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P U BL I U S VE R G I L I U S M AR O

(Mantova, 15 ott. 70 a.C. Brindisi, 21 sett. 19 a.C.)

GE OR GI CHE
(37 -30 a.C.)

Scansione, traduzione, annotazioni e produzione digitale


a cura di
Cono A. Mangieri.

Edizione di riferimento:
J.B.Greenough, Vergil. Bucolics, Aeneid, and Georgics, Boston, Ginn &
Co. 1900
Si tiene conto anche di altre edizioni (tra cui quella Teubneriana) e
di criteri personali.

settembre 2003 diritti riservati Cono A. Mangieri


by Biblioteca dei Classici Italiani
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Virgilio, 2
Georgiche, libro primo

IN D IC A Z ION I SOM M A R IE P ER LA SCA N SION E

Le Gergiche sono state scritte in 2183 esmetri, tra i pi


perfetti della letteratura latina. Leggere questi esametri senza
tener conto della scansione significa fare un grave torto alla
maestria di Vergilio: sarebbe come leggere gli endecasillabi di
Dante scrivendoli luno in coda allaltro, in una prosa che ha
perso metrica e rima. Anzi, diversamente dai moderni, la cui
metrica e la cui rima possono dirsi di costruzione
relativamente facile, gli antichi poeti latini (e greci) avevano
introdotto nella loro arte scrittoria molte mirabili difficolt
rettoriche, una delle quali concerneva la quantit della
sillaba.
Per ci che riguarda lesametro, in modo speciale quello
delle Georgiche , ciascuno formato da sei gruppi sillabici,
detti piedi , che possono essere variamente distribuiti nel
verso ed hanno queste caratteristiche: il piede dttilo ha tre
sillabe (1 lunga + 2 brevi, accento sulla vocale della sillaba
lunga, detta arsi ); lo spondo ha due sillabe (2 lunghe,
accento sulla prima vocale; questo piede talvolta sostituisce il
dattilo); il trocho ha pure due sillabe (1 lunga + 1 breve,
accento sulla vocale lunga: questo piede si trova sempre in
chiusura di esametro).
Nel corpo dellesametro si trovano inoltre delle pause o
cesure in numero variabile, ma perlomeno una principale. La
cesura implica una cortissima pausa nella lettura, ed essa
non si attiene al significato intrinseco del verso n alla
quantit delle sillabe che la precedono o seguono (cesura
semiternaria , semiquinaria , semisettenaria ). Quando la cesura
cade subito dopo lelisione, bisogna leggere fino alla cesura
ignorando lelisione. Esempi:

dcutit ror(em) * t surgntes tterat hrbas si legge:


dcuti -t rorem * t surgntes tterat hrbas;
frxinus Hrculeaqu(e) * arbs umbrsa cornae si legge
frxinus Hrcule -que * arbs umbrsa corne.

Lelisione o s i n a l e f e un accorgimento rettorico con cui


durante la lettura prosodica si elimina una vocale finale di
parola, se la parola successiva comincia per vocale od acca,
oppure si eliminano in fine di parola le sillabe -a m , -e m, -i m,
-om, -um, se la parola successiva comincia per vocale od acca
(la quale ultima non veniva considerata consonante, ma
segno di aspirazione). La s i n a l e f e non lo stesso che
lapocope, la quale fa ugualmente cadere una vocale o sillaba
finale, per forma un vocabolo nuovo (p. es., nec per neque;
a c per atque).

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Virgilio, 3
Georgiche, libro primo

Se una parola termina per -m o per vocale, e la parola


successiva il deverbale e s (= sei) oppure il deverbale est ( =
), cade eccezionalmente (per aferesi ) la vocale del deverbale,
anche quando laccento ritmico cade sulla vocale precedente
(per esempio: plchra es si legge plchras ; vari est si legge
varist ; verm est si legge vermst ). Talvolta due vocali
confinali, per ragioni prosodiche (p. es., la costruzione di un
piede altrimenti incompleto), rifiutano lelisione e formano
hiatus, ragion per cui la vocale finale e quella iniziale
successiva contano metricamente e devono essere
pronunciate distintamente.
In un esametro possono esserci pi iati, tutti da
rispettare nella lettura, la quale impone che si pronuncino (e
si contino) distintamente le vocali, fuorch nei casi di
elisione e di dittongo, nei quali ultimi si conta sol o la vocale
lunga (a e = e; oe = e; a u; ei; eu ; ui), che perci riceve lictus
laddove richiesto. Se si intende evitare dittongo, vi si appone
la dieresi , per cui le due vocali si leggono (e si contano)
distintamente.
La lettera jota (j) veniva considerata consonante e legata
alla vocale successiva attraverso la lettura i (in epoca
posteriore: g palatale dinanzi ad e e ad i). Esempi:

sempr rubet urea Phobe = sempr rubet urea Fbe;


Gra meminre ptae = Gra meminre pote (per ragioni
tecniche, la dieresi posta sulla
prima vocale del dittongo);
dque deaqu(e) omns = dque de -quomns;
hnc caner(e) ncipim = hnc canerncipi -m;
pse tib * jam brcchia = pse tib * iam brcchia;
nte Jovm null = nte Iovm null.

Nel testo latino esametri co di questa edizione elettronica,


si trovano indicati in neretto i pochi casi di iato; laccento
ritmico (ictus, 6 per ogni verso) viene segnalato con un
accento acuto sulla vocale interessata ( - - - - -
); la cesura viene contrassegnata con un asterisco, senza
indicazione diversa per la cesura principale spesso
intuitivamente discernibile; le lettere soggette ad elisione
vengono poste tra parentesi tonda. Esempi:

tr sunt cnat * impnere Plio ssam = (esametro con


doppio iato: conat- imponere, Pelio -ssam);
ffets * ciner(em) mmundm = ffets * cinermmundm;
sv(e) ind(e) ccults = svindccults;
prasert(im) ncerts = prsertncerts.

Nella scrittura/lettura esametrica, per ottenere un piede


altrimenti assente, talvolta qu alche vocale quantitativamente

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Virgilio, 4
Georgiche, libro primo

breve viene allungata artificialmente per diastole, oppure


qualcuna lunga viene abbreviata artificialmente per sistole.
Ad esempio, in lppaequ tribolque (I 153), la vocale breve
d e l p r i m o que viene allungata per poter ricevere laccento
ritmico del dattilo (-qutribo); in Plio (I 281), la vocale lunga
o conta invece come vocale breve per completare il dattilo
(ogni o finale lunga per natura, salvo nelle parole duo, ego e
modo ).
Vi sono esametri che chiudono con una sillaba in pi
(ipermetria ), la quale va elisa leggendo in un fiato con la
vocale iniziale dellesametro successivo. Nelle Georgiche, sono
ipermetri solo gli esametri I 295; II 344, 443; III 242, 377.
Altrettanto radi sono i casi di consonantizzazione, per cui
la parola si riduce di una vocale allo scopo di creare un piede
perfetto. Nelle Georgiche , il fenomeno interessa generalmente
la -i -, che diventa -j-: fluvjorum (I 482), steljo (IV 243),
parjetibusque (IV 297), h u j u s (IV 321), c u j u s (IV 394); ma
e sistono anche casi di -u - che diventa -v-: tenvia (I 397, II
121, IV 38).
Vi sono poi esametri composti prevalentemente di
spondei , e perci detti spondaici, la cui lettura diverge da
quella normale. Nelle Georgiche, sono spondaici solamente
gli esametri I 221; II 5; III 276; IV 270, 463.

Nel testo tradotto, le parole con lettera normale tra


parentesi tonde sono state aggiunte per completare una frase
in linguaggio pi italiano; le parole con lettera corsiva tra
parentesi tonde sono esplicative di qualche cognizione storica
o linguistica o culturale relativa al testo vergiliano, o ne
chiariscono linterpretazione.

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GERGICON LIBER PRIMUS

Qud facit laets * segets, * quo sdere trram


vrtere, * Macens, * ulmsqu(e) adingere vtes
cnvenit, * quae cra bom, * qui cltus habndo
st pecor, * apibs * quant(a) xperintia prcis,
hnc caner(e) ncipim. * Vos, * clarssima mndi 5
lmina, * lbentm * cael quae dcitis nnum;
Lber et lma Cers, * vestr si mnere tllus
Chonim pingu * glandm mutvit arsta,
pculaqu(e) nvents * Achela mscuit vis;
t vos, * grestm * praesntia nmina, * Funi 10
frte siml * Faunque pedm * Dryadsque pullae:
mnera vstra can. * Tuqu(e) , * cui prma fremntem
fdit equm magn * tells percssa tridnti,
Nptun(e); * t cultr * nemorm, * cui pnguia Cae
tr centm nive * tondnt dumta juvnci; 15
pse nems linquns * patrim * saltsque Lycai,
Pn, * ovim custs, * tua s tibi Manala crae,
dsis, * Tegeae, * favns, * oleaque Minrva
nventrix, * uncque * pur monstrtor artri,
t tener(am) * b radce ferns,* Silvne, * cuprssum; 20
dque deaqu(e) omns, * studim quibus rva turi,
quque novs alits * non llo smine frges
quque sats largm * cael demttitis mbrem;

