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STAZIONI QUARESIMALI

TRADIZIONE RINNOVATA
Roma è una città speciale, non solo per la sua storia millenaria che ha visto intrecciarsi arte e
fede, storia e santità, ma perché la sua identità cristiana si fonda sulla testimonianza
straordinaria degli Apostoli e dei martiri che l’hanno adornata di grazia e di amore. I luoghi
dove essi sono stati sepolti e venerati nei secoli hanno trasformato la città in una sorta di
santuario a cielo aperto, una grande «città santa» che ha nelle diverse chiese e basiliche i suoi
luoghi caratteristici in cui il ricordo dei santi si fa vivo e palpitante. Parlare oggi
delle «Stazioni quaresimali»può sembrare una cosa d’altri tempi, superata dalla frenetica
vita di Roma. In questa prospettiva, uscire di casa per andare a pregare in una chiesa del
centro insieme a fratelli di altri quartieri, uniti dalla preghiera e dalla devozione dei martiri,
può sembrare un’idea strana e fuori tempo. Ma a ben vedere è invece un modo forte di
manifestare la propria fede nella Chiesa che è unita intorno al vescovo e alla sua storia
spirituale.

Come nasce
Come nasce questa tradizione? Fin da IV-V secolo la città fu suddivisa in settori che avevano
come punto di riferimento un «titulus», ovvero delle chiese scelte dove il popolo poteva
raccogliersi per celebrare i santi misteri. Una volta radunatosi in una chiesa determinata
insieme al vescovo («collecta»), si formava una processione che raggiungeva la chiesa
stazionale, cantando salmi e litanie; lì il Papa celebrava l’Eucaristia. Queste chiese avevano un
significato particolare perché erano i luoghi dove si veneravano i martiri e gli apostoli; le chiese
sorte sulle loro tombe, in cui tanti cristiani del tempo eroico delle persecuzioni si incontravano
per pregare e ricevere i sacramenti. La comunità si poneva in cammino con il suo vescovo per
manifestare la propria fede nei luoghi delle gloriose memorie cristiane, per rinnovare l’atto di
fede nella salvezza di Cristo che passa attraverso il martirio e la croce ma che trionfa nella gioia
della luce pasquale. Questi itinerari furono definiti nella loro fisionomia da San Gregorio
Magno e divennero una tradizione costante della Chiesa romana fino all’esilio avignonese.
L’esperienza si diffuse anche in altre diocesi e a Roma ritornò ad essere praticata solo alla fine
dell’800 quando rinacque ad opera del Collegium Cultorum Martyrum, che ne rinnovò la
tradizione. Già nel 1993 l’Ufficio liturgico del Vicariato pubblicò dei nuovi testi e dei nuovi
schemi di celebrazione per le Stazioni quaresimali, con l’idea di riscoprire una ricchezza della
nostra tradizione romana e nel contempo per rinnovare un’attenzione, in modo sempre più
profondo e cosciente, all’immensa ricchezza spirituale che la nostra città custodisce.

Il senso pastorale

Il tempo forte di Quaresima e della Pasqua è un momento privilegiato per compiere un


cammino interiore e rinnovare la propria vita spirituale, come Chiesa che cresce alla scuola dei
suoi testimoni e nell’esperienza di comunione e di preghiera. Proprio l’idea della preghiera in
comunione mi sembra una delle caratteristiche peculiari delle Stazioni quaresimali insieme
all’altro elemento importantissimo, quello della memoria dei martiri. Una comunità che si
raccoglie in preghiera sulla memoria dei suoi testimoni della fede è una realtà dinamica, che
cerca nelle radici della sua storia la forza per scrivere il proprio futuro. È una Chiesa che vuole
trovare nei suoi santi la forza del cammino e la direzione certa per poter raggiungere le stesse
mete, gli stessi traguardi.
PERIODO QUARESIMALE CHIESE STAZIONALI
Mercoledì delle Ceneri S. Sabina all'Aventino
Giovedì S. Giorgio al Velabro
Venerdì Ss. Giovanni e Paolo al Celio
Sabato S. Agostino in Campo Marzio
Domenica I di Quar. S. Giovanni in Laterano
Lunedì S. Pietro in Vincoli al Colle Oppio
Martedì S. Anastasia (S. Teodoro) al Palatino
Mercoledì S. Maria Maggiore
Giovedì S. Lorenzo in Panisperna
Venerdì Ss. XII Apostoli al Foro Traiano
Sabato S. Pietro in Vaticano
Domenica II di Quar. S. Maria in Domenica alla Navicella
Lunedì S. Clemente presso il Colosseo
Martedì S. Balbina all'Aventino
Mercoledì S. Cecilia in Trastevere
Giovedì S. Maria in Trastevere
Venerdì S. Vitale in Fovea (via Nazionale)
Sabato Ss. Marcellino e Pietro al Laterano (via Merulana)
Domenica III di Quar. S. Lorenzo fuori le Mura
Lunedì S. Marco al Campidoglio
Martedì S. Pudenziana al Viminale
Mercoledì S. Sisto (SS. Nereo e Achilleo)
Giovedì Ss. Cosma e Damiano in Via Sacra (Fori Imperiali)
Venerdì S. Lorenzo in Lucina
Sabato S. Susanna alle Terme di Diocleziano
Domenica IV di Quar. S. Croce in Gerusalemme
Lunedì Ss. Quattro Coronati al Celio
Martedì S. Lorenzo in Damaso
Mercoledì S. Paolo fuori le Mura
Giovedì Ss. Silvestro e Martino ai Monti
Venerdì S. Eusebio all'Esquilino
Sabato S. Nicola in Carcere
Domenica V di Quar. S. Pietro in Vaticano
Lunedì S. Crisogono in Trastevere
Martedì S. Ciriaco (S. Maria in via Lata al Corso)
Mercoledì S. Marcello al Corso
Giovedì S. Apollinare in Campo Marzio
Venerdì S. Stefano al Celio
Sabato S. Giovanni a Porta Latina
SETTIMANA SANTA
Domenica delle Palme S. Giovanni in Laterano
Lunedì S. Prassede all'Esquilino
Martedì S. Prisca all'Aventino
Mercoledì S. Maria Maggiore
Giovedì S. Giovanni in Laterano
Venerdì S. Croce in Gerusalemme
Sabato S. Giovanni in Laterano
Domenica di Pasqua S. Maria Maggiore
PERIODO PASQUALE
Lunedì S. Pietro in Vaticano
Martedì S. Paolo fuori le Mura
Mercoledì S. Lorenzo fuori le Mura
Giovedì Ss. XII Apostoli al Foro Traiano
Venerdì S. Maria ad Martyres in Campo Marzio (Pantheon)
Sabato S. Giovanni in Laterano
Domenica II di Pasqua (in Albis) S. Pancrazio
Stazione a Santa Sabina

MERCOLEDI’ “DELLE CENERI”

Dopo la riforma di S. Gregorio Magno, nel VII secolo, la Quaresima inizia con il “Mercoledì delle
Ceneri”. Originariamente cominciava la Domenica “in capite jeiunii” con la stazione
(probabilmente “vigilare”, cioè notturna) nella “cattedrale” di Roma, S. Giovanni in Laterano.

L’imposizione delle “ceneri” era un rito riservato dapprima ai penitenti pubblici, che avevano
chiesto di venir “riconciliati” durante la Quaresima. Per umiltà, riconoscendosi tutti bisognosi di
“riconciliazione”, il Papa, il Clero e poi tutti i fedeli vollero associarsi a quel rito ricevendo
anch’essi le ceneri.

Perché sia stata scelta Santa Sabina con precisione non si sa: alcuni pensano che il Papa, in vista
delle fatiche quaresimali, si ritirasse lassù per alcuni giorni di riposo. Potrebbe anche essere stata
scelta perché, per raggiungerla, la processione che partiva da Santa Anastasia doveva fare una forte
salita simbolo degli sforzi necessari alla “salita” verso la perfezione spirituale dell’anima.

La basilica attuale è “datata” come riportato nella grande iscrizione dell’entrata: “fu costruita dal
presbitero Pietro Illirico, ai tempi di Papa Celestino I (422-432)”. Ma si conosce un Titulus
Sabinae” anteriore a quell’epoca, costruito forse su una casa romana di cui sono stati visti i ruderi.
La Sabina titolare è stata probabilmente la donatrice del terreno ecc. che poi, quando nel VI secolo
“Titulares” erano solo i Santi Martiri, è stata (i casi sono numerosissimi) fregiata, sicuramente a
ragion veduta, del titolo di Santa.

La basilica del V secolo fu restaurata e modificata molte volte, come quasi tutte le chiese antiche di
Roma: incendi, terremoti, invasioni, nuove mode stilistiche, furono i loro grandi nemici! Nel 1914-
18 A. Munos la riportò al suo stile, utilizzando molti pezzi originali, che per fortuna non erano
andati distrutti: è quella che ammiriamo tuttora.
Stazione a San Giorgio

Giovedì dopo le Ceneri

Le “Stazioni” del giovedì sono tutte di epoca tarda: le ha inserite Papa Gregorio II nel sec. VIII,
quando completò la serie di questi riti quaresimali.

Per queste Stazioni scelse i santuari più venerati dai fedeli di allora. Il culto del santo guerriero,
combattente contro il demonio sotto l’aspetto di un drago, venuto dall’oriente, era molto sentito
specialmente in questo quartiere pieno di impiegati dell’Impero Bizantino e di mercanti levantini.

Qui sempre sull'Aventino si ebbero i primi contatti con i martiri e i confessori peregrinando a S.
Giorgio "in velum aureum".

La chiesa di S. Giorgio al Velabro non ha molta dissomiglianza da S. Sabina e da S. Maria in


Cosmedin.

Le origini del tempio risalgono molto prima del VI secolo. S. Gregorio Magno lo annoverò tra le
diaconie e S. Gregorio II v'istituì la Stazione Quaresimale. Leone XII vi abbinò al culto di S.
Giorgio quello di San Sebastiano e un altro Gregorio il IV lo dotò di mosaici e portici; nel 1325
Giotto ne affrescò l'abside. Da un lato della chiesa si può tuttora scorgere un ambulacro della cloaca
massima.

