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Anno XIV n.6 /98 - DICEMBRE 1998 - Sped. a. p. - art.

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NORD

N. 48
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“Sodalitium” Periodico - Ai sensi della Legge 675/96 sulla tutela dei dati personali, i dati
n° 48, Anno XIV n. 6 Dicembre 1998 forniti dai sottoscrittori degli abbonamenti verranno trattati in
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Direttore Responsabile don Francesco Ricossa In copertina: San Pietro Martire. Dipinto del
Autorizz. Tribunale di Ivrea n. 116 del 24-2-84 Guercino del 1647 (Pinacoteca Civica di Cento, prov.
Stampa: AGES - Torino di Ferrara).

✍ Sommario
Editoriale pag. 2
La Tomba di Pietro e il primato di Roma pag. 3
Controrivoluzione e Giudeo-massoneria pag. 14
Il Papato Materiale (parte seconda) pag. 23
L’Osservatore Romano pag. 36
Brevi notizie sulla Fraternità S. Pio X pag. 50
VITA SPIRITUALE: Il Figliuol Prodigo pag. 54
Della morte pratica (S. Alfonso) pag. 60
RECENSIONI: Da Cranmer a Montini… pag. 62
Segnalazioni pag. 64
Vita dell’Istituto pag. 67

Editoriale
ranza, poiché la nostra forza non consiste nel
numero o nel denaro, ma nella perenne vali-
dità delle idee, che sono quelle della Chiesa
cattolica. Perché questo desidera essere sem-
Sodalitium si fa in tre pre Sodalitium: una rivista cattolica, uno stru-
mento di apostolato, per la gloria di Dio, la

Q
uesto Natale Sodalitium compie quin- salvezza delle anime, l’esaltazione della Chie-
dici anni. Nato come mensile, divenu- sa e l’umiliazione dei Suoi nemici. Cattolici,
to trimestrale, è ormai da un po’ di quindi, e niente più: né “tradizionalisti”, né
tempo, anche se solamente di fatto, un seme- “lefebvristi”, e neppure “sedevacantisti”.
strale! Un nostro preciso impegno, pertanto, Pur interessandosi a tutto quanto concer-
sul finire di questo anno 1998, è quello di ri- ne la vita e la dottrina della Chiesa e della re-
tornare a pubblicare almeno quattro numeri ligione cattolica, Sodalitium propone ai suoi
di Sodalitium all’anno, se questa è la volontà lettori un approfondimento qualificato su al-
di Dio. Se la periodicità lascia quindi un po’ a cuni temi ben determinati: lo studio del-
desiderare (e la colpa è principalmente del di- l’ebraismo, quello della massoneria e dell’eso-
rettore!), ci sembra che la rivista abbia fatto terismo, l’analisi attenta del Vaticano II, della
dei passi da gigante, in rapporto a quell’ormai sua storia e dei suoi documenti, nonché
lontano 1983, quanto al numero di pagine e, dell’insegnamento successivo sino a noi, gli
lo speriamo, anche quanto alla qualità di ogni argomenti teologici, soprattutto sul magistero
numero, dalla grafica ai contenuti. Malgrado della Chiesa e il suo valore. Infine l’attualità,
le difficoltà, dovute in buona parte alle posi- non sempre esente da polemiche, riguardante
zioni altamente “scorrette”, Sodalitium ha or- l’eterogeneo fronte dei cattolici che si oppon-
mai acquistato il suo spazio nella cosiddetta gono alle riforme conciliari. Non a tutti i letto-
battaglia delle idee: viene letto, consultato, ri interessa ogni argomento da noi trattato;
diffuso spontaneamente tra i lettori, guada- tutti i lettori possono però trovare qualche co-
gnando una sia pur piccola autorità morale. sa che li interessi. Questo approfondimento,
Di fronte all’esiguità dei nostri mezzi, il suc- che fa la qualità di Sodalitium, rende però la
cesso di Sodalitium è per noi oggetto di spe- nostra rivista difficile per alcuni, arida per al-
3

tri, troppo complessa per passare tra tutte le


mani o essere utilizzata per l’azione concreta. Archeologia
A questa difficoltà, che ci era da tempo pre-
sente, abbiamo cercato di porre rimedio: So-
dalitium si fa in tre!
Sodalitium si fa in tre (anzi, in quattro, se LA TOMBA DI PIETRO E IL
consideriamo che esce di già in edizione
francese e edizione italiana): senza nulla PRIMATO DI ROMA
mutare o diminuire della serietà della rivista
principale nelle sue due edizioni (cercando don Curzio Nitoglia
anzi di migliorarne, come detto, la periodi-
cità), Sodalitium si affianca due altri stru- La tomba di Pietro
menti di lavoro e di apostolato.
Il primo, la Rassegna stampa di Sodali-
tium, è una realtà da Voi già conosciuta. Es-
sa segue, su parte della stampa nazionale e
L a tradizione della Chiesa vuole che Pietro,
prescelto da Gesù ad essere suo Vicario
in terra, venisse a Roma e vi morisse martire,
su quella specializzata, gli argomenti di cui durante la persecuzione di Nerone, crocifisso
sopra, diventando, per le persone interessa- a testa in giù, e fosse sepolto in Vaticano, vici-
te, uno strumento utilissimo per articoli, con- no al luogo del suo glorioso martirio. Sulla
ferenze, citazioni ecc. Il secondo, che vuole sua tomba, divenuta ben presto oggetto di ve-
limitarsi volontariamente a poche pagine e si nerazione, nel IV secolo sorse per volere di
chiamerà Il Buon consiglio, è un Sodalitium Costantino, la prima Basilica vaticana.
più semplice, più svelto, più attento alla vita Questa tradizione si offre alle indagini
spirituale e alle verità basilari del cristianesi- della scienza. La professoressa Margherita
mo, un tempo note a tutti ma oggi dimenti- Guarducci (già titolare della cattedra di Epi-
cate dalle persone semplici come da quelle grafia e Antichità greche all’Università “La
colte. Nel nostro intento, si tratta di un foglio Sapienza” di Roma, socio nazionale dell’Ac-
che può penetrare in tutte le case, facendo cademia Nazionale dei Lincei, socio ordina-
del bene a tutti e invogliando chi è interessa- rio della Pontificia Accademia Romana di
to all’approfondimento e alla lettura del So- Archeologia, membro di varie altre accade-
dalitium classico. Sodalitium e Il Buon consi- mie italiane e straniere, fra cui la British Aca-
glio si ricevono su domanda e con libera of- demy in Inghilterra e la Mainzer Akademie in
ferta; la Rassegna stampa, a prezzo modicis- Germania, è anche Presidente della Commis-
simo, alla portata di tutte le borse. sione per le Inscriptiones Italiae, ed è inoltre
Vi sarà chi leggerà volentieri le tre riviste autrice di oltre quattrocento scritti, pubblicati
in una; chi invece ne leggerà solo una o due: in Italia e all’estero) ha studiato scientifica-
confidiamo che tutti trovino qualche cosa di mente la questione, lavorando a partire dal
buono nei nostri scritti, per sé o per gli altri. 1952 nei sotterranei della Basilica Vaticana,
A questa attività della buona stampa, biso- riuscendo a decifrare gli antichi graffiti sotto
gna aggiungere l’edizione di libri ed opuscoli, l’Altare della Confessione (1958) e infine a
curata dal Centro librario Sodalitium: in que- identificare le reliquie di S. Pietro (1964).
sto campo abbiamo raggiunto un innegabile Nel presente articolo mi baso su alcuni
successo, inaspettato per noi stessi. suoi libri, che cito abbondantemente, e ai
Ridotti a piccolo numero, i sacerdoti non quali rinvio il lettore che volesse approfon-
possono oggigiorno essere ovunque, come dire la questione (1).
vorrebbero, a soccorrere le anime poste tut- «Il Magistero dei Papi (...) non sarebbe
te in una estrema necessità. Con la preghie- concepibile se non fondato a Roma, sulla tom-
ra, si riesce ad essere presenti spiritualmente ba dell’Apostolo al quale il Redentore affidò
anche dove fisicamente si è assenti. Dopo la le chiavi del Regno dei Cieli. Tale pensiero fu
preghiera (senza la quale tutto è sterile), ci più volte espresso da Pio XII. Egli era convin-
illudiamo di fare un po’ di bene anche con lo to che non senza una provvidenziale volontà
scritto, raggiungendo facilmente le persone Roma fosse divenuta centro dell’Impero di
più lontane, sotto tutti i punti di vista. Augusto, per poi trasformarsi nel “centro spi-
Se solo riuscissimo in questo modo a rituale dell’orbe cristiano”. Ma se Roma era il
portare una sola anima a Dio, saremmo pa- centro della Chiesa universale, il punto focale
ghi delle nostre fatiche. di questo centro era la tomba di Pietro» (2).
4

Antiche notizie sul martirio e sulla tomba di


Pietro in Vaticano

Vi sono due fonti, autorevolissime e as-


sai vicine ai fatti narrati, le quali provano
chiaramente che S. Pietro subì il martirio in
Vaticano. Esse sono: S. Clemente romano e
Tàcito.

1) S. Clemente romano
Alla fine del I secolo S. Clemente papa,
uno dei Padri della Chiesa, parlando della
“Trofeo di Gaio” del IV secolo eretto sulla tomba
persecuzione di Nerone (64 d. C.), attesta dell’apostolo S. Pietro
che i Cristiani si raccolsero in quella occa-
sione attorno agli Apostoli Pietro e Paolo 2) Gli Atti apocrifi degli Apostoli attribuiti
per attingerne la forza necessaria a superare al senatore Marcello
la prova (Epistola ai Corinzi, I, 5-6). Il senatore Marcello, secondo la tradizio-
«Ora poiché la tenacissima tradizione ne, sarebbe stato amico di S. Pietro e con-
successiva lega (...) Pietro al Vaticano e poi- vertito da lui. Gli Atti apocrifi risalgono al
ché noi sappiamo (...) con certezza che Pie- IV secolo. Secondo questo testo Pietro fu
tro morì crocifisso, ne risulta che almeno sepolto «nel luogo che si chiama Vaticano».
Pietro fu vittima del massacro avvenuto nel
64 in Vaticano» (3). 3) S. Girolamo
Nel De viris illustribus, composto nel
2) Tàcito 392, S. Girolamo afferma che Pietro fu se-
Il grande storico romano, verso la fine del polto in Vaticano e qui venerato dai fedeli
II secolo, attesta che Nerone, dopo l’incendio di tutto il mondo.
di Roma (64 d. C.), incolpato dalla voce po-
polare di averlo provocato, volle addossarne 4) Il “Liber Pontificalis” nella “Vita” di pa-
la colpa ai Cristiani e scatenò contro di essi pa Silvestro
una feroce persecuzione. Questa ebbe il suo La composizione del Liber Pontificalis fu
epilogo, sempre secondo Tàcito (Annali, XV, cominciata nel VI secolo; orbene secondo
44), nel Circo negli horti dello stesso Nerone tale opera Pietro «fu sepolto sulla via Aure-
in Vaticano, che era l’unico luogo di spetta- lia (...) presso il luogo ove fu crocefisso (...)
coli rimasto a Roma dopo l’incendio del 64. in Vaticano».
Qui molti cristiani perirono. Da queste quattro testimonianze risulta
con certezza l’esistenza della tomba di S.
Le quattro principali fonti letterarie sulla Pietro in Vaticano.
tomba petrina
Gli scavi sotto la Basilica
1) Gaio
A Roma, durante il pontificato di papa Il 2 marzo 1939 il cardinale Eugenio Pa-
Zefirino (199-217), un dotto fedele romano di celli venne eletto Papa e prese il nome di Pio
nome Gaio polemizzò con Proclo, capo dei XII. E fu il Papa che dopo tanti secoli squar-
Montanisti romani. Poiché Proclo vantava la ciò il velo di mistero che avvolgeva la tomba
presenza in Asia minore di certe tombe famo- di Pietro, permettendo alla scienza di con-
se dell’età apostolica, Gaio oppose a quelle frontarsi con la tradizione e di confermarla.
tombe i “trofei” o tombe gloriose degli Apo- Il 28 giugno 1939, Pio XII impartì l’ordi-
stoli Pietro e Paolo, esistenti rispettivamente ne di abbassare il pavimento delle Grotte
in Vaticano e sulla via Ostiense. Le parole di vaticane. Era l’inizio di una straordinaria
Gaio sono riportate da Eusebio (Storia eccle- impresa.
siastica, II, 25, 7), il famoso storico della Chie- Gli scavi durarono una decina d’anni
sa, che scriveva nella prima metà del IV seco- (1940-1949) e si conclusero alla vigilia
lo; appare perciò chiaro che all’epoca di Gaio dell’Anno Santo. La relazione ufficiale di
(III secolo) e di Eusebio si sapeva che la tom- essi uscì nel novembre 1951. I lavori di scavo
ba di Pietro era in Vaticano. furono affidati alla responsabilità di Monsi-
5

gnor Ludwig Kaas, segretario-economo del-


la Fabbrica di San Pietro, uomo onesto, ma
privo di preparazione nel campo dell’ar- Il graffito
cheologia; la direzione affidatagli era di ca- “Pètros enì”
rattere non già scientifico ma soprattutto
amministrativo-morale. Gli studiosi che par-
teciparono ai lavori furono: il professor En-
rico Josi; due Padri Gesuiti: Antonio Ferrua
ed Engelbert Kirschbaum; l’architetto Bru- circolare e un po’ più in alto un piccolo muro,
no Maria Apollonj Ghetti. chiamato “Muro g”, ricoperto sul lato nord
da una selva di graffiti. Il “Muro rosso” con
Anormalità degli scavi la nicchia semicircolare fa da sfondo al cosid-
detto “Trofeo di Gaio”: la mensa votiva che i
«È lecito ritenere [commenta la Guar- Cristiani innalzarono, nel II secolo, sulla tom-
ducci] che mancasse talvolta, tra i quattro ba terragna nella quale era stato sepolto il
studiosi addetti ai lavori, una piena armonia corpo di S. Pietro nel 64. Tale “Trofeo” è det-
d’intenti e di decisioni (...) la scarsa coesione to di Gaio dal nome dello scrittore cristiano
tra i quattro (...) continuò (...) per tutta la (di cui abbiamo parlato sopra) del III secolo,
durata dei lavori (...). Si usarono - nello sca- il quale asserisce che la tomba di Pietro è a
vo - sistemi incredibilmente primitivi e som- Roma in Vaticano. Sotto il “Trofeo di Gaio”,
mamente dannosi. (...) Credo si possa affer- gli archeologi di Pio XII ritrovarono il luogo
mare che gli scavi del periodo 1940-1949 della sepoltura primitiva (tomba terragna),
non furono eseguiti ad opera d’arte o, per lo ma lo trovarono vuoto; come mai? Ciò si
meno, secondo le comuni regole vigenti ne- spiega pensando che agli inizi del IV secolo
gli scavi archeologici. (...) Pio XII (...) mi Costantino fece costruire, sul luogo dell’anti-
disse (...): “Se lei sapesse quanto mi hanno co “Trofeo di Gaio”, una grande Basilica a
fatto tribolare”. È una frase abbastanza elo- cinque navate, il cui altare maggiore era ubi-
quente. Da essa risulta (...) che, almeno cato esattamente sopra la tomba dell’Aposto-
sull’ultimo, le relazioni fra il Papa e gli sca- lo. Il medesimo imperatore aveva fatto racco-
vatori non dovevano essere delle più cordia- gliere le ossa di S. Pietro dall’umida tomba
li. Anche dopo l’annuncio dato dal Papa nel terragna, e - avvolte in un prezioso tessuto di
1950, doveva permanere nell’animo di (...) porpora e d’oro - le aveva fatte riporre in un
P. Ferrua, un certo risentimento (...)» (4). asciutto e decoroso loculo marmoreo ricava-
Gli scavi portarono alla scoperta, sotto la to in un muro (il “Muro g”) che già sorgeva
Basilica vaticana, di una vasta necropoli di accanto alla sepoltura primitiva. La parete
epoca pagana con successivi elementi cristia- nord del “Muro g” era coperta da una ”selva
ni. L’estrema zona Ovest della necropoli si selvaggia” di graffiti, fra i quali spiccavano
trova sotto la cupola di Michelangelo, ossia anche i nomi di Cristo, di Maria e di Pietro,
sotto l’Altare della Confessione. Sotto questo ma gli autori degli scavi non riuscirono a de-
altare, gli scavi rivelarono l’esistenza di una cifrare quel groviglio di segni!
serie di monumenti sovrapposti. Comincian- Al termine dei lavori, gli studiosi giunse-
do dall’altare attuale (di Clemente VIII, ro a stabilire che i vari monumenti costruiti
1594) e procedendo verso il basso, si trovano: sopra l’Altare della Confessione, per iniziati-
l’altare di Callisto II (1123); l’altare di Grego- va di alcuni Papi poggiano tutti, sovrappo-
rio Magno (590-604), che restò incluso nel nendosi, sull’antico monumento di Costanti-
successivo altare di Callisto; il monumento no. In breve gli scavi ordinati da Pio XII con-
fatto costruire da Costantino ancor prima fermarono archeologicamente quanto già la
della Basilica (circa 321-326); dentro il monu- tradizione insegnava: la tomba di S. Pietro
mento costantiniano un’edicola funeraria (fi- esiste ancor oggi sotto l’Altare papale.
ne II - inizio III secolo): il cosiddetto “trofeo Nel messaggio natalizio del 1950, il Pon-
di Gaio” (5). L’estremità Ovest della necro- tefice annunziò al mondo: «È stata vera-
poli comprende un’area abbastanza vasta, mente trovata la tomba di S. Pietro? A tale
chiamata dagli archeologi “Campo P”. Essa è domanda la conclusione finale dei lavori e
delimitata da un muro, detto “Muro rosso” degli studi risponde con un chiarissimo: Sì.
dal colore dell’intonaco che lo ricopriva. Al La tomba del Principe degli Apostoli è stata
centro del “Muro rosso” è una nicchia semi- ritrovata. Una seconda questione, subordi-
6

nata alla prima, riguarda le reliquie del San- no in un magazzino delle grotte vaticane.
to. Sono state esse rinvenute? Al margine «Con ciò [scrive la Guarducci] Monsignor
del sepolcro furono trovati resti di ossa Kaas aveva salvato, pur non sapendolo, le
umane; dei quali però non è possibile prova- reliquie di Pietro» (6).
re con certezza che appartennero alla spo- Nel 1952 la professoressa Guarducci chiese
glia mortale dell’Apostolo». di poter visitare gli scavi. Suo desiderio era ve-
dere coi suoi occhi un’epigrafe che si vedeva in
un disegno pubblicato da A. Ferrua il 5 gen-
naio 1952 nella rivista “La Civiltà Cattolica” e
il 16 gennaio nel quotidiano di Roma “Il Mes-
saggero”. Si trattava di un disegno ricostrutti-
La professoressa vo dell’edicola eretta in onore di S. Pietro nel
Margherita II secolo. A destra, era disegnata sul muro
Guarducci un’iscrizione greca: PETR / ENI. La Guarduc-
ci pensò che ENI potesse essere una forma
contratta di ENESTI (“è dentro”), donde ri-
sultava la frase “Pietro è qui dentro”. Era ne-
La professoressa Guarducci identifica le re- cessario però verificare se la frase potesse con-
liquie di S. Pietro tinuare verso destra, nel qual caso il senso po-
teva essere diverso. Quando, però, la professo-
Si era dunque ritrovata con certezza la ressa, guidata dall’ing. Vacchini, poté visitare
tomba di Pietro, ma le ossa del Santo sem- la zona degli scavi, rimase profondamente de-
bravano essere scomparse. Il merito del rin- lusa: là dove l’iscrizione così interessante
venimento di esse va attribuito principal- avrebbe dovuto trovarsi, c’era invece un largo
mente a Margherita Guarducci. La quale co- squarcio nell’intonaco. Il frammento fu trova-
minciando a interessarsi degli scavi vaticani, to da Padre Ferrua, che per motivi oscuri se lo
vi portò il metodo che da lungo tempo aveva portò a casa finché, quando nel 1952 la cosa fu
adottato e raffinato: vale a dire quello della risaputa, per ordine di Pio XII dovette resti-
ricerca scientifica rigorosa, essendo da molti tuirlo al Vaticano nel 1955 e la Guarducci poté
anni studiosa di professione e titolare di una studiarlo. Vide così che la riga superiore
cattedra universitaria. La storia del ritrova- dell’iscrizione inclinava verso il basso, impe-
mento ha del giallo poliziesco. dendo la continuazione della seconda riga.
Perché le reliquie del Principe degli Apo- Quindi la lettura ENI e la conseguente inter-
stoli non furono ritrovate nel loculo marmo- pretazione della professoressa risultavano
reo del “Muro g” (sulla destra del “Trofeo di confermate. L’epigrafe acquistava così un
Gaio”, innalzato nel II secolo sopra la sepol- grandissimo valore (7). Intanto, nel 1953, la
tura primitiva o tomba terragna, dove S. Pie- Guarducci aveva cominciato a studiare i nu-
tro fu sepolto nel 64 d. C.) dove Costantino merosissimi graffiti esistenti sul “Muro g”, che
le aveva fatte riporre nel IV secolo? Per ca- i precedenti studiosi erano riusciti a decifrare
pirlo bisogna risalire al 1941, quando Monsi- solo in minima parte. Risultato della sua deci-
gnor Kaas, per controllare personalmente il frazione furono i tre volumi editi nel 1958 dal-
procedere dei lavori, verso sera (a Basilica la tipografia vaticana: I graffiti sotto la Confes-
chiusa) faceva un giro d’ispezione nella zona sione di San Pietro in Vaticano.
degli scavi, accompagnato dal “sampietrino” La Guarducci stessa racconta così la vi-
Giovanni Segoni. Una sera, durante l’ispe- cenda: «Mentre mi scervellavo per trovare
zione, Monsignor Kaas notò che all’interno una via dentro quella selva selvaggia [di graf-
del “Muro g”, in mezzo a vari detriti, affiora- fiti] mi venne in mente che forse mi sarebbe
vano alcune ossa umane. La loro presenza stato utile sapere se qualche altra cosa fosse
era sfuggita ai quattro studiosi che lavorava- stata trovata nel sottostante loculo, oltre i
no agli scavi durante il giorno. Ma non sfug- piccoli resti descritti dagli scavatori nella rela-
girono all’occhio vigile ed attento del Monsi- zione ufficiale. Era, per caso, vicino a me
gnore tedesco. Per un senso di rispetto verso Giovanni Segoni, da poco promosso a grado
i resti dei defunti, Monsignor Kaas decise di di “capoccia” dei sampietrini. A lui (...) rivol-
separare le ossa dai detriti, e di farle mettere si (...) la mia domanda, ed egli mi rispose sen-
dal Segoni in una cassetta di legno che lo za esitare: “Sì, qualche altra cosa ci deve esse-
stesso Segoni e Monsignor Kaas depositaro- re, perché ricordo di averla raccolta io con le
7

mie mani. Andiamo a vedere se la troviamo”. “Muro rosso”), fecero sì che la Guarducci po-
Egli mi guidò allora verso il deposito dei ma- tesse annunciare a Paolo VI il 25 novembre
teriali ossei (...). Entrai dunque dietro il Se- 1963 che, con grande probabilità, le reliquie di
goni, per la prima volta, in quell’ambiente. S. Pietro erano state finalmente ritrovate.
Lì, fra casse e canestri pieni di materiali ossei Intanto altre indagini scientifiche vennero
e di altre cose varie, giaceva ancora al suolo estese al campo merceologico e chimico (con-
la cassetta che più di dieci anni prima il Sego- dotte dalla professoressa Maria Luisa Stein e
ni stesso e Monsignor Kaas vi avevano depo- dal professor Paolo Malatesta dell’Università
sta (...). Un biglietto, infilato tra la cassetta e “La Sapienza” di Roma) e portarono, per
il coperchio, molto umido ma ancora perfet- quanto riguardava i tessuti, ai seguenti risul-
tamente leggibile, dichiarava che quel mate- tati. Si trattava di una stoffa finissima tinta di
riale proveniva dal “Muro g”. Il Segoni mi autentica e costosa porpora di murice; l’oro
disse di averlo scritto egli stesso (...). Credetti era autentico e finissimo: lo stesso tipo di tes-
opportuno e doveroso portare subito la cas- suto porporino intrecciato con oro nel quale
setta nello studio dell’ingegner Vacchini e qui venivano avvolti i corpi degli Imperatori!
(...) la cassetta fu aperta e ne estraemmo il Tutto ciò confermava che il corpo sepolto
contenuto. Vi trovammo una certa quantità nella tomba terragna e poi avvolto in porpora
di ossa, di colore spiccatamente chiaro, fram- ed oro dentro il loculo costantiniano fosse
miste a terra (...) frammenti d’intonaco rosso, quello del Principe degli Apostoli: S. Pietro!
piccolissimi frammenti di stoffa rossastra in- Anche la terra incrostata alle ossa fu sot-
tessuta di fili d’oro (...). Debbo dire (...) [con- toposta ad esame petrografico dai professori
tinua la Guarducci] che già mi era balenata Carlo Lauro e Giancarlo Negretti: si tratta-
alla mente l’idea, ovvia del resto, che il loculo va di sabbia marnosa del tutto simile alla
del “Muro g” fosse destinato in origine ad ac- terra del “Campo P”, il che confermava la
cogliere le reliquie di Pietro (...). Allora però, provenienza di quelle ossa dal loculo inter-
davanti ai resti recuperati, io mi sentii forte- rato o tomba terragna che giaceva sotto il
mente scettica (...)» (8). “Trofeo di Gaio” del II secolo.
L’eminente studiosa voleva che lo studio A conclusione di tali accertamenti e di altri
di quelle ossa fosse condotto con estremo ri- ancora, compiuti negli anni seguenti da altri
gore scientifico e da diversi specialisti di scien- scienziati, Paolo VI, il 26 giugno 1968, annun-
ze sperimentali e soprattutto antropologiche. ciò ai fedeli che le ossa di S. Pietro erano state
Come antropologo fu scelto il noto profes- ritrovate ed identificate. Tuttavia nel discorso
sor Venerando Correnti che studiò le ossa di Paolo VI, la Guarducci trovò delle reticen-
contenute nella cassetta. Ecco il risultato dei ze, inesattezze e contraddizioni, dovute al vec-
suoi studi. Le ossa appartenevano ad un unico chio pregiudizio anti-romano ed anti-petrino.
individuo, di sesso maschile e di robusta costi- Infatti il testo suona così: «Non saranno esau-
tuzione, la cui età oscillava tra i sessanta e i rite con ciò le ricerche, le verifiche, le discus-
settanta anni; esse costituivano circa la metà sioni e le polemiche (...) abbiamo ragione di
dello scheletro e rappresentavano tutte le parti ritenere che siano stati rintracciati i pochi (...)
del corpo, tranne i piedi; alcune ossa presenta- resti mortali del Principe degli Apostoli». E la
vano tracce di colore rossastro che facevano Guarducci commenta: «La frase (...) è poco
pensare ad un tessuto che le avesse avvolte. aderente al vero. Nel giugno del 1968, le ricer-
Ora tutti questi elementi si adattavano che e le verifiche erano oramai praticamente
alla perfezione a S. Pietro. esaurite. Tutto era stato chiarito (...). Inoltre
Frattanto essendo purtroppo scomparso, non era esatto definire le reliquie dell’Aposto-
nel 1958, Pio XII, Giovanni XXIII prese in lo come “pochi... resti” (...) esse erano, al con-
mano la questione della tomba e delle reliquie trario, relativamente molto abbondanti: in
di Pietro, ma la Guarducci nota che: «A lui complesso circa metà dello scheletro. Questo
[Giovanni XXIII] però mancavano quell’inna- (...) fu l’annuncio di Paolo VI: un annuncio se
to impulso di amore verso Roma e la visione non perfetto, almeno però in quel momento
di quel vastissimo orizzonte culturale che ave- sufficiente, anzi provvidenziale» (10).
vano acceso in Pio XII uno straordinario inte- Il 27 giugno 1968 le reliquie di S. Pietro
resse per i sotterranei della Basilica Vatica- furono solennemente riportate con un rogi-
na»(9). Nondimeno le ricerche continuarono. to notarile nel loculo del “Muro g”, dove
Tutti i dati scientifici fin allora raccolti, uni- Costantino le aveva fatte deporre nel IV se-
tamente all’epigrafe “Pietro è qui dentro” (del colo e donde ventisette anni prima Monsi-
8

gnor Kaas le aveva inconsapevolmente tolte, nato l’argomento del primato della Chiesa
salvandole dalla probabilissima dispersione. romana non dal punto di vista teologico, ma
«A questa memorabile cerimonia Paolo sulla base di varie discipline: la letteratura
VI non fu presente. Ciò è indubbiamente cristiana e pagana, la filologia, la storia anti-
strano. La sua presenza infatti in una simile ca e medievale, l’archeologia e l’epigrafia.
occasione era quasi indispensabile. (...) Qua-
le motivo lo indusse a non comparire? Ri- IL PRIMATO DI ROMA NEL
nuncio a fare ipotesi. Mi limito a constatare CRISTIANESIMO PRIMITIVO:
che la sua strana assenza svalutò un poco (...)
la solennità dell’annuncio da lui dato» (11). Roma mèta dei pellegrini
Ma il più bello doveva ancora venire... In-
fatti «La morte di Paolo VI [scrive la Guar- «Il primato di Roma nell’antica età cri-
ducci] peggiorò la mia condizione rispetto al- stiana fu ben presto dimostrato dai viaggi (...)
la fabbrica di S. Pietro e insieme (...) aprì lar- che gli esponenti di varie Chiese intrapresero
gamente agli avversari i sotterranei della Ba- verso Roma. Che cosa mai poteva attirarli al-
silica. Uno dei primi segni (...) fu la decisione le rive del Tevere (...) se non la Chiesa roma-
(...) di porre fine alle mie visite guidate in na, di cui essi riconoscevano il prestigio della
quei sotterranei (...) Ma la mia meraviglia fama e di una reale, preminente autorità? E
crebbe ancora di più quando monsignor Za- infatti (...) essi venivano a Roma per esporre
nini mi dichiarò che neanche a me personal- ai capi della Chiesa romana i loro problemi,
mente sarebbe stato concesso, d’allora in poi, per chiedere consigli ed aiuti» (14).
di tornare davanti a quei graffiti e a quel lo- Fondata da S. Pietro e S. Paolo, che a
culo che mi erano costati tanti anni di fatico- Roma erano stati martirizzati e sepolti, la
so lavoro» (12). E la professoressa continua: Chiesa romana cominciò ben presto ad atti-
«Sono costretta a dire (...) qualche parola in- rare a sé i fedeli delle altre Chiese cristiane,
torno all’atteggiamento assunto (...) da (...) ma fu soprattutto durante il II secolo che ta-
Giovanni Paolo II. (...) Da quando (...) siede le richiamo divenne evidente.
sul trono pontificio, non ho mai potuto avere Attorno al 154, S. Policarpo, vescovo di
un diretto contatto con lui. Poco dopo la sua Smirne, discepolo dell’Apostolo Giovanni, ven-
elezione, gli ho mandato (...) alcuni miei scrit- ne a Roma per chiedere consiglio direttamente
ti su S. Pietro, ma non ho mai saputo se egli li al papa Aniceto, sulla data in cui si dovesse ce-
abbia, o meno, graditi. Due volte gli ho chie- lebrare la Pasqua (questione allora dibattuta e
sto, per vie normali, udienza, ma invano» (13). sulla quale le Chiese d’Asia dissentivano da
Roma). Nel 178 S. Ireneo da Lione, che aveva
Conclusione avuto come maestro S. Policarpo, venne a Ro-
ma per conferire con papa Eleutero.
Con il ritrovamento della tomba e delle «Questi viaggi (...) dimostrano (...) che
ossa di S. Pietro, la tradizione storica della nell’età più antica la Chiesa di Roma primeg-
venuta di Pietro a Roma, della sua perma- giava fra le altre e che le altre ne sentivano il
nenza nell’Urbe immortale quale suo Ve- fascino e ne riconoscevano l’autorità» (15).
scovo, del suo martirio e della sua sepoltura,
riceve una conferma scientifica irrefutabile e Le cause del primato
consolantissima per il Cattolicesimo.
Inoltre tale rinvenimento conforta ciò che La potenza politica di Roma, che in quei
il Magistero della Chiesa ha sempre sostenu- tempi era capitale dell’Impero, contribuì a
to: il primato sugli altri Apostoli che Cristo dar lustro alla Chiesa romana. Ma si trattò
ha conferito a Pietro si trasmette ai Vescovi soltanto di un contributo e non della causa
di Roma, in forza della successione sulla cat- principale del primato spirituale esercitato
tedra di Pietro, a Roma, fino alla fine del da Roma. Vi furono infatti altri motivi di ca-
mondo. Ed è per questo che gli avversari del- rattere spirituale.
la Chiesa romana hanno più volte negato la
presenza della tomba di Pietro a Roma. S. Ireneo da Lione

Il primato spirituale di Roma S. Ireneo, nell’Adversus haereses (III 1-


2), opera composta tra il 175 e il 189, si do-
La Guarducci, nei suoi scritti, ha esami- manda come sia possibile riconoscere la ve-
9

in tutto il mondo fama di una salda fede.


«Tutto ciò [commenta la Guarducci] cor-
risponde alla verità. La Chiesa romana era
indubbiamente, a quei tempi, la più grande
ed universalmente conosciuta. Aveva poi
avuto l’eccezionale privilegio di essere stata
fondata da ambedue gli Apostoli che, dopo
aver portato a Roma il messaggio di Cristo,
vi avevano subìto il martirio e vi erano stati
sepolti in tombe ancora visibili e venerate.
Quanto poi al merito della Fede universal-
mente nota, Ireneo non fa che riecheggiare
la frase scritta da Paolo nella sua Epistola ai
Romani: “La vostra Fede viene annunciata
in tutto il mondo” (I, 8). Per tali motivi Ire-
neo riconosce alla Chiesa di Roma una “più
forte preminenza”, cioè un’autorità superio-
re a quella di ogni altra Chiesa. [E siccome]
la Chiesa di Roma supera in autorità tutte le
altre, è necessario (...) che tutte le altre
Chiese mettano capo ad essa. Ireneo insom-
ma vede idealmente la Chiesa di Roma co-
me centro della Chiesa universale» (16).

ALTRI DOCUMENTI, TRA LA FINE DEL I E LA


METÀ DEL III SECOLO

Il “Muro g” con il loculo in cui si trovavano


le ossa di S. Pietro
1) L’Epistola di S. Clemente romano ai Corinzi
Nel 96 d. C. alcuni giovani della Chiesa
ra Tradizione cattolica. La risposta è che bi- di Corinto, rivoltatisi contro gli anziani sa-
sogna studiare l’insegnamento che gli Apo- cerdoti di quella comunità, li avevano depo-
stoli trasmisero ad ogni Chiesa locale che sti. S. Clemente scrive ai Corinzi la sua fa-
fondarono. Per far ciò è necessario risalire mosa lettera per riportare la concordia tra
per la serie dei vescovi che in ogni Chiesa loro. Egli cita l’esempio della perfetta disci-
locale succedettero l’uno all’altro, fino a plina dell’esercito romano e asserisce che
raggiungere l’inizio di ogni serie. Ma poiché causa della discordia sono state l’invidia e la
l’impresa sarebbe così troppo lunga, è me- gelosia. L’Epistola clementina fu accolta a
glio limitare l’esame alla sola Chiesa di Ro- Corinto con grande venerazione. Sappiamo
ma, che è quella che è, «la più grande e la infatti dalla Storia ecclesiastica di Eusebio
più importante e conosciuta da tutti, fondata che ancora intorno al 170 essa veniva letta
e istituita dai due gloriosissimi Apostoli Pie- durante la Messa domenicale.
tro e Paolo. A questa Chiesa, per la sua più «Nella sua famosa epistola (...) Clemente
forte preminenza [potentior principalitas] è non accenna esplicitamente al primato della
necessario che convenga ogni Chiesa, cioè i Chiesa di Roma, ma la sua stessa iniziativa
fedeli che provengono da ogni parte del di rivolgersi alla Chiesa di Corinto in veste
mondo; ad essa, nella quale (...) fu sempre di ammonitore e di paciere dimostra ch’egli
conservata la Tradizione apostolica». S. Ire- sentiva fortemente la preminenza spirituale
neo continua dicendo che attraverso la serie della sua Chiesa» (17).
ininterrotta dei vescovi, la Tradizione divi-
no-apostolica è giunta sino a noi. 2) L’Epistola di S. Ignazio d’Antiochia, ai
Ma perché, potremmo domandarci, la Romani
Chiesa di Roma è la più importante? «Varcati i limiti del I secolo, ci s’imbatte
I motivi li troviamo già riassunti in S. subito in un’esplicita affermazione del pri-
Ireneo: 1°) È la più grande e la più impor- mato spirituale della Chiesa di Roma. Vo-
tante. 2°) È universalmente nota. 3°) Fu fon- glio dire quella di Ignazio, vescovo di Antio-
data dagli Apostoli Pietro e Paolo. 4°) Gode chia nella Siria» (18). La Chiesa di Antiochia
10

era stata fondata dallo stesso S. Pietro ed


era guidata all’inizio del II secolo da S. Igna-
zio, che aveva conosciuto personalmente S.
Pietro e S. Paolo. Nel 107 S. Ignazio fu in-
carcerato, condannato a morte e avviato
verso Roma ad bestias, nel Colosseo. «Se-
condo Ignazio, la Chiesa romana presiede-
va, cioè era preminente, rispetto alle altre
Chiese del mondo cristiano» (19).

3) L’epigrafe di Abercio
Abercio, vescovo di Ierapoli, scrive tra il I contenitori di plexiglas con le ossa di S. Pietro
170 e il 200 d. C. e rievoca il ricordo di un
viaggio compiuto a Roma durante il regno lente al 200 circa, quando era ancora cattoli-
di Marco Aurelio (161-180). A quei tempi co, cioè legato e sottomesso al Papa e alla
esisteva il grande impero Romano e Roma Chiesa universale di Roma, accenna al pri-
ne era la capitale. Roma stessa era conside- mato della Chiesa romana: parla di Pietro
rata regina aurea. Albercio scrive: « (...) il come della pietra sulla quale Cristo fonderà
quale [Cristo] mi mandò a Roma per vedere la sua Chiesa, colui al quale Cristo stesso af-
il regno e la regina dall’aurea veste e dagli fiderà le chiavi del Regno dei Cieli, inoltre
aurei calzari. E vidi lì un popolo avente uno dichiara che proprio “da Roma deriva anche
splendido sigillo». È chiaro che il regno e la a noi [Cristiani] l’autorità”.
regina sono Roma, il popolo è quello roma-
no dominatore del mondo, la sua potenza 2) Clemente alessandrino
era concepita come uno splendido sigillo im- Egli definisce Pietro come l’eletto di Cri-
presso su di esso. «Ma se si riflette un poco sto, il primo degli Apostoli. Commenta poi
[scrive la Guarducci] è inconcepibile che il passo di Matteo (XVII, 27) in cui Cristo
Cristo stesso abbia mandato a Roma un suo ordina a Pietro di pagare il tributo per sé e
vescovo apposta per conoscere da vicino il per il Maestro, con lo statere trovato nella
regno di Marco Aurelio, per contemplare le bocca del pesce che per primo avrebbe ab-
bellezze della città regina e per constatare la boccato all’amo, come segno di un legame
potenza del popolo romano. Sotto l’inter- strettissimo e speciale tra Cristo e Pietro.
pretazione ovvia ci dev’essere un senso più
profondo che soltanto (...) il Cristiano, è in 3) Origène
grado di cogliere. Il “regno” può essere Anche per Origène Pietro è “il grande
quello di Cristo in terra e la “regina dall’au- fondamento”, la “pietra solidissima” sulla
rea veste” (...) può essere concepita come la quale Cristo ha basato la sua Chiesa.
Chiesa universale che a Roma possiede il
suo centro visibile» (20). Cercando a Roma il Conclusione
regno e la regina vestita d’oro, Abercio di-
mostra di concepire la Chiesa di Roma co- Abbiamo constatato che tra la fine del I
me la prima tra le altre. Inoltre scrivendo e la metà del III secolo, il primato spirituale
che Cristo stesso lo ha mandato a Roma, della Chiesa romana veniva generalmente
Abercio dimostra di non credere che il pri- riconosciuto in tutto l’orbe cristiano. Al ri-
mato della Chiesa di Roma dipenda dalla conoscimento del primato si associava poi
potenza politica dei Romani, ma sia un pri- quello dell’universalità. «La Chiesa di Ro-
mato spirituale per volontà di Gesù Cristo. ma, ed essa sola, era la Chiesa universale, la
Chiesa di Cristo» (21).
LA PRIMA METÀ DEL III SECOLO
ALTRI PRIMATI DELLA CHIESA DI ROMA
1) Tertulliano
Nato attorno alla metà del II secolo da La più antica Basilica cristiana “ufficiale”:
una famiglia pagana, si convertì al Cristiane- la Basilica Lateranense
simo. Poi si avvicinò all’eresia dei Montani-
sti attorno al 213. In una delle sue prime Roma ha, tra gli altri, il primato di posse-
opere (De praescriptione haereticorum) risa- dere la più antica Basilica cristiana ricono-
11

sciuta come tale anche dall’autorità civile, an- cattedrale di Roma nella medesima località,
zi addirittura costruita da essa: S. Giovanni molto vicino alla ex-casa dell’Imperatore, ora-
in Laterano. Essa è legata al nome dell’Im- mai casa del Papa. La Basilica fu dedicata -
peratore Costantino e al ricordo della vitto- secondo un’antica tradizione - il 9 novembre.
ria riportata da lui, contro l’empio Mas- Ora, poiché la dedica delle chiese avveniva
senzio, presso il Ponte Milvio, alle porte di abitualmente di domenica, considerando l’età
Roma, il 28 ottobre 312. di Costantino e di papa Silvestro (succeduto
È noto che il culto cristiano si svolgeva nel 314 a Milziade), e durante il cui pontifica-
nei primissimi tempi nelle varie case dei Cri- to la Basilica fu in gran parte costruita, ci si
stiani, e che poi si sentì il bisogno di avere offre la scelta tra il 9 novembre 312 e il 9 no-
edifici speciali adibiti espressamente al culto vembre 318. Ma è fisicamente impossibile che
divino. Edifici di questo genere dovettero la dedica sia avvenuta il 9 novembre 312, vale
sorgere abbastanza presto, probabilmente a dire circa dieci giorni dopo la battaglia del
già nel III secolo, negli intervalli tra le varie Ponte Milvio. Resta allora il 318.
persecuzioni. Da quanto scrive Eusebio di Annesso alla Basilica sorse, per volontà
Cesarea, in Asia non mancarono edifici de- dell’Imperatore, il Battistero, dedicato a S.
stinati al culto, ancora più antichi della Basi- Giovanni Battista. Questi due edifici furono
lica Lateranense. «Ma fra questi edifici e la costruiti con il materiale più prezioso dei più
Basilica Lateranense corre (...) una differen- bei templi pagani di Roma, e furono ornati
za sostanziale. Mentre quelli furono costruiti senza risparmio col fasto intonato alla ex-casa
per iniziativa di zelanti vescovi (...) la Basili- imperiale, nella quale, papa Milziade e i suoi
ca Lateranense fu eretta per volere della som- successori sarebbero andati ad abitare. Alla
ma autorità civile dell’imperatore e natural- Basilica fu assegnata la rendita annua di 4.390
mente anche a spese di lui. Costantino (...) solidi, al Battistero quella assai più ingente di
prese su di sé l’intero costo dell’opera» (22). 10.234 solidi. Ma per quale motivo la rendita
La Basilica Lateranense fu perciò il primo destinata al Battistero era tanto maggiore di
edificio cristiano riconosciuto come tale. A quella concessa alla Basilica? Perché i 10.234
questa prerogativa se ne aggiunse un’altra, solidi dovevano comprendere l’appannaggio
quella di essere l’unica Basilica cristiana ri- del Papa che allora aveva l’esclusivo diritto di
masta dopo tanti secoli ancora viva e vitale. amministrare il Battesimo in quell’edificio.
È assai probabile che la decisione di erige- Nella seconda metà del XII secolo la Basi-
re una grande Basilica come ex voto a Cristo lica era ancora dedicata soltanto a Cristo Sal-
Salvatore, fosse presa dall’Imperatore subito vatore, ma più tardi assunse anche il nome di
dopo la vittoria su Massenzio presso il Ponte S. Giovanni dai due oratorii annessi al Batti-
Milvio. La zona del Laterano apparteneva, al stero. Dopo il periodo dell’esilio avignonese
tempo di Costantino, al patrimonio imperiale. (1305-1377) i Pontefici abbandonarono defini-
La Guarducci spiega che probabilmente tivamente la loro antica dimora in Laterano,
quando Costantino entrò vittorioso a Roma, ma la Basilica Lateranense restò sempre la
prese dimora nella casa del Laterano. Quan- Cattedrale di Roma e sempre e soltanto ad
do poi, alla fine del gennaio 313, partì da Ro- essa spettò il titolo di “Archibasilica”. Essa
ma si compiacque di lasciare la casa del Late- viene nominata anche Caput ecclesiarum, Ma-
rano a papa Milziade. Non è perciò strano che ter ecclesiarum, Magistra ecclesiarum, Papalis
l’Imperatore volesse far costruire la futura sacrosanta Archibasilica Lateranensis Cathe-
dralis Romae, «perché tutti da essa ricevono
L’apertura del “Muro g” dopo l’introduzione
dei contenitori di plexiglas
impulso e Magistero» (Giovanni Diacono).
Se il lettore desidera approfondire questi
argomenti può consultare l’opera della pro-
fessoressa Guarducci Il primato della Chiesa
di Roma (pagg. 81-102).