LIBRO PRIMO DELLE GEORGICHE

O Mecenate, che cosa renda fausto il raccolto, sotto quale stella convenga arare
la terra e congiungere le viti agli olmi (= metonimia: ai pali di legno dolmo; si
usava lolmo, perch fornisce per natura rami lunghi, diritti e resistenti); come
debbano essere curati i buoi, quale sia la diligenza per il gregge, quanta la perizia
per le api frugali, io qui comincer a decantare. Voi, fulgidissimi occhi del
mondo (= Sole e Luna), che regolate lanno; o Bacco e Cerere vitale, se per
vostro dono la terra sostitu alla ghianda caonia la pingue spiga, e nelle coppe di
Acheloo (= fiume greco in Acarnania, di fronte ad Itaca; qui per metonimia:
coppe di acqua potabile) mescol il succo estratto dalluva (= i Romani non
bevevano mai vino puro); e voi Fauni, divinit benigne dei contadini: mettetevi
insieme a danzare, Fauni e fanciulle Driadi: io canto dei vostri regali. E tu, o
Nettuno, per cui la terra battuta dal grande tridente produsse primamente il
fremente cavallo; e tu, abitante dei boschi (= Aristeo), i cui trecento giovenchi
bianchi rosicchiano i cespugli di Cea (= Kea, isola delle Cicladi); e tu stesso, Pan
tego, patrono delle greggi, che lasci il patrio bosco e i burroni lici (= del monte
Lico), se hai cura del tuo Mnalo, sii benvolente; e tu, Minerva inventrice
dellulivo; e tu, giovanissimo inventore del ricurvo aratro (= Trittlemo, re di
Eleusi); e tu, o Silvano, portatore del tenero cipresso sradicato;
Virgilio, 6
Georgiche, libro primo

tqu(e) ade, * quem mx * quae snt habitra derum


cncili(a) ncertm (e)st, * urbsn(e) invsere, * Casar, 25
trrarmque vels * cur(am), * t te mxumus rbis
uctorm frugm * tempstatmque potntem
ccipit * cingns * matrna tmpora mrto,
n deus mmens * venis maris * c tua nutae
nmina sla colnt, * tibi srviat ltima Thle 30
tque sib generm * Teths emat mnibus ndis,
nne novm tards * sids te mnsibus ddas,
qu locus rigonn * intr * Chelsque sequntis
pnditur * pse tib * jam brcchia cntrahit rdens
Scrpius * t cael * just plus prte relnquit , 35
qudquid ers * (nam t * nec sprant Trtara rgem,
nc tibi rgnand * venit tam dra cupdo,
qumvis lysis * mirtur Gracia cmpos
nc repetta sequ * curt Prosrpina mtrem),
d facilm curs(um) * tqu(e) audcibus dnue coptis, 40
gnarsque via * mecm misertus agrstis
ngreder(e) * t vots * jam nnc adsusce vocri.

e voi tutti, di e dee cui spetta proteggere i campi, che senza alcun se me
date vita alle nuove biade e che dal cielo mandate pioggia in abbondanza
sui seminati; e tu anzitutto, o Cesare (= Ottaviano Augusto), per cui sul
momento incerto entro quale concilio divino avrai posto: vuoi che ti
piaccia visitare (= da dio novello ) le citt e proteggere le terre, sicch la
maggior parte del mondo ti accetti come fattore delle messi e fautore
delle (buone) stagioni, cingendoti le tempia con il mirto materno (= il
mirto era sacro a Venere, dea della bellezza; qui si suggerisce che la
madre di Ottaviano sia stata bellissima ); vuoi che tu venga come dio
dellimmenso mare, sicch ti onorino i naviganti come loro unico nume e
ti si asservi lestrema Tule (= ignota isola o zona del circolo polare
artico, probabilmente da identificarsi con lIslanda o con lo Spitsberg ),
e Teti con tutte le onde ti accolga come genero; vuoi che tu ti aggiunga
come nuova costellazione ai mesi lunghi (= quelli estivi), laddove si apre
uno spazio tra Ergone (= Vergine: met agosto-met settembre ) e Chela
segue nte (= Scorpione: met ottobre -met novembre ) lardente
Scorpione gi contrae volontariamente le branche e ti lascia pi giusta
parte di cielo : cosunque tu divenga (ovviamente il Tartaro non ti
desidera come re; e neppure a te venga il funesto desiderio di tal reame,
sebbene in Grecia si ammirino i Campi Elisi e sebbene Proserpina
reiteratamente chiamata non si degni di seguire la madre), concedimi un
facile corso di navigazione, sii propizio allaudace impresa e, pietoso
verso i contadini ignari della via da seguire, procedi con me ed avvzzati
gi fin da ora ad essere invocato con preghiere.

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Virgilio, 7
Georgiche, libro primo

Vre nov, * gelids * cans cum mntibus mor


lquitur * t Zephyr * putrs se glaba reslvit,
dpress(o) ncipit * jam tm mihi turus artro 45
ngemer(e) * t sulc(o) ttrits * splendscere vmer.
lla segs demm * vots respndet avri
gricola, * bis qua solm, * bis frgora snsit:
llius mmensa * ruprunt hrrea msses.
t prius gnotm * ferr quam scndimus aquor, 50
vntos * t varim * cael praedscere mrem
cra sit * c patris * cultsqu(e) habitsque locrum,
t quid quaque fert * regi(o) * t quid quaque recset.
Hc segets, * illc * venint felcius vae,
rbore fets * alib(i) * tqu(e) inissa virscunt 55
grmina. * Nnne vids, * croces ut Tmlus odres,
ndia mttit ebr, * molls sua tra Sabai,
t Chalybs nud * ferrm * virsaque Pntus
cstore(a), * liadm * palms Epros equrum?
Cntinu(o) hs legs * aetrnaque fodera crtis 60
mposut natra * locs, * quo tmpore prmum
Ducalin vacum * lapids jactvit in rbem,
nd(e) homins nat, * durm genus. * rg(o) age, * trrae
pngue solm prims * extmpl(o) a mnsibus nni
frtes nvertnt * taur, * glaebsque jacntes 65
plverulnta coqut * matris slibus astas.

Al principio della primavera, quando lumore gelido si scioglie su per i monti


bianchi e la zolla fradicia si frantuma allo zefiro, gi allora cominci il toro a
gemere sullaratro affondato e il vomere a rilucere per lo strofinio nel solco. Alle
preghiere del contadino bramoso risponde soltanto quel campo che ha percepito
due volte il sole (= in aprile e in luglio) e due volte il freddo (= in settembre e in
dicembre): le sue messi abbondantissime fanno straripare i granai.
Ma prima che fendiamo con il ferro un campo sconosciuto, curiamoci di imparare
(a conoscere) i vnti e il comportamento volubile del cielo, la coltivazione
tradizionale, la natura dei luoghi e quel che ciascuna regione produce oppure
ricusa di produrre.
Qui crescono meglio le biade, col i vitigni, altrove rigogliano i prodotti arborei e,
quasi da s, le graminacee. Non vedi infatti come il (monte) Tmolo produce
lodore del croco (= il croco odoroso), lIndia lavorio, i molli Sabi il peculiare
incenso, i Clibi nudi (= di vegetazione) il ferro, il Ponto lodoroso castreo, e
lEpiro le palme vinte dalle cavalle eladi (= ai giochi olimpici dellElide)? La
natura impose subito queste leggi e questi patti eterni a certi luoghi, nel tempo in
cui Deucalione primamente gett nel mondo ancor vuoto le pietre onde sono nati
gli uomini, dura progenie. Dunque si agisca a tempo opportuno: i forti tori
rivoltino fin dai primi mesi dellanno la pingue superficie, e lestate polverosa
cuocia con raggi solari infocati le zolle giacenti.

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Virgilio, 8
Georgiche, libro primo

t si nn fuert * tells fecnda, * sub psum


rcturm * tenu * sat ert suspndere slco:
llic, * fficint * laets ne frgibus hrbae,
hc, * steril(em) xigus * ne dserat mor harnam. 70
lterns idm * tonss cessre novles,
t segnm patire * sit durscere cmpum;
ut ibi flva sers * mutto sdere frra,
nde pris laetm * siliqu quassnte legmen
ut tenus fets * vicia * tristsque lupni 75
sstulers * fragils calams * silvmque sonntem;
rit enm lin * campm seges, * rit avnae,
runt Lthae * perfsa papvera smno.
Sd tamen lterns * facils labor, * rida tntum
n saturre fim * pingu * pudet sola * nve 80
ffets * ciner(em) mmundm * jactre per gros.
Sc quoque mtats * requiscunt ftibus rva,
nc null(a) ntere (e)st * inartae grtia trrae.
Sap(e) etim sterils * incndere prfuit gros
tque levm stipulm * crepitntibus rere flmmis: 85
sv(e) ind(e) ccults * virs * et pbula trrae
pnguia cncipint; * siv(e) llis mne per gnem
xcoquitr viti(um) * tqu(e) exsdat intilis mor;
su plurs * calor lle vis * et caca relxat
spramnta, * novs * venit qua scus in hrbas; 90