Negli anni novanta il tempio venne gravemente danneggiato da un grave attentato dinamitardo
compiuto contemporaneamente anche al Laterano.

Stazione ai Santi Giovanni e Paolo

Venerdì dopo le Ceneri

Sul complesso di questo Santuario edificato al Celio, sulla chiesa attuale del XVIII secolo che
modifica quella di Pasquale II del 1099 antico titolo di Pammachio sugli edifici romani che stanno
sotto e che la tradizione dice di essere la casa dei Martiri eponimi e sull’oratorio del IV sec. unico in
Roma venuti alla luce alla fine del 1800, si sono scritti molti volumi.

E' qui che oggi mentre si sale a depositare presso le tombe dei Martiri Giovanni e Paolo gli aneliti
dell'anima, a loro, fino dall'evo remoto, si unisce la memoria di Crispo, Crispignano e Benedetta
anch'essi Martiri di Cristo.

Giovanni e Paolo, uccisi per ordine di Giuliano l'Apostata, dettero la vita per Cristo, dove
Pammacchio nobile e generoso di Roma convertì, unitamente al padre Bisanzio quella sua casa in
tempio. Egualmente presso la tomba di questi martiri il fondatore dei religiosi passionisti S.Paolo
della Croce esalò l'ultimo respiro nell'attiguo convento, dove visse pure S.Vincenzo M. Strambi,
religioso e Vescovo passionista.

La processione stazionale si svolge, su una parte del santuario pagano, dedicato dalla moglie
Agrippina madre di Nerone, all’imperatore Claudio divinizzato.
Stazione a Sant'Agostino

Sabato dopo le Ceneri

Il messale romano indicava la stazione quaresimale a S.Trifone nel luogo dove è ora la magnifica
chiesa di Sant'Agostino cara al cuore dei romani, perché è ivi venerata la Madonna del Parto.

S.Trifone era una chiesetta (a cui forse appartengono piccoli ruderi conglobati nella chiesa attuale)
fatta costruire per trasportarvi le reliquie dei Ss.Trifone, Respicio e Ninfa, che erano fuori città.

La chiesa attuale dedicata poi a Sant' Agostino, fu costruita, molto velocemente, tra il 1479 e il
1483, da Giacomo di Pietrasanta per munificenza del Cardinal Guglielmo D’Estouteville. Facciata e
interno sono fra le più discusse; comunque tale chiesa è una delle più ricche di opere d’arte: sculture
dei Sansovino, del Bernini (all’altar maggiore, da lui stesso ideato), pitture di Raffaello, Caravaggio
e Guercino.

Tutto qui commuove e induce ad ascoltare la voce dei secoli, che canta, presso la tomba dei Martiri
suddetti l'inno della Chiesa, che "corde impavido" affrontarono la morte per Cristo.

Nella navata sinistra presso l'altare maggiore riposano i resti di Santa Monica, morta e sepolta ad
Ostia e qui traslata nel XV secolo; questa tomba è una parte dell'insegnamento che proviene
dall'odierna chiesa stazionale. Monica seguì Agostino perché volle la sua salvezza, la Chiesa segue
tutti in virtù del sacrificio redentore del Cristo.

Stazione a San Giovanni in Laterano

Domenica II di Quaresima

E' questa la "Stazione", che originariamente dava inizio alla Quaresima, "in capite jeiunii". Non
aveva processione. La storia di questa Arcibasilica è quanto mai complessa, tra costruzioni,
distruzioni, incendi, terremoti, invasioni e attentati ed altrettante ricostruzioni e restauri.

Se oggi la liturgia c'invita per la stazione quaresimale "caput et mater omnium ecclesiarum Urbis et
Orbis" segno è che una delle più grandi solennità dell'anno ecclesiastico si svolge nel tempio, che
sorse su quelle che furono le "egregiae Lateranorum aedes".

Prima ancora dell'editto di Milano, quando Papa Melchiade tenne un Sinodo antidonastica in un
luogo di culto della "domus Faustae" (l'antica sede dei Laterani), questo Pontefice curò la
costruzione della grande basilica costantiniana consacrata nel 318 (negli scavi fatti sotto la basilica
sfila tutta la storia), fino all'attuale commissionata dal Papa Innocenzo X al Borromini per il
giubileo del 1650. Il Papa Clemente XII (1730-1740) aggiunse la maestosa facciata che ammiriamo
sormontata dalle 15 gigantesche statue, e Leone XIII (1878-1903) l'abside e il coro con il recupero,
per quanto possibile, del mosaico dei Torriti. Qui abitarono i Papi fino all'inizio del periodo
avignonese (1304).

Qui vengono ancora celebrate cinque Stazioni: I Domenica (già inizio) di Quaresima; Domenica
delle Palme (inizio della Settimana Maggiore); Giovedì Santo (inizio del Triduo Sacro); Sabato
Santo (Pasqua); Sabato in Albis (deposizione della "veste bianca" nella grande veglia simile a
quella pasquale).

Anche questa chiesa, la prima nella diocesi di Roma, in anni recenti compresi tra il 1980 e il 1990
subì danneggiamenti gravi a causa di un attentato dinamitardo, che contemporaneamente fu
compiuto anche in un altro tempio romano quello di S. Giorgio al Velabro.
Stazione a San Pietro in Vincoli

Lunedì della I settimana di Quaresima

In questa zona dove, se non proprio sotto la chiesa, erano uffici e anche carceri del "Praefectus
Urbis", è possibile che gli apostoli siano comparsi per essere giudicati e condannati. A ricordo di
questo la tradizione colloca i "vincula" cioè le catene, che avvinsero Simone, detto Pietro il Galileo.

La figura di Mosè legislatore, ideato per la futura tomba di Giulio II, non sfugge certo allo sguardo
anche per chi si reca in questo tempio come pellegrino sulle orme divine del Cristo nei salutari
cammini. La maestosa opera di Michelangelo infatti ben si addice a questo tempio superbo, che
Sisto III (432-467) volle edificare qui col denaro offerto dall'imperatrice Eudossia dedicandolo a
Pietro e Paolo, ma specialmente a Pietro il primo Papa; ecco perché la basilica fu detta Eudossiana.
Qui ben contrasta la figura del Mosè michelangiolesco con quella di Pietro maestro mite "oboediens
usque ad mortem crucis".

Le sue catene si conservano in un artistico tabernacolo nell'austera cripta di questa basilica, dove
pure riposano i martiri Maccabei.

E' palpabile la mitezza di Pietro nelle pitture di Jacopo Coppo, dove il principe degli Apostoli soffre
incatenato per il Signore, mentre l'angelo lo sta per liberare.

Stazione a Santa Anastasia

Martedì della I settimana di Quaresima

Questa meta stazionale ci riporta alle pendici del Palatino nell'antico quartiere greco. Da molti anni
la Pontificia Accademia Cultorum Martyrum (già Collegium) vi ripristinò la Messa dell'Aurora nel
giorno della Natività del Signore a ricordare l'antichissima consuetudine del Papa, che qui
interveniva, nelle primissime ore dell'alba, per celebrarvi la S. Messa. Il Pontefice poi vi si recava
per la distribuzione delle ceneri nel primo giorno di quaresima e di qui partiva la processione per
Santa Sabina.

"Aghia Anàstasis" la santa Resurrezione oppure Santa Anastasia martire di Sirmio, erano questi i
probabili motivi di dedicazione di questo tempio, chiesa ufficiale degli impiegati greci del tardo
impero.

L'interno del tempio è di un nitore diffuso, nel soffitto e negli archi, nelle pareti e nelle colonne.
Sembra questo un inno alla purezza di Sant'Anastasia, che riposa sotto l'altare illuminato nella
gloria del Cristo.

In questa chiesa riposano anche la martire Faustina, il Vescovo Toribio e il Cardinale Mai.

Tutti insieme qui parlano di Cristo che, nella vita terrena, invita tutti a seguirlo.

Tra il 1600 e il 1700 Papa Urbano VIII prima, e il Cardinal Nunez de' Cunha poi, così la
strutturarono.

In questa chiesa era il deposito per la custodia delle insegne e croci dei vari gruppi ecclesiastici, che
partecipavano alle Stazioni.
Santa Maria Maggiore

Mercoledì (detto “Tempora”) della I settimana di Quaresima

Le tre Stazioni a Santa Maria Maggiore hanno sempre avuto significato di devozione alla Madonna,
come quella della prima, che accompagnava gli Ordinandi al Presbiterato e al Diaconato, i quali
nella domenica seguente, li avrebbero ricevuti in San Pietro. Per questo chiedevano la protezione
della Madre celeste di Cristo e della Chiesa.

Una basilica all’Esquilino sarebbe stata costruita dal Papa Liberio, alla caduta della neve nel mese
di Agosto del 352. Sopra di essa Papa Sisto III avrebbe costruito l’attuale. Gli scavi non hanno
confermato l’esistenza di una basilica liberiana, ma solo quella di Sisto III (432-440), come è
indicato nell’arco interno. Si potrebbe pensare che Papa Liberio l’avesse cominciata e Papa Sisto,
un anno dopo che il Concilio di Efeso aveva proclamato legittimo l’appellativo di Theotòkos ovvero
Madre di Dio l'avesse portata a termine quale “monumento” della divina maternità di Maria. Ed è
questo il più grande al mondo dedicato alla Vergine.

Infatti, la Madonna "nostra salute" - attribuita a San Luca - accoglie nella grandiosa cappella
borghesiana, il pellegrino che viene a pregarla come salute del popolo romano.

Il Fiat della Vergine ha in questo tempio la sua mirabile apoteosi terrena che si riallaccia
direttamente agli eventi che la fecero divenire Madre del Redentore e corredentrice del genere
umano.

Dopo aver ammirato i resti della santa cuna di Betlemme dove fu adagiato il Salvatore del mondo e
che si trova nella sottostante cripta così splendidamente completata da Virginio Vespignani, si esce
da questo tempio così ricco di insegnamenti ma altrettanto eloquente di amore materno, che sempre
elargisce la tenerissima Madre.
Stazione a S. Lorenzo in "Panisperna"

Giovedì della I settimana di Quaresima

Dal colle Esquilino al Viminale la stazione quaresimale sosta in questo giovedì nella chiesa di San
Lorenzo in Panisperna. Il diacono Lorenzo fu tra i Santi più venerati a Roma, dove la tradizione
vuole che durante le persecuzioni di Valentiniano fosse martirizzato con il tormento del fuoco. Per
questo Papa Gregorio II, nell’VIII secolo, scelse questa stazione nella chiesa qui costruita e
denominata in "Panisperna" perché derivata dal nome della via dove veniva donato del pane ai
pellegrini che partecipavano ai riti sacri.

