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UNIVERSIT DEGLI STUDI DI PALERMO

FACOLT DI INGEGNERIA
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CORSO DI LAUREA MAGISTRALE IN INGEGNERIA ELETTRICA

APPUNTI DEL CORSO DI STRUMENTAZIONE,MISURE E


COLLAUDI

Docente: Prof. Ing. S. Nuccio

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Dipartimento di Ingegneria Elettrica, Elettronica e delle Telecomunicazioni
ANNO ACCADEMICO 2010-2011

1 GENERALIT SULLE MISURE E PROVE PER IL SETTORE


ELETTRICO.

Definizioni generali.

Le misure e prove si eseguono per diversi scopi e in diversi ambiti: nel processo produttivo, nei rapporti tra le
parti, per la ricerca, etc.

Misurazione (Misura): procedimento sperimentale di quantificazione di una grandezza fisica,


attraverso la determinazione del numero (misura), che esprime il rapporto tra la grandezza considerata
ed un campione omogeneo assunto come unit, e della sua incertezza di valutazione;

Prova: verifica, attraverso un insieme di misure e relative elaborazioni, che un sistema (componente,
apparecchio), in determinate condizioni, soddisfi certi requisiti ricavati dalle propriet desiderate
(definite da grandezze, parametri, curve caratteristiche, durata di vita, corrispondenti a definite
esigenze di servizio ed esplicitate in norme, regole tecniche, prescrizioni tecniche daccordo);

Diagnosi: riconoscimento, attraverso elaborazione di una o pi misure e/o prove, dello stato di
funzionamento o di comportamento immediato e futuro di un sistema al fine di potere eventualmente
intervenire con azioni o di manutenzione (con una fase di interruzione del processo produttivo) o di
controllo (automatico) durante il processo, per riportare il sistema alle prestazioni desiderate;

Taratura: verifica delle caratteristiche metrologiche;

Misura critica: una misura va considerata critica se si riferisce ad una caratteristica fondamentale del
prodotto e determinante per la sua qualit;

Norme tecniche: documenti tecnici, che definiscono le caratteristiche di un prodotto. La loro


applicazione in linea di principio volontaria e derivano dal consenso di tutte le parti interessate e/o
competenti (parti interessate: produttori, rivenditori, consumatori; parti competenti: istituzioniassociazioni tecniche, di ricerca, organi statali). Le norme tecniche vengono emanate da organismi
normatori.

Regole tecniche (legislazione): prescrizioni tecniche con valore giuridico cogente, cio obbligatorie
per legge (in scala gerarchica Direttive dellUnione Europea, Leggi,

Decreti legge, Decreti

legislativi, Regolamenti CEE, Regolamenti Attuazione). Stabiliscono i requisiti essenziali a tutela di


interessi pubblici collettivi, quali la sicurezza e la salute;

Prescrizioni tecniche daccordo: propriet, concordate tra acquirente e fornitore,

relative

alloggetto della contrattazione e riportate in maniera esplicita nel contratto di fornitura o, in maniera
implicita, con riferimento alle specifiche tecniche di catalogo o altra documentazione tecnica
illustrativa delle caratteristiche delloggetto, a norme e regole tecniche.

Organismi normatori, emanano norme tecniche, sono riconosciuti anche per legge in ambito
nazionale: il CEI (Comitato Elettrotecnico Italiano) valido nel settore elettrico, elettronico,
informatico e lUNI (Ente Nazionale Italiano di Unificazione) valido nel settore meccanico, edile,
termico; in ambito europeo: CENELEC e CEN (European Committee for Standardization); e
internazionali: IEC (International Electrotechnical Commission) e ISO (International Standards
Organization), o da altri enti tecnici e scientifici di riconosciuta competenza e prestigio. LUNI - Ente
Nazionale Italiano di Unificazione - rappresenta l'Italia nell'ISO e nel CEN. L'attivit dell'UNI si
sviluppa attraverso Commissioni Tecniche interne e Enti Federati. Nel settore della Qualit e della
certificazione l'UNI impegnato nei comitati tecnici ISO e CEN nello studio revisione e adeguamento
delle norme della serie EN 45000 e ISO 9000 e 10000. Il CEI - Comitato Elettrotecnico Italiano Fondato nel 1909 per studiare e pubblicare norme nel settore elettrotecnico ed elettronico. L'attivit
del CEI si sviluppa attraverso Comitati Tecnici e Sottocomitati. Le sue modalit operative sono
analoghe a quelle dell' UNI.

L'attivit di accreditamento

ACCREDIA lente Italiano di Accreditamento e l'Ente unico nazionale di accreditamento, riconosciuto


dallo Stato il 22 dicembre 2009. Esso nato dalla fusione di SINAL e SINCERT come Associazione senza
scopo di lucro.
Con ACCREDIA l'Italia si adeguata al Regolamento del Parlamento Europeo e del Consiglio n. 765, del 9
luglio 2008, che dal 1 gennaio 2010 applicato per l'accreditamento e la vigilanza del mercato in tutti i Paesi
UE.
Ogni Paese europeo ha il suo Ente di accreditamento. L'Ente Nazionale responsabile per l'accreditamento in
conformit agli standard internazionali della serie ISO 17000 e alle guide e alla serie armonizzata delle norme
europee EN 45000. Tutti gli Enti operano senza fini di lucro.
ACCREDIA valuta la competenza tecnica e l'idoneit professionale degli operatori di valutazione della
conformit (Laboratori e Organismi), accertandone la conformit a regole obbligatorie e norme volontarie,
per assicurare il valore e la credibilit delle certificazioni.
Le attivit dell'Ente si articolano in quattro Dipartimenti:
-

Certificazione e ispezione;

Laboratori di prova;

Laboratori di prova per la sicurezza degli alimenti;

Laboratori di taratura.

L'accreditamento un servizio svolto nell'interesse pubblico perch gli utenti business e i consumatori finali,
ma anche la Pubblica Amministrazione quando ricorre a fornitori esterni, possano fidarsi, fino all'ultimo
anello della catena produttiva e distributiva, della qualit e sicurezza dei beni e dei servizi che circolano su un
mercato sempre pi globalizzato.

La fiducia reciproca tra il produttore e l'acquirente di un bene, tra il fornitore e l'utente di un servizio una
conquista per il funzionamento efficiente del mercato - o meglio dei mercati contemporanei, sul piano sia
pubblico che privato, in ambito nazionale come internazionale.
L'accreditamento garantisce che i rapporti di prova e di ispezione e le certificazioni (di sistema, prodotto e
personale) che riportano il marchio ACCREDIA siano rilasciate nel rispetto dei pi stringenti requisiti
internazionali in materia di valutazione della conformit, e dietro una costante e rigorosa azione di
sorveglianza sul comportamento degli operatori responsabili (Laboratori e Organismi).
Prima si avevano:

SINAL - Sistema Nazionale per l'Accreditamento dei Laboratori -Associazione creata dall'UNI e dal
CEI con il patrocinio del Ministero dell'Industria. Sono suoi soci ministeri, associazioni industriali ed
altri organismi pubblici come il CNR el'ENEA.
Il SINAL ha iniziato la sua attivit di accreditamento dei laboratori di prova nel 1988. Il suo obiettivo
consiste nel creare una rete di laboratori, pubblici e privati, che operino all'interno ed all'esterno delle
imprese e la cui capacit di operare prove di conformit a norma sia stata verificata in base alle norme
europee EN 45000.
Il SINAL membro dell'EAL (European Accreditation for Laboratories), di conseguenza i suoi
accreditamenti sono riconosciuti da tutti gli altri Paesi promotori degli accordi di mutuo
riconoscimento.

SINCERT - Sistema Nazionale per l'Accreditamento degli Organismi di Certificazione creato nel
1991 dall'UNI e dal CEI con la partecipazione del Ministero dell'Industria, del CNR e dell'ENEA.A
livello europeo il SINCERT membro dell'EAC (European Accreditation for Certification),
l'associazione che riunisce tutti gli organi che accreditano organismi di certificazione, ed i suoi
accreditamenti sono riconosciuti in tutti i Paesi promotori dell'accordo di mutuo riconoscimento.

SNT - Sistema Nazionale di Taratura - istituito nel 1991, in applicazione della Legge 273, con il
compito di diffondere le unit di misura nei diversi settori industriali ed assicurare la riferibilit ai
campioni nazionali dei risultati delle misurazioni. Il sistema composto dagli Istituti Primari di
Metrologia, che sono:
- l'Istituto di Metrologia "Gustavo Colonnetti";
- l'Istituto Nazionale Elettrotecnico "Galileo Ferraris";
- l'ENEA (Organismo Nazionale per l'Energia Alternativa);
- Centri di Taratura con questi convenzionati. L'accreditamento di questi Centri di Taratura, in
conformit a quanto previsto dalle norme della serie EN 45000, operato del SIT, Servizio di
Taratura in Italia. Il SIT, struttura di coordinamento fra i tre Istituti metrologici primari, stato
costituito nel 1975 ed membro EAL, con riconoscimento europeo dei propri certificati sino dal
1981.

Tipi di prove.

Le definizioni di prove non sono standardizzate. Ve ne sono di diversa tipologia, vediamone alcune:

1.3.1

Prove nel processo produttivo.

Le prove che si effettuano nel processo produttivo sono prove di:

ricerca: usualmente eseguite su prototipi, servono a verificare le propriet di un nuovo prodotto


definite secondo il relativo progetto;

officina: servono a verificare che il prodotto in uscita dalla catena di produzione in officina
(implementata quindi in scala ridotta prima della messa in produzione effettiva) risponda alle
propriet di progetto e nello stesso tempo a verificare la bont della catena di produzione progettata;

selezione: servono a selezionare solo i prodotti che soddisfano almeno alcuni particolari requisiti di
facile verifica, scartando quelli non corrispondenti;

collaudo (prodotto): servono a verificare che il prodotto in uscita dalla catena di produzione in
stabilimento (implementata quindi in scala industriale) risponda a tutte le propriet di progetto e nello
stesso tempo a verificare la bont della catena di produzione implementata. Prova fatta da enti terzi;

attivazione: servono a rilevare propriet caratteristiche di un prodotto (componente) nel sistema


(impianto, macchina) in cui installato, al momento di messa in funzionamento;

esercizio: servono a verificare che un prodotto (componente) installato mantenga le sue propriet
caratteristiche nel sistema (impianto, macchina) in cui installato.

1.3.2

Prove nel rapporto tra le parti.

Le prove che si effettuano nel rapporto tra le parti sono prove dei seguenti tipi:

omologazione: sono effettuate in genere da un ente (terzo) omologante e servono a verificare, su un


prototipo del prodotto, sullimpianto, etc, la rispondenza ai requisiti tecnici previsti dalla normativa
(tecnica e di legge);

tipo: sono usualmente eseguite su una singola macchina o apparecchio rappresentativi di una serie di
elementi eguali o su un campione di un lotto di una fornitura;

accettazione: sono usualmente eseguite su un campione significativo (o su tutto il lotto) di una


fornitura anche in presenza dellacquirente, e servono a verificare alcuni requisiti di cui alle
prescrizioni contrattuali;

speciali: sono prove da pattuirsi in sede di ordinazione e comunque rispondenti a particolari e


specifiche esigenze;

collaudo (tecnico amministrativo): servono a verificare che un impianto conforme alla regola
dellarte ed al progetto (incluso il capitolato dappalto). La parte di verifica di rispondenza alle
prescrizioni tecniche e di sicurezza delle norme attinenti si chiama ispezione.
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Le prove ai fini tecnico-commerciali-legali devono avere caratteristiche di ripetibilit e riproducibilit,


attraverso la definizione ed il rispetto di determinate procedure di prova, il cui riferimento principale sono
usualmente le norme tecniche. Le norme, oltre alle prescrizioni particolari relative a ciascun tipo di prova
danno anche prescrizioni generali circa la strumentazione di misura, le tensioni di prova, i limiti ammessi su
grandezze caratteristiche, tolleranze su valori garantiti, la temperatura ambiente, etc.
Le prove vengono eseguite generalmente in appositi laboratori prova attrezzati con idonee apparecchiature e
strumentazioni e con idonei impianti di prova.

Principali riferimenti normativi.

Di seguito vengono riportati alcuni dei riferimenti normativi pi importanti che verranno approfonditi nei
paragrafi successivi.
a) Costituzione:

Art. 32 - La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dellindividuo [];

Art. 41 Liniziativa economica libera. Non pu svolgersi [] in modo da recare danno alla
sicurezza [].

A livello superiore della costituzione ci sono le direttive europee e la costituzione europea.


b) Legge 1 marzo 1968 n.186:

articolo 1: Tutti i materiali, le apparecchiature, i macchinari, le installazioni e gli impianti elettrici ed


elettronici devono essere realizzati e costruiti a regola darte;

articolo 2: Tutti i materiali, le apparecchiature, [], gli impianti elettrici ed elettronici realizzati
secondo le norme del Comitato Elettrotecnico Italiano si considerano costruiti a regola darte.

c) Testo Unico sulla Sicurezza nei luoghi di lavoro (Decreto Legislativo 81/08):
In base alla LEGGE 3 Agosto 2007 , n. 123 che riporta:Misure in tema di tutela della salute e della
sicurezza sul lavoro e delega al Governo per il riassetto e la riforma della normativa in materia
stato emanato il DECRETO LEGISLATIVO 9 aprile 2008, n. 81 (G.U. n. 101 del 30 Aprile 2008)
che rappresenta lattuazione dell'articolo 1 della legge 3 agosto 2007, n. 123, in materia di tutela
della salute e della sicurezza nei luoghi di lavoro.
d) Decreto Ministeriale - 22 gennaio 2008, n. 37:
Regolamento concernente l'attuazione dell'articolo 11-quaterdecies, comma 13, lettera a) della legge
n. 248 del 2 dicembre 2005, recante riordino delle disposizioni in materia di attivit di installazione
degli impianti all'interno degli edifici. (G.U. n. 61 del 12-3-2008 )
e) Norme ISO 9000:
ISO 9000 identifica una serie di norme e linee guida sviluppate dallISO, che propongono un sistema
di gestione per la qualit, pensato per tenere sotto controllo i processi aziendali indirizzandoli alla
soddisfazione del cliente.
f) Norma ISO/IEC UNI CEI EN 17025:

La norma utilizzata dai laboratori nello sviluppo dei propri sistemi qualit, e che pu essere
utilizzata per confermare o riconoscere la competenza dei laboratori.

Sicurezza dei prodotti in Europa: Nuovo approccio e approccio globale.

Dalla guida allattuazione delle direttive fondate sul nuovo approccio e sullapproccio globale:
La libera circolazione dei beni una pietra miliare del mercato unico. I meccanismi messi a punto per
realizzare tale obiettivo tendono ad impedire la creazione di nuovi ostacoli agli scambi e si basano sul
riconoscimento reciproco e sull'armonizzazione tecnica.
La creazione di nuovi ostacoli agli scambi, risultante dall'esistenza di norme e regolamentazioni tecniche
nazionali divergenti tra loro, pu essere evitata grazie ad una procedura stabilita nella direttiva 98/34/CE (La
direttiva 98/34/CE riunisce in un testo unico la direttiva 83/189/CEE e le rispettive modifiche. A sua volta la
direttiva 98/34/CE stata modificata dalla direttiva 98/48/CE).
[]
Le limitazioni alla libera circolazione dei prodotti eventualmente accettabili ai sensi degli articoli 28 e 30 del
trattato CE possono essere evitate o eliminate solo attraverso unopera di armonizzazione tecnica su scala
comunitaria.
Dal 1987 sono gradualmente entrate in vigore circa 20 direttive adottate secondo i principi del nuovo
approccio e dell'approccio globale, ci ha comportato che:
L'armonizzazione legislativa si limita ai requisiti essenziali che i prodotti immessi nel mercato nella Comunit
devono rispettare per poter circolare liberamente all'interno della Comunit stessa;
Le specifiche tecniche dei prodotti che rispondono ai requisiti essenziali fissati nelle direttive vengono
definite in norme armonizzate;
L'applicazione di norme armonizzate o di altro genere rimane volontaria e il fabbricante pu sempre applicare
altre specifiche tecniche per soddisfare i requisiti previsti;
I prodotti fabbricati nel rispetto delle norme armonizzate sono ritenuti conformi ai corrispondenti requisiti
essenziali.
In base al nuovo approccio le norme devono fornire un livello di protezione garantito rispetto ai requisiti
essenziali fissati nelle direttive e le autorit nazionali sono responsabili per quanto concerne la protezione
della sicurezza o altri interessi risultanti dalle direttive.
[]
I requisiti essenziali sono fissati negli allegati delle direttive e comprendono tutti gli elementi necessari per
conseguire l'obiettivo stabilito dalla direttiva. I prodotti possono essere immessi nel mercato e messi in
servizio solo se sono conformi ai requisiti essenziali.
Oltre ai principi del nuovo approccio necessario stabilire condizioni per una valutazione affidabile della
conformit ed l'approccio globale.
L'introduzione del nuovo approccio ha comportato un perfezionamento della procedura di valutazione della
conformit alle direttive, in modo da consentire al legislatore comunitario di valutare le conseguenze insite
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nell'impiego di meccanismi di valutazione della conformit diversi. In pratica, si trattava di garantire una
valutazione della conformit flessibile nell'arco dell'intero processo di fabbricazione per adeguarla alle
esigenze delle singole operazioni. L'approccio globale ha introdotto un approccio modulare, suddividendo la
procedura di valutazione della conformit in una serie di operazioni, i cosiddetti moduli, (8 moduli e 8
varianti) che differiscono tra loro in base alla fase di sviluppo del prodotto (ad esempio, progettazione,
prototipo, produzione piena), al tipo di valutazione effettuata (quale controllo della documentazione,
approvazione del tipo, garanzia qualit) e alla persona responsabile della valutazione (fabbricante o terzo).
L'approccio globale stato ultimato con la decisione 90/683/CEE del Consiglio, abrogata e aggiornata dalla
decisione 93/465/CEE: entrambe le decisioni fissano orientamenti generali e procedure dettagliate in materia
di valutazione della conformit da utilizzare nelle direttive di nuovo approccio.
[]
Le direttive di nuovo approccio istituiscono procedure diverse in base alle categorie di prodotti disciplinati,
non lasciando al fabbricante alcuna opportunit di scelta all'interno della stessa categoria oppure
concedendogli la facolt di scelta entro la stessa categoria di prodotti.
[]
Applicazione simultanea di pi direttive
Le direttive di nuovo approccio riguardano unampia gamma di prodotti e di rischi, che possono sovrapporsi e
integrarsi a vicenda. Ne consegue che varie direttive possono dover essere prese in esame per uno stesso
prodotto, poich quest'ultimo pu essere immesso nel mercato e messo in servizio solo se risulta conforme a
tutte le disposizioni applicabili.
[]
Libera circolazione:
Gli Stati membri devono presumere che i prodotti muniti di marcatura CE siano conformi a tutte le
disposizioni delle direttive applicabili che ne prevedono l'apposizione.
[]
Valutazione di conformit
Prima di immettere un prodotto sul mercato comunitario il fabbricante deve sottoporlo a una procedura di
valutazione della conformit prevista dalla direttiva applicabile, al fine di apporre la marcatura CE. [] La
valutazione di conformit da parte di terzi viene svolta da organismi notificati designati dagli Stati membri tra
quelli che soddisfano i requisiti fissati nella direttiva e presenti sul loro territorio.
[]
Presunzione di conformit
Le norme armonizzate conferiscono presunzione di conformit ai requisiti essenziali se ne vengono pubblicati
i riferimenti nella Gazzetta ufficiale delle Comunit europee e se vengono recepite a livello nazionale. Perch
la presunzione di conformit abbia effetto non tuttavia necessario che il recepimento avvenga in tutti gli
Stati membri: poich le norme europee devono essere recepite in maniera uniforme, il fabbricante pu
scegliere una qualsiasi delle norme nazionali corrispondenti.
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Organismi notificati
La valutazione di conformit da parte di terzi viene svolta da organismi notificati designati dagli Stati membri
tra quelli che soddisfano i requisiti fissati nella direttiva e presenti sul loro territorio.
Lelenco degli organismi notificati pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale della comunit europea.

La valutazione dell'organismo da notificare determina se esso soddisfa i requisiti necessari. L'accreditamento


(effettuato da parte di organismi di accreditamento) prima della Norma ISO/IEC UNI CEI EN 17025 era fatto
ai sensi delle norme serie EN 45000. Essa rappresenta un sostegno alla parte tecnica della notifica e, pur non
essendo un requisito obbligatorio, sempre uno strumento importante e privilegiato per valutare la
competenza, l'imparzialit e l'integrit degli organismi da notificare.

1.5.1

Direttiva Responsabilit per danno da prodotti difettosi CEE 85/374 (Decreto del
Presidente della Repubblica 224/5/88).

articolo 1 - RESPONSABILIT DEL PRODUTTORE: Il produttore responsabile del danno


causato dal suo prodotto;

articolo 5 - PRODOTTO DIFETTOSO: Un prodotto difettoso quando non offre la sicurezza che si
pu legittimamente attendere, tenuto conto della presentazione, delle istruzioni e avvertenze, delluso
a cui il prodotto pu essere destinato, dei comportamenti ragionevolmente prevedibili, dal tempo in
cui il prodotto stato messo in circolazione.

La direttiva sulla responsabilit per danni da prodotti difettosi (85/374/CEE), applicabile a tutti i prodotti
disciplinati dalle direttive "Nuovo approccio", offre un notevole incentivo per garantire la sicurezza dei
prodotti: interesse del fabbricante, dell'importatore e del distributore fornire prodotti sicuri per evitare i costi
connessi con la responsabilit che compete loro qualora prodotti difettosi causassero danni alle persone o alle
cose.
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1.5.2

Direttiva Sicurezza Generale Dei Prodotti (direttiva 92/59 CEE; in Italia Decreto Legge 17 Marzo
1995).

La direttiva relativa alla sicurezza generale dei prodotti (92/59/CEE) tende a garantire che i prodotti di
consumo immessi nel mercato non rappresentino un rischio alle condizioni di utilizzo normali o
ragionevolmente prevedibili. Essa impone che i produttori immettano sul mercato solo prodotti sicuri e
forniscano informazioni sui rischi.
[]
La direttiva sulla sicurezza generale dei prodotti si applica nella misura in cui non esistono disposizioni
specifiche nelle direttive di nuovo approccio e nelle normative comunitarie riguardanti tutti gli aspetti legati
alla sicurezza dei prodotti interessati.
[]
Il concetto di fabbricante introdotto dal nuovo approccio diverso da quello previsto dalle direttive sulla
responsabilit per danni da prodotti e sulla sicurezza generale dei prodotti.
In base alla direttiva sul nuovo approccio:
Per fabbricante sintende qualsiasi persona fisica o giuridica responsabile della progettazione e della
fabbricazione di un prodotto al fine di immetterlo nel mercato nella Comunit a suo nome. Le stesse
responsabilit del fabbricante si applicano anche a qualsiasi persona fisica o giuridica che assembla, imballa,
lavora o etichetta prodotti gi pronti al fine di immetterli sul mercato comunitario con il proprio nome.
[]
Il fabbricante il solo e unico responsabile della conformit del proprio prodotto alle direttive applicabili, sia
che abbia progettato e fabbricato il prodotto personalmente sia che l'abbia immesso nel mercato a suo nome. Il
fabbricante ha la responsabilit di:

progettare e fabbricare il prodotto nel rispetto dei requisiti essenziali fissati nella o nelle direttive;

eseguire la valutazione della conformit secondo le procedure fissate nella o nelle direttive.

Per le direttive "Nuovo approccio" il fabbricante non deve necessariamente essere stabilito nella Comunit.
Ne consegue che le responsabilit di un fabbricante sono le stesse sia che sia stabilito al di fuori della
Comunit o all'interno di uno Stato membro.
In base alla direttiva sulla sicurezza generale dei prodotti:
per "produttore" s'intende: il fabbricante del prodotto stabilito nella Comunit e qualsiasi altra persona che si
presenti come fabbricante apponendo sul prodotto il proprio nome, il proprio marchio o un altro segno
distintivo, o colui che rimette a nuovo il prodotto; il rappresentante del fabbricante se quest'ultimo non
stabilito nella Comunit o, qualora non vi sia un rappresentante stabilito nella Comunit, l'importatore del
prodotto; gli altri operatori professionali della catena di commercializzazione nella misura in cui la loro
attivit possa incidere sulle caratteristiche di sicurezza dei prodotti commercializzati.
[]

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In base alla direttiva sulla responsabilit da prodotti difettosi. possibile intraprendere un'azione legale o
amministrativa nei confronti di qualunque persona della catena di fornitura o distribuzione (fabbricante,
importatore ,distributore) che possa essere ritenuta responsabile della mancata conformit di un prodotto; ci
accade in particolare se il fabbricante stabilito al di fuori della Comunit.
[]
La direttiva si applica solo ai prodotti difettosi, cio ai prodotti che non offrono la sicurezza che ci si pu
legittimamente attendere. []La parte lesa, sia essa o meno l'acquirente o l'utilizzatore del prodotto difettoso,
deve far valere il proprio diritto al risarcimento e sar rimborsata solo se riuscir a dimostrare di aver subito il
danno, che il prodotto era difettoso e che il danno stato causato dal prodotto.

1.5.3

Direttiva 06/95/CEE - Bassa Tensione.

Garanzie di sicurezza che deve possedere il materiale elettrico destinato ad essere utilizzato entro alcuni
limiti di tensione.
La legge n791 del 18 ottobre 1977 Libera circolazione del materiale elettrico di B.T. stabilisce lattuazione
della Direttiva Europea 73/23/CEE che stata sostituita dalla direttiva N95 del 2006.

1.5.4

Altre direttive del nuovo approccio.

Ulteriori direttive del nuovo approccio prevedono la definizione di requisiti essenziali di sicurezza per la
libera circolazione dei prodotti nel mercato dell UE.
La valutazione di conformit si esegue secondo diverse modalit (MODULI dellApproccio Globale).
Si ha la presunzione di rispondenza ai requisiti essenziali con lapplicazione delle norme armonizzate.
I prodotti conformi riportano la marcatura CE. Tale marcatura per il materiale elettrico ha essenzialmente uno
scopo amministrativo di controllo per le Autorit competenti e garantisce la possibilit di circolazione dei
prodotti nel territorio dell'Unione Europea. Dal punto di vista del consumatore, in pratica, la sicurezza e la
qualit del prodotto dipendono interamente dalla seriet del costruttore che ha marcato il prodotto. Sotto tale
aspetto la contemporanea presenza di un marchio di qualit (rilasciato dallIMQ) potr invece dimostrare una
maggiore garanzia dovuta al controllo continuo di una parte terza non solo sul progetto, ma anche su tutta la
produzione. Per macchine elettriche di grossa taglia o per dispositivi elettrici per uso industriale si pu
applicare contrassegno CEI, anchesso subordinato a verifiche dei prodotti.
Direttive che prevedono lapposizione della marcature CE:

Materiale elettrico a bassa tensione (o "Bassa tensione") (06/95/CEE, modificata dalla dir.
93/68/CEE)

Recipienti semplici a pressione (87/404/CEE, modificata dalle dir. 90/488/CEE e 93/68/CEE)

Giocattoli (88/378/CEE, modificata dalla dir. 93/68/CEE)

Prodotti da costruzione (89/106/CEE, modificata dalla dir. 93/68/CEE)

Compatibilit elettromagnetica (89/336/CEE, modificata dalle dir. 92/31/CEE e 93/68/CEE)


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Macchine (98/37/CE, modificata dalla dir. 98/79/CE)

Dispositivi di protezione individuale (89/686/CEE, modificata dalle dir. 93/68/CEE, 93/95/CEE e


96/58/CE)

Strumenti per pesare a funzionamento non automatico (90/384/CEE, modificata dalla dir. 93/68/CEE)

Dispositivi medici impiantabili attivi (90/385/CEE, modificata dalle dir. 93/42/CEE e 93/68/CEE)

Apparecchi a gas (90/396/CEE, modificata dalla dir. 93/68/CEE)

Caldaie ad acqua calda (92/42/CEE, modificata dalla dir. 93/68/CEE)

Esplosivi per uso civile (93/15/CEE)

Dispositivi medici (93/42/CEE, modificata dalla dir. 98/79/CE)

Atmosfere potenzialmente esplosive (94/9/CE)

Imbarcazioni da diporto (94/25/CE)

Ascensori (95/16/CE)

Apparecchi di refrigerazione (96/57/CE)

Attrezzature a pressione (97/23/CE)

Apparecchiature terminali di telecomunicazione (98/13/CE)

Dispositivi medico-diagnostici in vitro (98/79/CE)

Apparecchiature radio e apparecchiature terminali di telecomunicazione (99/5/CE)

Direttive che non prevedono lapposizione della marcature CE:

Equipaggiamento marittimo (96/98/CE)

Sistema ferroviario ad alta velocit (96/48/CE)

Imballaggi e rifiuti dimballaggio (94/62/CE )

Procedure di valutazione della conformit: i moduli

La valutazione di conformit di merce e prodotti da commercializzare nellambito dei paesi dellUnione


Europea viene svolta tramite la valutazione della conformit degli stessi a diversi moduli, comprendenti
ciascuno un numero limitato di procedure diverse. Tale valutazione pu essere svolta o dal fabbricante
medesimo o da un organismo notificato e riguarda la fase di progettazione, di fabbricazione del prodotto o
entrambi. Se il fabbricante subappalta la progettazione o la produzione, rimane comunque responsabile
dell'esecuzione della valutazione della conformit per entrambe le fasi.
I moduli forniscono al legislatore, in funzione del tipo di prodotti e di rischi interessati, i mezzi per istituire le
procedure adeguate che consentano al fabbricante di dimostrare la conformit del prodotto rispetto alle
disposizioni della direttiva interessata. [] Le direttive devono tenere in considerazione aspetti quali il tipo di
prodotti, la natura dei rischi, le infrastrutture economiche a disposizione di un determinato settore [], il tipo
e l'importanza della produzione [].
[]
12

Le direttive non devono prevedere procedure superflue, troppo onerose rispetto agli obiettivi, in particolare se
fissati nei requisiti essenziali. Nelle varie direttive vengono indicati anche i fattori presi in considerazione
nella determinazione della serie di procedure possibili da applicare. [] Gli Stati membri devono tuttavia
recepire nella legislazione nazionale tutte le procedure di valutazione della conformit istituite nel quadro di
una direttiva e devono garantire la libera circolazione di tutti i prodotti sottoposti ad una procedura di
valutazione della conformit eseguita secondo le modalit indicate dalla direttiva in questione.
I moduli base sono i seguenti:
Controllo

di

fabbricazione

non richiede lintervento di un organismo notificato.

interno

Esame

CE

del

tipo
Conformit

Riguarda la progettazione e il controllo di fabbricazione interni. Questo modulo

al

tipo

Riguarda la fase di progettazione e deve essere seguito da un modulo che fornisca


la valutazione nella fase di produzione. Lattestato CE di esame del tipo viene
rilasciato da un organismo notificato.
Riguarda la fase di fabbricazione e segue il modulo B. Fornisce la conformit al
tipo descritto nell'attestato di esame CE del tipo rilasciato secondo il modulo B.
Questo modulo non prevede l'intervento di un organismo notificato.
Riguarda la fase di fabbricazione e segue il modulo B. Deriva dalla norma EN

Garanzia qualit ISO 9002 sulla garanzia qualit, con l'intervento di un organismo notificato che
produzione

deve approvare e controllare il sistema qualit istituito dal fabbricante per la


fabbricazione, l'ispezione del prodotto finale e le prove.
Riguarda la fase di fabbricazione e segue il modulo B. Deriva dalla norma EN

F
G

Garanzia qualit ISO 9003 sulla garanzia qualit con l'intervento di un organismo notificato che
dei prodotti

Verifica

su

prodotto
Verifica
prodotto

deve approvare e controllare il sistema qualit istituito dal fabbricante per

di

l'ispezione del prodotto finale e le prove.


Riguarda la fase di fabbricazione e segue il modulo B. Un organismo notificato
controlla la conformit al tipo descritto nel certificato di esame CE del tipo

rilasciato secondo il modulo B e rilascia un attestato di conformit.


un Riguarda le fasi di progettazione e fabbricazione. Ogni singolo prodotto viene
esaminato da un organismo notificato, che rilascia un attestato di conformit.
Riguarda le fasi di progettazione e fabbricazione. Deriva dalla norma EN ISO

Garanzia qualit 9001 sulla garanzia qualit, con l'intervento di un organismo notificato che deve
totale

approvare e controllare il sistema qualit istituito dal fabbricante per la


progettazione, la fabbricazione, l'ispezione del prodotto finale e le prove.

Dalle procedure di valutazione della qualit deriva il seguente diagramma di flusso semplificato:

13

Successive varianti hanno modificato i moduli base nel seguente modo:


Controllo

di

Elementi supplementari rispetto ai moduli di base


fabbricazione Intervento di un organismo notificato, in

fase

di

A bis 1 e

interno e una o pi prove su

progettazione o di fabbricazione, per le prove effettuate dal

C bis 1

uno o pi aspetti specifici del

fabbricante o per suo conto. I prodotti interessati e le prove

A bis 2 e
C bis 2
D bis
E bis
F bis
H bis

prodotto finito.
applicabili sono indicati nella direttiva interessata.
Controllo di fabbricazione Intervento di un organismo notificato nei controlli di
interno e controlli dei prodotti

produzione in fase di fabbricazione. Gli aspetti attinenti dei

a intervalli casuali.
Garanzia qualit produzione

controlli sono specificati nella direttiva.

senza ricorso al modulo B.


Garanzia qualit prodotti
senza ricorso al modulo B.
Verifica su prodotto senza
ricorso al modulo B.
Garanzia qualit totale con
controllo progettazione.

richiesta una documentazione tecnica.


richiesta una documentazione tecnica.
richiesta una documentazione tecnica.
Un organismo notificato analizza il progetto di un prodotto o
un prodotto e le sue varianti e rilascia un attestato di esame
CE del progetto.

I moduli basati sulle tecniche di garanzia della qualit (moduli D, E, H e rispettive varianti) descrivono gli
elementi che un fabbricante deve attuare nella sua impresa per dimostrare che il prodotto soddisfa i requisiti
essenziali della direttiva applicabile. In altri termini, il fabbricante ha la possibilit di utilizzare un sistema
qualit approvato per dimostrare la conformit ai requisiti definiti dalla regolamentazione, ovvero per provare
che in grado di progettare (eventualmente), fabbricare e fornire prodotti conformi ai requisiti essenziali
applicabili. Un sistema di gestione della qualit attuato secondo le norme EN ISO 9001, 9002 o 9003
conferisce la presunzione di conformit ai rispettivi moduli per quanto riguarda le disposizioni previste dai
moduli disciplinate dalle norme in questione, purch il sistema qualit consenta al fabbricante di dimostrare
che i prodotti soddisfano i requisiti essenziali della direttiva in questione.
14

Norme ISO 9000.

Le ISO 9000 attualmente (dall'anno 2000 in avanti) sono suddivise in:

ISO 9000 che descrive le terminologia e i principi essenziali dei sistemi di gestione qualit e della
loro organizzazione;

ISO 9001 per la definizione dei requisiti dei sistemi qualit;

ISO 9004 che una linea guida per il miglioramento delle prestazioni delle organizzazioni.

In precedenza (periodo dal 1994 al 2000) esistevano anche le norme ISO 9002 e 9003 e l'organizzazione
poteva scegliere con quale norma certificarsi. Le tre norme ISO 9001/2/3 consentivano, prima del 2000 di
certificare solo alcuni settori dell'azienda. Queste norme, che non sono pi in vigore dal dicembre del 2000,
sono state sostituite dalla ISO 9001:2000 che prevede un approccio globale e completo di certificazione per
cui non possibile escludere alcuni settori o processi. Al dicembre 2003 era fissato il termine del periodo
transitorio nel quale le aziende in possesso della certificazione di conformit del proprio sistema qualit alla
norma ISO 9001 (o ISO 9002 o 9003) edizione 1994 avrebbero dovuto modificare il proprio sistema per
passare alle nuove norme emesse il dicembre 2000.
Lunica norma della famiglia ISO 9000 per cui una azienda pu essere certificata quindi la ISO 9001;
le altre sono solo guide utili, ma facoltative, per favorire la corretta applicazione ed interpretazione dei
principi del sistema qualit.
La ISO 9001:2000 specifica i requisiti di un sistema di gestione per la qualit necessari per dimostrare la
capacit di un'organizzazione di fornire prodotti conformi ai requisiti richiesti dai clienti ed alle prescrizioni
regolamentari applicabili. E finalizzata ad accrescere la soddisfazione del cliente. Essa costituisce il
riferimento per la valutazione e certificazione di conformit dei sistemi di gestione per la qualit aziendali.
Ebasata su una "struttura per processi" e punta laccento sulla capacit di gestire le attivit di una determinata
organizzazione attraverso l'identificazione e il controllo dei relativi processi e interazioni in modo sistematico
ed organico.
La ISO 9000 individua il "lessico" per la 9001 e la 9004. La sua ultima revisione (emissione dalla ISO e
adozione dalla UNI) risale al 2008; in questa ultima edizione si volutamente utilizzato un linguaggio meno
aziendale, per permettere l'applicazione della ISO 9001 anche ad altri ambiti (amministrazioni, universit,
societ di servizi, ecc. ecc.).
La ISO 9004 particolarmente utile perch permette di individuare spunti per il miglioramento delle
esigenze espresse nella ISO 9001.
La nuova norma del 2000 viene anche impropriamente nominata Vision 2000. Tale termine non il nome di
una norma, ma un nome generico che vorrebbe identificare una serie di attivit (formazione,
documentazione eccetera) che riguardano la nuova famiglia di norme sulla qualit nata nel 2000. Vision 2000
non quindi una norma di qualit.

15

Il nome completo della norma recepita in Italia UNI EN ISO 9001:2008 in quanto la norma ISO
armonizzata, pubblicata e diffusa dall'Ente Nazionale Italiano di Unificazione (UNI) e dal Comitato Europeo
di Normazione (EN) in Europa.
Le norme ISO 9000 sono universali e la loro applicabilit prescinde dalla dimensione o dal settore
dellazienda. Esse definiscono principi generici che lazienda deve seguire ma non il modo in cui deve
produrre determinati prodotti: per questo non sono applicabili ai prodotti ma solo all'azienda che li produce.
Secondo questa ottica, la ISO 9001 garantisce il controllo del processo produttivo e la sua efficacia, ma non la
sua efficienza.
I riferimenti normativi da considerare in ambito di certificazione della qualit sono:
-

UNI EN ISO 9000:2005 Sistemi di gestione per la qualit - Fondamenti e vocabolario

UNI EN ISO 9001:2008 Sistemi di gestione per la qualit - Requisiti Sistemi di gestione per la
qualit

UNI EN ISO 9004:2000 - Linee guida per il miglioramento delle prestazioni.

UNI EN ISO 19011 "Linee Guida per la valutazione dei Sistemi di Gestione per la Qualit e dei
Sistemi di Gestione ambientale".

I lavori elettrici

Definizioni di Lavoro elettrico:

Secondo CEI EN 50110: Lavori su, con o in prossimit di un impianto elettrico quali: prove e
misure,riparazioni, sostituzioni, modifiche, ampliamenti, ispezioni;

Secondo CEI 11-27: Lavori su impianti elettrici con accesso alle parti attive e conseguente rischio di
folgorazione o arco elettrico.

In generale si in presenza di un lavoro elettrico solo quando viene coinvolta una parte attiva di un impianto
elettrico.
Nellambito dei lavori elettrici ha notevole importanza il concetto di Zona di guardia: lo spazio intorno
(entro una distanza DL) ad un elemento di impianto in tensione entro il quale non ammessa la presenza di
persone o di altri oggetti mobili estranei allimpianto (scale, attrezzi, veicoli, ecc.) che siano collegati o
accessibili a persone. La presenza di uno schermo (barriera, involucro) modifica le zone pericolose.
Il lavoro svolto al riparo dello schermo o al di fuori della zona prossima, non un lavoro elettrico.

16

Definizione
Definizione
di
lavoro
elettrico
Definizionedi
dilavoro
lavoroelettrico
elettrico

Definizione
Definizione
di
lavoro
elettrico
Definizionedi
dilavoro
lavoroelettrico
elettrico
Parte
Parte attiva
attiva

Parte
Parteattiva
attiva

Zona
Zonanon
nonpericolosa
pericolosa

D
DLL == Zona
Zona di
di guardia
guardia
LAVORO
LAVORO SOTTO
SOTTO TENSIONE
TENSIONE
Zona
Zonadi
diguardia
guardia

D
DVV == Zona
Zona prossima
prossima
LAVORO
LAVORO IN
IN
PROSSIMITA
PROSSIMITA
11

Zona
Zonaprossima
prossima

22

La distanza DL dipende dalla tensione della parte attiva e varia da 150 mm per tensioni fino a 1 kV a 3940 mm
per tensioni di 380 kV.
La distanza Dv varia da 650 mm per tensioni fino a 1 kV a 5940 mm per tensioni di 380 kV ed oltre.
Le distanze Dv che delimitano la zona prossima non valgono per i lavori non elettrici, ad es. lavori edili,
verniciature, lavori di trasporto, ecc. in quanto svolti da Persone Comuni (non Addestrate dal punto di vista
elettrico). In questi casi la distanza dalla parte in tensione va adeguatamente aumentata rispetto a D v. Un
esempio di Dv maggiorata dato dal DPR 164/56 che richiede per i cantieri edili una distanza di 5 m dalle
linee elettriche con conduttori nudi.
I lavori elettrici sono classificati in:

Lavoro sotto tensione: Ogni lavoro in cui un lavoratore viene a contatto con le parti attive o entra
nella zona di lavoro sotto tensione.
Pu essere a contatto (uso di guanti isolanti), a distanza (uso di aste isolanti), a potenziale (operatore
allo potenziale delle parti attive e opportunamente isolato).

Lavoro in prossimit di parti attive: Ogni lavoro in cui un lavoratore entra nella zona prossima
(Spazio limitato circostante la zona di lavoro sotto tensione entro una distanza D V).

Lavoro fuori tensione: Ogni lavoro su impianti elettrici, che non sono attivi e non hanno carica
elettrica, eseguito dopo aver messo in atto tutte le misure per prevenire il pericolo elettrico.

Il lavoro svolto al di fuori della zona prossima, non considerato un lavoro elettrico.

1.8.1

Ruoli, competenze e responsabilit nellorganizzazione ed esecuzione dei lavori elettrici

In base alla loro istruzione, esperienza, capacit organizzative e di esecuzione dei lavori elettrici, e in base alle
responsabilit assegnate le persone sono suddivise in:

PERSONA ESPERTA (PES): Persona formata in possesso di specifica istruzione ed esperienza tali da
consentirle di evitare i pericoli che lelettricit pu creare (IEV 826-09-01, mod.).

17

PERSONA AVVERTITA (PAV): Persona formata, adeguatamente istruita in relazione alle circostanze
contingenti, da Persone Esperte, per metterla in grado di evitare i pericoli che lelettricit pu creare
(IEV 826-09-02, mod.).

PERSONA COMUNE (PEC): Persona non Esperta e non Avvertita nel campo delle attivit elettriche

PERSONA IDONEA (PEI): persona a cui sono riconosciute le capacit tecniche adeguate ad eseguire
specifici lavori sotto tensione. (PEI = PES o PAV + conoscenze teorico - pratiche relative ai lavori
sotto tensione ).

Nel diagramma riportato di seguito riassunto quanto detto finora:

Altre personalit importanti sono:

RESPONSABILE DELLIMPIANTO: Persona designata alla diretta responsabilit della conduzione


dellimpianto: programmazione dei lavori, esecuzione delle manovre e delle modifiche gestionali
dellimpianto, individuazione dellimpianto interessato ai lavori, lesecuzione dei sezionamenti,
blocco dei sezionatori e apposizione cartelli monitori, informazioni al preposto ai lavori sui rischi
ambientali ed elettrici, consegna dellimpianto al preposto ai lavori

PREPOSTO AI LAVORI: Persona designata alla diretta responsabilit della conduzione del lavoro:
presa in carico dellimpianto, verifica assenza tensione, messa a terra e in c.c., controllo condizioni
ambientali, protezioni contro le parti attive adiacenti, le informazioni al personale, pianificazione
delle attivit e controllo attrezzature collettive, coordinamento degli operatori e riconsegna
dellimpianto.

18

1.8.2

Procedure per la sicurezza nei lavori elettrici

Lavori elettrici in prossimit


Nei lavori elettrici in prossimit la sicurezza si ottiene proteggendo le parti attive che interferiscono con la
zona di lavoro mediante barriere, schermi o protettori isolanti che impediscano laccesso alla zona di guardia.
Se ci non risulta possibile la protezione deve essere attuata mantenendo con certezza una distanza superiore
a DL dalle parti attive (distanza di sicurezza e sorveglianza).
Lavori elettrici fuori tensione in BT
Prima di iniziare un lavoro elettrico fuori tensione in BT occorre eseguire nellordine le seguenti operazioni:
1 - Determinare la zona di lavoro (spazio in cui loperatore pu entrare con il corpo o con attrezzi);
2 - Sezionare tutte le fonti di energia che alimentano le parti attive che si trovano:
- dentro la zona di lavoro;
- a distanza inferiore a DV dal limite della zona di lavoro;
3 - Prendere provvedimenti contro le richiusure intempestive ed apporre i cartelli monitori;
4 - Verificare che le parti attive siano fuori tensione;
5 - Mettere a terra ed in cortocircuito le parti attive sezionate (quando necessario).
I dispositivi di protezione che vengono utilizzati sono di tipo individuale o di tipo collettivo.
Lavori elettrici sotto tensione in BT
Sono ammessi purch:

lordine di eseguire il lavoro sia dato dal preposto ai lavori;

siano adottate le misure atte a garantire la incolumit dei lavoratori.

Nei lavori sotto tensione in BT i rischi elettrici sono principalmente di due tipi:

ARCO ELETTRICO (cortocircuiti dovuti a interposizione di attrezzi e/o materiale metallico,


interruzione di carichi consistenti senza utilizzare apparecchi di manovra, ecc.);

SHOCK ELETTRICO (per mancato utilizzo o inadeguatezza di dispositivi di protezione individuale e


attrezzature, mancato rispetto delle distanze di sicurezza da parti in tensione prossime).

Occorre eseguire una accurata analisi dei rischi per valutarne la fattibilit e le procedure da adottare.
La sicurezza viene garantita essenzialmente dalluso di attrezzi isolati o isolanti (cacciaviti, pinze, chiavi,
ecc.) e dalluso dei dispositivi di protezione individuale (Casco in materiale isolante , Visiera di protezione,
Guanti isolanti, Vestiario idoneo che non lasci scoperte parti del corpo) verificati a vista prima del loro
impiego.
Lobiettivo quello di realizzare una doppia protezione isolante verso le parti attive su cui si interviene e
proteggersi dagli effetti dellarco elettrico.
Le parti in tensione su cui si esegue il lavoro e le relative zone di lavoro sotto tensione devono essere ristrette
ad una zona di intervento di dimensioni il pi possibile contenute di fronte alloperatore.

19

Sicurezza nelle attivit di misura e prova elettrica.

Il principale riferimento legale il Testo Unico sulla Sicurezza nei luoghi di lavoro D.Lgs n81/2008.
Le Principali norme tecniche di riferimento:
CEI EN 50191 (11-64) - Installazione ed esercizio degli impianti elettrici di prova, 2001-09".
Per i controlli funzionali sugli impianti elettrici, tenuto conto che rientrano tra i lavori elettrici ( definiti come
i lavori su, con o in prossimit di un impianto elettrico), i principali riferimenti sono le norme:
CEI 11-27 Esecuzione dei lavori su impianti elettrici a tensione nominale non superiore a 1000 V in corrente
alternata e a 1500 V in corrente continua, 1997-09
CEI EN 50110-1 (CEI 11-48) Esercizio degli impianti elettrici, 1998-10
CEI 11-15 Esecuzione di lavori sotto tensione su impianti elettrici di II e III categoria 2001-07
Tali norme danno indicazioni sulla progettazione degli impianti di prova, sul loro esercizio, sulle procedure da
seguire, sul personale da impiegare, sui mezzi di protezione, ecc. al fine di rendere sicure le attivit di prova
nei diversi ambiti.

1.9.1

Gli impianti elettrici di prova

Come Impianto elettrico di prova (Impianto di prova) si intende l'insieme di tutti gli apparecchi e i
dispositivi di prova combinati a scopo di prova con cui si eseguono prove elettriche su oggetti in prova.
Possono essere progettati e montati o installati come: stazioni di prova, laboratori di prova,

stazioni

sperimentali, impianti di prova temporanei.

Stazione di prova: impianto di prova installato entro un'area definita in cui generalmente sono
impiegate soltanto una o due persone nell'attivit di prova, per es. nelle linee di produzione in serie o
nelle officine elettriche di riparazione e di assistenza.
Si distinguono in quelle con protezione automatica contro i contatti diretti (le tensioni si possono
stabilire solo quando i dispositivi di sicurezza sono operanti, per es. dopo aver chiuso la copertura o
la porta della stazione di prova) e quelle prive di protezione automatica contro i contatti diretti.

Laboratorio di prova: impianto di prova installato in uno spazio chiuso in modo sicuro o all'interno
di un'area separata dalle aree di lavoro adiacenti, in cui generalmente sono impiegate numerose
persone nell'attivit di prova su oggetti di maggiori dimensioni che ivi permangono per un periodo di
tempo pi lungo.
Pu essere suddiviso in aree di prova in cui si eseguono prove reciprocamente indipendenti.

Stazione sperimentale: un impianto di prova per l'esecuzione di esperimenti o prove a scopo di


ricerca e di sviluppo su prototipi. Non vi si eseguono in genere prove di routine quindi si deve
prevedere una variet di complessi di prova come pure pericoli diversi.
Una stazione sperimentale pu essere suddivisa in sezioni in cui si eseguono prove reciprocamente
indipendenti.

20

Impianto di prova temporaneo: un impianto montato per un breve periodo allo scopo di eseguire
prove su oggetti in prova singoli.

Ai fini della sicurezza contro lo shock elettrico occorre considerare diverse misure di sicurezza negli impianti
elettrici di prova che riguardano il complesso di prova, per quanto riguarda la sua progettazione, costruzione
ed esercizio. In particolare si devono prevedere:
a) Zone di guardia intorno alle parti in tensione dove la protezione completa assente.
b) Barriere per separare le aree di prova da altre aree e per impedire l'accesso non autorizzato.
c) Segnalazioni e indicatori luminosi.
d) Spegnimento di emergenza.
e) Prevenzione dell'accensione non autorizzata e involontaria.
f) Prevenzione della messa in tensione automatica quando la tensione di rete viene ripristinata dopo una
interruzione.
g) Protezione contro le tensioni residue dopo lo spegnimento ed il trasferimento di tensioni verso masse
accessibili.
h) Misure di protezione contro altri pericoli, dovuti ad archi, rumore, esplosione, fuoco, radiazione,
sostanze pericolose, ecc.
i)

Il complesso di prova deve essere disposto e progettato in modo da assicurare la protezione contro i
contatti diretti con lisolamento delle parti attive, con coperture, con involucri, con ostacoli o con
distanze di sicurezza.

j)

Le sonde di prova di sicurezza devono avere un livello di isolamento adeguato.

k) Eventuale trasformatore di isolamento.


l)

Evitare il trasferimento di tensione a masse estranee.

Nelle stazioni di prova con protezione automatica contro i contatti diretti lapertura dei mezzi di protezione
deve scollegare automaticamente la tensione di prova.
Le stazioni di prova prive di protezione automatica contro i contatti diretti devono essere installate solo se non
sia possibile linstallazione di stazioni con protezione automatica contro i contatti diretti:

a causa di variazioni frequenti delle tipologie di prova;

a causa della variabilit degli oggetti in prova;

in caso di serie difficolt nellesecuzione del lavoro;

in caso di tipologie di prova che si presentano solo occasionalmente.

Si deve delimitare larea con pareti, reti a maglie, funi, catene o barre. Sono necessarie luci di segnalazione
rosse,protezione differenziale con corrente nominale 30 mA e banchi di lavoro di materiale isolante.
Nei laboratori di prova e nelle stazioni sperimentali le barriere devono essere pareti solide o reti a maglie alte
almeno 1800 mm. In caso di tensioni fino a 1000 V, pareti almeno 1000 mm o le barriere possono essere
anche delle funi, delle catene o delle barre. Gli ingressi devono essere muniti di un segnale monitore Vietato
oltrepassare questo punto a persone non autorizzate, di luci rosse e verdi (oltre 1000 V) di segnalazione.
21

Nelle stazioni di prova temporanea si deve impedire laccesso alle persone non autorizzate per mezzo di
pareti, reti a maglie, funi, catene, barre o barriere simili. Gli ingressi devono essere muniti di un segnale
monitore Vietato oltrepassare questo punto a persone non autorizzate, devono essere previste vie di fuga.
Procedure da seguire per la messa in esercizio.
Stati di funzionamento e corrispondente stato di alimentazioni, precauzioni di sicurezza, luci di
segnalazione, ingressi
Stato
di le

tutte

funzionamento alimentazioni

alimentazioni per sicurezza

le le precauzioni di le

per i circuiti di fornire

segnalazione e tensione di prova

di

di

nell'area di prova
(per le tensioni

apparecchiature

superiori a 1 kV,

di

per es. messa a

negli

impianti

terra

di prova

all'area

ingressi
di

prova

prescritte, sono

in

cortocircuito).

Fuori esercizio sono spente e sono


assicurate

gli

entrare sono accese

delle
manovra,

di tutti

segnalazione,

la necessarie prima se

comando

luci

spente

e sono in atto

spente

Aperti

verdi

aperti

assicurate contro

contro manovre l'accensione non


involontarie, e autorizzata,
contro
l'accensione
non autorizzata
per sono accese
sono

Pronto
l'esercizio

spente

e sono in atto

assicurate contro
l'accensione non

Pronto

per sono accese

l'accensione
In esercizio

sono accese

autorizzata,
sono spenti

Non sono pi in rosse

Chiusi

sono accese

atto
Non sono pi in rosse

Chiusi

atto

1.9.2

I controlli funzionali degli impianti elettrici e i relativi componenti

Sono particolari lavori elettrici i controlli funzionali (misure, prove, ispezioni) degli impianti elettrici:
1) Misure: Sono tutte le operazioni per misurare i dati fisici allinterno di impianti elettrici.

22

2) Prove: Le prove comprendono tutte le operazioni destinate al controllo del funzionamento o dello
stato elettrico, meccanico o termico di un impianto elettrico. Le prove comprendono anche le
operazioni per verificare, per esempio, lefficacia dei circuiti di protezione e di sicurezza.
Le prove possono comprendere le operazioni di misura che devono essere eseguite in conformit al
punto precedente.
3) Ispezioni: Lo scopo dellispezione di verificare che un impianto elettrico sia rispondente alle
prescrizioni tecniche e di sicurezza delle norme attinenti e pu comprendere la verifica di
quellimpianto in esercizio normale. Lispezione pu comprendere lesame a vista e misure e/o prove.
Assicurazione della qualit per le misure
Nellambito della qualit delle misure occorre in particolare considerare:
- i criteri di scelta dei metodi di misurazione e delle apparecchiature;
- la definizione e il controllo dei parametri di influenza;
- la preparazione di procedure e istruzioni operative;
- la gestione delle Apparecchiature di Controllo, Misura, Collaudo(ACMC);
- l'addestramento del personale;
- le modalit di registrazione e valutazione dei risultati.
I punti sopra indicati vengono posti sotto osservazione dall'ente di accreditamento.
Occorre che l'azienda abbia stabilito le misurazioni da eseguire, con l'incertezza associata, la criticit delle
stesse, e definite le apparecchiature in grado di svolgere la funzione assegnata.
Una misura va considerata critica se si riferisce ad una caratteristica fondamentale del prodotto e determinante
per la sua qualit.
Si hanno criticit quando:
- le conseguenza di eventuali non conformit della caratteristica misurata sono gravi e costose;
- la probabilit che si verifichi una non conformit elevata;
- la probabilit di individuare eventuali non conformit prima dell'uso del prodotto bassa;
- il rapporto tra l'ampiezza della tolleranza ammessa e l'incertezza della misura troppo basso (ad esempio <
3).
Occorre predisporre un elenco con tutte le apparecchiature da impiegare nelle misurazioni definendone il
processo di taratura richiesto. Occorre anche definire gli ambiti di variazione delle grandezze in cui deve
essere eseguita la taratura, con le relative incertezze, le modalit di taratura, le condizioni ambientali,
l'intervallo di conferma metrologica (l'uso di strumenti dopo il termine garantito per la taratura non consente
l'assicurazione della qualit).
Occorre che l'azienda definisca l'incertezza di misura necessaria e che l'incertezza dello strumento sia tale da
garantire che l'incertezza della misura sia inferiore almeno ad 1/3 di quella necessaria (tipicamente 0,1).
L'insieme degli strumenti di misura pu suddividersi, secondo gli interventi necessari a garantirne un uso
corretto:
23

a) apparecchi per misurazioni di grandezze riferibili a campioni riconosciuti: devono essere inseriti in un
piano di taratura sistematico;
b) apparecchi per misurazioni di grandezze non riferibili: devono essere corredati di specifiche procedure di
taratura;
c) dispositivi e sistemi di collaudo: devono essere tarati, compreso gli accessori hardware ed il software;
d) complessi di controllo e regolazione: sufficiente controllarne la ripetibilit.
Gli intervalli di taratura possono essere fissati seguendo le indicazioni della Norma ISO 10012/1, che
suggerisce alcuni metodi, tutti basati

sulla registrazione e successiva analisi statistica delle tarature

precedenti:
- regolazione automatica;
- carte di controllo;
- tempi predefiniti;
- tempi di utilizzazione;
- prove in servizio.
Per le apparecchiature nuove, il primo intervallo viene suggerito dal costruttore. Quando si siano verificati
guasti o il sigillo di taratura risulti manomesso, bisogna procedere ad una nuova taratura.
Lo stato di taratura registrato sullo strumento e su documenti appositi, dai quali si identifica:
- i dati matricolari dell'apparecchiatura;
- natura e funzione della stessa;
- costruttore, modello;
- caratteristiche metrologiche;
- intervallo di taratura, data della precedente, risultati, data prevista per la successiva;
- ubicazione.
Occorre un costante controllo (e regolazione) delle grandezze di influenza, che naturalmente variano per ogni
misura.
Va predisposto un protocollo di misura che identifichi la modalit di scelta dei provini da sottoporre a misura,
modalit di rilievo dei dati, quella di elaborazione e presentazione dei dati.
Per quanto riguarda la registrazione dei risultati, infine, quando le apparecchiature sono impiegate per misure
particolarmente significative, deve essere possibile correlare la singola apparecchiatura con i prodotti
controllati, al fine di rendere possibile sia una eventuale ripetizione delle misure in caso di necessit, sia la
conoscenza di quali misure siano state eseguite con ogni singolo apparecchio.

1.10.1

ISO/IEC UNI CEI EN 17025:2005

La norma ISO/IEC UNI CEI EN 17025 "Requisiti generali per la competenza dei laboratori di prova e di
taratura utilizzata dai laboratori nello sviluppo dei propri sistemi qualit. Pu essere utilizzata dai clienti
del laboratorio, dalle autorit in ambito regolamentato e dagli organismi d'accreditamento per confermare o

24

riconoscere la competenza dei laboratori. Le certificazioni ISO 9001 non dimostrano da sole la competenza
del laboratorio a produrre dati e risultati tecnicamente validi.
Il laboratorio deve attuare un sistema qualit interno appropriato al tipo, al livello ed al volume dell'attivit di
prova eseguita con adeguati requisiti gestionali e di competenza tecnica.
Da un punto di vista normativo si fa riferimento alle Norme ISO 9000 e al VIM (Vocabolario Internazionale
delle Misure).
In generale vengono richiesti due tipi di requisiti fondamentali al laboratorio di misura:
1) Requisiti gestionali;
2) Requisiti di competenza tecnica.
Di seguito vengono approfonditi i suddetti aspetti.
1) Requisiti gestionali
a) Organizzazione
Viene richiesta l'indipendenza del laboratorio; devono essere messi sotto controllo i potenziali conflitti di
interessi che potrebbero influenzare l'operato del laboratorio.
b) Sistema qualit
La politica della qualit deve prevedere almeno:
- l'impegno della direzione del laboratorio per la buona pratica professionale e la qualit dei risultati forniti al
cliente;
- la dichiarazione della direzione del laboratorio relativa al servizio offerto;
- gli obiettivi del sistema qualit;
- l'impegno per tutto il personale coinvolto nelle attivit di prova a conoscere la documentazione per la qualit
ed attuare le politiche e procedure nel proprio lavoro;
- l'impegno del laboratorio ad essere conforme alla norma ISO 17025.
c) Controllo della documentazione
Il laboratorio deve stabilire e mantenere procedure per il controllo, la revisione ed approvazione, emissione e
correzione dei documenti, anche di origine esterna, ovvero metodi, normative, documenti dei clienti, etc.
d) Riesame delle richieste, delle offerte e dei contratti
Il laboratorio deve identificare le necessit del cliente, garantire che i requisiti, inclusi i metodi di prova usati,
siano chiaramente definiti e deve avere la capacit e le risorse per soddisfare tali requisiti.
e) Subappalto delle prove e tarature
La norma prevede anche il subappalto permanente delle prove e delle tarature.
f) Approvvigionamento di servizi e forniture
E richiesta la valutazione e qualificazione dei "documenti di approvvigionamento".
g) Servizi al cliente
Il laboratorio deve cooperare col cliente al fine di definire le sue esigenze e richieste.
h) Reclami
Devono essere previste procedure per trattare i reclami dei clienti.
25

i)

Controllo delle attivit non conformi, azioni correttive, azioni preventive

Il laboratorio deve avere procedure specifiche per la gestione delle non conformit e la definizione della
necessit di azioni correttive.
j)

Controllo delle registrazioni

Il requisito va applicato a tutte le registrazioni, non solo quelle tecniche, e su qualunque supporto.
k) Verifiche ispettive interne
Il piano delle verifiche ispettive deve coprire tutti gli elementi del sistema qualit, incluse le attivit di prova
e/o taratura.
l)

Riesami da parte della direzione

Il sistema qualit deve essere riesaminato sistematicamente e periodicamente (annualmente) da parte della
direzione, considerando:
- idoneit delle politiche e delle procedure;
- rapporti dalla direzione e dal personale addetto alla supervisione;
- esiti delle verifiche ispettive recenti;
- valutazioni da parte di organismi esterni;
- risultati di prove valutative e confronti interlaboratorio;
- ogni variazione nel volume e tipo di lavoro;
- informazioni di ritorno dal cliente;
- reclami;
- ogni altro fattore di rilievo, come le attivit di controllo della qualit, le risorse e l'addestramento del
personale.
2) Requisiti di competenza tecnica
a) Generalit
Alcuni fattori che determinano la correttezza e l'affidabilit delle prove e/o delle tarature eseguite da un
laboratorio sono:
- fattori umani ;
- postazione di lavoro e condizioni ambientali ;
- metodi di prova e metodi di validazione ;
- apparecchiature ;
- riferibilit delle misure ;
- campionamento ;
- manipolazione dei dispositivi da provare .
b) Personale
La direzione del laboratorio deve garantire la competenza di tutti coloro che utilizzano apparecchiature
specifiche, eseguono prove, valutano i risultati e firmano i rapporti di prova.
c) Condizioni ambientali

26

Il laboratorio deve tenere sotto controllo le condizioni ambientali (per esempio sterilit biologica, polvere,
disturbi elettromagnetici, radiazioni, umidit, alimentazione elettrica, temperatura, livello sonoro e di
vibrazione) che possono influire sui risultati delle prove.
d) Metodi di prova e validazione dei metodi
Il laboratorio deve adottare metodi e procedure appropriati per tutte le prove che rientrano nei suoi scopi.
La validazione un requisito che si applica ai metodi sviluppati dal laboratorio, ai metodi normati applicati al
di fuori dello scopo prefissato, ed alle estensioni o modifiche di metodi normati.
Un laboratorio di taratura, o un laboratorio di prova che tara internamente le proprie apparecchiature, deve
avere e deve applicare una procedura per stimare l'incertezza della misura per tutte le tarature e per i tipi di
taratura.
Si richiede che il software sia documentato e validato per l'uso, siano redatte ed applicate procedure per la
protezione dei dati e gli elaboratori elettronici siano sottoposti ad idonea manutenzione. Il software di origine
commerciale viene ritenuto sufficientemente validato.
e) Apparecchiature
Il laboratorio deve essere dotato di tutte le attrezzature adeguate, compreso il software, alle specifiche relative
alle prove.
Devono essere stabiliti programmi di taratura e di manutenzione.
Istruzioni aggiornate sull'utilizzo e manutenzione devono essere facilmente disponibili.
Vanno registrati i diversi dati sulle apparecchiature.
f) Riferibilit delle misure
Tutte le apparecchiature usate per le prove, comprese le apparecchiature per misure ausiliarie (per esempio
per le condizioni ambientali) che hanno uninfluenza significativa sull'accuratezza o sulla validit dei risultati
devono essere tarate prima di essere messe in servizio. Il laboratorio deve stabilire un programma per la
taratura delle proprie apparecchiature.
Per i laboratori di taratura, il programma di taratura delle apparecchiature deve essere concepito e gestito in
modo da garantire che le tarature e le misure fatte dal laboratorio siano riferibili al Sistema Internazionale
delle Unit (SI).
Il laboratorio deve avere un programma e una procedura per la taratura dei propri campioni di riferimento.
Il laboratorio deve avere procedure per la manipolazione, il trasporto, l'immagazzinamento e l'utilizzo in stato
di sicurezza dei campioni di riferimento e dei materiali di riferimento al fine di prevenirne la contaminazione
o il deterioramento e per proteggerne l'integrit.
g) Campionamento
Se il laboratorio esegue il campionamento di sostanze, di materiali o prodotti, deve avere un piano e
procedure di campionamento.
h) Manipolazione degli oggetti da provare e tarare
Il laboratorio deve avere procedure per il trasporto, la ricezione, la manipolazione, l'identificazione, la
protezione, l'immagazzinamento, la conservazione e/o l'eliminazione degli oggetti da provare e/o da tarare.
27

i)

Assicurazione della qualit dei risultati di prova e taratura

Tale requisito serve a garantire la validit dei risultati forniti: il laboratorio deve avere procedure di controllo
qualit per monitorare i propri risultati. Ove possibile, il laboratorio dovrebbe partecipare a circuiti
interlaboratorio, o utilizzare sistematicamente materiali di riferimento certificati o interni, o ripetere prove
sullo stesso campione con lo stesso metodo o con metodi differenti, o infine verificare la correlazione tra
differenti propriet di un campione. Devono esistere registrazioni di questa attivit ed il laboratorio deve
dimostrare di gestire i risultati, utilizzando, per esempio, carte di controllo.
j)

Presentazione dei risultati

Viene definito lo schema generale del rapporto di prova; tra laltro viene concesso di riportare, quando
pertinente, una dichiarazione circa la conformit/non conformit ai requisiti e/o alle specifiche. Sono inoltre
ammesse opinioni ed interpretazioni dei risultati. Nel caso di dichiarazioni di conformit a specifiche,
dovranno essere riportate nel rapporto di prova i valori di riferimento e l'incertezza di misura dei risultati.
Modifiche a rapporti di prova possono essere inserite in documenti aggiuntivi, o in nuovi rapporti che
sostituiscono il precedente.
Se si rispetta questa norma rispettata anche la ISO 9000 ma non viceversa, comunque da chiarire che
soddisfare i requisiti di questa norma non significa aver soddisfatto tutti i requisiti della ISO 9001. Mentre con
la vecchia norma 17025:2000 si affermava che: i laboratori che rispettano tutti i requisiti di tale norma
rispettano automaticamente tutti i requisiti della Norma ISO 9001.

28

STRUMENTAZIONE UTILIZZATA NELLE ATTIVITA DI MISURE E


PROVE.
Strumentazioni e misure
Per fare delle prove, occorrono delle apparecchiature che consentano di svolgere le misure; occorrono delle
sorgenti di alimentazione regolabili in tensione e/o frequenza perch le prove vanno fatte in specifiche
condizioni di riferimento (ad esempio Vn, In o fn) che non sempre ritroviamo sulla rete cio la rete non
sempre risponde alla tensione nominale e non sempre ha una frequenza di 50 Hz quindi sempre necessario
un sistema di regolazione della tensione.
Per regolare la tensione in c.a. si usano variatori di tensione (autotrasformatori) e variatori a induzione
(motori asincroni con rotore avvolto, con statore e rotore in serie: il rotore fissato in una posizione, mettendo
in serie primario (statore) e secondario (rotore) si ritrova una tensione che, se il rapporto unitario e la
tensione in fase, doppia. Ruotando il rotore la tensione varia perch si compongono due vettori di cui uno
fisso quello primario e uno secondario che ruota). Invece, per variatori di tensione si intendono gli
autotrasformatori; rispetto a questi ultimi i variatori a induzione presentano una migliore simmetria in quanto
nel caso trifase un autotrasformatore a tre colonne presenta una colonna centrale con una corrente diversa
rispetto alle laterali la quale crea una certa dissimmetria nelle tensioni e poich solitamente le prove vanno
fatte con terne simmetriche di tensioni questa problematica va evitata. Altro sistema di variare la tensione
quello di utilizzare degli alternatori: regolando leccitazione possibile variare la tensione; inoltre possibile
variare la frequenza agendo sul motore primo dellalternatore. Con i sistemi visti prima (autotrasformatore e
variatore) la frequenza dipende dalla sorgente che si ha a disposizione. Per sistemi di grossa potenza lunico
mezzo proprio lalternatore destinato alle prove. Per potenze dellordine dei kW (max un centinaio di kW) si
vanno sempre di pi usando sorgenti di tipo elettronico per avere tensioni sinusoidali e regolabili, ottenute
tramite convertitori di frequenza partendo dalla corrente alternata che viene prima raddrizzata e poi invertita.
Si possono cos ottenere sorgenti di tensione praticamente sinusoidali con frequenze regolabili e con facilit
di regolazione maggiore rispetto ai gruppi elettromeccanici. Per le prove in c.c. si usano per la regolazione dei
reostati in serie o in parallelo, come sorgenti di alimentazione si hanno gli accumulatori oppure sorgenti di
tipo elettronico (alimentatori in c.c.) con filtri per limitare londulazione (ripple) di tensione.
Grandezze da misurare
In primo luogo, le grandezze elettriche su macchine elettriche e impianti elettrici sono: tensione, corrente,
potenze, ecc. Le precisioni richieste in queste misure sono sempre dettate dalla normativa in quanto nelle
norme, in ogni caso, va poi indicata la metodologia di misura perch non basta andare a indicare le propriet
che deve avere lapparato o il sistema per il raffronto con la misura ma, per avere prove riproducibili
(cambiato laboratorio o strumentazione), importante definire il metodo di prova intendendo anche le
caratteristiche della strumentazione da usare. Usualmente i valori indicati dalle norme sono quelli che
indicano strumenti di classe 0.5 o 0.2; le classi 0.5 e 0.2 sono utilizzate nei laboratori per collaudi e prove; le
29

classi 0.1 o 0.05 sono usate per gli strumenti campione nei laboratori primari (maggiore precisione). In c.c.
valutiamo misure a regime tramite voltmetri per c.c., amperometri per c.c., wattmetri per c.c.; per la corrente
alternata invece si misurano i valori efficaci veri. Tutto questo per misure in condizioni statiche, spesso per
pu essere importante rilevare fenomeni transitori per cui necessario utilizzare apparecchi in grado di
registrare transitori, tipo oscilloscopi a memoria o sistemi di acquisizione dati. Tutti i laboratori presentano
questa attrezzatura che costituita da strumentazione a campionamento (utilizza convertitori A/D veloci o
ad approssimazioni successive che hanno frequenze di conversione dellordine di centinaia di kHz per cui si
in grado di seguire fenomeni molto veloci) o da convertitori flash (ancor pi veloci con frequenze di
conversione dellordine delle centinaia di MHz). Usualmente, per le prove che interessano bastano strumenti
con banda passante (banda passante: l'intervallo di frequenze che un dato segnale contiene, o che un dato
apparecchio in grado di trattare. Pi specificamente, data la risposta in frequenza di un dato dispositivo o
segnale, l'ampiezza della sua banda passante uguale alla differenza fra le due frequenze massima e minima ,
cio quelle che normalmente vengono attenuate di 3 dB rispetto ad una frequenza cosiddetta centrale,che esso
lascia passare) a 3 db cio si riesce a registrare e riprodurre il segnale al limite di banda con un errore di
circa il 30% (elevato). Nel campo delle misure su macchine o su impianti la massima banda che interessa
dellordine dei 100 MHz; per frequenze pi elevate si entra nel campo delle radio frequenze che non ci
interessano se non per prove di compatibilit elettromagnetica. Oltre le grandezze di tipo elettrico possibile
misurare per esempio per una macchina elettrica rotante, la potenza meccanica allalbero, la velocit di
rotazione, le vibrazioni, il rumore, ecc. cio parametri che entrano in gioco e che vanno verificati; unaltra
grandezza da rilevare sia per macchine statiche che per macchine rotanti la temperatura di parti della
macchina o dellambiente. Per cui si hanno da misurare altre grandezze elettriche. In macchine rotanti in cui il
raffreddamento realizzato con un fluido possibile ad esempio misurare la portata del fluido, la velocit, la
temperatura, ecc. cio grandezze che non sono elettriche per convertibili in grandezze elettriche per essere
pi facilmente rilevate e trattate (una volta trasformate si possono trasmettere, leggere con un voltmetro,
elaborare, ecc.) I trasduttori sono i sistemi che trasformano qualsiasi grandezza fisica in una elettrica.
Sensori e trasduttori

1.13.1

Definizioni generali.

La Norma UNI 4546 denominata Misure e misurazioni - Termini e definizioni fondamentali fornisce le
seguenti definizioni:

Trasduttore: un mezzo tecnico che compie su un segnale d'ingresso una certa elaborazione,
trasformandolo in un segnale d'uscita;

Convertitore: se lingresso e luscita sono entrambi segnali elettrici;

Sensore: particolare trasduttore che si trova in diretta interazione con il sistema misurato;

Attuatore: particolare trasduttore che si trova in diretta interazione con l'utilizzatore dell'indicazione
fornita.
30

Il VIM definisce:
Trasduttore di misura: dispositivo, impiegato in una misurazione, che fornisce una grandezza di uscita
avente una relazione specificata con la grandezza di ingresso.

1.13.2

Generalit.

Le grandezze elettriche il pi delle volte si riescono a misurare con maggiore facilit ed elevata precisione
rispetto a grandezze di altra natura.
Nelle prove di macchine elettriche spesso necessario misurare grandezze di natura non elettrica (per
esempio forze, coppie, velocit, etc) che, a causa della difficolt di misura, si preferisce trasdurle in altre pi
comode da misurare, come appunto quelle elettriche.
Fra le grandezze da misurare e lapparecchiatura di misura viene interposto un trasduttore che riesca a
trasdurre la grandezza fisica dinteresse in grandezza elettrica, in modo univoco e con buona precisione.
Un qualunque trasduttore schematizzabile con un blocco (cos come qualunque sistema di misura), il cui
ingresso la grandezza fisica X, che si vuole misurare, e luscita una grandezza Y collegata in maniera
univoca allingresso (cio per ogni Y la f(Y) d un unico X):

Usualmente si tende ad utilizzare trasduttori che nel campo di funzionamento prefissato abbiano una
caratteristica lineare.
Il legame fra la grandezza fisica di ingresso x e di uscita del trasduttore y il seguente:

y t f x t
Questultima relazione, nota con il nome di funzione di conversione diretta, funzione del tempo ed assume
la forma seguente in regime stazionario:

y f x
Preferibilmente il legame ingresso-uscita del trasduttore deve essere di tipo proporzionale quindi si preferisce
utilizzare trasduttori con caratteristiche lineari per i quali la funzione di conversione diretta assume la
seguente forma semplificata:

y k x
in cui k il fattore di conversione o fattore di scala.
Le modalit dimpiego del trasduttore consiste nel leggere sul trasduttore la grandezza y e, utilizzando la
caratteristica del trasduttore, risalire al valore della grandezza di ingresso x che si vuole rilevare. Il legame
ingresso-uscita lo si esplicita il pi delle volte per via grafica tramite il diagramma di taratura del quale di
seguito riportato un esempio:

31

In tale diagramma si nota la presenza di due curve che delimitano la regione dei possibili punti di
funzionamento del trasduttore, detta fascia di valore, ed una linea intermedia indicante i normali punti di
funzionamento del trasduttore, definita curva di taratura.
La curva di taratura (calibration curve) la relazione (biunivoca o almeno univoca) tra ogni valore della
grandezza di uscita ed il corrispondente valore da assegnare al punto centrale della fascia di valore relativa al
valore di ingresso. Quando la curva di taratura rettilinea, cio se la relazione lineare, essa viene espressa
con un coefficiente chiamato costante di taratura (calibration factor).
Lincertezza di taratura (calibration uncertainty) rappresentativa della larghezza della fascia di valore.
Essa pu venire espressa in tre modi diversi:

in modo assoluto, cio nella stessa unit di misura del misurando (valore di ingresso);

in modo relativo, rapportandola al valore del punto intermedio della fascia cui associata;

in modo ridotto, rapportandola (solitamente) al limite superiore del campo di misura.

Lo scostamento massimo della curva di taratura dallandamento rettilineo (retta di riferimento) detto
linearit (linearity). Esistono tre tipi di linearit:

Linearit riferita allo zero (Zero based linearity): la retta di riferimento passa per l'estremo della
curva di taratura che corrisponde all'estremo inferiore del campo di misura ed tracciata in maniera
da minimizzare il pi grande (in valore assoluto) fra gli scostamenti.

Linearit riferita agli estremi (End point linearity): la retta di riferimento congiunge i due punti
estremi della curva di taratura, corrispondenti agli estremi del campo di misura.

Linearit indipendente (independent linearity): la retta di riferimento tracciata in modo da rendere


minimo il pi elevato degli scostamenti.

I valori di tutte queste


linearit vengono espressi,
solitamente,

in

valore

relativo oppure, pi spesso,


in valore ridotto.

32

1.13.3

Caratteristiche dei trasduttori.

Per qualificare i trasduttori si utilizzano caratteristiche metrologiche e caratteristiche statiche. Le


caratteristiche metrologiche sono le seguenti:

campo di misura: indica i limiti entro i quali deve mantenersi la grandezza di ingresso affinch il
sensore funzioni secondo le specifiche fornite per caratterizzarlo;

campo di sicurezza: specifica i limiti che la grandezza di ingresso non deve superare per non
danneggiare il sensore;

campo di lettura utile: il campo di valori assunti dall'uscita corrispondentemente al campo di


misura;

valori estremi dell'uscita: i valori limite assunti dal segnale di uscita quando il segnale di ingresso
(misurando) varia entro il campo di sicurezza;

Le caratteristiche statiche, cos chiamate perch descriventi il comportamento del trasduttore quando il
segnale di ingresso (misurando) si modifica lentamente nel tempo, tanto da poterlo considerare costante, sono
le seguenti:

Linearit (linearity): vedi sopra;

Incertezza di taratura (calibration uncertainty): vedi sopra;

Sensibilit (sensitivity): rappresenta il rapporto fra la variazione dell'uscita del trasduttore e la


corrispondente variazione dellingresso (misurando). Nel caso di curva di taratura di tipo rettilineo la
sensibilit pari all'inverso della costante di taratura;

Risoluzione (resolution): definita come la variazione del valore dellingresso (misurando) che
provoca una variazione nel valore dell'uscita pari all'incertezza dell'uscita stessa. Essa viene anche
indicata con il termine di banda morta (dead band). Quando il sensore opera con un misurando che
si trova nell'intorno dello zero si preferisce il termine soglia (threshold) (valore minimo del
misurando che determina un'uscita apprezzabilmente diversa da zero);

33

Ripetibilit (repeatibility): l'ampiezza della fascia di valori che vengono assunti dall'uscita in
corrispondenza dello stesso ingresso non nullo applicato ripetutamente. La ripetibilit esprime in
modo globale, l'effetto a breve termine delle grandezze di influenza. Essa, che deve essere valutata
per tutto il campo di funzionamento del sensore, viene espressa con le stesse convenzioni adottate per
lincertezza di taratura;

Isteresi (hysteresis): la differenza fra due valori dell'uscita che si ottengono quando il segnale di
ingresso viene fatto variare in modo da raggiungere il valore desiderato partendo una volta
dall'estremo inferiore del campo di misura, ed un'altra volta dall'estremo superiore;

Stabilit: la variazione massima che si pu verificare nell'uscita a parit di ingresso e di condizioni


operative entro un determinato intervallo di tempo.
A volte usato il termine deriva (offset oppure shift), con significato pi o meno equivalente. Essa
consiste in una traslazione della caratteristica ideale del trasduttore anche in presenza di segnale nullo
allingresso (deriva dello zero - zero shift oppure offset drift).

