro gruppo era diventato Piccolo Fratello, ma quel tipo di esperienza non ci ha
convinto; e alla sera siamo andati ai Martiri Canadesi. Ai Martiri Canadesi nessu-
no ci filava, siamo entrati e c’era una celebrazione a comunità riunite perché era
estate, l’estate del 1969, l’anno in cui sono stato ordinato. Lì assistiamo a una ce-
lebrazione della Parola, ricordo ancora il Vangelo: Colui che ascolta la Parola e la
mette in pratica è simile a uno che scava scava scava e pone la casa sulla roccia.
Dopo ho sentito le risonanze! Io partecipavo ai gruppi nelle parrocchie, dove si
commentava la Parola, ma non si dava l’esperienza. Allora ho avvicinato un fra-
tello e gli ho chiesto: “Ma come fate voi ad avere questa risonanza della Parola?
Chi vi ha insegnato?” E lui mi risponde: “Mah, uno spagnolo è venuto, ci ha fatto
delle catechesi…”. Dico: “E non posso conoscere questo spagnolo?”. Lui dice:
“Sì sì, parla col responsabile della comunità, Pino Manzari, chiedi a lui quando
viene, perché adesso è in Spagna”. Allora cerco Pino Manzari che era in tournée
agli Stati Uniti. Finalmente a settembre lo trovo e a ottobre incontro Kiko e Car-
men, a via Stevenson, nella casa dove stava Carmen, e dico: “Avrei bisogno di
parlarvi”. Kiko mi dice: “Vieni con me ai Martiri Canadesi che devo incontrare
una persona” e mentre camminavamo gli ho raccontato questo travaglio che ave-
vo dentro e dopo gli ho chiesto: “Senti, non potresti darmi lo scritto delle cateche-
si che tu hai fatto ai Martiri Canadesi?” e Kiko mi ha detto: “E se invece delle ca-
techesi scritte mando i catechisti alla tua parrocchia?”. “Ah – dico – molto me-
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scienti dei pericoli che avrebbe comportato una collaborazione stretta in una é-
quipe itinerante.
Per questo nelle periodiche convivenze di itineranti, ascoltavano personalmente
l’esperienza di ogni itinerante, in tutta sincerità, illuminando con scrutini appro-
fonditi – diciamo di primo, secondo e terzo grado –, a fondo e parlando della ses-
sualità, dell’affettività nel rapporto tra uomini e donne. Ci incoraggiavano, cor-
reggevano errori e se c’era qualche problema affettivo magari si cambiava equipe.
Oggi, per il cresciuto numero degli itineranti, non è più possibile ripetere questo
tipo di convivenze, ma Kiko e Carmen, nella misura in cui il Cammino cresceva
nelle Nazioni, insistettero più volte perché gli Itineranti delle Nazioni curassero
in modo particolare gli itineranti in apposite convivenze.
Kiko:
Noi a quell’epoca abbiamo rischiato perché non sapevamo nulla. Non ab-
biamo inventato nulla, non sapevamo come si poteva collaborare con donne…
Abbiamo imparato sentendo equipe per equipe, come erano andate le relazioni tra
uomo e donna, abbiamo curato profondamente dal punto di vista psicologico, so-
ciologico, sessuale, ecc. Abbiamo fatto un lavoro molto serio: noi abbiamo impa-
rato dall’azione divina nella nostra equipe. Tutto l’ha fatto il Signore, il Signore li
ha accompagnati, il Signore ha agito con loro ed abbiamo visto con sorpresa la
santità di queste donne, di questi ragazzi, di come si comportavano, non era suc-
cesso nulla, non andavano a letto insieme, non si erano innamorati, niente. Vera-
mente il Signore li ha accompagnati e la presenza di una donna in una equipe era
un arricchimento profondo, serio. Non sapevamo nulla, ma abbiamo avuto sempre
il coraggio di abbandonarci all’azione divina, a ciò che Dio ci mostrava, senza sa-
pere realmente quello che stavamo facendo, abbiamo seguito la volontà di Dio.
Era Dio che ci precedeva, era Dio che agiva e noi abbiamo imparato ascoltando
l’azione di Dio nell’equipe.
P. Mario:
Andiamo avanti. Perché diciamo queste cose? Perché abbiamo cantato il “Te
Deum”? Per ciò che adesso ha messo in luce Kiko: per i miracoli che ha fatto por-
tandoci avanti. Più si sviluppava il Cammino nelle nazioni, Kiko e Carmen hanno
avuto l’ispirazione, per mantenere l’unità tra gli itineranti, di inviare gli itineranti
in missione e di farli ritornare tutti dopo un anno: andare e tornare. Kiko parlava
di “sistole” e “diastole” del cuore. Andare e tornare e raccontare come si trovava-
no gli itineranti, come andava il cammino, difficoltà, problemi, ecc. Questo è sta-
to provvidenziale perché gli Istituti missionari, i quali dopo aver inviato missiona-
ri in Africa o in America Latina, li facevano ritornare ogni cinque anni in patria,
spesso a motivo dei costi. A volte erano entrati in crisi, disorientati dal nuovo
ambiente. Invece Kiko e Carmen non hanno mai messo i soldi in primo piano, il
costo dei viaggi di andata e ritorno, ma hanno confidato che Dio avrebbe sempre
provveduto.
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P. Mario:
Andiamo avanti e passiamo al 1985.
LE “FAMIGLIE IN MISSIONE”
Kiko:
Il Papa ha inviato qui le prime 72 famiglie. Venne qua a Porto San Gior-
gio.
P. Mario:
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ma (Perù), tra i minatori di Coronel (Cile) e nelle zone delle palafitte di Guaya-
quil (Ecuador).
Si alzarono delle voci contrarie: come possono questi inviare famiglie in zone po-
vere, con i figli, e mettere a rischio la loro salute, passando da un livello di vita ad
un altro, l’educazione…?
Kiko e Carmen ebbero l’ispirazione di inviare queste “Famiglie in Missione”,
ma con molta trepidazione e preoccupazione, per questo vollero che l’invio fos-
se fatto dal Santo Padre.
Ma anche in questo invio, si manifestò man mano la potenza del Signore. In po-
chi anni si formarono comunità nelle zone più povere delle grandi città
dell’America. Ma la Gloria del Signore si manifestò soprattutto in Olanda, dove
la Chiesa, dopo il Concilio Vaticano II, si era allontanata dalla Tradizione Catto-
lica e si trovava quasi distrutta. Senza la testimonianza di queste famiglie, in
Olanda e nei paesi del Nord Europa, non si sarebbe mai potuto aprire un Cammi-
no di iniziazione cristiana, impedendo così ai pagani di conoscere l’amore e la
salvezza di Gesù Cristo.
Kiko e Carmen ebbero cura di visitare le prime “Famiglie in Missione”, sia del
Nord Europa che in America Latina, andandole a trovare nelle proprie case, a-
prendo la Bibbia per una Parola del Signore, mangiando con loro, informandosi
della loro situazione e incoraggiandole a perseverare.
Nelle prime convivenze di queste famiglie, di ritorno dalla missione, quasi tutte,
dando la propria esperienza, manifestavano di avere sperimentato la presenza del
Signore nella missione, ma anche di aver scoperto la propria poca fede. Kiko e
Carmen sempre le incoraggiavano, dicendo loro che questo “azzeramento” della
propria fede faceva parte della missione. Il Signore, con questa kenosis, li stava
preparando perché non si presentassero superiori agli altri, come europei, ma si
manifestassero nella loro debolezza e incapacità di amare l’altro, come gli ultimi.
Erano emozionanti le loro esperienze nelle convivenze per le “Famiglie in Mis-
sione”: le sofferenze, la precarietà e, allo stesso tempo, la presenza del Signore
che sempre le accompagnava. Ma più emozionante e consolante era ascoltare
l’esperienza dei figli, i quali, anche se cresciuti in ambienti più poveri, si senti-
vano arricchiti dall’esperienza della fede nella missione. Questa era una con-
ferma e una consolazione per Kiko e Carmen.
Grazie alle “Famiglie in Missione”, sono nate molte comunità nelle periferie
delle grandi città dell’America e si è potuto aprire il cammino nel Nord Europa
e, sempre grazie ad esse, sono sorti Seminari Redemptoris Mater in Olanda, in
Finlandia e in Danimarca.
Kiko:
La prima convivenza che abbiamo fatto di queste famiglie inviate nelle zo-
ne più miserabili della terra, come le palafitte di Guayaquil. Lì il mare era molto
basso ed il popolo faceva case sul mare, zone maleodoranti, lì mandiamo una fa-
miglia e siamo andati a visitarli, a vedere la loro casa, come stavano. Dopo, alla
prima convivenza con tutte queste famiglie, è stata sorprendente perché tutti han-
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no scoperto che non avevano fede in quella situazione estrema. Ho detto che quel-
lo era provvidenziale, come diceva anche Mario, perché non potevamo comincia-
re una nuova evangelizzazione tra i poveri se loro non si sentivano poveri, più
poveri della gente che stava là. Solamente così si poteva evangelizzare, sentendo
che non avevano fede, che non potevano conquistare nessuno, che non potevano
dare nulla, perché non lo avevano, senza fede, non si sentivano cristiani. Ho illu-
minato profeticamente come quella era un’azione di Dio importantissima per loro.
Così è stato.
P. Mario:
Ho quasi finito. Sarete stanchi, ma offriamolo al Signore. Arriviamo a questa ten-
da dove è venuto il Papa.
1988 Papa Giovanni Paolo II, nella “Tenda” di Porto San Giorgio, in-
via 72 “Famiglie in Missione”
Il 30 Dicembre, nella Solennità della Sacra Famiglia, Papa San Giovanni Paolo II,
nella “Tenda” di Porto San Giorgio, presiede l’Eucaristia ed invia 72 “Famiglie
in Missione”, consegnando loro il Crocefisso.
In mattinata sembrava che la nebbia fitta avrebbe impedito l’atterraggio
dell’elicottero che portava il Papa, ma al suo arrivo la nebbia si diradò e apparve
un sole splendente. Il Papa celebrò l’Eucaristia e inviò 72 famiglie in missione
e celebrò per la prima volta con il segno della Pace, prima dell’offertorio, e la
comunione sotto le due specie. Fu una festa grande per tutti e nei nostri cuori ri-
mase l’Omelia in cui disse, tra l’altro: “Trinità in missione, famiglia in missio-
ne”.
Sono state inviate le famiglie, cominciano a formarsi nuove comunità e mancano i
presbiteri.
I SEMINARI MISSIONARI DIOCESANI REDEMPTORIS MATER
Fin dai primi anni del Cammino, Kiko e Carmen hanno sentito la necessità di su-
scitare vocazioni al presbiterato e alla vita consacrata.
Riguardo ai giovani che sentivano la vocazione al presbiterato, Kiko e Carmen,
durante i primi anni, li incoraggiavano ad entrare nei Seminari Diocesani, là do-
ve il vescovo e i formatori assicuravano la possibilità di seguire il Cammino
nella propria comunità, come parte integrante della loro formazione. Dopo al-
cune esperienze si vide che non era possibile.
1986: “Comunità San Luca Evangelista”
Vista la difficoltà da parte di Rettori e di alcuni Vescovi a permettere ai semina-
risti, provenienti dal Cammino Neocatecumenale, di continuare il Cammino nel-
la loro comunità, Kiko e Carmen proposero al Cardinal Vicario di Roma, Ugo
Poletti, di costituire un piccolo nucleo di 12 seminaristi, chiamato “Comunità di
San Luca Evangelista”, che rimanesse un poco in ombra nella diocesi, per evita-
re reazioni contrarie, appoggiati al Rettore del Collegio Capranica, Monsignor
Luciano Pacomio, che li avrebbe seguiti personalmente in incontri periodici.
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Ci avviciniamo alla fine. Passiamo alle “missio ad gentes”: perché sorgono? Ab-
biamo visto che le famiglie in missione sono sorte per superare la difficoltà di en-
trare nel Nord Europa per i Consigli Pastorali. I seminari sono sorti perché una
volta inviate le famiglie in missione, formate le comunità, i preti diocesani non
volevano andare nei quartieri poveri e così nascono i Redemptoris Mater.
LE “MISSIO AD GENTES”
Dopo circa vent’anni di presenza delle “Famiglie in Missione”, soprattutto in
Germania e in Olanda, il Signore ispirò a Kiko e Carmen una nuova forma di
evangelizzazione: le “Missio ad Gentes”, come risposta alla dilagante scristia-
nizzazione e secolarizzazione dell’Europa.