La chiesa originale era certamente molto antica ed era denominata San Lorenzo in Formoso riferito
all'omonimo pontefice dell'anno 896. Fu poi demolita e il Cardinal Sirleto nel 1573 ne chiese la
ricostruzione a Francesco da Volterra che la iniziò nel XIV secolo.

Entrando si nota un grande affresco del 1597di Pasquale Cati da Iesi, allievo di Michelangelo che
volle riempire la parete principale del tempio con la sua opera dove in un primo piano si nota
Lorenzo seduto sulla graticola non curante delle spasimo del corpo bruciato, ma in atteggiamento da
vincitore. Egualmente un altro affresco di Antonio Bicchierai del 1750 raffigura qui sempre il
martirio del santo titolare.

La processione stazionale in questa chiesa si muove con fatica e a stento scende le scalette che
portano nel luogo sotterraneo dove avvenne questo martirio. Di qui si prosegue su un piazzaletto
quieto dove diventa melodioso ascoltare i frati francescani salmodiare in questo piccolo luogo
dedicato allo "stauroforo" di Cristo.
Stazione ai Santi XII Apostoli

Venerdì della I settimana di Quaresima

Questo giorno, "venerdì delle Quattro Tempora di Primavera”, ci ricorda ancora l'antica
preparazione degli ordinandi (Sacerdoti, Diaconi) con i così detti “scrutini”. Per questo venivano
scelte chiese grandi.

L'immensità solenne della basilica dei Santi XII Apostoli accoglie i pellegrini che vi si recano a
pregare sulle tombe degli Apostoli Filippo e Giacomo e sui sepolcri dei numerosi Martiri, che qui,
nella vasta e suggestiva cripta a mo' di catacomba, " in pace sepulta sunt".

Si sa che, nel VI secolo, dopo le guerre gotiche, il generale Narsete avrebbe chiesto e pagato la
costruzione di una chiesa, quale ex-voto, chiesa che sarebbe stata edificata e consacrata dai Papi
Pelagio I e dal suo successore Giovanni III. Pur mancando resti archeologici è dato pensare ad una
basilica più antica probabilmente costruita nel IV secolo da Giulio I.

Sappiamo che la chiesa era riccamente ornata di mosaici e immagini, perché Papa Adriano I, in una
lettera a Carlo Magno la cita come esempio dimostrativo e che gli antichi onoravano così le
immagini dei Santi. Un grande terremoto del 1348 la danneggiò notevolmente, i Papi erano ad
Avignone finché Martino V, Oddone Colonna, eletto al Concilio di Costanza nel 1417, la restaurò.

Nel maestoso tempio non si può non ammirare il quattrocentesco portico a nove arcate di Baccio
Pintelli, che lo divide dalla facciata commissionata al Valadier dai Torlonia. Anche il genio del
Canova qui rifulge con il monumento a Clemente XIV opera completata unitamente al sommo
incisore Volpato.

Inoltre la più grande pala d'altare esistente in Roma qui trovasi dipinta dal Muratori; nel corridoio
attiguo al tempio si erge il monumento al Cardinal Bessarione opera questa attribuita a
Michelangelo.

Tutto intorno all'altare centrale vi sono teche e reliquiari di questo sacello di Martiri, che ci aiutano
a fare giungere al Cristo le invocazioni che in questo tempio scendono come misterioso raggio di
speranza.
Stazione a San Pietro in Vaticano

Sabato della I settimana di Quaresima

Nella notte tra il “sabato delle Quattro Tempora” e la Domenica venivano ordinati, cioè entravano
nel Sacramento dell’Ordine, i Sacerdoti e i Diaconi. L’Ordinazione avveniva nella basilica di S.
Pietro, sulla tomba del Principe degli Apostoli, al quale il Signore aveva conferito il primato
pastorale: “Pasci…”. Questo comando è scritto in latino e greco con giganteschi caratteri su fondo
oro, lungo tutta la basilica. Questo tempio che Costantino prima, risolvendo difficilissimi problemi
architettonici volle poi “centrato” sull’umile tomba terragna, sigillata da uno dei monumenti più
maestosi, che l’umanità abbia costruito.

Deve aver sorriso il Signore quando, a Pietro che gli chiedeva che cosa avrebbe avuto in
ricompensa per aver lasciato tutto, gli rispose che avrebbe avuto il centuplo anche quaggiù: di
questo basterà ammirare la tomba.

La stazione inizia con le cinque lezioni scritturali al termine delle quali subentra l'Apostolo Paolo
con un tratto della sua più efficace lettera ai Tessalonicesi; segue qui la liturgia della Messa.

In questa magnifica basilica, cuore della cristianità, si sono profuse arti e fulgori di vita che
Michelangelo e Bramante hanno saputo splendidamente rappresentare qui sulla tomba del principe
degli Apostoli.

L’eco della liturgia, l’insegnamento di Paolo, l’esempio di Pietro, sono ripetuti dai Pontefici che qui
riposano, dai Santi Fondatori, che qui parlano dalle loro nicchie, dai martiri e dalle Reliquie della
Passione custodite nell’alto tabernacolo come sul monte Tabor.
Stazione a S. Maria “in Domenica” detta “La Navicella”

Domenica II di Quaresima

Questa Stazione fu istituita soltanto nel IX-X secolo, per obbedire ad una pia consuetudine che non
è delle più antiche e che vuole che in questa domenica, un tempo, non si celebrasse la stazione
poiché i fedeli erano stanchi della lunga veglia, del digiuno, e delle funzioni solenni celebrate in San
Pietro il sabato precedente per l'ordinazione del Leviti; queste terminavano a tarda ora, alla fine
della Pannuchis.

S. Maria in Domnica o "Domenica" fu scelta intorno ai secoli VI e VII ma forse anche prima,
perché sede dell'Arcidiacono cioè di colui reggeva l'amministrazione finanziaria e caritativa nella
diocesi. La tradizione infatti informa che anche San Lorenzo avrebbe qui operato.

L'odierna stazione come si diceva allora, è la prima diaconia che Pasquale I rifece agli albori del
secolo IX dandole l'attuale forma che ancora oggi è ammirata, anche perchè nel XVI secolo quando
fu rinnovata da Leone X fu lasciata intatta come per gli ultimi restauri del secolo scorso. All'interno
spicca il mosaico nel tipico stile carolingio sull'abside e sull'arco trionfale; esso, che risale al IX
secolo, magnifica la figura del Maestro circondato dagli angeli e dagli apostoli, mentre più in basso
viene glorificata Maria con il Papa che le bacia il piede.

Nel patrimonio liturgico della Chiesa infatti, non mancano mai insegnamenti e ammaestramenti per
ogni esigenza dell'anima cristiana "floribus eius nec rosae nec lilia desunt". In questo tempio sul
colle Celio, Perin del Vaga ha dipinto fiori e frutti nei fregi che circondano la navata centrale e che
aiutano a disporre lo spirito ad una più serena meditazione.
Stazione a S. Clemente

Lunedì della II settimana di Quaresima

Anche questa stazione quaresimale si snoda alle pendici del colle Celio in una tra le più importanti
basiliche romane dal titolo di San Clemente. Qui infatti riposa il corpo che secondo la lista ordinaria
fu il quarto Papa dopo Pietro, Lino e Cleto. La sua identificazione con il Clemente nominato da S.
Paolo nella Lettera ai Filippesi, cronologicamente possibile, non è sicura; del tutto abbandonata è
quella con Flavio Clemente Console e Martire. Conobbe certamente gli Apostoli e forse fu ordinato
da S. Pietro.

In questa basiliche, la meglio conservata nel tempo, vi furono trasportate le reliquie del Santo
Pontefice nel IX secolo a cura dei Santi Cirillo e Metodio.

Nella basilica inferiore inoltre, negli anni 417 e 499, vennero tenuti i Concilii indetti dai papi
Zosimo I e Simmaco.

Nel 1084 Roberto il Guiscardo con i suoi soldati devastò il tempio che Pasquale II ricostruì
vent'anni dopo seppellendo parte della basilica sotterranea. Anche Sisto V e Clemente XI vi fecero
restauri avvalendosi di disegni del Fontana.

All'interno della chiesa domina il mosaico arbor vitae che stende i suoi rami tra il Cristo che trionfa
tra gli Apostoli, le Vergini e i Dottori e mistiche città e fra tutte le creature.

La processione stazionale, da qualche anno, parte e si snoda nella basilica sotterranea del IV secolo
come una chiesa colletta, dove si sciolgono i canti e le cui note raggiungono il settecentesco
prezioso soffitto perdendosi nel cammino della processione che si allontana dagli ambulacri della
chiesa sotterranea; attraverso il quadriportico raggiunge la chiesa superiore dove, percorrendo la
navata centrale fra l'incenso fumante dai turiboli, e i marmi cosmateschi cosparsi di foglie di alloro,
si giunge all'altare.

Sono stati i religiosi domenicani irlandesi ad avere la perfetta intuizione di avviare gli scavi e a
conservare tutt'oggi l'intero magnifico complesso con competente cura.

Pretendere di riassumere nel poco spazio disponibile i pregi della chiesa, anzi delle chiese di S.
Clemente e degli altri monumenti del luogo, sarebbe illusione.
Qui sotto le queste volte così venerande ed anguste del tempio, per i meriti e l'intercessione del
martire San Clemente, la prece dell'anima bene si fonde con i misteri dell'antico e gli splendori
dell'arte per glorifica Dio.

Stazione a Santa Balbina

Martedì della II Settimana di Quaresima

Questa antichissima chiesa, anche se il “Titulus Sanctae Balbinae” appare solo ai tempi di San
Gregorio Magno con il Sinodo del 595, viene identificata con il più antico “Titulus Tigridae”
costruita presso la casa che l’Imperatore Settimo Severo (193-211) donò al suo amico L. Fabio
Cilone, due volte Console e Prefetto di Roma. La datazione è garantita dai bolli laterizi trovati negli
scavi.

