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Relazioni e gestioni dei conflitti di D.

De Silvestri
Presentazione
La gestione di un'organizzazione complessa qual la scuola dell'autonomia richiede un
crescendo di competenze nella gestione delle relazioni interpersonali e di gruppo,
nonch dei conflitti che inevitabilmente si determinano quando si scontrano diversi
interessi. I 4 casi messi a disposizione affrontano gli aspetti nodali di questa
problematica, sollecitando una riflessione critica, fornendo un inquadramento
scientifico, riferimenti bibliografici e proposte di soluzioni, nonch spunti per
approfondimenti da realizzare con le attivit in presenza e nel Forum.
Attivit 1
Caso di Studio
Argomento: La gestione del conflitto tra docenti
Tempo stimato: 2 ore
Parole chiave:
Conflitto
relazioni interpersonali
gruppo
negoziazione
intelligenza emotiva
funzione obiettivo
escalation
clima relazionale
Scenario
La problematica quella delle funzioni strumentali al piano dell'offerta formativa. Il
caso relativo al periodo in cui la materia era regolamentata dall'art.28 del CCNL 265-1999 e dell'art. 37 del CCNI del 31.08.99; ci per consentire di effettuare una
riflessione su quanto si mantenuto e quanto si invece modificato con l'avvento del
nuovo CCNL pubblicato sul n 135 del supplemento ordinario della Gazzetta Ufficiale,
n 188, del 14 Agosto 2003.
Il caso si svolge in una scuola secondaria di secondo grado.

L'attribuzione degli incarichi di funzione obiettivo argomento che ha creato nella


scuola un discreto livello di conflittualit, cos come spesso accade in materia di
attribuzione di incarichi aggiuntivi che prevedono compensi. Di norma tale
conflittualit coinvolge direttamente il capo d'istituto, ma qui l'attenzione viene
focalizzata sulle problematiche relazionali tra docenti.
Obiettivi
Acquisire competenze per la gestione di una leadership positiva;
Acquisire conoscenze/competenze in ordine a:
- difficolt relazionali e sviluppo del conflitto;
- l'escalation nel conflitto tra docenti;
- gestione di riunioni efficaci per facilitare la comunicazione e diminuire le probabilit
di conflitto;
- promuovere iniziative di de-escalation
- sviluppare nell'istituzione scolastica atteggiamenti collaborativi e di fiducia
- saper gestire il conflitto in termini di opportunit di crescita per l'istituzione
scolastica.
Analizzare la problematica degli incarichi di FO e saperne gestire correttamente
l'applicazione.
Concetti teorici di base
Innanzi tutto alcuni elementi tecnici relativi all'oggetto del caso.
La materia delle funzioni strumentali al piano dell'offerta formativa regolamentata
dall'art. 30 del CCNL e rientra tra le attivit aggiuntive previste per il profilo docente.
Il comma 1 del suddetto articolo recita: "Per la realizzazione delle finalit istituzionali
della scuola in regime di autonomia, la risorsa fondamentale costituita dal
patrimonio professionale dei docenti, da valorizzare per la realizzazione e la gestione
del piano dell'offerta formativa dell'istituto e per la realizzazione di progetti formativi
d'intesa con enti ed istituzioni esterni alla scuola." E' opportuno sottolineare che
spetta al collegio dei docenti individuare i criteri di assegnazione, identificare le
funzioni ed attribuirle. Non bisogna quindi confondere queste funzioni con gli incarichi
aggiuntivi di collaborazione che competono al DS e che sono regolamentati dall'art. 31
del suddetto contratto.