Lerrore, realizzato appositamente elevato, costante (ordine nel mV o anche

V ) e spesso dipende

dalla temperatura, cio si ha una deriva legata allinfluenza termica del trasduttore.
Del fattore di scala k viene fornito lerrore massimo possibile e la variabilit di k con la temperatura;

Condizioni di riferimento per le grandezze di influenza (reference operating conditions): sono


l'insieme delle fasce di valore delle grandezze di influenza in corrispondenza delle quali sono valide
le specificazioni metrologiche riassumibili nella funzione di taratura.

1.13.4

Principali caratteristiche relative al funzionamento in regime dinamico.

Le risposte in frequenza che si ottengono da un trasduttore quando lingresso di tipo sinusoidale, come il
seguente:

x( t ) 1 sin t
assumono la seguente forma:

y( t ) G sin t
essendo:
G

il guadagno;
La fase introdotta dal trasduttore.
34

Le risposte in frequenza vengono rappresentate graficamente tramite due andamenti, uno concernente la
risposta in ampiezza e laltro in fase:

Le caratteristiche qualificanti tali tipi di trasduttori sono:

Banda passante: campo di frequenze dellingresso per cui il guadagno G pu essere considerato
costante (o entro una fascia di valore prefissata). Gli estremi della banda passante si chiamano
frequenza di taglio inferiore e frequenza di taglio superiore;

Costante di tempo: ritardo fra lapplicazione dell'ingresso e l'istante in cui il valore dell'uscita
raggiunge il 63% del valore che avr una volta terminato il transitorio (quest'ultimo valore viene
chiamato valore di regime);

Tempo di assestamento: ritardo fra l'istante in cui viene applicata la sollecitazione in ingresso e
l'istante in cui l'uscita entra in una fascia prestabilita attorno al valore di regime. Corrisponde al tempo
necessario perch la differenza fra il valore istantaneo presente in uscita ed il valore di regime sia
inferiore ad un valore prestabilito.

35

In figura:

la costante di tempo;

ta

il tempo di assestamento;

yr

valore assunta dalluscita al termine del transitorio.

Per valutare le prestazioni dinamiche si calcola lerrore secondo indici del tipo:

oppure

1.13.5

Esempi di trasduttori e principi fisici di funzionamento.

Data la variet d'impieghi previsti, esiste un gran numero di tipi di trasduttori, basati su differenti principi
fisici, o con differenti caratteristiche costruttive. Ci si limiter pertanto ad indicare alcuni dei casi pi
importanti.
Per i trasduttori che operano principalmente una conversione d'energia, sono particolarmente utilizzati gli
effetti termoelettrici, piezoelettrici e fotoelettrici, oltre naturalmente alla conversione per via elettromagnetica
di energia meccanica in elettrica.
L'effetto termoelettrico consente, come noto, di ottenere, in un circuito formato da due materiali diversi, una
f.e.m. funzione della differenza di temperatura fra le due giunzioni. La relazione fra f.e.m. e temperatura pu
ritenersi lineare in opportuni intervalli di valori, con ordini di grandezza di qualche decina di V/K. La misura
della f.e.m. pu essere eseguita con strumenti per c.c. o, per rendersi indipendenti dalla resistenza interna
della termocoppia e dei collegamenti, con metodi potenziometri.
L'effetto piezoelettrico produce cariche elettriche sulle superfici di un cristallo di dielettrico sottoposto ad
azioni meccaniche di compressione o trazione; il materiale pi usato il quarzo, tagliato in opportune
direzioni rispetto agli assi principali dei suoi cristalli. La tensione prodotta, per lo spostamento di tali cariche,
36

sulla capacit propria del cristallo, deve essere misurata con sistemi ad alta impedenza d'entrata (> 10 13 ).
Valori tipici del rapporto di conversione sono dell'ordine della frazione di volt per newton.
L'effetto fotoelettrico si manifesta in uno strato semiconduttore montato fra due supporti metallici, di cui uno
trasparente alla luce, quando esso viene colpito da una radiazione luminosa; la f.e.m., che si presenta a vuoto
sui terminali metallici, funzione all'incirca logaritmica dell'illuminazione.
La conversione di energia per via elettromagnetica trova applicazione nei generatori tachimetrici in cui si
realizza una sorgente di f.e.m. continua o alternata, il cui valore (e nel caso di alternata, anche la frequenza)
legato alla velocit di rotazione del generatore. Lo stesso principio pu essere utilizzato anche direttamente,
per la misura della velocit di corpi conduttori, inducendo su essi delle f.e.m., mediante opportuni campi
magnetici.
Nel campo delle grandezze che possono influenzare un parametro elettrico, ad esempio il valore di una
resistenza, ricordiamo, oltre naturalmente alla temperatura, gli sforzi meccanici, l'illuminazione, il contenuto
di umidit o il contenuto in sali, per un elettrolita.
In quasi tutti i materiali semiconduttori la resistivit diminuisce allaumentare dell'illuminazione a cui essi
sono sottoposti; tale fenomeno particolarmente notevole nel selenio, nel silicio ed in alcuni sulfuri ed
alogenuri metallici. La relazione fra resistivit e flusso luminoso complessa e dipende, oltre che dal
materiale, dalla sua temperatura e dalla lunghezza d'onda della radiazione incidente.

Grandezza di

Grandezza di

ingresso

uscita

(generica)

(elettrica)
tensione

posizione

capacit
induttanza

Principio fisico di trasduzione

variazione parametri circuitali di maglia


variazione
parametri
geometrici
condensatore
variazione circuito magnetico induttore
variazione resistenza provocata dalla

resistenza

deformazione

macroscopica

del

conduttore (effetto piezoresistivo)


polarizzazione
superficiale

deformazione

carica elettrica deformazione

reticolare

per

(effetto

piezoelettrico)

temperatura

resistenza
tensione

variazione resistivit per agitazione


termica reticolare
termoelettricit (effetto Seebeck)
37

velocit

tensione
frequenza

induzione elettrica
effetto Hall

intensit della

resistenza

polarizzazione

radiazione luminosa

di

semiconduttori

fotosensibili

Particolarmente importanti per le applicazioni pratiche sono gli estensimetri, costituiti da un filo metallico o
da una deposizione di materiale resistivo su un supporto isolante a formare un resistore come mostrato in
figura:

Si hanno estensimetri (o strain-gages) metallici, in costantana, nichel, nichelcromo, in cui il rapporto fra le
variazioni relative di resistenza e di lunghezza (R/R/L/L) raggiunge valori da 2 a 10; valori superiori si
ottengono con estensimetri a semiconduttori, in cui esiste un elevato effetto piezoresistivo.
Le variazioni di resistenza che si misurano sono dell'ordine di qualche per mille; occorrono perci particolari
artifici perch esse non siano mascherate da variazioni di temperatura dell'estensimetro. La misura si esegue
generalmente con metodi di ponte e, frequentemente, a ponte sbilanciato, andando a misurare, previa
amplificazione, la tensione sulla diagonale dellindicatore di zero. In queste condizioni fondamentale la
stabilit dellalimentazione che interviene direttamente nellespressione della tensione in uscita.
38

Se dR abbastanza piccolo (dR/R<5%) si pu ritenere che esista una relazione di proporzionalit del tipo:

VAB V

R
.
4R

Se i rami variabili sono due (opposti come BC e AD se entrambe le resistenze aumentano o adiacenti se una
aumenta ed una diminuisce oppure quattro) si ottengono rispettivamente relazioni del tipo:

Si nota come la sensibilit cresca con il numero di rami interessati e come si possa estendere il campo di
linearit:

39

E poco probabile che i ponti possano essere bilanciati gi inizialmente, in assenza di sollecitazione, per le
tolleranze nella costruzione degli stessi estensimetri; quindi normale procedere ad un riduzione delloffset
con gli schemi indicati in figura:

Su questi principi possono essere basate le celle di carico (load cells) con le soluzioni indicate di seguito
(cella di carico a trave o ad anello) in cui si utilizzano 4 estensimetri disposti opportunamente per realizzare
una configurazione a ponte con le caratteristiche indicate prima.

40

Le dimensioni fisiche della cella dipendono dalla portata (la forza massima che pu essere misurata
rispettando le specifiche metrologiche e, ovviamente, quelle strutturali).

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CONDIZIONAMENTO E CONVERTITORI A/D

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SENSORI VARI

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STRUMENTAZIONE PER MISURE E PROVE DELLE MACCHINE


ELETTRICHE
Realizzazione di coppia, misura di coppia, potenza meccanica ed elettrica.
Per la misurazione della coppia si utilizzano dei freni che permettono di realizzare anche la condizione di
carico nominale necessario per le prove di riscaldamento dei motori elettrici.
Di seguito sono descritti siste

per la realizzazione di una coppia resistente: freni a fluido;

per la realizzazione e misura della coppia di reazione: sistema oscillante con macchina in prova
oscillante;

per la realizzazione e misura della coppia di reazione a meno delle perdite per attrito e ventilazione
nel sistema di misura: freno Pasqualini, sistema oscillante con macchina in prova vincolata al
terreno (dinamometro - dinamo freno);

per trasmettere potenza meccanica nota o per misurarla: motore tarato;

per la misura della coppia trasmessa: freni ad attrito, cuplometri, dinamo tarata, metodo di
accelerazione;

per la misura delle perdite per attrito e ventilazione: metodo di rallentamento;

per la determinazione della potenza o delle perdite: metodo calorimetrico.

1.14.1

Freni a fluido (realizzatori di coppia resistente).

Fornendo energia meccanica ad un fluido che si opponga alla rotazione dellalbero motore di una macchina in
prova, si pu realizzare una coppia. Questi freni, noti con il nome di freni a fluido, sono in grado di generare
coppie proporzionali al quadrato della velocit e quindi potenze proporzionali al cubo della velocit.
Sono usati per potenze dellordine dei kW fino al centinaio di kW.
Per assorbire la potenza meccanica prodotta da un motore, si deve disporre un freno che trasformi tale
potenza, generalmente in calore; a seconda del principio utilizzato per la conversione, si distinguono:

freni ad aria;

freni idraulici.

I freni idraulici dissipano lenergia meccanica ceduta al fluido per attrito spesso allinterno del freno stesso
pertanto necessario regolare la portata dellacqua che si immette e che si estrae per la refrigerazione per
variare la potenza dei freni (circa 25 litri allora per ogni kW).
Offrono una coppia maggiore dei freni ad aria.
Freno ad aria a palette fisse.

151

Vi sono delle palette (ventole) disposte ortogonalmente al piano di direzione del moto del rotore. Con questi
freni possibile variare la coppia resistente offerta variando la distanza dallasse delle palette. La forma delle
palette varia la coppia resistente offerta.
Questo freno non consente di misurare la coppia ma costituisce solo un carico resistente. Non c spinta
assiale perch le pale sono ortogonali al moto.
Freno ad aria a palette orientabili.
Un altro freno a fluido in aria quello a palette orientabili che consente la regolazione di coppia resistente
variando linclinazione delle palette stesse.
La coppia resistente assume valore minimo quando la superficie che si oppone al moto minima; viceversa
quando la superficie ortogonale alla direzione del moto.
Questi apparati vengono utilizzati per sistemi ad altissima velocit per piccole potenze e per coppie modeste.
Non c spinta assiale perch le pale sono orientate alternativamente in sensi opposti. In basso riportata un
figura che mostra la realizzazione di tale freno.

Freno idraulico Froude.


In tale freno si ha una parte mobile solidale allalbero e una parte fissa. In entrambe le parti del freno sono
ricavate delle cave semisferiche al cui interno posto un fluido, normalmente acqua, che ha anche la funzione
di refrigerante.

152

Sono previste delle zone di adduzione ed estrazione del fluido che consentono di asportare il calore prodotto
per attrito (moti vorticosi dellacqua in senso sia radiale che trasversale). La coppia resistente nasce per la
reazione che lacqua oppone alla rotazione del rotore, lacqua infatti reagisce sullo statore producendo una
coppia uguale alla coppia motrice. La potenza della macchina risulta essere dipendente dalla portata
dellacqua (mediamente 25 litri allora per kW) e dal suo sbalzo di temperatura:

uscita ingresso
2

Regolando la portata dellacqua che si immette e che si estrae per la refrigerazione si varia la potenza dei freni
idraulici. La regolazione avviene variando la posizione delle cave della parte fissa rispetto a quelle della parte
mobile.
Freno idraulico Junkers o Ranzi.
Vi sono diversi dischi calettati con lalbero motore e c un diaframma intermedio regolabile ad una certa
altezza.

Vi una presa di mandata ( in alto a destra) in cui viene iniettata acqua; in basso c la presa di uscita cio la
valvola di estrazione regolabile in altezza (tipo a vite).
Agendo su questultima valvola si fissa un livello al di sotto del quale lacqua non verr espulsa.

153

Lacqua messa in rotazione dalle parti mobili, viene a contatto con le parti fisse generando, come nel freno
precedentemente descritto, delle coppie di attrito che dipendono dal livello raggiunto dallacqua nelle zone di
contatto superficie - acqua.
Agendo sulla valvola di scarico si stabilisce la quantit dacqua che resta allinterno del dispositivo e quindi
indirettamente il livello dellacqua.
Bisogna osservare che lacqua posta in rotazione dei dischi rotanti, per forza centrifuga, tende ad andare verso
lesterno.
Quindi con la valvola di estrazione si varia il livello dacqua ovvero la superficie di contatto fra parte fissa e
acqua in rotazione e pertanto varia la coppia di attrito.
In sostanza al variare dellaltezza dacqua, regolando laltezza di prelievo della valvola di estrazione, varia la
coppia di attrito.
Questo sistema funziona bene per potenze nellordine dei kW fino al centinaio di kW.
Anche questo sistema non permette la misura di coppia ma solamente la realizzazione del carico elettrico.

1.14.2

Freni ad attrito.

I freni ad attrito sono costituti da un sistema di ceppi frenanti serrati attorno allalbero motore da cui
possibile risalire alla coppia applicata.
I tipici freni sono a cinghia o a ceppi e sono usati per piccole velocit angolari e per piccole potenze
dellordine del kW.
Freno a cinghia o a nastri.
Il freno pi semplice il cosiddetto freno a cinghia o a nastri rappresentato nella figura sottostante:

Una puleggia viene calettata allalbero del motore di cui si desidera determinare la coppia motrice. La
puleggia ruota poich trascinata dal motore; la coppia resistente data dallattrito presente tra cinghia e
puleggia.
154

La cinghia messa in tensione dal sistema di pesi m e dal sistema di trazione a molla (dinamometro) di
sinistra e, attraverso lattrito che esercita sulla puleggia, si realizza una coppia frenante.
Indicando con:

Cm

la coppia motrice (in realt la coppia trasmessa o utile);

T1

la trazione fornita dal dinamometro pari a: T1 K

(con lallungamento del

dinamometro);

T2

la trazione data dal peso P m g ;

il raggio della puleggia;

allequilibrio, cio quando il sistema fermo, vale la relazione seguente:

Cm P r T1 r K r
Il termine P r la coppia prodotta dal peso P che tende a far ruotare la puleggia nello stesso verso della
coppia motrice, Cm.
La coppia motrice data da:

Cm K r m g r
relazione vera a puleggia ferma. In tale condizione la coppia motrice si ricava attraverso la lettura della
tensione misurata dal dinamometro, (dipendente dalla taratura del dinamometro).
Inoltre possibile regolare la coppia resistente variando la massa m.
Come detto in precedenza, tali sistemi si utilizzano solo per piccole potenze in quanto si ha un riscaldamento
localizzato tra cinghia e puleggia e di conseguenza non si possono superare temperature tali da produrre
plasticit nei materiali o, addirittura, bruciare la cinghia.
Le potenze massime in gioco sono dellordine del kW e per potenze leggermente superiori la puleggia deve
essere raffreddata, da cui la necessit che si tratti di puleggia cava, allinterno della quale viene iniettata
dellacqua di raffreddamento con notevoli complicazioni costruttive.
Freno a ceppi.
I ceppi vengono serrati attorno allalbero motore di cui si vuole misurare la coppia sviluppata. Tramite il
serraggio dei bulloni varia la pressione esercitata dai medesimi sullalbero motore e quindi la coppia
resistente per attrito.
Per evitare che questo sistema si metta in rotazione insieme allalbero, sono predisposti dei fermi che
consentono di mantenere bloccato il sistema di frenatura in una zona delimitata.
Quindi si in presenza di un sistema fisso, ed uno rotante a cui applicata una coppia motrice Cm e sul quale
nasce, per attrito, una coppia resistente Cr.
Si pu misurare questa coppia utilizzando il sistema dei pesi nella seguente figura.

155

Scrivendo le equazioni dequilibrio delle coppie rispetto allasse del motore si ha:

Cm P L
e la coppia resistente cos misurata, a meno delle perdite per attrito e ventilazione, coincide con la coppia
motrice incognita Cm.
Con questo sistema si ha un riscaldamento localizzato nella zona di attrito pertanto non si possono superare
certi livelli di coppia in quanto si raggiungerebbero temperature inaccettabili per i ceppi (realizzati in legno).
Le potenze sono modeste, dellordine del kW.
I freni a cinghia e a ceppi sono usati per velocit angolari non troppo elevate e per potenze modeste,
dellordine del kW, per potenze leggermente superiori si deve prevedere il raffreddamento delle parti
striscianti.

1.14.3

Freno Pasqualini.

Il freno Pasqualini un freno elettromagnetico idoneo alla misura della coppia motrice CM per motori di
potenze non superiori alla decina di kW.

156

costituito da un elettromagnete realizzato con due bobine, vi quindi un circuito elettromagnetico


alimentato in corrente continua che produce un flusso che investe un disco di rame (o alluminio) solidale con
lalbero motore sul quale si deve applicare la coppia.
Il principio di funzionamento del tutto analogo a quello studiato per gli smorzatori elettromagnetici, in cui
una lamina conduttrice in movimento investita da un flusso crea una coppia smorzante proporzionale alla
velocit di rotazione e al flusso che investente la lamina medesima.
Nel caso del freno Pasqualini si in presenza di un disco di materiale conduttore che ruota sottoposto ad un
flusso magnetico. Supposto questo materiale conduttore costituito da una serie di elementi metallici
elementari, per ognuno di essi nasce una forza elettromotrice pari a:

de= B dl v
Questa forza elettromagnetica elementare, agendo su un elemento conduttore, determina una corrente sul
disco, che, interagendo con il flusso principale, crea una coppia che si oppone al moto (cio alla causa
generatrice, legge di Lenz).
La forza che sinstaura data da:

F= B l i
Tale coppia resistente risulta essere proporzionale a B 2 infatti risulta:

F B i;

i B;

F B2 ;

Tuttavia la coppia anche funzione della velocit in quanto il modulo delle forze elettromotrici indotte
dipende dalla velocit relativa fra disco conduttore e flusso inducente.
La velocit v imposta dal motore e, regolando opportunamente B, si riesce a variare la coppia resistente CR e
quindi si carica lalbero motore con una coppia resistente prefissata.
Per poter misurare la coppia motrice si rende oscillante il sistema che sostiene le bobine e si inseriscono delle
aste graduate come indicato nella figura ad inizio paragrafo.
Cos facendo tra il disco e gli elettromagneti si crea una interazione cio ad ogni azione corrisponde una
reazione, e quindi se il disco tende a ruotare in un verso, linterazione elettromagnetica e quindi le coppie che
nascono sugli elettromagneti tendono a trascinare in rotazione la parte oscillante e quindi il disco tende a
trascinare le bobine. Questultime costituiscono un sistema oscillante che pu essere bilanciato con un peso
che compensi la coppia di rotazione pari a quella motrice da misurare.
Allequilibrio si ha:

G b= Cm
in cui:

lentit del peso posto sul braccio;

il braccio della coppia, cio la distanza fra lasse dellalbero e il punto in cui posto il peso.

157

Si osservi che il motore ruotando produce delle perdite di ventilazione e per attrito nei cuscinetti del sistema
di misura che vengono trascurate, quindi non viene misurata la coppia motrice,Cm, ma la Cm decurtata di
queste perdite.
Per ottenere un circuito magnetico a bassa riluttanza che consenta la richiusura del flusso dietro il disco
conduttore (sia esso di rame o di alluminio) viene posto un altro disco di materiale ferromagnetico.
Questa tipologia di freno si utilizza per potenze nellordine del kW; per potenze pi elevate, oltre 10 kW, le
correnti indotte sul rame producono dei riscaldamenti tali da portare alla fusione del disco stesso.
In questi casi il disco fisso (quello di materiale ferromagnetico) si salda al disco di rame (quello rotante)
realizzando nel complesso un disco rotante di maggiore robustezza per cui si pu aumentare la potenza
dissipabile. Comunque la potenza massima dellordine della decina di kW.
possibile riscontrare delle dissimmetrie costruttive nel sistema per cui prima di iniziare le prove, bisogna
equilibrare il sistema. Per equilibrarlo in assenza di coppia motrice in posizione di fermo del rotore, si utilizza
oltre al peso G un altro peso g posto nellasta di sinistra; si regola la posizione di g e di G in modo tale che il
sistema sia perfettamente equilibrato.
Lasta graduata, il peso G inizialmente posto nella posizione zero e il peso g in modo tale da ricavare una
condizione di equilibrio.

La condizione di equilibrio si determina facendo riferimento ad una livella a bolla daria presente sullo
strumento, la bolla centrata solo quando lasta orizzontale.
Applicando la coppia motrice Cm lasta si porta in una nuova condizione di equilibrio, diversa dalla
condizione orizzontale. Si sposta quindi il peso G e si determina la nuova condizione di equilibrio (si riporta
lasta in posizione orizzontale) che sar:

Cm = G b
Se viene applicata una coppia motrice Cm tale da mettere in rotazione il disco al contrario (rispetto al verso
assunto in fase di riequilibratura), necessario invertire i pesi nei due bracci, il peso g viene posto sullasta
del peso G e viceversa.
158

possibile anche utilizzare pi pesi di massa differente, che permettono di variare la portata di freno, cio la
potenza misurabile. Con due pesi si ottiene una coppia doppia rispetto a quella fornita da un unico peso.

1.14.4

Sistema oscillante con macchina vincolata al terreno (dinamometro) o dinamo freno.

Si basa sullo stesso principio del freno Pasqualini, e serve per potenze superiori.
Nelle prove dei motori elettrici per realizzare una coppia resistente possibile utilizzare una dinamo, cio un
generatore elettrico in corrente continua, calettato con il motore in esame avente il circuito di armatura chiuso
su dei reostati (carico).
Al variare della resistenza inserita o della eccitazione della dinamo, varia la potenza che deve erogare la
dinamo e quindi la coppia resistente applicata allalbero motore.

Si collega il giunto che permette la connessione degli alberi motori della dinamo freno D e del motore M e si
alimenta il motore. La dinamo montata su un sistema oscillante che non permette la rotazione dello statore
soltanto dopo che, tramite opportuni contrappesi, posti su unasta graduata disposta ortogonalmente allasse di
rotazione della dinamo, si sia equilibrata la coppia impressa sul medesimo.
In questo caso entrano in gioco le perdite di ventilazione nella dinamo e per attrito nel cuscinetto a destra
(lattrito nel cuscinetto a sinistra viene misurato), quindi non viene misurata la coppia motrice, C m, ma la Cm
decurtata di queste perdite. Se la dinamo chiusa vengono misurate pure le perdite per ventilazione e quindi
si misura la Cm decurtata delle sole perdite per attrito nel cuscinetto a destra.
Questo sistema chiamato dinamometro.
presente un sistema di doppi cuscinetti, un cuscinetto serve per fare ruotare lalbero della dinamo laltro a
rendere rotante lo statore, quindi la dinamo oscillante. Vi un sistema a bracci e pesi per ottenere la
condizione di equilibrio.

1.14.5

Sistema oscillante con macchina in prova oscillante.

La metodologia di misura vista al punto precedente pu essere ribaltata misurando la coppia sullo statore del
motore mettendo la macchina in prova su un supporto oscillante, basamento oscillante. Nel momento in cui si
mette in funzione la macchina in prova (nel funzionamento del motore), portando in rotazione il carico, sul
159

basamento si crea lazione opposta, quindi ruota in senso opposto. Anche in questo caso con un braccio e dei
pesi si cerca di equilibrare il sistema.

Esistono dei fermi che impediscono al basamento di oscillare oltre una certa posizione. Quindi, regolando la
coppia resistente con un peso posto su unasta, si riesce a determinare la coppia di reazione sullo statore pari
alla somma della coppia motrice pi le perdite per attrito e ventilazione nella macchina in prova.
Anzich rilevare la condizione di equilibrio del sistema basculante con i pesi si possono usare dinamometri,
oppure cuplometri (vedi di seguito) per misurare la coppia trasmessa anzich la coppia di reazione.

1.14.6

Dinamo tarata.

una dinamo freno di cui si conosce il rendimento che misura la coppia motrice trasmessa (utile) della
macchina in prova. Si misura la potenza elettrica erogata dalla dinamo tarata e attraverso la conoscenza del
rendimento si ottiene la potenza meccanica in ingresso. linverso del motore tarato che vedremo.

1.14.7

Misure di coppia con Cuplometri.

I cuplometri detti anche trasduttori di coppia consentono di misurare tutta la coppia motrice trasmessa
attraverso la misura della torsione di un albero motore. Rispetto ai sistemi precedenti non hanno errori di
misura dovuti alle perdite del sistema di misura.
I cuplometri basano il loro principio di funzionamento sul fatto che un albero motore che trasmette una certa
coppia si deforma di un angolo funzione della lunghezza L dellalbero stesso, del momento dinerzia J, del
modulo di elasticit trasversale dellalbero g e della coppia applicata.
Cuplometro a flangia.
Il principio di funzionamento analogo a quello della molla che si muove linearmente, in questo caso la
molla torsionale.

160

Si hanno due riferimenti alle due estremit dellalbero sottoposto alla torsione i quali vengono riportati sullo
stesso piano per poter leggere la deflessione. Una flangia (1) solidale con unestremit dellalbero (2);
quando lestremit in questione ruota, la flangia ruota e riporta la posizione di questa estremit; laltra flangia
(3) solidale con laltra estremit dellalbero (che anche laltro riferimento).
Quando lalbero si torce perch ad esso applicata una coppia, si ha una torsione riscontrabile in termini di
angolo tra flangia (1) e flangia (3) e si crea una deviazione angolare ovvero uno slittamento di .
Successivamente in base alle caratteristiche dellalbero, dal valore di si ricava la coppia applicata allalbero.
Per misurare la deflessione esistono vari metodi tra cui quello in cui si ha un pannello traslucido con una tacca
solidale a una delle due flangie mentre sullaltra flangia c la gradazione: in condizione di riposo la tacca
sullo zero, quando la flangia trasparente in cui incisa la tacca ruota si riporta un certo . Poich il sistema
ruota la lettura viene fatta con un sistema stroboscopico.
Cuplometro a distorsione di campo.
Altri sistemi, il cui principio di funzionamento sempre legato alla torsione dellalbero, sfruttano il fatto che
lalbero di materiale ferromagnetico (acciaio) per cui se si alimenta con un campo tramite due espansioni A
e B, la distorsione angolare crea delle distorsioni delle linee di campo magnetico dovuto al fatto che la
permeabilit magnetica aumenta nella direzione della sollecitazione a trazione e diminuisce nella direzione
normale ( un trasduttore).

In condizioni di riposo il campo tra A e B rettilineo per cui se si mettono due bobine tra C e D, il flusso
variabile creato da A e B genera delle forze elettromotrici in C e D, in condizioni normali queste due bobine
non rilevano nulla; non appena lalbero si torce, tra C e D si crea una tensione dovuta alla torsione dellalbero
che ha fatto variare la permeabilit magnetica e quindi la forza elettromotrice.
In conclusione si accostano alla superficie dellalbero due elettromagneti (A e B) e due bobine trasversali (C e
D) avvolte su un opportuno nucleo ferromagnetico, su questultime bobine, in funzione della deformazione,
nasce una tensione magnetica che diversa da zero solo se vi una certa torsione: cio una certa coppia
applicata allalbero. Una volta che il sistema tarato possibile misurare la coppia in funzione della tensione
magnetica.
Cuplometro a molla.
Questo sistema utilizzato per piccoli motori. Si osservi la figura riportata successivamente, in essa si osserva
la presenza di: una molla, di tipo a torsione, che permette il collegamento degli alberi motori, due dischi dotati
di un sottile settore metallico conduttore, due spazzole insistenti sui due dischi che adducono una corrente
proveniente da unalimentazione ausiliaria, un rilevatore e una scala graduata.
161

Quando il motore primo pone in rotazione lalbero motore e non applicata alcuna coppia di carico, i due
dischi ruotano allunisono perfettamente allineati. In tale condizione, grazie alla presenza dei contatti a
spazzola che permettono la chiusura del circuito elettrico composto da rilevatore, sorgente ausiliaria, dischi
metallici, molla e alberi motori, il sistema di rivelazione permette di stabilire listante di allineamento dei due
dischi (attraverso la presenza dei relativi settori metallici).

Se si applica una coppia di carico il disco 2 ruota leggermente e i settori metallici dei due dischi non risultano
essere pi allineati, per cui il sistema non rileva pi la continuit del circuito. Si ruota dunque il disco 2 di un
certo angolo (misurabile sulla scala graduata) finch i due settori non risultino nuovamente allineati;
successivamente si calcola la coppia.
Ovviamente mentre lalbero ruota non possibile ruotare contemporaneamente il disco, per cui si procede
decidendo preliminarmente qual la coppia che si vuole realizzare prima di avviare il sistema e si ruota di un
certo il disco 2 a cui corrisponde la coppia prefissata.
Poich ad un determinato corrisponde una coppia, basta fissare la coppia e ruotare il disco del
corrispondente, e mettere in moto il motore regolando la velocit fin quando il rilevatore indicher il perfetto
allineamento dei dischi.
necessario per ogni coppia effettuare una regolazione preliminare.
Cuplometri a estensimetri (Strain Gauges).
Un ulteriore metodo per rilevare la deformazione dellalbero quello che utilizza gli estensimetri elettrici,
elementi che misurano allungamenti (sono trasduttori).
Gli estensimetri sono delle piastrine flessibili in cui realizzato un circuito di elevata lunghezza con un
materiale che presenta un coefficiente di allungamento notevole.
Quando la piastrina si allunga o si deforma (visto che gi una deformazione comporta una variazione di
allungamento in ogni caso) varia il valore della sua resistenza. Quindi necessario incollare tale piastrina

162

allalbero motore con delle colle speciali lasciando liberi i terminali di alimentazione e di misura (per il
monitoraggio del valore della resistenza circuitale).
Solitamente si utilizza una disposizione a ponte delle 4 resistenze (ogni piastrina caratterizzata da una
resistenza che varia con lallungamento); 2 vengono messe su una faccia le altre due sullaltra faccia
dellalbero in modo da raccogliere tutta la deformazione (e anche per avere lo spazio di incollaggio). Il ponte
ha due diagonali, una di alimentazione e una di rilevazione della resistenza.

Il sistema pu essere tarato in funzione della variazione di resistenza per cui in condizioni di riposo (in
assenza di coppia) si azzera il sistema. Quando lalbero chiamato a trasmettere una coppia le piastrine si
deformano, cambia di valore delle resistenze interne e il ponte non pi equilibrato per cui nasce una
tensione che funzione della coppia trasmessa. Tarando opportunamente il sistema, possibile risalire alla
coppia applicata allalbero misurando la tensione che si genera per la deformazione delle piastrine. Un
problema di questultimo sistema che le piastrine sono incollate allalbero, per cui girano, risultano quindi
necessari un sistema di alimentazione e un sistema di rivelazione di tipo ruotante. Per poter sopperire a questo
inconveniente si possono usare, per quanto riguarda lalimentazione, sorgenti a batteria di tipo ruotanti,
lunico inconveniente il ricambio della batteria (tale sistema va dunque bene in ambiente di prova ma non
altrettanto per la diagnosi). Resta inalterato il problema del riporto allesterno dei segnali necessari alla
misurazione continua della coppia. I sistemi utilizzati per eliminare questultimo inconveniente sono di vario
tipo. Il sistema classico quello a spazzole e anelli: su due anelli fanno capo i terminali di alimentazione su
altri due anelli fanno capo i terminali della diagonale di rilevazione; in questo caso i problemi di trasmissione
sono relativi alle spazzole, a causa della variabilit delle resistenze di contatto, ai rumori e alle vibrazioni che
possono inficiare la misura.
Altri sistemi si basano sul principio dei trasformatori rotanti: il trasformatore una macchina statica ma nulla
vieta, rispettando alcune condizioni di simmetria, di realizzare una parte rotante con lalbero e una parte fissa
(si possono al limite immaginare due toroidi accoppiati di cui uno fisso e uno che gira insieme allalbero).

163

Parte rotante

Parte fissa
Sezione di
alimentazione
Sezione di
misura

Albero
motore

Come si pu osservare, il trasformatore, riportato sopra in figura, composto da quattro spire, due fisse e due
rotanti solidali allalbero motore.
La spira fissa posta in alto sullo statore alimentata da un circuito a corrente alternata, laltra, disposta in
basso, non alimentata nella posizione diametralmente opposta e serve per la trasmissione della misura.
La spira della sezione di alimentazione, essendo alimentata, produce un flusso che si concatena con un
circuito rotante, lavvolgimento superiore delle spire rotanti.
Per effetto dellinduzione elettromagnetica questultima spira sede di forze elettromotrici indotte e, quindi,
poich la spira un circuito chiuso, vi circolazione di corrente. Tale tensione viene trasferita sul secondo
avvolgimento rotante, quello disposto in basso quindi riportata sul primario che permette, infine, la
rilevazione della misura della coppia trasmessa dal motore.
La ricezione in corrente alternata da preferire a quella in corrente continua (che si otterrebbe ad esempio con
le batterie) per ci che riguarda il rumore.
Unaltra metodologia utilizza sistemi di radiotrasmissione per cui necessaria una stazione emittente sulla
parte mobile e una stazione ricevente sulla parte fissa. La parte mobile alimentata con batterie le quali
serviranno sia per alimentare il ponte degli estensimetri sia ad amplificare il segnale di uscita e a trasmetterlo.
Queste sono applicazioni particolari perch lambiente in cui vanno a funzionare elettromagnetico per cui si
hanno disturbi dovuti ad esempio allalimentazione che pu essere deformata (presenza di armoniche).
Quindi anche se sono sistemi semplici concettualmente, ai fini della realizzazione pratica vanno considerati
anche i disturbi dovuti alle interferenze elettromagnetiche di cui lambiente risulta notevolmente inquinato.
Unaltra tecnica utilizza sistemi ottici (tecnica recente) invece della trasmissione radio.
Si possono usare tecniche ottiche che si basano su unalimentazione a batteria della parte rotante che serve
anche ad amplificare il segnale che deve essere trasmesso per via ottica, cio tramite un fotodiodo la cui
emissione luminosa funzione del segnale. Il sistema ricevente rilevando lemissione luminosa fornisce il
valore del segnale.
Tuttavia utilizzando il foto diodo e disponendolo nella periferia possibile fare un rilievo dopo ogni giro per
cui bisogna metterlo in posizione centrata con lasse e il rilevatore rileva la modulazione della luce.
164

Questo sistema abbastanza standardizzato e sviluppato, possibile acquistarlo a prescindere dal segnale che
si vuole trasmettere poich applicato un segnale in ingresso in uscita si ottiene un segnale che limmagine di
quello in ingresso (per cui possibile trasdurre qualunque grandezza).
Tale sistema si presta a trasmettere un segnale a distanza utilizzando delle fibre ottiche, per esempio, che sono
molto comode in ambienti fortemente inquinati da disturbi elettromagnetici.
I cuplometri possono essere utilizzati anche per misurare la coppia in tutti quei freni esaminati in cui
necessario stabilizzare il sistema basculante. Infatti invece di porre opportuni pesi in modo da determinare la
coppia compensatrice pari a quella motrice possibile disporre degli estensimetri che in funzione dello sforzo
a cui sono sottoposti forniscano il valore di coppia applicata.
In questo modo possibile risalire alla coppia applicata istantaneamente e senza effettuare regolazioni
manuali quindi affette da errore.
Per macchine grosse non possibile utilizzare un sistema di questo tipo per cui si possono usare delle
piattaforme incernieriate in un punto e con delle celle di carico che studiano lequilibrio del sistema
piattaforma-pavimento: in uscita si ha una resistenza che funzione della coppia R = f (c). Tuttavia
necessario esaminare la geometria del sistema e quante celle devono essere disposte per ottenere misure
attendibili.

1.14.8

Metodo del motore tarato.

La potenza richiesta da una macchina per essere mantenuta in rotazione pu essere determinata, anzich
allalbero, sul motore di trascinamento, quando ne sia noto il rendimento; misurando la potenza assorbita dal
motore tarato.
La potenza meccanica Pm fornita allalbero vale:

Pm= VI
Questo metodo si usa in genere per la misura delle perdite:
Si aziona il motore tarato il cui albero pone in rotazione la macchina (a vuoto) della quale si vogliono
determinare le perdite. Tarato significa che si conoscono, in funzione della tensione di alimentazione, della
corrente di eccitazione, della velocit, tutte le caratteristiche di rendimento e la coppia allalbero. Cio sono
note, per ogni velocit, le perdite meccaniche e le perdite per effetto Joule negli avvolgimenti di indotto (le
perdite nel ferro si possono trascurare). Quindi sottraendo le perdite note alla potenza meccanica assorbita
dallalternatore, quel che resta sono le perdite dovute agli attriti e alla ventilazione. Se si scollegano le
spazzole possibile determinare con tale prova le perdite per attrito che si hanno sulle spazzole per differenza
con la prima misura. Quindi, la macchina viene trascinata con le spazzole in c.to c.to misurando le perdite
su di queste , se poi apriamo le spazzole tali perdite dovute allattrito con le spazzole non vengono pi
misurate si quindi in grado di misurare la coppia di attrito alle spazzole ovvero la coppia di attrito ai
cuscinetti e ventilazione.

165

1.14.9

Metodo di accelerazione.

Finora si parlato indistintamente di coppia motrice o utile, in realt la coppia motrice la coppia che
produce il motore, la coppia trasmessa o utile la coppia motrice decurtata delle perdite per attrito e
ventilazione nel motore in prova. Il metodo di accelerazione un metodo di rilevazione della coppia utile e si
applica a motori di grossa potenza.
Nel momento in cui abbiamo un motore che crea coppia motrice essa viene bilanciata, supponendo di non
mettere alcun carico e di avere un avviamento inerziale, da:

d
Cmotrice J
C p _ add Cresistente
dt
dove Cp_add sono le coppie dovute alle perdite per attrito e ventilazione nella macchina stessa mentre il primo
termine la coppia dinerzia (J il coefficiente dinerzia).
Misurando la coppia dinerzia e possibile rilevare la coppia utile come:

d
Cutile Cmotrice C p _ add J
dt
Quindi, registrando i valori della accelerazione angolare

d
dt

per diversi valori di velocit angolare

conoscendo il momento dinerzia J, si in grado di determinare la coppia utile (trasmessa) per le varie
velocit desiderate, pertanto possibile ricavare la coppia di spunto.
Un problema in tale tipo di avviamento (inerziale) che questo un processo dinamico per cui la
caratteristica meccanica ricavata non coincide con la caratteristica statica che rappresenta lequilibrio tra la
coppia motrice e la coppia resistente.
Facendo riferimento al MOTORE ASINCRONO (anche se il discorso vale per qualunque motore) se il
sistema non ben dimensionato (in riferimento allinerzia della parte rotante) e se il motore parte a vuoto, per
cui non ha nessuna inerzia aggiuntiva rispetto a quella del suo rotore, avr una caratteristica diversa da quella
statica. Tale caratteristica, indicata nella figura in basso in tratteggio, supera la caratteristica statica andando
oltre la velocit di scorrimento ed oscilla fino a fermarsi (si hanno della pendolazioni attorno alla velocit di
scorrimento dovute allavviamento che dinamico quindi differente da un insieme di equilibri statici nei quali
ad ogni coppia motrice corrisponde una coppia di carico). Questo accade per macchine di piccola potenza.

166

Per, aumentando linerzia, ad esempio calettando dei volani, le due caratteristiche si sovrappongono, ci
implica aver trovato la soluzione ottimale del momento dinerzia.

d
bisogna conoscere J. Se abbiamo calettato dei volani dobbiamo riferirci al momento
dt

Essendo Cutile J

di inerzia complessivo, cio a quello che rende le due curve sovrapposte.


Se non si conosce il momento di inerzia della macchina in prova si pu ricavare: il punto a carico nominale,
Cn, che si conosce. misurando laccelerazione

d
alla velocit nominale si ottiene J:
dt

C
d
Cn J
J n
d
dt
dt
Un problema in questo tipo di rilievo quello di avere a disposizione dei volani da calettare in maniera tale da
portare alla sovrapposizione le due caratteristiche eventualmente facendo varie prove.
Per rilevare la velocit possibile o calettare una dinamo tachimetrica (che d la velocit angolare) o
adoperare un contatore di impulsi (con frequenza del segnale analogico proporzionale alla velocit).
La caratteristica si ricava differenziando la velocit angolare graficamente oppure misurando o registrando
con loscilloscopio la derivata della velocit angolare ottenuta con un circuito R-C.

1.14.10

Metodo di rallentamento.

Abbiamo visto come registrare la caratteristica meccanica con il metodo di accelerazione, con il metodo di
rallentamento possibile determinare la coppia frenante dovuta alle perdite:

d
C p _ add J
dt
In assenza di coppia motrice, si porta il motore in rotazione a velocit superiore di quella alla quale si vuole
determinare la coppia frenante, registrando i valori della accelerazione angolare per vari valori di velocit
angolare e conoscendo il momento dinerzia J si in grado di determinare la corrispondente coppia dovuta
agli attriti ed alla ventilazione
167

1.14.11

Metodo calorimetrico.

La determinazione di una potenza, sia meccanica che elettrica, pu eseguirsi, in linea di principio,
trasformandola in calore e misurando le variazioni di energia termica del fluido di raffreddamento. Questo
metodo , in genere, meno preciso degli altri, specie per piccole potenze, poich, a parte la precisione propria
delle misure termiche, difficile convogliare tutto il calore prodotto in un unico fluido refrigerante; esso pu
per essere preferibile nei casi in cui sia gi previsto il raffreddamento con fluido refrigerante.
un metodo che ben si presta per misure di perdite dovute alla circolazione di correnti indotte nel rame e nel
ferro e si basa sulla misura della quantit di calore dissipata dalla macchina nel fluido refrigerante per effetto
di tali perdite.
preferibile applicarlo alle macchine raffreddate a fluido (laria di misura complessa, olio). La potenza persa
la si pu esprimere in funzione del calore specifico del fluido refrigerante c, della portata di fluido utile
allasportazione della potenza persa, Q, e del salto di temperatura tra ingresso e uscita del circuito di
refrigerazione,

P c Q
f
Il problema che non tutta la potenza dissipata nella macchina viene asportata dal fluido refrigerante, perch
tutte le altre superfici della macchina si riscaldano e trasmettono calore verso lesterno. Pertanto, non
neanche semplice misurare le perdite con questo metodo. Le perdite si misurano dunque come somma della
potenza termica ceduta al fluido refrigerante e della potenza termica trasmessa allesterno della macchina.
Questultima si valuta come:

P k S
a
dove:

il coefficiente di trasmissione del calore delle superfici della macchina,

10

W
m 2 C

il

valore pi utilizzato;

la superficie di trasmissione del calore;

il salto di temperatura tra la superficie di trasmissione e lambiente.

Se il fluido refrigerante assorbe bene il calore, la quantit di calore trasmessa allesterno della macchina
minima e, anche errando il computo di questo termine, lerrore sul calcolo complessivo della potenza persa
trascurabile.
Nelle prove dei motori e dei generatori necessaria la presenza di un carico che assorba la potenza generata
dalla macchina. Le diverse condizioni di carico si realizzano: con vari freni nelle prove sui motori, anche se si
hanno problemi di flessibilit; con reostati sulla dinamo e con una combinazione di reostati e reattori
nellalternatore, nelle prove sui generatori.

168

Misure di velocit.
La misura della velocit pu eseguirsi in due modi:

misura diretta della velocit (tachimetri);

contando il numero di giri nellintervallo di tempo t (contagiri).

Gli strumenti solitamente utilizzati sono:


a) tachimetro meccanico;
b) tachimetro ad induzione;
c) tachimetro capacitivo;
d) dinamo tachimetrica;
e) encoder;
f) flash stroboscopico;

1.15.1

Tachimetro meccanico.

Alcuni tachimetri sono costituiti da un sistema con rotismo e cremagliera.


In questi sistemi il riporto della velocit non fatto utilizzando lo stesso asse dellalbero motore, ma con delle
cinghie di trasmissione, cio non si va a calettare il sistema di lettura direttamente allalbero, ma si trasmette
la rotazione con una cinghia.
Tuttavia in tal modo vengono introdotti degli ulteriori errori dovuti agli slittamenti della cinghia, agli attriti, e
quindi aumenta la potenza assorbita dal misuratore.
Nello schema di figura rappresentato un qualsiasi strumento misuratore di velocit:

La punta in gomma si mette sullalbero del rotore al fine di trascinare lalbero dello strumento. Questo poi
trasforma la velocit di rotazione in una indicazione secondo diversi principi di funzionamento, uno di questo
rappresentato nella figura in basso.

169

Lalbero motore connesso allo strumento. Quando questo posto in rotazione le masse connesse alle
estremit delle due aste tenderanno a cambiare la loro posizione per forza centrifuga. Allo spostamento delle
masse si appone una molla di richiamo. Lo spostamento del sistema composto dalle aste, dalle masse e dalla
molla antagonista connesso ad un sistema dentato. Questultimo permette, con il suo spostamento, di agire
sulla posizione di un indice, posto su una scala graduata. Infatti, tramite un sistema ad ingranaggi, lo
spostamento orizzontale del sistema dentato viene convertito in uno spostamento rotazionale di un disco. A
questultimo connesso lindice della scala graduata prima presentato.

1.15.2

Tachimetro ad induzione.

La figura seguente mostra un tachimetro ad induzione.

Vi un bipolo magnetico solidale con lalbero, una lamina ferromagnetica a campana (in neretto) ed una parte
fissa che ha la funzione di percorso di richiusura a bassa riluttanza per il flusso uscente dalle espansioni

170

polari. Tale parte fissa, aumentando la riluttanza con laumento del calore, permette la riduzione del flusso
disperso che non raggiunge la campana.
I bipoli magnetici (composti da magneti permanenti) ruotano solidalmente con il rotore inducendo sulla
lamina ferromagnetica delle correnti che, interagendo con il campo induttore, producono una forza e quindi
una coppia (dato che il sistema rotante) che cerca di seguire il moto di rotazione del bipolo ( lo stesso
principio di funzionamento dei motori ad induzione in cui per le parti si invertono).
Nel momento in cui la campana tende a ruotare, lazione della coppia rotante viene bilanciata da una molla
antagonista a spirale (come in tutti gli strumenti a rotazione); in figura rappresentata, per semplicit, come
una molla ad estensione verticale, la quale si oppone al moto.
Raggiunta la posizione di equilibrio, un indice solidale alla campana consente di leggere, su di una scala
graduata, la velocit.
Valgono le relazioni seguenti:

e B v ;

e
;
R


F id B F v Cm v .

Si osserva che la coppia motrice che si genera funzione della velocit, in quanto le correnti indotte sono
funzione della velocit di scorrimento.

1.15.3

Tachimetro capacitivo.

Si consideri un condensatore composto da due armature concentriche, una fissa e laltra libera di ruotare
attorno ad un asse.

Si alimentino con una tensione continua le due armature del condensatore e si chiuda il circuito su di una
resistenza per non mettere in cortocircuito la capacit.
Calettando larmatura ruotante della capacit su un albero motore di una

macchina si avr una capacit (funzione della posizione angolare dellalbero,

C
R

171

) dalla quale possibile risalire alla velocit di rotazione della macchina. La frequenza delle oscillazioni
della corrente nel circuito sar, infatti, funzione della velocit:

dq d E C
dC
dC d

E
E

dt
dt
dt
d dt

E
K

vero se e solo se risultano essere costanti la forza elettromotrice dellalimentazione, E, e

dC
K . Poich si
d

misura la tensione del circuito, conoscendo la sua resistenza e la sua forza elettromotrice, possibile risalire
alla velocit di rotazione:

v R i R K E k
Tali sistemi presentano, per, errori di lettura dovuti alla presenza di una, seppur piccola, coppia di carico
sullalbero motore della macchina in prova (larmatura ruotante). Queste perdite, che sono dellordina della
frazione di watt o al pi del Watt, sono trascurabili per le macchine usuali ma rilevanti per i piccoli motori o
micromotori per i quali potrebbero diventare significative.

1.15.4

Dinamo tachimetrica.

La misura di velocit pu essere effettuata attraverso lutilizzo di generatori di tensione (in corrente continua
c.c. o in corrente alternata c.a.) in cui la tensione generata funzione della velocit: si definiscono cos la
dinamo tachimetrica (in c.c.) o generatrice tachimetrica (in c.a.).
Leccitazione di tali macchine preposte alla misura di velocit viene realizzata con magneti permanenti in
modo da rendere il campo eccitatore indipendente dalla tensione di alimentazione.
Un problema delle dinamo tachimetriche legato alla commutazione ed ai contatti spazzole/collettore, che
necessitano di una manutenzione periodica peraltro costosa.
Inoltre a causa dellinvecchiamento dei magneti si ha una variazione del legame funzionale tra tensione e
velocit.

1.15.5

Encoder.

Lencoder un sistema di misura della velocit basato su un principio ottico. Il sistema che si utilizza
rappresentato nella seguente figura.

172

Disco
codificato

Gruppo
sensori ottici

Albero
motore

Linea di
lettura

Sorgente
luminosa

Lemissione di quattro fasci luminosi, generati da una sorgente, incide su un disco variamente forato calettato
sullalbero del motore di cui si vuole misurare la velocit generata.
Tale sistema, denominato ENCODER, consente di codificare la posizione angolare dellalbero in funzione dei
fasci luminosi captati dal gruppo di sensori ottici.
La codifica adottata pu essere quella binaria: allalternarsi di disco pieno disco vuoto si pu far
corrispondere lalternarsi di bit 1 e bit 0 e quindi tale sistema pu consentire la codifica con un numero
diverso di bit.
Infatti nella circonferenza maggiore si ha la maggiore risoluzione, mentre nella circonferenza pi vicina
allasse si ha la minima risoluzione in quanto il disco presenta solo una traccia piena ed una traccia vuota.
Si dimostra che queste realizzazioni possono presentare delle zone dincertezza in quanto nella realizzazione
pratica dei fori nella maschera vi sono dei problemi costruttivi.
Nel caso esaminato in figura vi un numero esiguo di fori ma in commercio esistono encoder che presentano
1024 fori sulla circonferenza pi esterna (cio a 16 bit).
In questo caso nascono delle difficolt nel tracciamento di queste finestre forate sul disco e se una finestra non
ben definita si possono riscontrare degli errori di lettura della posizione dellalbero.
173

Per esempio possibile che per deficienze costruttive non si riesca a leggere un dato bit corrispondente ad una
certa configurazione e quindi alla posizione reale del disco ne venga associata una che pu essere anche molto
differente.
Di conseguenza piuttosto che una codifica binaria si utilizza una codifica detta a codice GRAY codificando
posizioni contigue del disco con una sequenza che differisce con quelle contigue di un solo bit: cos facendo
possibile commettere un errore di una sola posizione. Di seguito riportata una tabella che permette il
confronto fra i due possibili codici di codifica, BCD e GRAY.

Sistema
decimale
0
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
11
12
13
14
15

Codice BCD Codice Gray


0
0
0
0
0
0
0
0
1
1
1
1
1
1
1
1

0
0
0
0
1
1
1
1
0
0
0
0
1
1
1
1

0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1

0
1
0
1
0
1
0
1
0
1
0
1
0
1
0
1

0
0
0
0
0
0
0
0
1
1
1
1
1
1
1
1

0
0
0
0
1
1
1
1
1
1
1
1
0
0
0
0

0
0
1
1
1
1
0
0
0
0
1
1
1
1
0
0

0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0
0
1
1
0

Ad ulteriore chiarimento di quanto esposto si riportano nella seguente figura i dischi con codifica BCD a

10
00

00
01

0000

00
01

11
01

1000

10
11

1111

10
11

0000

sinistra e GRAY a destra.

10
01

11
00

1100

0011

1010

0010

1011

0100

1110

0110

1100

1000

01
01

0100

10
01

0111

10
01

01
11

11
11
11
01

01
01

10
10

174

Un sistema di questo tipo ha una coppia di carico praticamente trascurabile; infatti lunico meccanismo
accoppiato allalbero il disco forato le cui dimensioni sono comunque modeste per cui le potenze perse per
ventilazione, a causa della rotazione del disco, sono sicuramente trascurabili.
Tale sistema lo si pu adoperare anche come trasduttore di velocit. Come si osserva nella figura riportata in
basso, un fotosensore proietta una luce sullestremit laterale di un disco calettato sullalbero motore di cui si
vuol conoscere la velocit di rotazione. Questo fascio luminoso riflesso sul fotosensore medesimo ogni
qualvolta il fascio incontra le strisce riflettenti applicate sul disco. Tali fasci luminosi, sommati per mezzo di
un contatore, permettono lottenimento della velocit di rotazione dellalbero motore grazie ad un semplice
circuito elettronico implementante la seguente relazione:

2 n
[rad/s]
60

dove n il numero di giri contati.

trasduttore di
presenza o
"pick-up"

contatore
gate
clock

ruota
fonica

O.L.
(b.f.)

uscita
(binaria)

Nel caso in cui si in presenza di piccoli alberi nei quali non si pu attaccare una tacca riflettente, lo stesso
strumento lo si pu utilizzare calettando sullalbero un disco con un foro. Il disco funziona come la tacca, c
una zona in cui riflette la luce e laltra in cui non riflette cos ad ogni giro si avr sempre un impulso
trasmesso al contatore.

1.15.6

Flash stroboscopico.

Le misure stroboscopiche vengono utilizzate per rilevare fenomeni molto veloci (un albero gira velocemente
per cui locchio umano non riesce a seguirlo).
Langolo di rotazione , se la velocit costante, varia linearmente secondo la legge:

v cos t. t
e quindi sar rappresentato da una retta, o meglio la retta a maggiore pendenza rappresenta landamento di
in funzione del tempo.

175

angolo di
rotazione
2
A

flash

flash

2T

flash

3T

flash

4T

T
periodo

Ovviamente stabilito un riferimento, dopo ogni periodo T, lalbero ripassa per la posizione iniziale.
Immaginando di avere una lampada e di praticare col gesso una tacca in una certa posizione dellalbero,
sillumini con la lampada la tacca.
La tacca ruota con lalbero e la velocit di rotazione tale che non si riesce a distinguere la rotazione della
tacca, cio locchio umano non riesce a seguire la rotazione.
Tuttavia se la frequenza di alimentazione della lampada molto pi grande del periodo di rotazione del rotore
possibile distinguere il movimento della tacca.
In figura con le frecce sono stati evidenziati gli istanti di tempo a cui corrispondono gli illuminamenti
dellalbero.
Quando la lampada si accende si vede illuminato lalbero con la tacca in una certa posizione A; lalbero
continua a ruotare e non si vede pi la tacca perch gira assieme allalbero. Subito dopo si riaccende il flash;
tra il primo e il secondo flash la tacca ha seguito la rotazione dellalbero che ruotava; il flash si riaccende
dopo un tempo TS, per cui si vedr la tacca spostata in avanti rispetto a prima. Analogamente per i flash
successivi e quindi si vedr una tacca che va ruotando lentamente.
In realt la tacca ruota ad una velocit diversa da quella di rotazione dellalbero correlata alla frequenza di
accensione del flash.
Nel caso in cui la frequenza di accensione del flash fs e la frequenza di rotazione dellalbero f soddisfino la
relazione:

3
f
2 s

si vedono due tacche contemporaneamente, ma in due posizioni opposte.

176


angolo di
rotazione

n=3

M=2
T

TS

T
periodo

TS

f = 3 fS
2

Con questo sistema stroboscopio possibile determinare la velocit di rotazione dellalbero quando si vede la
tacca ferma.
Infatti sotto queste condizioni il periodo TS coincide con T per cui la tacca la si vede, giro dopo giro, sempre
nella stessa posizione ogni volta che la lampada si accende.
Quando il periodo di accensione (frequenza di accensione) della lampada coincide con il periodo (frequenza)
di rotazione, si pu determinare la frequenza di rotazione e quindi la velocit di rotazione.
Tuttavia la tacca pu apparire ferma anche se TS il doppio di T, ovvero, in generale, se TS multiplo intero di
T. Per essere sicuri di determinare correttamente la velocit allora bisogna variare TS.
Iniziando la prova per valori di TS elevati, la si riduce gradualmente e se ad esempio si nota la tacca ferma non
lecito supporre che gi si in presenza della misura corretta; infatti diminuendo ulteriormente TS la tacca
pu ricominciare a girare fino a quando si trova una nuova condizione (a Ts diversa da quella precedente) per
cui la tacca risulta ferma. La prova va arrestata quando diminuendo ulteriormente TS ci si accorge che non si
riesce pi a fermare la tacca e quindi lultimo valore di TS per il quale la tacca si era fermata corretto e
consente di determinare la velocit di rotazione.
Essendo

fs

f s1

f s1

due diverse frequenze di accensione del flash ed n il numero di giri compiuti

dallalbero motore tra una visione e la successiva della tacca ferma, la frequenza di rotazione della macchina
la seguente:

f n f s

f n 1 f s1

n f s n 1 f s1

n f s

f s1

fs1

segue:

f s1
f s1 f s

f s1
f s1 f s

f s
177

Lo strumento di misura STROBOTAC costituito da una lampada alimentata dal blocco di alimentazione in
cui c un commutatore che varia finemente la frequenza di accensione consentendo di determinare la
frequenza di accensione corrispondente alla frequenza di rotazione dellalbero.
Per misure particolari si pu determinare la frequenza di accensione in relazione alla frequenza esterna e in
particolare alla frequenza di rete.
Se si desidera accendere la lampada con un impulso ad ogni periodo della frequenza di rete, si pu
sincronizzare la lampada sulla rete quindi non avere una sorgente a frequenza variabile interna, ma si
considera come riferimento la frequenza di rete.
Questo pu essere utile per misurare lo scorrimento di macchine asincrone.
I motori asincroni hanno un campo rotante che ruota a frequenza proporzionale a quella di rete, mentre il
rotore ruota ad una velocit diversa per via dello scorrimento necessario per il funzionamento della macchina
stessa.
Adoperando lo stroboscopio possibile vedere, sincronizzando lo strumento alla frequenza di rete, la tacca
che ruota apparentemente ad una velocit che proprio pari a quella di scorrimento.
Evidentemente importante che la lampada abbia un periodo di accensione molto breve quindi non lecito
utilizzare una lampada ad incandescenza, ma occorrono lampade a scarica che si accendano per un intervallo
di tempo molto piccolo rispetto al periodo della tensione di alimentazione.

178

CONDIZIONI AMBIENTALI
Lambiente di prova caratterizzato da: temperatura, pressione, umidit, etc. Tali valori devono essere rilevati
con elevata accuratezza in quanto diverse grandezze elettriche dinteresse sono molto sensibili alle variazioni
delle suddette condizioni ambientali.
Termometri.
I termometri sono strumenti atti alla misurazione della temperatura. A seconda del metodo di rilevazione essi
si classificano:
a) a metallo liquido;
b) a metallo solido;
c) con sonde a semiconduttore (termistori);
d) sensori al quarzo;
e) termometri a termocoppia;
f) termometri a resistenza;
g) strisce termosensibili;
h) emissione allinfrarosso.

1.16.1

Termometri a metallo liquido.

Per la misura di temperatura il termometro pi utilizzato quello a dilatazione a mercurio, il cui principio di
funzionamento basato sulla dilatazione di un metallo liquido con la temperatura.

Il mercurio liquido caratterizzato da unelevata stabilit nel tempo.


Lo strumento in esame composto da un bulbo in cui contenuto il mercurio, connesso ad un capillare di
vetro di sezione sottile in cui avviene la dilatazione del mercurio a causa della variazione di temperatura.
Tale termometro pu essere utilizzato per temperature da -35 a +700C purch si dimensioni opportunamente
il capillare in modo da avere una graduazione adeguata.

1.16.2

Termometri a metallo solido.

Altri termometri che si basano sulla dilatazione dei metalli sono quelli a metallo solido che hanno una
risoluzione del 0,1C.
179

Per evidenziare meglio lallungamento, c un contenitore metallico con un barretta interna costituita da una
altro metallo avente coefficiente di dilatazione termico k diverso.
Quindi la variazione di temperatura viene valutata tramite la variazione:

l=k
Tuttavia i termometri metallici a dilatazione presentano linconveniente che in presenza di campi
elettromagnetici sono sede di correnti indotte che determinano un riscaldamento interno. Per evitare questo
inconveniente possono essere utilizzati fluidi di dilatazione per esempio lalcool, che non influenzato dai
flussi magnetici della macchina.

1.16.3

Termometri con sonde a semiconduttore (termistori).

Sono elementi termometrici che presentano come sensore un semiconduttore generalmente ottenuto da
miscele di ossidi metallici sinterizzati. Questi composti sono caratterizzati da una spiccata mobilit con la
temperatura dei portatori di cariche (elettroni o lacune). Questo garantisce a questi elementi sensibili una
caratteristica di variazione della resistenza al variare della temperatura del tipo:
1

R a e

1

T
T
0

dove a e b sono due costanti dipendenti dal materiale semiconduttore scelto. La resistenza R dei termistori
quindi decrescente al crescere della temperatura.
Il sensore a semiconduttore che presenta una variazione di resistenza dellordine di qualche Ohm ( 5 9

per 1C ed quindi molto sensibile nel rilievo della temperatura. Il campo operativo del rilievo compreso
tra -50C e +250C. Lunico svantaggio di tale sensore dovuto al suo coefficiente di temperatura il quale
risulta negativo e non lineare (pi alto alle basse temperature e pi basso alle alte temperature) con la
conseguenza di presentare una incertezza nel rilievo della temperatura variabile con la medesima.

1.16.4

Sensori al quarzo.

Sono sensori che impiegano come elemento sensore dei cristalli di quarzo, la cui frequenza di risonanza varia
in modo quasi lineare con la temperatura tra circa -50C e+250C. Lo strumento di misura quindi composto
da un sensore al quarzo, da un accelerometro e da un sistema elettronico che permette di convertire la
frequenza di risonanza ad una data temperatura in temperatura. La sensibilit di circa 1KHz/C.

1.16.5

Termometri a termocoppia.

I termometri pi utilizzati nelle prove delle macchine elettriche sono quelli a termocoppia in quanto sono i pi
precisi e i sensori termici sono posti a diretto contatto con la superficie della macchina elettrica di cui si vuole
monitorare la temperatura.
Il principio di funzionamento basato sulleffetto termoelettrico (effetto Seebeck) per cui se due metalli
diversi messi in serie costituiscono due giunzioni (per esempio il rame e la costantana), e se una giunzione a

180

temperatura

e laltra a

sui terminali nasce una forza elettromotrice che risulta funzione lineare del

salto di temperatura:

f.e.m.= f 1 2
Gli strumenti pi utilizzati per rilevare tali cadute di tensione sono i millivoltmetri o i microohmetri visto che
le tensioni da rilevare ET sono dellordine di decine di microvolt per grado centigrado di differenza di salto

1 2

(per il rame costantana un valore tipico 40

V
).
C

Definita la corrente IV che assorbe il voltmetro e indicata con RS la resistenza equivalente serie con cui si
schematizza il circuito, la tensione misurata sar pari a:
EM ET IV RS

essendo EM la tensione misurata ed ET la tensione ai capi della termocoppia. Maggiore la resistenza interna
del voltmetro minore lerrore commesso nella misura.
Per misurare la tensione comunque si utilizza un metodo di zero e quindi un potenziometro, oppure uno
strumento elettronico (avente resistenza interna molto elevata).
Affinch la termocoppia riesca a misurare effettivamente la temperatura della parte di macchina elettrica in
esame, necessario ridurre le resistenze termiche di contatto e di trasmissione del calore. Per ridurre tali
resistenze termiche, la termocoppia viene posta sulla parte interessata tramite una lamina metallica. La
strumentazione utilizzata deve essere collocata a debita distanza dalla macchina elettrica e poich le
dimensioni di una termocoppia sono elevate (dellordine del metro), di conseguenza nascono degli errori di
misura dovuti alla presenza dei collegamenti elettrici, necessari per riportare la tensione fornita dalla
termocoppia allo strumento di misura.
Infatti supponendo di utilizzare del rame come materiale conduttore, per effettuare i collegamenti sopra
menzionati, nascono delle nuove termocoppie tra il rame utilizzato ed i metalli costituenti la termocoppia. Di
conseguenza se la zona in cui posto lo strumento a temperatura diversa da quella della macchina, e ci
possibile visto che le distanze macchina-strumento sono elevate, lo strumento misura sia la tensione ET sia le
tensione per effetto termoelettrico che nasce nel circuito di collegamento.
Per evitare tali inconvenienti necessario utilizzare dei cavetti di collegamento tali da non instaurare coppie
termoelettriche con i materiali che costituiscono la termocoppia di rilievo.
Certe volte in fase progettuale sono previsti dei rilevatori interni e sulla carcassa della macchina elettrica sono
predisposti i morsetti necessari per collegare il multimetro.
Tuttavia per alcune parti della macchina difficilmente accessibili esistono delle strisce gravate (con
risoluzione pari a 5C massimo), che hanno la caratteristica di cambiare colore in funzione della temperatura.
Le misure cos ottenute sono grossolane ma presentano un costo ridotto. Vedi prossimo punto.

1.16.6

Termometri elettrici a resistenza.

Si misura la variazione di resistenza con la temperatura al fine di ottenere la temperatura.


181

1.16.7

Strisce termosensibili.

Sono piccole strisce usa e getta che restituiscono il valore della temperatura delloggetto in prova o in
funzione del colore cui si portata la striscia o in funzione del settore di temperatura che si evidenziata,
come quella riportata in figura.

1.16.8

Emissione allinfrarosso.

Un altro metodo per la misura della temperatura prevede lutilizzo di particolari videocamere che
percepiscono le onde infrarosse emesse che sono funzione della temperatura.
Tali dispositivi vengono utilizzati per risalire alle temperature degli isolatori di una linea aerea, difficilmente
raggiungibili.
La precisione raggiunta con tali misure dellordine del grado e la difficolt primaria consiste nella taratura
della videocamera poich, a pari temperatura, in funzione dei vari materiali, si ha unemissione nellinfrarosso
diversa.
Inoltre le videocamere, una volta tarate, devono essere utilizzate sempre per lo stesso tipo di macchina in
quanto i risultati ottenuti dipendono fortemente dalla forma delloggetto da monitorare.
Misure di pressione.
Si parla di pressione soltanto nel caso di gas e di liquidi; nei solidi la grandezza corrispondente alla pressione
la tensione. La pressione la forza esercitata da un fluido su una superficie di area unitaria quindi la sua
unit di misura il Newton su metro quadrato (N/m2), detto pascal (Pa). Il pascal ununit di misura troppo
piccola perci sono comunemente adoperati i suoi multipli, il kilopascal, il megapascal e il bar:

1 bar = 105 Pa = 0,1 MPa = 100 kPA


La pressione effettiva in un determinato punto detta pressione assoluta e si misura relativamente al vuoto
assoluto, cio alla pressione assoluta nulla. La maggior parte degli strumenti di misura della pressione, invece,
calibrata per indicare zero in corrispondenza della pressione atmosferica. Pertanto essi indicano la differenza
182

tra la pressione assoluta e la pressione atmosferica locale. Questa differenza chiamata pressione al
manometro. Pressioni inferiori alla pressione atmosferica si chiamano pressioni al vacuometro e si
misurano con vacuometri che indicano la differenza tra pressione atmosferica e assoluta. Pressione assoluta al
manometro e al vacuometro sono quantit tutte positive e correlate tra loro come segue:

pman = pass - patm

(per pressioni superiori a patm )

pvac = patm - pass

(per pressioni inferiori a patm )

La pressione atmosferica si misura con uno strumento chiamato barometro. Esso pu essere a mercurio o a
membrana metallica, il primo noto con il nome di barometro di Torricelli dal nome del suo ideatore.

1.17.1

Barometro di Torricelli.

Un tubo di vetro posto verticalmente, chiuso allestremit superiore, in cui realizzato il vuoto, comunica
allaltro estremo con una vaschetta contenente mercurio. La pressione atmosferica agente sul mercurio
contenuto nella vaschetta equilibra il peso della colonna di mercurio. La pressione patm che spinge verso lalto
il mercurio nel tubo produce una forza equilibrata dalla forza peso della colonna di mercurio.

patm = g H
essendo:

la densit del mercurio;

laccelerazione locale di gravit;

laltezza della colonna di mercurio al di sopra del pelo libero della vaschetta, come indicato

dalla seguente figura.

Ad una colonna di altezza H pari a 760 mm di Hg (mercurio) corrisponde una pressione, espressa in unit del
sistema internazionale, pari a 101 325Pa .
760 mm Hg = 1 atm = 101 325 ;
183

In tali strumenti il peso che determina laltezza della colonna di mercurio, mentre la dilatazione presente,
dovuta alla temperatura, trascurabile. Lerrore che si commette a una temperatura diversa rispetto a 0C
pari allo 0,2% circa e, poich trascurabile, non si effettua la correzione.

1.17.2

Barometro a membrana metallica.

Un altro sistema di determinazione della pressione utilizza un contenitore, in cui stato fatto il vuoto, chiuso
da una membrana metallica ondulata elastica. Lo schema simile a quello dei barometri commerciali.
La membrana si deforma per effetto della variazione della pressione ambiente e si ha unindicazione in
funzione della posizione dellindice. Quando la membrana si sposta lindice oscilla attorno ad una cerniera e,
facendo una taratura in funzione della pressione, si riesce a leggere il valore della pressione atmosferica.
Misure di umidit
Lumidit assoluta la quantit di vapore acqueo, espressa in grammi, contenuta in un chilogrammo di aria
secca.
Gli strumenti che permettono la misura dellumidit assoluta sono gli igrometri e gli psicrometri. Il
principio di funzionamento di tali strumenti si basa sul fatto che essi riescono a misurare qual la variazione
di temperatura necessaria a fare condensare il vapore acqueo presente nellambiente.
Pi vapore acqueo presente, maggiore il salto di temperatura necessario per condensare tutta lacqua
presente nellambiente. Di contro meno vapore acqueo presente minore sar il salto di temperatura
necessario a farlo condensare interamente.
Sono degli strumenti di precisione difficili da utilizzare, molto delicati, solitamente impiegati per tarare altri
tipi di igrometri. Strumentazioni un po meno precise, ma che comunque soddisfano le esigenze richieste per
caratterizzare lambiente di prova, utilizzano igrometri pi semplici.

1.18.1

Igrometri a capello.

Molto diffusi in pratica sono gli igrometri a capello. Il loro principio di funzionamento si basa sul fenomeno
dellallungamento di una fibra, quale il capello, con lumidit.
Tramite un sistema di leve si amplificano gli allungamenti di un fascio di peli animali per ottenere gli
spostamenti di un indice su scala graduata indicante direttamente il valore di umidit.
La tolleranza consentita nelle misure di umidit nelle macchine elettriche , solitamente, abbastanza ampia,
quindi non richiesta una precisione troppo elevata.
Altri sistemi di misura di umidit utilizzano la variazione della capacit a causa della presenza dellumidit.
Tali sonde sono realizzate con placchette tra le quali posto del materiale igroscopico.
Molte apparecchiature, attualmente in commercio, utilizzano sistemi basati su tale principio di funzionamento
poich di facile costruzione, di elevata precisione e rientranti nei limiti di tolleranza ammessi per le prove da
dover effettuare.
184

1.18.2

Psicrometri a calza (psicrometro di Assmann).

Lo psicrometro a calza costituito da due termometri a mercurio di cui uno in aria e laltro coperto da una
calza di materiale fibroso ed igroscopico (assorbente acqua) immerso in una vaschetta dacqua, come
illustrato in figura.

Si fa investire linsieme da una corrente daria di cui si vuole misurare lumidit. Il termometro in aria misura
la temperatura dellaria ta, laltro, invece, misura la temperatura del bulbo umido tu, pi bassa per effetto
dellevaporazione dellacqua che avviene nella calza:

tu t a
Lo strumento completato da un sistema di ventilazione dei due termometri aventi lo scopo di creare un
movimento convettivo forzato al fine di rendere indipendenti le due indicazioni di temperatura dalle correnti
eventualmente presenti nellambiente.
Nota la differenza

T = t a - t u

possibile ricavare lumidit dellambiente, in quanto tale salto di

temperatura funzione dellumidit.


Solitamente non si d lumidit assoluta, quindi espressa in kg/m 3 daria, ma viene data quella relativa.Essa
definita come il rapporto della pressione parziale del vapore acqueo contenuto in un miscuglio gassoso di aria
e vapore acqueo rispetto alla pressione di vapor saturo, espressa in percentuale. Un'umidit relativa del 100%
indica che il miscuglio gassoso contiene la massima quantit di umidit possibile per le date condizioni di
temperatura e pressione.
Altre condizioni ambientali.
Oltre a temperatura, pressione e umidit, lambiente pu essere caratterizzato da altre grandezze che possono
essere:

la quantit di pioggia. Si possono eseguire delle prove su isolatori sottoposti a pioggia e quindi
occorre dare un parametro relativo allentit della pioggia, che viene definito come la quantit
dacqua in millimetri nellunit di tempo. Tale parametro rappresenta lintensit di pioggia;
185

il vento. In alcuni casi necessario eseguire prove in condizioni ambientali ventose. La misura della
velocit del vento pu essere effettuata attraverso un generatore tachimetrico a cui si caletta una
ventola, realizzando cos, nel complesso un anemometro (misuratore di vento). Il vento investe le
palette che mettono in rotazione lalbero del generatore ottenendo una forza elettromotrice
proporzionale al numero di giri del motore e alla forza del vento;

la salinit dellaria. Gli isolatori specialmente quelli dislocati in zone costiere presentano un
resistenza superficiale variabile in funzione della salinit. In tal caso necessario eseguire delle prove
specifiche in ambienti che simulano la salinit di queste coste, in quanto il sale fa invecchiare pi
velocemente il materiale oppure produce delle linee di dispersione della corrente che alterano le
caratteristiche di funzionamento degli isolatori. Pertanto per caratterizzare un componente in questi
ambienti si fanno delle prove che simulano la salinit, la presenza di sabbia, etc.

Non esistono dei modi standardizzati per la determinazione della salinit, sabbia, etc., ma ci si attiene alle
indicazioni di specifiche norme relative agli ambienti particolari per leffettuazione delle prove.

186

PROVE TERMICHE
Leggi di decadimento termico degli isolanti.
Le prove termiche valutano la temperatura massima raggiunta in varie parti della macchina. Ci di notevole
interesse in quanto le caratteristiche meccaniche ma soprattutto quelle dielettriche dellisolante risentono
notevolmente della temperatura. La vita di un isolante fortemente correlata alla temperatura, poich, al
crescere di questultima, aumenta la velocit delle reazioni chimiche tra i componenti dellisolante (secondo
la legge di Arrhenius).
La legge dinvecchiamento o decadimento termico degli isolanti proprio deducibile dalla legge di Arrhenius:

log D a

b
T

in cui:
D

la durata termica dellisolante;

la temperatura assoluta (in K);

aeb

sono costanti proprie del materiale.

Lisolante invecchiando presenta perforazioni e/o lesioni che, determinando alterazioni delle caratteristiche
dielettriche, possono rendere inutilizzabile la macchina elettrica.
Il tempo che impiega lisolante per diventare inutilizzabile detto durata termica dellisolante.
Ad esempio un isolante sottoposto a temperatura di 300C ha una durata termica di circa 50 ore, e basta
andare oltre 5 10 C la temperatura massima, che la vita D dellisolante in esame si dimezza; pertanto, da
ci si capisce com importante non superare la temperatura massima.
Gli isolanti, quindi, vengono classificati dalle norme IEC in diverse classi (categorie) a
cui corrispondono delle temperature massime da non superare. Tali classi sono
riportate nella seguente tabella:

Classe

Temperatura max
C

90

105

120

Materiali tipici
Cotone, carta,
legno, gomma
naturale,
vulcanizzata
Cotone, carta e
legno
Poliesteri

Impregnazione

Nessuna
Oli minerali e
sintetici

187

130

155

180

180

Amianto, mica,
fibra di vetro
Amianto, mica,
fibra di vetro
Amianto, mica,
fibra di vetro
Mica, porcellana,
vetro

Gomma lacca,
asfalto, resine
sintetiche
Resinoidi alchilici,
epossidici
Resine siliconoche
Leganti inorganici
(cemento)

Le norme in relazione al tipo di macchina (isolante, tipo di raffreddamento, etc.) indicano i limiti delle
sovratemperature ammissibili per le varie parti a diretto contatto con lisolante (olio, ferro, avvolgimenti).
Si osserva che limpregnazione aumenta la temperatura massima ammissibile.
Temperatura di riferimento e sovratemperatura.
Poich la resistenza degli avvolgimenti funzione della temperatura, la relativa misura viene effettuata
attraverso misure di resistenza.
In un macchina elettrica si hanno diversi tipi di servizio quali continuo, di durata limitata, intermittente, etc.
Le misure di sovratemperatura si eseguono solo quando si raggiunto il regime termico in relazione al tipo di
servizio.
Per ricavare gli andamenti del comportamento dei materiali alle sollecitazioni termiche, si eseguono delle
prove standardizzate che consistono in delle prove accelerate (ad esempio, si sottopone un materiale a 300C
e si vede quanto dura, poi ad unaltra temperatura elevata, ad esempio 200C e cos via) e per estrapolazione
si ricavano le durate di vita corrispondenti alle temperature desercizio nominali.
Tali durate di vita sono molto lunghe, ad esempio un milione di ore (parecchi anni), pertanto la
caratterizzazione di un materiale isolante viene fatta con la seguente metodologia: si effettuano prove
accelerate poi, per estrapolazione, si ricava la temperatura che comporta una durata tecnicamente valida per
quel determinato tipo di isolante.
A seconda del tipo di materiale da analizzare, si hanno diverse possibili durate; non tutti i materiali possono
avere la stessa durata poich dipende dalla loro composizione chimica, dai legami chimici in essi presenti, etc.
Quindi, se in una macchina c un isolante che ha durata di vita circa pari a met del tempo previsto per la
stessa, con riferimento alle sue condizioni di funzionamento nominali, allora cambia il costo di
ammortamento della macchina stessa. Pertanto quando si deve verificare, quindi collaudare una macchina, la
temperatura massima ammissibile un parametro importante.
Quando si esegue una prova termica occorre determinare la temperatura massima dellisolante utilizzato nella
macchina; tale operazione non semplice in quanto lisolante utilizzato per rivestire gli avvolgimenti e,
essendo la macchina chiusa, non facile registrare landamento della sua temperatura. Pertanto si misura una

188

temperatura media dellavvolgimento (lisolante isola lavvolgimento) e poi, in base a certe ipotesi, si
maggiora la temperatura media in modo da ricavare la temperatura massima dellavvolgimento.
La temperatura massima che si ricava seguendo queste ipotesi funzione della temperatura ambiente, della
sovratemperatura media dellisolante rispetto allambiente e della sovratemperatura massima di
maggiorazione per arrivare al punto pi caldo (questo calcolo viene eseguito in base alle indicazioni fornite
dalle norme).
Affinch lisolamento della macchina elettrica non venga compromesso necessario che sia verificata la
seguente relazione:

x a m x
isol

nella quale:

la temperatura caratteristica dellisolante (cio la temperatura massima che non deve essere

isol

superata pena il decadimento precoce dellisolante) ricavabile dalla tabella riportata in dipendenza
della classe dellisolante;

la temperatura massima ambiente in cui lapparecchio lavorer;

la sovratemperatura media, cio il salto di temperatura medio fra le varie parti

dellapparecchio e lambiente;

xm

la differenza di temperatura tra il valore massimo e il valore medio allinterno

dellapparecchio stesso.
La somma

a m x
x

rappresenta la temperatura raggiunta dallisolante quindi, in definitiva, la

temperatura rilevata sul materiale isolante della macchina non deve essere superiore a

isol

Tuttavia per le varie macchine elettriche le norme forniscono le indicazioni su come condurre le prove
termiche per pervenire a ax , m e

Il problema fondamentale nella misura delle sovratemperatura consiste nel fatto che non noto a priori il
punto pi caldo della macchina dove andare a rilevare la sovratemperatura massima.
Convenzionalmente per ottenere dei dati confrontabili si determinano separatamente i tre addendi visti nella
relazione precedente.
Con riferimento al trasformatore:
Il valore di

una sovratemperatura massima di maggiorazione, imposta dalle norme e dipende dal

tipo di macchina, per esempio per il trasformatore pari a:


5C

se lisolamento in olio in quanto, per via dei moti convettivi, vi una maggiore uniformit della

temperatura;
10C

se lisolamento in aria.
189

Per determinare

sufficiente determinare la differenza di temperatura tra la temperatura media degli

avvolgimenti, (i quali, essendo a contatto diretto con lisolante, forniscono la temperatura media
dellisolante), che si valuta mediante la misura della resistenza a regime termico, e la temperatura ambiente
alla quale si sta effettuando la prova. Questo perch il salto termico tra lapparecchio e lambiente
(sovratemperatura), per via dello smaltimento di calore, si pu ritenere indipendente dalla temperatura
ambiente, ed questa perci la grandezza che le norme impongono di controllare nelle prove termiche.
Le norme prescrivono che per la determinazione di
periodo estivo con

necessario considerare il caso peggiore, quindi il

pari a 40C, tranne alcuni casi particolari (ambienti tropicali) in cui si assume una

temperatura ambiente massima pari a 50C.