Va qui ricordato che la nobile matrona Balbina, figlia del Martire Quirino, volle trasformare la sua
casa nel titolo "del Salvatore". All'interno del tempio vi è il sepolcro cosmatesco del Cardinale
Surdi, la cattedra marmorea dell'Abside e il bassorilievo di Mino da Fiesole, che raffigura il
Crocifisso tra Maria e Giovanni.

Nel 1925 questa chiesa fu riportata al suo antico stile dal Prof. A. Munoz. Qui si snoda una tra le
pochissime "stazioni" dove sia consentita la processione all'esterno utilizzando, per questa riunione
o collecta, il monastero dei religiosi Premostradensi collocato sulla parte superiore, da dove poi è
possibile scendere nella chiesa stazionale percorrendo una attigua stradina, che sembra anello di
congiunzione tra la vita di tutti i giorni più meschina e la vita dello spirito.

Stazione a Santa Cecilia

Mercoledì della II settimana di Quaresima

Al limitare di una delle tante vie umilissime nel vecchio rione romano di Trastevere appare la
superba visione della basilica di Santa Cecilia.

Questo è un antichissimo titolo attestato ancora prima del Sinodi e prima della grande esplosione di
culto a questa Martire e rilevato dalla lapide tombale di un chierico Saecularis gli scavi non ancora
conclusi rilevano interessantissime scoperte antecedenti alla chiesa. Questa, dopo quella di S. Maria
è una delle più grandi ricchezze dei trasteverini e della Roma cristiana. Un portale barocco
c'introduce nel caratteristico cortile rallegrato dal "cantato", un giovane che perennemente canta il
suo inno al Signore come, all'interno lo canta Cecilia.

A lei è riferito tutto l'interno della chiesa: i mosaici che la rappresentano ai piedi del redentore
insieme con i Santi e con Valeriano suo sposo che ella convertì. Bellissime le pitture del
Pinturicchio e del Reni, gli altorilievi di Mino da Fiesole e di Benedetto da Maiano che raffigurano
la Martire quando piega il collo alla spada del carnefice e quando protetta dal cielo soffre e vince il
tormento della soffocazione.

Cecilia riposa ora nella sua tomba insieme con lo sposo Valeriano il cognato Tiburzio e l'amico
Massimo accanto ai Pontefici Urbano e Lucio da quando Pasquale I dal cimitero di Callisto fece
trasportare la salma intatta di Cecilia nella cripta.

La chiesa era stata anche ornata nel 1293 di pitture di Pietro Cavallini, il grande maestro della
“Scuola Romana”, precursore di Giotto anche se purtroppo ben poco rimane di questa opera; è qui
che l'architetto Arnolfo da Cambio lasciò, in quel periodo il suo notissimo ciborio marmoreo.

E' Stefano Maderno l'autore di una riproduzione in marmo del corpo della Martire adagiato sul
sarcofago nell'altare, mentre la statua della cripta è di Cesare Aureli che la scolpì trionfante nella
preghiera e nel canto come incitamento a proseguire con ardore il cammino quaresimale che ci
avvicinerà alla vera Pasqua.

Stazione a Santa Maria in Trastevere

Giovedì della II settimana di Quaresima

Questa basilica sorta sull'area del "titulus Callisti" agli albori del III secolo, si erge là dove un tempo
vi era la Taberna Emeritoria cioè un ospizio di veterani della flotta ravennate.

In questo luogo - che fu il suo titolo - Papa Callisto subì il martirio sommerso in un pozzo: a causa
da una sommossa popolare del noto quartiere di Trastevere. L'attuale basilica è quella costruita da
Innocenzo III (1130-1143) che fu molte volte ritoccata e abbellita. All'interno è possibile ammirare
il mosaico dove il Signore siede sul trono con sua Madre nel trionfo dei Santi e degli Apostoli
sorreggendo con la mano la corona e il monogramma di Cristo. Quest'opera è tra i più noti
capolavori di Pietro Cavallini predecessore di Giotto (1291).
Intorno ai presbiterio, dominato dal seggio marmoreo, campeggia la scritta "Prima aedes deiparae
dicata" intorno al baldacchino classico eretto dal Vespignani. Sulla destra si alternano nella cappella
del coro del Domenichino opere del Sansovino e di Mino da Fiesole come quelle di Antonio
Gherardi nella cappella del Bernini.

Qui il salmista acceso dai bagliori dell'arte e seminato di vittoria dal sangue del Martiri oggi pone
sulle labbra dell'orante l'invocazione "sii propizio Signore ai nostri peccati, perché le genti non
abbiano a dire dov'è il loro Dio?".

Stazione a San Vitale

Venerdì della II settimana di Quaresima

E' San Vitale l'ampia e caratteristica chiesa romana quasi estraniata al piano inferiore, dove questo
tempio è collocato.

Una graziosa tradizione vuole che questa chiesa fosse stata costruita con la vendita dei gioielli
donati dalla matrona Vestina (questo fu infatti, il primo nome del “Titolo”) in onore dei Ss. Martiri
Gervasio e Protasio, di cui S. Ambrogio aveva trovato i resti a Milano suscitando tanta devozione
anche a Roma.

In ricordo di questo dono S. Gregorio Magno nella “Litania settiforme” da lui istituita, volle che la
processione delle vedove partisse proprio da questo luogo. Nel frattempo, oltre al nome di Vestina,
di Gervasio e Protasio, aveva anche quello di Vitale, probabilmente per gli “apparentamenti”, che
tanto spesso operavano le tarde leggendarie “Passiones”.

L'odierna peregrinazione stazionale si presenta con grandiose visioni di amore e di trionfo; la


chiesa, dalla tipica forma di aula, celebra una ricca liturgia che canta l'eroismo dei Martiri.

Si sa che la chiesa dovette subire molti restauri: più volte nel IX secolo, nel XII e nel XV, finché
Sisto IV, nel 1475, tagliò le due navate laterali riducendola a navata unica.

L'odierna posizione del tempio oggi collocato al di sotto dell'attuale livello stradale, lo nasconde
anche se, recenti restauri della scala cambiata di forma e resa omogenea lascia libera la visuale della
facciata, anche questa riportata alle linee primitive, quasi a far risaltare il martirio del titolare San
Vitale, che nell’anno 662 venne calato in un pozzo e poi lapidato.
Stazione ai SS. Marcellino e Pietro

Sabato della II Settimana di Quaresima

La chiesa attuale, sita all’incrocio delle vie Merulana e Labicana, di un elegante “700” con ricordi
borrominiani, ha sostituito forse un titolo antico. Non c’erano i corpi dei Martiri titolari che
riposavano nel loro maestoso complesso, catacomba, basilica circiforme e mausoleo costantiniano.
“Ad Duas Lauros (Torpignattara)”.

Le loro ossa furono trasportate nel IX secolo nell'abazzia di Saligenstad sul Meno in Germania da
Eginardo consigliere ed amico di Carlo Magno.

Non sappiamo quale forma presentasse questa chiesa la cui costruzione è attribuita a Papa Siricio
nei tempi antichi, in quanto dal 1256 Alessandro IV la rifece e così pure in seguito, Benedetto XIV
incaricò l'architetto Marchese Girolamo Theodoli a riedificarla fin dalle fondamenta. Sotto l'altare
maggiore della chiesa riposano Bonosa e Tulliano.

L'esorcista Pietro e il presbitero Marcellino che nel 304 soffrirono il martirio sotto Domiziano e
Massimiano, hanno però in questa chiesa il loro panegirico infatti sono affrescati sopra l'altar
maggiore dove l'ignoto pittore ha saputo infondervi una ventata di squisita spiritualità. Essi, ministri
del Signore, un giorno furono presi e sottoposti a torture, caricati di catene legate al suolo cosparso
di taglienti rottami di vetro e subirono il martirio nella Selva Nera poi chiamata "Candida Silva".

Vibrante è oggi l'insegnamento dei martiri Marcellino e Pietro i quali nel giorno del loro martirio,
avevano partecipato in cielo al divino banchetto dove si fa festa, come dice il Signore.

Stazione a San Lorenzo fuori le Mura

Domenica III di Quaresima

Su questa basilica, che Costantino volle dedicare al diacono Lorenzo, Papa Pelagio II ne sovrappose
un'altra dedicata alla Madre di Dio.

La basilica laurenziana sorge sul cimitero di Ciriaca a pochi passi da quello di Ippolito, cimiteri
questi, che gelosamente custodiscono corpi di molti Santi e anche quello dello "Stauroforo"
Lorenzo, che morì sulle fiamme.
Il campanile romanico, adorno di lecci che si leva alto sopra l'immenso cimitero romano del
Verano, si unisce nella liturgia in un inno alla vita in una atmosfera, che vede anche gli affreschi
scoloriti del Capparoni, nel tempo che assieme lodano Lorenzo.

La basilica, alla quale si accede dopo il portico del Vassalletto, evidenzia affreschi, mosaici, marmi,
colonne e capitelli inneggianti a Lorenzo e Stefano e parlano del loro sepolcro accanto all'aureola
dorata, che racchiude la lastra marmorea su cui fu adagiato il Diacono bruciato, dopo che fu tolto
dalla graticola.

Nella stessa cripta è ricordato Stefano il primo martire ucciso dalle pietre. Qui giace anche il
sarcofago dove riposa il Beato Pio IX, la cui salma fu anch'essa oggetto di fitta sassaiola, armata da
facinorosi, che nella notte in cui il corpo del Papa venne traslato in questa chiesa, lungo le vie di
Roma, si resero responsabili di tanta ignominia.

Questa cappella era stata restaurata per volere di quel Pontefice, con l'opera di Vespignani e
Fracassino e da Giovanni Battista De Rossi, cofondatore del Collegium Cultorum Martyrum.

Stazione a San Marco

Lunedì della III settimana di Quaresima

Nel 336 il papa Marco avrebbe costruito due chiese: una “iuscta Pallacinas”, l’altra la sua cappella
tombale, nella via Ardeatina. Scavi fortunati, intorno agli anni ’90, hanno evidenziato sette metri
sotto il livello di Piazza Venezia, i resti della chiesa che è forse il primo “titulus” sicuramente
datato; e della via Pollacina entrambe nominate anche da Cicerone.