Quella del saper lavorare in gruppo non una competenza scontata ed inevitabile
che nell'interazione umana nascano dei conflitti. In sintesi possiamo identificare il
conflitto come l'evento che interviene quanto si scontrano interessi diversi, scopi che
non possono essere simultaneamente conseguiti senza che l'uno prevalga sull'altro.
Va detto subito che il conflitto non va inteso sempre come un evento dannoso e da
evitare, anzi quasi sempre un conflitto, se viene gestito opportunamente costituisce
un momento di crescita per le persone e per i gruppi, nonch favorire la realizzazione
professionale che torna a vantaggio tanto dei soggetti che delle istituzioni. il conflitto
oggi diventata un'emozione collettiva, una forza produttiva,una necessit negoziale
che costituisce la matrice della produzione della ricchezza;
Vi sono numerose strategie per la gestione del conflitto, tra cui: saper individuare
precocemente gli indicatori che fanno scaturire il conflitto; conoscere le dinamiche
che caratterizzano i rapporti interpersonali e di gruppo; saper attuare strategie di
ascolto (ascolto attivo, empatia).
Majer (1995) sostiene che le cause del conflitto intrapersonale sono prevalentemente
di tipo strutturale:
1. incompatibilit persona/compito;
2. incompatibilit tra bisogni della persona e obiettivi organizzativi;
3. richieste eccessive da parte dell'organizzazione rispetto alle reali capacit della
persona.
Attivit 1- Fase 1
Il caso
Prima fase - Collegio dei docenti del 2 settembre '03.
E' il primo collegio docenti del nuovo anno scolastico. Il Dirigente apre i lavori con una
serie di comunicazioni sul calendario scolastico, quindi informa che anche quest'anno
si dovr provvedere all'identificazione delle funzioni strumentali al piano dell'offerta
formativa. A tal fine propone la costituzione di una commissione con il compito di
svolgere il lavoro istruttorio. Dopo alcuni interventi in un brusio generale che segnala
un apparente disinteresse, si approva a larga maggioranza di rinnovare la
commissione dello scorso anno, previa rassicurazione che le ore impiegate saranno
oggetto di incentivazione con il fondo d'istituto. La professoressa Rossi, gi in passato
coordinatrice della commissione, propone che si mantengano le cinque funzioni dello

scorso anno e invita i colleghi interessati all'attribuzione a presentare i curricoli e le


domande. Durante il suo intervento il brusio cresce e il capo d'istituto si vede costretto
a richiamare a pi riprese l'attenzione del collegio. In realt le "funzioni obiettivo"
avevano suscitato un certo interesse solo il primo anno di applicazione del contratto
ed a giugno, in sede di verifica delle attivit del POF, le relazioni dei docenti FO erano
state una sequela di lamentazioni: troppo lavoro, una retribuzione ridicola, mancanza
di aiuto da parte dei colleghi, poca chiarezza sui compiti e, dulcis in fundo, la
frequenza di un corso obbligatorio di ben 40 ore!
Attivit 1 - Fase 2
Seconda fase Collegio dei docenti del 30 settembre 03.
Il Dirigente invita la professoressa Rossi ad illustrare lesito dellistruttoria relativa
allattribuzione delle funzioni strumentali al POF. Sono pervenute sei candidature
rispettivamente per: coordinamento laboratori dinformatica, gestione quadri orari,
organizzazione visite guidate e viaggi distruzione, coordinamento biblioteca,
coordinamento sede staccata, integrazione alunni in difficolt. La Rossi propone
unapprovazione per alzata di mano, cos come avvenuto in passato. Tutto procede
tranquillamente fino al momento di deliberare la funzione sullintegrazione, per la
quale si proposta la Prof.ssa Luisa M. I voti a favore risultano infatti solo 35 a fronte
di 28 contrari e 37 astenuti. La Rossi fa presente che i criteri deliberati dal Collegio il
primo anno, e successivamente mai modificati, richiedono almeno il 50% + 1 dei voti
favorevoli e il Dirigente conseguentemente conclude che risultano deliberate solo le
prime 5 funzioni. La professoressa Luisa chiede allora la parola: "Io non cero quando
stato deciso di fissare quel criterio, che daltra parte ritengo palesemente illegittimo,
e poi lo scorso anno quando ho presentato la mia relazione finale cera stato un
applauso generale per il lavoro che ho svolto e ci, a norma di contratto, rende
automatica la conferma per questanno". Lintervento scatena tutta una serie di
reazioni e commenti confusi. Uno di questi per si ode benissimo: "Era un applauso
liberatorio, ne avevamo le tasche piene!"
Il Dirigente invita alla calma ed alla moderazione. Luisa si alza e ribatte verso la platea
che certa gente dovrebbe almeno avere il pudore di tacere o almeno il coraggio di dire
apertamente ci che pensa; prosegue affermando che risaputo che gli scansafatiche
vedono di cattivo occhio chi vorrebbe fare di pi per evitare linsuccesso scolastico;
conclude chiedendo al Dirigente di prendere posizione in merito. Questi risponde che

