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La vita di San
Francesco d'Assisi
1
Rientrato ad Assisi nel 1220 Francesco rinuncia al governo dei fratia favore di
uno dei suoi primi seguaci: Pietro Cattani. Non rinuncia per ad esserne la guida
spirituale come
testimoniano
i
suoi
scritti.
Il 30 maggio 1221 si radun in Assisi il capitolo detto "delle stuoie" al quale partecip
un numero davvero rilevante di frati (dai 3000 ai 5000), si discusse il testo di una
Regola da sottoporre allapprovazione della Curia romana e fu nominato frate Elia
vicario generale al posto di Pietro Cattani, morto il 10 marzo di quell'anno.
La Regola (conosciuta come "Regola non bollata") discussa e approvata dal capitolo
del 1221 fu respinta dalla Curia romana perch troppo lunga e di carattere
scarsamente giuridico. Dopo un processo di revisione del testo, al quale collabor
il cardinale Ugolino d'Ostia (il futuro papa Gregorio IX), il 29 novembre
1223finalmente Onorio III approva con la bolla Solet annuere la Regola
dellOrdine dei Frati Minori (detta "Regola bollata").
Durante la notte di Natale del 1223, a Greccio, Francesco volle rievocare la nascita
di Ges, facendo una rappresentazione vivente di quell'evento per vedere con gli
occhi del corpo i disagi in cui si trovato [il Bambino nato a Betlemme] per la
mancanza delle cose necessarie a un neonato, come fu adagiato in una greppia e
come giaceva sul fieno tra il bue e lasinello (FF468). da questo episodio che ebbe
poi origine la tradizione del presepe.
Dopo il capitolo di Pentecoste del 1224 Francesco si ritir con frate Leone sul monte
della Verna per celebrarvi una quaresima in onore di san Michele Arcangelo. L, la
tradizione dice il 17 settembre, Francesco avrebbe avuto la visione del serafino, al
termine della quale nelle sue mani e nei piedi cominciarono a comparire gli stessi
segni dei chiodi che aveva appena visto in quel misterioso uomo crocifisso (FF 485).
Lepisodio confermato dallannotazione di frate Leone sulla chartula autografa di
Francesco (attualmente conservata in un reliquiario presso il Sacro Convento di
Assisi): Il beato Francesco, due anni prima della sua morte, fece una quaresima sul
monte della Vernae la mano di Dio fu su di lui mediante la visione del serafino e
limpressione delle stimmate di Cristo nel suo corpo (FF p. 176 nota).
Laudate et benedicite mi Signore, et rengratiatelo et serviatelo cum grande
humilitate
San Francesco
Nellultimo biennio di vita di Francesco si colloca anche la composizione del Cantico di
frate sole (o Cantico delle creature). Sono anni questi in cuiFrancesco sempre pi
tribolato dalla malattia (soffriva di gravi disturbi al fegato e di un tracoma agli
occhi). Quando le sue condizioni si aggravarono in maniera definitiva Francesco fu
riportato alla Porziuncola, dove mor nella notte fra il 3 e il 4 ottobre 1226. Il
giorno seguente il suo corpo, dopo una sosta presso San Damiano, fu portato in Assisi
e venne sepolto nella chiesa di San Giorgio.
Frate Francesco dAssisi fu canonizzato il 19 luglio 1228 da Papa Gregorio IX. Il 25
maggio 1230 la sua salma fu infine trasferita dalla chiesa di San Giorgio e tumulata
nell'attuale Basilica di San Francesco fatta costruire celermente da frate Elia su
incarico di Gregorio IX tra il 1228 e il 1230.
La vita di San
Francesco d'Assisi
1
Papa; poich, come dice il Vangelo, nessuno che pone la mano all'aratro e poi si volge
indietro e atto al regno di Dio. E quelli che hanno gi promesso obbedienza, abbiano
una tonaca con il cappuccio e un'altra senza, coloro che la vorranno avere. E coloro
che sono costretti da necessit possano portare calzature. E tutti i frati si vestano di
abiti vili che possono rattoppare con sacco e altre pezze con la benedizione di Dio. I
quali ammonisco ed esorto di non disprezzare e di non giudicare gli uomini che vedono
vestiti di abiti molli e colorati ed usano cibi e bevande delicate, ma piuttosto ciascuno
giudichi e disprezzi se stesso".
3. Del divino ufficio e del digiuno e come i frati debbono andare per il mondo
I chierici recitino il divino ufficio secondo il rito della santa Chiesa romana eccetto il
salterio, e perci potranno avere i breviari. I laici dicano ventiquattro Pater noster per il
mattutino, cinque per le lodi; per prima, terza, sesta, nona, per ciascuna di queste,
sette; per il Vespro dodici; per compieta sette; e preghino per i defunti. E digiunino
dalla festa di tutti i santi fino alla Nativit del Signore. La santa Quaresima invece, che
incomincia dall'Epifania e dura ininterrottamente per quaranta giorni e che il Signore
santific con il suo digiuno, coloro che volontariamente la passano nel digiuno siano
benedetti dal Signore, e coloro che non vogliono non vi siano obbligati. Ma l'altra, fino
alla Resurrezione del Signore, la passino digiunando. Negli altri tempi non siano tenuti
a digiunare, se non il venerd. Nei casi di manifesta necessit i frati non siano tenuti al
digiuno corporale. Consiglio poi, ammonisco ed esorto i miei frati nel Signore Ges
Cristo che, quando vanno per il mondo, non litighino, ed evitino le dispute di parole, ne
giudichino gli altri; ma siano miti, pacifici e modesti, mansueti e umili, parlando
onestamente con tutti, cosi come conviene. "E non debbano cavalcare se non siano
costretti da evidente necessit o infermit. In qualunque casa entreranno prima
dicano: Pace a questa casa. "E secondo il santo Vangelo potranno mangiare di tutti i
cibi che saranno loro presentati".
4. Che i frati non ricevano denari
Ordino fermamente a tutti i frati che in nessun modo ricevano denari o pecunia
direttamente o per interposta persona. Tuttavia per le necessit dei malati e per
vestire gli altri frati, i ministri soltanto e i custodi per mezzo di amici spirituali, abbiano
sollecita cura secondo i luoghi, La circostanza, il clima delle regioni, cosi come
sembrer convenire alla necessit, salvo sempre, come e stato detto, che non
ricevano in nessuna maniera denaro o pecunia.