Esempio:
per un trasformatore con isolamento in classe A, facendo riferimento ad una temperatura massima di ambiente
pari a

ax 40C

si impone una sovratemperatura media del rame

di 60 C se in olio e di 55 C se

in aria:
in olio m 105 40 5 60C
in aria m 105 40 10 55C
Quando sia possibile la sovratemperatura da misurare quella riferita al punto dove essa massima; se ci
non possibile si dovr tenere conto, nel fissare i limiti di sovratemperatura di un adeguato margine (valido in
generale per tutte le macchine). Pertanto se si fa riferimento allolio si impone la massima sovratemperatura
dellolio di 50C anzich 60C con una temperatura massima dellambiente di

a 40C .
x

Definizione della temperatura ambiente.


La misura della sovratemperatura di una macchina va eseguita con riferimento alla temperatura ambiente che
si verifica durante la prova. Per convenzione, si definisce temperatura ambiente di riferimento:

per le macchine a convezione naturale: la temperatura del locale in cui la macchina istallata;

per le macchine a convezione forzata che prendono laria da un ambiente diverso da quello in cui la
macchina istallata: la temperatura dellaria allentrata della macchina;

per le macchine raffreddate ad acqua: la temperatura dellacqua allentrata del refrigerante.

Il valore della temperatura ambiente varia in genere durante la prova, specie se non si provvisto un efficace
smaltimento dellaria riscaldata dalla macchina stessa, sia per ragioni metereologiche, quando le prove durano
diverse ore. perci necessario disporre per la misura della temperatura ambiente di una adeguata costante di
tempo, approssimativamente pari a quella della macchina in prova.

190

Misura della temperatura a regime termico.

1.23.1

Riscaldamento e raffreddamento di un corpo omogeneo.

Un corpo omogeneo in cui sia dissipata per il tempo dt la potenza P, varia di la sovratemperatura rispetto
allambiente. Una parte di tale potenza viene immagazzinata e una parte viene ceduta allambiente esterno.
La potenza dissipata dal corpo omogeneo nellintervallo dt pari a:

d
P = C m
k S
dt
essendo:

il calore specifico

J
kg C

J
kg C

avente valore pari a:

Rame

Ferro

Olio

396

432

5400

kg ;

massa del corpo

coefficiente di trasmissione termica

superficie di trasmissione del calore

W
m 2 C

m 2

Se risulta essere:

a = costante
e poich:

a
ne segue che:

d d
Ritornando allespressione iniziale della potenza e dividendo tutto per

C m

si ricava:

d k S
P

C m
dt
C m
Risolvendo nei confronti della temperatura:
191

t

P
T

1 e
k S

dove:
il termine:

P
k S

chiamato sovratemperatura di regime;


la costante di tempo T pari a:

C m C m

m
k S
P

ed ha valore pari a:

T = 0,52 h per macchine rotanti;

T = 14 h

la quantit

P
m

per i trasformatori.

detta perdita per unit di peso.

Discorso analogo vale per il raffreddamento poich in questa fase P=0:

P Tt

e
k S
1.23.2

Metodo di estrapolazione.

Per risalire al valore di temperatura, quindi di resistenza, assunta dopo un tempo indefinito, necessario
affinch tutti i fenomeni termici transitori siano estinti, si pu adoperare il metodo di estrapolazione.
Infatti in una macchina elettrica di grossa potenza la costante di tempo elettrica pu essere anche di diverse
ore per cui, invece di eseguire la misura dopo questo lasso di tempo considerevole, le norme C.E.I. forniscono
un metodo di estrapolazione che permette di risalire al valore di resistenza corretto effettuando solo alcune
misure in un intervallo di tempo limitato.
La sovratemperatura massima viene teoricamente raggiunta in un tempo infinito, dopo 4 o 5 volte la costante
di tempo termica della macchina la sovratemperatura non differisce pi del 2% dal valore finale. Per poter
considerare conclusa la prova occorre in genere attendere che la sovratemperatura non vari di pi di 1-2 gradi
allora.
Quando si ammetta valida la legge esponenziale data da:

m 1 e

si possono eseguire misure di

a intervalli regolari di tempo

t ottenendo:
192

i m m e

ti
T

i 1 m m e

t i t
T

Sottraendo lultima relazione alla prima si ottiene:

ti
T

i 1 i m e 1 e

Chiamando con:

x i 1 i ;

k 1 e

lultima espressione assume la seguente forma:

x m e

ti
T

e poich si era detto che

i m m e

ti
T

la precedente si pu scrivere come:

x m i k
chiamando

si ottiene:

x m y k
infine con semplici passaggi si giunge alla seguente forma:

x
k

y m
Graficamente si ottiene il seguente andamento:

193

Con i risultati della prova si traccia il primo tratto della curva della variazione di temperatura in funzione del
tempo e su questo andamento, in corrispondenza di tanti intervalli di tempo

arbitrari ma eguali fra loro, si

misurano gli incrementi di temperatura .


Questi incrementi vengono riportati in scala arbitraria orizzontalmente alla sinistra dellasse delle temperature

come in figura, ottenendo altrettanti tratti come a, b, c, ecc, che risultano fra loro allineati: la retta che li

congiunge determina, in corrispondenza dellintersezione con lasse delle ordinate, la temperatura di regime
T.
Determinazione della sovratemperatura dalla resistenza.

1.24.1

Metodo di estrapolazione con distacco di carico.

Il metodo con distacco di carico prevede la misura della resistenza dellavvolgimento (per risalire alla sua
sovratemperatura), tramite un metodo volt-amperometrico a corrente continua, dopo aver alimentato la
macchina elettrica alla tensione nominale alternata e quindi avendola sottoposta alle piene perdite.
Tuttavia non appena si disalimenta la macchina elettrica e si procede alla misura della resistenza
dellavvolgimento per risalire alla sovratemperatura massima, per via dei tempi tecnici necessari per
effettuare i collegamenti degli strumenti, la macchina e quindi lavvolgimento subiscono un raffreddamento.
Quindi la misura della resistenza dellavvolgimento della macchina non alimentata non corretta in quanto la
resistenza assume un valore di temperatura inferiore.
Le ipotesi di tale metodo prevedono che la temperatura media dellolio adiacente gli avvolgimenti nella fase
iniziale (si intende a macchina fredda,prima di alimentarla per portarla a regime termico) sia costante e si
tiene conto della variazione che in realt subisce tramite un processo di estrapolazione che faccia
194

corrispondere a tale temperatura una resistenza R degli avvolgimenti. Si sfrutta la relazione trovata per il
raffreddamento di un corpo omogeneo.
La curva sperimentale tempo/resistenza la seguente:

In ascisse sono riportati gli istanti di tempo in cui viene eseguita la misura e in ordinate i corrispondenti valori
di misure effettuate.
Landamento della resistenza in funzione del tempo decrescente (con legge esponenziale) visto che la
macchina cede calore raffreddandosi.
Il valore di resistenza a tempo

t 0

quello ricercato in quanto corrisponde allistante di tempo in cui la

macchina appena distaccata e quindi a temperatura massima.


necessario effettuare almeno 4 rilievi nellarco di tempo di 15 minuti.
Il rilevamento dei valori di resistenza dove essere effettuato in un intervallo di tempo non troppo lungo per
evitare di confondere il transitorio termico dovuto al ferro e allolio (di durata maggiore) con quello
dellavvolgimento.
Per esempio in corrispondenza della prima misura allistante 1 si ottiene un valore di resistenza 1.
In corrispondenza del punto di coordinate 2 si traccia un segmento perpendicolare allasse delle ordinate e
pari a R1 2 cio pari alla differenza fra la misura 1 e la successiva 2.

195

Eseguendo tale procedimento anche per i rilievi successivi si ottengono dei punti 2, 3 e 4 che giacciono su
una retta.
Dopodich si traccia la parallela al segmento

1'2''

dal punto 1 in modo da individuare il punto R 0

rappresentativo del valore di resistenza allistante zero.


Gli intervalli di tempo in cui vengono effettuati i rilievi sono scelti arbitrariamente purch identici tra loro.

1.24.2

Metodo di sovrapposizione (carico inserito).

un metodo che utilizza schemi complessi e quindi si usa in laboratorio, in genere si preferisce il metodo con
distacco del carico.
Il metodo di sovrapposizione prevede la misura della resistenza dellavvolgimento di un trasformatore (per
risalire alla sua sovratemperatura) tramite un metodo volt-amperometrico a corrente continua mentre la
macchina eroga la corrente nominale ed alimentata alla tensione nominale alternata e quindi sottoposta
alle perdite relative alla condizione di carico.
Si alimenta la macchina con una tensione continua e si misura la caduta di tensione V ai capi
dellavvolgimento e dal rapporto fra questultima misura e la corrente circolante si determina il valore della
resistenza (si esegue la misura della resistenza in c.c. perch altrimenti si misurerebbe linduttanza, la
temperatura si ricorda infatti essere funzione della resistenza).
Alimentazione:
1) Se lavvolgimento in prova ha il centro stella accessibile si dispone lalimentatore, A, in corrente
continua tra tale centro stella e il centro stella astratto creato dai tre induttori LT indicato in figura
sotto.

Si usato un sistema di induttori (LT) e non di resistenze perch il componente omopolare di corrente
alternata, che nasce se ci sono eventuali dissimmetrie tra i due centri stella, viene limitato
dallinduttanza ed evita eventuali danneggiamenti dellalimentatore. Con questo schema si misura
cos la resistenza media delle tre fasi.
2) Nel caso in cui non sia possibile disporre di un centro stella ausiliario, lalimentatore viene disposto
tra il centro stella del trasformatore ed un terminale della fase, misurando cos la resistenza di un solo
avvolgimento.
196

Linduttore LM indicato sopra in figura necessario per evitare eventuali danneggiamenti


dellalimentatore poich, in sua essenza, lalimentatore verrebbe interessato dalla piena tensione di
fase, limitando la corrente alternata che interessa lalimentatore. Nel caso in questione lalimentatore
interessato da una corrente superiore rispetto a quella del caso precedente, in cui al pi
attraversato dal componente omopolare.
3) Nel caso in cui il centro stella non esista o non accessibile esistono due possibilit per
lalimentazione in corrente continua della macchina:
a)

si crea un centro stella astratto e si inietta corrente continua tra il centro stella astratto ed una
fase:

Linduttore LM indicato in figura ha la stessa funzione di quello nella figura precedente.


b)

si inserisce lalimentatore fra le estremit di due fasi:

197

c)

si inserisce lalimentatore fra una fase e le estremit delle altre due fasi:

Tuttavia tale schema possibile se lalimentatore in grado di sopportare la corrente di una


fase.
Gli induttori devono avere elevata reattanza induttiva in modo da limitare la corrente alternata e bassa
resistenza in modo da non ostacolare la corrente continua.
Con gli schemi visti finora lalimentatore deve stare sempre inserito durante tutta la fase della prova, deve
quindi erogare corrente con continuit e sopportare la corrente alternata, anche se modesta essendo limitata
dagli induttori.
Per inserire lalimentatore solo quando si deve fare la misura si usa lo schema sotto riportato.

Tale schema utile quando lalimentatore deve essere inserito in un tratto di circuito che collega in modo
permanente due punti dellimpianto funzionali allesercizio di questultimo (per esempio colleganti il centro
stella degli avvolgimenti in prova alla propria messa a terra), in questo modo si evita linterruzione di detto
tratto di circuito .
Quando linterruttore 1 chiuso e tutti gli altri sono aperti, lalimentatore si trova disinserito e la macchina
lavora senza presenza di corrente continua.
198

Volendo inserire lalimentatore, si chiudono i due interruttori 2 e 3 dello schema aprendo linterruttore 1;
durante questa fase la resistenza R di grande valore impedisce il cortocircuito dellalimentatore. Per
disinserire la resistenza R basta chiudere linterruttore 4.
La resistenza R inserita funge anche da resistenza zavorra riducendo la costante di tempo del circuito di
misura.
Circuito di compensazione:
Per quanto riguarda i reattori monofasi o trifasi inseriti nel circuito dinserzione della corrente continua
occorre che questultima, a causa della premagnetizzazione che produce nei relativi circuiti magnetici, non
limiti eccessivamente il loro effetto filtrante nei confronti della corrente alternata. Questo accade perch la
componente continua va a traslare il ciclo di isteresi (non avr pi la sua ciclicit intorno allo zero) per cui si
avr alterazione del funzionamento degli induttori (e della macchina) perch avranno una reattanza pi
piccola essendosi abbassata la permeabilit.
In questo caso, piuttosto che sovradimensionare il circuito magnetico dei reattori, si preferisce utilizzare
sistemi compensatori della forza magnetomotrice continua.
Un possibile sistema di compensazione il seguente:

Si usa un trasformatore con il primario collegato in serie allalimentatore A, che inietta nel circuito una
corrente alternata uguale e opposta in fase a quella presente nel circuito di misura, generata dallalimentazione
ausiliaria S, al fine di avere esclusivamente corrente continua. La compensazione della componente alternata
effettuata dal blocco C che, sentendo le correnti sulle due resistenze di shunt, agisce generando, tramite un
reostato, una opportuna caduta di tensione. Infine lalimentatore E serve a centrare il ciclo di isteresi
generando una corrente continua opposta a quella generata dallalimentatore A.
Misura della V continua.
La tensione ai capi del singolo avvolgimento in prova percorso da una corrente di carico alternata costituita
dalla componente continua che deve esser misurata e dalla componente alternata di valore efficace molto pi
elevato.
199

Gli strumenti di misura sensibili solamente alla componente continua, per esempio voltmetri magnetoelettrici,
non sono in grado di sopportare lelevata componente alternata (anche se non la misura lo danneggia
ugualmente possibilmente fino a distruggere lo strumento) per cui necessario interporre un filtro adeguato
che limiti questultima a valori tollerabili (in ogni caso inferiori a quello della componente continua).
Tale filtro sempre posto a valle di un induttore trifase.
I possibili casi sono:
a) centro stella accessibile, sono possibili le seguenti soluzioni:

b) avvolgimenti connessi a triangolo e quindi centro stella non accessibile:

200

Si fa la misura ai capi di una fase. I condensatori servono a migliorare il filtraggio (creano uno shunt
alla c.a.), inoltre, mentre negli schemi precedenti il circuito al potenziale del terreno (il centro stella
a terra), in questo circuito saremmo al potenziale di linea e quindi servono anche ad evitare
problemi di isolamento allalimentatore e problemi di sicurezza per loperatore.
Misura della corrente continua.
La misura della corrente continua viene effettuata tramite un millivoltmetro magnetoelettrico (solo corrente
continua), rilevando la caduta di tensione da essa prodotta ai capi di un resistore shunt R S.
La tensione alternata che si manifesta ai capi dello shunt pu essere compensata inserendo in parallelo a
questultimo il primario di un trasformatore monofase ausiliario a rapporto unitario, il cui secondario sia
disposto in serie al millivoltmetro, in modo che questo sia sollecitato da una tensione alternata teoricamente
nulla.

Tuttavia gli eventuali errori di rapporto e dangolo del trasformatore ausiliario suggeriscono di interporre tra
millivoltmetro e secondario del trasformatore, un filtro F per ridurre la tensione alternata residua dovuta alla
non perfetta compensazione.
Con lo schema visto viene quindi misurata esclusivamente la caduta di tensione generata dalla sola
componente continua.
Realizzazione di carichi.
Il collaudo di tutte le macchine elettriche prevede una prova termica che serve a verificare le caratteristiche
termiche della macchina (in particolare si deve verificare che nella macchina non vengano superate certe
temperature massime prestabilite) e una prova che permetta di determinare le perdite di potenza quindi il
rendimento stesso.
Risulta pertanto necessario realizzare le condizioni di funzionamento nominali della macchina elettrica in
prova.
I metodi di realizzazione di carichi sono di due tipi:

meccanico;

elettrico.

201

1.25.1

Metodi con carico reale.

Carichi meccanici. Nel caso in cui la macchina in prova sia un motore possibile realizzare la condizione di
funzionamento nominale tramite lutilizzo di freni meccanici che permettono la regolazione della coppia
antagonista applicata allalbero motore.
Carichi elettrici regolabili. Le condizioni di carico nominale per una macchina elettrica generatrice possono
essere realizzate utilizzando dei reostati che assorbano una potenza elettrica pari a quella nominale della
macchina in prova. Ovviamente tale utilizzo finalizzato alle prove di macchine elettriche generatrici di
energia elettrica.
Le tipologie di reostati pi diffuse sono le seguenti:

reostati a vasca;

reostati a tubi.

di cui data ampia trattazione di seguito.


Reostati a vasca.
I reostati classici utilizzati per i metodi potenziometrici hanno dei limiti termici che non consentono di
realizzare carichi elettrici elevati, quindi in alternativa vengono utilizzati i reostati a vasca che vanno bene per
potenze che vanno fino a diverse migliaia di kW.

Due elettrodi metallici affacciati, regolabili in posizione ed immersi in una vasca con una soluzione salina
conduttrice (acqua e sali disciolti quali cloruro di sodio, carbonato di sodio) permettono la dissipazione della
potenza in riscaldamento dellacqua (fino a temperature inferiori a 60-70C per evitare ebollizioni localizzate
e conseguente instabilit della resistenza). Lacqua continuamente rinnovata da una attiva circolazione (~0,3
litri/minuto per kW).
In funzione dellorientazione delle lamine e della portata del fluido conduttore possibile variare la resistenza
del reostato e quindi la potenza dissipabile.
Una regolazione grossolana del carico si pu fare agendo sulla distanza tra le piastre, una regolazione pi fine
si pu fare attraverso una regolazione di portata: aumentando la portata del fluido in circolazione, diminuisce
il riscaldamento e aumenta la resistivit dellacqua.
Reostati a tubi.

202

I reostati tubolari vengono adoperati nel caso di tensioni elevate. Tali reostati sono composti da due elementi
fra loro in parallelo elettricamente e in serie idraulicamente.

Lunica regolazione possibile si ha attraverso la portata. Distanziando opportuna-mente i terminali si


realizzano isolamenti sia in M.T. che in A.T.

1.25.2

Metodi con carico reattivo.

possibile realizzare carichi elettrici reattivi, variando leccitazione dei compensatori sincroni. In questo
modo le uniche perdite di potenza attiva che si hanno sono quelle nei conduttori di collegamento e nei circuiti
di eccitazione.
Negli alternatori, infatti, regolando leccitazione si realizzano carichi reattivi che risultano capacitivi
sovraeccitando e induttivi sottoeccitando. La macchina viene chiamata ad erogare una corrente che quella
nominale senza per chiedere allalbero una potenza corrispondente ma una inferiore. Ci perch la macchina
(di data potenza nominale tutta attiva) in questa fase eroga la corrente nominale su di un carico reattivo che, in
quanto tale, non assorbe tutta la potenza attiva disponibile, infatti, la macchina non richiede allalbero la
stessa potenza nominale da fornire nel caso in cui si alimenta un carico resistivo ma basta solo quella per far
fronte alle perdite della macchina. Le perdite della macchina sono minime, eccezion fatta per quelle nel rame,
allorch la corrente erogata quella nominale. Quindi si possono determinare le perdite nel rame. Come
carico reattivo si pu pensare di utilizzare la rete. Eseguito il parallelo tra alternatore e rete, si regola
leccitazione in modo da scambiare solo potenza reattiva a corrente nominale.

1.25.3

Metodo a recupero e circolazione di energia.

il metodo pi sicuro e flessibile per caricare e quindi provare qualsiasi tipo di macchina elettrica. Pu essere
messo in pratica con i seguenti metodi:
1) a recupero di energia con macchine diverse;
203

2) a recupero di energia con macchine gemelle a circolazione di energia.


Osserviamoli entrambi.
1) Metodo a recupero di energia con macchine diverse.
Lo schema a recupero di energia con macchine diverse composto da quattro macchine elettriche: un motore
sincrono o asincrono, una dinamo, un motore in corrente continua ed un alternatore o un generatore
asincrono, come in figura.

La presenza delle macchine a corrente continua permette unottima regolazione della potenza in gioco.
La potenza che si perde per far fronte alle perdite nelle varie trasformazioni P 1 P2 anche se le macchine
lavorano in condizioni nominali di carico.
Il motore in corrente alternata viene caricato con una dinamo collegata con un motore a corrente continua, a
sua volta calettato con un generatore in corrente alternata. La potenza allalbero, creata dal motore da provare
(per far ci necessario poter regolare tale potenza) , alla fine della catena, trasformata in energia elettrica e
resa alla rete dalla quale si prelevata lenergia necessaria per alimentare il motore da provare.
In realt possibile provare tutte le macchine purch siano previste tutte per la piena potenza e si conosca con
precisione il rendimento delle singole macchine.
Infatti se si desidera provare una dinamo, dalla rete si alimenta un motore che trascina la dinamo a sua volta
caricata con un motore in corrente continua (carico regolabile) che mette in rotazione un alternatore che
restituisce energia alla rete.
Il sistema in esame oggi notevolmente semplificato grazie allimpiego dei convertitori elettronici di potenza
(ottenendo flussi di potenza in entrambi i versi e quindi si ha una maggiore flessibilit degli schemi).
Qualunque sia la forma di energia che si produce, dalla corrente continua si pu passare allalternata tramite
un convertitore e viceversa.
Per esempio per provare un motore in corrente continua lo si carica con una dinamo entrambi collegati alla
rete tramite un convertitore c.c./c.a. Oppure se si vuole provare un generatore in corrente continua si possono
sostituire le ultime due macchine a destra con un convertitore c.c./c.a. come in figura.

204

2) Metodo a recupero di energia con macchine gemelle a circolazione di energia.


Per adoperare tale metodo necessario utilizzare macchine di caratteristiche identiche accoppiate tra loro in
modo da funzionare da motore una da generatore laltra.
La prima macchina rende allalbero la potenza meccanica necessaria per azionare laltra macchina la quale,
funzionando da generatore, restituisce energia alla rete.

La potenza persa quella necessaria a fronteggiare le sole perdite nelle due macchine pari a P 1 + P2.
Si ipotizza che le perdite si suddividano in modo uguale tra le due macchine, tale approssimazione si ritiene
accettabile, anche se le macchine con funzionamento diverso hanno differenti cadute di tensione per cui le
caratteristiche non sono perfettamente identiche. Per tale motivo si definisce il rendimento convenzionale, in
quanto necessario specificare sempre le modalit della prova in modo che si ottengano dei risultati unificati
e quindi confrontabili.
Nel caso di macchine rotanti le perdite si possono anche fronteggiare con la potenza meccanica fornita da un
motore, di cui sia nota la potenza meccanica allalbero (motore tarato).

205

Nel caso in cui non si disponga di un motore tarato necessario procedere prima alla taratura, anche se
sempre preferibile effettuare misure di tipo elettrico in quanto pi accurate.
Tali schemi di principio in pratica pongono dei problemi in relazione anche al tipo di macchina da provare.
Vediamo ora le peculiarit di utilizzo del metodo per le varie macchine elettriche.
Macchina asincrona.
Nel caso di macchina asincrona ad una determinata velocit di rotazione

impossibile avere sia il

funzionamento da generatore che da motore, infatti il funzionamento da motore possibile solo per
scorrimenti positivi cio
essere

R S

mentre il funzionamento da generatore richiede

R S . Si ricorda

la velocit di sincronismo.

Quindi poich lo schema visto prevede lutilizzo di due macchine identiche per generare energia da una delle
due, necessario utilizzare dei sistemi che varino il rapporto di trasmissione introducendo le inevitabili
perdite meccaniche. Quindi per ottenere una differenza di velocit fra i rotori delle
due macchine ad induzione vengono utilizzati degli accoppiamenti conici, come
nella figura a lato.
Essendo le circonferenze dei due coni diverse, tramite la cinghia di trasmissione si
ottengono velocit di rotazione diverse.

Macchina sincrona.
Anche impiegando macchine sincrone ne occorrono sempre due gemelle che, per funzionare
contemporaneamente una da generatore e laltra da motore, devono avere angoli di carico diversi il che si
traduce, in pratica, nel regolare la posizione meccanica del rotore di una delle due macchine rispetto allaltra
in modo da ottenere un certo angolo di coppia in funzione del carico da realizzare.
Infatti si ricordi che per ottenere il funzionamento da generatore il fasore della forza elettromotrice alle sbarre
dellalternatore deve anticipare il fasore rappresentativo della tensione delle sbarre di rete; viceversa nel
funzionamento da motore.
206

Poich tale operazione non semplice, si preferisce determinare le perdite in altro modo.
Nelle macchine durante la fase di prova circolano le correnti nominali quindi necessario riprodurre una
condizione di funzionamento nominale per le due macchine. Supponendo che una delle due macchine
funzioni in regime di sovreccitazione e laltra in regime di sottoeccitazione in modo che entrambe producano
comunque una potenza reattiva pari alla nominale, la potenza capacitiva erogata da una macchina assorbita
dallaltra e in tali condizioni la potenza attiva fornita dalla rete fronteggia tutte le perdite del sistema.
Trasformatore.
Anche il trasformatore si presta al metodo a circolazione di energia. I secondari di due macchine gemelle si
collegano in parallelo alla rete senza per destare circolazione di corrente.
Per provare la macchina necessario che circoli la corrente nominale di targa fra i due secondari e a tal fine si
deve produrre uno squilibrio, ci fattibile in due modi:
a) facendo in modo che il rapporto di trasformazione sia diverso. In questo caso si agisce sulle prese di
variazione del rapporto di trasformazione dei trasformatori e, facendoli funzionare su prese di tensioni
diverse, si stabilisce una differenza di potenziale ai secondari e quindi una circolazione di corrente.
Tuttavia le prese possono avere variazioni del 5%, ad esempio, oppure del 10%, e cos via e quindi,
di conseguenza la corrente pu essere erogata a gradini e quindi non pu essere regolata esattamente
al valore nominale. Quindi, in realt, alla fine dellapplicazione del metodo non si instaurano correnti
esattamente pari a quelle nominali;
b) inserendo un trasformatore ausiliario TA. In questo caso si inserisce dallesterno una differenza di
potenziale regolabile pure in fase oltre che in valore efficace; per fare ci si inserisce un trasformatore
ausiliario TA alimentato da un regolatore di tensione ad induzione ( costituito da un motore
asincrono con primario e secondario messi in serie, in cui regolando la posizione del secondario, il
rotore, si riesce a regolare la tensione in modulo e fase). Il regolatore di tensione ad induzione si
regoler in modulo e fase fino a quando al secondario dei trasformatori circoler la corrente nominale
(si ricordi che la prova si esegue a carico nominale). Ovviamente la tensione necessaria da applicare
al secondario dei due trasformatori per ottenere la circolazione della corrente nominale il doppio
della tensione di cortocircuito secondaria visto che i due trasformatori gemelli in parallelo tra loro
risultano in serie per il trasformatore ausiliario.

207

Macchina a corrente continua.


La maggiore applicazione del metodo si ha per macchine a corrente continua, per le quali, regolando
leccitazione, si possono comandare separatamente la velocit di rotazione e la potenza.

1.25.4

Metodo con carico equivalente.

La sovratemperatura assunta da una macchina, per effetto delle diverse sorgenti di calore, dipende sia dalla
loro intensit che dalla loro distribuzione.
In un sistema lineare, in cui valga cio la sovrapposizione degli effetti, la sovratemperatura totale di una parte
potrebbe considerarsi come la somma delle sovratemperature parziali dovute alle differenti sorgenti; tuttavia,
per una macchina elettrica, tale ipotesi verificata solo in prima approssimazione, in quanto i coefficienti di
trasmissione del calore sono funzione della temperatura stessa.
Quando risulta per impossibile una prova termica nelle reali condizioni di esercizio, si pu eseguire una
prova equivalente in cui viene dissipata, in una singola parte della macchina, tutta la potenza dovuta alle
perdite.
questo, ad esempio, il caso dei trasformatori che vengono provati in cortocircuito. Il metodo con carico
equivalente nel caso di applicazione al trasformatore prevede che la sua alimentazione avvenga con uno degli
avvolgimenti posto in cortocircuito sottoponendo quindi la macchina alle perdite di potenza totali.
Le misure da effettuare preliminarmente sono :

misura della resistenza degli avvolgimenti a freddo;

misura della temperatura del trasformatore.

Nel caso di trasformatore MT/BT la prova effettuata alimentando lavvolgimento di MT mentre quello a BT
cortocircuitato.
Il trasformatore viene alimentato con una tensione (un po superire a quella di corto-circuito) tale da superare
la corrente nominale per almeno una notte in modo che possa raggiungere il regime termico. necessario che
la corrente di prova sia superiore a quella nominale in quanto a tensione ridotta diminuiscono le perdite di
208

potenza nel ferro e quindi per compensare questo deficit di riscaldamento (che si ha nel funzionamento
nominale) si aumentano le perdite di potenza per effetto Joule.
ovvio che tale prova dar un valore corretto per la sovratemperatura dellolio, mentre non saranno
attendibili le sovratemperature assunte dagli avvolgimenti e dal nucleo. Le norme forniscono le procedure per
correggere tali risultati.
Misura delle perdite.
La misura delle perdite si pu fare con due metodi:

metodo a circolazione di energia;

metodo calorimetrico.

Entrambi i metodi sono stati gi trattati rispettivamente al punto predente, il primo per la realizzazione dei
carichi e come metodo per la misura di potenze meccaniche.
Misure di resistenze.

1.27.1

Misura delle resistenze di piccolo valore.

Una delle misure pi comuni, nelle prove su macchine o apparecchi destinati ad impianti elettrici, quella
della resistenza di buoni conduttori con ordini di grandezza molto vari, ma pi spesso inferiori a qualche
Ohm. Queste misure vengono generalmente eseguite con metodo voltamperometrico, limitando limpiego di
metodi di zero (doppio ponte) ai casi in cui sia richiesta unelevata precisione, ovvero qualora si debbano
misurare resistenze tanto piccole (inferiori al milliohm) da non rendere pratico luso degli strumenti,
comunemente adottati per cadute di tensione non inferiori alle decine di millivolt.
La misura dovr in ogni caso evitare, mediante un opportuno inserimento degli strumenti, le resistenze di
contatto in serie alla resistenza da misurare; le connessioni voltmetriche vengono perci eseguite utilizzando
appositi puntali in zone che non siano influenzate dai contatti amperometrici.

209

Le resistenze di contatto rappresentano anche degli elementi anomali, cio con comportamento non lineare in
funzione della corrente; nel caso B in figura perci, in generale, opportuno porre la connessione voltmetrica
a valle del contatto a pressione formato dal bullone, anche se questa resistenza del contatto a pressione fa
parte del circuito interno dellapparecchio in prova. Non cos nel caso A di figura dove la connessione
interna saldata.
Nelle misure di resistenza su circuiti fortemente induttivi, come nel caso di avvolgimenti, il collegamento
voltmetrico viene eseguito con puntali anche allo scopo di inserire e disinserire lo strumento quando il
circuito a regime, evitando le sovratensioni transitorie. Per lalimentazione del circuito di misura conviene
far ricorso a schemi a corrente costante (in pratica adoperando valori elevati della forza elettromotrice E con
una resistenza in serie R corrispondentemente elevata, come in figura sotto); occorre per che anche il
voltmetro abbia una resistenza interna che non sia troppo piccola rispetto ad R.

Ricapitolando la misura della resistenza degli avvolgimenti viene effettuata a freddo tramite :

metodo volt-amperometrico a corrente continua a corta derivazione (il cui schema quello sopra
riportato);

ohmetro;

ponte di Thomson (nei casi in cui richiesta elevata precisione).

comunque necessario distinguere se gli avvolgimenti sono connessi a stella o a triangolo.


Supponendo di volere misurare la resistenza di un avvolgimento di una macchina elettrica, il circuito
amperometrico presenta una certa induttanza quindi si ha un transitorio di corrente, in fase di chiusura del
circuito, con costante di tempo

che, per macchine elettriche, pu assumere un valore di qualche ora vista

lesiguit della resistenza dellavvolgimento e vista la natura fortemente induttiva del circuito (R piccola per
ridurre il pi possibile le perdite di potenza, L elevata visto che le macchine elettriche funzionano in base
alle leggi dellinduzione magnetica).
Poich la misura deve essere eseguita a regime, necessario ridurre il transitorio elettrico di chiusura del
circuito introducendo delle resistenze zavorra in serie allalimentatore.
Allapertura del circuito la corrente tender, a causa della natura del circuito fortemente induttiva, a
mantenersi e se il voltmetro ancora inserito la corrente si richiude su di esso con il rischio di danneggiarlo.
210

dunque consigliabile usare un voltmetro a puntali, che venga inserito temporaneamente solo per effettuare la
lettura evitando sovratensioni transitorie che possono verificarsi anche alla chiusura del circuito.
Il metodo equivalente a quello voltamperometrico prevede misuratori di piccole resistenze detti microhmetri
di tipo elettronico che, imponendo una corrente tramite una sorgente di riferimento molto precisa multiplo di
10-n (1A), rilevano la tensione ed eseguono direttamente il rapporto fra tensione e corrente.
Sono strumenti a 4 morsetti di cui due amperometrici con i quali si alimenta la resistenza e due voltmetrici
con i quali si legge la tensione.
Vediamo ora come si effettua la misura della resistenza nei seguenti casi:

avvolgimento a stella;

avvolgimento a triangolo;

per vedere poi inoltre come rilevare la potenza dissipata e riportare i dati ottenuti ad una temperatura di
riferimento.
Avvolgimento a stella.
Lo schema di misura delle resistenze il seguente:

La misura di queste resistenze viene fatta in corrente continua ed in modo che non si misurino le cadute di
tensione ai terminali della resistenza: necessario connettere gli estremi dei cavi di misura al di sotto dei
terminali.
Si ricordino, a tal proposito, le solite regole di misura di piccole resistenze in corrente continua( ovvero
lutilizzo di metodo voltamperometrico a corta derivazione ). Se non accessibile il centro stella poich un
collegamento interno alla macchina, si alimenta la stessa tra due terminali accessibili, ad esempio 1 e 2, e
misurando la tensione V12 e la corrente I iniettata sui terminali, si pu scrivere:

R12 R1 R2

V12
;
I
211

R23 R2 R3

V23
;
I

R31 R3 R1

V31
.
I

Per determinare le singole resistenze R 1, R2 ed R3 si procede come segue (per la determinazione di R 1 per
esempio):

R12 R23 R31 R1 R2 R2 R3 R3 R1

2
2

R1

ruotando glindici si ricavano anche:

R2

R23 R31 R12


;
2

R3

R31 R12 R23


.
2

Spesso non richiesta una determinazione puntuale delle singole resistenze perch solitamente le macchine
sono costruite con resistenze quanto pi uguali possibili tra le varie fasi.
In questo caso, invece di calcolare le singole resistenze, basta calcolare una media delle tre misure ottenute.
Quindi supponendo che le tre resistenze siano uguali e pari ad R vale la relazione:

R12 R1 R2 2 R
quindi:

R12
.
2

Una misura approssimata della R la si pu quindi ricavare come segue:

R
R
1 R
R 12 23 31 .
3 2
2
2
In tal modo si ottiene una media dei valori di resistenza il che, solitamente, comporta dei risultati accettabili.
Se invece si riscontrano differenze notevoli fra le varie misure effettuate, allora bisogna verificare se qualche
fase diversa dalle altre.
In definitiva se eseguendo le misure R12, R23 e R31 si ottengono dei valori molto simili (cio se la variazione
di qualche %) si pu calcolare la R come media dei valori misurati; in caso contrario bisogna procedere
calcolando singolarmente le R1, R2 ed R3.
Avvolgimenti a triangolo.
Anche in questo caso allesterno sono accessibili solo tre terminali. Indicando le resistenze delle singole fasi
con il pedice corrispondente al vertice a cui sono affacciate lo schema di misura il seguente:

212

Quindi tramite un metodo voltamperometrico, alimentando per esempio tra i terminali 1 e 2 e misurando la
tensione V12 e la corrente I iniettata sui terminali, vale la relazione:

R12

V12 R3 R1 R2

I
R1 R2 R3

(essendo laltro terminale libero, la R12 data dal parallelo di R3 con la serie di R2 ed R1).
Le stesse relazioni valgono per le altre fasi ruotando opportunamente gli indici:

R23

V23 R1 R2 R3

;
I
R1 R2 R3

R31

V31 R2 R3 R1

.
I
R1 R2 R3

Nel caso in cui le tre resistenze di fase siano pressoch uguali si ha che:

R12

R 2 R 2
R
3R
3

e quindi

3
R R12
2
Nel caso di piccole differenze di valore fra le tre resistenze di fase si effettua una media delle tre misure,
misurando le resistenze con riferimento alle varie coppie di morsetti e dividendo per tre il risultato ottenendo:

3
3
3
R12 R23 R31
.
2
2
R 2
3
Se invece si riscontra che una misura molto diversa dalle altre significa che le resistenze non si possono
considerare eguali tra di loro e quindi bisogna andare a determinare singolarmente le R 1, R2 ed R3. Il
procedimento simile a quello visto nel caso di avvolgimento a stella.
213

Eseguendo i passaggi opportuni si ottiene:

R3 R1 R23 R31 R12

;
R
2

R1 R2 R31 R12 R23

;
2
R
R2 R3 R12 R23 R31

.
R
2

possibile ottenere R1 operando la seguente relazione:

R3 R1 R
R R31 R12
2

R2 23

R2
R
R

R
2
R

2
3
12
23
31
R1

R23 R31 R12


R
R12 R23 R31 2

La stessa relazione vale per le altre fasi purch si ruotino opportunamente gli indici ottenendo:

R2

R31 R12 R23


R ;
R23 R31 R12 3

R3

R12 R23 R31


R .
R23 R31 R12 1

Solitamente non occorre determinare singolarmente le R 1, R2 ed R3 tranne nel caso di diagnostica di un


guasto, nel qual caso una misura viene diversa dalle altre ed occorre andare a determinare quale sia la fase
guasta.

1.27.2

Misura della potenza dissipata partendo dalle resistenze

Abbiamo visto in precedenza che le resistenze da prendere in considerazione nel caso delle connessioni a
stella e a triangolo sono rispettivamente le seguenti:

1
1 R12 R13 R32
RY Rm

2
2
3

3
3 R12 R13 R32
R Rm

2
2
3

essendo Rm la resistenza media misurata tra due terminali del circuito di misura.
facile verificare che per una terna equilibrata di correnti I di linea, queste relazioni conducono allo stesso
valore di potenza dissipata:

214

1
P 3RY I 2 Rm I 2
2
2

P 3R

1.27.3

3
Rm I 2
2

Errore di temperatura.

Nella scelta del valore della corrente di prova necessario ridurre il pi possibile lerrore di temperatura visto
che la misura viene riferita alla temperatura ambiente.
La corrente di prova deve essere inferiore al 10% del valore di corrente nominale della macchina in modo che
la sovratemperatura che ne scaturisce sia inferiore ad un centesimo della sovratemperatura che si avrebbe se la
macchina fosse alimentata a corrente nominale. Cos facendo lecito ritenere la temperatura di riferimento
pari a quella ambiente.
Infatti per una data corrente iniettata nella macchina il sovrariscaldamento sar dato dalla relazione seguente:

P R I 2 K S
in cui :

il coefficiente di trasmissione termico;

la superficie di trasmissione del calore;

il salto di temperatura esistente tra la resistenza e laria ambiente.

quindi

I 2 .

Tale sovratemperatura risulta proporzionale al quadrato della corrente, per cui se a I n si ha una certa
sovratemperatura corrispondente al funzionamento normale (usualmente le misure si riferiscono a 75C anche
se a seconda dellisolante si possono avere temperature maggiori) usando una corrente che 1/10 di quella
nominale il salto di temperatura 1/100 di quello a regime.
Tuttavia la corrente di prova deve essere tale da poter rilevare una caduta di tensione dellordine dei mV,
misurabile con una buona accuratezza attraverso gli strumenti solitamente disponibili in laboratorio.

1.27.4

Riporto ad una temperatura di riferimento.

Per avere dati confrontabili i valori di resistenza determinati devono essere riferiti alla temperatura di
riferimento, usualmente pari a 75C.
Le resistenze dei materiali (rame o alluminio) con cui sono fatti gli avvolgimenti hanno una legge di
variazione con la temperatura, in un ben determinato range di valori, ben definita di tipo lineare.
La

la temperatura di misura e la si suppone uguale alla

amb

(vero soltanto se la macchina parte da uno

stato riposo, ovvero non funzionante da almeno un giorno). Lestrapolazione della legge per R=0 comporta un
valore di temperatura pari a 234,5 C per il rame e 230 C per lalluminio.

215

La resistenza si riporta alla temperatura di riferimento con la formula seguente ottenuta dalla legge di
variazione lineare:

Rm
Rr

rif 234, 5 amb 234, 5


da cui si ha:

234, 5 amb amb


234, 5
Rr Rm rif
Rm rif
Rm
amb 234, 5
amb 234, 5
dove

amb 234, 5

rif amb

Questa espressione si pu semplificare se si considera che

amb

si pu trascurare rispetto a 234,5 C

ottenendo:

Rrif Rm 1

dove

1
234, 5

234, 5

Rm
1

il coefficiente di temperatura.

Quindi:

R

Rm
con

R Rrif Rm .

1.27.5

Misura della resistenza a regime termico.

Per conoscere il valore della resistenza a regime termico si possono usare: il metodo di estrapolazione o di
distacco del carico che consentono di conoscere la temperatura a regime termico quindi di conseguenza il
valore di resistenza, o di sovrapposizione che, effettuandosi con carico inserito, fornisce direttamente il valore
della resistenza a regime termico.
216

PROVE DISOLAMENTO.
Generalit.
Le prove d'isolamento vengono effettuate allo scopo di verificare che lisolamento delle macchine elettriche e
di tutti gli apparati e sistemi elettrici in genere siano in grado di sopportare le sollecitazioni massime in
tensione che possibilmente possono verificarsi in esercizio (aumenti di tensione, impulsi da scariche
atmosferiche, ecc.), senza dare origine a fenomeni di scarica completa o di scariche parziali.
Le prove sono di vario tipo (misura della resistenza di isolamento, prove di isolamento con tensione applicata
e con tensione indotta, che potrebbero definirsi "di rigidit dielettrica", prova di isolamento con tensioni a
impulso, prove a scariche parziali).
Restando inteso che le prove sulle macchine a corrente continua vengono fatte in corrente alternata, le norme,
per le varie tipologie di macchine, danno indicazioni sulle caratteristiche delle forme donda e sui valori che
dipendono dalla massima tensione di esercizio (tensione concatenata).
Il principio su cui si basano le varie prove disolamento consiste nellapplicare tra le diverse parti isolate le
tensioni di prova previste dalle norme, verificando che non si manifestino danneggiamenti.
Le forme donda che bisogna simulare sono:
1) sinusoidali a frequenza industriale;
2) impulsive.
Queste ultime possono essere:
a) atmosferiche;
b) di manovra.
Le prove impulsive si fanno solo sulle macchine esposte, quali ad esempio trasformatori.
Schema generale di prova.
Lo schema generale di una prova di tensione (impulsive e sinusoidali) il seguente:

dove:

il generatore di tensione in prova;


217

ZG

limpedenza interna del generatore;

OP

loggetto in prova;

loscilloscopio necessario per visualizzare la forma donda;

lo spinterometro;

la resistenza di collegamento spinterometro-oggetto in prova;

il voltmetro di misura.

Il generatore consente di applicare tensioni regolabili in valore efficace e forma donda, con metodo a
trasformatore o autotrasformatore (in figura presente un autotrasformatore).
Visto che la tensione applicata pu essere molto elevata, necessario eseguire le misure e la visualizzazione a
valle di un partitore resistivo o capacitivo di valore noto.
La resistenza R protegge lo spinterometro limitando la corrente di scarica ed evita oscillazioni di tensioni con
la capacit delloggetto in prova quando si verifica la scarica dello spinterometro.
Lo spinterometro necessario per tarare la strumentazione di misura (voltmetro e partitore resistivo) e durante
la prova funge da protezione per il sistema di prova trovandosi in parallelo.

1.29.1

Lo spinterometro.

Lo schema di uno spinterometro verticale il seguente:

Lo spinterometro un sistema costituito da due sfere metalliche di diametro normalizzato (valori tabellati
dalle norme). In funzione delle condizioni ambientali e del diametro delle sfere, le norme forniscono la
distanza delle sfere a cui corrisponde una certa tensione di scarica.
Quindi applicando una tensione superiore a quella prestabilita dalle norme, si supera la rigidit dielettrica
dello strato daria interposto fra le sfere e si ha la scarica fra di esse.
Poich la tensione di scarica dipende da numerosi fattori, le norme forniscono le indicazioni da rispettare,
riguardo il posizionamento dello spinterometro, per evitare le influenze ambientali. Per esempio vengono
218

forniti i valori di distanza dello spinterometro verso terra e verso le pareti del laboratorio sia per spinterometri
verticali che orizzontali.
Il resistore presente serve a limitare la corrente di scarica senza influenzare minimamente la tensione di
scarica. Infatti in presenza di scarica da parte dello spinterometro si in presenza di un cortocircuito. Il
dimensionamento della resistenza di scarica va eseguito in base alla massima corrente ammissibile dal
circuito e dal generatore.

1.29.2

Partitore resistivo.

Lo schema del partitore resistivo il seguente:

Esso pu essere di tipo capacitivo o resistivo (quello induttivo scarsamente utilizzato).


In relazione alle tensioni di prova e alle componenti di tensione a frequenza elevata, che si hanno con forme
donda impulsive (teoricamente uno spettro infinito se limpulso ideale), necessario utilizzare un partitore
con caratteristiche di guadagno costante in tutta la banda di frequenza che riduca la tensione per la
strumentazione.
Realizzare un partitore con tali caratteristiche non semplice visto che sono sempre presenti gli effetti delle
capacit parassite, problema che pu essere evitato tramite la schermatura del partitore, per esempio con una
struttura cilindrica metallica.
In pratica la disposizione di prova prevede sempre in parallelo all'oggetto in prova, un divisore di tensione che
consente di applicare il segnale alloscilloscopio.
Le dimensioni assunte dai partitori dipendono ovviamente dalle tensioni per cui sono stati costruiti ma
generalmente sono dellordine dei metri.

219

1.29.3

Voltmetri.

In tutte le prove disolamento ci che caratterizza la tensione di prova il valore di cresta, quindi necessario
utilizzare voltmetri di cresta, poich la misura del valore efficace sarebbe inadeguata quando la forma donda
distorta.
Vediamo alcuni schemi:
1) Primo schema.
Lo schema pi utilizzato il seguente:

Il diodo raddrizzatore carica il condensatore C solo nellintervallo di tempo in cui la tensione di alimentazione
positiva. Il microamperometro in serie al resistore costituisce il millivolmetro o microvoltmetro.
Quando al diodo applicata la semionda negativa della tensione di alimentazione, il condensatore si scarica
attraverso la resistenza del millivoltmetro e quindi si ottiene un andamento della tensione ai capi del
condensatore di tipo ciclico, caratterizzato da una fase di carica ed una susseguente di scarica.
Dimensionando opportunamente la costante di tempo del circuito di scarica possibile ridurre labbassamento
di tensione che si ha proprio in fase di scarica.
Lindicazione media fornita dal microamperometro correlata al valore massimo della tensione applicata.
Lindicazione affetta da un errore pari a

V
in cui:
f RC

la frequenza dellonda;

RC

la costante di tempo del circuito di scarica del condensatore.

2) Secondo schema.
Un altro schema di voltmetro utilizzato il seguente:

220

Il condensatore si carica con la tensione di cresta di alimentazione, V BA, portando il potenziale del punto C al
valore di cresta di tale tensione. La tensione tra i punti BC quella rappresentata in figura e pu oscillare tra
zero e il doppio del valore di cresta della tensione di alimentazione. Il microamperometro magnetoelettrico
misurando il valore medio di tale tensione (V BC) ci fornisce appunto il valore di cresta della tensione di
alimentazione (VBA).
3) Terzo schema.
Un altro schema di voltmetro utilizzato il seguente:

Praticamente durante la semionda positiva della tensione di alimentazione il diodo D 1 in conduzione e


contropolarizza il diodo D2, viceversa durante la semionda negativa.
Quando il diodo D1 in conduzione il condensatore si carica positivamente con polarit pari a quella della
tensione di alimentazione; si carica con polarit opposta quando in conduzione il diodo D2.
Lo strumento utilizzato sensibile al valore medio della grandezza misurata (microamperometro di tipo
elettromagnetico) ed in un periodo di conduzione la corrente media vale:
t

Vx

1 2
1
2
I m i t dt CdV CVx 2 fCVx
T t1
T Vx
T
quindi si dimostra che la corrente media legata al valore di cresta della tensione in ingresso.
Il vantaggio di tale schema che, visto che la strumentazione (il microamperometro) sottoposto ad una
differenza di potenziale irrisoria pari alla caduta di tensione ai capi del diodo, non necessario utilizzare
partitori capacitivi.

221

1.29.4

Trasformatore per altissime tensioni.

Alcune prove disolamento richiedono tensioni alternate sinusoidali a frequenza industriale estremamente
elevate per cui necessario utilizzare trasformatori opportunamente isolati. Esistono diverse soluzioni mirate
a ridurre i costi di tali trasformatori.
Schema a doppio avvolgimento.

Il trasformatore in esame composto da tre avvolgimenti.


Il primario alimentato dalla tensione di rete, la quale effettua la regolazione; il secondario suddiviso in due
sezioni identiche e una di esse accoppiata con lavvolgimento terziario da cui si preleva la tensione
desiderata.
Se la costruzione del trasformatore tale che le due sezioni presentano la stessa impedenza allora la tensione
prelevata in uscita dal terziario il doppio di quella a cui sottoposto una sezione del secondario.
La macchina in prova sollecitata da tensioni elevate si comporta come una capacit e quindi nelleseguire le
varie prove necessario evitare la nascita di sovratensioni per ferrorisonanza.
Inoltre un trasformatore che eroga corrente su un carico capacitivo sede delleffetto Ferranti con
conseguente innalzamento della tensione oltre i limiti previsti in sede progettuale.
Misura della resistenza di isolamento.
Questa prova serve per una semplice ma grossolana verifica delle condizioni dell'isolamento di una
macchina o di qualunque sistema elettrico. Si effettua in genere mediante un megaohmmetro alla tensione di
almeno 500 V: essa non in genere molto significativa ai fini del collaudo di una macchina elettrica, ma pu
tuttavia fornire utili indicazioni sullo stato dell'isolamento della
macchina stessa. Tale prova si effettua usualmente per accertare
preliminarmente se la macchina pu essere messa in esercizio o in
grado di essere sottoposta alle vere e proprie sollecitazioni di tensione
delle altre prove di isolamento.
La misura della resistenza di isolamento deve essere eseguita a
macchina calda, a una temperatura prossima a quella di regime in quanto la resistivit dei dielettrici, e quindi
la resistenza di isolamento, diminuisce con il crescere della temperatura. Il valore della resistenza di
222

isolamento, cosi misurato ed espresso in M, non deve essere inferiore al valore risultante da formule
empiriche:

Ri

VN
Pr +1000

dove:

Vn

rappresenta la tensione nominale, in V;

Pr

la potenza, in kVA o in kW, della macchina.

Il valore della resistenza di isolamento non deve comunque essere al di sotto di 1 M.


Prove di isolamento con tensione applicata.
La prova con tensione applicata ha lo scopo di verificare l'isolamento di ciascun avvolgimento verso gli altri e
verso la massa, e cio l'isolamento "esterno"(isolamento trasversale); si eseguono, di regola, in c.a.,
applicando fra determinate parti della macchina in prova, una tensione di valore conveniente, per un tempo
prefissato.
Il circuito di prova comprende un trasformatore elevatore T in grado cio di erogare la corrente capacitiva
assorbita della macchina in prova (che si comporta come un condensatore), alimentato dalla rete attraverso un
regolatore a induzione, o direttamente da un alternatore, in modo da poter variare opportunamente la tensione
di prova; uno spinterometro a sfere S che, tarato per una tensione superiore a quella di prova, serve ad
impedire che la tensione superi i valori di prova per un'errata manovra o guasto. Gli altri dispositivi di misura
sono il voltmetro (di cresta o a valore efficace) inseriti tramite trasformatore di misura TV. Un estremo del
secondario del trasformatore elevatore, insieme con gli elementi a esso connessi (fra cui la carcassa della
macchina in prova: massa) connesso a terra, per ragioni di sicurezza.
Le norme prescrivono che la tensione di prova debba essere di frequenza industriale (50 Hz) e di forma
praticamente sinusoidale: la tensione deve essere applicata progressivamente, con continuit o per gradini non
superiori a1 5% della tensione di prova Vp a partire da un valore iniziale non superiore a Vp /2 (o a Vp /3, a
seconda dei casi) e in un tempo non inferiore a 10 s; pi precisamente, al di sopra del 75% di Vp , si consiglia
una velocit di salita del 2% al secondo.
II valore Vp della tensione di prova: fissato dalle norme in relazione al valore della tensione di targa o di
altre tensioni che intervengano nel funzionamento della macchina in prova: raggiunto il valore Vp, questo va
mantenuto per 60 s, dopo di che la tensione viene riportata rapidamente a un valore inferiore (1/2 - 1/3 Vp)
prima di aprire il circuito di prova.
La tensione di prova viene applicata, per ciascun avvolgimento in prova, fra l'avvolgimento stesso e massa.

223

1.31.1

Prova disolamento con tensione applicata nel trasformatore

224

Tensione di prova Vp /3, velocit di salita del 2%.


Prove di isolamento con tensione indotta (o a tensione aumentata)

La prova con tensione indotta ha lo scopo di verificare l'isolamento "interno" della macchina, e cio
l'isolamento fra le fasi (e fra le singole spire) di uno stesso avvolgimento (isolamento longitudinale).
Tale prova consiste essenzialmente nell'applicare fra i terminali dell'avvolgimento la tensione prescritta (in
genere, pari a 1,5 - 2 volte la tensione nominale di quell'avvolgimento) per un tempo stabilito. In tali
condizioni di funzionamento l'induzione magnetica nel ferro della macchina diverrebbe 1,5 - 2 volte quella
normale, il ferro stesso tenderebbe a saturarsi portando la corrente di magnetizzazione a valori intollerabili per
l'integrit della macchina stessa. Ricordando che la f.e.m. pari a:

E= 4,44 fNM
sufficiente utilizzare una frequenza almeno doppia di quella di esercizio per poter applicare una tensione
doppia, con lo stesso flusso. Se la frequenza pi elevata (per fissata tensione), il flusso massimo e quindi
linduzione, risulteranno proporzionalmente ridotti.
Per mantenere nei limiti di normale funzionamento il valore dell'induzione, si usa una frequenza di prova fp
convenientemente elevata (da 100 Hz a non pi di 500 Hz); la durata della prova sar di 60 s per valori di fp
fino a 100 Hz, ovvero di 6000/ fp (peraltro con un minimo di 15 s) negli altri casi. La prova non richiede
particolari avvertenze, nel caso dei trasformatori; nel caso delle macchine rotanti, invece, l'aumento della
frequenza comporta un corrispondente aumento della velocit, che potrebbe tradursi in una sollecitazione
225

meccanica inammissibile nel rotore: la frequenza fp. pertanto, non dovr in genere superare il 25 - 30% della
frequenza nominale della macchina, in modo che l'aumento di velocit sia contenuto entro gli stessi limiti.
Nelle prove in sinusoidale la tensione di prova richiesta, funzione del livello disolamento e del tipo di prova
considerata, in genere 23 volte quella nominale delloggetto in prova. Questa, che pu essere anche
dellordine del milione di volt, nel caso di valori elevatissimi, non ottenibile in pratica con singolo
trasformatore per problemi disolamento tra i due avvolgimenti. Per distribuire il gradiente di tensione
sullisolamento si adottano in tali casi particolari configurazioni con una coppia di trasformatori in cascata.

1.32.1

Prova disolamento con tensione indotta nel trasformatore

Se lavvolgimento presenta un terminale di neutro, questo pu essere collegato a terra durante la prova.
La norma relativa ai trasformatori prevede due metodi per effettuare questa prova per limitare la corrente di
magnetizzazione.
1) Primo metodo.
Prevede lutilizzo di una tensione sinusoidale che:
a) se la frequenza di prova soddisfa la relazione f p 2 f n , deve essere applicata per 60 secondi;
b) se la frequenza di prova soddisfa la relazione f p 2 f n , deve essere applicata per un intervallo di
tempo pari a 120

fn
con un minimo di 15s.
fp
226

2) Secondo metodo.
Prevede lutilizzo di una tensione sinusoidale a frequenza industriale che nel corso della prova assume due
valori distinti:
1) applicazione del primo valore V1 mantenuto per 5 minuti (tempo di salita pi rapido possibile);
2) applicazione del secondo valore V2 pari a 1,5

V1
V1
o 1,3
mantenuti entrambi per 5 secondi
3
3

(tempo di salita pi rapido possibile)


3) applicazione nuovamente del primo valore V1 mantenuto per 30 minuti (tempo di discesa pi rapido
possibile);
In questa prova devono essere rilevate le scariche parziali verificando che la carica apparente misurata non
superi certi valori qi indicati di seguito:
se V2 1,5

V1
V
qi 500 pC , mentre se V2 1,3 1 qi 300 pC .
3
3
5s
V2
5 min

30 min

V1

Prove di isolamento con tensione a impulso.


Queste prove hanno lo scopo di verificare la tenuta dell'isolamento alle sovratensioni di origine atmosferica o
di manovra. Esse richiedono, pertanto, che vengano generate, per applicarle alla macchina in prova, tensioni
impulsive di forma analoga a quelle di origine atmosferica o di manovra.
Le prove impulsive vengono effettuate per le macchine elettriche esposte, quali per esempio i trasformatori;
nel paragrafo relativo alle prove di tensione ad impulso sui trasformatori la prova stata descritta
specificatamente.
La forma donda di un impulso di tensione :

227

In cui:

Tf

la durata del fronte donda;

Te

il tempo allemivalore;

Vp

tensione di picco o tensione massima di prova.

Limpulso considerato a doppio esponenziale in quanto ottenuto come somma di un esponenziale crescente
ed uno decrescente con costante di tempo minore.
Il transitorio iniziale di questa forma donda fortemente disturbato per cui nei primi istanti la forma donda
frastagliata.
Viene assunta come origine convenzionale dellimpulso listante in cui la tensione non pi frastagliata.
Lorigine convenzionale dellimpulso si ottiene dallintersezione della retta che unisce i punti a 30 % e 90% di
Vp con lasse delle ascisse.
La durata del fronte donda si determina come lintervallo di tempo compreso fra lorigine convenzionale e
listante corrispondente allintersezione fra la retta che unisce i punti a 30 % e 90% di Vp con la retta passante

per 100%. Facendo una proporzione risulta:

0,9 0,3 1, 00

T f 1, 67

Tf

I tempi caratteristici dellimpulso cambiano in relazione al tipo di impulsi da considerare. Per impulsi che
simulano fenomeni atmosferici (fulmini) la durata del fronte di 1,2 sec e la durata allemivalore 50sec. La
strumentazione di registrazione deve avere caratteristiche adeguate per potere seguire limpulso. Per definire
un impulso vengono dati sempre questi due valori e la tensione di prova: 1,2/50 1MV significa che un
impulso di prova avente valore di cresta di un milione di volt durata al fronte il primo numero e durata
allemivalore individuata al secondo numero. Per impulsi di manovra i tempi sono abbastanza pi lunghi
(ordine di grandezza rispettivamente 100500 sec -2500 sec). Per alcune prove si possono poi usare
impulsi ad onda tronca.
In funzione degli impulsi (manovra o atmosferici) considerati vi sono diverse tolleranze ammesse.

1.33.1

Generatori di tensione ad impulso.

Poich necessario generare una forma donda a doppio esponenziale il circuito utilizzato deve essere del
secondo ordine.
228

1) Primo schema (ad una sola capacit).

Il circuito composto da:

una sorgente di tensione continua E;

la resistenza interna R1 della sorgente E;

un condensatore di carica C;

uno spinterometro S;

un induttore L;

una resistenza R2.

Il circuito consente di generare limpulso che interesser loggetto in prova.


Appena viene alimentato il circuito, il condensatore C si carica con una costante di tempo imposta dalla
maglia di sinistra (

R 1C ) la resistenza R1 limita la corrente di carico.

La differenza di potenziale a cui sottoposto lo spinterometro proprio la tensione ai capi della capacit e
quindi non appena si supera la tensione di innesco avviene la scarica (con una probabilit del 50%). La
scarica pu innescarsi avvicinando le sfere o con un dispositivo TRIGATRON che deforma il campo elettrico
causando la scarica.
In queste condizioni di funzionamento circola una corrente su un circuito RLC e le equazioni descrittive
dellequilibrio elettrico sono:

E R1C
VC L
Poich

i C

d
V VC
dt C

d
i V
dt

d
V
dt C

per la maglia di sinistra;

per la maglia di destra.

si ha:

229

E R1C

d
d2
VC LC 2 VC V
dt
dt

e dividendo tutto per R1C ed esplicitando V si ottiene:

E
d
d2
V
VC LC 2 VC
R1C dt
dt
Si ottiene dunque unequazione differenziale del secondo ordine la cui soluzione del tipo:

v t M e 1t N e 2t
somma di due esponenziali.
Il problema principale nellutilizzo di questo schema che landamento della tensione dipende
dallapparecchio in prova che si presenta come una capacit provocando delle oscillazioni notevoli sul fronte
donda e sulla coda dellonda quindi si preferisce il successivo schema senza induttanze.

2) Secondo schema (a doppia capacit).

La capacit C2 pu essere la capacit delloggetto in prova anche se in genere si preferisce usare un altra
capacit in modo da rendere indipendente il circuito che genera limpulso dallapparecchio in prova.
Il circuito dimensionato in modo che vengano soddisfatte le relazioni: C1 C2 e R2 R1 .
Appena viene alimentato il circuito, il condensatore C1 si carica con una costante di tempo imposta dalla
maglia di sinistra ( R C1 ).
Quando sinnesca lo spinterometro il condensatore C1 totalmente carico ed essendo C2 scarico, la corrente di
scarica si richiude esclusivamente attraverso C2.
I due condensatori C1 e C2 sono in serie e C2 si carica, fino a quando le tensioni su di essi si eguagliano, poi si
scaricano entrambi su R2 (si inverte la corrente su C2), in questa fase si ha la coda dellonda,
Sindividuano cos due periodi di scarica:

il primo con costante di tempo 1

il secondo con costante di tempo

R1

C1 C2
C1 C2

(i condensatori risultano in serie);

2 R2 C1 C2

(i condensatori risultano in parallelo e

scaricano su R2).
230

Questo schema in realt non fornisce un andamento perfettamente corrispondente a quello teorico: sono
sempre presenti degli effetti induttivi che introducono delle oscillazioni sullandamento della tensione
impulsiva che devono risultare entro il limite previsto dalla norma del 5%.
Tale circuito viene utilizzato come cella elementare di un altro dispositivo, denominato castello di Marx,
utilizzato quando la tensione di prova maggiore di 100 kV.
Nello schema di figura riportato in alto R2 pu trovarsi a monte di R1.
3) Castello di Marx.
La figura seguente mostra la struttura del castello ad impulsi di Marx:

Ogni cella elementare sopporta al pi 100 kV. Il funzionamento del castello il seguente.
Inizialmente si alimenta il circuito e si caricano i condensatori ognuno con le costanti di tempo del circuito in
cui si trovano e tutti allo stesso valore della tensione impressa, poi si provoca la scarica del primo
spinterometro (il pi basso) o tramite un servomeccanismo avvicinando le sfere di questultimo oppure
deformando il campo attorno alle sfere tramite un dispositivo denominato Trigatron.
Rc la resistenza di carica che serve solo a creare la continuit elettrica delle celle elementari durante la fase
di carica dei condensatori, di valore elevato per non influenzare la fase di scarica.
Una volta che la scarica del primo spinterometro stata attivata, tutti gli altri hanno applicate tensioni via via
crescenti quindi sicuramente scaricano.
Nel momento in cui il primo spinterometro scarica, la corrente di scarica di C1 pervenuta al nodo vede due
rami uno contenente la resistenza R2 e laltro R1. Essendo R2>>R1 la corrente di scarica di C1 come via
preferenziale (vedere il circuito relativo alla fase di scarica) preferisce quella a pi bassa resistenza, poi
quando trova condensatore e resistenza preferisce il condensatore che in tale circostanza si comporta come un
231

corto circuito. E cosi per le altre celle. Sulloggetto in prova la tensione disponibile pari alla somma delle
tensioni dei vari condensatori.

Va evidenziato comunque che le n capacit presenti allistante generico t non sono cariche ugualmente poich
quelli pi bassi sono in carica da un tempo maggiore. La scarica che si ha nei vari spinterometri
praticamente contemporanea.
In generale una prova disolamento superata se la corrente di scarica che viene misurata aumenta in maniera
non proporzionale alla tensione applicata.
Nello schema segnata la corrente di scarica dei condensatori.

232

Nelle sale prova ad alta tensione i disturbi correlati alle scariche elettriche influenzano notevolmente tutta la
strumentazione, per cui si hanno problemi di messa a terra e in particolare previsto al fine di rendere la
prova ripetibile, che tutto il pavimento della sala sia metallico; le distanze degli spinterometri dalle pareti,
soprattutto quello di prova, devono essere rispettate se si vogliono avere certe tensioni di scarica. La
disposizione di prova prevede sempre in parallelo all'oggetto in prova, uno spinterometro di misura che
consente di tarare la strumentazione di misura per la tensione di scarica (la determinazione del livello di
tensione non si pu stabilire a priori perch ha una certa aleatoriet legata al fenomeno di scarica, da notare
che rispetto al generatore di impulsi in cui la capacit C2 nota, nel castello quella delloggetto in prova,
pertanto indispensabile la taratura); un divisore di tensione permette di prelevare il segnale da applicare
alloscilloscopio che registrer l'andamento dellonda dellimpulso.
Lo spinterometro, tra laltro, assume anche la funzione di protezione poich se per un qualunque motivo la
tensione cresce in maniera anormale arrivando a livelli superiori di quello di scarica lo spinterometro scarica.
Durante la prova lo spinterometro viene regolato con una distanza superiore alla tensione di scarica
delloggetto in prova in modo che interverr solo a protezione.
Oltre alla registrazione dellimpulso di tensione, si registra anche la corrente di scarica nelloggetto in prova
(nello schema rappresentato dalla capacit); si mette, a tal fine, in serie al circuito di applicazione
dellimpulso, uno shunt da cui si rileva la corrente di scarica.
Per registrare correttamente la forma donda tali shunt devono essere di caratteristiche adeguate alle frequenze
in gioco, che sono dellordine dei MHz.
In particolare la prova consiste nell'applicare all'avvolgimento in esame preliminarmente una tensione di
riferimento arbitraria, ma comunque compresa nell'intervallo (0,4 - 0,7)Up; nel corso della prova vanno
registrate, mediante l'oscillografo, la forma d'onda della tensione di prova e la corrente tramite lo shunt
inserito sul circuito di ritorno. Quindi si applicano tre onde piene al valore prescritto della tensione di prova di
Up. Lesito della prova viene dedotto dal confronto fra gli oscillogrammi registrati alla tensione di prova e
quelli corrispondenti registrati alla tensione di riferimento, ed da ritenersi positivo quando gli oscillogrammi
stessi hanno forme simili in ogni loro dettaglio, trascurando le eventuali anomalie che si presentano nei primi
istanti della registrazione.
Relativamente allo spinterometro il livello di tensione a cui corrisponde la probabilit del 50% di scarica
viene definito come tensione di scarica 50%. Livelli di tensioni pi bassi hanno una minore probabilit di
scarica rispetto livelli di tensione pi alti, quindi livelli di tensione inferiori alla tensione di scarica 50% hanno
probabilit di scarica inferiore al 50%. Per parlare di probabilit si dovrebbero condurre infinite prove; in
realt se ne fanno un numero e ci si basa sulla frequenza di scarica, cio il numero di prove che danno luogo
ad un evento di scarica rispetto al numero complessivo di prove di applicazione (almeno 10) di un impulso di
data tensione, le norme forniscono tre metodi per determinare la tensione di scarica 50%.

233

1.33.2

Regolazione della tensione-taratura del voltmetro.

Per regolare ad un valore prefissato la tensione fornita da un generatore di impulsi, si dispone lo


spinterometro alla distanza corrispondente a detto valore, ricavabile da opportune tabelle.
Si regola quindi la tensione del generatore per gradini successivi, applicando per ogni gradino sei impulsi. La
tensione deve essere variata, per ogni gradino, di non pi del 2 % del suo valore; lintervallo di tempo fra due
impulsi consecutivi deve essere superiore a 10 secondi.
Il valore della regolazione della tensione del generatore corrispondente alla tensione di scarica 50% della
distanza spinterometrica fissata si ricava per interpolazione fra almeno due valori, di cui uno dia luogo a non
pi di due scariche e uno non meno di quattro.
Il generatore cos regolato, fornisce una tensione ad impulso con il valore di cresta desiderato.
La tensione generata dal castello viene letta in un opportuno voltmetro predisposto nel banco di prova.
Determinazione della tensione di scarica al 50%.
Le norme forniscono 3 metodi per determinare la tensione di scarica esterna al 50%. Bisogna considerare che
lisolamento in aria ripristinabile ed possibile applicare ripetutamente impulsi di tensione delle stesse
caratteristiche.
Il comportamento dellisolamento risulta aleatorio e ad ogni livello di tensione applicata corrisponde una certa
probabilit di scarica.
Si definisce:

Tensione di scarica p% (Up) di un oggetto in prova: il valore di tensione presunto che ha il p% di


probabilit di produrre la scarica disruptiva delloggetto in prova.

Probabilit di tenuta q di un oggetto in prova: la probabilit che lapplicazione di una tensione


con una data forma donda ed un determinato valore presunto non dia luogo a una scarica disruptiva
delloggetto in prova. Se la probabilit di scarica p, la probabilit di tenuta q data da (1 p).

Deviazione convenzionale z () della tensione di scarica di un oggetto in prova: la differenza tra


i valori delle tensioni di scarica con probabilit 50% e 16%. Spesso espressa in valore relativo, con
riferimento alla tensione di scarica 50% ovvero z(s)=(U50 U16)/U50. Se la funzione di distribuzione
della probabilit di scarica simile ad una funzione gaussiana, z analogamente prossima alla sua
deviazione standard s.

Probabilit di scarica:Il comportamento statistico della scarica:pu essere caratterizzato da una


funzione probabilit di scarica p(U) determinata dai processi associati allo sviluppo della scarica. La
funzione probabilit di scarica, pu essere rappresentata matematicamente da espressioni dipendenti
da almeno due parametri U50 e z. U50 la tensione di scarica 50% per cui p(U 50) = 0,5 e z () la
deviazione convenzionale; z () corrisponde a (U 50 U16), dove U16 la tensione per cui p(U16) =
0,16.

234

Il diagramma della curva Normale o di Gauss per una variabile aleatoria continua X riporta in ascisse
i possibili valori continui x della variabile aleatoria, mentre in ordinate si riporta la densit di
probabilit p(x) con cui si osservano tali valori. La densit di probabilit p(x) , in generale, quella
funzione continua che, moltiplicata per una variazione infinitesima dx dellascissa, fornisce la
probabilit che la variabile aleatoria X cada entro lintervallo di ampiezza dx, contiguo al valore
corrente x. La curva di densit di probabilit descritta dalla seguente relazione analitica:

Dove:
il valore atteso;

s2 la varianza, essendo:

lo scarto quadratico o deviazione

standard.
La curva in questione riportata nella figura seguente:

Si tenga cono che i valori sulle ordinate si ottengono partendo dalla frequenza f=n i/N essendo N il numero dei
casi possibili e ni il numero dei casi favorevoli, da tale frequenza si ottengono i valori di densit di
probabilit ,riportati sulle ordinate, tenendo conto di un numero infinito di osservazioni N, ovvero facendo il
limite per N tendente ad infinito della f, si ottiene la densit di probabilit con landamento continuo in figura.
La f infatti presenterebbe un andamento discontinuo.

La probabilit cumulativa P(x): la probabilit che la variabile aleatoria X sia minore del valore
corrente x. La curva di probabilit cumulativa legata alla curva Gaussiana e si pu ottenere
integrando questa ultima.

Un parametro che caratterizza la curva gaussiana lo scarto quadratico o deviazione standard , tanto pi
piccolo questo valore tanto pi piccola la dispersione ossia la gaussiana pi stretta.
Il 68% delle misurazioni differisce dalla media meno della deviazione standard e il 95% meno di due
deviazioni standard: quindi maggiore la deviazione standard, pi la gaussiana "aperta" e pi c' la
possibilit che la media (il punto pi alto) non sia rappresentativo di tanti casi. Facendo riferimento alla curva
235

di probabilit, si individuano i valori di U 50 in corrispondenza di P=0,5 e di U 16 tenendo conto che sU50=(U50


U16).
La media corrisponde ad una probabilit pari a 0,5 quindi il 50% degli eventi supera tale valore. Il che pu
essere anche espresso dicendo che gli eventi compresi tra il valore minimo e la media e gli eventi compresi tra
la media e il valore massimo si presentano con la stessa probabilit pari a 0,5.
Quindi essendo che nellintervallo attorno alla media di ampiezza uguale alla deviazione standard si hanno il
68% degli eventi, significa che un 34% a destra della media,laltro 34% a sinistra. Considerando il lato a
sinistra della media e sottraendo al 50% degli eventi corrispondenti ad essa il 34% degli eventi totali, in base a
quanto sopra riportato, si ottiene il 16%. Conoscendo i valori della tensione di scarica con probabilit 16% e
50% si individua lo scarto quadratico medio della curva di probabilit.

Il valore U 50 si ricava con uno dei tre seguenti metodi:

1.34.1

Metodo A.

Il metodo A prevede lutilizzo della curva di probabilit di scarica. La tensione viene regolata a gradini di
ampiezza pari al 2 5% U 50 (U50 stimata) e per ogni livello di tensione vengono applicati almeno 10 impulsi.
Applicano questi 10 impulsi, avverranno un certo numero di scariche fino a quando sindividuano due valori
particolari di tensione applicata:
UMIN

valore di tensione per cui non sono avvenute pi di due scariche (applicando 10 impulsi);

UMAX

valore di tensione per cui sono avvenute almeno otto scariche (applicando 10 impulsi).

Il valore di tensione U50 si determina per interpolazione delle frequenze di scarica rilevate.
si ricava come scarto di tensione tra due punti a P=0,16 e P=0,5.

1.34.2

Metodo B.

Il metodo B prevede che la tensione venga regolata a gradini di ampiezza pari al 2 5% U 50 (U50 stimata) e
per ogni livello di tensione vengono applicati almeno 10 impulsi.
Applicando questi 10 impulsi, avverranno un certo numero di scariche fino a quando sindividuano due valori
particolari di tensione applicata:
UMIN

valore di tensione per cui non sono avvenute pi di cinque scariche (applicando 10 impulsi);
236

UMAX

valore di tensione per cui sono avvenute almeno cinque scariche (applicando 10 impulsi).

Il valore di tensione U50 si determina per interpolazione dei due valori rilevati, si fanno meno misure del
metodo A ma meno preciso e non permette di determinare la dispersione.

1.34.3

Metodo C (up and down).

Questo metodo prevede lapplicazione di diversi valori di tensione variabile, a gradini del 3% della tensione
di scarica presunta.
Solitamente vengono applicati 20 impulsi di tensione di valore via via diverso.
In particolare si inizia con il valore di tensione corrispondente alla tensione di scarica presunta e su un
diagramma tensione-numero dordine dellimpulso applicato, si tracciano dei punti neri in corrispondenza
della scarica.
Se ad un dato livello di tensione non avvenuta la scarica (applicando un solo impulso con quel valore di
tensione prefissato) allora si aumenta la tensione applicata di un gradino fino a quando non si rileva la scarica.
Appena avviene la scarica si diminuisce la tensione applicata fino a quando non avviene nessun altra scarica.
Appena non si ripresenta la scarica si ricomincia ad aumentare la tensione applicata.
Questo procedimento si ripete fino a quando non si completano le applicazioni di tensione prefissate (20,40..).

Il valore di tensione di scarica al 50%, U 50, dato dalla media ponderata delle varie tensioni di scarica con
pesi pari alle frequenze di ripetizione.
La relazione la seguente:

237

U 50%

n U
i 1

n
i 1

Ovviamente la precisione con cui viene determinata la tensione di scarica dipende dal numero di applicazioni
effettuate, dal rapporto fra il gradino di variazione U della tensione applicata e lo scarto quadratico medio

della tensione di scarica delloggetto in prova.

Procedure di prova per prove di tenuta.


La procedura di prova raccomandata dipende dalla natura delloggetto in prova.
Il Comitato Tecnico competente dovr specificare la procedura da applicare.
Per le procedure A e B la tensione applicata alloggetto in prova solo la tensione di tenuta specificata,
mentre per la procedura D devono essere applicati diversi livelli.

1.35.1

Procedura A.

Si applicano tre impulsi di polarit e forma donda specificata con valore pari alla tensione di tenuta indicata.
I requisiti di prova sono soddisfatti se non c indicazione di cedimento, usando metodi di rivelazione
specificati dal Comitato Tecnico competente.
Nota. Questa procedura raccomandata per prove su isolamento degradabile o non-autoripristinante.

1.35.2

Procedura B.

Si applicano quindici impulsi di polarit e forma donda specificata con valore pari alla tensione di tenuta
indicata. I requisiti di prova sono soddisfatti se non avvengono pi di due scariche nella parte di isolamento
autoripristinante e se non c indicazione di cedimento dellisolamento non autoripristinante, usando metodi
di rivelazione specificati dal Comitato Tecnico competente.

1.35.3

Procedura C.

Si applicano tre impulsi di polarit e forma donda specificata con valore pari alla tensione di tenuta indicata.
Se non si ha nessuna scarica, loggetto ha superato la prova, se si ha pi di una scarica, loggetto non ha
superato la prova, se si ha solo una scarica nella parte di isolamento autoripristinante, si applicano nove
impulsi addizionali e la prova si considera superata se non si verificano scariche.
Se si nota un qualche segno di cedimento dellisolamento non auto ripristinante con i metodi di rivelazione
specificati dal Comitato Tecnico competente, loggetto non ha passato la prova.
Nota. Questa procedura corrisponde alla pratica americana, modificata in modo da essere equivalente, dal
punto di vista statistico, alla procedura B.

238

1.35.4

Procedura D.

Per isolamenti autoripristinanti, la tensione cui compete una probabilit di scarica disruptiva pari al 10% pu
essere valutata usando procedure statistiche. Questi metodi di prova permettono o la valutazione diretta di U10
e U50 o la valutazione indiretta di U10. Nellultimo caso U10 derivato dalla U50 usando la relazione:
U10 = U50(1 1,3z)

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MISURE E PROVE DI COMPATIBILIT ELETTROMAGNETICA.