Rifacendosi al discorso di Papa Giovanni Paolo II al VI Simposio dei vescovi
d’Europa (17 ottobre 1985), in cui proponeva “il ritorno al primissimo modello
apostolico”, quando i cristiani si riunivano nelle case per l’ascolto della Parola e
la Celebrazione dell’Eucaristia, Kiko e Carmen pensarono di raggruppare le
prime famiglie inviate in missione al Nord Europa, per formare con esse le pri-
me “Missio ad Gentes”.
In una lettera a Papa Benedetto il 31 Dicembre 2005, Kiko e Carmen spiegano
l’urgenza e la modalità di questo nuovo tipo di evangelizzazione:
“Dopo circa 40 anni in cui siamo andati alle parrocchie di tutto il mondo
pensiamo sia giunto il momento, soprattutto in Europa, di andare
direttamente ai gentili, “Missio ad Gentes”, “prima
evangelizzazione”.
Kiko:
Senza parrocchie.
P. Mario:
Siamo ormai circondati ovunque da gente secolarizzata, con una
altissima percentuale di non battezzati, abbandonati, senza che nessuno
annunci loro Cristo e la sua Salvezza.
Oggi in Europa, nelle nostre Parrocchie, la gente che ancora viene ai
sacramenti, in mezzo ad un mondo ostile, non ha capacità di
evangelizzare. Il clero che la serve si trova spesso in una situazione di
scoraggiamento, pertanto di debolezza estrema, al punto che per esso,
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Carmen, pensarono di continuare quanto si era già iniziato con Papa Benedetto
XVI.
In occasione della Solenne Celebrazione del 50º del Cammino Neocatecumenale
a Roma, Papa Francesco, ha inviato 30 nuove “Communitates in Missionem”.
La richiesta di aiuto, del resto, si era fatta ancora più impellente, con l’elezione di
Papa Francesco che fin dall’inizio animava i cristiani ad uscire dalle parrocchie,
ad andare per le strade e le piazze, soprattutto nelle periferie di Roma. Non ho
parlato delle missioni, delle 100 piazze. Gli storici completeranno.
IL SEGNO DELL’INVIO PUBBLICO DELLE “COMMUNITATES IN MISSIONEM”, da
parte DI PAPA FRANCESCO, d’accordo con Kiko, ha costituito UN EVENTO
STORICO PER IL CAMMINO E PER LA CHIESA INTERA.
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persone. Il 70% delle persone del Regno Unito sono sole, sole. In Scandinavia:
sole! La solitudine. Il governo non sa che fare perché quando la gente vive sola
cambia, ad esempio, l’economia, perché consuma solo un certo tipo di prodotto,
altri no. Le fabbriche devono chiudere, non c’è più la famiglia, non ci sono più
bambini. È un fenomeno micidiale, la chiamano l’epidemia della solitudine. Nel
Regno Unito hanno fondato un ministero che deve pensare a come venire incon-
tro alla gente, cosa fare. Aumentano, la gente è sola, sola, sola!
P. Mario:
Fin dal primo invio Kiko e Carmen hanno presentato le “Communitates
in Missionem” come un dono del Signore a tutti i fratelli delle comunità, indi-
cando che tutto il Cammino, tutta l’iniziazione cristiana porta necessariamente al-
la missione. Infatti, è nella missione che il Signore ci dona l’occasione di non
vivere più per noi stessi, ma per lui che è morto e risorto per noi, salvandoci
dalla tentazione di adagiarci nel borghesismo e nella comodità, salvandoci dal pe-
ricolo di cadere nella tiepidezza che debilita in noi lo zelo. Ci dona di sperimen-
tare la Sua presenza e il suo sostegno nelle situazioni umanamente più scomode e
difficili e di partecipare alle sue sofferenze per la salvezza degli uomini.
Conclusione: “Che cosa vuole dirci il Signore attraverso tutti questi segni e
fatti”?
Di fronte a tanti segni della benevolenza e della fedeltà di Dio con tutti
noi, come non ringraziare e benedire il Signore, come non mantenerne la
Memoria per tutti i fratelli che Dio vorrà chiamare al Cammino Neocatecumenale
in futuro.
A questo punto ci verrebbe quasi da chiedere: “Che cosa vuole dirci il Si-
gnore attraverso tutti questi segni e fatti?”.
Conoscete la barzelletta che all’inferno si trova un focolarino, uno di Co-
munione e Liberazione e un neocatecumeno. Il focolarino dice: Signore hai ra-
gione di mandarmi all’inferno: ho sorriso molto poco durante la vita. Comunione
e Liberazione dice: Signore hai proprio ragione ho parlato poco con gli altri stu-
denti e non li ho invitati a Comunione e Liberazione (loro lo chiamano “da bocca
a bocca”), hai ragione Signore! E i due domandano al neocatecumeno che cam-
mina su e giù e tu perché ti trovi qui? Lui risponde: mi sto domandando cosa mi
vuol dire il Signore con questi fatti! Bene.
Mi sono dimenticato di dire all’inizio che questa catechesi è soprattutto per
le comunità più giovani che non sanno niente di tutto questo. Anche i seminaristi
non conoscono nulla di tutto questo. Papa Giovanni Paolo II nella “Tertio Mille-
nium Adveniente” diceva che è importante passare ai figli il memoriale come fa-
ceva il popolo d’Israele, ricordare gli eventi, i fatti importanti.
“Che cosa vuole dirci il Signore attraverso tutti questi segni e fatti?”.
Se guardiamo con realismo alla situazione della nostra società, soprattutto in
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Europa, e anche alla situazione in cui si trova oggi la Chiesa, penso che po-
tremmo trovare la risposta.
Nel tentativo di creare l’unità d’Europa, una aspirazione di provenienza
cristiana, con la decisione di escludere le radici cristiane sulla quale era cresciuta
una civiltà, e avendo posto l’euro come base dell’unità europea, come ha ricor-
dato spesso Carmen, oggi l’Europa si trova più disunita di prima.
La Chiesa sta vivendo una svolta epocale, come affermato da Papa San Gio-
vanni XXIII nella Indizione del Concilio Vaticano II e poi riaffermato da Papa
Benedetto XVI, che l’ha paragonata alla caduta dell’Impero Romano e alle inva-
sioni dei popoli barbari.
Per di più ci sono segni evidenti dell’abbandono della Chiesa da parte di molti
cattolici, molte chiese sono state chiuse, soprattutto nel Nord Europa, si stanno
formando le cosiddette unità pastorali, in cui vengono unificate dalle 10 alle 20
parrocchie, riducendo spesso il ministero pastorale dei sacerdoti al solo servizio
sacramentale. In questa forma si sta cambiando la struttura della parrocchia e
della Chiesa.
Inoltre lo scandalo degli abusi sessuali da parte di preti e anche di vescovi, sta
mettendo in crisi la credibilità dei cattolici rimasti.
Sembra realizzarsi la profezia del giovane Teologo Joseph Ratzinger, pronun-
ciata nel 1969, e riportata in un articolo sulla Stampa:
“Ratzinger si diceva convinto che la Chiesa stesse vivendo un’epoca
analoga a quella successiva all’Illuminismo e alla Rivoluzione
francese… La Chiesa si era trovata allora alle prese con una forza che
intendeva estinguerla per sempre, aveva visto i propri beni confiscati
e gli ordini religiosi dissolti. Una condizione non molto diversa,
spiegava, potrebbe attendere la Chiesa odierna, minata secondo
Ratzinger dalla tentazione di ridurre i preti ad “assistenti sociali” e la
propria opera a mera presenza politica. “Dalla crisi odierna –
affermava – emergerà una Chiesa che avrà perso molto.
La Chiesa diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non
sarà più in grado di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di
prosperità. Con il diminuire dei suoi fedeli, perderà anche gran parte dei
privilegi sociali”.
Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che
rimetterà la fede al centro dell’esperienza. “Sarà una Chiesa più
spirituale, che non si arrogherà un mandato politico flirtando ora con la
Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà la Chiesa degli
indigenti”.
Amen!
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Kiko:
Sei stato bravissimo!
Bene, fratelli, coraggio! Potevano raccontare tanti altri eventi che Dio sta
facendo con noi, soprattutto queste “communitates in missionem” che riescono a
convincere i vicini e fanno catechesi nelle case. Tutte hanno già fatto 1 o 2 comu-
nità di pagani dentro la loro casa. In una famiglia vengono 5 pagani, in un’altra 8,
in un’altra 7 e dopo si riuniscono per la convivenza e sono tutti pagani! Dio con
noi sta facendo una nuova evangelizzazione, seriamente, dove il punto centrale è
la testimonianza. Solamente si può annunziare il Vangelo se si è testimoni. I pa-
gani restano sorpresi, per questo le famiglie raccontano: “Cominciamo una cate-
chesi nelle case, cominciamo con 7 persone, finiamo alle 10 di sera e non se ne
vanno via! Mia moglie compra una pizza, una Coca Cola, e continuano a stare a
casa nostra. Arrivano le 11, le 11,30 e non vanno via”. E perché non vanno via?
Perché oggi il fenomeno più serio e più terribile è l’epidemia della solitudine: tor-
nano a casa e sono soli e l’ambiente che hanno trovato in quella famiglia, perché
sono tutte famiglie numerose con tanti figli, che arrivano e salutano questi pagani,
questo ambiente li tocca profondissimamente, perché è quello che hanno perso,
hanno perso la famiglia, hanno perso la comunione. Per questo non vogliono an-
dare via. “Dove vado? A casa mia, solo come un cane?”. Ecco, la testimonianza
della fede in una famiglia è completamente vincente.
Il Papa Giovanni Paolo II ha detto: “Il futuro della Chiesa passa per la fa-
miglia”. Il futuro della società e della Chiesa passa per la famiglia, per le fami-
glie. Per questo siamo contenti che abbiamo moltissime famiglie, molte sono nu-
merose e hanno uno spirito fantastico; si sono alzate a migliaia per andare in mis-
sione. Se faccio una riunione non entrano qui le famiglie che si sono alzate dispo-
ste ad essere inviate a qualunque parte del mondo. Questo è un fenomeno vera-
mente impressionante.
Bene, fratelli, siamo entrati nella domenica, nel giorno del Signore. Andate
a cena, domani alle 10,30 saremo qui per cominciare l’Eucarestia. Buona notte a
tutti.
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DOMENICA 30 settembre
H 10,45 – EUCARESTIA
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più paura della morte. Quando si avvicina a noi un evento di morte, che ci fa sof-
frire, la paura della morte ci obbliga a scappare. Per questo dice l’Epistola agli
Ebrei che tutti gli uomini, per la paura della morte, durante tutta la vita sono
schiavi del demonio, perché sempre fanno la volontà del demonio che li invita a
scappare dalla sofferenza, in qualsiasi modo. Ma noi siamo stati liberati da questa
schiavitù del cercare in tutto di stare bene, stare bene, stare bene, da questa infeli-
cità, da questo egoismo. Questo peccato che fa sì che cerchiamo in tutto il nostro
essere, il nostro stare bene, cercando in tutto la nostra felicità, ci impedisce di vi-
vere nella verità.
Dio ha mostrato in Cristo la verità, la sua natura. Dio ha fatto questo uni-
verso, la bellezza delle piante, il cielo, le nubi, tutto, lo ha fatto con quello Spirito
che vedete nel Crocifisso: Dio si è donato totalmente a noi. Questa è la verità, e
noi siamo invitati a partecipare della sua essenza, della sua natura, in modo che i
cristiani vivono cristificati. Ma essere cristificati non è una condanna, un orrore,
una sofferenza, è una liberazione poter amare, è una liberazione! C’è tanta gente
che si spara perché non ama più nessuno: gli si è seccata l’anima, gli si è seccato
il cuore e nulla gli produce più soddisfazione dentro. E’ secco, è morto, e allora
preferisce togliersi la vita. Ogni minuto nel mondo un uomo si toglie la vita, dice
la statistica, ogni minuto. Siamo qui da un’ora? Sessanta uomini si sono tolti la
vita: questa è la statistica. Ogni minuto un uomo si spara, si toglie la vita: questa
vita è una porcheria e non vogliono più vivere. Grazie a Dio noi siamo stati tratti
da questa maledizione, da questa depressione, da questo vivere la vita come mor-
ti, cercando in tutto noi stessi.
Il vero peccato, la vera infermità, la vera sofferenza è che non puoi passare
all’altro, non puoi amare, non ami nessuno, non sei capace di soffrire per i difetti
di tua moglie, non ti lasci crocifiggere, ti devi difendere, fai tattiche, detesti la
croce, detesti la sofferenza che Dio ha fatto sacra quando Cristo ha preso su di sé
la sofferenza. Per questo dobbiamo essere attenti, se vogliamo essere cristiani,
perché vuol dire che Cristo ci chiama a partecipare con lui alla salvezza di questa
umanità. Per questa missione che ci affida, in un carisma nuovo della Chiesa,
siamo invitati a rendere testimonianza dell’amore divino in noi in una forma co-
munitaria, una vera novità! Già dal principio della Chiesa i monaci hanno tentato,
facendo comunità monastiche, di mostrare l’amore e l’unità in mezzo al mondo.