5. Del modo di lavorare
Quei frati ai quali il Signore ha concesso la grazia di lavorare, lavorino con fedelt e
con devozione, cos che, allontanato l'ozio, nemico dell'anima, non spengano lo spirito
della santa orazione e devozione al quale devono servire tutte le altre cose temporali .
Come ricompensa del lavoro per se e per i loro frati ricevano le cose necessarie al
corpo, eccetto denari o pecunia, e questo umilmente, come conviene a servi di Dio e a
seguaci della santissima povert.
6. Che i frati di niente si approprino e del chiedere l'elemosina e dei frati
infermi
I frati non si approprino di nulla, ne casa, ne luogo, o alcuna altra cosa. E come
pellegrini e forestieri in questo mondo, servendo al Signore in povert ed umilt,
vadano per l'elemosina con fiducia. Ne devono vergognarsi, perch il Signore si e fatto
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Francesco d'Assisi
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povero per noi in questo mondo. Questa e, fratelli miei carissimi, l'eccellenza
dell'altissima povert, che vi costituisce eredi e re del regno dei cieli, facendovi poveri
di cose e ricchi di virt. Questa sia la vostra porzione che vi conduce alla terra dei
viventi. E a questa povert, fratelli carissimi, totalmente uniti, non vogliate aver altro
sotto il cielo, per sempre, nel nome del Signore nostro Ges Cristo. E ovunque sono e
si troveranno i frati, si mostrino familiari tra loro. E ciascuno manifesti con fiducia
all'altro le sue necessit, "poich se la madre nutre e ama il suo figlio carnale, con
quanto pi affetto uno deve amare e nutrire il suo fratello spirituale? "E se uno di essi
cadr malato, gli altri frati lo devono servire come vorrebbero essere serviti.
7. Della penitenza da imporsi ai frati che peccano
Se alcuni frati, per istigazione del nemico, avranno mortalmente peccato, per quei
peccati per i quali sar stato ordinato tra i frati di ricorrere ai soli ministri provinciali, i
predetti frati siano tenuti a ricorrere ad essi quanto prima potranno senza indugio. I
ministri poi, se sono sacerdoti, impongano con misericordia ad essi la penitenza; se
invece non sono sacerdoti, la facciano imporre da altri sacerdoti dell'Ordine, cos come
sembrer pi opportuno, secondo Dio. E devono guardarsi di non adirarsi ne risentirsi
per il peccato commesso da un frate, poich l'ira e il risentimento impediscono in s e
negli altri la carit.
8. Della elezione del ministro generale di questa fraternit e del capitolo di
Pentecoste
Tutti i frati siano tenuti sempre ad avere uno dei frati di quest'Ordine come ministro
generale e servo di tutta la fraternit e a lui devono fermamente obbedire. Alla sua
morte l'elezione del successore sia fatta dai ministri provinciali e dai custodi nel
Capitolo di Pentecoste, al quale i ministri provinciali siano tenuti sempre ad intervenire
dovunque sar stabilito dal ministro generale; e questo una volta ogni tre anni o entro
un termine maggiore o minore, cosi come dal predetto ministro sar ordinato. E se
talora ai ministri provinciali e ai custodi all'unanimit sembrasse che detto ministro
non fosse idoneo al servizio e al comune bene dei frati, i predetti ministri e custodi, ai
quali e commessa l'elezione, siano tenuti nel nome del Signore ad eleggersi un altro
custode. Dopo il Capitolo di Pentecoste i singoli ministri e custodi possono, se vogliono
e lo credono opportuno, radunare nello stesso anno, una volta i loro frati a capitolo.
9. Dei predicatori
I frati non predichino nella diocesi di alcun vescovo qualora dallo stesso vescovo fosse
loro proibito. E nessun frate osi predicare al popolo se prima non sia stato esaminato e
approvato dal ministro generale di questa fraternit e non abbia ricevuto dal
medesimo l'ufficio della predicazione. "Ammonisco anche ed esorto gli stessi frati che
nella loro predicazione le loro parole siano ponderate e caste a utilit e a edificazione
del popolo, annunciando ai fedeli i vizi e le virt, la pena e la gloria con brevit di
discorso poich il Signore disse sulla terra parole brevi.
10. Dell' ammonizione e della correzione dei frati
I frati, che sono ministri e servi degli altri frati, visitino e ammoniscano i loro frati e li
correggano con umilt e carit, non ordinando ad essi niente che sia contro alla loro
anima e alla nostra Regola. I frati poi, che sono sudditi, si ricordino che per Dio hanno
rinnegato la propria volont. "Per cui fermamente ordino loro di obbedire ai ministri in
tutte quelle cose che promisero al Signore di osservare e non sono contrarie all'anima
La vita di San
Francesco d'Assisi
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e alla nostra Regola. E ovunque ci siano dei frati che sapessero e conoscessero di non
potere spiritualmente osservare la Regola, debbano e possano ricorrere ai loro ministri.
E i ministri li accolgano con carit e benevolenza e mostrino ad essi tanta familiarit
che quelli possano parlare e fare con essi cosi come parlano e fanno i padroni con i
loro servi; infatti cosi deve essere, che i ministri siano i servi di tutti i frati. Ammonisco
poi ed esorto nel Signore Ges Cristo, che si guardino i frati da ogni superbia, vana
gloria, invidia, avarizia, dalle cure e dalle preoccupazioni di questo mondo, dalla
detrazione e dalla mormorazione. E se non sanno di lettere, non si preoccupino di
apprenderle, ma attendano a ci che devono desiderare sopra ogni cosa: avere lo
Spirito del Signore e le sue opere, per pregare sempre con cuore puro e avere umilt,
pazienza nelle persecuzioni e nelle infermit "e amare quelli che ci perseguitano e ci
riprendono e ci calunniano, poich dice il Signore: Amate i vostri nemici e pregate per
quelli che vi perseguitano e vi calunniano. Beati quelli che sono perseguitati per la
giustizia, poich di essi e il regno dei cieli. E chi perseverer fino alla fine, questi sar
salvo.
11. Che i frati non entrino nei monasteri delle monache
Ordino fermamente a tutti i frati di non avere vicinanza o colloqui con donne tali da
ingenerare sospetto, e di non entrare in monasteri di monache, eccetto quelli ai quali
e stata data dalla Sede apostolica una speciale licenza. Ne si facciano padrini di
uomini e di donne, affinch per questa occasione non sorga scandalo tra i frati e dai
frati.