In questa basilica ci troviamo, come scrive il Cardinale Schuster in un santuario orientale nel cuore
di Roma con Marco da una parte fondatore del seggio patriarcale d'Alessandria e i persiani Abdon e
Semnen dall'altra. Essa fu restaurata nel 792 da Adriano I mentre Gregorio IV nell'833 la dotò di
stupendi mosaici. Fu poi Paolo IV veneziano a darle la forma attuale mentre l'ambasciatore veneto
Nicola Sagredo volle abbellirla nel secolo XVII con l'opera del Torriani.

Vi sono ancora capolavori dell'Alberti, di Isaia da Pisa, del Canoca, del Maratta, di Melozzo da
Forlì e di Mino da Fiesole che in questa chiesa si conservano.
L'odierna liturgia tiene conto del carattere orientale dei titolare della basilica e ci fa leggere il libro
dei Re. L'insegnamento che ci proviene da questa "peregrinatio" stazionale è chiaro! Cristo è nostro
fratello che ha posto il suo seggio in ogni parte del Globo.

San Domenico di Guzman, il beato Barbarigo, San Gaspare del Bufalo e il canonico Borgia fecero
di questo tempio pewrno del loro apostolato romano.

Da questa chiesa il 25 aprile partiva la processione detta delle "Litanie Maggiori" o delle
"Rogazioni di San Marco" che arrivava fino alla basilica di San Pietro.

Esiste però un'altra piccola basilica di San Marco, circiforme che, nel complesso catacombale di S.
Callisto, il noto archeologo e Curator della Pontificia Accademia "Cultorum Martyrum" il prof.
Fiocchi Nicolai sta portando alla luce.

Stazione a Santa Pudenziana

Martedì della III settimana di Quaresima

Sul colle Viminale viene celebrata la stazione a Santa Pudenziana costruita sulla casa del genitore
Pudente nel "vicus Patricius".

Papa Siricio, verso il 390 rifece una prima volta il tempio che era stato in precedenza arricchito da
Pudenziana e da sua sorella Prassede le quali avevano qui deposto i corpi di molti Santi caduti
durante la persecuzione di Domiziano, e dei quali il loro sangue venne raccolto in un pozzo ivi
tuttora esistente.

Il Cardinale Schuster indicava questa sede come residenza pontificia perché casa dei Pudenti dove
si ricollegano le memorie di San Pio I e di suo fratello Erma.

All'interno è possibile ammirare un mosaico del V secolo dove troneggia Cristo circondato dagli
Apostoli inoltre vi è il sarcofago donato dal Cardinale Wisemann dove è conservata la tavola sulla
quale San Pietro celebrò per la prima volta a Roma il Santo Sacrificio.

E' possibile inoltre ammirare i ricordi bronzei del Cardinali Czacki e Luciano Bonaparte sovrastati
dal paradiso del Pomarancio ed attorniati da vivide pitture di Federico Zuccari.
"Dextera Domini exaltavit me" questo viene ripetuto a Santa Pudenziana mentre si eleva al Signore
la preghiera di Redenzione e si procede in questo estremo lembo della "suburra".

Stazione a San Sisto “Vecchio”

Mercoledì III settimana di Quaresima

Questa chiesa fu chiamata “San Sisto il vecchio” perché è il più antico convento che abbiano a
Roma i figli del Santo di Callaroca.

L’attuale costruzione è piuttosto recente; infatti fu edificata nel 1700 dal Papa domenicano
Benedetto XIII (1724-1730). Certamente la fece per onorare la memoria del Fondatore dell’Ordine,
San Domenico, che qui ebbe la prima dimora romana; Onorio III dopo aver approvato l'Ordine dei
Predicatori gli donò questo tempio.

Ancora oggi la chiesa è retta dalle suore Domenicane che qui hanno un convento. All'interno alcuni
restauri avvennero sotto Sisto IV nel 1488 e altri in seguito furono opera del Cardinale Filippo
Boncompagni e, più recentemente, del Cardinale Paul Lienart.

La tradizione vuole che presso questa chiesa il Papa Sisto II si incontrasse con San Lorenzo al quale
predisse il martirio che, peraltro, avvenne dopo tre giorni.

Qui riposano le spoglie mortali di Zeffirino, Antero, Lucio e Sisto II pontefici, tutti i martiri nella
gloria.

Quest'oggi la tappa della Quaresima si svolge in un singolare quadro pieno di attrattiva spirituale;
infatti i bianchi monaci, che circondando l'altare, fanno risuonare le note del "completorium"
preghiera dell'anima cristiana al Signore.

I Martiri venerati in questo tempio antichissimo ripetono ancora la parola di Pietro: "Resistite, fortes
in fide".

Stazione ai Santi Cosma e Damiano

Giovedì III settimana di Quaresima

Oggi, in questo giovedì, San Gregorio Magno indicava la "mezza quaresima" invitando i pellegrini
a venerare i celeberrimi martiri anargiri, cioè i Santi bizantini che gratuitamente curavano i poveri.

Fu Papa Felice IV (526-530) che volle dedicare ai due santi fratelli il tempio sacro di Roma e che
riunì il "templum Romuli".

Dai fori Imperiali salendo la nascosta scaletta nel verde delle aiuole si giunge ad uno dei più antichi
templi di Roma, sovrastato dallo stemma del Cardinale Diacono, che, con un tratto di corridoio
affrescato da Francesco Allegrini si apre alla magnificenza di questa primitiva basilica, che subito si
presenta piena di fascino. Un mistico senso di poesia viene profuso in questa chiesa dall'insieme del
mosaico che campeggia nell'abside in cui Cosma e Damiano, Pietro e Paolo, Felice IV e San
Teodoro circondano il Cristo, dove il cappuccino Fra' Michele e l'Arrigucci seppero delineare in una
caratteristica forma che questo tempio ancora conserva.

Fu poi Urbano VIII Barberini (1623-1644) a far alzare fino a sei metri il pavimento salvando il
tempio dall'umidità.
Proseguendo, la processione stazionale ci s’immette nella chiesa sotterranea dove si venerano le
reliquie dei Santi Cosma e Damiano e di altri Martiri che poi rifulgono con il Cristo nel lucente
mosaico, che sembra diffondere ovunque particolari riflessi di aurea luce.

Stazione a San Lorenzo in Lucina

Venerdì III settimana di Quaresima

La matrona Lucina abitava nella casa dove ora sorge questa chiesa e che ospitò quasi certamente il
Pontefice Marcello nell'anno 308, anche se il titolo è attestato al 366 quando qui venne eletto Papa
Damaso. Sarà Papa Sisto III che, dopo un restauro, dedicherà questa chiesa a San Lorenzo.

Similmente in questa chiesa è conservato il ferro sul quale questo Santo subì il martirio; qui
riposano i Martiri Alessandro, Evenzio e Teodulo, i Santi Vincenzo, Peregrino, Gordiano, Felicola e
Sempronio ed i Papi Ponziano ed Eusabio.

Come tutte le chiese di Roma anche questa subì notevoli rifacimenti. Il più completo fu quello di
Pasquale II (vi è ancora la sua cattedra con iscrizione) ed anche più tardi con il portico caratteristico
e il campanile entrambi duecenteschi.

Ma verso il 1650 la chiesa fu trasformata in stile barocco.

Qui si venera il prezioso Crocifisso del possente genio di Guido Reni riprodotto nel supremo anelito
dell'immolazione.

Fuori dal tempio la pace del silenzio è quotidianamente contrapposta ad un mondo gremito di
uomini e cose; per questo il maestro Riccobaldi del Bava ha scritto nel suo libro, riferendosi al
Crocifisso del Reni… “nessun altro dipinto di questo artista raggiunge una così profonda altezza
spirituale…. questo corpo ha nella sua immobilità crocifissa l'attitudine di un volo”.
Stazione a Santa Susanna

Sabato III settimana di Quaresima

Papa Gaio (283-295) era il fratello del presbitero Gabino che fece erigere questa chiesa in onore di
sua figlia Susanna martire. Questa zona era chiamata "le due case" e qui gli scavi hanno confermato
molte notizie storiche e messo in luce un ricco edifico del terzo secolo. Nel 595 il luogo di culto
ebbe il Titulus Sanctae Susanne sostituendo quello di Titulus Gai.

All'interno del tempio non sono pochi i richiamo storici, liturgici ed artistici che investono il
pellegrino.

L'attuale facciata è di Carlo Maderno mentre alcune statue sono di Stefano Maderno; all'interno le
pareti sembrano tutte un arazzo rotto qua e la da statue e colonne dipinte.

In questo grande arazzo è visibile l'epopea dei Martiri ad iniziare da Susanna che qui si venera.

Viene poi Santa Felicita che Leone III volle seppellire ed ancora il martire Genesio che si convertì
al cristianesimo in maniera singolare venendo torturato e bruciato quasi come Lorenzo, che in
questa chiesa è anche venerato in una cappella a lui dedicata e qui voluta dalla sorella di Sisto V
donna Camilla Peretti.

La chiesa ha subito, lunghe traversie. Si vedono ancora inglobati nei muri, i resti di quella di Leone
III (795-816), rifatti da Sisto IV nel 1475, trasformati poi nel nuovo stile nel 1595.

In una cripta costruita nel 1603 dal Cardinale Rusticucci riposano Eleuterio e Silano, figli di
Felicita. In questo silenzioso sacello si pregano gli invitti Martiri invitti che si pongono messaggeri
dell'idillio della nostra anima con Dio.

Va ricordato che questa Chiesa è oggi, per i cittadini statunitensi, la loro "chiesa nazionale".
Stazione a Santa Croce in Gerusalemme

Domenica IV di Quaresima

Molti restano stupiti da questo nome: "perché in Gerusalemme se è a Roma"? Si meraviglierebbero


ancora di più se sapessero che anticamente veniva semplicemente chiamata “la Gerusalemme” .
Quando Sant’Elena, pochi mesi prima di morire nel 326, tornò da Gerusalemme carica di reliquie,
ne aveva una un po’ strana: aveva riempito la stiva di una nave con terra scavata nei luoghi più santi
di Gerusalemme.