Ma oggi noi siamo chiamati, e non come religiosi, a mostrare in noi l’azione dello
Spirito Santo che ci dà a partecipare della vittoria sulla morte. Se tu sei cristiano e
hai dentro la vittoria sulla morte, mostralo! Mostra che ti lasci uccidere per tua
moglie, per tuo marito, per gli altri, per la vita, per la gente che ti odia, non aven-
do soldi…: mostralo, mostralo! E se no sei un traditore, non puoi stare qua. Qui
sei per rendere testimonianza a Cristo risorto, vittorioso sulla morte. Per questo
Cristo ci dà questo comando: amatevi nella dimensione del nemico, attraversando
la morte per l’altro. Amatevi come io vi ho amato, ho dato la vita per voi quando
eravate assassini e mi odiavate. Amatevi come io vi ho amato.
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Questa è una conseguenza della sua vittoria sulla morte, che ci invita a un
banchetto, a questi cibi deliziosi che sono la vittoria sulla morte. In questa Euca-
restia si va a fare presente, attraverso il segno del pane spezzato, l’offerta di Cri-
sto che si dona alla morte per ciascuno di noi. Il presbitero dirà: “Questo pane,
questo è il mio corpo che si offre in sacrificio per voi. Questo è il calice del mio
sangue per il perdono di tutti i vostri peccati”. Lui ci dà a partecipare di questa
vittoria sulla morte e vorrebbe che dopo l’Eucarestia, come conseguenza – non
come un sentimento, il sentimento vale poco –, come una realtà profonda, noi po-
tessimo amarci, E vedendo anche nei difetti, nella gente che ti odia, che ti detesta,
una grazia, una grazia. Perché Cristo fu detestato, odiato, ed era il Figlio di Dio,
buonissimo. Noi non siamo buoni come lui, per questo ha ragione chi in qualche
modo ci sopporta male.
Ma il Signore comprende che la missione che ci affida in mezzo al mondo
pagano, ateo, è difficilissima. E qui è un piccolo gregge che Lui manda come pe-
core in mezzo ai lupi. Per questo abbiamo assolutamente bisogno che la nostra a-
nima sia fortificata, illuminata, resa diafana, in unione a Cristo, per poter adem-
piere la missione che ci affida, perché non c’è cristiano che non evangelizzi. Se
un cristiano non evangelizza non è cristiano. Il Papa Francesco ha detto che il
DNA del nostro Battesimo è che siamo stati tutti inviati ad annunziare il Vangelo
al mondo. E quelli che siamo qui seduti senza annunziare mai il Vangelo a nessu-
no, senza annunziare niente, dovete sapere che questa non è la nostra vocazione;
la nostra vocazione è annunciare il Vangelo. Ho passato tutta la mia vita annun-
ziando il Vangelo: vado a fare il servizio militare in Africa, vado in treno con tre
militari come me e tutto il tempo ho annunziato Gesù Cristo. E uno mi dice: “Tu?
Macché, è tutto menzogna! Vieni piuttosto con me al postribolo. Se vieni con me
al postribolo io vengo con te a messa”. Pensate un po’! Ma è curioso come Dio mi
ha dato zelo, non c’è stata persona nella mia vita a cui non abbia annunziato co-
stantemente Gesù Cristo, non abbia dato la mia esperienza, non abbia domandato
se crede in Cristo, se va a messa, e tutto il tempo… bum bum bum. Ecco, annun-
ziare Gesù Cristo!
Come possiamo non dare la Buona Notizia che Cristo è morto per tutti gli
uomini, per tutti! E tantissima gente non sa che ha una eredità di miliardi. Un pa-
rente della città di Nazareth, in Israele, ha lasciato in eredità la vita immortale e
uno non lo sa, e vive una vita mortale, passa la vita difendendosi dalla morte, es-
sendo un egoista, in tutto cercando le vacanze, le donne, gli amici, in tutto cer-
cando se stesso. Non sa, nessuno gli ha annunziato che è miliardario, non sa nien-
te, niente di nulla, e perfino detesta la Chiesa, pensa che la Chiesa sia oppressiva
e tutte queste cose.
Bene, fratelli, allora in questa Eucarestia spero che il Signore si faccia pre-
sente per tutti noi e ci dia di partecipare della sua vittoria sulla morte, fortificando
in noi la vita immortale, la vita eterna, per partire di qua, finita questa convivenza,
e vivere in lui. “Non sono io che vivo, è Cristo che vive in me”. Finita la convi-
venza prendi la macchina e torni a Roma, altri andranno a prendere l’aereo e van-
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no a Madrid. E che farete lì? Non lo so, io non vivo la mia vita, vivo la vita di un
altro e lui mi dirà quello che devo fare in ogni istante, in ogni momento. “Non so-
no io che vivo, è Cristo che vive in me. Questa vita che vivo – dice S. Paolo – la
vivo nella fede in Cristo”, perché lui mi ha dato a partecipare della sua vittoria
sulla morte e mi ha mandato ad aiutarlo in questa generazione per portare il lieto
annunzio, perché Dio ha voluto salvare il mondo attraverso la stoltezza
dell’annunzio, la stoltezza del Kerigma. Dio ha voluto salvare il mondo – dice S.
Paolo – attraverso la stoltezza del Kerigma. La chiama stoltezza perché sembra
una cosa molto stupida, una notizia così breve dalla quale dipende la salvezza del
mondo, la notizia di un fatto. E perché una notizia ha tanta importanza che salva il
mondo, perché? Perché annunziamo un fatto, un’onda gravitazionale che sta suc-
cedendo nell’universo, così come sta esplodendo l’universo intero, e noi siamo
dentro una galassia, camminando a milioni di chilometri al secondo; siamo dentro
questa galassia che si sta espandendo e non sanno quando si fermerà, dove an-
diamo, che sta succedendo. Così un altro evento ancora più importante di questo
big bang, è stato quando Dio è entrato nella morte per distruggerla. Questo è stato
un evento enorme: Dio ha inviato suo Figlio per entrare nella morte e liberarci
tutti dal potere della morte.
Coraggio fratelli, in questa convivenza, in questa domenica, ringraziamo il
Signore e speriamo che Lui venga in mezzo a noi grazie a questo sacramento pa-
squale, Pasqua della settimana. Attendiamo che Lui si faccia qui presente, sani le
nostre ferite, tolga potere al faraone, al demonio in noi, in modo che, liberati dal
suo potere, dal suo influsso, possiamo fare la volontà di Dio per la salvezza di
questa generazione. Allora stiamo tutti attenti perché questa Eucarestia sia vera-
mente partecipata, perché possa realizzare in noi quello che significa e realizza.
Alziamoci in piedi e cantiamo il canto nuovo.
- Canto: “E’ paziente”
- Saluto del Presidente (P. Mario)
- Canto del Gloria
- Ammonizione alla I lettura: Ascensión
Ecco, arriva questa Parola dei Numeri che conferma quello che ieri abbiamo
vissuto con la catechesi del padre Mario e il ricordo di questi cinquanta anni del
Cammino, vedendo come lo Spirito Santo ha attuato con tanta forza in mezzo a
noi ed ha fatto questa opera meravigliosa. Ha fatto tanti miracoli, il primo: la co-
munione meravigliosa che ha dato sempre Dio al Cammino, lo Spirito Santo che è
stato attuando in mezzo a noi. Il Signore ci ha messo sotto una nube e ci ha dato
del suo Spirito Santo. Ieri, ascoltando, ha sorpreso tutti noi questa elezione di Dio,
questa elezione di Dio ad avere il suo Spirito che ci ha dato la gioia di poter an-
nunciare la salvezza che stava realizzando in noi; questa salvezza è quello che
stiamo portando agli altri.
- I lettura: Num. 11, 25-29
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Convivenza di Inizio Corso 2018-19
- Omelia: P. Mario
Bene, prego il Signore che mi ispiri per spezzare la parola che la liturgia ha
proclamato oggi in questa Eucarestia e che si compirà con il memoriale della
morte e resurrezione di nostro Signore Gesù Cristo.
La prima parola è dal Libro dei Numeri. Mi pare molto attuale per il
Cammino perché sapete che Mosè ad un certo punto, dato che il popolo cresceva
ed erano ancora nel deserto, non sapeva come fare a rispondere a tutti coloro che
si rivolgevano a lui. Sapete che Ietro, suo suocero, gli ha suggerito – saggezza
48
Convivenza di Inizio Corso 2018-19
49
Convivenza di Inizio Corso 2018-19
Cammino Neocatecumenale. Ci sono tante altre realtà, magari che non fanno no-
tizia, come lo fanno invece gli scandali e gli attacchi alla Chiesa. Sempre Dio agi-
sce nel silenzio, nascosto, come con noi. Non è che domani uscirà sull’Espresso o
su Il giornale: grande convivenza! Non uscirà nulla, perché Dio agisce così, gra-
zie a Dio, altrimenti saremmo bersagliati costantemente. È importante per noi
questa radicalità: se l’occhio ti scandalizza, se con il telefonino vedi pornografia,
ecc. taglia, taglia. Perché contrista lo Spirito Santo, non ti lascia libero di amare il
Signore e di seguire la sua volontà.
Che il Signore ci faccia questo dono, che ci dia la fedeltà. La catechesi di
ieri l’ho preparata soprattutto per le comunità più giovani. Ieri non ho potuto dire
molte cose che troverete in altri scritti. Soprattutto per i giovani che non conosco-
no nulla di tutto questo. Soprattutto per raccomandare la fedeltà al carisma che il
Signore ci ha donato, specialmente in questa situazione in cui ci sono i progressi-
sti, i conservatori, noi siamo con il Signore, con il Santo Padre che Dio ci ha dato
e andiamo avanti secondo gli Statuti che la Chiesa ha riconosciuto. Importante è
che siamo fedeli e trasmettiamo questa fedeltà anche ai giovani.
- Canto alla pace: “Guardate com’è bello”
- Liturgia eucaristica
- Canto al Pane “Maria consumata dal dolore”
- Canto al Vino: “Mi rubasti il cuore”
- Orazione
- Ammonizione alle collette
− Colletta per la convivenza
Adesso facciamo la colletta. Dobbiamo pagare anche i debiti delle convi-
venze precedenti. Vi ho mandato una lettera agli inizi di luglio, ma ancora eravate
in vacanza e abbiamo ricevuto poco. Siate generosi. Nelle prossime convivenze
farete anche voi delle collette per aiutarci, altrimenti ci dobbiamo fermare.
Come in ogni convivenza vi farò un regalo. Ho fatto un disegno e lo voglio
regalare a ciascuno di voi. È un volto di Cristo in ricordo dei 50 anni. Il santino,
che potete portare nella Bibbia, sul retro dice:
“Cari fratelli e sorelle,
il vostro carisma è un grande dono di Dio per la Chiesa del nostro tempo.
Ringraziamo il Signore per questi cinquant’anni”.
Papa Francisco
5 maggio 2018
Queste sono le parole di Papa Francesco il 5 maggio 2018. Facciamo un
applauso per i cinquant’anni.
Ciascuno di noi riceverà un quadro da mettere sulla parete ed un santino in
ricordo dei 50 anni del Cammino Neocatecumenale.
50
Convivenza di Inizio Corso 2018-19
Ancora una parola. Mi dicono che c’è qualcuno che sta strumentalizzando
il Cammino in politica. Devo dirvi che il Cammino Neocatecumenale non è rap-
presentato né coinvolto in alcuna organizzazione o comitato politico. Il cammino
non si mette in politica. Anche perché il cammino è per tutti: per i comunisti, per i
pagani, per i fascisti, per tutti, e non possiamo identificarci perché significa chiu-
dere la porta a Cristo a migliaia di fratelli.
Ci sono alcuni che devono prendere le reliquie.
− Missio ad gentes di Alessandria di Egitto: S. Severino
− Coppia richiesta da Mons. Filoni per Tokio
Abbiamo portato delle cartelline per gli itineranti che pensano di invitare i
vescovi della loro zona alla Convivenza che faremo al Monte delle Beatitudini,
dal martedì dopo Pasqua alla domenica (23 – 30 aprile 2019). C’è una lettera
d’invito nella cartellina con le foto della Domus.
Rino vuole che vi dia la notizia che abbiamo un terreno di nostra proprietà
sul Monte degli Olivi per fare la Domus Jerusalem. È stata una donazione da par-
te di fratelli, il Cammino non ha i soldi per comprare. È stata una donazione. Il
terreno si trova nella parte alta del Monte degli Olivi, un panorama bellissimo. Si
vede tutta Gerusalemme, un regalo di Dio alle nostre infedeltà.