12. Di coloro che vanno in missione tra i saraceni e tra gli altri infedeli
Quei frati che, per divina ispirazione, vorranno andare tra i Saraceni e tra gli altri
infedeli, ne chiedano il permesso ai loro ministri provinciali. I ministri poi non diano a
nessuno il permesso se non a quelli che riterranno idonei
ad essere mandati. Per obbedienza, inoltre, ordino ai
ministri che chiedano al signor Papa uno dei cardinali
della santa Chiesa romana il quale sia governatore,
protettore e correttore di questa fraternit; affinch
sempre sudditi e soggetti ai piedi della medesima santa
Chiesa, stabili nella fede cattolica, osserviamo la povert,
l'umilt e il santo Vangelo del Signor nostro Ges Cristo,
che abbiamo fermamente promesso.
imprimere sulla fronte dei servi di Dio questo seguo di salvezza: "Il Signore disse:
passa in mezzo alla citt, in mezzo a Gerusalemme e segna un TAU sulla fronte degli
uomini che sospirano e piangono".
Il TAU perci segno di redenzione. E' segno esteriore di quella novit di vita cristiana,
interiormente segnata dal sigillo dello Spirito Santo, dato a noi in dono il giorno del
Battesimo.
Il TAU fu adottato prestissimo dai cristiani.
Tale segno lo troviamo gi nelle Catacombe di Roma, perch la sua forma ricordava ad
essi la Croce, sulla quale Cristo s'immol per la salvezza del Mondo.
S. Francesco d'Assisi, proprio per la somiglianza che il Tau ha con la Croce, ebbe
carissimo questo segno, tanto che esso occup un posto rilevante nella sua vita e nei
suoi
gesti.
In lui il vecchio segno profetico si attualizza, si ricolora, riacquista la sua forza di
salvezza, perch San Francesco si sente "un salvato dall'amore e dalla misericordia di
Dio".
Era una amore che scaturiva da una appassionata venerazione per la croce, per
l'umilt di Cristo e per la missione del Cristo che attraverso la croce ha dato a tutti gli
uomini il segno e l'espressione pi grande del suo amore. Il TAU era inoltre per il Santo
il segno concreto della sua salvezza e la vittoria di Cristo sul male.
Il TAU ha alle sue spalle una solida tradizione biblico cristiana. Fu accolto da San
Francesco nel suo valore spirituale e il Santo se ne impossess in maniera cos intensa
e totale sino a diventare a lui stesso, attraverso le Stimmate della carne, quel TAU
vivente che egli aveva cos spesso contemplato, disegnato ma soprattutto amato.
Il TAU, segno concreto di una devozione cristiana, soprattutto impegno di vita nella
sequela di Cristo.
Il Tau perci deve ricordarci una grande verit cristiana: la nostra vita, salvata e
redenta dall'amore di Cristo crocefisso, deve diventare, ogni giorno di pi, vita nuova,
vita donata per amore. Portando questo segno viviamone la spiritualit, rendiamo
ragione della "speranza che in noi", riconosciamoci seguaci di San Francesco.
dei
Beati
Frati
Angelo,
Leone,
Masseo
Rufino.
+++++++++++++++++++++PREGHIERE+++++++++++++
++++++++
GIORNO
UBBIDIENZA
PRONTA
ALLA
VOLONTA'
DI
DIO
S. Francesco, poco tempo dopo la sua conversione, quando gia' alcuni compagni si
La vita di San
Francesco d'Assisi
1
erano uniti a lui, era molto dubbioso su cio' che doveva fare: se dedicarsi totalmente
alla preghiera con una vita contemplativa oppure operare per la salvezza del prossimo
predicando
il
Vangelo.
Desiderava ardentemente conoscere la volont di Dio e, poiche' la sua grande umilta'
non gli permetteva di fidarsi delle sue ispirazioni o della sua preghiera, mando' frate
Masseo da due anime sante: frate Silvestro e sorella Chiara per chiedere loro di
comandare al Signore, nella preghiera, quale fosse la strada che Gesu' aveva tracciato
per
lui.
Frate Silvestro era uomo di grande santita' e tutto cio' che chiedeva a Dio, l'otteneva.
Per questo Francesco si era rivolto a lui. Frate Silvestro si mise subito in preghiera e
ben presto ebbe la risposta. Anche Chiara e le sue compagne ebbero da Dio lo Stesso
messaggio: "Iddio non t'a' eletto per te solo, ma ringraziandio per la salute di molti
("Dio non ti ha colmato di favori per te solo, ma anche per la salvezza di molti).
Appena Francesco seppe la volonta' di Gesu', si alzo' dicendo: "Nel nome di Dio,
andiamo".
Proponimento
- Chiediamo a Dio, con la preghiera, che ci illumini sulle scelte della nostra vita;
- cerchiamo di imitare la prontezza e l'entusiasmo di Francesco nell'adempiere alla
volont
di
Dio.
Pater,
S.
2
Ave,
Francesco,
GIORNO
Gloria
prega
S.
FRANCESCO
per
E
GLI
noi.
UCCELLI
Un giorno, S. Francesco camminava con alcuni frati nella pianura di Assisi quando alzo'
gli occhi e vide moltissimi uccelli. Disse allora ai suoi compagni: "Aspettate qui perche'
vado
nel
campo
a
predicare
anche
a
loro.
Appena inizio' a parlare, gli uccelli si posarono sugli alberi e rimasero fermi, finche' il
Santo
non
li
ebbe
benedetti.
S. Francesco parlo' cosi': "Sorelle e fratelli miei, dovete essere molto riconoscenti al
vostro Creatore Iddio e dovete ringraziarLo in ogni luogo, perch vi ha donato l'aria e
la
liberta'
di
volare
dove
vi
piace.
Oltre a questo, voi non seminate e non mietete, eppure Dio vi nutre; Egli vi ha dato le
fonti per dissetarvi, i monti e le valli per rifugiarvi, gli alberi per costruire i vostri nidi.
Voi non sapete filare ne' cucire, eppure Dio veste voi e i vostri figlioli. Il vostro Creatore
vi ama molto poiche' vi dona tanti benefici, perci state ben lontani dal peccato
dell'ingratitudine
e
pensate
sempre
a
lodare
Dio".
A queste parole gli uccelli cominciarono ad allungare i colli, ad aprire i becchi e le ali e
con rispetto a chinare le testine in basso, poi, con trilli e movimenti, dimostravano che
le
parole
di
S.
