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Che
ruolo
svolge
lo
spirito
assoluto
nel
sistema
di
Hegel
per qualcosa che non sia pensiero, poich ogni evento segue magari
inconsapevolmente una certa struttura razionale. Non esiste contrasto e nemmeno
differenza tra la Ragione e la realt: ci che accade giusto, logico e naturale
che accada (giustificazionismo francamente discutibile). Da qui, in Hegel, l'identit
tra essere e dover-essere, diversamente dalla soluzione kantiana.
3. Perch il divenire, il processo, lo svolgimento sono in Hegel indissolubilmente legati alla
logica dialettica?
La dialettica, oltre ad essere la legge logica di comprensione della realt e la legge
ontologica di sviluppo della realt, anche la legge che regola il divenire e per
questo legata indissolubilmente ad esso. Inoltre secondo Hegel pensare
dialetticamente significa pensare alla realt come ad un insieme di processi che
procedono secondo lo schema fisso di tesi, antitesi e sintesi, ovvero affermazione
di un concetto, sua negazione e infine unificazione di affermazione e negazione in
una sintesi superiore. Riaffermazione che viene identificata da Hegel con il termine
tecnico Aufhebung, il quale evidenzia l'idea di un superamento che sia un
"togliere", in quanto appunto qualcosa viene negato, sia un "conservare", dato che
Hegel intende la sintesi come mediazione, come unit del contraddittorio. Ogni
sintesi ottenuta poi rappresenta a sua volta un nuovo punto di partenza: la tesi a cui
si contrappone un'altra antitesi, da cui si svolge un'ulteriore sintesi e cos via. La
dialettica arriva cos ad esprimere un processo che porta a raggiungere l'obiettivo di
Hegel, ovvero la riunificazione del molteplice in una totalit sistematica.
non conoscibile, viene a cadere. Con Hegel viene meno, insomma, la distinzione tra
piano della realt e piano del pensiero, dal momento che al di l del pensiero, della
soggettivit
non
vi
alcuna
realt
indipendente.
Il punto pi manifesto del disaccordo forse rappresentato dalla cosmologia
razionale: secondo Kant la ragione giunge a proposizioni contraddittorie sul mondo
(e quando il mondo viene trattato come totalitdiventa un ente metafisico, non pi
scientifico), affermando, ad esempio, sia che la materia composta di parti
semplici, sia che la materia infinitamente divisibile. Per Kant questa
contraddizione della ragione con se stessa una dimostrazione lampante della
vacuit della metafisica (cio di una ragione infinita, svincolata dai limiti del
fenomenico). Per Hegel invece il contraddittorio diviene il motore stesso della
ragione: di una ragione infinita, intesa come totalit e processo, coincidente con la
stessa
realt.
Vi sono altre differenze tra i due pensatori. In particolare sul pensiero etico-politico
(si pensi ad esempio alla diversa considerazione della guerra), ma qui si volevano
sottolineare gli aspetti filosofici pi generali, anche se non possibile evitare
un'ultima considerazione. Nella ragion pratica, per Kant Dio un postulato, cio
un ideale indimostrabile e trascendente rispetto alla nostra vita. Per Hegel il divino
la stessa totalit, il processo immanente, la ragione infinita che si dispiega nel reale,
in cui Dio e uomo finiscono per coincidere. Ma questa coincidenza implica che il
senso dell'esistenza non pu essere cercato in un orizzonte esterno al mondo in cui
l'uomo vive.
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5. Perch la "coscienza infelice" una figura che pu essere assunta come chiave
interpretativa della Fenomenologia dello Spirito ?
La coscienza infelice pu essere considerata il concetto chiave
della Fenomenologia dello Spirito , perch solo tramite essa si giunge
dialetticamente alla conciliazione e alla fusione tra il finito e l'infinito.
La coscienza, infatti, raggiunge il suo stato di massima infelicit nel momento in cui
si presenta una separazione tra il mutevole e l'immutabile, tra la realt sensibile e la
realt
ultrasensibile.
Tale scissione risulta esplicita nella radicale separazione tra l'uomo e Dio, quando
l'uomo aliena se stesso per proiettarsi e conferire valore solo in Dio. Nascono cos
le religioni, storicamente rappresentate dall'Ebraismo e dal Cristianesimo
medievale; tali credenze non consentono per di soddisfare la pretesa umana di
cogliere in una presenza particolare e sensibile un Assoluto che si dimostra
irraggiungibile.
L'infelicit della coscienza viene descritta da Hegel tramite il seguente percorso:
1) la devozione: in cui il pensiero religioso costitutivamente incapace di elevarsi a
concetto;
2) il fare, l'operare: in cui la coscienza cerca di esprimersi nel mondo e nel lavoro,
rinunciando ad un contatto immediato con Dio, ma finendo per riconoscere come
appartenenti
a
Dio
le
proprie
opere;
3) la mortificazione di s: in cui si consuma la totale negazione ascetica dell'io a
favore
di
Dio.
Ma il punto pi basso e pi infelice di questo travagliato cammino trapassa
dialetticamente nel punto pi alto, nel momento in cui la coscienza, tentando invano
di raggiungere Dio, si rende conto di essere Dio, l'universale, il soggetto assoluto.
mezzo; questo rende difficile, vista la tensione tra impulsi e legge del dovere, se
non
impossibile
realizzare
la
felicit.