L’incontro Mondiale dei giovani a Panama si terrà del 22 al 27 gennaio
2019. L’incontro con noi sarà il giorno 28 gennaio, dopo il Papa. Io non so se a-
vrò salute. Se sto bene andremo. Le comunità del centro America, Honduras, Ni-
caragua, ecc.: ci sono tantissime comunità e sono invitate a questo incontro.
- Sulla causa di beatificazione di Carmen
Kiko:
Charlie dicci come va l’assunto della beatificazione di Carmen Hernández.
Lui è l’incaricato di raccogliere le grazie.
Charlie:
Come sapete stiamo raccogliendo tutti i documenti che sono obbligatori
per cominciare la fase diocesana, tra 3 anni, a Madrid. Dobbiamo raccogliere tutto
quello che ha detto e scritto Carmen. E’ tantissimo: catechesi, lettere, agende e
diari. Una cosa molto importante è raccogliere i favori e le grazie che Carmen sta
facendo con noi. Ce ne sono già tantissimi. Non si può ancora parlare di miracoli,
ma ci sono dei favori grossi. Ho avuto un primo incontro con 3 dottori e ci sono
almeno 16 o 17 casi, tra virgolette “miracoli”. Dobbiamo raccogliere tutta la do-
cumentazione medica.
Kiko:
Casi di guarigione che non si spiegano scientificamente. 17 casi.
Charlie:
51
Convivenza di Inizio Corso 2018-19
Kiko:
Adesso ci manca qualcosa per la merkabà. Facciamo le alzate
- Chiamate:
− Chiamata alle coppie per l’itineranza
− Chiamata ai presbiteri per la nuova evangelizzazione itinerante
− Chiamata ai ragazzi per il seminario
− Chiamata alle ragazze per l’itineranza
− Chiamata ai ragazzi per l’itineranza
− Chiamata alle sorelle per la missione e i seminari.
- Breve merkabà
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Convivenza di Inizio Corso 2018-19
Kiko:
Possiamo finire? Mi dicono che non posso stare molto tempo in piedi e sto
qui già da 4 ore in piedi. Riceviamo la benedizione.
- Benedizione
- Canto finale: “E’ paziente”
H. 15 – Pranzo
53
Convivenza di Inizio Corso 2018-19
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Convivenza di Inizio Corso 2018-19
ALLEGATI
2. Questionario
55
1
È paziente (Inno allo Spirito Santo)
La- Re-
C. Lo Spirito Santo, Ci difende sempre
Mi Fa
è il giogo soave, A.rip. e ci insegna ad essere pazienti
La- Mi
è il giogo soave e leggero. con i nostri peccati.
Re- Mi
Re- Mi Ci dice chi siamo,
Pieno di comprensione, Re- Mi
Re- Mi ci dice dove andiamo,
pieno di misericordia con i nostri peccati, Fa
Fa qual è il cammino
pieno di tenerezza e compassione, Mi
Mi e perché soffriamo.
di amore senza limiti. La-
A. È paziente, .............
La-
A. È paziente, La- Mi
Ci dice che nella nostra vita tutto è santo,
è benigno, La-
Mi che la nostra storia è santa,
è il sommo Bene, Re-
La- e ci conduce
è il dono di Dio, Mi
Re- Mi all’ abbandono totale in Cristo.
è la garanzia della Vita Eterna, Re- Mi
Re- Mi In Lui, nulla si pretende,
Lui, il Paraclito. Fa
si accetta tutto,
La- Mi
C. Abitando nell’ uomo si sopporta tutto.
Mi Re- Mi
ci perdona sempre, Perché assomigliare al Signore sulla Croce
Re-
abitando nell’ uomo è la nostra gloria,
La- (Fa)
spera sempre. è la verità, la santità,
Re- Mi
Comprende tutto, è il nostro: essere cristiano.
Mi La-
scusa tutto. A. È paziente, ............
Questionario
Convivenza Inizio Corso per i Catechisti
Porto San Giorgio dal 27 al 30 settembre 2018
Nella Solenne Celebrazione del 50º anniversario della nascita del Cammino Neocatecumenale
in Roma, a Tor vergata, Papa Francesco ci ha detto:
“Dopo cinquant’anni di Cammino sarebbe bello che ciascuno di voi dicesse:
“Grazie, Signore, perché mi hai davvero liberato; perché nella Chiesa ho trovato
la mia famiglia; perché nel tuo Battesimo le cose vecchie sono passate e gusto una
vita nuova (cfr 2 Cor 5,17); perché attraverso il Cammino mi hai indicato il
sentiero per scoprire il tuo amore tenero di Padre”.
Cari fratelli e sorelle, alla fine canterete il “Te Deum di ringraziamento per
l’amore e la fedeltà di Dio”. È molto bello questo: ringraziare Dio per il
suo amore e per la sua fedeltà. Spesso lo ringraziamo per i suoi doni, per quello
che ci dà, ed è bene farlo. Ma è ancora meglio ringraziarlo per quello che è,
perché è il Dio fedele nell’amore. La sua bontà non dipende da noi. Qualsiasi cosa
facciamo, Dio continua ad amarci fedelmente. Questa è la fonte della nostra
fiducia, la grande consolazione della vita. Allora coraggio, non contristatevi mai!
E quando le nubi dei problemi sembrano addensarsi pesantemente sulle vostre
giornate, ricordatevi che l’amore fedele di Dio splende sempre, come sole che non
tramonta. Fate memoria del suo bene, più forte di ogni male, e il dolce ricordo
dell’amore di Dio vi aiuterà in ogni angustia.
Cari fratelli e sorelle, il vostro carisma è un grande dono di Dio per la Chiesa del
nostro tempo. Ringraziamo il Signore per questi cinquant’anni: un applauso ai
cinquant’anni! “
1- Da dove vieni?
PREFAZIONE
In occasione della Solenne Celebrazione del 50º anniversario del Cammino
Neocatecumenale con Papa Francesco, a Tor Vergata lo scorso 5 maggio, quest’anno,
d’accordo con Kiko e Ascensión, abbiamo pensato di preparare una catechesi di inizio corso
“straordinaria”, focalizzata all’urgenza di Evangelizzare. Certamente questa Solenne
celebrazione costituisce un fatto storico non soltanto per il Cammino Neocatecumenale, ma
anche per tutta la Chiesa.
Siamo stati convocati a Tor Vergata per cantare solennemente a Dio, assieme a Papa
Francesco e a tanti fratelli, un Solenne “Te Deum”, per l’Amore e la fedeltà manifestataci in
questi cinquanta anni, e per tutti i “Mirabilia Dei” compiuti in mezzo a noi, di cui ci ha fatto
spettatori e testimoni.
Se guardiamo a questo evento storico alla luce dell’appoggio e della difesa del Cammino
Neocatecumenale da parte dei Papi: Papa Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II,
Papa Benedetto XVI, comprendiamo l’importanza del gesto di Papa Francesco che ha
voluto presiedere la Solenne celebrazione di Ringraziamento per i cinquant’anni a Tor
Vergata ed inviare pubblicamente altre 30 “Communitates in Missionem” alle periferie di
Roma.
Grazie soprattutto a Papa Giovanni Paolo II, che durante 27 anni di Pontificato ha difeso il
cammino neocatecumenale da molti attacchi da parte di alcuni Vescovi e Conferenze
Episcopali, che volevano proibire la Celebrazione dell’Eucaristia il sabato sera, in piccola
comunità, e la Veglia Pasquale e che con la lettera “Ogniqualvolta” ha riconosciuto1:
“Il Cammino Neocatecumenale come un itinerario di formazione cattolica, valida per
la società e per i tempi odierni”. Auspicando: “che i Fratelli nell'Episcopato valorizzino
e aiutino - insieme con i loro presbiteri - quest'opera per la nuova evangelizzazione,
perché essa si realizzi secondo le linee proposte dagli iniziatori, nello spirito di servizio
all'Ordinario del luogo e di comunione con lui e nel contesto dell'unità della Chiesa
particolare con la Chiesa universale”.
Papa Benedetto XVI, da parte sua fin dal 1986, come Prefetto della Congregazione della
Fede si è impegnato alla approvazione degli Statuti del Cammino Neocatecumenale, processo
iniziato più tardi con Papa Giovanni Paolo II nel 1997, affidato al Pontificio Consiglio per i
Laici, con monsignor Stanislao Rylko, giungendo all’approvazione ad experimentum del
2002, e quindi all’ approvazione finale nel 2008 da parte di Joseph Ratzinger, diventato Papa
Benedetto XVI.
Nello Statuto definitivo viene riaffermata la natura Del Cammino Neocatecumenale:
§ 1. La natura del Cammino Neocatecumenale viene definita da S.S. Giovanni Paolo II
quando scrive: un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e per i tempi
1
Lettera di Giovanni Paolo II a Monsignor Paul Josef Cordes, Vice Presidente del Pontificio Consiglio per i
Laici, Incaricato "ad personam" per l'Apostolato delle Comunità Neocatecumenali, Roma 30 agosto 1990.
1
Convivenza Inizio Corso 2018
2
§ 1. La natura del Cammino Neocatecumenale viene definita da S.S. Giovanni Paolo II quando scrive:
«Riconosco il Cammino Neocatecumenale come un itinerario di formazione cattolica, valida per la società e per i
tempi odierni». Statuto del Cammino Neocatecumenale, Art. 1, approvato in data 11 maggio 2008.
3
§ 2. Il Cammino Neocatecumenale è al servizio del Vescovo come una delle modalità di attuazione diocesana
dell’iniziazione cristiana e dell’educazione permanente nella fede.
4
Cfr. Giovanni Paolo II, Lettera Apostolica "Tertio Millennio Adveniente" (1994), nn. 31 e 37.
5
Può risultare utile alla catechesi il libro pubblicato da Don Ezechiele Pasotti: Il Cammino neocatecumenale. 50
anni di iniziazione cristiana degli adulti, Cantagalli – Chirico, Siena-Napoli 2018.
6
Nel 1964 si forma la prima comunità delle baracche, e nel gennaio del 1966 Kiko e Carmen assieme ad altri
fratelli fanno catechesi e si forma la prima comunità nella parrocchia di Argüelles di Madrid.
7
Nel mese di aprile del 1967 Kiko e Carmen fanno catechesi e formano la prima comunità nella parrocchia di
San Frontis, nella periferia della città di Zamora.
8
Contemporaneamente alla catechesi in Zamora, Kiko e Carmen iniziano una catechesi in una parrocchia della
città di Ávila.
9
Cfr. nota 11.
10
La catechesi ai Martiri Canadesi si svolse nel mese di Ottobre e terminò il 2 Novembre, 50 anni fa.
11
Lisbona, Parrocchia Peña de França Novembre 1968 - Dicembre 1969, in “Libro-intervista a Francesco
Cuppini”, a cura di Tarcisio Zanni, Editrice Chirico, Napoli 2016, pag. 36-37.
12
Firenze, Parrocchia di San Bartolo in Tuto, Scandicci, da maggio a luglio 1969.
2
Convivenza Inizio Corso 2018
Nell’Avvento del 1969 Kiko e Carmen con Francesco Cuppini sono tornati a Roma e hanno
fatto catechesi nelle parrocchie di: S. Francesca Cabrini, Natività di N. S. Gesù, S. Luigi
Gonzaga. Quindi ad Ivrea13, e di nuovo a Lisbona in una seconda Parrocchia14.
Kiko e Carmen nel 1973 dal Gennaio al 1 Aprile, con alcuni itineranti fanno Catechesi nella
Parrocchia di Saint-Germain-des-Prés a Parigi.
Kiko e Carmen, negli anni di Palomeras Altas, non avevano alcun progetto di formare
comunità. Sappiamo dalla loro viva voce, che è stato l’arcivescovo di Madrid, Monsignor
Casimiro Morcillo, ad invitarli ad estendere il seme nato nelle baracche alle parrocchie.
I C A T E C HI S T I
La prima convivenza di catechisti delle comunità di Spagna, alla quale parteciparono anche
alcuni fratelli della prima comunità dei Martiri Canadesi di Roma, si svolse a Fuentes, presso
una chiesa diroccata. Kiko e Carmen erano accompagnati da Don Francesco Cuppini.15
La convivenza si svolse in un clima particolare e suggestivo, presso la chiesa diroccata, in un
paesino chiamato Fuentes16. Il ricordo di questa convivenza è rimasto inciso nei cuori dei
presenti, ed oggi questa chiesa diroccata di Fuentes sta per essere restaurata, come ricordo
storico degli inizi del Cammino.
