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Matteo Valente 5°A MC 28/11/2018

Schopenhaurer e il dilemma del porcospino:

Il "dilemma del porcospino" di Schopenhauer è un concetto ideato dal filosofo


tedesco nel "Parerga e Paralipomena". Questo dilemma vuole analizzare la corretta
distanza che ogni essere umano deve mantenere con un suo simile; il filosofo utilizza
un'analogia, con un tipico animale solitario: il porcospino. Questo infatti non è solito
fare branco, vive da solo e lontano dalle altre specie animali. È dotato di aculei, con i
quali si difende ma a causa dei quali rischierebbe, in caso di eccessivo
avvicinamento, di ferire anche chi non vorrebbe ferire; infatti in questo tratto il
filosofo racconta di un gruppo di porcospini che per sfuggire al freddo decidono di
avvicinarsi, accerchiandosi, per produrre calore. Il problema sorge nella distanza da
mantenere: se questi si avvicinano troppo tra di loro feriscono il vicino e vengono a
loro volta feriti, ma se si trovano troppo lontani non producono abbastanza calore e
sono destinati a soffrire il freddo. Da qui nasce il dilemma: Schopenhauer si
interroga su quanto distante ogni uomo debba mantenersi dalla società. Secondo il
filosofo infatti l’uomo è da sempre portato ad avvicinarsi eccessivamente, instaurare
troppe relazioni che lo espongono inevitabilmente alle “spine”. Ognuno deve essere
in grado di farsi “calore” da solo, grazie alle proprie emozioni, alla propria
personalità, ma allo stesso tempo non allontanarsi eccessivamente poiché il calore
degli altri è fondamentale, se non si vuole rischiare di sopperire al freddo, causato
dalla eccessiva solitudine. Quando si entra in contatto con una persona si rischiano i
dolori più profondi: un amore o un’amicizia può finire creando dispiaceri, così come
se una persona subisce una disgrazia, il dispiacere inevitabilmente colpisce anche
coloro che lo circondano in quanto saranno afflitti, preoccupati per la sorte del
suddetto. Possono esserci tante risposte a questo dilemma, ognuna delle quali è
giusta o sbagliata, in base all'opinione personale. Ciò che penso è che le interazioni
umane rendono il genere umano migliore; è fondamentale l'integrazione sociale,
attraverso cui è possibile conoscere tanti valori quali il rispetto, la fiducia o la lealtà.
è importante circondarsi di persone che ci facciano stare bene e ci dispensino
esempi da seguire; non tutti siamo uguali, spesso con la disuguaglianza si possono
imparare molte cose con cui migliorare sé stessi. Attraverso le interazioni sociali si
mette costantemente alla prova la propria personalità e discutendo di sé stessi e
delle proprie idee: è fondamentale non rimanere focalizzati sul proprio punto di
vista ma essere in grado di aprirsi ad altre opinioni per capire meglio la realtà che ci
circonda. In questo modo è possibile migliorarsi in quanto da un rapporto solido si
può solo che imparare e conoscere lati caratteriali che talvolta possono rimanere
nascosti. D’altra parte è anche vero che la solitudine non è nociva, se limitata nel
tempo e non imposta; ognuno di noi ha bisogno di un proprio spazio, di dedicare un
momento della giornata a sé stessi, lontano da tutti gli altri. È fondamentale per
conoscersi meglio, per pensare e concedersi riflessioni che con altre persone non
sarebbero possibili. Stare soli è una capacità che non tutti hanno; non tutti infatti
Matteo Valente 5°A MC 28/11/2018

riescono a concedersi dei momenti per sé stessi poiché ne hanno quasi paura,
ignorando che però la solitudine a volte può essere una cura: allontanarsi dal resto
del mondo, dal suo caos, porta solo a benefici della propria psiche. Dunque credo
che la risposta al dilemma sia semplicemente seguire un equilibrio: vivere nella
società, socializzare ed instaurare rapporti umani senza però dimenticarsi di sé
stessi, o meglio, di ricavare degli spazi personali per interagire solo con i propri
pensieri.

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