E se la terra non sar feconda, baster sollevarla con un lieve solco (=


dellaratro) proprio sotto Arturo (= stella mattutina della costellazione di Boote,
nel cielo del Nord) : l, affinch le erbacce non danneggino le messi fiorenti;
qua, affinch il poco umore non abbandoni la sterile sabbia.
Alternamente (= ad anni alterni) si cessi pure di lavorare i maggesi mietuti, e il
campo esausto si indurisca riposando; oppure, al cambio della stagione, si semini
il farro biondo laddove si gi raccolto il rigoglioso legume dal baccello
scoppiettante, o gli esili frutti della veccia, e lamaro lupino coi fragili steli e i
cimoli sonanti. Infatti la pianta del lino dissecca il campo, lo dissecca la pianta
dellavena, lo disseccano i papaveri impregnati di sonno leto (= in quanto hanno
un succo leggermente drogante). Ma le colture alternate facilitano il lavoro, e
non ci si vergogni di arricchire con grasso letame il suolo sterile, n di gettare
cenere sporca sopra i campi esauriti. Anche in tal modo riposano i campi,
mutando i prodotti, e nel mentre non mancano i doni della terra non arata. Spesso
giova pure dar fuoco ai campi infruttuosi, e bruciare con fiamme scoppiettanti le
esili stoppie: sia perch da ci le terre traggono forze occulte e concimazione
nutriente; sia perch col fuoco si distrugge in loro ogni difetto e se ne fa
fuoruscire lumidit eccessiva; sia perch quel calore lascia indietro (= sulla
superficie) molte venature e fessure invisibili, attraverso le quali lumore vitale
(= lacqua) pu giungere fino alle erbe pi giovani (= con radici meno profonde);

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Virgilio, 9
Georgiche, libro primo

su durt magis * t * vens adstrngit hintis,


n tenus pluvia * rapidve potntia slis
crior * ut Borea * penetrbile frgus adrat.
Mlt(um) ade, * rastrs * glaebs qui frngit inrtes
vminesque traht * crats, * juvat rva, * nequ(e) llum 95
flva Cers alt * neququam spctat Olmpo;
t qui, * prsciss * quae sscitat aquore trga,
rrsus in bliqum * vers perrmpit artro
xerctque frequns * tellr(em) atqu(e) mperat rvis.
mida slstiti(a) * tqu(e) hiems orte sernas, 100
gricol(ae): * hbern * laetssima plvere frra,
latus agr; * null * tantm se Msia cltu
ictat * et psa sus * mirntur Grgara msses.
Qud dicm, * jact * qui smine * cmminus rva
nsequitr * cumulsque rut * male pnguis harnae, 105
dinde sats * fluvi(um) nduct * rivsque sequntis,
t, c(um) exstus agr * morintibus astuat hrbis,
cce suprcili * clivsi trmitis ndam
licit? * lla cadns * raucm per lvia mrmur
sxa cit, * scatebrsqu(e) * arntia tmperat rva. 110
Qud qui, * n gravids * procmbat clmus arstis,
lxurim segetm * tener depscit in hrba,
cm primm sulcs * aequnt sata, * quque paldis
cllect(um) morm * bibul dedcit harna?

sia perch si induriscono maggiormente (= le terre ) e si restringono le fessure


troppo aperte, di modo che non le consumi la pioggia leggera, o la forza pi
intensa del sole scottante, o il penetrante freddo boreale.
Molto aiuta i campi specialmente chi rompe coi rastrelli le zolle inutili e trascina
erpici di vimini: non senza uno scopo lo osserva la bionda Cerere dallalto
Olimpo; ed ancora (aiuta i campi) chi con laratro obliquamente rompe di nuovo
le porche formate arando per lungo, e rimuove frequentemente la terra, ed vero
signore del campo (= costringe il campo a fare le sue voglie).
Pregate per estati umide ed inverni asciutti, o contadini: linverno polveroso
porta campi allietati da rigogliosissime biade. Solo perci si vanta la Misia,
nonostante la scarsa coltivazione, e lo stesso Grgaro si meraviglia delle sue
messi. Che dire di chi, avendo gettato le sementi, si prende cura assidua dei
campi e dirompe i mucchi di terra improduttiva, quindi conduce ai seminati
lacqua corrente in rigagnoli che lo seguono (= vanno dovegli desidera), ed
ecco, quando il terreno riarso sta bruciando assieme con le erbe morenti, egli fa
sgorgare lacqua dal margine di un sentiero in declivio? Scorrendo gi, quella
produce un mormorio gorgogliante tra i sassi levigati, e penetrando disseta i
campi in arsura.
Che dire di chi, non volendo che lo stelo soccomba sotto le spighe ricolme,
sfoltisce le messi troppo lussureggianti quando sono ancora in erba (= lo
sfoltimento tempestivo fa s che gli steli rimasti crescano pi robusti), allorch
uguagliano in altezza i solchi (= spuntano al di sopra dei solchi)?

2003 Cono A. Mangieri


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Georgiche, libro primo

Prasert(im) ncerts * si mnsibus * mnis abndans 115


xit * et bduct * lat tenet mnia lmo,
nde cava tepid * sudnt umre lacnae.
Nc tamen, * hac cum snt * hominmque bomque labres
vrsand terr(am) * xpert, * nihil mprobus nser
Strmoniaque grus * et amris ntiba fbris 120
fficint * aut mbra noct. * Pater pse colndi
hut facil(em) sse vim * volut, * primsque per rtem
mvit agrs, * curs * acuns mortlia crda,
nc torpre grav * passs sua rgna vetrno.
nte Jovm null * subigbant rva colni; 125
n signre quid(em) * ut partri lmite cmpum
fs erat: * n medim * quaerbant, * psaque tllus
mnia lberis * null * poscnte ferbat.
lle malm virs * serpntibus ddidit tris
pradarque lups * jusst * pontmque movri, 130
mllaque dcusst * folis, * ignmque remvit
t passm rivs * currntia vna reprssit,
t varis uss * meditnd(o) extnderet rtes
pulat(im) * t sulcs * frumnti quareret hrbam,
t silics vens * abstrs(um) excderet gnem. 135

E che dire di chi asporta con sabbia assorbente lacqua rimasta indietro nei tratti
pantanosi, specie se durante i mesi instabili un fiume in piena esce dai margini e
col fango trascinato copre tutta una vasta zona, dove le pozzanghere esalano
tiepido vapor acqueo?
E sebbene le fatiche di uomini e buoi abbiano rimediato a queste cose rivoltando
la terra, tuttavia loca ingorda, o le gru strimnie (= del fiume Strmone, in
Macedonia) e la cicoria dalle fibre amarognole, causano non poco danno, ed
nociva lombra. Lo stesso Padre (= Giove) volle che larte della coltivazione non
fosse facile, e primamente smosse la terra con questarte, sensibilizzando i cuori
mortali a tali cure (= rendendo i mortali esperti in tal arte), n permise che i suoi
sudditi divenissero pigri nellozio.
Prima di Giove (= nellEt di Saturno o dellOro ) nessun colono lavorava i
campi, n gli era permesso delimitare un campo o suddividerlo: raccoglievano
collettivamente e la terra stessa liberamente produceva tutto senza richiesta di
nessuno. Egli (= Giove) immise il veleno mortale nei foschi serpenti, e comand
che i lupi predassero, e che il mare fosse in agitazione, e che il miele cadesse
dalle foglie, e nascose il fuoco, e fece s che il vino non scorresse qua e l a
rivoli: (tutto ci) affinch luso della riflessione (umana) desse gradatamente vita
alle varie arti, e facesse cercare tra i solchi lerba del grano, e facesse scoprire
nelle vene della selce la fiamma nascosta.

2003 Cono A. Mangieri


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Virgilio, 11
Georgiche, libro primo

Tnc alns primm * fluvi sensre cavtas;


nvita tm stells * numers et nomina fecit
Pliads, * Hyads, * clarmque Lyconis rcton;
tm laques * captre fers * et fllere vsco
nvent(um) t magns * canibs circmdare sltus; 140
tqu(e) alis latm * fund jam vrberat mnem
lta petns, * pelagqu(e) * alis trahit mida lna;
tm ferr rigor * tqu(e) argtae lmina srrae
nm prim cunes * scindbant fssile lgnum ;
tm varia * venr(e) arts. Labor mnia vcit 145
mprobus * t durs * urgns in rbus egstas.
Prma Cers ferr * mortlis vrtere trram
nstitut, * cum jm * glands atqu(e) rbuta scrae
dficernt silv(ae) * t victm Dodna negret.
Mx et frments * labor dditus, * t mala clmos 150
sset rbig * segnsqu(e) horrret in rvis
crduus: * nterent * segets, * subit spera slva
lppaequ tribolqu(e), * intrque nitntia clta
nfelx loli(um ) * t sterils dominntur avnae.
Qud nis(i) et dsidus * herb(am) nsectbere rstris, 155
t sonit * terrbis avs, * et rris opci
flce prems umbrm * votsque vocveris mbrem,
hu magn(um) lteris * frustr spectbis acrvum
cncussque fam(em) * n silvs * solbere qurcu.

Allora i fiumi sentirono per la prima volta gli ontani cavi (= metonimia: le
imbarcazioni costruite con legno di ontano); allora il nocchiere numer e nomin
le stelle: le Pleiadi, le Iadi e la chiara (figlia di) Licane, Arcton (= Orsa); allora
si scopr come catturare coi lacci la selvaggina, e come adescare col vischio, e
come circondare coi cani le grandi boscaglie e uno gi scandaglia col giacchio
il largo fiume, cercando il fondale, e un altro trae dal mare le umide reti ;
allora (si scoprirono) la durezza del ferro e la lama dellacuta sega infatti i
primitivi spaccavano coi cunei il legno da fendere ; allora subentrarono i vari
mestieri. Tutto vince il lavoro assiduo, e la necessit sprona nei momenti
difficili.
Cerere per prima insegn ai mortali come rivoltare la terra col vomere, allorch
gi mancavano le ghiande e gli albatrelli della selva sacra e Dodna negava il
cibo. In seguito si aggiunse anche la fatica per il frumento, quando la ruggine
maligna corrose gli steli e nei campi si lev lo sterile cardo spinoso: le messi si
estinguono, subentra una selva pungente con triboli e con lappole, e dentro le
colture (troppo) lussureggianti dominano il misero loglio e le sterili avene.
Giacch se tu non perseguiti le erbacce con lassiduo sarchiello, e non spaventi
gli uccelli col rumore, e non diradi lombra per lagro (troppo) scuro, e non
invochi la pioggia con preghiere, ahim! invano guarderai la grande bica altrui, e
dovrai estinguere la fame bacchiando le querce dentro le selve.