Infatti, in questo posto, scoperto da Kiko, in una delle sue “escursioni mistiche” sulle
montagne, Kiko e Carmen avevano già fatto alcuni incontri con i fratelli delle baracche,
accampati alla meglio nella chiesa, e vi avevano celebrato una veglia di Pasqua durante tutta
la notte.
Vicino alla Chiesa scorreva un ruscello e durante la prima convivenza di catechisti, si
montarono delle tende vicino al ruscello. La convivenza durò 20 giorni, durante i quali Kiko e
13
Ivrea, parrocchia di San Salvatore, Catechesi dal 30 gennaio al 15 marzo 1970.
14
Lisbona, Parrocchia di Paço de Arcos, in “Libro-intervista…” pag. 55.
15
Don Francesco Cuppini, presbitero della diocesi di Bologna, è stato il primo presbitero che dal 1968 al
1971 ha accompagnato Kiko e Carmen nelle catechesi in Italia, in Spagna e in Portogallo. Vi invito a leggere la
sua esperienza di questi tre anni di evangelizzazione assieme a Kiko e Carmen, nel libro-intervista a Francesco
Cuppini, a cura di Tarcisio Zanni, edito dall'editrice Chirico, Napoli 2016. Il libro si può ordinare per Internet.
16
Fuentes, un paesino di 500 abitanti, della provincia di Segovia.
3
Convivenza Inizio Corso 2018
Carmen proclamarono il capitolo 10 del Vangelo di Matteo, sul primo invio dei 12 alla
missione.
In questa convivenza Kiko e Carmen assieme a Don Francesco Cuppini formarono la prima
equipe itinerante per l’America, per una richiesta del Cammino in Colombia: la coppia
Carmelo e Dulce, il presbitero Josémari Garciandio, Bubi e Jesús Blazquez. Nella
stessa convivenza Kiko e Carmen formarono un’altra équipe di catechisti per fare catechesi
in Madrid.
Nel mese di Ottobre del ‘69 l’équipe inviata in Colombia, in attesa della partenza, inizia le
Catechesi nella Parrocchia della Sacra Famiglia di Siviglia. Arrivarono da Madrid a Siviglia
in autostop, e furono ospitati nella casa di un vedovo, facendo catechesi quasi tutti i giorni.
Nella Convivenza finale, il giorno della festa dell’Immacolata, nacquero due belle Comunità.
Nel mese di dicembre del ’69, la stessa équipe inizia le Catechesi nella Parrocchia Buona
Nova in Barcellona, e in Gennaio del 70 si formano due belle comunità.
Nel mese di maggio del 1970 la stessa equipe fa catechesi a Calahorra, (Rioja) nella
Parrocchia dei Santi Martiri Emeterio e Celedonio. Nascono due comunità.
Sempre nel 1970 la stessa équipe accompagnata, fa catechesi presso il Collegio dei Padri
Salesiani a Cuenca. Nascono due comunità.
Nell’Ottobre 1970, Kiko e Carmen inviano un’équipe di catechisti di Madrid per iniziare le
catechesi a Baracaldo (Bilbao), al Nord della Spagna, a 400 Km., sulle strade di allora. Da
Madrid partivano il sabato pomeriggio, al termine della scuola, in macchina e arrivavano la
sera tardi a Baracaldo, dove facevano la catechesi. Facevano catechesi anche la Domenica
mattina e al pomeriggio tornavano a Madrid nella notte. Avendo iniziato le catechesi dalla
metà di ottobre fino alla fine del mese di gennaio, viaggiando ogni fine settimana, molte volte
con ghiaccio o neve alta, raccontano di aver vissuto momenti di una odissea indimenticabile.
Nonostante i lunghi viaggi e le tante difficoltà vedevano il Signore che li precedeva e si
formò la prima comunità di Baracaldo.
A Roma, dopo aver formato la prima comunità dei “Martiri Canadesi”, dal mese di
Ottobre del 1968 al 2 Novembre, dovendo recarsi a Lisbona per fare catechesi Kiko e Carmen
scelsero alcuni fratelli della prima comunità dei Martiri Canadesi, incaricandoli di fare una
nuova catechesi in Parrocchia, nella Quaresima del 1969. Immaginate lo sconcerto di questi
fratelli che, con pochi mesi di Cammino, si sono visti incaricati di una nuova catechesi in
parrocchia, senza il supporto di alcun Mamotreto, ma solo basandosi sulla propria esperienza
e con il supporto di un solo foglietto con alcune note di Kiko.
A quanto mi hanno raccontato, la loro meraviglia e sorpresa fu quando, da quella catechesi,
nacquero due belle comunità. Anche in questa occasione Kiko e Carmen si sono lasciati
condurre dal Signore, affidando a dei fratelli con pochissimo Cammino una missione che li
superava, confidando nel Signore che li aveva accompagnati dal nascere delle prime
comunità, certi che lo Spirito Santo sarebbe stato con loro, operando nel loro Annuncio e
nelle Catechesi.
A poco a poco, con l’estendersi delle comunità in altre città e parrocchie, venne delineandosi
la prassi della elezione dei catechisti all’interno della comunità.17
Più tardi, con il crescere delle Comunità in tante Parrocchie delle grandi città, si aprirono i
“Centri Neocatecumenali” in aiuto ai Catechisti e per organizzare l’ evangelizzazione.18
17
Statuto del Cammino Neocatecumenale, Art. 17, § 3.
4
Convivenza Inizio Corso 2018
GLI ITINERANTI
Ben presto, per rispondere alle richieste del Cammino Neocatecumenale da altre città della
Spagna e dell’Italia e da alcune altre nazioni, Kiko e Carmen videro l’urgenza di chiamare
presbiteri, fratelli e sorelle e matrimoni disponibili a lasciare tutto e ad essere inviati ad ogni
parte per iniziare il Cammino Neocatecumenale.
Fin dagli inizi Kiko e Carmen, per la chiamata all’itineranza, proclamavano il capitolo uno del
profeta Ezechiele, sulla Merkabah: il carro di fuoco, guidato da una figura dalle sembianze
umane, con lo spirito dell’essere vivente nelle ruote, che si muovevano contemporaneamente
nelle quattro direzioni. Kiko e Carmen videro in questo carro del Signore, che si muoveva
nelle quattro direzioni, un’immagine dell’evangelizzazione.
Per salire su questo carro di fuoco era necessario avere un biglietto: la disponibilità ad essere
inviati ad ogni parte. Tra le condizioni che Kiko e Carmen mettevano c’era la scelta dello
stato di vita: celibato per i ragazzi, verginità per le ragazze. Riguardo a queste condizioni
Kiko e Carmen sono sempre stati molto chiari e determinati.
A quelle sorelle poi che si sentivano chiamate a vivere una più intima unione con lo sposo,
Gesù Cristo, e a pregare per l’evangelizzazione, erano invitate ad entrare in un Monastero.
18
Ibid.: Art. 30, § 2.“Scopo del centro è contribuire alla formazione dei catechisti, assegnare le nuove catechesi,
coordinare i diversi passaggi, sostenere le équipe di catechisti nelle varie difficoltà dell’evangelizzazione e
presentare al Vescovo, o a un suo delegato, i responsabili delle nuove comunità”.
5
Convivenza Inizio Corso 2018
Nel frattempo, i Missionari Comboniani avevamo vissuto una tragedia enorme: eravamo
orgogliosi delle missioni molto fiorenti e promettenti in Burundi (Africa), molti chiedevano il
Battesimo, e le Chiese erano piene di fedeli, le liturgie erano festose e duravano varie ore. Ma
all’esplodere dei violenti scontri tra i Tutsi (che vuol dire gli alti), meno numerosi, e gli Hutu
(detti i bassi), molto più numerosi, agli inizi degli anni ’60, i missionari assistettero
sconcertati al massacro etnico: catechisti che uccidevano i fedeli dell’altra etnia, si uccidevano
tra di loro. Una tragedia per cui i missionari, alcuni dei quali lasciarono il ministero,
constatarono che questa evangelizzazione fiorente non aveva radici profonde.
Prima dell’ordinazione presbiterale, il 18 marzo 1969, vigilia della festa di San Giuseppe, il
Superiore Generale, mandò a ciascun ordinando, una lettera in cui si chiedeva dove avremmo
voluto esercitare la nostra missione.
Faccio presente che la contestazione del maggio 1968, era entrata subito anche nelle
università pontificie di Roma, per cui invece “dell’obbedienza” al mandato dei superiori,
subentrò il cosiddetto “dialogo”.
Risposi al Superiore Generale che non mi sentivo ancora preparato alla missione, perché vi
avrei portato la Pastorale Sacramentale delle nostre Parrocchie, che ritenevo insufficiente.
Avevo bisogno di conoscere più profondamente Gesù Cristo, per cui chiedevo di poter
iniziare il dottorato in Teologia dogmatica presso l’Università Gregoriana.
Ordinato il 19 marzo 1969, ho iniziato il dottorato in Teologia Dogmatica presso la Pontificia
Università Gregoriana, sotto la direzione del professor Padre Zoltan Alszeghy.
Nell'ottobre dello stesso anno, 1969, ho conosciuto Kiko e Carmen, iniziatori del Cammino
Neocatecumenale. Nel gennaio 1970 ho ricevuto le catechesi del Cammino presso la
parrocchia di San Giovanni di Dio (Roma), in cui svolgevo il servizio pastorale, entrando a
far parte della prima comunità.
Vedendo nel Cammino una speranza per il Catecumenato nelle Missioni in Africa, chiesi
ai Superiori, e ne ottenni il permesso, di fare un’esperienza come itinerante in vista della mia
missione in Africa. Permesso temporaneo che, dal 1970, di fatto si prolungò fino al 1992,
quando su invito dei nuovi Superiori, dovetti lasciare l’Istituto e fui accolto dal Cardinal
Ruini, nella Diocesi di Roma, come missionario itinerante.
Nel Giugno del 1971, Kiko e Carmen, dato che ero disponibile, mi invitarono a sostituire
Don Francesco Cuppini, il Presbitero che li aveva accompagnati dal 1968, e che era stato
richiamato dal suo Arcivescovo nella Diocesi di Bologna. Inizialmente li avrei accompagnati
nella evangelizzazione in Italia, con qualche viaggio in Spagna e Portogallo.
Nei periodi in cui Kiko e Carmen si trovavano in Spagna, erano accompagnati da Don Jesús
Blázquez.
Alla fine del 1982 Kiko e Carmen mi invitarono a stare con loro, a tempo pieno, fino ad oggi.
Nell’estate del 1970 Kiko e Carmen invitarono alcuni catechisti, e i primi itineranti della
Spagna e dell’Italia, che si erano resi disponibili, a una convivenza in Israele. Eravamo circa
33 fratelli e sorelle, la Convivenza durò circa 20 giorni.
Questa convivenza e quelle che succedettero negli anni seguenti, furono fondamentali per la
nostra formazione. L’intuizione soprattutto di Carmen, e condivisa da Kiko, era di formarci
nei luoghi principali della Storia della nostra Salvezza: del popolo di Israele e nei luoghi
percorsi da Gesù Cristo. Non quindi un viaggio turistico, ma una conoscenza diretta con la
Scrittura in mano e con Celebrazioni nei luoghi Santi.
Il Signore aveva già condotto Carmen, dopo la sua uscita dall’Istituto delle Missionarie di
Cristo, a percorrere assieme ad una compagna, i principali Luoghi Santi, senza soldi, solo
6
Convivenza Inizio Corso 2018
con la Scrittura e abbandonate totalmente alla Divina Provvidenza. Fu così che Carmen negli
anni ‘63 e ‘64, stabilì contatti con i Frati Francescani e con le Suore di vari Istituti, contatti
che furono provvidenziali per aprire la porta a Kiko e ai primi itineranti in Terrasanta.
In questa Convivenza fecero il primo invio di itineranti, a piedi, senza soldi, e solo con la
Scrittura, a gruppetti, dal Monte delle Beatitudini a Nazareth, per due giorni.
L’esperienza di questo invio e di tutto il tempo nella terra del Signore, fu stupenda, ed è
rimasta scolpita nei nostri cuori, per tanti Segni della Presenza del Signore che ci precedeva.
Al ritorno da questa Convivenza, Kiko e Carmen, con Don Francesco Cuppini, convocarono i
primi itineranti di Italia, alla baracca del Borghetto Latino a Roma.
Ricordo ancora, al tramonto del giorno, fuori dalla baracca, seduti su due lunghe assi per
terra, Kiko formò le prime équipe itineranti di Italia. C’erano tre richieste di Catechesi fuori
Roma, e formarono tre équipe, una per Bolzano, l’altra per Brescia e Milano, e la terza per
Perugia. Ogni équipe era formata da un Presbitero e due itineranti.