Hegel nel formulare il proprio sistema inserisce la morale all'interno dello spirito
oggettivo, che agisce a livello sociale distinguendolo in tre momenti: il diritto astratto
(tesi), che la manifestazione del valore del singolo individuo e concerne quindi
l'esistenza esterna della libert delle persone; la moralit (antitesi), che la sfera
della volont soggettiva quale si manifesta nell'interiorit e spinge all'azione; l'eticit
(sintesi), che la realizzazione del bene (tramite la famiglia, la societ civile e lo
Stato). Nella filosofia di Hegel il momento della moralit rimanda a Kant: entrambi i
filosofi mostrano come questo momento porti al conflitto tra la virt e la felicit, alla
scissione tra la soggettivit legata ai valori e il bene come si realizza
concretamente. Tale conflitto che Kant non riesce e non vuole risolvere, data la
tensione ineliminabile tra l'individuo e il corso delle cose, viene superato nella
filosofia hegeliana grazie all' eticit: ovvero alla realizzazione di s nell'ambito
famigliare, nella societ e nella dimensione dello stato.
9. Che cosa intende Hegel per societ civile e per stato?
La
societ
civile
Con la formazione di nuovi nuclei famigliari il sistema concorde della famiglia
si frantuma nel sistema atomistico conflittuale della societ civile, che si
identifica sostanzialmente con la sfera economico- sociale, giuridicoamministrativo del vivere insieme, cio come luogo di scontro e incontro che
dovranno
coesistere
tra
loro.
La societ civile si articola in tre momenti:
il sistema dei bisogni che nasce dal fatto che gli individui dovendo
soddisfare i propri bisogni danno origine a diverse classi ( sostanziale,
formale, universale).
l'amministrazione della giustizia, che concerne la sfera delle leggi e la
loro tutela .
la polizia e le corporazioni, che provvedono alla sicurezza sociale.
L'idea di porre fra individuo e stato la societ civile, stata ritenuta una delle
maggiori intuizioni di Hegel.
Lo
stato
Lo stato rappresenta la riaffermazione dell'unit della famiglia, in una
dimensione pi alta e con un significato pi complesso e articolato. Lo stato,
che Hegel definisce anche come l'ingresso di Dio nel mondo, la sintesi del
principio della famiglia e della societ civile, con lo sforzo di indirizzare i
particolarismi
verso
il
bene
collettivo.
Hegel rifiuta la concezione liberale di stato, poich ritiene che comporterebbe
una confusione tra societ civile e stato, riducendo lo stato a semplice tutore
dei particolarismi della societ civile. Allo stesso modo rifiuta la concezione
democratica, osservando che se la sovranit risiede nel popolo non si va
incontro se non a "confusi pensieri" in quanto il popolo al di fuori dello stato
solo
una
moltitudine
informe.
Hegel ritiene che la sovranit dello stato derivi dallo stato medesimo, che ha
in se stesso il proprio scopo e la propria ragion d'essere. Lo stato hegeliano
superiore
ad
essi.
Lo stato, che secondo Hegel deve mantenere un ordinamento monarchicocostituzionale e non democratico e liberale (secondo le teorie
contrattualistiche o giusnaturalistiche a cui si ispirava l'Illuminismo), diventa
dunque l'espressione dello spirito del popolo che esiste grazie alle leggi.
Il Rechtstaat di Hegel uno stato di diritto fondato sul rispetto delle leggi e
sulla salvaguardia della libert formale dell' individuo e della sua propriet.
Esso regolato da una costituzione che emerge dallo spirito del popolo in
stretto raccordo con la sua storia, le sue tradizioni e le sue caratteristiche
particolari e che non pu perci essere stabilita o costruita a tavolino
secondo
le
teorie
contrattualistiche.
Lo stato, inoltre, per Hegel l' incarnazione della volont divina che
organizza il mondo ed quindi immune dai vincoli imposti dalla morale o da
un eventuale diritto internazionale.
11. Perch diversi pensatori contemporanei (tra cui Popper e Bobbio) sono critici
nei confronti del pensiero politico di Hegel?
Nel pensiero politico di Hegel, la razionalit contiene implicitamente la
libert, ovvero lo sviluppo della ragione coincide con il progresso dialettico
dell'essere liberi. L'individuo davvero libero quando si riconosce in
organismi etici che lo trascendono come la famiglia e lo stato. Ma se ci si
pone dal punto di vista dell'individuo si condannati a non raggiungere mai l
'universalit in quanto la ragione "reale" non quella dell'individuo ma quella
dello spirito o dello stato, che per Hegel sono "sostanza" proprio nel senso
etimologico di sub-stantia, cio di sostrato che regge e rende possibile ogni
atto della vita individuale . Quindi le idee di Hegel dimostrano la loro
appartenenza a quella che Popper chiamava "Societ chiusa", cio individui
regolati secondo norme rigide di comportamento; nettamente in contrasto
invece il punto di vista dello stesso Popper, il quale sosteneva la "Societ
aperta" dove il cittadino salvaguardato tramite istituzioni pi democratiche
rispetto allo statalismo hegeliano. Anche Bobbio ha insistito sul fatto che gli
aspetti anti-democratici del marxismo nuocevano alla salute della societ ed
egli stesso ha aderito pi volentieri ad ideali socialisti liberali. Riguardo agli
aspetti storicamente "conservatori" della filosofia politica hegeliana, Bobbio
ha scritto ad esempio: "Hegel non un reazionario ma non neppure un