Francesco
avevano
dato
loro
molta
gioia.
Anche il Santo si rallegrava con loro e si stupiva di un cosi' gran numero di uccelli e
delle loro bellissime varieta'. Egli gioiva nel vedere come accoglievano la sua parola e
come devotamente, secondo i loro modi, pareva lodassero il Creatore. Francesco li
accarezzava e passava accanto a loro, sfiorava le testine e i corpi con la tunica, ma
essi non volavano via. Alla fine li benedisse con un segno di Croce e diede loro il
permesso
di
andarsene.
Allora tutti gli uccelli, con meravigliosi canti, si alzarono in volo separandosi in quattro
schiere secondo la croce che S. Francesco aveva tracciato su di loro, e dirigendosi
verso
i
quattro
punti
cardinali.
La vita di San
Francesco d'Assisi
1
Ave,
S.
Francesco,
GIORNO
Gloria
prega
L'UMILTA'
per
DI
noi.
S.
FRANCESCO
S. Francesco si trovava alla Porziuncola con frate Masseo, uomo di grande santita' e
grazia nel parlare di Dio. Per questo il Santo lo amava molto. Un giorno, mentre
Francesco tornava dal bosco, dove era stato a pregare, frate Masseo, che voleva
provare la sua umilta', gli ando'incontro dicendogli: "Perche' proprio a te? Perche' tutto
il mondo vien dietro a te e tutti vogliono vederti, ascoltarti e ubbidirti? Tu non sei bello,
non hai grande cultura, non sei nobile. Perche', dunque, tutti ti seguono cosi'?".
S. Francesco a queste parole si rallegro' molto e, guardando il cielo, rimase per molto
tempo rapito in Dio. Quando ritorno' in se', si inginocchio' lodando e ringraziando il
Signore, poi, molto infervorato, rispose a frate Masseo: "Vuoi sapere perche' il mondo
segue proprio me? Vedi, gli occhi dell'Altissimo Iddio, che vedono in ogni luogo e in
ogni cuore, hanno visto che non esiste peccatore piu' vile, piu' misero di me sulla
terra. Per questo, per attuare il suo grande disegno, Dio ha scelto me, per confondere
la nobilta', la grandezza e la potenza del mondo, affinche' si sappia che ogni virtu' e
ogni bene non provengono dalle creature ma dal Creatore e nessuno possa gloriarsi
davanti
a
Dio
(Cor
1,27-31).
Solo
a
Lui
ogni
onore
e
gloria,
nei
secoli
dei
secoli".
Frate Masseo, davanti ad una risposta cosi' umile, fu meravigliato e spaventato nel
comprendere
la
profondita'
dell'umilta'
di
Francesco.
Proponimento
- Sull'esempio di Francesco, non esaltiamoci ne' di fronte agli nomini ne' di fronte a
Dio;
- Abituiamoci a rendere onore e gloria a Dio per quanto Egli opera per mezzo di noi.
Pater,
Ave,
S.
4
Francesco,
GIORNO
L'AMORE
Gloria
prega
Dl
DIO
IN
S.
per
FRANCESCO
noi.
E
S.
CHIARA
Quando S. Francesco era ad Assisi, visitava spesso S.Chiara dandole santi consigli. Lei
aveva un grandissimo desiderio di pranzare almeno una volta con lui, ma il Santo non
aveva
mai
acconsentito.
Un giorno, i frati dissero a Francesco:"Padre, a noi non sembra che questa tua rigidita'
sia secondo la carita' divina. Potresti proprio accontentare le richieste di Chiara, sorella
La vita di San
Francesco d'Assisi
1
cosi' santa e tanto cara a Dio che ha abbandonato il mondo dopo aver ascoltato le tue
parole". S. Francesco allora rispose: "Poiche' vi sembra bene, allora chiederemo a
sorella Chiara di uscire da S. Damiano, dove e' rinchiusa da tanto tempo, per venire a
mangiare con noi davanti a S. Maria degli Angeli, dove le furono tagliati i capelli e
divenne
sposa
di
Gesu'
Cristo".
Quando giunse il giorno stabilito, S. Chiara, accompagnata da una sorella e da alcuni
frati,
arrivo'
a
S.
Maria
degli
Angeli.
Il pranzo era molto povero e apparecchiato per terra, come era solito fare il Santo.
Quando furono pronte le vivande, Francesco comincio' a parlare cosi' soavemente di
Dio, che scese su di loro l'abbondanza della grazia divina e furono subito rapiti in Dio.
Rimasero
fermi,
con
gli
occhi
al
cielo
e
le
mani
alzate.
Nel frattempo gli uomini di Assisi, guardando verso la pianura, videro come un grande
fuoco sulla chiesa di S. Maria degli Angeli, sulla pianura intorno e sul bosco. Accorsero
in fretta per spegnere l'incendio, ma, quando giunsero nel luogo, videro che nulla
bruciava. Trovarono S.Francesco con S.Chiara e tutti i loro compagni rapiti in
contemplazione di Dio, seduti intorno a quella povera mensa, e compresero che quello
era fuoco divino, non materiale, che Dio aveva fatto apparire miracolosamente e che
simboleggiava il fuoco del divino amore del quale ardevano le anime di quei Santi,
frati e monache. Gli uomini allora tornarono ad Assisi con il cuore traboccante di gioia.
Dopo molto tempo, quando Francesco, Chiara e i loro compagni si risvegliarono
dall'estasi, sentendosi ristorati dal cibo spirituale, si preoccuparono ben poco di quello
materiale,
comunque
mangiarono
insieme
benedicendo
il
Signore!
Proponimento
- ricordiamoci che e' indispensabile trovare il tempo per la preghiera, alimento
spirituale
della
nostra
anima;
Pater,
Ave,
Gloria
S.
5
Francesco,
GIORNO
prega
S.
FRANCESCO
per
E
LA
noi.
POVERTA'
Nella
I
regola,
S.Francesco
scrisse:
"La regola e la vita dei frati e' questa, cioe' vivere in obbedienza, in castita' e senza
nulla di proprio, seguendo l'insegnamento e l'esempio del Signore nostro Gesu' Cristo,
il quale dice: Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e
avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi (Mt 19,21). I frati non si approprino di
niente:
ne'
casa,
ne'
luogo,
ne'
cosa
alcuna".