Roma città predestinata

Gli Atti degli Apostoli (XXIII, 11) narra-


no che Cristo stesso si presentò in sogno a S.
Paolo per annunciargli che, com’egli aveva
dato testimonianza su di lui a Gerusalemme,
12

così avrebbe dovuto darla anche a Roma. chiede quale legame esista tra la sede di Ro-
Ed ancora gli Atti, parlando della tempesta ma e il primato di governo nella Chiesa. È in-
che colse S. Paolo durante il viaggio da Cre- sostenibile che tale legame sia dovuto ad un
ta in Italia, fanno intervenire un Angelo per semplice fatto storico e dipenda dall’arbitrio
rassicurare l’Apostolo che sarebbe uscito il- della Chiesa, che potrebbe scioglierlo, ricono-
leso dal pericolo, perché era necessario che scendo il primato a un altro vescovo, anche
S. Paolo “si presentasse a Cesare”, cioè arri- contro la volontà del Romano Pontefice. (...)
vasse a Roma (XXVII, 23). Sembra esagerata l’affermazione di Melchior
Nel VI secolo Giacomo di Sarûg, vissuto Cano, Gregorio di Valenza e soprattutto di S.
in Mesopotamia, accennando agli Apostoli Roberto Bellarmino, secondo cui la scelta
che affidarono alla sorte la scelta del paese della sede di Roma sia stata indicata esplici-
in cui ognuno di essi avrebbe dovuto predi- tamente da Cristo. Con minore probabilità
care il Vangelo, considera un «divinum (...) (...) si è pensato (Paludano, Soto, Bañez) che
opus» la sorte che assegnò Roma a Pietro. S. Pietro abbia scelto Roma come sede defi-
Era infatti, secondo lui, volontà di Dio che nitiva per pura deliberazione personale, on-
«il primogenito dei fratelli», cioè il Principe de, con la stessa libertà, il suo successore po-
degli Apostoli, portasse il messaggio di Cri- trebbe trasferirsi ad altra sede. Comunemen-
sto alla «madre delle città», cioè Roma. te si ritiene che la scelta di Roma non fu sen-
Roma ha ricevuto dal Cristianesimo un za una speciale provvidenza divina (...) (Fran-
privilegio unico: quello di una perenne vita- zelin, Palmieri, Billot...). Pertanto nessuno
lità. «Altre città famose del mondo antico può mutare tale scelta, neppure il Papa; in
erano morte, l’una dopo l’altra, (...) Roma in- qualunque luogo risieda (ad es. ad Avignone)
vece rimase, e rimane, grazie (...) al Cristiane- egli è sempre il Vescovo di Roma» (24).
simo. In essa, infatti all’Impero caduco fon- In breve Pietro, ispirato da Gesù Cristo,
dato da Augusto, subentrò l’impero perenne scelse Roma come sede del Papato (questa è
della Chiesa universale, cioè “cattolica”» (23). la tesi più comune).
Il motivo e la garanzia dell’universalità e
della perenne vitalità di Roma va ricercato, - Ultime riflessioni
come fa notare la professoressa Guarducci -
nella presenza in Roma della tomba e delle Il primato spirituale di Roma come pri-
reliquie di S. Pietro, l’Apostolo sul quale ma si è visto, fu ben presto riconosciuto dai
Cristo stesso dichiarò di voler fondare la sua primi Cristiani. Nel riconoscimento di que-
Chiesa, promettendo che le forze del male sto primato hanno avuto una grande impor-
non avrebbero prevalso su di essa. tanza sia la constatazione dell’universalità
della Chiesa di Roma, sia la certezza che a
La conferma della Teologia e del Magistero Roma vi era stata la predicazione degli
Apostoli Pietro e Paolo, che proprio a Ro-
Il Papa è per diritto divino successore di ma avevano subìto il martirio ed erano stati
S. Pietro nel Primato: che è il supremo pote- sepolti. La Chiesa nei primi Vespri del 29
re monarchico su tutta la Chiesa, quale Ge- giugno canta:
sù istituì e affidò a Pietro e che durerà fino «O Roma felix, quae duòrum Prìncipum
alla fine del mondo nella persona dei Papi. Es consecràta gloriòso sànguine!
Compiuta l’elezione e l’accettazione, il Pon- Horum cruòre purpuràta cèteras
tefice romano ha per diritto divino lo stesso Excèllis orbis una pulchritùdines ».
potere supremo di giurisdizione che Gesù (O Roma felice, che sei stata consacrata
diede a Pietro, come suo Vicario e Capo vi- dal sangue glorioso dei due Apostoli! Im-
sibile di tutta la Chiesa. Questa è la fede del- porporata dal loro sangue, tu sorpassi tutte
la Chiesa. le altre bellezze di questo mondo).
È disputato se Roma sia sede di Pietro Il fatto poi che a Roma esistesse la tomba
per diritto divino o ecclesiastico: vale a dire di Pietro, l’Apostolo sul quale Gesù stesso ave-
se Gesù abbia scelto Roma come Sede della va dichiarato di voler fondare la sua Chiesa,
sua Chiesa, oppure la scelta l’abbia fatta era di capitale importanza per il riconoscimen-
Pietro. La prima tesi è sostenuta da S. Ro- to di tale primato. La Chiesa di Cristo è quella
berto Bellarmino, che si fonda su S. Marcel- fondata su Pietro; ora la tomba e le reliquie di
lo I e S. Ambrogio. Pietro sono a Roma, nel Vaticano; quindi la
Monsignor Piolanti scrive così: «Ci si vera Chiesa di Cristo è quella Romana.
La Guarducci conclude: «Sarebbe (...)
pericoloso, dimenticare (...) che tra la dottri-
na unica del Cristianesimo e quelle degli al-
tri due monoteismi esistono anche profondi
contrasti, sui quali non è lecito passar sopra
con indifferenza. Si pensi infatti che dogma
fondamentale della Religione cristiana è
quello della Trinità divina (...) Ora nulla di
simile si ritrova nelle altre due religioni mo-
noteistiche. Si rifletta poi che, mentre per il
Cristianesimo fondamento essenziale è l’av-
venuta Incarnazione del Figlio di Dio (...)
tale Incarnazione è negata dagli Ebrei (...).
Quanto poi all’Islamismo, si ricordi che i
Musulmani rifuggono (...) dall’idea che Dio
abbia un “figlio” e che questo “figlio” abbia
potuto subire il supplizio infamante della
crocifissione. La prospettiva del Cristianesi-
mo verso il futuro resta quella indicata dallo
stesso Cristo. Parlando di se stesso, nel
quarto Vangelo (Giov. X, 11) come del
Buon Pastore (...), il Redentore afferma di
avere altre pecore che non sono ancora del
suo ovile, ma che lo diverranno. Egli pensa “Nicchia dei Pallii”. Notare l’asimmetria
delle pareti laterali: dietro la parete più
naturalmente ai discepoli futuri, (...) che grande si trovano le ossa di Pietro
verranno (...) nel corso dei secoli, ad ingros-
sare il gregge da Lui raccolto in Palestina. (...) annuncia che nel suo ovile dovranno en-
Alla fine dovrà esservi - Egli afferma - “un trare le pecore che ancora non ne fanno par-
solo gregge ed un solo Pastore” (Giov. X, te e vi sarà (...) un unico gregge ed un unico
16). E come avverrà questa felice unione? pastore. E dove sarà la sede di quest’ovile
(...) Essa avverrà grazie all’opera degli Apo- benedetto cui allude la parola profetica del
stoli, ai quali (...) seguiranno i missionari. Redentore? Evidentemente a Roma e non
E dove avrà la sua sede (...) l’unico ovile altrove» (26). Per riassumere la Basilica di S.
benedetto che ospiterà fino alla consuma- Pietro (simbolo della Chiesa romana) è co-
zione dei secoli il gregge di Cristo? La rispo- struita sulle reliquie di Cefa o Pietro, che si-
sta è facile, oggi ancora più facile che nel gnifica roccia. Ora «nella Bibbia Dio è spes-
passato: l’avrà a Roma. È infatti accertato so chiamato “pietra” o “roccia” (Deut. 32, 4-
(...) che a Roma (...) la Chiesa cattolica (...) 15, 18; 2 Sam. 22, 32; Sal. 18, 3; Is. 44, 8) (...).
è - per miracolosa eccezione - materialmen- Gli Ebrei si abbeveravano da una “pietra”
te fondata sulle autentiche reliquie di Pietro. spirituale “che li accompagnava” (...). Non si
A Roma, dunque, debbono rivolgersi gli tratterebbe di una pietra materiale ma solo
sguardi di chi pensa al futuro del mondo cri- di Cristo che accompagnava sempre il suo
stiano e onestamente lavora per esso» (25). popolo (S. Giovanni Crisostomo)» (27). S.
«Si può esser ormai certi - scrive ancora Paolo stesso scrive: «Bevevano da una pietra
la Guarducci - che la Chiesa di Roma è fon- spirituale che li accompagnava, e questa pie-
data (...) sulle autentiche reliquie di Pietro. tra era il Cristo» (28).
Non si può non ripensare alle famose parole Perciò la Chiesa romana è fondata su
che Cristo gli rivolse, dichiarando che su di Pietro, costruita materialmente (come Basi-
lui Egli avrebbe edificato la sua Chiesa (...). lica-simbolo) sulle sue reliquie e Pietro spiri-
Tutto ciò (...) è garanzia che la Chiesa di Ro- tualmente è Cristo. Quindi la Chiesa di Cri-
ma, governata da Pietro e via via dai suoi sto è quella romana e nessun’altra! La pro-
successori, vivrà, sia pure con alterne vicen- fessoressa Guarducci termina così: «Su que-
de di ombre e di luci, fino alla consumazione ste [reliquie di Pietro] è materialmente fon-
dei secoli. E allora si dovrà pensare alla data la Chiesa di Roma (...). Cristo, dichia-
Chiesa di Roma anche nel celebre passo del rando a Pietro di voler fondare su di lui la
Vangelo di Giovanni (X, 16) nel quale Cristo sua Chiesa (...) [ha] voluto profeticamente
14

alludere proprio alla Chiesa di Roma, ed al-


la sua continuità lungo il corso dei secoli fi- La questione ebraica
no all’ultimo giorno (...). Sotto l’altare della
Basilica [vaticana] si trovano ancora, mira-
colosamente superstiti, i resti mortali di quel
Pietro che, per volere di Cristo, è stato, è e CONTRORIVOLUZIONE E
sarà fondamento della sua Chiesa» (29).
GIUDEO-MASSONERIA
Note don Curzio Nitoglia
1) M. GUARDUCCI, La tomba di Pietro. Una straordi-
a rivoluzione francese portò a termine e fece
naria vicenda, Rusconi, Milano, 1989; Le reliquie di Pie-
tro in Vaticano, Istituto Poligrafico e Zecca dello Stato,
Roma 1995; Le chiavi sulla pietra, Piemme Casale Mon-
L trionfare un lungo processo storico di scristia-
nizzazione e secolarizzazione, che si può definire
ferrato 1995; Il primato della Chiesa romana, Rusconi rivoluzionario. Ad esso si oppose e si oppone una
Milano 1991.
2) M. GUARDUCCI, La tomba di Pietro... op. cit., pag. 10.
scuola di pensiero cattolica, la quale è detta spesso
3) Ibid., pag. 13. controrivoluzionaria, che cercò di analizzare le ori-
4) Ibid., pagg. 29-40. gini e le cause del fenomeno avversato, nonché i
5) M. GUARDUCCI, Le reliquie di Pietro... op. cit., pp. 15s. rimedi da opporvi. Solo poco a poco però gli autori
6) M. GUARDUCCI, La tomba di Pietro…, pag. 84. “controrivoluzionari” misero perfettamente a fuo-
7) M. GUARDUCCI, Le reliquie..., op. cit. pagg. 46-50;
Le chiavi sulla Pietra, op. cit, pagg. 28-32. co l’oggetto delle loro ricerche. Sulla scia di uno
8) Ibid., pagg. 85-87. studio di G. Miccoli (1) don Nitoglia mostra come,
9) Ibid., pag. 73. a partire dal 1870, il principale agente della rivo-
10) Ibid., pag. 118. luzione fu identificato, da questa scuola di pensie-
11) Ibid., pag. 120.
12) Ibid., pagg. 133-134.
ro e soprattutto dal Magistero Ecclesiastico, nella
13) Ibid., pag. 139. giudeo massoneria. Una identificazione che adesso
14) M. GUARDUCCI, Il primato della Chiesa di Roma fa discutere, e viene spesso dimenticata.
Rusconi, Milano, 1991, pag. 9. Sodalitium.
15) Ibid., pag. 14.
16) Ibid., pag. 18.
17) Ibid., pag. 24. Dalla polemica controrivoluzionaria alla lot-
18) Ivi. ta contro la Giudeo-massoneria
19) Ibid., pag. 26.
20) Ibid., pag. 38. Anche nei migliori scritti contro la Rivo-
21) Ibid., pag. 43.
22) Ibid., pagg. 71-72.
luzione e nella polemica cattolica contro la
23) Ibid., pag. 141. civiltà moderna o secolarizzata, precedenti il
24) A. PIOLANTI, Primato di S. Pietro e del Romano decennio 1870-80, il Giudaismo non occupa-
Pontefice, in “Enciclopedia Cattolica”, Città del Vatica- va un posto centrale e di primo piano.
no, 1953, vol X, coll. 17-18. Con la presa di Roma da parte dei Pie-
25) M. GUARDUCCI, Le chiavi sulla Pietra, Piemme,
Casale Monferrato, 1995, pagg. 58-59. montesi, il pensiero del Papa e della Segre-
26) M. GUARDUCCI, Guida ai sotterranei della Basili- teria di Stato (e conseguentemente dei gran-
ca vaticana, Piemme, Casale Monferrato, 1996, pagg. di pensatori e polemisti cattolici, sia laici che
82-83. ecclesiastici), si precisa: il Giudaismo post-
27) S. CIPRIANI, Le Lettere di S. Paolo, Cittadella
Editrice, Città di Castello, 1965, pagg. 177-178.
biblico diventa il simbolo della “modernità”
28) I Cor. 10, 4. e della secolarizzazione della società, il ver-
29) M GUARDUCCI, Le reliquie di Pietro in Vaticano, me che ha roso la Cristianità, il principale
op. cit. pag. 133. artefice della congiura anti-cristiana, che è
* Il lettore potrà avvalersi anche della Videocasset- sfociata nella Rivoluzione (“satanica nella
ta: La tomba di san Pietro a Roma, Mimep-Docete, via
Papa Giovanni XXIII, 2 - 20060 Pessano (MI) Tel. e sua essenza”).
Fax: 02-950 40 75; 957 41 935 (L. 15.000). L’Ebraismo fino al 1870 costituisce sì un
pericolo grave per i polemisti antirivoluziona-
ri, ma soltanto potenziale; esso è lo strumen-
to piuttosto che l’agente attivo e principale
della congiura anti-cristiana. «Nella cospira-
zione dei sofisti, dei filosofi, degli empi, dei
massoni depositari del segreto supremo della
setta, dei giacobini, qual’è ricostruita e rac-
contata da Barruel [Mémoires pour servir à
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l’histoire du Jacobinisme, Londra, 1797-98], e il salario ai giornalisti, gli ebrei controllano


gli ebrei non hanno parte. Così come non fi- l’intera stampa... “I deicidi complottano con-
gurano nelle altre analisi contemporanee che tro il Calvario una rivincita che è durata di-
descrivono e individuano i caratteri della “ri- ciannove secoli” (vol. II, pag. 450). Per que-
voluzione”: valga per tutte Les considérations sto gli ebrei sono penetrati nelle sétte... Ma
sur la France [1797] di Joseph de Maistre… Crétineau Joly, che parla sempre di quelques
La polemica antimassonica che infuria tra gli juifs, di certains juifs, ha cura infine di rilevar-
emigrati francesi non conosce traccia degli lo esplicitamente: “Il numero di ebrei che en-
ebrei, se non per denunciare i favori loro con- trarono in questa lotta di odio e di vendetta
cessi. L’elenco dei cospiratori che hanno tra- fu assai ristretto” (vol. II, pag. 334). Nella sua
mato per decenni contro il trono e l’altare di- ricostruzione complessiva i grandi nuclei di
venta il luogo comune di tutta una pubblici- cospiratori nascono e maturano altrove: tra le
stica minore: esso ignora gli ebrei» (2). eresie, il giansenismo, il gallicanesimo, il filo-
Il Giudaismo è ancora totalmente assente sofismo, la massoneria, le diverse sétte.
nell’ottimo lavoro, in dodici volumi, che Un’indicazione precisa tuttavia era stata
Monsignor Jean-Joseph Gaume dedica a La data. Crétineau Joly l’aveva scritto esplicita-
révolution, tra il 1856 e il 1858. In esso egli mente: non sarà difficile alla storia sorpren-
sviscera il problema del cesarismo o ghibelli- dere la mano di certi membri ebrei nelle ri-
nismo, come ritorno della filosofia politica voluzioni» (7).
pagana, che negando la subordinazione del Ancora pochi anni e il passo sarà com-
Sovrano temporale al Papa è fonte della Ri- piuto: innanzitutto da Pio IX e poi da Leone
voluzione o di dis-Ordine; dell’Umanesimo e XIII assieme alla Segreteria di Stato, che si
del Rinascimento come tappe fondamentali esprimeva tramite La Civiltà Cattolica. Que-
del risveglio dello spirito pagano, non solo in sta rivista, a partire dal 1880 sino al 1903, co-
campo politico ma anche in quello delle ten- minciò ad occuparsi sistematicamente degli
denze e passioni umane, che porterà al Pro- ebrei «divenendo così, anche per tale que-
testantesimo e alla Rivoluzione francese (3). stione, un modello e un punto di riferimento
Nei Caratteri della vera religione proposti di primo piano per l’opinione pubblica cat-
ai giovanetti dell’uno e dell’altro sesso, stam- tolica non solo italiana» (8).
pati nel 1809 dall’“Accademia di religione
cattolica”, uno dei centri dell’intransigenti- Il Giudaismo simbolo e agente principale
smo romano, l’autore dedica un paragrafo della Rivoluzione
intero agli ebrei, ma afferma: «Gli ebrei...
non sono i nostri maggiori nemici. Noi ne «Solo lentamente, nel corso della secon-
abbiamo altri più pericolosi, ...voglio dire i da metà del secolo [XIX], gli ebrei vennero
nostri pseudo-filosofi» (4). assumendo una posizione sempre più emi-
Joseph de Maistre nei suoi Quatre chapi- nente e una funzione sempre più decisiva
tres sur la Russie, pubblicati postumi nel nell’ambito di quella cospirazione settaria
1859, accenna en paissant alla pericolosità che, per la cultura intransigente, costituiva
degli ebrei; essi però non sono la principale l’unica vera chiave esplicativa di tutti i mo-
causa degli attuali sconvolgimenti, ma sono derni sconvolgimenti. (...) Quel pluralismo di
piuttosto pedine degli illuminati di Baviera opinioni riguardo agli ebrei..., ancora presen-
o della Massoneria decaduta che avrebbe te… negli anni precedenti, scomparve o qua-
perso, secondo il pensatore savoiardo, la sua si dalla scena: nella seconda metà del secolo,
purezza originale (5). è difficile trovare tra i cattolici chi vada oltre
Anche la Civiltà Cattolica sino agli anni le preghiere per la loro conversione» (9).
Settanta nominerà solo di sfuggita gli Ebrei. Tra gli autori che nella seconda metà
«Artefici primi della rivoluzione restano la dell’ottocento compresero e denunciarono il
massoneria e le sétte» (6). pericolo giudaico vi furono Mons. Meurin S.
A questo quadro «fa eccezione L’Eglise J. (Vescovo in partibus d’Ascalona e succes-
romaine en face de la révolution di J. Créti- sivamente Arcivescovo titolare di Nisibi ed
neau-Joly... La prima edizione dell’opera fu infine Vescovo residenziale di Port-Louis;
pubblicata nel 1858… gli ebrei non sono nato a Berlino, esperto di ebraico e sanscri-
menzionati molte volte… Ma un elemento to) con il libro La franc-maçonnerie synago-
importante per gli sviluppi futuri viene messo gue de Satan, del 1893, e Roger Gougenot
in piena luce: la juiverie dà la parola d’ordine des Mousseaux, nato a Coulommiers in
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Francia, formatosi alla scuola di Paul Drach,


con l’opera Le juif, le Judaisme et la judaisa-
tion des peuples chrétiens, del 1869.

La breccia di Porta Pia

«La svolta si verifica… nel corso degli


anni Settanta… La caduta del potere tempo-
rale fu avvertita come un episodio centrale
dell’attacco mosso dalle sétte al cattolicesi-
mo… La rivoluzione appare trionfante, i
suoi obiettivi anticristiani sempre più palesi
ed evidenti» ( 10). Il Giudaismo diventa il
simbolo della nuova civiltà secolarizzata che
ha apostatato dalla Chiesa, proprio perché
da esso formata, dopo lunghi anni di congiu-
ra anticristiana. «La cospirazione anticristia-
na diventa così l’opera eminente degli ebrei
per abbattere la Chiesa di Cristo e portarli
al dominio del mondo» (11).
È proprio in occasione della breccia di
Porta Pia che il complotto ordito nell’oscurità
appare alla luce del giorno: «Ebrei di fuori,
che accorrono nella nuova capitale, ne dirigo-
no i giornali, alimentano gli attacchi alla Chie-
sa; ebrei di Roma, che hanno tradito il loro
Frontespizio del primo numero de “La Civiltà Cattolica”
sovrano, dimenticandone i benefici, che han-
no accolto festanti i “piemontesi”, che fre-
quentano luoghi prima loro preclusi. Sta qui il sieme. Alla loro uscita furono percossi. Eb-
vero, il grande scandalo: gli ebrei a Roma, se- bene, dietro a quei forsennati che urlavano e
de di Pietro, capitale della cattolicità, soppian- percuotevano, riconoscevansi gli ebrei del
tano i cristiani, acquistano proprietà, esercita- ghetto. (...) Quando noi abbiamo domandato
no funzioni di governo. Sta qui la prova della informazioni sulle scene ignobili che sono
loro “fusione” con la “rivoluzione”, e la ragio- avvenute al Corso… ove le cose sante furono
ne della futura rivalsa cristiana che non potrà volte in ridicolo, i preti insultati, le statue
non colpirli: il diritto di prendere nel futuro della Madonna bruttate... ci venne sempre ri-
“misure difensive” contro gli ebrei nasce in- sposto: i buzzurri [i piemontesi] e gli ebrei.
fatti dagli attuali loro comportamenti» (12). (...) Quando il 20 settembre 1870, il Governo
A questo proposito sono significative le subalpino penetrava a colpi di cannone per
pagine scritte dai fratelli Lémann, ebrei con- le porte di Roma, la breccia non era ancora
vertiti al cattolicesimo: «I vostri correligiona- compiuta che uno stuolo di ebrei vi era già
ri [ebrei]… hanno fatto assai male a Roma. passato per andare a congratularsi col gene-
(...) Il 20 settembre 1870, gli zuavi difensori rale Cadorna ed il ghetto tutto intero si pa-
di Roma..., avevano abbandonato i ripari… I vesava a colori piemontesi (...).
loro amici s’affrettavano a recar loro gli abiti Pio IX meritava egli che gl’israeliti gli ca-
borghesi. Ma in capo al ponte [Sant’Ange- gionassero quel doppio dolore: dapprima
lo]... eranvi torme di ebrei che in mezzo ai passare nel campo dè suoi nemici, poi deva-
clamori... dei rivoluzionari contro gli zuavi, stare Roma durante la sua cattività in Vati-
strappavano a questi... le valigie, gli abiti, cano? (...) No! Pio IX non lo meritava né co-
tutto ciò che potevano afferrare, e... gettava- me sovrano, né come benefattore. (...) I Papi
no ogni cosa nel Tevere, ma sotto c’erano i hanno sempre consentito con benevolenza
loro marinai che nelle loro barche raccoglie- al soggiorno degli ebrei nella loro città.
vano tutto ciò che erasi buttato nel fiume. Questo popolo errante era libero di non an-
(...) L’anno scorso… alla porta del Gesù… darvi. Ma egli vi è sempre andato nominan-
urlavasi contro i cristiani, che pacifici ed do Roma... Paradiso degli ebrei. I Papi han-
inoffensivi si erano radunati per pregare in- no dunque costantemente protetto gli israe-
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liti. Se tuttavia havvene uno che siasi mo- me “fons persecutionum”. Ora l’emancipa-
strato più specialmente loro protettore, che zione degli ebrei avvenuta grazie alla Rivo-
abbia vegliato con una sollecitudine più viva luzione francese, e i benefici che gli ebrei ne
sulla loro condizione temporale, noi lo pro- avevano ricavato erano davanti agli occhi di
clamiamo colla mano sulla storia e sul no- tutti. Questi due aspetti: Sinagogae Judeo-
stro cuore, egli è Pio IX. (...) Gli israeliti rum fontes persecutionum, e i benefici rica-
erano relegati in un quartiere separato, il vati dall’emancipazione (figlia del 1789),
ghetto… Pio IX ha fatto rovesciare quelle non potevano spiegare essi soli quanto era
porte e quelle mura...» (13). avvenuto prima e non bastavano a fare del
A partire da questi fatti, i fratelli Lé- Giudaismo l’artefice principale del lungo
mann, tirarono la conclusione che occorreva processo di dissoluzione che aveva condotto
difendere la Cristianità dal pericolo giudaico al 1789. Mancavano due elementi: il concet-
e che non si poteva concedere agli ebrei la to di Rivoluzione, quale si precisò nel Magi-
parità dei diritti civili: «Noi non consigliere- stero ecclesiastico e nell’apologetica contro-
mo giammai - seguitano i Lémann - di con- rivoluzionaria di quegli anni, e l’idea di una
cedervi a Roma il diritto di diventare pro- lunga congiura sotterranea e segreta.
prietari. Noi conosciamo le tendenze della Joseph de Maistre ha ben colto la natura
nostra nazione; le sue buone come le sue della Rivoluzione francese (anche se non può
cattive qualità. Se questo diritto di proprietà essere definito un pensatore controrivoluzio-
vi è concesso, noi lo scommettiamo, fra 30, nario completo, a causa di alcune lacune, se
fra 50 anni al più, Roma non apparterrebbe non di veri e propri errori del suo sistema dot-
più ai cattolici, ma sarebbe nelle vostre mani trinale. Esso risente dell’influsso dell’esoteri-
(...). Il supremo pericolo di Roma... non so- smo massonico che mai ha lasciato il Savoiar-
no gli uomini della rivoluzione, essi passe- do; ma su questo tema ritornerò nel corso di
ranno. Il supremo pericolo di Roma siete voi, un articolo specifico). Egli l’ha definita “Sata-
o signori, che non passate. Armati del diritto nica per essenza, satanica perché ribelle
di proprietà, colla vostra abilità… e la vostra all’autorità, ossia a Dio” (17). L’unica alterna-
potenza, prima che il secolo sia al suo fine, tiva possibile, per de Maistre, era il Papato: se
voi sarete i padroni di Roma» (14). “la Rivoluzione è l’errore”, se “è satanica per
I fratelli Lémann, pensano quindi, a par- essenza”, essa “non può quindi essere uccisa
tire dalla breccia di Porta Pia, alle misure che dal Papato, il quale è la verità, perché è
che i futuri governi cristiani dovranno pren- Cristo in terra” (18). Occorre perciò saldare
dere per preservarsi dal contagio del Giu- nuovamente Chiesa e Stato, trono e altare.
daismo, primo artefice e manovratore della Ma il 1870, con la caduta del potere
Rivoluzione. «Il concetto… è stato formula- temporale del Papa creò una situazione nuo-
to, …per annunciare il futuro. Difesa, diritto va. I governi e i Re, ormai largamente infil-
di difendersi dagli ebrei: le parole chiave che trati dal morbo rivoluzionario, non avevano
giustificheranno l’organizzazione dei movi- risposto all’appello in difesa del Papa. Nel
menti politici antisemiti sono così dette» (15). 1876 padre Raffaele Ballerini, su “La Civiltà
Ma si noti che a pronunciarle sono stati due Cattolica”, scriveva che il peccato dell’Euro-
ebrei convertiti, che difficilmente possono pa consisteva nella guerra che tutti gli Stati e
essere accusati di antisemitismo! tutte le corti, in seguito alla politica cesaro-
In ogni caso la tendenza che si profila con papista del secondo Settecento, senza ecce-
il 20 settembre 1870 è quella dell’identifica- zione alcuna muovevano alla Chiesa cattoli-
zione degli ebrei con la Rivoluzione. «La ne- ca. «Variano in ciascuno Stato i gradi del
cessità della lotta di difesa contro la “rivolu- morbo: ma tutti ne sono infetti. (...) Tutti, in
zione” diventava così lotta di difesa contro gli una parola, si sono intesi per escludere Gesù
ebrei. (...) Il passo ulteriore che venne com- Cristo dalla loro civiltà, ripetendo il detto
piuto in quegli anni fu di farne i principali della Sinagoga contro Cristo Re: “Nolumus
agenti, gli autentici occulti promotori» (16). hunc regnare super nos” (Lc. XIX, 14): vo-
gliamo vivere separati dalla Chiesa… voglia-
La “Sinagoga di Satana” mo la secolarizzazione universale» (19).
Già nel 1872, a Monaco, gli «Historisch-
La configurazione del popolo ebraico co- politische Blätter», facevano degli ebrei gli
me ribelle e sovversivo era assai antica: la assoluti protagonisti della Rivoluzione e del-
Sinagoga talmudica era vista da sempre co- la laicizzazione dell’Europa. Padre Ballerini,
18

pur non nominandoli esplicitamente, fa sei ripetevano quando il Divin Redentore


un’analogia tra il comportamento degli Stati conversava con gli uomini”» (26).
moderni e quello della Sinagoga farisaica: Padre Francesco Berardinelli, in un artico-
cioè il rifiuto del Regno Sociale di Cristo e lo pubblicato sulla Civiltà Cattolica, nel 1872
della sua Chiesa. La nuova condizione della definisce i moderni persecutori del Vaticano
società, in fondo in fondo, è antica: è la stes- «nuovi giudei», «rinnegati e apostati (...) della
sa caparbia ripulsa di Gesù Cristo, che era razza degli sputacchiatori di Gesù nell’atrio di
stata macchinata dal Sinedrio e fatta passare Caifa», «branco di cani (...) della razza di
nella maggior parte del popolo ebraico. quelle bestie verminose del Golgota» (27).
Quello del Padre gesuita Ballerini non è La Civiltà Cattolica, che esprimeva il
un caso isolato. Le condizioni della Chiesa pensiero della Segreteria di Stato della San-
romana in quegli anni sono simili a quelle ta Sede, identificava, a partire dal 1870, Ri-
dei primi tre secoli: essa è perseguitata. voluzione, Massoneria ed Ebraismo, e vede-
I discorsi di Pio IX, dopo il 1870, sono si- va nel Giudaismo talmudico la culla della
gnificativi: «Pio IX non manca di esplicite Massoneria e delle sétte che avevano porta-
parole dure contro gli ebrei: “cani”, divenuti to la Rivoluzione in Europa. In breve la so-
tali da “figli” che erano, “per la loro durezza cietà moderna è, per la Civiltà Cattolica e
e incredulità” (“e di questi cani - aggiunge il per la Santa Sede una “società giudaizzata”,
pontefice - ce n’ha pur troppi oggidì in Ro- e Giudaismo è sinonimo di Rivoluzione e di
ma, e li sentiamo latrare per tutte le vie, e ci Massoneria, anzi ne è la causa.
vanno molestando per tutti i luoghi”) (20). E
il Papa continua: “bovi”, che “non conosco- La congiura anticristiana
no Dio”, e “scrivono bestemmie e oscenità
nei giornali”: “ma verrà un giorno, terribile L’approfondimento dei concetti di cospi-
giorno della vendetta divina, che dovranno razione, congiura, complotto o macchinazione
pur rendere conto delle iniquità che hanno fu decisivo per far compiere il passo al Magi-
commesse” (21). “Popolo duro e sleale, come stero ecclesiastico e ai polemisti controrivolu-
si vede anche nei suoi discendenti”, che “fa- zionari; poterono così affermare che l’autore
ceva continue promesse a Dio e non le man-
teneva mai” (22). Papa Pio IX (Immaginetta del XIX sec.)
Il 23 marzo 1873, Pio IX, riferendosi a
Simone il Cireneo, ritornò sul tema degli
“ebrei riprovati”: «In quella circostanza non
permise il Signore che un ebreo lo aiutasse.
Quella nazione era già riprovata, e dura nel-
la riprovazione, (...) Gesù Cristo volle essere
piuttosto aiutato da un pagano, dando con
ciò una prova di quanto era stato predetto,
cioè che alla depravata nazione ebrea altre
nazioni sarebbonsi sostituite per conoscere e
seguire Gesù Cristo» (23).
Nel discorso del 12 febbraio 1874 ai par-
roci di Roma, papa Mastai stabilì, ancora
una volta, un parallelo tra la situazione at-
tuale della Chiesa romana e quella dei suoi
inizi: “Le tempeste” che l’assalgono sono le
stesse sofferte alle sue origini; allora erano
“mosse dai gentili, dagli gnostici e dagli
ebrei” e “gli ebrei vi sono anche presente-
mente” (24).
«Non a caso in quegli stessi anni Pio IX
ricorre alla figura della “Sinagoga di Satana”
(25). Secondo Pio IX gli attuali rivoluzionari
sono i “moderni farisei”che vorrebbero,
“come gli antichi”, distruggere la Chiesa, es-
si “ripetono le inique espressioni che i fari-
19

principale dell’assalto infernale contro il Papa- do si convertirà a Lui... Se, diciamo, il diavolo,
to e la Cristianità era il Giudaismo, che si ser- dai principii della Chiesa fino a noi, avesse tro-
viva delle varie sétte, divise quanto alle “ob- vata pronta ai suoi ordini e servigi una razza sì
bedienze”, ma unite quanto al fine: la distru- atta e sì disposta naturalmente a combattere
zione della Chiesa e della Società cristiana (28). sempre e dappertutto la sua guerra anticristia-
Pio IX stesso, già subito dopo il 1848 ave- na, perché non avrebbe dovuto presceglierla
va lanciato l’idea di una grande congiura (29). come la propria perenne e per tutto diffusa
Tuttavia «un filo conduttore unisce le prime università destinata a conservare sempre e do-
elaborazioni tardo-settecentesche alle teoriz- vunque propagare... tutto il corpo delle dottri-
zazioni e alle costruzioni di un secolo dopo. ne e delle arti anticristiane opportune allo sco-
Ne variano però i protagonisti e gli artefici. po comune del diavolo e degli ebrei?» (33).
Solo nel corso della seconda metà del secolo Tale giudizio si fonda sulla “teologia del-
gli ebrei vi svolgeranno un ruolo sempre più la storia” propria della Chiesa romana. Essa
importante sino a diventarne gli autori» (30). da secoli ha insegnato che gli ebrei sono i
Padre Oreglia su La Civiltà Cattolica nemici per eccellenza del Cristianesimo co-
espresse lucidissimamente tale concetto: la me di Gesù stesso.
Massoneria è una fondazione relativamente A partire dal 1870 la Chiesa precisa che
moderna, ma «antichissimo e contempora- solo il Giudaismo talmudico può essere il
neo della stessa fondazione della Chiesa è principale ispiratore e il regista occulto della
quel complesso di dottrine satanicamente e congiura anticristiana che è esplosa con la
sapientemente anticristiane [...] che, dai pri- massima virulenza proprio a Roma sede del
mi gnostici e manichei ai moderni massoni e Vicario di Cristo. L’esperienza vissuta da
liberali, di sétta in sétta, fu tramandato quasi Pio IX ha rappresentato la prova del nove di
per Càbala e tradizione» (31). tale teoria. La Chiesa invitava perciò i suoi
I presupposti teologici sono evidenti: la co- fedeli ad una legittima (e moderata) difesa.
stante contrapposizione tra Dio e Satana corri-
sponde, nel tempo storico, a una contrapposi- Antisemitismo e antigiudaismo
zione altrettanto irriducibile tra Chiesa e Sina-
goga, tra Città di Dio e Città di Satana. Que- Uno dei massimi specialisti della polemi-
sto è sempre stato l’insegnamento dei Padri ca antigiudaico-massonica e anti-modernista
della Chiesa. Tuttavia a partire dalla breccia di fu monsignor Henri Delassus. Nato il 12
Porta Pia, gli schieramenti sono messi a fuoco aprile 1836 ad Estaires in Francia, ordinato
distintamente. Tutte le sétte, varie quanto ai sacerdote a Cambrai nel 1862, nel 1875 di-
membri e ai rituali, fondate da persone diverse venta direttore del settimanale La semaine
in tempi e luoghi diversi, hanno un unico e religieuse de Cambrai.
medesimo scopo: l’odio a Gesù Cristo e alla Fondandosi su una dottrina teologica si-
sua Chiesa. Perciò esse «debbono aver sempre cura ed una documentazione abbondante,
ricevuta l’ispirazione medesima da una stessa molto spesso di prima mano, dotato di un’ec-
sétta perenne, convivente con la Chiesa e di lei cezionale lungimiranza (fu uno dei pochi an-
naturalmente nemica» (32). Ora, per ottenere timassoni che non cadde nella trappola taxil-
questo fine, argomenta Padre Oreglia, sarebbe liana), discepolo del cardinal Pie e di Dom
potuto bastare il diavolo da solo; tuttavia egli Guéranger, rappresentanti del pensiero ul-
ha voluto servirsi dei suoi suppositi principali e tramontano più genuino, formatosi alla scuo-
preferiti, coloro che hanno crocifisso Gesù: la di Louis Veuillot, membro del “Sodalitium
«Se il diavolo..., oltre alla sua propria maligna Pianum”, attacca la Rivoluzione francese,
volontà e potenza... si fosse ancora trovato basandosi sulle idee di De Maistre riguardo
avere alla mano fin dai primordi della Chiesa ai principii del 1789. Li integra però con una
una società ed anzi un popolo, una razza ed sicura dottrina tomista che faceva difetto al
una nazione di gente pronta naturalmente e Savoiardo e li spurga di certe idee esoteriche
disposta a seguirne i rei disegni anticristiani: se (l’unità trascendente della Tradizione pri-
questo popolo, razza e nazione si fosse anche mordiale) che hanno accompagnato De Mai-
trovata essere intelligentissima, industriosissi- stre fino alla fine; attacca anche la “democra-
ma ed ostinatissima, qual’è l’ebrea, come in zia cristiana” e l’Americanismo. Le sue ope-
tutto il resto così specialmente nell’odio a Cri- re principali sul problema giudaico-massoni-
sto e ai cristiani: e ciò perché da Cristo ripro- co, che rappresentano una vera Summa del
vata e spodestata fino agli ultimi tempi, quan- pensiero controrivoluzionario sono: La con-
20

juration antichrétienne. Le temple maçonni- zioni antisemitiche che erano divampate in


que voulant s’elever sur les ruines de l’Eglise Germania in quei tempi, esse erano estranee
catholique in 3 volumi (1910), e Le problème allo spirito cattolico, erano infatti di ispirazio-
de l’heure présente: Antagonisme de deux ci- ne protestante. Ma siccome tale agitazione
vilisations in 2 volumi (1904). non veniva da un «puro spirito di giustizia -
Monsignor Delassus fu creato prelato continua il Padre gesuita - di religione e di ben
domestico di Sua Santità da S. Pio X nel intesa difesa sociale, ma principalmente dalla
1904 e protonotario apostolico nel 1911. passione dell’invidia e della vendetta», sarà
Morì a Saméon il 6 ottobre 1921. sterile: nihil violentum durat! Il criterio su cui
Egli ha scritto: «Il Calvario ha diviso in Padre Oreglia si fonda, per giudicare sulla
due la razza ebraica: da una parte coloro che bontà o meno di un movimento, è se esso
hanno creduto in Cristo; e dall’altra, i boja, s’ispiri al Magistero della Chiesa romana o no.
sulla testa dei quali, secondo i loro stessi au- Perciò l’unica vera reazione al Giudaismo tal-
spici, è ricaduto il Sangue di Cristo, votandoli mudico è quella guidata dal Magistero petrino,
ad una maledizione che persisterà fino a che ed è evidente che i cattolici che s’impegnano
durerà la loro ribellione» (34). Secondo monsi- in campo sociale e politico dovranno essere in
gnor Delassus l’Antigiudaismo coincide con il prima fila nella lotta alla Giudeo-massoneria,
Cattolicesimo, nel senso che i cattolici debbo- sotto le direttive della S. Sede. Infatti con i
no combattere il Giudaismo, come combatto- pregiudizi liberali, di “sana” autonomia
no la Massoneria, il Socialismo e l’Anarchia, dall’insegnamento pontificio, non si può vince-
per difendere la società civile e la Chiesa. re la lotta contro il Giudaismo. Secondo Padre
La sua posizione è assai diversa da quel- Oreglia la strada da imboccarsi è quella oppo-
la dell’Antisemitismo biologico o razziale, sta: «Il Giudaismo si vince in una sola manie-
soprattutto per quanto riguarda due ele- ra, cioè debellando il Liberalismo... Liberali-
menti fondamentali: «La piena salvaguardia smo e Giudaismo sono... due cose affatto iden-
dell’ebraismo antico, da cui nacquero Gesù, tiche ed in perfetta armonia... I liberali sono
Maria, gli Apostoli, i fedeli delle prime co- impotenti a frenare l’invasione giudaica per-
munità cristiane, e il riconoscimento che ché sono loro stessi, quantunque non abbiano
all’ebreo resta sempre aperta per redimersi, nelle vene sangue semitico, che si sono fatti
e tale deve restare, la strada della conversio- giudei colle false dottrine e colle cattive opere.
ne al Cristianesimo. La considerazione di Hanno ripudiato le grandi idee della carità, del
“razza maledetta”... è una condizione stori- sacrifizio e dell’onore che costituiscono la
ca, storicamente datata e storicamente supe- splendida e gloriosa corona del cristiano, e poi
rabile… non è il prodotto della natura che si lagnano perché son caduti nella schiavitù
imprigiona irrimediabilmente in una condi- giudaica. Invano ed ingiustamente si lagnano;
zione senza via d’uscita» (35). è la pena del loro peccato. Ritornino veri cri-
Anche il Padre Oreglia, fin dal 1880, aveva stiani e la schiavitù giudaica cesserà» (37).
espresso la stessa teoria (o meglio la teoria
della S. Sede e della Segreteria di Stato, diffu- Dall’Antigiudaismo all’Antimodernismo
sa tramite La Civiltà Cattolica e ripresa, man
mano, dai grandi pensatori controrivoluziona- Alla fine dell’Ottocento, soprattutto con i
ri, quali il Delassus) proprio sulle pagine della pontificati di Pio IX e di Leone XIII, la Chie-
Civiltà Cattolica scrivendo: «I cattolici non do- sa romana aveva messo sempre più a fuoco la
mandano l’espulsione degli ebrei, ma chiedo- causa della Rivoluzione che minacciava sin
no solamente che se ne restringa l’azione in dall’Umanesimo, in maniera pubblica e istitu-
quanto essa nuoce al bene pubblico. Vogliono zionale (anche se nel corso del Medioevo non
conservare il carattere cristiano dello Stato, erano mancati movimenti ereticali o ghibelli-
della legislazione, dell’insegnamento e dei ni che però non avevano raggiunto la portata
principii sociali. Vogliono l’estirpazione dei o la dimensione pubblica ed ufficiale del ri-
principii giudaici, ...resi dominanti dal regime torno al “Giudeo-paganesimo” propria del-
liberale, ma non l’espulsione di un popolo che, l’età umanistica), la Cristianità e la Chiesa
alla fin fine, è del sangue di Abramo, e nel se- stessa: il vero nemico e la fonte di ogni rivolu-
no al quale nacque il Salvatore. Con un orga- zione e disordine era il Giudaismo talmudico.
namento [organizzazione, n.d.a.] cristiano del- Per la S. Sede l’Antigiudaismo rappre-
lo Stato, gli ebrei non ispirano verun timore» sentava anche il contrattacco, nonché il ri-
(36). Padre Oreglia era assai critico sulle agita- medio e l’antidoto per ridare forza di pene-
21

trazione nella società civile alla Regalità so- “perdere” tempo, risalire alle cause e cerca-
ciale di Gesù Cristo, espulso dallo Stato lai- re di scovare subito i modernisti, che si era-
cizzato e secolarizzato. no infiltrati nei gangli vitali della Chiesa, per
A partire dai primi anni del Novecento, schiacciarli al più presto, con provvedimenti
con il Pontificato di S. Pio X, vi fu un certo pratici e disciplinari: è ciò che fece mirabil-
mutamento nello studio della questione, do- mente S. Pio X, anche se non riuscì a porta-
vuto al sopraggiungere di un fenomeno peri- re a compimento l’opera intrapresa a causa
colosissimo, il Modernismo, condannato dal- della morte prematura.
la Pascendi di Papa Sarto, movimento che «Questo relativo rarefarsi della polemica
voleva distruggere la Chiesa dal di dentro; antiebraica da parte cattolica non ne rappre-
Essa dovette riunire le proprie forze e rin- sentò tuttavia l’abbandono; tantomeno la sua
saldare le proprie file per smascherare le in- critica e il suo rifiuto. Il pensiero integrista, a
filtrazioni nemiche fin nel suo cuore, grazie Roma come altrove, continuò a teorizzare il
alla convergenza di tutti i cattolici sotto la ruolo nefasto degli ebrei nell’intera società
suprema guida del Papa e del Magistero au- cristiana. E si sa di quanto credito godesse a
tentico della Chiesa. Roma durante il pontificato di Pio X» (38).
La Civiltà Cattolica, che dal 1880 sino al Nel 1913 il processo Beylis, celebratosi a
1903 aveva studiato costantemente e senza Kiev per un caso di omicidio rituale «ripro-
interruzione per ben ventitré anni il pericolo pose sulla stampa cattolica, in tutta la loro
giudaico, non tratterà più con la stessa at- ampiezza, le solite accuse contro l’ebraismo
tenzione il suddetto problema, per rivolgere talmudico» (39).
gli sforzi alla lotta contro il Modernismo. Oltre alla Civiltà Cattolica si distinsero in
Certamente se si fosse scavato dietro le questa battaglia monsignor Umberto Benigni
quinte si sarebbe scoperto che i promotori (nella sua Storia sociale della Chiesa e in vari
dell’eresia modernista erano gli stessi. Mon- articoli scritti sulla rivista fiorentina Fede e
signor Delassus ne L’Americanisme et la Ragione di don Giulio De Toth) e monsignor
conjuration antichrétienne (1899) aveva di- Ernest Jouin (nella RISS) considerati quali
mostrato come tale forma di modernismo in «esponenti dell’integrismo cattolico» (40).
campo ascetico (che fu condannato da Leo-
ne XIII in Testem benevolentiae), aveva alle La lotta contro i totalitarismi cesaristi
sue origini L’Alliance Israelite Universelle!
Ma occorreva non disperdere le forze senza Pio XI condannò i vari totalitarismi, sia
di orgine marxista (il Comunismo), sia di ori-
Chirografo con cui Pio IX ringrazia e benedice gli
scrittori della Civiltà Cattolica gine neopagana o mazziniana (il Nazionalso-
cialismo e, sotto certi aspetti, il Fascismo).
Il razzismo biologico preoccupava sempre
di più il Pontefice, che incaricò un gesuita di
redigere, assieme a due altri sacerdoti, la boz-
za di una futura Enciclica che avrebbe con-
dannato il razzismo biologico; ma Pio XI morì
poco prima di poter promulgare tale Encicli-
ca, nella quale tuttavia, riguardo al problema
ebraico, si riaffermava la tesi tradizionale.
Ecco una parte del testo: «La cosiddetta
questione ebraica, nella sua essenza, non è
una questione né di razza, né di nazione, né
di nazionalità territoriale, né di diritto di cit-
tadinanza nello Stato. È una questione di re-
ligione e, dopo l’avvento del Cristo, una que-
stione di Cristianesimo. (...) Il Salvatore, che
Dio, ...aveva inviato al suo popolo prediletto,
fu respinto da questo popolo, violentemente
ripudiato e condannato come un criminale
dai più alti tribunali della nazione in collusio-
ne coll’autorità pagana... Infine, fu messo a
morte. (...) Il gesto stesso col quale il popolo
22

ebraico ha messo a morte il suo salvatore...