Kiko e Carmen, al loro rientro in Spagna dopo una convivenza in Israele, hanno formato
progressivamente le équipe per portare avanti il Cammino al Nordest, al Nord-Ovest, nel
Levante, e nel sud della Spagna. Lascio questo aspetto agli storici in futuro.
Le sorelle Itineranti
Solamente più tardi Kiko e Carmen, con molta trepidazione e precauzione, cominciarono a
mettere in ogni équipe, una sorella, o un matrimonio itinerante.
Carmen, nella sua esperienza del tempo passato in Terrasanta, prima di conoscere Kiko, aveva
conosciuto a Nazaret Padre Paul Gauthier, fondatore di una piccola famiglia religiosa,
chiamata «I compagni e le compagne di Gesù carpentiere» (1958-1970). In questa nuova
realtà, sorta prima del Concilio, ha visto la possibilità che uomini e donne collaborassero in
una medesima missione, la presenza di una donna avrebbe arricchito la missione, ma era
cosciente dei pericoli che avrebbe comportato una collaborazione stretta in una équipe
itinerante.
Per questo nelle periodiche convivenze di itineranti, assieme all’Annuncio del Kerygma ed
alcune Catechesi, ascoltavano personalmente l’esperienza di ogni itinerante, in tutta sincerità,
illuminando con scrutini approfonditi e con catechesi sulla sessualità e sulle problematiche di
collaborazione tra uomini e donne, correggendo errori, animando, oppure cambiando le
équipe in caso fossero sorti problemi affettivi. In queste convivenze brillava la presenza del
Signore, soprattutto nella sincerità. La correzione di un itinerante da parte di Kiko e Carmen,
serviva per tutti.
Oggi, per il cresciuto numero degli itineranti, non è più possibile ripetere questo tipo di
convivenze, ma Kiko e Carmen, nella misura in cui il Cammino cresceva nelle Nazioni,
insistettero più volte perché gli Itineranti delle Nazioni curassero in modo particolare gli
itineranti in apposite convivenze.
Allo stesso modo negli anni seguenti, per salvaguardare l’unità del Cammino, indicarono
l’équipe responsabile del Cammino Neocatecumenale di ciascuna nazione, come unico
punto di riferimento e di comunione per il Cammino, per gli itineranti, per le “Famiglie
in Missione”, per i Seminari Redemptoris Mater, e per le “Missio ad Gentes”, e man
mano che nascono le “Comunitates in Missionem”, procurando di sostenere la loro missione
con apposite convivenze.
7
Convivenza Inizio Corso 2018
Rispetto alle équipe itineranti inviate fuori dall’Europa, man mano che si estendevano le
comunità nelle nazioni, il Signore ispirò a Kiko e Carmen, di inviare queste équipe alla
missione, e di farle ritornare ogni anno per riferire la situazione dell’équipe e del Cammino
nella propria Nazione.
Kiko e Carmen portavano l’esempio del movimento del cuore di “sistole” e “diastole”, che
mantiene la vitalità del cuore. Questa ispirazione del Signore è stata fondamentale per
consolidare l’unità e la comunione fin dagli inizi, con gli iniziatori del Cammino
Neocatecumenale.
All’inizio ci furono critiche da parte di alcuni Istituti missionari, i quali dopo aver inviato
missionari in Africa o in America Latina, li facevano ritornare ogni cinque anni in patria. Alla
base di queste critiche c’era il problema dei soldi, il costo dei viaggi di andata e ritorno da
paesi lontani.
Grazie a Dio, Kiko e Carmen non hanno mai avuto problemi di soldi davanti
all’evangelizzazione: confidavano pienamente che il Signore avrebbe provveduto se era sua
Volontà.
Più tardi, attorno al 1977, con il moltiplicarsi delle équipe itineranti, Kiko e Carmen
chiedevano al Signore di illuminarli su come mantenere la comunione tra tutte le équipe
sparse in varie Nazioni.
Fu così che alla Vigilia della Festa dell’Assunta del 15 Agosto 1977, chiesero alla Madonna
un segno che indicasse loro cosa fare.
In quegli anni eravamo ospiti della famiglia di Mimmo e Angela Gennarini, i genitori di
Stefano, Giuseppe e Anna, che ci invitavano a passare l’estate nella loro casa sul mare a Santa
Marinella.
Stefano e Giuseppe erano amanti della pesca, e in quegli anni invitavano Kiko e Carmen a
buttare la rete con un gommone, e ritirarla al mattino, al sorgere dell’aurora.
La vigilia dell’Assunta di quell’anno gettarono le reti e, al mattino, quale fu la loro sorpresa al
vedere nella rete 12 grossi pesci, 12 “Cefali”. Da quel segno, che anche a detta dei pescatori
del luogo era “miracoloso”, Kiko e Carmen, interpretarono che il Signore li invitava a far
acclamare da tutti gli Itineranti, 12 fratelli, che fossero stati testimoni dell’Opera di Dio nel
Cammino fin dal suo nascere, per consolidare la comunione tra tutte le équipe e gli iniziatori
del Cammino Neocatecumenale. Il numero 12 faceva diretto riferimento alle 12 tribù d’Israele
e ai 12 apostoli scelti da Gesù Cristo, come segno delle fondamenta del Cammino radicato
nella storia di Israele e della Chiesa.
Più tardi, nel 1978, al termine di una lunga Convivenza di Itineranti delle Nazioni, in un Hotel
di Catania, Kiko e Carmen invitarono i 120 itineranti presenti ad acclamare 12 fratelli.
L’acclamazione era una novità nel Cammino. Ogni itinerante doveva indicare il nome di un
fratello e dire il motivo per cui riteneva che potesse fare parte dei 12. L’acclamazione durò
parecchio tempo, al termine di ogni giro, veniva acclamato il nome di chi aveva avuto
maggior numero di preferenze.
Il Signore volle confermare con un segno visibile la sua approvazione quando, al termine,
Kiko disse: “Questa acclamazione è un terremoto per il Cammino e per la Chiesa”, ed in
quello stesso momento la sala dell’hotel cominciò a tremare: era proprio un terremoto, e
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Convivenza Inizio Corso 2018
mentre tutti gli ospiti dell’hotel correvano fuori gridando per il terrore, noi tutti siamo esplosi
in un forte applauso al Signore che ci aveva voluto confermare con questo segno.
L E “F A M I GL I E IN M I S S I ON E ”
Situazione della Chiesa e del Cammino Neocatecumenale nelle nazioni del Nord Europa
Nella convivenza di itineranti d’Italia e d’Europa, nel gennaio 1985, Kiko e Carmen
ascoltarono l’esperienza degli Itineranti del Nord Europa, sulla situazione del Cammino, in
Finlandia, in Svezia, in Danimarca, nel Nord della Germania, in Olanda e nel Nord della
Francia.
Mentre in Italia e in Spagna, e in alcune altre nazioni d’Europa, il Cammino cominciava ad
estendersi, in queste nazioni del Nord Europa, c’erano molte barriere che ne impedivano
l’entrata e il costituirsi di comunità.
L’impedimento principale, a parte il fatto che erano nazioni in maggioranza protestanti, in cui
i cattolici costituivano una minoranza, era la resistenza da parte dei Consigli Pastorali, che
impedivano il sorgere del Cammino anche se i parroci lo chiedevano.
Al termine di quella Convivenza, il Signore ispirò a Kiko e Carmen una nuova forma di
evangelizzazione, non più solo attraverso le parrocchie, ma attraverso l’invio di famiglie con
i propri figli, nella certezza che i segni di una famiglia cristiana, potesse attirare i pagani.
Invio delle prime famiglie nel Nord Europa e in seguito in paesi dell’America Latina
L’11 Novembre 1985 Kiko, in una lettera, spiega a Papa San Giovanni Paolo II, la
rievangelizzazione, una specie di “Implantatio Ecclesiae”, nei paesi più scristianizzati del
Nord Europa, mediante l’invio di famiglie con i propri figli, accompagnati da un Presbitero e
da un giovane salmista laico, che vivano stabilmente sul posto.
La Domenica 24 Novembre 1985, festa di Cristo Re, in occasione della inaugurazione della II
assemblea straordinaria del Sinodo dei Vescovi per il XX anniversario della conclusione del
Concilio Vaticano II, Monsignor Stanislao Dziwisz ci comunica che il Papa ci aveva invitati a
cena. Durante la cena, Kiko presenta al Santo Padre una grande Mappa del Nord Europa, e gli
espone il piano per la creazione di mille Parrocchie, attraverso l’invio e la testimonianza di
“Famiglie in Missione”.
Il 15 Gennaio 1986 Papa Giovanni Paolo II invia le prime Tre “Famiglie in Missione”
Il Papa, in forma privata, al termine dell’Udienza del Mercoledì, invia le prime tre “Famiglie
in Missione”, accompagnate da tre Presbiteri, con i propri soci.
La famiglia di Oscar e Paola, con i propri figli, ad Oulu al Nord della Finlandia, vicino al
Polo Nord, dove non esisteva nessuna parrocchia cattolica. La famiglia di Gigi e Maria, con i
propri figli, al quartiere cinese di Amburgo, e la famiglia di Giuliano e Danielle, con le due
figlie, in un quartiere periferico di Strasburgo.
Il 28 dicembre 1986, a Castelgandolfo, il Papa Giovanni Paolo II ha inviato 12 famiglie al
Nord Europa.
26 aprile 1987: Il Papa invia le prime tre famiglie a “los Pueblos Jovenes” di Lima
Per il fenomeno dell’invasione di contadini dalle campagne alle periferie delle grandi città, in
cerca di una situazione migliore, si formavano in poco tempo delle baraccopoli. La Chiesa
locale non era in grado di prendersi cura di queste popolazioni, anche perché nel frattempo
arrivavano dagli Stati Uniti famiglie della Chiesa evangelica e di altre sette, finanziate, per
contenere la diffusione del marxismo che si stava diffondendo attraverso la teologia della
liberazione, e offrivano vantaggi di tipo economico a quanti lasciavano la Chiesa cattolica e
aderivano a queste sette, dove potevano anche vivere a un livello più comunitario, uscendo
dall’anonimato delle masse cattoliche.
La prima richiesta di “Famiglie in Missione” venne dal cardinal Juan Landázuri, Arcivescovo
di Lima e Primate del Perù, per affidare loro intere aree periferiche de “Esteras”19, chiamate
“Pueblos Jovenes”, in cui la presenza della Chiesa era quasi inesistente.
Il 26 aprile 1987, il Papa, in una udienza privata, inviava le prime tre famiglie spagnole a
“los pueblos jovenes" della città di Lima, in Perù. Kiko e Carmen avevano pensato di inviare
per questa difficile missione, tre famiglie tra i più stretti collaboratori a Madrid: Josè Agudo e
Rosario, Jose Maria Soler e Carmenchu, Melchor ed Elvira.
Il 27 dicembre 1987 il Papa ha inviato altre 36 famiglie in missione in Europa e in Asia.
Il 3 Giugno 1988 Il Papa invia “12 famiglie in Missione” per l’America del Sud
Nel corso di una udienza privata nella Sala Clementina, il Santo Padre consegna il crocifisso a
dodici famiglie in partenza per l’America del Sud, per vivere in mezzo ai poveri, dando
testimonianza del Vangelo nei “pueblos jóvenes", intorno a Lima (Perù), tra i minatori di Co-
ronel (Cile) e nelle zone delle palafitte di Guayaquil (Ecuador).
L’invio delle “Famiglie in Missione” si dimostrò un’autentica ispirazione del Signore.
Kiko e Carmen ebbero l’ispirazione di inviare queste “Famiglie in Missione”, ma con molta
trepidazione e preoccupazione, per questo vollero che l’invio fosse fatto dal Santo Padre.
Nella Chiesa si alzarono voci contrarie a questi invii: “Non avete il diritto di mettere a
rischio la vita dei vostri figli”, facendoli passare da un livello di vita più elevato ad uno più
povero, con una educazione scolastica molto inferiore e con l’assistenza sanitaria più precaria.
Ma anche in questo invio, si manifestò man mano la potenza del Signore.
In pochi anni si formarono comunità nelle zone più povere delle grandi città dell’America.
Ma la Gloria del Signore si manifestò soprattutto in Olanda, dove la Chiesa, dopo il
Concilio Vaticano II, si era allontanata dalla Tradizione Cattolica e si trovava quasi distrutta.
Senza la testimonianza di queste famiglie, in Olanda e nei paesi del Nord Europa, non si
sarebbe mai potuto aprire un Cammino di iniziazione cristiana, impedendo ai pagani di
conoscere l’amore e la salvezza di Gesù Cristo.