2003 Cono A. Mangieri


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Virgilio, 12
Georgiche, libro primo

Dcend(um) t quae snt * durs agrstibus rma, 160


qus sine nc poture * ser * nec srgere msses:
vmis et nflex * primm * grave rbur artri,
trdaqu(e) Elusina * matrs * volvntia plustra,
trbulaqu * traheaqu(e) * et inquo pndere rstri;
vrgea pratere * Cele * vilsque supllex, 165
rbutea crats * et mstica vnnus Icchi;
mnia qua mult(o) nte * memr provsa repnes,
s te dgna mant * divni glria rris.
Cntinu(o) n silvs * magn vi flxa domtur
n bur(im) * t curv * form(am) ccipit lmus artri. 170
Hic a strpe peds * tem protntus in cto,
bn(ae) aurs, * duplic(i) * ptantr dentlia drso.
Caditur t tili(a) nte * jug levis * ltaque fgus
stvae, * qua currs * a trgo trqueat mos,
t suspnsa focs * explrat rbora fmus. 175
Pssum mlta tib * veterm praecpta referre,
n refugs * tenusque pigt * cognscere cras.
rea cm prims * ingnt(i) aequnda cylndro
t vertnda man(u) * t cret solidnda tenci,
n subent herba * neu plvere vcta fatscat, 180

Va pure detto quali siano per i rudi contadini gli strumenti, senza i quali le messi
non possono n seminarsi n crescere: per primo il vomere, e il grave legno
dellaratro ricurvo, e i carri lentamente mobili della madre eleusina (= di
Demter o Cerere), e i trini, e le tregge, e gli erpici di peso esorbitante; inoltre
lumile suppellettile viminea di Chleo (= Chleo, lumile re di Eleusi che ospit
lincognita Demeter-Cerere in cerca della figlia Proserpina), gli erpici di
albatrello (= di poco peso) e il mistico vaglio di Iacco (= Dioniso o Bacco,
divinit della Triade Eleusina-Cerealia); tutto ci ricorderai di procurarti assai
per tempo, se ti aspetti una ricompensa
degna della divina campagna. Nelle selve, in breve tempo si piega e doma a
gran forza lolmo, per farne una bure che riceve la forma dellaratro ricurvo. Al
principio di questo (aratro) si adattano il timone lungo otto piedi (= circa 250
cm.), i due orecchi (= versoi), i dentali a doppio schienale. Si tagli con anticipo
anche un leggero tiglio per il giogo, e per la stiva (si tagli) un alto faggio, il
quale da dietro diriga le basse ruote: e il fumo faccia capire la qualit del legno
sospeso sul fuoco.
Potrei riferirti molti precetti degli Antichi, se non ti rifiuti e non ti annoia
conoscere simili quisquiglie.
Come prima cosa, si deve egalizzare con un ingente cilindro laia, rivoltandola a
mano e rendendola solida con creta tenace, affinch non ne spuntino fuori le
erbacce e non si spacchi vinta dal secco,

2003 Cono A. Mangieri


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Virgilio, 13
Georgiche, libro primo

tm vari(ae) nludnt * pests: * saep(e) xigus mus


sb terrs * posutque doms * atqu(e) hrrea fcit,
ut oculs capt * fodre cublia tlpae,
nventsque cavs * buf(o) * t quae plrima trrae
mnstra fernt, * popultqu(e) * ingntem frris acrvum 185
crculi(o) * tqu(e) inop * metuns formca senctae.
Cntempltor itm, * cum s nux plrima slvis
nduet n flor(em) * t rams curvbit olntes.
S supernt fets, * paritr frumnta sequntur,
mgnaque cm magn * venit tritra calre; 190
t si lxuri * folir(um) * exberat mbra,
nquiqum pingus * pale teret rea clmos.
Smina vd(i) equidm * mults medicre serntes
t nitr prius * t nigr * perfndere amrca,
grndior t fets * siliqus fallcibus sset 195
t, * quamvs ign(i) * xigu, * properta madrent.
Vdi lcta di(u) * t mult spectta labre
dgenerre tamn, * ni vs humna quotnnis
mxima quaque man * legert. Sic mnia ftis
n pejs ruer(e) * c retr sublpsa refrri, 200
nn alitr quam * qu(i) dvers * vix flmine lmbum
rmigis subigt, * si brcchia frte remsit,
tqu(e) illm praecps * pron rapit lveus mni.

n la rallegrino varie pestilenze: come il minuscolo topo, che situa sottoterra


labitazione e vi costruisce granai, o le talpe prive di occhi, che vi scavano covili.
E si trovano nelle cavit il rospo e i molti mostriciattoli che la terra produce:
come il gorgoglione e la formica timorosa della vecchiaia indigente, i quali
predano un gran cumulo di frumento. Osserva pure quando i noci si vestono di
fiori numerosi e curvano i rami odorosi. Se la fioritura eccelle, parimenti faranno
le messi, e col gran caldo verr una ricca battitura; se invece sovrabbonda il
rigoglio ombroso del fogliame, vanamente si batteranno sullaia gli steli ricchi di
paglia (= ma non di grano).
Ho visto sul serio molti medicare i semi, in tempo di semina, mischiandoli prima
col salnitro e con la morchia nera, affinch negli ingannevoli baccelli i chicchi
diventassero pi grossi e cuocessero anche pi in fretta, su poco fuoco. Pur
vagliati e osservati lungamente con molta cura, nondimeno ho visto che
degenerano, se annualmente lumano vigore non sceglie a mano quelli maggiori.
In tal modo (= solo medicando i semi) cade tutto fatalmente in peggio e, cadendo,
viene retrocesso; non diversamente da chi sospinge stentatamente coi remi una
barchetta contro corrente: se casualmente fa riposare le braccia, lalveo lo rapisce
precipitosamente con la corrente contraria.

2003 Cono A. Mangieri


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Virgilio, 14
Georgiche, libro primo

Pratere tam snt * Arctri sdera nbis


Hadormque dis * servnd(i) * et lcidus nguis, 205
qum quibus n patrim * ventsa per aquora vctis
Pntus * et strifer * faucs temptntur Abdi.
Lbra di somnque * pars ubi fcerit hras
t medim * luc(i) tqu(e) umbrs * jam dvidit rbem,
xercte, * vir, * taurs, * serit(e) hrdea cmpis 210
sque sub xtremm * brum(ae) ntractbilis mbrem;
nc non t lin * seget(em) * t Cerele papver
tmpus hum teger(e) * t jamdd(um) incmber(e) artris,
dm sicc tellre * lict, * dum nbila pndent.
Vre fabs sati; * tum t quoque, * mdica, * ptres 215
ccipint sulc(i) * t mili venit nnua cra,
cndidus urats * apert cum crnibus nnum
Turus * et dvers * cedns Canis ccidit stro.
t si trtice(am) * n messm * robstaque frra
xercbis humm, * solsqu(e) instbis arstis, 220
nte tib(i) oa * Atlntides bscondntur
Gnsiaqu(e) rdents * decdat stlla Cornae,
dbita qum sulcs * commttas smina * qumque
nvita propers * ann spem crdere trrae.
Mlt(i) ant(e) ccasm * Maia coepre; * sed llos 225
xspectta segs * vans elsit arstis.

Inoltre bisogna che teniamo docchio la costellazione di Arturo, i giorni dei


Capretti ed il lucido Serpente, cos come fanno coloro che tornano in patria per
mari tempestosi, avendo sfidato il Ponto e lo stretto di Abido ricco di ostriche. O
uomini, quando la Bilancia egalizza le ore del giorno e del sonno, e divide gi il
mondo nel mezzo fra luce ed ombra, date lavoro ai torelli (= buoi), seminate il
frumento nei campi fino alle estreme piogge dellintrattabile inverno (=
dellinverno non lavorativo); nondimeno pure tempo di interrare il seme del
lino e del papavero cerealio (= rosolaccio), di curvarsi prontamente sullaratro
fin quando il suolo asciutto lo permette e le nubi restano sospese. A primavera
c la semina delle fave: allora i morbidi solchi accolgono anche te, o erba
medica; e quando il candido Toro con le corna dorate apre lanno, e il Cane si
ritira dinanzi alla costellazione successiva, comincia la cura annuale del miglio.
Per se coltivi la terra per la messe granifera e per il farro duro, e ti interessi
soltanto delle erbe aristose, fa che ti siano nascoste le atlantidi Ee (= non siano
pi visibili le Pleiadi mattutine) e sia tramontata Cnossia, costellazione
dellardente Corona, prima di commettere ai solchi i debiti semi e di affidare a
terreno indisposto la speranza dellannata.
Molti cominciano prima del tramonto di Maia: ma lattesa messe li delude con
spighe vuote.