costituì... la salvezza del mondo.
Di più: questo malaugurato popolo, che si
è affondato da solo nella disgrazia, i cui capi
accecati hanno chiamato sulle proprie teste la
maledizione divina, condannato, pare, a erra-
re eternamente sulla faccia della terra, è stato Papa
tuttavia preservato… dalla rovina totale. (...) Leone XIII
San Paolo… non nega la possibilità di
salvezza per gli ebrei, purché rinneghino il
loro peccato (...). Israele rimane il popolo
una volta eletto. (…)
Possiamo vedere nel popolo ebraico
un’inimicizia costante nei confronti del Cristia-
nesimo. Da cui risulta una tensione costante
fra Ebreo e Cristiano che non si è mai real-
mente allentata (...). L’alta dignità che la Chie-
sa ha sempre riconosciuto alla missione storica te connaturale e principale, il supposito pre-
del popolo ebraico… non la rende tuttavia cie- diletto di Satana è il Giudaismo, che conti-
ca sui pericoli spirituali che possono correre le nuerà a voler distruggere la Chiesa e la Cri-
anime a contatto con gli ebrei… Fintanto che stianità, come ha ucciso Gesù Cristo, fino a
persiste la mancanza di Fede nel popolo ebrai- che non si convertirà al Cristianesimo. Parla-
co… la Chiesa deve indirizzare ogni suo sforzo re solo en passant di sétte segrete o anche di
per prevenire i pericoli che questa mancanza Massoneria quali agenti principali della Rivo-
di Fede e questa ostilità potrebbero creare alla luzione, senza dire quale è l’origine e la culla
Fede e ai costumi dei suoi fedeli (...). La Chie- della Massoneria (vale a dire il Giudaismo
sa non è mai venuta meno al dovere di premu- post-biblico) è per lo meno riduttivo! (42).
nire i fedeli contro gli insegnamenti degli In breve per essere controrivoluzionari
ebrei, qualora… minaccino la Fede. (...) Ha integrali occorre combattere pubblicamente
ugualmente messo in guardia contro i troppo la Giudeo-massoneria.
facili rapporti con la comunità ebraica...» (41).
Note
Conclusione 1) G. MICCOLI, Santa Sede, questione ebraica e anti-
semitismo, In Storia d’Italia, Annali vol. 11 bis, Gli ebrei
I veri pensatori, integralmente controri- in Italia, Einaudi, Torino, 1997. Si tratta di uno studio
molto serio, sul quale mi baso sostanzialmente, ma di
voluzionari, che hanno scritto sulla Rivolu- cui non condivido i giudizi e le conclusioni.
zione dopo il 1870, si rifanno giustamente al- 2) G. MICCOLI, op. cit., pag. 1388.
le direttive della S. Sede. Essi vedono nel Occorre precisare che prima di De Maistre un ge-
Giudaismo la causa (di ordine naturale) suita, Padre PIERRE DE CLORIVIERE aveva intuito la
principale di ogni disordine; essa si serve a malizia e diabolicità della Rivoluzione francese, nel suo
libro Etudes sur la Révolution, Paris, 1793.
questo scopo delle varie sétte e soprattutto 3) J. J. GAUME, La révolution. Recherches histori-
della Massoneria che è una sua creatura. ques sur l’origine et la propagation du mal en Europe de-
Naturalmente vi è anche una con-causa puis la Renaissance jusqu’à nos jours, Paris, 1856-1858.
(di ordine preternaturale): il diavolo, che ten- 4) Roma, 1809, pagg. 147 sg.
5) Su De Maistre voglio ritornare in un prossimo arti-
ta l’uomo, scatenando le passioni sregolate colo, frattanto rimando il lettore all’opera di E. DERMEN-
che albergano nel cuore di ogni figlio di Ada- GHEM, Joseph de Maistre mystique, La Colombe, Paris,
mo. Il problema consiste anche nell’analizza- 1946, 2ª edizione.
re la natura della Rivoluzione e dei meccani- 6) G. MICCOLI, op. cit., pag. 1411.
smi grazie ai quali essa avanza; ma sarebbe 7) G. MICCOLI, op. cit., pagg. 1412-1413.
8) G. MICCOLI, op. cit., pag. 1414, nota 106.
erroneo minimizzare il compito che ci spetta 9) G. MICCOLI, op. cit., pag. 1394.
di svelare l’identità dei cospiratori, poiché 10) Ibid., pag. 1398.
senza cospiratori non ci sarebbe Rivoluzione. 11) Ibid., pag. 1399.
Actiones sunt suppositorum, insegna la sana 12) Ibid., pag. 1400.
13) A. E J. LÉMANN, Lettere agli israeliti dispersi
filosofia. Inoltre non è vero - secondo il Ma- sulla condotta dei loro correligionari a Roma, durante la
gistero ecclesiastico - che gli agenti della rivo- prigionia di Pio IX al Vaticano, Roma, 1873, Libreria e
luzione cambino. No, dopo il deicidio l’agen- Cartoleria romana, pagg., 5-14.
23

14) Ibid., pagg., 19-21. 44-52. Perciò il titolo conferitogli dal De Mattei di “Dotto-
15) G. MICCOLI, op. cit., pag., 1400. re della Contro-Rivoluzione” (Cfr. Il crociato del secolo
16) Ivi. XX, Casale Monferrato, 1996, pag. 151) mi sembra al-
17) J. DE MAISTRE, Considérations sur la France, quanto esagerato e non corrispondente alla realtà.
Lyon, 1884, pag. 67.
18) Idem, Du Pape, Genève, 1966, pag., 23.
19) R. BALLERINI, I peccati d’Europa, in «CC», 27
(1876), III, pagg., 388 sg.
20) Discorsi del Sommo Pontefice Pio IX pronun- Dottrina
ziati in Vaticano ai fedeli di Roma e dell’orbe dal princi-
pio della sua prigionia fino al presente, Roma, 1874-
1878, cit. in G. MICCOLI, pagg., 1404-1405.
21) Discorsi cit. in G. MICCOLI, pag., 1405.
22) Ivi. el numero precedente di Sodalitium abbia-
23) Discorsi di Pio IX, vol. II, pag. 294.
Si noti come il Magistero autentico di papa Mastai N mo pubblicato la prima parte dell’articolo di
don Sanborn sulla “Tesi di Cassiciacum”. In
sia contraddetto da quanto viene affermato dal Concilio
Vaticano II in Nostra Aetate 4h:“Gli Ebrei tuttavia non questo numero leggerete le prime due sezioni
devono essere presentati come riprovati da Dio, né co- della seconda parte, dedicata all’illustrazione
me maledetti, quasi che ciò scaturisse dalla Scrittura”.
24) Discorsi, vol. III, pag. 149.
della Tesi. Nel prossimo, a Dio piacendo, pub-
25) Etsi multa luctuosa, Enciclica del 21 nov. 1873. blicheremo la terza sezione con l’esposizione e la
Cfr. anche la Lettera del 1865, di Pio IX a mons. Dar- prova della Tesi e le risposte alle obiezioni.
boy, arcivescovo di Parigi, in La Documentation catho-
lique, t. VI, juillet-décembre 1921, pag. 139.
26) Discorsi, vol. IV, pag. 115 e vol. III, pag. 37.
27) F. BERARDINELLI, Il Golgota e il Vaticano, in
IL PAPATO MATERIALE
«CC», 23 (1872), I, pagg. 649-50, 654-55.
28) A. PREUSS, Etude sur la Franc-Maçonnerie amé- PARTE SECONDA:
ricaine, (1908), riedizione Centro Librario Sodalitium, ILLUSTRAZIONE DELLA TESI
Verrua Savoia (TO), 1998.
29) Cfr. l’Enciclica Nostis et nobiscum, 8 dic. 1849.
E l’Allocuzione tenuta nel Concistoro segreto del 25 don Donald J. Sanborn
settembre 1865: Inter multiplices machinationes.
30) G. MICCOLI, op. cit., pag. 1408. Introduzione
31) G. OREGLIA DI SANTO STEFANO, Di un recente
libro “Pro Judaeis”, in «CC», 36 (1885), I, pag. 35.
32) Ibid., pag. 35 sg.
Nel primo articolo su questo argomento
33) G. OREGLIA, cit., pag. 37 sg. abbiamo esposto la distinzione che i teologi
34) H. DELASSUS, La conjuration antichrétienne. Le fanno tra successione apostolica formale e
temple maçonnique voulant s’élever sur les ruines de successione apostolica materiale e dalle loro
l’Eglise Catholique, t. III, Lille, 1910, pag. 117. stesse parole abbiamo concluso che la nozio-
35) G. MICCOLI, op. cit., pag. 1377.
36) «CC», 31 (1880), IV, Pagg. 756 sg. ne di successione apostolica puramente ma-
37) «CC»,, 35 (1884), III, pagg. 101 sg. teriale non è una nozione costruita artificio-
38) G. MICCOLI, op. cit. , pag. 1549. Rinvio il lettore samente bensì una vera realtà; abbiamo an-
alle opere fondamentali di EMILE POULAT, Intégrisme et che visto che la Chiesa consta di due parti: 1)
catholicisme intégral. Un réseau secret international anti-
moderniste La sapinière (1909-1912), Tournai, 1969. E
un solo ed unico corpo morale, vale a dire la
Catholicisme, démocratie et socialisme. Le mouvement gerarchia legalmente costituita con i membri
catholique et Mgr. Benigni de la naissance du socialisme che le sono connessi; 2) una sola ed unica au-
à la victoire du fascisme, Tournai, 1977. torità, che è propriamente l’autorità di Cristo
39) G. MICCOLI, op. cit., pag. 1549. Cfr P. SILVA, Rag- comunicata direttamente da Cristo a colui
giri ebraici e documenti papali. A proposito di un recente
processo. In «CC», 65 (1914), II, pagg., 196-215 e 330-344. che viene eletto al papato; infine che queste
40) G. MICCOLI, op. cit., pag. 1550. due parti devono sempre esistere nella Chie-
41) G. PASSELECQ- B. SUCCHECKY, L’Enciclica na- sa dal tempo degli Apostoli fino alla fine del
scosta di Pio XI, Corbaccio, Milano, 1997, pagg. 239-245. mondo, perché se l’una o l’altra viene a man-
42) Mi riferisco a PLINIO CORREA DE OLIVEIRA,
Revoluçao e Contra-revoluçao, Campos, 1959. Ivi l’Au-
care anche la Chiesa verrebbe a mancare.
tore, parlando degli “agenti della Rivoluzione” dedica Nella seconda puntata esporremo le ra-
solo una mezza pagina alla Massoneria “maestra di tut- gioni di questa distinzione delle parti soprat-
te le sette”, senza dire nulla del Giudaismo talmudico. tutto riguardo alla persona del Papa, che ri-
Tra i numerosissimi articoli che il professore brasilia- sulta dall’unione di queste due, vale a dire
no ha scritto nel corso della sua lunga vita, uno solo (di
appena nove pagine) riguarda il Giudaismo (stando a dell’elemento materiale che è opera della
quanto scrive il suo biografo Roberto De Mattei): A Igreja Chiesa e dell’elemento formale che è opera
e o Judaismo,, in «A Ordem», n° 11 (gennaio 1931), pagg. di Dio. Al termine, concluderemo che questi
24

due elementi possono essere separati e che tiene soltanto mediante intrusione, come
senza dubbio sono separati in quell’eletto per esempio nel caso degli scismatici che do-
che abitualmente ed obiettivamente non si po aver ripudiato l’autorità del Romano
propone di fare il bene della Chiesa Pontefice occupano delle sedi episcopali in
maniera assolutamente illegittima. Costoro
SEZIONE PRIMA in verità succedono nelle sedi apostoliche
ma illegittimamente e illegalmente, e di con-
Ricapitolazione dell’articolo precedente seguenza non possono ricevere l’autorità (1).
Ciò detto, propongo qui di seguito uno
Nell’articolo precedente su questo argo- schema della successione apostolica:
mento (Sodalitium n
47, pagg. 4-13) abbia- illegittima = nudo possesso
della sede senza elezione canonica
mo visto la distinzio- (situazione degli scismatici orientali)
ne che i teologi fanno
tra successione for-
male e successione M AT E R I A L E :
Possesso della sede
materiale. Successio- senza l’autorità
ne formale è la suc-
cessione nella sede legittima = nudo possesso della sede
con elezione canonica
apostolica con l’auto- SUCCESSIONE
APOSTOLICA
(situazione della gerarchia del Novus Ordo)
SUCCESSIONE
rità apostolica, suc- APOSTOLICA
LEGITTIMA
cessione materiale è
il nudo possesso della FORMALE:
Possesso della sede
sede, cioè senza l’au- con l’autorità

torità.
Abbiamo anche vi-
sto che è necessario che la Chiesa Cattolica ab- In questo articolo mi propongo di dimo-
bia una continuità apostolica sia formale che strare la Tesi che i “papi” durante e dopo il
materiale per mantenere in maniera adeguata Concilio Vaticano Secondo non sono papi
l’apostolicità. formalmente, sono papi soltanto material-
Soltanto un soggetto che detenga legitti- mente. Già ho esposto la distinzione tra suc-
mamente la sede apostolica può ricevere in cessione materiale e successione formale, in-
sé l’autorità apostolica. Inoltre, la Chiesa, comincerò quindi ora con il trattare di alcu-
per essere sola ed unica, deve godere di ne nozioni preliminari.
un’unità non soltanto formale, per esempio I. L’autorità considerata in concreto.
nelle cose attinenti alla dottrina ed alla mis- II. La parte formale dell’autorità.
sione divina ricevuta da Cristo, ma anche di III. La parte materiale dell’autorità.
un’unità materiale, per essere un solo ed uni- IV. L’unione dei due elementi.
co corpo morale dal tempo di San Pietro fino V. La possibilità di separare i due elementi.
al Secondo Avvento di Nostro Signor Gesù VI. Le cause che impediscono l’unione dei
Cristo. Questa unità materiale esige che vi due elementi.
sia una linea ininterrotta di successori legal- Al termine di questo esame esporrò la
mente designati a ricevere la suprema auto- Tesi e risponderò alle obiezioni.
rità. Quindi, perchè l’apostolicità e l’unità
della Chiesa siano mantenute, è necessario SEZIONE SECONDA
che non venga mai interrotta la continuità
materiale dei successori, vale a dire, la suc- NOZIONI PRELIMINARI
cessione di coloro che legittimamente e le-
galmente attraverso legale designazione de- I. L’autorità considerata in concreto, cioè in
tengono il possesso delle sedi dell’autorità. un Papa o un re
Pertanto, bisogna distinguere tra una
successione apostolica materiale legittima o 1. L’autorità può essere considerata o
legale ed una successione apostolica illegitti- nel suo concetto formale oppure in concre-
ma o illegale. La prima si ottiene soltanto to.
mediante la designazione legale da parte di Per non confondere i termini bisogna an-
chi ha il diritto di nomina; la seconda si ot- zitutto distinguere l’autorità considerata in
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sé stessa, per esempio l’autorità papale o re- il fatto che gli manca la disposizione intellet-
gia e l’autorità considerata in concreto, per tuale adatta per promuovere il bene comune.
esempio un papa o un re Analogamente, chi non ha la cittadinanza
di un determinato paese, non può diventarne
2. L’autorità considerata in concreto il capo perché non è possibile che chi non è
consiste in un composito risultante membro di un corpo ne diventi la testa.
dall’unione di due parti, cioè la forma e la Analogamente, se un laico o un semplice
materia, per analogia con un ente sostanzia- sacerdote eletto al papato rifiuta la consacra-
le. La materia prima è il primo soggetto e su- zione episcopale, non può ricevere l’autorità
strato da cui ogni realtà fisica è sostanzial- perché manca della perfezione necessaria per
mente costituita, e in cui si risolve se viene di- promuovere il bene comune della Chiesa.
strutta. La forma sostanziale è l’atto primo È quindi evidente che alcune disposizio-
che costituisce un unum per sé quando è uni- ni o forme accidentali che perfezionano
to alla materia prima o ciò per cui qualche l’uomo, sono necessarie perché un uomo di-
cosa è costituito in un determinato modo di venti materia prossima per ricevere in sé la
essere. forma dell’autorità.
La causa materiale è ciò da cui qualche
cosa è fatto. II. L’autorità considerata formalmente
La causa formale è ciò che determina la
materia e la perfeziona in un determinato 3. Generalmente, i teologi ed i filosofi
modo. per definire l’autorità ricorrono alla nozione
La forma accidentale è analoga alla for- di legge. La comune definizione dell’auto-
ma sostanziale poiché la sostanza inerente rità dunque è: “la facoltà di legiferare”. Co-
all’accidente diventa materiale quanto alla lui che gode dell’autorità ha il diritto di ob-
forma accidentale che la perfeziona. bligare i sudditi a fare o non fare qualche
La forma sostanziale dà l’essere simplici- cosa. La nozione di autorità deve quindi es-
ter, la forma accidentale invece non dà l’esse- sere ricavata dalla nozione di legge in quan-
re simpliciter ma l’essere tale o tal’altra cosa. to la facoltà trae la propria specificazione
Perché si abbia un composito (in questo dal suo atto e dal suo oggetto.
caso un re o un papa) è necessario che la for-
ma venga accolta in una materia adatta e di- 4. Nozione di legge secondo San Tom-
sposta a riceverla. La ragione di ciò sta nel maso: San Tommaso definisce la legge un
fatto che le parti non possono essere unite e ordinamento (“ordinatio”) della ragione di-
formare un composito se non vi è una giusta retto al bene comune promulgato da colui
proporzione tra di esse. San Tommaso dice: che ha cura della comunità.
“il debito rapporto tra materia e forma è du- «La legge appartiene al principio delle
plice: per ordine naturale tra materia e forma, azioni umane, essendo regola, o misura di es-
e per rimozione di qualsiasi impedimento” (In se. Ora, come la ragione è principio degli atti
libro IV Sent., Dist. XVII q.I, a II, sol. 2.c). umani, così nella ragione stessa si trova qual-
Da tutto ciò risulta evidente che l’auto- che cosa che è principio rispetto agli altri ele-
rità considerata in concreto (per esempio un menti. E ad esso soprattuto e principalmente
re o un papa) è costituita dalla materia (che deve mirare la legge. - Ebbene, nel campo
è un uomo) e dalla forma che consiste in operativo, che interessa la ragione pratica,
quella facoltà di legiferare, per la quale primo principio è il fine ultimo. E sopra ab-
qualcuno diventa superiore dei suoi sudditi. biamo visto che fine ultimo della vita umana è
Ma non qualsiasi uomo è preparato a rice- la felicità o beatitudine. Perciò la legge deve
vere tale forma accidentale, lo è soltanto colui riguardare soprattutto l’ordine alla beatitudi-
che possiede tutte le perfezioni richieste per ne. - Siccome però ogni parte è ordinata al
ricevere la forma accidentale dell’autorità. tutto, come ciò che è imperfetto alla sua perfe-
Qualora manchi l’ordine naturale tra materia zione; ed essendo ogni uomo parte di una co-
e forma o qualora vi sia un impedimento, la munità perfetta: è necessario che la legge pro-
materia e la forma non possono essere unite. priamente riguardi l’ordine alla comune feli-
Per esempio, un fanciullo o un pazzo, pur es- cità. Ecco perché il Filosofo [Aristotele], nella
sendo uomo e quindi predisposto all’autorità definizione riferita della legge, accenna sia al-
dall’ordine naturale, non è predisposto a rice- la felicità che alla comunità politica. Infatti
vere l’autorità a causa di un impedimento, per egli scrive (in V Etica c. 1 l. 2) che “i rapporti
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legali si considerano giusti perché costituisco- la società perché con i loro atti cooperino al
no e conservano la felicità e ciò che ad essa bene comune.
appartiene, mediante la solidarietà politica”. Da quanto detto consegue che l’autorità
Si ricordi infatti che la comunità o società così definita deve essere posta nel genere
perfetta è quella politica, come lo stesso Ari- degli abiti operativi. Perciò, in quanto è un
stotele insegna (1 Politica, c. 1, l. 1). habitus (2) (o disposizione), trae la propria
Ora, in ogni genere di valori il soggetto specie e definizione dall’oggetto formale.
perfetto al grado massimo è principio o causa Ora l’oggetto formale e primario dell’abito
di quanti ne partecipano, così da riceverne la dell’autorità è fare leggi, promulgarle e farle
denominazione: il fuoco, per es., che è caldo applicare. Oggetto formale di una legge è
al massimo, è causa del calore nei corpi misti, promuovere il bene comune. Quindi, per
i quali si dicono caldi nella misura che parteci- mezzo della legge necessariamente, intrinse-
pano del fuoco. Perciò è necessario che la leg- camente ed essenzialmente, l’autorità è or-
ge si denomini specialmente in rapporto al be- dinata a promuovere il bene comune. Ne
ne comune, dal momento che ogni altro pre- consegue che colui che gode dell’autorità
cetto, riguardante questa o quella azione sin- deve avere l’intenzione abituale di promuo-
gola, non riveste natura di legge che in ordine vere il bene comune, altrimenti non può
al bene comune. Perciò ogni legge è ordinata avere l’autorità. Egli deve avere l’intenzione
al bene comune» (I-II, q. 90, a. 2, corpus). abituale poiché per natura propria l’autorità
Il fine della legge è il bene comune (I-II civile o ecclesiastica è un diritto permanente
q. 96 art. 1,c). e non soltanto transitorio o “per modum ac-
La legge è ordinata al bene comune (I-II tus” come per esempio si ha in un sacerdote
q. 96 art. 3,c). che pur senza giurisdizione abituale assolve
Le leggi possono essere ingiuste in due un moribondo. L’intenzione di promuovere
maniere. Primo, perché in contrasto col be- il bene comune inoltre deve avere carattere
ne umano… E codeste norme sono più vio- oggettivo e non soltanto soggettivo. In altre
lenze che leggi... Secondo, le leggi possono parole, non è sufficiente che colui che gode
essere ingiuste perché contrarie al bene divi- dell’autorità intenda a suo modo il bene co-
no… (I-II q. 96 art. 4,c) mune della comunità, ma bisogna anche che
Perciò secondo San Tommaso e gli scola- il bene quale egli lo concepisce sia il bene
stici in generale, la legge ha un ordine essen- comune vero ed oggettivo. La ragione è che
ziale rivolto al bene comune, cosicché, se la legge è definita: ordinamento della ragio-
questo ordine viene a mancare, viene a man- ne per il bene comune. Quindi, affinché la
care anche la forza di obbligatorietà della leg- volontà del superiore obblighi in coscienza è
ge, e viene a mancare lo stesso nome di legge. necessario che essa intenda oggettivamente il
bene comune. Altrimenti la definizione di
5. Definizione di autorità: L’autorità è legge non viene soddisfatta. Per questa ra-
una facoltà morale in una persona, sia indivi- gione, una legge che contraddica una legge
duale sia collettiva che ha cura della comu- superiore non obbliga in coscienza; è una
nità, di emanare, promulgare ed applicare legge perversa, alla quale tutti devono op-
singoli ordini che sono o necessari o utili per porsi e in tal caso il superiore non ha né il
promuovere il bene comune. Questa defini- diritto né l’autorità di fare tale legge.
zione concorda con la definizione di quasi
tutti gli scolastici. Zigliara così definisce 6. L’autorità è ordinata essenzialmente
l’autorità: il potere o la facoltà o il diritto di al bene comune. Nel fondare una società, gli
governare la cosa pubblica. Billot: chiamia- uomini si riuniscono allo scopo di compiere
mo potere politico quello per cui un popolo è una sola cosa in comune. (3) Questa “cosa da
governato al fine di pace e di prosperità. fare in comune” altro non è che il bene co-
Meyer: il diritto di dirigere la società civile mune della società. E poiché il bene è uno
verso il suo fine. Liberatore: il diritto di go- solo, è quindi naturale e necessario che la
vernare la cosa pubblica. Taparelli: chiamo moltitudine degli uomini che si riuniscono in
autorità un diritto di rendere obbligatorio ciò una società designi una sola persona fisica o
che sarebbe puramente honesto. Schiffini: il morale, che abbia cura di tutta la comunità
diritto di obbligare i membri di uno stato allo per guidare l’intera comunità ai fini che le so-
scopo di raggiungere il fine di questo stato. no propri, ossia al bene comune.
Cathrein: il diritto di obbligare i membri del- La regia potestà - e quindi anche il re - so-
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no definiti dalla facoltà di legiferare, che a sua l’autorità. Quindi, dal fatto che la società “ge-
volta è definita dall’essere ordinata al bene nera” il re in quanto designa qualcuno a pro-
comune. L’autorità è perciò essenzialmente muovere il bene comune dell’intera comunità,
ordinata al bene comune mediante la legge ed nascono due mutue relazioni, come accade
il legiferare è l’oggetto formale dell’autorità. nella generazione naturale: da un lato è fatto
re colui che è costituito re dalla relazione di
7. Ogni autorità viene da Dio. Ogni au- autorità verso i suoi sudditi, dall’altro sono
torità ha il suo fondamento nell’autorità di fatti sudditi coloro che sono costituiti sudditi
Dio, nella stessa provvidenza di Dio con la dalla relazione di sudditanza che hanno con il
quale Egli infallibilmente ordina e promuo- re. Poiché il re è “generato” soltanto in ordine
ve tutte le cose verso il loro fine. Questa fa- al bene comune, di conseguenza le relazioni
coltà di legiferare nel re è mera partecipazio- di autorità e sudditanza permangono soltanto
ne alla stessa provvidenza di Dio e alla legge fino a quando permane l’ordine al bene co-
eterna che regola tutte le cose. Il legiferare mune, cosicché rimosso l’ordine al bene co-
da parte del re non è altro che un partecipa- mune, anche la relazione viene rimossa.
re alla stessa azione divina dello stabilire la Quindi, colui che si propone di promulga-
legge eterna dalla quale la legge umana trae re un errore o delle leggi disciplinari nocive
la sua forza di obbligatorietà. non può essere vero papa perché il bene della
L’obbedienza prestata e dovuta alla leg- verità nella Fede e nei costumi è essenziale
ge umana è indirettamente obbedienza a alla missione conferita da Cristo alla Chiesa.
Dio stesso dal quale la legge riceve la sua
obbligatorietà. Quindi, il fondamento princi- 9. Condizioni per ricevere l’autorità regia.
pale del rapporto re-suddito è la provviden- Richiamiamoci alle parole di San Tom-
za stessa di Dio al quale si deve assoluta ob- maso riguardo alla necessità di proporzione
bedienza in quanto Egli è il Creatore, il tra materia e forma che devono essere pre-
Sommo Bene e l’ultimo fine di tutte le crea- senti in un solo composito: la debita propor-
ture. Questo rapporto re-suddito proviene zione tra materia e forma è duplice: per ordi-
da Dio e non dalla comunità. Ciò nonostan- ne naturale tra materia e forma e per rimozio-
te esige che la comunità designi legalmente, ne di un impedimento. Perciò non può rice-
vale a dire in nome dell’intera comunità, vere la regia potestà neanche colui che è sta-
una persona che riceva in sé la regia potestà. to legalmente designato se non c’è ordine na-
turale tra materia e forma e se esiste un qual-
8. La regia potestà genera mutue relazio- siasi impedimento. Alcune sproporzioni non
ni. La potestà di legiferare, che è una poten- possono essere rimosse, e precisamente quel-
za attiva, è ciò per cui qualcuno è costituito le dovute a impedimenti fisici, altre possono
re. Reciprocamente, l’obbligo di obbedire essere rimosse e precisamente quelle dovute
alla legge è ciò per cui qualcuno è costituito a impedimenti morali. Dunque, per spropor-
suddito. Il re o il detentore della regia pote- zione di ordine fisico i pazzi e le donne non
stà è collegato con l’intera comunità in possono ricevere in sé la potestà papale per-
quanto è il promotore del bene comune. A ché sono fisicamente impediti ad accogliere
sua volta, l’intera comunità è collegata al questa potestà. In questi casi c’è una spro-
promotore del bene comune in quanto essa porzione permanente, e non sono neanche
è mossa al bene comune. idonei ad essere designati validamente. In
Il re ha il diritto di legiferare perché Dio caso di impedimento di ordine morale poi,
infonde in lui il diritto di promuovere la co- non possono ricevere la potestà papale colo-
munità verso il bene comune. I soggetti hanno ro che pongono un qualche ostacolo morale
l’obbligo di obbedire perché Dio infonde in volontario e amovibile, per esempio il rifiuto
loro il dovere di obbedire al legislatore. Per- della consacrazione episcopale o l’intenzione
ciò il fondamento della relazione re-suddito è di insegnare errori o promulgare leggi disci-
1) in primo luogo la stessa Onnipotenza e plinari in generale nocive, o il rifiuto del bat-
Provvidenza di Dio e, 2) in secondo luogo il tesimo in caso di elezione di un catecumeno:
fatto di infondere nel re la regia potestà e nei ad esempio, S. Ambrogio eletto alla sede
sudditi il dovere corrispondente. Di conse- episcopale di Milano (4). Costoro sono idonei
guenza: diventa re colui che 1) dall’intera co- ad essere designati validamente perché l’im-
munità riceve la designazione legale a pro- pedimento è amovibile ma l’autorità non
muovere il bene comune e 2) da Dio riceve può essere infusa da Dio finché l’impedi-
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mento non è stato rimosso. La ragione è che pur essendo stato validamente designato ha
costoro non sono in grado di promuovere il un impedimento a ricevere l’autorità.
bene comune fino a quando non hanno ri- Nella società civile, la selezione del sog-
mosso l’ostacolo. E, poiché l’impedimento è getto di autorità, secondo l’opinione comu-
morale e volontario, questo ostacolo si può ne spetta all’intera comunità.
ricondurre ad una assenza di intenzione di Secondo i Tomisti in generale, l’intera
promuovere il bene comune. Quindi, Dio che comunità ha il diritto di istituire o eleggere
è bene sussistente, non può infondere l’auto- la forma di governo così come il soggetto
rità in colui che pone un impedimento volon- che riceverà l’autorità, ma la comunità non
tario alla promozione del bene comune. trasmette l’autorità stessa, come hanno af-
fermato alcuni, in particolare Suarez. La co-
10. Ricapitolazione. munità semplicemente propone un soggetto
L’autorità considerata in concreto, per di autorità. Ma è Dio che dà l’autorità.
analogia con l’oggetto sostanziale consta L’unione di questi due elementi genera l’au-
dell’unione di due parti: materia e forma. torità in concreto, ossia il re.
L’elemento materiale dell’autorità è la desi- La comunità in quanto tale non può esse-
gnazione legale di una persona a ricevere la re- re soggetto di autorità; l’autorità proviene da
gia potestà, compiuta dall’intera comunità. Dio. Tuttavia la designazione del soggetto di
L’elemento formale dell’autorità è la facoltà di autorità proviene dall’intera comunità, alme-
legiferare. Questa facoltà, o diritto, è essenzial- no implicitamente. Persino nel caso di mo-
mente ordinata al bene comune per mezzo narchia ereditaria, secondo gli autori, perché
della legge dalla quale esso è misurato in quan- il re riceva legittimamente l’autorità, bisogna
to suo oggetto formale, cosicché se l’ordine al che il popolo, almeno implicitamente accon-
bene comune è rimosso, la facoltà è rimossa. senta al sistema monarchico ed ereditario.
Ogni autorità proviene da Dio, la cui Tuttavia queste questioni che riguardano
Onnipotenza e Provvidenza sono il fonda- la costituzione del governo civile non ci inte-
mento primario del rapporto re-suddito. ressano direttamente, perché la costituzione
L’autorità è infusa immediatamente da Dio della Chiesa proviene da Cristo stesso immu-
in colui che possiede la designazione legale, tabilmente e non dipende assolutamente dal
purché sia presente un ordine naturale a ri- consenso o dall’approvazione dei fedeli.
cevere la forma dell’autorità e manchi qual- Inoltre, gli elementi essenziali del governo
siasi impedimento. Quindi, la condizione si- civile provengono dalla legge naturale, cioè il
ne qua non, per ricevere da Dio la forma fine della società, la forma di governo, il mo-
dell’autorità, è l’intenzione di promuovere il do di scegliere i soggetti di autorità; invece
bene comune in colui che è designato a rice- gli elementi essenziali della costituzione del-
vere la cura dell’intera comunità. la Chiesa sono stati stabiliti con divina dispo-
sizione. Cristo istituì la Chiesa; chiamò gli
III L’autorità considerata materialmente Apostoli e li ordinò gerarchicamente. Cristo
(materialiter) o la designazione legale a ha dato alla Chiesa il suo fine, come ha dato i
ricevere la regia potestà mezzi soprannaturali per raggiungerlo. Cri-
sto ha istituito una forma monarchica di go-
11. Chi governa legittimamente e chi go- verno cosicché la costituzione della Chiesa
verna illegittimamente? L’autorità in quanto non provenga in nessun modo da coloro che
potere o facoltà attiva è un habitus e perciò sono inferiori ma provenga dall’autorità stes-
un accidente predicamentale che non può sa di Cristo. Neanche il Papa, che quale vica-
esistere se non è ricevuto in un soggetto. Ma rio gode della stessa autorità di Cristo, può
in quale soggetto? In altre parole, la que- mutare la divina costituzione della Chiesa.
stione ora è: chi governa legittimamente e
chi governa illegittimamente? 12. La materia dell’autorità.
La risposta è che governa legittimamente Da quanto esposto, il lettore può facil-
colui che è stato legittimamente eletto dalla mente vedere che l’autorità considerata con-
società per ricevere l’autorità e che in più cretamente consta di un elemento formale e
non ha alcun impedimento a ricevere l’auto- di un elemento materiale.
rità. Governa illegittimamente colui che ha L’elemento formale dell’autorità è lo
assunto l’autorità illegittimamente, vale a di- stesso habitus o facoltà morale o diritto di
re senza designazione legale oppure quando legiferare. In altre parole è il papato stesso.
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L’elemento materiale o potenziale dell’auto- La designazione all’ufficio dura 1) fino al-


rità è l’uomo stesso che riceve questo diritto la morte del soggetto; 2) fino al rifiuto o alla
di legiferare. L’autorità in concreto, cioè il rinuncia volontaria del soggetto o 3) fino alla
papa o il re, nasce dall’unione di questi due rimozione della designazione dal soggetto
elementi. Perché un re o un superiore gover- compiuta da chi ha il diritto di farlo. Non vi è
ni legittimamente, è necessario che colui che altro modo per rimuovere la designazione (5).
riceve l’autorità sia designato legalmente a Sebbene non esista autorità che abbia il pote-
ricevere questa potestà, conformemente alle re di giudicare il papa, tuttavia il corpo degli
leggi civili o a quelle ecclesiastiche. elettori può togliergli la designazione. Infatti
Altrimenti, colui che si sarà proclamato la designazione proviene da Dio soltanto in
papa o re non governerà legittimamente ma maniera mediata, in maniera immediata pro-
mediante un atto di forza perché la comunità viene dagli elettori. Per questa ragione, non
non è tenuta ad accettare come legittimo oltrepassa il diritto degli elettori del papa, il
soggetto di autorità chi non sia stato legal- constatare in un papa eletto la perdita di giu-
mente eletto come soggetto legittimo di au- risdizione o anche la mancanza della disposi-
torità. Quindi, colui che occupa la sede zione a ricevere l’autorità papale. Per esem-
dell’autorità con un atto di violenza, non ri- pio: gli elettori devono constatare la morte di
ceve veramente in sé l’autorità perché non è un papa prima di poter procedere all’elezione
veramente disposto a ricevere l’atto o la for- di un nuovo papa. Similmente, se il papa di-
ma dell’autorità. L’elezione o la designazio- ventasse pazzo, gli elettori dovrebbero con-
ne legale - anche nel caso di nascita legittima statare la sua pazzia e quindi la sua perdita
nella monarchia ereditaria - perfeziona il della potestà papale e dopo aver constatato
soggetto perché diventi materia ultima questo fatto potrebbero procedere ad una
dell’autorità, cioè, lo pone nell’ultima dispo- nuova elezione. Similmente, se un laico fosse
sizione di ricevere la perfezione dell’autorità. eletto ma rifiutasse la consacrazione episco-
Analogamente accade nel caso della genera- pale, gli elettori dovrebbero constatare la sua
zione naturale dove i genitori non danno la indisposizione a ricevere la potestà e dopo
forma umana, cioè l’anima, ma danno l’ulti- aver constatato questo fatto, potrebbero pro-
ma disposizione della materia. Dio dà l’ani- cedere a una nuova elezione. Anche nel caso
ma e l’unione di materia e forma fa un ente di una persona eletta al papato o anche di chi
simpliciter uno, cioè un uomo. Se invece la già abbia accettato la giurisdizione papale e
materia in qualche modo non è disposta, la cada nell’eresia o, peggio, nel nome della
forma non viene infusa in essa, o se è infusa Chiesa abbia promulgato eresie e leggi disci-
per un periodo di tempo, il feto muore per- plinari eretiche e sacrileghe, gli elettori do-
ché la materia non è in grado di restare unita vranno e potranno constatare questo fatto
all’anima a causa di una imperfezione. della mancanza, nella persona eletta, della di-
Parimenti, l’autorità in atto non può es- sposizione a ricevere l’autorità o a mantenere
sere ricevuta se non da un soggetto legal- l’autorità, e dopo aver constatato questo fatto
mente designato. Nel governo civile, dal mo- procedere a una nuova elezione.
mento che esso dipende dalla legge natura-
le, è facile che un re che sia entrato con la 14. La durata del diritto di designare.
forza nella sede dell’autorità possa diventa- La durata del diritto di designare è simi-
re vero e legittimo re per approvazione im- le alla durata della designazione stessa, cioè
plicita da parte del popolo. la si può perdere soltanto per morte, rinun-
Ma questo principio non può trovare ap- cia o legale rimozione. Nel caso degli eletto-
plicazione nella Chiesa perché i fedeli non ri del papa, soltanto colui che ha il diritto di
possiedono per legge naturale il diritto di de- nominare gli elettori (vale a dire soltanto chi
signare il soggetto dell’autorità papale. È ne- è papa almeno materialmente) ha il diritto
cessario perciò che la persona che riceve il di rimuoverli legalmente. Ma ci si chiede,
papato sia designata secondo le norme vigen- come può un individuo non-papa o papa sol-
ti in tempo di vacanza della Sede Apostolica, tanto materialmente, rimuovere o nominare
cioè deve essere designata dagli elettori che legalmente gli elettori del romano pontefi-
hanno il diritto legale di eleggere il papa. ce? In altre parole, in qual modo dopo il
Concilio Vaticano II i conclavi possono es-
13. La durata della designazione a rice- sere considerati legittimi, quando gli stessi
vere la giurisdizione papale. elettori sono eretici, spogliati della giurisdi-
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zione o nominati da eretici anch’essi spoglia- siano papi soltanto materialmente (6), quan-
ti di giurisdizione? do nominano i “cardinali” hanno l’intenzio-
La risposta è che l’autorità ha un duplice ne di nominare soggetti che abbiano la fa-
fine: uno, è legiferare e l’altro nominare i sog- coltà o il diritto di designare il papa. Quindi,
getti perché ricevano l’autorità. Come la stes- i conclavi, anche quelli dopo il Concilio Vati-
sa autorità ha “un corpo” e “un’anima” ossia cano II, vogliono oggettivamente il bene del-
una materia e una forma, la prima essendo la la successione nella sede pontificia e coloro
designazione a ricevere la giurisdizione e la che sono eletti a questa sede oggettivamente
seconda la giurisdizione stessa, così anche si propongono il bene di nominare gli eletto-
l’oggetto dell’autorità è duplice: il primo e ri del papa. Questa continuità puramente
principale oggetto o fine dell’autorità è diri- materiale dell’autorità può continuare per
gere la comunità verso il bene mediante le un tempo indefinito, nella misura in cui i
leggi, e questo riguarda “l’anima” dell’auto- conclavi hanno l’intenzione di eleggere un
rità, il secondo e secondario oggetto dell’au- papa e coloro che sono eletti hanno l’inten-
torità (perché ordinato al primo) è nominare zione di nominare gli elettori.
i soggetti dell’autorità, e questo riguarda il Né la designazione è resa nulla per ere-
corpo dell’autorità, affinché la comunità ab- sia degli elettori o della persona eletta. La
bia continuità nel tempo. Per esempio, se san ragione è che la designazione in se stessa
Pietro avesse guidato la Chiesa ma non aves- non riguarda la disposizione o non-disposi-
se provveduto alla sua successione legittima, zione del soggetto. Le esigenze dell’autorità,
avrebbe leso gravemente e addirittura mor- cioè del diritto di legiferare, riguardano la di-
talmente il bene della Chiesa, perché non è sposizione o la non-disposizione del sogget-
sufficiente per un buon governo che qualcu- to. In altre parole, la materia diventa inadat-
no semplicemente legiferi, ma è necessario ta a ricevere l’autorità a causa delle esigenze
che provveda a creare una successione legitti- della forma, cioè dell’autorità, non già a cau-
ma nella sede dell’autorità. sa delle esigenze dell’atto di designazione.
Questi due oggetti dell’autorità sono Per esempio, un laico eletto al papato,
realmente distinti. La ragione è che l’atto per ricevere validamente l’autorità deve
della designazione a ricevere una carica non avere l’intenzione di ricevere la consacrazio-
è fare una legge. Designare qualcuno a una ne episcopale; se non ha questa intenzione,
carica è semplicemente trasferirgli un diritto rimane designato validamente ma non è ido-
o un titolo. Non riguarda il fine della società. neo a ricevere l’autorità a causa della non-
Alla designazione non è dovuta nessuna ob- disposizione per quanto riguarda le esigenze
bedienza, come invece è dovuta alla legge, è della forma, ma non per quanto riguarda le
dovuto soltanto il riconoscimento. Ora se gli esigenze della designazione. Costui sarebbe
oggetti sono realmente distinti, allora anche papa materialmente fino al momento in cui
le facoltà ordinate agli oggetti sono realmen- abbia l’intenzione di ricevere la consacrazio-
te distinte. Quindi, la facoltà di designare è ne episcopale. La designazione è valida;
realmente distinta dalla facoltà di legiferare. l’esigenza dell’autorità rende il soggetto in-
Può accadere che una persona, anche se non valido fino a che non diventi materia prossi-
gode della facoltà di legiferare (o dell’auto- mamente disposta a ricevere l’autorità.
rità considerata in senso proprio e formale) Quindi, colui che è designato al papato,
possa tuttavia godere della facoltà di desi- anche se non può ricevere l’autorità a causa
gnare, nella misura in cui voglia il bene og- dell’ostacolo di eresia o perché rifiuta la
gettivo della successione legale nella sede consacrazione episcopale o per qualsiasi al-
dell’autorità. Inoltre, come abbiamo detto tra ragione, ciò nonostante può nominare al-
prima, la facoltà di designare proviene dalla tri a ricevere l’autorità (come i vescovi) e
Chiesa, la facoltà di legiferare proviene da addirittura gli elettori del papa, in quanto
Dio. La Chiesa può dare la facoltà di desi- tutti questi atti riguardano soltanto la conti-
gnare, senza che nello stesso tempo Dio ac- nuazione della parte materiale dell’autorità
cordi la facoltà di legiferare, e questo a causa e non concernono la giurisdizione, perché
di un impedimento. Ma gli elettori del papa, nella nomina non viene fatta nessuna legge.
anche quelli che aderiscono al Concilio Vati- La nomina o designazione è una semplice
cano II, hanno l’intenzione di designare le- preparazione, invero remota, al legiferare.
galmente una persona a ricevere il papato. Colui che è designato all’autorità, nella
Così Paolo VI e Giovanni Paolo II, benché misura in cui mantiene l’intenzione di conti-
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nuare la parte materiale della gerarchia, ri- sona. Perciò il diritto di eleggere perdura fin-
ceve in sé validamente questa potestà non ché vi è l’intenzione abituale di designare
legislativa. Gli elettori che sono designati da una persona a ricevere l’autorità o finché
una persona che è papa soltanto materialiter questo diritto non sia rimosso dall’autorità. Il
compiono una elezione legale quando eleg- diritto di eleggere è ordinato ad un atto spe-
gono qualcuno a ricevere il papato, perché cificamente distinto da quello al quale sono
nel compimento di questo atto non è fatta al- ordinate la giurisdizione o l’autorità. L’auto-
cuna legge e quindi gli elettori non necessi- rità è ordinata a formulare leggi che sono or-
tano di alcuna giurisdizione, cioè di alcun di- dinamenti per promuovere i fini propri della
ritto di legiferare; devono soltanto godere di società stessa. Il diritto di eleggere invece
un diritto di voce attiva per compiere una non è ordinato direttamente a promuovere i
designazione validamente e legalmente. fini propri della società ma soltanto a procu-
Si può stabilire una analogia con il caso rare un soggetto idoneo a ricevere questa au-
dell’anima umana. L’anima è ordinata ad at- torità. L’oggetto dell’uno è simpliciter diver-
ti specificamente diversi, per esempio atti so da quello dell’altro e il diritto di eleggere
della vita vegetativa, della vita sensitiva e non implica assolutamente nel suo concetto
della vita razionale. Può accadere che, per formale il possesso del diritto di legiferare,
inattitudine o per indisposizione della mate- come l’elezione in sé non implica nel suo
ria (per esempio una ferita grave al capo) concetto formale il possesso dell’autorità.
l’anima compia soltanto atti della vita vege- Vero è che in concreto questi due diritti
tativa cosicché il corpo rimane vivo e poten- spesso si ritrovano nella stessa persona, per
zialmente in grado di compiere atti superiori esempio in un cardinale o in un papa. Ma
quando la materia diventi idonea. Se tutta- questi due accidenti (il diritto di eleggere e il
via la materia diventa del tutto inidonea a diritto di promulgare una legge o l’elezione e
mantenere la vita anche solo vegetativa, so- il possesso dell’autorità) non si trovano ne-
pravviene la morte. Allo stesso modo, ana- cessariamente riuniti nella stessa persona
logicamente la Chiesa può conservare la “vi- perché il loro oggetto è diverso. Come detto
ta vegetativa” della gerarchia e contempora- prima, oggetto del diritto di eleggere è la de-
neamente non conservare la “vita legislati- signazione della persona che deve ricevere
va” o la vita che persegue i fini della Chiesa l’autorità e oggetto del diritto di legiferare è
(per lo meno da parte della gerarchia). Que- la legge stessa, o l’ordinamento della ragione
sto stato di cose proviene non da una man- allo scopo di promuovere il bene comune.
canza da parte di Cristo, ma da un difetto da L’atto o esercizio del diritto di eleggere è
parte di uomini defettibili quali sono coloro l’elezione; l’atto o esercizio del diritto di legi-
che sono designati a ricevere l’autorità. Ciò ferare è il fare leggi. Poiché questi diritti han-
è permesso da Cristo, Capo della Chiesa ed no oggetti simpliciter diversi, esistono due fa-
è “straordinario ai nostri occhi”. Tuttavia, coltà morali simpliciter diverse. Questa di-
tutto il male permesso da Dio porta al bene. stinzione risolve la difficoltà che alcuni obiet-
I fini della Chiesa continuano ad essere tano: è impossibile che un conclave composto
perseguiti dai sacerdoti e dai Vescovi che da cardinali eretici, e pertanto privi della giu-
non caddero nell’eresia, con una giurisdizio- risdizione possa eleggere colui che è ordinato
ne che non è abituale ma meramente transi- a ricevere la pienezza della giurisdizione (7).
toria quando compiono atti sacramentali.
16. Il diritto di legiferare proviene in ma-
15. Il diritto di eleggere non è giurisdi- niera immediata da Dio, il diritto di designa-
zione né autorità. re proviene da Dio soltanto in maniera me-
Il diritto di eleggere una persona a rice- diata, in maniera immediata proviene dalla
vere l’autorità non è autorità né giurisdizio- Chiesa.
ne perché coloro che possiedono questo di- Il diritto di legiferare, cioè di insegnare,
ritto non possiedono necessariamente il di- governare e santificare la Chiesa, proviene
ritto di legiferare. Per esempio, in uno stato i da Dio. È l’autorità propriamente detta, l’au-
cittadini hanno il diritto di eleggere ma non torità di Cristo, della quale il papa partecipa
hanno il diritto di legiferare; possono soltan- quale vicario. Invece il diritto di designare
to eleggere colui che deve ricevere l’autorità. colui che deve ricevere l’autorità proviene da
Oggetto del diritto di eleggere non è fare Dio in maniera mediata e in maniera imme-
una legge bensì soltanto designare una per- diata dalla Chiesa. Ciò è evidente: quando
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muore un papa il diritto di designare il suc- del papato è immediata. Ma allora, come
cessore non muore con lui! Il possessore le- può qualcuno rimanere papa soltanto mate-
gale di questo diritto di designare è il corpo rialmente dopo che ha espresso il proprio
degli elettori o conclave. Per questa ragione consenso all’elezione? Risposta: perché ma-
il conclave o corpo degli elettori può trasmet- teria e forma non possono essere unite se la
tere il diritto di designazione anche a un papa materia non ha le debite proporzioni con la
materiale, vale a dire designato al papato sen- forma, e questo avviene in due modi: ovvero
za avere l’autorità papale, cosicché questo pa- per ordine naturale tra materia e forma, e per
pa materiale possa nominare altri elettori le- rimozione di qualsiasi impedimento. Pertan-
galmente e così mantenere in perpetuo il cor- to, chi è stato eletto legalmente al papato ri-
po legale degli elettori. In altre parole, tutte ceve quella parte dell’autorità che è idoneo a
queste considerazioni si trovano sulla linea ricevere, cioè quella parte per la quale non
materiale. Questo principio è di estrema im- presenta impedimento. È perciò possibile
portanza perché coloro che criticano la Tesi che una persona possa ricevere il diritto di
non capiscono come colui che non ha l’auto- designazione che riguarda la successione le-
rità papale possa nominare cardinali o elet- gittima e il permanere della vita corporale
tori in grado di eleggere legalmente e legitti- della Chiesa e nello stesso tempo non possa
mamente colui che deve ricevere l’autorità. ricevere l’autorità propriamente detta, cioè
A torto essi pensano che il diritto di designa- il diritto di legiferare, che riguarda la legisla-
re gli elettori sia anche diritto di legiferare e zione e il governo della Chiesa. Ora, come
quindi uniscono ciò che deve essere tenuto abbiamo detto prima, l’intenzione di pro-
separato. Questo diritto di designare che si mulgare errori o leggi disciplinari nocive,
trova in Paolo VI o in Giovanni Paolo II non pone nell’eletto un impedimento a ricevere
li rende papi, perché in essi manca l’autorità la forma dell’autorità e costui, anche se avrà
o diritto di legiferare. Quindi non sono papi, dato il suo consenso all’elezione rimarrà sol-
se non materialiter. Tuttavia possono desi- tanto eletto fino a quando non avrà rimosso
gnare gli elettori e anche i vescovi allo scopo l’impedimento.
di succedere nelle sedi dell’autorità e anche
cambiare validamente le regole dell’elezione V. La possibilità di separare materia e forma
soprattutto se questi cambiamenti vengono dell’autorità
accettati dal conclave.
18. Negli enti per accidens materia e for-
IV. L’unione dei due elementi dell’autorità ma possono essere separate. Negli enti per
sé, per esempio un uomo, è impossibile che
17. Vacantis Apostolicae sedis di Pio la persona sopravviva se materia e forma so-
XII. Questo documento dichiara: «Dopo che no separate. La materia non può esistere in
l’elezione ha avuto luogo secondo le regole atto senza la forma sostanziale. Negli enti
canoniche, l’ultimo cardinale Diacono con- per accidens, cioè in quegli enti che nascono
voca nell’aula del Conclave il Segretario del dall’unione di una forma accidentale con
Sacro Collegio, il Prefetto delle cerimonie una sostanza (che diventa analogicamente
Apostoliche ed i due Maestri di Cerimonia, materia rispetto all’accidente), materia e
ed in loro presenza il cardinale Decano, in forma possono essere separate senza che vi
nome dell’intero Sacro Collegio, chiede il sia corruzione del suppositum, come, un uo-
consenso dell’eletto con queste parole: “Ac- mo bianco, o filologo o musico.
cetti la tua elezione al Sommo Pontificato Ora il Papa, in quanto è Papa, è un ente
compiuta secondo le regole canoniche?”. “per accidens” perché è un’aggregazione di
Dopo che questo consenso viene espresso en- più enti, cioè di un uomo da un lato e di nu-
tro i termini, da determinare, ogni volta ciò merosi accidenti dall’altro. Di questi numerosi
fosse necessario, dal prudente giudizio dei accidenti, alcuni sono puramente dispositivi,
cardinali a maggioranza di voti, immediata- come l’ordinazione sacerdotale, la consacra-
mente l’eletto è vero papa e acquisisce in atto zione episcopale ecc., ma uno solo è formale e
e può esercitare la piena ed assoluta giurisdi- per il quale un determinato uomo è nominato
zione su tutta la terra (§ 100 e 101). papa simpliciter, e questo accidente è il diritto
È quindi chiaro che una volta espresso il di legiferare o autorità o giurisdizione.
proprio consenso all’elezione, l’eletto diven- L’uomo che ha la disposizione a ricevere
ta papa. Perciò l’unione di materia e forma l’autorità è una sostanza che possiede tutte
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gnazione. Ma può anche accadere che una