Anche nell'ultima volonta' che S.Francesco scrisse a S.Chiara si legge: "lo piccolo frate
Francesco voglio seguire la vita e la poverta'dell'altissimo Signore nostro Gesu' Cristo e
della sua Santissima Madre e perseverare in tal vita sino alla fine. E prego voi, signore
mie, e vi consiglio di vivere sempre in codesta santissima vita e poverta'".
S. Francesco, per essere veramente povero, volle guadagnare con il sudore della
propria fronte il necessario alla vita. Il lavoro doveva essere solo strumento per
guadagnare quanto permetteva a lui ed ai suoi frati di avere abitazioni, vesti e mense
povere.
La poverta' di S.Francesco e dei suoi primi compagni rifulgeva in modo particolare
nelle abitazioni. Dopo avere abbandonato la casa paterna, suo rifugio fu una grotta
presso Assisi, e poi non ebbe fissa dimora sino a quando con i primi frati "si
raccoglieva presso la citta' di Assisi in un luogo che si chiama Rivotorto".
Francesco e i suoi frati vivevano in un tugurio abbandonato, nella piu' completa
indigenza, molto spesso privi anche del pane. Quel luogo era cosi' stretto che si
La vita di San
Francesco d'Assisi
1
poteva a mala pena stare seduti o distesi, ma tra loro non si udiva mormorazione ne'
lamento, anzi ognuno conservava la sua serenita' con "tranquillita' di cuore e
allegrezza
di
spirito".
Francesco sosteneva che "si sale prima in Cielo da un tugurio che da un palazzo".
Ricercava sempre la santa semplicita e non permetteva che la strettezza del luogo
trattenesse le espansioni del cuore. Scriveva percio' il nome dei frati sui travicelli del
tugurio, affinch ognuno, volendo pregare o dormire, potesse riconoscere il suo posto
e
l'angustia
del
luogo
non
turbasse
il
raccoglimento
dello
spirito.
Proponimento
- Sull'esempio di Francesco, ricordiamoci che Gesu' volle scegliere per Se' e per sua
Madre
la
poverta';
- Cerchiamo il distacco dalle cose della terra per essere sempre piu' protesi verso le
realta'
dei
Cielo.
Pater,
Ave,
S.
Francesco,
GIORNO
Gloria
prega
-
per
LA
noi.
PENITENZA
quotidiano
vegliare
nella
preghiera.
Proponimento
- mortifichiamo i desideri del corpo, affinche' siano sempre subordinati alle esigenze
dello
spirito.
Pater,
Ave,
S.
Francesco,
Gloria
prega
per
noi.
Ave,
S.
8
Francesco,
GIORNO
COME
Gloria
prega
S.
FRANCESCO
SEPPE
per
SOFFRIRE
noi.
SORRIDENDO
privarono mai della sua proverbiale letizia; soffri', infatti, sorridendo e ringraziando il
Signore per le sofferenze. Considero' anche lo malattie un'espressione della bonta' di
Dio
e
attese
la
morte
cantando.
Aveva una grave malattia agli occhi ed il male sembrava progredire di giorno in giorno
per mancanza di cure. Stava per perdere la vista, ma rifiutava ogni cura perche' era
sempre molto severo con il suo corpo. Quando frate Ella e il Cardinale Ugolino
riuscirono a convincerlo ad "usare con minori scrupoli qualche riguardo per il suo
male", la malattia ora cosi' grave che richiedeva grande competenza da parte dei
medici
e
"dolorosissimi
mezzi
di
cura".
Nella primavera del 1225, la malattia agli occhi era tanto peggiorata che Francesco
"non poteva scorgere la luce del giorno n quella del fuoco durante la notte". Parti'
allora per andare da un medico che tutti dicevano espertissimo nella cura di questo
male. Francesco portava un grande cappuccio fatto dai frati e sugli occhi una benda di
lana o lino cucita al cappuccio, perche' vedere la luce gli causava fortissimi dolori.
Il medico penso' di curarlo con bruciature. Porto' un ferro o lo fece arroventare davanti
al Santo, il quale cerco' di darsi coraggio dicendo al fuoco: "Frate fuoco, nobile e utile
creatura tra le creature dell'Altissimo, usami cortesia in quest'ora: un giorno io ti ho
amato e ancora voglio amarti per amore di quel Signore che ti creo'. E prego il
Creatore nostro che temperi il tuo calore, perche' io possa sopportarlo".
Terminata la preghiera, benedisse il fuoco. I frati presenti fuggirono tutti, presi dalla
pieta' e dalla compassione. Quando il medico ebbe finito la dolorosissima operazione, i
frati rientrarono e S. Francesco racconto' loro di non aver sentito dolore alcuno e
neppure il calore del fuoco. Anche il medico, molto meravigliato, confermo' che il
Santo
non
si
era
neppure
scomposto
e
disse:
"Fratelli, avrei temuto non solo di lui, debole o infermo, ma anche di uno forte e sano,
che non avesse potuto sopportare una cottura cosi' forte. Ne ho fatto esperienza in
altri". "Per quasi due anni ebbe a sostenere queste sofferenze con pazienza o umilta',
di
tutto
rendendo
grazie
a
Dio".
Quando S.Francesco ricevette le stimmate, le sue sofferenze furono notevolmente
accentuate. "Quelle piaghe santissime, in quanto gli erano impresso da Cristo, gli
dettero al cuore grandissima allegrezza, niente di meno alla carne sua e ai sentimenti
corporali a cui davano intollerabile dolore". Per poter camminare e perche' non si
vedessero le ferite ai piedi, indosso' dei "calzerotti di lana" mettendo un pezzetto di
pelle sulle ferite per evitare il contatto con la lana ruvida. Dopo aver ricevuto le
stimmate scese da La Verna e, come racconta S. Bonaventura: "Incomincio' ad andare
soggetto
a
molte
e
varie
malattie".
Francesco sopportava tutto con gioia, giungendo a considerare le malattie come
sorelle. Infatti, il Celano racconta: "Fu un vero miracolo che, cosi' affranto per le
sofferenze in ogni parte del corpo, avesse ancora la forza di resistere. Pure queste
angosce
non
le
chiamava
pene,
ma
sorelle".
Proponimento
- chiediamo a Francesco la sua gioia e serenita' nelle malattie, pensando che la
sofferenza e' un grande dono di Dio in vista della nostra gioia futura;
- seguendo l'esempio di Francesco, sopportiamo le malattie con pazienza e senza far
pesare
il
nostro
dolore
sugli
altri;
- cerchiamo di ringraziare il Signore non solo quando ci dona la gioia, ma anche
quando
permette
le
malattie.