2003 Cono A. Mangieri


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Virgilio, 15
Georgiche, libro primo

S ver * vicimque sers * vilmque phaslum,


nc Pelsiaca * cur(am) spernbere lntis,
hut obscra cadns * mittt tibi sgna Botes:
ncip(e) * et d medis * semnt(em) extnde prunas. 230
dcirc certs * dimnsum prtibus rbem
pr duodna regt * mund sol ureus stra.
Qunque tennt caelm * zona; * quar(um) na corsco
smper sle rubns * et trrida smper ab gni;
qum circ(um) xtrema * dextr laevque trahntur 235
carulea, * glaci concrt(ae) * atqu(e) mbribus tris;
hs intr * medimque * dua mortlibus agris
mnere cncessa * div(um), * t via scta per mbas,
bliqus qua s * signrum vrteret rdo.
Mndus, * ut d Scythim * Riphaasqu(e) rduus rces 240
cnsurgt, * premitr * Libya devxus in ustros.
Hc vertx nobs * sempr sublmis; * at llum
sb pedibs * Styx tra vidt * Mansque profndi.
Mxumus hc * flex sinus(o) * elbitur nguis
crcum prque dus * in mrem flminis rctos, 245
rctos cean * metuntis aquore tngi.
llic, * t perhibnt, * aut ntempsta silt nox
smper * et btent * densntur ncte tenbrae;

Se invece seminerai la veccia e lumile fagiolo, e non disprezzerai la coltivazione


della lenticchia di Pelusio (= citt sul delta del Nilo, nota per tale coltura), il
tramontante Boote non ti mander segni infausti: comincia la semina e prolungala
fino a met stagione invernale.
Proprio per questo, laureo sole governa luniverso dimensionato in determinate
zone e per dodici costellazioni celesti (= i segni dello Zodiaco ). Cinque zone
occupano il cielo, una delle quali sempre rosseggiante per il sole corrusco e
sempre torrida per il suo fuoco: intorno ad essa, allestremit di destra e di
sinistra, si estendono zone cerulee, costituite di ghiaccio e di pioggia tenebrosa;
fra queste e quella centrale, due zone (sono) concesse ai miseri mortali per dono
divino, e fra entrambe si staglia una via (= Via Lattea) per la quale si rigira
obliquamente lordine delle costellazioni. Cos come il cielo si alza eccelso sopra
la Scizia e le sommit di Rifeo (= settentrione), similmente esso preme
declinando sullaustro della Libia (= meridione). Questo vertice (settentrionale)
sempre immanente su di noi, ma quello antipode (= australe) visibile (soltanto)
al tetro Stige ed ai profondi Mani (= al Regno dei Morti). Qui (= nellemisfero
boreale) il Serpente striscia con un immenso giro, sinuoso a mo di fiume,
intorno ed attraverso le due Orse: quelle Orse timorose di tuffarsi nelle acque di
Oceano (= intramontabili); col (= nellemisfero australe), come viene
tramandato, o vi tace in continuazione la notte e vi si addensano le estese tenebre
notturne,

2003 Cono A. Mangieri


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Virgilio, 16
Georgiche, libro primo

ut redit nobs * Aurra * dimque redcit,


nsqu(e) ubi prmus equs * Orins adflvit anhlis, 250
llic sra rubns * accndit lmina Vsper.
Hnc tempstats * dubi praedscere calo
pssumus, * hnc * messsque dim * tempsque serndi,
t quand(o) nfidm * rems impllere mrmor
cnvenit, * quand(o) rmats * dedcere clssis, 255
ut tempstivm * silvs evrtere pnum;
nc frustr * signr(um) obits * speculmur * et rtus
tmporibsque parm * divrsis quttuor nnum.
Frgidus gricolm * si qundo cntinet mber,
mlta, * fornt quae mx * cael propernda serno, 260
mturare datr: * durm procdit artor
vmeris btuns * dentm, * cavat rbore lntres,
ut pecor sign(um) * ut numers imprssit acrvis.
xacunt ali * valls furcsque bicrnis
tqu(e) Amerna parnt * lenta retincula vti. 265
Nnc facils rube * textur fscina vrga,
nnc torrt(e) ign * frugs, * nunc frngite sxo.
Qupp(e) etim fests * quaed(am) xercre dibus
fs et ira sinnt: * rivs dedcere nlla
rligi vetut, * seget praetndere sapem, 270
nsidis avibs * molr(i), * incndere vpres
blantmque gregm * fluvi mersre salbri.

oppure vi torna lAurora reduce dalla nostra zona e vi riporta il giorno, sicch
quando il primo sole nascente ci alita addosso coi cavalli anelanti, col il Vespro
rosseggiante accende le stelle serali. Da questi eventi possiamo prestabilire le
stagioni a tempo instabile; da ci anche il tempo della semina e il giorno della
mietitura, quando convenga battere coi remi il mare infido, quando varare le navi
appena armate o abbattere con tempestivit il pino nelle selve; n senza ragione
osserviamo il tramontare e il sorgere dei segni zodiacali, e la suddivisione
eguagliata dellanno in quattro diversi tempi.
Se a volte la fredda pioggia trattiene lagricoltore, gli concesso di fare
lentamente molte cose che poi, a ciel sereno, dovrebbero farsi alla svelta:
laratore affila il duro dente del vomere ottuso, scava recipienti nel legno
dalbero, oppure appone il marchio al bestiame o il numero ai cumuli di grano.
Altri aguzzano i paletti e le forche bidenti, e preparano i legacci amerini (=
specie di salice) per la tenace vite. Ora si intrecci la comoda fiscella con verghe
di rovo, ora tostate al fuoco lorzo e pestatelo con la macina.
Giacch finanche nei giorni festivi le leggi divine e (quelle) umane consentono di
fare qualcosa: nessuna religione proibisce di ripulire i canali irrigatori, di
preporre una siepe al seminato, di preparare insidie per gli uccelli (nocivi), di
bruciare gli sterpi e di immergere il gregge belante nel fiume salubre.

2003 Cono A. Mangieri


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Virgilio, 17
Georgiche, libro primo

Sap(e) ole tard * costs agittor aslli


vlibus ut onert * poms, * lapidmque revrtens
ncus(um) * ut atra * massm picis rbe reprtat. 275
psa dis alis * ali dedit rdine lna
flics operm. * Quintm fuge: * pllidus rcus
umenidsque sata; * tum prtu Trra nefndo
Coumqu(e) apetmque * cret * saevmque Typhea
t conirats * caelm rescndere frtres. 280
Tr sunt cnat * impnere Plio Ossm
sclicet, * tqu(e) Ossa * fronds(um) invluer(e) Olmpum;
tr Pater xstructs * disicit flmine mntis.
Sptuma pst decumm * felx et pnere vtem
t prenss * domitre bovs * et lcia tlae 285
ddere; * nna fuga * melir, * contrria frtis.
Mlt(a) ade gelid * melis se ncte dedre
ut cum sle nov * terrs inrrat Eus.
Ncte levs melis * stipula, * noct(e) rida prta
tndentr: * nocts * lents non dficit mor. 290
t quidm sers * hibrn(i) ad lminis gnes
prvigilt * ferrque * facs inspcat acto;
ntere longm * cant solta labrem
rgut coninx * percrrit pctine tlas,
ut dulcs must * Volcno dcoquit mor(em) 295

Spesso un guidatore carica i fianchi del lento asinello con olio o con frutta di
poco valore e, tornando dalla citt, porta una macina scalpellata o una massa di
pece nera.
La Luna stessa ha segnato in ordine diverso i giorni propizi al lavoro. Rifuggi il
quinto (= dopo luna nuova), in cui sono nati il pallido Orco e le Furie: allora la
Terra cre con terribile parto Ceo e Giapeto e il crudele Tifeo con i fratelli (=
Efialte ed Oto) congiurati a distruggere il cielo. Tre volte tentarono veramente di
sovrapporre lOssa al Pelio (= monti della Grecia ) e di far rotolare su per lOssa
il frondoso Olimpo: tre volte Giove disfece col fulmine i monti sovrapposti (=
cfr. Eneide VI 580-4). Dopo il decimo giorno (= a partire dalla luna nuova), il
settimo (= ossia il diciassettesimo ) propizio sia per piantare la vite, sia per
domare i buoi catturati, sia per aggiungere i licci alla trama; il nono (= il
diciannovesimo) favorevole alla fuga e contrario ai furti.
Molte cose meglio fare nella frescura notturna o non appena che Eos (=
Aurora) irrora col nuovo sole le terre. Di notte si falciano meglio le stoppie
leggere e i prati disseccati: le notti non mancano di umidit emolliente.
Qualcuno veglia (= per lavorare) finanche alla fioca fiamma della illuminazione
invernale e appuntisce le fiaccole con un ferro tagliente (= i contadini usavano
pali appuntiti, che venivano avvolti in stoffe oleose, ficcati verticalmente nel
suolo ed accesi a mo di lucignolo ). Intanto la coniuge, consolandosi col canto
nel lungo lavoro, attraversa con lacuta spola la trama (= tesse la tela), oppure
cuoce con Vulcano (= col fuoco) il dolce succo del mosto (= prepara il vino
brul)

2003 Cono A. Mangieri


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Virgilio, 18
Georgiche, libro primo

t folis undm * trepid despmat ni.


t rubicnda Cers * medi succditur astu
t medi * tosts aest * terit rea frges.
Ndus ar, * sere ndus; * himps ignva colno.
Frgoribs part(o) * gricola plermque fruntur 300
mtuaqu(e) nter s * laet convvia crant.
nvitt * genilis himps * curasque reslvit,
cu pressa cum m * portm tetigre carnae
pppibus t laet * naut(ae) mposure cornas.
Sd tamen t querns * glands * tum strngere tmpus 305
t laur bacs * olemque * cruntaque myrta;
tm gruibs pedics * et rtia pnere crvis
uritsque sequ * lepors, * tum fgere dmmas
stppea trquentm * Baleris vrbera fndae,
cm nix lta jact, * glacim quom flmina trdunt. 310
Qud tempstats * autmn(i) * et sdera dcam,
tqu(e), * ubi jm * brevirque dis * et mllior astas,
qua vigilnda virs, * vel cm ruit mbriferm ver,
spcea jm camps * cum mssis inhrruit * t cum
frment(a) n virid * stipul * lactntia trgent? 315
Sap(e) ego, * cm flavs * messr(em) indceret rvis
gricol(a) * t fragil * jam strngeret hrdea clmo,
mnia vntorm * concrrere prolia vdi,

e schiuma con delle foglie la superficie del paiolo bollente.