Kiko e Carmen ebbero cura di visitare le prime “Famiglie in Missione”, sia del Nord
Europa che in America Latina, andandole a trovare nelle proprie case, aprendo la Bibbia per
una Parola del Signore, mangiando con loro, informandosi della loro situazione e
incoraggiandole a perseverare.
Nelle prime convivenze di queste famiglie, di ritorno dalla missione, quasi tutte, dando la
propria esperienza, manifestavano di avere sperimentato la presenza del Signore nella
missione, ma anche di aver scoperto la propria poca fede. Kiko e Carmen sempre le
incoraggiavano, dicendo loro che questo “azzeramento” della propria fede faceva parte
della missione. Il Signore, con questa kenosis, li stava preparando perché non si presentassero
superiori agli altri, ma si manifestassero nella loro debolezza e incapacità di amare l’altro.
19
Las “Esteras”, casette innalzate sulla terra con canne di Bambù.
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Convivenza Inizio Corso 2018
L’esperienza della propria debolezza e mancanza di fede era necessaria per comprendere che
la missione era portata avanti dal Signore stesso e non da loro con le loro forze.
Erano emozionanti le loro esperienze nelle convivenze per le “Famiglie in Missione”: le
sofferenze, la precarietà e, allo stesso tempo, la presenza del Signore che sempre le
accompagnava. Ma più emozionante e consolante era ascoltare l’esperienza dei figli, i quali,
anche se cresciuti in ambienti più poveri, si sentivano arricchiti dall’esperienza della fede
nella missione. Questa era una conferma e una consolazione per Kiko e Carmen.
Grazie alle “Famiglie in Missione”, sono nate molte comunità nelle periferie delle grandi
città dell’America e si è potuto aprire il cammino nel Nord Europa e, sempre grazie ad
esse, sono sorti Seminari Redemptoris Mater in Olanda, in Finlandia e in Danimarca.
1988 Papa Giovanni Paolo II nella “Tenda” di Porto San Giorgio invia 72 “Famiglie in
Missione”
Il 30 Dicembre, Festa della Sacra Famiglia, Papa San Giovanni Paolo II, nella “Tenda” di
Porto San Giorgio, presiede l’Eucaristia ed invia 72 “Famiglie in Missione”, consegnando
loro il Crocefisso.
In mattinata sembrava che la nebbia fitta avrebbe impedito l’atterraggio dell’elicottero che
portava il Papa, ma al suo arrivo la nebbia si diradò e apparve un sole splendente. Il Papa
celebrò l’Eucaristia per la prima volta con il segno della Pace prima dell’offertorio, e la
comunione sotto le due specie. Fu una festa grande per tutti e nei nostri cuori rimase l’Omelia
in cui disse, tra l’altro: “Trinità in missione, famiglia in missione”.
Ogni famiglia inviata portò con sé una foto con il Papa, per mostrare nella missione che non
appartenevano ad alcuna setta, ma che erano stati inviati dal Papa.
Il 3 gennaio 1991, il S. Padre inviò altre 100 famiglie per la “nuova evangelizzazione” e in
seguito anche gli altri Papi hanno inviato famiglie in missione nei vari continenti.
I S E M I N A R I M I S S I O N A R I D I OC E S A N I R E D E M PT OR I S M A T E R
Fin dai primi anni del Cammino, Kiko e Carmen hanno sentito la necessità di suscitare
vocazioni al presbiterato e alla vita consacrata.
Riguardo ai giovani che sentivano la vocazione al presbiterato, Kiko e Carmen, durante i
primi anni, li incoraggiavano ad entrare nei Seminari Diocesani, là dove il vescovo e i
formatori assicuravano la possibilità di seguire il Cammino nella propria comunità, come
parte integrante della loro formazione.
La prima richiesta a Kiko e Carmen di un Seminario per Vocazioni adulte del Cammino ci
venne dal Vescovo della Diocesi del Callao (Perù) Mons. Ricardo Durand Flòrez, S.J.. Questo
Seminario fu chiamato dal Vescovo, d’accordo con Kiko e Carmen, “Seminario Missionario
Diocesano Giovanni Paolo II” e più tardi sarà chiamato “Seminario Missionario Diocesano
Redemptoris Mater del Callao.
11
Convivenza Inizio Corso 2018
I 12 seminaristi, quasi tutti itineranti di lunga esperienza, vivevano a due a due in alcune
famiglie delle comunità, e frequentavano gli studi alla Pontificia Università Gregoriana.
L’esperimento della “Comunità di San Luca Evangelista” andò molto bene, tanto che, al
termine del corso, il Rettore del Collegio Capranica, Monsignor Pacomio, manifestò il suo
apprezzamento per la preparazione di questi giovani, però disse anche a Kiko e Carmen che se
il numero invece di 12 fosse almeno di 40, sarebbe stato più facile richiamare l’attenzione del
Vicariato di Roma.
Durante l’estate si cominciò la ricerca di una casa che potesse accogliere 70 aspiranti al
presbiterato.
Kiko e Carmen scrissero una lettera al Santo Padre20, manifestando l’urgenza di preparare
presbiteri per accompagnare le “Famiglie in Missione”, che in poco tempo avevano già
formato le prime comunità, in ambienti in cui i sacerdoti diocesani non erano disposti ad
andare.
Il Signore manifestò nuovamente la sua Gloria, facendoci trovare una casa delle Suore
Francescane21 che sarebbe divenuta la sede del “Seminario Diocesano Missionario
Redemptoris Mater” di Roma.
Il 26 agosto 1987, giorno della Madonna di Czestochowa, il Papa ci invitò a cena a Castel
Gandolfo, e durante la cena, quando il segretario del Papa, Mons. Stanislao, uscì un momento,
Kiko si alzò, si avvicinò al Santo Padre e gli mostrò un album con fotografie della casa che il
Signore ci aveva fatto trovare, dicendo al Papa: “Santo Padre, la Madonna di Czestochowa,
nel giorno della sua Festa, le offre un Seminario Missionario”.
Guardando le fotografie della casa, il Papa chiese a Kiko: “Il cardinal Poletti che dice?”. Kiko
di risposta: “Di fare una cosa piccola che non dia nell’occhio”. “Ma questa non è tanto
piccola!”, rispose il Papa.
Il Santo Padre ne fu entusiasta e al termine della cena, alla presenza del segretario, alzandosi
in piedi e battendo il pugno sulla mensa disse: “Questo è buono, è necessario, si deve fare”.
Altro miracolo avvenne quando parlando con l’economo delle Suore Francescane, ci chiese
di quanti milioni di lire disponevamo, come anticipo e garanzia dell’acquisto dello stabile.
Alla risposta di Kiko e Carmen che non disponevamo di nessun milione, ma che il Signore
avrebbe provveduto nella colletta della prossima convivenza di inizio corso, a settembre, il
Signore toccò il cuore della madre superiora che credette che Dio avrebbe provveduto. E
così avvenne! Il 15 settembre, festa dell’Addolorata, si firmò la proposta di acquisto e Kiko e
Carmen fecero una colletta tra i fratelli del Cammino: il miracolo fu che con il ricavato non
solo si poté comprare la casa, ma avanzò denaro per le spese di adattamento e per la vita del
primo anno del seminario.
Anche se Carmen, al principio, era contraria alla formazione dei Presbiteri provenienti
dal Cammino in un internato, come un collegio o un seminario, alla fine anche lei ha
accettato le condizioni vigenti nella Chiesa per la formazione dei presbiteri. Carmen avrebbe
preferito che i giovani aspiranti al presbiterato si formassero prima nella propria famiglia e
nella propria comunità neocatecumenale e poi, per la formazione al presbiterato, si riunissero
a gruppetti presso dei Parroci di fiducia, come avveniva nella Chiesa primitiva.
20
Lettera di Kiko a Papa Giovanni Paolo II, 26 Agosto 1986.
21
Suore Francescane Figlie dei SS. Cuori di Gesù e Maria.
12
Convivenza Inizio Corso 2018
Il 4 novembre 1987, dopo una convivenza a Porto San Giorgio e un pellegrinaggio alla
Madonna di Loreto per chiederne la Sua protezione, 72 seminaristi entrarono nel Nuovo
Seminario Redemptoris Mater di Roma.
Monsignor Giulio Salimei, vescovo ausiliare del settore est di Roma, fu indicato come
Rettore dal Cardinal Vicario Ugo Poletti, e come vicerettore Don Claudiano Strazzari, del
clero di Roma. Poco dopo, Monsignor Massimino Romero, che aveva conosciuto Kiko e
Carmen durante le prime catechesi ad Ávila e in seguito era stato nominato Segretario della
Congregazione del Clero a Roma, accettò la missione di Direttore Spirituale del Seminario.
Accanto a questi due vescovi vorrei ricordare anche Monsignor Luigi Boccadoro, vescovo
di Viterbo, incaricato da parte della Conferenza Episcopale Italiana, dei Congressi Eucaristici:
terminato il suo ministero episcopale ai 75 anni, si offrì come itinerante al Cammino
Neocatecumenale per accompagnare un’équipe. La sua testimonianza e le sue Omelie ci
hanno edificato e fortificato nella missione.
L’ispirazione di Kiko e Carmen di unire la formazione specifica al presbiterato
all’itinerario di formazione cristiana del Cammino Neocatecumenale fu la vera genialità
del Seminario che stava per nascere. La partecipazione dei seminaristi al Cammino nella
propria comunità, senza tagliare i legami con la comunità di origine, assicurava una maturità
umana nelle relazioni con i fratelli e le sorelle della comunità, giovani e anziani, di diverse
condizioni, la crescita nella fede, l’acquisto delle principali virtù cristiane, attraverso le
celebrazioni settimanali della Parola di Dio, dell’Eucaristia, le convivenze e i passaggi delle
diverse tappe del Cammino, in obbedienza ai propri catechisti.
Nel Seminario avrebbero ricevuto, dai loro Formatori, una formazione più diretta al ministero
presbiterale-missionario.
Il 14 febbraio 1988, festa dei santi Cirillo e Metodio, patroni d’Europa, il cardinal Poletti, per
volontà del Santo Padre, firmò il Decreto di Erezione del Collegio per la formazione
presbiterale del Seminario Redemptoris Mater di Roma, lo Statuto e la Regola di vita,
preparata da Kiko e Carmen, grazie al contributo di monsignor Pacomio, e fece le Nomine
Ufficiali dei Formatori e del Consiglio Pastorale.
Su richiesta di vari vescovi sono stati aperti 122 Seminari Redemptoris Mater, in varie
nazioni dei cinque continenti. Finora sono stati ordinati 2.513 presbiteri, che svolgono il loro
ministero nella propria diocesi: molti di loro sono stati inviati ad ogni parte del mondo per
sostenere il Cammino, come itineranti, oppure come presbiteri per le “Famiglie in Missione”
e per sostenere le “Missio ad Gentes”.
L E “M I S S I O AD GENTES”
Dopo circa vent’anni di presenza delle “Famiglie in Missione”, soprattutto in Germania e in
Olanda, il Signore ispirò a Kiko e Carmen una nuova forma di evangelizzazione, le “Missio
ad Gentes”, come risposta alla dilagante scristianizzazione e secolarizzazione dell’Europa.
Rifacendosi al discorso di Papa Giovanni Paolo II al VI Simposio dei vescovi d’Europa (17
ottobre 1985), in cui proponeva “il ritorno al primissimo modello apostolico”, quando i
cristiani si riunivano nelle case per l’ascolto della Parola e la Celebrazione dell’Eucaristia,
Kiko e Carmen pensarono di raggruppare le prime famiglie inviate in missione al Nord
Europa, per formare con esse le prime “Missio ad Gentes”.
In una lettera a Papa Benedetto il 31 Dicembre 2005, Kiko e Carmen spiegano l’urgenza e
la modalità di questo nuovo tipo di evangelizzazione:
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Convivenza Inizio Corso 2018
“Dopo circa 40 anni in cui siamo andati alle parrocchie di tutto il mondo pensiamo sia
giunto il momento, soprattutto in Europa, di andare direttamente ai gentili, “ Missio ad
Gentes”, “prima evangelizzazione”.22
Siamo ormai circondati ovunque da gente secolarizzata, con una altissima percentuale di
non battezzati, abbandonati, senza che nessuno annunci loro Cristo e la sua Salvezza.
Oggi in Europa, nelle nostre Parrocchie, la gente che ancora viene ai sacramenti, in
mezzo ad un mondo ostile, non ha capacità di evangelizzare. Il clero che la serve si trova
spesso in una situazione di scoraggiamento, pertanto di debolezza estrema, al punto
che per esso, aprire un Cammino di iniziazione cristiana, che può creare problemi e
fatica, si trasforma in una montagna insormontabile.