Pater,
S.
Ave,
Francesco,
Francesco d'Assisi
1
prega
Gloria
per
La vita di San
noi.
GIORNO
COME
S.
FRANCESCO
ACCOLSE
LA
MORTE
Pater,
Ave,
Gloria
La vita di San
Francesco d'Assisi
1
Le sette preghiere di Francesco qui riportate dimostrano anche uno stile semplice del
linguaggio del Santo nutrito dal linguaggio letterario del dolce stil nuovo e di quello
trobadorico del mondo cavalleresco medievale. Lesaltazione della persona lodata
costituisce il clima di fondo della sua preghiera: Dio, la Madonna e le virt
costituiscono gli oggetti contemplati e lodati dal cuore poetico di Francesco. Ordinando
in modo "logico" i sette testi potremmo proporre questo processo del preghiere del
Santo di Assisi.
Costituiscono due testi di invocazione dove nel primo si chiede la chiarezza del cuore
e dell'intelligenza per aderire alla volont di Dio, e nel secondo si richiede il frutto
definitivo di tale adesione che quello del rapimento e dell'incontro pieno, fatto di
amore, con l "oggetto" ricercato e desiderato.
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Preghiera "Absorbeat"
Rapisca, ti prego, o Signore,
l'ardente e dolce forza del tuo amore
la mente mia da tutte le cose che sono sotto il cielo,
perch io muoia per amore dell'amor tuo,
come tu ti sei degnato morire per amore dell'amore mio.
La vita di San
Francesco d'Assisi
1
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Come ulteriore oggetto vi Maria, la donna cristiana nella quale risplende la bellezza
a cui conduce l'incontro con Dio. Lei la causa dello stupore di ogni cristiano perch
vede in lei la grandezza che Dio compie in colui che si rende disponibile alla sua
azione.
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La vita di San
Francesco d'Assisi
1
Infine motivo di lode e di esaltazione vi sono le virt quali ornamenti che rendono
bello il volto di un uomo. Ed esse sono tra loro apparentate, formano insieme, cio, un
carosello di sorelle che insieme permettono ad ogni uomo di vivere con libert e
leggerezza la propria esistenza.
La vita di San
Francesco d'Assisi
1
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PREGHIERE DI SAN FRANCESCO DASSISI
SIGNORE IDDIO
Questa preghiera, alquanto diversa, da quella che al capitolo 23 conclude la prima
Regola dei Frati Minori, Bartolomeo da Pisa la riporta nel suo libro De Conformitate,
come conclusione della stessa Regola.
Signore Iddio,
che tutti ti possiamo amare con tutto il cuore,
con tutta l'anima,
con tutta la mente,
con tutta la capacit e la forza
con tutto l'intelletto e con tutte le potenze,
con tutta l'intensit,
con tutto l'affetto,
con tutto il nostro intimo,
con tutto il desiderio e la volont:
perch tu, o Signore,
a noi hai dato e ancora dai tutto il tuo corpo
e tutta l'anima tua e la tua vita intera!
Tu che ci hai creati,
ci hai redenti
e per sola tua misericordia ci salverai;
tu che hai fatto e fai ogni bene a noi,
miserabili e miseri come siamo,
putridi e fetidi, ingrati e cattivi.
Che null'altro,
La vita di San
Francesco d'Assisi
1
e superesaltato, sublime,
eccelso, amabile,
soave, dilettevole
tutto sempre sopra ogni cosa
desiderabile nei secoli dei secoli.
Amen.
Bartolomeo da Pisa: De conformitate, fruct. XXIII, p. Il - FF 70-73
godendo dei beni altrui come dei nostri e compatendoli nei malie non recando offesa a
nessuno.
Dacci il nostro pane quotidiano: il tuo diletto Figlio, il Signore nostro Ges
Cristo, d a noi oggi: a ricordo e a riverente comprensione di quellamore che ebbe per
noi, e di tutto ci che per noi disse, fece, e pat.
E. rimetti a noi i nostri debiti: per la tua ineffabile misericordia, in virt della
passione del Figlio tuo e per lintercessione e i meriti della beatissima Vergine Maria e
di tutti i tuoi santi.
Come noi li rimettiamo ai nostri debitori: e quello che noi non sappiamo
pienamente perdonare, tu, Signore, fa che pienamente perdoniamo, s che, per amor
tuo, si possa veramente amare i nostri nemici e si possa per essi, presso di te,
devotamente intercedere, e a nessuno si renda male per male, e si cerchi di giovare a
tutti in te.
E non ci indurre in tentazione: nascosta o manifesta, improvvisa o insistente.
E liberaci dal male: passato, presente e futuro. Amen.
Gloria al padre, e al Figlio e allo Spirito Santo, Come era nel principio e ora e sempre
nei secoli dei secoli. Amen.
ONNIPOTENTE, SANTISSIMO
Con questa Orazione, il Santo concludeva la preparazione alla recita deIl'Ufficio della
Passione del Signore che era la preghiera quotidiana dei frati quando non avevano
ancora i breviari.
Onnipotente, santissimo
altissimo e sommo Iddio,
che sei il sommo bene,
tutto il bene,
ogni bene,
che solo sei buono,
fa che noi ti rendiamo ogni lode,
ogni gloria,
ogni grazia,
ogni onore,
ogni benedizione,
e tutti i beni.
Fiat. Fiat. Amen.
TEMETE DIO
Mariano Fiorentino (+1523) afferma che queste Lodi erano nel Convento dell'Eremita
(Terni), e che erano autografe di S. Francesco.
Temete Dio e dategli gloria.
Il Signore,
E degno di ricevere la lode e l'onore.
Lodate il Signore
Tutti voi che lo temete.
Ave Maria, piena di grazia, il Signore con te.
Cielo e terra date a Lui la lode.
Fiumi tutti lodate il Signore.
Benedite, Figli di Dio il Signore.
Questo il giorno che ha fatto il Signore,
rallegriamoci ed esultiamo.
Alleluia. Alleluia. Alleluia! O Re d'israele!
Ogni vivente dia lode al Signore.
Lodate il Signore, perch buono;
tutti voi che leggete queste cose,
benedite il Signore.
Creature tutte, benedite il Signore.
Uccelli tutti del cielo,
lodate il Signore.
Fanciulli tutti
lodate il Signore.