Generalit
Tutti gli apparecchi elettrici ed elettronici, per potere essere immessi nel mercato della Comunit Economica
Europea, devono essere costruiti in modo tale da soddisfare i requisiti essenziali della direttiva 89/336/CEE
"COMPATIBILITA' ELETTROMAGNETICA", recepita nella legislazione italiana con D. Legislativo n.615
del 12 novembre 1996.
Tale decreto, "DISPOSIZIONI SULLA COMPATIBILIT ELETTROMAGNETICA", definisce:

"apparecchi": tutti i dispositivi elettrici ed elettronici nonch le apparecchiature, i sistemi e gli


impianti contenenti componenti elettrici o elettronici;

"disturbi elettromagnetici": i fenomeni elettromagnetici che possono alterare il funzionamento di un


dispositivo, di un'apparecchiatura o di un sistema;

"immunit": l'idoneit di un dispositivo, di un'apparecchiatura o di un sistema a funzionare in


presenza di disturbi elettromagnetici senza pregiudizio per le sue prestazioni;

"compatibilit elettromagnetica": l'idoneit di un dispositivo, di un'apparecchiatura o di un sistema a


funzionare nel proprio ambiente elettromagnetico in modo soddisfacente senza introdurre disturbi
elettromagnetici inaccettabili per tutto ci che si trova in tale ambiente. Tale termine viene
usualmente abbreviato con l'acronimo "EMC".

Queste definizioni sono praticamente coincidenti (ed in ogni caso prevalgono) con quelle del capitolo 161
Electromagnetic Compatibility dell'IEV (International Electrotechnical Vocabulary) pubblicato dall'IEC
(International Electrotechnical Commission), dal quale si trae anche la definizione di:

"immunit": capacit di un dispositivo, apparecchio o sistema di funzionare senza degradazione (di


prestazione) in presenza di un disturbo elettromagnetico;

"suscettibilit (elettromagnetica)": l'incapacit del dispositivo di funzionare senza degradazione in


presenza di un disturbo elettromagnetico (IEV 161-01-21). In sostituzione di tale vocabolo qualche
autore ha proposto il termine "suscettivit";

"irradiazione elettromagnetica": fenomeno per il quale l'energia emanata nello spazio sotto forma di
onde elettromagnetiche.

La Direttiva si applica praticamente a tutti gli apparecchi elettrici ed elettronici esclusi gli apparecchi costruiti
per uso militare non in commercio e gli apparecchi radio utilizzati dai radioamatori non in commercio.
La Direttiva, all'art. 4 "Requisiti di protezione", prescrive che "gli apparecchi debbono essere costruiti in
modo tale che:
a) i disturbi elettromagnetici da essi generati siano limitati ad un livello che permetta agli apparecchi
radio e di telecomunicazioni ed agli altri apparecchi di funzionare in modo conforme alla loro destinazione;
b) essi abbiano un adeguato livello di immunit intrinseca contro i disturbi elettromagnetici che permetta

loro di funzionare in modo conforme alla loro destinazione."


297

La conformit degli apparecchi alle disposizioni della Direttiva deve essere attestata dal costruttore tramite la
"Dichiarazione di conformit" e l'apposizione della marcatura CE sullapparecchio ovvero sullimballaggio,
sulle istruzioni per luso o sul tagliando di garanzia. La conformit pu essere conseguita e quindi certificata
secondo tre diversi percorsi:
Presunzione di conformit per l'applicazione delle norme armonizzate relative al prodotto. Il costruttore
deve realizzare l'apparecchiatura in modo che soddisfi le norme e verificare il superamento di eventuali
prove che effettuer direttamente (o far eseguire da un laboratorio esterno).
Ricorso ad un "organismo competente". Il costruttore che non ritenga di dovere applicare, del tutto o in
parte, le norme o in assenza di norme tecniche armonizzate per un determinato prodotto, predispone una
"documentazione tecnica di costruzione" nella quale illustra e giustifica tecnicamente le modalit attuate
per garantire il soddisfacimento dei requisiti della direttiva, anche attraverso risultati di prove. Tale
documentazione deve includere una relazione tecnica o un certificato, che ne attesti la rispondenza,
ottenuti da un "organismo competente", riconosciuto, in base ad una determinata procedura, come tale
con decreto ministeriale pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale.
Ricorso ad un "organismo notificato". Questa procedura prevista ed obbligatoria per gli apparecchi
radiotrasmittenti. L'organismo notificato (ente pubblico o privato che stato segnalato dalle autorit
nazionali all'UE ed agli altri Stati membri in base ad una determinata procedura), dopo aver valutato la
documentazione tecnica ed il risultato delle prove, rilascia un "Attestato di esame del tipo".
Un aspetto molto importante da rilevare che in ogni caso la marcatura CE si riferisce a tutti i requisiti
essenziali previsti per quel determinato prodotto dalla globalit delle Direttive in vigore in materia di
sicurezza, salute pubblica, tutela del consumatore o altri requisiti essenziali di interesse comunitario. Quindi
se il prodotto rientra nel campo d'applicazione di pi Direttive, l'apposizione della marcatura implica la
conformit ai requisiti di ognuna di queste.
Va poi ricordato che sono previsti controlli ispettivi sulla conformit dei prodotti e, in caso di riscontro di non
conformit, pesanti sanzioni pecuniarie, nonch il sequestro e ritiro del prodotto dall'intero mercato europeo e
la pubblicazione dei provvedimenti sulle Gazzette Ufficiali dell'Unione Europea e dei vari stati membri.
Normativa di riferimento
La normativa tecnica armonizzata da utilizzarsi per la dimostrazione presuntiva della conformit ai requisiti
fissati dalla Direttiva "Compatibilit elettromagnetica" viene elaborata dal CENELEC (Comitato Europeo per
la Normazione Elettrotecnica), ETSI (European Telecommunications Standards Institute), sulla base anche di
norme internazionali elaborate dall'IEC (International Electrotechnical Commission), CISPR (Comit
International Spcial pour les Perturbations Radiolectriques). L'elenco delle norme di riferimento viene
pubblicato sulla Gazzette Ufficiali dell'Unione Europea e dei vari stati membri. Il CEI (Comitato
Elettrotecnico Italiano) partecipa all'elaborazione delle norme, alla relativa traduzione e ne cura la vendita e
la pubblicazione.
Tali norme, considerando i due aspetti essenziali della direttiva, generazione di disturbi elettromagnetici
298

(emissioni) e immunit, stabiliscono quindi limiti di emissione, cio livelli massimi per i disturbi
elettromagnetici generati da un apparecchio, da non superare per non causare malfunzionamenti in quelli
vicini, e livelli di immunit, cio il massimo livello dei disturbi incidenti su un apparecchio per il quale deve
continuare a funzionare al livello di prestazione richiesto (IEV 161-03-14).
Sia i livelli di prova di immunit che i limiti delle emissioni vengono fissati con riferimento ai valori che si
verificano nellambiente in condizioni normali. A tale scopo si definisce livello di compatibilit
elettromagnetica il massimo livello dello specifico disturbo elettromagnetico al quale possa essere esposto
un dispositivo, una apparecchiatura o un sistema funzionante in particolari condizioni. Tale livello viene
determinato anche considerando la distribuzione statistica del disturbo. In fig. 1 viene rappresentata la
relazione tra i diversi divelli di un disturbo.

Le norme di interesse per la Compatibilit Elettromagnetica si possono classificare in norme di base,


generiche, di prodotto o famiglia di prodotto:

Le norme di base definiscono i fenomeni elettromagnetici, gli ambienti elettromagnetici, stabiliscono


i metodi di misura e prova, indicano le caratteristiche della strumentazione necessaria, le
configurazioni delle prove d'emissione e d'immunit, e i campi di valori delle grandezze di prova. Tali
norme non fanno riferimento ad uno specifico apparecchio in prova e non indicano limiti o criteri di
valutazione delle prestazioni, e servono come riferimento, soprattutto per i comitati che elaborano le
norme specifiche di prodotto e per tale motivo l'elenco di tali norme non viene pubblicato sulle
gazzette ufficiali dell'UE e degli stati membri.

Le norme generiche definiscono i requisiti, in termini di limiti di emissioni e di immunit, dei prodotti
o i sistemi destinati ad un determinato ambiente (residenziale, commerciale, industriale leggero,
industriale pesante), e i metodi di prova, con riferimento alle Norme di base. Si applicano quando non
esistono norme specifiche per singoli prodotti o famiglia di prodotti. L'elenco di tali norme viene
pubblicato sulle gazzette ufficiali dell'UE e degli stati membri.
299

Le norme specifiche per singoli prodotti o per famiglie di prodotti stabiliscono le disposizioni
costruttive, le caratteristiche, i metodi ed i livelli di prova da applicare a tali prodotti. In questi casi
tali norme prevalgono su quelle generiche e su quelle di base. In tali norme possono essere previste
alcune procedure di prova specifiche e, fin quando non sar completato il lavoro normativo sulle
norme di base, queste possono venire richiamate come riferimento di norme base per le relative prove
eventualmente previste dalle norme generiche. L'elenco di tali norme viene pubblicato sulle gazzette
ufficiali dell'UE e degli stati membri.

Classificazione dei disturbi elettromagnetici


I disturbi elettromagnetici possono essere classificati in vari modi, per esempio in relazione alla loro origine,
alla modalit di propagazione, alla modalit (andamento temporale) con cui si presentano, alla banda di
frequenza interessata, alla loro energia.
Volendo utilizzare una classificazione secondo le modalit di propagazione dei disturbi (da e verso
l'apparecchio) opportuno riportare qualche definizione relativa appunto alle vie di collegamento
dell'apparecchiatura con l'esterno. In particolare si definisce:
porta: qualunque interfaccia dell'apparecchiatura con l'ambiente elettromagnetico esterno;
porta involucro: confine fisico dell'apparecchiatura attraverso il quale i campi elettromagnetici possono
venire irradiati o sul quale possono incidere.
In Fig. 2 sono riportati le tipiche porte che possono essere presenti in unapparecchiatura elettrica od
elettronica.

300

Fig 2: Esempi di porte di unapparecchiatura elettrica od elettronica.

In relazione alle modalit di propagazione una usuale classificazione in disturbi condotti e disturbi irradiati,
tenendo per presente che le due modalit sono sempre concomitanti e distinguendo i fenomeni solo in
relazione al supporto fisico utilizzato dal disturbo per propagarsi da e verso lapparecchio (conduttori di
collegamento o spazio). I disturbi condotti sono quindi quelli che si propagano, sotto forma di tensioni e
correnti, lungo i conduttori o cavi che sono collegati alle varie porte dell'apparato . I disturbi irradiati sono
quelli che, sotto forma di campi elettromagnetici, si propagano nello spazio attraverso la porta involucro.

Secondo la suddetta classificazione, che per non comprende tutti i disturbi da considerare, e in
relazione al campo di frequenze interessate, con riferimento alle norme generiche e alle norme di
prodotto (o famiglia) nonch alle varie norme base e alla classificazione della Norma CEI-EN
61000-4-1 (panoramica delle prove di immunit), le misure e prove di emissione e di immunit
considerate adeguate allo scopo di coprire lintera gamma di disturbi riguardano attualmente:
Emissioni di disturbi condotti
in bassa frequenza

- Armoniche e interarmoniche (da 0 a 2 kHz);


301

- Fluttuazioni di tensione e flicker;


in alta frequenza

- Radiodisturbi condotti (da 0,15 a 30 MHz);


Emissioni di disturbi irradiati

- Campi elettromagnetici irradiati;


Immunit ai disturbi condotti
in bassa frequenza

- Armoniche e interarmoniche;
- Buchi, piccole interruzioni, variazioni, fluttuazioni di tensione;
- Sbilanciamento di tensioni trifase;
- Variazioni della frequenza di rete;
- Trasmissione di segnali sulla rete di alimentazione;
- Componenti in c.c. in rete a.c.;
- Tensioni in c.c. e a frequenza di rete su linee di controllo e segnale;
transitori ed in alta frequenza
- Impulsi di tensione e corrente;

- Transitori/treni elettrici veloci di tensione;


- Onde oscillatorie;
- Tensioni indotte ad alta frequenza;
- Disturbi condotti, indotti da campi a radiofrequenza;
Immunit ai disturbi elettromagnetici irradiati

- Campi elettromagnetici irradiati (30 MHz-1 GHz).


Immunit alle scariche elettrostatiche

- Scariche elettrostatiche (ESD).


Immunit ai disturbi magnetici

- Campo magnetico a frequenza di rete;


- Campo magnetico impulsivo;
- Campo magnetico oscillatorio smorzato.
Con riferimento a tutti questi disturbi la verifica della conformit ai requisiti essenziali della direttiva EMC
richiede lesecuzione di misure e prove di emissione e di immunit.
Generalit sulle misure e prove di emissione e di immunit
Le misure di emissione consentono di individuare l'entit dei disturbi emessi dallapparecchio in prova (EUT)
sullambiente circostante attraverso le sue porte e di verificare pertanto il non superamento dei limiti di
emissione previsti dalle norme.
302

Le prove di immunit, facendo riferimento a schematizzazioni appropriate dei vari disturbi elettromagnetici,
consentono di accertare limmunit dellapparecchio ai reali disturbi che possono propagarsi sullapparecchio.
Misure e prove per la compatibilit elettromagnetica, oltre che per provare la conformit di un prodotto ai
requisiti della direttiva EMC, possono essere fatte per diversi scopi.
Prove in fabbrica, in fase di sviluppo di un prodotto, consentono di valutare gli effetti di progettazioni
alternative e dei diversi accorgimenti per ridurre gli effetti. Un vantaggio impagabile di queste prove in
azienda quello di consentire la realizzazione di un data base con tutte le configurazioni provate e i relativi
risultati utilizzabile come base di conoscenza per sviluppo di altri prodotti.
Una volta che un prototipo del prodotto stato realizzato, prove di preconformit consentono di valutarne
preliminarmente le caratteristiche di rispondenza alle norme e, se lapparecchio presenta qualche nonconformit, adottare provvedimenti che lo rendano conforme, prima di sottoporlo alle prove di conformit.
Queste prove evitano spiacevoli sorprese e costi di prova elevati, soprattutto se si ricorre a laboratori esterni.
Consentono di individuare, per prodotti complessi, la configurazione pi disturbante e quella pi suscettibile,
facendo cos risparmiare tempi e costi nella fase delle prove di conformit. Consentono di definire i criteri di
valutazione delle prove di immunit, in quanto potrebbe essere poco evidente cosa deve aspettarsi il
costruttore quando lapparecchio viene sottoposto ai vari disturbi di prova.
In fase di produzione possono prevedersi prove che consentono, tramite eventualmente prove a campione e
con prove specificatamente studiate per essere semplici (passa/non passa) ed eseguibili anche da personale
non tecnico, di assicurare che il processo di produzione garantisca alla fine la conformit dei prodotti ai
requisiti della direttiva.
In generale le misure e prove di emissione e di immunit devono essere effettuate nel modo di funzionamento,
corrispondente alle normali applicazioni dellapparecchio. In particolare, per le prove di emissione, nella
condizione e configurazione che producono la maggiore emissione nella banda di frequenza esaminata e per
le prove di immunit nella condizione e configurazione che, nella banda di frequenza esaminata, la pi
suscettibile.
L'apparecchiatura deve essere provata in collegamento almeno con la configurazione minima della eventuale
apparecchiatura ausiliaria necessaria per far funzionare le porte, e dopo aver adottato provvedimenti speciali
di limitazione dei disturbi, per esempio uso di cavi schermati o speciali, e provvedimenti esterni di protezione
eventualmente specificati nel manuale dell'utilizzatore.
La configurazione e il modo di funzionamento durante le misure devono essere scrupolosamente annotati nel
rapporto di prova.
Se l'apparecchiatura ha un gran numero di porte simili, o porte con molte connessioni simili, se ne deve allora
scegliere almeno un numero sufficiente per simulare le effettive condizioni di funzionamento e per assicurare
che siano considerati tutti i diversi tipi di connessioni.
Le prove devono essere effettuate in una qualsiasi delle condizioni ambientali di funzionamento specificate ed
alla tensione nominale, se non diversamente indicato nella norma di base.
La scelta delle misure e prove da applicare e dei relativi limiti (per le emissioni) e livelli (per la valutazione
303

dell'immunit) sono dati per ogni porta separatamente e dipendono dalla particolare apparecchiatura, dalla sua
configurazione, dalle sue porte, dalla sua tecnologia e dalle sue condizioni di funzionamento, dalle condizioni
ambientali (includendo in queste l'ambiente elettromagnetico e le condizioni di installazione), dall'affidabilit
e comportamento richiesti, da vincoli economici.
Le misure e prove vengono effettuate sulle varie porte dell'apparecchiatura secondo quanto specificato dalle
norme generiche o di prodotto (famiglia) e solo nel caso che esistano le porte corrispondenti. Analizzando le
caratteristiche elettriche e d'impiego di una particolare apparecchiatura, si pu stabilire che alcune delle
misure sono inappropriate, e quindi inutili. In tali casi si deve annotare nel rapporto di prova la decisione di
non effettuare la misurazione.
Le misure e prove per ogni tipo di disturbo si devono effettuare singolarmente ed in sequenza, solitamente
facoltativa, in condizioni ben definite e riproducibili, per questo la descrizione della prova, la strumentazione
di misura, i generatori di segnale per le prove di immunit, la strumentazione ausiliaria, i metodi di misura e
prova e gli allestimenti di prova da usare sono riportati nelle norme di base di riferimento e vanno annotati nel
rapporto di prova.
La valutazione dei risultati delle misure e prove di emissione per apparecchi prodotti in serie va, in alcuni
casi, effettuata su base statistica considerando, con livello di confidenza dell'80%, che l'80% della produzione
non raggiunga o superi i limiti.
I risultati delle prove di immunit vengono classificati sulla base delle condizioni di funzionamento e delle
specifiche funzionali dell'apparecchiatura da provare. La usuale classificazione pu essere riassunta come di
seguito riportato:

1) Normali prestazioni entro i limiti specificati;


2) Temporanea degradazione o perdita di funzione o prestazione che si autoripristina;
3) Temporanea degradazione o perdita di funzione o prestazione che richiede l'intervento dell'operatore
oppure il reset del sistema;

4) Degradazione o perdita di funzione che non pi ripristinabile a causa di danno all'apparecchiatura o al


software o perdita di dati.
Come regola generale un risultato di prova di immunit positivo se l'apparecchiatura mostra la sua immunit
per tutto il periodo dell'applicazione della prova ed alla fine soddisfa i requisiti funzionali della specifica
tecnica. Alcuni effetti possono essere considerati dalla specifica tecnica non rilevanti: in questi casi la prova
pu considerarsi positiva se l'apparecchiatura in grado di recuperare da sola le sue capacit funzionali alla
fine della prova.
Prove di immunit ai disturbi condotti
In linea generale nelle prove di immunit si devono simulare quanto meglio possibile ed in maniera
riproducibile i segnali atti a schematizzare in modo appropriato i disturbi elettromagnetici da considerare.
Queste prove, in linea di principio, richiedono un generatore di prova, apparecchiature di misura, circuiti di
accoppiamento del segnale di prova e disaccoppiamento della rete di alimentazione o delle altre linee
304

collegate alle porte da provare. Per la riproducibilit dei risultati tutta la strumentazione da utilizzare nelle
misure e prove EMC, cosi come gli allestimenti di prova, devono avere le caratteristiche specificate nelle
norme di base di riferimento.
Per ogni singolo disturbo prevista una norma base di riferimento. Dallanalisi di tali norme si cercato di
individuare quegli aspetti generali che consentono di formulare una visione unitaria delle problematiche di
misura e prova, presentando gli schemi di principio degli allestimenti di prova, che differiscono in relazione
alle bande di frequenza interessate.
A scopo esemplificativo, poi, con riferimento alle prove attualmente elencate nella gazzetta ufficiale della
Comunit Europea, vengono presentate singolarmente alcune delle misure e prove di immunit riportando
brevemente le caratteristiche della strumentazione di prova, i livelli delle prove di immunit e gli allestimenti
di prova.

1.40.1

Prove di immunit a disturbi a bassa frequenza

Per le prove di immunit a disturbi a bassa frequenza il generatore di prova che pi si utilizza attualmente
un sintetizzatore di forme donda arbitrarie in grado di generare tutti i disturbi di interesse con accoppiato un
amplificatore di potenza di adeguata banda passante in grado di fornire la potenza richiesta per le prove.
Per caratterizzare i disturbi di prova applicati occorre utilizzare una opportuna strumentazione di misura quali
oscilloscopi, flickermetro, analizzatore di armoniche collegabili al circuito di potenza direttamente o pi
usualmente attraverso opportuni trasduttori e circuiti di condizionamento dei segnali.
In fig. 3 riportato lo schema di principio per prove di immunit in bassa frequenza.

1.40.2

Immunit ai buchi di tensione, brevi interruzioni e variazioni di tensione [CEI EN 61000-

4-11]

Scopo di questa prova quello di valutare l'immunit di apparecchiature elettriche ed elettroniche collegate a
reti di alimentazione in bassa tensione a 50 Hz quando vengono sottoposte a buchi di tensione, a brevi
305

interruzioni e variazioni di tensione. La norma base fa riferimento attualmente ad apparecchiature elettriche


ed elettroniche che hanno un valore di corrente in ingresso che non supera i 16 A per fase.
I buchi di tensione (riduzione della tensione di durata da mezzo ciclo a pochi secondi) e le brevi interruzioni
(di durata inferiore al minuto) sono causati da guasti nelle reti o da improvvise grandi variazioni di carico, le
variazioni di tensione (variazioni graduali dal valore nominale ad un valore pi alto o pi basso) sono causate
da carichi continuamente variabili collegati alla rete.
La prova per la verifica di immunit ai buchi di tensione o alle brevi interruzioni consiste nel diminuire a
gradino la tensione di alimentazione dell'EUT del 30/60/100% della tensione nominale per durate da 0,5 a 50
periodi. In fig. 4a) riportato un esempio di buco di tensione.
La prova di immunit alle variazioni di tensione consiste nel produrre una transizione graduale della tensione
dal valore nominale al valore di prova. La discesa a velocit costante della tensione e la successiva salita
devono avvenire 2 s, la durata della tensione ridotta 1s, la tensione viene ridotta al 40% o 0% delle tensione
nominale (fig. 4 b).
Le prove vanno eseguite con una successione di 3 buchi/interruzioni con intervalli di 10 s.

Fig 4 a) Buco di tensione 30%, 10 periodi

10

[s]

Fig. 4 b) Variazione di tensione

Tali disturbi vengono oggi simulati con un generatore di prova che deve avere potenza adeguata, correnti di
spunto 500A, tempi di salita tra 1 s e 5 s, sfasamento dellinizio del buco regolabile, impedenza di uscita
resistiva, regolazione in tensione 5%.

1.40.3

Immunit alle armoniche e interarmoniche [Pr. IEC 61000-4-13]

Lo scopo di questa prova di indagare sugli effetti sugli apparecchi delle armoniche e
interarmoniche nelle reti di alimentazione in bassa tensione sulle apparecchiature.
La tensione di prova una combinazione di diverse onde sinusoidali sovrapposta alle tensione di
alimentazione. In genere sufficiente considerare le armoniche fino alla 40a. I livelli di tensione da
considerare, rispetto alla tensione nominale, partono da 12% per la terza armonica, e a scendere per
le altre armoniche. Per generare la tensione di prova necessario disporre di un generatore di segnali
arbitrari e di un amplificatore di potenza (lo stesso utilizzabile per le prove precedenti).
306

1.40.4

Immunit alle fluttuazioni di tensione [IEC EN 61000-4-14]

Scopo di questa prova quello di valutare l'immunit di apparecchiature elettriche ed elettroniche collegate a
reti di alimentazione in bassa tensione a 50 Hz quando vengono sottoposte a variazioni veloci del valore
efficace dovuto a particolari caratteristiche dei carichi alimentati che possono dare luogo a diversi effetti sugli
altri carichi alimentati.
Nelle prove si utilizzano variazioni a gradino, che sono le pi disturbanti, al massimo di 12% della tensione
nominale con periodo di ripetizione da 5 a 10 s e durata da 2 a 3 s. Usualmente si usa lo stesso generatore
usato nelle altre prove di immunit a bassa frequenza precedenti.
Misure e prove di immunit a disturbi transitori e ad alta frequenza
Per potere fare misure e prove di immunit a disturbi transitori occorre in generale un generatore che, tramite
una sorgente in c.c., carica una capacit la cui carica viene fatta scaricare opportunamente sulla porta in prova,
tramite opportuno dispositivo di trigger, attraverso circuiti costituiti da resistenze, condensatori, induttanze
che impongono landamento temporale del transitorio. Si possono usare generatori combinati in grado di
fornire tutte le forme donda usate in tali prove.
Per potere applicare il segnale e non influenzare sia la strumentazione di misura e prova (con la tensione di
rete o con i segnali o con limpedenza di rete) sia la sorgente di alimentazione o di segnale dellapparecchio in
prova

(con

il

segnale

di

disturbo)

solitamente

necessario

inserire

circuiti

di

accoppiamento/disaccoppiamento (CDN: Coupling and Decoupling Network) con caratteristiche adeguate e


specificate nelle norme.
Occorre poi un oscilloscopio a memoria, di adeguata banda passante (10 MHz effettiva, per singolo evento, in
generale sono sufficienti tranne che per i pacchetti di transitori/treni veloci con impulso 5/50 ns che richiede
almeno 400 MHz), per potere registrare e caratterizzare correttamente landamento del transitori applicati.
In fig. 5 riportato lo schema di principio per misure e prove di immunit ai transitori condotti.
Diversamente dalle prove a bassa frequenza in cui non prevista alcuna disposizione particolare, nelle prove
con transitori/alta frequenza gli allestimenti devono essere ben definiti per evitare che in relazione alle alte
frequenze in gioco si verifichino accoppiamenti parassiti non definiti tali da alterare i risultati di prova.

307

Gli allestimenti di prova prevedono quindi generalmente che la strumentazione venga posta su un piano di
riferimento costituito da un foglio metallico di spessore 1mm collegato alla terra di protezione e che
lapparato in prova venga posto sul piano di riferimento tramite un supporto non conduttore dello spessore di
10 cm. La lunghezza delle connessioni deve essere la minima possibile. La lunghezza dei cavi in eccesso deve
essere avvolta al centro a matassa o a serpentina lunga di 30-40 cm.
Tra le varie possibili prove di immunit, nel seguito verranno considerate quelle previste attualmente dalle
norme generiche, raccomandate dalla Norma CEI EN 61000-4-1, di cui disponibile la relativa norma di base
CEI e che quindi fanno specifico riferimento ai principali disturbi condotti incontrati in ambienti industriali e
civili, nonch alle scariche elettrostatiche. Per le varie prove verranno brevemente indicate le forme donda di
tensione e corrente di prova, la gamma dei livelli, lapparecchiatura, lallestimento e la procedura di prova
con particolare riferimento a prove in laboratorio, rinviando alle relative norme di base per maggiori
approfondimenti e dettagli.

1.41.1

Immunit alla scarica elettrostatica (CEI EN 61000-4-2)

Questa prova viene considerata in questo contesto per il contenuto ad ampio spettro dei segnali di prova.
Scopo di questa prova quello di verificare l'immunit di una apparecchiatura contro le scariche
elettrostatiche (ESD) generate dall'operatore o da un oggetto che tocca l'apparecchiatura, o da oggetti o
persone che vengono a contatto in vicinanza dell'apparecchiatura.
Le persone o gli oggetti possono accumulare elettricit statica in dipendenza delle condizioni ambientali e di
installazione (bassa umidit relativa, uso di tappeti a bassa conduttivit, indumenti in vinile ecc.). Un tipico
esempio la scarica che ha origine dalle cariche accumulate da una persona che cammina su un pavimento
isolante quando questa tocca una massa collegata a terra.
La tensione pu raggiungere 15 kV di picco. La forma donda del fenomeno dipende dalle caratteristiche della
sorgente e dal circuito di scarica, ma anche da altri parametri ambientali e dalla velocit di avvicinamento del
corpo carico.
Sono quindi previsti diversi livelli di prova relativi a diverse condizioni ambientali e di installazione. Per la
riproducibilit dei risultati deve poi essere definita la forma donda della corrente di scarica,
lapparecchiatura, lallestimento e le procedure di prova sia per quelle eseguite in laboratori sia per le
prove successive allinstallazione eseguite su apparecchiature nelle condizioni finali di installazione.
La forma d'onda tipica, prevista dalla Norma, della corrente di scarica su un carico resistivo riportata in fig.
6.
La prova di scarica diretta viene realizzata con apposito elettrodo applicando per contatto la tensione di prova
(da 2 kV a 8 kV a secondo del livello di severit) oppure, se non possibile la scarica a contatto, con scarica
in aria (da 2 kV a 15 kV). La scarica effettuata su tutte le parti accessibili dellapparecchio in prova (EUT) e
viene ripetuta un numero di volte sufficiente per garantire statisticamente la tenuta.

308

La simulazione di scariche tra oggetti nelle

Ip

vicinanza dell'EUT si ottiene applicando la scarica

30 A

al piano di riferimento o su una piastra metallica

90% Ip

(piano di accoppiamento: coupling plane) di


50x50 cm intorno all'EUT (a 10 cm da esso).

I30ns

Le prove richiedono un ambiente di 3x3 m, senza

16 A

specifiche caratteristiche, sul cui pavimento

I60ns

disposto un piano di terra collegato a bassa

8A

impedenza per le frequenze in gioco alla terra

10% Ip
30

60
ns
tr=0,71ns
ns

dell'edificio.
t

In fig. 7 riportato un esempio di allestimento di


prova. L'apparato da tavolo viene posto su un

Fig. 6 Forma donda tipica della corrente di

tappetino isolante (0,5 mm) su un tavolo di legno

uscita del generatore ESD per Vp=8kV

di dimensioni minime di 1m2 e altezza 0,8 m, col

piano ricoperto da un foglio di rame o alluminio di spessore minimo 0,25 mm o 0,65 mm se di altro materiale
metallico. Tale piano deve sbordare almeno di 0,5 m dal perimetro dell'apparato in prova e deve distare dal
muro e da ogni oggetto metallico di almeno 0,5 m, e, funzionando come HPC (horizontal coupling plane),
deve essere collegato al piano di terra sul pavimento mediante un cavo a bassa impedenza e con due
resistenze da 470 k.

309

1.41.2

Transitori/treni elettrici veloci [CEI EN 61000-4-4]

Scopo di questa prova quello di verificare l'immunit di unapparecchiatura ai transitori elettrici veloci
ripetitivi (treni) di bassa energia come quelli originati da transitori di commutazione (interruzione di carichi
induttivi, rimbalzi dei contatti del rel, commutazione di contatti in AT, ecc.), su porte di alimentazione, di
segnale e di controllo. Parametri significativi della prova sono il breve tempo di salita, la frequenza di
ripetizione e la bassa energia dei transitori. Questo tipo di perturbazione viene facilmente trasferita ad altri
cavi, ad esempio per diafonia, quindi frequente il caso in cui la stessa viene trasferita da un cavo a tutti
quelli che fanno lo stesso percorso. La prova viene dunque effettuata su tutti i cavi: in modo comune su quelli
dai quali in genere proviene la perturbazione (ad esempio i cavi di alimentazione), in modo comune e in modo
differenziale sui cavi adiacenti.
La prova consiste nelliniettare nelle porte in prova, con un generatore di caratteristiche specificate, almeno
per 1 min, treni di transitori rapidi (fig. 8) con frequenza di ripetizione di 5/2,5 kHz in dipendenza della
tensione; ciascun transitorio (fig. 8) ha un fronte di salita molto ripido della durata di 5 ns, con unampiezza
fino a 4 kVp, in funzione della severit richiesta, e durata 50 ns; tali treni di durata di 15 ms si ripetono con
periodo di 300 ms. Le perturbazioni possono essere iniettate sui cavi sia per accoppiamento capacitivo con
una adatta rete di accoppiamento/disaccoppiamento, come avviene nel caso di cavi di alimentazione, sia con
una speciale pinza (clamp) di accoppiamento capacitivo, come avviene nel caso di cavi secondari. La prova
deve essere ripetuta con impulsi di polarit opposta.
La disposizione di prova simile a quella relativa alla prova di immunit alla scarica elettrostatica per con il
piano di lavoro il pi possibile equipotenziale con la terra e con l'apparato posto a 10 cm dal piano tramite
supporto isolante e col generatore posizionato possibilmente sul piano di terra insieme ai dispositivi di
accoppiamento/disaccoppiamento.

310

In fig. 9 riportato un esempio di allestimento di prova in laboratorio.

1.41.3

Immunit agli impulsi (di tensione 1,2/50 s - di corrente 8/20 s) [CEI-EN 61000-4-5]

Scopo di questa prova quello di verificare l'immunit di una apparecchiatura nei riguardi di sollecitazioni
impulsive unidirezionali (disturbi ad alta energia) sulle linee di alimentazione e di collegamento derivanti da
effetti di transitori di commutazioni (per esempio commutazione di banchi di condensatori o carichi induttivi),
guasti nella rete di alimentazione oppure fulminazioni atmosferiche.
Questa prova non sostituisce la prova di tenuta ad impulso che ha un altro scopo (sicurezza) e viene eseguita
con tensioni pi elevate e ad apparecchiatura non alimentata, ne pu considerarsi prova di fulminazione
diretta e non intende specificare le prove da applicare a particolari apparecchi o sistemi.
La prova realizzata applicando onde di tensione con fronte di salita di 1,2 s e durata di 50 s se
limpedenza che presenta lapparecchio in prova elevata (lampiezza pu raggiungere 4 kV); onde di
corrente con fronte di salita 8 s e durata di 20 s se limpedenza che presenta lapparecchio in prova
piccola (lampiezza pu raggiungere il valore di 2 kA). La durata del fronte di salita di queste onde mille
volte pi elevata, dellordine del microsecondo, di quello dei treni di transitori rapidi della prova precedente.
Il tipo di accoppiamento utilizzato per iniettare il disturbo quello capacitivo e la perturbazione applicata
sia di modo comune che di modo differenziale.

Il generatore in prova deve essere in grado di fornire un impulso di tensione da 0,5 kVp a 4 kVp a circuito
aperto ed una corrente di uscita da 0,25 A a 2 kA in corto circuito, sincronizzabile con definito ritardo rispetto
alla fase della tensione di rete e deve avere impedenza interna di 2 variabile con resistori addizionali. In fig.
10 sono riportate le forme donda di tali impulsi.
La disposizione di prova simile alla precedente. Occorre evitare anelli di corrente che creino campi irradiati.
Occorre usare quindi cavi intrecciati e per evitare chiusure verso terra conviene usare sonde differenziali per
visualizzare le forme d'onda con l'oscilloscopio.
La prova va eseguita sia con disposizione di modo comune che differenziale su tutte le linee di alimentazione
e solo di modo comune sulle altre linee.
311

L'impulso viene applicato in genere tramite accoppiamento capacitivo, di caratteristiche definite, alle diverse
linee a valle di una rete di disaccoppiamento. In fig. 11 riportato un esempio di allestimento per prova tra
linea e linea.

Fig. 11 - Esempio di allestimento per prova per accoppiamento capacitivo tra linea e linea.

1.41.4

Immunit a disturbi condotti, indotti da campi a radiofrequenza (0,15-80 MHz) [CEI-EN

61000-4-6]

Scopo di questa prova quello di verificare l'immunit di apparecchiature elettriche ed elettroniche nei
riguardi disturbi elettromagnetici, provenienti da trasmettitori intenzionali a radiofrequenza nellintervallo di
frequenza da 9 kHz a 80 MHz, che si accoppiano con almeno un cavo di collegamento che funziona da
antenna ricevente esponendo l'apparecchiatura alle correnti che si inducono.
Tali disturbi vengono simulati tramite campi elettrici e magnetici vicini risultanti dalle tensioni e correnti
causate dall'allestimento di prova con cui il segnale viene applicato tramite dispositivi di accoppiamento e
disaccoppiamento di caratteristiche definite (impedenza di modo comune 150 verso terra).
Per l'esecuzione di tale prova occorre un generatore a radiofrequenza (RF) con amplificatore, diverse reti per
accoppiare il disturbo sui cavi, un misuratore di potenza da usare per la taratura.

312

Prima della prove, periodicamente, infatti va eseguita la calibrazione delle reti di accoppiamento per avere la

Fig. 12 Segnale a radiofrequenza non modulato Upp=2,82 V, Urms= 1,00 V e modulato in


AM all80%
caratteristica frequenza-tensione o potenza di prova richiesta all'uscita verso lEUT.
Il segnale di prova (fino a 10 V rms) deve ricoprire la banda di interesse e deve essere modulato da unonda
sinusoidale ad 1kHz con profondit di modulazione dell80%. In fig. 12 sono riportati i segnali a
radiofrequenza non modulato e modulato in AM.
Il tavolo di prova simile a quello usato nelle prove di immunit ai transitori/treni veloci col piano di
riferimento sul tavolo collegato a terra.
Nel caso che, per un certo tipo di cavo, non si disponga di una rete di accoppiamento adatta, si ricorre all'uso
di una particolare pinza elettromagnetica (clamp).
La prova va eseguita collegando il generatore successivamente a ciascun dispositivo di accoppiamento e
disaccoppiamento, terminando con 50 quelli non sollecitati.
In fig. 13 riportato un esempio di allestimento di prova.

313

Vanno eventualmente previsti filtri per sopprimere armoniche che possono disturbare lEUT.
La banda di frequenza da 150 kHz a 80 MHz va scandita con velocit inferiore a 1,5 x 10-3 decadi/s o con
variazioni dell1% utilizzando i livelli di segnale stabiliti e con il segnale disturbante modulato in ampiezza
all80% con un onda sinusoidale ad 1 kHz. Eventuali frequenze particolari (clock, armoniche) devono essere
analizzate separatamente.

1.41.5

Immunit a onde oscillatorie [CEI-EN 61000-4-12]

Scopo di questa prova quello di verificare i requisiti di immunit per apparecchiature elettriche ed
elettroniche ad onde oscillatorie rappresentate da transitori oscillatori smorzati non ripetitivi a singolo colpo
(ring wave) che si verificano in bassa tensione e a transitori oscillatori smorzati ripetitivi che si verificano
nelle stazioni di alta e media tensione come conseguenza di commutazioni o come conseguenza di
fulminazioni.
Le forme donda di tensione e corrente di prova sono quelle riportate in fig. 14 a) e b).

a)

b)

Fig.14 Forma donda oscillatoria


a) ring wave: Uo: T1=0,5s; Icc: T1=1s, T=10 s rip. 1-60/min
b) smorzata: T1=75 ns, T=10 s per 0,1 MHz; T=1 s per 1 MHz rip.40/s

La gamma dei livelli di prova definiti va da 0,25 kV a 4 kV di picco per londa oscillatoria ring wave e da
0,25 kV a 2 kV per onde oscillatorie smorzate.
I generatori di prova devono garantire le caratteristiche definite richieste per le prove: tensione di picco da
0,25 kV a 4 kV a frequenza tra 0,1 MHz ed 1 MHz, polarit invertibile, impedenze di uscita di 12 30 - 200
ohm; la verifica va fatta prima delle prove con sonde di tensione e corrente e con oscilloscopio di banda
minima 20 MHz, con precisione di misura entro 2%. Vanno poi utilizzate reti di accoppiamento di
caratteristiche definite.

314

Il tavolo di prova simile a quello usato nelle prove di immunit ai transitori/treni veloci col piano di
riferimento sul tavolo collegato a terra.
Un esempio di allestimento di prova sono riportati in fig. 15.
c.a.

Linea
segnale
c.a.
I/O

Per la ring wave la procedura di prova prevede lapplicazione di 5 transitori positivi e 5 negativi distanziati da
Fig. 15 Esempio di allestimento per prove di immunit a onde oscillatorie
1 a 10 s in relazione allimpedenza del generatore utilizzato.
La prova con onda oscillatoria smorzata va eseguita con frequenze di 100 kHz e 1 MHz per una durata di
almeno 2s e distanziate di almeno 2 s.
Misure e prove di emissioni condotte
Tra le varie misure e prove di emissioni condotte, nel seguito, verranno brevemente presentate quelle previste
attualmente dalle norme generiche, indicando gli ordini di grandezza dei limiti da non superare e
descrivendone le prove, i metodi di prova e l'allestimento delle prove cosi come definiti nelle relative norme
di base, che tra l'altro, attualmente, in alcuni casi fanno riferimento a norme di prodotto, che, per le
corrispondenti parti relative alle prove, vengono considerate norme base.
Dallanalisi di tali norme si cercato di individuare, quando possibile, quegli aspetti generali che consentono
di formulare una visione unitaria delle problematiche di misura e prova, presentando gli schemi di principio
degli allestimenti di prova, che anche in questo caso differiscono in relazione alle bande di frequenza
interessate.
A scopo esemplificativo, poi, con riferimento alle prove attualmente elencate nella gazzetta ufficiale della
Unione Europea, vengono presentate singolarmente alcune delle misure e prove di emissioni condotte
riportando brevemente le caratteristiche della strumentazione di prova, i limiti delle emissioni e gli
allestimenti di prova.

315

1.42.1

Radiodisturbi condotti [CEI EN 55011, CEI EN 55014, CEI EN 55022];

Tali prove e misure riguardano le tensioni di disturbo ai morsetti di alimentazione e ausiliari nella gamma di
frequenze 0,009 - 30 MHz. Possono essere disturbi persistenti o intermittenti (clic).
In particolare occorre rilevare le tensioni di disturbo emesse dallapparecchio in prova tramite un ricevitore o
un analizzatore di spettro EMC di caratteristiche definite con sonde di picco, quasi picco e valor medio.
Occorre inoltre prevedere anche delle reti di stabilizzazione dellimpedenza di rete (rete fittizia, AMN:
Artificial Mains Network) (anche detta LISN: Line Impedance Stabilization Network) che hanno la funzione
di imporre una impedenza definita indipendente dalla rete di alimentazione, ai segnali di disturbo e di isolare
lapparecchio in prova dalla rete in modo da filtrare i disturbi provenienti dalla linea verso lapparecchio. Per
le altre linee diverse sono previste varie reti di stabilizzazione di impedenza con adatti valori di impedenza.
Per evitare che segnali di disturbo provengano dalla rete anche attraverso apparecchiature ausiliarie,
opportuno che queste vengano alimentate tramite unaltra AMN.
Nel caso non si riescono a filtrare i disturbi provenienti dalla rete o generati da campi estranei, anche con
ulteriori filtri tra rete e AMN, sotto livelli definiti (si arriva a 20dB al di sotto dei limiti), le prove vanno fatte
in camera schermata.
Vanno inoltre previsti limitatori di transitori per proteggere lingresso dellanalizzatore EMC allaccensione o
spegnimento dellapparecchio in prova, momenti in cui si possono generare impulsi sullAMN.
In fig. 16 riportato lo schema di principio per misure e prove di emissione di disturbi condotti indotti da
campi EMC a RF.
I limiti sono definiti in relazione al tipo di apparecchio (in relazione all'uso interno o esterno di energia a
radiofrequenza, uso in edifici domestici o altri edifici, ecc.).

Gli apparecchi in prova devono soddisfare in genere:


1) il limite medio specificato per le misure con un apparecchio di misura con rivelatore di valore medio;
2) sia il limite di quasi-picco specificato per le misure con rivelatore quasi-picco;
3) il limite medio quando si usa un ricevitore rivelatore di quasi-picco.
316

In tutta la gamma di frequenze 0,009-30 MHz i massimi dei limiti per la tensione di disturbo sono dell'ordine
di 100 dB(V) quasi picco e valore medio, da aumentare di almeno 44 dB per i clic.
Tali misure vanno effettuate con uno strumento (ricevitore o analizzatore di spettro) conforme alla norma
CISPR 16 e usando una rete normalizzata (AMN) CISPR 50/50H . Per i clic pu essere utilizzato un
oscilloscopio a memoria.
Nelle prove in laboratorio un apparecchio in prova da pavimento viene collocato, senza contatto metallico, su
un piano di massa di riferimento metallico che deve estendersi di almeno 0,5 m oltre il perimetro
dell'apparecchio in prova e avere una dimensione minima di 2m x 2m oppure all'interno di una camera
schermata il cui pavimento o parete fungono da piano di massa.
Un apparecchio in prova da tavolo va posto su un tavolo non conduttivo a 0,4 m dal piano di massa di
riferimento che deve essere verticale. Tutte le unit di prova e le AMN devono essere a 0,8 m da qualsiasi
altra superficie metallica.
Il piano di massa deve essere collegato al morsetto di terra di riferimento della rete fittizia.
Le parti di cavo in eccesso vanno ripiegate, a met lunghezza del cavo, formando una matassa lunga 30-40
cm.
Tutte le unit devo essere alimentate tramite AMN.
Sulle eventuali porte di telecomunicazione la misura eseguita usando una rete di stabilizzazione di
impedenza (ISN) di caratteristiche definite.
In fig. 17 riportato un esempio di configurazione di prova per apparecchi da pavimento e da tavolo.

317

1.42.2

Prove e misure di emissione di disturbi condotti in bassa frequenza

Le principali prove e misure di emissione di disturbi condotti in bassa frequenza consistono essenzialmente
nel rilevare le armoniche immesse sulla rete di alimentazione nonch le fluttuazioni di tensione prodotte
dallapparecchio in prova.
Emissioni di corrente armonica da 0 a 2 kHz [CEI EN 61000-3-2]
Tali prove servono a verificare i limiti delle correnti armoniche immesse da apparecchi elettrici nella rete di
alimentazione.
I limiti di emissione da verificare, per gli apparecchi elettrici ed elettronici aventi una corrente assorbita il cui
valore sia inferiore o uguale a 16 A per fase, vengono definite in quattro classi in relazione al tipo di
apparecchio in prova: apparecchi trifase bilanciati; utensili portatili; apparecchi per l'illuminazione,
apparecchi con forma d'onda speciale e con potenza di ingresso P600 W; altri apparecchi.
I limiti delle correnti armoniche sono diversi per le diverse classi e sono definiti fino alla 40a armonica e
vanno da circa 4 A per la 3a armonica e 2 A per la 2a armonica e a scendere per le armoniche superiori. Le
correnti armoniche sotto il 0,6% della corrente di ingresso, o sotto 5 mA non vengono considerate. Per
armoniche transitorie tali limiti possono essere moltiplicati per 1,5.
Per le misure di armoniche si richiede una sorgente di alimentazione con bassa distorsione in tensione. A tale
scopo pu essere necessario utilizzare sorgenti specifiche come generatore di segnali sinusoidali e
amplificatore. Il rilievo della corrente non deve introdurre cadute superiori a 0,15 V di picco. Lanalisi va fatta
fino alla 40a armonica.
Per tale misure occorre fare riferimento alla Norma CEI EN 61000-4-7 Guida generale per le misure di
armoniche e interarmoniche e relativa strumentazione, applicabile alle reti di alimentazione ed agli apparecchi
ad esse connessi.
Tale Norma riguarda gli strumenti per la misura di componenti di tensione e di corrente con frequenze, nel
campo della c.c. a 2500 Hz, che sono sovrapposte alla tensione e alla corrente a frequenza di rete e pu essere
appunto applicata alla strumentazione di misura destinata al controllo di parti o apparati in conformit ai limiti
di emissione stabiliti nelle norme.
L'errore totale dell'apparecchiatura di misura deve essere inferiore al 5% dei limiti ammessi o lo 0,2% della
corrente nominale. L'impedenza interna deve essere tale da non introdurre cadute di tensioni superiori a 0,15
V di picco.
Durante le misure la tensione di prova deve essere quella nominale e mantenuta costante entro il 2% e la
frequenza entro lo 0,5%, nel caso di tensioni trifase lo sfasamento deve essere 1201,5, la tensione di prova
deve avere rapporto tra valore di picco e valore efficace compreso tra 1,40 e 1,42 e armoniche con ampiezza
inferiore allo 0,9% della fondamentale per la 3 armonica a scalare fino allo 0,1% della fondamentale dalla 11a
alla 40a.

318

Lo schema di misura quello riportato in Fig. 18. Non sono richiesti particolari accorgimenti
nellallestimento di prova.
Fluttuazioni di tensione e flicker [CEI EN 61000-3-3]
La verifica dei limiti di emissione viene effettuata su diverse grandezze che caratterizzano le fluttuazioni di
tensione prodotte dallapparecchio in prova.
Considerando l'andamento nel tempo della
tensione

efficace

(inviluppo

della

tensione) (fig. 19) calcolata a intervalli su


successivi

semiperiodi

fondamentale,

vengono

della

tensione

definiti

la

variazione relativa di tensione Uc, la


massima variazione di tensione relativa
Umax, la variazione di tensione relativa in
condizioni normali U(t). In relazione alla
Fig.19 Fluttuazioni di tensioni

soglia di irritabilit di un osservatore alle


variazioni di intensit luminosa causate su

una lampada di riferimento vengono definite la severit del flicker di breve durata P st (Perception of flicker
short term 10 min) e la severit del flicker di lunga durata Plt (Perception of flicker long term 2 h).
Il limiti per apparecchiature elettriche ed elettroniche di bassa tensione che hanno una corrente in ingresso
fino a ed inclusi 16 A per fase sono P st = 1, Plt =0,65, Uc =3%, Umax =4%, il U(t) durante una variazione di
tensione non deve superare il 3% per pi di 200 ms.
Le misure relative alle fluttuazioni di tensione richiedono uno schema simile al precedente in cui va inserito
un flickermetro, strumento adatto a caratterizzare tali fluttuazioni. Per la riproducibilit di queste prove viene
richiesta una specifica impedenza di riferimento della sorgente di alimentazione. In fig. 20 riportato lo
schema di principio per misure e prove di emissione di flicker.

319

La Norma CEI EN 61000-4-15 definisce le specifiche di un flickermetro, strumento per la misura di tali
variazioni, con riferimento alleffetto di sfarfallio fastidioso per locchio (flicker) dovuto alle variazioni della
intensit luminosa di una lampada a incandescenza di 60 W. Lo schema a blocchi di riferimento per la parte
relativa alla simulazione della risposta della catena lampada-occhio-cervello riportato in Fig. 21.
Blocco 2

Blocco 3

Regolatore di
guadagno
Demodulatore
quadratico
Adattatore della
tensione
Generatore di
segnale

dB
0
-3

Blocco 4

1
Elevatore al
quadrato

-60
0,05
Hz

35 Hz

0
Hz

8,8

Filtro
passa-basso

Blocco 5

Classificatore

Blocco 1

Hz

Fig. 21 Diagrammma funzionale del flickermetro IEC.


1) Il blocco1 regola il segnale in ingresso al flickermetro v(t);
2) il blocco 2 preleva linviluppo del segnale in ingresso, individuando dunque landamento temporale
del disturbo vf(t) ed esprimendolo in percentuale del valore massimo della tensione di rete
nominale,ottenendo Vf(t);
3) il blocco 3 simula leffetto del flicker sullocchio umano (caratteristica dattenuazione) riportando il
disturbo alla frequenza di 10Hz e ottenendo V 10(t) = l Vf(t) [%] (ovvero individuando il valore di
tensione alla frequenza di 10Hz che da luogo allo stesso disturbo che si ha alla frequenza f del
disturbo);
4) il blocco 4 eleva al quadrato il segnale in uscita dal blocco 3 e ne filtra le armoniche di ordine elevato
ottenendo V210(t) ;
5) il blocco 5 integra la quantit quadratica ottenuta nel blocco precedente a passi di 1min ottenendo la
dose cumulata di flicker G(t) ad intervalli di 1min e avendo quindi:

G (t 1) G (t )

t 1

2
10

(t )dt[% 2 min]

320

la diagramma in funzione di istanti discreti del tempo (a passi di 1 min) e la confronta con la dose
cumulata di flicker limite che provoca disturbo che pari allo 0,3% (il tutto riportato alla frequenza
di 10Hz).
La sorgente di alimentazione dellapparato in prova deve avere distorsione armonica totale inferiore al 3%,
impedenza definita (0,4 +j0,25 ), flicker ( Pst) inferiore a 0,4.
Misure di emissioni radiate [EN 55011 -EN55022]
Scopo delle prove di emissione irradiata quello di rilevare il livello di perturbazione emessa da un apparato
sotto forma di radiazione elettromagnetica. Come per le prove di immunit irradiata, le misure di emissione
irradiata non devono essere alterate dalle onde elettromagnetiche gi esistenti nellambiente di prova, o dalla
riflessione, da parte di ostacoli, delle onde emesse. A tale scopo si possono adottare due tipi di accorgimenti.
Il primo consiste nel porre loggetto da provare in campo libero, pi precisamente in luoghi privi di ostacoli
riflettenti e a basso rumore elettromagnetico di fondo (-6 dB). Il secondo consiste invece nelleffettuare la
prova ponendo lapparecchio in una camera anecoica o semianecoica schermata.
Per l'esecuzione di queste prove si utilizzano un ricevitore od analizzatore di spettro (conformi alla CISPR
16), e antenne di misura per l'intervallo di frequenze richiesto.
La procedura di misura delle emissioni irradiate richiede il posizionamento dell'EUT (in sito all'aperto, o in

camera semianecoica schermata) sulla tavola rotante nel volume di prova precedentemente caratterizzato
mediante la procedura NSA; infatti, nel corso della misura, prevista la rotazione dell'EUT. Inoltre tale
movimentazione identifica il volume di rotazione rispetto al quale vengono posizionate, a 10 m, le antenne
riceventi. Una camera semianecoica considerata adeguata se il campo generato uniforme su un piano
verticale di 1,5 x 1,5 metri posto ad almeno 80 centimetri dal piano di massa; il campo considerato uniforme
se il suo modulo non varia per pi di 6 dB nel 75% della superficie.

321

Le misure si eseguono nella banda da 30MHz a 1 GHz, impiegando due antenne riceventi: un'antenna
biconica da 30MHz a 200MHz e un'antenna log-periodica da 200MHz ad 1 GHz. Per ciascuna delle due
bande di prova, e per entrambe le polarizzazioni (orizzontale e verticale), l'altezza delle antenne riceventi
viene variata da 1 m a 4 m ricercando cos, ad ogni frequenza, il valore massimo del campo elettromagnetico
irradiato. Questa procedura viene ripetuta per differenti posizioni angolari dell'EUT (ottenute mediante
rotazione della tavola) e sull'insieme dei dati cos rilevati si opera, per ogni frequenza, la ricerca del valore
massimo misurato, ottenendo la curva di emissione caratteristica dellEUT.

1.43.1

Immunit sui campi radiati a radiofrequenza [CEI EN 61000 4-3]

Scopo di questa prova quello di verificare l'immunit delle apparecchiature, singoli apparati o sistemi, ai
campi elettromagnetici generati da qualunque altro dispositivo che emetta energia elettromagnetica in modo
continuativo.
Per lesecuzione delle prove si richiede che l'ambiente di prova presenti, in assenza di oggetto in prova,
un'uniformit di campo (entro 4 dB) su una superficie di 1,5 x 1,5 m. su una matrice di 16 punti distanti 0,5 m
uno dall'altro e in almeno 12 di questi punti (75% della superficie). Una simile uniformit di campo si riesce
ad ottenere esclusivamente in ambienti molto particolari come camere schermate anecoiche, configurazione
stripline (due piastre parallele), celle TEM (cella a modo trasverso elettromagnetico). La cella TEM
costituita sostanzialmente da una sezione di linea di trasmissione coassiale (a sezione rettangolare) rastremata
a ciascun lato per adattarsi ad un connettore per cavo coassiale di tipo standard.

322

Per l'esecuzione di questa prova si richiede inoltre un generatore RF con amplificatore, l'antenna ed il sistema
di misura (misuratore di campo isotropico e misuratore di potenza).
Prima di eseguire la prova vera e propria di immunit, si deve eseguire una calibrazione del sito per verificare
l'uniformit di campo e rilevare, frequenza per frequenza, quale la potenza da applicare in antenna per
ottenere l'intensit di campo voluta. I livelli di campo da raggiungere sono 10V/m.

1.43.2

Prova di immunit al campo magnetico a 50 Hz [EN 61000-4-8]

Scopo di questa prova quello di verificare l'immunit delle apparecchiature al campo magnetico originato
dalle correnti a bassa frequenza (50/60 Hz) in prossimit di conduttori, o di dispositivi (ad esempio
trasformatori).
Si devono distinguere due tipi di fenomeni:
-la corrente in condizioni di normale funzionamento: che produce un campo magnetico stazionario di
ampiezza relativamente modesta;
-la corrente in condizioni di guasto: che produce un campo magnetico di ampiezza elevata ma di breve durata,
fino a che non interviene il dispositivo di protezione (pochi millisecondi per i fusibili, qualche secondo da 3 a
5 s al massimo per interruttori di protezione).

323

Il campo magnetico deve essere generato alla frequenza di 50 Hz, con ampiezza definita, senza armoniche e
con una ben determinata uniformit di campo (in assenza dell'EUT) che deve essere compresa tra -0% e
+50%.
L'apparecchiatura di prova consiste in una bobina per la generazione del campo magnetico, un generatore a
frequenza di rete per alimentare la spira, le apparecchiature ausiliarie di prova e uno strumento per la misura
del campo magnetico.
Si possono impiegare tre diversi tipi di bobine:
a) una singola bobina di forma quadrata. Le dimensioni normalizzate sono: 1 m per lato, per il test di piccoli
apparati, il volume utile con 3 dB di tolleranza : 0,6 x 0,6 x 0,5 (h) m.
b) una doppia bobina: (bobina di Helmoltz l) di forma quadrata. In genere si usa per avere una uniformit
migliore di 3 dB o per provare EUT di dimensioni maggiori.

c) bobina singola dedicata per apparecchiature di grandi dimensioni come ad esempio per gli armadi.
La spira deve essere realizzata in funzione delle dimensioni dell'EUT. Allo scopo di mantenere
un'uniformit di campo di 3 dB, il lato della spira deve essere a 25 a 30 cm dalla parete dell'EUT (ad
esempio per un armadio di 2,0 x 0,5 m, le dimensioni della spira dovranno essere
approssimativamente 2,6 x 1,0 m).
La prova prevede di ruotare la bobina di induzione di 90. Il generatore consiste in un regolatore di tensione,
in un trasformatore di corrente ed in un circuito di controllo per i test di breve durata. Lintensit di campo di
prova arriva a 1000 A/m. Devono essere utilizzati opportuni sensori di campo magnetico per verificare
lintensit di campo magnetico generata dalla bobina di induzione. Questo tipo di prova pu essere eseguito in
un normale ambiente di laboratorio.
Esempio di allestimento di
prova per apparecchiatura da
tavolo

GRP: Piano di riferimento


A: Terra di sicurezza
S: Supporto isolante
EUT:

Apparecchiatura

in

prova
Ic: Bobina di induzione
E: Morsetto di terra
C1:

Circuito

di

alimentazione
C2: Circuito di segnale
L: Linea di comunicazione
324

B: Alla sorgente di alimentazione


D: Alla sorgente di segnale
G: Al generatore di prova
Conclusioni
Le misure di emissione consentono di individuare l'entit dei disturbi emessi da un apparecchio elettrico o
elettronico sullambiente elettromagnetico circostante. Le prove di immunit consentono di accertare
limmunit dellapparecchio ai disturbi provenienti dallambiente elettromagnetico circostante.
Le misure e prove di immunit ed emissione rivestono quindi un ruolo importante nella verifica di conformit
di tali apparecchi ai requisiti essenziali della direttiva Compatibilit Elettromagnetica, ma anche nella fase
di ingegnerizzazione di un prodotto, nello studio di prototipi, nelle fasi di produzione.
Lesigenza di riproducibilit dei risultati richiede particolare attenzione nella scelta della strumentazione,
negli allestimenti di prova , nellambiente di prova che devono rispettare le caratteristiche previste dalle
norme base di riferimento.
Per ogni singolo disturbo prevista una norma base di riferimento. Dallanalisi di tali norme si cercato di
individuare quegli aspetti generali che consentono di formulare una visione unitaria delle problematiche di
misura e prova.
A scopo esemplificativo sono state poi brevemente presentate singolarmente alcune delle misure e prove di
immunit e di emissione pi generalmente previste nelle norme generiche, di prodotto e famiglia di prodotto
riportando le caratteristiche della strumentazione di prova, i livelli delle prove di immunit, i limiti di
emissione da verificare e gli allestimenti di prova e rimandando alle norme per i necessari approfondimenti e
la corretta applicazione delle procedure di prova.

Bibliografia

[1] DECRETO LEGISLATIVO 12 novembre 1996, n.615, GU 06-12-96, Attuazione della direttiva
89/336/CEE del Consiglio del 3 maggio 1989, in materia di ravvicinamento delle legislazioni degli Stati
membri relative alla Compatibilit Elettromagnetica
[2] CEI EN 50081-1 - Compatibilit elettromagnetica Norma generica sull'emissione Parte 1: Ambienti
residenziali, commerciali e dell'industria leggera
[3] IEC 61000-6-1 - Electromagnetic compatibility (EMC) - Part 6: Generic standards - Section 1:
Immunity for residential, commercial and light-industrial environments
[4] CEI EN 50081-2 - Compatibilit elettromagnetica Norma generica sull'emissione Parte 2: Ambiente
industriale
[5] IEC 61000-6-4 - Electromagnetic compatibility (EMC) - Part 6: Generic standards - Section 4:
Emission standard for industrial environments
[6] CEI EN 50082-1 - Compatibilit elettromagnetica Norma generica sull'immunit Parte 1: Ambienti
residenziali, commerciali e dell'industria leggera
325

[7] IEC EN 61000-6-2 - Electromagnetic compatibility (EMC) -- Part 6-2: Generic standards - Immunity
for industrial environments
[8] CEI ENV 61000-2-2 - Compatibilit elettromagnetica Parte 2: Ambiente Sezione 2: Livelli di
compatibilit per i disturbi condotti in bassa frequenza e la trasmissione di segnali sulle reti pubbliche
di alimentazione a bassa tensione
[9] CEI EN 61000-2-4 - Compatibilit elettromagnetica (EMC) Parte 2: Ambiente Sezione 4: Livelli di
compatibilit per disturbi condotti in bassa frequenza negli impianti industriali
[10] CEI EN 61000-3-2 - Compatibilit elettromagnetica (EMC) Parte 3: Limiti Sezione 2: Limiti per le
emissioni di corrente armonica (apparecchiature con corrente di ingresso 16 A per fase)
[11] CEI EN 61000-3-3 - Compatibilit elettromagnetica (EMC) Sezione 3: Limitazione delle fluttuazioni di
tensione e del flicker in sistemi di alimentazione in bassa tensione per apparecchiature con corrente
nominale 16 A
[12] CEI EN 61000-4-1 - Compatibilit elettromagnetica (EMC) Parte 4: Tecniche di prova e di misura
Sezione 1: Panoramica delle prove di immunit Pubblicazione EMC di base
[13] CEI EN 61000-4-2 - - Compatibilit elettromagnetica (EMC) Parte 4: Tecniche di prova e di misura
Sezione 2: Prove di immunit a scarica elettrostatica Pubblicazione Base EMC
[14] CEI EN 61000-4-3 - Compatibilit elettromagnetica (EMC) Parte 4: Tecniche di prova e di misura
Sezione 3: Prova d'immunit sui campi irradiati a radiofrequenza
[15] CEI EN 61000-4-4 - Compatibilit elettromagnetica (EMC) Parte 4: Tecniche di prova e di misura
Sezione 4: Prova di immunit a transitori/treni elettrici veloci Pubblicazione Base EMC
[16] CEI EN 61000-4-5 - Compatibilit elettromagnetica (EMC) Parte 4: Tecniche di prova e di misura
Sezione 5: Prova di immunit ad impulso
[17] CEI EN 61000-4-6 - Compatibilit elettromagnetica (EMC) Parte 4:Tecniche di prova e di misura
Sezione 6: Immunit ai disturbi condotti, indotti da campi a radiofrequenza
[18] CEI EN 61000-4-7 - Compatibilit elettromagnetica (EMC) Parte 4: Tecniche di prova e misura Sezione
7: Guida generale per le misure di armoniche e interarmoniche e relativa strumentazione, applicabile
alle reti di alimentazione ed agli apparecchi ad esse connessi
[19] CEI EN 61000-4-8 - Compatibilit elettromagnetica (EMC) Parte 4: Tecniche di prova e di misura
Sezione 8: Prova di immunit a campi magnetici a frequenza di rete Pubblicazione base EMC
[20] CEI EN 61000-4-9 - Compatibilit elettromagnetica (EMC) Parte 4: Tecniche di prova e di misura
Sezione 9: Prova di immunit a campo magnetico impulsivo Pubblicazione base EMC
[21] CEI EN 61000-4-10 - Compatibilit elettromagnetica (EMC) Parte 4: Tecniche di prova e di misura
Sezione 10: Prova di immunit a campo magnetico oscillatorio smorzato Pubblicazione base EMC
[22] CEI EN 61000-4-11 - Compatibilit elettromagnetica (EMC) Parte 4: Tecniche di prova e di misura
Sezione 11: Prove di immunit a buchi di tensione, brevi interruzioni e variazioni di tensione
[23] CEI EN 61000-4-12 - Compatibilit elettromagnetica (EMC) Parte 4: Tecniche di prova e di misura
Sezione 12: Prova di immunit a onde oscillatorie Pubblicazione Base EMC
326

[24] Project IEC 61000-4-13 - Electromagnetic Compatibility (EMC) - Part 4-13: Testing and measurement
techniques - Harmonics and interharmonics including mains signalling at a.c. power port, low
frequency immunity tests - Basic EMC Publication
[25] IEC EN 61000-4-14 Electromagnetic compatibility (EMC) - Part 4-14: Testing and measurement
techniques - Voltage fluctuation immunity test
[26] CEI EN 61000-4-15 - Compatibilit elettromagnetica (EMC) Parte 4: Tecniche di prova e di misura
Sezione 15: Flickermetro - Specifiche funzionali e di progetto
[27] CEI EN 61000-4-16 - Compatibilit elettromagnetica (EMC) Parte 4: Tecniche di prova e di misura
Sezione 16: Prova di immunit ai disturbi condotti di modo comune nella gamma di frequenze da 0 a
150 kHz
[28] IEC EN 61000-4-17- Electromagnetic compatibility (EMC) -- Part 4-17: Testing and measurement
techniques - Ripple on d.c. input power port immunity test
[29] CEI EN 55014-1 - Compatibilit elettromagnetica - Prescrizioni per gli elettrodomestici, gli utensili
elettrici e gli apparecchi similari Parte 1: Emissione - Norma di famiglia di prodotti
[30] CEI EN 55011 - Apparecchi a radiofrequenza industriali, scientifici e medicali (ISM) Caratteristiche di
radiodisturbo Limiti e metodi di misura
[31] CEI EN 55022 - Apparecchi per la tecnologia dell'informazione Caratteristiche di radiodisturbo Limiti
e metodi di misura

327

MISURE DI CAMPI ELETTROMAGNETICI.


Generalit.
Oggi le misure di campi elettromagnetici sono principalmente finalizzate alla quantificazione
dellelettrosmog.
Per elettrosmog sintende leffetto di qualsiasi fenomeno associato allinquinamento artificiale da campi
elettrici e magnetici.
Si ricordi che ogni dispositivo elettrico o elettronico pu causare dei rischi da onde elettromagnetiche.
Procedure e metodi di misura.
Per poter effettuare una misura di campo elettromagnetico necessario definire:
a) le grandezze da misurare;
b) le caratteristiche delle sorgenti;
c) la strumentazione di misura;
d) le sorgenti di errore.
Le grandezze da misurare sono:

energia assorbita dallorganismo umano tramite misure dosimetriche (SARS)

intensit di campo tramite misure di esposizione

Le fonti di errore di misura sono:

onda incidente non piana;

modulazione elevata;

sensibilit alla luce;

presenza di elevati gradienti di temperatura;

presenza di segnali spuri;

accoppiamento dei cavi;

accoppiamento in vicinanza di corpi conduttori;

presenza di campi intensi fuori banda;

presenza del corpo umano;

presenza nelle vicinanze di strutture metalliche.

Onda piana.
Le condizioni di onda piana polarizzata si ottengono in una regione lontana dalla sorgente di campo.
Una valore di riferimento che permetta di ritenere la regione di studio lontana dalla sorgente di campo r, che
pu assumere i due seguenti valori:

328

D2
2

in cui:

la lunghezza donda:

L 300 106

f
f

m ;

la dimensione massima delloggetto radiante.

Se il punto di osservazione dista dalla sorgente pi di r allora lecito ritenere londa piana. In tale caso si
potr rilevare esclusivamente o il campo elettrico E o il campo magnetico H, potendo successivamente
ricavare il mancante attraverso la seguente relazione:

E
Z0
H
essendo:

Z0

limpedenza donda nel vuoto dellonda piana che risulta essere pari a:

Z 0 377 ;

E ed H rispettivamente il campo elettrico e magnetico, forniti dalle seguenti relazioni:

F
q

V/m

A/m

La relazione precedente ha validit sia in aria che nel vuoto.


Si nota che:

nel vuoto un valore di induzione magnetica, B= 1T corrisponde ad un campo magnetico di

0, 8

A
m

infatti essendo:

0 4 10
7 H/m
risulta essere:

B
1 106
H
0, 796 A/m ;
4 10
7

la densit di potenza definita come

E2
E2
Z 0 H 2 E H
377 H
2 W/m 2
Z0
377

.
329

Nel caso di onda piana per effettuare le misure necessario rispettare le seguenti condizioni:

eseguire misure in diversi punti nello spazio;

fissare il sensore ad 1 m da terra;

fissare lantenna o il sensore lontano dalloperatore;

usare cavi di collegamento in fibra ottica;

eseguire misure su un arco di tempo sufficientemente lungo (almeno 6 minuti).

Nel caso in cui non sia lecito ritenere lesistenza dellonda piana necessario misurare separatamente le
componenti elettriche e magnetiche e tenere conto che queste misure sono dipendenti dalla dimensione della
sonda e della sua posizione spaziale.
Misure di esposizione.
Le grandezze associate sono:

intensit di campo elettrico (V/m);

intensit di campo magnetico (A/m);

densit di potenza (W/m2).

La scelta dipende dalla caratteristiche della sorgente e dal punto in cui si effettuano le misure.
Misure A 50 Hz.
Si misura sia il campo elettrico E (V/m) che il campo magnetico H (A/m).
Effettuate le misure necessarie, i risultati devono essere confrontati con i limiti imposti dalle norme.
Nel caso di esposizione a campi elettrici e magnetici alla frequenza di 50 Hz generati da elettrodotti (limiti di
esposizione), non deve essere superato il limite di esposizione di

kV
m

100 T per

l'induzione magnetica e

per il campo elettrico, intesi come valori efficaci.

A titolo di misura di cautela per la protezione da possibili effetti a lungo termine (valori di attenzione),
eventualmente connessi con l'esposizione ai campi magnetici generati alla frequenza di rete, nelle aree gioco
per l'infanzia, in ambienti abitativi, in ambienti scolastici e nei luoghi adibiti a permanenze non inferiori a
quattro ore giornaliere, si assume per l'induzione magnetica il valore di attenzione di

10 T , da intendersi

come mediana dei valori nell'arco delle 24 ore nelle normali condizioni di esercizio.
Nella progettazione di nuovi elettrodotti (obbiettivo qualit) in corrispondenza di aree gioco per l'infanzia, di
ambienti abitativi, di ambienti scolastici e di luoghi adibiti a permanenze non inferiori a quattro ore e nella
progettazione dei nuovi insediamenti e delle nuove aree di cui sopra in prossimit di linee ed installazioni
elettriche gi presenti nel territorio, ai fini della progressiva minimizzazione dell'esposizione ai campi elettrici
e magnetici generati dagli elettrodotti operanti alla frequenza di 50 Hz, fissato l'obiettivo di qualit di

330

3 T per

il valore dell'induzione magnetica, da intendersi come mediana dei valori nell'arco delle 24 ore

nelle normali condizioni di esercizio.


Ricapitolando, si richiede uninduzione magnetica:

B 3T

B 10 T

se limpianto di nuova costruzione (obbiettivo di qualit);


se limpianto gi esistente (valore di attenzione).

I valori dellinduzione magnetica B sono previsti con permanenze maggiori di quattro ore.
Misure a frequenze diverse da quella industriale.

Nel caso di esposizione a impianti che generano campi elettrici, magnetici ed elettromagnetici con
frequenza compresa tra 100 kHz e 300 GHz, non devono essere superati i limiti di esposizione di cui
alla tabella 1, intesi come valori efficaci.
Intensit di campo

Intensit di campo

elettrico

magnetico

E (V/m)

H (A/m)

60
20
40

0,2
0,5
0,02

Tabella 1
Limiti di esposizione
0,1 < f < 3 MHz
3 < f < 3000 MHz
3 < f < 300 GHz

Densit di potenza
D (W/m2)
1
4

A titolo di misura di cautela per la protezione da possibili effetti a lungo termine eventualmente
connessi con le esposizioni ai campi generati alle suddette frequenze all'interno di edifici adibiti a
permanenze non inferiori a quattro ore giornaliere, e loro pertinenze esterne, che siano fruibili come
ambienti abitativi quali balconi, terrazzi e cortili esclusi i lastrici solari, si assumono i valori di
attenzione indicati nella tabella 2.

Tabella 2
Valori di attenzione
0,1 MHz < f < 300 GHz

Intensit di

Intensit di campo

campo elettrico

magnetico

E (V/m)

H (A/m)

0,016

Densit di potenza
D (W/m2)
0,10 (3 MHz 300 GHz)

I valori delle tabelle 1 e 2 devono essere mediati su unarea equivalente alla sezione verticale del corpo
umano e su qualsiasi intervallo di sei minuti.

Ai fini della progressiva minimizzazione della esposizione ai campi elettromagnetici, i valori di


immissione dei campi oggetto, calcolati o misurati all'aperto nelle aree intensamente frequentate, non
devono superare i valori indicati nella tabella 3. Detti valori devono essere mediati su un'area
equivalente alla sezione verticale del corpo umano e su qualsiasi intervallo di sei minuti.

331

Tabella 3

Intensit di

Intensit di campo

campo elettrico

magnetico

E (V/m)

H (A/m)

0,016

Obiettivi di qualit
0,1 MHz < f < 300 GHz

Densit di potenza
D (W/m2)
0,10 (3 MHz 300 GHz)

Misure di campi elettromagnetici nella gamma di frequenze da 0 Hz a 10 kHz.


Per effettuare le misure di campi magnetici entro la gamma di frequenza da 0 a 10 kHz vengono utilizzati
diversi misuratori. Tra gli strumenti rilevanti i campi magnetici i pi utilizzati sono:

il misuratore a bobina

la sonda a bobina con ellissoide di materiale ferromagnetico

Gli strumenti pi utilizzati rilevanti campi elettrici sono i seguenti:

il misuratore a sonda libera:

332

il misuratore a riferimento di terra:

il misuratore elettro-ottico di campo elettrico (Mach-Zehnder):

Le prime due tipologie di misuratori di campi elettrici, a sonda libera e a riferimento di terra, sfruttano
leffetto capacitivo che si sviluppa sulla loro struttura, opportunamente realizzata, al fine dellottenimento
della misura del campo elettrico cercato. Il misuratore elettro-ottico di campo elettrico, invece, sfrutta la
variazione dellindice di rifrazione del cristallo contenuto allinterno dello strumento per la valutazione del
campo: una luce polarizzata, di intensit costante, trasmessa attraverso una fibra ottica al cristallo, viene da
esso modulata in ampiezza proporzionalmente al campo elettrico (responsabile della rifrazione del cristallo)
333

entro il quale immerso il misuratore; la misura dellampiezza del segnale modulato restituisce, dunque, il
campo elettrico cercato.
Misure di campi elettrici nella gamma di frequenze da 10 kHz a 300 GHz.
Le antenne pi usate sono di tre tipi:

dipoli corti per la misura del campo elettrico;

piccole spire per la misura di campo magnetico;

piccole spire per la misura contemporanea di campo magnetico ed elettrico.

Le dimensioni del dipolo o delle spire devono essere piccole rispetto alla lunghezza donda della pi alta
frequenza da misurare allo scopo di ottenere una risposta uniforme in tutto il range di frequenza desiderato.
Strumentazione di misura.
La strumentazione di misura pu essere classificata in:

a banda larga, cio si ottiene una misura semplice ed immediata necessaria per valutare i limiti
imposti dalla legge;

a banda stretta, cio si ottiene una misura complessa ma che consente di ottenere lo spettro di
frequenza.

Gli strumenti a banda larga sono costituiti da:

un sensore di campo elettrico o magnetico;

trasduttore di campo in segnale elettrico proporzionale a E 2 o H2;

cavo di collegamento (ad alta impedenza, a fibra ottica);

unit di misura e registrazione.

Gli strumenti a banda stretta sono costituiti da:

antenna con supporto;

cavo di collegamento (ad alta impedenza, a fibra ottica);

unit di misura e processamento.

1.54.1

Sonde di misura.

Le sonde di misura sono molto utili in quanto:

sono di piccole dimensioni, tali da non disturbare il campo;

non necessitano di cavi di collegamento che potrebbero comportarsi come unantenna;

sono sensibili ad una sola grandezza, campo elettrico o magnetico.

Le tipologie si sonde pi diffuse sono:

a diodo;

bolometrico (utilizzo di termistore per misurare linnalzamento della temperatura), poco usato perch
sensibile alle variazioni della temperatura ambiente;
334

a termocoppia (limitato a misure di piccoli campi).

1.54.2

Sensori.

I sensori si classificano in:

isotropici ;

non isotropici.

I sensori isotropici sono costituiti da diodi multipli collegati a dipoli dantenna ortogonali fra di loro come
indicato in figura.

I sensori a diodo hanno le seguenti caratteristiche:

risposta quadratica per piccoli segnali;

risposta lineare per segnali medi;

saturazione per segnali elevati;

rottura delle giunzioni per segnali estremamente elevati (anche se il sensore non collegato).

Conclusioni.
Le misure e prove di immunit ed emissione rivestono un ruolo importante:

nella verifica di conformit di apparecchi ai requisiti della direttiva EMC;

nello studio e valutazione di prototipi;

nella fase di ingegnerizzazione;

nelle diverse fasi di produzione;

Lesigenza di riproducibilit dei risultati richiede particolare attenzione

nellambiente di prova;

nelle modalit di prova;

nella scelta e uso della strumentazione;


335

negli allestimenti di prova;

che devono rispettare le caratteristiche indicate nelle norme base di riferimento.

336

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387

APPROFONDIMENTI - PROVE SUI TRASFORMATORI.


Generalit.
La norma CEI 14-4 che riguarda le prove sui trasformatori di potenza risale al 1989 prevede:

oggetto e scopo (come tutte le norme);

strumenti di misura da utilizzare; in particolare precisa che la strumentazione deve avere classe
almeno 0,5 o migliore, quindi potr avere un indice di classe 0,2, ad esempio;

di utilizzare la strumentazione oltre 1/3 della scala;

un paragrafo relativo alla misura della resistenza degli avvolgimenti di cui abbiamo visto per tutte le
macchine come si esegue. In particolare viene indicato il metodo volt amperometrico oppure i
metodi di ponte, che sono metodi generali. Si usa il metodo a corta derivazione dove il voltmetro
viene inserito allinterno delle connessioni, in modo da non misurare le resistenze di contatto. Si
applica una corrente che 1/10 di quella nominale cosi a avere il salto di temperatura di 1/100 di
quella a regime. Si usano resistenze zavorre e si effettua la misura con correnti stabilizzate;

come prescrizione sulla tensione di alimentazione viene detto che la forma donda deve essere
sinusoidale; per si riconosce che, a causa delleffetto distorcente dei TR ci non possibile e quindi
si fa riferimento al residuo armonico in percento e stabilisce che deve essere inferiore al 5%. Il
residuo in % la radice quadrata della somma quadratica di tutte le armoniche; esclusa la 1 a, riferita
al valore efficace. Se ci verificato la forma donda con buona approssimazione, secondo la norma,
si pu considerare sinusoidale;

la misura del rapporto di trasformazione;

verifica della polarit dei collegamenti;

verifica del diagramma vettoriale nel caso di trasformatore non classificabile mediante indice orario,
che saltiamo;

misura della tensione di c.to - c.to;

misura dellimpedenza di c.to - c.to;

riporto dei risultati ai dati di riferimento nominali;

riporto dei risultati alla temperatura di riferimento;

misura delle perdite e della corrente a vuoto;

misura dellimpedenza omopolare;

prova di riscaldamento.

Pertanto se dobbiamo eseguire delle prove sui trasformatori dobbiamo prendere come riferimento questa
norma, inoltre esiste la guida CEI 14, e le guide come ad esempio la guida Schneider allo scopo di rendere pi
facile lapproccio ai differenti tipi di prova richieste dalle norme.

388

Misura del rapporto di trasformazione a vuoto e verifica della polarit.