quella delle funzioni obiettivo materia di competenza esclusiva del collegio docenti,
pertanto suo dovere limitarsi a rispettarne la volont: molti applaudono. Luisa allora
replica che vergognoso che un collegio svilisca il senso delle funzioni obiettivo ad
organizzazione delle gite o a compiti amministrativi come la definizione dellorario.
La riunione a questo punto si fortemente animata e si alternano numerosi interventi
su fronti contrapposti.
C chi rifiuta le critiche di Luisa e la invita a prendere atto, indipendentemente da
tutto, di non risultare gradita alla maggioranza; altri sostengono invece che ha ragione
lei e che si dovrebbero attivare funzioni capaci di valorizzare e qualificare meglio il
POF: lintegrazione degli alunni in difficolt va in questo senso.
Attivit 1 - Fase 3
Terza fase le ricadute
In sala professori si respira il clima del conflitto: coloro che si erano schierati su fronti
contrapposti si ignorano reciprocamente e non mancano battute sarcastiche, nonch
complici sorrisi dintesa. Il guaio che la cosa sembra mettere in discussione anche
alcuni progetti su cui sembrava si fossero sviluppate intese e diffusa condivisione. Il
Dirigente ha ricevuto una telefonata da parte della segreteria provinciale di un
sindacato che ha minacciato di intraprendere unazione legale per difendere i diritti
della professoressa Luisa, ma francamente lui si sente incolpevole ed impotente: non
pu sostituirsi al collegio dei docenti e deve rispettarne la volont. Si dice anche
personalmente convinto che il progetto dintegrazione, pur se da migliorare, pu
essere una risorsa per la scuola, ma teme che convocare una nuova riunione
otterrebbe leffetto contrario: radicamento delle posizioni ed escalation conflittuale.
Attivit 1 - Fase 4
Domande
- E' corretta la prassi seguita per l'individuazione delle funzioni strumentali al piano
dell'offerta formativa?
- Che tipi d'intervento potrebbe promuovere il dirigente scolastico per risolvere
tecnicamente la questione mirando
all'interesse dell'istituto?

- Quali interventi potrebbe promuovere il Dirigente per abbassare la tensione a livello


relazionale e favorire il ritorno ad un clima collaborativo?
- Quali strategie si possono attuare per ricomporre un conflitto tra docenti?
- Che cosa si intende per ascolto attivo?
Prendendo spunto da esperienze gi attuate (http://www.cittadellascienza.it/lamo/documentipdf/doc_climaorganizz.pdf

http://www.psicologi.fvg.it/allegati/relazioni_umane/dudine1.doc

http://www.cuboconsulenza.com/pages/art26.html

) predisporre un semplice questionario sul clima

organizzativo.
La materia relativa all'identificazione delle funzioni strumentali al piano dell'offerta
formativa regolato dall'art. 30 del CCNL 2003 (si consiglia altres la lettura degli
articoli 6 e 31). Per approfondimento e spunti di riflessione vedi: Funzioni obiettivo:
una storia "dentro" l'autonomia di Giancarlo Cerini
http://www.edscuola.com/archivio/riformeonline/fo2002.html .

Attivit 2
Argomento: La Gestione della Comunicazione multimediale
Tempo stimato: 2 ore
Parole chiave:
comunicazione
virtuale
internet/intranet
sito Web
telematica
infrastrutture tecnologiche
TIC
E-mail
multimedialit
pagine web
Html
banda larga
wireless