La vita di San
Francesco d'Assisi
1
Giovani e fanciulle
lodate il Signore.
L'Agnello che stato immolato
degno di ricevere
lode, gloria e onore.
Sia benedetta la santa Trinit
e l'indivisa Unit.
San Michele Arcangelo,
difendici nella lotta.
riportata
da
Bartolomeo
da
Pisa,
nelle
sue
Conformitates, come preghiera quotidiana di San Francesco. Anzi, Bartolomeo
scrive che il Serafico passava delle notti intere meditando su queste parole. Il Santo
davanti alla immensit di Dio si umilia fino a chiamarsi vermiciattolo!
Mio Dio e mio tutto!
Chi siete voi,
mio dolcissimo Signore Iddio,
e chi sono io,
io povero vermiciattolo,
vostro servo?...
Signore santissimo
io vorrei amarvi
Signore mio Dio,
io vi dono tutto il cuor mio
e lo desidero ardentemente
fare sempre di pi,
se almeno lo potessi compiere.
O SIGNORE MIO
Questa preghiera fa parte di un mattutino, o lode a Dio veramente straordinario e
stupendo che, un giorno San Francesco non avendo il Breviario per l'Ufficio Divino,
componeva come gli dettava la sua umilt, e cos Frate Leone doveva rispondere:
Veramente tu se' degno d'esser messo tra i maledetti. Ma Frate Leone, ispirato da
Dio rispose: O frate Francesco, Iddio ti far tale, che tra li benedetti tu sarai
singolarmente benedetto.
Signore mio,
del cielo e della terra
io ho commesso contro a te
tante iniquit e tanti peccati,
che al tutto io son degno
d'esser da te maladetto.
Dottore: Una volta, vedendolo tormentato pi del solito da dolori lancinanti, un frate
molto semplice gli disse: "Figliolo, prega il Signore che ti tratti un po meglio, perch
sembra che faccia pesare la mano su di te pi del dovuto. A quelle parole, il Santo
esclam con un grido: "Se non conoscessi la tua schiettezza e semplicit, da questo
momento io avrei in odio la tua compagnia, perch hai osato ritenere discotibili i
giudizi di Dio a mio riguardo". E, bench stremato dalla lunga infermit, si butt a
terra, battendo le ossa indebolite nella cruda caduta. Poi baci la terra dicendo:
Ti ringrazio, Signore Iddio,
tutti questi miei dolori;
prego, o Signore mio,
di darmene cento volte di pi,
se cos ti piace.
Io sar contentissimo, se tu mi affliggerai
e non mi risparmierai il dolore,
Perch adempiere alla tua volont,
per me consolazione sovrappiena.
SIGNOR MIO
Siamo nel settembre 1224, qualche giorno prima dell'impressione delle Stimmate.
notte fonda. Il Santo in colloquio con Dio: il Signore chiede al suo servo tre doni e il
Poverello risponde:
Signor mio,
io sono tutto tuo,
tu sai bene che io non ho altro
che la tonaca e la corda
e li panni di gamba,
e anche queste tre cose sono tue.
Che posso dunque io offrire
o donare alla tua maest?
La vita di San
Francesco d'Assisi
1
INVOCAZIONI
Queste brevi Invocazioni, o giaculatorie, il Padre Serafico le ha pronunciate nelle pi
svariate circostanze. Alcune le ripeteva spesso, anche per notti intere; altre in
momenti solenni o particolari. La seguente invocazione la pronunci quando, insieme
a Bernardo da Quintavalle e Pietro Cattani, decisero di andare dal sacerdote, perch
leggesse loro il Vangelo. per sapere cosa dovessero farne dei loro beni.
Sgnore Dio,
Padre della gloria,
ti supplichiamo
che, nella tua misericordia,
tu ci riveli
quello che dobbiamo fare!
Sgnore,
che vuoi ch'io faccia?
San Bonaventura (Leggenda Maggiore (Cap. 111,2) che ci dice che il Santo era solito
rivolgere questo saluto: In ogni sua predica, all'esordio del discorso, salutava il
popolo con l'augurio di pace, dicendo:
Il Signore
vi dia la pace!
Anche la seguente giaculatoria, S. Francesco la ripet per una notte intera e fu motivo
che indusse il Beato Bernardo di Quintavalle a seguire il Santo. Dicono i Fioretti (Cap.
Il): santo Francesco, credendo veramente che messere Bernardo dormisse, in sul
primo sonno, si lev dal letto e puosesi in orazione levando gli occhi e le mani al cielo,
e con grandissima devozione e fervore, diceva: "Iddio mio, Iddio mio", e cos dicendo e
forte lagrimando istette fino al mattutino, sempre ripetendo: "Iddio mio, Iddio mio", e
non altro.
Dio mio!
Dio mio!
Ci riferisce Tommaso da Celano cap. Xl, 26, che una volta S. Francesco si ritir in un
luogo adatto per la preghiera. Vi rimase a lungo invocando con timore e tremore il
Dominatore di tutta la terra, ripensando con amarezza agli anni passati malamente e
ripetendo:
Oh Dio,
sii propizio
a me peccatore.
Frate Leone, dicono i Fioretti (3 Considerazione delle Sacre Stimmate) una notte non
trovando il Santo nella sua cella, lo and a cercare per la selva, e finalmente egli ud
la voce di Santo Francesco e, appressandosi, il vid stare ginocchioni in orazione con
la faccia e con le mani levate al cielo, e in fervore di spirito dicea:
La vita di San
Francesco d'Assisi
1
confonde la superbia
e tutti gli uomini di questo mondo
e tutte le cose di questo mondo.
La santa Carit
confonde tutte le diaboliche
e mondane tentazioni
e tutti i timori umani.
La santa Obbedienza
confonde tutte le volont carnali e corporali
e tiene il suo corpo mortificato,
in obbedienza allo spirito
e in obbedienza al proprio fratello,
e rende l'uomo soggetto
a tutti gli uomini di questo mondo
e non soltanto agli uomini,
ma anche agli animali, alle fiere,
cos che possono fare di lui
quello che vogliono
in quanto sar loro permesso dal Signore.