Esistono diversi metodi per risalire al rapporto di trasformazione a vuoto, distinguendo i casi in cui il
trasformatore monofase o trifase.
In entrambi i casi le norme impongono di utilizzare strumenti di classe 0,5 e che la tensione di alimentazione
sia sinusoidale con residuo armonico in percento delle prime sette armoniche che deve essere inferiore al 5%.
Il residuo in % la radice quadrata della somma quadratica; esclusa la 1armonica, riferita al valore efficace.
La classe dei trasformatori di misura inoltre deve essere almeno pari a 0,2.
Nel caso di alimentazione trifase necessario che il sistema delle tensioni di alimentazione sia simmetrico
con Vi/Vd < 5% (avendo indicato con Vi e Vd rispettivamente il componente inverso e diretto di tensione).
Per la verifica di questultima relazione esiste un abbaco in cui tracciato un ellisse e avente come asse x il

rapporto

V2
V3
e come asse y il rapporto
V1
V1

Se il punto descrittivo dellalimentazione utilizzata giace allinterno dellellisse, allora verificata la relazione
Vi/Vd< 5%.

1.57.1

Metodo voltmetrico per la determinazione del rapporto di trasformazione.

La prova viene effettuata alimentando a tensione nominale il trasformatore e misurando la corrispondente


tensione secondaria.
Poich la prova prevede che il trasformatore debba funzionare a vuoto (perch il rapporto di trasformazione
definito a vuoto), il voltmetro al secondario deve essere ad assorbimento nullo o quanto pi piccolo possibile.
Quindi gli strumenti pi idonei che si possono utilizzare sono o i voltmetri elettrostatici (oggi poco usati) o
quelli elettronici che sono a bassissimo consumo.
389

Per evitare di effettuare misure di tensioni elevate, per esempio per trasformatori AAT/AT, tramite lausilio di
trasformatori voltmetrici le norme consentono di eseguire la prova a tensione ridotta poich non specificano il
valore della tensione di prova.
Verifica della polarit per trasformatori monofasi.

1.58.1

Metodo a corrente alternata.

Nel caso di trasformatore monofase bisogna verificare la polarit degli avvolgimenti attraverso il seguente
schema elettrico:

Dallanalisi della figura riportata sopra risulta che lavvolgimento primario in serie con il corrispondente
secondario e che il voltmetro misura la tensione ai capi dellintero partitore. Se lindicazione fornita dal
voltmetro inferiore a V1 V2 allora le polarit dei due avvolgimenti sono discordi, altrimenti sono
concordi: polarit additiva (sottrattiva), (si ricordi che la tensione indotta al secondario proporzionale a

d
).
dt

1.58.2

Metodo a corrente continua.

Nel caso in cui via sia una notevole differenza fra tensione primaria e secondaria possibile che con il metodo
precedentemente utilizzato la risoluzione del voltmetro utilizzato non sia in grado di rilevare la differenza

V1 V2 (lettura nel caso di avvolgimenti con polarit discorde).


In questo caso per la verifica della polarit si alimenta lavvolgimento primario con un gradino di tensione in
c.c. da cui scaturisce un impulso di tensione al secondario proporzionale a

d
(che scaturisce
dt

dallapplicazione del gradino di tensione).


Se limpulso di tensione misurato a secondario discorde alla polarit della tensione continua applicata al
primario allora i due avvolgimenti hanno polarit concorde, altrimenti discorde.

390

Determinazione dellindice orario e del rapporto di trasformazione.


Nel caso di trasformatore trifase il rapporto di trasformazione un numero complesso poich bisogna tenere
conto dellindice orario.
Cio

V1
K e ji
V2

avendo indicato con i lindice orario di appartenenza.


Il modulo del rapporto di trasformazione si pu ottenere facilmente facendo il rapporto tra la media di tre
letture per ogni fase fatte a primario e di tre letture per ogni fase fatte a secondario.
Si ricorda che lindice orario quel numero intero che moltiplicato per 30 fornisce langolo in gradi di cui
bisogna ruotare, in senso antiorario, la terna delle tensioni concatenate dellavvolgimento primario per
sovrapporla a quella delle tensioni concatenate primarie.
Vediamo alcuni metodi per determinare il rapporto di trasformazione e la polarit per trasformatore monofase,
il rapporto di trasformazione lindice orario per trasformatore trifase.

1.59.1

Metodo di proiezione.

Tramite questo metodo si misura contemporaneamente sia il rapporto di trasformazione sia lindice orario.
Tale metodo prevede lutilizzo di un elettrodinamometro utilizzato come rilevatore di zero e due voltmetri uno
posto al primario ed uno al secondario.
Lo schema elettrico di misura rappresentato nella seguente figura:

Lelettrodinamometro uno strumento elettrodinamico la cui coppia motrice dellindice dello strumento
proporzionale al prodotto scalare I m I f (avendo indicato con Im la corrente della bobina mobile e con If la
corrente che interessa la bobina fissa).
Tale strumento viene utilizzato come rilevatore di zero.
Tuttavia lindice segna zero per due distinti motivi:
1) una delle due correnti nulla;
2) le due correnti sono in quadratura.
Le correnti sulle due bobine vengono rese in fase con le tensioni rispettivamente applicate mettendo un
circuito di rifasamento in serie nei due circuiti.
391

Si evince che If in fase con la tensione V 1, mentre Im in fase con la differenza di tensione tra A e 2B; il
potenziale di A in fase con V 1, ed un'aliquota di V1 perch si in presenza di un potenziometro con
resistori di precisione per corrente alternata (la somma sempre R).
Si pu variare la resistenza prelevando una tensione che si confronta con V 2.
Vale la relazione seguente:

V0 A

V1
r
R

Tra i punti 2B e 2A sussiste la differenza di potenziale V 2, sul ramo della bobina mobile si ha la differenza tra
la tensione al morsetto A e la tensione al morsetto 2B.
Il diagramma fasoriale nella figura di seguito riportata rappresenta le grandezze dinteresse.

in cui:

la tensione V1 del primario posta sullasse delle ordinate e sfasata di un angolo generico (non si a
conoscenza del gruppo di appartenenza);

il fasore VAO in fase con V1 ma di modulo minore;

la corrente Im in fase con la differenza fasoriale tra 2B e A quindi tra V AO e V2;

la corrente If in fase con la tensione V1.

Se la tensione VOA risulta maggiore o minore della proiezione di V2 sullasse delle ordinate, la Im non risulta in
quadratura con If, e quindi la condizione di quadratura fra Im ed If si ottiene tramite la regolazione di V OA a
mezzo del potenziometro.
Non appena si ottiene la condizione di quadratura, cio quando la Im perpendicolare con If, rilevata tramite
lelettrodinamometro, vale la relazione seguente:

VOA V2 cos
e poich vale anche VOA
il rapporto

V1
r
R

V1
A
R

= a
V2 cos cos
r

Per determinare il gruppo di appartenenza si applica tre volte il metodo appena illustrato fra una stessa fase
dellavvolgimento primario, assunta come riferimento, e a turno le tre fasi dellavvolgimento secondario. Si
392

ottengono cos tre valori del rapporto a, relativo alle tre condizioni di quadratura determinate, e in base alla
successione dei valori ricavati si determina lindice orario di appartenenza e il rapporto di trasformazione. La
norma indica come variano le sequenze che costituiscono le colonne relative ai gruppi di appartenenza. Noto
il gruppo si determina cos e quindi il rapporto di trasformazione A.
ESEMPIO:
In figura si ha la rappresentazione fasoriale della grandezza di uscita V 2 e di quella dingresso V 1,
corrispondente, di un Trasformatore appartenente al gruppo 1:
V1

V2

30

a
V1

V1

V2 cos

V1
V2

3
2

V1 2
2

A
V2 3
3

Im

Mantenendo fissa la fase dellavvolgimento primario e

VrApplicata

corrente

considerando

alla bobina

sulla bobina

secondario si ottiene il seguente diagramma:

mobile

mobile
= 150

la

seconda

fase

dellavvolgimento

In questo caso per ottenere la condizione di quadratura si


Im

deve invertire la V2, e di questo se ne tiene conto nel

Per Vr = 0
V2

applicata

sulla
mobile

bobina

segno: a

2
3

A . Se non si inverte la tensione V2

applicata alla bobina mobile non si riesce ad azzerare


lelettro-dinamometro. Come si vede dalla figura,

comunque si regoli la tensione Vr, non si riesce mai ad avere Im ortogonale alla If.
Pertanto, quando durante la misura ci si accorge che non si riesce ad azzerare lelettrodinamometro si
antepone il segno al risultato e per fare la misura sinverte V2.
Per la terza fase risulta V2 in ritardo di 90 rispetto a V1 quindi la condizione di quadratura non si pu ottenere
nemmeno invertendo V2. In questo caso la corrente si deve rendere nulla e quindi a=.
Si noti che i potenziometri vengono definiti a corrente costante proprio perch la r inserita il complementare

di R-r e quindi

V1
costante .
r
393

Il ramo RC presente nel circuito di misura necessario per evitare lerrore di falso zero.
Per trasformatori con cos unitario, cio =0, i fasori V1 e V2 sono in fase e allora lelettrodinamometro segna
zero nulla la differenza VOA e quindi Im.
Se il trasformatore di gruppo zero (cos=1), il rapporto di trasformazione dalla relazione

V1
segue che
V2 cos

V1
K . Gli indici orari possibili di un trasformatore trifase vengono
V2

classificati dalle norme in opportune tabelle. Quelli di riferimento sono: 0, 11, 6 e 5.


La targa di un trasformatore riporta tre indicazioni:
1) la prima lettera che maiuscola, descrive il tipo di avvolgimento a tensione pi alta;
2) la seconda lettera che minuscola, descrive il tipo di avvolgimento a tensione pi bassa;
3) la terza un numero i che indica lindice orario.

1.59.2

Metodo dei voltmetri.

Tale metodo che permette la verifica dellindice orario, prevede il collegamento di un morsetto
dellavvolgimento primario con il corrispondente morsetto dellavvolgimento secondario.
Misurando tutte le possibili differenze di potenziale esistenti fra i morsetti liberi e dalla verifica di determinate
relazioni di disuguaglianza si risale allindice orario e al rapporto di trasformazione.
Facendo misure in c.c. si pu pure ricavare lindice orario.

1.59.3

Metodo per confronto.

Anche questo un metodo di verifica che prevede lutilizzo di due trasformatori identici di cui di uno sia noto
con certezza il rapporto di trasformazione.

1.59.4

Metodo potenziometrico.

Altro metodo che le norme suggeriscono per determinare il rapporto di trasformazione quello
potenziometrico. preferibile usare il metodo potenziometrico a coordinate cartesiane.

394

Il circuito di rifasamento serve a rendere resistivo il primario quindi

I1

V1
Re q

in fase con la V1.

Procedendo alla regolazione di M e r si raggiunge la condizione di equilibrio rilevabile dal galvanometro. In


tale condizione, la c.d.t. ai capi dellimpedenza r+jwM pari a V2 e si ha:

V2

V1
r j M
Re q

pertanto riusciamo a ricavare la relazione tra V 2 e V1 sia in modulo che in fase. Quindi con il metodo
potenziometrico a coordinate cartesiane, ( quello pi usato, ma anche quello a coordinate polari anche
utilizzato) siamo in grado di ricavare la relazione tra primario e secondario di un trasformatore in modulo e
fase quindi sia il suo rapporto di trasformazione che il suo gruppo di appartenenza. Questo un altro metodo
che nella guida delle norme troviamo riportato.

1.59.5

Tolleranze nei rapporti di trasformazione.

Le norme consentono una tolleranza sul rapporto di trasformazione rispetto al valore dichiarato dal costruttore
di un valore pari al pi piccolo dei seguenti margini:

0,5 % K dichiarato ;

0,1 di VCC%.

Quindi anche se le norme consentono lutilizzo di strumenti di classe 0,5, la misura deve essere molto pi
precisa altrimenti le incertezze di misura introducono delle fasce dincertezza che superano la fascia di
tolleranza da rispettare.
In certi casi necessario utilizzare il metodo potenziometrico a coordinate cartesiane o quello di proiezione
che sono pi precisi dei metodi voltmetrici, oppure si utilizzano dei voltmetri di precisione classe 0,1 .
395

Prova in cortocircuito.

1.60.1

Scopo.

Lo scopo di tale prova la misura della potenza di corto circuito e della tensione di corto circuito.
La potenza di cortocircuito la potenza attiva assorbita, alla frequenza nominale ed alla temperatura di
riferimento, quando la corrente nominale attraversa i terminali di linea di uno degli avvolgimenti con i
terminali dell'altro chiusi in corto-circuito.
Qualora si abbia la presenza di altri avvolgimenti (eventuale terziario) i loro terminali devono risultare aperti.
Questa potenza misurata spesso corrisponde alle perdite in cortocircuito (perdite Joule + perdite addizionali).
La tensione di corto-circuito la tensione, a frequenza nominale, che necessario applicare fra i terminali di
linea di un avvolgimento per farvi circolare la corrente nominale quando i terminali dell'altro avvolgimento
sono chiusi in corto-circuito.
Si alimenta dal lato A.T in modo da avere piccole correnti al primario.

1.60.2

Modalit di prova.

Le misure devono essere eseguite rapidamente e gli intervalli fra di esse devono essere abbastanza lunghi, tali
da garantire che il riscaldamento non produca errori significativi visto che le misure vanno riferite alla
temperatura ambiente.
La differenza di temperatura fra la parte superiore e inferiore dell'olio deve essere abbastanza esigua da
permettere di determinare la temperatura media con la precisione richiesta.
I valori misurati delle perdite a carico devono essere corretti moltiplicandoli per il quadrato del rapporto fra
corrente nominale (presa principale) o corrente di presa, e corrente di prova.
Per un trasformatore con un avvolgimento a prese, la cui estensione sia superiore al 5%, l'impedenza di cortocircuito deve essere misurata sulla presa principale e sulle due prese esterne.
Le norme prescrivono che in questa prova il residuo armonico in percento delle prime sette armoniche sia

inferiore al 5%,

Vi
5% e che la frequenza della tensione di alimentazione sia entro una banda dell1%
Vd

attorno alla frequenza nominale.


Lo schema elettrico di misura il seguente:

396

Dallanalisi della figura si evince che sono presenti tre amperometri, tre voltmetri e tre wattmetri inseriti tra
una fase e il centro stella del trasformatore.
La prova viene eseguita alimentando lavvolgimento a tensione nominale pi alta a frequenza nominale (50
Hz) con una tensione tale da far circolare una corrente di valore vicino a quello nominale, dopo aver posto in
corto-circuito l'avvolgimento BT. Cos facendo viene effettuata la misura di corrente nel lato in cui le correnti
di fase assumono lentit minore.
Le perdite in corto-circuito possono essere misurate anche con un multimetro che realizza un circuito di
misura corrispondente all'inserzione di 3 wattmetri.
Vengono misurate inoltre la corrente di ogni singola fase e la terna di tensioni concatenate.

1.60.3

Elaborazione dei risultati.

La tensione di corto-circuito % data da:

Vcc %

Vcc
100
Vn

Siccome sono disposti tre amperometri sulle tre fasi del trasformatore improbabile che le tre letture siano
uguali, sia per le tolleranze costruttive degli strumenti, sia per lo squilibrio presentato dalle tre impedenze di
fase della macchina. Quindi non appena i tre amperometri segnano un valore prossimo alla corrente nominale
IN la prova viene interrotta e supponendo un legame lineare fra la tensione di cortocircuito V cc e la corrente di
prova si diagramma Vcc in funzione di I.
A causa di eventuali dissimmetrie non detto che se su di una fase si misura la corrente nominale, questa
circoli anche sulle altre fasi. Bisogna allora fare diverse misure attorno al valore di corrente nominale in modo
da fare uninterpolazione. Si fanno quindi pi rilievi per ciascuno dei quali si misura la corrente sulle tre fasi

facendone poi la media

I cc
i

Ii
3

. Si misurano anche le potenze per poi fare la media

Pcc
i

Pi
3

. Si

far quindi uninterpolazione e in corrispondenza della corrente nominale andremo a calcolare la tensione di

397

corto circuito ( Vcc


1

Vi
3

) e, lo stesso, la potenza di corto circuito. Questa misura viene fatta alla

temperatura di macchina; se la macchina stata nellambiente un certo numero di ore (almeno un giorno),
come temperatura di macchina pu essere assunta la temperatura ambiente. Questo un dato importante in
quanto sia la Vcc che la Pcc sono funzioni della resistenza e quindi funzioni della temperatura. Le norme
dicono di riportare i risultati alla temperatura convenzionale di 75C.
In realt sullasse delle ascisse si riportano i valori medi della corrente di prova ottenuti nella serie di misure
effettuate.
In corrispondenza del valore di corrente nominale (ricavato dai dati di targa della macchina) si interpola
risalendo al valore di tensione di cortocircuito che si avrebbe se in tutti e tre gli avvolgimenti circolasse la I N.

Anche per la determinazione della potenza di cortocircuito P cc si diagramma landamento della potenza
assorbita in funzione (quadratica) della corrente di prova ricavando, per interpolazione, il valore che si
avrebbe in corrispondenza di IN.
La prova di cortocircuito deve essere eseguita rapidamente, e tra un rilievo e laltro si attende circa dieci
minuti in modo da garantire il raffreddamento della macchina cosicch sia lecito ritenere la temperatura
ambiente temperatura di riferimento per il riporto delle misure.
I valori di Pcc e Vcc devono essere riportati alla temperatura massima di funzionamento (75C) della macchina
corrispondente al funzionamento nominale (dipendente dalla classe disolamento).
La tensione di cortocircuito pu essere scomposta in due componenti: una induttiva VCC x indipendente dalla
temperatura ed una resistiva

Vrn

dipendente dalla temperatura.

La componente induttiva pu essere ricavata dalla conoscenza della tensione di cortocircuito


sua componente resistiva

VCC1 e della

Vr1 , entrambe a temperatura ambiente 1 .

Vr
1

Pcc
3I cc
1

398

e quindi:

V V V V
2

CC1

CCx

r1

CC1

Pcc1

3I cc

La tensione di cortocircuito VCCn riportata a temperatura nominale viene ricavata dalla relazione seguente:

V V V V
2

CCn

avendo indicato con

CCx

Pccn

rn

CC1

Pcc1


3I cc

Pcc

3I cc

la potenza di cortocircuito riportata al valore di temperatura nominale.

La tolleranza ammessa sulla tensione di cortocircuito pari al 10%.


Considerando lespressione della Pcc si ha:

Pcc Pj Pfe Padd


in cui:

Pj

Pfe sono le perdite nel ferro (trascurabili per la piccola tensione di alimentazione);

Padd

sono le perdite per effetto Joule nel rame primario;

sono le perdite addizionali nel rame (quelle addizionali nel ferro non vengono

considerate poich visto il valore modesto della tensione di alimentazione il flusso principale
esiguo). Queste perdite sono dovute al fatto che nel rame si possono avere delle correnti trasversali
(parassite) dovute proprio al flusso che interessa i conduttori degli avvolgimenti. Tale problema
maggiore negli avvolgimenti di sezione notevole si pensi che ci sono macchine con conduttori che
presentano sezioni elevate (in quanto devono sopportare correnti elevate) i cui diametri cio possono
essere anche dellordine dei centimetri. La presenza di una corrente variabile produce, quindi, una
distorsione, per effetto dei campi della distribuzione della corrente che si manifesta con un aumento
di resistenza. Tali correnti sono dette trasversali perch sono su di un piano ortogonale al verso della
corrente. Si osservi che se misuriamo in continua la resistenza R r degli avvolgimenti, questa tiene
conto solo delle perdite nel rame dovute alla corrente longitudinale. In corrente alternata la variazione
del flusso produce delle correnti parassite che oltre che nei conduttori circolano anche, ad es. nei
morsetti e in tutte le parti metalliche dando luogo anche l a perdite. Tutte queste perdite, dovute alla
corrente le chiamiamo addizionali distinguendole da quelle del rame dovute alla sola corrente
longitudinale ed alla resistenza misurata in continua. Quindi nella potenza misurata in corto circuito
dobbiamo individuare questi due contributi, cio le perdite nel rame e le perdite addizionali, in quanto
si comportano in maniera diversa con la temperatura. Mentre le perdite nel rame aumentano con la
temperatura poich aumenta la resistenza e la corrente fissata, le perdite addizionali sono tanto pi
piccole quanto pi elevata la resistenza che incontrano le correnti parassite: perch aumentando la
399

temperatura tale resistenza aumenta, la corrente diminuisce le perdite addizionali variano con
legge inversamente proporzionale alla temperatura.
Il termine Pj crescente allaumentare della temperatura mentre il termine Padd inversamente
proporzionale alla temperatura. Infatti al crescere della temperatura aumenta la resistenza incontrata
dai filetti di corrente indotti attorno al flusso di corrente principale e quindi la rispettiva perdita di
potenza proporzionale a

e2
diminuisce.
R

Le perdite per effetto Joule valgono:

Pj 3 Rrif I cc2 3 R amb I cc2

234,5 rif

234,5 amb

essendo:

R rif

R amb il valore della resistenza dellavvolgimento misurato a temperatura ambiente;

234,5 rif
k
234,5 amb

il valore della resistenza dellavvolgimento valutato alla temperatura massima di riferimento;

il fattore di riporto nellipotesi che i conduttori siano di rame.

Il valore delle perdite addizionali alla temperatura ambiente si ottengono tramite la seguente relazione:

Padd amb Pcc amb 3 Ramb I cc2


per ottenere il valore delle Padd alla temperatura massima di esercizio necessario dividere per il
coefficiente di riporto quindi:

Padd rif

Padd amb
k

Cosicch le perdite di cortocircuito alla temperatura di riferimento valgono:

P
Pcc rif Pj k Pfe add
k

La tolleranza ammessa sulla dichiarazione della

1.60.4

del 15% V

Pcc rif

ccn .

Riporto con prova a frequenza diversa. [non studiare]

Esiste una procedura per ottenere direttamente la potenza dipendente dalla temperatura misurata nella prova
di cortocircuito riportata alla temperatura di riferimento; tale procedura consiste in una prova a frequenza
diversa dal valore nominale.
Considerando che le perdite misurate nella prova in cortocircuito dipendono dalla frequenza della tensione di
alimentazione si ha:
400

Pcc Padd Pcu Padd

Pcu

f n

in cui fn la frequenza nominale ed f la frequenza di prova.


Si nota che solo le perdite addizionali nel rame dipendono dalla frequenza.
Ponendo

f 1

fn k

indicando con k il coefficiente di riporto termico la potenza di cortocircuito ad una data

frequenza f vale:

1
1
1

Pcc f Padd f n 2 Pcu Padd f n k Pcu


k
k
k

e poich in base allultima il termine tra parentesi indica proprio il valore della potenza di cortocircuito
riportata a temperatura nominale possibile affermare che:

Pcc n Pcc f k .
Cosicch, se si effettua la prova in cortocircuito di un trasformatore con una tensione di alimentazione avente
una frequenza diversa da quella nominale, possibile risalire direttamente al valore di potenza di cortocircuito
a temperatura nominale.

1.60.5

Tolleranze ammissibili per le perdite in cortocircuito di un trasformatore.

La tolleranza :

Pcc % 15% .
Vcc % 10%
Quindi se misuriamo, rispetto a quello contrattuale, un valore entro il +15%, il trasformatore si pu accettare.
evidente che non una tolleranza espressa in 15% in quanto se misuriamo una P o inferiore del 15% di
quella di targa il trasformatore ha delle perdite che sono al di sotto di quelle di targa.
Prova a vuoto.

1.61.1

Scopo.

La procedura della misura descritta nelle Norme CEI 14-4 edizione 1983. Tutti i valori misurati durante
questa prova sono riferiti alla presa principale, con il trasformatore inizialmente alla temperatura ambiente,
salvo diverse indicazioni contrattuali.
Questa prova ha lo scopo di :

identificare il valore delle perdite a vuoto e della corrente a vuoto del trasformatore;

verificare che queste caratteristiche corrispondano ai valori contrattuali e/o delle Norme in vigore.

401

Le perdite a vuoto sono la potenza attiva assorbita quando applicata la tensione nominale alla frequenza
nominale ai terminali di uno degli avvolgimenti.
La corrente a vuoto il valore efficace della corrente necessaria alla magnetizzazione del circuito magnetico.

1.61.2

Modalit di prova.

Le perdite a vuoto e la corrente a vuoto devono essere misurate su uno degli avvolgimenti, alla frequenza
nominale e ad una tensione pari alla tensione nominale se la prova effettuata sulla presa principale, o pari
alla appropriata tensione di presa se la prova effettuata su un'altra presa. Lo schema elettrico di misura
riportato in figura:

Viene alimentato l'avvolgimento a tensione pi bassa con tensione e frequenza nominale mantenendo aperti i
terminali dell'avvolgimento a tensione pi alta.
Le perdite a vuoto sono misurate con un multimetro che realizza un circuito di misura corrispondente
all'inserzione di 3 wattmetri. Vengono misurate inoltre la corrente di ogni singola fase e la terna di tensioni
concatenate.
Vengono eseguite pi prove con una tensione di alimentazione allincirca uguale a quella nominale, e per ogni
prova si esegue una media delle letture dei tre wattmetri.
Successivamente si diagrammano gli andamenti della corrente a vuoto e della potenza a vuoto in funzione
della tensione e si ricavano per interpolazione i valori di I 0 e P0 corrispondenti alla tensione nominale VN
( come gi descritto per la prova in cortocircuito).

Le perdite di potenza dipendono dalleventuale presenza di armoniche nella tensione di alimentazione ed in


particolare a sistemi di tensioni con lo stesso contenuto armonico (THD) ma forme donda diverse
corrispondono perdite di potenza diverse.
402

Allora per uniformare le misure, la tensione di alimentazione dovr avere un fattore di forma( raporto tra
valore efficace e valore medio) pari a 1,11 con una tolleranza del 10%.
Le perdite di potenza misurate nella prova a vuoto si considerano indipendenti dalla temperatura.

1.61.3

Tolleranze ammissibili per le perdite a vuoto di un trasformatore.

La tolleranza ammessa :

P0 < + 15% P0 n ,

I0 < + 30% I 0 n

1.61.4

Tolleranze ammissibili in un trasformatore.

(P0+Pcc ) < + 10% P0 n Pccn

Misura dellimpedenza alla sequenza zero.


La misura dellimpedenza alla sequenza zero consente di determinare limpedenza alla sequenza omopolare
Zoo, utile per il corretto dimensionamento del sistema elettrico.
Infatti in presenza di un c.to c.to dissimmetrico sulla linea a valle del trasformatore, si creano delle tensioni
omopolari che danno luogo a correnti omopolari circolanti sul trasformatore stesso.
Per il calcolo della corrente di cortocircuito monofase per guasto a valle del trasformatore necessario
conoscere il collegamento degli avvolgimenti del trasformatore e il valore dellimpedenza omopolare. La
misura va fatta solo su trasformatori che hanno un centro stella accessibile poich altrimenti non possibile
applicare la tensione omopolare di misura e conseguentemente limpedenza omopolare che ne risulta
infinita.
Lo schema elettrico di misura il seguente:

Quindi si alimenta con una tensione unica lavvolgimento primario con gli altri avvolgimenti a vuoto (o posti
in cortocircuito, eventuale terziario) e si misura la corrente che circola sulla linea di alimentazione.
Poich stata applicata la stessa tensione sulle tre fasi ( E10 , E20 , E30 ) si ipotizza che la corrente si
distribuisca in maniera equa sulle tre fasi e quindi la corrente misurata tramite lamperometro pari a tre volte
la corrente sulla singola fase.
403

Limpedenza omopolare a vuoto sar data da:

Z 00 3

E0
I0

Quanto detto vale per trasformatori a tre avvolgimenti mentre per trasformatori a pi avvolgimenti le norme
danno indicazioni su come effettuare la prova.
Il valore assunto dallimpedenza omopolare dipende dalla struttura magnetica del trasformatore.
a) Se il trasformatore a flussi liberi (cio a cinque gambe), del tipo a stella con neutro al primario e
stella senza neutro al secondario, il flusso omopolare pu circolare liberamente sulle colonne laterali.
Limpedenza omopolare primaria Z010 pari allimpedenza a vuoto Z0 ed pari alla Z012 . Limpedenza
omopolare secondaria Z020 infinita.
b) Se il TR a flussi vincolati (cio a tre gambe), del tipo a stella con neutro al primario e stella senza
neutro al secondario, il flusso omopolare non pu circolare liberamente sulle colonne laterali ma si
pu chiudere solo in aria o nel cassone esterno. In questo caso, la riluttanza del circuito magnetico
sar maggiore, (visto che si svolge in aria) rispetto al caso precedente per cui, a parit di amperspire
NI se la riluttanza maggiore il flusso minore. Quindi linduttanza omopolare L 0 minore, e di
conseguenza anche Z010 minore rispetto a quella a vuoto Z 0. La Z010 non coincide con limpedenza
Zcc perch nella prova in cortocircuito le linee di forza del campo magnetico relative al flusso
disperso, sono pi brevi rispetto a quelle del flusso omopolare. Allora la Z 010 sar complessivamente
compresa tra Zcc e Z0. Limpedenza omopolare primaria Z010 molto minore dellimpedenza misurata
a vuoto e al pi assume un valore pari allimpedenza di cortocircuito . Limpedenza omopolare
secondaria Z020 infinita.
c) Se il trasformatore a flussi liberi (cio a cinque gambe), del tipo a stella con neutro al primario e
stella con neutro al secondario, il comportamento analogo a quello che si ha nel caso a) ma si
avranno Z010 e Z020 finite e Z012 = Z021.
d) Se il trasformatore a flussi vincolati (cio a tre gambe), del tipo a stella con neutro al primario e
stella con neutro al secondario, il comportamento analogo a quello che si ha nel caso b) ma si
avranno Z010 e Z020 finite e Z012 = Z021.
e) Se il trasformatore del tipo stella con neutro accessibile al primario e a triangolo al secondario , le
correnti omopolari possono circolare sul triangolo che costituisce un c.toc.to per la corrente di
sequenza omopolare, allora si pu certamente affermare che Z 010= Zcc =Z012 (e ha carattere di
impedenza di dispersione perch il suo valore non dipende dalla struttura del circuito magnetico) e
Z020 infinita.
Per le casistiche c) e d) in via approssimativa si puo adottare una rete equivalente con unimpedenza
longitudinale pari allimpedenza Zcc .
Per i casi a),b),c),d) le impedenze omopolari Z 010 e Z020 hanno il carattere di impedenze di magnetizzazione
perch dipendenti dalla struttura del circuito magnetico (a flussi liberi o vincolati).
404

Prove di riscaldamento.

1.63.1

Generalit.

Le norme forniscono i valori di sovratemperatura specifici per ogni tipo di trasformatore, in funzione
dellisolamento e del sistema di raffreddamento utilizzato.
In particolare per trasformatori isolati in olio si hanno le seguenti sovratemperatura massime:

sovratemperatura dellolio nella parte alta del trasformatore pari a 60 K;

sovratemperatura media degli avvolgimenti N pari a


-

65 K per trasformatori ON o OF;

70 K per trasformatori OD1.

Per ottenere unomogeneit della temperatura degli avvolgimenti e dellolio della macchina elettrica in esame,
essa deve essere posta nellambiente di prova circa 24 ore prima di effettuare le misure previste.
La temperatura di riferimento, cio la temperatura ambiente, deve essere misurata opportunamente e ad
intervalli regolari tramite termometri in differenti punti attorno al trasformatore a circa met altezza e ad una
distanza compresa fra 1 e 2 m.
In particolare per trasformatori in olio necessario utilizzare termometri posti allinterno di pozzetti dolio in
modo che leffetto di una variazione di temperatura ambiente incontri la stessa inerzia termica incontrata
allinterno dal trasformatore. Le norme forniscono i criteri per il dimensionamento di tali pozzetti.
La temperatura dellolio del trasformatore deve essere misurata con termometri posti in pozzetti dolio situati
nel coperchio e nella parte inferiore.
La sovratemperatura degli avvolgimenti deve essere misurata con il metodo della variazione di resistenza.

1.63.2

Metodo di cortocircuito (o del carico equivalente).

Questo metodo prevede lalimentazione del trasformatore con uno degli avvolgimenti posto in cortocircuito e
quindi la macchina risulta sottoposto alle perdite di potenza totali.
Le misure da effettuare preliminarmente sono :

misura della resistenza degli avvolgimenti a freddo;

misura della temperatura del trasformatore.

Nel caso di trasformatore MT/BT la prova effettuata alimentando lavvolgimento di MT mentre quello a BT
cortocircuitato.
Il trasformatore viene alimentato con una tensione tale da superare la corrente nominale per almeno una notte
in modo che possa raggiungere il regime termico. necessario che la corrente di prova sia superiore a quella
nominale in quanto a tensione ridotta diminuiscono le perdite di potenza nel ferro e quindi per compensare
questo deficit di riscaldamento (che si ha nel funzionamento nominale) si aumentano le perdite di potenza per
effetto Joule.
1

raffreddamento ad olio con circolazione guidata e forzata

405

Successivamente vengono misurate: la temperatura dellolio del trasformatore, e dellaria ambiente, le


correnti di fase e la potenza assorbita con una tolleranza del 20% perch difficile ottenere la potenza
nominale.
La sovratemperatura massima dellolio viene definita come:

Tolio Tolio Tambiente


Se il valore delle perdite P differente da quello delle perdite totali P T allora necessario applicare la
seguente formula di correzione:

Tolio

P
Tolio misurato T
P

in cui

Tolio

Tolio

x = 0,8 per circolazione naturale dellaria;

x=1

la sovratemperatura dellolio corrispondente alle perdite totali;


misurato

la sovratemperatura dellolio corrispondente alla potenza misurata;

per circolazione forzata dellaria.

REGIME NOMINALE
Successivamente si porta la corrente di alimentazione al valore nominale I N mantenendola per almeno unora
e al termine si rilevano i seguenti valori:

corrente e potenza di ogni fase;

temperatura dellolio e dellaria ambiente;

le resistenza a caldo MT e BT dopo linterruzione dellalimentazione (i rilievi delle resistenze


avvengono ogni 30 s per circa 10 minuti) e per estrapolazione si ricava in valore della resistenza
allistante t=0; si applica il metodo del distacco del carico.

Infine possibile determinare le sovratemperatura degli avvolgimenti di MT e BT con la relazione seguente:

Rc

k T0 k Ta 0,8 TOPT TORN


R0

Tavv
in cui:

RC

il valore della resistenza a caldo dellavvolgimento considerato, si pu valutare ad esempio

con il metodo di distacco del carico, con il metodo di estrapolazione o con il metodo di
sovrapposizione;

R0

il valore della resistenza a freddo dellavvolgimento considerato;

T0

il valore della temperatura di riferimento considerata (a cui riportato il valore di R 0);

il coefficiente di temperatura (pari a 234,5C per il rame e 230,0C per lalluminio);

Ta

la temperatura ambiente media (la media fra le letture dei diversi termometri) alla fine del

regime nominale;
406

TOPT

la sovratemperatura dellolio con le perdite totali misurate al pozzetto (per questo ci

servita la prova con le perdite totali);

TORN la sovratemperatura dellolio a regime nominale misurata al pozzetto.

La quantit c k T0 k pari alla temperatura Tavv dellavvolgimento.


R0

La quantit 0,8 TOPT TORN tiene conto dellincremento di sovratemperatura dovuto alle
perdite nel ferro totali che si avrebbero a tensione nominale.

Dal momento che difficile avere la corrente nominale, alla sovratemperatura degli avvolgimenti si applica il
seguente fattore di correzione:

IN

IP

con

IP

la corrente di prova;

il coefficiente correttivo che vale 1,6 per circolazione naturale e forzata non guidata dellolio,

mentre vale 2 se la circolazione dellolio forzata e guidata.

407

Prove di isolamento con tensione applicata, indotta e impulsiva.


Nella guida non aggiunto nulla perch basta quello che riportato nella norma.
Le tensioni di prova dipendono dalla tensione nominale e dal tipo di isolamento (uniforme o non uniforme) v.
tabella seguente.

408

409

410

Lesempio riporta i dati di targa di un trasformatore trifase con 3 avvolgimenti, i dati relativi ad ogni
avvolgimento sono separati dalla sbarra /.
Per il primo avvolgimento la tensione massima U m 245 kV e sono riportati due valori : IA 850 FI 360- IA
250 FI 95, il trattino perch si tratta di avvolgimento con isolamento non uniforme, il terminale lato linea ha
tensione di tenuta ad impulso atmosferico in valore di cresta 850kV e tensione di tenuta a frequenza
411

industriale in valore efficace di 360kV il terminale connesso al centro stella (soggetto a sovratensioni
inferiori) ha tensione di tenuta ad impulso atmosferico in valore di cresta 250kV e tensione di tenuta a
frequenza industriale in valore efficace di 95kV.

1.64.1

Prova dimpulso.

Generalit.
Lo scopo di questa prova di verificare la tenuta alla tensione d'impulso di ogni avvolgimento verso massa, in
rapporto agli altri avvolgimenti e lungo lo stesso avvolgimento sottoposto a prova.
bene evidenziare che in alta frequenza la tensione d'impulso si ripartisce in modo esponenziale lungo
l'avvolgimento in prova, mentre in bassa frequenza (es. 50,60 Hz) essa si ripartisce uniformemente lungo il
medesimo.
Si pu schematizzare questa prova come segue:

Modalit di prova.
L'onda d'impulso applicata ad ogni terminale dell'avvolgimento MT essendo gli altri collegati a massa
attraverso uno shunt cos come l'avvolgimento BT e la cassa.
La prova consiste nell'applicare delle onde d'impulso di polarit negativa (al fine di ridurre i rischi di scarica
esterna casuale nel circuito di prova) caratterizzate dalla forma normalizzata 1,2/50 s .
All'inizio della prova, il trasformatore viene sottoposto ad una tensione d'impulso del 50% del valore
nominale di prova.
Ogni fase subisce rispettivamente un'onda ridotta e tre onde piene al valore nominale della tensione di prova.
412

La calibratura della tensione d'impulso da applicare, viene effettuata per mezzo di uno spinterometro.
Durante ogni onda di prova, mediante un oscilloscopio catodico, vengono registrate simultaneamente, con
velocit di scansione diverse, le seguenti due grandezze elettriche:

tensione applicata;

la corrente primaria risultante dalla propagazione dell'onda d'impulso lungo l'avvolgimento.

Per ragioni pratiche, mediante degli opportuni attenuatori vengono registrati, ad ampiezza costante, gli
oscillogrammi della corrente a tensione piena di prova e di quella a tensione ridotta facilitando cos il
confronto degli oscillogrammi ottenuti.
Il certificato della prova d'impulso comprende la stampa degli oscillogrammi registrati nel corso della prova.
Il confronto fra i vari oscillogrammi permette di concludere se il trasformatore ha superato positivamente
questa prova.
Il guasto pu essere evidenziato nell'oscillogramma dall'aumento dell'ampiezza della corrente e/o da una
deformazione dell'onda di tensione causata da:

cedimento dell'isolamento verso massa;

corto-circuito tra spire.

1.64.2

Prova ad impulso con onda piena.

Generalit.
Per i trasformatori immersi in olio la tensione di prova normalmente di polarit negativa, poich si riduce
cos il rischio di scariche esterne accidentali nel circuito di prova.
L'impulso applicato per la prova un impulso atmosferico ad onda piena normalizzato avente:

fronte (tempo di salita) = T f 1,2 s con tolleranza del 30% ;

coda (tempo all'emivalore) = Te 50 s con tolleranza del 20% ;

valore di picco = V p

1MV

Nondimeno si possono presentare casi nei quali la forma donda normalizzata dellimpulso non pu essere
ragionevolmente ottenuta, a causa della bassa induttanza degli avvolgimenti o di un'elevata capacit verso
massa. In questi casi possono essere adottate, previo accordo fra le parti, tolleranze pi ampie.
Sequenza di prova.
La sequenza di prova consiste in un impulso con tensione compresa tra il 50% ed il 75% della piena tensione
di prova e tre successivi impulsi alla piena tensione.
Questa sequenza si applica successivamente a ciascuno dei terminali di linea dell'avvolgimento in prova. Nel
caso di trasformatori trifasi, gli altri terminali di linea dell'avvolgimento vengono connessi a terra
direttamente od attraverso una piccola impedenza, come ad esempio uno shunt, necessario per la misura della
corrente.
Se l'avvolgimento ha un terminale di neutro, questo viene connesso a terra direttamente od attraverso una
piccola impedenza.
413

La cassa del trasformatore deve essere connessa a terra.


Registrazioni nel corso delle prove.
Le registrazioni oscillografiche effettuate durante le prove devono mostrare chiaramente la forma della
tensione ad impulso applicata (durata del fronte, durata all'emivalore).
La registrazione deve comprendere almeno un canale di misura supplementare.
Normalmente la migliore sensibilit per l'identificazione dei guasti si ottiene con la registrazione della
corrente verso terra dell'avvolgimento in prova.
Criteri per la valutazione della prova.
L'assenza di differenze significative nelle forme registrate delle correnti e delle tensioni a tensione ridotta
rispetto a quelle a valore nominale di prova costituisce dimostrazione che l'isolamento ha sopportato con
successo la prova.
Se nascono dubbi sull'interpretazione di eventuali differenze tra gli oscillogrammi, si devono applicare tre
ulteriori impulsi a piena tensione oppure si deve ripetere l'intera prova al terminale in discussione.

1.64.3

Prova ad impulso con onda tronca.

La prova ad impulso con onda tronca una prova speciale per i terminali di linea di un avvolgimento.
Quando previsto di effettuare questa prova, essa viene combinata con quella ad onda piena in un'unica
sequenza.
L'ordine seguito per l'applicazione dei diversi impulsi :

un impulso ad onda piena con tensione ridotta;

un impulso ad onda piena al 100%;

uno o pi impulsi ad onda tronca a tensione ridotta;

due impulsi ad onda tronca al 100%;

due impulsi ad onda piena al 100%.

Il valore di cresta dell'onda tronca deve essere lo stesso dell'onda piena, cos come i canali di misura e le
registrazioni oscillografiche sono gli stessi di quelli prescritti per le prove ad onda piena.
Solitamente viene mantenuta la stessa predisposizione del generatore d'impulsi, aggiungendo soltanto il
dispositivo di troncatura.
L'onda normalizzata dell'impulso atmosferico deve avere una durata fino alla troncatura compresa tra 2 e 6

s .
Come per la prova ad impulso con onda piena, il rilievo dei guasti durante la prova ad impulso con onda
tronca basato sulla comparazione degli oscillogrammi registrati con onda tronca ad un valore pari al 100%
della tensione di prova ed oscillogrammi rilevati con onda tronca a tensione ridotta.

414

Prove speciali.

1.65.1

Prova di rumorosit.

Questa prova ha lo scopo di verificare il livello del rumore prodotto dal trasformatore rispetto a quello
stabilito dalle Norme e/o dalle condizioni contrattuali.
Modalit di prova.
Il rumore provocato essenzialmente dal fenomeno della magnetostrizione che si sviluppa nei lamierini del
circuito magnetico.
Dopo aver misurato il livello del rumore di fondo, si alimenta il trasformatore a vuoto con tensione e
frequenza nominali e con il commutatore posizionato nella presa nominale. Si rileva quindi il livello di
pressione acustica in diversi punti lungo il perimetro del trasformatore.
Il livello di rumore pu essere espresso in due modi:
a) in livello ponderato A di pressione acustica, Lp (A), misurata per mezzo di un fonometro ad una
distanza definita dal trasformatore. Il valore ottenuto la media quadratica dei seguenti valori
misurati:

a 1/3 ed a 2/3 dell'altezza della cassa quand'essa supera 2,5 m; a 1/2 della cassa per altezze inferiori,

ad una distanza minima di 30 cm attorno il perimetro del trasformatore.


L'intervallo dei punti di misura al massimo di 1 m ed al minimo di un valore tale che la prova
comporti almeno 6 punti di misura.

b) in livello ponderato A di potenza acustica dell'apparecchio, Lw (A), calcolata sulla base della
pressione acustica per mezzo della formula seguente:
Lw (A) = Lp (A) + 10 log S X
in cui:

Lw (A) il livello ponderato A della potenza acustica in dB;

Lp (A) la pressione acustica in dB (A);

un coefficiente di correzione in funzione del livello di fondo;

la superficie equivalente in m2, definita dalla formula

1,25

coefficiente empirico avente lo scopo di considerare l'energia sonora irraggiata dalla parte

S 1,25 H P

con :

superiore del trasformatore o dei suoi radiatori;

altezza del trasformatore in metri;

lunghezza del perimetro delle misure effettuate alla distanza di 30cm dalla macchina, espresso

in metri.
La potenza acustica tiene conto della geometria del trasformatore e permette di esprimere un livello di rumore
indipendente dalla distanza di misura dal trasformatore; essa permette quindi di eseguire delle comparazioni
tra apparecchi diversi.
415

1.65.2

Prova di tenuta al cortocircuito.

La prova di tenuta al cortocircuito ha lo scopo di verificare che durante il cortocircuito non avvengano, entro
un certo lasso di tempo, deformazioni tali da compromettere la struttura del trasformatore. Tali deformazioni
vengono rilevate tramite misure di reattanza dei circuiti di potenza successive alla prova di corto circuito
oppure tramite misure della corrente di cortocircuito.
Infatti se una o entrambe le grandezze variano successivamente alla prova, significa che sono avvenute
deformazioni nel circuito magnetico della macchina o qualche isolamento ha ceduto.
Modalit di prova.
Per ottenere la corrente di corto-circuito uno degli avvolgimenti alimentato con una tensione che non pu
essere superiore a 1,15 volte la sua tensione nominale, mentre l'altro avvolgimento viene posto in cortocircuito. Inoltre l'istante d'inserzione del valore di cresta iniziale della corrente nell'avvolgimento viene
regolato con un sincronizzatore.
Sia i valori di queste correnti che quelli della tensione applicata ai terminali di linea devono essere registrati
mediante un oscilloscopio.
Per i trasformatori trifasi il numero totale delle prove pari a 9, tre per ogni fase, con una durata di 0,5
secondi. E' ammessa una tolleranza del 10%.
Salvo indicazioni contrarie nelle specifiche tecniche contrattuali, le prove su ciascuna fase, per i trasformatori
con prese di regolazione, vengono eseguite su posizioni differenti del commutatore di regolazione e pi
precisamente:

3 prove sulla posizione corrispondente al rapporto di trasformazione pi elevato, su una delle colonne
esterne;

3 prove sulla presa principale sulla colonna centrale;

3 prove sulla posizione corrispondente al rapporto di trasformazione pi basso, sull'altra colonna


esterna.

Dopo ogni prova vengono misurati i valori di impedenza e comparati a quelli di origine.
Rilievo dei guasti e conseguenze di prova.
Dopo la prova, il trasformatore viene opportunamente ispezionato.
I risultati delle misure delle reattanze di corto-circuito cos come gli oscillogrammi registrati nelle differenti
condizioni di prova, vengono esaminati per ricercare gli indizi di eventuali anomalie.
Il trasformatore poi nuovamente sottoposto alle prove di accettazione ivi comprese le prove dielettriche che
saranno eseguite al 75% del loro valore iniziale.
Successivamente il trasformatore viene aperto per un attento esame visivo volto a scoprire eventuali difetti
apparenti.
Il trasformatore ha superato positivamente la prova di corto-circuito se:
416

a) le prove di accettazione sono state ripetute favorevolmente;


b) le misure durante le prove di cortocircuito e l'ispezione visiva dopo l'apertura del trasformatore non
rilevano alcun difetto;
c) la reattanza di corto-circuito misurata dopo le prove non differisce, rispetto a quella misurata
inizialmente:

di pi del 2% per i trasformatori con avvolgimenti concentrici. Tuttavia quando il conduttore


dell'avvolgimento in banda, a seguito di accordo tra costruttore e cliente, pu essere adottato un
limite pi elevato ma non superiore al 4% per trasformatori aventi una VCC uguale o superiore al 3%;

di pi del 7,5% per trasformatori con avvolgimenti concentrici non circolari aventi una V CC uguale o
superiore al 3%. Il valore del 7,5% pu essere ridotto per accordo particolare tra costruttore ed
acquirente, senza per scendere al di sotto del 4%.

417

GENERALIT SULLE PROVE DELLE MACCHINE ELETTRICHE


ROTANTI.
Si fa riferimento alle norme del Comitato 2, comitato sulle prove delle macchine rotanti del CEI:

CEI 2.3 fascicolo 2771: da le caratteristiche nominali e di funzionamento delle macchine elettriche
rotanti, norma del 1996;

CEI 2.6: macchine elettriche rotanti, determinazione mediante prove delle perdite e del rendimento.

La norma di riferimento la CEI EN 60034 suddivisa in 12 parti.


La CEI EN 60034 N4 fascicolo 4497 specifica per la macchina sincrona per le altre macchine rotanti non
c una sezione specifica ma si fa riferimento alla parte generale.
La CEI EN 60034 N1 fornisce tutte le definizioni delle grandezze elettriche d'interesse, le prescrizioni sulle
prove di riscaldamento e le sovratemperature ammesse.
In particolare in funzione della classe d'isolamento la norma fornisce le sovratemperature ammesse e i metodi
per risalire a tali sovratemperature (termometro, misura di resistenza, termorilevatore, metodo di
sovrapposizione).Vengono inoltre specificati gli intervalli di tempo di distacco dell'alimentazione entro cui
eseguire le misure (di resistenza per esempio):

per potenze nominali inferiori a 50 kW entro 30 s;

per potenze nominali 50 kW < P < 250 kW entro 90 s;

per potenze nominali 250 kW < P < 5 MW entro 120 s;

per potenze nominali 5MW< P entro un tempo concordato fra le parti.

Al crescere della potenza nominale della macchina cresce il tempo di distacco consentito, proprio perch vi
una maggiore difficolt nell'eseguire i collegamenti e nell'inserire gli strumenti di misura.
Prove di tensione applicata
Le prove di tensione applicata sono analoghe a quelle eseguite nei trasformatori. Come detto non si effettuano
prove impulsive visto che non sono macchine esposte.
Tuttavia nel caso di macchine elettriche rotanti la tensione iniziale non deve essere superiore alla met della
tensione di prova (1/2 Vp) e la crescita della tensione deve avvenire in modo continuo o con gradini del 5 % e
il tempo di salita totale non deve essere inferiore a 10 s. Il valore della tensione di prova deve essere
mantenuto per un minuto. Se si in presenza di una serie di macchine a cui bisogna fare la prova di tenuta
alla tensione applicata, essa va mantenuta per 5 s, mentre per il trasformatore: tensione di prova Vp /3, velocit
di salita del 2%.
La tensione di prova vale:

500 2Vn per avvolgimenti con tensione nominale inferiore ad 1 kV (macchina nuova);

100 2Vn per avvolgimenti con tensione nominale superiore ad 1 kV (macchina nuova);

valore daccordo per avvolgimenti con tensione nominale superiore a 24 kV.


418

500 1,5Vn

per avvolgimenti con tensione nominale inferiore ad 1 kV (macchina gi in uso);

100 1,5Vn

per avvolgimenti con tensione nominale superiore ad 1 kV (macchina gi in uso).

Prove termiche.
A seconda della classe di isolamento e del tipo di prova si differenziano le sovratemperature.
Tipi di metodi:
-

con termorilevatori incorporati in fase di costruzione per grosse macchine P>5MW;

per variazione di resistenza (si ha linconveniente della misura della temperatura media) per medie

macchine 200kW<P<5MW;
-

di sovrapposizione per piccole macchine;

termometrico per piccolissime macchine P<600W.

Alimentazione elettrica.
Le norme forniscono le prescrizioni tecniche riguardanti l'alimentazione elettrica ponendo particolare cura
alla verifica della simmetria dellalimentazione.
Infatti una macchina asincrona alimentata con un sistema di tensioni non simmetrico cio con la presenza di
un componente di tensione inverso Ei produce un campo magnetico rotante in senso opposto rispetto al campo
magnetico rotante diretto, determinando cio una coppia resistente.
Quindi la tensione di alimentazione deve essere simmetrica con

Vi
1% .
Vd

Le norme consigliano, al fine di realizzare una migliore simmetria delle tensioni sulle tre fasi evitando cadute
di tensione diverse sulle tre fasi, di utilizzare schemi a tre wattmetri, tre amperometri e tre voltmetri. In questo
modo non si squilibra il carico (che di per s dovrebbe essere equilibrato) essendo i consumi degli strumenti e
le cadute di tensione uguali nelle tre fasi.
Per quanto riguarda i motori a c.a. trifase si definisce il fattore armonico di tensione
HVF

u N2

i 1 n
n

con
HVF< 0,015 nelle prove di riscaldamento;
HVF< 0,03 nel funzionamento normale.
Se le macchine elettriche in prova sono alimentate tramite convertitori vi sono altre prescrizioni.

419

PROVE SULLA MACCHINA ASINCRONA.


Generalit.
Le grandezze da misurare e le relativa tolleranze ammesse dalle norme rispetto ai valori garantiti dal
costruttore sono:
1) rendimento

15%1 ;
per P 50 kW 10%1 ;
per P 50 kW

se viene utilizzato il metodo delle perdite totali la tolleranza del -15%.

10%;

2) PTOT
3) cos

1 1 cos N
6

4) scorrimento
per P 1 kW

30%

per P 1 kW

sN ;

20% s N ;

5) corrente a rotore bloccato ICC

20% IGARANTITA;
6) coppia a rotore bloccato CCC
25%,15% CGARANTITA (il limite superiore pu essere superato in base allaccordo della parti);

7) coppia d'insellamento

15% CGARANTITA
8) coppia massima CMAX

10% CGARANTITA.
9) momento di inerzia

10% del valore garantito.


Rendimento.
Si fa riferimento alla norma CEI 2.6.

Pin P
P
1
Pin
Pin

dove:

Pin

la potenza assorbita;

sono le perdite.

Per la determinazione del rendimento vengono classificate le varie perdite che si hanno durante il
funzionamento della macchina ad induzione in:
420

a) Perdite costanti al variare del carico:

perdite nel ferro Pfe (le perdite nel ferro rotorico sono trascurabili perch sono proporzionali a f 22
ed f2=sf1);

perdite addizionali a vuoto Padd ;

perdite meccaniche per ventilazione e attrito nei cuscinetti Pm .

b) Perdite sottocarico:

perdite di potenza per effetto Joule nei conduttori statorici PJST ;

perdite di potenza per effetto Joule nei conduttori rotorici PJROT ;

perdite di potenza nelle spazzole (se il rotore di tipo avvolto) PSPA .

c) Perdite addizionali a carico:

perdite nel ferro in altre parti metalliche che non siano i conduttori;

perdite di potenza per correnti parassite nei conduttori.

Perdite costanti.
Per la determinazione delle perdite costanti le norme forniscono diverse metodologie e alcune di queste
vengono consigliate.
In particolare le perdite costanti possono essere determinate o tramite la prova a vuoto a tensione nominale e
variabile, o tramite la prova a vuoto a tensione nominale con macchina tarata.

1.71.1

Prova a vuoto a Vn.

Lo schema elettrico di misura prevede la misura delle tre correnti di fase, le tre tensioni concatenate e la
potenza assorbita.

Per quanto riguarda la misura di potenza poich il motore a vuoto presenta un cos basso, carico induttivo,
per migliorare la precisione si usano tre wattmetri a basso cos.
Infatti
P = P10 + P20 + P30

421

si ottiene la somma delle potenze, invece con un inserzione Aron eseguendo la differenza tra le potenze lette
gli errori si amplificano.
Anche in questo caso, si eseguono almeno tre prove a tensione pressoch pari a quella nominale in modo che
eseguendo la media delle tre letture nei tre voltmetri si riesca a diagrammare landamento delle grandezze
dinteresse in funzione della tensione dalimentazione ed effettuare linterpolazione in corrispondenza di V N.
La potenza misurata in tale condizione di funzionamento comprende:

P0 PJ 0 Pm Pfe Padd
Si trascurano le perdite nel ferro rotorico e nel rame rotorico perch la frequenza e la corrente rotorica sono
piccole.

PJ 0 rappresenta le perdite di potenza nello statore per effetto Joule a vuoto


PJ 0 = 3R1I02
Eseguendo la differenza P0 PJ 0 si ottengono proprio le perdite di potenza costanti al variare del carico
cio Pm Pfe Padd .
Tuttavia in questa prova le uniche aliquote che devono essere riportate in corrispondenza del valore di
tensione nominale sono le perdite nel ferro Pfe e le PJ 0 visto che le perdite meccaniche dipendono solo
dalla velocit di rotazione (la cui variazione in corrispondenza di una tensione prossima a quella nominale
viene trascurata).
Quindi, con la prova a vuoto si misura P 0 pari alla somma delle perdite nel ferro comprese le addizionali
dovute alla tensione, delle perdite meccaniche per attrito e ventilazione e delle perdite nel rame primario.
Sottraendo da P0 le perdite nel rame si hanno le perdite costanti. Per quanto riguarda le perdite nel ferro, nel
caso in cui la prova non a tensione nominale (non sempre facile andare a regolare la tensione proprio al
valore nominale) si pu fare un riporto a tensione nominale tenendo conto che le perdite del ferro variano con
legge quadratica rispetto a B e quindi rispetto alla tensione:

Pfe,add ,v B 2 V 2
Per quanto riguarda le perdite nel rame, se la tensione non la nominale, in realt non sarebbe necessaria una
correzione ma se si pu fare una correzione dicendo che la corrente proporzionale alla tensione. Le perdite
meccaniche per attriti e ventilazione si ritengono costanti dalla tensione visto che la velocit praticamente
vicina a quella nominale.

Pmecc (V ) cost.
422

Pu essere interessante andare a separare le perdite del ferro e addizionali da quelle meccaniche. Per fare ci
si usa o tramite la prova a vuoto a tensione variabile, o tramite la prova a tensione nominale e con macchina
tarata.

1.71.2

Prova a V VN.

Abbiamo visto che le perdite nel ferro e addizionali sono proporzionali al quadrato della tensione mentre le
perdite meccaniche sono costanti. Facendo una prova a tensione variabile andando riducendo la tensione a
velocit praticamente costante (se la velocit si discosta da quella di sincronismo, la corrente aumenta
notevolmente e con questa anche le perdite nel rame, non pi rispettata la condizione proporzionalit
quadratica) e ci si spinge con la tensione ridotta finch la corrente varia proporzionalmente con la tensione
oppure, guardando la velocit, mantenendosi nel campo nominale di funzionamento della macchina cio tra la
velocit di sincronismo e quella nominale. Questo perch diminuendo la tensione la coppia varia con legge
quadratica, la velocit e costante e quindi anche la potenza varia con la stessa legge della coppia. Diminuendo
eccessivamente la tensione varia lo scorrimento e quindi diminuendo la velocit del rotore variano le perdite
meccaniche (che non saranno pi costanti) e non si possono pi trascurare le perdite nel rotore. A questo
punto interpolando i punti di misura ed estrapolando a tensione zero si determina il punto A che divide il
campo delle perdite meccaniche che sono costanti da quelle nel ferro.

Attenzione alla velocit che deve rimanere costante altrimenti le perdite nel ferro dipendono da E e non da V
visto che aumentando la corrente aumentano le cadute e visto che la tensione che produce B non quella ai
morsetti ma dobbiamo tener conto delle cadute; fintanto che la corrente si mantiene entro valori bassi V = E
man mano che la corrente aumenta V E in quanto si deve tenere conto della caduta di tensione.

1.71.3

Prova con macchina tarata.

Per determinare le perdite meccaniche per attrito e ventilazione si pu utilizzare un altro metodo: quello a
macchina tarata. Si disalimenta il motore (non c alimentazione ai morsetti primari) il quale viene trascinato
da una macchina tarata (che una macchina di cui si conosce il rendimento per cui se si ha una potenza in
423

ingresso si conosce perfettamente la coppia meccanica allalbero), misurando la coppia trasmessa allalbero
ovvero la potenza (moltiplicando la coppia per la velocit) questa sar proprio la potenza che il motore
asincrono richiede per vincere le perdite per attrito e ventilazione. Se scolleghiamo le spazzole possibile con
tale prova determinare le perdite per attrito che si hanno sulle spazzole per differenza con la prima misura.
Quindi, la macchina viene trascinata con le spazzole in c.to c.to e quindi si misurano anche la perdite su
queste, se poi apriamo le spazzole tali perdite dovute allattrito con le spazzole non vengono pi misurate
si quindi in grado di misurare la coppia di attrito alle spazzole ovvero la coppia di attrito ai cuscinetti e
ventilazione. Questo vale solo per rotore avvolto in cui si hanno le spazzole in c.to c.to.
Perdite sottocarico.
Anche per la determinazione delle perdite sottocarico le norme forniscono diverse metodologie:
1) prova a rotore bloccato;
2) prova a carico;
3) prova a tensione ridotta
4) prova con valori calcolati;

1.72.1

Prova a rotore bloccato.

Il metodo che vedremo ammesso dalle norme ma fa riferimento a macchine a rotore avvolto. La prova a
rotore bloccato detta anche prova in cortocircuito si fa bloccando il rotore e alimentando con una certa
tensione lo statore. La prova dovrebbe essere fatta a tensione nominale ma ci praticamente impossibile
perch la corrente sarebbe elevatissima (circa 10 volte I n) per cui si avrebbero notevolissimi problemi di
raffreddamento della macchina. Allora, si fa una prova a tensione variabile partendo da bassi valori di
tensione (in analogia col TR la tensione di cortocircuito dellordine di alcuni percento della V n, in questo
caso la tensione un po pi grande qualche decina di percento perch si ha un notevole traferro); la tensione
per avere la corrente nominale del 1020% Vn per cui, se col 10% si ha la In, appena si alimenta a Vn si avr
una corrente 10 volte maggiore con eccessivi riscaldamenti della macchina che essendo ferma non ha
ventilazione.

La prova va fatta rapidamente per evitare tali problemi. A V n quindi non ci arriviamo per cui si fa una prova a
V variabile partendo da bassi valori di tensione, si uniscono i vari punti di rilievo ma non si fa una
424

interpolazione finch non si entra in saturazione per cui ci si ferma in corrispondenza (e qualche punto dopo)
allinizio del ginocchio.
Una particolare attenzione va posta sulla posizione del rotore che bloccato: in posizioni diverse, per
lalternanza delle cave e dei denti, si nota una variazione della corrente e quindi della potenza, allora a questo
punto si fanno due letture, max e min, e si fa la media. La potenza attiva misurata consente di determinare la
Req complessiva, teniamo conto delle perdite nel rotore che in condizioni normali mancano perch ruota quasi
al sincronismo, somma della resistenza primaria e secondaria riportate alla temperatura di 75C con la solita
procedura (oppure 115C in relazione allisolante). La rapidit della prova legata alla temperatura ambiente
per non fare riscaldare lisolante al contatto con il rame e che metteremo nella formula del riporto.

1.72.2

Prova a carico.

La prova viene effettuata alimentando la macchina a tensione nominale e caricando l'albero motore tramite un
freno, realizzando le condizioni di coppia e velocit nominali.
In queste condizioni si misura la potenza assorbita che consente il calcolo della coppia applicata all'albero.
Le perdite di potenza statoriche per effetto Joule sono pari a:
2
PJST 3RST 75 I ST

in cui:

RST 75 la resistenza statorica riportata alla temperatura di riferimento;

I ST

la corrente statorica.

La resistenza degli avvolgimenti deve essere misurata molto velocemente in modo che il coefficiente di
riporto utilizzato sia corretto.
Se il rotore non di tipo avvolto e quindi non possibile effettuare una misura della resistenza e della
corrente rotorica, si determina il termine PJROT tramite la relazione seguente:

PJROT s PSR s Pm Pfe Padd PJST

in cui:

PSR

la potenza transitante dallo statore al rotore;

Pm

la potenza elettrica in ingresso (misurata);

2
PJST 3RST I ST
la potenza persa per effetto Joule nello statore alla temperatura della prova; RST

la resistenza a temperatura di esecuzione prova e non quella riportata alla temperatura di


riferimento di prima.
Se il rotore avvolto:
2
PJROT 3RROT 75 I ROT

le perdite nelle spazzole sono calcolate tramite la relazione


PSPA V I ROT

425

in cui:

I ROT

la corrente rotorica ed misurabile, visto che le spazzole sono presenti;

la caduta di tensione nelle spazzole che vale 0,3 V se le spazzole sono di metallo e carbone

o 1 V se di carbone e grafite.

1.72.3

Prova a carico a tensione ridotta.

Per macchina ad induzione di elevata potenza risulta difficoltoso utilizzare un freno che consenta di simulare
il carico nominale.
Considerando che la coppia sviluppata dal motore proporzionale al quadrato della tensione di alimentazione,
dimezzando quest'ultima sufficiente disporre di un freno che determini una coppia pari ad un quarto di
quella nominale.
In tale prova si presume che le perdite di potenza dovute alla corrente siano proporzionali alla tensione
applicata, ma la corrente assorbita non pu variare linearmente in funzione di V in quanto subentra il
fenomeno della saturazione magnetica.
La corrente di rotore pu essere determinata a mezzo del diagramma circolare di Heyland o da un circuito
equivalente tenendo conto del rapporto di trasformazione effettivo.
Si determinano tutte le caratteristiche del motore, in particolare si misurano le correnti di fase I R e le tre
potenze a tensione ridotta VR.
Nel diagramma vettoriale di figura rappresentato il fasore V della tensione dalimentazione e la corrente
darmatura I r (determinata a tensione ridotta e successivamente divisa per il fattore di riduzione della
tensione) sfasata dellangolo r .
La corrente che viene misurata viene riportata quindi alla tensione nominale.

426

Applicando lo stesso valore di tensione ridotta Vr, viene fatta una prova a vuoto e si determina la corrente
magnetizzante a tensione ridotta ( I r ); successivamente si effettua la prova a tensione nominale a vuoto
(senza carico) e si determina la corrente magnetizzante ( I ) a tensione nominale.
Si ottiene quindi I r - I

che sommato alla componente attiva della corrente di carico I r misurata a

tensione ridotta ma riportata al valore di tensione nominale permette di ottenere la corrente I 1 a tensione
nominale.
In realt sufficiente considerare la componente attiva della corrente I r , sommare ad essa la corrente
magnetizzante a tensione nominale I e ottenere la corrente I1 a tensione nominale.
Con tale metodologia, che prevede una prova a carico a tensione ridotta, una a vuoto a tensione ridotta e una a
vuoto a tensione nominale, si determina la corrente di carico tramite una misura a tensione ridotta ma a
scorrimento identico a quello che si avrebbe a carico nominale.
Si tratta di un metodo approssimato ma molto utile per grosse macchine che consente di provare il motore con
carichi e quindi con correnti molto pi piccole di quelle nominali.
Pertanto si possono calcolare le perdite nel rame statorico:
2
PJST 3RST I ST
nominale

mentre le perdite nel rame rotorico con la solita formula:

PJROT s PSR s Pm Pfe Padd PJST

Riportando la potenza elettrica in ingresso misurata Pm alla corrente nominale:


2

Pm Pr nominale .
Vr

Se il rotore avvolto si utilizzano le formule del paragrafo precedente effettuando gli opportuni riporti alla
corrente nominale.

1.72.4

Prova con valori calcolati.

Tale prova prevede l'utilizzo del diagramma circolare ed possibile solo se la macchina ad induzione presenta
il rotore avvolto in quanto le perdite di potenza rotoriche per effetto Joule devono essere misurate.
Altri metodi.
La norma prevede il calcolo del rendimento anche tramite:
a) la misura delle perdite totali tramite un metodo a circolazione di energia;
b) la misura della potenza elettrica in ingresso e di quella meccanica in uscita (prova a freno);
c) macchina tarata funzionante da generatore;
d) metodo calorimetrico.
Tuttavia il metodo consigliato dalle norme quello relativo alla misura dei vari contributi di perdita ed in
particolare per la misura delle perdite costanti consiglia la prova a vuoto a tensione nominale.
427

Perdite addizionali a carico.

Le perdite addizionali a carico vengono valutate tramite la relazione:

0,5 I
P
100 N I N

in cui:

PN

la potenza nominale;

IN

la corrente nominale;

la corrente effettiva durante la prova.

Prova a rotore bloccato per determinare la coppia di spunto


Serve a determinare la coppia di spunto misurabile con un dinamometro durante la prova a rotore bloccato o
con il metodo di accelerazione che permette di tracciare la caratteristica meccanica.
Prove di isolamento.
Sono solo le prove a tensione sinusoidale e non a tensioni impulsive. Vedi la parte generale sulle prove delle
macchine elettriche rotanti.

428

PROVE SULLA MACCHINA SINCRONA.


Esiste un fascicolo 4497 della norma CEI EN 60034-4 dedicato alle prove delle macchine sincrone.
Prova di saturazione a vuoto.
Solitamente questa prova nota come rilievo della caratteristica di magnetizzazione, cio della curva che
esprime la relazione tra la tensione ai morsetti dellavvolgimento di armatura a circuito aperto e la corrente di
eccitazione, a velocit (frequenza) nominale: viene dedotta dai rilievi della prova a vuoto che esprime il
legame fra forza elettromotrice generata e corrente di eccitazione.
Esistono tre metodi per la realizzazione di tale prova:
a) trascinando la macchina in prova come generatore tramite un motore primo;
b) facendo funzionare la macchina in prova come motore a vuoto alimentato da una sorgente a tensione
alternata trifase simmetrica;
c) durante il rallentamento della macchina in prova.
Durante la prova di saturazione a vuoto, si devono misurare contemporaneamente la corrente di eccitazione,
la tensione ai morsetti e la frequenza (o la velocit).
Per eseguire la prova a vuoto, le variazioni della corrente di eccitazione devono essere effettuate a gradini
progressivi partendo dal valore pi alto verso il valore pi basso di tensione con i punti distribuiti in maniera
uniforme; se possibile partendo dal valore di tensione corrispondente alleccitazione di pieno carico nominale,
e comunque non inferiore a 1,3 volte la tensione nominale della macchina in prova, e scendendo fino a 0,2
volte la sua tensione nominale, a meno che la tensione residua non sia pi elevata.
La tensione residua del generatore viene misurata quando la corrente di eccitazione ridotta a zero.
Quando, a causa dellelevata tensione residua, la caratteristica a vuoto interseca lasse delle ordinate sopra
lorigine, necessario introdurre una correzione.
Per determinarla, la parte rettilinea della caratteristica a vuoto (chiamata comunemente caratteristica di
traferro) viene prolungata fino al punto di intersezione con lasse delle ascisse. Il tratto sullasse delle ascisse,
determinato dallintersezione di questa caratteristica fino allorigine, rappresenta il valore di correzione che si
deve aggiungere a tutti i valori misurati della corrente di eccitazione oppure si trasla la curva cos ottenuta
parallelamente a se stessa fino allorigine.
Se la prova viene eseguita a frequenza diversa da quella nominale, tutti i valori di tensione misurati devono
essere riportati alla frequenza nominale.

1.77.1

Primo metodo: funzionamento da generatore.

Lo schema elettrico di misura il seguente:

429

La prova viene eseguita a velocit nominale e con circuito di armatura aperto. La corrente di eccitazione viene
fatta variare da zero al valore nominale gradualmente e per punti viene tracciata la caratteristica E-I ecc.
Poich sussiste sempre una certa dissimetria nelle tre fasi statoriche necessario disporre di due voltmetri e
cos calcolare di volta in volta il valore medio della tensione misurata.
La prova descritta consente di valutare gli effetti del magnetismo residuo cio della forza elettromotrice
misurabile in corrispondenza di Iecc nulla.

1.77.2

Secondo metodo: Funzionamento da motore.

Un altro metodo consiste nel far funzionare da motore a vuoto la macchina sincrona e successivamente
regolare la tensione di alimentazione e la corrente di eccitazione in modo da misurare la corrente statorica
minima: in questo modo la rete sopperisce alle perdite della macchina.
Quindi utilizzando questo metodo per ricavare la curva di saturazione a vuoto, oltre alle grandezze citate in
precedenza occorre misurare anche la corrente nellindotto.
Per ciascun gradino di tensione si devono eseguire le letture della corrente di eccitazione in corrispondenza
del valore minimo della corrente statorica (ovvero per fissata tensione si regola la corrente di eccitazione in
modo tale da avere la corrente statorica minima e tale da sopperire solo alle perdite di potenza attiva della
macchina,introducendo una c.d.t. trascurabile e avendo quindi una corrispondenza tra tensione di
alimentazione e f.e.m. al traferro) tale condizione corrisponde ad un funzionamento a fattore di potenza
unitario.

1.77.3

Terzo metodo: Metodo di rallentamento.

La prova di saturazione a vuoto pu essere effettuata con la dovuta precisione col metodo di rallentamento
della macchina in prova solo a condizione che il tasso di decelerazione non sia superiore a 0,04 volte la
velocit nominale al secondo.
Se la macchina in prova ha un tasso di decelerazione superiore a 0,02 volte la velocit nominale al secondo,
necessaria che leccitazione venga fornita da una sorgente separata per avere condizioni pi stabili durante la
prova.
430

La macchina prima di essere distaccata dalla rete viene eccitata al suo valore di tensione massimo richiesto,
ossia a quella corrispondente alleccitazione di pieno carico, e comunque a non meno di 1,3 volte la sua
tensione nominale. Leccitazione viene poi ridotta per gradi e ad ogni gradino vengono simultaneamente
effettuate le letture della tensione dindotto e della velocit (frequenza) a corrente di eccitazione costante.
Tale prova viene eseguita solo nelle macchine di grossa potenza che presentano quindi una grossa inerzia.
I risultati ottenuti sono accettati se la decelerazione massima inferiore a 0,04 N / s .
Nel caso in cui non sia possibile rispettare la condizione si procede con un rilievo a tratti. Cio fino a quando
la decelerazione soddisfa la relazione su riportata si procede con il rilievo della caratteristica di
magnetizzazione, dopodich si rialimenta nuovamente la macchina, si distacca e si procede al rilievo in
corrispondenza dei valori di Iecc mancanti.

Prova in cortocircuito trifase permanente.

Tale prova consente il rilievo della caratteristica di cortocircuito cio la curva che esprime la relazione tra la
corrente dellavvolgimento dindotto in corto circuito e la corrente di eccitazione.
Esistono due metodi per la realizzazione di tale prova:
a) trascinando la macchina in prova come generatore tramite un motore primo;
b) durante il rallentamento della macchina in prova.
Il corto circuito deve essere realizzato il pi vicino possibile ai morsetti della macchina e la corrente di
eccitazione deve essere applicata dopo la chiusura del corto circuito.
Durante la prova di corto circuito trifase permanente, la corrente di eccitazione e la corrente di linea
dellindotto devono essere misurate contemporaneamente.
Una delle letture viene effettuata ad un valore di corrente vicino alla corrente nominale dindotto. La velocit
di rotazione (o la frequenza) pu essere diversa dal valore nominale, ma non deve essere inferiore a 0,2 volte
il valore nominale.

1.78.1

Prova in cortocircuito con macchina funzionante da generatore

Lo schema elettrico di misura del primo metodo il seguente:

431

La prova prevede che la macchina sincrona funzioni da generatore e che si registri landamento della corrente
di armatura in funzione della corrente di eccitazione, variabile fra zero ed il suo valore nominale.
Un andamento qualitativo delle grandezze dinteresse il seguente:

In cui:

la curva tratteggiata la curva di saturazione a vuoto in presenza di magnetismo residuo;

la curva in grassetto la curva di saturazione a vuoto traslata nellorigine;

la retta in grassetto a minore pendenza la caratteristica di cortocircuito.

Landamento di questultima caratteristica consente di affermare che la saturazione della corrente di


cortocircuito si ottiene per valori di corrente di eccitazione maggiori rispetto a quello in corrispondenza della
saturazione della forza elettromotrice.
Ci dovuto alla natura stessa della corrente di cortocircuito, la quale essendo prevalentemente induttiva
determina un reazione di armatura smagnetizzante e quindi la saturazione del ferro si raggiunte con un
numero di amperspire di eccitazione maggiore.
Punto per punto il rapporto fra E0 e ICC fornisce il valore dellimpedenza sincrona.
La reattanza sincrona diretta viene determinata mediante le caratteristiche di saturazione a vuoto e di corto
circuito trifase permanente come quoziente tra la tensione a vuoto, rilevata sulla caratteristica di traferro per
una determinata eccitazione, ed il valore della corrente di corto circuito permanente rilevato sulla
caratteristica di corto circuito in corrispondenza della stessa corrente di eccitazione.
Nellipotesi di poter trascurare la resistenza statorica, la reattanza sincrona diretta data quindi dal rapporto:
Xd

AC OH

OC
BC

cio dal rapporto fra la tensione nominale (nel diagramma riportata una retta in corrispondenza di U= 1 p.u)
e il valore corrispondente di corrente di armatura.
Il rapporto di corto circuito K, viene determinato mediante le caratteristiche di saturazione a vuoto e di
cortocircuito trifase permanente come quoziente tra la corrente di eccitazione corrispondente alla tensione
nominale sulla caratteristica di saturazione a vuoto e la corrente di eccitazione corrispondente alla corrente
nominale sulla caratteristica di corto circuito, quindi :
432

K
1.78.2

I ecc V VN
I ecc I cc I N

Prova in cortocircuito con rallentamento della macchina in prova

La prova di corto circuito trifase permanente pu essere eseguita con la dovuta precisione col metodo di
rallentamento della macchina in prova, a condizione che la sua velocit di decelerazione non sia superiore a
0,10 volte la velocit nominale per secondo.
Se la macchina in prova ha una velocit di decelerazione superiore a 0,10 volte la velocit nominale per
secondo, necessario che leccitazione venga fornita da una sorgente separata per avere condizioni pi stabili
durante la prova.
Tale metodo prevede il funzionamento da motore della macchina sincrona allacciata alla rete e successiva
disalimentazione non appena raggiunta la velocit nominale.
Dopodich man mano che la macchina rallenta si varia la corrente di eccitazione e si misura la corrispondente
corrente di armatura.
I risultati ottenuti sono accettati se la decelerazione massima pari inferiore 0,1

N
e comunque la velocit
s

minima deve essere maggiore di 0,1 N .


Dalla caratteristica di cortocircuito si riesce a determinare limpedenza di cortocircuito e il rapporto di
cortocircuito.

Prova in sovraeccitazione a fattore di potenza nullo.

Tale prova prevede che la macchina eroghi solo potenza reattiva e consente di determinare la corrente di
eccitazione, che corrisponde ai valori nominali della tensione e della corrente di indotto, ad un fattore di
potenza nullo in sovraeccitazione.
La prova viene eseguita con la macchina funzionante come generatore o come motore.
Quando la macchina funziona come generatore la potenza attiva erogata deve essere pari a zero mentre se la
macchina funziona come motore, la potenza allalbero deve essere nulla.
Durante la prova devono essere preferibilmente rilevati i valori della corrente di eccitazione corrispondenti ai
valori di tensione e di corrente dindotto che non differiscano di oltre il 0,15 in per unit dai rispettivi valori
nominali, ad un fattore di potenza pari a zero in sovraeccitazione.
Lo schema elettrico di misura generale il seguente:

433

Dalle misure effettuate possibile ricavare il triangolo di Potier HFC di figura:

Qualora durante la prova di sovraeccitazione a fattore di potenza zero la tensione rilevata differisca dal valore
nominale di oltre il 0,15 in per unit, la corrente di eccitazione corrispondente alla tensione e corrente
nominali di armatura viene determinata col metodo grafico, utilizzando i dati di prova e le caratteristiche di
saturazione a vuoto e di corto circuito trifase permanente.
Sul diagramma della caratteristica di saturazione a vuoto della macchina in prova viene individuato un punto
relativo ad un rilievo sperimentale.
Questo punto corrisponde ai valori della corrente darmatura i, della tensione ai morsetti u e della corrente di
eccitazione iecc misurati durante la prova a fattore di potenza zero (punto C, figura sopra riportata).
Sulla caratteristica di cortocircuito si individua il punto E avente ordinata pari ad i e lo si proietta sullasse
delle ascisse trovando il vettore OD, equivalente alla corrente di eccitazione corrispondente alla corrente di
armatura i sulla caratteristica di corto circuito trifase.
Dal punto C viene tracciato un segmento CF pari a OD verso la caratteristica di saturazione a vuoto e
parallelo allasse delle ascisse. Quindi viene tracciata una retta FH, parallela alla parte lineare della
caratteristica di saturazione a vuoto, che interseca questultima nel punto H.
La retta HC viene prolungata fino a individuare un punto N, tale che:

434

HN 1

HC i
in cui i la corrente corrispondente al punto C.
La caratteristica di saturazione a vuoto viene poi traslata a destra e verso il basso, parallelamente a se stessa,
di una distanza HN.
Su questa curva si individua il punto A la cui ordinata corrisponde alla tensione nominale.
Infatti considerando la relazione fasoriale:

E V jX I
che nel caso di carico induttivo puro diventa una relazione algebrica, cio

E V X I
Lascissa di questo punto (OB) rappresenta la corrente di eccitazione corrispondente alla tensione nominale e
alla corrente di armatura nominale a fattore di potenza zero (in sovraeccitazione).
La costruzione del triangolo di Potier riportata in figura. Laltezza del triangolo HFC rappresenta la caduta
di tensione sulla reattanza sincrona di Potier.
Esistono due metodi per eseguire tale prova e si differenziano per il modo con cui viene ottenuta la
condizione di potenza attiva nulla transitante nel circuito statorico.