Questa terra fu distesa sotto le lastre marmoree di quel locale del “Palazzo Sessoriano” la reggia
degli imperatori Severi, che doveva diventare poi la cappella privata di Sant’Elena, dove vennero
radunate le preziose reliquie portate dalla Palestina.

Tanto che nel 1743 quando venne rialzato di alcuni metri, il pavimento della basilica non venne
toccato per rispetto di quella cappella; anche oggi per arrivarci si debbono scendere parecchi scalini.

L'affresco meraviglioso che occupa tutto il catino dell'abside e che forse, in questa chiesa tanto
deturpata, è il monumento più bello che rappresenta con ammirevole verismo il ritrovamento di
queste reliquie. Inoltre diversi quadri fusi in un unico affresco omogeneo per la gamma dei colori
sono lì a rappresentare l'invenzione della Croce.

In questa stazione si celebra la festa della Croce e la festa della mistica celeste Gerusalemme; infatti
se lo spirito non è esaltato dalla visione dei monumenti sono le reliquie e la liturgia a parlare
direttamente al cuore di tutti.

Stazione ai Santi Quattro Coronati

Lunedì IV settimana di Quaresima

Questo titolo è di una chiesa tra le più suggestive ed importanti di Roma. E' riferito a quattro illustri
Martiri cioè: Clemente, Simproniano, Claudio e Nicostrato, che furono sepolti non lontano dalla
residenza imperiale e cioè "Ad Duas Lauros" sulla via Labicana.

Qui sono riuniti anche altri Martiri, sia della Pannonia sia di Albano.
All'interno della chiesa nell'affresco dell'abside, miriadi di Santi lodano il Signore. Attiguo alla
chiesa vi è un ospizio che accoglie i diseredati e questo, in quanto intorno al tempio dei Martiri
fiorirono giardini dove cresce la carità di Cristo.

Le religiose Agostiniane sanno da tempo alternare la loro pietà contemplativa a gesti di tanta carità
proprio nell'antico chiostro costruito dai marmorai cosmateschi e vicino al monastero del quale
parte delle venerande mura erano navate del tempio che Papa Pasquale II dedicò poi ai Quattro
Martiri riducendone l'area.

Stazione a San Lorenzo in Damaso

Martedì IV settimana di Quaresima

L’espressione “in Damaso” ci ricorda che questa era la casa paterna di Papa Damaso (366-384). Il
padre fu scrittore, lettore, diacono, sacerdote della chiesa di Roma. La madre Lorenza come San
Lorenzo erano di origine spagnola. Visse con altri parenti e morì quasi centenaria. La sorella Irene
si consacrò a Dio. Quando venne in possesso della casa Damaso volle farne “l’archivio” e forse
anche gli uffici burocratici diocesani. Ce lo dice egli stesso in uno dei suoi epigrammi ed è stato
anche confermato da recentissimi scavi. Non sappiamo quale funzione propriamente avesse la
chiesa che Damaso vi costituì, ed è questo già il quarto tempio in Roma dedicato al Martire
Lorenzo. L’attuale sorse nel secolo XV assieme all’attiguo palazzo della Cancelleria, che Bramante
e Montecavallo vollero edificare nella Roma papale.

La chiesa, dove si accede attraverso il portale del Vignola, è in pratica assorbita dall'attiguo palazzo.

Non era certo così il tempio come lo vediamo oggi, che San Damaso, il papa delle Catacombe e il
cantore dei Martiri, qui innalzò allo Stauroforo.

Quando il Riario iniziò ad edificarlo la facciata era nella posizione che Adriano I e Leone III gli
avevano data rivolta verso via del Pellegrino, nel corso di vari restuauri. Sotto il pontificato di Pio
IX fu completamente rifatta dal Vespignani che volle conservare l'Antica pianta bramantesca;
stupendo sono i molteplici ori, le vivide pitture del Fontana e i marmi lucenti che, con le colonne di
alabrastro orientale, fregiano il baldacchino dove dorme papa Damaso.

La chiesa subì molti restauri; sia nell'antichità quando venne quasi distrutta dal sacco di Roma nel
1527 come in tempi più recenti quando nel 1940 subì danneggiamenti a causa di un incendio.
I resti di papa Damaso riposano sotto l’altare maggiore; egli fu uno dei primi e forse il più grande
dei “cultores martyrum”.

Stazione a San Paolo fuori le Mura

Mercoledì IV settimana di Quaresima

L’odierna stazione era qui presso la tomba di Paolo dove avveniva il terzo “scrutinia” degli
aspiranti al battesimo: non bisogna mai dimenticare che anticamente la Quaresima era innanzi tutto
l’immediata preparazione al battesimo dei neofiti, che venivano ammessi per la prima volta ad
ascoltare la parola di Dio in una funzione liturgica chiamata "In aperitione aurium".

Prospicienti sono le catacombe di Comodilla, dove loculi inviolati dei Martiri e i graffiti
testimoniano la fede dei primi cristiani.

La basilica non era quella attuale, ma quella detta “dei tre imperatori” perché decisa a norma di
decreto e iniziata dagli imperatori Valentiniano, Teodosio ed Arcadio nell’anno 384. Era una
meraviglia!

Vi sono capolavori di artisti antichi come l'arco trionfale di Galla Placidia, come Pietro Cavallini,
come Arnoldo di Cambio autore della cappella del Crocifisso, come il Poletti che ricostruì il tempio
andato distrutto dopo l'incendio accidentale scaturito dai resti di un braciere che, nel sottotetto,
rianimato da un vento impetuoso, trovò facile esca nelle grosse antiche travi di cedro del Libano. Il
pontefice di allora Pio VII, morente nel palazzo del Quirinale, venne pietosamente tenuto all'oscuro
dell'immane disastro.

All'interno sono tuttora visibili alcuni capolavori come il mirabile candelabro pasquale opera del
Vassalletto, il quadriportico del Calderini denso di levigate colonne, che sulla lucentissima facciata
acquista bagliori di fiamma al cader del sole; la preziosissima opera del chiostro, la nuovissima
porta del Maraini, che ritrae Pietro e Paolo.

Alla luce penetrante dalle alabastrine finestre il pellegrino è chiamato qui a mirare la luce di Cristo
per esserne illuminato e riscaldato nello spirito.
Stazione ai Santi Silvestro e Martino ai Monti

Giovedì IV settimana di Quaresima

Era questo il “Titulus Equitii”, una grande cappella domestica della prima metà del III secolo che il
prete Equizio, secondo gli studi fatti sui materiali e le tecniche di costruzione, vissuto al tempo dei
Severi, fece qui costruire e che quindi è uno dei più antichi luoghi di culto.

San Silvestro, all'inizio della pace costantiniana, eresse sopra questa dimora una chiesa; fu poi Papa
Simmaco (498-514), a costruirvi accanto due celebri oratori dedicati uno a San Martino di Tours e
l’altro San Silvestro papa.

Sergio I ne intraprese un completo rifacimento che fu continuato da Leone IV che al restauro volle
annettere alla chiesa un cenobio di monaci. L'attuale chiesa è del 1650, restaurata poi nel 1780.

Scendendo la gradinata è possibile ammirare gli oscuri meandri della Domus Aequitia del titolo del
prete Equizio. Qui sono conservati i ricordi di Martiri antichi, qui trasportati nel secolo IX, dai
cimiteri suburbani.

Risalendo nella basilica si ammira il baldacchino dell'altare maggiore di Pietro da Cortona che ha
ideato le laterali gradinate convergenti. Le navate invece sono affrescate a Gaspare Poussin con
paesaggi della campagna romana. Nella navata di sinistra sono gli affreschi di Filippo Gagliardi
rappresentanti l'interno della basilica di San Giovanni in Laterano prima del rinnovamento
borrominiano, nonché l'antica basilica di San Pietro. Importante inoltre è l'affresco, che rappresenta
la riunione del concilio di Nicea del 325 dopo Cristo, in cui fu condannata l'eresia di Ario, con in
calce l'iscrizione celebrativa del Baronio.

In questo tempio di Martino e Silvestro l'odierna peregrinazione stazionale parla al fedele della sua
resurrezione in Cristo.

Stazione a San Eusebio

Venerdì IV settimana di Quaresima

Il titolo di San Eusebio sorge presso i ruderi della mostra dell'acqua alessandrina in località
chiamata, fin dai tempi antichi, "trofei di Mario".
Chi vede in un angolo rientrante di piazza Vittorio, questa chiesa appollaiata sulla gradinata come
una palafitta, difficilmente ne immagina la gloriosa storia. Fu la casa del coraggioso prete Eusebio
condannato lì dentro a morire di fame dall’imperatore ariano Costanzo II. Nell’anno 357 per
venerazione a questo martire diventò il “Titulus Eusebii” attestato poi nei Sinodi.

Vi era qui una grande fossa comune per schiavi e derelitti che non possedevano tomba. E’ Orazio a
descrivere con atroce realismo la campagna biancheggiante di ossa invasa da cani e da streghe.
Quando Mecenate qui costruì la sua villa di cui oggi ancora resta l’auditorium, Orazio dirà
finalmente: “Si può ora abitare su un Esquilino risanato”.

Fu Gregorio IX nel 1230 a costruire qui una chiesa di cui resta ancora l’abside e il campanile di tipo
romano. L’attuale sistemazione risale al 1719. All'epoca, Raffaele Mengs ne raffigurò la gloria del
Martire Eusebio.

Questa chiesa naturalmente, posta sull'attuale piazza è importante anello di congiunzione tra il
Laterano e la basilica Liberiana.

Da quando la chiesa di Sant’Antonio abate diventò la cappella del Russicum, è qui che il 17 gennaio
vengono benedetti gli animali.

Stazione a San Nicola in Carcere

Sabato IV settimana di Quaresima

Questa zona pianeggiante, che dal Tevere arriva alle propaggini del Campidoglio, del Palatino e
dell’Aventino, fu sempre importante nella vita della città di Roma; infatti è zona di abitazioni
antichissime quali l'area di Sant’Omobono, l'area di commercio con il porto tiberino, e qui vi è il
primo ponte “Sublicio”, il foro boario, il foro olitorio o delle verdure.