determinata persona, sebbene legalmente
designata e dopo aver accettato la designa-
zione, tuttavia non riceva la giurisdizione
perché manca di qualche disposizione neces-
saria, per esempio dell’intenzione di riceve-
re la consacrazione episcopale se non è an-
cora vescovo, oppure dell’uso della ragione
se è pazzo. In tal caso, l’uomo eletto sarebbe
designato al papato ma non sarebbe vero
papa, sarebbe papa soltanto materialmente
finché non acconsentisse alla consacrazione
episcopale o guarisse della sua pazzia.
La designazione a ricevere l’autorità e
l’autorità stessa sono dunque due accidenti
che possono trovarsi in un solo soggetto e
poiché fanno parte dell’ordine accidentale
sono solo per analogia rispettivamente acci-
dente materiale e accidente formale riguar-
do al papa (8).
Un uomo che ha in sé il primo accidente,
cioè la designazione, automaticamente di-
venta materia prossima di autorità o è auto-
La Tiara (in fotogafia quella di Pio IX) è il simbolo del- rità (in senso concreto) materialiter. Dun-
la pienezza del potere papale que, se un laico fosse designato al papato
ma rifiutasse la consacrazione episcopale,
le perfezioni necessarie per ricevere la for- sarebbe papa materialmente finché un con-
ma dell’autorità, di queste perfezioni l’ulti- clave non gli togliesse la designazione.
ma e in verità quella sine qua non, è la lega- Poiché la designazione all’autorità è real-
le designazione a ricevere l’autorità. La per- mente distinta dall’autorità stessa (conside-
sona così designata può ricevere in sé l’auto- rata formalmente) la designazione può esi-
rità subito oppure dopo un certo periodo di stere in un determinato soggetto senza l’au-
tempo. Se non riceve subito l’autorità, rima- torità, come detto sopra. Analogamente, i
ne materia ultima dell’autorità, uomo eletto genitori generano la materia prossima a rice-
o designato, ma non ha la giurisdizione, non vere una forma umana ma non sono loro che
ha il diritto di legiferare o di dirigere la co- infondono la forma stessa. Analogamente,
munità verso i fini che le sono propri. gli elettori procurano la materia prossima
Un esempio insigne è dato dal presiden- del papato o di un capo della società ma non
te degli Stati Federati d’America. Egli è de- forniscono l’autorità. Se la materia generata
signato legalmente nel mese di novembre dai genitori, in qualche modo non ha la di-
ma non riceve l’autorità prima del 20 gen- sposizione a ricevere la forma umana, non
naio dell’anno seguente. Nel periodo di tem- diventa un uomo ma è espulsa dal corpo del-
po che intercorre tra l’elezione e l’acquisi- la donna. Così se gli elettori forniscono una
zione dell’autorità, non è presidente perché materia di autorità che però in qualche mo-
non ha il potere, ma non è simpliciter non- do non ha la disposizione a ricevere la forma
presidente, perché ha ricevuto la designazio- dell’autorità, non diventa un papa ma viene
ne legale. È presidente materialmente (ma- espulsa, cioè, gli elettori gli tolgono la desi-
terialiter). Se tale persona eletta non doves- gnazione. Inoltre, per analogia, come la don-
se mai andare a Washington a ricevere l’au- na che non espelle il feto non disposto alla
torità, rimarrebbe presidente materialmente forma umana viene colpita da infezione, così
finché il Congresso non avrà rimosso la desi- la Chiesa o la società che non espellono la
gnazione. È difficile immaginare la stessa si- materia che non è disposta all’autorità ven-
tuazione nel caso del romano Pontefice poi- gono infettate dal morbo della confusione a
ché la consuetudine e la legge stabiliscono causa della mancanza di autorità. Inoltre, se
che egli riceva subito la giurisdizione papale la causa della non disposizione all’autorità è
nell’atto stesso di accettazione della desi- la volontà di promulgare l’eresia, allora le
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istituzioni della Chiesa marciscono nel fetido l’intenzione di sovvertire la Chiesa mediante
umore dell’eresia a causa dell’apparenza di la diffusione dell’errore non è la sola ragione
autorità in colui che è stato eletto. per cui una persona non può ricevere l’auto-
VI. Le cause che impediscono l’unione tra rità papale. Nell’esempio sopra riportato, Pio
materia e forma dell’autorità XII ha affermato che un laico che sia stato
eletto al pontificato non può accettare l’ele-
19. Come detto sopra, la materia dell’au- zione finché non ha acconsentito a ricevere
torità, ovvero la persona designata, non può l’ordinazione. La ragione è evidente: chi non
ricevere l’autorità alla quale è designata se vuole essere sacerdote, implicitamente non
pone ostacoli volontari. Quali sono questi vuole, e quindi non può, ricevere l’autorità
ostacoli volontari? sacerdotale; né può essere immagine di Cri-
Risposta: qualunque cosa impedisca a sto, Sommo Sacerdote e quindi non può
colui che è stato designato di promuovere adempiere la funzione essenziale del papato.
abitualmente il bene comune. Lo stesso accade per le altre funzioni: colui
Il caso del Romano Pontefice è del tutto che ha l’intenzione di diffondere la falsa dot-
particolare perché il bene che egli deve pro- trina non può adempiere l’ufficio di Cristo,
muovere è molto più alto del bene della so- Somma Verità; colui che ha l’intenzione di
cietà civile. Il bene della Chiesa consiste nel stabilire un falso culto non può svolgere il
perseguire i fini che Cristo stesso le ha impo- compito di Cristo Sommo Sacerdote; colui
sto e continua a volere per lei. Questi fini sono che ha l’intenzione di emanare leggi nocive
tre e corrispondono alle tre funzioni di Cristo: non può adempiere l’ufficio di Cristo Re.
1) diffondere la verità in modo indefetti- Come Cristo suo Maestro, la Chiesa deve
bile e infallibile in quanto Cristo è Profeta. essere per tutti gli uomini via, verità e vita in
2) Offrire il vero e unico sacrificio al ve- quanto regge, insegna e santifica, e questo
ro e unico Dio e amministrare i veri sacra- infallibilmente. Ma se l’autorità della Chiesa
menti in quanto Cristo è Sommo Sacerdote. promulga l’errore, la Chiesa non può essere
3) Stabilire in modo indefettibile delle per nessuno né via, né verità, né vita (9).
leggi che conducono infallibilmente alla vita
eterna in quanto Cristo è Re. APPENDICE I. La distinzione tra un fatto rea-
Quindi, colui che ha o pone un impedi- le e il riconoscimento legale di un fatto reale
mento anche a una sola di queste tre funzio-
ni essenziali di Cristo e della Chiesa non può 20. Prima di poter procedere all’esposi-
ricevere l’autorità di Cristo o della Chiesa, zione della Tesi, sarà necessario spiegare
perché l’autorità, come si è visto prima, è un’altra distinzione di grande importanza,
necessariamente ed essenzialmente ordinata cioè la distinzione tra un fatto reale e il rico-
al bene comune, al proseguimento dei fini noscimento legale di un fatto reale.
propri della società. Ogni società è una persona morale e, per
Quindi chi avesse l’intenzione : analogia con la persona fisica, la società ha
1) di promulgare l’errore un proprio intelletto e una propria volontà.
2) di promulgare l’uso di un culto falso o Quindi, può accadere, e spesso accade, che
il culto di un falso Dio o il non-uso del vero un fatto possa essere vero nell’ordine reale e
culto, oppure addirittura assolutamente evidente, ma che
3) di promulgare leggi nocive, ciò nonostante non sia riconosciuto come ta-
benché designato validamente, non po- le dalla società.
trebbe ricevere l’autorità. Avere l’intenzione Per esempio, qualcuno può commettere
di compiere tali cose è volere la rovina della un omicidio davanti a numerosi testimoni.
Chiesa e il suo completo annientamento. In- Sebbene i testimoni sappiano che costui è un
fatti la Chiesa è colonna della verità per isti- omicida, tuttavia di fronte alla legge è consi-
tuzione di Cristo e chi ha l’intenzione di pro- derato innocente finché non sarà stato con-
mulgare l’errore in suo nome, sia in questioni dannato da un tribunale. In altre parole: agli
teoriche che in questioni pratiche, viola la sua occhi della società un individuo non è un omi-
natura. Cristo è il capo supremo della Chiesa cida finché non è stato condannato, anche se è
e l’autorità del Papa è l’autorità di Cristo. assolutamente certo per i testimoni che è un
Quindi: l’intenzione di promulgare l’errore omicida ed in realtà costui è un omicida.
distrugge completamente la proporzione tra Altro esempio: in un matrimonio uno
l’autorità di Cristo e il designato. Tuttavia, degli sposi simula il consenso. In questo caso
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di fronte a Dio e nella realtà non esiste vin- mosso per legge.
colo matrimoniale, ma di fronte alla Chiesa Per queste ragioni, la Tesi che io ora di-
il matrimonio è valido finché non sarà stato mostrerò offre una spiegazione perfetta del
provato che il consenso era simulato. Se un problema attuale e una posizione veramente
sacerdote dalla confessione di uno degli spo- Cattolica perché da un lato mantiene l’inde-
si verrà a sapere che il consenso era simula- fettibilità della Chiesa e l’infallibilità del suo
to, dovrà proibire agli sposi l’uso del matri- magistero rifiutando di riconoscere l’auto-
monio poiché di fronte a Dio il vincolo non rità di Cristo in coloro che diffondono erro-
esiste, sebbene di fronte alla Chiesa il vincolo ri, ma dall’altro mantiene l’apostolicità e
esista finché non verrà dichiarato nullo con l’unità della Chiesa in quanto solo e unico
dichiarazione legale. Un altro esempio: un corpo morale, riconoscendo la designazione
sacerdote durante l’ordinazione segreta- legale in coloro che sono designati legal-
mente ritira l’intenzione di ricevere il sacra- mente a uffici ecclesiastici finché essa non
mento dell’ordine. Legalmente di fronte alla sarà loro tolta dall’autorità competente.
Chiesa egli esce dall’ordinazione come sa- (Continua)
cerdote anche se di fronte a Dio e nella
realtà non è sacerdote. Se poi vuole dimo- Note
strare la nullità del sacramento, rimane le-
galmente sacerdote finché la nullità non sarà 1) Qualora i Vescovi scismatici si pentano e chieda-
stata provata nella debita forma. no di riconciliarsi con Roma, generalmente sono accolti
dalla Chiesa come vescovi, vale a dire mantengono le
A causa di questa distinzione tra un “fat- diocesi insieme al clero, ai religiosi e ai fedeli.
to reale” e un “fatto legale”, la Chiesa e ogni 2) Nella filosofia scolastica si intende per Habitus
società si distinguono dal semplice volgo. (abito) una qualità stabile che dispone il soggetto ad es-
Inoltre questa distinzione viene confer- sere o ad operare bene o male (Nota di Sodalitium).
mata nel caso di Nestorio in cui, dopo che 3) La società non sembra essere altro che una riu-
nione di uomini al fine di compiere insieme una cosa
egli ebbe espresso la sua eresia nella sua cat- sola (San Tommaso Contra impugnantes Dei Cultum ac
tedrale nell’anno 428, il clero e il popolo re- Religionem).
spinsero la comunione e rifiutarono di obbe- 4) Pio XII ha previsto il caso in cui un laico eletto
dirgli, ciò nonostante egli continuò a occu- al soglio pontificio non può ricevere l’elezione se rifiuta
l’ordinazione sacerdotale: “Se un laico fosse eletto papa
pare la sede in quanto designato legale, fin- non potrebbe accettare l’elezione a meno che sia persona
ché non fu legalmente deposto dal Concilio atta a ricevere l’ordinazione sacerdotale e disposta a ri-
di Efeso nel 431. Se il riconoscimento legale ceverla”(Discorso al Secondo Congresso Mondiale per
del suo reato non fosse stato necessario, il l’apostolato dei laici, 5 ottobre 1957).
Papa avrebbe nominato un altro eletto al 5) Il Can. 183 §1 elenca le cause di rimozione dagli
uffici ecclesiastici, che sono: rinuncia, rimozione, desti-
suo posto prima del giudizio del Concilio. tuzione, trasferimento, durata prestabilita. Ma a questo
Il nostro problema attuale - che è davve- caso non si possono applicare la rimozione, il trasferi-
ro terribile - consiste nel fatto che tutte le se- mento o la durata prestabilita.
di di autorità, almeno stando all’apparenza, 6) In altre parole papi soltanto “secundum quid”
(in un certo senso) ma non “simpliciter” (in assoluto)
insegnano come magistero gli errori del Con- cioè formalmente.
cilio Vaticano II e tutti gli elettori del papa 7) In questo n. 15 del suo saggio, come pure nel
condividono gli errori del Vaticano II, cosic- successivo n. 16, l’Autore dimostra, con degli argomenti
ché non vi è nessuno che possa in modo lega- diretti, come un “papa” solo materialiter (e quindi privo
le riconoscere o constatare il fatto dell’errore di autorità) possa designare validamente gli elettori del
Conclave (i Cardinali), gli occupanti delle sedi episco-
nel magistero e di conseguenza l’assenza di pali, e cambiare le regole dell’elezione. Gli argomenti
autorità in coloro che lo promulgano. addotti da don Sanborn ci sembrano probanti, chiari,
In questo stato di cose, che mai si è veri- definitivi, e confortano la posizione già espressa da Pa-
ficato prima nella storia della Chiesa, i fedeli dre Guérard e dall’abbé Bernard Lucien sulla “perma-
nenza materiale della gerarchia” (cf B. LUCIEN, La si-
devono, da un lato proteggere se stessi, pro- tuation actuelle de l’Autorité dans l’Église. La Thèse de
prio come i fedeli di Costantinopoli doveva- Cassiciacum, Documents de Catholicité, 1985, c. X, pp.
no proteggersi nei confronti di Nestorio, re- 97-103). Tuttavia, se il lettore non fosse ancora convin-
spingendo la comunione con coloro che pro- to, si potrebbero addurre altre prove, anche se meno
mulgano l’errore e rifiutando di riconoscere profonde, in quanto indirette. In effetti, se non si am-
mette questa possibilità, bisogna concludere che attual-
che possiedono l’autorità, ma d’altra parte mente la Chiesa gerarchica è completamente distrutta,
devono osservare la qualità legale della e che non esiste più alcuna possibilità di eleggere un
Chiesa per la quale uno continua a rimanere Papa nel futuro, il che è contrario all’indefettibilità del-
nella sede e nella carica finché non viene ri- la Chiesa. Dato pertanto, e non concesso, che il “papa”
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materialiter non è di per sé idoneo a designare legal-


mente gli elettori del Conclave e gli occupanti delle sedi
episcopali, bisognerebbe ammettere allora che tale ca-
L’OSSERVATORE ROMANO
pacità gli verrebbe da una supplenza da parte di Cristo.
L’ipotesi di una supplenza da parte di Cristo non è pri-
va di fondamento, anche negli Autori. C.R. Billuart
o.p., ad esempio, la suppone nel caso ipotetico del “pa- l Figlio dell’uomo, quando verrà, troverà la
pa eretico”. “È sentenza comune - scrive Billuart - che
Cristo, per il bene comune e la tranquillità della Chiesa, “I fede sulla terra? (Lc 18, 8)”. Con questa sor-
prendente domanda è iniziata l’omelia di Gio-
con una speciale dispensa, accordi la giurisdizione al pa-
pa manifestamente eretico, fintantoché non sia dichiara- vanni Paolo II per il XX anniversario della sua
to tale dalla Chiesa” (Summa Sancti Thomae..., t. IX, elezione, domenica 18 ottobre (O.R., 19-
Tractatus de fide et regulis fidei, obj. 2°) [qui Billuart so-
stiene addirittura una supplenza dell’Autorità di giuri-
20/10/98, pp. 6-7). E ha proseguito: “Questa do-
sdizione, che non si può ammettere nel nostro caso]. manda, posta un giorno da Cristo ai suoi discepo-
Anche Timoteo Zapelena s.i. ipotizza una supplenza di li, nell’arco dei duemila anni dell’era cristiana, ha
giurisdizione, seppur limitata, accordata da Cristo per interpellato molte volte gli uomini che la Divina
assicurare la continuità della Chiesa. Esaminando il ca- Provvidenza ha chiamato ad assumere il ministero
so del Grande Scisma d’Occidente, dopo aver spiegato
che il Papa legittimo era quello romano, il teologo ge- petrino. Penso in questo momento a tutti i miei
suita prende in considerazione cosa sarebbe succeduto lontani e vicini Predecessori. Penso, in maniera
se tutti e tre i “papi” del Grande Scisma fossero stati speciale, a me (...). (...) Quante volte sono rianda-
“dubbi” e, quindi, “nulli”. I Cardinali ed i Vescovi da to col pensiero alle parole di Gesù, che Luca ci ha
loro designati non sarebbero stati tutti invalidi? Secon-
do Zapelena, in questo caso ipotetico, “si dovrebbe am-
conservato nel suo vangelo. Poco prima di affron-
mettere una supplenza della giurisdizione (fondata sul ti- tare la passione Gesù dice a Pietro: ‘Simone, Si-
tolo ‘colorato’), non da parte della Chiesa, che non ha la mone, ecco satana vi ha cercato per vagliarvi come
suprema autorità, ma da parte di Cristo stesso, che il grano; ma io ho pregato per te, che non venga
avrebbe concesso la giurisdizione a ciascuno degli anti- meno la tua fede; e tu, una volta ravveduto, con-
papi in quanto era necessario”, cioè solo nella designa-
zione di Cardinali (e Vescovi) atti all’elezione del Papa ferma i tuoi fratelli’ (Lc 22, 31-32). ‘Confermare
(De Ecclesia Christi, pars altera apologetico dogmatica, nella fede i fratelli’ è dunque uno degli aspetti es-
Università Gregoriana, Roma, 1954, p. 115). Il caso senziali del servizio pastorale affidato a Pietro ed
analizzato da Zapelena è molto simile al nostro. Se Bil- ai suoi successori. Nella Liturgia odierna, Gesù
luart ipotizza una supplenza di giurisdizione per un Pa-
pa manifestamente eretico, e Zapelena la ipotizza addi-
pone la domanda: ‘Il Figlio dell’uomo, quando
rittura per un antipapa, non si vede perché questa sup- verrà, troverà la fede sulla terra?’. È una doman-
plenza non sia teologicamente possibile anche per un da che interpella tutti, ma in particolare i succes-
“papa” materialiter, limitatamente, beninteso, a quegli sori di Pietro. ‘Quando verrà, troverà...? (...) Ve-
atti necessari per procurare la continuità della struttura nendo, troverà la fede sulla terra?” (n. 1). Di
gerarchica della Chiesa, che è postulata dalla fede nelle
promesse di Nostro Signore (nota di Sodalitium). fronte all’artificiale ottimismo post-conciliare,
8) Poiché la materia è una potenza che riceve la Giovanni Paolo II sembra angosciato dalla visi-
forma e l’imperfetto o potenziale è ciò da cui viene il bile perdita di fede - vera apostasia - dei nostri
perfetto, sono riconducibili alla causa materiale: a) gli giorni. E dal pensiero (occultato dopo il Conci-
accidenti che dispongono il soggetto a ricevere una de-
terminata forma-causa materiale dispositiva; b) le parti,
lio) di conservare integra questa fede. E anche
sia quelle essenziali (materia e forma) sia quelle inte- dal pensiero della sua responsabilità: “dopo
grali, che compongono il tutto; c) qualunque soggetto vent’anni di servizio sulla sede di Pietro, non pos-
potenziale che riceve un atto. Ad esempio, la sostanza so quest’oggi non pormi alcune domande: Hai
spirituale in relazione ai suoi accidenti, l’essenza in re- mantenuto tutto questo? Sei stato maestro dili-
lazione all’esistenza, un accidente in relazione a un al-
tro, sono detti cause materiali in senso più vasto. gente e vigile della fede della Chiesa?” (n. 2).
(Gredt, Elementa Philosophiæ Aristotelico-Thomisticæ Purtroppo, a questa domanda capitale, Giovan-
(Friburgi Brisgroviæ: Herder, 1932) n.751 ni Paolo II ha aggiunto quest’altra: “Hai cercato
di avvicinare agli uomini di oggi la grande opera
del Concilio Vaticano II?”. Questo Concilio che
lui stesso ha ancora recentemente chiamato una
“primavera” destinata, nel nuovo millennio, a di-
ventare “estate” di “maturo sviluppo” (udienza
generale, O.R., 24/9/98, p. 4). Che tragedia, non
vedere che proprio il Vaticano II sta facendo
scomparire - nella misura del possibile - la fede
cattolica dalla terra, avendo realizzato, secondo
l’espressione di Mons. Duprey, segretario del
Pontificio Consiglio per l’unità dei cristiani, un
37

“capovolgimento” del “cammino ormai consoli- Sant’Ignazio); coloro che vollero e attuarono
dato e secolare” della Chiesa (discorso tenuto al storicamente la condanna a morte di Gesù ne
VII colloquio internazionale promosso dall’Isti- sono la causa efficiente. Ora, tra le cause effi-
tuto Paolo VI su Paolo VI e l’ecumenismo , in cienti della morte di Cristo, l’unico “cristiano”
O.R., 19-20/10/98, p. 4. Duprey parlava espres- è Giuda Iscariota, il traditore. Quanto agli al-
samente del decreto Unitatis redintegratio, e del- tri colpevoli, basta leggere il Vangelo.
le esitazioni di Paolo VI nel firmarlo). In questo
numero di Sodalitium presentiamo dei testi nei Discorso alle “United Jewish Appeal Fede-
quali Giovanni Paolo II prosegue nella via, da rations of North America”
lui detta “irreversibile” dell’eresia ecumenista,
ed altri testi nei quali sembra - parzialmente - Il 3 settembre 1998, Giovanni Paolo II
confermare nella fede i suoi fratelli. Non na- ha ricevuto, a Castel Gandolfo, una delega-
scondiamoci la realtà di una Chiesa senza Pasto- zione delle United Jewish Appeal Federa-
re; ma non neghiamo neppure che “una volta tions of North America (testo inglese e tra-
ravveduto” l’eletto al Soglio di Pietro - o un suo duzione italiana in O.R., 4/9/98, p. 5). Ecco i
successore - confermerà nuovamente i suoi fra- passaggi più significativi del discorso:
telli, sostenendo dalla Cattedra di verità “il nuo- 1) “La vostra presenza pone in evidenza gli
vo Israele, la Chiesa” che “si trova a combattere stretti vincoli di affinità spirituale che i cristiani
contro i vari ‘Amaleciti’” (O.R., 19-20/10/98, p. condividono con la grande tradizione religiosa
7). A questo fine, eleviamo al Signore la nostra dell’Ebraismo e che risale a Mosè e a Abramo”.
preghiera fiduciosa nelle divine promesse 2) “In modi diversi, ebrei e cristiani se-
sull’indefettibilità della Sua Chiesa. guono il cammino religioso del monoteismo
Sodalitium etico. Adoriamo l’unico vero Dio...”
3) “In esso [nel libro della Genesi] vedia-
I responsabili della morte di Cristo. mo che ogni essere umano possiede una di-
gnità assoluta e inalienabile, poiché siamo
Riprendendo la tradizione inaugurata da stati tutti creati a immagine e somiglianza di
San Leonardo di Porto Maurizio, Giovanni Dio (cfr Gn 1, 26)”.
Paolo II presiede ogni anno, il Venerdì santo, 4) “Sono pertanto sicuro che condividiamo
la Via Crucis al Colosseo. Anche quest’anno i la fervente speranza che il Signore della Storia
testi delle meditazioni sono stati scritti da un guidi gli sforzi dei cristiani e degli ebrei e di tutti
eterodosso, questa volta il greco-scismatico gli uomini e le donne di buona volontà nel-
Olivier Clément (considerato eterodosso an- l’operare insieme per un mondo di autentico ri-
che da molti correligionari). Il testo della pri- spetto della vita e della dignità di ogni essere
ma stazione recita: “O no, non il popolo umano, senza discriminazioni di alcun genere”.
ebraico, da noi per tanto tempo crocefisso, Osserviamo:
(...) non loro, ma noi, tutti e ognuno di noi, 1) Gli attuali ebrei non sono gli eredi di
perché noi siamo tutti assassini dell’amore” Abramo e di Mosè e della loro tradizione,
(O.R., 12/4/98, p. 6). La prospettiva tradizio- bensì di quella farisaica.
nale è così ribaltata: non solo gli ebrei infedeli 2) I modi diversi di concepire Dio tra
non hanno crocifisso Cristo, ma sono stati ebrei e cristiani non sono cosa indifferente!
crocifissi dai cristiani, i quali hanno pure cro- I cristiani credono nella Santissima Trinità e
cifisso Cristo. Insomma, per O. Clément e nella divinità di Cristo; gli ebrei ortodossi, in
Giovanni Paolo II, è come se, nella tragedia un Dio panteista e/o gnostico dalle numero-
della Passione, “l’unico ebreo coinvolto fosse se emanazioni (cf I. Shahak, Storia ebraica e
l’ebreo che venne ucciso”, per riprendere giudaismo, pp. 69-73).
un’espressione di G. K. Chesterton (in The 3) La dignità umana è inalienabile solo
Way of the Cross, 1935). È questa la prospetti- in radice (ovvero nella natura umana, che
va anche del Catechismo della Chiesa cattolica non si può perdere), ma non in atto: scrive
al n. 598. In effetti, specialmente negli scritti San Tommaso: “col peccato (...) l’uomo de-
di devozione, si insiste sul fatto che “tutti i cade dalla dignità umana” (II-II, q. 64, a. 2,
peccatori furono gli autori della Passione di ad 3); e Leone XIII precisa: “se l’intelligenza
Cristo”. Occorre però distinguere tra la causa aderisce a delle false opinioni, se la volontà
efficiente e la causa finale. I peccatori sono sceglie e si unisce al male, (...) entrambe de-
causa finale della Passione (“è per me che cadono dalla loro nativa dignità e si corrom-
Gesù soffre, per i miei peccati”, fa meditare pono” (enc. Immortale Dei del 1 nov. 1885).
38