1.79.1

Primo metodo con funzionamento da generatore.

Il primo metodo prevede che la macchina sia caricata con un carico reattivo puro, solitamente una reattanza
induttiva, e a velocit nominale raggiunta, tramite lausilio di un motore primo si misuri la corrente di
eccitazione corrispondente alla tensione nominale e alla corrente nominale.

1.79.2

Secondo metodo con funzionamento da motore.

Il secondo metodo viene utilizzato nel caso in cui non si disponga di un carico reattivo adeguato e prevede
comunque la realizzazione della condizione P = 0, quindi funzionamento da motore.
Determinazione della corrente di eccitazione nominale mediante il diagramma di Potier.
Per determinare la corrente di eccitazione nominale tramite il diagramma vettoriale di Potier, si costruisce il
fasore Eg rappresentativo della forza elettromotrice al traferro come somma vettoriale della tensione nominale
di fase Vn e delle cadute di tensione sulla resistenza RI n e sulla reattanza di Potier X 1In (si considera la
reattanza di Potier coincidente con la reattanza di dispersione).
Si riporta il modulo del fasore Eg sulla caratteristica a vuoto e si determina in corrispondenza la corrente di
eccitazione ig. Si riporta il fasore I g a 90 in anticipo rispetto ad E g e si somma la corrente di eccitazione che
compensa la reazione d'indotto ( I n , linverso del coefficiente di Potier). La risultante di tale
operazione la corrente di eccitazione nominale if.
Servendosi della caratteristica a vuoto si trova la forza elettromotrice E f in corrispondenza di if.
435

La differenza tra Ef e la tensione nominale di fase V n rappresenta la variazione di tensione nel passaggio dal

I n

ig
f

T en sio n e d i fase [V ] - C o rren te d i arm atu ra [A ]

funzionamento a carico (a tensione, corrente e fattore di potenza nominali) al funzionamento a vuoto.

300
250
200

Caratteristica
a vuoto

Eg

150

R In

100
Vn

50

Ef

Xl In

In
6

10

12

14

Corrente di eccitazione [A]

FIG. 3 - DIAGRAMMA VETTORIALE DI POTIER

1.80.1

Determinazione della reattanza di Potier.

La reattanza di Potier viene determinata graficamente.


Le caratteristiche a vuoto e in corto circuito trifase permanente vengono riportate su un diagramma, come
quello in basso, sul quale viene individuato il punto A la cui ordinata corrisponde alla tensione nominale e la
cui ascissa corrisponde alla corrente di eccitazione misurata alla corrente di armatura nominale ed al fattore di
potenza zero in sovraeccitazione.

Dalla conoscenza della caratteristiche a vuoto e in cortocircuito trifase permanente e del punto A, possibile
determinare graficamente la reattanza di Potier Xp.
Dal punto A verso sinistra, parallelamente allasse delle ascisse, viene tracciato un segmento AF pari alla
corrente di eccitazione corrispondente alla corrente nominale di armatura in cortocircuito.
436

Una retta parallela alla parte lineare iniziale della caratteristica a vuoto viene tracciata dal punto F verso lalto
fino ad intersecare la parte superiore della caratteristica a vuoto (punto H).
La lunghezza HG della perpendicolare tracciata dal punto H al punto G (intersezione con il segmento AF)
rappresenta la caduta di tensione sulla reattanza X , alla corrente nominale di armatura.
In valori per unit Xp = HG.

Rilievo della reattanza sincrona diretta ed in quadratura.

Il rilievo della reattanza sincrona secondo lasse diretto e secondo lasse in quadratura viene effettuato tramite
una prova denominata a piccolo scorrimento.
La prova consiste nellalimentare la macchina sincrona con una rete a potenza non prevalente (in modo che la
tensione non sia costante) una volta raggiunta la velocit di sincronismo si elimina leccitazione, quindi si
ottiene il funzionamento di un motore asincrono. Poich non presente la forza controelettromotrice la
tensione di alimentazione deve essere ridotta per ridurre la corrente di armatura.
Lavvolgimento di eccitazione deve essere aperto ed il rotore trascinato da un motore primo in modo che la
macchina ruoti con uno scorrimento minore di 0,01 e, nel caso di macchine a rotore massiccio, con uno
scorrimento ancora inferiore a tale valore, cosicch le correnti indotte nei circuiti smorzatori durante il
funzionamento asincrono avranno uninfluenza trascurabile sulle misure.
Durante il transitorio di chiusura e di apertura dellalimentazione, lavvolgimento di eccitazione deve essere
chiuso in corto circuito franco o su una resistenza di scarica, per evitare possibili danni allo stesso.
La corrente e la tensione dellavvolgimento di armatura, la tensione agli anelli e lo scorrimento devono essere
misurati mediante strumenti indicatori o registrati mediante oscillografo. Se la tensione residua della
macchina misurata prima della prova maggiore di 0,3 volte la tensione di alimentazione applicata, il rotore
deve essere smagnetizzato.
La smagnetizzazione pu essere eseguita, per esempio, alimentando lavvolgimento di campo con una
sorgente a bassa frequenza e con una corrente di circa 0,5 volte la corrente di eccitazione corrispondente alla
tensione nominale a vuoto della macchina in prova, diminuendo poi gradualmente corrente e frequenza
(questultima se possibile).
Essendo il rotore ad una velocit di rotazione inferiore al sincronismo, il campo magnetico rotante statorico
vede un carico variabile.
Infatti in corrispondenza dellasse diretto il traferro minimo quindi la riluttanza minima e la reattanza
massima: in corrispondenza di tale condizione di funzionamento, la corrente assorbita dalla macchina
minima e anche la variazione di tensione subita dalle sbarre a potenza non prevalente.
Ragionamento duale vale nel caso in cui il campo magnetico rotante sia allineato con lasse in quadratura cio
in corrispondenza del traferro massimo quindi reattanza minima.
Tramite degli strumenti registratori possibile diagrammare landamento temporale della tensione di
alimentazione e della corrente di armatura

437

La prima figura relativa allandamento della riluttanza lungo lo sviluppo in piano del traferro.
La seconda figura relativa allandamento della tensione ai morsetti dellalternatore.
La terza figura relativa allandamento della corrente assorbita dalla macchina.
La reattanza sincrona diretta ed in quadratura si ricavano con le relazioni seguenti.

Xd

U max
3 I min

Xq

U min
.
3 I max

Rilievo della reattanza transitoria e sub-transitoria.


La valutazione della reattanza transitoria e sub-transitoria di un alternatore necessaria per il calcolo della
corrente di cortocircuito in punti della rete in prossimit di unit generatrici.
La valutazione delle reattanze fatta tramite la prova di cortocircuito istantaneo trifase, cio ponendo in
cortocircuito lavvolgimento di armatura della macchina sincrona che stata precedentemente avviata a vuoto
e eccitata con un valore della corrente di eccitazione che consenta di ottenere la tensione nominale.
Se non si pu utilizzare la propria eccitatrice, possibile usare una eccitatrice separata il cui valore di corrente
nominale deve essere almeno il doppio della corrente di eccitazione a vuoto della macchina in prova e la cui
resistenza di armatura non deve essere superiore a quella delleccitatrice principale della macchina.
Questa eccitatrice deve essere eccitata da una sorgente separata.
Se non possibile raggiungere il valore di tensione nominale, per via del conseguente valore assunto dalla
corrente di cortocircuito, lecito eseguire prove a diversa tensione di alimentazione e successivamente si
estrapola il valore della corrente di cortocircuito corrispondente a V N.
Per realizzare il cortocircuito nel circuito di armatura si utilizzano dei rel temporizzati e bisogna garantire
che la chiusura sulle tre fasi sia il pi possibile simultanea. La tolleranza ammessa sullinevitabile sfasamento
temporale di chiusura sulle tre fasi di 15 (lo sfasamento temporale viene riportato in sfasamento elettrico).
438

Questo valore pu essere superato in prova quando la componente continua della corrente di armatura
trascurabile.
Le tre correnti di armatura vengono registrate tramite shunt antinduttivi oppure dei trasformatori poco
saturabili ( TA in aria).
Quando occorre determinare solo i valori massimi periodici e aperiodici delle componenti della corrente di
corto circuito, possibile utilizzare un galvanometro oscillografico integratore.
La somma totale delle resistenze degli strumenti di misura e dei loro collegamenti al circuito secondario dei
trasformatori di corrente non deve superare i valori nominali ammessi per quel tipo di trasformatore.
Per ottenere le grandezze corrispondenti allo stato non saturo della macchina, la prova viene eseguita a
diverse tensioni di armatura, da 0,1 a 0,4 volte il valore nominale. Le grandezze determinate per ciascuna
prova sono riportate su un diagramma in funzione dei valori iniziali delle correnti alternate di armatura
transitorie e subtransitorie. Da questo diagramma possibile ricavare le grandezze richieste relative al valore
nominale della corrente di armatura.
Per ottenere le grandezze corrispondenti allo stato saturo della macchina, la prova deve essere eseguita in
corrispondenza del valore di tensione nominale ai morsetti di macchina prima della messa in corto circuito
dellavvolgimento di armatura.
Quando la prova di cortocircuito istantaneo con macchina satura non pu essere fatta partendo a vuoto dalla
tensione nominale, essa viene effettuata diverse volte partendo da diversi valori di tensione a vuoto pari al
30%, al 50% e al 70% della tensione nominale. I risultati vengono poi riportati su un diagramma in funzione
della tensione a vuoto esistente prima della messa in corto circuito e le grandezze corrispondenti alla tensione
nominale di armatura vengono approssimativamente determinate per estrapolazione.
La tensione ai morsetti della macchina, la corrente di eccitazione e la temperatura dellavvolgimento di
eccitazione vengono misurate immediatamente prima della messa in cortocircuito.
Per determinare le grandezze caratteristiche della macchina devono essere registrati gli oscillogrammi della
corrente di armatura in ciascuna fase e della corrente di eccitazione.
La registrazione oscillografica deve proseguire per un tempo non inferiore a + 0,2 s (ovvero non inferiore a 3
volte la costante di tempo della componente transitoria della corrente di cortocircuito) dopo la chiusura del
corto circuito.
I valori in regime permanente devono ugualmente essere registrati oscillo- graficamente dopo il
raggiungimento di tale condizione. Per controllo, i valori finali in regime permanente devono anche essere
misurati con strumenti classici.
Registrazioni oscillografiche pi brevi possono essere effettuate qualora, da prove effettuate su macchine
similari, risulti che il valore della corrente abbia decremento di tipo esponenziale.
La variazione nel tempo delle componenti aperiodiche e periodiche della corrente di armatura in ciascuna fase
viene determinata dagli oscillogrammi di corto circuito trifase rispettivamente come semisomma algebrica e
semidifferenza algebrica delle ordinate degli inviluppi superiore e inferiore della corrente di corto circuito in
ciascuna fase.
439

La componente periodica della corrente di armatura in cortocircuito viene determinata come valore medio
aritmetico della componente periodica della corrente nelle tre fasi.
Per determinare le componenti transitoria

ik'

e subtransitoria

detrarre il valore della corrente di corto circuito permanente

ik''

(figura di seguito riportata) occorre

dalla curva di variazione della componente

periodica della corrente di armatura.


La differenza risultante, che rappresenta la somma di

ik' ik''

viene riportata su un foglio con scala semi-

logaritmica. Questo grafico pu avere andamento rettilineo o curvo.

In particolare:

quando la seconda parte di questo grafico una linea retta (caso di una esponenziale),
lestrapolazione di questa retta al tempo zero d il valore iniziale A (0) della componente transitoria
della corrente di corto circuito;

quando la seconda parte di questo grafico una curva, lampiezza della corrente A misurata al tempo
OA (figura successiva), preso uguale a 0,2 s o al tempo in cui i fenomeni subtransitori diventano
trascurabili. Il tempo OB corrisponde al momento in cui la corrente iB

1
iA . La costante di
e

tempo 'd presa pari a (OB - OA) secondi. Si considera che la linea retta congiungente i punti di
corrente iB e iA rappresenti il valore equivalente di
rappresenti il valore iniziale

ik' 0

ik'

e la sua estrapolazione al tempo zero

della componente transitoria della corrente di corto circuito.

440

La componente subtransitoria della corrente di corto circuito viene definita come la differenza tra la curva

ik' ik''

e la linea retta che rappresenta il valore di

ik' .

La variazione della componente subtransitoria di corrente in funzione del tempo viene pure riportata su scala
semi-logaritmica (figura in alto).
Le componenti aperiodiche di corrente delle tre fasi vengono riportate su un diagramma a scala semilogaritmica in funzione del tempo. Lestrapolazione di queste curve al tempo zero d i valori iniziali delle
correnti corrispondenti.
La reattanza transitoria diretta

x'd

viene determinata mediante la prova di corto circuito istantaneo come

rapporto fra la tensione a vuoto, misurata immediatamente prima della messa in corto circuito ed il valore
iniziale della componente periodica della corrente di corto circuito, trascurando la componente subtransitoria,
cio:

x'd
La reattanza subtransitoria diretta

x''d

u 0
i ik' 0

viene determinata mediante la prova di corto circuito istantaneo come

rapporto fra la tensione a vuoto, misurata immediatamente prima della messa in corto circuito, ed il valore
iniziale della componente periodica della corrente di corto circuito, ottenuto dallanalisi delloscillogramma,
cio:

x''d

u 0
i ik' 0 ik'' 0

La costante di tempo della componente transitoria diretta in corto circuito viene determinata mediante la
prova di corto circuito trifase istantaneo come il tempo necessario affinch la componente transitoria della
corrente di armatura decresca a 0,368 volte il suo valore iniziale.

441

La costante di tempo della componente subtransitoria diretta in corto circuito viene determinata, mediante la
prova di corto circuito trifase improvviso, come il tempo necessario affinch la componente subtransitoria
della corrente di armatura decresca a 0,368 volte il suo valore iniziale.
La costante di tempo della componente unidirezionale di armatura in corto circuito viene determinata come il
tempo necessario affinch la componente periodica della corrente di eccitazione decresca a 0,368 volte il suo
valore iniziale.
Misura dellimpedenza alla sequenza inversa.
Lo schema elettrico di misura il seguente:

La macchina deve ruotare a velocit nominale e la corrente di eccitazione deve essere pari alla nominale.
Per ottenere un sistema di correnti alla sequenza inversa si cortocircuitano due fasi in modo da ottenere un
cortocircuito bifase.
Valgono le seguenti relazioni:

I1 0;
I 2 I3 I ;

E 2 E3.
La componente di tensione inversa del sistema in esame :

Ei

E1 2 E 2 E 3 E1 E 2 V

.
3
3
3

La componente di corrente inversa del sistema in esame :

Ii

I1 2 I 2 I 3

I3
3

I
I .
3j
3
3

Ovviamente limpedenza alla sequenza inversa data da:


.

Zi

Ei
V
j
Ii
3 I

Per poter valutare la reattanza alla sequenza inversa si considera la relazione seguente:

442

Q
Ei I i
V
I
1
V I
V I
X i 2i j

2
Ii
I i2
3
3 I i 3 3 I i2 3 3

W
3 I 2

essendo W lindicazione fornita dal wattmetro inserito come in figura.


Nota limpedenza alla sequenza inversa e nota la reattanza alla sequenza inversa possibile valutare la
resistenza alla sequenza inversa tramite la relazione:

Ri Zi2 X i2 .
Misura dellimpedenza alla sequenza zero.
Per effettuare la misura dellimpedenza alla sequenza zero (impedenza omopolare) esistono diversi metodi.

1.84.1

Primo metodo.

Lo schema elettrico di misura il seguente:

La macchina ruota alla velocit nominale e lavvolgimento di eccitazione cortocircuitato tuttavia gli stessi
risultati si ottengono a rotore fermo o anche in assenza di rotore.
I tre avvolgimenti di armatura vengono collegati in serie fra di loro e tramite un metodo volt-amperometrico a
lunga derivazione si misura limpedenza costituita dalla serie delle tre impedenze di fase.
I tre avvolgimenti essendo attraversati dalla stessa corrente sono soggetti ad un sistema di correnti omopolari.
La reattanza omopolare data da:

X0
1.84.2

V
3I

(supponendo che la resistenza sia trascurabile).

Secondo metodo.

Lo schema elettrico di misura il seguente:

443

Se il centro stella accessibile possibile collegare in parallelo i tre avvolgimenti di fase e quindi risalire alla
misura della reattanza omopolare tramite la relazione:

X0
1.84.3

3 V
I

Terzo metodo.

Lo schema elettrico di misura il seguente:

Lultimo metodo prevede il collegamento di due fasi per la realizzazione di un cortocircuito bifase collegato al
neutro, mentre il rotore a velocit nominale e la corrente di eccitazione tale da ottenere la tensione
nominale di armatura.
Sotto queste ipotesi valgono le relazioni seguenti:

E1 V ;
E 2 E3 0 ;
i1 0 ;
i2 i3 i .
Quindi:

I0

i1 i2 i3 i

3
3

mentre :

E0

E1 E 2 E 3 V

3
3

La reattanza omopolare si ottiene dalla relazione:


444

X0

E0 V

I0 I

Questa relazione stata ricavata sotto lipotesi di trascurare la resistenza omopolare, la quale necessaria per
schematizzare le perdite di potenza associate alle varie armoniche nel caso in cui il contenuto armonico della
tensione sia notevole.

Determinazione delle perdite di potenza.


Le perdite totali possono essere considerate pari alla somma delle seguenti perdite:

Perdite costanti.

a) perdite nel ferro attivo e perdite addizionali a vuoto nelle altre parti metalliche;
b) perdite per attrito nei cuscinetti e nelle spazzole (significative solo per macchine monofasi);
c) perdite totali per ventilazione.

Perdite sotto carico.

a) perdite per effetto Joule negli avvolgimenti primari;


b) perdite per effetto Joule negli avvolgimenti di avviamento e smorzamento.

Perdite addizionali sotto carico.

a) perdite dovute al carico nel ferro attivo e in altre parti metalliche, esclusi i conduttori;
b) perdite per correnti parassite nei conduttori dellavvolgimento primario.

Perdite nel circuito di eccitazione.

a) perdite per effetto Joule negli avvolgimenti di eccitazione e nei reostati deccitazione;
b) tutte le perdite nelleccitatrice se questa, trascinata meccanicamente dallalbero principale, fa parte
dellunit completa;
c) perdite elettriche nelle spazzole.
Determinazione delle perdite costanti.

1.86.1

Prova a fattore di potenza unitario, a tensione e frequenza nominali.

La somma delle perdite costanti in genere ottenuta facendo funzionare la macchina come motore a vuoto
alimentata a tensione e frequenza nominali.
Leccitazione regolata in modo che la macchina assorba la corrente minima.
La potenza elettrica assorbita, diminuita delle perdite per effetto Joule negli avvolgimenti primari, e, se
necessario, della potenza assorbita dalleccitatrice, fornisce la somma delle perdite costanti.
Questultimo termine non deve essere considerato se si utilizza una sorgente di eccitazione separata.

445

1.86.2

Prova a circuito aperto.

La somma delle perdite costanti possono anche essere determinate trascinando la macchina alla sua velocit
nominale per mezzo di una macchina tarata (motore).
La macchina viene eccitata per mezzo di una sorgente esterna in modo da ottenere il funzionamento da
generatore a circuito aperto a tensione nominale. La potenza assorbita allalbero, che pu essere calcolata
dalla potenza assorbita dal motore tarato, fornisce la somma delle perdite costanti.
Disalimentando il circuito di eccitazione, si ottiene nello stesso modo la somma delle perdite costanti escluso
quelle nel ferro cosicch questultime si ottengono per sottrazione.
Dato il piccolo numero di spazzole usate sulle macchine sincrone, non in genere possibile separare le perdite
per attrito alle spazzole dalla somma delle altre perdite costanti per mezzo di prove eseguite con le spazzole
sollevate.

1.86.3

Prova di rallentamento.

La somma delle perdite costanti pu essere determinata anche tramite il metodo di rallentamento gi
esaminato.

1.86.4

Prova a fattore di potenza unitario e a tensione variabile.

Le tre tipologie di perdite costanti possono essere separate con il funzionamento della macchina come motore
alimentato a frequenza nominale ma a valori differenti di tensione.
Il fattore di potenza deve essere mantenuto al valore unitario regolando leccitazione durante la prova.

1.86.5

Prova a densit variabile del gas di raffreddamento.

Per macchine raffreddate con gas a pressione variabile, le perdite totali per ventilazione possono essere
separate dalle perdite per attrito mediante prove a varie densit del gas di raffreddamento.
Sono allo studio prove a differenti velocit.
Determinazione delle perdite sotto carico.
Le perdite sotto carico sono le perdite per effetto Joule negli avvolgimenti di indotto (primario) e solitamente
sono misurate nel corso della prova di cortocircuito.
Quando le perdite per effetto Joule negli avvolgimenti di indotto devono essere fornite separatamente esse
sono calcolate in base alla corrente nominale e alla resistenza degli avvolgimenti riportata alla temperatura di
riferimento.
Determinazione delle perdite addizionali sotto carico.
Se non specificato diversamente, la somma delle perdite addizionali sotto carico vengono misurate col
metodo della prova di corto circuito.

446

La macchina da provare, con lindotto in corto circuito, viene trascinata alla sua velocit nominale ed eccitata
in modo che la corrente di armatura assuma il valore nominale.
La potenza assorbita allasse, diminuita delle perdite meccaniche e della potenza assorbita dalleccitatrice (se
presente) fornisce la somma delle perdite ohmiche e delle perdite addizionali dovute al carico.
Se la reattanza di dispersione anormalmente elevata come nel caso di una macchina ad alta frequenza, si
deve anche fare una correzione per le perdite nel ferro.
Le perdite addizionali sotto carico variano in modi differenti in funzione della temperatura.
La somma delle perdite ohmiche e delle perdite addizionali si suppone indipendente dalla temperatura e non
si deve fare nessuna correzione per riportarla alla temperatura di riferimento.
Va evidenziato che la somma delle perdite addizionali cos determinata generalmente un po pi elevata
delle perdite che si hanno realmente a carico nominale.
La potenza assorbita allalbero della macchina durante la prova di corto circuito pu essere misurata col
metodo della macchina tarata o col metodo di rallentamento.
Determinazione delle perdite nel circuito di eccitazione.

1.89.1

Perdite per effetto Joule nellavvolgimento di eccitazione.

Queste perdite sono calcolate con la relazione:


2
R I ecc

in cui:

la resistenza dellavvolgimento di eccitazione riportata alla temperatura di riferimento;

Iecc

la corrente di eccitazione per il funzionamento considerato della macchina, misurata durante

la prova a carico o calcolata se questa prova non possibile. In questo ultimo caso, il metodo di
calcolo da usare va concordato tra committente e fornitore.

1.89.2

Perdite nel reostato principale.

Queste perdite sono calcolate con la formula:


2
R I reo

in cui:

la resistenza della parte di reostato inserita nel circuito per il regime considerato;

Ireo

il valore della corrente di eccitazione per il regime della macchina.

Tali perdite possono essere valutate anche eseguendo il prodotto della corrente di eccitazione relativa al
regime considerato per la tensione U ai morsetti del reostato.
Quando una resistenza permanentemente inserita in serie al circuito di eccitazione, occorre tenerne conto
come per il reostato principale.

447

1.89.3

Perdite elettriche nelle spazzole.

La somma di queste perdite considerata uguale al prodotto della corrente di eccitazione, al regime
considerato, per una determinata caduta di tensione.
Questa caduta fissata per tutte le spazzole di ciascuna polarit in:
1,0 V

per spazzole di carbone o grafite;

0,3 V

per spazzole di metallo-carbone.

La somma delle perdite nel circuito di eccitazione anche uguale al prodotto della corrente di eccitazione I ecc
per la tensione totale di eccitazione Uecc.

1.89.4

Perdite nelleccitatrice.

Le perdite nelleccitatrice devono essere valutate solo nel caso in cui leccitatrice sia trascinata
meccanicamente dallalbero principale e sia utilizzata solo per eccitare la macchina sincrona.
Queste perdite corrispondono alla differenza tra la potenza assorbita allalbero delleccitatrice e la potenza da
essa resa ai suoi morsetti con in pi le perdite di eccitazione delleccitatrice se questa macchina eccitata per
mezzo di una sorgente esterna.
Se leccitatrice pu essere disaccoppiata dalla macchina principale e provata separatamente, la potenza che
assorbe pu essere misurata col metodo della macchina tarata.
Se leccitatrice non pu essere disaccoppiata dalla macchina principale, la potenza che assorbe pu essere
misurata o col metodo della macchina tarata o col metodo di rallentamento, applicati al gruppo completo.
In questi due metodi la potenza assorbita dalleccitatrice si ottiene come differenza tra le perdite totali del
gruppo misurate in condizioni identiche, dapprima con leccitatrice a carico e poi con leccitatrice non
eccitata, essendo leccitazione fornita da una sorgente esterna.
Misura delle perdite totali.
possibile determinare direttamente lentit delle perdite totali senza dover misurare separatamente i vari
termini con diverse metodologie.

1.90.1

Prova al freno.

Prova nella quale la potenza meccanica fornita da una macchina funzionante come motore si determina
misurando la coppia allalbero, per mezzo di un freno o di un dinamometro, contemporaneamente alla
velocit di rotazione; oppure una prova nella quale si determina, per mezzo di un dinamometro, la potenza
meccanica assorbita da una macchina funzionante come generatore.
In questa prova velocit, tensione e corrente della macchina assumono i valori nominali.
Il rendimento assunto uguale al rapporto tra potenza resa e la potenza assorbita.

448

La prova deve essere eseguita alla temperatura il pi vicino possibile a quella che si raggiunge alla fine di un
periodo di tempo specificato qualora la macchina funzioni in condizioni di servizio nominale. Non si devono
effettuare correzioni che tengano conto della variazione di resistenza degli avvolgimenti con la temperatura.

1.90.2

Prova con macchina tarata.

Prova nella quale la potenza meccanica assorbita o resa di una macchina elettrica si determina in base alla
potenza elettrica resa o assorbita di una macchina tarata, accoppiata meccanicamente alla macchina in prova.

1.90.3

Prova in opposizione meccanica.

In questa prova due macchine identiche vengono fatte funzionare in condizioni nominali pressoch identiche.
Le due macchine sono accoppiate meccanicamente e la somma delle perdite di entrambe le macchine
calcolata per differenza tra la potenza elettrica assorbita di una macchina e quella elettrica resa dallaltra. Si
assume che le perdite siano equamente distribuite e il rendimento venga calcolato in base alla potenza
elettrica assorbita e alla met delle perdite totali.

La prova deve essere eseguita a temperatura il pi vicino possibile a quella che si raggiunge alla fine di un
periodo di tempo specificato qualora la macchina funzioni in condizioni di servizio nominale. Non si devono
effettuare correzioni che tengano conto della variazione di resistenza degli avvolgimenti con la temperatura.

1.90.4

Prova in opposizione elettrica (in parallelo sulla rete).

In questa prova due macchine identiche sono accoppiate meccanicamente e ambedue connesse allo stesso
sistema di alimentazione. La somma delle perdite di entrambe le macchine uguale alla potenza assorbita dal
sistema.

449

1.90.5

Prova a cos nullo.

Tale prova eseguita su una macchina funzionante in sovraeccitazione e fattore di potenza prossimo a zero.
Se la macchina fatta funzionare in condizioni nominali di velocit, tensione e corrente, le perdite totali sono
equivalenti alla potenza assorbita durante la prova, corretta della differenza tra le perdite di corrente di
eccitazione misurate e quelle a pieno carico .

450

PROVE SULLA MACCHINA A CORRENTE CONTINUA.


Misura della resistenza darmatura.
Esistono diversi metodi per la misura della resistenza di armatura che si differenziano in funzione della
presenza o meno di collegamenti equipotenziali o di eventuali avvolgimenti di compensazione.

1.91.1

Metodo generale, macchina ad una sola coppia polare o macchina con 2 coppie polari.

La resistenza di contatto fra spazzole e collettore deve sempre essere esclusa dalla misura per le sue
caratteristiche di dipendenza dalla corrente.
La misura della resistenza di indotto pu farsi, indipendentemente dal tipo di avvolgimento, inviando
nell'indotto una corrente continua I e misurando la caduta di tensione a valle di una coppia di spazzole di
opposto segno; ci presuppone che la corrente si ripartisca uniformemente nelle vie interne. Questo primo
metodo di misura applicabile nel caso di avvolgimento ondulato o di avvolgimento embricato ad una sola
coppia polare (in entrambi i casi si ha una sola coppia di spazzole).
La ripartizione uniforme della corrente nelle vie interne in parallelo pu non essere vera se esistono altre
coppie di spazzole; nel caso in cui non sia possibile fare diversamente, si cura che il contatto di dette spazzole
sia il migliore possibile e si assume come caduta di tensione la media dei valori misurati per coppie di
lamelle, distanti fra loro un passo polare, poste sull'asse delle spazzole.
Lo schema elettrico di misura nel caso di 2 coppie di spazzole il seguente:

I
I/2
I/2
I/4

I/4

V
I/2

I/4

I/4

I/2

Tale metodo prevede la misura della tensione tramite un voltmetro coi morsetti collegati sotto le spazzole (in
modo che nella misura non venga considerata la resistenza offerta dalle spazzole) e della corrente iniettata alle
spazzole.
Il circuito elettrico corrispondente indicato nella seguente figura:

451

Quindi la resistenza darmatura misurata data dal rapporto:

Rarm Rm

V
I

e poich,in generale, la macchina presenta a vie in parallelo, si ottiene anche la misura delle a resistenze di
avvolgimento di armatura in parallelo:

Rarm Rm
1.91.2

V I Ra 1 Ra


Ra Rm 2a
I
2a I 2a

Metodo generale, macchina con avvolgimento embricato e con 2p>2.

Nel caso in cui si consideri una macchina a corrente continua con avvolgimento embricato e un numero di
coppie polari tali che 2p>2 necessario verificare la presenza degli eventuali collegamenti equipotenziali.
Per macchina con avvolgimento embricato semplice senza collegamenti equipotenziali lo schema elettrico di
misura il seguente:

Quindi si sollevano tutte le spazzole tranne due diametralmente opposte e si effettua la misura con il metodo
voltamperometrico.

452

La resistenza misurata data dal rapporto

Rm

V
I

e praticamente si constata che con questo metodo il

risultato della misura la serie delle resistenze di armatura di mezzo avvolgimento in parallelo allaltra met.
Quindi si ha che la resistenza di mezzo avvolgimento data da R ' Rarm p ( il numero di vie in parallelo
coincide con il numero di coppie polari dellavvolgimento di armatura) e quindi la misura di resistenza di
armatura pari a:

Rm

V I Ra p 1 Ra p
.


I
2
I
2

Essendo anche:

Ra
R

arm 2a

pa
si ottiene:

Rarm

Ra
R 1 Rm
2 m

2a
p 2a p 2

Per controllare l'esistenza dei collegamenti equipotenziali, basta verificare se la resistenza misurata fra due
lamelle distanti un semipasso polare risulta uguale a quella misurata fra due punti diametrali.
Talvolta la resistenza da misurare ha un valore tanto piccolo, da essere difficilmente misurabile: alcune
Norme consentono, in questo caso, di impiegare i valori dati in progetto dal costruttore.
In questultimo caso (avvolgimento embricato semplice con collegamenti equipotenziali) lo schema elettrico
di misura da adottare il seguente:

Praticamente si effettua la misura delle a resistenze di avvolgimento di armatura tutte in parallelo fra di loro
per cui:

Rarm Rm

V Ra

I 2a
453

Misura della resistenza dellavvolgimento di compensazione.


Nel caso in cui sia presente lavvolgimento di compensazione necessario valutarne la resistenza.
Lo schema elettrico di misura, necessario per misurare solo la resistenza dellavvolgimento di
compensazione, prevede di cortocircuitare le spazzole ed effettuare la misura con il metodo
voltamperometrico.
Rilievo della caratteristica a vuoto.
Si ricorda che la caratteristica a vuoto di una macchina a corrente continua rappresenta il legame fra forza
elettromotrice generata e la corrente di eccitazione, a vuoto.
Lo schema elettrico di misura per il rilievo della caratteristica a vuoto il seguente:

La caratteristica a vuoto qualitativamente rappresentata nella figura successiva.


La velocit di rotazione deve essere costante e pari al valore nominale. La corrente di eccitazione deve variare
da valori sufficientemente bassi fino a circa il 120-130% del valore nominale (visto che la macchina non sta
erogano potenza attiva e quindi il circuito di armatura non sede di riscaldamento lecito che la corrente di
eccitazione assuma valori superiori a quello nominale) e poi gradualmente decrescenti. Le due curve cos
ottenute possono differire tra loro per listeresi del circuito magnetico; normalmente si fa la media fra le due
curve.

454

Misura delle perdite a vuoto.


La misura delle perdite a vuoto pu essere eseguita in due modi:
a) tramite lutilizzo di un motore tarato, determinando le perdite nel ferro e le perdite meccaniche con la
macchina a velocit e ad eccitazione nominale, e valutando separatamente le perdite meccaniche con
la prova a velocit nominale ed eccitazione nulla;
b) con il funzionamento da motore della macchina in prova, misurando la potenza assorbita al variare
delle corrente di eccitazione mantenendo costante la velocit di rotazione del rotore.
In questultimo caso la potenza misurata P0 pari a

P0 Pm Pfe Pj
in cui:

Pm sono le perdite di potenza meccaniche;

Pfe sono le perdite di potenza nel ferro;

Pj

sono le perdite di potenza per effetto Joule nel circuito di armatura.

La difficolt principale di tale prova consiste nel mantenere costante la velocit di rotazione del rotore al
variare della corrente di eccitazione.
Infatti la velocit di rotazione data da

V
k

in cui:

la tensione di armatura;

la costante di macchina;

il flusso risultante;
455

quindi al diminuire della corrente di eccitazione la velocit di rotazione tenderebbe a diminuire.


Diagrammando landamento della potenza assorbita a vuoto in funzione della corrente di eccitazione, in
corrispondenza di eccitazione nulla (sotto lipotesi di trascurare il magnetismo residuo) possibile
determinare le perdite meccaniche.
Tali perdite per devono essere valutate alla velocit nominale la quale irrealizzabile per valori di I ecc nulli.
Allora si diagrammano gli andamenti della potenza assorbita per determinati valori di corrente di eccitazione
costanti ma a velocit variabile:

Una volta ottenuta questa famiglia di curve in corrispondenza della velocit nominale, per ogni valore di I ecc si
determina il corrispondente valore di potenza assorbita:

Pm Pfe .
cos possibile tracciare nella caratteristica P 0-Iecc il punto di coordinate

ecc

,Pm Pfe

ricavati dal

diagramma precedente. Tracciando la curva P 0-Iecc per punti per estrapolazione si ricava il valore di Pm in
corrispondenza di Iecc nulla.

Determinazione delle perdite di potenza.


Le perdite totali possono essere considerate pari alla somma delle seguenti perdite di seguito elencate.
Perdite nel circuito di eccitazione.
a) perdite per effetto Joule negli avvolgimenti di eccitazione e nei reostati deccitazione;
b) tutte le perdite nelleccitatrice (tranne quelle meccaniche) se questa, trascinata meccanicamente
dallalbero principale, fa parte dellunit completa.
456

Nel caso di eccitazione separata fornita da altri mezzi quali batteria, raddrizzatore o gruppo
generatore, non si deve tenere conto delle perdite nella sorgente di eccitazione separata o nei
collegamenti tra la sorgente e le spazzole.
Se sono richieste le perdite in un sistema di eccitazione separato, queste possono essere indicate
separatamente e ottenute come la differenza fra la potenza di eccitazione divisa per il rendimento del
sistema di eccitazione e la potenza di eccitazione stessa.
Perdite costanti.
a) perdite nel ferro attivo e perdite addizionali a vuoto nelle altre parti metalliche;
b) perdite per attrito nei cuscinetti e nelle spazzole escluse le perdite di un eventuale sistema di
lubrificazione separato. Le perdite nei cuscinetti comuni devono essere indicate separatamente, sia
che tali cuscinetti siano forniti con la macchina o meno.
c) perdite totali per ventilazione, inclusa la potenza assorbita dai ventilatori ed eventuali macchine
ausiliarie facenti parte integrante della macchina. Le perdite nelle macchina ausiliarie quali ventilatori
esterni, pompe dellacqua e dellolio non facenti parte integrante della macchina, non devono essere
incluse salvo previo accordo. Se sono richieste le perdite nel sistema di ventilazione separato,
possono essere indicate separatamente poich non facenti parte delle perdite della macchina.
Perdite sotto carico.
a) perdite per effetto Joule nellindotto e negli avvolgimenti percorsi dalla corrente di armatura quali,
avvolgimenti di commutazione, compensazione ed eccitazione;
b) perdite elettriche nelle spazzole.
Perdite addizionali sotto carico.
a) perdite dovute al carico nel ferro attivo e in altre parti metalliche, esclusi i conduttori;
b) perdite per correnti parassite nei conduttori dindotto dovute alla pulsazione del flusso ed alla
commutazione;
c) perdite nelle spazzole dovute alla commutazione.
Perdite di eccitazione.

1.96.1

Perdite per effetto Joule negli avvolgimenti di eccitazione.

Queste perdite sono calcolate con la relazione:


2
Recc I ecc

in cui:

Recc

la resistenza dellavvolgimento deccitazione in derivazione (o separata) riportata alla

temperatura di riferimento;

Iecc

la corrente di eccitazione.

Tranne il caso delleccitazione composta la corrente di eccitazione deve essere quella corrispondente alla
velocit nominale e al carico nominale.
457

Se la corrente di eccitazione non pu essere misurata durante una prova a carico, si considera uguale a:
a) nel caso di generatori ad eccitazione in derivazione o separata con o senza poli ausiliari pari all11%
della corrente di eccitazione corrispondente a vuoto ad una tensione uguale alla tensione nominale pi
la caduta ohmica nel circuito dindotto (indotto, spazzole e avvolgimenti di commutazione) a corrente
nominale di carico;
b) nel caso di generatori compensati ad eccitazione in derivazione o separata pari alla corrente di
eccitazione corrispondente nel funzionamento a vuoto ad una tensione uguale alla tensione nominale
maggiorata dalla caduta ohmica nel circuito di armatura (indotto, spazzole, avvolgimento di
commutazione e compensazione) a corrente nominale di carico;
c) nel caso di generatori ad eccitazione compound (composta) pari alla corrente di eccitazione
corrispondente alla tensione nominale a vuoto;
d) per generatori sovra e sotto compensati e tipi speciali pari al valore convenuto tra costruttore e
cliente;
e) per motori in derivazione: alla corrente di eccitazione a vuoto corrispondente alla tensione nominale.

1.96.2

Perdite nel reostato principale.

Queste perdite sono calcolate con la relazione


2
Rr I ecc

in cui:

Rr

la resistenza della parte di reostato inserita per il carico considerato riportata alla

temperatura di riferimento;

Iecc

la corrente di eccitazione come specificato nel paragrafo precedente.

Tali perdite sono pure valutabili tramite il prodotto della corrente di eccitazione e della tensione ai capi del
reostato.

1.96.3

Perdite nelleccitatrice.

Queste perdite vanno considerate solo nel caso in cui leccitatrice sia trascinata meccanicamente dallalbero
principale e sia usata esclusivamente per leccitazione della macchina principale.
Queste perdite comprendono la differenza tra la potenza assorbita allalbero dalleccitatrice e la potenza utile
ai morsetti, e anche le perdite di eccitazione nelleccitatrice se questa eccitata da una sorgente separata.
Se leccitatrice pu essere distaccata dalla macchina principale e provata separatamente, la potenza assorbita
pu essere misurata col metodo del motore tarato.
Se leccitatrice non pu essere disaccoppiata dalla macchina principale, la potenza che assorbe pu essere
misurata facendo lavorare la macchina principale come un motore a vuoto, oppure col metodo del motore
tarato o anche col metodo di rallentamento applicato al gruppo completo.

458

Con questi tre metodi, la potenza assorbita dalleccitatrice ottenuta come differenza tra le perdite totali del
gruppo misurate in condizioni identiche, prima con leccitatrice sotto carico, poi con leccitatrice non eccitata,
essendo leccitazione fornita da una sorgente indipendente.
Se nessuno di questi metodi applicabile, la potenza assorbita dalleccitatrice viene ottenuta sommando alla
potenza misurata ai morsetti le diverse perdite separate.
Tuttavia, non bisogna considerare le perdite meccaniche per attrito e ventilazione che sono misurate
contemporaneamente a quelle della macchina principale (le due macchine sono calettate).
Perdite costanti.

1.97.1

Prova a vuoto a tensione nominale.

Le perdite costanti si determinano facendo funzionare la macchina a vuoto come motore, a tensione uguale
alla nominale e a velocit nominale ottenuta regolando opportunamente leccitazione, che deve essere fornita
preferibilmente da una sorgente separata.
La potenza elettrica totale assorbita, diminuita delle perdite per effetto Joule nellindotto, negli avvolgimenti
ausiliari e di compensazione e negli avvolgimenti di eccitazione (qualora leccitazione non sia indipendente)
o, se necessario, diminuita della potenza assorbita dalleccitatrice, fornisce la somma delle perdite costanti.

1.97.2

Prova a circuito aperto.

Le perdite costanti possono essere determinate separatamente facendo ruotare la macchina alla sua velocit
nominale, eccitata in maniera indipendente in modo da farla funzionare da generatore a vuoto a tensione
nominale.
La potenza che assorbe allalbero, che pu essere ottenuta dalla potenza elettrica assorbita dalla macchina
tarata, d la somma delle perdite costanti.
Eliminando leccitazione, si ottiene nello stesso modo la somma delle perdite per attrito e ventilazione.
Le perdite nel ferro possono essere determinate separatamente sottraendo le perdite ottenute da questa prova
senza eccitazione da quelle misurate durante la precedente prova a vuoto. Sollevando le spazzole le perdite
per attrito alle spazzole possono essere determinata separatamente sottraendo le perdite misurate in questa
prova da quelle misurate nella prova precedente senza eccitazione.
Determinazione delle perdite sotto carico.

1.98.1

Perdite per effetto Joule nel circuito di armatura.

Queste perdite sono calcolate dalla conoscenza della corrente e dai valori misurati delle resistenze, riportati
alla temperatura di riferimento.
Qualora il valore della resistenza sia cos piccolo da non poter essere praticamente misurabile, ammesso
limpiego del valore calcolato.

459

In queste perdite sono incluse quelle degli avvolgimenti di compensazione, dei poli di commutazione e delle
resistenze di shunt. Nel caso di resistenza di shunt in parallelo con un avvolgimento serie, le perdite per
effetto Joule devono essere determinate dalla conoscenza della corrente totale e dalla resistenza risultante.

1.98.2

Perdite elettriche nelle spazzole.

Si ammette che la somma di queste perdite sia uguale al prodotto della corrente dindotto per una caduta di
tensione prefissata.
La caduta di tensione per tutte le spazzole di ciascuna polarit viene supposta di 1,0 V per spazzola di carbone
o grafite e 0,3 V per spazzola di metallo-carbone.
Determinazione delle perdite addizionali sotto carico.
Salvo specificazioni contrarie, si assume che queste perdite varino con il quadrato della corrente e che il loro
valore totale a corrente nominale massima, sia:
a) per macchine non compensate

1% della potenza nominale assorbita per i motori;

1% della potenza nominale fornita per i generatori;

b) per macchine compensate

0,5% della potenza nominale assorbita per i motori;

0,5% della potenza nominale fornita per i generatori;

Per macchine a velocit costante, la potenza nominale resa o assorbita la potenza riferita a tensione e
corrente nominali massime.
Per motori a velocit variabile in cui la variazione di velocit ottenuta per variazione della tensione
applicata, la potenza nominale assorbita definita, ad ogni velocit, come la potenza assorbita quando la
corrente nominale massima a ogni velocit associata alla tensione corrispondente a tale velocit.
Per motori a velocit variabile, compensati e non compensati, nei quali laumento di velocit ottenuto
indebolendo il campo, la potenza nominale assorbita definita come quella che si ha quando la tensione
nominale associata con la massima corrente nominale.
Per generatori a velocit variabile in cui la tensione mantenuta costante variando il campo, la potenza
nominale fornita quella disponibile ai morsetti alla tensione nominale e alla massima corrente nominale.
Come perdite addizionali alla velocit corrispondente a pieno campo si considerano quelle sopra specificate.
Le perdite addizionali corrispondenti ad altre velocit, si calcolano moltiplicando quelle corrispondenti alla
velocit di pieno campo per i fattori di correzione dati nella tabella seguente:
Rapporto di velocit
1,5:1
2:1
3:1
4:1

Fattore di correzione
1,4
1,7
2,5
3,2

460

Il rapporto di velocit di cui alla prima colonna della tabella sopra inteso come il rapporto tra la velocit
reale in esame e la minima velocit nominale per funzionamento continuo.
Per rapporti di velocit diversi da quelli indicati in tabella, i fattori di correzione vengono ricavati per
interpolazione.
Le perdite addizionali sotto carico possono essere ottenute da una prova sotto carico o in opposizione,
sottraendo alle perdite totali misurate tutte le altre perdite conosciute.
Tolleranze.
Ecco una tabella riassuntiva delle tolleranze ammesse dalle norme per le varie misure.

461

PROVE DI SICUREZZA ELETTRICA


Generalit.
La sicurezza elettrica nei confronti dellutilizzatore dei prodotti alimentati dalla rete viene controllata con
prove e misure elettriche che sono globalmente indicate come Prove di Sicurezza. Le prove pi importanti
sono:

Rigidit dielettrica

Resistenza disolamento

Continuit ed integrit del conduttore di terra

Corrente dispersa (nel conduttore di protezione)

Corrente di contatto

Oltre queste prove sono previste altre misure, prove e verifiche relative ad assorbimento, riscaldamento
(temperature eccessive), rischi meccanici, incendio, implosione, ecc. indicate dalle norme base di sicurezza o
dalle norme di prodotto o di famiglia di prodotto.
Prova di rigidit dielettrica.
Ha lo scopo di verificare la tenuta a sollecitazioni in tensione dellisolamento tra i conduttori alimentazione (e
con quanto ed essi elettricamente connesso) e tutte le parti che possono direttamente o indirettamente venire a
contatto con loperatore.
Per un tempo ben definito (un valore tipico un minuto) una alta tensione (il cui valore da 500 V a 4000 V
fissato dalle norme in base alla tensione nominale di lavoro dellapparecchio in prova) viene applicata tra i
conduttori di rete e le parti che in funzionamento non sono in tensione e possono venire in contatto con
loperatore. La prova viene considerata superata se la corrente che si instaura inferiore ad un valore
prefissato.
La prova di rigidit pu venir fatta sia con tensione continua sia con tensione alternata. In relazione alle
caratteristiche della struttura elettrica delloggetto in prova.
Allisolamento associata una capacit dovuta sia ai parametri intrinseci degli isolamenti stessi (capacit tra
gli avvolgimenti dei trasformatori, capacit parassite dei cablaggi, capacit degli schermi elettrostatici) sia
capacit intenzionalmente introdotte (filtri antidisturbi sui conduttori di alimentazione).
La prova con tensione alternata eseguita quando le capacit sono relativamente piccole e le correnti
assorbite da tali capacit, assieme a quelle di perdita degli isolamenti, sono inferiori a una decina di
milliampere. Infatti tutte le capacit presenti provocano assorbimenti di corrente proporzionali al loro valore e
tali assorbimenti, sovrapponendosi e sommandosi alle correnti di perdita degli isolamenti, nel caso di capacit
elevate, possono renderne difficile o impossibile la valutazione.
Quando le capacit sono maggiori si usa eseguire la prova di rigidit con tensione continua. In questo caso,
esaurito il transitorio di carica delle capacit, la corrente di perdita di oggetti ben isolati si riduce a valori
462

bassissimi (inferiori a pochi microampere) ed quindi pi facile riconoscere e misurare le correnti di perdita e
le scariche vere e proprie.
Il circuito di prova schematizzato nelle figure I e II per i due casi di prodotti in classe I e in classe II.

Fig. I

Fig. II

Si ricorda che i prodotti in classe I sono praticamente quelli che nel cavo di alimentazione dispongono del
conduttore di protezione o terra. I prodotti di classe II sono quelli che non dispongono del conduttore di
protezione e sono realizzati con doppio isolamento o isolamento rinforzato.
Resistenza disolamento.
La prova consente di valutare la bont dellisolamento che esiste tra i conduttori del circuito di alimentazione
e le parti che possono venire a contatto con loperatore.
La prova viene sempre eseguita con tensione continua ed i valori normalmente usati sono 500V e 1000V. I
circuiti di misura usati corrispondono a quelli delle prove di rigidit.
La prova viene considerata valida se il valore di resistenza misurato supera un limite prefissato. Valori tipici
dei limiti di accettazione vanno da 10 a 1000 M.
Quando si provano gli involucri di materiale isolante, un foglio metallico premuto contro le parti accessibili.
I risultati delle misure variano a seconda del valore di umidit relativa ambientale e temperatura in cui
loggetto si trova.
Continuit e integrit del conduttore di terra.
Questa prova ha lo scopo di verificare che il conduttore di terra sia adeguato alla sua funzione protettiva. La
prova si esegue inviando una corrente (generalmente alternata) di valore
elevato (10 A 25A) nel conduttore di protezione, dalla presa di terra
nella spina di alimentazione, e misurando la caduta di tensione tra tale
punto ed un punto della struttura metallica dellapparecchio da provare.
La durata della prova deve essere superiore ad un valore minimo (10 s).
Misura della corrente dispersa (nel conduttore di protezione).
La prova consiste nella misura della corrente che circola nel conduttore di protezione quando lapparecchio
alimentato o, qualora esso manchi o sia interrotto, circola in un possibile collegamento esterno tra parti
metalliche accessibili dellapparecchio in prova e la terra.
463

Viene eseguita alimentando lapparecchio in prova a tensione nominale, eventualmente maggiorata di una
percentuale stabilita dalle norme. Il conduttore di protezione e/o la struttura conduttrice dellapparecchio
vengono collegati, attraverso un amperometro, prima a uno e poi allalto conduttore di alimentazione. La
misura di corrente viene quindi eseguita due volte.
La prova considerata superata se le due correnti misurate sono inferiori a dei limiti prefissati. Lordine di
grandezza di tali limiti di 1 mA.
Misura della corrente di contatto.
Queste prove servono a verificare sperimentalmente ai fini della sicurezza i limiti di corrente relative alle
risposte del corpo (reazione, rilascio, bruciatura elettrica, fibrillazione ventricolare) alla corrente usando un
modello di corpo pi rappresentativo (per un pieno contatto mano-mano o mano-piede in condizioni normali).
Delle quattro risposte, la percezione, la reazione e il rilascio sono correlati al valore di picco della corrente di
contatto e variano con la frequenza. Le reti specificate dalle norme per la misura delle correnti di percezione,
reazione e il rilascio hanno una risposta in frequenza che simula quello dellimpedenza corporea e sono
ponderate in modo da poter specificare e prendere come riferimento i valori limite singoli.
Le bruciature elettriche sono dipendenti dal valore efficace della corrente di contatto, e sono relativamente
indipendenti dalla frequenza.
Per le apparecchiature in cui le bruciature elettriche possono essere importanti sono richieste due misure
separate, una in valore di picco per la scossa elettrica e una seconda in valore efficace per le bruciature
elettriche.
Le norme di prodotto definiscono i valori limite della corrente.
Gli elettrodi di prova sono una graffa di prova oppure un foglio metallico 10cm x 20 cm che rappresenta la
mano. Essi vanno collegati ai morsetti di prova A e B della rete di misura. Il Voltmetro, in relazione alle
tipologie di misura sar per c.c., per c.a. a valore efficace o a valore di picco, dovr avere caratteristiche di
impedenza di ingresso (R> 1M e C< 200F) e banda passante che permetta una prestazione completa da 15
Hz fino a 1 MHz .
Il valore di corrente ricavato da U1(eff o cc)/500 d il valore di corrente di contatto da confrontare con il
limite per la bruciatura.
I valori ricavati da U2 e U3 (picco) /500 danno le correnti da confrontare con i limiti relativi rispettivamente
alla percezione o reazione e al rilascio e sono ponderati nel senso che una singola indicazione equivalente in
bassa frequenza sia il risultato per tutte le frequenze superiori a 15 Hz.

464

La configurazione di prova deve consentire la misura della corrente di contatto tra parti accessibili
simultaneamente e tra parti accessibili e la terra in condizioni normali e di guasto dellapparecchiatura (nel
caso di apparecchiature con collegamento a terra).
In dipendenza del tipo di condizione di funzionamento, in sequenza, lelettrodo del morsetto A deve essere
applicato a ciascuna parte accessibile e lelettrodo del morsetto B alla terra e a ciascuna delle parti accessibili.

1.106.1

Funzionamento normale

Il morsetto A della rete di misura viene collegato a ciascuna parte/circuito non messo a terra o conduttivo a
turno con gli interruttori n ed e chiusi, con polarit normale e inversa (interruttore p).

g
n

e
B

1.106.2

PE

EUT

Condizione di guasto n. 1

Le apparecchiature monofasi devono essere provate senza la connessione di terra di protezione (interruttore
e), combinata con la polarit normale e inversa (interruttore p), le apparecchiature trifasi senza la
connessione di terra. Questa prova non necessaria per apparecchiature connesse a terra in maniera affidabile
(permanente o per mezzo di spine).
465

1.106.3

Condizione di guasto n. 2

Le apparecchiature monofasi devono essere provate con il neutro aperto (interruttore n), combinata con la
polarit normale e inversa (interruttore p), con la connessione di terra chiusa (interruttore e).

1.106.4

Condizione di guasto n. 3

Le apparecchiature da usare nei sistemi IT devono essere provate mettendo a terra, uno alla volta, ciascun
conduttore di fase (interruttore g).

1.106.5

Condizione di guasto n. 4

Le apparecchiature trifase devono essere provate con ciascun conduttore di fase aperto uno alla volta
(interruttore l).

1.106.6

Condizione di guasto n. 5

Le apparecchiature monofasi da usare nei sistemi trifase IT o nei sistemi trifase a triangolo devono essere
provate mettendo in guasto a terra, uno alla volta, ciascun conduttore di fase (interruttore g), con polarit
normale e invertita (interruttore p) e con conduttori di fase aperti uno alla volta (interruttori l).

1.106.7

Condizione di guasto n. 6, n. 7

Sono relativi a apparecchiature per sistemi a triangolo

1.106.8

Condizione di guasto n. 8

Si provano le parti conduttrici accessibili che sono collegate elettricamente ad altre parti metalliche solo per
caso (porte incernierate, etichette adesive metalliche, parti fissate a superfici dipinte o anodizzate,
impugnature di comando, ) non collegate in modo affidabile alla terra, ne isolate intenzionalmente,
scollegandole e collegandole elettricamente alle altre parti.

466

467

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481

APPROFONDIMENTI - PROVE SUI CAVI


Generalit.
A seguito dellelevato valore economico dei collegamenti in cavo ed ai rilevanti costi necessari per la loro
installazione o sostituzione, risulta di grande importanza essere in grado di valutare on site, le condizioni
dei cavi e dei loro accessori.
I metodi di prova possono, in generale, essere divisi tra:
a) Prove dopo posa che verificano le condizioni del collegamento in cavo ad installazione ultimata;
b) Prove diagnostiche da eseguire sui sistemi in cavo, dopo un certo numero di anni di servizio, allo
scopo di valutare leventuale presenza di processi di invecchiamento accelerato di entit tale da
ridurre drasticamente la vita residua del collegamento.
Tuttavia le prove dopo posa sono obbligatoriamente previste dalle norme mentre le prove diagnostiche sono
consigliate dalle stesse ditte produttrici dei cavi.
Per completezza di informazione vanno inoltre menzionate le prove che si eseguono in caso di guasto allo
scopo di localizzarne i guasti.
Per quanto riguarda loggetto in prova si distingue in:
a) prova su pezzature intere;
b) prove su campioni di cavo (spezzoni);
c) prove su campioni di materiali costituenti.
Le principali prove e misure che vengono effettuate sono:
prove di tensione;

misura di capacit e dellangolo di perdita, tg (ponte di Shering);

misura della resistenza del conduttore (doppio ponte di Thomson);

misura della resistenza disolamento.

Le connessioni del circuito per la realizzazione delle prove di tensione il seguente:

In tale schema si osserva che lalimentazione al circuito fornita da un autotrasformatore e che tra esso e il
trasformatore elevatore posto un reattore avente il compito di fornire la potenza reattiva per compensare il
482

carico capacitivo costituito dal cavo in prova. La tensione, valutata a mezzo di un voltmetro, viene valutata, a
seconda della tipologia del cavo:

tra anima del conduttore e schermo;

tra anime di conduttori diversi;

tra anima del conduttore e acqua nel quale questo viene immerso.

Questultimo caso, molto raro, si usa nel caso di cavi unipolari non schermati. Lacqua che avvolge il cavo, ad
eccezione delle sue estremit, funge da secondo conduttore.
Prove dopo la posa.
Le prove dopo posa pi comuni si distinguono in funzione del tipo disolamento del cavo.
Per cavi isolati in carta impregnata prevista una prova di tensione a corrente continua per 15 minuti con un
valore di tensione pari a 3-4 Vn.
Per cavi con isolamento estruso sono previste:
a) prova di tensione a corrente continua per 15 minuti con un valore di tensione pari a 3 V n;
b) prova di tensione ad onde oscillanti con un valore di tensione pari a 3,5 Vn;
c) prova di tensione a frequenza pari a 0,1 Hz per 15 minuti con un valore di tensione pari a 3,5 V n
( limitata per cavi in media tensione).
E molto importante, nelleseguire prove dopo posa, utilizzare un metodo sufficientemente rappresentativo
delle effettive condizioni di esercizio. Daltra parte non generalmente possibile provare con tensione a 50
Hz per lindisponibilit di una sorgente adeguata a fornire la potenza reattiva richiesta dalla capacit del
collegamento. E perci tuttora prassi corrente effettuare prove dopo posa con tensione continua, utilizzando
cos generatori di peso, ingombro e costo contenuti.
Questo metodo, ampiamente sperimentato e valido per i cavi in carta impregnata, si rivelato poco
significativo e addirittura rischioso se applicato ai cavi estrusi. Infatti lapplicazione di una tensione continua,
di ampiezza uguale a 3-4 Vn, a collegamenti in cavo estruso tende a provocare la formazione di cariche
spaziali incontrollate che determinano una cattiva distribuzione della tensione tale da poter originare scariche
anomale in cavi ed accessori senza difetti.
La probabilit di incorrere in scariche anomale cresce allaumentare della tensione nominale del sistema e
riguarda prevalentemente gli accessori.
Il metodo alternativo alla prova con tensione continua dei collegamenti in cavo estruso costituita dalla prova
con onde oscillanti. Con questa sollecitazione la distribuzione della tensione imposta dalle capacit,
analogamente a quanto si verifica in esercizio.

Prove diagnostiche.
Le prove diagnostiche pi comuni si distinguono in funzione del tipo disolamento del cavo.
Per cavi isolati in carta impregnata sono previste le seguenti prove e misure:
483

a) misura della resistenza disolamento;


b) misura dellangolo di perdita;
c) misura del grado di depolimerizzazione della carta.
Per cavi con isolamento estruso sono previste:
a) misura della componente di corrente continua;
b) misura dellangolo di perdita;
c) misura della resistenza disolamento;
d) misura delle scariche parziali;
e) misura della corrente di riassorbimento;
f) misura della tensione di ritorno;
g) misura della tensione residua.

1.109.1

Misura della componente di corrente continua.

Questo metodo prevede la misura della componente DC quando al cavo applicata tensione alternata. Il suo
impiego molto diffuso in Giappone sui cavi M.T della distribuzione.
Un filtro passa basso inserito tra lo schermo del cavo e la terra allo scopo di misurare la componente DC.
Alla presenza di una componente DC nella corrente di conduzione di un cavo sottoposto a tensione alternata
correlata la presenza di water trees (percorsi ramificati), che provoca linvecchiamento dellisolamento.

1.109.2

Misura dellangolo di perdita.

La presenza di water trees in cavi estrusi e di umidit e/o decomposizione nellisolamento nei cavi in carta
provocano incrementi del fattore di perdita tanto pi grandi quanto pi marcata lentit del degradamento in
atto.
Pertanto la tag un parametro diffusamente usato per valutare le condizioni dei dielettrici.
La misura dellangolo di perdita si effettua con il ponte di Shering (misura capacit e angoli di perdita).

484

Con riferimento al ponte di Schering si ha che C4 il valore di capacit incognito (capacit del cavo in prova).
Regolando il ponte in modo da annullare lindicazione del rilevatore di zero, in termini di impedenze, si avr:

Z&1 Z&4 Z&2 Z&3


Limpiego di apparecchiature di misura tradizionali sia a 50 Hz, sia a 0,1 Hz necessita la messa fuori tensione
del collegamento.
Il tasso di incremento del tag nel tempo pu essere utilizzato anche per valutare la vita residua del cavo.

1.109.3

Misura della resistenza di isolamento.

Un metodo molto semplice che misura direttamente la resistenza di isolamento un megger (misuratore della
resistenza di isolamento che genera un tensione molto elevata per un intervallo di tempo prefissato e rileva le
piccole correnti che si dovrebbero instaurare, i tempi, i valori delle tensioni e le correnti che vengono rilevate
sono regolamentate a livello normativo) a 1000-2000 V.
Alimentando le estremit del cavo con limpiego di un generatore di tensione continua e misurando la
corrente di conduzione in funzione della tensione applicata, possibile valutare le condizioni dellisolamento,
non solo sui valori assoluti assunti dalla resistenza disolamento ma anche sulle variazioni incrementali con la
tensione applicata. Dal confronto tra il valore di resistenza di isolamento rilevato e quello ottenuto
analiticamente, a mezzo della conoscenza della resistenza per unit di lunghezza (fornita dal costruttore),
possibile valutare la presenza di possibili anomalie nel tratto in esame.

485

1.109.4

Misura delle scariche parziali.

La significativit di tale metodo tuttora soggetto a divergenze di opinioni tra gli sperimentatori non essendo
di fatto possibile effettuare correlazioni certe tra livello delle scariche parziali e stato dinvecchiamentotensione residua dellisolamento di cavi estrusi.
Tuttavia chiaramente dimostrato che, in presenza di difetti, il livello delle scariche parziali aumenta in
relazione alla gravit di tali difetti. Non a caso la normativa prescrive lesecuzione della misura come prova di
routine, su tutte le pezzature, come controllo di qualit del prodotto finito.
Lapplicazione di questo metodo su cavi in esercizio purtroppo complicata, oltre che dalla disponibilit di
unadeguata sorgente di tensione per i motivi menzionati in precedenza, anche da problemi di interferenze che
limitano, talvolta pesantemente, le sensibilit delle misure ottenibili.
Per i cavi in carta impregnata, nei quali le scariche parziali sono presenti a cavo nuovo, questa misura stata
praticamente abbandonata.

1.109.5

Misura della corrente di riassorbimento.

Questo metodo prevede la misura dellandamento del transitorio di corrente che si verifica durante la scarica
di un cavo, precedentemente alimentato con tensione continua, e messo in corto circuito su un resistore di
qualche migliaio di ohm.
Il transitorio di interesse quello che segue la scarica della corrente capacitiva del cavo.

1.109.6

Misura della tensione di ritorno.

Con questo metodo possibile valutare lampiezza e la costante di tempo della tensione di ritorno che si
manifesta ai capi di un cavo alimentato con tensione continua e temporaneamente messo a terra.
Il risultato della misura in oggetto legato ai fenomeni di polarizzazione che si verificano nel dielettrico.

1.109.7

Misura della tensione residua.

Quando un cavo alimentato con tensione continua e viene interrotta lalimentazione la tensione comincia a
diminuire.
Il metodo prevede la misura della costante di tempo in fase di scarica. Tale costante di tempo correlata con
la presenza di water trees.
Questo metodo, insieme al misura della corrente di riassorbimento, sempre integrato con la misura della
resistenza disolamento.
Localizzazione dei guasti nei cavi.
La localizzazione dei punti di guasto nei cavi della rete elettrica in esercizio, normalmente interrati, un
passo necessario al fine della rapida riparazione del condotto elettrico e dellinutile spesa di disinterramento
dellintero cavidotto per la ricerca a vista del guasto.
Per la localizzazione sono previste tre fasi operative distinte:
486

1) individuazione del tipo di guasto;


2) prelocalizzazione del guasto;
3) localizzazione puntuale del guasto.
Prima fase: individuazione del tipo di guasto.
I guasti che si possono presentare sono dovuti a:
a) difetti disolamento dei conduttori verso massa o fra di essi (nel caso di cavi multipolari);
b) difetto di continuit di uno o pi conduttori.
c) difetti intermedi tra i due precedenti caratterizzati da valore intermedio delle loro resistenze di guasto
tra i normali valori che si avrebbero nei due casi precedenti.
Quindi il guasto dipende fortemente dal tipo di cavo utilizzato e dalla posa.
Le misure che vengono effettuate per lindividuazione del tipo di guasto sono:

misura di resistenza disolamento;

misura di continuit.

Qualora il guasto sia intermedio vengono applicate al cavo tensioni elevate per breve periodo che accentuano
il guasto (un cortocircuito accennato diviene un cortocircuito, un minimo difetto di continuit diventa una
interruzione). In luogo di impulsi di tensione si applicano, talvolta, impulsi di corrente. Questa procedura
nota come bruciatura del cavo.
La bruciatura del cavo veniva in passato operata con tensione continua. Attualmente si usa tensione alternata a
causa dellaccelerazione del processo di invecchiamento che presentano i cavi, specialmente quelli isolati con
resine epossiliche, qualora sottoposti ad una elevata tensione continua. Si verificherebbero, infatti, allinterno
dei conduttori fenomeni noti con il nome di water trees ovvero gallerie umide allinterno degli isolanti che
rappresentano percorsi preferenziali per la corrente nei cavi.
La procedura di prova viene compiuta a frequenze molto basse, 0,1 Hz, per ridurre la potenza reattiva e
rendere trasportabili gli strumenti di prova che altrimenti non lo sarebbero, a frequenze maggiori si
dovrebbero usare trasformatori elevatori e grandi reattori. In passato per lalimentazione in continua, si
usavano semplici capacit.
Seconda fase: prelocalizzazione del guasto.
Questa seconda fase permette la circoscrizione dellarea in cui avvenuto il guasto con una precisione
dellordine della decina dei metri.
Il metodo da seguire per la prelocalizzazione del guasto si differenzia in base al tipo di guasto nel seguente
modo:

guasti a bassa resistenza;

guasti ad alta resistenza;

guasti intermittenti;

487

1.112.1

Guasti a bassa resistenza

Per effettuare la prelocalizzazione di un guasto a bassa resistenza necessario eseguire delle misure su tutte le
terminazioni, quali:
a) metodo per capacit;
b) metodo per resistenza;
c) metodo a riflessione donda.
a) Metodo per capacit.
Tale metodo applicabile nel caso in cui le resistenze trasversali e longitudinali siano elevate, e quindi il cavo
si comporta come un condensatore, in caso dinterruzione di un conduttore.

Nella figura sopra riportata si sono indicate con L A ed LB le lunghezze dei due tratti costituenti il conduttore
interrotto.
La capacit C del conduttore funzione della sua lunghezza secondo una legge lineare del tipo:

C k L
ed L LA LB .
possibile scrivere la seguente proporzione:

C A : LA CB : LB
in cui:

CA

la capacit del cavo fino al punto A;

CB

la capacit del cavo dal punto di rottura al terminale B.

Con semplici passaggi matematici si ottengono delle relazioni che consentono di risalire alla lunghezza L A ed
LB.

LA

CA
L;
C A CB

LB

CB
L.
C A CB

b) Metodo per resistenza.


488

Tale metodo applicabile solo se il guasto in esame un cortocircuito e se il cavo almeno bipolare con un
conduttore integro.
Lo schema elettrico di misura riportato in figura.

Il metodo denominato Murray e consiste in un metodo a filo ad alta tensione. Praticamente si cerca di
equilibrare il ponte per determinare il valore della resistenza del tratto di cavo fino al punto di guasto.
Tramite la conoscenza di questultimo valore e della resistivit del conduttore utilizzato si determina la
distanza del punto di guasto dal punto di alimentazione. La resistenza risulta infatti essere proporzionale alla
lunghezza del cavo:

R k X
I prodotti in croce risultano essere:

A k 2 L X A ' k X
con semplici passaggi si ottiene quanto segue:

A
A'

k X k 2 L X

A
A'

X 2L X

In conclusione:

A
2 L
A A'

Esiste un altro metodo per la rilevazione delle resistenze che sfrutta le capacit che si sviluppano tra cavo e
guaina. Lo schema del circuito di prova il seguente (analogo al metodo dei tre voltmetri per la
caratterizzazione di un carico, nel disegno manca unimpedenza nota in parallelo a V 1):

489

Questo metodo lo si pu utilizzare solo se il cavo ha guaina metallica. Risulta essere:

Vt VA2 V12

V1
2 f C A
VA
r

V2
2 f CB
VB
r

Dove:

V1, VA e CA (capacit trasversale totale del cavo) sono i parametri relativi allapplicazione del metodo
allestremo A del cavo;

V2, VB e CB (capacit trasversale totale del cavo) sono i parametri relativi allapplicazione del metodo
allestremo B del cavo;

r la resistenza posta in parallelo a V1.

quindi:

V1 C A VA

V2 CB VB

L XA XB

XB

C A V1 VB

CB V2 VA

Essendo:

CA X A

CB X B

segue:

XA

k
L
1 k

1
L
1 k

c) Metodo a riflessione donda.


Quando le prove con i metodi a resistenza forniscono risultati incerti o quando i guasti non sono ben definiti
si usa il metodo a riflessione di impulsi. Tale metodo si basa sulla propagazione di impulsi di tensione o di
corrente sul cavo. Tali impulsi, raggiunta una discontinuit del cavo (punto di guasto), si riflettono o con la
medesima polarit, nel caso di interruzione del circuito, o con polarit invertita, nel caso di cortocircuito.
490

Monitorando il segnale dellonda riflessa tramite un oscilloscopio e conoscendo il tempo necessario per
raggiungere lestremit di alimentazione dalla medesima, si risale al punto di guasto. Un dato da dover
conoscere dunque la velocit di propagazione dellonda nel cavo, in base ad essa infatti, calcolando il tempo
che impiega londa a tornare indietro, si pu risalire alla posizione del guasto. Inoltre, come detto in
precedenza, a seconda che londa di ritorno sia positiva o negativa, si pu risalire anche alla tipologia di
guasto. La velocit di propagazione correlata alle caratteristiche del cavo, nel vuoto essa vale:

1
300

; 300 103 km / s
r
lc

ma nel mezzo dielettrico diverso dal vuoto tale valore si riduce anche di un terzo. A parit di mezzo isolante e
quindi di costante dielettrica la velocit di propagazione la stessa. La reale velocit di propagazione di un
cavo la si ottiene misurando quella di un cavo integro avente le medesime caratteristiche di quello in esame.
Limpedenza caratteristica di un cavo a campo radiale data da:
z

l
60
R

log
c r
r

in cui:

linduttanza caratteristica;

la capacit;

il raggio della circonferenza circoscritta al fascio di cavi;

il raggio di un conduttore;

e per i cavi in commercio assume un valore compreso fra 30 e 60 .


In figura sotto sono riportati diversi esempi di onde. Il primo grafico relativo al caso di un cavo avente
estremit libera, ovvero interrotto, per il quale la riflessione positiva; il secondo ad un cavo con estremit
cortocircuitata per il quale la riflessione negativa; il terzo ad un cavo nel quale vi stato parziale cedimento
della continuit; il quarto nel quale vi la presenza di un cortocircuito di piccola entit.

491

1.112.2

Guasti ad alta resistenza

Per effettuare la prelocalizzazione di un guasto ad alta resistenza vengono applicati diversi metodi:
a) metodo degli impulsi di tensione;
b) metodo degli impulsi di corrente;
c) metodo delle onde migranti di tensione;
d) metodo dellimpulso secondario;
e) metodo differenziale degli impulsi di corrente;
f) ponte di misura (in alta tensione).
a) Metodo degli impulsi di tensione.
Questo il metodo di prelocalizzazione pi comune nei casi di cavo interrotto o in cortocircuito. Come
mostrato nella figura sotto riportata, un generatore di impulsi invia la tensione generata ad un cavo in prova
ed un oscilloscopio registra le risposte in tensione del circuito. Loscilloscopio non pu essere connesso
direttamente alla rete perch gli impulsi di tensione del circuito potrebbero rovinarlo, viene quindi connesso
tramite un partitore resistivo.

492

Sul cavo, a causa degli impulsi presenti nel circuito, si forma un arco non persistente, a differenza di quanto
avviene nei bruciatori, e nasce unonda riflessa che percorre il circuito in direzione opposta rispetto a quella
degli impulsi creati dal generatore. Tali onde riflesse incontrano il condensatore che, essendo scarico, viene
visto dalle medesime come un cortocircuito quindi ritornano verso il cavo dove provocano un secondo arco. Il
processo continuer per un certo intervallo di tempo prima di estinguersi. Questo landamento della tensione
nel circuito:

dove:

tx

il tempo di andata e ritorno delleco;

il tempo di ionizzazione del guasto.

Per diminuire il tempo di ionizzazione si pu aumentare il livello di tensione dellimpulso non superando
comunque una tensione di prova pari a

2 3 U0

essendo U0 la tensione nominale verso terra.

Essendo il cortocircuito caratterizzato, come detto in precedenza, da unonda riflessa negativa, non si
comprende, immediatamente, il motivo della presenza di impulsi positivi. Essi sono dovuti alla presenza della
capacit che, essendo a valle delloscilloscopio, provoca unulteriore inversione dellimpulso. Landamento
della tensione crescente a causa del progressivo caricamento del condensatore.
Per calcolare la distanza dal punto di guasto viene misurato il ritardo tra limpulso trasmesso e quello riflesso
e correlato alla velocit di propagazione.
b) Metodo degli impulsi di corrente.

493

Il metodo dellimpulso di corrente normalmente applicato per prelocalizzare guasti ad alta resistenza. Tale
metodo utilizza, per la rilevazione dei guasti nei cavi, le riflessioni delle onde di corrente che si generano nei
punti di discontinuit.
Essi consentono di conseguire una maggiore chiarezza negli ecogrammi e possono applicarsi anche a reti con
derivazioni. Lo schema di principio il seguente:

Un segnale intermittente di corrente in alta tensione, generato dal lanciaimpulsi, viene inviato sul cavo guasto.
Esso innesca un arco elettrico che modifica le caratteristiche della resistenza di guasto e crea una riflessione
donda nel punto di innesco della scarica. Landamento della corrente in rete viene registrato da uno
oscilloscopio a mezzo di un trasformatore amperometrico invece di una sonda capacitiva, come avviene nel
metodo delle onde migranti di tensione.
Londa riflessa della stessa polarit dellonda incidente quando il fattore di riflessione positivo cio in casi
di cortocircuito in cui limpedenza di guasto Z g minore dellimpedenza caratteristica del cavo Z c :

Il fattore di riflessione , invece, negativo nei guasti di discontinuit quando Z g Z c :

494

Lintervallo di tempo che intercorre fra due riflessioni contigue permette di risalire alla distanza fra linizio
del cavo e il punto guasto.
Il vantaggio di questo metodo rispetto al precedente che londa ha un fronte pi ripido quindi gli intervalli di
tempo sono valutati con maggiore accuratezza.
c) Metodo delle onde migranti di tensione.
Questo metodo permette di prelocalizzare guasti di tipo intermittente, lalta tensione applicabile sul cavo
quella di innesco del guasto. A differenza dal caso precedente il generatore in continua quindi non detto
che tale metodo sia applicabile a tutti i cavi. Nel circuito, sotto riportato, unelevata tensione continua provoca
unaccentuazione del guasto sul cavo che determina, conseguentemente, un abbassamento a gradino della
tensione nel circuito.

Un divisore capacitivo permette lacquisizione dellandamento della tensione in rete memorizzato da un


registratore a transistori. Landamento tipico della tensione in rete il seguente:

Come si osserva dal grafico, la tensione nel circuito viene applicata fin quando non si raggiunge il valore
nominale, (capacit cariche) quindi rimossa.
Una volta rimossa lalimentazione parte londa dal punto di misura. Mentre londa compie il suo tragitto
verso il guasto, la tensione verso terra nel punto di misura si abbassa per la scarica delle capacit trasversali.
Appena londa raggiunge il punto di guasto, che ormai stato trasformato in un guasto a bassa impedenza,
viene riflessa con polarit opposta e torna al punto di misura subendo fenomeni dissipativi. Al tempo t x arriva
al punto di misura londa riflessa e invertita e si somma al potenziale del punto di misura (che nel frattempo
ha subito una riduzione per la scarica delle capacit) e lo riduce notevolmente. Parte di nuovo londa invertita
dal punto di misura, arriva nuovamente al punto di guasto, viene invertita la sua polarit, torna verso il punto
di misura (in cui continua la riduzione del potenziale per la scarica delle capacit) e si somma al potenziale

495

del punto di misura al tempo 2t x dando un incremento di tensione e cos via fino a quando, per i fenomeni
dissipativi, si esaurisce il fenomeno.
Come nel caso precedente, la distanza dal punto di guasto viene misurata attraverso il ritardo tra limpulso
trasmesso e quello riflesso e correlandolo alla velocit di propagazione.
d) Metodo dellimpulso secondario.
Il metodo dellimpulso secondario il pi avanzato per la prelocalizzazione del guasto. I suoi vantaggi sono
luso semplice, lapplicabilit nella maggiore parte dei casi e la facilit nellinterpretazione dellecogramma.
Il metodo prevede luso di un lanciaimpulsi in alta tensione collegato ad uno smorzatore dellimpulso al fine
della creazione di un arco elettrico continuo sul punto di guasto ad alta resistenza.
Lecometro invia un impulso di bassa tensione che si richiude nel punto di guasto a bassa resistenza (essendo
presente larco elettrico).
Lecogramma risultante viene memorizzato su una traccia dellecometro e presenter una riflessione negativa
in corrispondenza del punto di guasto.
Visualizzando contemporaneamente la traccia dellimpulso riflesso a bassa tensione e la traccia dellimpulso
riflesso durante larco si ottiene un interpretazione immediata della posizione del punto di guasto.

1.112.3

Guasti intermittenti

Per effettuare la prelocalizzazione di un guasto intermittente vengono applicati diversi metodi:


a) metodo delle onde migranti di tensione;
b) metodo differenziale delle onde migranti di tensione ;
c) metodo degli impulsi di corrente;
d) metodo differenziale degli impulsi di corrente;
e) metodo dellimpulso secondario.

a) Metodo delle onde migranti di tensione.


Questo metodo costituisce una variante di quello degli impulsi in alta tensione e si usa particolarmente in caso
di guasti intermittenti quando la tensione ad impulso insufficiente a creare nel punto guasto una scarica.
Il guasto intermittente scarica ad una certa tensione al di sotto della quale il cavo presenta un buon
isolamento.
Se un cavo di questo tipo collegato ad un generatore di tensione si carica fino alla tensione di innesco
dellarco nel punto guasto, superato questo valore nel difetto ionizzato si ha una successione di scariche.
In conseguenza della scarica si producono nel punto di guasto due onde elettriche di polarit inversa alla
tensione di carica che si propagano verso lestremit del cavo.
Le riflessione nel punto guasto risulta visibile e di polarit inversa perch larco trasforma temporaneamente
la resistenza del guasto in pochi cosicch si ottiene un coefficiente di riflessione negativo.

b) Metodo differenziale delle onde migranti di tensione.


496

Lo schema di misura il seguente:

Il seguente metodo consiste nel comparare due ecogrammi prodotti, nel medesimo punto di guasto, da due
scariche successive dello stesso valore di tensione. Le due prove vengono compiute una con il cortocircuito
allestremit del cavo e laltra senza. Il cortocircuito si realizza a mezzo di un cavallotto. Questa prova si pu
ovviamente effettuare quando si hanno almeno due cavi adiacenti. Trattandosi di onde migranti si avr un
generatore in continua, si ricorda inoltre che quando si parla di generatore impulsivo si avranno impulsi di
tensione o di corrente.
Quando aumentando la tensione del generatore G scocca larco nel punto di guasto, si produce una riflessione
della tensione di adescamento che si propaga dal punto di guasto verso le due estremit del cavo.
La riflessione verso la testa del cavo assume, nel caso di assenza di cavallotto, il seguente andamento
qualitativo:

Nel caso di presenza del cavallotto landamento qualitativo della corrente nel circuito, a seguito di una scarica
del generatore, il seguente:

497

Il punto di divergenza dei due ecogrammi consente di individuare il punto di guasto.