Per i cereali rosseggianti si mietono in mezzo alla calura estiva, e in mezzo alla
calura estiva si trebbiano sullaia le messi essiccate. Tu ara e semina a torso nudo
(= ossia destate): per il lavoratore dei campi, linverno inoperoso.
Generalmente, nei tempi freddi, gli agricoltori usufruiscono di ci che hanno
raccolto e si scambiano lietamente banchetti tra di loro. Linverno invita alla
piacevolezza e distrae dagli affanni, come quando le stive cariche gi toccano il
porto e i marinai contenti appendono corone alle poppe. Tuttavia, per, allora
anche tempo di raccogliere le ghiande delle querce, le bacche del lauro, le olive e
le bacche sanguigne dei mirtilli; allora ( tempo di) tendere trappole alle gru e
reti ai cervi, di inseguire le orecchiute lepri; allora ( tempo di) trafiggere i daini,
scagliando proiettili di stoppa con la fionda balearica, se la neve giace alta e i
fiumi trasportano ghiaccio.
E che dire delle tempeste e delle costellazioni dautunno, e di ci che va tenuto
docchio dagli uomini quando i giorni gi saccorciano e lestate saddolcisce, o
quando la primavera piovosa trascorre, oppure quando nei campi la messe gi
cresce irta di spighe e il frumento si gonfia latteo sugli steli verdi? Spesso,
quando il contadino cominciava la mietitura nei campi biondeggianti e gi
stringeva il grano dal fragile stelo, ho visto scoppiare una completa battaglia di
vnti,

2003 Cono A. Mangieri


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Virgilio, 19
Georgiche, libro primo

qua gravdam * lat seget(em) * b radcibus mis


sblim(em) xpuls(am) * ruernt; * ita trbine ngro 320
frret himps * culmmque levm * stipulsque volntes.
Sap(e) eti(am) mmensm * cael venit gmen aqurum
t foedm glomernt * tempstat(em) * mbribus tris
cllect(ae) x alt * nubs; * ruit rduus ather
t pluci(a) ngent * sata lata * bomque labres 325
dluit; * mplentr * foss(ae) * t cava flmina crscunt
cm sonit * fervtque * frets spirntibus aquor.
pse Patr medi * nimbr(um) in ncte corsca
flmina mlitr * dextr, * quo mxuma mtu
trra tremt, * fugre fer(ae) * t mortlia crda 330
pr gents humils * stravt pavor; * lle flagrnti
ut Athon * ut Rhodopn * aut lta Cerunia tlo
dicit; * ngeminnt * Austr(i) * t densssimus mber;
nnc nemor(a) ngent * vent, * nunc ltora plngunt.
Hc metuns * cael menss * et sdera srva, 335
frgida Saturn * ses quo stlla recptet;
qus igns cael * Cyllnius rret in rbis.
n prims * venerre des, * atqu(e) nnua mgnae
scra refr Cerer * laets opertus in hrbis
xtrema * sub cs(um) hiems, * jam vre serno. 340
Tm pingus agn * et tm mollssima vna,
tm somn dulcs * densaqu(e) in mntibus mbrae.

i quali in lungo e in largo strappavano alle radici pi profonde la matura messe e


la scagliavano in alto, di modo che il maltempo si portava via in un turbine
nereggiante sia i cimoli alleggeriti sia gli steli volanti.
Pure spesso cala dal cielo un immenso rovescio, e le nubi formatesi in alto mare
si addensano per un forte temporale di pioggia fosca: il cielo si apre dallalto ed
allaga con piogge torrenziali i rigoglianti seminati e il lavoro dei buoi (= gli
arati), i fossati si riempiono, gli alvei dei fiumi ingrossano con fragore e lacqua
freme per gli anfratti tormentati. Lo stesso Padre (= Giove), nella notte causata
dai nembi, scaglia con la destra fulmini accecanti, e limmensa terra trema a
quellatto: le fiere scappano e la paura avvilente si abbatte sui cuori mortali delle
genti. Colui (= Giove) colpisce col dardo fiammeggiante lAthos, o il Rodope, o
gli alti Cerauni (= tutte montagne dellantica Grecia); si raddoppiano i vnti
austri, la pioggia (si fa) densissima e per il forte vento gemono ora i boschi, ora i
litorali. Ci temendo, osserva i mesi del cielo e le costellazioni (= le stelle che in
cielo indicano i mesi): dove rincasi il freddo pianeta di Saturno, in quali orbite
peregrini in cielo il Fuoco Cillenio (= il pianeta di Mercurio, dio greco nato sul
monte Cillene in Arcadia). Prima di tutto devi venerare gli di ripetendo la festa
annuale e sacrificando per la grande Cerere nellerba rigogliante, sul finire
dellultimo freddo invernale, allorch gi primavera serena.

2003 Cono A. Mangieri


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Virgilio, 20
Georgiche, libro primo

Cncta tib Cererm * pubs agrstis adret;


qui tu lcte favs * et mti dlue Bccho,
trque novs circm * felix eat hstia frges, 345
mnis qum chorus * t soci * comitntur ovntes
t Cererm * clamre vocnt * in tcta; * nequ(e) nte
flcem mturs * quisqum suppnat arstis
qum Cerer tort * redimtus tmpora qurcu
dt mots * incmposits * et crmina dcat. 350
tqu(e) haec t certs * possmus dscere sgnis,
astusqu pluvisqu(e) * et agntis frgora vntos,
pse Patr statut * quid mnstrua lna monret,
qu sign * cadernt Austr, * quid sape vidntes
gricola * propis stabuls * armnta tenrent. 355
Cntinu vents * surgntibus * ut freta pnti
ncipint * agitta tumscer(e) * et ridus ltis
mntibus udir * fragor, * ut resonntia lnge
ltora mscer(i) * t nemor(um) ncrebrscere mrmur.
Jm sibi t(um) curvs * male tmperat nda carnis, 360
qum medi celers * revolnt ex aquore mrgi
clmormque fernt * ad ltora, * cmque marnae
n sicc ludnt * fulica, * notsque paldis
dserit * tqu(e) altm * supr volat rdea nbem.

Grassi gli agnelli, allora, prelibatissimi i vini, dolci i sonni e dense le ombre sui
monti. Lintera figliolanza campestre adori accanto a te Cerere: in onore di lei e
del mite Bacco diluisci il miele col latte, e per tre volte vada attorno alle nuove
messi la vittima propiziatoria, seguita da tutto il coro dei compagni esultanti ed
invocanti con clamore Cerere (a protezione) della casa, e nessuno ponga la falce
alle spighe mature, se prima, cinto alle tempie con quercia attorcigliata, non
abbia eseguito danze frenetiche e declamato carmi a Cerere.
Ed affinch potessimo riconoscere da indubbi segni queste cose il caldo, le
piogge e i vnti portatori di freddo , il Padre (=Giove) medesimo stabil ci che
consigliasse la luna mensilmente, sotto quale segno zodiacale fossero calmi gli
Austri, per quale lunga osservazione gli agricoltori tenessero gli armenti in
vicinanza delle stalle.
Al continuo sorgere dei vnti, o cominciano a gonfiarsi le onde agitate del mare e
ad udirsi un secco fragore dagli alti monti, oppure (cominciano) a intorbidire i
litorali risuonando da lontano e ad ingrossarsi il mormorio delle selve. Gi londa
si tiene a mala pena lontana dalle chiglie ricurve, allorquando i celeri smerghi
tornano in volo dallalto mare e portano schiamazzo sui litorali, e le folaghe
marine si divertono allasciutto, e lairone abbandona le note paludi e vola fin
sopra lalto nuvolame.

2003 Cono A. Mangieri


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Virgilio, 21
Georgiche, libro primo

Sap(e) etim stells * vent(o) npendnte vidbis 365


pracipits * cael lab, * noctsque per mbram
flmmarm longs * a trg(o) albscere trctus;
sape levm pale(am) * t fronds volitre cadcas
ut summ nants * in aqu colldere plmas.
t Borea de prte * trucs * cum flminat * t cum 370
uriquee Zephyrque * tont domus, * mnia plnis
rra natnt fosss * atqu(e) mnis nvita pnto
mida vla legt. * Numqu(am) mprudntibus mber
bfuit: * ut illm * surgntem vllibus mis
ria * fugre grus, * aut bcula calum 375
sspicins * patuls * captvit nribus uras,
ut argta lacs * circmvolitvit hirndo
t veter(em) n lim * rana cecinre querllam.
Sapius t tects * penetrlibus * xtulit va
ngustm formca * terns iter, * t bibit ngens 380
rcus, * et past * decdens gmine mgno
crvor(um) ncreput * denss exrcitus lis.
Jm varia * pelag volucrs * et qu(ae) sia crcum
dlcibus n stagns * rimntur prta Castri
crtatm largs * umers infndere rres, 385
nnc caput biectre * frets, * nunc crrer(e) in ndas
t studi(o) ncassm * vides gestre lavndi.