Vi furono qui anche templi antichi, come quello Etrusco della “Mater Matuta”, quello di
“Portunus”, oggi chiamato della fortuna virile, e molti altri più recenti.

Alcuni furono poi demoliti per costruire per esempio il Teatro Marcello. Sui ruderi di tre di essi
(probabilmente Ianus, Spes, Iuno Sospita) sorse questa chiesa - una delle sessanta - dedicata al
Vescovo di Mira San Nicola.

Sorse sul luogo dove Servio Tullio forse, eresse la pubblica prigione nelle latomie del Campidoglio.
La chiesa non ha perduto la sua primitiva linea basilicale, nonostante i restauri di Bonifacio IV,
Felice I, Nicolò II e Alessandro VI. Il Cardinale Pietro Aldobrandini ne affidò poi il completo
rifacimento a Giacomo Della Porta.

Sotto l'altare maggiore si venerano i corpi dei Martiri della via Portuense, Faustino e Beatrice.

La liturgia odierna si ispira ai sentimenti che dentro di essi i catecumeni custodivano avvicinandosi
al giorno del battesimo.
Stazione a San Pietro in Vaticano

Domenica V di Quaresima

Quando Domenico Fontana “voltò” finalmente San Pietro (dietro la spinta di Sisto V, aveva fatto in
22 mesi, quanto aspettava da 54 anni!) sotto l’immensa cupola vi erano gli enormi pilastri
michelangioleschi completamente spogli. Il Bernini ebbe la splendida idea, se fu sua, di farne dei
“reliquiari” per le principali reliquie in possesso della basilica. Costruì in alto delle loggette per
l’esposizione, utilizzando le colonnine tortili del sacello costantiniano, che saranno il modello di
quelle che farà fondere in bronzo per il suo “baldacchino”. In basso delle grandi statue dovevano
indicare di che cosa si trattava. Scolpì egli stesso la statua di “San Longino” (reliquia: la Santa
Lancia) e disegnò le altre Sant’Andrea (reliquia la sua croce), Sant’Elena (reliquia legno della vera
Croce), la Veronica (reliquia il velo della Veronica, la più prestigiosa delle reliquie della basilica).
Ancora oggi, in questa occasione, si dà la benedizione con queste insigni reliquie.

La basilica vaticana, nel giorno d'inizio del cammino di Cristo verso il Calvario con le tante reliquie
della sua Passione, che qui sono conservate, meglio favorisce la meditazione del cristiano, che, sotto
la volta della cupola michelangiolesca, riflette sulla croce "ara dell'olocausto divino".

Stazione a San Crisogono

Lunedì V settimana di Quaresima

L'odierna stazione è dedicata ad un martire tra i più onorati della primitiva cristianità. Fu costruita
sopra l'abitazione dello stesso martire greco ed è probabilmente costantiniana. Nel 731 Papa
Gregorio III la restaurò con grandi colonne di porfido e attiguamente vi eresse un monastero
dedicato a San Lorenzo.

L'attuale basilica di San Crisogono si deve al Cardinale Scipione Borghese, che nel '600 ne ordinò
la sistemazione a Giambattista Soria, dopo i ritocchi voluti dal Cardinal Giovanni da Crema nel XII
secolo.

Il "titutus Chrysogoni" è relativo alla primitiva basilica fatta costruire sette metri di profondità dal
livello stradale su resti di edifici imperiali. Gli scavi, che è possibile visitare, mostrano l'ampia
abside con lo zoccolo decorato da clipei e da losanghe e similmente sono visibili due navatelle
laterali e il nartece.
Questi resti furono scoperti dallo studioso Marucchi, che fu altro cofondatore del Collegium
Cultorum Martyrum.

Il nome di Crisogono, invitto martire di Cristo, figura nel canone della Messa e l'odierna liturgia
suggerisce l'invocazione al Maestro perché conceda al popolo la salute dell'anima e del corpo.

Stazione a Santa Maria in via Lata

Martedì V settimana di Quaresima

Nei Messali e negli Ordines più antichi di questa Stazione il titolo è “ad Petrum Cyriacum”, già
attestato nel V e VI secolo che si trovava “vicino alle Terme di Diocleziano” nella zona della attuale
via XX Settembre.

Della chiesa primitiva esistono notevoli avanzi nei sotterranei. Qui gli antichi vollero riconoscere la
"custodia militaris" della quale parla l'Apostolo delle genti, dopo essere sbarcato a Pozzuoli giunse
a Roma e per due anni qui rimase a ricevere i cristiani a dar loro consigli e anche a scrivere lettere.

Analoga antica tradizione vuole che qui soggiornassero pure San Pietro e gli evangelisti Luca e
Giovanni.

Entrando nel tempio attraverso il vestibolo della facciata commissionata a Pietro da Cortona da
papa Alessandro VII la chiesa mostra opere d'arte e le monumentali tombe dei Bonaparte. Qui
vennero trasportate nell'alto medioevo le reliquie del Martire Ciriaco dalla via Ostiense.

La stazione odierna fissata tra una delle più belle chiese del centro di Roma, porta ad elevare lo
spirito in un inno secolare di gloria verso la Vergine e, con le reliquie dei Martiri qui venerati,
rammenta come sia necessario cercare il Signore per ascoltare la sua parola e amarlo sempre più.

Stazione a San Marcello

Mercoledì V settimana di Quaresima

Di una prima basilica, orientata all'opposto dell'attuale, già si parla nell'VII secolo.

L'attuale tempio di San Marcello è ricco di opere d'arte. La sua ricostruzione fatta dopo l'incendio
del 1519, che lo distrusse completamente, mette in risalto gli affreschi di Pierin del Vaga e di
Daniele da Volterra, di Pellegrino Tibaldi e di Federico Zuccari. Virginio Vespignani poi nel 1874
ripristinò con grande maestria il tempio nell'armonia delle linee volute da Jacopo Sansovino.

All'ingresso è visibile la tomba del Cardinale Michiel, eretta su cataste di libri di marmo per
indicare i 730 codici da lui donati alla chiesa.

Si entra nella cappella del grande Crocifisso ligneo del 1400, che rimase intatto dopo l'incendio e
che poggia su altare ricco di reliquie di martiri. Al centro riposa il pontefice Marcello, il cui nome è
associato ancora a quello della matrona Lucina, che qui ebbe le sue dimore e che poi convertì in
chiese, dove probabilmente quel pontefice esercitò il suo alto ministero. Ma l'imperatore Massenzio
lo condannò trasformando quella abitazione in stalla. San Marcello qui morì di stenti tra le bestie
del "catabulum" e la stessa Lucina volle seppellirlo nel cimitero di Priscilla, dal quale poi fu
riportato qui nel suo titolo.

La liturgia odierna di questa chiesa stazionale è un insieme di passione e di resurrezione. Parla con
tanti accenti della morte del Cristo, ma con altrettanti del suo trionfo.
Stazione a Sant'Apollinare

Giovedì V settimana di Quaresima

La diaconia di Sant'Apollinare Martire, Vescovo di Ravenna, è una delle non poche chiese, che, in
Roma al tempo dell'esarcato bizantino, vennero dedicate al discepolo prediletto di San Pietro, che
da lui fu ordinato Vescovo e mandato ad evangelizzare la Romagna.

Per questo motivo sia a San Giovanni in Laterano come a San Pietro (nell’atrio dell’antica basilica),
vi era una cappella di rappresentanza dedicata a Sant’Apollinare.

La chiesa è ricordata per la prima volta nella biografia di Adriano I verso l'anno 780;
successivamente Leone X eresse il tempio in titolo e SistoV tolse il privilegio. Fu poi restaurata da
Alessandro VI e Benedetto XIV (1740-1758), che lo fece riedificare da Ferdinando Fuga.

Va ricordato che sul portico esterno della chiesa è affrescata la Regina degli Apostoli che dipinse
forse il Perugino, ma certamente di scuola umbra.

Il suo alto campanile cosmatesco domina le rovine del foro. Nella chiesa riposano anche i martiri
della via Latina: Nemesio, Olimpio, Simpronio, Esuperia e Teodulo che vennero qui trasferiti nel
999 dal pontefice Gregorio V.

Sull'architrave dell'antica chiesa era scritto "currite Christicolae templum ingredite cuncti. Sit pax
intranti, redeunti gratia sancti" e per questo, ossequienti all'invito in questo tempio, si entra per
cercare la pace e trovare la grazia dei Santi.
Stazione a Santo Stefano al Celio (Rotondo)

Venerdì V settimana di Quaresima

Il tempio di Santo Stefano "in Celio monte" o Rotondo come era chiamato dai romani conserva
forse la stessa forma del Macellum Magnum di Nerone.

Al centro s'impernia l'altare visibile da ogni parte con attorno una trionfale epopea dei martiri.

Un frammento della mappa di Roma “forma urbis” di Settimio Severo prima, e poi gli scavi
recentissimi visitabili sia sotto come accanto alla basilica, escludono tale identificazione.

Qui c’erano i “Castra peregrina”, caserme per soldati di passaggio o ausiliari temporaneamente
comandati a Roma. Per essi, nel II – III sec., era stato costruito anche un interessante Mitreo.

Il grandissimo edificio è quindi, opera interamente cristiana, ed è quello consacrato da Papa


Simplicio (468-83) nel 470, dove all'interno sono venerati i Martiri Primo e Feliciano, che Papa
Teodoro trasferì in questa chiesa erigendo loro un oratorio di cui è visibile solo l'abside musiva.

L’edificio però aveva un anello in più con un diametro molto maggiore. L’anello fu soppresso,
sembra, nel sec. XV dal grande Leon Battista Alberti che qui iniziò la carriera di architetto, per
l’impossibilità a conservarlo. La cosa più conosciuta di questa chiesa è però il “martirologio” del
Pomarancio che ha affrescato questa storia di sangue intorno al giro di pareti senza alcun
eufemismo artistico ma con terribile verismo.

All'uscita del tempio è visibile il Colosseo dove furono martirizzati molti cristiani.