Infatti la prima scarica d lavvio alla scansione della misura dei tempi, con un ritardo che dipende dalla
distanza fra il punto guasto e la fine del cavo; la seconda scarica consente di ottenere due echi sovrapposti che
differiscono proprio in corrispondenza del punto di guasto.

La distanza y del guasto dal fine cavo si ricava tramite la relazione seguente:

yL

ty
tl

in cui:

la lunghezza del cavo;

ty

il tempo di propagazione dellonda nella fase guasta;

tl

il tempo di propagazione nellintero conduttore.

Terza fase: Localizzazione precisa del guasto.


Per effettuare una localizzazione precisa del guasto sinviano sul cavo dei segnali che nel punto di guasto
subiscono delle perturbazioni rilevabili.
I metodi utilizzati per la localizzazione precisa del guasto sono:
a) metodo della scarica di un condensatore;
b) metodo della corrente tracciante (ormai poco usato).

a) Metodo della scarica del condensatore.


Tale metodo prevede lapplicazione di scariche ripetute ogni 0,5 -1 secondo e con uno stetoscopio si rilevano
le vibrazioni meccaniche in prossimit del punto di guasto (accuratezza di circa un metro).
Possono utilizzarsi anche altri rilevatori di vibrazioni quali microfoni, bobine, etc.
b) Metodo della corrente tracciante.

498

Questo metodo, ormai poco adoperato, si usa nel caso di guasti a terra come, ad esempio, il caso di un
conduttore con schermo collegato a terra. Si hanno risultati soddisfacenti solo nel caso di guasto
completamente definito.
Si alimenta il cavo ad una estremit con impulsi di tensione a frequenza opportuna generati da appositi
condensatori e si segue il percorso del cavo affetto da guasto con un rilevatore. Questo, sentendo le
perturbazioni che nascono nel punto di guasto a causa della presenza degli impulsi di tensione, permette la
determinazione del punto esatto del guasto tramite unindicazione sonora o su display.
Il rilevatore in passato funzionava tramite una cuffia (metodo acustico), il rumore prodotto dalla scarica nel
punto di guasto veniva ascoltato con un rilevatore a microfono da suolo, oggi, invece, lo strumento misura la
differenza di tempo fra la propagazione del segnale acustico e quello elettromagnetico (metodo della
coincidenza), nel punto di guasto si avranno identici ritardi dei due segnali. I principali vantaggi del metodo
odierno sono la possibilit di localizzare il guasto in zona rumorosa o nei casi di cavi intubati.
Lo schema di principio nel caso di due conduttori il seguente:

E nel caso di guasto fra conduttore e guaina metallica indicato in figura.

499

VERIFICHE DI SICUREZZA E COLLAUDO DEGLI IMPIANTI ELETTRICI


Collaudo, omologazione e verifica degli impianti elettrici
Come prima cosa opportuno dare delle definizioni:

Collaudo: linsieme delle procedure tecniche ed amministrative necessarie ad accertare la


rispondenza dellimpianto al progetto ed al capitolato;

Omologazione: la procedura tecnico amministrativa con la quale viene inizialmente verificata o


certificata da parte di un Ente di vigilanza, o altro operatore autorizzato e riconosciuto, la rispondenza
dellimpianto a specifici requisiti tecnici (e amministrativi) prescritti (dalla normativa pertinente).

Verifica: linsieme delle operazioni mediante le quali si accerta la rispondenza di un impianto


elettrico a requisiti prestabiliti (prescrizioni). Unulteriore definizione, secondo la Norma CEI 64-8-6
: Insieme delle operazioni mediante le quali si accerta la rispondenza alle prescrizioni della
presente Norma dellintero impianto elettrico. La

verifica

comprende

un esame a vista e

prove..Unaltra definizione, secondo CEI 64-14 : La verifica dell'impianto consiste in un controllo


di rispondenza alla regola dell'arte e ai dati di progetto dell'opera realizzata e deve essere condotta in
maniera da consentire l'emanazione di un parere affidabile.
Le operazioni necessarie per effettuare una verifica sono:

l'esame a vista: lesame dellimpianto elettrico (utilizzando i sensi) per accertare che le sue
condizioni di realizzazione siano corrette,senza leffettuazione di prove(targhette, codice colori, stato
e tipologia dei componenti installati, condizioni di posa,ecc.);

le prove: leffettuazione di misure o di altre operazioni sullimpianto elettrico mediante le quali si


accerti lefficienza dello stesso impianto elettrico.La misura comporta laccertamento di valori
mediante appropriati

strumenti. ( p.e. di resistenza di isolamento, continuit, ecc.);

la redazione del Rapporto: Registrazione dei risultati dellesame a vista e delle prove .

I tipi di verifiche che vengono effettuati sono classificate in base alle finalit o al momento rispetto alla vita
dellimpianto.
Le verifiche in base alle finalit sono:

verifiche di sicurezza: requisiti per ridurre il rischio ad un limite accettabile (riferimento: leggi e
norme CEI);

verifiche di conformit alla regola darte: conformit alle regole dellarte (riferimento: norme CEI)
che garantisce sicurezza e prestazioni;

verifiche per il collaudo: conformit alle regole dellarte ed al progetto (riferimento: leggi, norme
CEI, progetto, capitolato).Tali verifiche garantiscono:sicurezza, prestazioni, conformit al progetto e
verifica economico/amministrativa (senza il collaudo non si procede al saldo del compenso).
500

Le verifiche in base al momento rispetto alla vita dellimpianto sono:

verifica iniziale: rispondenza alle norme CEI e al progetto prima della messa in servizio dell'impianto.
Riguarda la sicurezza, la regola darte o il collaudo;

verifica periodica: permanenza in un impianto esistente dei requisiti tecnici riscontrati nella verifica
iniziale. Essa riguarda generalmente la sicurezza;

verifica straordinaria: rispondenza alle norme CEI e al progetto caso di sostanziali modifiche o
ampliamento di un impianto esistente. Riguarda la sicurezza o la regola darte.

Sia le Norme Tecniche,che le Regole tecniche dettate da disposizioni legislative (D.M. 37/08 e D. Lgs 81/08)
prevedono lobbligo delle verifiche. In particolare le verifiche degli impianti elettrici richieste da disposizioni
legislative sono richieste nei seguenti casi:

Attivit soggette al controllo dei vigili del fuoco;

Attivit turistico alberghiere;

Edifici di interesse storico-artistico destinati a biblioteca ed archivi;

Edifici di interesse storico-artistico destinati a musei, gallerie, esposizioni e

Edilizia scolastica;

Impianti di terra (impianto elettrici utilizzatori nei luoghi di lavoro) e impianto di protezione contro

mostre;

le scariche atmosferiche (attivit comprese nelle tabelle A o B del DM 26/05/59 n. 689);

Impianti elettrici soggetti al DM 37/08;

Impianti in luoghi con pericolo di esplosione;

Impianti sportivi;

Luoghi di pubblico spettacolo e di trattenimento.

Mentre le verifiche degli impianti elettrici in base alle norme e guide CEI sono richieste nei seguenti casi:

Cantieri;

Edifici pregevoli per rilevanza storica e/o artistica;

Edifici scolastici;

Impianti elettrici utilizzatori;

Impianti di produzione, trasporto e distribuzione dell'energia elettrica;

Impianti di terra;

Linee in cavo (>1 KV) ;

Locali adibiti ad uso medico (gruppo 1 e 2);

Luoghi con pericolo di esplosione;

Luoghi di pubblico spettacolo e di trattenimento;

Impianti di protezione contro i fulmini.

Apparecchi elettromedicali
501

D.M. 37/08
Gli impianti tecnologici definiti nellart. 1 del Decreto Ministeriale 37/08 devono essere realizzati secondo la
regola dell'arte, in conformit alla normativa vigente .Le imprese che realizzano gli impianti sono responsabili
della corretta esecuzione degli stessi e devono essere abilitate allesercizio dellattivit in base a quanto
previsto nellart.3 ovvero l'imprenditore o il legale rappresentante o il responsabile tecnico deve essere in
possesso di uno dei seguenti requisiti professionali (di cui all'articolo 4):

diploma di laurea;

diploma o qualifica s.s. seguito da 2 anni (1 per imp. Idrici) continuativi di inserimento lavorativo;

titolo o attestato di formazione professionale seguito da 4 anni (2 per imp.Idrici) continuativi di


inserimento lavorativo;

prestazione lavorativa di almeno 3 anni alle dipendenze di imprese;

ecc.;

Il Responsabile Tecnico deve svolgere tale funzione per una sola impresa. La qualifica di Responsabile
incompatibile con ogni altra attivit continuativa.
Gli impianti realizzati in conformit alla vigente normativa e alle norme dell'UNI, del CEI o di altri Enti di
normalizzazione appartenenti agli Stati membri dell'Unione europea o che sono parti contraenti dell'accordo
sullo spazio economico europeo, si considerano eseguiti secondo la regola dell'arte.
Gli impianti elettrici nelle unit immobiliari ad uso abitativo realizzati prima del 13 marzo 1990 si
considerano adeguati se dotati di sezionamento e protezione contro le sovracorrenti posti all'origine
dell'impianto, di protezione contro i contatti diretti, di protezione contro i contatti indiretti o protezione con
interruttore differenziale avente corrente differenziale nominale non superiore a 30 mA.
Per l'installazione, la trasformazione e l'ampliamento degli impianti tecnologici citati necessario un
progettoredatto da Professionista iscritto allalbo di competenza nel caso di:

Utenze domestiche e condominiali con potenza impegnata >6 kW e unit abitative singole con
superficie >400 m2.

Impianti elettrici di lampade a catodo freddo collegate ad impianti con obbligo di progetto redatto da
professionista o di potenza complessiva >1200 VA.

Immobili con destinazione diversa dal residenziali alimentati > 1000 V, alimentati in bt con potenza
impegnata >6kW, di sup. > 200 m2.

Immobili con ambienti soggetti a normativa specifica (Uso Medico, MARCI, EX).

Impianti di protezione contro le scariche atmosferiche in edifici con vol. >200 m 3.

Negli altri casi il progetto, sempre obbligatorio, pu essere redatto dal Responsabile tecnico dellimpresa
installatrice.
I progetti degli impianti sono elaborati secondo la regola dell'arte. I progetti elaborati in conformit alla
vigente normativa e alle indicazioni delle guide e alle norme dell'UNI, del CEI o di altri Enti di

502

normalizzazione appartenenti agli Stati membri dell'Unione europea o che sono parti contraenti dell'accordo
sullo spazio economico europeo, si considerano redatti secondo la regola dell'arte.
I progetti devono contenere almeno gli schemi dell'impianto e i disegni planimetrici nonch una relazione
tecnica sulla consistenza e sulla tipologia dell'installazione, della trasformazione o dell'ampliamento
dell'impianto stesso, con particolare riguardo alla tipologia e alle caratteristiche dei materiali e componenti da
utilizzare e alle misure di prevenzione e di sicurezza da adottare.
Nei casi in cui il progetto e' redatto dal responsabile tecnico dell'impresa installatrice l'elaborato tecnico e'
costituito almeno dallo schema dell'impianto da realizzare, inteso come descrizione funzionale ed effettiva
dell'opera da eseguire.
In base alla Norma CEI 64-8 Gli impianti elettrici devono venire progettati al fine di assicurare:

la sicurezza delle persone e dei beni contro i pericoli ed i danni che possono derivare dallutilizzo
degli impianti elettrici nelle condizioni che possono essere ragionevolmente previste. Si considerano
due tipi principali di pericoli: correnti pericolose per il corpo umano; temperature tali da provocare
ustioni, incendi od altri effetti pericolosi;

il corretto funzionamento dell'impianto elettrico per l'uso previsto.

In particolare i punti fondamentali per lo sviluppo del progetto sono:

Caratteristiche dell'alimentazione

Natura della corrente: pu essere alternata o continua.

Natura e numero dei conduttori:


-

Per corrente alternata: conduttore (conduttori) di fase;conduttore di neutro;conduttore di


protezione.

Per corrente continua: conduttori equivalenti a quelli elencati qui sopra.

Valori caratteristici e tolleranze che si identificano in:


-

tensioni e relative tolleranze;

frequenze e relative tolleranze;

corrente massima di impiego;

corrente presunta di cortocircuito.

Condizioni riguardanti la protezione insite nel sistema di alimentazione, come per esempio la messa a
terra del neutro;

Esigenze particolari del distributore di energia elettrica;

Natura dei carichi: Il numero ed i tipi di circuiti necessari per l'illuminazione, il riscaldamento, la
forza motrice, o il comando, la segnalazione, le telecomunicazioni, ecc., sono determinati sulla base
delle seguenti indicazioni:
-

punti di consumo dell'energia elettrica richiesta;

carico prevedibile nei diversi circuiti;

variazione giornaliera ed annuale della richiesta di energia;


503

condizioni particolari;

prescrizioni per il comando, la segnalazione, le telecomunicazioni, ecc.

Alimentazione dei servizi di sicurezza o di riserva che costituita da:


-

sorgenti (natura e caratteristiche);

circuiti alimentati da queste sorgenti.

Sezione dei conduttori. La sezione dei conduttori deve essere determinata in funzione:
a) della loro massima temperatura di servizio;
b) della caduta di tensione ammissibile;
c) delle sollecitazioni elettromeccaniche e termiche che si possono produrre in caso di
cortocircuito;
d) delle altre sollecitazioni meccaniche alle quali i conduttori possono venire sottoposti;
e) del valore massimo dell'impedenza che permetta di assicurare il funzionamento della protezione
contro i cortocircuiti.
f) del valore massimo dell'impedenza che permette di assicurare la protezione contro i contatti
indiretti nei sistemi TN (ed anche nei sistemi IT, quando dopo il primo guasto si verifichino
condizioni simili a quelle dei sistemi TN).

Tipi di condutture e relativi modi di posa.


La scelta del tipo di conduttura e del relativo modo di posa dipende:
- dalla natura dei luoghi;
- dalla natura delle pareti o delle altre parti dell'edificio che sostengono le condutture;
- dalla possibilit che le condutture siano accessibili a persone e ad animali;
- dalla tensione;
- dalle sollecitazioni termiche ed elettromeccaniche che si possono produrre in caso di
cortocircuito;
- dalle altre sollecitazioni alle quali le condutture possano prevedibilmente venire sottoposte
durante la realizzazione dell'impianto elettrico o in servizio.

Dispositivi di protezione. Le caratteristiche dei dispositivi di protezione devono essere determinate


secondo la loro funzione che pu essere, per es., la protezione contro gli effetti:
- delle sovracorrenti (sovraccarichi, cortocircuiti);
- delle correnti di guasto a terra;
- delle sovratensioni;
- degli abbassamenti o della mancanza di tensione.
I dispositivi di protezione devono funzionare con valori di corrente, di tensione e di tempi adatti alle
caratteristiche dei circuiti ed alle possibilit di pericolo.

504

Dispositivi di comando di emergenza:quando necessario mettere fuori tensione, in caso di pericolo,


un circuito, si deve installare un dispositivo di interruzione in modo tale che sia facilmente
riconoscibile e che sia rapidamente manovrabile.

Dispositivi di sezionamento:devono essere previsti dispositivi di sezionamento per permettere il


sezionamento dell'impianto elettrico, dei circuiti o dei singoli apparecchi, quando questo sia richiesto
per ragioni di manutenzione, verifiche, rivelazione di guasti o per riparazioni.

Indipendenza dell'impianto elettrico : l'impianto elettrico deve essere disposto in modo da escludere
qualsiasi influenza mutua dannosa tra lo stesso impianto elettrico e gli impianti non elettrici
dell'edificio.

Accessibilit dei componenti elettrici: i componenti elettrici devono essere installati, quando sia
necessario, in modo da:
- lasciare uno spazio sufficiente per l'installazione iniziale e la successiva sostituzione dei singoli
componenti elettrici;
-permettere l'accessibilit per ragioni di funzionamento, verifica, manutenzione o riparazione.

In generale, per la documentazione di progetto si pu fare riferimento a:

D.M. 37/08;

Norma CEI 64-8;

Guida CEI 0-2;

Guida CEI 64-14.

Lo schema (descrizione) dellimpianto elettrico un documento che descrive come si intende realizzarlo e
che riporta in maniera chiara le sue principali caratteristiche.
Al termine dei lavori, previa effettuazione delle verifiche previste dalla normativa vigente, comprese quelle di
funzionalit dell'impianto, l'impresa installatrice rilascia al committente la dichiarazione di conformit.
Nel caso in cui la dichiarazione di conformit non sia stata prodotta o non sia pi reperibile, sostituita per gli
impianti eseguiti prima dell'entrata in vigore del decreto da una dichiarazione di rispondenza, resa da un
professionista iscritto all'albo professionale per le specifiche competenze tecniche richieste, che ha esercitato
la professione, per almeno cinque anni, nel settore impiantistico a cui si riferisce la dichiarazione, sotto
personale responsabilit, in esito a sopralluogo ed accertamenti, ovvero, per gli impianti che non richiedono la
progettazione da parte di un professionista, da un soggetto che ricopre, da almeno 5 anni, il ruolo di
responsabile tecnico di un'impresa abilitata.
Il committente e' tenuto ad affidare i lavori di installazione degli impianti ad imprese abilitate. Il proprietario
dell'impianto adotta le misure necessarie per conservarne le caratteristiche di sicurezza previste dalla
normativa vigente in materia, tenendo conto delle istruzioni per l'uso e la manutenzione predisposte
dall'impresa installatrice dell'impianto e dai fabbricanti delle apparecchiature installate.
Nella progettazione, nella realizzazione e nella gestione delle attivit industriali i fabbricanti sono tenuti a
conformarsi a tutte le disposizioni vigenti in materia di sicurezza del lavoro, di prevenzione incendi e di tutela
505

della popolazione e dell'ambiente.


Analogamente a quanto riportato sulla Legge 46/90 per eseguire i collaudi, ove previsti, e per accertare la
conformit degli impianti alle disposizioni della presente legge e della normativa vigente, i comuni, le unit
sanitarie locali, i comandi provinciali dei vigili del fuoco e lIstituto superiore per la prevenzione e la
sicurezza del lavoro (ISPESL) hanno facolt di avvalersi della collaborazione dei liberi professionisti,
nellambito delle rispettive competenze. Il certificato di collaudo deve essere rilasciato entro tre mesi dalla
presentazione della relativa richiesta.
Qualora non venisse rispettato quanto riportato nel DM 37/08 si incorre in sanzioni o provvedimenti
disciplinari dipendentemente dalla gravit della trasgressione.
Nei comuni aventi pi di diecimila abitanti le verifiche devono essere fatte nella misura non inferiore al 10%
del numero di certificati di abitabilit o agibilit rilasciati annualmente.
Testo Unico sulla Sicurezza nei luoghi di lavoro D.Lgs 81/08
In base alla sezione riguardante gli impianti e le apparecchiature elettriche del Decreto Legislativo 81/08, i l
datore di lavoro prende le misure necessarie affinch i lavoratori siano salvaguardati dai tutti i rischi di natura
elettrica connessi allimpiego dei materiali, delle apparecchiature e degli impianti elettrici messi a loro
disposizione ed, in particolare, da quelli derivanti da:
a) contatti elettrici diretti;
b) contatti elettrici indiretti;
c) innesco e propagazione di incendi e di ustioni dovuti a sovratemperature pericolose, archi elettrici e
radiazioni;
d) innesco di esplosioni;
e) fulminazione diretta ed indiretta;
f) sovratensioni;
A tale fine il datore di lavoro esegue una valutazione dei rischi. A seguito della valutazione del rischio
elettrico il datore di lavoro adotta le misure tecniche ed organizzative necessarie ad eliminare o ridurre al
minimo i rischi presenti, ad individuare i dispositivi di protezione collettivi ed individuali necessari alla
conduzione in sicurezza del lavoro ed a predisporre le procedure di uso e manutenzione atte a garantire nel
tempo la permanenza del livello di sicurezza raggiunto.
Il datore di lavoro prende, altres, le misure necessarie affinch le procedure di uso e manutenzione siano
predisposte ed attuate tenendo conto delle disposizioni legislative vigenti, delle indicazioni contenute nei
manuali d'uso e manutenzione, delle apparecchiature ricadenti nelle direttive specifiche di prodotto e di quelle
indicate nelle pertinenti norme tecniche.
vietato eseguire lavori sotto tensione. Tali lavori sono tuttavia consentiti nei casi in cui le tensioni su cui si
opera sono di sicurezza, secondo quanto previsto dallo stato della tecnica o quando i lavori sono eseguiti nel
rispetto delle seguenti condizioni:
a) le procedure adottate e le attrezzature utilizzate sono conformi ai criteri definiti nelle norme tecniche;
506

b) per sistemi di categoria 0 e I purch l'esecuzione di lavori su parti in tensione sia affidata a lavoratori
riconosciuti dal datore di lavoro come idonei per tale attivit secondo le indicazioni della pertinente normativa
tecnica;
c) per sistemi di II e III categoria purch:
1) i lavori su parti in tensione siano effettuati da aziende autorizzate, con specifico provvedimento del
Ministero del lavoro, della salute e delle politiche sociali, ad operare sotto tensione;
2) l'esecuzione di lavori su parti in tensione sia affidata a lavoratori abilitati dal datore di lavoro ai sensi della
pertinente normativa tecnica riconosciuti idonei per tale attivit.
Non possono essere eseguiti lavori non elettrici in vicinanza di linee elettriche o di impianti elettrici con parti
attive non protette, o che per circostanze particolari si debbano ritenere non sufficientemente protette, e
comunque a distanze inferiori ai limiti di cui alla tabella 1 dellallegato IX, salvo che vengano adottate
disposizioni organizzative e procedurali idonee a proteggere i lavoratori dai conseguenti rischi.

Quando occorre effettuare lavori in prossimit di linee elettriche o di impianti elettrici con parti attive non
protette o che per circostanze particolari si debbano ritenere non sufficientemente protette, ferme restando le
norme di buona tecnica, si deve rispettare almeno una delle seguenti precauzioni:
a) mettere fuori tensione ed in sicurezza le parti attive per tutta la durata dei lavori;
b) posizionare ostacoli rigidi che impediscano lavvicinamento alle parti attive;
c) tenere in permanenza, persone, macchine operatrici, apparecchi di sollevamento, ponteggi ed ogni altra
attrezzatura a distanza di sicurezza.
La distanza di sicurezza deve essere tale che non possano avvenire contatti diretti o scariche pericolose per le
persone tenendo conto del tipo di lavoro, delle attrezzature usate e delle tensioni presenti e comunque la
distanza di sicurezza non deve essere inferiore ai limiti di cui allallegato IX o a quelli risultanti
dallapplicazione delle pertinenti norme tecniche.
Ferme restando le disposizioni del decreto del Presidente della Repubblica 22 ottobre 2001, n. 462, in
materia di verifiche periodiche, il datore di lavoro provvede affinch gli impianti elettrici e gli impianti di
protezione dai fulmini, siano periodicamente sottoposti a controllo secondo le indicazioni delle norme di
507

buona tecnica e la normativa vigente per verificarne lo stato di conservazione e di efficienza ai fini della
sicurezza. Lesito dei controlli, effettuati secondo opportune modalit riportate sulle Regole tecniche relative,
deve essere verbalizzato e tenuto a disposizione dellautorit di vigilanza. La violazione delle suddette
verifiche comporta sanzioni di tipo pecuniario.
D.P.R. 22 ottobre 2001 n. 462
Tale decreto un regolamento di semplificazione del procedimento per la denuncia di installazioni e
dispositivi di protezione contro le scariche atmosferiche, di dispositivi di messa a terra di impianti elettrici e
di impianti elettrici pericolosi nei luoghi di lavoro. Esso regolamenta il procedimento per messa in esercizio,
la denuncia di installazione e per le verifiche iniziale, periodiche e straordinarie degli impianti di messa a
terra, di protezioni contro le scariche atmosferiche e nei luoghi con pericolo di esplosione collocati nei luoghi
di lavoro.
L'ISPESL effettua a campione la prima verifica sulla conformit alla normativa vigente degli impianti di
protezione contro le scariche atmosferiche ed i dispositivi di messa a terra degli impianti elettrici e trasmette
le relative risultanze all'ASL o ARPA. Le verifiche a campione sono stabilite annualmente dall'ISPESL,
d'intesa con le singole regioni sulla base dei seguenti criteri:
a) localizzazione dell'impianto in relazione alle caratteristiche urbanistiche ed ambientali del luogo in cui
situato l'impianto;
b) tipo di impianto soggetto a verifica;
c) dimensione dell'impianto.
Le verifiche sono onerose e le spese per la loro effettuazione sono a carico del datore di lavoro.
Il datore di lavoro tenuto ad effettuare regolari manutenzioni dell'impianto, nonch a far sottoporre lo stesso
a verifica periodica ogni cinque anni, ad esclusione di quelli installati in cantieri, in locali adibiti ad uso
medico e negli ambienti a maggior rischio in caso di incendio per i quali la periodicit biennale.
Per l'effettuazione della verifica, il datore di lavoro si rivolge all'ASL o all'ARPA o ad eventuali organismi
individuati dal Ministero delle attivit produttive, sulla base di criteri stabiliti dalla normativa tecnica europea
UNI CEI.
Il soggetto che ha eseguito la verifica periodica rilascia il relativo verbale al datore di lavoro che deve
conservarlo ed esibirlo a richiesta degli organi di vigilanza.
Le verifiche sono onerose e le spese per la loro effettuazione sono a carico del datore di lavoro.
La messa in esercizio degli impianti in luoghi con pericolo di esplosione non pu essere effettuata prima della
verifica di conformit rilasciata al datore di lavoro. Tale verifica effettuata dallo stesso installatore
dell'impianto, il quale rilascia la dichiarazione di conformit ai sensi della normativa vigente. Entro trenta
giorni dalla messa in esercizio dell'impianto, il datore di lavoro invia la dichiarazione di conformit all'ASL o
all'ARPA territorialmente competenti. L'omologazione effettuata dalle ASL o dall'ARPA competenti per
territorio, che effettuano la prima verifica sulla conformit alla normativa vigente di tutti gli impianti
denunciati.
508

Le verifiche sono onerose e le spese per la loro effettuazione sono a carico del datore di lavoro.
Le verifiche straordinarie sono effettuate dall'ASL o dall'ARPA o dagli organismi individuati dal Ministero
delle attivit produttive, sulla base di criteri stabiliti dalla normativa europea UNI CEI. Le verifiche
straordinarie sono, comunque, effettuate nei casi di:
a) esito negativo della verifica periodica;
b) modifica sostanziale dell'impianto;
c) richiesta del datore del lavoro.
Procedure per le verifiche negli impianti elettrici
I riferimenti principali per lesecuzione delle verifiche negli impianti elettrici sono:

CEI 64-8/6

Impianti elettrici utilizzatori a tensione nominale non superiore a 1000V in c.a. e a

1500V in c.c. Parte 6: Verifiche;

CEI 64-14 Verifiche degli impianti elettrici utilizzatori;

CEI 0-11 Guida alla gestione in qualit delle misure per la verifica degli impianti elettrici ai fini
della sicurezza.

Esse forniscono criteri uniformi di comportamento e servono come riferimento per assicurare che i requisiti di
sicurezza relativi alla progettazione, installazione e manutenzione degli impianti siano rispettati e mantenuti.
Inoltre devono essere utilizzate da tutti coloro che, a qualsiasi scopo, effettuano la verifica degli impianti ai
fini della sicurezza.
Le verifiche devono essere eseguite da:

Installatore (nella dichiarazione di conformit dell'impianto alla regola dell'arte, l'installatore dichiara:
di aver controllato l'impianto ai fini della sicurezza e della funzionalit con esito positivo e di aver
eseguito le verifiche richieste dalle norme e dalle disposizioni di legge);

strutture pubbliche (AUSL,ISPESL vedi DPR 462/01);

comuni con pi di 10000 abitanti (vedi DM 37/08).

La procedura di verifica si articola nei seguenti stadi:

Contatto con il committente (La verifica deve essere effettuata da persona esperta, competente di
lavori di verifica CEI 64-8/6);

Raccolta della documentazione;

Analisi preliminare della documentazione;

Sopralluogo sull'impianto e riscontri con la documentazione;

Esame a vista a campione (deve essere effettuato di norma con limpianto fuori tensione CEI 648/6);

Esame approfondito, quando necessario;

Esecuzione delle prove strumentali (si devono prendere tutte le precauzioni per garantire la sicurezza
delle persone, dei beni e dei componenti installati CEI 64-8/6);
509

Relazione (completata la verifica deve essere preparato un rapporto CEI 64-8/6).

Devono essere disponibili:

schemi di impianto;

dichiarazione di conformit;

progetto (ove esistente e necessario);

le schede con la tipologia dei materiali messi in opera;

i risultati di verifiche precedenti.

Durante l'esame a vista e le prove si deve garantire la sicurezza delle persone ed evitare danni all'ambiente e
all'impianto (CEI 11-27).
Sono assolutamente necessari:

Una planimetria completa degli ambienti con la destinazione d'uso e l'ubicazione dei quadri elettrici e
delle linee principali e secondarie.

Una planimetria dell'impianto di terra realizzato, con l'indicazione delle caratteristiche:


materiali,forma e dimensioni.

Gli schemi elettrici con le caratteristiche delle linee (sezioni,tipo di posa, lunghezza, ecc.) e delle
protezioni elettriche.

Schemi elettrici di apparecchiature particolari di segnalazionee di emergenza (circuiti di sicurezza,


batterie di accumulatori,ecc.).

In tali documentazioni devono essere indicate:

Le caratteristiche dei componenti elettrici installati in funzione delle influenze esterne e del tipo di
ambiente.

La classificazione delle zone e il tipo di impianto di sicurezza adottato per ambienti particolari
(centrali termiche,autorimesse, ecc.).

Potenza impegnata.

Corrente di c.to c.to nel punto di allacciamento e tempo di eliminazione dello stesso.

Caratteristiche dei dispositivi di protezione per la protezione delle linee dalle sovracorrenti.

Calcoli delle correnti di c.to c.to e della verifica termica dei cavi, ove necessario.

Dati riguardanti i metodi di protezione contro i contatti indiretti.

Caratteristiche degli eventuali interruttori differenziali.

Gli esami a vista


Lesame a vista cos definito: Esame di un impianto elettrico utilizzando i sensi per accertare la corretta
scelta e installazione dei componenti elettrici (CEI 64-8/6). L'esame a vista ha il fine di controllare che
l'impianto elettrico sia stato realizzato secondo le Norme CEI (CEI 64-14) . Esso propedeutico alle prove e
pu essere:
510

Ordinario: per individuare, senza l'uso di utensili o di mezzi di accesso, difetti dei componenti
evidenti allo sguardo (mancanza di ancoraggi e dati di targa, involucri rotti, ecc.) e la scelta corretta
dei componenti in relazione al luogo d'installazione.

Approfondito: per individuare, con accesso ai componenti con l'uso di attrezzi (strumenti utensili,
scale) difetti (errata installazione, connessioni non effettuate, morsetti lenti, grado di protezione IP
corretto ecc.). Pu essere necessario in funzione dello stato di conservazione dellimpianto, delle
condizioni ambientali, della gravosit del servizio, della qualit della documentazione esibita).

Durante la verifica si devono prendere precauzioni per garantire la sicurezza delle persone e degli animali e
per evitare danni ai beni ed ai componenti elettrici installati anche quando il circuito difettoso.
La verifica deve essere effettuata da persona esperta,competente in lavori di verifica.
L'esame a vista deve accertare che i componenti elettrici siano (CEI 64-8/6):

Conformi alle prescrizioni di sicurezza delle relative norme(marcature, marchi, certificati).

Scelti correttamente e messi in opera.

Non danneggiati visibilmente (in modo tale da compromettere la sicurezza).

Lesame a vista deve precedere le prove e deve essere effettuato, di regola, con lintero impianto fuori
tensione.

1.119.1

Conformit a prescrizioni di sicurezza

La conformit a prescrizioni di sicurezza pu essere accertata mediante lesame di marcature, di certificazioni


o di informazioni del costruttore.
Con la marcatura CE il costruttore dichiara che lapparecchio conforme alle prescrizioni delle leggi e
direttive che lo riguardano. La marcatura CE assicura la conformit alla regola darte. Essa obbligatoria e
attesta l rispondenza del prodotto ai requisiti essenziali della sicurezza riportati in tutte le direttive
comunitarie applicabili al prodotto in questione. Tale marcatura necessaria per limmissione dei prodotti sul
mercato e la loro libera circolazione allinterno della Comunit Europea.
Il marchio IMQ assicura la conformit alle norme CEI ed unattestazione volontaria di qualit.
Il marchio UE conforme alle norme EN e assicura la conformit alla regola dellarte.
In assenza di marcatura CE, marchio IMQ o europeo equivalente, necessaria la dichiarazione di rispondenza
alla regola dellarte.
Per tutti i componenti elettrici soggetti alla direttiva bassa tensione (tutto tranne prese a spina) ed alle norme
sulla compatibilit elettromagnetica, immessi sul mercato dal 01/01/1997, lunico obbligo giuridico per
lattestazione di conformit la presenza della marcatura CE. Gli altri marchi o marcature non sono esclusi
ma non sono indispensabili.
Le direttive di riferimento a livello europeo per lesecuzione delle verifiche sono:

Direttiva Bassa Tensione 2006/95/CE (ex Direttiva 73/23/CE recepita in Italia con la Legge 791/77);

Direttiva Compatibilit Elettromagnetica EMC-89/336/CEE (recepita in Italia col D.Lgs. 472/92);


511

Direttiva in materia di luoghi con pericolo di esplosione 94/9/CE-ATEX.

La direttiva ATEX prevede due tipi di atmosfere esplosive: gas e polveri. Le aree esposte a questi due tipi di
atmosfere esplosive sono suddivise in tre zone ciascuna.
Le caratteristiche di ogni zona sono identiche per il gas e per la polvere, ma la loro numerazione differente.
Le zone 0, 1 e 2 si riferiscono al gas mentre le zone 20, 21 e 22 si riferiscono alla polvere.

Zona 0 / 20: Pericolo costante. Presenza permanente di gas esplosivi o di polvere combustibile.
Minimo apparecchiature di categoria 1.

Zona 1 / 21: Pericolo potenziale. Presenza occasionale di gas esplosivi o polvere combustibile durante
il normale esercizio. Minimo apparecchiature di categoria 2.

Zona 2 / 22: Pericolo minore. Presenza di gas esplosivi o polvere combustibile improbabile o soltanto
per un breve periodo di tempo. Minimo apparecchiature di categoria 3.

Gli esami a vista secondo la norma CEI 64-8-6 devono riguardare:

I metodi di protezione dai contatti diretti (distanze, isolamenti, involucri,barriere, ecc.) e indiretti;

presenza di barriere tagliafiamma o altre precauzioni contro la propagazione del fuoco e metodi di
protezione contro effetti termici;

scelta dei conduttori (portata e caduta di tensione) ;

scelta e taratura dei dispositivi di protezione e segnalamento;

presenza e corretta messa in opera dei dispositivi di sezionamento e comando;

scelta componenti e protezione dalle influenze esterne;

Identificazione dei conduttori di neutro e di protezione;

Dispositivi di comando unipolari connessi ai conduttori di fase;

Presenza di schemi, di cartelli monitori e di informazioni analoghe;

Identificazione dei circuiti, dei fusibili, degli interruttori, dei morsetti ecc.;

Idoneit delle connessioni dei conduttori ;

presenza ed adeguatezza dei conduttori di protezione, per il collegamento equipotenziale principale e


supplementare;

Agevole accessibilit dellimpianto per interventi operativi e di manutenzione.

Gli esami a vista secondo la CEI 64-14 devono riguardare:

protezione contro i contatti indiretti;

protezione contro i contatti diretti;

protezione contro gli effetti termici e lincendio;

installazione dei dispositivi di sezionamento e di comando;

scelta dei componenti elettrici e corretta installazione;

identificazione dei circuiti e dei dispositivi di protezione;

accessibilit per interventi operativi e di manutenzione;


512

condutture e connessioni;

ambienti ed applicazioni particolari.

1.119.2

Verifica della protezione contro i contatti indiretti: generalit

Si riportano due definizioni importanti:

Massa: Parte conduttrice di un componente elettrico che pu essere toccata e che non in tensione in
condizioni ordinarie, ma che pu andare in tensione in condizioni di guasto. Una parte conduttrice
che pu andare in tensione solo perch in contatto con una massa non da considerare una massa.

Massa estranea: Parte conduttrice non facente parte dell'impianto elettrico in grado di introdurre un
potenziale, in generale il potenziale di terra (es.: elementi conduttori che fanno parte di strutture
metalliche di edifici, condutture metalliche di gas, acqua e riscaldamento).

Sono da ritenersi masse estranee le parti metalliche che hanno una resistenza verso terra:

minore di 1000 negli ambienti ordinari;

minore di 200 in cantieri edili, stalle, locali ad uso medico, Bagni, docce,piscine, luoghi conduttori
ristretti;

minore di 500k in locali medici con pericolo di microshock.

La protezione contro i contatti indiretti pu essere effettuata mediante:


interruzione automatica della alimentazione;
bassissima tensione di sicurezza SELV o di protezione PELV;
uso di componenti elettrici di classe II, o con isolamento equivalente;
separazione elettrica;
luoghi non conduttori;
collegamento equipotenziale locale non connesso a terra;
limitazione della corrente e/o della carica elettrica.
I metodi di protezione a mezzo di luoghi non conduttori, di collegamenti equipotenziali locali non connessi a
terra e di separazione elettrica con alimentazione di pi apparecchi utilizzatori trovano applicazione solo in
impianti controllati da o sotto la supervisione di persone addestrate e praticamente mai negli edifici civili e
similari.

1.119.3

Verifica della protezione contro i contatti indiretti con interruzione dellalimentazione

Nei sistemi TT si devono installare interruttori differenziali con Idn30 mA nei seguenti casi:

sui circuiti che alimentano prese con corrente nominale fino a 20 A negli impianti adibiti ad uso
abitativo;

sui circuiti che alimentano prese a spina di corrente nominale fino a 32 A destinate ad alimentare
apparecchi utilizzatori mobili usati allesterno.

513

In generale si dovr verificare la relazione: R E

UL
(RE resistenza del dispersore, U L tensione limite di
I dn

contatto convenzionale, Idn la corrente differenziale nominale dellinterruttore differenziale)


Nei sistemi TN i tempi dintervento dei dispositivi a massima corrente devono essere:

5 s per i circuiti di distribuzione e per i circuiti terminali protetti da dispositivi di sovracorrente con
corrente nominale > 32 A;

0,4 s per i circuiti terminali protetti da dispositivi di sovracorrente con corrente nominale 32 A.

Quelli della tabella seguente:

In generale si dovr avere:

Ia

U0
(Ia corrente di intervento dei dispositivi a massima corrente, U 0 tensione di fase, Zs impedenza
Zs

dellanello di guasto).
Per i sistemi IT devono essere soddisfatte le relazioni:

RE

UL
(RE la somma delle resistenze del dispersore e dei conduttori di protezione, I d la corrente di
Id

primo guasto) nel caso di 1 guasto;


Nel caso di 2guasto con masse collegate a terra individualmente o per gruppi (il sistema IT si evolve in TT)
si ha: R E

UL
(RE la somma delle resistenze del dispersore e dei conduttori di protezione, I dn la corrente
I dn

differenziale nominale dellinterruttore differenziale);


Nel caso di 2guasto con masse collegate a terra collettivamente (il sistema IT si evolve in TN) si deve avere:
514

Zs

U
(neutro non distribuito);
2Ia

Z 's

U0
(neutro distribuito);
2I a

essendo:

Zs impedenza dellanello di guasto fase/PE;

Zs impedenza dellanello di guasto neutro/PE;

U0 tensione fase/terra;

U tensione fase/fase;

Ia corrente che provoca lintervento dei dispositivi di protezione a massima corrente per i sistemi TN.

Riguardo i sistemi sopra descritti, necessario verificare l esistenza delle varie parti dellimpianto di
protezione e la loro corretta installazione ai fini del coordinamento. Inoltre tutte le masse e, dove richiesto, le
masse estranee simultaneamente accessibili relative agli impianti devono essere connesse generalmente ad un
impianto unico di terra; a questultimo vanno collegate, in genere, anche eventuali messe a terra di
funzionamento e di sistemi antidisturbo.
Occorre procedere, inoltre, almeno ai seguenti accertamenti:

identificazione del dispersore (non necessariamente ispezionabile), dei conduttori di terra, dei nodi di
terra, dei conduttori di protezione ed equipotenziali, identificando le precauzioni prese nelle
connessioni per evitare fenomeni di corrosione, osservando che i singoli conduttori che si attestano al
nodo equipotenziale siano scollegabili singolarmente;

documentazione che attesti le caratteristiche delle parti dellimpianto di terra non visibili (ad esempio
ferri darmatura del calcestruzzo o elementi strutturali,dispersori e conduttori di terra non
ispezionabili, ecc.) ovvero la cosiddetta terra di fondazione definita dalla Norma come una parte
conduttrice immersa nel suolo nella fondazione delledificio o,preferibilmente, annegata nel cemento
della fondazione, generalmente sotto forma di anello. Collegando fra loro i ferri dei plinti (
sufficiente una legatura a regola d'arte edile senza saldature) con una corda di rame, si ottiene in
pratica un cosiddetto dispersore di fatto. Rispetto ai tradizionali picchetti, la terra di fondazione
permette di ottenere, a basso costo e senza grandi sforzi, resistenze di terra anche del valore di
qualche ohm. Per questi indubbi vantaggi la norma consiglia esplicitamente una terra di fondazione
per tutti gli edifici nuovi;

che siano identificati, sugli schemi elettrici, i conduttori di terra, i nodi collettori,i conduttori di
protezione ed equipotenziali;

che tutte le masse e, ove richiesto, le masse estranee accessibili siano collegate ad un unico impianto
di terra che pu essere utilizzato anche per limpianto LPS;

515

che i conduttori di terra siano contraddistinti dal colore giallo-verde oppure devono essere nudi ed i
morsetti destinati al loro collegamento siano identificabili (es. contrassegnati con il segno grafico di
terra di protezione);

che gli elementi che costituiscono l'impianto di terra siano integri, protetti contro il danneggiamento
meccanico, la corrosione ed avere sezione adeguata e che le dimensioni dei conduttori di terra, di
protezione ed equipotenziali non siano inferiori ai minimi previsti dalle norme CEI;

il corretto coordinamento dei dispositivi di protezione con le caratteristiche dell'impianto di terra o del
circuito di guasto;

se si adoperano per il dispersore le tubazioni dellacquedotto pubblico occorre accertare lesistenza


del consenso dellEnte distributore;

se si adoperano, come conduttori per la messa a terra, masse estranee,involucri, strutture e


rivestimenti metallici di cavi, occorre verificare che siano soddisfatte le condizioni particolari imposte
dalla Norma CEI 64-8 ai fini della continuit, della resistenza elettrica, della stabilit e dellidoneit
costruttiva;

identificazione dei collegamenti equipotenziali principali (compreso il nodo o i nodi principali di


terra) allingresso delle masse estranee nelledificio e, in alcuni casi, dei collegamenti equipotenziali
supplementari, realizzati localmente negli ambienti a maggior rischio elettrico (ad esempio locali con
vasche da bagno o docce e locali ad uso medico) o per quelle parti dellimpianto, nei sistemi TT, TN e
IT, in cui le protezioni non interrompono lalimentazione nel tempo richiesto;

identificazione, in presenza di gruppi di continuit e demergenza (ad esempio alimentazione di centri


di calcolo), dello stato del sistema alluscita degli stessi,che pu essere TT, TN o IT, accertando se
linstallazione conforme alle condizioni richieste per tali sistemi anche in presenza di sezionamento
di rete;

identificazione delle caratteristiche dei dispositivi di protezione (interruttori automatici, fusibili o


interruttori differenziali) con cui coordinato limpianto di terra;

verifica dellaffidabilit del conduttore di protezione specialmente nei casi in cui esso sia collegato ad
apparecchi con correnti di dispersione superiori a 10 mA.

Di seguito sono riportate alcune tabelle con le dimensioni minime richieste dalle norme:

516

Dispersori a picchetto

Conduttori di terra

517

Conduttori equipotenziali

1.119.4

Verifica della protezione dai contatti indiretti con separazione elettrica

Con questo tipo di protezione lalimentazione del circuito (che non deve superare 500 V) deve essere
realizzata con un trasformatore ordinario ( ad eccezione dei luoghi conduttori ristretti) o con una sorgente
avente caratteristiche di sicurezza equivalenti (es. gruppo motore-generatore con avvolgimenti separati in
modo equivalente a quelli del trasformatore).
Le parti attive non devono essere connesse in alcun punto a terra e devono essere separate rispetto a quelle di
altri circuiti con un isolamento equivalente a quello tra avvolgimento primario e secondario del trasformatore
di isolamento. Le masse del circuito separato devono essere collegate tra loro mediante collegamenti
equipotenziali non connessi a terra ne a conduttori di protezione o a masse di altri circuiti.
Le prese a spina devono avere un contatto di protezione per il collegamento al conduttore equipotenziale e i
cavi che alimentano i componenti elettrici devono possedere un conduttore di protezione.
Al verificarsi di un primo guasto nel circuito separato la corrente di guasto non pu praticamente circolare. Al
secondo guasto su una polarit diversa da quella interessata dal primo guasto deve intervenire una protezione
automatica secondo il criterio stabilito dalla norma per il sistema TN.
Nel caso in cui lalimentazione riguardi un solo apparecchio utilizzatore, il circuito deve essere lungo meno di
500 m e la sorgente di alimentazione deve essere un trasformatore disolamento o unapparecchiatura con
caratteristiche equivalenti.
Nel caso di alimentazione di pi apparecchi utilizzatori si deve verificare che sia assicurata l interruzione
dellalimentazione in un tempo specificato nella tabella seguente, in caso di due guasti su conduttori di
polarit diversa che interessino due masse.
518

Il circuito che alimenta pi apparecchi utilizzatori, non abbia una lunghezza superiore a 500 m e il prodotto
della tensione nominale del circuito separato, in volt, per la lunghezza, in metri, della relativa conduttura
elettrica non sia superiore a 100000 Vm.

1.119.5

Verifica della protezione dai contatti indiretti con sistemi a bassissima tensione

I sistemi a bassissima tensione in esame sono:

a bassissima tensione di sicurezza (SELV: Safety Extra Low Voltage);

a bassissima tensione di protezione (PELV: Protective Extra Low Voltage).

a bassissima tensione di funzionamento (FELV : Functional Extra Low Voltage)

I circuiti SELV e PELV devono essere alimentati: con tensioni non superiori a 50 V ca e 120 V cc non
ondulata. In alcuni ambienti a maggior rischio la tensione di alimentazione deve essere ridotta a 25 V ca e 60
V cc;
Lalimentazione deve essere fornita da una delle seguenti sorgenti:
- trasformatore di sicurezza;
- da sorgente con grado di sicurezza equivalente al TR di sicurezza;
- da sorgenti elettrochimiche (batterie di accumulatori);
- da dispositivi elettronici (gruppi statici);
Inoltre le parti attive devono essere protette contro i contatti diretti mediante involucro con grado di
protezione non inferiore a IPXXB oppure isolamento in grado di sopportare una tensione di prova di 500 Veff.
per 1 minuto (in ogni caso per PELV, solo se Un > 25 V ca o 60 V cc per SELV).
Nei sistemi SELV le masse non devono essere collegate n a terra n al conduttore di protezione o alle masse
di altri circuiti elettrici, le parti attive del circuito di alimentazione principale o di eventuali altri circuiti a
bassissima tensione PELV o FELV devono essere separate dal circuito SELV mediante schermo o guaina per
garantire un livello di sicurezza non inferiore a quello previsto per la sorgente di alimentazione.

519

Nei circuiti PELV le masse sono collegate a terra (ma non obbligatorio)e le parti attive del circuito di
alimentazione principale devono essere separate dal circuito PELV mediante schermo o guaina atti a garantire
un livello di sicurezza non inferiore a quello previsto per la sorgente di alimentazione.

I sistemi FELV sono alimentati con trasformatore ordinario e con tensione non superiore a 50 V ca per ragioni
di funzionamento. Le masse sono obbligatoriamente collegate a terra e il grado di isolamento dei componenti
deve essere pari a quello del circuito primario. Le prese a spina devono avere il contatto per il conduttore di
protezione, di tipo tale da non consentire l'introduzione delle spine del sistema FELV nelle prese alimentate
con altre tensioni e da non consentire l'introduzione di spine di altri circuiti nelle prese del sistema FELV.
Inoltre deve essere garantito il coordinamento del circuito di protezione con il dispositivo automatico di
interruzione previsto sul circuito principale per garantire la protezione contro i contatti indiretti.

520

1.119.6

Verifica della protezione dai contatti indiretti con componenti di classe II o con

isolamento equivalente

Si ricorda che :

componenti in classe 0: componenti con isolamento principale e non provvisti di alcun dispositivo per
il collegamento delle masse a un conduttore di protezione; in caso di guasto dell'isolamentola
protezione affidata alle caratteristiche dell'ambiente in cui posto il componente;

componenti in classe I: componenti con isolamento principale e provvisti di un dispositivo per il


collegamento delle masse a un conduttore di protezione;

componenti in classe II: componenti con un doppio isolamento o isolamento rinforzato


(elettricamente e meccanicamente) e non provvisti di alcun dispositivo per il collegamento a un
conduttore di protezione;

componenti in classe III: componenti a isolamento ridotto poich destinati ad essere alimentati
esclusivamente da un sistema a bassissima tensione di sicurezza.

Il doppio isolamento ottenuto aggiungendo allisolamento principale o fondamentale (il normale


isolamento delle parti attive) un secondo isolamento chiamato supplementare. altres ammesso dalle
Norme la realizzazione di un unico isolamento purch le caratteristiche elettriche e meccaniche non siano
inferiori a quelle realizzate con il doppio isolamento; in questo caso lisolamento chiamato isolamento
rinforzato.
La norma CEI 64-8 considera in classe II le seguenti condutture elettriche

cavi con guaina non metallica aventi tensione nominale maggiore di un gradino rispetto a quella
necessaria per il sistema elettrico servito e che non comprendano un rivestimento metallico;

cavi unipolari senza guaina installati in tubo protettivo o canale isolante rispondente alle rispettive
norme;

cavi con guaina metallica aventi isolamento idoneo per la tensione nominale del sistema elettrico
servito, tra la parte attiva e la guaina metallica e tra questa e lesterno.
521

Occorre accertare:

lesistenza sui componenti dei contrassegni o delle dichiarazioni per lisolamento


supplementare o rinforzato

che componenti elettrici costruiti in classe II (con isolamento doppio o rinforzato) o quadri
con isolamento completo (secondo la Norma CEI 17-13/1) riportino il segno grafico

che i componenti elettrici installati applicando un isolamento supplementare o rinforzato


sullisolamento principale o sulle parti attive durante la loro messa in opera riportino il segno

grafico

che le apparecchiature non siano state danneggiate durante linstallazione ed il loro involucro non sia
attraversato da parti conduttrici suscettibili di propagare un potenziale;

che le parti conduttrici accessibili e le parti intermedie (parti conduttrici che non sono accessibili , ma
che possono andare in tensione in caso di guasto, ad esempio un pannello metallico posto sul

fondo di un quadro con isolamento completo, guide di supporto per componenti elettrici) non siano
connesse a terra;

che le parti conduttrici (normalmente non in tensione), quando gli sportelli o i coperchi del
contenitore possono essere aperti senza luso di chiave o di attrezzo, siano protette da una barriera
isolante con grado di

protezione non inferiore a IP XXB;

che se dallinvolucro escono conduttori di protezione per componenti elettrici situati al loro esterno,
tali conduttori di protezione (ed i morsetti relativi) siano isolati come parti attive ed i morsetti siano
anche contrassegnati.

1.119.7

Verifica della protezione dai contatti indiretti per mezzo di luoghi non conduttori,

collegamenti equipotenziali, limitazione della corrente elettrica, limitazione della carica


elettrica

Il luoghi non conduttori vengono realizzati laddove si vogliono evitare contatti simultanei con parti che
possono trovarsi ad un potenziale diverso a causa di un cedimento dellisolamento principale di parti attive.
E praticamente inapplicabile negli edifici civili e similari a causa :

della presenza di un sempre maggior numero di masse estranee nei locali;

delle possibili modifiche ai pavimenti che possono trasformare un locale da non conduttore a
conduttore;

della presenza di prese a spina ed uso di cavi elettrici di prolunga che variano la distanza degli
apparecchi utilizzatori, il che pu renderli simultaneamente accessibili.
522

In questi luoghi ammesso luso di componenti elettrici di classe 0 o di classe I non collegati a terra, purch
siano soddisfatte le seguenti condizioni:

il luogo deve avere pavimenti e pareti isolanti;

la misura della resistenza elettrica deve essere eseguita almeno tre volte nello stesso locale, delle quali
una a circa 1 m da qualsiasi massa estranea accessibile posta nel locale e le altre due misure a distanza
maggiore. La resistenza elettrica non deve essere inferiore a:
50 k per tensioni di alimentazione 500 V;
100 k per tensioni di alimentazione > 500 V.
Se il valore riscontrato della resistenza risulta inferiore ai valori suddetti, i pavimenti e le pareti sono
da considerarsi masse estranee;

le masse devono essere distanziate, tra loro e da masse estranee, almeno 2 m in orizzontale e 2,5 m in
verticale, affinch le persone non vengano in contatto simultaneamente con esse (queste distanze
possono essere ridotte a 1,25 m al di fuori della zona a portata di mano), oppure:
interposizione di ostacoli non collegati a terra o a massa, possibilmente isolati, tra masse e masse
estranee, che consentano di tenere le distanze nei valori sopraindicati;
isolamento delle masse estranee.

Lisolamento deve avere una resistenza meccanica sufficiente e deve sopportare una tensione di prova
di almeno 2000 V;

la corrente di dispersione verso terra non deve essere maggiore di 1A, in condizioni normali duso;

non devono essere distribuiti conduttori di protezione;

eventuali masse estranee non devono esportare potenziali pericolosi allesterno del luogo non
conduttore;

i dispositivi adoperati devono limitare, tramite adatta impedenza, la corrente ai valori indicati dalle
norme specifiche;

i collegamenti equipotenziali devono collegare tutte le masse e le masse estranee simultaneamente


accessibili;

i collegamenti equipotenziali devono essere di materiali e sezioni adeguate;

il collegamento equipotenziale locale non deve essere collegato a terra n direttamente n tramite
masse o masse estranee;

devono essere prese precauzioni affinch le persone che accedono in un luogo reso equipotenziale
non vengano esposte ad una differenza di potenziale pericolosa, particolarmente nel caso di un
pavimento conduttore isolato da terra collegato ad un collegamento equipotenziale non connesso a
terra;

i condensatori devono essere protetti contro il contatto diretto quando viene superato un determinato
valore di capacit per evitare che uneventuale corrente di scarica, anche se impulsiva, possa
523

provocare effetti pericolosi sulle persone, in generale Occorre verificare, attraverso lesame della
documentazione e dei
contrassegni, che i dispositivi adoperati limitino, tramite adatta impedenza, la carica elettrica ai valori indicati
dalle norme specifiche.
Le condizioni di cui sopra sono riferite solo a componenti elettrici fissi ed altres vietato luso di prese a
spina.

1.119.8

Verifica della protezione contro i contatti diretti

Tutti i componenti elettrici devono essere protetti dai contatti diretti, le parti attive devono essere isolate
oppure non devono essere accessibili e le masse non devono essere pericolose: n in condizioni ordinarie
(protezione principale) n in condizioni di guasto singolo (protezione in caso di guasto).
La verifica della protezione contro i contatti diretti implica:

Controllo dellisolamento delle parti attive : si controlla sulla base della documentazione o di quanto
marcato sul prodotto che l'isolamento :
- sia adeguato per la tensione nominale del sistema;
- possa resistere alle influenze meccaniche, chimiche, termiche e che sia rimovibile solo mediante
distruzione.

Controllo dellisolamento mediante involucri o barriere: si controlla che involucri e barriere:


- siano IPXXB (inaccessibilit al dito di prova) [se orizzontali PXXD (inaccessibilit al filo di
prova)];
- siano saldamente fissate;
- siano apribili solo con attrezzo o dopo linterruzione dellalimentazione o con interposizione di una
barriera intermedia IPXXB sulle parti attive.

Controllo di ostacoli (prevengono il contatto diretto accidentale) e distanziamenti (ammessi in locali


accessibili solo a persone addestrate a condizione che i luoghi siano chiaramente segnalati): si
controlla che :le porte dingresso permettano una facile uscita verso lesterno con apertura da
realizzare senza far uso di una chiave, sia impedito lavvicinamento non intenzionale a parti attive
(distanze di rispetto) e dimensioni passaggi, la presenza di parti in tensione sia opportunamente
segnalata.

Parti fondamentali della protezione contro i contatti diretti sono:

gli ostacoli: parti intese a prevenire il contatto diretto accidentale con parti attive pericolose, ma non
ad impedire il contatto diretto intenzionale;

le barriere: parti che assicurano la protezione contro il contatto diretto con parti attive in qualsiasi
direzione abituale di accesso;

gli involucri: elementi che circondano le parti interne dei componenti elettrici per impedire, in ogni
direzione, l'accesso a parti attive pericolose.
524

Il grado di protezione degli involucri indicato dal codice IP per le apparecchiature elettriche:

La 1a cifra indicativa della protezione delle persone contro il contatto con parti pericolose (vedi
anche"lettera aggiuntiva") e protezione dei materiali contro l'ingresso dei corpi solidi estranei.

La 2a cifra indicativa della protezione dei materiali contro l'ingresso dannoso dell'acqua.

La lettera aggiuntiva da usarsi qualora la protezione delle persone contro il contatto con parti
pericolose sia superiore a quella dell'ingresso dei corpi solidi richiesta dalla prima cifra caratteristica.

La lettera supplementare da usarsi per fornire ulteriori informazioni relative al materiale.

I gradi di protezione degli involucri per apparecchiature elettriche contro impatti meccanici esterni sono
identificati dal codice IK seguito da un gruppo numerico che individua il valore dellenergia dimpatto che
linvolucro deve sopportare.

1.119.9

Verifica protezioni contro effetti termici e incendi

Si deve accertare (basta la marcatura CE) che le parti accessibili dei componenti elettrici a portata di mano
non raggiungano temperature tali da causare ustioni alle persone, altrimenti devono essere posti entro
involucri IPXXB. I componenti devono avere i limiti di temperatura superficiale indicati dalle rispettive
norme di prodotto.

Tutti i componenti non facenti parte dellimpianto elettrico devono essere protetti contro gli effetti termici
sviluppati dai componenti elettrici.
per quanto riguarda la protezione da incendi, occorre accertare che siano state prese tutte le precauzioni al
fine di ridurre i rischi di innesco e di propagazione di incendio, e in particolare:

che tutti i componenti elettrici siano idonei e rispondenti alle rispettive Norme CEI per quanto
riguarda il comportamento al fuoco (dichiarazione del costruttore o dalla presenza di marchi o
certificati);
525

che tutti i componenti elettrici se possono innescare incendi siano posti a distanza sufficiente da altri
oggetti o dietro schermi termici;

che tutti i componenti elettrici se possono produrre archi o scintille siano chiusi o schermati o a
distanza sufficiente;

i componenti degli impianti elettrici B.T. che contengono liquidi infiammabili in quantit superiore a
25 dm3 siano provvisti di sistemi idonei per evitare la propagazione del liquido in fiamma e dei
prodotti della combustione (fumi, gas, ecc.), i sistemi di protezione consistono in fosse di drenaggio,
vasche di raccolta, realizzazione di compartimenti;

i componenti elettrici ed i conduttori in particolare siano protetti dalle sovracorrenti e da guasti a


terra, nei limiti indicati dalle relative norme per quanto riguarda la protezione da sovraccarichi e
corto-circuiti e la scelta delle sezioni, del tipo di cavi, delle loro condizioni di posa, del numero di
conduttori attivi, della lunghezza dei cavi e della temperatura ambiente;

le condutture riducano al minimo la propagazione dellincendio in ambienti chiusi (cavi a norme CEI
20-35); in presenza di eventuali barriere tagliafiamma occorre che queste siano realizzate secondo le
indicazioni del costruttore e costituite da materiale sottoposto ad apposite prove di tipo;

le condutture dei servizi di sicurezza non devono attraversare i luoghi con pericolo di esplosione;

che i sistemi di riscaldamento ad aria forzata e gli apparecchi per acqua calda o vapore rispondano
alle rispettive Norme CEI.

1.119.10

Verifica dellinstallazione dei dispositivi di sezionamento e comando

Per i dispositivi di sezionamento e comando occorre verificare:

la loro corrispondenza a quanto indicato nel progetto o in altra documentazione tecnica, sia per
quanto riguarda il tipo che per quanto riguarda la posa in opera;

che i dispositivi siano disposti in modo tale da poter svolgere le loro funzioni in condizioni di
sicurezza;

che non devono interrompere il conduttore di protezione.

Il sezionamento deve essere previsto su tutti i circuiti. Un solo dispositivo pu sezionare pi circuiti purch:

sia dimensionato correttamente;

le condizioni di esercizio lo consentano;

tutti i circuiti sezionati facciano capo allo stesso PE;

Il sezionamento pu essere affidato a dispositivi specifici oppure ad interruttori (automatici o differenziali), a


barrette rimovibili ed a prese a spina.
Il dispositivo installato deve essere azionabile agevolmente in condizioni di sicurezza e deve esistere
lindicazione dei circuiti cui ci si riferisce (targhette, schemi unifilari). Nel caso in cui il dispositivo non sia
direttamente controllabile dalloperatore,devono essere adottati provvedimenti contro la chiusura
intempestiva.
526

Nei sistemi TN-C, sul conduttore PEN non devono essere inseriti dispositivi di sezionamento o di comando.
Nei sistemi TN-S invece non sono richiesti il sezionamento o linterruzione del conduttore di neutro, salvo nei
circuiti a due conduttori fase neutro, quando tali circuiti abbiano a monte un dispositivo di interruzione
unipolare sul neutro, per esempio un fusibile.
Linterruzione per manutenzione non elettrica da prevedere quando, durante i lavori non elettrici (su
macchine operatrici, ecc.) la presenza o il ritorno dell'alimentazione pu costituire un pericolo e devono
essere predisposti accorgimenti per evitare che possa essere accidentalmente riattivata lalimentazione durante
la manutenzione.
Laddove previsto necessario verificare la presenza di un comando di emergenza (comando inteso ad
eliminare rapidamente i pericoli imprevisti relativi a componenti elettrici od impianti elettrici). Questo tipo di
comandi possono agire direttamente (a mezzo di interruttori di manovra manuali) o attraverso una bobina di
sgancio sullinterruttore principale; devono essere identificati chiaramente (rosso su contrasto); devono essere
facilmente visibili ed accessibili; devono rimanere bloccati sulla posizione di aperto e la rialimentazione deve
richiedere unazione volontaria.
I dispositivi di comando funzionale possono essere realizzati mediante interruttori di manovra, dispositivi a
semiconduttore, interruttori automatici, interruttori differenziali,contattori, rel ausiliari e prese a spina fino a
16 A. Essi devono portare le indicazioni dei circuiti a cui si riferiscono, quando tale indicazione importante
ai fini della sicurezza, devono essere installati in posizione accessibile,non devono necessariamente
interrompere tutti i conduttori attivi e se unipolari devono interrompere il conduttore di fase,quando servono a
commutare sorgenti di alimentazione diverse devono interrompere tutti i conduttori attivi, compreso il
neutro,e devono avere necessari interblocchi, infine devono essere idonei alle condizioni di funzionamento.

1.119.11

Verifica della protezione da sovratensioni e fulminazioni

La protezione contro le sovratensioni di origine atmosferica (fulminazioni dirette e indirette) richiesta dalla
CEI 64-8 (e dalle CEI 81-10): occorre valutare il rischio da sovratensioni e predisporre leeventuali misure di
protezione. La protezione consigliabile solo se necessaria. La necessit dipende dalla valutazione del danno
che le sovratensioni possono causare alledificio ed ai componenti (o richieste esplicite del committente).

1.119.12

Verifica della protezione nei locali da bagno, piscine e saune

In tali locali vi la suddivisione in zone di rispetto riportata nelle figure:

527

528

529

1.119.13

Verifica delle condutture e delle connessioni

Oltre le verifiche gi citate, necessario verificare quanto segue:

La posa delle condutture, in relazione al tipo di cavo e alle condizioni ambientali, sia conforme alle
regole riportate sulla Norma CEI 64-8 e alle relative norme di prodotto.

Nella stessa conduttura ci possono essere conduttori di sistema con tensioni diverse purch abbiano
l'isolamento idoneo per la tensione pi elevata o purch siano separati con uno schermo.

Le condutture elettriche, se installate vicino a fonti di calore o di condensa, devono essere


adeguatamente protette dagli effetti dannosi;

I raggi di curvatura ed i supporti di sostegno siano conformi alle specifiche dei costruttori.

I cavi flessibili devono avere le eventuali guaine esterne di protezione fissate in modo sicuro alle due
estremit.

Le tubazioni sotto pavimento siano preferibilmente del tipo medio (equiv. ex pesante).

Separazione o protezione mediante distanziamento o con schermi dallinfluenza di condutture non


elettriche (reti idriche,serbatoi, canne fumarie, impianti di condizionamento,gas,ecc.)nel caso di
rotture o perdite.

La modalit di posa (profondit di interramento, incroci e parallelismi fra cavi, per i cavi interrati dei
sistemi di II e III categoria, ecc.) conforme a quanto previsto nella Norma CEI 11-17.

Le connessione sono idonee in relazione alle caratteristiche dei conduttori, realizzate in involucri che
le proteggano adeguatamente, e devono essere accessibili, e dimensionate in relazione alla massima
530

corrente. A tal proposito non sono ammessi: luso di nastri isolanti, gli attorcigliamenti di conduttori,
la riduzione della sezione dei conduttori per effettuare giunzioni o per farli entrare nei morsetti.

Il dimensionamento del neutro deve tenere conto delleventuale presenza di carichi fortemente
squilibrati.

La corrente si deve ripartire uniformemente su cavi in parallelo.

La sezione dei conduttori deve garantire un massima c.d.t. tra il punto di consegna e il punto pi
sfavorito del 4%.

La sezione dei conduttori deve rispettare la seguente tabella:

1.119.14

Verifiche in ambienti particolari

Ambienti a maggior rischio in caso dincendio


Si tratta di:

ambienti con elevata densit di persone o con elevato tempo di sfollamento, oppure con elevato danno
a persone e cose in caso di incendio (magazzini, negozi o supermercati con superficie superiore a 400
m2, luoghi di pubblico spettacolo o trattenimento, sistemi di vie di uscita ed i vani/condotti dei sistemi
di ventilazione forzata di edifici con altezze di gronda superiore a 24 m);

ambienti con strutture combustibili;

ambienti in cui vi deposito o lavorazione di materiale combustibile o di sostanze infiammabili (non


rientranti tra quelle con pericolo di esplosione), in quantit tali da dar luogo ad una classe del
compartimento antincendio (Circolare 91/61 del Ministero dellInterno) non inferiore a 30, come
centrali termiche a gasolio o ad olio combustibile, negozi e magazzini di legnami o di altri materiali
combustibili o infiammabili.

In questi locali i quadri non devono essere posti in ambienti accessibili a pubblico,limpianto deve essere
suddiviso in pi circuiti (prevenire panico).
Negli ambienti con superficie maggiore di 100 m2 devono essere previste almeno due circuiti luce.
Ogni presa a spina deve essere protetta contro le sovracorrenti.
Deve essere presente lilluminazione di emergenza (5lx scale porte 2lx altro).
531

Strutture ad uso agricolo


In tali strutture si assume una tensione di contatto limite pari a 25V.Devono essere previsti collegamenti
equipotenziali supplementari per tutte le masse estranee che possono essere toccate dagli animali, il
pavimento deve essere equipotenziale (griglia metallica).I circuiti che alimentano prese a spina devono essere
protetti con interruttore differenziale con corrente differenziale nominale 30 mA.
I dispositivi di comando non devono essere accessibili agli animali. Gli apparecchi radianti a devono essere
posti a 0,5m da materiali infiammabili e dagli animali.
Luoghi conduttori ristretti
In questi luoghi richiesto un collegamento equipotenziale supplementare che colleghi le masse dei
componenti elettrici fissi e le masse estranee del luogo conduttore ristretto.
I componenti elettrici devono essere di Classe II o aventi isolamento equivalente e devono avere grado di
protezione IP adeguato.

1.119.15

Altri esami a vista

Identificazione dei circuiti e dispositivi di protezione


I conduttori nudi e le sbarre devono essere opportunamente identificati, anche limitatamente alle estremit ed
alle connessioni, attraverso la loro forma (dimensione) e la loro disposizione oppure tramite colori o altri
segni.
I circuiti devono essere riportati sullo schema elettrico e sulla eventuale planimetria con segni grafici
conformi alle Norme CEI ed essere identificati sulle partenze dai dispositivi di protezione e manovra posti sui
quadri.
La colorazione dei cavi deve essere rispondente alla Tabella CEI-UNEL 00722 (Individuazione dei conduttori
isolati e dei conduttori nudi tramite colore):

il colore blu chiaro deve essere riservato al conduttore neutro (tranne cavi trifasi senza neutro)

i conduttori PEN (nei sistemi TN-C impiegati come conduttore neutro e come conduttore di
protezione), quando ne consentito luso, devono avere il colore dellisolante blu chiaro con
allestremit fascette giallo-verdi,oppure colore giallo-verde per lisolante e fascette blu chiaro alle
estremit;

la colorazione giallo-verde ammessa solo per il conduttore di protezione

Scelta dei componenti e corretta installazione, misure di protezione contro le influenze esterne
Per questo tipo di esame occorre accertare che:
tutti i componenti rispettino le condizioni di installazione per le particolari influenze esterne a cui sono
soggetti;
le apparecchiature installate negli ambienti che lo richiedono abbiano il grado di protezione prescritto (IP)
riportato in targa o sulle documentazioni di corredo.
Accessibilit per interventi operativi e di manutenzione
532

Occorre controllare che i componenti dellimpianto e gli apparecchi utilizzatori siano facilmente accessibili
per le normali operazioni di esercizio e controllo, anche se installati in involucri o compartimenti.
Errori e incertezze di misura
Le fonti di errore sono costituite da:

strumentazione di misura (errore strumentale);

metodo scelto ed applicato (errore operativo);

altre approssimazioni che indirettamente possono influire sulla misura o sullesito della prova.

1.120.1

Lerrore strumentale

Per la comprensione dellerrore strumentale si possono seguire i seguenti esempi:


1 esempio
Errore dichiarato: 1% rdg 4 dgt
dove: rdg l'abbreviazione di reading = valore letto
dgt l'abbreviazione di digit = cifra
Portata scelta dello strumento: 200 V
Risoluzione: 0,1 V (visualizzatore 4 cifre)
Valore letto: 20 V
Per la valutazione dell'errore di misura si devono quindi fare le seguenti considerazioni.
L'errore massimo relativo al valore letto vale 1% di 20 = 0,2 V
L'errore dovuto allo scorrimento dell'ultima cifra vale 4 cifre = 0,4 V
L'errore massimo possibile vale 0,2 + 0,4 = 0,6 V
2 esempio
Errore dichiarato: 3% f.s.
Portata scelta per lo strumento: 200 V
Valore letto: 20 V
L'errore massimo possibile vale 3% di 200 V = 6 V
Nota: gli errori dichiarati dal costruttore sono da intendersi entro i limiti delle condizioni d'uso specificate
dallo stesso costruttore (temperatura, umidit, posizione dello strumento rispetto al piano, ecc.).

1.120.2

Lerrore operativo

un errore che pu commettere chi effettua sul campo la misurazione. Dipende da:

scelta della strumentazione;

metodo scelto ed attuato;

collegamenti tra apparecchiature di misura e strumenti ausiliari;

influenza dei disturbi causata da una insufficiente conoscenza dellimpianto e/o dellambiente.
533

Questo ed eventuali altri errori operativi, se possibile, sono da valutare e quantificare preventivamente, per
essere scorporati dalla lettura aumentandone l'affidabilit.
Ad esempio:
Nella misura di un piccolo valore di resistenza con il metodo volt-amperometrico a quattro fili si devono
considerare:
- il valore della resistenza fra punto di contatto dei terminali di misura e il reale circuito in misura;
- il valore della resistenza di contatto;
- la corrispondenza dei punti di contatto tra circuiti di misura voltmetrico ed amperometrico;
- l'influenza dei segnali di disturbo rispetto al segnale di misura;
Nella misura di una corrente alternata si deve prestare particolare attenzione al fatto che lo strumento
utilizzato sia in grado di rilevare il vero valore efficace (TRSM) della grandezza;

1.120.3

Accettazione dellerrore

Il livello di accettabilit dell'errore pu essere definito in relazione all'uso che si deve fare del valore rilevato
dalla misura.
Se si deve, ad esempio, misurare la resistenza di terra di un sistema TT si pu accettare l'errore dovuto al
metodo operativo che dia un valore in eccesso e, quindi, a vantaggio della sicurezza perch i valori di
resistenza da verificare per ottenere il coordinamento con i dispositivi di protezione differenziali sono
molto elevati.
Per questo motivo le misure della resistenza di terra dei sistemi TT si possono eseguire con il metodo della
misura della resistenza dell'anello di guasto.
I fattori che devono essere considerati nella valutazione dellerrore e nella scelta di un sistema di misura sono
normalmente i seguenti:

i limiti (di legge, normativi, ecc.) nella tolleranza dellerrore e, quindi, lerrore accettabile per
raggiungere gli obbiettivi prefissati;

la tipologia e le caratteristiche (portate, risoluzione, ecc.) dello strumento di misura e lerrore o


precisione (ricavabile dal certificato o dai dati tecnici);

il metodo di misura utilizzato, il numero di misurazioni da effettuare per conseguire un risultato e, nel
caso di misurazioni indirette, le modalit di elaborazione dei dati;

le caratteristiche delle strumentazioni ausiliarie impiegate;

le condizioni ambientali e le caratteristiche di altri eventuali parametri di influenza;

la stabilit del misurando nellarco di tempo richiesto dalla procedura di misura;

preparazione metrologica del personale.

Scelta e gestione della strumentazione


La guida CEI 64-14 consiglia la seguente dotazione:

apparecchio per la prova della continuit dei conduttori di protezione ed equipotenziali;


534

misuratore della resistenza d'isolamento;

misuratore della resistenza e dell'impedenza dell'anello di guasto;

misuratore o apparecchiatura per la misura della resistenza di terra;

apparecchiatura per la misura delle tensioni di passo e contatto;

apparecchio per controllo di funzionalit interruttori differenziali;

amperometro per la misura delle correnti di primo guasto;

multimetro o voltmetri;

calibro;

dito e filo di prova;

luxmetro.

I criteri di base per una corretta scelta dello strumento sono:

Rapporto prestazione / costo in relazione all'applicazione;

Conformit delle caratteristiche alle prestazioni richieste;

Conformit alle norme di sicurezza;

Certificazione sulla qualit dello strumento;

Maneggevolezza e facilit operativa;

Qualit del servizio.

Le principali caratteristiche che identificano uno strumento sono:

Norme di riferimento;

Criterio di funzionamento;

Dati tecnici;

Precisione (accuratezza);

Campo di applicazione e grandezze misurabili;

Accessori e criteri di connessione per l'esecuzione delle prove;

Validit della taratura e sua periodicit.

Occorre assicurare un adeguato controllo ed una revisione periodica della taratura delle apparecchiature di
prova, misura e collaudo. Per fare ci necessario tenere sotto controllo le apparecchiature seguendo i
seguenti punti:

Elenco delle apparecchiature in dotazione;

Identificazione delle apparecchiature;

Taratura delle apparecchiature;

Manutenzione delle apparecchiature;

Apparecchiature difettose;
535

Gestione delle non conformit;

Acquisto ed accettazione di strumenti, attrezzature, materiale di consumo e servizi;

Qualifica dei fornitori.

Nella gestione degli strumenti hanno particolare importanza:

la taratura: operazione o attivit eseguita con documentata periodicit e con procedure scritte che
permette di verificare la corrispondenza tra valori attesi, generati da campioni di riferimento, e valori
misurati, o la correlazione dei valori di uscita da uno strumento con i valori dei materiali (o entit ) di
riferimento in ingresso.

La messa a punto: operazione volta a portare uno strumento per misurazione nelle condizioni di
accuratezza e di funzionamento adatte per la sua utilizzazione; (per esempio lazzeramento
dellindice, test sullo stato di carica della batteria,ecc.).

La riferibilit: propriet del risultato di una misurazione consistente nel poterlo riferire a campioni
appropriati, generalmente nazionali o internazionali, attraverso una catena ininterrotta di confronti.

A seguito di una taratura viene rilasciato un certificato di taratura.


Il certificato di taratura il documento, rilasciato dai centri di taratura SIT (Servizio di Taratura in Italia) o EA
(European Cooperation for Accreditation of Laboratories), oppure dai laboratori attrezzati con strumentazione
idonea, riferibile alla catena primaria,che seguono le procedure del sistema di qualit .
Per alcune misure possono non essere disponibili procedure e riferimenti riconosciuti dal sistema SIT, in tal
caso comunque possibile ottenere il certificato di taratura secondo le procedure ISO 9000 con gli estremi di
rintracciabilit dei campioni primari.
Il certificato di taratura dimostra la riferibilit dello strumento, riportando chiaramente al suo interno le
informazioni elencate in Tabella.

536

Alcune di queste informazioni possono essere omesse se il certificato (o il rapporto di taratura) emesso dalla
azienda stessa che utilizza la strumentazione e non da un laboratorio di taratura esterno.
Per la taratura o per le misure consigliato scegliere uno strumento (o catena di misura) tale per cui il
rapporto tra la sua incertezza e la tolleranza da garantire sulla caratteristica del prodotto (Risultato di misura)
sia pari a 0,1 e, comunque, non superiore a 0,3.
La periodicit identificata dalla seguente tabella:

Le prove sugli impianti elettrici


Le prove e le misure che devono essere effettuate sono, nellordine indicato, le seguenti:

continuit dei conduttori di protezione e dei conduttori equipotenziali principali e supplementari;

resistenza di isolamento dell'impianto elettrico;


537

protezione mediante sistemi SELV o PELV o mediante separazione elettrica;

resistenza dei pavimenti e delle pareti;

protezione mediante interruzione automatica dellalimentazione;

protezione addizionale con interruttore differenziale;

prove di polarit;

prova dellordine delle fasi;

prove di funzionamento;

misure della resistenza del terreno;

misure di illuminamento medio;

eventuali valutazioni della caduta di tensione massima.

1.122.1

Prove di continuit dei conduttori

Lo scopo di questa prova accertare la continuit:

dei conduttori di protezione (PE);

del neutro con funzione anche di conduttore di protezione (PEN);

dei collegamenti equipotenziali principali (EQP);

dei collegamenti equipotenziali supplementari (EQS);

del conduttore di terra (CT).

Le norme di riferimento sono:

CEI 64-8 art. 612.2;

CEI 64-14 art. 2.3.1.

Si devono eseguire le seguenti analisi:

Queste prove vanno eseguite con corrente 0,2 A e tensione a vuoto compresa tra 4 e 24 V c.c. o c.a.
Bisogna anche accertare che gli organi di sezionamento non interrompano il conduttore di protezione ( bene
eseguire la prova anche ad impianto sezionato).
538

La prova pu essere fatta con impianto in tensione (con le dovute precauzioni) e la continuit pu essere
accertata anche per tronchi successivi (collettore principale di terra-morsetto di terra locale; morsetto
di terra locale-morsetto di terra dei componenti di classe I).
La prova di continuit riguarda:

tutti i componenti dellimpianto prima della messa in servizio;

a campione (almeno il 20% dei collegamenti) nelle verifiche periodiche provando ad esempio una
percentuale non inferiore al 20% di collegamenti ad esempio cosi suddivisi: al collettore di terra, alle
masse, alle masse estranee e al polo di terra delle prese a spina(nel caso di riscontri negativi si estende
la verifica).