Pure spesso, spirando il vento, vedrai stelle cadere a precipizio dal cielo, e dietro
di esse (vedrai) luccicare lunghi strascichi infuocati nelloscurit della notte;
spesso (vedrai) paglia leggera e fronde caduche volteggiare per aria, o piume
scherzare galleggiando sullacqua. E quando lampeggia dalla parte della truce
Brea (= a settentrione), e quando rintrona la dimora di Euro e di Zefiro (= ad
oriente e ad occidente), tutti i campi coi fossati ripieni si allagano ed ogni
navigatore del mare ammaina le vele bagnate. Giammai la pioggia ha portato
danno agli improvvidi: al suo sopravvenire, o le gru volanti fuggono gi nelle
vallate, o la vaccherella aspira laria con le narici spalancate, guardando al cielo,
o la furba rondinella circola intorno al lago e le raganelle nella mota cantano
latavico ritornello.
Sovente anche la formica toglie le uova dai profondi tunnelli, seguendo langusto
sentiero, e lingente arcobaleno si abbevera (= toccando le acque con le
estremit), e un esercito di corvi schiamazza con le pesanti ali, ritornando in
grande stuolo dal pasto. Gi puoi vedere diversi volatili marini e quelli che nei
dolci stagni del Caistro (= fiume dellAsia Minore, attualmente detto Kck
Menderes) e nei circostanti prati asiatici starnazzano e gareggiano nel bagnarsi il
dorso con larghe spruzzate ora attuffare il capo sottacqua, ora correre verso le
onde e gesticolare senza ritegno nelloperazione di lavaggio.

2003 Cono A. Mangieri


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Virgilio, 22
Georgiche, libro primo

Tm cornx plen * pluvim vocat mproba vce


t sol(a) n sicc * secm spatitur harna.
N noctrna quidm * carpntes pnsa pullae 390
nscivr(e) hiemm, * test c(um) ardnte vidrent
scntillr(e) ole(um) * t putrs concrscere fngos.
Nc minus x imbr * sols et aprta serna
prspicer(e) * t certs * poters cognscere sgnis:
nm neque tm stells * acis obtnsa vidtur, 395
nc fratrs radis * obnxia * srgere Lna,
tnvia nc lana * per calum vllera frri;
nn tepid(um) d solm * pinnas in ltore pndunt
dlecta Thetid(i) * lcyons, * non re soltos
mmund * meminre sus * jactre manplos; 400
t nebula * magis ma petnt * campque recmbunt,
slis et ccasm * servns de clmine smmo
nquiqum sers * exrcet nctua cntus.
ppart liquid * sublmis in re Nsus,
t pro prpure * poens dat Sclla capllo: 405
qucumqu(e) lla levm * fugins secat athera pnnis,
cc(e) inimcus atrx * magn stridre per uras
nsequitr Niss;* qua s fert Nsus ad uras,
lla levm * fugins raptm * secat athera pnnis.

Allora lostinata cornacchia invoca a gran voce la pioggia e si aggira solitaria


sullarena asciutta. Neanche le fanciulle, che filano nottetempo la lana, sono
ignare del cattivo tempo, vedendo il crepitare dellolio nella lucerna accesa e
linnalzarsi di putrido (fumo in forma di) fungo.
Nondimeno grazie alla pioggia potrai con anticipo vedere e conoscere per chiari
segni i giorni solatii, limpidi e sereni (= il maltempo ti fa desiderare il bel
tempo): infatti allora la luce offuscata non si vede (fino) alle stelle (= non si vede
la luce delle stelle, perch offuscata), n (si vede) la luna sorgere esposta ai raggi
del fratello (= il sole), n (si vedono) rincorrersi per il cielo lievi bioccoli di lana
(= nuvole bianche, prive di umor acqueo); sul litorale, gli alcioni diletti a Tetide
non spandono le penne al tiepido sole, (mentre) gli immondi porci non badano a
disperdere col grugno i covoni disciolti, le nebbie chiedono i luoghi pi bassi e si
adagiano sul campo, e invano la civetta esercita i canti serali, guardando da un
alto comignolo il tramonto del sole. Altissimo, nellaria serena, compare Niso (=
re di Megara, trasformato dagli di in aquila marina ), e Scilla paga lo scotto del
ciuffo rosso (= era figlia di Niso, che aveva un ciuffo di capelli rossi dal quale
dipendeva la sorte di Megara. Innamoratasi di Minosse, che stava assediando la
citt, Scilla trad il padre tagliandogli nel sonno il ciuffo rosso, cos Megara
cadde in mano di Minosse. Costui non la ripag bene, perch la fece legare alla
prua della sua nave, ma i compassionevoli di la trasformarono - come il padre -
i n un altro uccello marino, il ciris, a cui laquila marina abitualmente d la
caccia): dovunque essa fuggendo fende laria leggera con le ali, ecco che latroce
nemico Niso la insegue per aria con grande stridore, e dove per aria si porta Niso,
l essa, fuggendo rapidamente, fende con le ali laria leggera.

2003 Cono A. Mangieri


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Virgilio, 23
Georgiche, libro primo

Tm liquids corv * press ter gtture vces 410


ut quater ngeminnt, * et sape cublibus ltis,
nscio qu * praetr solitm * dulcdine lati,
nter s(e) n folis strepitnt; * juvat mbribus ctis
prgenim parvm * dulcsque revsere ndos.
Hud equidm cred, * quia st divnitus llis 415
ngeni(um) * ut rerm * fat prudntia mjor;
vr(um) * ubi tmpests * et cali mbilis mor
mtavre vis * et Ippiter vidus ustris
dnset ernt quae rra * mod(o), t * quae dnsa relxat,
vrtuntr specis * animr(um), * et pctora mtus 420
nnc alis, * alis * dum nbila vntus agbat,
cncipint: * hinc ll(e) * avim concntus in gris
t laeta pecuds * et ovntes gtture crvi.
S ver * sol(em) d rapidm * lunsque sequntes
rdine rspicis, * numqum te crstina fllet 425
hra, * nequ(e) nsidis * nocts capire sernae.
Lna * revrtents * quom prmum clligit gnis,
s nigr(um) bscur * comprnderit ra crnu,
mxumus gricols * pelagque parbitur mber;
t si vrginem * suffderit re rubrem, 430
vntus ert; * vent * sempr rubet urea Phobe.
Sn ort quart * namqu(e) s certssimus uctor
pra nequ(e) btunss * per calum crnibus bit,

In quel torno di tempo i corvi emettono tre o quattro volte a gola chiusa voci
gracchianti, e spesso negli alti ricoveri strepitano fra di loro tra il fogliame,
allietati da non so quale straordinaria contentezza. Finito il maltempo, piace loro
rivedere la piccola prole e i dolci nidi, di certo non credo perch sia stato dato
loro divinamente qualche ingegno o, per destino, qualche superiore conoscenza
degli eventi: in verit, quando il maltempo e le mobili nubi celesti cambiano
direzione, e il gocciolante Giove addensa con laiuto degli Austri quelle or ora
rade, oppure disperde quelle dense, cambiano (pure) i tipi danimo e i cuori
concepiscono adesso sentimenti diversi da quelli concepiti quando il vento agiva
(diversamente) sulle nubi; onde quel concerto dei volatili nei campi, e gli
animali gioiosi, e i corvi festanti con la gola.
In verit, se baderai alla velocit del sole (= alla lunghezza del giorno ) ed
allordine di successione delle fasi lunari, non ti sorprender mai lora futura, n
sarai fregato dalle insidie di una notte serena. Quando la luna raccoglie i chiarori
tornanti (= riacquista il chiarore del primo quarto), se essa include aria fosca nei
corni oscurati, si prepara una grandissima pioggia per gli agricoltori e per il
mare; se invece diffonde sul volto un rossore verginale, ci sar vento: Febe
dorata (= la Luna) arrossisce sempre col vento. Ma questo () lindizio pi
accertato: se al suo quarto risorgere andr per il cielo limpida invece che coi
corni offuscati,

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Virgilio, 24
Georgiche, libro primo

ttus et lle dis * et qu nascntur ab llo


xact(um) d mensm * pluvi ventsque carbunt, 435
vtaque srvat * solvnt in ltore nutae
Gluco t Panopae * et no Melicrtae.
Sl quoqu(e) * et xorins * et cm se cndet in ndas
sgna dabt; * solm * certssima sgna sequntur,
t quae mne refrt * et qua surgntibus stris. 440
ll(e) ubi nscentm * maculs variverit rtum
cnditus n nubm * medique refgerit rbe,
sspect tibi snt * imbrs: * namqu(e) rget ab lto
rboribsque satsque * Nots * pecorque sinster.
ut ubi sb lucm * dens(a) nter nbila sse 445
dvers * rumpnt radi(i), * ut ubi pllida srget
Tthoni crocem * linquns Aurra cuble,
hu, male tm mits * defndet pmpinus vas:
tm mult(a) n tects * crepitns salit hrrida grndo.
Hc eti(am), * mens * cum jm decdit Olmpo, 450
prfuert meminsse * mags; * nam sape vidmus
psius n vult * varis errre colres:
carules pluvim * denntiat, * gneus uros;
sn macul(ae) ncipint * rutil(o) nmiscrier gni,
mnia tm paritr * vent nimbsque vidbis 455
frvere. Nn ill * quisqum me ncte per ltum
re * nequ(e) terr * movet convllere fnem.