I. La dottrina di Giovanni Paolo II

a) Una nuova valutazione delle religioni


non cristiane: “stima, sincero rispetto,
profonda simpatia, cordiale collaborazione”.
È questo il nuovo approccio del Concilio
e del post-Concilio alle false religioni esi-
stenti nel mondo, nessuna esclusa (“Lo Spi-
rito di verità e di amore, nell’orizzonte del ter-
zo Millennio ormai vicino, ci guidi sulle vie
dell’annuncio di Gesù Cristo e del dialogo di
pace e di fraternità con i seguaci di tutte le re-
ligioni” U, 4). Il Vaticano II si era limitato al
rispetto: “Essa [la Chiesa] considera con sin-
cero rispetto (1) quei modi di agire e di vivere,
Giovanni Paolo II mentre riceve i mebri delle “United quei precetti e quelle dottrine che, quantunque
Jewish Appeal Federations of North America” in molti punti differiscano da quanto essa
stesse crede e propone, tuttavia non raramente
4) negare ogni discriminazione (= dispa- riflettono un raggio di quella verità che illu-
rità di trattamento o di diritti), “di alcun ge- mina tutti gli uomini” (NA, 2; U, 1). Giovan-
nere”, anche quelle in favore dei cattolici, è ni Paolo II abbonda in questo senso: “Per i
contrario alla dottrina sociale della Chiesa. motivi qui ricordati l’atteggiamento della
Chiesa e dei singoli cristiani nei confronti del-
GIOVANNI PAOLO II E IL le altre religioni è improntato a sincero ri-
“DIALOGO INTERRELIGIOSO”. spetto, a profonda simpatia, e anche, quando
è possibile e opportuno, a cordiale collabora-
Ci riferiamo a due interventi di Giovanni zione” (U, 4); “essi [i rappresentanti delle
Paolo II: il Messaggio al Cardinale Edward grandi Religioni mondiali] sanno con quanta
I. Cassidy, Presidente del Pontificio Consi- stima considero le loro tradizioni religiose”
glio per la Promozione dell’Unità dei Cri- (M, 3a col.). Un dizionario (il Nuovo Zinga-
stiani del 26 agosto 1998, in occasione del relli, 1989) ci aiuterà a soppesare i termini:
“XII incontro di preghiera organizzato dalla rispetto: “sentimento nato da stima e da con-
Comunità di sant’Egidio sul tema: ‘La Pace è siderazione verso persone ritenute superiori,
il nome di Dio’” (testo francese originale e verso princìpi o istituzioni”; simpatia: “attra-
traduzione italiana sull’Osservatore Romano zione e inclinazione istintiva verso persone o
del 3/9/98, p. 6; lo indicheremo con l’iniziale cose (dal greco σψµπατηεια, conformità nel
M), e al discorso ai fedeli durante l’udienza sentire); collaborazione: “atto di lavorare in-
generale del 9 settembre 1998 (Osservatore sieme con altri”; stima: “opinione buona, fa-
Romano, 10/9/98, p. 4; lo indicheremo con vorevole, delle qualità, dei meriti, dell’opera-
l’iniziale U). A questi due documenti si è ag- to e sim. altrui”. Una tale valutazione si por-
giunto il discorso di un’altra udienza genera- ta non tanto sui seguaci delle religioni non
le (Osservatore Romano, 17/9/98, p. 4; lo in- cristiane, ma sulle religioni stesse, sul loro
dicheremo con l’iniziale U2) che sviluppa U complesso (contenente cose vere e cose che
e prepara il tema della enciclica di Giovanni differiscono in molti punti da quanto crede
Paolo II sui rapporti tra fede e ragione. Il te- la Chiesa), sulle loro dottrine dogmatiche e
ma dei primi due discorsi, e del nostro com- precetti morali. Questo atteggiamento ci pa-
mento, è quello delle relazioni tra la Chiesa re profondamente innovativo, e Giovanni
e le religioni non cristiane, già trattato dal Paolo II sembra confermarlo quando, riassu-
Vaticano II, principalmente nella Dichiara- mendolo col termine “visione” o “spirito di
zione Nostra Ætate (NA) del 28 ottobre Assisi” (M, 1a col.; U, 2) egli scrive: “La mia
1965. Vedremo come Giovanni Paolo II non mente torna ancora con viva emozione a
solo faccia sue le principali innovazioni con- quella memorabile giornata di Assisi, quan-
ciliari al proposito, ma come si spinga persi- do, per la prima volta nella storia (2) rap-
no più in là del Concilio stesso, sulla via presentanti delle grandi Religioni mondiali si
dell’indifferentismo, del modernismo e del radunarono assieme per invocare la pace da
tradizionalismo. Colui che solo può darla con pienezza” (M,
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1a col.). In un articolo sul dialogo interreli- confusione del demonio e felicità dell’uomo”.
gioso pubblicato sulla rivista napoletana Il Il Vaticano II non fa che accennare di sfuggi-
Gesù nuovo (n. 3, maggio-giugno 1996, p. ta, quindi, alla dottrina sui “semi del Verbo”
143), il padre gesuita Armando Gargiulo può (sottolineando la necessità di correggere e pu-
pertanto scrivere senza tema di essere smen- rificare gli errori frammisti a certe verità) e
tito: “È stato il Concilio Vaticano II, il primo senza neppur citare, come invece fa esplicita-
nella storia conciliare della Chiesa, a parlare mente Giovanni Paolo II (in U2, 1) il suo au-
in modo positivo delle altre religioni”. Sem- tore, ovvero San Giustino, apologeta e filo-
bra una enormità affermare che la Chiesa sofo cristiano del II secolo. Giovanni Paolo II
abbia atteso 2000 anni per accorgersi di una si rifà, quindi, in ultima analisi, a San Giusti-
“verità” tanto importante! Questo nuovo at- no; ma lo fa a torto o a ragione?
teggiamento può fondarsi tuttavia sull’auto- Più apologeta che filosofo e teologo,
rità della Rivelazione, della Tradizione o del scrittore comunque non sistematico, S. Giu-
magistero ecclesiastico, almeno implicita- stino trae l’espressione λογοι σπερµατικοι -
mente? Giovanni Paolo II pensa di sì. ragioni seminali - dalla scuola stoica (alla
quale aveva appartenuto), per spiegare come
b) I “semi del Verbo”. mai si potevano trovare nella filosofia greca
Scrive Giovanni Paolo II: “Riprendendo delle verità altrove rivelate dall’Antico Te-
l’insegnamento conciliare, sin dalla prima lette- stamento: “quanto alle analogie che accosta-
ra enciclica [Redemptor hominis] ho voluto ri- no alle altre religioni il giudaismo, precurso-
chiamare l’antica dottrina formulata dai Padri re divinamente autorizzato del cristianesimo,
della Chiesa, secondo cui è necessario ricono- egli lo spiega per una parte (ed è soluzione
scere ‘i semi del Verbo’ presenti e operanti nel- molto discutibile) con plagi fatti dai filosofi
le diverse religioni (cfr Ad Gentes, 11; Lumen ai libri sacri degli Ebrei e con una astuta imi-
Gentium, 17). Tale dottrina ci spinge ad affer- tazione dei demoni (tesi del plagio) e per
mare che, quantunque per vie diverse, ‘è rivol- l’altra (ed è soluzione più perspicace) con
ta tuttavia in un’unica direzione la più profon- una tolleranza divina, affatto provvisoria, di
da aspirazione dello spirito umano, quale si elementi imperfetti, allo scopo di facilitare
esprime nella ricerca di Dio ed insieme nella ri- l’accettazione di ciò che è essenziale (teoria
cerca, mediante la tensione verso Dio, della della condiscendenza, sugkatabasis) o, infi-
piena dimensione dell’umanità, ossia del pieno ne, accomodando in maniera superficiale la
senso della vita umana’ (Redemptor hominis, teoria stoica delle ‘ragioni seminali’ (logoi
11). I ‘semi di verità’ presenti e operanti nelle spermatikoi) per mezzo di ‘semenze del ver-
diverse tradizioni religiose sono un riflesso bo’ largite alle anime di buona volontà” (En-
dell’unico Verbo di Dio, che ‘illumina ogni uo- ciclopedia cattolica, voce Religioni, X, 707).
mo’ (cfr Gv 1, 9) e che si è fatto carne in Gesù Su questa via si inoltreranno due autori non
Cristo (cfr Gv 1, 14). Essi sono insieme ‘effetto sempre ortodossi come Clemente Alessan-
dello Spirito di verità operante oltre i confini drino e Origène (rimesso in auge da de Lu-
visibili del Corpo Mistico’ e che ‘soffia dove bac). Etienne Gilson, in L’esprit de la philo-
vuole’ (Gv 3, 8) (Cfr Redemptor hominis, 6 e sophie médiévale (Vrin, Paris, 1969, pp. 23-
12)” (U, 1). Per quel che riguarda il magistero 25) mostra come il pensiero di S. Giustino
della Chiesa, Giovanni Paolo II non può far possa svilupparsi in un buon senso (citando
riferimento che a se stesso e al Concilio Vati- S. Ambrogio - in realtà l’Ambrosiaster - e
cano II. Anche in questo caso, egli si spinge San Tommaso d’Aquino: omne verum, a
ben oltre il Concilio: Ad Gentes si limita a quocumque dicatur, a Spiritu sancto est) e
scrivere che i missionari “debbono conoscere fondare una filosofia cristiana, senza rigetta-
bene le tradizioni nazionali e religiose degli al- re (come è tendenza nei protestanti) quanto
tri, lieti di scoprire e pronti a rispettare quei di vero e di buono, ovvero di conforme alla
germi del Verbo che in essi si nascondono”, realtà e alla legge naturale, vi era nella filo-
mentre Lumen Gentium afferma che la Chie- sofia classica. Ma S. Giustino può essere an-
sa, dopo aver tolto i non cristiani dalla “schia- che mal interpretato, attribuendogli quanto
vitù dell’errore”, “procura poi che quanto di non ha detto. È quello che fa Giovanni Pao-
buono si trova seminato nel cuore e nella men- lo II. Innanzitutto, Giustino si riferisce so-
te degli uomini o nei riti e culture proprie dei prattutto alla filosofia greca precristiana;
popoli, non solo non vada perduto, ma sia pu- Giovanni Paolo II a tutte le religioni (pre- e
rificato, elevato e perfezionato a gloria di Dio, post-cristiane). Giustino ammette un inter-
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vento dei demoni nelle tradizioni non cristia- di possedere, e che proveniva dalla dottrina
ne; Giovanni Paolo II non ne parla. Infine, della Legge; ma era una luce prefigurale (...)”
una retta interpretazione di Giustino riduce (n. 125). Tuttavia, “che il difetto per cui gli
l’intervento divino (del Verbo, o dello Spiri- uomini non conobbero Dio e non furono il-
to Santo) al lume della ragione naturale che luminati dal Verbo non dipenda da un man-
Dio infonde in ogni uomo, mentre Giovanni camento di Dio, o del Verbo, [Giovanni] lo
Paolo II, che spesso non distingue (secondo dimostra (...) dall’efficacia della luce divina:
il suo “maestro” de Lubac) tra ordine natu- ‘Era la luce vera, che illumina ogni uomo che
rale e sovrannaturale, sembra sovrannatura- viene in questo mondo’ (...)” (n. 124). “L’effi-
lizzare la ricerca di Dio da parte degli uomini cacia del Verbo si rivela da questo, che ‘illu-
(nelle varie religioni) e la conoscenza natura- mina ogni uomo che viene in questo mondo’.
le di Dio da essi raggiunta (non senza mesco- Tutto ciò che è per partecipazione deriva in-
lanza di errore) che, in quanto vera (e solo in fatti da ciò che è tale per essenza (...) Ora,
questa misura) è pur sempre una partecipa- poiché il Verbo è luce vera per sua natura, è
zione alla Verità. Vedremo poi il valore sal- necessario che ogni altro essere luminoso sia
vifico (e quindi sovrannaturale) che Giovan- illuminato da lui e partecipi di lui. Egli quindi
ni Paolo II dà a questa ricerca e conoscenza ‘illumina ogni uomo che viene in questo mon-
(naturale) di Dio. do’” (n. 127). Ma in che modo? “...L’illumi-
nazione da parte del Verbo può intendersi in
c) “Era la luce vera, che illumina ogni uo- due maniere: o relativamente alla conoscenza
mo che viene nel mondo” (Gv 1, 9). della luce naturale (...) o relativamente alla lu-
Giustino appoggia la sua dottrina (stoica) ce della grazia (...)” (n. 129). “(...) Se (...)
dei ‘semi del Verbo’ sulla frase evangelica prendiamo ‘mondo’ nel senso di realtà creata,
testé citata. Giovanni Paolo II la riprende e e ‘illuminazione’ nel significato di luce natu-
la fa sua, al seguito di Nostra ætate: “I ‘semi rale della ragione, l’espressione dell’Evangeli-
di verità’ presenti e operanti nelle diverse tra- sta non contiene nessuna falsità. Infatti tutti
dizioni religiose [nessuna esclusa! n.d.r.] so- gli uomini che vengono in questo mondo visi-
no un riflesso dell’unico Verbo di Dio ‘che il- bile sono illuminati per mezzo della luce della
lumina ogni uomo’ (cfr Gv 1, 9) e che si è fat- conoscenza naturale che partecipa alla vera
to carne in Cristo Gesù (cfr Gv 1, 14)” (U, 1); luce da cui tutti gli uomini ricevono per parte-
“l’apertura dello spirito umano alla verità e al cipazione ogni luce di conoscenza naturale
bene si realizza sempre nell’orizzonte della (...)” (n. 129). “Se invece l’illuminazione si ri-
‘Luce vera che illumina ogni uomo’ (Gv 1, ferisce alla luce della grazia, allora la frase ‘il-
9). Questa luce è lo stesso Cristo Signore, che lumina ogni uomo...’ può avere tre spiegazio-
ha illuminato fin dalle origini i passi dell’uo- ni: primo, (...) ‘illumina ogni uomo che viene’
mo ed è entrato nel suo ‘cuore’ [???]” (U2, per mezzo della fede ‘in questo mondo’ spiri-
2). Qual è dunque il senso di questa espres- tuale che è la Chiesa, illuminata dalla luce
sione evangelica? Poiché Giovanni Paolo II della grazia [Origene]. Secondo, (...) ‘Il Ver-
cita espressamente il commento di San Tom- bo illumina’ - per quanto dipende da lui; giac-
maso a San Giovanni, ricorrerò al medesimo ché da parte sua non si rifiuta a nessuno, anzi
scritto (Commento al Vangelo di San Gio- ‘vuole che tutti si salvino e giungano alla co-
vanni, I-VI, Città Nuova, 1990) nella lectio noscenza della verità’ come dice san Paolo (1
V, ove esamina il versetto in questione. Or- Tm 2, 4) - ‘ogni uomo che viene...’ ossia che
bene, l’Angelico inizia contraddicendo im- nasce, ‘in questo mondo’ visibile. E se qual-
mediatamente quanto afferma Giovanni cuno non è illuminato, la colpa è dell’uomo
Paolo II: “La necessità della venuta del Ver- che si sottrae alla luce che l’illumina [Criso-
bo emerge bene dalla mancanza di cono- stomo]. Terzo, (...) dicendo... ‘illumina ogni
scenza divina nel mondo” (n. 124); infatti, uomo che viene in questo mondo’ non si vuo-
“prima della venuta del Verbo c’è stata nel le indicare in assoluto ogni uomo, ma ciascun
mondo una certa luce, che i filosofi si vanta- uomo che viene illuminato; perché nessuno è
vano di possedere; ma era una luce falsa, illuminato, se non dal Verbo (...) [Agostino]”
perché essi, come dice la lettera ai Romani (1, (n. 130). Riassumendo: Dio illumina tutti gli
21 s.) ‘vaneggiarono nei loro ragionamenti e uomini dando loro il lume della ragione per
il loro cuore insensato si offuscò. Dicendo di conoscere delle verità naturali; offre a tutti
essere sapienti divennero stolti’ (...). C’è stata gli uomini il lume della grazia (sufficiente)
anche un’altra luce che i giudei si gloriavano per salvarsi; sono effettivamente illuminati
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dalla grazia solo gli uomini che hanno la fede conoscere [naturalmente, n.d.r.] deriva tutto
(cfr Gv 1, 12) e sono nella Chiesa, gli altri da una partecipazione di detta luce, che splen-
non sono illuminati, per loro colpa, avendo de nelle tenebre, infatti - qualsiasi verità, da
respinto la luce (Gv 1, 10-11). Questa è la chiunque sia enunciata, viene dallo Spirito
dottrina di San Tommaso, stravolta e confu- Santo - [Ambrosiaster, Comm. in ep. 1 ad
sa da Giovanni Paolo II. È pure la dottrina Cor., c.12, 3, PL 17, 258). Le tenebre però, os-
di S. Paolo espressa nell’Epistola ai Romani, sia gli uomini tenebrosi, non la compresero
il quale, attribuisce due soli lumi al mondo in tutta la verità”. San Tommaso afferma
prima della venuta di Cristo,: la ragione per i dunque che vi sono uomini simpliciter tene-
Gentili e la Legge per gli ebrei, condannan- brosi, quanto alla conoscenza della verità: essi
do invece in toto la religione dei Gentili co- sono nell’errore; siccome però non esiste l’er-
me aberrazione dalla ragione, e mostrando rore e il male allo stato puro (neppure in sata-
l’incapacità di salvare della religione ebraica; na) ciò che c’è in essi di vero e di buono viene
di un ruolo salvifico delle false religioni non da Dio (questo anche in satana, in quanto
c’è traccia, anzi, vi è l’opposto. esiste, ed ha conoscenze naturali vere). Da ciò
non si può certo dedurre che le tradizioni reli-
d) Lo Spirito di Verità... autore delle false giose e il sentimento religioso dell’uomo, nel
religioni! loro complesso, per il solo fatto di aver per
Invece, dopo aver ben evitato di distingue- oggetto “Dio”, è buono, e pertanto venga dal-
re tra lume naturale della ragione (dato a tut- lo Spirito Santo! Eppure, è quello che fa Gio-
ti) e lume sovrannaturale della grazia (propo- vanni Paolo II... Riprendiamo la citazione do-
sto a tutti ma dato solo ai credenti), Giovanni ve l’avevamo lasciata (U, 2): “Bisogna innan-
Paolo II deduce dal passo evangelico che tutte zitutto tenere presente che ogni ricerca dello
le religioni (o “tradizioni religiose”) vengono spirito umano in direzione della verità e del be-
dal Verbo e dallo Spirito Santo. “Essi [i semi ne, e in ultima analisi di Dio, è suscitato dallo
di verità] sono insieme ‘effetto dello Spirito di Spirito Santo. Proprio da questa apertura pri-
verità operante oltre i confini visibili del Corpo mordiale dell’uomo nei confronti di Dio na-
Mistico’ e che ‘soffia dove vuole’ (Gv 3, 8) (cfr scono le diverse religioni. Non di rado alle loro
Redemptor hominis, 6 e 12) (...). Già fin d’ora, origini troviamo dei fondatori che hanno rea-
in questo anno pneumatologico, è opportuno lizzato, con l’aiuto dello Spirito di Dio, una
soffermarci ad approfondire in quale senso e più profonda esperienza religiosa. Trasmessa
per quali vie lo Spirito Santo sia presente nella agli altri, tale esperienza ha preso forma nelle
ricerca religiosa dell’umanità e nelle diverse dottrine, nei riti e nei precetti delle varie religio-
esperienze e tradizioni che la esprimono. Bi- ni”. Budda e Maometto sono, indubitabil-
sogna innanzitutto tenere presente che ogni ri- mente, fondatori di grandi religioni. Così,
cerca dello spirito umano in direzione della ve- l’esperienza religiosa di questi due uomini si
rità e del bene [oggettivi o soggettivi? n.d.r.], e sarebbe compiuta con l’aiuto dello Spirito di
in ultima analisi di Dio, è suscitata dallo Spiri- Dio, trasmettendosi poi agli altri e strutturan-
to Santo” (U, 1 e 2). Una tale stranezza è giu- dosi in religione. Lo Spirito di verità sarebbe
stificata con la Tradizione: “Sulle orme dei Pa- autore così del buddismo (col suo ateismo) e
dri della Chiesa, san Tommaso d’Aquino può dell’islam (col suo rifiuto della Trinità e della
ritenere che nessuno spirito sia ‘così tenebroso divinità di Cristo). Siamo colti da stupore a
da non partecipare in nulla alla luce divina. In- tanta conseguenza! Lo Spirito Santo è dunque
fatti, ogni verità conosciuta da chicchessia è l’ispiratore di Budda e Maometto? Di più:
dovuta totalmente a questa luce che brilla nelle egli lo è di ogni uomo: “ogni autentica pre-
tenebre; giacché ogni verità, chiunque sia che ghiera è suscitata dallo Spirito Santo, il quale
la dica, viene dallo Spirito Santo’ (Super Joan- è misteriosamente presente nel cuore di ogni
nem, 1, 5, lect. 3, n. 103)”. Ma l’appoggio di uomo” (U, 2 che cita l’Allocuzione di G.P. II
san Tommaso (e dei Padri, nel caso: l’Ambro- ai membri della Curia romana del 22/12/86, in
siaster) vacilla appena si va a controllare: ecco commento proprio alla riunione di Assisi).
il testo per intero: “Sebbene però alcune men-
ti siano tenebrose, cioè prive del gusto e della e) Digressione: l’origine delle religioni se-
luce della sapienza, tuttavia non sono mai così condo il Modernismo.
tenebrose da non partecipare almeno un poco Più che in San Giustino, Sant’Ambrogio
alla luce divina. Poiché, quel poco di verità e San Tommaso, troviamo una dottrina se
[naturale, n.d.r.] che chiunque è in grado di non identica, almeno simile a quella di Gio-
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vanni Paolo II, nell’enciclica Pascendi, lad- dono. E con quale diritto i modernisti neghe-
dove San Pio X descrive la dottrina dei mo- ranno la verità ad una esperienza affermata
dernisti riguardo l’origine delle religioni: da un islamita? con quale diritto rivendiche-
“essendo Dio l’oggetto della religione, dob- ranno esperienze vere per i soli cattolici? Ed
biamo conchiudere che la fede, inizio e fon- infatti i modernisti non negano, concedono
damento di ogni religione, deve riporsi su un anzi, altri velatamente, altri apertissimamen-
sentimento che nasca dal bisogno della divi- te, che tutte le religioni son vere. E che non
nità” (n.10) [sarà “l’apertura primordiale possano sentire altrimenti è cosa manifesta.
dell’uomo nei confronti di Dio” di cui parla Poiché, per quale motivo, secondo i loro ar-
Giovanni Paolo II, dalla quale “nascono le gomenti, potrebbe una religione, qual che si
diverse religioni”?]. Questo sentimento reli- voglia, dirsi falsa? (...) Tutt’al più, nel conflit-
gioso, o apertura primordiale a Dio, che c’è to fra diverse religioni, i modernisti potranno
in ogni uomo, è, per i modernisti, una Rive- sostenere che la cattolica ha più verità... “
lazione: non è forse rivelazione quel senti- (nn. 22-23) o, secondo l’espressione di Gio-
mento religioso che si manifesta di colpo nel- vanni Paolo II, che essa è la “rivelazione pie-
la coscienza? Non è rivelazione quell’appari- na di Dio in Cristo” (U, 3).
re, benché in confuso, che Dio fa agli animi
in quello stesso sentimento religioso? Ag- f) Conseguenze di questa nuova dottrina.
giungono anzi di più che, essendo Dio in pa- La prima conseguenza riguarda la salvez-
ri tempo e l’oggetto e la causa della fede, la za dei non cristiani. Essa si realizza non mal-
detta rivelazione è al tempo stesso di Dio e grado ma grazie alle religioni non cristiane:
da Dio (...) Di qui... quell’assurdissima sen- “Normalmente, ‘è attraverso la pratica di ciò
tenza dei modernisti che ogni religione... deb- che è buono nelle loro proprie tradizioni re-
ba dirsi egualmente naturale e sovrannatura- ligiose e seguendo i dettami della loro co-
le” (n. 12). (Abbiam già visto che Giovanni scienza, che i membri delle altre religioni ri-
Paolo II confonde ricerca naturale di Dio e spondono positivamente [tutti? n.d.a.] all’in-
rivelazione sovrannaturale fatta da Dio). vito di Dio e ricevono la salvezza [ancora
Come si passa, per i modernisti, da questo una volta: tutti?, n.d.a.] in Gesù Cristo, anche
vago sentimento religioso “rivelato” alle va- se non lo riconoscono [anche esplicitamente?
rie religioni strutturate? Dio (“l’Inconoscibi- n.d.a.] come loro Salvatore (cf Ad gentes, 3,
le”) si manifesta a noi unito a un “fenome- 9, 11)’ (Pontificio Consiglio per il dialogo In-
no”: “Tal fenomeno potrà essere un fatto terreligioso - Congregazione per l’evangeliz-
qualsiasi della natura, che in sé racchiude al- zazione dei Popoli, Istruzione ‘Dialogo e an-
cunché di misterioso: potrà essere altresì un nuncio’, 19 maggio 1991, n. 29). Infatti, come
uomo [ecco i fondatori della grandi religio- insegna il Concilio Vaticano II, ‘Cristo è mor-
ni!] i cui caratteri, i cui gesti, le cui parole [in to per tutti e la vocazione ultima dell’uomo è
breve: la cui “esperienza religiosa”] non si effettivamente una sola, quella divina, perciò
accordano con le leggi ordinarie della storia” dobbiamo ritenere che lo Spirito Santo dia a
(n. 12). Poco a poco, l’esperienza religiosa tutti la possibilità di venire a contatto, nel mo-
del fondatore, nel quale si è manifestata la do che Dio conosce, col mistero pasquale’
Rivelazione divina (cioè il sentimento reli- (Gaudium et spes, 22). Tale possibilità si rea-
gioso), viene trasfigurata e sfigurata, diven- lizza mediante l’adesione intima e sincera alla
tando religione: “trasmessa agli altri - dice Verità, il dono generoso di sé al prossimo, la
Giovanni Paolo II - tale esperienza ha preso ricerca dell’Assoluto suscitata dallo Spirito di
forma nelle dottrine, nei riti e nei precetti del- Dio. Anche attraverso l’attuazione dei precetti
le varie religioni” (U, 2). La conseguenza di e delle pratiche conformi alla legge morale e
questa dottrina modernista è la stima ed il all’autentico senso religioso si manifesta un
rispetto per tutte le religioni, anzi, la loro ra- raggio della Sapienza divina” (U, 3). In que-
dicale “verità”! Scrive ancora san Pio X sto passo che ho citato lungamente, Giovan-
esponendo il pensiero modernista: “posta ni Paolo II non menziona la necessità della
questa dottrina dell’esperienza unitamente grazia (né di quella attuale, né di quella san-
all’altra del simbolismo, ogni religione, sia tificante), la necessità di credere esplicita-
pur quella degli idolatri, deve ritenersi vera. mente a Cristo sufficientemente annunciato,
Perché infatti non sarà possibile che tali espe- la necessità di credere - secondo le parole
rienze s’incontrino in ogni religione? E che si dell’epistola agli Ebrei - all’esistenza di un
siano di fatti incontrate, non pochi lo preten- unico Dio remuneratore, la necessità di ade-
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rire in tutto alla legge naturale, la necessità Verbo’ e i ‘gemiti dello Spirito’. Ciò non è
di non aderire alla coscienza vincibilmente vero, in quanto abbiamo visto che ‘il rispet-
erronea... se avesse fatto ciò, si sarebbe ben to’ ha per oggetto ‘precetti e dottrine’ che in
visto che le religioni non cristiane, più che molti punti differiscono da quanto la Chiesa
essere mezzo sono di ostacolo alla salvezza, crede e professa. L’obiezione, comunque,
mancando, anzi opponendosi, a questi requi- anche se meglio strutturata, può e deve esse-
siti. Ne riparlerò nella parte critica. Ma se re respinta. Sempre Padre Garrigou-Lagran-
tutte le religioni sono mezzo di salvezza, al- ge presenta (nel 1945!) la presente obiezio-
lora vi è l’obbligo della simpatia, del dialogo, ne, che qualifica come “indifferentista”,
della collaborazione interreligiosa. mentre oggi essa esprime pari pari la dottri-
Si tratta “di un doveroso riconoscimento na conciliare: “Bisogna ammettere tutto ciò
dei ‘semi del Verbo’ e dei ‘gemiti dello Spiri- che è vero e onesto. Ora, in tutte le religioni
to’” (U, 4). A fortiori, è obbligo evitare non vi è qualche cosa di vero e di onesto. Quindi,
solo l’odio, ma anche conflitti e guerre reli- per essere equi, bisogna ammettere più o me-
giose: “Nessun odio, nessun conflitto, nessuna no ogni religione, anche se il cristianesimo è
guerra trovi nelle religioni un incentivo. La migliore e più vigoroso”. Ecco come rispon-
guerra non può essere mai motivata dalla reli- de Garrigou-Lagrange, utilizzando il meto-
gione” (M, 4a col.) (3). Giovanni Paolo II do scolastico: “distinguo la maggiore: ‘tutto
conclude (U, 4) che la dottrina appena espo- ciò che è assolutamente (simpliciter) vero e
sta non attenua “la tensione missionaria” o la buono, deve essere ammesso’, d’accordo
fede in Gesù Cristo “unico Mediatore e Sal- (concedo); ma ‘ciò che è vero e buono solo in
vatore del genere umano”. Ma è sintomatico certo senso - secundum quid tantum - (cioè,
che si debba ricordare proprio ciò! Si direb- sotto un suo aspetto accidentale), ma è in sé
be: excusatio non petita, accusatio manifesta! (simpliciter) falso e cattivo’, non può essere
E invero, chi non vede che, se le religioni non ammesso. E contraddistinguo la minore: allo
cristiane sono di già strumento di salvezza, stesso modo. Infatti, come scrive San Tom-
più che ostacolo alla medesima, la tensione maso, ‘è impossibile trovare una conoscenza
missionaria è destinata - come è di fatto acca- che sia del tutto falsa, senza nessuna mesco-
duto - ad attenuarsi o a trasformarsi in puro e lanza di verità. Dice infatti san Beda che non
semplice impegno sociale? Abbiamo esposto c’è una dottrina falsa, la quale non inserisca
onestamente la dottrina di Giovanni Paolo II, nel falso qualche verità. Perciò anche l’inse-
mostrandone di già le difficoltà. È opportuno gnamento che i demoni impartiscono ai loro
però dedicare una seconda parte di questo profeti contiene delle verità, che lo rendono
articolo ad una più esplicita refutazione degli accettabile: poiché l’intelletto si lascia con-
argomenti avanzati nei discorsi esaminati. durre alla falsità dall’apparenza della verità,
come la volontà si lascia trascinare al male
II. Esame critico. dall’apparenza di bene. Di qui le parole del
Crisostomo: È stato concesso al demonio di
a) Sul rispetto delle altre religioni. Rispet- dire talvolta delle verità, per avallare, con
tare o odiare? quel poco di verità, la sua menzogna’ (II-II,
Scrive il grande teologo tomista R. Gar- q. 172, a. 6) (4). Anche nella negazione he-
rigou-Lagrange (sotto il quale studiò e si gheliana del principio di non contraddizione
laureò Karol Wojtyla): “Il rispetto di tutte le vi è una certa apparenza di verità , in quanto
opinioni, per false o perverse che siano, non ciò che diviene in un certo senso è e in un al-
è che l’orgogliosa negazione del rispetto do- tro senso non è. Per cui le cose che sono in
vuto alla Verità. Per amare sinceramente il assoluto false possono, sotto un certo aspetto,
vero e il bene bisogna non avere alcuna sim- essere almeno apparentemente vere. Ma in
patia per l’errore e il male” (Dieu. Son exi- una dottrina in sé falsa, la verità non è pre-
stence et sa nature. XI ed., Beauchesne, 1950, sente come anima della dottrina, ma come
p. 757). Ora, le religioni non cristiane sono serva dell’errore. Quindi, per conservare
opinioni false e perverse. Dunque, non pos- l’equità, non dobbiamo considerare con lo
sono essere rispettate come lo fanno il Vati- stesso metro il cattolicesimo e il protestantesi-
cano II e, soprattutto, Giovanni Paolo II. Si mo; anzi, per conoscere profondamente ciò
obietterà che il Concilio e Giovanni Paolo II che è bene, bisogna amarlo, come per cono-
rispettano nelle false religioni solo quanto vi scere perfettamente un male che si oppone al-
è in esso di vero e di bene, ovvero ‘i semi del la santità, bisogna odiarlo, come fanno Dio e
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i santi. E questo, senza pregiudizio per loro origine naturale dalla ragione dell’uo-
l’obiettività scientifica, poiché al contrario la mo accecata dalle passioni e ferita dal pecca-
detestazione del male ci libera dalle passioni to originale, e la loro origine preternaturale
disordinate e dai pregiudizi” (De Revelatio- dallo spirito di menzogna, da satana, dallo
ne, vol. II, p. 408, ns. traduzione dal latino). spirito che soffia dove può, e non certo da
La sana teologia ci insegna pertanto a odia- Quello che soffia dove vuole. Nulla di tutto
re le false religioni, non certo a rispettarle o ciò nei discorsi succitati di Giovanni Paolo
a guardarle con simpatia. II, il quale invece ribadisce il suo proprio in-
segnamento di Redemptor hominis, 6. Citia-
b-c-d) I “semi del Verbo”- La “luce che il- mo in extenso, il passaggio di questa ‘encicli-
lumina ogni uomo”- I “gemiti dello Spirito”: ca’ ripreso parzialmente in U, 1: “La fermez-
Dio, autore di tutte le religioni. za della credenza dei membri delle religioni
Nell’esporre la dottrina di Giovanni Pao- non cristiane è talvolta un effetto dello Spiri-
lo II abbiamo già analizzato i fondamenti to di verità che opera al di là delle frontiere
“tradizionali” della nuova dottrina sulle reli- visibili del Corpo mistico”. Questa proposi-
gioni non cristiane. Né la teoria di San Giu- zione, “in quanto tale, è capziosa, sa di ere-
stino sui “semi del Verbo”, né il commento sia, conduce a una proposizione già condan-
di San Tommaso al prologo del Vangelo di nata in Baio (D. B. 1063, D.S. 1963); in
San Giovanni, giustificano la pretesa di Gio- quanto attribuisce allo Spirito Santo la cre-
vanni Paolo II di attribuire a Dio, e partico- denza a delle verità religiose di ordine natu-
larmente al Verbo o allo Spirito Santo, l’ori- rale: malsonante, favorevole alla confusione
gine di tutte le religioni passate, presenti e tra l’ordine della ragione e quello della fede,
future. Al contrario, la Sacra Scrittura ci di- conducente a un sistema già condannato co-
ce che “tutte le divinità delle genti sono dei me eretico dal Concilio Vaticano I (D.S.
demoni” (Ps 95, 5); i pagani “immolarono ai 3032) (5); in quanto attribuisce allo Spirito
demoni, e non a Dio” (Deut 32, 17); “quel Santo l’appartenenza a delle comunità non
che sacrificano i gentili, lo immolano ai de- cristiane; erronea; in quanto attribuisce allo
moni, non a Dio. Non voglio che voi abbiate Spirito Santo la credenza all’insieme della
comunione coi demonii; non potete bere il dottrina professata dai membri delle religioni
calice del Signore e il calice dei demonii, non cristiane: eretica” (6).
non potete partecipare alla mensa del Signo-
re e a quella dei demonii” (1 Cor 10, 20-21). e) Digressione: l’origine delle religioni se-
Radicale è la condanna delle religioni non condo il tradizionalismo.
cristiane nell’epistola ai Romani (Rm 1, 18- Al punto (e) della prima parte avevamo
32), come pure quella dei giudei increduli fatto un raffronto tra il pensiero di Giovanni
(Rm, 9 e 10). Le false religioni traggono la Paolo II e quello dei modernisti sull’origine
delle religioni e sul loro valore. Permettia-
Dialogo inter-religioso: Giovanni Paolo II incontra i
monaci buddisti durante il suo viaggio
moci un’altra digressione, questa volta sul
in Tailandia nel 1984 tradizionalismo. Non stupisca l’accostamento
tra modernismo e tradizionalismo, esaltanti
uno la modernità e l’altro la tradizione: pun-
to comune di partenza dei due sistemi è in-
fatti il fideismo. Nato cattolico e “contro-ri-
voluzionario” con de Bonald e de Maistre, il
tradizionalismo è passato poi al liberalismo
con Ventura e de Lamennais; con quest’ulti-
mo, anzi, è passato apertamente all’indiffe-
rentismo. Né si può escludere un’influenza
del tradizionalismo del XIX sec. su quello
del XX, sia esso “cristiano” (Panunzio, Mor-
dini...) sia esso esoterico (Guénon,
Schuon...). Joseph de Maistre, che “è comu-
nemente considerato come un precursore del
tradizionalismo” (7) viene definito elogiativa-
mente da un cattolico tradizionalista con-
temporaneo “l’ultimo grande massone catto-
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lico” (8). Già nel tradizionalismo del XIX se- Innanzitutto, i non cristiani possono non
colo, vi era una valutazione positiva delle riconoscere Gesù come loro Salvatore per
tradizioni (religiose e culturali) dei popoli infedeltà positiva o per infedeltà negativa.
non cristiani. Impossibilitati a conoscere la Dei primi, Giovanni Paolo II non fa menzio-
verità (specialmente quella morale e religio- ne. Nel loro caso, la fede cristiana è stata suf-
sa) mediante la ragione, dobbiamo ricorrere ficientemente proposta, ed essi l’hanno rifiu-
alla Rivelazione. Ora, esiste una rivelazione tata e disprezzata; questi infedeli non posso-
primitiva di Dio che è stata trasmessa a tutti i no assolutamente salvarsi, secondo le parole
popoli, mediante il linguaggio e le credenze del Signore: “chi non crederà sarà condanna-
comuni a tutta l’umanità. Da qui all’indiffe- to”. Diverso il caso dell’infedele negativo,
rentismo il passo è breve, e Lamennais lo fe- colui al quale cioè la fede cristiana non è sta-
ce nel secolo scorso (D. 1613). Ma già il De ta sufficientemente proposta: egli la ignora
Maistre martinista sosteneva un cristianesi- senza colpa (ignoranza invincibile). La loro
mo esoterico e trascendentale, che univa, al infedeltà non è peccato (Gv, XV; Rm X;
di là delle varie confessioni religiose, tutti gli D.B. 1068), per cui, secondo san Tommaso,
iniziati. I tradizionalisti del XX secolo, non “essi sono dannati per gli altri peccati che non
più cattolici, come Guénon e Schuon parlano possono essere rimessi senza la fede, ma non
di “unità trascendente di tutte le religioni” sono dannati per il peccato di infedeltà” (II-
(9). La leggenda dei tre anelli, che si trova in II, q. 10). Alcuni di essi possono eccezional-
Boccaccio e Lessing, ed è stata ripresa da un mente salvarsi? Sì, come lo insegna già Pio
noto tradizionalista cattolico (10) espone un IX: “È noto a voi e a Noi che coloro i quali
principio simile: una sola è la vera religione, ignorano invincibilmente (= incolpevolmen-
ma tutte le religioni sono figlie del Padre, e te) la nostra santissima religione e che osser-
in tutte (o perlomeno nelle tre monoteiste) si vando diligentissimamente la legge naturale e
può piacere al Padre. Non crediamo che que- i suoi precetti, scolpiti da Dio nei cuori di tut-
sto pensiero sia distante da quello espresso ti, e disposti a obbedire a Dio, conducono
da Giovanni Paolo II nei discorsi che abbia- una vita onesta e retta, possono, con l’aiuto
mo commentato, come quando scrive: della luce e della grazia divina conseguire la
“quantunque per vie diverse è rivolta tuttavia vita eterna” (D.S. 2866). Ma per questa sal-
in una unica direzione la più profonda aspi- vezza - eccezionale - vi sono delle condizioni:
razione dello spirito umano, quale si esprime oltre a dover essere incolpevoli della loro in-
nella ricerca di Dio”; “i semi di verità presenti fedeltà, essi devono non solo ammettere con
e operanti nelle diverse tradizioni religiose so- la ragione l’esistenza di un unico Dio, creato-
no un riflesso dell’unico Verbo di Dio”; i re e remuneratore dell’uomo (Ebr, XI), ma
“fondatori” delle religioni “hanno realizzato anche avere la fede sovrannaturale (D.S.
con l’aiuto dello Spirito di Dio, una più 375, D.S. 2123, D.S. 3008), la carità e lo stato
profonda esperienza religiosa...”. di grazia, che includono il desiderio, almeno
implicito, del battesimo e della eucarestia.
f) Le false religioni: ostacolo alla salvezza Giovanni Paolo II, invece, non fa nessuna di-
o mezzo di salvezza? stinzione tra credenze naturali e fede sovran-
“Normalmente, è attraverso la pratica di naturale quando parla della possibilità di sal-
ciò che è buono nelle loro proprie tradizioni vezza del non cristiano, realizzata “mediante
religiose e seguendo i dettami della loro co- l’adesione intima alla Verità, il dono generoso
scienza, che i membri delle altre religioni ri- di sé al prossimo, la ricerca dell’Assoluto su-
spondono positivamente all’invito di Dio e scitata dallo Spirito di Dio” (U, 3), ricerca
ricevono la salvezza in Gesù Cristo, anche se che si realizza anche con “l’attuazione dei
non lo riconoscono come il loro Salvatore” precetti e delle pratiche conformi alla legge
(U, 3). Anche se Gesù resta “unico mediato- morale e all’autentico senso religioso” (U, 3)
re e Salvatore del genere umano” (U, 4), le delle varie religioni.
false religioni sono qui descritte come un Chi non vede che, a questo punto, le reli-
mezzo - normale - di salvezza per i non cri- gioni non cristiane, nel loro complesso di
stiani [i quali sembrano - tra l’altro - salvarsi dottrine e riti, sono più di ostacolo che di
tutti, giacché lo Spirito Santo è “misteriosa- aiuto alla salvezza? Esse si oppongono tutte
mente presente nel cuore di ogni uomo” più o meno alla conoscenza naturale di Dio,
(U, 2)]. Questa frase di Giovanni Paolo II è (predicando l’ateismo, il panteismo, il poli-
colma di ambiguità e di colpevoli omissioni. teismo), e alla legge naturale (ammettendo
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meno si deve ben sperare per quanto riguarda


l’eterna salvezza di tutti quelli che non si trova-
no in alcun modo nella vera Chiesa di Cristo”
(D.S. 2916-2917). A questo insegnamento del-
la Chiesa, ci conformiamo fedelmente. A que-
sto insegnamento della Chiesa deve preventi-
vamente conformarsi chiunque volesse con-
dannarci per questo nostro commento alla
dottrina di Giovanni Paolo II.

AD TUENDAM FIDEM.

La lettera apostolica in forma di Motu


Proprio, Ad tuendam fidem del 18 maggio
1998 (testo latino in O.R., 30 giugno-1 luglio
1998, pp. 1, 4 e 5; traduzione italiana O.R.
Dialogo inter-religioso: Giovanni Paolo II incontra gli Documenti, stessa data, pp. I-IV) ha stupito
stregoni del Vodù a Cotonou nel 1993 favorevolmente molti commentatori. Lo
stesso incipit del documento di Giovanni
pratiche morali più o meno contrarie alla Paolo II ricorda (riprendendo l’abbandonato
retta ragione). Non, quindi, alle loro religio- plurale di maestà) che “il compito precipuo”
ni, devono guardare gli infedeli per salvarsi, del Papa “è confermare i fratelli nella fede
ma alla ragione e alla retta coscienza (giac- (cfr Lc, 22, 32)” col conseguente dovere da
ché la coscienza erronea non sempre giusti- parte sua di intervenire “per difendere la fede
fica dal peccato!). Né vale obiettare che della Chiesa cattolica contro gli errori che in-
Giovanni Paolo II parli di pratiche “confor- sorgono da parte di alcuni fedeli, soprattutto
mi alla morale e all’autentico senso religio- di quelli che si dedicano di proposito alle di-
so”: sia perché esse sono, di per sé, opere scipline della sacra teologia”. Bisogna am-
buone solo naturalmente, senza valore salvi- mettere che un tale linguaggio rincuora il fe-
fico, sia perché la loro bontà non viene tanto dele, dopo che fu abbandonato col discorso
dal fatto che si tratta di pratiche di tale o tal inaugurale del Vaticano II tenuto da Gio-
altra religione (in sé dannosa) ma di prati- vanni XXIII! L’attuale crisi di autorità della
che conformi alla morale naturale. Chiesa consiste infatti sostanzialmente in un
“Occorre nuovamente ricordare e ripren- rifiuto pratico dell’“autorità” di condannare
dere il gravissimo errore, in cui si trovano mi- l’errore e l’eresia. Il documento che com-
seramente alcuni cattolici, i quali pensano che mentiamo (n.b.: non usiamo il plurale di
giungano all’eterna vita le persone viventi negli maestà, ma quello redazionale!) è composto
errori e lontane dalla vera fede e dall’unità cat- di due parti: la lettera apostolica di Giovanni
tolica. Questo è decisamente contrario alla cat- Paolo II, e un documento della Congregazio-
tolica dottrina” (Pio IX, D.S. 2865); i non cat- ne per la dottrina della fede. Esso si inserisce
tolici “sono in un stato in cui non possono sen- nella linea di riaffermazione dell’autorità del
tirsi sicuri della propria salvezza” (Pio XII, magistero della Chiesa che sta riaffiorando
D.S. 3821) per cui non si deve ridurre “a una in questi ultimi dieci anni, non senza tenten-
vana formula la necessità di appartenere alla namenti e imprecisioni (cf B. Lucien, L’in-
vera Chiesa per ottenere l’eterna salute” (Pio faillibilité du magistère pontifical ordinaire.
XII, enc. Humani generis, D.B. 2319). Contro Une doctrine catholique en voie de dévelop-
Lamennais, Gregorio XVI ha condannato pement, in Sedes Sapientiæ, n. 63, pp. 33-54,
l’indifferentismo, cioè “quella perversa opi- che cita la Professione di fede e Giuramento
nione... che in qualunque professione di fede si di fedeltà del 9/1/89, l’Istruzione sulla voca-
possa conseguire l’eterna salvezza dell’anima, zione ecclesiale del teologo del 24/5/90,
se i costumi si conformino alla norma del retto l’Esplicitazione della Risposta data dalla
e dell’onesto” (D.S. 2730) (11); Pio IX ha con- Congregazione per la Dottrina della Fede a
danna nel Sillabo queste due proposizioni: un dubbio sulla dottrina di Ordinatio sacer-
“16. Gli uomini, nel culto di qualsiasi religio- dotalis, del 28/10/95, il Discorso del 24/11/95
ne, possono trovare la via della salvezza eter- di Giovanni Paolo II, l’articolo di Mons. Ber-
na, e conseguire l’eterna salvezza. 17. Per lo tone del 20/12/96). In questo contesto, si è
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voluto inserire nel (nuovo) codice di diritto immoralità dell’uccisione diretta di un essere
canonico (del 1983) quanto si trova espresso umano innocente (Evangelium vitæ)” (n. 11).
nella (nuova) professione di fede (del 1989) La seconda categoria include delle proposizio-
(12). Questa professione di fede elenca tre ca- ni che la Chiesa non propone “come formal-
tegorie di verità: quelle rivelate, proposte dal mente rivelate” (a differenza del caso prece-
magistero solenne o dal magistero ordinario dente), anche se in un futuro alcune di esse
e universale, da credere con ferma fede; potranno essere proposte come tali (ad es.
quelle circa la fede e i costumi proposte “in l’ordinazione sacerdotale da riservarsi soltanto
modo definitivo”, da accogliere e ritenere agli uomini o l’illiceità dell’eutanasia). Si tratta
fermamente, e infine quelle proposte dal ma- di quelle verità che - senza essere rivelate - so-
gistero solamente autentico, con atto non de- no strettamente connesse con la Rivelazione.
finitivo, alle quali bisogna aderire “con reli- Queste proposizioni sono insegnate infallibil-
gioso ossequio della volontà e dell’intelletto”. mente (n. 6) e irrevocabilmente (n. 9) dalla
La prima categoria ha il suo posto nel Codi- Chiesa, sia col magistero solenne che con
ce al can. 750, la terza al can. 752; la seconda quello ordinario e universale (n. 6) e chi le ri-
non trovava invece accoglienza nel Codice. fiutasse “non sarebbe più in piena comunione
Ad tuendam fidem ha lo scopo di inserire nel con la Chiesa cattolica” (n. 6), ma ad esse non
Codice quanto riguarda questa categoria, e si deve un assenso di fede divina, ma quello
lo fa aggiungendo al can. 750 un secondo pa- che un tempo veniva chiamato “di fede eccle-
ragrafo. La stessa cosa è stata fatta per il Co- siastica” (n. 8). Rallegra trovare tra gli esempi
dice dei canoni della Chiesa Orientale; infi- di dottrina infallibile “la dichiarazione di Leo-
ne, sono stati adattati alla nuova situazione i ne XIII nella Lettera Apostolica Apostolicæ
canoni riguardanti le pene per i trasgressori. Curæ sull’invalidità delle ordinazioni anglicane
Particolarmente interessante è la Nota dot- (D.S. 3315-3319)” (n. 11). La terza categoria di
trinale illustrativa della formula conclusiva del- dottrine raggruppa quelle che non sono state
la Professio fidei, sottoscritta da Ratzinger e insegnate con un atto “definitivo”. Il docu-
Bertone della Congregazione della Dottrina mento non lo dice, ma fa capire che sono rifor-
della fede, e che si aggiunge alla lettera aposto- mabili e non infallibili. A questo gruppo non
lica di Giovanni Paolo II. Lo scopo è di dare appartengono solo i pronunciamenti di ordine
alcuni esempi per far meglio capire i tre com- prudenziale (proposizione temeraria o perico-
mi finali della Professio fidei, ovvero i tre ordi- losa che tuto doceri non potest) ma anche dot-
ni o categorie di verità. Al primo genere ap- trine qualificate come vere o erronee (n. 10).
partengono “quelle dottrine di fede divina e La Congregazione per la Dottrina della Fede,
cattolica che la Chiesa propone come divina- al n. 11, è in visibile imbarazzo a questo pro-
mente e formalmente rivelate e, come tali, ir- posito, evitando di darne esempi concreti.
reformabili. (...) Per tale ragione chi ostinata- Giustamente, però, ricorda l’obbligo per il fe-
mente le mettesse in dubbio o le dovesse nega- dele di dare anche a queste dottrine “l’osse-
re, cadrebbe nella censura di eresia...” (n. 5). quio religioso della volontà e dell’intelletto” (n.
Seguono gli esempi di questo tipo di dottrine: 10) (e ci sembra ben poco).
“gli articoli di fede del Credo, i diversi dogmi Il cattolico, che da più di trent’anni non
cristologici (D.S. 301-302)e mariani (D.S. 2803; sente quasi più parlare di infallibilità, di Conci-
3903); la dottrina dell’istituzione dei sacramenti lio di Trento, di eresie e di dogmi, non può che
da parte di Cristo e la loro efficacia quanto alla rallegrarsi ed esultare (stessa cosa si deve dire
grazia (D.S. 1601, 1606); la dottrina della pre- per i nn. 49-56 dell’enciclica Fides et ratio che
senza reale e sostanziale di Cristo nell’eucare- riprende addirittura la Pascendi di san Pio X e
stia (D.S. 1636)e la natura sacrificale della cele- la Humani generis di Pio XII!). Ma non biso-
brazione eucaristica (D.S. 1740, 1743); la fon- gna eccedere. Innanzitutto, perché bonum ex
dazione della Chiesa per volontà di Cristo integra causa, malum ex quocumque defectu. E
(D.S. 3050); la dottrina sul Primato e sull’infal- non mancano i difetti, non solo negli altri do-
libilità del Romano Pontefice (D.S. 3059-3075); cumenti, ma in quello stesso che commentia-
la dottrina sull’esistenza del peccato originale mo. Viene ribadita, ad esempio, la collegialità,
(D.S. 1510-1515); la dottrina sull’immortalità per cui i Vescovi, in maniera stabile, esercitano
dell’anima spirituale e sulla retribuzione imme- con il Romano Pontefice la suprema e piena
diata dopo la morte (D.S. 1000-1002); l’assenza autorità su tutta la Chiesa” (n. 4). La migliore
di errore nei testi sacri ispirati (cf D.S. 3293, teologia tomista ha già poi dimostrato l’inanità
Dei Verbum n. 11); la dottrina circa la grave della tesi sulla “fede ecclesiatica”, dimostran-
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do che anche in quei casi è dovuto un assenso sa docente, ed è in essa, essenzialmente, che si
di fede divina (ammettiamo tuttavia che era deve ricercare il MOU. Il consenso dei fedeli
questa una questione discussa tra i teologi). è, semmai, un confirmatur o un a fortiori.
Infine, sembra si voglia distinguere il magiste- Per concludere, resta poi da vedere con
ro infallibile da quello solamente autentico in quale serietà si applicherà quanto di buono vi
base al fatto che il primo insegna una dottrina è in Ad tuendam fidem, o se la protezione del-
“in maniera definitiva”, e l’altro no. Sull’ambi- la Fede resterà nella pratica, com’è stato fino
guità del termine “definire” e “definitivo” ri- ad ora, lettera morta e velleitaria intenzione.
mandiamo agli ottimi ( 13) studi di Lucien
(quello già citato, in Sedes Sapientiæ n. 63, spe- CATTOLICI E LUTERANI. CASSIDY
cialmente pp. 39-42, e Le magistère pontifical, CONDANNA CASSIDY.
in Sedes Sapientiæ, n. 48, pp. 53-77, special-
mente pp. 64-65). In poche parole, mentre il La chimera: unire la Chiesa cattolica e le
termine “definire” utilizzato dal Vaticano I si- “chiese” luterane
gnifica “delimitare con precisione”, l’aggettivo
“definitivo” (utilizzato dal Vaticano II, in Lu- Lo stesso numero dell’O.R. che pubblica
men gentium) significa piuttosto qualcosa che Ad tuendam fidem, riporta un discorso di
è “affermato irrevocabilmente”. Ora, questo Giovanni Paolo II che va in senso nettamente
secondo senso è da escludere: “i criteri enume- opposto alla “protezione della fede” (Ange-
rati hanno come compito di permettere diretta- lus del 28 giugno 1998, O.R., cit., p. 7). In
mente di sapere quando il papa parla infallibil- quest’occasione, Giovanni Paolo II ha suona-
mente e quindi irrevocabilmente. Così sarebbe to le trombe dell’ecumenismo facendo risul-
un circolo vizioso enumerare, tra questi criteri, tare più vicina “la piena unità visibile” (n. 2)
l’irrevocabilità poiché essa non è osservabile in (che presuppone una unità invisibile e una
se stessa e non è conosciuta che come una con- semi-piena unità visibile già raggiunte) tra
seguenza dell’infallibilità dell’atto. Ciò corri- Cattolici e Luterani. Su cosa si fonda questa
sponderebbe a dire: il papa è infallibile quando “buona novella”? Ascoltiamo Giovanni Pao-
parla infallibimente” (Lucien, op. cit., n. 63, p. lo II: “A conclusione di un attento processo di
40). A questo punto hanno buon gioco i “mi- valutazione, che ha coinvolto la Chiesa Catto-
nimalisti”, che annullano praticamente l’infal- lica e la Federazione Luterana Mondiale, pos-
libilità del Papa, nel dire che è un insegnamen- siamo ora rallegrarci di una importante acqui-
to del Papa è infallibile quando è definitivo, sizione ecumenica. Mi riferisco alla Dichiara-
ma quando esso sia definitivo, è quasi impossi- zione Congiunta circa la Dottrina della Giu-
bile saperlo (p. 40, e 41 n. 23). Il documento stificazione tra la Chiesa cattolica e la federa-
che commentiamo utilizza continuamente il zione Luterana Mondiale. Tale Dichiarazione
criterio dell’irrevocabilità per discernere l’in- afferma, quale risultato di questo dialogo ini-
fallibilità, quando invece è l’infallibilità a deci- ziato subito dopo il Concilio Vaticano II, che
dere dell’irrevocabilità. Temiamo quindi che le chiese appartenenti alla federazione Lutera-
in questo modo si finisca col far passare nella na Mondiale e la chiesa cattolica hanno rag-
terza categoria di dottrine insegnate dalla giunto un alto grado di accordo su di una que-
Chiesa (quelle revocabili e quindi fallibili) an- stione, come è appunto quella della giustifica-
che l’insegnamento contraddetto dal Vaticano zione, così controversa durante secoli. Sebbe-
II (ad es. le condanne della libertà religiosa o ne la Dichiarazione non risolva tutte le que-
dell’ecumenismo). Dove classificherebbero, stioni relative all’insegnamento della dottrina
Mons. Ratzinger e Mons. Bertone, Quanta cu- della Giustificazione, essa esprime un consen-
ra di Pio IX e Dignitatis humanæ? Infine, se la so in verità fondamentali di tale dottrina (cfr.
natura del magistero ordinario universale sem- Risposta della Chiesa Cattolica alla Dichiara-
bra ben chiarita dal testo della Congregazione zione congiunta tra la Chiesa cattolica e la Fe-
per la dottrina della Fede, stupisce la definizio- derazione luterana Mondiale circa la Dottrina
ne che ne da Giovanni Paolo II riprendendo il della Giustificazione)” (n. 2).
(nuovo) codice di diritto canonico, can. 750. Il
MOU sarebbe quel magistero “che è manife- Vent’anni di annunci: l’accordo è (quasi) fatto…
stato dalla comune adesione dei fedeli sotto la
guida del sacro magistero”. Se l’adesione dei Seguendo l’indicazione di Giovanni Pao-
fedeli al magistero ha la sua infallibilità in cre- lo II, andiamo a leggere la famosa Risposta...
dendo, il magistero è sempre affare della Chie- Non avendola reperita sull’Osservatore (pro-
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babilmente per disattenzione), presentiamo card. Cassidy stesso, limitandoci ai punti es-
una ns. traduzione dal francese (cf Docu- senziali. La dottrina del n. 29 della D., scrive,
mentation Catholique, n. 2187, 2-16/8/98, pp. “non è accettabile. In effetti, questa afferma-
713-715). Nel presentare il documento nella zione [l’uomo giustificato è simultaneamente
sala-stampa vaticana il 25 giugno (DC, pp. giusto e peccatore] non è compatibile con il
716-718), il suo firmatario, card. Cassidy rinnovamento e la santificazione dell’uomo
(presidente del Consiglio Pontificio per la interiore di cui parla il Concilio di Trento
Promozione dell’Unità dei Cristiani), ne ha (D.S. 1528, 1561)”. Sempre Cassidy definisce
tracciato anche la storia. È una storia di cla- “equivoca” la dottrina espressa ai numeri 28-
morosi insuccessi travestiti da abbaglianti 30 e “ambigua” quella del n. 22, per conclu-
successi. Il dialogo inizia nel 1967, ed è giun- dere: “Per tutte queste ragioni, è pertanto dif-
to alla “quarta fase”, ed ha partorito ben set- ficile vedere come si possa affermare che que-
te documenti (senza contare due studi teolo- sta dottrina sul ‘simul iustus et peccator’, nello
gici): nel 1972, nel 1980, nel 1981, nel 1994, stato attuale della presentazione che se ne fa
poi una prima versione della Dichiarazione nella Dichiarazione comune, non cada sotto
comune nel 1994, una prima revisione nel gli anatemi dei decreti di Trento sul peccato
1996 e una seconda, la definitiva, nel 1997. In originale e la giustificazione” (DC, n. 1, p.
tutti si suonano le trombe del vicino succes- 714). La Risposta prosegue citando numerosi
so: già il Rapporto di Malta (1972) parla di altri casi nei quali la Dichiarazione comune
“consenso di vasta portata” (n. 4, p. 716), che parla, a torto, di consenso raggiunto tra cat-
nel 1980 diventa “un largo consenso” (ibi- tolici e luterani. A noi basta la citazione già
dem) e nel 1997 si può annunciare che “esiste riferita. Essa dimostra che la ‘Dichiarazione
un consenso su delle verità fondamentali della comune’ ha prodotto un testo eretico, passi-
dottrina della giustificazione” (n. 8, p. 717). bile di condanna in base ai canoni del Conci-
Insomma, può dichiarare soddisfatto Cas- lio di Trento, e ciò in base al giudizio del su-
sidy, “esiste un alto grado di consenso” (DC periore stesso dei teologi cattolici che hanno
nn. 6, p. 717) che “risolve virtualmente una collaborato alla stesura del testo. Se per Cas-
questione lungamente dibattuta” (DC, n. 9, p. sidy in altri punti cattolici e luterani si sono
718) per cui si tratta “di un risultato eccezio- accordati realmente nella suddetta Dichiara-
nale del movimento ecumenico” (n. 2, p. zione, questo non migliora certo la situazio-
716). Lo scopo era privare di portata gli ana- ne: la Dicharazione resta eretica, anche se in
temi del Concilio di Trento contro i Prote- maniera ancora più ambigua e, pertanto, più
stanti e, incredibile ma vero, quelli dei Prote- pericolosa. Come si può definire tutto ciò
stanti contro la Chiesa cattolica, aprendo la “un risultato eccezionale del movimento ecu-
via all’unione delle 124 “chiese” luterane con menico”? Ventun’anni di dialogo ecumenico
la Chiesa cattolica: scopo ottenuto “là dove coi luterani su di uno solo dei punti che li di-
questo consenso è realizzato”; in questo caso, vide dai cattolici ha avuto come “eccezionale
“le condanne pronunciate reciprocamente nel risultato” una ‘Dichiarazione comune’ fatta
XVI sec. non si applicano più oggi l’uno anche a nome della Chiesa cattolica che non
all’altro” (DC, n. 6, p. 717). In realtà, la Ri- sfugge alla censura di eresia! Dei cattolici
sposta alla Dichirazione Comune, elaborata son dunque diventati luterani. I luterani non
in collaborazione da Cassidy e Ratzinger, è sono per questo divenuti cattolici.
una bocciatura solenne. Cassidy (nella Ripo- Nota bene: Il lettore troverà nella Rasse-
sta) condanna per eresia Cassidy (nella Di- gna stampa di Sodalitium un commento a
chiarazione comune) (14). La “Chiesa” (nella degli scritti del cardinal Biffi (Bologna), di
Risposta) condanna la “Chiesa” (nella Di- Mons. Caffarra (Ferrara), di P. Galot, e altre
chiarazione comune). E l’unione resta così notizie tratte dall’Osservatore Romano. Non
“virtuale”, ma per niente “reale”. troverà invece, in questo numero, un com-
mento all’enciclica Fides et ratio, pubblicata
La Dichiarazione comune cattolico-luterana dopo la chiusura di questa rubrica.
è eretica (lo dice chi l’ha scritta)
Note
In questa sede non esamineremo le 44 af-
1) A proposito del termine “sincero rispetto”, scri-
fermazioni comuni della Dichiarazione (DC ve C. Barthe (in Trouvera-t-Il encore la Foi sur la terre?
1997, n. 2168, pp. 875-885), ma la critica che F.-X. de Guibert, Paris, 1996, p. 129): “Sincera cum ob-
ne fa nella Risposta della Chiesa cattolica il servantia considerat... illa præcepta et doctrina, dice il
50

testo latino. Le traduzioni francesi correnti rendono ob- 6) Lettre à quelques évêques sur la situation de la
servantia, che comporta ben più che un semplice respec- Sainte Eglise et mémoire sur certaines erreurs actuelles...
tus (il quale creerebbe già una difficoltà), con ‘sincero Paris, 1983, pp. 37-38.
rispetto’, che è troppo debole. Sarebbe più giusto tra- 7) Vacant, Etudes sur le Concile du Vatican, I, p. 142
durre quanto ha detto il Concilio, nel contesto, con ‘ri- 8) Attilio Mordini, Il tempio del cristianesimo,
spetto religioso’(cf 2 Maccabei 6, 11, nel testo della CET, Torino, 1963, p. 142. Non a caso anche Mordini si
Volgata, laddove i giudei si lasciano bruciare nelle ca- richiama alla teoria del Verbo seminale o spermatico di
verne in ragione del rispetto sacro - ob religionem et ob- San Giustino in Verità del linguaggio, Volpe, Romaa,
servantiam - che portano al sabato)”. 1974, pp. 74 e 88-89.
2) In realtà vi fu un precedente, nel 1893, col “Par- 9) La cessata rivista Convivium (che si occupava
lamento delle Religioni”, che si svolse a Chicago duran- esplicitamente di esoterismo e tradizionalismo), in una no-
te l’esposizione internazionale in commemorazione del ta intitolata significativamente Deus ubique est, opponeva,
IV centenario della scoperta dell’America. Il “Parla- a dei cattolici che criticavano l’indirizzo aperto a tutte le
mento delle Religioni” fu approvato dal Card. Gibbons, tradizioni religiose della rivista, l’insegnamento di Nostra
ma non da Papa Leone XIII che condannò l’americani- ætate del Vaticano II, concludendo: “invitiamo perciò, in-
smo nella sua lettera al Card. Gibbons (Testem benevo- vece di criticare, a prendere esempio dai Padri del Conci-
lentiæ) del 22 gennaio 1899. lio” (Convivium, n. 15, ottobre-dicembre 1993, p. 16).
3) Questa affermazione è contraddetta dalla Sacra 10) Parliamo del Prof. Franco Cardini.
Scrittura, dal Magistero della Chiesa e dalla prassi della 11) E prosegue il Papa: “E da quella velenosissima
Chiesa, che danno l’esempio di innumerevoli guerre sorgente dell’indifferentismo scaturisce quella assurda ed
compiute legittimamente “in nome della religione”. erronea sentenza, o piuttosto delirio, che debbasi ammet-
4) E sintomatico che proprio in questo articolo san tere e garantire per ciascuno la libertà di coscienza”. Ov-
Tommaso presenti, tra le obiezioni, l’argomento del- vero: da Nostra Ætate a Dignitatis humanæ.
l’Ambrosiater invocato da Giovanni Paolo II, secondo 12) La professione di fede ed il giuramento di fe-
il quale “qualunque verità, da chiunque sia detta, viene deltà del 1989 sostituiscono la formula adottata da Pao-
dallo Spirito Santo”. San Tommaso, nell’ad 1, non lo VI nel 1967, che a sua volta abrogava il giuramento
smentisce il principio, ma ne evita ogni falsa interpreta- antimodernista e la professione di fede tridentina. La
zione. A volte, scrive, i “profeti dei demoni” (cioè delle formula di Paolo VI ebbe così poca fortuna da non es-
religioni non cristiane) dicono la verità spinti da Dio sere nemmeno inserita nella collezione del Denzinger-
(come nel caso di Balaam o delle Sibille); altre volte Hünermann.
spinti dal demonio, con fine cattivo; ma anche in questo 13) Anche se non approviamo - evidentemente - il
caso la verità - in quanto tale! - anche se “è enunciata nuovo punto di vista dell’autore, che riconosce ora
dal demonio, viene dallo Spirito Santo”. l’Autorità di Giovanni Paolo II.
5) “Se qualcuno dice che la rivelazione divina non è 14) Bisogna infatti tenere presente che la “Dichia-
distinta dalla conoscenza naturale di Dio e della morale razione comune” è fatta a nome della “Chiesa cattolica”
e che, di conseguenza, non è richiesto per la fede divina (oltre che delle “chiese” luterane), ed è stata material-
che si creda la verità rivelata per l’autorità di Dio che la mente composta anche dai teologi del Pontificio consi-
rivela, sia anatema” (Sessione III, can. 2). glio per l’unità dei cristiani presieduto dal card. Cassidy.