La prova di continuit non serve a misurare la resistenza ma solo a valutare l'esistenza o meno della continuit
elettrica ovvero ad accertare l'integrit dei circuiti di protezione.
Il metodo di misura milliamperometrico quando utilizza una fonte di energia autonoma e influenzato dallo
stato di carica delle pile che deve essere verificato prima di procedere alle prove.
Corrente di prova e tensione a vuoto sono stabilite dalle norme CEI:
- Impianti elettrici ordinari b.t. Ip>0,2A V0> 4-24V;
- Locali ad uso medico I p>10A V0> 4-24V.
(non si possono utilizzare multimetri perch hanno correnti di prova molto basse)
Negli impianti elettrici ordinari non necessaria una risoluzione elevata basta 0,1
Nei locali ad uso medico necessaria una risoluzione di almeno 0,01 e strumenti a quattro morsetti.
Nelle figure di seguito sono riportati alcuni esempi:

539

1.122.2

Misura della resistenza di isolamento e della separazione dei circuiti

Lo scopo di questa misura accertare che la resistenza d'isolamento tra ciascun conduttore attivo e la terra
(resistenza di isolamento) e tra circuiti differenti o tra i singoli conduttori attivi (separazione dei circuiti) di
ciascun componente di impianto, sia adeguata ai valori prescritti.
Le Norme di riferimento sono:

CEI 64-8 artt. 612.3 e 612.4;

CEI 64-14 artt. 9.3.1 e 3.3.2.

Si devono eseguire le seguenti analisi:

540

La misura va effettuata con uno strumento in grado di fornire la tensione di prova c.c. e una corrente continua
non inferiore a 1mA.
La verifica deve essere fatta ad impianto sezionato e con tutti gli apparecchi utilizzatori scollegati.
La verifica va fatta:
- tra ciascun conduttore attivo e la terra (il neutro va verificato nei sistemi TT e TN-S);
- tra ogni coppia di conduttori attivi.
Prima di eseguire la prova occorre cortocircuitare i puntali per verificare che lo strumento segni zero
La tensione di prova deve essere applicata per il tempo necessario a rendere stabile la lettura della resistenza
d'isolamento (1 minuto).
Per semplificare la prova:
- si pu procedere da monte verso valle verificando la resistenza di isolamento;
- si pu effettuare ununica prova tra tutti i conduttori attivi connessi insieme e la terra;
- si pu effettuare la misura con tutti gli apparecchi utilizzatori inseriti.
(salvo poi ripetere la prova secondo le modalit prima descritte in caso di risultato negativo).
Di seguito riportato un esempio:

Per i circuiti degli impianti di illuminazione pubblica la resistenza di isolamento R verso terra in Mdeve
essere:

2 U 0
L N

Dove:

U0 la tensione nominale verso terra in kV (1 per tensioni inferiori ad 1kV);

L e la lunghezza complessiva delle linee di alimentazione in km (L=1 per lunghezze inferiori ad


1km);

N numero di apparecchi di illuminazione alimentati.

Nei sistemi SELV la resistenza di isolamento verso gli altri circuiti e verso terra deve essere 0,25 M e la
prova va eseguita con una tensione di 250 V.
541

Nei sistemi con protezione per separazione elettrica la resistenza di isolamento verso gli altri circuiti e verso
terra deve essere 0,50 M e la prova va eseguita con una tensione di 500 V.

Nei sistemi PELV la resistenza di isolamento verso gli altri circuiti e verso terra deve essere 0,25 M e la
prova va eseguita con una tensione di 250 V.

I misuratori di isolamento devono essere in grado di generare una tensione di prova continua di:
250V 500V 1000V (5000V)
secondo la tensione nominale dellimpianto (la tensione continua perch in tal modo si elimina a regime la
corrente capacitiva).
Lo strumento misura la resistenza come rapporto tra la tensione generata e la corrente circolante.
La tensione di prova generata da un circuito statico o da una dinamo a manovella (non si possono utilizzare
multimetri perch hanno tensioni di prova molto basse).
Il metodo di misura quando utilizza una fonte di energia autonoma influenzato dallo stato di carica delle pile
che deve essere verificato prima di procedere ad ogni misura. La misura va effettuata dopo che la tensione
stata applicata per circa 1min.

542

1.122.3

Misura delle resistenze di isolamento dei pavimenti e delle pareti

Lo scopo di questa misura accertare che la resistenza d'isolamento dei pavimenti e delle pareti in caso di
protezione per mezzo di luoghi non conduttori non sia inferiore a 50 k per U 500V (100k per U >500V).
La misura va eseguita prima di passare eventuali pitture o vernici.
Le Norme di riferimento sono:

CEI 64-8 art. 612.3;

CEI 64-8 art. 413.3.4.

Le condizioni di prova sono identiche a quelle previste per la verifica della resistenza di isolamento.
La prova va eseguita nel caso in cui si utilizzino apparecchi di Classe 0 (solo con lisolamento principale e
massa non collegata a terra). La sicurezza affidata allisolamento di pareti e pavimento del locale,la tensione
di prova 500V in c.c., la corrente di prova >1mA.
Sono raccomandate almeno tre misure a campione per locale,
- una ad 1m da qualsiasi massa estranea accessibile;
- le altre a distanza maggiore.

543

1.122.4

Verifica della protezione mediante interruzione automatica dellalimentazione

La verifica comporta, a seconda della categoria dellimpianto utilizzatore (I, II e III categoria) e del sistema di
bassa tensione (TT, TN e IT), le misure e le prove, di seguito elencate, oltre alla prova di continuit dei
conduttori CT, PE, EQP e EQS:

misura della resistenza di terra (R E, RA: nei sistemi TT il valore di R E sostituito da RA, comprendente
il valore trascurabile di resistenza dei conduttori di protezione);

prova del funzionamento dei dispositivi differenziali;

misura dellimpedenza dellanello di guasto (ZS);

misure dirette delle tensioni di contatto e di passo.

Misura della resistenza di terra


La resistenza di terra la resistenza che il terreno presenta al passaggio della corrente dal dispersore fino ad
un punto elettricamente allinfinito.
Lo scopo di questa misura accertare che il valore della resistenza di terra R A sia tale da soddisfare la
relazione per attuare la protezione contro i contatti indiretti.
Le Norme di riferimento sono:

CEI 64-8 art. 612.6.2;

CEI 64-14 art. 2.3.2.1.

Dunque opportuno definire:

Tensione totale di terra UE: la tensione misurata tra il dispersore e un punto elettricamente
allinfinito ( in pratica basta una distanza superiore a 4 - 5 volte la dimensione significativa del
dispersore ovvero la lunghezza del picchetto o la diagonale massima della rete di terra);

Resistenza di terra RE : il rapporto tra la tensione totale di terra U E e la corrente dispersa I;

RA : somma delle resistenze () del dispersore e dei conduttori di protezione delle masse
(generalmente approssimabile alla sola resistenza di terra R E).

Nei sistemi TT la protezione dai contatti indiretti strettamente legata alla resistenza di terra e si deve tenere
conto del fatto che: i dispersori di fatto interni (serbatoi metallici, ferri del c.a., ecc.) fanno parte integrante
dellimpianto di terra solo se si sicuri della permanenza delle loro caratteristiche nel tempo . I dispersori di
fatto esterni (tubazioni gas, acqua, ecc.) non fanno parte integrante dellimpianto di terra perch non sono
sotto il diretto controllo di chi gestisce limpianto e dunque non possono essere ritenuti affidabili. Proprio per
questo per motivi di sicurezza devono essere scollegati dallimpianto durante la misura della resistenza di
terra.
1) Il primo metodo utilizzato quello voltamperometrico il cui schema riportato in figura:

544

Si fa circolare circolare una corrente tra il dispersore in prova e un dispersore ausiliario (sonda di corrente)
posto ad almeno 4 volte la dimensione significativa del dispersore d.
Si misura la tensione tra il dispersore ed un picchetto (sonda di tensione) elettricamente allinfinito (2 d).
Il generatore pu essere statico (batteria) o a manovella. Lo strumento comprende sia il generatore, sia
lamperometro, e restituisce direttamente il rapporto (la resistenza di terra).
Occorre accertarsi che la sonda di tensione sia in un punto elettricamente allinfinito quindi a potenziale zero,
per accertarsi di ci occorre spostare la sonda di 6 m e verificare che la lettura rimanga invariata.
Se la sonda ausiliaria di corrente ha dimensione L a non trascurabile, la distanza tra i picchetti deve essere
aumentata di 4-5 La .
Negli strumenti a tre morsetti i l valore misurato di resistenza comprende la resistenza del cavo che collega lo
strumento al dispersore in prova. Lerrore e accettabile solo quando la resistenza di terra e molto pi grande
della resistenza del cavo. Se questo non e vero occorre utilizzare uno strumento a quattro morsetti.
Nel caso di dispersori di piccole dimensioni la misura della resistenza di terra si esegue con appositi strumenti
di misura che utilizzano il metodo volt-amperometrico e che possono fornire il valore della resistenza di terra
direttamente in ohm. Questa misura si deve effettuare sull'intero impianto dispersore, per quanto possibile
nelle ordinarie condizioni di funzionamento, utilizzando un dispersore ausiliario di corrente e una sonda di
tensione. Si fa circolare una corrente alternata di valore costante tra il dispersore in esame ed un dispersore
ausiliario posizionato ad una distanza dal contorno del dispersore in prova pari ad almeno quattro volte la
dimensione massima dello stesso dispersore (ad esempio massima diagonale o diametro del cerchio di pari
area che contiene il dispersore). Nel caso di semplice dispersore verticale (picchetto singolo) tale dimensione
pu essere assunta pari alla sua lunghezza. Si misura la tensione tra il dispersore in esame ed una sonda di
tensione situata al di fuori della zone di influenza generate dalla corrente di prova che attraversa il dispersore
di prova e il dispersore ausiliario di corrente. In generale si pu considerare la sonda di tensione in posizione
idonea, quando situata ad una distanza dal contorno del dispersore pari a circa 2 volte la dimensione
545

massima dello stesso dispersore. Il valore della resistenza di terra e dato dal rapporto tra la tensione misurata e
al corrente di prova o indicato direttamente da strumenti appositamente realizzati.

Nel caso di dispersori di grandi dimensioni la Norma tecnica di riferimento per la misura della resistenza di
terra la CEI 11-8 art. 4.1.04.
si usa lo stesso metodo di misura volt-amperometrico ma

risulta difficoltoso posizionare il dispersore

ausiliario di corrente ad una distanza pari a circa cinque volte la dimensione massima del dispersore in esame.
Si pu quindi posizionare il dispersore ausiliario di corrente ad una distanza ridotta, pari, ad esempio, alla
massima dimensione del dispersore in esame.

Per accertare che la sonda di tensione sia situata al di fuori delle zone di influenza generate dal dispersore in
546

prova e dal dispersore ausiliario di corrente, bisogna eseguire una misura spostando la sonda di tensione,
partendo da un punto intermedio tra dispersore ausiliario di corrente e dispersore in prova, in diversi punti
verso il dispersore in prova e verso il dispersore ausiliario di corrente: se si ottengono, in due o pi punti,
valori con differenza trascurabile (punto di flesso orizzontale del diagramma della figura) si ha la conferma
dellattendibilit della misura. Il valore della resistenza di terra dato dal rapporto della tensione misurata al
punto flesso e la corrente di prova.
Per evitare di commettere errori significativi quando si misura un dispersore molto esteso con valore di
resistenza di terra molto basso si consiglia di adottare le seguenti indicazioni:

utilizzo di apparecchiature o strumenti con elevata corrente di prova (alcuni ampere) per evitare
linfluenza dei disturbi e, quindi, per aumentare lattendibilit della lettura della tensione;

collegamento a quattro fili per eliminare lerrore operativo di collegamento.

Una prassi consolidata degli organismi di controllo , per analogia con quanto richiesto per la misura della
tensione di contatto e di passo, che il valore della corrente di prova non sia inferiore possibilmente all1%
della corrente di terra, con un minimo di 5A per sistemi a neutro isolato (II categoria), 50 A per sistemi di III
categoria (neutro a terra). Per altro lapparecchiatura predisposta risulta idonea anche nel caso di successiva
necessit di misure delle tensioni di contatto e di passo.
La scelta della strumentazione per misure di resistenza di terra deve tenere conto che i misuratori per tale
scopo:

utilizzano il metodo voltamperometrico;

possono essere dotati di generatore statico o a manovella;

per evitare linfluenza di correnti disperse nel terreno generano corrente alternata con frequenza
diversa da 50Hz e multiple (solitamente 128Hz per i generatori statici);

hanno una corrente di prova sufficientemente elevata >10mA (nella portata pi bassa);

tensione di prova a vuoto maggiore di 100V c.a.;

a tre morsetti sono meno accurati, a quattro morsetti consentono anche la misura della resistivit del
terreno che utile in fase di progettazione di impianti di terra.

Il metodo voltamperometrico puo essere utilizzato per verificare lindipendenza di un impianto di terra A da
un altro B. La sonda ausiliaria di corrente e quella di tensione sono poste a distanza elettricamente infinita sia
da A che da B.
Allimpianto B si fa disperdere una corrente superiore all1% della corrente per la quale proporzionato
(comunque non inferiore a 5A). Si misura la tensione tra limpianto di terra A e il picchetto ausiliario di
tensione. Si riporta tale tensione al valore della corrente di terra per cui dimensionato limpianto B. A
indipendente da B se tale tensione non supera 50V. La verifica deve essere ripetuta per controllare che anche
B sia indipendente da A.

547

Gli errori sistematici del metodo voltamperometrico sono dovuti al fatto che la precisione della misura
dipende dall'indipendenza del dispersore ausiliario di corrente e della sonda di tensione dall'impianto
dispersore in esame e quindi dalla distanza del punto d'infissione delle stesse sonde rispetto al dispersore.
In presenza di fenomeni o elementi di disturbo come ad esempio reti di tubazioni metalliche nei centri urbani,
si deve eseguire la verifica con il loop tester.
2) Un secondo metodo la misura dellanello di guasto o metodo della caduta di tensione da usare
laddove il metodo voltamperometrico soggetto ad elementi di disturbo. Le norme di riferimento sono:

CEI 64-8/6 artt. 612.6.2 e 612.6.3;

CEI 64-14 art. 2.3.2.1.

La misura comprende, oltre alla resistenza di terra locale, quella della cabina, pi la resistenza equivalente
secondaria del trasformatore, pi la resistenza delle linee. Queste ultime due resistenze sono generalmente di
valore trascurabile rispetto alla prima. Spesso anche la resistenza della cabina trascurabile. Il valore cosi
ottenuto sempre maggiore di quello relativo al solo impianto disperdente locale per cui, ai fini del
coordinamento con i dispositivi di protezione, sempre a
vantaggio della sicurezza.

Il circuito viene percorso dalla corrente provocata da un guasto disolamento verso massa, gli strumenti
misurano la caduta di tensione (nel punto in esame) a seguito di un guasto su una resistenza di valore noto.
La misura va eseguita tra fase e terra e in caso di inserzione neutro-terra lo strumento deve segnalare lerrore
di collegamento. Se il valore misurato non verifica la condizione di protezione differenziale allora e
possibile rifare la verifica con il metodo voltamperometrico.
Se il conduttore di neutro collegato allimpianto di terra dellutente (per errore o deliberatamente) lo
strumento misura:
REmisurata = RPE + RF + RTR + Rneutro
E dunque opportuno verificare prima che il conduttore di neutro sia isolato da terra (misura della resistenza di
isolamento).

548

Se la corrente di prova verso terra provoca lintervento degli interruttori differenziali occorre inserire lo
strumento a monte (esistono dispositivi brevettati che consentono lesecuzione della prova evitando
lintervento degli interruttori differenziali).
In generale i loop tester presentano:

tensione di funzionamento compresa tra 100V c.a. e 240v c.a.;

frequenza nominale di 50 Hz.

La misura dellimpedenza dellanello di guasto molto importante nei sistemi TN per accertare che vengano
soddisfatte le condizioni di protezione dai contatti indiretti U0/Zs Ia .
Se la reattanza del circuito di guasto trascurabile si ha Zs Rs e la misura identica a quella vista per i
sistemi TT. Cambia lordine di grandezza della resistenza:

unita-decine di ohm per i sistemi TT;

decimi di ohm per i sistemi TN.

Questa condizione valida:

nei circuiti vicino a trasformatori di piccola taglia (100kVA);

nei circuiti periferici di piccola sezione (95mm 2).

La misura va effettuata:

per ciascun circuito;

in corrispondenza della massa pi lontana.

La prova viene fatta con il circuito generalmente in tensione per cui necessario adottare le opportune
precauzioni.
La misura non necessaria sui circuiti protetti da interruttori differenziali essendo sempre rispettata la
condizione di sicurezza.
Tale misura pu essere effettuata con lalimentazione ordinaria interrotta e con il primario del trasformatore
cortocircuitato. Il metodo utilizza una tensione proveniente da una alimentazione separata e la resistenza
dellanello di guasto data da: Z = U/I

Oppure la tensione del circuito da verificare misurata inserendo e disinserendo una resistenza di carico
variabile Rc, che deve essere regolata ad un valore per quanto possibile basso in modo che la tensione (U1 U2) sia sufficientemente elevata, essendo:
549

U1 la tensione dei punti di prova senza collegamento della resistenza di carico;

U2 la tensione dei punti di prova col collegamento della resistenza di carico;

Ia la corrente attraverso la resistenza di carico.

Si avr dunque:
R =(U1-U2)/ Ia

Oppure si pu utilizzare un loop tester a tre morsetti (gi compensati per la c.d.t. sul circuito amperometrico)
o a quattro fili (piu accurati). Un esempio a quattro fili il seguente:

550

La scelta del loop tester deve tenere conto di quanto segue:

Misurano la caduta di tensione (nel punto in esame) a seguito di un guasto su una resistenza di valore
noto ;

La resistenza viene inserita pi volte (maggiore accuratezza) per un tempo brevissimo (20ms) (onde
evitare oscillazioni di tensione);

Il voltmetro deve essere molto sensibile e deve rilevare le variazioni di tensione tra vuoto (U0) e
carico (Up);

Correnti di prova elevate (300A) per avere c.d.t. apprezzabili.

Quindi un loop tester costituito da: voltmetro resistenza di prova elaboratore e fornisce direttamente il
valore dell'impedenza. Esso utilizza la corrente di prova direttamente dallo stesso impianto in esame durante il
suo funzionamento ordinario e deve essere in grado di operare con correnti di prova sufficientemente elevate
da potere rilevare piccoli valori d'impedenza con apprezzabile precisione e che non deve risentire delle
oscillazioni della tensione di rete.
Nel caso specifico dei sistemi TN, essendo le impedenze piccole, consigliabile usare strumenti a 4 morsetti
con la seguente inserzione:

In generale le caratteristiche degli apparecchi devono essere le seguenti:


tensione di funzionamento fra 100 V e 240 V c.a.;

frequenza nominale 50 Hz;

corrente di prova elevata (20 A -300 A a 220 V);


551

portate minima 20;

risoluzione 0,01.

Gli errori sistematici che comporta il loop tester sono tento maggiori quanto maggiore la differenza tra la
resistenza dellanello di guasto (misurata dal loop tester) e limpedenza dello stesso.
Per tensione tra fase e neutro di 230 V si possono introdurre i seguenti fattori di correzione per cui
moltiplicare la resistenza misurata, per ottenere il valore di impedenza (calcolati sulla base dei cos fdi corto
circuito nominali prescritti dalle Norme CEI 17-5):

Nel caso dimpianti utilizzatori alimentati dallEnte distributore con sistemi di II e III categoria, la misura
della resistenza totale di terra consente di valutare il livello della tensione totale:
UE = RE/IF
per effetto di un guasto a terra sul sistema in AT-MT.
Nel caso in cui il valore della tensione totale di terra risulti superiore al limite massimo consentito,
necessario procedere alle misure dirette delle tensioni di contatto e di passo, per verificare se sono contenute
nei valori massimi ammessi.
Il valore della corrente di guasto a terra (I F) o, quando possibile quello della corrente di terra (I E), deve essere
dichiarato dallEnte distributore di energia elettrica insieme ai tempi di eliminazione del guasto a terra.
I sistemi MT sono a neutro isolato quindi la corrente di guasto capacitiva. Il tempo di permanenza del
guasto dipende dalle protezione dellEnte Distributore. La corrente di guasto a terra I F si disperde sugli
impianti di terra di pi cabine (sono interconnessi dalle guaine dei cavi).
Sulla singola cabina la parte IE =r IF (r e dato dal Distributore) si disperde sullimpianto di terra di resistenza
RE determinando la tensione totale di terra:

U E RE r I F

Il valore massimo ammesso dipende dal tempo di eliminazione del guasto (da richiedere allEnte
Distributore). I valori limiti delle tensioni di contatto sono riportati sul seguente grafico tratto dalla norma
CEI 11-1:
552

Per la tensione di passo US la norma ammette valori pari a tre volte quelli relativi alla tensione di contatto.
La verifica dellimpianto di terra va fatta per:

impianti elettrici alimentati con stazioni o cabine in media ed alta tensione in seguito (Sistemi di II e
III categoria) e occorre controllare che sussista la protezione contro i contatti indiretti in modo che a
causa di guasti in AT non si verifichino sia allinterno che allesterno degli impianti tensioni di
contatto e di passo superiori ai limiti previsti.

Impianti di bassa tensione e AT con unico imp. di terra: se il valore della tensione totale di terra non
supera i valori limiti indicati allora limpianto di terra adeguato. Se il valore della tensione totale di
terra supera i valori limiti indicati allora occorre misurare la tensione di passo e di contatto per vedere
se limpianto di terra adeguato.

Lanalisi segue lo schema sotto:

La misura delle tensioni di contatto e di passo si effettua facendo disperdere nel dispersore in esame, nelle
ordinarie condizioni di funzionamento (impianto in tensione) una corrente non inferiore a 5A per i sistemi di
II categoria e non inferiore a 50 A per i sistemi di III categoria e in generale maggiore dell1% della corrente
di guasto per cui dimensionato limpianto di terra. Per la misura si impiegano due elettrodi aventi una
superficie di contatto di 200 cm 2 e peso di 250 N (sul terreno nudo possono essere impiegati, in luogo degli
elettrodi, picchetti infissi nel terreno per almeno 0,2 m). Il voltmetro da utilizzare per la lettura diretta delle
553

tensioni di contatto e di passo deve avere unalta impedenza interna, con in parallelo ai morsetti una resistenza
da 1000 e portate basse (1-5V).
Il dispersore ausiliario deve essere posto ad una distanza pari a 4-5 volte la diagonale dellimpianto di prova.
(Luso di distanze ridotte per il dispersore ausiliario comporta errori a favore della sicurezza).
La corrente di prova deve essere tale che le tensioni di passo e di contatto misurate risultino prevalenti rispetto
alle tensioni di disturbo. Se la tensione di alimentazione del circuito supera i 25V il dispersore ausiliario
potrebbe assumere tensioni pericolose e va recintato quindi non vale la pena aumentare la tensione.
Le tensioni di passo si misurano con gli elettrodi posti ad 1m di distanza esse devono essere controllate in
tutto limpianto in corrispondenza di:

stazioni;

cabine di ricezione e/o di trasformazione;

in prossimit ed a cavallo di elementi orizzontali perimetrali del dispersore;

dove, in base alla geometria del dispersore sono prevedibili valori elevati dei gradienti di tensione.

Le tensioni di contatto vanno misurate tra una massa o massa estranea e gli elettrodi in parallelo posti ad 1m
di distanza. Lindagine deve essere condotta con attenzione ai punti singolari, ove pu mancare
lequipotenzialit. In particolare, si devono controllare le tensioni di contatto sulle masse esterne allarea del
dispersore (il potenziale del terreno praticamente nullo) e sulle masse estranee (tubazioni, rotaie, ecc.)
uscenti dal dispersore, ai fini del trasferimento delle tensioni allesterno dellarea dellimpianto di terra.
I valori pi alti delle tensioni di contatto e di passo sono da prevedersi nelle zone in cui il terreno ha una bassa
resistivit.

Il valore di tensione letto sullo strumento relativo ad una corrente di prova IP e deve essere riportato alla
554

corrente di guasto IF come segue:


UT = UT,mis IF / IP
US = US,mis IF / IP
Se sono presenti tensioni di disturbo (lo strumento rileva una tensione anche in assenza di corrente generata),
quindi devono essere eseguite 3 misure (metodo Erbacher):
1) senza immettere corrente nellimpianto di terra, per la valutazione della tensione di disturbo (Ud);
2) facendo circolare una corrente (si rileva U1);
3) facendo circolare la stessa corrente con polarit invertita (si rileva U2).
La tensione depurata dal disturbo si ricava con la formula:

U12 U 22
U

U d2
2
2
Nel corso delle verifiche periodiche sufficiente verificare i punti critici.
Ogni volta necessario chiedere allEnte Distributore laggiornamento dei valori:

della corrente di guasto IF ;

del tempo di eliminazione del guasto;

del coefficiente di ripartizione r.

La strumentazione di misura la seguente:

Trasformatore per separare il circuito di misura da quello di alimentazione: secondario a pi uscite


per erogare la corrente di 5 A c.a. (50Hz) anche con dispersore ausiliario di resistenza elevata;

variac per la regolazione della corrente di prova;

voltmetro per la misura della caduta di tensione con portate basse;

resistenza da 1000da collegare in parallelo al voltmetro;

elettrodi 200 cm2 , 250 N (25 kg circa).

Verifica della protezione contro i contatti indiretti con interruzione automatica dellalimentazione nei
sistemi IT
Nei sistemi IT necessario misurare la corrente di primo guasto a terra e la resistenza di terra delle masse e
verificare che:
Ig RE 50
cio si verifica che il primo guasto a terra (che pu permanere per un tempo indefinito) non comporti sulle
masse tensioni superiori a 50V.
Al permanere del primo guasto a terra il sistema IT si converte di fatto:

in un sistema TT se il primo ed il secondo guasto avvengono su masse collegate ad impianti di terra


separati (il che si evita!);

in un sistema TN se il primo ed il secondo guasto avvengono su masse collegate allo stesso impianto
di terra (come in generale).
555

Quindi si applicano le prescrizioni relative ai sistemi TN solo che la norma impone di considerare una Z s pari
al doppio di quella relativa ad i sistemi TN.
Se il neutro non distribuito:

U/ 2Zs Ia
essendo:
-

U tensione nominale fase-fase

Zs impedenza dellanello di guasto fase-PE

Ia corrente di interruzione entro:


5s (circuiti di distribuzione);
0,4s (tutti gli altri).

Se il neutro distribuito:

556

Il doppio guasto pu essere fase-fase o fase-neutro e occorre dimensionare le protezioni rispetto alla minore
corrente di guasto (fase-neutro). Quindi:
U0/ 2Zs Ia
Essendo:
-

U0 tensione nominale fase terra

Zs impedenza dellanello di guasto neutro-PE

Ia corrente di interruzione entro:


5s (circuiti di distribuzione);
0,4s (tutti gli altri).

La misura per i sistemi IT:

identica anche nei circuiti fase-fase e trifase;

nei circuiti fase-neutro e trifase con neutro occorre anche misurare limpedenza Zs tra neutro e
conduttore di protezione con metodo voltamperometrico;

per la misura di Zs e Zs occorre eventualmente collegare temporaneamente a terra il centro stella del
trasformatore, dopo aver controllato lassenza di un primo guasto a terra.

In generale occorre:

verificare che venga soddisfatta la condizione di cui sopra in caso di primo guasto a terra misurando
la corrente di primo guasto a terra I d con una pinza amperometrica ad effetto Hall (che non risenta dei
campi magnetici esterni, che abbia una risoluzione di almeno 0,1 A), accoppiata ad un reostato
completamente disinserito per evitare di stabilire un corto-circuito;

misurare Zs o Zs per verificare che vengano rispettate le condizioni per secondo guasto a terra.

1.122.5

Prove di funzionamento dei differenziali

Lo scopo di queste prove di accertare il corretto collegamento e funzionamento degli interruttori


differenziali installati. Le Norme di riferimento sono:

CEI 64-8 art. 612.6.1;

CEI 64-8/6 allegato D;


557

CEI 64-14 art. 2.3.2.2.

Per effettuare queste prove la norma raccomanda di disinserire il carico.


La prova col pulsante di prova non sufficiente in quanto:

provoca una corrente differenziale di circa 2,5 I dn;

serve solo a verifica lassenza delleffetto colla.

La misura va eseguita tenendo conto del tipo di interruttore:

Si procede provocando la corrente di dispersione pari a I dn e il dispositivo deve intervenire (non pi richiesta
la determinazione del tempo dintervento).
Nel caso di impianto con conduttore di protezione lo strumento ha tre morsetti (fase, neutro, protezione), esso
fa circolare una corrente tra il conduttore di fase e quello di protezione. Occorre selezionare la Idn
dellinterruttore. Lo strumento quindi indica direttamente il tempo di intervento.

Nel caso di impianto senza conduttore di protezione lo strumento ha tre morsetti (due da collegare al neutro a
monte ed uno alla fase a valle dellinterruttore), esso fa circolare una corrente tra la fase a valle ed il neutro a
monte. Occorre selezionare la Idn dellinterruttore. Lo strumento indica direttamente il tempo di intervento.
558

(E possibile utilizzare con le opportune cautele, in luogo del conduttore di protezione eventuali masse
estranee tubazioni)

Le correnti di dispersione verso terra presenti nellimpianto si sommano a quelle di prova falsando la misura.
Occorre quindi accertarsi con una pinza amperometrica dellassenza di correnti disperse o eseguire la prova
con il carico sezionato. Se possibile con lo strumento impiegato, occorre eseguire la prova invertendo la
semionda di inizio della corrente.
Gli strumenti da usare devono presentare:

correnti di prova selezionabili (es.: 10, 20, 30, 100, 300, 500 mA);

DC TEST, per prove interruttori tipo B;

corrente di prova indipendente dalla tensione di rete;

tempo d'intervento misurato fino a 2 s.

1.122.6

Prova di polarit

Questa prova prevista quando sia vietato installare dispositivi di interruzione unipolare sul conduttore di
neutro, quindi si deve effettuare una prova di polarit per verificare che tali dispositivi siano installati solo
sulle fasi.
Si deve dunque identificare il conduttore di neutro e accertare che:

sia rispettato il codice dei colori;

che il neutro non sia interrotto nei sistemi TN-C;

che il conduttore di protezione non sia mai interrotto;


559

che non siano installati dispositivi di comando sui conduttori di neutro.

La norma di riferimento :
CEI 64-8 art. 612.7
Prima di eseguire la prova occorre accertare che tutti i circuiti siano isolati da terra (misura della resistenza di
isolamento).
Nel caso di circuito trifase con neutro si misura la tensione tra i singoli conduttori.
Nel caso di circuito monofase (fase-neutro) si misura la tensione tra i singoli conduttori e il conduttore di
protezione.

1.122.7

Prova del senso ciclico delle fasi

Questa prova serve per verificare che sia rispettato il collegamento del senso ciclico delle fasi ai motori. Per la
sua esecuzione si utilizzano sequenziometri a campo magnetico rotante o a lampade.

1.122.8

Prove di tensione applicata

Quando previsto dalle norme specifiche i componenti elettrici di bassa tensione (ad esempio canalizzazioni,
quadri, ecc.) non costruiti in fabbrica, per i quali non sono state effettuate le prove di tipo, devono essere
sottoposti, prima dellinstallazione, ad una prova di tensione applicata.
Si ricorda che i componenti elettrici di bassa tensione (ad es. quadri) non costruiti in fabbrica, devono
rispondere alle relative norme, quando esistenti.
Si ricorda che per i quadri ANS invece della prova individuale di tensione applicata consentito effettuare
una prova individuale di resistenza di isolamento.
Per i cavi di II e III categoria possono essere eseguite prove di tensione applicata, da parte dellinstallatore,
dopo la posa (Norma CEI 11-17). In questo caso il verificatore pu acquisire la documentazione riguardante
leffettuazione della prova.

1.122.9

Prove di funzionamento

Le unita costituite da diversi componenti devono essere sottoposte a una prova per verificare che essi siano
montati, regolati ed installati in accordo con le prescrizioni della presente Norma.
560

I dispositivi di protezione devono essere sottoposti a prove di funzionamento se necessario, per verificare se
sono stati installati e regolati in modo appropriato. Tali unita sono, ad esempio, costituite da apparecchiature
prefabbricate, motori e relativi ausiliari, sistemi di comando e blocchi (in particolare di cabine elettriche),
impianti demergenza (di sicurezza e di riserva), ecc.
Limpianto dellilluminazione di sicurezza (se previsto da norme specifiche) deve assicurare il regolare
funzionamento, intervenendo automaticamente al mancare dellenergia di rete, nei tempi previsti dalle norme,
fornendo le prestazioni richieste.
Leventuale impianto per lalimentazione di riserva deve assicurare il regolare funzionamento al mancare
dellenergia di rete.

1.122.10

Misura della resistivit del terreno

Lo scopo di questa misura misurare le resistenza del terreno per effettuare il corretto dimensionamento
dellimpianto di terra.
La prova viene eseguita secondo la seguente figura:

La profondit di infissione dei picchetti deve essere trascurabile rispetto alla loro distanza reciproca (inferiore
ad a/10). In tale situazione il picchetto che inietta la corrente di prova pu essere considerato come un
elettrodo emisferico. Il contro elettrodo allinfinito rappresentato dal secondo elettrodo amperometrico posto
a distanza molto maggiore di 5 volte la profondit dinfissione del primo elettrodo amperometrico (tale
distanza rappresentativa dellarea dinfluenza del campo di corrente dellelettrodo che inietta la corrente).
I due elettrodi voltmetrici rilevano la differenza di potenziale tra due superfici equipotenziali dovute al campo
di corrente generato dallelettrodo amperometrico che inietta la corrente di prova.
Si dimostra che lespressione che permette di individuare il valore della resistenza del tratto di terreno tra i
due elettrodi voltmetrici, e quindi il valore di resistenza rilevato dallo strumento di misura, :
561

1.122.11

2 a R
2 a

Misura dellilluminamento

Lo scopo di tale misura accertare che i livelli e luniformit di illuminamento siano conformi alle richieste
normative ed al progetto ovvero:

Inoltre necessario verificare che le apparecchiature per lilluminazione di sicurezza abbiano unadeguata
autonomia.
La misura dellilluminamento medio viene effettuata in assenza totale di luce naturale. Si definisce lindice
dilluminamento medio:

a b
h (a b)

Essendo:

a= larghezza stanza;

b= lunghezza stanza;

h= altezza stanza.

Il numero dei punti di misura dato da:


K
Numero punti di misura
K1
4
1<K2 9
2<K3 16
K>3
25
Lilluminamento medio Em dato dalla media aritmetica delle misure effettuate e si definiscono:

Emin
Em

Uniformita

Rapporto di uniformita=

Emin
Emax

Essendo Emin ed Emax rispettivamente i valori minimo e massimo dellilluminamento rilevati dalle misure.

562

Normalmente si pu utilizzare un luxmetro digitale per luce naturale ed artificiale. Esso ha un campo di
misura da 0 a 20.000 lx con risoluzione 0,01 lx. Presenta una fotocellula separata, una lente di correzione
dellangolo di incidenza e ha la possibilit di memorizzare le misure.
Sono ammessi apparecchi almeno di classe B
Classe Impiego
A
Misure di precisione
B
Misure
su
impianti
C

Limite di errore %
5
in 10

esercizio
Misure orientative

20

La precisione dello strumento dipende dallefficienza dei filtri e dei diffusori.


E consigliabile effettuare la taratura ogni due anni.
Le prove sugli impianti elettrici dei locali ad uso medico
Si tratta di quei locali adibiti a attivit diagnostiche, terapeutiche, chirurgiche, sorveglianza o riabilitazione
estetica. (CEI 64-8 art. 710.2.1).
Sono da considerare locali ordinari:

sale dattesa,

corridoi;

spogliatoi;

magazzini;

locali da bagno;

anche se a servizio di locali ad uso medico.

Le norme di riferimento sono:

CEI 64-8/7 sez. 710;

CEI 64-56.

I locali ad uso medico sono suddivisi, dal Responsabile sanitario, in:

Gruppo 0 : non si utilizzano apparecchi elettromedicali con parti applicate (CEI 64-8 art. 710.2.5);

Gruppo 1: si utilizzano apparecchi elettromedicali con applicazioni esterne od invasive ma non in


zona cardiaca (CEI 64-8 art. 710.2.6);

Gruppo 2 - si utilizzano apparecchi elettromedicali applicati in zona cardiaca


- sono destinati ad operazioni chirurgiche;
- il paziente e sottoposto a trattamenti vitali (CEI 64-8 art. 710.2.7).

La zona paziente definita come nella figura seguente:

563

Nei locali dove la posizione del paziente non e ben definita o dove gli apparecchi elettromedicali sono spesso
spostati allinterno del locale, conveniente estendere la zona paziente a tutto il locale (CEI 64-8 art. 710.3).
Limpianto elettrico ordinario e quello soggetto alla normativa specifica nei locali ad uso medico soggetto
sempre a progettazione.
Per il locali di Gruppo 1 sono previste le seguenti prescrizioni:

tensione di contatto limite UL: 25V (CEI 64-8 art. 710.413.1.1.1);

nei sistemi TT: la resistenza di terra deve essere met di quella ammessa nei locali ordinari (CEI 64-8
art. 710.413.1.1.1);

nei sistemi TN: non sono ammessi i sistemi TN-C (CEI 64-8 art. 710.312.2) le protezione devono
intervenire per un guasto franco a terra entro 0,2s (sistemi 230/400V) (CEI 64-8 art. 710.413.1.1.1);

nei sistemi SELV e PELV (CEI 64-8 art. 710.411.1): la tensione non deve superare 25V c.a. o 60V
c.c.;

le parti attive devono essere protette dai contatti diretti;

tutte le prese con In32A devono essere protette da interruttore differenziale Idn 30mA (CEI 64-8
art. 710.413.1.3);

il conduttore di terra deve avere sezione almeno pari a quella pi elevata dei conduttori connessi al
nodo (CEI 64-8 art. 710.413.1.6.3);

almeno due dorsali di alimentazione dellimpianto di illuminazione, di cui almeno una in emergenza
(CEI 64-8 art. 710.55.1);

ammesso un solo sub-nodo tra qualsiasi massa o massa estranea ed il nodo equipotenziale (CEI 64-8
art. 710.413.1.6.3);

sono da considerarsi masse estranee le parti metalliche (non facenti parti dellimpianto elettrico) che
presentano verso terra una resistenza minore di 200 (CEI 64-8 art. 710.413.1.6.1);

564

tutte le masse nella zona paziente, masse estranee nella zona paziente e gli schermi dei trasformatori
IT-M devono essere collegati al nodo equipotenziale (CEI 64-8 art. 710.413.1.6.1);

il conduttore equipotenziale deve avere sezione non inferiore a 6mm2 (CEI 64-8 art. 710.413.1.6.1);

i conduttori devono essere chiaramente identificabili per funzione e provenienza per leffettuazione
delle verifiche (CEI 64-8 art. 710.413.1.6.3);

il nodo equipotenziale deve essere accessibile ed ispezionabile (CEI 64-8 art. 710.413.1.6.3).

Per il locali di Gruppo 2 sono previste le seguenti prescrizioni:

si applicano tutte le prescrizioni relative ai locali ad uso medico di Gruppo 1;

le prese devono essere alimentate da sistemi IT-M (sono esclusi gli apparecchi radiologici o di
potenza superiore a 5kVA) (CEI 64-8 art. 710.55.3). Come sistema IT-M si intende un sistema IT con
alimentazione tramite trasformatore di isolamento ad uso medicale con dispositivo di controllo
dellisolamento che segnala problemi di isolamento qualora la resistenza disolamento scenda sotto
50 k;

sono da considerarsi masse estranee le parti metalliche (non facenti parti dellimpianto elettrico) che
presentano verso terra una resistenza minore di 0,5 M;

la resistenza del collegamento equipotenziale (incluse le resistenze di contatto delle connessioni) non
deve superare 0,2 (CEI 64-8 art. 710.413.1.6.2);

almeno la met degli apparecchi di illuminazione deve essere alimentato in emergenza;

tutti i circuiti devono essere protetti da interruttore differenziale Idn 30mA (CEI 64-8 art.
710.413.1.3).

Le verifiche sono necessarie per gli locali medici di gruppo 1 e 2. Le verifiche preliminari vengono effettuate:

prima della messa in servizio;

dopo ogni modifica o riparazione (verifiche periodiche).

Esse devono essere effettuate da parte di personale competente, interno o esterno e vanno a sommarsi a quelle
previste per gli ambienti ordinari (gruppo 0).
E responsabilit del committente scegliere un verificatore idoneo. I risultati vanno annotati su un registro
da conservare sul posto.
Le verifiche iniziali che devono essere fatte sono:

esami a vista: sezione dei conduttori,

identificazione e accessibilit delle connessioni al nodo

equipotenziale, numero di sub-nodi, taratura dei dispositivi di protezione, configurazione circuitale


delle prese a spina nei locali di gruppo 2, identificazione delle prese alimentate da sorgenti di
sicurezza;

prova funzionale dei dispositivi di controllo dellisolamento di sistemi IT-M e dei sistemi di allarme
ottico e acustico;

verifica del collegamento equipotenziale supplementare;


565

misure delle correnti di dispersione dellavvolgimento secondario a vuoto e sullinvolucro dei


trasformatori per uso medicale;

misura della resistenza del PE (solo per i locali di gruppo 2).

Le verifiche periodiche sono riassunte nella seguente tabella:

1.123.1

Misura della resistenza del collegamento equipotenziale nei locali ad uso medico

Lo scopo di questa misura di accertare che, nei locali di gruppo 2, il valore della resistenza dei conduttori e
della resistenza di contatto delle connessioni delle masse e delle masse estranee al nodo non sia superiore
a 0,2 .
Le norme di riferimento sono:

CEI 64-8 art. 710.413.1.6.1-2;

CEI 64-56 art. 6.2.

Per effettuare tale misura occorre uno strumento a quattro morsetti (metodo voltamperometrico) con tensione
di prova a vuoto 4-24V in c.a. o c.c (una tensione superiore potrebbe stabilire continuita elettrica di contatti
incerti) e corrente di prova >10A (una corrente pi piccola sarebbe sopportata anche da fili elementari o da
contatti occasionali).
Non necessario eseguire la misura nei locali di Gruppo 1, necessario solo verificarne la continuit. La
misura deve comprendere la resistenza delle connessioni.

566

La resistenza deve essere misurata sempre tra la massa o massa estranea ed il nodo di terra (compresi
eventuali sub-nodi).

Il limite 0,si riferisce allimpianto elettrico che termina:

al morsetto di terra degli apparecchi fissi (A,C);

alla presa a spina (B, D);

alle masse estranee compresi eventuali subnodi (H,K).

567

Gli apparecchi utilizzati per questo tipo di misura permettono di applicare il metodo voltamperometrico,
danno una lettura digitale della corrente erogata e della caduta di tensione. Devono avere una corrente di
prova di almeno 10 A c.c. o c.a. e una tensione di prova a vuoto 4-24V.

1.123.2

Prova di funzionamento degli interruttori differenziali nei locali ad uso medico

Lo scopo di questa prova verificare OGNI ANNO che, nei locali medici del Gruppo 1 e 2, linterruttore
differenziale intervenga per Idn.
Si ricordi che nei locali di gruppo 1 e 2 sono ammessi soltanto dispositivi con Idn 30 mA con caratteristica A
o B.

1.123.3

Prova del dispositivo di controllo dellisolamento nei locali ad uso medico

Lo scopo di questa prova verificare, nei locali medici del Gruppo 2, il funzionamento del dispositivo di
controllo dellisolamento.
Le Norme di riferimento sono:

CEI 64-8 art. 710.413.1.5;

CEI 64-56 art. 6.1.1.

Deve essere verificato che:

sia impossibile disinserire o disattivare il dispositivo con lIT-M inserito;

la tensione di alimentazione del circuito di allarme non sia superiore a 25V;

avvenga lintervento dellallarme ottico e acustico;


568

lintervento avvenga quando la resistenza di isolamento scende al di sotto di 50k.

Per effettuare tale verifica si inserisce un reostato tra un polo secondario del trasformatore IT-M e terra (ad
esempio un nodo equipotenziale). La prova ripetuta sullaltro polo del trasformatore. Quando possibile, i
circuiti a valle devono essere scollegati.

1.123.4

Misura della resistenza verso terra delle parti metalliche nei locali ad uso medico

Lo scopo di questa misura individuare le masse estranee nei locali medici di Gruppo 1 e 2.

Gruppo 1 R<200;

Gruppo 2 (con pericolo microshock) R< 0,5 M.

Le Norme di riferimento sono:

CEI 64-8 art. 710.413.1.6.1;

CEI 64-56 art. 6.1.1.

Nella figura seguente riportato un esempio di misura:

569

570

MISURE DI POWER QUALITY


Lenergia elettrica un bene immateriale la cui qualit si estrinseca nella qualit del vettore elettrico con cui
resa accessibile allutilizzatore : qualit di prodotto.
Laccessibilit al prodotto e la disponibilit del prodotto (energia elettrica) per lutilizzo conseguenza della
qualit del processo di produzione, trasporto, consegna e della gestione dello stesso : qualit di sistema.
Gli scopi delle misure di PQ sono:

scegliere le soluzioni ottimali riguardo le diverse possibili modalit di approvvigionamento


energetico, la programmazione oraria dei consumi, le diverse tipologie contrattuali, le diverse tariffe,
ecc.

misurare ed analizzare la qualit della fornitura di energia elettrica in relazione alle esigenze dei
consumi dellutente nonch al loro eventuale impatto sulla rete, e di adottare le opportune soluzione
per ridurlo;

lindividuazione delle sorgenti di disturbo-inquinamento, in modo da potere attribuire le relative


responsabilit ed imputare i relativi costi;

fatturazione in base alla qualit della potenza.

La qualit del prodotto elettrico identificata da:

costanza della frequenza. La costanza della velocit dei motori sincroni ed asincroni e la
sincronizzazione di alcuni processi, nonch il corretto funzionamento della gran parte degli
utilizzatori, dimensionati per un ben preciso valore della frequenza, dipendono dalla costanza della
frequenza.

costanza della tensione. L'esigenza della costanza della tensione conseguenza diretta della scelta
fatta del sistema di distribuzione dellenergia che del tipo in derivazione; il valore della tensione
influenza direttamente la potenza assorbita dal dispositivo utilizzatore, dimensionato per un dato
valore di tensione, e quindi la sua efficienza di funzionamento e la sua vita.

simmetria della terna di tensioni. Nei sistemi trifasi i dispositivi utilizzatori ed il sistema stesso
sono dimensionati per funzionare con un vettore elettrico a tensioni simmetriche; il manifestarsi di
una dissimmetria nelle tensioni comporta una perdita di efficienza di funzionamento del sistema o dei
dispositivi e di vita di questultimi .

costanza della forma d'onda. Una forma donda non sinusoidale di tensione comporta una perdita
defficienza di funzionamento del sistema o dei dispositivi e di vita di questultimi.

continuit dellalimentazione. L'interruzione dell'alimentazione dell'energia elettrica oggi determina


uninterruzione in quasi tutte le attivit umane ( di produzione, di servizio, domestiche) con danni
economici consistenti e, in alcuni casi, con danni alle persone stesse.

571

accesso alla rete. E definito da regole tecniche e giuridico-commerciali, il non mantenere le


caratteristiche indicate nelle regole comporta un danno economico e di fiducia dellutilizzatore del
sistema nei confronti del gestore dello stesso.

La regolamentazione della qualit gestita dal TIQE (Testo Integrato della Qualit dei Servizi Elettrici, delib.
AEEG 19 dicembre 2007, n. 333/07, e come successivamente modificato e integrato). Esso il Testo
integrato della regolazione della qualit dei servizi di distribuzione, misura e vendita dellenergia elettrica e
distingue:

qualit commerciale;

qualit tecnica allinterno della quale si considerano la qualit della tensione e la continuit del
servizio.

La deliberazione AEEG n. 341/07 del 27 dicembre 2007, si occupa della regolazione della qualit del servizio
di trasmissione. Essa considera le disalimentazioni e gli indicatori di continuit del servizio di trasmissione di
cui al Documento A.54 allegato al Codice di rete.
Qualit della tensione
Le tensioni di rete ideali hanno forma donda sinusoidali con frequenza 50 Hz, con ampiezze corrispondenti a
quelle nominali, eguali sulle tre fasi e sfasate di 120(simmetriche). I problemi inerenti la qualit della
tensione sono legati al fatto che non possibile rispettare queste condizioni ideali per la presenza di diverse
cause fuori dal controllo del fornitore che opera per mantenerle vicino alle condizioni ideali (entro specificati
limiti).
Qualit dellalimentazione elettrica
Caratteristica di continuit e regolarit nel tempo dei valori della tensione e della frequenza dellenergia
elettrica fornita.
Qualit della potenza elettrica
Caratteristica dellelettricit in un dato punto di un sistema elettrico, valutata a fronte di una serie di parametri
tecnici di riferimento. La norma tecnica CEI EN 61000-4-30 Class. 210-73 Fasc. 7126 (EMC), parte 4-30:
Tecniche di prova e di misura - Metodi di misura della qualit della potenza.
I disturbi nelle reti elettriche
Lelettricit raggiunge lutente attraverso un sistema di componenti di produzione, di trasporto e di
distribuzione. Ogni componente soggetto a possibili guasti dovuti a sollecitazioni elettriche, termiche,
chimiche e meccaniche determinate da condizioni climatiche, ambientali, processo di usura e invecchiamento,
interferenze con altri fattori (uomo, animali, ecc). Tali inconvenienti possono influenzare o addirittura
interrompere lalimentazione.
La presenza di carichi non lineari, assorbimenti di tipo impulsivo, squilibri di assorbimento, presenza circuiti
di controllo a commutazione, fenomeni di risonanza, malfunzionamento di apparecchiature connesse in rete,
572

errato dimensionamento dellimpianto, fulminazioni, sovratensioni indotte, manovre, e altre cause ancora
provocano disturbi sulla tensione nel punto di connessione. Quindi una propriet peculiare dellelettricit
che, rispetto ad alcune sua caratteristiche, la sua qualit dipende dallutente piuttosto che dal produttore o dal
distributore e quindi risulta importante individuare e attribuire la responsabilit di ogni eventuale
decadimento.
I disturbi che si manifestano sulla rete elettrica sono:

variazione di frequenza: variazione del valore di frequenza rispetto al suo valore nominale al di fuori
di un intervallo normativamente definito;

interruzione: in base alla norma CEI EN 50160 la condizione nella quale la tensione ai terminali di
fornitura inferiore all'1% della tensione dichiarata. Le interruzioni possono essere: lunghe (durata
superiore ai 3 minuti), brevi( durata compresa tra un secondo e 3 minuti), transitorie (durata non
superiore ad 1 secondo). Il distributore pu dare un preavviso ovvero una comunicazione agli utenti

interessati del periodo temporale di interruzione, con mezzi idonei e con un anticipo non
inferiore a un giorno;

variazioni della tensione di alimentazione : variazioni graduali dal valore nominale ad un valore pi
alto o pi basso. Esse sono causate da carichi continuamente variabili collegati alla rete;

fluttuazioni della tensione di alimentazione: serie di variazioni ripetitive del valore efficace della
tensione (dovute a variazioni di carico). S e la modulazione tra 0,5 e 35Hz si manifesta lo

sfarfallio dellilluminazione delle lampade a incandescenza;

buchi di tensione: diminuzioni improvvise e transitorie della tensione di alimentazione ad un valore


compreso fra il 90 e l'1% della tensione nominale, di durata compresa convenzionalmente fra i 10 ms
e 60 s (dovuti a guasti in rete o di utente);

sovratensioni temporanee a frequenza di rete: aumenti della tensione repentini e di entit superiore al
10% del valore nominale, di durata relativamente lunga (dovute a guasti in rete o di utente).

sovratensioni transitorie: variazioni della tensione di alimentazione, oscillatorie o non, di solito molto
smorzate e con durata non superiore a pochi millisecondi (dovute a fulminazioni o manovre);

flicker: Impressione dinstabilit della percezione visiva indotta da uno stimolo luminoso la cui
luminanza o la cui distribuzione spettrale fluttuano nel tempo. Si possono avere: Flicker a breve
termine(per il quale lindice di severit di flicker P st viene calcolato nel periodo di 10 minuti e
rappresenta una misura della severit visuale del flicker in relazione alla soglia di irritabilit al
disturbo), Flicker a lungo termine (lindice di severit P lt viene valutato sul periodo di due ore,
utilizzando la serie dei successivi valori di Pst ).

squilibri di tensione: condizioni nelle quali i valori efficaci delle tensioni di fase o gli angoli di fase
tra fasi consecutive non sono uguali fra loro a causa del diverso assorbimento sulle 3 fasi. A tal
proposito si definisce il Grado di dissimmetria della tensione: rapporto tra le ampiezze delle
componenti di sequenza inversa e di sequenza diretta di un sistema di tensioni trifase;
573

tensioni armoniche: componenti sinusoidali della tensione di frequenza multipla intera superiore a
quella fondamentale (50 Hz), dovute a carichi non lineari. Esse possono essere valutate con le loro

40

ampiezze relative allampiezza della fondamentale e col THD che

THD

V
i2

i , RMS

V1, RMS

tensioni interarmoniche : componenti sinusoidali della tensione di frequenza compresa tra quelle delle
armoniche ovvero frequenza multipla non intera di quella delle armoniche;

presenza di componenti continue e di segnali di trasmissione di segnali a frequenza tra 95 e 148,5


kHz e tensione pari a 1,4 V.

Gli effetti dei disturbi sopra elencati su dispositivi, apparati , macchine, sistemi sono:

arresto;

sovracorrenti e sovratemperature;

aumento delle perdite;

perdita dei dati;

malfunzionamento;

modifica dei tempi di risposta;

riduzione della vita utile.

I maggiori problemi si riscontrano nei seguenti settori:

industria dei semiconduttori,

industria chimica e farmaceutica;

industria della plastica;

industria cartaria;

banche e centri di elaborazione dati,

lavorazioni plastiche;

lavorazioni tessili;

lavorazioni meccaniche;

ambienti medici e ospedalieri.

In settori sensibili larresto del processo causato da simili eventi pu costare notevolmente (perdite di
produzione secondo requisiti), oltre che creare, in alcuni casi problemi per la sicurezza.
Misura della qualit della tensione
Le norme tecniche di riferimento sono:

574

la norma CEI EN 61000-4-30 Class.210-73 Fasc. 7126, Compatibilit elettromagnetica (EMC), Parte
4-30: Tecniche di prova e di misura - Metodi di misura della qualit della potenza. Essa definisce i
metodi di misura;

la norma CEI EN 50160 caratteristiche della tensione fornita dalle reti pubbliche di distribuzione
dellenergia elettrica. Essa costituisce il primo riferimento normativo per la definizione della qualit
della tensione ai terminali di consegna allutenza di media e bassa tensione;

le disposizioni del G.R.T.N. estendono i criteri indicati nella EN CEI 50160 alla utenza in alta
tensione o per i punti di interscambio nei vari punti del sistema elettrico a monte delle utenze di bassa
e di media tensione.

La CEI EN 50160 per ciascuna delle caratteristiche della tensione indica:

il metodo per ottenere il valore di misura (quale: valore medio, valore efficace, di picco,
algoritmico);

il metodo di valutazione statistica (per verificare di non superare un certo valore, per
esempio: 95%, 99%, 100% della durata di osservazione);

lintervallo di tempo necessario per ottenere un singolo valore elementare di misura (cio 10
ms, 3 s, 10 s , 10 min);

il periodo di osservazione (per esempio: un giorno, una settimana, un anno).

Vengono prese in considerazione due gruppi di caratteristiche della tensione fornita per ognuno dei quali si
danno valori :

limite definiti;

solo indicativi.

La norma non si applica in condizioni di esercizio anomale: condizioni provvisorie di ripristino, non
conformit dellimpianto utilizzatore alle Norme applicabili, condizioni climatiche eccezionali, forza
maggiore, ecc.
La CEI EN 50160 indica valori limite definiti per le seguenti caratteristiche della tensione:

frequenza;

variazioni lente della tensione;

dissimmetria;

livello dei segnali iniettati sulla rete;

variazioni rapide della tensione;

distorsione armonica;

interarmoniche;

fluttuazioni della tensione (flicker).

575

La CEI EN 50160 fornisce valori solo indicativi per le seguenti altri caratteristiche della tensione:

sovratensioni transitorie e temporanee;

buchi di tensione;

interruzioni brevi;

interruzioni lunghe.

576

In relazione al livello di tensione dellutenza o per i punti di interscambio nei vari punti del sistema elettrico
le regole tecniche dellG.S.E. e dellA.E.E.G. (confluite nella Norma CEI 0-16) disciplinano i seguenti aspetti
relativi alla forma donda della tensione con particolare riferimento a:

massimo livello ammesso di distorsione armonica;

massimo grado di dissimmetria ammesso della tensione trifase;

massimo valore ammesso per gli indici di severit della fluttuazione della tensione a breve e a lungo
termine (flicker);

numero atteso dei buchi di tensione nellanno.

1.128.1

Grandezze da rilevare per le varie applicazioni

Nellambito del vettoriamento dei flussi di potenza elettrici e quindi nei punti di consegna e di riconsegna e
nei punti di consegna a clienti di elevata potenza contrattuale necessario procedere alle seguenti rilevazioni :

registrazione in maniera permanente delle variazioni lente, interruzioni e buchi di tensione;

campagne di misura di durata limitata delle armoniche e del flicker, in siti aventi particolari situazioni
rispetto a tali fenomeni perturbatori;

577

registrazione continua e/o misure di breve durata di altri parametri per punti di consegna di
particolare importanza, quali quelli sulla rete di alta tensione e alcuni delle reti di media tensione.

Nellambito delle consegne a clienti domestici e non domestici di potenza non elevata, necessario procedere
con campagne di misura, per periodi limitati di tempo, con strumentazione mobile, delle variazioni lente,
interruzioni e buchi di
tensione di gruppi di utenze, in seguito a segnalazione di situazioni particolarmente critiche.

1.128.2

Tecniche di misura

Le metodologie di misura si basano sullutilizzo della catena di misura riportata in figura:

Essa deve garantire:

aggiornamento del valore efficace ogni mezzo ciclo;

possibilit di aggregazione di dati relativi a 150 cicli o 10 minuti o 2 ore;

registrazione di un solo disturbo per evento;

finestra di osservazione di 10 cicli;

accuratezza in classe A ovvero 10 mHz per la frequenza e 0,1% per lampiezza (escludendo gli errori
dovuti ai trasduttori di misura);

I trasduttori di tensione e di corrente sono necessari per ridurre le tensioni e le correnti, isolare gli ingressi
dalle tensioni di linea, per trasmettere il segnale a distanza.
Per la scelta e impiego vanno considerati i valori nominali di tensione e corrente e la risposta in frequenza e
fase (importanti per misure di armoniche e per transitori). Trasformatori di tensione e corrente di usuale
costruzione hanno campo di frequenza sino a qualche kHz.
Analizzatori di rete e di PQ sono strumenti multifunzione in grado di misurare, visualizzare e registrare varie
grandezze elettriche relative ad un punto di allacciamento:

tensione e corrente in vero valore efficace e frequenza;

potenza attiva, reattiva, apparente;

fattore di potenza cosf;

valori min / Max;

energia;
578

armoniche e THD;

disturbi di tensione e relativi parametri;

flicker.

Questi apparecchi hanno capacit di rilevare e analizzare i disturbi, riconoscerli, classificarli, localizzarli nel
tempo, registrare in memoria tutti i dati utili alla loro caratterizzazione. Hanno la funzione di pre-trigger per
memorizzare ci che accade prima dellevento.
Essi sono solitamente corredati di:

cavi e puntali per il collegamento voltmetrico;

pinze amperometriche o trasduttori flessibili per abbracciare grossi cavi o sbarre, o sono predisposti
per il collegamento diretto ai TA.

Nella scelta di questi analizzatori a pari classe, considerare, comparativamente:

le varie grandezze misurabili e i disturbi rilevabili;

la capacit di caratterizzazione dei disturbi rilevabili con riferimento alla norma CEI EN 50160;

conformit alle specifiche della norma EN CEI 61000-4-30;

possibilit di aggiornarnamento del software (firmware) in relazione allevoluzione normativa sulle


specifiche di misura ed elaborazione.

Vantaggi delle misure di Power Quality


Le misure di PQ integrate con quella di energia (previste anche nei nuovi contatori) possono consentire di
fatturare anche in relazione alla qualit della tensione fornita. Il cliente-utente con propri analizzatori di rete,
oltre ad accertare la correttezza della fatturazione, pu raccogliere dati per effettuare dettagliate analisi
sullimpianto e trovare le soluzioni migliori per le anomalie e i guasti riscontrati. Pu inoltre valutare i
vantaggi della stipula di un contratto conforme alle proprie esigenze, del controllo dei costi di produzione
aziendali e di un miglior dimensionamento degli impianti.
La situazione legislativa-normativa ancora in fase di evoluzione e completamento.
Vi sono tutte le premesse per instaurare un clima altamente competitivo tra i fornitori di energia elettrica nel
rispetto della qualit e sicurezza del servizio offrendo ai clienti servizi e prestazioni nuovi con particolare
riguardo alla qualit tecnica.
Nascono esigenze di nuove professionalit tecniche con capacit di:

scegliere le soluzioni ottimali riguardo le diverse possibili modalit di approvvigionamento


energetico, la programmazione oraria dei consumi, le diverse tipologie contrattuali, le diverse tariffe,
ecc.

misurare ed analizzare la qualit della fornitura di energia elettrica in relazione alle esigenze dei
consumi dellutente nonch al loro eventuale impatto sulla rete, e di adottare le opportune soluzioni
per ridurlo.

A livello di studi e ricerche vi sono, tra gli altri,spunti interessanti riguardanti:


579

la realizzazione di strumentazione a basso costo in grado di misurare la qualit dellenergia;

lindividuazione delle sorgenti di disturbo-inquinamento, in modo da potere attribuire le relative


responsabilit ed imputare i relativi costi.

580

IL COLLAUDO DEGLI IMPIANTI DI GENERAZIONE DISTRIBUITA


Il collaudo degli impianti fotovoltaici
Il certificato di collaudo dell'impianto fotovoltaico un documento obbligatorio per poter accedere alle tariffe
incentivanti del conto energia.
Il collaudo un atto tecnico-amministrativo, che si colloca alla fine dell'installazione dell'impianto stesso.
Serve tra laltro a salvaguardare gli interessi del committente: una mancata produzione per guasto significa un
minor incasso. Il collaudo degli impianti FotoVoltaici (FV) [CEI 82-25] deve essere fatto da "professionisti
abilitati, non intervenuti in alcun modo nella progettazione, direzione ed esecuzione dell'opera".
I principali riferimenti normativi sono:

CEI 11-20 Impianti di produzione di energia elettrica e gruppi di continuit collegati a reti di I e II
categoria;

CEI 64-8 Impianti elettrici utilizzatori;

Guida CEI 82-25 - Guida alla realizzazione di sistemi di generazione fotovoltaica collegati alle reti
elettriche di Media e Bassa Tensione;

DECRETO 19 febbraio 2007 - Criteri e modalit per incentivare la produzione di energia elettrica
mediante conversione fotovoltaica della fonte solare, in attuazione dell'articolo 7 del decreto
legislativo 29 dicembre 2003, n. 387.

In base alla Guida CEI 82-25 prevista una verifica tecnico-funzionale con la quale si deve controllare che
limpianto deve assicuri il rispetto dei requisiti di sicurezza e di funzionalit previsti in fase di progetto. La
verifica comporta:

lesame a vista;

lesecuzione di prove.

La verifica pu avere anche un aspetto amministrativo quindi pu avere valore di collaudo.


La struttura dellimpianto fotovoltaico prevede:

il modulo fotovoltaico: il collegamento elettrico fra le celle;

il pannello fotovoltaico: un insieme di moduli assemblati in una struttura comune;

il collegamento in serie di pannelli forma una stringa;

il collegamento in parallelo di pi stringhe realizza un campo.

581

Un insieme di generatori fotovoltaici costituisce un Campo fotovoltaico che viene sfruttato ed interfacciato
alla rete come nella figura seguente:

582

1.130.1

La norma CEI 11-20

La Norma in esame richiede i seguenti dispositivi di protezione:

un dispositivo generale (DG) per la protezione e sezionamento dellimpianto installato tra la rete del
produttore e la rete del distributore. Si tratta di un dispositivo di interruzione e sezionamento
comandato dalla protezione generale (PG, costituita da opportuni rel), in particolare un interruttore
automatico estraibile o con sezionatori di terra a monte e a valle per consentirne la manutenzione in
sicurezza;

un dispositivo di interfaccia (DDI) installato nel punto di collegamento fra limpianto di produzione
gestito in isola e la rete a valle del dispositivo generale;

un dispositivo di generatore (DDG) per la protezione e sezionamento contro il sovraccarico posto


immediatamente a valle dellinverter del generatore fotovoltaico.

Le tipologie del dispositivo di interfaccia in bassa tensione sono le seguenti:


583

1.130.2

La norma CEI 64-8

La Norma CEI 64-8 Sezione 712 (VI edizione) fornisce prescrizioni per gli impianti connessi alla rete
pubblica. Sono allo studio le prescrizioni per gli impianti fotovoltaici funzionanti solamente in isola.
La CEI 64-8 si occupa di fornire indicazioni per la sicurezza nei confronti dei contatti diretti ed indiretti.
Il dispositivo di interfaccia, come indica la Norma CEI 11-20, deve soddisfare i requisiti sul sezionamento
prescritti dalla Norma CEI 64-8. Per ridurre il rischio di guasto a terra si consiglia limpiego di cavi con
guaina. Sulla parte in corrente continua sono raccomandati componenti di classe II o comunque senza masse.
La protezione contro le sovracorrenti dei cavi sul lato c.c. pu essere omessa se hanno una portata almeno
uguale a 1,25 volte la corrente di cortocircuito in condizioni di prova normalizzate. La protezione contro i
cortocircuiti deve essere realizzata mediante dispositivo di protezione installato nel punto di connessione.

1.130.3

Protezione contro le scariche atmosferiche

Per la determinazione delle misure di protezione contro le scariche atmosferiche deve essere condotta la
valutazione del rischio. Si deve infatti considerare il rischio di perdita economica costituito:

dal danneggiamento dei pannelli fotovoltaici;

dalla perdita di produzione di energia elettrica.

Se ledificio auto protetto senza LPS e limpianto fotovoltaico non modifica la sagoma delledificio, non
occorre svolgere valutazione del rischio. Nel caso in cui limpianto fotovoltaico modifica la sagoma
delledificio occorre svolgere la valutazione del rischio di fulminazione.
Se ledificio dotato di LPS e limpianto fotovoltaico non modifica la sagoma delledificio occorre verificare
la necessit di collegamento dell LPS al pannello fotovoltaico. In particolare,essendo:
584

d= distanza pannello- LPS;

s= distanza di sicurezza ottenuta dal calcolo dellLPS.

Si ha:

se d>s situazione immutata;

se d<s occorre realizzare il collegamento LPS-pannello fotovoltaico.

Se ledificio dotato di LPS e limpianto fotovoltaico modifica la sagoma delledificio occorre modificare
lLPS riverificando il calcolo della valutazione del rischio di fulminazione.
Lequipotenzializzazione dei servizi entranti utile nei seguenti casi:

Fulminazione diretta: per ridurre gli effetti si possono utilizzare cavi schermati e SPD (Surge
Protective Devices );

Fulminazione indiretta: per ridurre le sovratensioni si possono utilizzare SPD e si deve ridurre larea
delle pire formate dai cavi (quindi percorsi pi brevi possibile e conduttori ravvicinati fra loro).

Per ciascuna stringa si consiglia di realizzare due anelli dove la corrente circola in senso opposto, in modo da
evitare pericolosi accoppiamenti induttivi.

1.130.4

La Guida CEI 82-25

Fornisce i criteri per la progettazione, linstallazione e la verifica di sistemi fotovoltaici di produzione di


potenza complessiva superiore a 0,75 kW collegati alle reti dei distributori.
Il criterio di base normalmente utilizzato per la progettazione quello di massimizzare la captazione della
radiazione solare annua disponibile. Il dimensionamento energetico viene sviluppato sulla base della:

disponibilit di spazi sui quali installare il generatore fotovoltaico;

disponibilit della fonte solare;

guadagno energetico preventivato per impianti di produzione e/o riduzione della spesa energetica per
impianti di autoproduzione.

Per quanto riguarda linstallazione i soggetti abilitati sono quelli specificati nella legislazione vigente
(D.M.37/08).I materiali devono essere realizzati e costruiti a regola darte, ossia secondo le Norme CEI e il
materiale elettrico deve essere dotato di marcatura CE. Deve essere evidenziata la doppia alimentazione
dellimpianto elettrico dai pannelli fotovoltaici e dalla rete del distributore mediante idonei cartelli.
Le prove in fabbrica sui materiali utilizzati riguardano:

Moduli fotovoltaici (ispezione a vista, rilievo caratteristiche I-V, verifica dello scostamento fra la
potenza prodotta misurata e quella dichiarata, controllo delle misure, del peso ed altre specifiche
contrattuali);

Gruppi di conversione (verifica del rendimento, del fattore di potenza, del THD, del funzionamento in
automatico, delle prescrizioni normative e contrattuali).

Il collaudo degli impianti fotovoltaici prevede:

esame a vista;
585

prova di continuit elettrica e connessione fra i moduli;

verifica della messa a terra di masse e scaricatori (verifica della continuit elettrica dellimpianto di
terra);

verifica dellisolamento dei circuiti elettrici dalle masse;

verifica del corretto funzionamento dellimpianto fotovoltaico nelle diverse condizioni di potenza
generata e nelle varie configurazioni (controllo dellinstallazione e della regolazione opportuna).

Lesame a vista prevede lacquisizione del progetto e la verifica che l'installatore abbia rilasciato la
dichiarazione di conformit ai sensi di Legge.
L'esame a vista deve accertare:

che l'impianto sia conforme al progetto, che i moduli siano posati correttamente, che la carpenteria sia
saldamente ancorata e siano state prese tutte le precauzioni per evitare infiltrazioni d'acqua dal tetto;

che l'impianto sia stato realizzato nel rispetto delle prescrizioni delle Norme in generale e delle
Norme specifiche di riferimento per l'impianto installato;

che il materiale elettrico sia conforme alle relative Norme, sia scelto correttamente ed installato in
modo conforme alle prescrizioni normative e che non presenti danni visibili che possano
compromettere la sicurezza;

che le distanza delle barriere e delle altre misure di protezione siano state rispettate;

che vi sia la presenza di adeguati dispositivi di sezionamento e di interruzione;

che vi sia l'identificazione dei conduttori di neutro e di protezione, l'identificazione dei comandi e
delle protezioni, dei collegamenti dei conduttori.

Sono dunque necessarie:

verifica dei cavi e dei conduttori: come per le verifiche sugli impianti utilizzatori, per i cavi ed i
conduttori si deve controllare che il dimensionamento sia fatto in base alle portate indicate nelle
tabelle CEI-UNEL e che siano dotati dei contrassegni di identificazione, ove prescritti, e siano adatti
al tipo di posa;

verifica della continuit elettrica e delle connessioni tra i moduli fotovoltaici: si procede come per le
verifiche sugli impianti utilizzatori;

verifica della messa a terra di masse e scaricatori: si procede come per le verifiche sugli impianti
utilizzatori;

verifica della resistenza di isolamento dei circuiti elettrici dalle masse, verificando che siano rispettati
i valori previsti dalla Norma CEI 64-8; si deve eseguire con l'impiego di uno strumento adeguato. La
misura si effettua in corrente continua. L'apparecchio di prova deve fornire la tensione prevista,
quando eroga una corrente di 1 mA. La misura deve essere effettuata tra l'impianto (collegando
insieme tutti i conduttori attivi) ed il circuito di terra; raccomandata, per quanto praticamente
possibile, la misura della resistenza d'isolamento tra i conduttori attivi. Durante la misura gli
586

apparecchi utilizzatori devono essere disinseriti. I valori minimi ammessi sono quelli previsti dalla
Norma CEI 64-8;

prove funzionali sul sistema di conversione statica con riferimento al manuale di uso e manutenzione,
nelle diverse condizioni di potenza (accensione, spegnimento, mancanza rete del distributore).

La Guida CEI 82-25 prevede una verifica tecnico-funzionale.


Prima di eseguire le verifiche tecnico-funzionali consigliabile verificare:

che vi siano condizioni di irraggiamento stabili in modo da rendere stabili le misure effettuate;

che vi sia una radiazione di almeno 600 W/m2 allineando il sensore di radiazione al piano dei moduli;

che non si stiano effettuando le verifiche nelle ore pi calde;

che non si stiano effettuando le verifiche in presenza di giornate afose, in quanto la presenza di
umidit nell'aria determina un aumento della componente diffusa, aumento che a sua volta comporta
un rendimento del campo pi basso;

che i moduli siano puliti.

La verifica consiste quindi nella misura del valore dell'irraggiamento (W/m 2) captati dalla superficie, per
ciascuna stringa, utilizzando una sonda piranometro o una cella campione e si procede alla verifica della
seguente condizione:
Pcc > 0,85 Pnom * I / ISTC

Pcc la potenza (in kW) misurata alluscita del generatore fotovoltaico, con precisione migliore del
2%;

Pnom la potenza nominale (in kW) del generatore fotovoltaico;

I lirraggiamento (in W/m ) misurato sul piano dei moduli, con precisione migliore del 3% (deve
essere I>600 W/m2) ;

ISTC pari a 1000 W/m , lirraggiamento in condizioni standard.

Se la temperatura di lavoro dei moduli, misurata sulla faccia posteriore dei medesimi, superiore a 40 C,
ammessa la correzione in temperatura della potenza stessa.
Pcc > (1 - Ptpv - 0,08) * Pnom * I/Istc
Ptpv : perdite termiche del generatore fotovoltaico. Le altre perdite del generatore stesso (ottiche, resistive,
caduta sui diodi, difetti di accoppiamento) sono tipicamente assunte pari all'8%.
Ptpv = (Tcel - 25) * y /100 (
Tcel: temperatura delle celle fotovoltaiche;
oppure, nota la temperatura ambiente Tamb si ha:
Ptpv = [Tamb - 25 + (NOCT - 20) * I / 800] * y /100
y: coefficiente di temperatura di potenza (parametro, fornito dal costruttore, per moduli in silicio cristallino
tipicamente pari a 0,4 0,5%/C).
NOCT: temperatura nominale di lavoro della cella (parametro, fornito dal costruttore, tipicamente pari a 40
50%/C).
587

Si proceder inoltre alla verifica delle seguenti condizioni:


Pca > 0,9 Pcc
Pca la potenza attiva (in kW) misurata alluscita del gruppo di conversione, con precisione migliore del
2%.
Tale condizione deve essere verificata per Pca > 90% della potenza di targa del gruppo di conversione cc/ca.
Alla fine se tutte le prove hanno avuto esito positivo il collaudatore provvede a rilasciare il certificato di
collaudo.

1.130.5

Il piranometro

Il piranometro misura lirradiamento su una superficie piana (Watt/m 2). Lirradiamento misurato la somma
dellirradiamento diretto prodotto dal sole e dellirradiamento diffuso (Irradiamento globale). Il principio di
funzionamento dello strumento si basa su un sensore a termopila (effetto termoelettrico). La superficie
sensibile della termopila coperta con vernice nera opaca che permette al piranometro di non essere selettivo
alle varie lunghezze donda. Il campo spettrale del piranometro determinato dalla trasmissione di due
cupole in vetro. Lenergia radiante assorbita dalla superficie annerita della termopila, creando cos una
differenza di temperatura tra il centro della termopila (giunto caldo) ed il corpo del piranometro (giunto
freddo). La differenza di temperatura tra giunto caldo e giunto freddo convertita in una differenza di
potenziale grazie alleffetto Seebeck. Lo strumento provvisto di due cupole concentriche al fine di garantire
un adeguato isolamento termico della termopila dal vento, e per ridurre la sensibilit allirradiamento termico.

1.130.6

La cella di riferimento o cella campione

In alcune situazioni viene utilizzata la cella di riferimento o cella campione, trattasi di una piccola cella
fotovoltaica di cui si conoscono con precisione le caratteristiche; la cella opportunamente collegata ad un
multimetro digitale d un valore in tensione mV proporzionale al valore dellirraggiamento; irraggiata
dal sole e misurate le grandezze elettriche, consente di risalire ai valori dell'irraggiamento totale.
Ha una precisione inferiore rispetto al piranometro.

1.130.7

Leliografo

Lo strumento che misura la durata dellirraggiamento solare leliografo, sensibile allirradiazione diretta,
cio ai raggi solari visibili che determinano le ombre, con un limite minimo di illuminazione che pu variare
tra 70 e 280 W/m2.

1.130.8

Obblighi fiscali e tariffari

Gli impianti di generazione devono essere dotati di sistemi di misura per lenergia elettrica prodotta da
impianti fotovoltaici, funzionanti in parallelo alle reti elettriche di Media e Bassa Tensione. Le misure, nel
caso di impianti di autoproduzione, riguardano anche lenergia elettrica consumata.
Tali sistemi sono soggetti a controllo fiscale da parte dellUTF (Ufficio Tecnico di Finanza).
588

Esso pu richiedere la dichiarazione di conformit dei contatori alla normativa vigente.


Sono previste le seguenti semplificazioni ed agevolazioni fiscali:

Impianti fotovoltaici (come ad energia rinnovabile) non sono soggetti allimposta erariale di
consumo;

Impianti fotovoltaici di taglia inferiore a 20 kW non sono soggetti alladdizionale locale ed erariale,
n devono essere denunciati allUTF.

1.130.9

Documentazione tecnica dellimpianto

I riferimenti per la redazione delle documentazioni tecniche sono:

Guida CEI 82-25: fornisce le indicazioni per preparare la documentazione dellimpianto;

Decreto 19 febbraio 2007: fornisce le indicazioni per preparare la documentazione finale di entrata in
esercizio;

Prescrizioni del Gestore: forniscono le indicazioni per preparare la documentazione da allegare alla
domanda di connessione.

In base alla Guida CEI 82-25, la documentazione dellimpianto si articola nei seguenti punti:

Documentazione di progetto (insieme dei documenti che fanno parte del progetto organizzati in
preliminare, definitivo, esecutivo);

Documentazione finale di progetto (o as-built) ( linsieme dei documenti di progetto aggiornati con
le variazioni sopravvenute in corso dopera);

Documentazione finale dellimpianto (costituita dalla dichiarazione di conformit, e documentazione


finale di progetto);

Scheda tecnica (riassume le principali caratteristiche dellimpianto ed riportata come documento


previsto nel Decreto 19 febbraio 2007 per la documentazione finale di entrata in esercizio);

Piano di manutenzione: pianifica e prepara lattivit di manutenzione al fine di mantenere nel tempo
la funzionalit dellimpianto.

1.130.10

Documentazione finale di entrata in esercizio

Tale documentazione costituita da:

documentazione finale di progetto dellimpianto, realizzato in conformit alla norma CEI 0-2, firmato
da professionista o tecnico iscritto allalbo professionale;

scheda tecnica che riporta l'ubicazione e le caratteristiche dellimpianto;

elenco dei moduli fotovoltaici indicante modello, marca e numero di matricola, e dei convertitori di
corrente continua in corrente alternata, con indicazione di modello marca e numero di matricola;

certificato di collaudo dellimpianto;

dichiarazione sostitutiva di atto di notoriet autenticata, firmata dal soggetto responsabile, dove si
attestano le caratteristiche dellimpianto;
589

copia, ove ricorra il caso, della denuncia di apertura dellofficina elettrica.

Il collaudo degli impianti eolici

1.131.1

La verifica tecnico-funzionale

La verifica tecnico-funzionale dellimpianto consiste in:

controllo visivo e controllo della documentazione;

ispezioni per il corretto assemblaggio tra fondazione, sostegno e navicella e assenza di parti
danneggiate;

controllo della messa a terra di masse e scaricatori;

controllo dellisolamento dei circuiti elettrici dalle masse;

il controllo funzionale dellimpianto.

Il controllo del corretto funzionamento dellimpianto viene fatto in relazione alle procedure seguenti:

avviamento in sicurezza;

arresto in sicurezza;

arresto in sicurezza da condizioni di sovravelocit.

Le verifiche di cui sopra dovranno essere effettuate, a lavori ultimati, dallinstallatore dellimpianto, che
dovr essere in possesso di tutti i requisiti previsti dalle leggi in materia e dovr emettere una dichiarazione
firmata e siglata in ogni parte, che attesti l'esito delle verifiche e la data in cui le predette sono state effettuate.

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