Per tutto questo pensiamo che la Sua Elezione al Pontificato, per la conoscenza che Lei
ha della situazione della Chiesa, e soprattutto per la grazia di stato propria di Pietro, possa
marcare un passo importante per la Chiesa.
Il nostro contributo a detta Missione consisterebbe nell’inviare sacerdoti dei Seminari
“Redemptoris Mater”, d’accordo con il proprio Vescovo, ciascuno di loro
accompagnato da tre famiglie con numerosi figli anche grandi, alcune sorelle e un
laico che accompagni il sacerdote, per costituire una nuova presenza della Chiesa.
Penseremmo si possa partire in tre zone dell’Europa: nella Germania dell’Est, in
Olanda, e nel Sud della Francia, su invito degli Ordinari del luogo.
Per l’esperienza che abbiamo e che già ha dato frutti, ciascuna famiglia, dando
testimonianza della propria fede, potrà creare attorno a sé dei nuclei di persone da
avviare alla iniziazione cristiana”.
Il 12 Gennaio 2006 Papa Benedetto invia 7 Presbiteri destinati a far parte delle prime 7
“Missio ad Gentes” in Europa, assieme a 220 “Famiglie in Missione” con i propri figli, e dà
loro il Crocefisso.
A fine Maggio, Kiko e Carmen invitano ad una Convivenza a Porto San Giorgio i sette
presbiteri inviati dal Papa e le prime “Famiglie in Missione”, già inviate 20 anni prima, in
Germania, Olanda e Francia, con i loro figli, assieme ad alcuni seminaristi, come soci dei
presbiteri, e ad alcune sorelle, che già avevano accompagnato le “Famiglie in Missione”.
Una convivenza bellissima, in cui abbiamo visto apparire il Signore che aveva accompagnato
queste “Famiglie in Missione”, aiutandole a superare tante difficoltà. Ma soprattutto ci ha
colpito l’esperienza dei figli, cresciuti nella missione ed ora giovani adulti: alcuni di loro si
erano sposati durante la missione e avevano deciso di rimanere nella missione come
matrimonio. La testimonianza di fede di questi giovani, ragazzi e ragazze che hanno vissuto
per tanto tempo in un ambiente pagano, come i primi cristiani, la loro maturità nella fede per
il combattimento sostenuto, soprattutto nella scuola e con i propri amici, ci ha edificati.
Al termine della convivenza Kiko e Carmen hanno formato le prime sette “Missio ad
Gentes”. 2 a Chemnitz (Karl-Marx-Stadt), in Germania, 1 ad Almere e 1 ad Amsterdam, in
Olanda, 1 a Tolone, 1 ad Avignone, 1 a Marsiglia, passata poi a Montpellier.
Il Signore ha confermato le “Missio ad Gentes”, come una forma efficace di presenza della
Chiesa e di evangelizzazione, che in pochi anni hanno formato comunità di pagani, che mai
avrebbero messo piede in una Chiesa, attratti dallo stile di vita e dall’ambiente di queste
famiglie, soprattutto là dove la famiglia era ormai distrutta.
22
Lettera di Kiko e Carmen a Papa Benedetto XVI sulle "Missio ad Gentes", Roma, 31 Dicembre 2005.
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Convivenza Inizio Corso 2018
A conferma di questa ispirazione del Signore è stata l’espansione quasi fulminea delle
“Missio ad Gentes”, oltre che in Europa, in diverse nazioni nei cinque continenti.
Molti Vescovi hanno chiesto questo nuovo modello di evangelizzazione: dall’America,
all’Asia, soprattutto in Cina, in Vietnam, Laos, Cambogia, paesi distrutti dalla dittatura
comunista, in India, e quindi in Africa e in Australia.
Nel recente viaggio fatto in Cina (primi di novembre 2017) siamo stati consolati dalla
testimonianza delle famiglie e dei loro figli, dei presbiteri, con il proprio socio, delle sorelle
che fanno parte della missione. Ma soprattutto ci ha consolato l’incontro con i responsabili e
catechisti cinesi delle comunità, molti di loro provenienti dall’ateismo e dal comunismo.
L E “C OM M U N I T A T E S IN M I S S I ON E M ”
L’ultima ispirazione di Kiko e Carmen è stata quella di coinvolgere nella missione intere
comunità, non più quindi solo presbiteri, famiglie, giovani e sorelle che si offrono come
famiglie in missione oppure per le “Missio ad Gentes”, ma coinvolgere nella missione
l’intera comunità.
Già dall’anno 2008, di fronte alla crescita di comunità che avevano finito il percorso
neocatecumenale, e alcune di loro avevano già celebrato il matrimonio spirituale, di fronte
alle richieste di aiuto di presbiteri formati nei Redemptoris Mater, inviati nelle periferie di
Roma, Kiko e Carmen ebbero l’ispirazione di inviare alcune di queste comunità alle
periferie di Roma.
Da notare anche che in alcune parrocchie, dato il numero crescente di comunità, non
c’erano più spazi sufficienti per le celebrazioni.
Dopo averne parlato con il Vicario di Roma, e in seguito con Papa Benedetto XVI, in
occasione della preparazione del 40º anniversario della nascita del Cammino a Roma, Kiko e
Carmen prepararono l’invio delle prime 14 “Communitates in Missionem” alle periferie di
Roma, che sarebbero state inviate ufficialmente da Papa Benedetto XVI nella basilica di San
Pietro, il 10 gennaio 2009.
Dopo 10 anni dal primo invio, avendo ascoltato l’esperienza delle prime 12
“Communitates in Missionem”, in cui tutti i fratelli ringraziavano il Signore per questo
dono, nonostante i sacrifici richiesti, Kiko e Carmen, pensarono di continuare quanto si era
già iniziato con Papa Benedetto XVI.
In occasione della Solenne Celebrazione del 50º del Cammino Neocatecumenale a Roma,
Papa Francesco, ha inviato 30 nuove “Communitates in Missionem”.
La richiesta di aiuto, del resto, si era fatta ancora più impellente, con l’elezione di Papa
Francesco che fin dall’inizio animava i cristiani ad uscire dalle parrocchie, ad andare per le
strade e le piazze, soprattutto nelle periferie di Roma.
IL SEGNO DELL’INVIO PUBBLICO DELLE “COMMUNITATES IN MISSIONEM”, da parte DI PAPA
FRANCESCO, d’accordo con Kiko, ha costituito UN EVENTO STORICO PER IL CAMMINO E PER
LA CHIESA INTERA.
Attraverso questo segno pubblico il Signore ci ha indicato che tutte le comunità siamo
chiamati a dare la vita per evangelizzare.
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Convivenza Inizio Corso 2018
Fin dal primo invio Kiko ha presentato le “Communitates in Missionem” come un dono del
Signore a tutti i fratelli delle comunità, indicando che tutto il Cammino, tutta l’iniziazione
cristiana porta necessariamente alla missione. Infatti, è nella missione che il Signore ci dona
l’occasione di non vivere più per noi stessi, ma per lui che è morto e risorto per noi,
salvandoci dalla tentazione di adagiarci nel borghesismo e nella comodità, salvandoci dal
pericolo di cadere nella tiepidezza che debilita in noi lo zelo. Ci dona di sperimentare la
Sua presenza e il suo sostegno nelle situazioni umanamente più scomode e difficili e di
partecipare alle sue sofferenze per la salvezza degli uomini.
Conclusione: “Che cosa vuole dirci il Signore attraverso tutti questi segni e fatti?”.
Di fronte a tanti segni della benevolenza e della fedeltà di Dio con tutti noi, come non
ringraziare e benedire il Signore, come non mantenerne la Memoria per tutti i fratelli che
Dio vorrà chiamare al Cammino Neocatecumenale in futuro.
A questo punto ci verrebbe quasi da chiedere: “Che cosa vuole dirci il Signore attraverso
tutti questi segni e fatti?”.
Se guardiamo con realismo alla situazione della nostra società, soprattutto in Europa, e
anche alla situazione in cui si trova oggi la Chiesa, penso che potremmo trovare la
risposta.
Nel tentativo di creare l’unità d’Europa, una aspirazione di provenienza cristiana, con la
decisione di escludere le radici cristiane sulla quale era cresciuta una civiltà, e avendo posto
l’euro come base dell’unità europea, come ha ricordato spesso Carmen, oggi l’Europa si
trova più disunita di prima.
La Chiesa sta vivendo una svolta epocale, come affermato da Papa San Giovanni XXIII
nella Indizione del Concilio Vaticano II23 e poi riaffermato da Papa Benedetto XVI, che l’ha
paragonata alla caduta dell’Impero Romano e alle invasioni dei popoli barbari.
Per di più ci sono segni evidenti dell’abbandono della Chiesa da parte di molti cattolici,
molte chiese sono state chiuse, soprattutto nel Nord Europa, si stanno formando le cosiddette
unità pastorali, in cui vengono unificate dalle 10 alle 20 parrocchie, riducendo spesso il
ministero pastorale dei sacerdoti al solo servizio sacramentale. In questa forma si sta
cambiando la struttura della parrocchia e della Chiesa.
Inoltre lo scandalo degli abusi sessuali da parte di preti e anche di vescovi, sta mettendo in
crisi la credibilità dei cattolici rimasti.
Sembra realizzarsi la profezia del giovane Teologo Joseph Ratzinger, pronunciata nel 1969,
e riportata in un articolo sulla Stampa:24
“Ratzinger si diceva convinto che la Chiesa stesse vivendo un’epoca analoga a quella
successiva all’Illuminismo e alla Rivoluzione francese… La Chiesa si era trovata allora
alle prese con una forza che intendeva estinguerla per sempre, aveva visto i propri
beni confiscati e gli ordini religiosi dissolti. Una condizione non molto diversa, spiegava,
potrebbe attendere la Chiesa odierna, minata secondo Ratzinger dalla tentazione di
ridurre i preti ad “assistenti sociali” e la propria opera a mera presenza politica.
“Dalla crisi odierna – affermava – emergerà una Chiesa che avrà perso molto.
23
Costituzione Apostolica “Humanae Salutis “ di Papa Giovanni XXIII, 25 Dicembre 1961.
24
“La profezia dimenticata di Ratzinger sul futuro della chiesa”, di Marco Bardazzi, in La Stampa, 7 Febbraio
2013.
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La Chiesa diverrà piccola e dovrà ripartire più o meno dagli inizi. Non sarà più in grado
di abitare gli edifici che ha costruito in tempi di prosperità. Con il diminuire dei suoi
fedeli, perderà anche gran parte dei privilegi sociali”.
Ripartirà da piccoli gruppi, da movimenti e da una minoranza che rimetterà la fede
al centro dell’esperienza. “Sarà una Chiesa più spirituale, che non si arrogherà un
mandato politico flirtando ora con la Sinistra e ora con la Destra. Sarà povera e diventerà
la Chiesa degli indigenti”.
Praticamente il Signore ci invita ad essere fedeli al dono ricevuto ed a lasciarci condurre da
Lui.
Vorrei concludere questa catechesi “straordinaria” con alcune frasi che ci ha rivolto Papa
Francesco nella Solenne Celebrazione del 50º del Cammino a Roma:
“Qui sta la forza dell’Annuncio, perché il mondo creda. Non contano gli argomenti che
convincono, ma la vita che attrae; non la capacità di imporsi, ma il coraggio di servire.
E voi avete nel vostro ‘DNA’ questa vocazione ad annunciare vivendo in famiglia,
sull’esempio della Santa Famiglia: IN UMILTÀ, SEMPLICITÀ E LODE. Portate
quest’atmosfera familiare in tanti luoghi desolati e privi di affetto…
Cari fratelli e sorelle, il vostro carisma è un grande dono di Dio per la Chiesa del
nostro tempo. Ringraziamo il Signore per questi cinquant’anni: un applauso ai
cinquant’anni! E guardando alla sua paterna, fraterna, e amorevole fedeltà, non perdete
mai la fiducia: Egli vi custodirà, spronandovi al tempo stesso ad andare, come discepoli
amati, verso tutti i popoli, con umile semplicità. Vi accompagno e vi incoraggio: andate
avanti!”.
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Carissimi fratelli:
A) Codice IBAN “IT53 K052 1603 2290 0000 0009 523” (sempre obbligatorio sia
dall’Italia che dall’Estero);
B) Codice BIC o SWIFT “BPCV IT 2S” (obbligatorio solo se l’offerta proviene
dall’Estero):
IN ENTRAMBI I CASI
• INDICARE Nome e Cognome, indirizzo e Città di chi effettua il versamento e nella causale
Parrocchia, Comunità e motivazione.
Per ogni informazione potete contattare Renzo al cellulare nr. 347 310 5652 oppure
all’e-mail: rrengo.ffn@gmail.com.