Stazione a San Giovanni a Porta Latina

Sabato V settimana di Quaresima

Oggi la stazione di San Giovanni a Porta Latina rivela una particolare luce della fede. Sorse nel V
secolo il tempio che più volte venne rifatto. Il campanile del 772 si conserva ancora unitamente a
dodici colonne di porfido e altre di marmi chiari o scanalati.

Sono anche visibili frammenti di epigrafi e avanzi di affreschi medioevali che appaiono sotto le
nere capriate.

Questa chiesa, che fu ricordata da San Gregorio Magno, possiede capolavori d'arte cosmatesca e un
bel soffitto rifatto da Clemente VIII, mentre il mosaico dell'abside venne eseguito nel secolo XVI su
cartone del Cavalier d'Arpino.

Questa diaconia, posta all'inizio della via Appia, e "ante Portam Latinam" ricorda la fecondità del
seme che non muore.

Dal convento attiguo già delle Monache Turchine della beata Fornari, ora i Servi della Carità
(Rosminiani) fanno partire la processione stazionale dal piccolo sacello bramantesco di “S.Giovanni
in aleo” nel luogo tradizionale dello stesso martirio, rimasto senza effetti, che sarebbe stato inflitto
all’Evangelista Giovanni. Nonostante la brevità del percorso, è particolarmente interessante poter
realizzare interamente il rito stazionale.
Stazione a San Giovanni in Laterano

Domenica delle Palme

Inizia il tempo più importante della Quaresima: la “Settimana Maggiore” o Santa ed è giusto che
cominci dalla cattedrale dell'Urbe, San Giovanni in Laterano, cioè dalla chiesa "caput et mater" di
tutte le chiese del mondo.

Sembra che originariamente il rito stazionale e Benedizione delle Palme fossero separati; più tardi
furono riuniti ma tutto avveniva nella basilica: non si conosce, infatti, una “chiesa collecta” per
questo giorno.

Il rito della benedizione delle Palme comportava che una processione del clero che sostava fuori
dalla chiesa dovesse bussare con l’asta della croce per farsi aprire, mentre venivano eseguiti canti
latini, che il popolo considerava come un lamento dello stesso clero rimasto fuori.

Dalla combustione dei resti delle palme benedette venivano poi ricavate “le ceneri” per la
quaresima dell’anno seguente.

Il Cardinale Schuster indica come la liturgia di questo giorno risalga al periodo aureo della
legislazione liturgica.

La peregrinazione di questa domenica degli ulivi ha molteplici richiami; di questi parlano le


venerande mura della cattedrale del mondo ripetendo che solo seguendo il Cristo, non nel trionfo
effimero della terra ma nel dolore e nella passione, si giunge senz'altro alla Resurrezione.

Stazione a Santa Prassede

Lunedì della Settimana Santa

Prassede e Pudenziana erano, secondo la tradizione, le due figlie sante del senatore Pudente
anch'egli santo. I due figli, invece erano piuttosto discoli e anticristiani. Abbiamo già visto che un
Titulus Praxidae è attestato già alla fine del IV secolo.

Nel titolo di Santa Prassede, Pasquale I dette onorata sepoltura a 2300 martiri. Anche questa chiesa,
come Sant'Eusebio e San Martino ai Monti, sorge dove fu il clivo suburrano.

La prima memoria risale all'anno 499 poiché sappiamo che nel Concilio di Papa Simmaco
intervennero due preti di questo titolo. Si vuole anche che Pasquale I pontefice sia stato titolare di
Santa Prassede e che, da pontefice, la fece completamente restaurare dotandola dei mosaici, che
ancor'oggi ne ornano l'abside e l'arco trionfale.

Le spoglie della santa titolare riposano nella cappella sotto l'altare maggiore; sono qui visibili anche
dipinti con scene del martirio dei Santi Celso, Giuliano, Crisanto, Daria, Ilaria, Giasone e Mauro. E
questo fa pensare che qui, agli albori del secolo IX, papa Pasquale I ne ordinasse il trasporto dei
corpi.

San Carlo Borromeo fu titolare di questa chiesa e vi fece compiere importantissimi lavori;
successivamente, attraverso i secoli, contribuirono al suo abbellimento Alessandro de' Medici, che
fu poi papa Leone XI e che fece affrescare la navata principale; nel 1730 il Cardinal Luigi Pico
della Mirandola, che fece costruire il sontuoso altare maggiore.
La cappella bizantina, dove è conservata una colonna che si dice essere quella della flagellazione di
Nostro Signore, è tutta rivestita in mosaico e qui sono composte le spoglie mortali dei Santi Zenone
e Valentino qui volute dal papa Pasquale I.

Tutto lo splendore di questo tempio mette in risalto la Passione di Cristo davanti alla colonna Santa
dove fu legato il Salvatore. Le parole del profeta acquistano qui drammaticità ho dato il mio corpo a
quelli che mi percuotevano…. non ho nascosto la mia faccia a chi mi sputacchiava.

In questa luce si compie la peregrinazione quaresimale di oggi.

Stazione a Santa Prisca

Martedì della Settimana Santa

E' questa l'ultima stazione ordinaria della quaresima che si svolge sul sacro colle dell'Aventino nella
chiesa di Santa Prisca.

Questa fu un tempo la casa della Santa titolare abitata anche da Aquila e da Prisco, i due coniugi
che ospitarono Pietro ed esposero la loro vita per salvare Paolo, quando era nel porto efesino in
oriente.

Questo fatto è confermato nel rinvenimento di una casa romana avvenuto nel 1776 con dipinti e da
altri monumenti cristiani.

Al tempo di Pio VI si scoprì anche un oratorio con pitture del IV secolo inneggianti ai due Principi
degli Apostoli.

Mentre, seguendo il tragitto sull'Aventino dell'ultima processione stazionale della Santa Quaresima,
viene innalzata la testimonianza come ricordato da Paolo, che dice "noi dobbiamo gloriarci della
croce di Cristo in cui è la salvezza la vita e la nostra resurrezione" e perciò ci congedano le parole
del salmista, che conclude "faccia Egli risplendere il suo volto su di noi".

Santa Maria Maggiore

Mercoledì della Settimana Santa


Stazione a San Giovanni in Laterano

Giovedì della Settimana Santa

Stazione a Santa Croce in Gerusalemme

Venerdì della Settimana Santa

Stazione a San Giovanni in Laterano

Sabato della Settimana Santa

Santa Maria Maggiore

Domenica di Pasqua
Stazione a San Pietro in Vaticano

Lunedì dell’Ottava di Pasqua

Stazione a San Paolo fuori le Mura

Martedì dell’Ottava di Pasqua

Stazione a San Lorenzo fuori le Mura

Mercoledì dell’Ottava di Pasqua


Stazione ai Santi XII Apostoli

Giovedì dell’Ottava di Pasqua

Santa Maria ad Martyres (Pantheon)

Venerdì del periodo pasquale

L'edificio attuale del Pantheon fu costruito dall'imperatore Adriano, lo stesso che si fece costruire il
mausoleo di Castel S. Angelo, fra il 118 e il 125 d.C. e che dedicò ai "Dei Superni o Astrali".

E' costruito secondo varie teologie, naturalmente pagane, dalle più antiche dei sette pianeti le
grandi nicchie, a quelle più recenti ellenistica o dei dodici dei. Con l'influenza della religione
etrusca venne edificata la cupola, una sfera di cento piedi, cioè 43,40 metri come l'uovo cosmico
etrusco, munita di un "occhio" centrale inteso ad impedire l'ingresso nel tempio degli influssi
celesti.
Il Pantheon (o la Rotonda come è anche conosciuto il tempio) fu costruito nel 27-25 a.C. da Marco
Vespasiano Agrippa genero e ministro di Augusto e, come già detto, fu rifatto poi dall'imperatore
Adriano.

L'attuale denominazione della chiesa "Santa Maria ad Martyres", risale al 608-609 quando
l'imperatore bizantino Foca donò quel tempio a papa Bonifacio IV, che, senza modificarne le
strutture originarie, lo trasformò e lo dedicò ai Martiri e alla loro Regina.

Papa Urbano VIII Barberini, nel 1632, utilizzò i bronzi del pronao per realizzare il baldacchino
nella basilica di San Pietro.

Più tardi, dal 1747 al 1758, Paolo Posi operò per il rifacimento della decorazione marmorea interna
del tamburo; tutte queste variazioni non scalfirono mai la maestosa bellezza di questa chiesa che
tale rimane.

Questa Stazione convoca i fedeli e i neofiti ad unirsi a tutti i Martiri, abbracciando così in questo chi
ha dato la vita e ha sofferto per la fede cristiana.

Stazione a San Giovanni in Laterano

Sabato dell’Ottava di Pasqua

Stazione a San Pancrazio

Domenica II di Pasqua (in Albis)

Nei tempi più antichi della sua istituzione il grande periodo battesimale terminava, dove aveva
cominciato cioè nella Cattedrale a San Giovanni in Laterano: nella Stazione vigiliare della notte tra
il Sabato e la Domenica dell'ottava di Pasqua i neo-battezzati deponevano le vesti candide "in albis
deponendis".

La domenica, come per Pasqua, non aveva "stazione" cioè Messa Pontificale.

Ma più che la deposizione della veste candida, che, in realtà, non durò molto tempo e che fu
soppressa quando si battezzarono sempre più spesso i bambini, era la rinnovazione delle promesse
battesimali, che veniva fatta a San Pancrazio, già considerato "difensore" dei giuramenti e delle
promesse.

Questa chiesa è posta sul Gianicolo ed è dedicata all'invitto martire Pancrazio; è qui che termina il
ciclo delle stazioni romane celebrato con rinnovato splendore di riti e con concorso ininterrotto di
fedeli.

Qui partecipa alla solenne cerimonia odierna la Pontificia Accademia Cultorum Martyrum che si
unisce ai vari collegi ecclesiastici dell'Urbe e alle diverse associazioni giovanili dell'Azione
Cattolica nell'ultima processione stazionale nella quale, in luogo delle invocazioni penitenziali,
risuona festoso l'Alleluia cristiano per significare la festa del Signore.
La cerimonia odierna è ricordata già ai suoi tempi da San Gregorio di Tours, che racconta come i
cittadini di Roma potevano accedere alla tomba del Martire Pancrazio qui nella sua basilica sul
Gianicolo. (dal: De Gloria Martyrum).

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