TI RINGRAZIO SIGNORE
Tommaso da Celano ci racconta che un ecclesiastico spagnolo, narrava a Francesco la
vita esemplare dei suoi frati che si trovavano in Spagna e siccome questo uomo
santissimo era meravigliosamente rapito in Dio e traboccava di gioia, quando
giungeva sino a lui il buon odore dei suoi figli... Francesco - conclude il da Celano non stava in s dalla gioia, inebriato com'era dal profumo dei suoi figli... Subito si mi se
a lodare il Signore e, come se il sentire parlare bene dei frati fosse l'unica sua gloria,
esclam dal profondo del cuore: Ti ringrazio, Signore.Recitiamola, perch i
sacerdoti, i religiosi, e i cristiani, diano sempre il buon esempio e una vera
testimonianza della loro fede.
Ti ringrazio,
Signore, che santifichi e guidi i poveri,
perch mi hai riempito di gioia
con queste notizie!
Benedici, ti prego,
con la pi ampia benedizione
e santifica con una grazia particolare
tutti quelli
che rendono odorosa di buoni esempi
la loro professione religiosa.
A CRISTO SIGNORE
esso il Serafico Padre dice: E il Signore mi dette tanta fede nelle chiese che cos
semplicemente pregavo e dicevo: "li adoriamo". I figli del Poverello, sull'esempio del
loro Padre, appena entrati in una Chiesa, fatta la genuflessione, si inginocchiano
e chinato il capo, recitano questo atto di fede e di adorazione, al Cristo presente sotto
le specie eucaristiche:
Ti adoriamo,
Signore Ges Cristo,
in tutte le tue chiese
che sono nel mondo intero,
e ti benediciamo,
poich con la tua santa croce
hai redento il mondo.
RAPISCA
riportata da Ubertino da Casale nel suo Arbor Vitae. S. Francesco molto spesso la
recitava, per come preghiera molto pi antica. Il Santo la adatt ai propri
sentimenti personali, apportandovi varie modificazioni.
Rapisca, ti prego, o Signore,
ladente e dolce forza del tuo amore
la mente mia da tutte le cose
che' sono sotto il cielo,
perch io muoia per amore dell'amor tuo,
come tu ti sei degnato
morire per amore dell'amore mio.
La vita di San
Francesco d'Assisi
1
ALLA VERGINE
Serafico Padre: Questa preghiera fu edita da Paul Sabatier, alla fine dello Speculum
Perfecfionis, ed posta dopo il Padre nostro parafrasate.
Santa Madre di Dio,
dolce e bella,
prega per noi il Re,
votatosi alla morte,
il tuo dolcissimo Figlio,
nostro Signore Ges Cristo,
di accordarci,
per sua bont,
e per i meriti,
della sua santissima incarnazione,
e della sua dolorosissima morte
il perdono dei nostri peccati. Amen.
riportata
dall'Anonimo
della Leggenda
Perugina. Peggiorando sempre pi in salute, Francesco si fece portare, dai suoi frati
alla Porziuncola in barella. Giunti vicino all'Ospedale, disse loro di posare la barella per
terra, ma voltandolo in modo che tenesse il viso rivolto verso la citt di Assisi: egli aveva perduto quasi del tutto la vista, per la gravissima, lunga intermit d'occhi. Si drizz
allora un poco sulla lettiga e benedisse Assisi con queste parole. Questa preghiera, noi
recitiamola per la nostra citt e per la nostra patria.
Signore,
credo che questa citt
sia stata anticamente rifugio e dimora
La vita di San
Francesco d'Assisi
1
, senza dubbio, merito del Poverello d'Assisi l'inizio della poesia italiana con
il Cantico di Frate Sole. Con questo Cantico delle Creature Francesco invita le
creature del cielo e della terra a lodare Iddio suo Signore. - Pensiamo quando lo
compose: all'indomani di una notte vertice di tutti i suoi dolori, l nella casupola di
frasche a San Damiano - quando - la voce di Dio lo assicura del Paradiso. Questo sta
a dire anche a noi come dobbiamo accettare i dolori della vita: volgendo sempre lo
sguardo al cielo. Ricordiamo che il Cantico, prima che poesia, preghiera di rin graziamento sgorgata dal cuore ferito dell'Assisiate, quando Dio lo assicura della
salvezza. Recitiamolo spesso anche noi con gli stessi sentimenti del Padre Serafico.
AItissimo, onnnipotente, bon Signore,
tue so le laude, la gloria e l'onore e
onne benedizione.
A te solo, Altissimo, se confano
e nullo omo digno te mentovare.
Laudato sie, mi Signore, cun tutte le tue creature,
spezialmente messer lo frate Sole,
lo quale iorno e allumini noi per lui.
La vita di San
Francesco d'Assisi
1
solo, nostro Redentore e Salvatore, a lui che compimento della storia dell'uomo e del
mondo.
Aiutaci, San Francesco d'Assisi, ad avvicinare alla Chiesa e al mondo di oggi il Cristo.
Tu, che hai portato nel tuo cuore le vicissitudini dei tuoi contemporanei, aiutaci, col
cuore vicino al cuore del Redentore, ad abbracciare le vicende degli uomini della
nostra epoca.
I difficili problemi sociali, economici, politici, i problemi della cultura e della civilt
contemporanea, tutte le sofferenze dell'uomo di oggi, i suoi dubbi, le sue negazioni, i
suoi sbandamenti, le sue tensioni, i suoi complessi, le sue inquietudini...
Aiutaci a tradurre tutto ci in semplice e fruttifero linguaggio del Vangelo.
Aiutaci a risolvere tutto in chiave evangelica affinch il Cristo stesso possa essere "Via,
Verit, Vita" per l'uomo del nostro tempo.
Questo chiede a Te, figlio santo della Chiesa, figlio della terra italiana, il Papa Giovanni
Paolo II, figlio della terra polacca.
E spera che non glielo rifiuterai, che lo aiuterai. Sei sempre stato buono e sempre ti sei
affrettato a portare aiuto a tutti coloro che si sono rivolti a Te.
S.
S.
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Francesco,
Francesco,
Francesco,
Agnello di Dio, che togli i peccati del mondo abbi piet di noi.
Prega per noi S. Francesco d'Assisi
Affinch siam fatti degni delle promesse di Cristo..
PREGHIAMO
Ti lodiamo o Dio Padre nostro con lo stesso cantico del tuo servo san Francesco
d'Assisi, che hai donato alla tua Chiesa come uomo nuovo e restauratore della vita
ispirata alla perfetta letizia del vangelo del tuo Figlio Ges Cristo e Nostro Signore che
vive e regna con Te, nell'unit dello Spirito Santo per tutti i secoli dei secoli. Amen
Roma, 29 marzo 2003
La vita di San
Francesco d'Assisi
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