Scenario
LIstituto Comprensivo di Belpicco composto di 12 plessi, tutti di montagna: 4 di
scuola dellinfanzia, 5 di scuola primaria e 3 di scuola secondaria di I grado. Fino a un
paio danni fa la pur complessa struttura dellistituto non aveva fatto rilevare
particolari problemi nella gestione della comunicazione: le disposizioni arrivavano dal
Provveditorato lasciando tempi di risposta ragionevoli, un incaricato di ogni plesso
passava settimanalmente a prendere la corrispondenza in ufficio di segreteria e per le
cose urgenti in ogni edificio era stato installato il fax. Ora per sembra che non ci sia
pi il tempo per assicurare uninformazione puntuale e favorire una comunicazione
efficace: ogni giorno ci sono da scaricare decine di e-mail (spesso nella difficolt di
discriminare le cose importanti dalla "spazzatura"); molte cose importanti vengono
pubblicate sui siti telematici e si rischia di venire a sapere solo troppo tardi dove e
quando reperirle; i docenti lamentano di non essere puntualmente informati e
contestano il mancato recapito delle "circolari"; talora il personale e le famiglie sono in
possesso di informazioni su cui chiedono chiarimenti che la scuola non ha ancora
avuto modo di conoscere ed approfondire.
Obiettivi
Stimolare una riflessione sulla complessit della comunicazione allinterno della scuola
e verso lesterno con particolare riferimento al cambiamento indotto dalle TIC (nuove
tecnologie dellinformazione e della comunicazione).
In particolare acquisire informazioni e conoscenze intorno a:
- spazi e caratteristiche della comunicazione multimediale;
- terminologia legata alla telematica;
- progetti in corso per il rinnovamento delle infrastrutture tecnologiche e la formazione
del personale;
- problemi di comunicazione nel settore dellorganizzazione scolastica ed in quello
della didattica.
Proporre spunti per possibili soluzioni applicative che favoriscano una corretta gestione
della comunicazione multimediale per migliorare la qualit del servizio scolastico:
- Analisi della situazione distituto;
- Confronto dei punti di vista;
- Azioni specifiche per ladeguamento delle infrastrutture.

Concetti teorici di base


Grazie al crescente sviluppo delle TIC anche le scuole e lamministrazione scolastica
vivono un processo di rinnovamento che sta progressivamente mettendo in crisi il
tradizionale modo di comunicare. Tale transizione richiede lassunzione di un diverso
"modello culturale" il quale, proprio per questo, prevede tempi di maturazione che
variano in relazione alle strutture ed ai soggetti coinvolti. Il MIUR e le Direzioni
Regionali hanno profuso e stanno profondendo uno sforzo particolarmente significativo
per formare il personale e dotare scuole ed uffici di attrezzature adeguate. Si
considerino a titolo di esempio il piano per le Infrastrutture Tecnologiche e le nuove
modalit di accesso al sistema informativo (CC. MM.

152/01

114/03)

e il Piano

Nazionale di Formazione sulle Competenze Informatiche e Tecnologiche del Personale


della scuola (CM 55/02).
Attualmente il panorama nazionale appare differenziato con zone di eccellenza (a
cosiddetta macchia di leopardo, presenti al nord cos come al sud) ed altre in cui il
cambiamento stenta a decollare. Uno dei problemi maggiori consiste nella difficolt di
coniugare la rigidit di certa prassi burocratica con la "informalit" dellelettronica,
che, come noto, non supporta i timbri rotondi e la carta bollata. Un altro elemento di
debolezza consiste nel fatto che spesso si creato un doppione inutile per cui si
sovrappone la posta elettronica a quella, pi rassicurante, cartacea; ma il settore in
cui si registrano le maggiori difficolt indubbiamente quello dellazione didattica,
tuttora prevalentemente mediata quasi esclusivamente dai libri e dal linguaggio
verbale. Infatti, se da un lato si stanno facendo rilevanti progressi per alfabetizzare il
personale nelluso del computer e per dotare le scuole di laboratori tecnologicamente
avanzati, dallaltro ben poco sta cambiando nella quotidianit del far scuola. Gli alunni
vengono portati in laboratorio per fare esperienza di interazione con le TIC, ma poco o
nulla cambia quando si torna in classe.
Per un glossario sulla terminologia tecnica:

http://www.tuttoperinternet.it/lezioni/glossario.htm
Attivit 2 - Fase 1
Il caso

Visto la rilevanza e la problematicit che ha assunto la questione della comunicazione