Brevi notizie sulla Mayer) alla rivista francese della Fraternità,


Fideliter (n. 123, pp. 25-29), vengono fatte
Fraternità San Pio X delle ammissioni candide e sconcertanti.
don Francesco Ricossa Mons. Tissier (T) affronta una prima diffi-
coltà, quella della (sua) giurisdizione. T. am-

S ono passati ormai dieci anni dalle consa-


crazioni episcopali del giugno 1988, e non
si parla più granché della Fraternità Sacer-
mette che la sua consacrazione fu “compiuta
contro la volontà del Papa” e che non ha ri-
cevuto giurisdizione né da Mons. Lefebvre
dotale San Pio X. Presentiamo qui ai nostri (“non poteva darcela”) né dal Papa (“il Papa
lettori alcune brevi notizie sulla società fon- si è rifiutato di darcela”). Pretende allora di
data da Mons. Lefebvre, per tenerli al cor- averla dalla Chiesa (“È la Chiesa che ce la
rente sul gruppo che, piaccia o no, aggrega dà”) come se si potesse opporre la Chiesa
la gran parte dei “tradizionalisti” cattolici. (che concede la giurisdizione) al Papa (che
la nega), o come se la Chiesa gerarchica non
Le candide ammissioni di Mons. Tissier de fosse, in ultima analisi, il Papa. Tuttavia, per
Mallerais T. vi è un problema ancora più grave di
quello della giurisdizione. Lasciamo parlare
In una “intervista” concessa da Mons. T.: “Questi vescovi, non riconosciuti dal Pa-
Tissier (uno dei quattro vescovi consacrati pa sono legittimi? Godono della successione
da Mons. Lefebvre e Mons. de Castro apostolica formale? Sono, in una parola, dei
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vescovi cattolici?”. Questo problema, spiega febvre ha potuto decidere questa consacra-
T., “concerne anche la costituzione divina zione, lui solo ha ricevuto la grazia per deci-
della Chiesa, come insegna tutta la tradizio- dere. Noi abbiamo avuto la grazia per seguir-
ne: non ci può essere un vescovo legittimo lo. È con queste parole molto semplici, molto
senza il Papa, capo per diritto divino del cor- belle, di uno dei miei confratelli della Frater-
po episcopale. Allora la risposta è meno evi- nità, che devo concludere: esse rappresenta-
dente, ed anzi, essa non è assolutamente evi- no la mia più intima convinzione, la mia più
dente…”. T., quindi, a dieci anni dalla sua solida sicurezza di essere sulla buona stra-
consacrazione, non sa dire in nome di cosa da”. T., nel suo sincero e commovente affet-
la sua consacrazione e il suo essere vescovo, to per Mons. Lefebvre, non si rende conto di
fu un atto legittimo! Per un attimo, egli sem- quanto il suo pensiero sia aberrante. Egli so-
bra evocare la “soluzione” sedevacantista: stituisce come criterio di cattolicità un ve-
“... a meno di supporre... (...) bisogna ricono- scovo al papa. Condanna chi si sottomette
scere che se potessimo affermare che a causa ciecamente al Papa, che ha il carisma dell’in-
di eresia, di scisma o di qualche vizio d’ele- fallibilità, e poi segue un vescovo in una de-
zione segreto, il papa non sarebbe realmente cisione contraria al Papa, senza trovare altro
papa, se noi potessimo pronunciare un tale motivo decisivo che l’infallibilità carismatica
giudizio, la risposta alla delicata questione di questo vescovo. In questo modo T. rivolu-
della nostra legittimità sarebbe evidente…”. ziona totalmente la costituzione divina della
(1). Se, per T., il “sedevacantismo” è la sola Chiesa, opponendo il carisma di una (pre-
spiegazione evidente per giustificare la sua sunta) santità a quello dell’autorità papale.
propria consacrazione, ci si aspetterebbe
una pubblica adesione al sedevacantismo, o Mons. Fellay e il sedevacantismo
un suo motivato rifiuto. Nulla di tutto ciò. Il
sedevacantismo è rifiutato (solo) perché Sempre su Fideliter (n. 125, pp. 3-5), viene
Mons. Lefebvre lo ha rifiutato: “il problema, pubblicata un’intervista concessa al Figaro
per così dire, è che né Monsignor Lefebvre, (del 3 giugno 1998) da Mons. Fellay (F.), su-
né i miei confratelli, né io stesso, eravamo o periore generale della Fraternità e un’altro
siamo sedevacantisti. (...) ...Mons Lefebvre del 4 vescovi consacrati nel 1988. F. ritorna
non si sentiva né aveva gli elementi sufficienti anch’egli sul sedevacantismo. Alla domanda:
per portare un tale giudizio. Questo è impor- “la sede di Pietro è vacante si o no?” egli ri-
tantissimo da notare”. A questo punto, persi- sponde: “La sede è occupata perfettamente. Il
no l’intervistatore è un po’ sconcertato: se Santo Padre, vicario di Gesù Cristo, è stato
non si possono fare vescovi contro la vo- eletto legittimamente, ed è dotato di tutti i po-
lontà del Papa e se Giovanni Paolo II è Pa- teri del sommo pontefice (...)” e prosegue: i
pa, e se Giovanni Paolo II era contrario alle sedevacantisti “pretendono risolvere un pro-
consacrazioni di Mons. Lefebvre, e se non ci blema ma ne creano uno più grave. In effetti il
sono altre soluzioni “evidenti”... “allora co- papa pone degli atti che sono stati anterior-
me è uscito dal dilemma Monsignor Lefeb- mente condannati dalla Chiesa; da questo fat-
vre? (...)”. T., che non ha risposte teologi- to per salvare l’infallibilità pontificia, afferma-
che, dottrinali, sconcerta ancor di più il let- no che non c’è più il papa. Ecco una posizio-
tore con una risposta che potremmo definire ne facile che, in realtà, dissolve la visibilità del-
“carismatica”: “(...) Il nostro fondatore ha la Chiesa. Non possiamo accettarla”. F. cerca
affrontato il problema dall’alto e lo ha risolto di dare un argomento al rifiuto del sedeva-
nello stesso tempo nel modo più concreto che cantismo: esso comporterebbe la dissoluzione
ci sia. È il sigillo dell’intuizione soprannatu- della visibilità della Chiesa. Possiamo essere
rale che gli era propria, e dell’azione in lui ancora più radicali di lui: esso crea un proble-
del dono della sapienza, dono dello Spirito ma per l’indefettibilità della Chiesa (2). Ma ri-
Santo. (...) Solo Mons. Lefebvre poteva por- fiutare la posizione sedevacantista, o margi-
tare un tale giudizio [cioè: che ‘Il papa Gio- nalizzarla (3) come soluzione al problema
vanni Paolo II non è più cattolico’]! Era an- dell’infallibilità, lascia intatto quest’ultimo
che il solo che avesse l’autorità morale per problema. Che è anche un problema di inde-
decidere ‘faccio le consacrazioni’. Non ce fettibilità (se la Chiesa adesso si sbaglia, ha
n‘erano altri. Così non è stato per i lumi miei defezionato) e di visibilità (poiché la Frater-
propri che ho accettato la consacrazione, la nità non segue in realtà il capo visibile della
mia consacrazione, capite! Solo Mons. Le- Chiesa, il “papa”, ma solo quello invisibile, il
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Cristo: scrive F.: “... abbiamo delle difficoltà a di esempio: “Unico strumento di salvezza, que-
ascoltare la voce di Cristo [in quella del Pa- sta stessa Chiesa ci sembra a volte identificarsi
pa]. (...) senza scegliere a nostro piacimento con la bestia apocalittica (Ap 12,3) che trascina
noi ci limitiamo costantemente all’adesione le anime sulla via della perdizione. Non è forse
piena e intera a Cristo del quale il sommo S. Pietro stesso che, posto per confermare i suoi
pontefice è il vicario”. Un cattolico direbbe: fratelli nella fede (Lc 22, 32), la fa perdere loro
noi ci limitiamo costantemente all’adesione con questo falso ecumenismo e questa libertà
piena e intera al Sommo Pontefice, poiché è religiosa così tante volte condannata dai papi?”
il Vicario di Cristo. La Fraternità sembra (p. 10). Era dai tempi di Lutero che non senti-
ignorare la soluzione apportata dalla Tesi di vamo più identificare la Chiesa cattolica e la
Cassiciacum, che risolve sia il problema Bestia dell’Apocalisse. Ma almeno Lutero non
dell’infallibilità (poiché Giovanni Paolo II si contraddiceva al punto di dire che la Bestia
non è formalmente Papa) sia quello della vi- apocalittica era l’unico mezzo di salvezza!
sibilità (poiché Giovanni Paolo II è material-
mente papa). Mons. Tissier conferma questa Una “Petite Eglise”...
ignoranza. Nell’articolo succitato, parlando
dei sedevacantisti, scrive (p. 27): “la logica Nell’intervista succitata del Figaro al
aspra di un padre Guérard des Lauriers gli fa- “vescovo ausiliario” (4) Mons Felley, il gior-
ceva concludere ‘Il papa ha promulgato nalista del quotidiano parigino chiede con
un’eresia (con la libertà religiosa), quindi è perspicacia: “Non rischiate di diventare una
eretico, e quindi non è più papa formalmen- ‘Piccola Chiesa’?” (5). Non troppo sicuro di
te’”. E T. conclude dicendo che P. Guérard sé, Mons. Fellay risponde: “Spero di no (...)”
non aveva l’autorità per fare simili afferma- (p. 4). Ma tanti piccoli indizi lasciano crede-
zioni. T. ignora (?) che Padre Guérard, a dif- re di sì (tranne che per le consacrazioni. I
ferenza dei sedevacantisti, non affermava, co- vescovi della Petite Eglise, come si sa, non
me gli fa dire T., che un teologo come lui ave- consacrarono nuovi vescovi, ed i fedeli an-
va l’autorità per dimostrare che Giovanni cora esistenti si trovano, ormai da lunghissi-
Paolo II (o Paolo VI) è formalmente eretico. mo tempo, senza sacerdoti). Nella Lettre des
O T. non conosce la “logica aspra” di Padre dominicains d’Avrillé (n. 7, sett. 1998, p. 11),
Guérard (e allora eviti di parlarne) oppure la si raccomanda la lettura del libro di Joël
conosce (e allora eviti di calunniarla). In ogni Morin e Emmanuel Vicart intitolato Le Pa-
caso, farebbe bene a studiarne la “logica pe Pie VII: précurseur de Vatican II (Papa
aspra”, per evitare le illogicità di un abbé de Pio VII: un precursore del vaticano II), da ri-
la Rocque... chiedere al Priorato Sainte-Anne di Lanval-
lay, un priorato della Fraternità San Pio X.
“Lutero” scrive su Fideliter Non ho ancora letto il libro, ma il titolo è
tutto un programma: se Pio VII fu un pre-
Questo giovane sacerdote ha scritto un ar- cursore del Vaticano II, la Petite Eglise fu un
ticolo intitolato Stabat mater dolorosa (Fideli- precursore della Fraternità San Pio X.
ter, n. 125, pp. 8-12) riprendendo l’ardita e un
po’ pericolosa similitudine tra la Passione di ...che sogna di tornare nella “Grande Egli-
Cristo e di Maria, e quella della Chiesa nella se”!
crisi attuale, per criticare gli indultisti alla pro-
pria “sinistra” e i sedevacantisti alla propria Tuttavia, forse per evitare la triste fine
“destra”. Troppo logiche, queste posizioni! La della Petite Eglise, vi è attualmente nella Fra-
spada che trapassò il cuore di Maria sarebbe- ternità un forte movimento di apertura verso
ro, secondo il Nostro, le contraddizioni della quella che veniva chiamata la “Chiesa conci-
Passione. Ed ecco che per imitarla, bisogne- liare”, e verso gli esploratori che vi si sono
rebbe aderire alle tesi contraddittorie della già avventurati (gli ex-ralliés) aderendo alla
Fraternità! “In questa Chiesa crocifissa, Commissione Ecclesia Dei. A capo di questo
profonde contraddizioni si presentano all’intel- movimento, un sacerdote della Fraternità,
ligenza fedele”, scrive de la Rocque, dimenti- l’abbé de Tanoüarn, dalle colonne di due ri-
cando che l’intelligenza, seppur fedele, può viste che egli dirige, Pacte e Certitudes. Non
aderire a proposizioni misteriose o apparente- si pensi però ad una iniziativa ai margini del-
mente contraddittorie, ma giammai a “pro- la Fraternità: tra i fedelissimi di Tanoüarn vi
fonde contraddizioni”. Ed eccone una, a mo’ sono anche dei sacerdoti che, un tempo, rap-
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presentavano l’ala più intransigente della so-


cietà fondata da Mons. Lefebvre, quali Aula-
gnier, Ph. Laguerie, Celier, ecc. L’associazio-
ne 496 (diretta sempre dal Tanoüarn) ha così
organizzato una giornata commemorativa
delle consacrazioni con un congresso alla
Mutualité di Parigi, il 21 giugno (La Tradi-
tion catholique, une arche pour l’Eglise). A
sorpresa, tra i conferenzieri, Gérard Leclerc,
editorialista di France Catholique, Chri-
stophe Geffroy, direttore della redatione de
La Nef, Paul Airiau, direttore di Résurrec-
tion, rivista del Sacré-Cœur de Montmartre e
Padre Lelong, tutti conservatori, senza dub-
bio, ma tutti fedeli, recenti o di vecchia data,
del Vaticano II. “Abbiamo dimostrato che In questa foto tratta da “Présent” del 5 novembre, si
vedono da sinistra verso destra: Padre Argouarc’h, don
era possibile discutere con gran cortesia con Aulagnier, don Mora, Mons. Wach, Mons. Wladimir
dei cattolici ‘conciliari’ o ‘ralliés”, scrive e padre de Blignières. Sul “Bulletin St Jean Eudes”, di-
l’abbé de Tanoüarn su Pacte (n. 26, p. 1). retto dall’abbé Aulagnier, si può vedere la “foto del
L’abbé de Tanoüarn è aperto e intelligente? mese”: lo stesso abbé Aulagnier con il
card. Ratzinger a Roma
Perché allora non ha invitato a dibattere
“con gran cortesia” anche degli esponenti Grande Chiesa”…
del sedevacantismo o della Tesi di Cassicia- Note
cum? (6). Altrimenti, il sospetto di “aperture
1) In realtà la cosa sarebbe meno evidente di quel
vergognose” non è solo una malignità... che non sembri a T.! Constatare che Giovanni Paolo II
L’abbé de Tanoüarn prepara dunque il non è Papa è una condizione necessaria per la legitti-
“rallièment” (come si dice in Francia) della mità di una consacrazione episcopale, che non sarebbe
Fraternità al Vaticano II? Forse. O meglio: lo quindi compiuta “contro il Papa”. Restano però altre
scopo è quello di sempre: essere riconosciuti difficoltà, come lo testimonia la mia polemica con l’abbé
Belmont (cf Le Consacrazioni Episcopali nella situazio-
dalle “autorità” del Vaticano II con uno spe- ne attuale della Chiesa. Risposta all’articolo di don H.
ciale diritto di fronda, o, come si esprime Belmont. C.L.S. Verrua Savoia 1997) il quale, pur non
l’abbé de Tanoüarn, come “istanza critica di riconoscendo l’Autorità di Giovanni Paolo II, non am-
fronte agli straripamenti conciliari”. Petite mette la liceità delle consacrazioni. Noi non seguiamo su
questa via, ma sosteniamo però che i vescovi consacrati
Eglise, sì, ma criticare dentro la Grande Eglise in tal modo sono vescovi “diminuiti”, che esercitano le-
è un po’ meno scomodo che criticare da fuori. citamente il potere d’ordine ma non hanno quello di
giurisdizione, né quello di magistero e, da questo punto
Ultima ora… di vista, non hanno la successione apostolica formale.
2) Ne riparlerò in un prossimo numero di Sodalitium.
3) Mons. Fellay ammette che ci sono dei sedevacan-
Dal 24 al 26 ottobre si è tenuto a Roma tisti nella Fraternità, ma precisa che essi sono “en mar-
un pellegrinaggio organizzato dalla Frater- ge” della Fraternità.
nità S. Pietro con la collaborazione dell’as- 4) Così sono definiti i 4 vescovi della Fraternità in
sociazione internazionale Una Voce, in occa- Fideliter, n. 123, p. 22, nell’articolo: Un statut d’évêque
auxiliaire.
sione dei dieci anni del Motu Proprio Eccle- 5) Col nome di “Petite Eglise” si designa la chiesa
sia Dei che istituì la commissione omonima scismatica anti-concordataria, che si oppose - e ancora
in seguito alle consacrazioni e alla scomuni- si oppone! - al concordato tra Pio VII e Napoleone.
ca di Mons. Lefebvre. 6) Erano presenti, è vero, l’abbé Schæffer e l’abbé
Il pellegrinaggio si è concluso con un Barthe, ma il primo era travestito da lefebvriano e il se-
congresso in presenza dei cardinali Ratzin-
ger, Mayer e Stickler; quest’ultimo ha cle- AVVISO AI LETTORI: Per ragioni di spazio
brato la messa solenne che ha chiuso la riu- siamo costretti a rinviare al prossimo numero la
nione. XXIII puntata de “Il Papa del Concilio”. Per lo
La presenza di don Aulagnier, assistente stesso motivo, sarà rinviato al prossimo numero
del Superiore Generale della Fraternità S. un nuovo articolo di padre Torquemada su Mas-
Pio X, visibilmente rilassato e allegro tra i simo Introvigne: il nostro dossier su di lui si va fa-
suoi nuovi compagni, la dice lunga sul pro- cendo sempre più voluminoso e interessante.
babile rientro “della piccola Chiesa nella Sodalitium.
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qui il vestito più bello e rivestitelo, mettetegli


Vita Spirituale l’anello al dito e i calzari ai piedi. Portate il
vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e
facciamo festa, perché questo mio figlio era
morto ed è tornato in vita, era perduto ed è
IL FIGLIUOL PRODIGO. stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Una delle più belle parabole del Vangelo di Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al
S. Luca ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musi-
ca e le danze; chiamò un servo e gli domandò
don Ugolino Giugni che cosa fosse tutto ciò. Il servo gli rispose: È
tornato tuo fratello e il padre ha fatto am-
mazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto
L a parabola del figliuol prodigo è forse
una delle più belle del Vangelo. Dobbia-
mo all’evangelista S. Luca, che più degli altri
sano e salvo. Egli si arrabbiò, e non voleva
entrare. Il padre allora uscì a pregarlo. Ma
ci mostra la misericordia del Signore, se lui rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da
questa “perla preziosa” non è andata perdu- tanti anni e non ho mai trasgredito un tuo co-
ta. È mia intenzione proporne ai lettori un mando, e tu non mi hai dato mai un capretto
piccolo commento ispirato ai Padri della per far festa con i miei amici. Ma ora che
Chiesa attingendo soprattutto a S. Ambro- questo tuo figlio che ha divorato i tuoi averi
gio di Milano. Questa parabola descrive mi- con le prostitute è tornato, per lui hai am-
rabilmente la storia del peccato e del ritorno mazzato il vitello grasso”. Gli rispose il pa-
a Dio. Nel commentarla trascriverò mano a dre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò
mano alcuni versetti per spiegarne in seguito che è mio è tuo; ma bisognava far festa e ral-
il significato spirituale. legrarsi, perché questo tuo fratello era morto
ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ri-
La parabola nel Vangelo trovato”». (Luca XV, 11-32)

Un giorno Gesù parlando ai suoi disce- Commento


poli in parabole disse: «Un uomo aveva due
figli. Il più giovane disse al padre: “Padre, C’era un uomo che aveva due figli…
dammi la parte del patrimonio che mi spet- Un giorno, due eremiti, parlavano insie-
ta”. E il padre divise tra loro le sostanze. Do- me sul principio di questa parabola. “Padre,
po non molti giorni, il figlio più giovane, rac- disse il più giovane, io ammiro questa para-
colte le sue cose, partì per un paese lontano e bola, ma mi pare di vedervi una lacuna”.
là sperperò le sue sostanze vivendo da disso- “Quale figlio mio?” - “Ci manca la Ma-
luto. Quando ebbe speso tutto, in quel paese dre…” “La madre doveva essere morta figlio
venne una grande carestia ed egli cominciò a mio - riprese il vecchio - Se fosse stata viva,
trovarsi nel bisogno. Allora andò e si mise a forse quel poveretto non sarebbe partito…”.
servizio di uno degli abitanti di quella regio- Sì probabilmente questo figliolo doveva
ne, che lo mandò nei campi a pascolare i por- essere orfano di madre, perché altrimenti
ci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube che l’affetto verso di lei lo avrebbe trattenuto
mangiavano i porci; ma nessuno gliene dava. dal partire, poiché in genere una madre a
Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti sa- causa della sua bontà e tenerezza, ha sempre
lariati in casa di mio padre hanno pane in un’entrata particolare nel cuore di un figlio.
abbondanza e io qui muoio di fame! Mi le- Il padre è, indubitatamente, la figura di
verò e andrò da mio padre e gli dirò: “Padre, Dio che ha due popoli; il figlio maggiore è
ho peccato contro il Cielo e contro di te; non quello che rimane nel culto del Dio unico (il
sono più degno di esser chiamato tuo figlio. popolo ebraico), l’altro il più giovane è quel-
Trattami come uno dei tuoi garzoni”. Partì e lo che abbandona la casa del Padre e Dio
si incamminò verso suo padre. per andare ad adorare gli idoli (i gentili).
Quando era ancora lontano il padre lo vi- Il più giovane… Dunque il meno esper-
de e commosso gli corse incontro, gli si gettò to; egli si annoia del bene che possiede e
al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, non lo sa apprezzare perché ai suoi occhi
ho peccato contro il Cielo e contro di te; non tutto gli sembra dovuto. Spesso anche noi,
sono più degno di esser chiamato tuo figlio”. nella vita spirituale, non sappiamo apprezza-
Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate re le grazie che Dio ci dà abitualmente, per-
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gir via da sé stessi, esser remoti non per diver-


sità di regioni ma di costumi, esser disgiunti
non da lontananza di luoghi ma di inclinazio-
ni, e, come se interponessero fra noi le onde
agitate della lussuria mondana… In realtà chi
si separa da Cristo vaga ramingo dalla patria,
è cittadino di questo mondo. (…) Colui, dun-
que, vivendo da dissoluto, dissipò tutti gli or-
namenti della natura. E allora tu che hai rice-
vuto l’immagine di Dio, tu che hai la sua so-
miglianza, non la rovinare con turpitudini
proprie di chi è senza ragione. Sei opera di
Dio, non dire a un pezzo di legno [o a qualun-
Sant’Ambrogio Vescovo di Milano que altra creatura…]: Tu sei mio padre, per
non assumere la somiglianza col legno, poi-
ché ci sembrano qualcosa di “normale, di ché sta scritto: “simili ad essi divengono i loro
dovuto” e ne capiamo il valore soltanto artefici”». Possiamo rendere attuale questa
quando… le abbiamo perse. scena terribile. Ecco un giovanotto, figlio di
“Padre, dammi la parte del patrimonio che famiglia benestante che abita in piccolo cen-
mi spetta”. Chiede al padre il terzo dei beni, tro di campagna. Là egli ha tutto; ma invece
secondo la legge mosaica (Deut. XXI, 17), di sani godimenti sogna i paradisi artificiali, le
ma per esigerlo bisognava normalmente che droghe, i piaceri… Non gli basta giocare a
il padre fosse morto. Questo giovane, in un calcio o a tennis. Non vuole restare ad am-
certo senso, firma una cambiale ‘da pagarsi a muffire nel natìo borgo selvaggio… No no!
babbo morto’, come fanno molti oggi… Bisogna vedere le grandi città con i loro pa-
E il padre divise tra loro le sostanze. Il lazzi, con i loro teatri, con i loro bar, con le lo-
padre rappresenta Dio, il quale mette la li- ro labbra dipinte, con le orchestre selvagge e i
bertà di volere in mano di ogni uomo arriva- balli più selvaggi ancora. Il pane di casa, sotto
to all’uso di ragione. Dio fa male a farci libe- gli occhi di Dio e dei genitori, è troppo sano e
ri? No! Egli vuole nobilitare la nostra obbe- troppo buono… Il figlio giovane è un felice
dienza con la possibilità della nostra ribellio- (nulla gli manca!) ma un felice che si annoia e
ne. “Dio ha messo di fronte a te il fuoco e vuole rinnovare l’esperienza di tutti gli sviati;
l’acqua. Tu puoi stendere la mano a destra e ebbrezza che passa come un lampo e disgusto
a sinistra. Davanti a te sta la vita e la morte” che dura e tormenta.
(Eccli. XV, 17). Dice S. Ambrogio: «Nota E là sperperò le sue sostanze vivendo da
come il patrimonio divino sia concesso a chi dissoluto. Quel denaro che ha in tasca lo
lo chiede, e non imputare al padre di averlo considera suo, pensa di non doverne rendere
dato al più giovane. Non vi è un’età incapa- conto a nessuno, le sue spese non sono buo-
ce per il Regno di Dio e la fede non si lascia ne, non sono pure. Visse in maniera lussurio-
gravare dagli anni. Se lo ha chiesto, eviden- sa dice il testo latino, cioè spendendo e span-
temente lui stesso se ne era stimato idoneo. dendo in piaceri disonesti, vivendo oziosa-
E magari non si fosse allontanato dal suo mente al di sopra delle sue possibilità: una
padre; non avrebbe conosciuto gli aspetti vita “piena fuori”, ma assolutamente “vuota
negativi della sua età». dentro”, ricca esteriormente quindi, ma po-
Dopo non molti giorni, il figlio più giova- vera interiormente. Gli amici che trova sono
ne, raccolte le sue cose, partì per un paese lon- amici non suoi, ma dei suoi soldi e dei suoi
tano. Quanta fretta! Il suolo paterno gli bru- vizi; essi gli volteranno le spalle quando soldi
ciava sotto i piedi. Parte per un paese lontano non ne avrà più e non potrà più pagar loro
perché si vergogna di fare il male proprio sot- ogni godimento. Così fa il peccatore: sperpe-
to gli occhi del padre. S. G. Crisostomo com- ra i beni di Dio e la sua grazia, il diavolo che
menta: “si allontana da Dio non nello spazio lo tenta non è un vero amico… ma uno sfrut-
perché Dio è ovunque; ma negli affetti, il pec- tatore indegno e ingrato.
catore fugge affinché Dio stia lontano da lui”. Quando ebbe speso tutto, in quel paese
Per S. Agostino la regione lontana è la di- venne una grande carestia ed egli cominciò a
menticanza di Dio da parte del peccatore. S. trovarsi nel bisogno. Il simbolismo è profon-
Ambrogio: «E che c’è di più lontano, che fug- do! Dopo la colpa, arriva il vuoto del cuore
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con il vuoto delle tasche. Bisogna che la pro- oriente si dà soltanto agli animali e che solo
va, l’indigenza e il dolore arino il suo cuore in caso di carestia viene destinato anche agli
affinché in quei solchi profondi possa nasce- uomini. S. Ambrogio: « I lussurriosi non han-
re e portare frutto il germe del pentimento. no altro pensiero che di riempirsi il ventre;
La fame è la mancanza delle parole di verità “poiché hanno come loro Dio il ventre” (Phil.
dice S. Tommaso. E S. Ambrogio commen- III, 19). Ma quale cibo più adatto a gente sif-
ta: «Chi si allontana dalla Parola di Dio, pa- fatta di quello che, come le ghiande, all’inter-
tisce la fame, perché non di solo pane vive no è vuoto, esternamente è tenero, e non
l’uomo ma di ogni parola di Dio (Matt. IV, serve a pascere il corpo, ma solo a riempirlo
4). Chi si allontana da una sorgente ha sete, in modo che è più di peso che di vantaggio?
chi si allontana da un tesoro si trova in mise- Alcuni vedono nei porci le greggi dei demo-
ria, chi si allontana dalla sapienza s’infiac- ni, nelle ghiande la virtù inconsistente di uo-
chisce, chi si allontana dalla virtù va in rovi- mini vacui e la boria dei discorsi che fanno, i
na. Giustamente costui cominciò a trovarsi quali non possono avere alcuna utilità per-
nel bisogno perché aveva abbandonato i te- ché con la vana seduzione della filosofia, e
sori della sapienza e della scienza di Dio, e col plauso, di una eloquenza fatta di suoni,
la profondità delle ricchezze celesti. Comin- sfoggiano più sfarzosità che utilità; però que-
ciò dunque a trovarsi nel bisogno e a patire ste piacevolezze non possono durare a lungo,
la fame, perché nulla mai basta al piacere e perciò nessuno gli dava niente ».
che tutto scialacqua. Soffre in se stesso la fa- Nessuno gli dava niente. Ed allora egli ru-
me chi non sa che cosa voglia dire saziarsi ba, così tocca il fondo della miseria… da fi-
degli alimenti eterni». glio del padre a …ladro; anche se per neces-
Allora andò e si mise a servizio di uno sità. “Cercò di godere e finì con la fame;
degli abitanti di quella regione, che lo mandò cercò di brillare e finì porcaro; cercò quello
nei campi a pascolare i porci. Secondo S. che non era suo e finì con rubare il cibo delle
Ambrogio questo “abitante di quella regio- bestie, perché gli uomini affamati anch’essi
ne” (lontana dal regno del Padre, e dove si non gliene davano. Oh casa paterna…”.
vive in maniera dissoluta) non è altri che il Quando il diavolo s’impadronisce di qualcu-
principe di questo mondo (il diavolo) al ser- no non gli procura più l’abbondanza perché
vizio del quale si mette il peccatore. Si tratta sa che è ormai morto (spiritualmente)…
di un padrone crudele e cattivo che lo man- Allora rientrò in se stesso e disse: Quanti
da a pascolare i porci, cioè tutti gli spiriti im- salariati in casa di mio padre hanno pane in
mondi e di peccato che obbediscono al dia- abbondanza e io qui muoio di fame! Qui av-
volo. Per riprendere l’esempio precedente viene la conversione e ne vediamo tutta la
del giovane di campagna; ecco che colui che psicologia. Chi si allontana da Dio, si allon-
desiderava una vita indipendente si ritrova tana da sé stesso; e ritornare a Dio significa
servo di un padrone cattivo. Desiderava la quindi rientrare in se stessi. Come ho potuto
grande città e odiava la casa paterna nel pic- fare quello che ho fatto? Perché la passione
colo centro rurale ed eccolo rimandato nei in me è stata più forte della ragione? I più
campi (non più i suoi, adesso), a fare un me- semplici fra i fedeli a Dio (i salariati in casa
stiere umiliante, specialmente per un ebreo di mio padre) hanno in abbondanza il pane
per il quale i porci sono animali immondi della pace, il pane della fede, il pane
dei quali non è lecito mangiare le carni. Co- dell’Eucarestia, e io invece muoio di fame!
me finisce male e nell’ombra la sognata av- Ho cercato di saziare tutti i miei desideri… e
ventura… Partire verso i piaceri e le follie ho finito per avere fame, per non avere
per finire guardiano di porci…! Ahimé que- neanche più il necessario! Come stavo me-
sto passaggio della parabola è verità di tutti i glio, quando credevo di star peggio… La pa-
giorni per molti uomini. Chi vive senza co- ce del cuore, la coscienza del dovere ben fat-
noscersi è preda di illusioni. Sogna l’ebbrez- to è qualcosa che non ha prezzo…
za e trova il vuoto infinito. S. Ambrogio: “Ma vi sono anche i sala-
Avrebbe voluto saziarsi con le carrube riati che vengono assoldati per lavorare nel-
che mangiavano i porci; ma nessuno gliene la vigna (…) ai quali vien detto: Venite e vi
dava. Non desidera più quindi i cibi prelibati farò pescatori di uomini (Matt. IV, 19). Co-
dei banchetti, che i suoi soldi gli potevano storo abbondano non di ghiande ma di pane.
procurare poco prima… ma prova la neces- O signore Gesù, se tu ci levassi le ghiande e
sità di “riempirsi il ventre” con un cibo che in ci dessi il pane - tu infatti sei il dispensiere
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nella casa del Padre - e se tu volessi bene- dre si riconcilia con facilità quando viene
volmente prendere anche noi a soldo come pregato con intensità. Impariamo come dob-
salariati, anche se giungiamo tardi! Tu pren- biamo accostarci a Lui! Padre - dice il figlio-
di al lavoro anche all’ora undecima e paghi lo - quanto è pietoso, quant’è buono, se
benevolmente un uguale salario della vita, nemmeno quando è stato offeso disdegna di
non della gloria”, poiché se la vita eterna è udire il nome di Padre. Padre, dice, ho pec-
promessa a tutti quelli che lavorano nella vi- cato contro il cielo e contro di te. Questa è la
gna, non sarà uguale la gloria che invece è prima confessione presso il creatore della
proporzionata al merito di chi ha combattuto natura, il soprintendente della misericordia,
di più (II Tim. IV, 7), come dice S. Paolo. il giudice della colpa. Ma sebbene Dio cono-
“Ho pensato - continua il S. Vescovo di Mi- sca tutte le cose, egli attende la voce della
lano - di non omettere questo avvertimento, tua confessione. Infatti con la bocca si fa la
perché so bene che alcuni affermano di vo- confessione per avere la salvezza (Rom. X,
lersi assicurare la grazia… o la penitenza in 10), perché chiunque aggrava se stesso alle-
punto di morte. Anzitutto come fai a sapere via il peso del peccato, e tien lontana l’odio-
se questa notte non ti verrà chiesta la tua sità dell’accusa colui che, riconoscendosi in
anima? E poi perché credere che tutti i ri- torto, previene il proprio accusatore; infatti
guardi siano proprio per te, che te ne stai il giusto fin quando comincia a parlare incol-
con le mani in mano?”. pa se stesso. Invano cercheresti di rimanere
Mi leverò e andrò da mio padre e gli dirò: occulto a colui che non puoi ingannare in
“Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di nulla, e puoi manifestare senza alcun rischio
te; non sono più degno di esser chiamato tuo quanto sai bene che è già conosciuto. Piutto-
figlio. Trattami come uno dei tuoi garzoni”. sto riconosci il tuo torto, affinché interceda
Partì e si incamminò verso suo padre. Questo per te Cristo, che noi abbiamo come avvoca-
stato non può durare oltre: non sono fatto to presso il Padre, affinché supplichi per te
per il mestiere del porcaro. Cambierò io e la Chiesa (…). Abbi Fede in Lui perché è la
andrò da mio padre, il quale, dopo tutto, re- verità, fidati di Lui perché è la Potenza. Ha
sta sempre mio padre. S. Agostino: “Mi le- un motivo per interporre la sua autorità in
verò, perché giaceva (a causa del peccato)…; tuo favore, perché non vorrebbe essere mor-
andrò, perché si era allontanato; al Padre to invano per te. Anche il Padre ha un moti-
mio, perché era sotto il padrone dei porci”. vo per perdonarti, perché ciò che vuole il Fi-
Si levò in piedi e andò. Ecco un proposi- glio lo vuole anche il Padre.
to effettivo che è seguito dall’esecuzione Ho peccato contro il Cielo e contro di te.
leale. La peggiore tentazione è quella di ri- Non si indica certo l’elemento materiale, ma
mettere a domani la conversione. Sant’Ago- si vuol far capire che, per il peccato dell’ani-
stino (che se ne intendeva!), dice che il “do- ma, i doni celesti dello Spirito sono diminui-
mani, domani, cras cras, è parola da corvi ti, o anche perché non bisognava errare lon-
che si pascolano di carogne”. tano dal grembo di quella nostra madre, la
Se leggendo queste parole senti di essere Gerusalemme che sta lassú in Cielo.
un figlio sviato, rientra in te stesso e ritorna su- Non sono piú degno di esser chiamato
bito a Dio coi mezzi che ti ho indicati. Sarà il tuo figlio: chi ha perduto ogni diritto non de-
frutto migliore della lettura di queste pagine. ve esaltarsi, per poter essere sollevato per
A deciderti al grande passo ti stimoli merito del suo abbassamento.
l’accoglienza del Padre al prodigo che ritor- Trattami come uno dei tuoi salariati. Egli
na. Quando era ancora lontano il padre lo conosce bene la differenza che passa tra i fi-
vide e commosso gli corse incontro, gli si gli, gli amici, i salariati, gli schiavi. figlio per
gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: il lavacro, amico per la virtú, salariato per la
“Padre, ho peccato contro il Cielo e contro di fatica, schiavo per il timore. Ma anche da sa-
te; non sono più degno di esser chiamato tuo lariati e da schiavi si diventa amici, secondo
figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, quanto è stato scritto: Voi siete i miei amici
portate qui il vestito più bello e rivestitelo, se farete quello che io vi comando; non vi
mettetegli l’anello al dito e i calzari ai piedi. chiamo piú servi (Giov. XV, 14).
Portate il vitello grasso, ammazzatelo, man- Queste cose va ripensando dentro di sé;
giamo e facciamo festa, perché questo mio fi- ma non basta dirle, se non si va dal Padre.
glio era morto ed è tornato in vita, era perdu- Dove lo cercherai, dove lo troverai? Prima
to ed è stato ritrovato”. S. Ambrogio: « Il Pa- di tutto alzati, tu che prima stavi sdraiato a
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de il Verbo, presso Dio, perché fu innalzato


fino al punto piú alto del Cielo. Egli ci si
getta al collo, quando dice: Venite a me, voi
tutti che siete affaticati ed oppressi, e io vi ri-
storerò; prendete il mio giogo sopra di voi
(Matt. XI, 28). A questo modo ti si getta al
collo, se tu ti converti.
E ordina di portare la veste bella, l’anel-
lo, i calzari. La veste è l’indumento della sa-
pienza, col quale gli apostoli ricoprono le nu-
dità del corpo, per il fatto che ciascuno se ne
ammanta. E perciò ricevono la veste, per av-
volgere la debolezza del corpo con la poten-
za della sapienza spirituale. Infatti è stato
detto di Colui che è la sapienza: Laverà nel
vino la sua veste (Gen. 49, 11). Perciò la ve-
ste è un indumento spirituale e un abito nu-
ziale. Che cos’altro è l’anello, se non un sug-
gello della fede genuina e l’impronta della
verità? Il calzare invece significa la predica-
zione del Vangelo. (…) La predicazione del
Vangelo, che a quanti sono ben disposti indi-
ca la direzione per correre verso le cose cele-
sti, è questa: che non dobbiamo camminare
secondo la carne, ma secondo lo Spirito.
Il ritorno del Figliuol Prodigo (Dipinto del Guercino)
Viene inoltre ucciso il vitello grasso, affin-
ché, ormai restituito alla partecipazione dei
misteri mediante la grazia del sacramento,
dormire. E per questo dice l’Apostolo: Sve- possa cibarsi lautamente della carne del Si-
gliati tu che dormi, e dèstati dai morti (Eph. gnore, che stilla ogni spirituale virtú. Nessu-
V, 14). L’iniquità vale un talento di piombo. no infatti deve prender parte ai sacramenti
Ma anche a Mosè vien detto: Tu però resta celesti, se prima non teme Dio - e questo è il
qui (Deut. V, 13). Cristo sceglie coloro che principio della sapienza -, se non ha conser-
stanno ritti in piedi. Alzati dunque, vieni di vato o ricuperato il suggello spirituale, se
corsa alla Chiesa: qui c’è il Padre, qui c’è il non ha annunziato il Signore. Ma chi possie-
Figlio, qui c’è lo Spirito Santo. de l’anello, possiede anche il Padre e il Figlio
Egli ti corre incontro, perché ti ascolta e lo Spirito Santo, perché Dio lo ha suggella-
mentre stai riflettendo tra te e te nel segreto to. E l’immagine di quest’anello è Cristo, il
del cuore. E quando ancora sei lontano, ti quale per di piú ci ha dato come pegno lo
vede e si mette a correre. Egli vede nel tuo Spirito nei nostri cuori, affinché sappiamo
cuore, accorre perché nessuno ti trattenga, e che questo è il segno proprio di tale anello
per di piú ti abbraccia. Nel correre incontro che ci vien posto in mano, e col quale si sug-
c’è la sua prescienza, nell’abbraccio la sua gellano le intime profondità del cuore e le
clemenza e direi quasi la viva sensibi1ità opere che compiamo a servizio degli altri ».
dell’amore paterno. Gli si getta al collo, per
sollevare chi giaceva a terra, e per far sí che La morale della parabola
chi già era oppresso dal peso dei peccati e
chino verso le cose terrene, rivolgesse nuo- Gesù stesso fa l’applicazione della para-
vamente lo sguardo al Cielo, ove doveva bola con queste parole: bisognava far festa e
cercare il proprio creatore. Cristo ti si getta rallegrarsi, perché questo tuo fratello era
al collo, perché vuol toglierti dalla nuca il morto ed è tornato in vita, era perduto ed è
giogo della schiavitú e imporre sul tuo collo stato ritrovato. - In verita vi dico, che vi sarà
un dolce giogo. Non ti sembra che Egli si sia più festa in cielo per un peccatore pentito,
gettato al collo di Giovanni, quando questi, che non per novantanove giusti che non han-
col capo rivolto all’indietro stava adagiato no bisogno di penitenza. Il Padre fa festa
sul petto di Gesú? Per questo motivo egli vi- perché ha ritrovato il figlio perduto; Dio
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non smette mai di amare le sue creature, ne può dedurre quanta gioia rechi a Dio il
egli le aspetta con infinita misericordia fin- giusto che piange le sue debolezze umilmen-
ché, contrite, non ritornano a Lui. Commen- te, se dà tanta gioia al cielo l’ingiusto o il
ta Sant’Ambrogio: “gioisce il Padre per il ri- peccatore che ha commesso il male e lo con-
torno del peccatore; prima gioisce il Figlio danna con la sua penitenza ».
per aver ritrovato la pecora, affinché tu sap- Questa Parabola è proprio la storia di
pia che uno solo è il gaudio del Padre e del ognuno di noi. Probabilmente tutti siamo
Figlio, una sola l’operazione del fondamento stati in un momento della nostra vita il “fi-
della Chiesa (…). Ma anche questo giova gliol prodigo” che si è allontanato da Dio
per incoraggiarci al bene, se ciascuno di noi con il peccato. Ma Dio Padre non ha smesso
creda che la sua conversione farà piacere al- di amarci, ha aspettato con pazienza il mo-
le schiere degli Angeli, dei quali deve o desi- mento di poter esercitare la sua infinita mise-
derar ardentemente la protezione o temer la ricordia (il suo cuore di bontà infinita si chi-
disgrazia. Anche tu allora sii motivo di gau- na sulla nostra miseria naturale) quando,
dio per gli Angeli, e si allietino per il tuo toccati dalla sua grazia e rientrati in noi stes-
ritorno”. si, fosse giunto il momento del perdono. Con
Infine ascoltiamo S. Gregorio Magno: il sacramento della confessione Dio ci ha da-
« Vi dico che in cielo vi sarà piú gioia per un to il suo perdono assoluto, completo, senza
peccatore che fa penitenza, che non per no- riserve, quando siamo caduti in ginocchio
vantanove giusti che non hanno bisogno di davanti al ministro di Dio, come il figlio da-
penitenza (Lc. 15, 7). Dobbiamo considera- vanti al Padre, e abbiamo proferito il nostro
re, fratelli miei, perché il Signore proclami “peccavi”! Egli ci ha rialzati, non ci ha tratta-
che in cielo vi è piú gioia per i peccatori con- ti da servi o schiavi come meritavamo (solo il
vertiti che per i giusti sempre rimasti tali. diavolo è un cattivo padrone…) ma ci ha ri-
Non è forse ciò che noi stessi vediamo e spe- stabiliti nel possesso completo di tutti quei
rimentiamo ogni giorno? Per lo piú coloro beni che per diritto ci spettavano, in quanto
che sanno di non essere oppressi dai peccati, figli di un tale Padre. Oh bontà infinita di
restano certo sulla via della giustizia, non Dio. Misericordias Domini in æternum canta-
commettono nulla di illecito, ma non aspira- bo (Canterò in eterno le misericodie del Si-
no con ansia alla patria celeste e si danno gnore) (Ps. 88)! Grazie Signore Gesù per
senza ritegno ad usare le cose lecite, ricor- averci tanto amato, per averci tanto perdo-
dando di non aver commesso nulla di illeci- nato! O Dio Padre che aspettate ed accoglie-
to. E per lo piú rimangono pigri nell’eserci- te il figliuol prodigo fate sì “che Cristo dimo-
zio del bene, perché sono troppo sicuri di ri nei nostri cuori per mezzo della fede, affin-
non aver mai commesso il male. ché radicati e fortificati nell’amore, siamo resi
Al contrario, spesso coloro che ricorda- capaci di comprendere con tutti i santi, quale
no di aver commesso qualcosa di grave, inci- sia la larghezza e la lunghezza e l’altezza e la
tati dal loro stesso dolore ardono per amore profondità, di intendere quest’amore di Cristo
di Dio, si esercitano in grandi virtú, brama- [che è il Sacro Cuore] che sorpassa ogni
no le asprezze della santa battaglia, abban- scienza affinché siamo ripieni di tutta la pie-
donano tutto ciò che è mondano, fuggono nezza di Dio” (cfr. Eph. III, 17-19).
gli onori, si allietano dei disprezzi, ardono di
desiderio anelando alla patria celeste. Ricor-
dando di essersi allontanati da Dio, cercano Bibliografia:
di compensare i danni precedenti coi guada-
gni seguenti. Dunque, è piú grande in cielo - SANT’AMBROGIO, Esposizione del vangelo
la gioia per un peccatore convertito, che per secondo Luca, in Opera omnia, Biblioteca
un giusto sempre rimasto tale, perché anche Ambrosiana Città Nuova Editrice, Milano
il generale in battaglia ama di piú il soldato - Roma 1978.
che, tornato dopo la fuga, attacca con corag- - SAN TOMMASO D’AQUINO, Catena Aurea.
gio il nemico, piuttosto di quello che mai - S. GREGORIO MAGNO, Omelia XXXIV, 4,
non ha voltato la schiena, ma mai ha agito 5, III dom. Dopo la Pentecoste. In Omilie
da valoroso. Così l’agricoltore ama piú la sui Vangeli, UTET Torino 1968.
terra che, liberata dalle spine, produce messi - DOMENICO BERTETTO, Il mistero della Col-
ubertose, di quella che mai fu ricoperta di pa, secondo S. Tommaso, Pia Soc. S. Paolo
spine, ma mai fu veramente fertile. (…) Se Alba CN 1952..
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Della morte pratica, fanno mi impedisce anche di respirare; Padre


cioè l’istoria di quel che ordinariamente mio, domani ci vedremo, ora non mi fido”.
avviene nella morte degli uomini di mondo. “Ma, Signor mio, chi sa che può succedere,
può sovraggiungervi qualche insulto, qualche
Sant’Alfonso Maria dei Liguori svenimento, che non vi dia più tempo di con-
fessarvi”. “Padre, non mi tormentate più, io

P ubblichiamo la fine di questo testo di S.