tutto quel giorno e quelli successivi, fino al compiersi del mese, saranno senza
pioggia e senza venti, e sul litorale i marinai scioglieranno salvi i voti a Glauco,
a Panopea ed al figlio di Ino, Melicerta. Anche il sole, sia sorgendo sia quando si
nasconder in mare, elargir segni: segni certissimi accompagnano il sole, vuoi
quelli portati al mattino, vuoi quelli al sorgere delle stelle. Quando esso,
nascosto in una nuvola, varier con delle macchie il suo primo apparire e fuggir
dal centro (= apparir eccentrico, non perfettamente rotondo), vi siano per te
sospetti di pioggia in quanto, dallalto mare, Noto (= Austro, vento del sud) sta
incalzando, deleterio per gli alberi, per i seminati e per il bestiame. O quando
allalba, fra nuvole dense, i raggi solari si frangeranno diversamente, o quando
Aurora sorger pallida nel lasciare il letto giallochiazzato di Titone (= il marito):
ahim, allora il pampino difender malamente le piacevoli uve, cos tanta sar la
temuta grandine che rimbalza crepitante sui tetti. Ci che giover ricordare ancor
pi () che quando (il sole) tramonta, avendo gi attraversato il cielo,
effettivamente vediamo spesso vari colori agitarsi sul suo volto: il ceruleo
annunzia la pioggia, il fiammante gli Euri (= i vnti); se nella fiamma splendente
cominceranno a frammischiarsi delle macchie, allora vedrai tutto (il successivo
tempo atmosferico) parimenti infervorare col vento e coi nembi. In una notte del
genere, nessuno mi indurrebbe ad andare in alto mare, o a togliere gli ormeggi
dalla terraferma.

2003 Cono A. Mangieri


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Virgilio, 25
Georgiche, libro primo

t si, * cm refertque * dim * condtque reltum,


lcidus rbis ert, * frustr terrbere nmbis
t clar silvs * cerns * Aquilne movri. 460
Dnique, * qud Vespr * sers vehat, * nde sernas
vntus agt nubs, * quid cgitet midus uster,
sl tibi sgna dabt. * Solm quis dcere flsum
udeat? * ll(e) etim * caecs instre tumltus
sape mont * fraudmqu(e) * et oprta tumscere blla; 465
ll(e) eti(am) * xstinct * misertus Casare Rmam,
cm caput bscur * nitidm ferrgine txit
mpiaqu(e) aternm * timurunt sacula nctem.
Tmpore qumqu(am) ill * tells quoqu(e) et aquora pnti,
bscenaque cans * imprtunaque volcres 470
sgna dabnt. * Quotins * Cyclp(um) effrver(e) in gros
vdimus ndantm * rupts forncibus Atnam,
flmmarmque globs * liquefctaque vlvere sxa!
rmorm sonitm * tot Germnia calo
udiit, * nsolits * tremurunt mtibus lpes. 475
Vx quoque pr lucs * volg(o) xaudta silntes
ngens, * t simulcra * mods pallntia mris
vsa sub bscurm * nocts, * pecudsque loctae,
nfandm! * sistnt amns * terraque dehscunt,
t maest(um) nlacrimt * templs ebur * araque sdant. 480
Prluit nsan * contrquens vrtice slvas
flvjorm rex * ridans * campsque per mnes

Per quando (il sole) avr riportato e nascosto il giorno portato (= la sera del
giorno dopo), se il disco sar lucido, non avrai da temere tempeste e scorgerai le
selve oscillare sotto il sereno Aquilone. Insomma il sole ti dar segni relativi a
ci che riservi la tarda sera, da quale direzione il vento sospinga le nubi benigne,
che cosa abbia in mente lumido Austro. Chi oserebbe dir falso il sole? Spesso
esso avverte finanche circa il sopravvenire di ciechi tumulti popolari, circa la
preparazione di frodi e di insidie belliche. Dopo lassassinio di Cesare, esso
commiser perfino Roma, allorch copr di nera caligine il nitido capo (= si
ecliss) e lempio secolo temette una notte eterna. Peraltro, in quel tempo,
davano segni anche la terra e le acque del mare, le cagne in calore e i volatili
nocivi. Quante volte abbiamo visto lEtna ribollire sui campi ciclopici, eruttando
dai crateri squarciati, e vomitare palle di fiamma e pietre liquefatte! La Germania
ha udito un sonito darmi per tutto il cielo, le Alpi hanno tremato di insoliti moti.
Si udita popolarmente anche una gran voce per i boschi silenti, sono stati visti
fantasmi stranamente pallidi nelloscurit della notte ed hanno parlato oh che
schifo! le bestie; si fermano i fiumi, si squarciano le terre, nei templi lacrima
mestamente lavorio (= delle statue) ed essudano i bronzi (= delle statue).
LErdano (= il Po), re dei fiumi, strarip, travolgendo le selve nel pazzo vortice,
e trascin via per ogni campo

2003 Cono A. Mangieri


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Georgiche, libro primo

cm stabuls * armnta tult. * Nec tmpor(e) edem


trstibus ut exts * fibr(ae) pparre minces
ut putes manre * crur cessvit, * et ltae 485
pr noctm resonre * lups ululntibus rbes.
Nn alis cael * cecidrunt plra serno
flgura, * nc dir * totins arsre comtae.
rg(o) intr ses * paribs concrrere tlis
Rmans acis * iterm vidre Philppi; 490
nc fuit ndignm * supers * bis snguine nstro
mathi(am) * t lats * Haem pinguscere cmpos.
Sclicet t temps * venit, * cum fnibus llis
gricol(a) ncurv * terrm moltus artro
xes(a) nvenit * scabr robgine pla, 495
ut gravibs rastrs * gales pulsbit innis
grndiaqu(e) ffosss * mirbitur ssa seplcris.
D patri(i) * ndigets * et Rmule * Vstaque mter,
qua Tuscm Tiber(im) * t Romna Paltia srvas,
hnc salt(em) vers * juvenm succrrere saclo 500
n prohibte! * Sats * jam prdem snguine nstro
Lomedntea * luims periria Triae;

gli armenti con le stalle. In quello stesso tempo, o comparvero fibre infauste
negli atri intestini (= degli animali sacrificati), o cess il sangue di colare dai
pozzetti (= degli altari) e le citt alte (= di montagna, o pi vicine alla
montagna) risuonarono di lupi ululanti nella notte.
Mai altra volta caddero dal cielo sereno fulmini pi numerosi, n arsero tante infauste
comete. Onde Filippi (= citt della Tracia/Macedonia, celebre per la battaglia del 42 a.C.
fra Ottaviano/Antonio e Cassio/Bruto) vide le truppe romane combattere nuovamente fra
loro con armi similari (= perch tutte romane); n gli di supremi si sdegnarono per il
fatto che lEmazia (= Macedonia) e le vaste pianure dellEmo si impinguassero per la
seconda volta del nostro sangue. E di certo verr il tempo in cui lagricoltore, lavorando la
terra di quei luoghi con laratro ricurvo, trover aste corrose dalla scabra ruggine o batter
coi pesanti rastrelli su elmi vuoti, e si meraviglier per il gran numero di ossa nei sepolcri
scoperti. O patrii di indgeti, e Romolo, e madre Vesta che proteggi sia il Tevere etrusco
sia il Palatino romano, non impedite segnatamente a questo giovane (= Ottaviano
Augusto) di portar soccorso al nostro secolo corrotto! Ormai abbiamo pagato gi
soddisfacentemente col nostro sangue le maledizioni di Troia laomedontea (= di Troia,
costruita da Laomedonte: Vergilio si riferisce alle maledizioni divine che portarono alla
distruzione di Troia, dalla quale scamp Enea, padre di Iulo divenuto poi capostipite
della Gens Julia, cui apparteneva Ottaviano Augusto).

2003 Cono A. Mangieri


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Virgilio, 27
Georgiche, libro primo

jm pridm nobs * cael te rgia, * Casar,


nvidet * tqu(e) hominm * queritr curre trimphos,
qupp(e) ubi fs vers(um) * tque nefs: * tot blla per orbem 505
tm multa * scelerm facis; * non llus artro
dgnus hons; * squalnt * abdctis rva colnis,
t curvae rigidm * falcs conflntur in nsem.
Hnc movet uphrats, * illnc Germnia bllum;
vcina rupts * intr se lgibus rbes 510
rma fernt; * saevt * tot Mars mpius rbe,
t cum crceribs * ses(e) ffudre quadrgae,
ddunt n spati(a), * t frustr retincula tndens
frtur equs aurga * nequ(e) udit crrus habnas.

Gi da tempo la corte del cielo ci invidia per te, Cesare (Ottaviano), e si lagna
che tu aneli trionfi umani (= terreni, materialistici), giacch qui si invertito il
giusto e lingiusto: tante le guerre del mondo, altrettanti i tipi di delitto; nessun
degno onore allaratro: i campi abbandonati dai contadini condotti via (= per il
servizio militare) e le ricurve falci riforgiate in diritte spade. Di qua muove
guerra lEufrate, di l la Germania; citt limitrofe, rotti i patti fra loro, afferrano
le armi: lempio Marte infuria su tutta la terra. Alla stregua di quadrighe lanciate
fuori delle sbarre di partenza (= negli spettacoli equestri), che guadagnano
terreno mentre lauriga (pare essere) guidato dal cavallo, egli invano tirando le
redini e il cocchio non ascoltando pi i freni (= il poeta intende dire che anche
gli eventi bellici hanno ormai preso la mano ai governanti, alla stregua di
quadrighe...).

2003 Cono A. Mangieri


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