nell'IC di Belpicco, il Dirigente ha deciso di fare il punto della situazione per elaborare
uno piano strategico ad hoc. Ha convocato una riunione in cui sono presenti: il suo
collaboratore di fiducia, la docente cui stata attribuita una funzione obiettivo per le
TIC, la DSGA, il presidente del Consiglio d'Istituto, le RSU.
Il Dirigente apre l'incontro esponendo brevemente la situazione che, secondo il suo
punto di vista, sta mettendo in crisi il sistema di comunicazione dell'istituto e chiede
se i presenti siano in grado di avanzare delle proposte risolutive.
Si riporta la sintesi dei diversi interventi.
Presidente Consiglio dIstituto:
Ringrazio il preside perch, diciamolo, era ora di affrontare seriamente questo
argomento. Se vero, come si sostiene da pi parti, che la scuola unazienda la
quale deve connotarsi in termini di qualit non pu restare ancorata a cartelle, faldoni,
gessi e lavagne dardesia ed i nostri figli hanno diritto di usufruire delle stesse
opportunit formative di cui godono gli alunni di citt. Per esempio, non ha senso che
mio figlio a casa navighi tranquillamente in Internet, comunichi con un compagno
canadese che ha conosciuto al mare, mentre il prof. di matematica non vuole che in
classe non si usi non dico il computer, ma nemmeno la calcolatrice. E poi, non vorrei
sembrare irrispettoso e vi prego di dare un senso costruttivo alle mie parole, dove sta
il POF? A casa abbiamo ricevuto una specie di dpliant fatto di due fotocopie e ci si
detto che il documento completo in visione in segreteria. Chi ha tempo di venire qui
a leggersi duecento pagine di roba?
DSGA:
Guardi che le ho gi detto che se vuole il POF completo glielo fotocopiamo.
Presidente Consiglio dIstituto:
Non questo il problema, anche se vorrei vedere come fareste se tutte le 817 famiglie
dellIstituto chiedessero le fotocopie. La questione che nel 2003 ognuno dovrebbe
essere messo nella possibilit di comunicare con la scuola standosene tranquillamente
a casa o in ufficio.
Insegnante Funzione Obiettivo:

Vorrei far rilevare che tra pochi giorni la nostra scuola avr un proprio sito web ed io
ho quasi finito di predisporre una versione del POF in HTML. Ma vorrei precisare
ancora una volta che il problema non consiste tanto nellaprire il sito, ma nel tenerlo
sistematicamente aggiornato. Chi lo dovrebbe fare? Non certo io: i 1.500 Euro che mi
sono stati promessi per la funzione strumentale di cui sono incaricato non sono
nemmeno lontanamente remunerativi di quello che mi sono sobbarcata questanno.
Dirigente:
Colgo loccasione professoressa per ringraziarla pubblicamente del suo lavoro. Io
credo che in accordo con le RSU troveremo nuove risorse nel fondo distituto. Abbiamo
poi 25 docenti che stanno seguendo i corsi TIC e anche in segreteria si sta
cominciando a maneggiare i computer con pi disinvoltura.
Primo sindacalista:
Poich siamo stati chiamati in causa, mi permetto di obiettare al presidente del CdI
che il personale scolastico sta facendo anche troppo. Chi lavora nel privato ed ha la
possibilit di investire anche grosse somme di denaro dovrebbe conoscere meglio le
ristrettezze in cui naviga la scuola prima di esprimere giudizi. Tanto per cominciare il
fondo distituto ridotto allosso e bisogna mettersi in testa che finita la stagione del
"volontariato". Il nuovo contratto ribadisce chiaramente quali e quanti sono gli obblighi
di servizio. Vogliono che ci impegniamo per una sorta di riconversione professionale?
Benissimo, fa parte dei tempi, ma nelle aziende il personale viene pagato per
riqualificarsi.
Dirigente
Vi pregherei di evitare le polemiche e di non entrare in questioni sindacali: non
questa la sede. Credo sia nostro comune desiderio cercare di fare il meglio di quanto
possibile: qualche idea interessante gi emersa e sono convinto abbiate altri
importanti suggerimenti da darci.
Il Collaboratore:
Grazie preside per avermi in qualche modo anticipato. Io, per esempio, punterei a due
obiettivi minimali: primo migliorare la comunicazione tanto interna che con lesterno,

secondo promuovere qualche progetto per favorire luso delle TIC nellattivit
didattica.
Per questo aspetto credo ci sia una disponibilit di fondo da parte di molti insegnanti e
da questanno avremo finalmente tutti i plessi dotati del laboratorio dinformatica.
Credo che sar possibile iniziare a portarci gli alunni, magari partendo da quelli pi
grandicelli.
Secondo sindacalista:
Caro collega, ti stai dimenticando che la riforma, anche solo per la parte
regolamentata dal