Alfonso Maria dei Liguori, di cui la prima
parte è già stata pubblicata in Sodalitium n. 46
vi ho detto, che non mi fido, non posso.
Ma il Confessore, che ha saputo restarvi
poca speranza della sua sanità bisogna che
(dicembre 1997) pagg. 83-84. parli più chiaro. “Signor tale, sappiate che la
vostra vita sta in fine, vi prego a confessarvi
PUNTO II ora perché domani forse non sarete più vi-
Quel che accade nel tempo, in cui si prendo- vo”. “E perchè?” “Perché così han detto i
no i Sagramenti. medici”. Allora il povero infermo comincia
a smaniare contra i medici, e contra i paren-
7. Ecco l’infermo ha fatto già testamento; ti: “Ah traditori, mi hanno ingannato: sape-
finalmente dopo otto o dieci giorni dell’infir- vano ciò e non me l’avvisavano; ah povero
mità, vedendo i parenti ch’egli sempre più va me!” Ripiglia il Confessore; e dice: “Signor
peggiorando, e si accosta la morte, dice alcu- tale, non diffidate per la confessione, basta
no di loro: “Ma quando lo facciamo confes- che dite le cose più gravi, di cui avete memo-
sare? È stato uomo di mondo; sappiamo che ria, vi aiuto io a far l’esame, non dubitate.
non è stato santo!” Bene, ognuno dice che si Via sù cominciate a dire”. Si sforza l’infermo
faccia confessare, ma non si trova fra di loro per cominciar la confessione, ma si confon-
chi voglia dare questa nuova amara all’infer- de, non sa dove dar principio, comincia a di-
mo. Onde si manda a chiamare il Parroco, o re, ma non spiegarsi, poco sente, meno in-
qualche altro Confessore, acciocché esso tende quel che dice il Confessore. Oh Dio a
gliela dia; ma quando l’infermo avrà già per- questo tempo che tali si riducono a trattare
duta tutta o quasi tutta la mente. Viene il del negozio più importante che hanno, della
Confessore, si va egli informando da dome- salute eterna! Il Confessore ascolta molti
stici dello stato dell’infermità, e poi della vita imbrogli, malabiti, restituzioni di robe, di fa-
dell’infermo, e sente che è stato imbrogliato ma, confessioni fatte con poco dolore, con
di coscienza: e secondo le circostanze che poco proposito. L’aiuta come meglio può; e
ode, trema della salute di quella povera ani- dopo molti dibattimenti dice finalmente:
ma. Il Confessore poi, intendendo che l’in- “Via su basta, facciamo l’atto di dolore”. Ma
fermo sta all’ultimo, prima di tutto ordina ai Dio faccia, che non avvenga a quel moribon-
parenti, che partano dalla camera dell’infer- do quel che avvenne ad un altro infermo,
mo, e non vi si accostino più; indi si avvicina che capitò in mano del Cardinal Bellarmino,
ad esso e lo saluta: “Chi siete voi?” “Sono il il quale suggerendogli l’atto di Contrizione
Parroco, sono il Padre tale”.“Che mi coman- quegli disse: “Padre non serve affaticarvi
da?” “Sono venuto, perché ho saputa la vo- perché queste cose così alte io non l’intendo”.
stra grave infermità, se mai voleste riconciliar- All’ultimo il Confessore l’assolve, ma chi sa:
vi”. “Padre mio, vi ringrazio, ma la prego ora l’assolve Dio?
a lasciarmi riposare, perché sono più notti che 9. Dice poi il Confessore: “Orsù apparec-
non dormo, e non mi fido di parlare; racco- chiatevi a ricevere Gesù Cristo per viatico”.
mandatemi a Dio, e statevi bene”. “Ma ora sono quattro, o cinque ore di notte,
8. Allora il Confessore, che ha saputo già mi comunicherò domani”. “No, domani forse
lo stato cattivo dell’anima e dell’infermo, gli non vi sarà più tempo, bisogna che ora pren-
dice: “Signor tale, speriamo al Signore, alla diate tutti i Sagramenti, il Viatico, l’Estrema
Vergine S.S. che vi liberi da questo male, ma Unzione”. “Ah povero me! (dice l’infermo)
si ha da morire una volta; la vostra malattia è dunque già son morto”. Ed ha ragione di dir
grave, onde è bene che vi confessiate, ed ag- così perché questo è l’uso dei medici di far
giustiate le cose dell’anima, se mai avete prender il Viatico agli infermi, quando pro-
qualche scrupolo; io apposta son venuto”. prio stan vicini a spirare, ed han perduti, o
“Padre mio, io mi ho da fare una confessione quasi perduti i sensi; e quest’inganno è co-
lunga, perché sto imbarazzato di coscienza; mune. Il Viatico si dee dare, sempre che vi è
ma ora non mi fido, la testa mi vacilla, l’af- pericolo di morte come dicono comunemen-
61

te i Dottori. E qui è bene avvertire quel che più parlare, gli va mancando il respiro. Allo-
avverte Benedetto XIV nella sua Bolla 53. in ra fra quelle tenebre di morte, va dicendo:
Euchol. Graec. § 46. ap. Bullar. tom. 4., che “Oh avessi tempo! Avessi almeno un altro
sempreché l’infermo gravi morbo laborat giorno colla mente sana per farmi una buona
può estremarsi. Onde sempreché l’infermo Confessione!” Perché il misero della fatta
può ricevere il Viatico, può ricevere ancora molto ne dubita, non avendo potuto attuare
l’Estrema Unzione, senza aspettare che stia la mente a fare un vero atto di dolore. Ma
vicino all’agonia, ed a perdere i sensi, come che tempo! Che giorno! Tempus non erit am-
malamente si pratica dai medici. plius. Apoc. 10. 6. Il Confessore già tiene ap-
10. Ecco già viene il Viatico, l’infermo in parecchiato il libro per intimargli il bando da
sentire il campanello oh come trema! Si accre- questo mondo: Proficiscere anima christiana
sce il tremore, e lo spavento, quando poi vede de hoc mundo. L’infermo seguita fra se stes-
entrare il Sacerdote nella camera col Sagra- so a dire: “O anni della mia vita perduti! O
mento, e guarda d’intorno al letto tante torcie pazzo che sono stato!”. Ma quando ciò dice?
accese di coloro, che son venuti colla Proces- Quando già sta per lui terminando la scena,
sione. Il Sacerdote recita le parole del Ritua- quando sta in fine l’olio alla lampada, e già si
le: Accipe Frater Viaticum Corporis Domini accosta per esso quel gran momento, da cui
nostri Jesu Christi, qui te custodiat ab hoste dipende la sua felicità, o infelicità eterna.
maligno, perducat te in vitam æternam. Amen. 13. Ma ecco già gli s’impetriscono gli oc-
E poi lo comunica, mettendogli sulla lingua la chi, si abbandona il corpo nel sito cadaveri-
Particola consegrata; gli porge appresso un co alla supina, si raffreddano le estremità, le
poco d’acqua, acciocché la trangugi, mentre le mani, ed i piedi. Comincia l’agonia, il Sacer-
fauci dell’infermo sono inaridite. dote comincia a recitare la raccomandazione
11. Indi gli dà l’Estrema Unzione, e co- dell’anima. Terminata la raccomandazione,
mincia ad ungere gli occhi con quelle parole: il Sacerdote tocca i polsi del moribondo, ed
Per istam sanctam Unctionem, et suam piissi- osserva che quelli più non si sentono. “Pre-
mam misericordiam indulgeat tibi Deus, sto, dice, accendete la candela benedetta”.
quidquid per visum deliquisti. E poi seguita O candela, candela, facci luce ora che siamo
ad ungere gli altri sensi, le orecchie, le nari- in vita; perché allora la luce tua non più ci
ci, la bocca, le mani, i piedi, ed i reni, dicen- servirà, se non per più atterrirci. Ma già
do: Quidquid per auditum deliquisti, per all’infermo il respiro si fa più raro e manca:
odoratum, per gustum, per locutionem, per segno che la morte è prossima. Allora il Sa-
tactum, per gressum, per lumborum delecta- cerdote assistente alza la voce, e dice al-
tionem. Ed in quel tempo il Demonio va ri- l’agonizzante, se pur lo sente: “Dì appresso
cordando all’infermo tutti i peccati fatti con a me. Dio mio soccorrimi, abbi pietà di me.
quei sensi, col vedere, col sentire, col parla- Gesù mio crocifisso, salvami per la tua Pas-
re, col toccare; e poi dice: E bene? Con tanti sione, Madre di Dio aiutami, S. Giuseppe, S.
peccati come puoi salvarti? Oh come spa- Michele Arcangelo, Angelo Custode assiste-
venta allora ogni peccato mortale di quelli, temi, Santi tutti del Paradiso pregate Dio
che ora si chiamano fragilità umane, e dicesi per me: Gesù, Gesù, Gesù e Maria vi dono il
che Dio non le castiga! Ora non se ne fa cuore e l’anima mia”. Ma ecco gli ultimi se-
conto, allora ogni peccato mortale sarà una gni della spirazione, il catarro chiuso nella
spada che trafiggerà l’anima col suo terrore. gola, un lamento fievole del moribondo, la
Ma veniamo alla morte. lagrima che gli scaturisce dagli occhi. Ecco
finalmente il moribondo storce la bocca,
Punto III. stravolge gli occhi, fa quattro pose, ed all’ul-
Quel che accade nel tempo della morte. tima aperta di bocca spira, e muore.
14. Il Sacerdote allora accosta la candela
12. Dopo dati i Sagramenti, si parte il Sa- alla bocca, per vedere se vi è più fiato; vede
cerdote, e si lascia solo l’infermo; il quale do- che la fiamma non si muove, e così si avvede
po quelli resta più spaventato di prima, men- che già è spirato. Onde dice: “Requiescat in
tre vede che tutto ha fatto in gran confusio- pace”, e poi rivolto ai circostanti dice: “È
ne, e colla coscienza inquieta. Ma già si fan- morto; salute a loro Signori, è già andato in
no vedere i segni vicini della morte: l’infer- Paradiso”. È morto? “È morto”. E com’è
mo suda freddo, se gli oscura la vista, e non morto? Se si è salvato, o dannato, non si sa;
conosce più chi gli sta dappresso: non può ma è morto in una gran tempesta. Questa è
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la morte, che tocca a questi sciagurati, i qua-


li in vita ha fatto poco conto di Dio: Morie- Recensioni
tur in tempestate anima eorum. Job. 36. 14.
Dice: “Salute a loro Signori, è già andato in
Paradiso”. Di ognuno che muore, si suole
dire: è andato in Paradiso. È andato in Para-
diso, se gli toccava il Paradiso; ma se gli toc-
Da Cranmer a Montini. Un
cava l’inferno? Salute a loro Signori, se n’è confronto rivelatore
andato all’Inferno. Tutti vanno in Paradiso? di Padre Morerod.
Oh quanti pochi ci vanno!
15. Ecco si veste presto il cadavere, prima
che finisca d’intirizzirsi; si prende la veste più
logora, giacché presto si ha da marcire insie-
me col cadavere. Si mettono due candele ac-
L’ Accademia Nazionale dei Lincei e la
Congregazione per la Dottrina della Fe-
de hanno recentemente pubblicato gli atti
cese nella camera, si serra la cortina del letto della giornata di studio dedicata a L’apertura
dove sta il morto, e si lascia. Si manda poi a degli archivi del Sant’Uffizio Romano (Ro-
dire al Parroco, che venga presto la mattina a ma, 22 gennaio 1998), apertura sollecitata dal
pigliare il cadavere. Ecco vengono già la mat- prof. Carlo Ginzburg “con una coraggiosa
tina i Preti; si avvian l’esequie, nelle quali in lettera (così si esprime il card. Ratzinger) in-
fine va il morto; e questa è l’ultima passeggia- dirizzata al Santo Padre, Giovanni Paolo II
ta, che ha da fare per la terra. Cominciano a ad un anno dalla sua elezione alla sede di Pie-
cantare i Preti: De profundis clamavi ad te, tro” (op. cit., p. 185). La domanda ha avuto,
Domine etc. Frattanto quelli che vedono pas- seppur dopo tanto tempo, esito positivo, e
sar l’esequie, parlano del morto, chi dice:” È l’archivio del Sant’Uffizio è ora aperto agli
stato un superbo”; chi dice: “Fosse morto studiosi, “senza distinzione di Paese o di fede
dieci anni prima”; chi dice: “Ha avuta fortu- religiosa” (p. 97) (Lo stesso Ginzburg si pre-
na, si ha fatti li danari, una bella casa, una sentava nella sua lettera come “ebreo di na-
bella massaria, ma ora non si porta niente”. scita ed ateo”, p. 185). Sempre con l’intento
E frattanto che quelli parlano, il defunto di divulgare i documenti dell’archivio del
starà bruciando all’inferno. Arriva alla Chie- Sant’Uffizio, è stata presa l’iniziativa di costi-
sa, si colloca il cadavere in mezzo con sei can- tuire “una Collana di pubblicazioni di testi di
dele, vanno gli altri a mirarlo; ma presto vol- Archivio, dal nome ‘Fontes Archivi Sancti
tano gli occhi, poiché il cadavere mette orro- Officii Romani’ edita presso la Casa Editrice
re colla sua vista. Si canta la Messa, e dopo la Olschki di Firenze, il cui primo volume, dal
Messa la Libera; e si conclude finalmente la titolo ‘La validité des ordinations anglicanes’
funzione con quelle parole: Requiescat in pa- (...) è già oggi a disposizione di tutti” (Mons.
ce. Riposi in pace. Riposi in pace, se è morto Bertone, p. 100). A questo proposito, gli atti
in pace con Dio; ma se è morto in disgrazia di della giornata di studio, propongono, da p.
Dio, che pace! Che pace! Non avrà pace, 103 a p. 127, la presentazione del libro sud-
mentre Dio sarà Dio. Appresso immediata- detto, di Padre François von Gunten O.P.,
mente si apre la sepoltura, si butta in quella il recentemente defunto, ad opera del suo di-
cadavere, si serra la fossa colla pietra, e si la- scepolo Padre Charles Morerod O.P.
scia a marcire, ed esser pascolo de’ sorci, e Nel limite di questa breve recensione, mi
de’ vermi; e così per ognuno finisce la scena limiterò a trattare dell’intervento di Padre
di questo mondo. I parenti si vestono di lutto, Morerod, ed in particolare degli apprezza-
ma prima si applicano a spartirsi le robe la- menti di detto Padre riguardanti il nuovo ri-
sciate; gittano qualche lagrima per due o tre to del sacramento dell’Ordine promulgato
giorni, e poi se ne scordano. E del morto che da Paolo VI.
ne sarà? Se si è salvato, sarà felice per sem- L’Autore, ripercorrendo gli argomenti di
pre; se si è dannato, sarà per sempre infelice. Leone XIII e dei suoi teologi che portarono
alla dichiarazione dell’invalidità delle ordi-
nazioni anglicane (Apostolicæ curæ, 1896)
esamina il difetto di forma, materia e inten-
zione in dette ordinazioni. A proposito del-
la forma (nella tradizione degli strumenti),
egli stabilisce un’inatteso parallelo tra l’ordi-
63

nale anglicano del 1552, e quello “promulga- riti che non affermano “il rapporto al sacrifi-
to” da Paolo VI nel 1968: “Anche il rito cio eucaristico”. Ma l’ordinale di Cranmer è
d’ordinazione usato nella Chiesa Cattolica invalido. Come può essere valido quello di
dal 1969 al 1989 era poco esplicito a proposi- Paolo VI? L’A. risponde: mediante l’inten-
to della dimensione sacramentale del ministe- zione ecclesiale. Scrive l’A.: “Il rito del 1552 è
ro del presbitero. Il rito anglicano del 1552, stato usato per l’ordinazione di Matthew
potrebbe essere soltanto un adattamento pa- Parker e di tutti i vescovi anglicani fino al
storale della liturgia, come quello del Vatica- 1662. È impossibile sapere l’intenzione di tan-
no II? Gli stessi arcivescovi [anglicani] di te persone. (...) Dal punto di vista dell’inten-
Canterbury e di York lo suggeriscono nella zione, è importante conoscere l’intenzione
loro risposta a Leone XIII del 1897” (pp. non soltanto di alcune persone, ma della co-
113-114). In nota, Padre Morerod dettaglia munità nella quale si celebrano le ordinazioni.
la difficoltà: “Nel rito d’ordinazione usato L’intenzione personale è importante, ma è im-
dalla Chiesa Cattolica dal 1968 al 1989, non portante soprattutto l’intenzione ecclesiale che
si dice esplicitamente che il prete è ordinato si manifesta durante la liturgia come contesto
per celebrare i sacramenti (...)” (p. 114, n. delle azioni personali. Nel contesto di una
48). Nel 1662 gli anglicani aggiunsero al loro Chiesa che crede nel sacramento dell’ordine e
rito delle parole che andavano in senso cat- lo celebra nella sua liturgia, non c’è dunque
tolico: “il P. Franzelin, seguito da Leone bisogno di avere paura di un difetto scono-
XIII, vedrà in questa aggiunta - di per sé sciuto di intenzione personale, ma dobbiamo
buona - una confessione dell’insufficienza presupporre la validità del sacramento. Nel
della formula precedente” (p. 112). Simil- caso delle ordinazioni anglicane, non possia-
mente, nel 1989, si sentì l’esigenza di com- mo né dobbiamo conoscere l’intenzione inte-
pletare il rito post-conciliare: “il rito del riore né di una né di tante persone individual-
1989 sviluppa notevolmente la preghiera di mente (“Riguardo al proposito o all’intenzio-
ordinazione del presbitero per introdurre ne, essendo di per sé qualche cosa d’interiore,
esplicitamente la dimensione sacramentale la Chiesa non giudica; ma dal momento che si
nel suo ministero. (...) Ma il rinnovo del rito manifesta all’esterno la Chiesa deve giudicar-
non ha totalmente soppresso una certa ambi- lo”, Leone XIII, Denz.-H. 3318). Dobbiamo
guità, cf Pierre Jounel (...): ‘D’una maniera vedere come la liturgia dell’ordinazione, dun-
un po’ sorprendente, la preghiera insiste me- que il rito, manifesta all’esterno l’intenzione
no che lo schema di omelia sul carattere sa- della stessa comunità ecclesiale” (p. 110). In
crificale della messa” (p. 114, n. 48). L’A. questo passo l’A., con qualche confusione a
ammette dunque che il nuovo rito di ordina- cui accennerò, sostiene la teologia dell’inten-
zione, anche dopo una correzione in senso zione insegnata da Leone XIII e dettagliata-
cattolico, rimane “ambiguo”! mente spiegata e difesa da Padre M. L. Gué-
Qual’è, allora, la differenza tra l’ordinale rard des Lauriers O.P. (Reflexions sur le nou-
anglicano del 1552 e quello post-conciliare vel Ordo Missæ, dattiloscritto, 1977, 387 pp.)
del 1969? “È questa la differenza tra il rito e non quella difesa da Mons. Lefebvre, se-
anglicano del 1552 e il rito cattolico (anche condo la quale la validità di un sacramento
soltanto implicito) del 1969” scrive l’A., citan- dipenderebbe dalla fede del ministro! L’in-
do Von Gunten: “(...) Di fatto, la forma tenzione del ministro si manifesta nel-
dell’ordinazione dei sacerdoti, qual’è stata l’adozione del rito della Chiesa, che veicola
promulgata da Paolo VI non indica esplicita- l’intenzione dell’autorità che ha promulgato
mente il rapporto al sacrificio eucaristico. Tut- detto rito. Per l’A. la cattolicità di Paolo VI
tavia, questa preghiera è l’espressione di una garantisce la validità di un rito ambiguo; per
comunità che insegna che l’ordinazione sacra- Guérard des Lauriers, un rito ambiguo non
mentale conferisce il potere di offrire il sacrifi- può venire da una autentica autorità.
cio della messa. Al contrario, le parole dell’or- L’A. cerca poi di ribattere al tentativo
dinale anglicano non riflettono l’insegnamen- neo-ecumenista (il “neo” è appposto per ri-
to di una Chiesa che crede che il sacerdozio è cordare il primo tentativo catto-anglicano di
potere di offrire sacramentalmente il sacrificio sostenere la validità dell’ordinale del 1552,
di Cristo” (p. 116, n. 53). Di per sé, quindi tentativo stroncato da Leone XIII) di riconsi-
Cranmer avrebbe modificato il rito cattolico, derare la decisione “irreformabile” di Leone
nel 1552, esattamente nella stessa direzione XIII sull’invalidità delle ordinazioni anglica-
che Bugnini-Paolo VI nel 1968, creando due ne. Ma come poter riformare una decisione
64

irreformabile? La via è stata aperta dal cardi- rore dottrinale degli anglicani sul sacramento
nal Willebrands nel 1985 (p. 118, Osservatore dell’ordine non avrebbe comportato l’invali-
Romano, 8/3/1986), allora Presidente del Se- dità delle loro ordinazioni se avessero conti-
gretariato Pontificio per l’unità dei Cristiani. nuato a utilizzare il rituale in uso fino al 1550.
Il collaboratore e successore di Bea non pote- Come si sa, la Chiesa ha sempre considerato
va proporre (esplicitamente) di contraddire vero il battesimo dato nel nome del Padre e del
Apostolicæ curæ (già i vescovi cattolici inglesi Figlio e dello Spirito Santo, dagli infedeli e da-
ricordarono a suo tempo a Leone XIII che la gli scismatici. Ma nel XVI sec., gli anglicani
Santa Sede si era più volte pronunciata contro hanno modificato il rito ‘con lo scopo manife-
la validità degli ordini anglicani, esprimendo il sto di introdurne un altro non ammesso dalla
timore di vedere “la Santa Sede di oggi in con- Chiesa e di rigettare ciò che fa la Chiesa’” (p.
traddizione con la Santa Sede dei secoli passa- 113, n. 44). Secondo Von Gunten, quindi, la
ti” p. 108); cercò quindi di aggirarla. Gli angli- fede (ecclesiale) erronea non invalida il sacra-
cani avrebbero potuto mantenere il loro rito, mento se il rito utilizzato rimane quello catto-
mutando la loro dottrina eucaristica: in que- lico; non si vede perché una supposta fede ec-
sto caso, mutata la fede della “comunità ec- clesiale corretta degli anglicani potrebbe mu-
clesiale”, sarebbe mutata anche “l’intenzione tare il valore di un rito non cattolico che vei-
ecclesiale” del rito anglicano, e pertanto si sa- cola un’altra fede! Se veramente gli anglicani
rebbe assicurata, seppur non retroattivamen- arrivassero ad abiurare le loro eresie, dovreb-
te, la sua validità. L’A. non nega la validità di bero abiurare il rito che le veicola. Né vale
questa ipotesi, ripresa anche dal successore di avanzare l’argomento di certi riti orientali, o
Willebrands, Cassidy, anche perché ammessa della chiesa antica, anch’essi più o meno espli-
dal suo stesso maestro von Gunten (p. 119 e citi sulla dottrina eucaristica, come giusta-
n. 62); l’A. si limita a dimostrare questa via mente ricorda l’A. (p. 112), che non furono
oggigiorno praticamente inattuabile, poiché introdotti per veicolare l’eresia; ma introdurre
gli anglicani si sono nuovamente allontanati oggi un rito arcaico insufficiente rispetto
dalla concezione cattolica del sacramento con all’evoluzione omogenea del dogma, soppri-
l’ordinazione delle donne e l’ammissione de- mendo apposta quanto si era adottato nei se-
gli ordini luterani. È la tesi stessa di Wille- coli per esplicitare la fede (come si è in parte
brands che mi sembra invece errata e da rifiu- fatto nel 1969 col N.O.M.) non è forse seguire
tare, e questo in base a quello che lo stesso le orme di Cranmer? L’A. dimentica che la
von Gunten scrive altrove: “Notiamo che l’er- riforma liturgica post-conciliare è nata in un
contesto non di ortodossia - come lui preten-
de, a garanzia della sua validità - ma di gene-
rale eterodossia e crisi della fede, che getta
più di un dubbio su di un rito che, alla presen-
za del card. Ratzinger e di Mons. Bertone, un
docente della Pontificia Università Angelicum
quale P. Morerod ha dovuto definire “ambi-
guo”. Tuttavia, le contraddizioni insite nella
Riforma degli anni ‘60 stanno venendo, sep-
pur lentamente, alla luce, cosa della quale tut-
ti i buoni cattolici non possono che rallegrarsi.
don Francesco Ricossa

SEGNALIAMO AI LETTORI ALCUNI LIBRI CHE


ABBIAMO RICEVUTO IN REDAZIONE:

* GIACOMO DA VITERBO, Il governo della


Chiesa (de regimine christiano), a cura di A.
Rizzacasa e G.B.M. Marcoaldi, Nardini edi-
tore, Firenze, 1993, 430 pp., L. 60.000.
Il Beato Giacomo da Viterbo (1255?-
1307/8), agostiniano, scrisse il trattato De re-
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gimine christiano nel 1301-1302 circa, dedi- attenzione ad alcuni casi ben precisi, come
candolo a Papa Bonifacio VIII. Di questo quello dei cattolici tedeschi del Volga, degli
Papa, infatti, e della sua Bolla Unam Sanc- internati nel lager delle Solovki, dei parroci
tam, il futuro arcivescovo di Benevento e di di San Luigi a Mosca, dei missionari clande-
Napoli (fu eletto appunto nel 1302) prende stini del Russicum... Molti furono i martiri e i
vigorosamente la difesa, seguendo le orme confessori della fede, ma la Osipova deve
dottrinali dei suoi grandi maestri, san Tom- parlare anche di alcuni “lapsi”, tra i quali il
maso d’Aquino e Egidio Romano. Il lettore nipote dell’ambiguo filosofo Solo’vev. Ab-
moderno può leggere quindi in italiano (in bondante la documentazione fotografica e
una traduzione che non sempre tiene conto molto utili le schede biografiche conclusive.
della terminologia teologica) uno dei trattati * JOHN TEDESCHI, Il giudice e l’eretico.
basilari per una retta dottrina politica cattoli- Studi sull’Inquisizione romana. Vita e pen-
ca, specialmente per quel che riguarda i rap- siero, Milano, 458 pp., L. 60.000.
porti tra stato e Chiesa, in opposizione alla Nel mese di ottobre, a Roma, è iniziato
politica moderna che nasceva allora alle corti un simposio sull’Inquisizione voluto da Gio-
dell’Imperatore o del Re di Francia. Sodali- vanni Paolo II, in vista di un “mea culpa” del-
tium ha già preso parte per la tesi cosiddetta la Chiesa, autrice di tale instituzione. È per-
“teocratica”, che altro non è invece che una tanto di attualità la lettura del libro di Tede-
retta ed equilibrata difesa dell’armonia e del- schi. L’Autore è infatti uno dei più noti e af-
la gerarchizzazione dei fini che deve esistere fermati studiosi viventi dell’Inquisizione. Stu-
tra Chiesa e Impero. Chi vuol parlare di poli- dioso dei riformatori protestanti italiani, egli
tica cattolica e di dottrina sociale della Chie- accettava come scontata la tradizionale idea
sa può ora andare più facilmente a una delle negativa che dell’Inquisizione davano gli sto-
fonti (medioevali) di tale scuola di pensiero. rici, quando, nel 1967, iniziò a studiarne le
* ANGELA PELLICCIARI, Risorgimento da fonti. Ora le sue convinzioni sono espresse in
riscrivere. Liberali & massoni contro la Chie- questa edizione italiana (che rivede ed ag-
sa. Prefazione di R. Buttiglione, postfazione giorna quella in inglese del 1991) che riunisce
di F. Cardini. Ed. Ares, Milano, 1998, 323 in un solo volume numerosi saggi già pubbli-
pp., L. 38.000. cati a partire dal 1971. L’Autore stesso rias-
L’autrice è una seria ricercatrice, per cui sume la sua tesi scrivendo: “Sostengo in que-
abbondano le ricerche d’archivio e le note sti saggi che l’Inquisizione non fu un tribunale
precise in questa sua opera concernente le arbitrario, un tunnel degli orrori o un labirinto
persecuzioni legali dello stato subalpino dal giudiziario da cui era impossibile uscire. La
1848 al 1855 contro le congregazioni religio- Suprema Congregazione romana vigilava sui
se e, attraverso di esse, contro la Chiesa. La tribunali provinciali; imponeva la puntuale
Pellicciari, però, non si limita a un freddo applicazione di quella che, per l’epoca, era
elenco di misure legali (benché già sufficien- una legislazione improntata a moderazione, e
temente eloquenti): si schiera con passione mirava all’uniformità dei procedimenti. Se di
per la Chiesa e contro l’accoppiata “liberali giustizia in senso etico non si può parlare visto
& massoni”, risalendo ai princìpi che hanno che la Chiesa riteneva di avere il diritto, e anzi
prodotto questa persecuzione che ha voluto il dovere, di procedere contro quanti avevano
separare l’Italia dalla Chiesa. Il libro ha fatto convinzioni diverse in tema di religione, si de-
parlare di sé perché dimostra, documenti alla ve riconoscere che la giustizia in senso legale,
mano, l’affiliazione massonica di Cavour. nel contesto giurisdizionale dell’Europa
* IRINA OSIPOVA, Se il mondo vi odia... dell’inizio dell’età moderna, fu realmente ero-
Martiri per la fede nel regime sovietico. La gata dall’Inquisizione romana” (p. 17). Per
casa di matriona, 1997, 317 pp., L. 18.000. Tedeschi, pertanto, l’inquisizione romana fu
L’autrice, unendo alle testimonianze già un tribunale legalmente giusto. Per un catto-
conosciute la documentazione divenuta ac- lico, essa fu anche un tribunale eticamente
cessibile in Russia, racconta la persecuzione giusto. E per il lettore colto, Il giudice e l’ere-
anticattolica avvenuta in URSS dalla rivolu- tico è una lettura moralmente necessaria, pri-
zione fino alla guerra (proseguendo la sua in- ma di poter parlare ancora di Inquisizione.
dagine, in alcuni casi, fino al 1955). Il libro af- * TERTULLIANO, Polemica contro i giu-
fronta solo il caso della Russia in senso stret- dei, Città Nuova, 1998, 170 p., L. 20.000.
to (non tratta, ad esempio, dei cattolici di rito Il testo originale dell’opera di un Tertul-
orientale in Ucraina), dedicando particolare liano ancora ortodosso è Adversus Judæos
66

ma, come si avverte a p. 4, “alla tradizione


manoscritta del titolo ‘Contro i Giudei’, l’Edi-
tore ha preferito: ‘Polemica con i Giudei’”. Il
motivo è evidente e, se ce ne fosse bisogno, è
esplicitato dalla lunga introduzione (che oc-
cupa la metà del volume) di Immacolata Au-
lisa. Il testo stesso tuttavia di Tertulliano of-
fre ai lettori il comune pensiero degli antichi
Padri sul Giudaismo. Occorrerebbe uno stu-
dio accurato che mettesse a confronto il pen-
siero patristico e quello post-conciliare sulla
questione. Per ora contentiamoci di leggere
Tertulliano che integra mirabilmente le
Omelie contro i Giudei di San Giovanni Cri-
sostomo, edite dal nostro Centro Librario.
* VITTORIO MESSORI, Il miracolo. Spagna,
1640: indagine sul più sconvolgente prodigio
mariano. Rizzoli, 1998, 254 p., L. 28.000.
“Nessun credente avrebbe l’ingenuità di
sollecitare l’intervento divino perché rispunti
una gamba tagliata. Un miracolo del genere,
che pur sarebbe decisivo, non è mai stato
constatato. E, possiamo tranquillamente pre-
vederlo, non lo sarà mai” (Félix Michaud).
Vittorio Messori, nel suo ultimo libro, dimo-
stra il contrario: i documenti dimostrano che
la gamba tagliata e sepolta di Miguel Juan
Pellicer gli fu miracolosamente restituita
due anni e cinque mesi dopo l’amputazione.
In un libro eccezionale, Messori ripercorre
la storia cristiana della Spagna, dalla venuta questo non si limita a preparare alla morte
della Madonna del Pilar (nell’anno 40) fino chi vi è vicino, ma anche chi ancora, presu-
alla Cruzada del 1936-39, ricordando che la mibilmente, ne è lontano. Un libro utilissi-
credibilità del cristianesimo si impone a tutti mo e consolante; diffidare solo dell’introdu-
con la forza del miracolo (cf Vaticano I, DS zione a questa riedizione.
3043: lo rilegga Enzo Bianchi!). * G IAMPAOLO B ARRA , Perché credere.
* P. PIETRO LIPPINI O.P., San Domenico Spunti di apologetica, ed. Kolbe, 1998, 159
visto dai suoi contemporanei. I più antichi pp., L. 22.000. (telefonare al numero
documenti relativi al Santo e alle origini 0331/680591). Agile libretto di apologetica, da
dell’Ordine domenicano, Edizioni Studio diffondere specialmente tra i giovani. A parte
Domenicano, Bologna, 565 p., L. 50.000. qualche riserva da fare sull’uso di alcuni auto-
* E NNIO I NNOCENTI , Epopea italica, ri (come Guitton, ad es.), si tratta di un libro
Sacra Fraternitas Aurigarum in Urbe, Ro- che farà del bene. Sulla stessa linea, invitiamo
ma, 1998, p. 180. i lettori a richiedere alle edizioni Mimep-do-
Integrazione alla Storia del Potere Tem- cete di Pessano (Milano) il loro catalogo di li-
porale dei Papi dello stesso autore, dimo- bri e video-cassette (tel.: 02/9504075).
stra, attraverso la storia antica della nostra * LUIGI GEDDA, 18 aprile 1948. Memorie
penisola, l’indissolubile unione di Italia e inedite dell’artefice della sconfitta del Fronte
cattolicesimo. Popolare, Mondadori, 1998, 249 pp., L. 32.000.
* (SAN) ROBERTO BELLARMINO, L’arte di Un atto di devozione verso i grandi Papi della
ben morire, Piemme, 1998, 271 pp., L. 28000. sua vita, Pio XI e Pio XII, e un atto di accusa
Scritto nel 1620 dal grande Dottore della verso la Democrazia Cristiana, che rovinò
Chiesa, L’arte del ben morire sempre attua- l’Azione Cattolica e disobbedì alla Chiesa. Un
le, perché ancor oggi si muore, e tutti si libro che ha profondamente irritato gli eredi di
muore! L’idea centrale del Bellarmino è che De Gasperi, scritto da un apostolo in cui l’età
per morire bene occorre vivere bene: per non ha smorzato l’entusiamo.
67

* YEHUDA BAUER, Ebrei in vendita. Le


trattative segrete tra nazisti ed ebrei. 1933- Vita dell’Istituto
1945. Mondadori, 1998, 370 pp., L. 33.000.
“Prima della guerra lo stesso Hitler (...)
era disposto, per liberarsene, a consentire
l’emigrazione di tutti gli ebrei della Germa-
nia” ma “quasi tutte le nazioni che avrebbero
dovuto ospitarli negarono loro l’asilo”.
B elgio. Don Stuyver è sempre alla ricerca
di una casa e di una chiesa che gli per-
metta di sviluppare il suo apostolato. Que-
“Scoppiato il conflitto, i negoziati non furo- st’estate, coadiuvato dal parroco di Steffe-
no interrotti completamente, soprattutto fra il shausen, ha predicato per la prima volta gli
1942 e il 1945 (...)”. L’Autore “ha fondato il esercizi spirituali di sant’Ignazio in fiammin-
Centro internazionale per lo studio dell’anti- go, anche se solo per tre giorni. Ci auguria-
semitismo ‘Vidal Sassoon’ (ed) è uno dei di- mo che i fedeli belgi, specie di lingua fiam-
rigenti dello Yad Vashem a Gerusalemme”. minga, scoprano sempre più numerosi le
* ANTONIO CAPECE MINUTOLO DI CANO- grazie singolari degli esercizi. Don Stuyver
SA, I pifferi di montagna, ed. Controcorrente, collabora anche con don Medina, ed aiuta le
Napoli, 1998, 150 pp., L. 10.000. Riedizione, religiose nella scuola di Drogenbos, ove si
con introduzione e versione in italiano cor- reca ogni martedì.
rente di Silvio Vitale, del classico pamphlet Francia. Lavori alla cappella di Annecy,
del Principe di Canosa, che nel 1820 denunciò che adesso possiede una bella balaustra. Il
e previde l’insurrezione massonica dell’anno passo avanti dev’essere fatto a Lione, ove
seguente. speriamo di poter presto aprire un oratorio.
* ROMANO AMERIO, Stat veritas, ed. Ric- Italia. Dal 23 agosto, la Santa Messa per i
cardo Ricciardi 1997, 172 pagg. L. 25.000. fedeli del ferrarese è celebrata nella chiesa
Analisi critica dell’enciclica di Giovanni dedicata a San Luigi Gonzaga, presso Alba-
Paolo II, Tertio Millennio adveniente. È l’ul- rea. I lavori di ristrutturazione non sono fini-
tima fatica di Amerio, pubblicata dopo la ti, e pensiamo di fare una inaugurazione uffi-
morte dell’Autore di Iota unum. ciale della chiesetta nel mese di giugno, per
* MASSIMO LUCIOLI, DAVIDE SABATINI, la festa di San Luigi. Nel frattempo è stato ri-
La ciociara e le altre. Il corpo di spedizione fatto il tetto e il soffitto della sacrestia, sono
francese in Italia (1943-1944), ed. Tusculum state sostituite le grondaie, è stata messa
(c.p. aperta, 00044 Frascati, Roma), 158 pp., l’acqua corrente, abbiamo comprato i banchi
L. 25.000. Documentazione su alcuni crimini per la chiesa, è stata rimessa la campana (del
di guerra rimasti impuniti, perché commessi 1740) sul campanile. Altre spese a Milano,
dai vincitori... dove per ora ci contentiamo di un locale in
* PIERANGELO MAURIZIO, Il commissario affitto in via Vivarini n. 3, nel quale la S.
Calabresi, eroe cristiano, Ed. Pierangelo (Via Messa viene celebrata tutte le domeniche al-
della Mendola 212, Roma; tel. 06/3054450), le ore 10,30. Anche qui il passo si è reso ne-
L. 28.000. Mentre Veltroni riabilita i suoi as- cessario, vista la buona volontà dei milanesi,
sassini, Maurizio ricorda un uomo coraggio- ai quali spetta la medaglia d’oro per la parte-
so, vittima dell’odio: un uomo di fede. cipazione agli esercizi spirituali (medaglia
nera, invece, ai torinesi). Il nuovo oratorio è
tutto da arredare, per cui contiamo sul vo-
Nell’edizione francese di Sodalitium (n. 47) stro aiuto. Una benefattrice, infine, ci ha per-
sono stati recensiti, oltre a quelli qui presentati, anche messo di decorare artisticamente gli altari la-
i seguenti libri editi in lingua francese: terali della chiesa di Verrua.
Apostolato estivo. Anche quest’anno ab-
R. P. BARBARA,
Oui, j’ai une âme immortelle;
biamo potuto assicurare, grazie a Dio,
Oui, c’est évident, Dieu existe vraiment, Forts dans la Foi, un’opera di formazione per la gioventù. A
16 rue des Oiseaux 37000 Tours Raveau, dal 9 al 23 luglio, bambini belgi,
JEAN DE VIGUERIE
Les deux patries. Essai historique sur l’idée de patrie en francesi e italiani, dagli 8 ai 13 anni hanno
France. DMM, Bouère 1998. 279 pages. partecipato alla colonia San Luigi Gonzaga
della Crociata Eucaristica, diretta da don
I lettori interessati possono procurarsi l’edizione francese
scrivendo alla nostra redazione.
Giugni, coadiuvato da don Ercoli. Le bam-
bine, sotto la guida di don Murro, si sono
trovate a Verrua dal 9 al 18 luglio come
68

rio, un’altro prosegue gli studi negli Stati Uni-


ti, quattro sono stati ordinati sacerdoti nel-
l’Istituto e altri quattro lo sono stati altrove,
dove essersi separati da noi; gli altri hanno ab-
bandonato la carriera ecclesiastica. L’Istituto
è intenzionato (se Dio lo vuole) a proseguire
in questo servizio che ha come scopo di dare
buoni sacerdoti alla Chiesa, senza abbando-
nare però i severi criteri stabiliti dalla Chiesa
stessa nell’accettazione e nell’esame dei can-
didati al sacerdozio.
Conferenze (organizzate dal nostro Cen-
Escursione in alta montagna durante la colonia tro Culturale e Librario, o con la sua collabo-
organizzata da Don Murro razione). A Ferrara, presso la Lega Nord,
don Ricossa ha tenuto una conferenza sulla
campo-base, per fare poi numerose escursio- Massoneria, venerdì 17 aprile. Presso le Figlie
ni nel parco del Gran Paradiso, pernottando di Gesù di Modena, don Ricossa ha parlato
a Canischio nel Canavese. Don Ercoli ha or- sul tema Ebraismo ed Islam, sabato 23 mag-
ganizzato e diretto due campi per adolescen- gio. La conferenza era organizzata dal Movi-
ti, uno al castello della Graffinière a Cuon mento apostolico ciechi, e presentata da Rug-
(nella regione di Tours) dal 16 al 23 aprile e gero Forlani. Tra i presenti, il cappellano del
l’altro a Verrua (sempre come campo-base) movimento e don Giorgio Maffei, di Ferrara.
con escursioni, anche lui!, sulle montagne Nella sala delle conferenze del Senato, a Ro-
del Gran Paradiso, dal 28 luglio all’8 agosto. ma, si è svolto il 9 giugno, un dibattito su Tra-
Anche in questo caso il campo era “interna- dizione occidentale e New Age, organizzato
zionale” (Belgio-Francia-Italia). Per fare dalla rivista Rivoluzione italiana. Con il no-
tutto ciò, oltre all’aiuto di Dio, ci vuole quel- stro don Curzio Nitoglia, hanno parlato la
lo degli uomini. Che il Signore rimeriti, professoressa Cecilia Gatto Trocchi e il sena-
quindi, quanti ci hanno aiutato. Oltre alle tore Riccardo Pedrizzi (Alleanza Nazionale).
Colonie, l’apostolato estivo consiste soprat- Ha introdotto l’argomento Carlo Marconi,
tutto negli esercizi spirituali... direttore editoriale della rivista R.I. Il dibatti-
Esercizi Spirituali. Il turno straordinario to è stato annunciato su Lo Stato e Il Secolo
del mese di maggio si è poi tenuto (dal 27 al d’Italia (9/6/98, p. 16) e sempre il Secolo d’Ita-
30) ma con solo tre presenze; purtroppo, ci lia ne ha pubblicato un resoconto l’11 giugno.
sono state molte disdette all’ultimo minuto. Il 26 giugno si sono tenute due conferenze.
Durante l’estate si sono tenuti i consueti Nella sala consiliare del comune di Ceriale
quattro turni di esercizi, due a Raveau e due (Savona), ha parlato don Ricossa su Mondia-
a Verrua. Dal 5 al 10 ottobre, don Schoon- lismo e Repubblica universale. Chi si nascon-
broodt ha predicato gli esercizi ai sacerdoti de e cosa ci viene nascosto nel segreto delle
dell’Istituto a Verrua. In tutto, 58 persone logge massoniche. A Riva del Garda, invece,
hanno fatto gli Esercizi da maggio a ottobre. ha parlato don Nitoglia, presentando il libro
Seminario. Al rientro dalle vacanze di Israel Shahak, Storia ebraica e giudaismo.
avremmo dovuto, come ogni anno dall’ormai Il peso di tre millenni (ed. Centro Librario So-
‘lontano’ 14 gennaio del 1987, riprendere le dalitium). Il libro di Shahak è stato presenta-
lezioni per i seminaristi. Così non è stato que- to, sempre da don Nitoglia, anche a Vercelli,
st’anno. Dei 4 seminaristi che restavano dopo presso il Circolo G. Guareschi, il 9 ottobre e
l’ordinazione di don Ercoli, uno è rimasto a Brescia, presso l’Hotel Master, il 23 otto-
provvisoriamente a casa per motivi di fami- bre. Il 12 novembre, al Centro comunale di
glia e di salute, mentre gli altri tre sono torna- cultura di Valenza, don Ricossa è stato uno
ti nel mondo (l’ultimo il 18 settembre). Poiché dei conferenzieri della serata dedicata al te-
d’altra parte alcune domande di entrata in ma: Espianti-Trapianti. La morte cerebrale
‘seminario’ non sono state accolte, quest’anno non è la morte. Infine, il 18 novembre, don
ci siamo concessi una sorta di ‘anno sabbati- Nitoglia ha presentato il libro di E. Ratier, I
co’. Possiamo quindi fare un primo bilancio: guerrieri di Israele (ed. Centro Librario Soda-
in 11 anni, 25 seminaristi sono entrati in semi- litium), presso il Circolo Culturale Area di
nario. Di questi, uno è in congedo provviso- Gallarate (Varese).
69

per il duemila. Don Ricossa è stato intervi-


Novità presso il no- stato alla radio durante il programma di
stro Centro Librario
(32 pagg. L. 7.000)
Rai-Uno Senza rete, dedicato ai Cattolici e la
politica (il 27 ottobre). Il n. 5 di Avanguar-
dia (maggio 1998, pp. 8-11 e 12-17) pubblica
una recensione del libro di Shahak, a cura di
Manuel Negri, e l’articolo di don Nitoglia,
tratto da Sodalitium, sul Gran Kahal. Rin-
Il libretto sulle “miraco-
lose” conversioni dal
graziamo la rivista trapanese, la quale però
giudaismo al cattolicesi- mantiene pur sempre un atteggiamento di
mo di Mortara Coen e profondo dissenso dalle nostre posizioni (cf
Zolli, scritto da la rubrica “parlano male di noi”). Il numero
Don Nitoglia 299 di Chiesa viva (ottobre 1998) pubblica
l’articolo di don Nitoglia: Il Gran Kahal: un
Centro librario Sodalitium. In lingua terribile segreto. Sulla Contre-Rèforme
francese abbiamo ristampato il magnifico catholique (n. 346, maggio 1998, p. 33) è sta-
studio di Arthur Preuss: Ètudes sur la franc- ta pubblicata integralmente la recensione
maçonnerie americaine, un classico ormai in- che Sodalitium (n. 46 ediz. francese) aveva
trovabile (ma sempre attuale) edito a suo fatto dei tre tomi di Pour l’Église. Quarante
tempo dalla R.I.S.S. L’edizione è stata se- ans de Contre-Réforme Catholique, con un
gnalata dal celebre storico Émile Poulat sulla commento dell’abbé de Nantes. Nel numero
rivista Politica Hermetica, da Emmanuel Ra- seguente l’abbé De Nantes è ritornato sulla
tier in Faits et documents (n. 45, 1-15 aprile questione (pp. 27-30, ma vedi anche p. 36)
1998, p. 11), da Lectures Françaises (n. 498, con l’articolo Le traditionalisme en examen.
p. 59), dal bollettino librario Pour une croisa- “Quel gâchis!”. La CRC ha anche risposto
de du livre Contre-révolutionnaire (n. 250, con una cassetta (20 franchi) o una video-
p.7) e dai cataloghi della D.F.T. (p. 18) e dal- cassetta (100 franchi) intitolata: La Droite
la Librairie Roumaine Antitotalitaire (nov. du Seigneur: réponse à Sodalitium: Quel gâ-
1998, p. 5). Una novità anche l’opuscolo di chis! Di seguito, troverete una nostra repli-
don Curzio Nitoglia, Dalla sinagoga alla ca. Padre Vinson, dans Simple lettre (n. 112,
Chiesa: le conversioni di Edgardo Mortara, sept.-oct. 1998) espone la nostra posizione
Giuseppe Stanislao Coen ed Eugenio Zolli. (p. 2) e segnala i nostri centri di Messa (p. 4)
Ne ha fatto una bella recensione la rivista (molte grazie, Padre!). L’uomo qualunque
bresciana Chiesa viva (n. 295, maggio 1998, (11 giugno 1998, pp. 12-13) dedica due gran-
p. 18). Infine, dal mese di novembre è a di- di pagine al “tradizionalismo”. Gianandrea
sposizione dei lettori la traduzione italiana di de Antonellis viene in soccorso del “tradi-
un altro libro-inchiesta di Emmanuel Ratier zionalismo cattolico” rinchiuso nei “nuovi
sulle milizie sioniste, intitolato I guerrieri di ghetti”; Marco Respinti invece (e i nostri
Israele. Il Centro librario ha curato un’ap- lettori non se ne stupiranno) ricaccia con
pendice dedicata al fenomeno delle milizie astio e disprezzo tutti i tradizionalisti nel
sioniste (e organizzazioni similari) in Italia. Il ghetto di cui sopra, liquidandoli in due righe
Centro Librario è stato presente con un pro- come eretici e/o scismatici, per dedicare poi
prio stand al salone del Libro di Torino (21- tre colonne a fantomatici “tradizionalisti”
24 maggio). Grazie a chi ci ha aiutato, spe- USA seguaci di von Balthasar, Maritain o
cialmente ad Alberto, di Roma. Di grande von Hildebrand, e auspicando la collabora-
importanza la recensione del libro di I. Sha- zione con i protestanti (i quali, al contrario
hak, a firma di Giovanni Santambrogio, pub- degli aborriti “tradizionalisti”, pare non sia-
blicata sulla prestigiosa rassegna libraria Do- no eretici o scismatici come gli altri!). De
menica del Sole 24 Ore (n. 230, 23/8/98, p. Antonellis, al contrario, pur con certe ambi-
21). “Vade retro, Stato ebraico!”, è il titolo guità e qualche confusione e sconfinamento,
della recensione che così si conclude: “Un li- presenta effettivamente al lettore un pano-
bro che è una miscela esplosiva”. rama del “tradizionalismo cattolico” italia-
Parlano di noi. Lo Stato del 22 ottobre no, dando largo spazio anche all’Istituto
(inserto a Il Borghese, n. 41/98, p. 3) ha in- Mater Boni Consilii, e permettendo al letto-
tervistato don Nitoglia sul tema: Cattolici, re di rivolgersi direttamente alle varie orga-
partireste in nome della fede? Una crociata nizzazioni, se desidera saperne di più.
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Parlano male di noi. Parla male di noi, smo cabalistico (cf. gli studi di Eric Peterson).
ma non troppo, la sezione di Chieti del Grupposo considera “materialista” il cristia-
GRIS, in tre articoli, due dedicati ai “gruppi nesimo, perché concepisce l’uomo come
tradizionalisti” (19/19/97 e 26/10/97) e uno unione di anima e di corpo, quando già Ari-
all’O.M.S.A. (Ordine missionario per la sal- stotele (che fa pur parte della “tradizione el-
vezza delle anime, ora Opera della Divina lenica”) aveva corretto l’eccessivo idealismo
Provvidenza) del 10/5/98, p. 3, pubblicati su di Platone; poi però Grupposo, che disprezza
Il nuovo amico del popolo (settimanale tanto il corpo, accusa il cristianesimo di “odio
dell’arcidiocesi di Chieti-Vasto). In quest’ul- viscerale contro il corpo”, e questo solo per-
timo articolo, si legge tra l’altro: “Sappiamo ché predica ascesi e castità (che, evidente-
bene che questo gruppo, e lo abbiamo anche mente, son cose troppo elevate per il nostro
scritto su queste colonne, ha avuto frequenta- “spiritualista”). Grupposo cambia le carte in
zioni con sacerdoti provenienti da gruppi ‘tra- tavola per confondere i suoi lettori: il pantei-
dizionalisti’ come l’Istituto Mater Boni Consi- smo neo-gnostico che egli propone andrebbe
lii, un’associazione di sacerdoti fuoriusciti dal benissimo ai cabalisti di tutti i tempi (quanto
movimento lefebvriano che considera ‘vacan- all’assioma di Grupposo: “la divinità non si
te’ la sede di Pietro. Tali sacerdoti, una volta può incarnare”, Baruch Spinoza lo sosteneva
constatate le stranezze dottrinali del- da un bel pezzo). L’articolo di don Nitoglia
l’O.M.S.A., se ne sono allontanati. In seguito su Guénon (che con Evola viene definito da
il gruppo ha contattato i sacerdoti lefebvriani Avanguardia “architravi politico-culturali del
del Priorato Madonna di Loreto di Spadaro- neo-fascismo”) ha provocato una nuova rea-
lo di Rimini che quindi, e saremmo felici di zione da parte di questa rivista che ha pubbli-
essere smentiti, parrebbero accettare le stesse cato un articolo possibilista di Francesco Ibba
deviazioni dottrinali rigettate con fermezza (n. 7/98, pp. 21-23) e una lettera aperta di rot-
dall’Istituto Mater Boni Consilii” (vedi, per la tura di Roberto Vultaggio (n. 8/98, pp. 21-
questione, Sodalitium, n. 46 p. 90). Parla ma- 23), il quale, come al solito, distingue tra una
le di noi, pur senza nominarci espressamen- massoneria “buona” e una “cattiva”. A pro-
te, Inter multiplices una vox (giugno 1998) in posito di massoneria, National Hebdo (setti-
un articolo di tal Giovanni Servodio (uno manale del Front National) scrive (3-9/9/98,
pseudonimo) contro la tesi del “piano giu- p. 7): “Strani apparentamenti. Charlie-Hebdo
daico-massonico” (pp. 16-21). L’autore non ha pubblicato, a firma del massone emerito
si limita a negare l’esistenza di un tal piano, Xavier Pasquini, un dossier sulla associazione
ma propone anche una esegesi della Sacra tradizionalista Travail [sic!], Famille, Pro-
Scrittura sul problema ebraico in tutto priété, nata in Brasile. Noi non vogliamo pro-
conforme a quella post-conciliare. Una par- nunciarci su questa controversa associazione,
ziale ma sufficiente risposta a Servodio si ma il dossier pubblicato da Charlie è diretta-
può leggere, paradossalmente, sulla stessa ri- mente ricopiato da un gruppo tradizionalista
vista (pp. 3-6), laddove essa riporta quanto, ultras, Sodalitium, regolarmente citato in Italia
con competenza e autorevolezza, scrisse a come il gruppo cattolico tradizionalista più
suo tempo sulla questione Mons. Spadafora. estremista”. Noi non leggiamo Charlie-Hebdo
Reazioni negative alla nostra posizione e non conosciamo Pasquini; non possiamo
su Evola e Guénon anche su Area (maggio certo vietare a chicchessia di riprendere delle
1998, pag. 58) in un articolo di Gianfranco informazioni da noi pubblicate, per fini dia-
de Turris e su Rivista di Studi Tradizionali metralmente opposti ai nostri. Invitiamo i re-
(n. 87 pagg. 145-161). dattori di National Hebdo a leggere quanto
La rivista Avanguardia (n. 3, marzo 1998, abbiamo già scritto e quanto ancora scrivere-
pp. 22-23) pubblica un articolo (Materialismo mo sulla TFP e Introvigne, il che permetterà
metafisico e politico nelle posizioni della rivi- loro di prendere posizione sulla “controversa
sta Sodalitium) di Gioacchino Grupposo che associazione”, ricordandosi che i massoni
riassume tutti i pregiudizi anti-cristiani del possono nascondersi a sinistra come a destra
moderno neo-paganesimo. L’autore pretende (e viceversa)... Intanto, un sito internet (che
rifarsi, contro il “materialismo” cristiano, alla nulla ha a che fare con noi) dedica molto spa-
“tradizione ellenica”. Peccato che della “tra- zio alla questione, riprendendo anche molti
dizione ellenica” Grupposo prenda, in fondo, articoli di Sodalitium; lo segnaliamo per i cu-
soltanto lo gnosticismo, il quale, ancor più riosi: http://xenu.com.it.net/cesnur/txt
che del neo-platonismo, è erede del giudai- /avv1.htm. Sembra che il sito del Cesnur, di
71

M. Introvigne, abbia risposto attaccandoci il ‘tradizionalismo’ cattolico, in Francia come


violentemente. Cambiando argomento, an- altrove”. Si trattava solamente di una recen-
che i legittimisti ci trattano da estremisti (“la sione senza altre pretese (un’analisi di questo
rivista Sodalitium è redatta da dei sedevacanti- genere avrebbe richiesto ben più di una pagi-
sti… dei quali si può dir tutto tranne che siano netta). Così pure, per restare alle intenzioni
dei moderati”), almeno quelli del Légitimiste di R., N. non serve “da strumento” “a un vec-
(n. 164, giugno 98, p. 4), perché avremmo fat- chio regolamento di conti” tra R. e Mons Le-
to “una apologia della lega che confina con la febvre. Il nostro interesse per la posizione di
follia furiosa”, alludendo all’uccisione di En- N. (su molte questioni, e soprattuto su quella
rico III. Ci piacerebbe conoscere il parere del dell’autorità nella Chiesa) è sincera e disinte-
Légitimiste, che, a ragione, non ama “gli as- ressata. Come non avevamo l’intenzione di
sassini”, sull’assassinio di Enrico di Guisa e “distruggere” Mons Lefebvre, così non ave-
del suo fratello cardinale... Infine, il Bulletin vamo quella di “giudicare” N. Né per esaltar-
de l’Occident Chrétien (n. 45) ammette l’erro- lo con un “elogio massimo” né per ricoprirlo
re commesso nel n. 39, segnalato nello scorso con “un fiume d’ingiurie”. Il “non amo” (di
numero di Sodalitium, ma questo errore non cui N. ne ha “piene le scatole”) di R. nei con-
fa riflettere i redattori del BOC. Peccato. fronti “dello stile, delle idee politiche, della
L’abbé de Nantes... come visto, parla be- posizione sull’autorità nella Chiesa e della
ne e male di noi: merita pertanto una rubrica (falsa) mistica di N.” non è “un capriccio” o
a parte. Sodalitium è “tra i periodici più intel- del “sentimentalismo” derivato da simpatia o
ligenti”, i suoi redattori sono “così dotati”. Il antipatia… Si trattava di una formula per evi-
commento che l’abbé de Nantes fa della no- tare - per l’appunto - di presentare le opinio-
stra recensione gli strappa una serie di com- ni di R. come dei dogmi infallibili, per non
plimenti: “Bravo”, “pulchre, recte, optime”, sembrare erigersi in “nostro giudice, con
“elogio intelligente e coraggioso”. Altrove, il un’autorità superiore o persino suprema”.
medesimo abbé de Nantes “trova spaventoso Evidentemente, c’è stato un malinteso…
l’orgoglio di questo pretuncolo [don Ricossa] 2) Sulla (falsa) mistica. Si tratta per N., di
che si inventa una eresia in cemento armato, un “colpo basso, non molto franco”. E quan-
dopo la battaglia, per giustificare il suo sci- do R. parla in seguito “di dottrine e compor-
sma, consumato da un bel pezzo”. Si stenta a tamenti certamente settari”, ebbene, questo
credere che si tratti dello stesso autore delle allora “certamente è assassino”. Ecco chiara-
righe precedenti. E tuttavia… N. (leggere: mente un altro malinteso. R. stima la mistica
abbé de Nantes) “non dispera di vedere” “ri- di N. “falsa”. Non accenna che a quanto è
conciliato” il “‘Tradizionalismo’ cattolico stato pubblicato nella CRC. Espressamente
francese” [e supponiamo anche quello non non ha voluto pronunciarsi sulle “orribili vo-
francese], iniziando con una “riconciliazione ci”. Quindi Sodalitium non accusa la CRC di
fraterna” tra Sodalitium e la CRC: qui fini- essere settaria, poiché non si interessa alle
scono i complimenti. Ma le nostre posizioni “orribili voci” in questione. Bisogna dire che
sono inconciliabili: ed ecco le critiche di non tutti si sono comportati così.
“un’estrema severità”. Se non possiamo ac- 3) Su una questione di precedenza. “Voi
cordarci, possiamo almeno capirci, comin- mi chiamate ‘uno dei primi e dei più corag-
ciando col conoscere bene la posizione giosi’. Pardon: io fui il primo e il solo ad es-
dell’avversario. Ora, su questo punto ci sono sere coraggioso nel dicembre 1965...” (CRC
dei malintesi. E N. stesso che parla di un n. 347, pag. 28). In Francia, sì. Ma R. pensa-
“malinteso” (n. 346, pag. 33). Vorrei, in que- va al Messico, per esempio a Padre Saenz.
sto contesto, limitarmi a segnalarli (quelli Quindi, uno dei primi e dei più coraggiosi.
grandi come quelli piccoli) per aiutare N. a 4) Sul “Papa eretico”, depositus vel de-
meglio conoscerci, anche se poi ci giudicherà ponendus (CRC n. 347, pag. 29, 2a col., pun-
ancora con “un’estrema severità”. Comincia- to IV), N. si lamenta del fatto che R. lasce-
mo con quattro malintesi secondari (almeno rebbe pensare che per lui, N., il Papa sareb-
per quel che riguarda il nostro soggetto). be un eretico deposto. Niente di tutto ciò.
1) sulle intenzioni di Sodalitium. La re- Con la concisione di una recensione, R. scri-
censione fatta da R. (leggere: don Ricossa) in ve chiaro e netto che per N. il Papa è un ere-
Sodalitium ripresa e commentata da N. nella tico da deporre (anche se avrebbe potuto
CRC non aveva come scopo di “chiarificare precisare, lo ammettimo, la posizione di N.,
le diverse posizioni e dottrine che si dividono che propone una soluzione un po’ più origi-
72

nale). N. non vuole oltrepassare le barriere nella maggiore del punto 6 (p. 30) ci attri-
canoniche; in questo la tesi di Cassiciacum è buisce un “sillogismo sorprendente”, che sa-
d’accordo con lui, senza seguire nessuna del- rebbe il “nuovo dogma” inventato da R.
le posizioni sul “Papa eretico”. contro N.: “l’infallibilità del Papa e del Po-
polo, assoluta e universale in tutta l’estensio-
Sodalitium-CRC: dove le nostre strade si ne del magistero autentico...” (punto 7).
biforcano (infallibilità, magistero, tesi di Questo sillogismo sorprende effettivamente,
Cassiciacum) ma sorprende innanzitutto R., poiché non lo
ha mai sostenuto, esattamente come il “dog-
Nel punto 5 della sua analisi (CRC, n. ma” inventato... da N., per attribuirlo a R., e
347, Una terza via), N. si rallegra di constata- accusarlo più facilmente! I punti 6 e 7 sareb-
re che Sodalitium non fa sua la soluzione di bero da rifiutare in blocco, poiché sarebbe
mons. Lefebvre e neppure quella dei sedeva- troppo lungo e complesso discernere il poco
cantisti (completi). “Si sarebbe potuto crede- di vero da una moltitudine di errori o di im-
re che trascinato un vero entusiasmo per il precisioni. Limitiamoci a precisare a N. che
metodo canonico del ‘colpisci alla Testa’, don R. non sostiene che tutto il magistero auten-
Ricossa avrebbe spinto tutte quelle persone tico del Papa e della Chiesa (il “Popolo”
versa la nostra lega CRC! (…) Ma no! Un non c’entra un bel niente, poiché non inse-
ostacolo inatteso si presenta, ed è là che le no- gna, ma crede ciò che è insegnato) è infalli-
stre strade si biforcano. (…) Ed ecco la rovi- bile, anche se bisogna accettare corde et ore
na di tutte le nostre illusioni, in dieci righe. In- questo magistero semplicemente autentico.
comprensibili, illeggibili, ma tanto più catego- Quanto alla nostra posizione sull’infallibi-
riche, infallibili, irrevocabili”. Eh si! In que- lità, rinviamo il lettore agli articoli dell’abbé
sto caso non ci sono solo dei malintesi: le Lucien, e a quelli di don Murro in Sodaliti-
strade si biforcano realmente. In questa sede um, come pure ad una precedente risposta a
non vogliamo convincere N. (non abbiamo N., pubblicata in Sodalitium (n. 39 pag. 68).
mai avuto l’intenzione, nella nostra recensio- III) Sui “democristiani”. In una videocas-
ne, di dare una “dimostrazione” in dieci ri- setta dedicata a Sodalitium, N. ci accusa
ghe, neanche una “pseudodimostrazione”), (perché si tratta effettivamente di una col-
ma sottolineare i punti nei quali non ha capi- pa!) di essere (come tutti i cattolici italiani,
to la nostra posizione (“illeggibile”!). ad eccezione di S. Pio X) dei democristiani.
I) Sulla distinzione materialiter-formali- Accusa stupefacente, perché è nota a tutti la
ter. Per N. questa distinzione (che pur risale nostra radicale opposizione alla Democrazia
al card. Gaetano) è una sottigliezza (pag. 30, Cristiana di Sangnier, di Murri, di Sturzo, di
I col.). Il fatto è che N. non la capisce. I “papi De Gasperi, ecc., in quanto la nostra posizio-
materialiter”, secondo la nostra tesi esposta ne politica fa riferimento piuttosto al cattoli-
da N. sono “degli intrusi, forse corporalmente, cesimo integrale. Sola spiegazione possibile
materialmente (materialiter) seduti sulla Catte- di questa accusa: intendere per “democristia-
dra di Verità”, “che la occupano indegnamen- no” un “non maurrassiano”. Pur pensando,
te, illegalmente: materialmente”, “ma spiritual- con Pio VI e San Tommaso, che la monar-
mente sprovvisti o spogliati di ogni autorità”. chia è in principio il migliore dei governi, R.,
Capiamo bene che se la tesi di Cassiciacum in effetti, non è maurrassiano. Egli è con
dicesse ciò, non vi sarebbe alcuna distinzione Leone XIII e Pio XI, come è con S. Pio X e
reale tra la nostra posizione e il sedevacanti- Pio XII, senza essere per questo democristia-
smo totale. Ora, insieme ai sedevacantisti, la no. Questa questione, di per sé secondaria,
Tesi sostiene che gli occupanti la Cattedra di potrebbe però spiegare perché N. e Mons.
Verità sono “spogliati di ogni autorità”. Ma a Lefèbvre non trovano nessuna difficoltà nel-
differenza dei sedevacantisti non afferma che l’opporsi alla dottrina e agli ordini di qualcu-
essi sono “degli intrusi” che occupano questa no che considerano ancora il Papa legittimo,
Cattedra “illegalmente” e solo “corporalmen- data l’attitudine passata dei cattolici dell’Ac-
te”. Per noi la loro elezione è legale e gli con- tion Française nei confronti di Roma.
ferisce una potenza reale e prossima alla rice- Conclusione. Spartiamo con la CRC «que-
zione dell’autorità. sta attenzione appassionata, portata al “proble-
II) Sul magistero. N. attribuisce a R. il ma” principale “dell’Autorità nella Chiesa”.
fatto di attribuire al Papa “una infallibilità Perché è dalla sua soluzione che dipende la so-
illimitata” (“per meglio sbarazzarsene”). E pravvivenza della Cristianità e la salvezza delle
73

nostre anime» (pag. 29). Spartiamo con N. la


tristezza e lo stupore nel constatare il piccolo
numero, tra i nostri rispettivi “fedeli”, di colo-
ro che vi si interessano (cfr pag. 27 della CRC
n. 347). E anche ciò che N. scrive: “Vita in
motu, l’inerzia intellettuale è la morte”: ecco
perché si può dialogare con N.! Per il resto, le
nostre strade continueranno a biforcarsi, ma
almeno si biforcheranno conoscendo noi me-
glio la via presa dall’interlocutore.
Piccola risposta a Sub tuum præsidium.
In via del tutto eccezionale rispondiamo in
breve a Sub tuum præsidium (n. 56, pag. 44),
che il suo direttore, l’abbé Zins, ci ha fatto
pervenire. Z. (abbé Zins) fa riferimento alle Predicatori ed esercitanti dopo
gli Esercizi a Raveau quest’estate
recensioni delle opere dell’abbé Barthe e di
Chiron pubblicate nel numero 46 di Sodali-
tium, edizione francese, lasciando credere l’intervento della grazia, nessuno ne dubita
che noi condividiamo sostanzialmente le (poiché ogni conversione è opera di Dio); e
opinioni di questi autori (il che non è vero). vista la situazione attuale, questa conversio-
Inoltre egli pretende rilevare “un’importante ne sarà un miracolo almeno morale. Ma che
ammissione” laddove scriviamo, a proposito questo miracolo possa avvenire senza tener
dell’opera dell’abbé Barthe: «Il libro termi- conto della divina costituzione della Chiesa,
na aspettando la soluzione di questa situazio- che per volontà di Dio è fondata su una suc-
ne apparentemente senza via d’uscita, solu- cessione ininterrotta della gerarchia costitui-
zione certa, a causa delle promesse divine, e ta dai vescovi e dal sommo Pontefice fino al-
soluzione che può venire soltanto dalla Chie- la fine del mondo, è ciò che i sedevacantisti
sa, cioé dal “Papa” e dai “Vescovi” (o, se- completi immaginano alle volte, senza ren-
condo la nostra posizione, dalla “gerarchia” dersi conto di andare in questo modo contro
materialiter). In questo, siamo d’accordo con la fede. Se la tesi di Z. fosse vera, il mondo
l’autore...». Z. pretende vedere in queste ri- avrebbe dovuto finire nel 1958 o nel 1965,
ghe l’ammissione seguente: per noi «la Chie- con l’estinzione totale della gerarchia e,
sa è la “gerarchia materialiter”, e quindi an- dunque, della Chiesa. Enoch ed Elia che Z.
che, logicamente, la “gerarchia materialiter” attende ansiosamente non potrebbero fon-
è la Chiesa». E da questa “ammissione” - che dare che una nuova Chiesa se la precedente,
“bisogna leggere tra le righe” anche se è fondata da Gesù Cristo su Pietro e sui suoi
“scritto nero su bianco” - è facile far deriva- successori, si è spenta trent’anni fa. Ma il
re logicamente le più aberranti eresie, cosa problema è così importante che, a Dio pia-
che Z. non manca di fare a nostre spese. cendo, ci torneremo sopra.
Purtroppo questa ammissione non è tale. La (P.S.: Z. dichiara impossibile ogni ritor-
“gerarchia” materiale non è la Chiesa (do- no alla legittimità per i vescovi che ricono-
cente), e ciò fino a che essa resterà “mate- scendo Giovanni Paolo II, fanno parte della
riale”, allo stesso modo in cui un essere in “chiesa conciliare” (cioè tutti!). Tuttavia
potenza non è l’essere in atto, fino a che non leggiamo in S.T.P. n. 11, aprile 1988, un me-
passa dalla potenza all’atto. Ne deriva che le se prima delle consacrazioni fatte da Mons.
eresie pronunciate dai membri della “gerar- Lefebvre: “Ma è più probabile che Monsi-
chia” materiale sprovvista di ogni autorità, gnor Lefebvre si metterà nella stessa situa-
non possono e non devono essere imputate zione scismatica di Padre Guérard, consa-
alla Chiesa. Ma i membri della “gerarchia” crando dei vescovi senza autorizzazione e
materiale possono diventare - domani, in fu- senza dichiarazione preliminare della vacan-
turo - i membri della gerarchia anche for- za della Santa Sede, dichiarazione che sola
malmente, una volta ritrattati i propri errori. potrebbe rendere legittima la sua posizione”
Allora le loro parole e azioni potranno esse- (pag. 41). Se abbiamo capito bene, nell’apri-
re attribuite alla Chiesa gerarchica. Che le 1988, Monsignor Lefebvre, durante i col-
questa conversione dei membri materiali loqui con il card. Gagnon, non era ancora
della “gerarchia” non possa avvenire senza scismatico e se avesse dichiarato la vacanza
mincia, per gli assenti, il resoconto della ma-
gnifica giornata del 20 giugno quando si sono
festeggiati i 60 anni di sacerdozio del reveren-
do Padre (fu ordinato il 26 giugno 1938 in Al-
geria). “Quando si invecchia, e più ancora
quando la Provvidenza vi mette in prima li-
nea, gli amici che vi restano sono un piccolo
numero. Qui ancora mi sono reso conto di es-
sere circondato da molte persone. Erano ve-
nuti da ogni luogo; non solo dall’Italia, dal
Belgio e dalla Svizzera, ma persino dall’In-
ghilterra”. I sacerdoti erano nove (molti altri
avevano inviato i loro auguri) dei quali tre
dell’Istituto: don Ricossa (diacono durante la
Messa, e che ha pronunciato l’omelia), don
Stuyver (che era suddiacono) e don Cazalas,
che assicura abitualmente la Messa nella cap-
pella Saint-Michel. Il celebrante (Padre Bar-
bara non ha potuto celebrare la Messa) era il
parroco di Steffeshausen, Paul Schoon-
broodt, che a sua volta ha festeggiato i qua-
ranta anni di sacerdozio proprio quest’anno.
“Tra gli amici - scrive ancora il Padre - c’era
Il volto del Signore sulla Santa Sindone. una mia anziana parrocchiana di Mahelma
Quest’anno c’è stata l’ostensione a Torino (Algeria); l’avevo lasciata fanciulla e l’ho ri-
trovata nonna”. Più di centotrenta amici han-
della sede apostolica la sua posizione sareb- no attorniato il Padre per il pranzo allietato
be stata legittima. Perché, essendo una cum da un concerto di arpa e oboe, il tutto orga-
Joanne Paulo, Monsignor Lefebvre era an- nizzato di nascosto da un’instancabile suor
cora un vescovo cattolico, e perché avrebbe Marie-Bernadette. Don Ricossa ha approfit-
potuto “rendere legittima la sua posizione” tato del suo soggiorno a Tours per intratte-
dichiarando la sede vacante, allorché questa nersi col Padre Barbara sulla sua lunga vita al
possibilità (dopo una simile dichiarazione di servizio della Chiesa: pubblicheremo tutto
vacanza della Sede) è rifiutata agli altri ve- questo, in suo onore, in un prossimo numero.
scovi? Forse perché è stato Monsignor Le- Benedizioni delle case. Dopo le suggesti-
febvre che nel 1978, durante una Messa una ve cerimonie della settimana santa (alle qua-
cum, ha ordinato diacono l’abbé Zins?). li hanno assistito, come di consueto, degli
Ostensione della Santa Sindone. Risie- ospiti provenienti da fuori Verrua), i sacer-
dendo vicino a Torino, non potevamo certo doti dell’Istituto hanno visitato (quasi) tutti i
mancare all’appuntamento con la Santa Sin- fedeli per la benedizione pasquale delle ca-
done, esposta nel Duomo di Torino nei mesi se. Ricordiamo anche la benedizione dei lo-
di aprile, maggio e giugno. Il pellegrinaggio cali delle ditte Meat (di Villastellone) e CR
ufficiale dell’Istituto si è svolto il 7 maggio, (di san Secondo di Pinerolo), nonché la
ma molti di noi si sono recati più e più volte Messa nella cappella della famiglia Bichiri a
a pregare davanti a questa straordinaria reli- Tetti Rolle di Moncalieri.
quia. Molte le visite di fedeli e amici in occa- Battesimi. Tre in Belgio, amministrati da
sione dell’Ostensione; tra i sacerdoti: don don Stuyver, il 13 aprile, il 17 maggio (Jacinta
Sanborn e don Neville, dagli Stati Uniti, Pa- Dachemans), il 31 maggio (Stefanie Me-
dre Vinson con le Suore di Cristo Re e don skens). Cinque in Francia: il 9 maggio, quello
Milani con le Suore di Clos-Nazareth (Cre- di Jean-Marie Sinniger, e l’11 ottobre, a An-
zan) dalla Francia, don Guépin e don Ro- necy, quello di Hella Waizenegger, ammini-
ger, anch’essi dalla Francia; tra i fedeli, pel- strati da don Murro. A Cannes l’11 luglio,
legrini italiani, francesi e austriaci. quello di Mathilde Marie Chiocanini ammini-
Ad multos annos. “Veramente non pensa- strato da don Nitoglia. L’11 ottobre, quello di
vo che foste ancora così numerosi a ricordarvi Théophane Moreau e il 28 novembre quello
di me”. Con queste parole Padre Barbara co- di Louis Cazalas, amministrati da don Cazalas.
75

Con un’appendice sugli avvenimenti in Italia

T À
VI Emmanuel Ratier
NO

I Guerrieri
d’Israele

Inchiesta sulle milizie sioniste

COLLANA “IL MISTERO D’ISRAELE”


76

CEDOLA DI COMMISSIONE: RITAGLIARE E SPEDIRE

Il Centro Librario Sodalitium presenta:


I GUERRIERI D’ISRAELE
Inchiesta sulle milizie sioniste

P
er la prima volta al mondo, con I Guerrieri d’Israele si fa il punto su un soggetto assolu-
tamente tabù: le milizie sioniste e l’autodifesa ebraica. Dalle truppe del Betar che sfilano
in uniforme a Berlino durante il III° Reich, passando attraverso le “milizie” di Françoise
Fabius, l’assassinio di François Duprat e gli attentati terroristici dell’Organizzazione Ebraica di
Combattimento, le manipolazioni del Mossad fino agli adepti del Dott. Goldstein, scoprirete la
stupefacente storia dei sostenitori della “legge del Taglione”.
Per quanto riguarda l’Italia scoprirete i retroscena che hanno portato alla famigerata
“legge Mancino” e l’azione degli emuli del Betar durante il processo Priebke, nonché una
cronologia di avvenimenti fino al 1998.
Frutto di una ricerca lunga e rigorosa, I Guerrieri d’Israele include qualche centinaio di
fotografie e di documenti confidenziali o inediti (rapporti di polizia, sentenze, riviste inter-
ne, volantini ecc.). Oltre ad una cronologia dettagliata della violenza (1976-1995) questo
libro mostra tutti gli ingranaggi attuali delle milizie. In assoluta indipendenza risponde alle
domande che vi ponete a proposito di queste inquietanti milizie: chi le ha fondate, chi so-
no i suoi membri, chi le manipola, chi le sostiene, se siano armate, come operano, perché
beneficiano di una totale impunità giudiziaria, ecc.
Questo libro, che è la continuazione logica del precedente Misteri e segreti del B’naï B’rith,
scritto sempre da Emmanuel Ratier, svela veramente molti segreti…

Cedola di commissione

I GUERRIERI D’ISRAELE
Inchiesta sulle milizie sioniste
Emmanuel Ratier (400 pagg. F.to 17 x 24)
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te procurarvi scrivendo in redazione oppure tramite versamento di L. 5.000 (spese
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E. RATIER I Guerrieri d’Israele 400 L. 40.000
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Catherine Garot il 5 settembre a Tours, nel-


la cappella Saint-Michel. Infine, nella chiesa
di Cantavenna (Alessandria), si sono uniti in
matrimonio il 3 ottobre Domenico Splendo-
re e Cinzia Garancini, milanesi, che hanno
preparato il “gran passo” con gli Esercizi
Spirituali di Sant’Ignazio, fatti nel mese di
agosto. A tutti gli sposi, le felicitazioni e gli
auguri di Sodalitium.
Defunti. Don Stuyver ha amministrato
l’estrema unzione a Maurice Moens (28 mar-
zo) e Luc Laremans (26 maggio), in Belgio.
Don Thomas Cazalas ha celebrato a Méri-
gny, l’11 maggio, i funerali della signora Mo-
nique Rabany, piamente deceduta l’otto
Don Medina e Don Ercoli sulle Alpi con i giovani maggio col conforto dei SS. Sacramenti. Era
vedova di Jacques Rabany, uno dei primi e
Prime comunioni. A Maranello, l’11 più decisi difensori della fede nella crisi at-
aprile (Pasqua): Alberto Cesari. A Crézan, tuale, e uno dei più fedeli collaboratori di Pa-
il 19 aprile: Bernard Langlet. A Gradizza dre Barbara. Il 18 maggio è improvvisamente
(Ferrara), il 24 maggio, Alessandro e Simo- mancato Angelo Arturo Castelli, già sindaco
ne Moschetta. A Torino, il 31 maggio, Maria di Verrua Savoia. Riconoscenti per i benefici
Teresa Durando, Elena Sardi, Camilla ricevuti, i sacerdoti dell’Istituto si sono recati
Theodorou. A Sabbioncello San Pietro (Fer- in casa del defunto per la recita del rosario.
rara), il 14 giugno, Beatrice Moschetta. Ad L’Istituto era molto legato a Geneviève
Annecy, il 26 luglio, Luca Radice. Pons, nata Roffidal, che il Signore ha chia-
Matrimoni. Il 25 luglio, a Raveau, don mato a Sé, circondata dalle preghiere e
Giuseppe Murro ha benedetto le nozze di dall’affetto dei suoi, il 9 giugno. Nata in una
Alexis Bontemps e Claire Langlet. L’omelia famiglia da sempre in prima linea nell’apo-
è stata tenuta dall’abbé Hervé Belmont. stolato degli Esercizi di Sant’Ignazio, legatis-
Quest’ultimo, ha benedetto a sua volta le sima ai C.P.C.R. di Chabeuil, la signora Pons
nozze di Gilbert Cort van der Linden e aveva consacrato la sua vita all’educazione

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cristiana dei figli, educazione che pur essen- tare il marito alla pratica religiosa e pure al
do aperta verso l’esterno, portava l’impronta fervore, diventando entrambi due “colonne”
della sua vita modellata interamente sul noto della cappella saint-Michel e due preziosi
Principio e Fondamento ignaziano. Ella è collaboratori di Padre Barbara, al quale van-
stata tra i primi e più attivi difensori della no le condoglianze di tutti noi. Il 4 agosto,
Messa e della fede. Ogni anno, la famiglia don Murro e don Giugni hanno celebrato i
Pons passava alcuni giorni presso di noi a funerali di Mlle Geneviève de Maubec, dece-
Verrua e a Raveau, facendo parte veramente duta a Crézan (era ospite delle Suore di
della nostra “famiglia spirituale”. Da lungo Clos-Nazareth) il primo agosto. Don Ricossa
tempo malata, si è preparata a fare una buo- le aveva amministrato l’estrema unzione fin
na morte facendo un’ultima volta gli Esercizi dall’otto luglio. Il 18 ottobre è morta la mam-
col marito (da Padre Vinson), ricevendo ma del nostro caro seminarista Christ, Gode-
l’estrema unzione il 23 aprile a Crézan da live Vanderberghe. Nel 1994 era rimasta ve-
don Murro, comunicandosi spesso in viatico, dova di Christiaen Van Overbeke. I genitori
l’ultima volta il 7 giugno. Don Ricossa ha ce- di Christ erano ferventi cristiani, grandi lavo-
lebrato la Messa da Requiem nella chiesa ratori, anime apostoliche di grande fede e di
parrocchiale di Ollioules, il 12 giugno, e don esempio per tutti. Don Stuyver, che le aveva
Giugni ha officiato il funerale a Ollioules e amministrato tutti i sacramenti (l’estrema un-
nel cimitero di Saint Jeannet. Il giorno stesso, zione il 3 e il viatico, per l’ultima volta, il 17),
a Cannes, don Giugni amministrava l’estre- ha celebrato i funerali di Godelive Van
ma unzione alla madre del signor Chiocanini, Overbeke il 24 ottobre, nella chiesa parroc-
che ha sempre frequentato la Cappella chiale di Erpe (il 21 aveva sostituito don Me-
dell’abbé Delmasure finché ha potuto (aveva dina per un funerale a Charleroi). Noi tutti
102 anni). L’abbé Seuillot ne ha celebrato le siamo particolarmente vicini a Christ e ai
esequie il 22 giugno. Funerali di Mme Vi- suoi cari in questo momento doloroso. Ricor-
gand, l’otto luglio, celebrati da don Cazalas. diamo infine il dott. Renato Carnaghi, morto
Era deceduta il 6 luglio. Il 21 luglio è morta a il 7 maggio. Si era allontanato da tempo, ma
Tours, a 91 anni, Angèle Barbara nata Lou- non dimentichiamo l’amicizia e la generosità
vat, e don Ricossa ne ha celebrato i funerali con la quale ci seguì fin dal sorgere del no-
nella Cappella Saint-Michel il 27 seguente. stro Istituto. Che il Signore abbia misericor-
Cognata di Padre Barbara, seppe, con la sua dia di questi e di tutti i fedeli defunti, che rac-
discrezione, col suo tatto e la sua fede, ripor- comandiamo alle vostre preghiere.

Preghiera per i bisogni della S. Chiesa, composta dalla Santità di Pio VI

S ignore, io vi raccomando la Santa Chiesa, sposa vostra e Madre mia. Ricordatevi, che voi spargeste il vostro Di-
vin Sangue, perché Ella fosse senza macchia e senza ruga. Deh! Piacciavi di purificare e santificare i di lei
membri, togliendone ogni scandalo ed ogni peccato. Non permettete mai ch’Ella sia depressa o avvilita. Voi reggete-
la, Voi conservatela, Voi esaltatela presso tutte le nazioni e dilatatela per tutto il mondo: Ut Ecclesiam tuam sanc-
tam regere et conservare digneris, te rogamus etc. Pater Ave e Gloria.
Signore, prendavi compassione della infelice Cristianità. Questo è il campo, che Voi e i vostri Apostoli seminate
colla dottrina Evangelica. Ma vedete quanta zizzania di errori vi abbia sparso sopra il comune nemico! Oh quanti
popoli e quanti regni sono infetti di eresie e di perniciose dottrine! E chi può sradicare questa maligna zizzania, che
sempre più tenta con orgoglio di opprimere il buon grano della cattolica verità? Ah! Che altri non lo può fare se non
voi che siete onnipotente. Voi umiliate tanti eretici che turbano la vostra Chiesa, e fate che sbandino ogni errore,
tutti gli uomini con viva fede credano Voi, a Voi ed in Voi, né mai si allontanino punto da quanto ella insegna do-
versi credere ed operare: ut inimicos Sanctæ Ecclesiæ humiliare digneris, te rogamus audi nos. Pater, Ave e Gloria.
Signore, Voi nascendo portaste in terra la pace, e per bocca degli Angeli l’annunciaste agli uomini. Deh! Voi
che siete il Principe della pace, infondete negli animi dei principi cristiani spirito di onore e di concordia, e fate
che reggano i governi santamente e con giustizia i loro sudditi. Riconciliate inoltre ed unite i cuori di tutti i fedeli
con il santo nodo di carità e di amore, per cui tutti uniti difendano la cattolica religione dai suoi nemici: ut regi-
bus et principus cristianis, pacem et veram concordiam donare digneris, te rogamus audi nos. Pater, Ave e Gloria.
Sommo ed eterno Pastore Gesù Cristo, Vi raccomando il Vostro Vicario in terra e nostro Sommo Pontefice.
Voi reggetelo, voi illuminatelo, Voi confortatelo, Voi difendetelo, Voi assistetelo a ciò che possa governare bene
la Santa Chiesa. Oremus pro Pontifice Nostro N.N. Dominus… Pater, Ave e Gloria.
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riali, S. Messa alle ore 7,30. Tutte le domeni- Milano: via Vivarini 3. S. Messa tutte le domeni-
che S. Messa ore 18,00. Benedizione Eucari- che alle ore 10,30. Per informazioni Tel.:
stica tutti i venerdì alle ore 21. Il primo 02.6575140 oppure rivolgersi a Verrua Savoia.
venerdì del mese, ora santa alle ore 21.
Roma: Oratorio S. Gregorio VII. Via Pietro
FRANCIA: Mouchy Raveau 58400 - La Charité della Valle 13/b. S. Messa la 1ª e la 3ª dome-
sur Loire. Tel. (+33) 03.86.70.11.14. Perma- nica del mese, alle ore 11.
nenza assicurata soltanto durante i mesi estivi.
Tours. don Thomas Cazalas: presso l’associazio- Torino: Oratorio del S. Cuore, Via Thesauro
ne Forts dans la Foi. Cappella St Michel, 29 3 D. S. Messa il primo venerdì del mese alle
rue d’Amboise. S. Messa tutte le domeniche ore 18,15 e confessioni dalle ore 17,30. Tutte
alle ore 10,30. Tel.: (+33) 02.47.64.14.30. o le domeniche, confessioni dalle ore 8,30, S.
(+33) 02.47.39.52.73. (R. P. Barbara). Messa cantata alle ore 9,00; S. Messa letta alle
ore 11,15. Catechismo il sabato pomeriggio.
BELGIO: Dendermonde. don Geert Stuyver: Ka-
pel O.L.V. van Goede Raad Sint-Christia- Valmadrera (CO): Via Concordia, 21- Tel. 0341.
nastraat 7 - 9200. Tel.: (+32) (0) 52/21 79 28. S. 58.04.86. SS. Messe la lª e la 3ª domenica del
Messa tutte le domeniche alle ore 8,30 e 10. mese alle ore 18, e confessioni dalle ore 17,30.

FRANCIA
ALTRE SS. MESSE Annecy: 11, avenue de la Mavéria. SS. Messe la
ITALIA 2ª e la 4ª domenica del mese alle ore 10 e
confessioni dalle ore 9,00. Tel.: (+33)
Ferrara: Chiesa S. Luigi, Via Pacchenia 37 Alba- 4.50.57.88.25.
rea. S. Messa tutte le domeniche alle ore 17,30.
Per informazioni rivolgersi a Verrua Savoia. Cannes: N.D. des Victoires, 4, rue Fellegara. S.
Messa la 2ª e 4ª domenica del mese alle ore 10,15.
Firenze: Via Ciuto Brandini, 30, presso la
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domenica del mese alle ore 18,15 e confessioni domenica del mese alle ore 17, e confessioni dal-
dalle ore 17,30. le ore 16,30. Tel.: (+33) 4.78.42.14.79.

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