decreto n. 61,

fa riferimento alle prime classi? Bisogna iniziare dalla

primaria, ma i computer saranno connessi in Internet? Si potranno usare o riceveremo


continuamente tirate dorecchie dalla segreteria perch la connessione telefonica costa
cara e i Comuni si lamentano?
Insegnante Funzione Obiettivo:
Tra qualche mese ci sar la disponibilit di avere la connessione in banda larga in tre
dei nostri quattro plessi. Ci vorr dire lavorare in Internet in qualsiasi momento e
senza costi orari ed ho gi spiegato alla DSGA che lonere dellabbonamento sar
molto contenuto.
Bisogna per deciderci a sveltire le operazioni di cablaggio dei laboratori, cosa non
facile: i Comuni, cui compete la gestione degli edifici e degli impianti di cui sono
dotati, temporeggiano e/o fanno le orecchie da mercante.
Dirigente:
In questo mi si permetta di insistere per il rispetto dei tempi e delle prassi giuste: il
D.leg.vo 626

ci sta gi dando anche troppi grattacapi e non credo migliorer la

comunicazione con il preside in galera.


Secondo sindacalista:
E unillusione credere di cambiare il modo di fare scuola riempiendo una stanza di
computer, con o senza cablaggi. Cosa dovrei fare io durante la mia lezione di geografia
se volessi utilizzare le possibilit offerte da Internet? Dovrei cercare il bidello che ha le

chiavi, controllare che il laboratorio sia libero, quindi prendere 28 ragazzini e perdere
mezzora solo per spostarmi ed attivare il server? Quello di cui si parla un
cambiamento solo di facciata.
Presidente Consiglio dIstituto
Nella mia azienda abbiamo risolto questi problemi con la tecnologia wireless: vi sono
dei computer posizionati su carrelli, connessi ad Internet via radio, che possono essere
spostati tranquillamente da una stanza allaltra. Lei professore potrebbe averne uno in
classe e portarlo da unaula allaltra senza bisogno che tutto ledificio sia cablato.
Insegnante Funzione Obiettivo:
Questa potrebbe essere una buona soluzione, ma in ogni plesso dovrebbe essere a
disposizione anche un videoproiettore perch sia visibile in grande ci che
normalmente si pu vedere in monitor e soprattutto torno a ribadire lurgenza che la
scuola disponga di un sito tenuto sistematicamente aggiornato. I genitori potrebbero
imparare ad entrarci per trovare tutte le informazioni di cui dispone la scuola,
ovviamente quelle non assoggettate a vincoli di privacy, ed i docenti potrebbero
abituarsi ad andare a ricercare linformazione direttamente alla fonte. Proprio in
questo dovrebbe consistere uno dei maggiori cambiamenti: uscire dalla logica che
qualcuno ti deve far pervenire le notizie a casa tua o presso la tua scuola, per entrare
in quella che spetta ad ognuno di noi attrezzarsi per recuperare le informazioni dove
sono disponibili, immediatamente, con un semplice click.
Dirigente:
Largomento non certo concluso, ma abbiamo messo molta carne al fuoco e bisogna
cominciare a pensare cosa fare, con quali priorit, quali costi e in quali tempi.
Attivit 2 - Fase 3
Domande
- Conosce le problematiche di tipo tecnologico che il caso propone?
- C' qualche aspetto su cui vorrebbe saperne di pi?
- Come stata risolta questa questione nella/e scuola/e presso cui lei ha operato negli
ultimi anni?

- Ha rilevato difficolt simili a quelle evidenziate in questo caso?


- Quali tra le proposte che emergono nella discussione le sembrano pi interessanti e
perch?
- Avrebbe altre soluzioni alternative o da affiancare a quelle ipotizzate nell'IC di
Belpicco?
Realizzare un elaborato con soluzioni alternative discutendone nel forum
Attivit 2 - Fase 4
Eventuale spunti di riflessione per la discussione in aula
Partendo dai profili tratteggiati nel caso allestire un role play. Gli attori non dovrebbero
limitarsi a ripetere quanto compare dei profili dei protagonisti di questo caso, ma
interpretare liberamente il ruolo anche in riferimento alla propria esperienza
personale.
Il role play dovrebbe prevedere le seguenti fasi:
1-Attribuzione dei ruoli agli attori;
2- tempo di rielaborazione per gli attori all'esterno del set e predisposizione set
3- istruzione al pubblico (chi osservare e cosa osservare)
4- Analisi delle osservazioni;
5- Analisi delle'esperienza vissuta dagli attori;
6- Considerazioni conclusive su quanto emerso dal role play;
7- Ulteriori piste per approfondire l'argomento.
Attivit 3
Studio di caso
Argomento: La gestione delle relazioni con il territorio
Tempo stimato: 2 ore
Parole chiave:
relazione
territorio
enti locali

difesa di territorio
comunicazione
conflitto
negoziazione
Scenario
Le relazioni con il territorio costituiscono nella scuola dellautonomia uno degli aspetti
pi delicati e difficile gestione. Infatti i portatori dinteresse in tema di educazione
sono molti e differenziati e diventa fondamentale riuscire a far confluire le loro
differenti istanze in un organico progetto educativo territoriale. Talora, per, come nel
caso seguente, basta poco per creare fratture relazionali che rischiano di mettere in
crisi la condivisione del progetto e creare conflitti difficilmente sanabili.
Il caso ha come oggetto del contendere la palestra di un edificio scolastico, che
emblematicamente rappresenta un "territorio" su cui tutti vantano diritti e priorit: la
scuola per lattivit didattica; il Comune che lente proprietario delledificio e che pu
autorizzarne luso a terzi, pur nel rispetto delle esigenze prioritarie della scuola; la
collettivit (associazioni sportive, genitori, altri) che, in carenza di spazi alternativi,
chiedono di poter fare uso delle strutture e delle attrezzature pubbliche. Spesso
lintento che muove i diversi attori il medesimo e pu accadere anche che il target
sia lo stesso, ma sempre difficile condividere uno stesso territorio evitando invasioni
di campo e conseguenti reazioni di difesa.
Obiettivi
Capire la complessit e le dinamiche che caratterizzano la gestione delle relazioni con
il territorio.
Individuare la molteplicit dei portatori dinteresse in tema deducazione
Assumere dislocazioni prospettiche che aiutino a far comprendere i diversi punti di
vista
Individuare possibili strategie per:
- evitare sconfinamenti nella gestione di beni e/o progetti dinteresse comune
- promuovere la facilitazione di relazioni positive
- approntare strumenti di de-escalation e strategie per la ricomposizione dei conflitti,
anche partendo da esperienze vissute personalmente, a livello diretto o indiretto.

Saper approntare strategie (azioni, tempi, modi, persone/gruppi da coinvolgere) per


ricomporre il conflitto e facilitare linstaurarsi a scuola di un clima collaborativi.
In attivit in presenza: sperimentare la tecnica della negoziazione per la presa di
decisione in gruppo.
Concetti teorici di base
Il comma 1 dellart.1 del

DPR 275

del 99 recita: "Le istituzioni scolastiche sono

espressioni di autonomia funzionale e provvedono alla definizione e alla realizzazione


dell'offerta formativa, nel rispetto delle funzioni delegate alle Regioni e dei compiti e
funzioni trasferiti agli Enti locali, ai sensi degli articoli 138 e 139 del
marzo 1998, n. 112.

decreto legislativo 31

A tal fine interagiscono tra loro e con gli Enti locali promuovendo il

raccordo e la sintesi tra le esigenze e le potenzialit individuali e gli obiettivi nazionali


del sistema di istruzione." Il Regolamento recante norme in materia di autonomia
delle istituzioni scolastiche chiarisce quindi che lofferta formativa non pertinenza
esclusiva della scuola, ma deve tener conto di altre esigenze e prerogative,
riconducendole a sintesi in un comune progetto educativo. Anche il Pof, elaborato dal
collegio dei docenti, deve tener conto delle proposte e dei pareri formulati dagli
organismi e dalle associazioni anche di fatto dei genitori. Accettare che altri, estranei
alla scuola, possano interessarsi di educazione e formazione, e pretendano di non farlo
da una posizione di subordine, induce quella che in psicologia viene definita come
percezione di insufficienza di territorio.
Per l'approccio etologico tale percezione d origine a manifestazioni di difesa e di
aggressivit. Questi meccanismi sono stati studiati a lungo su diverse specie animali,
ma caratterizzano anche, seppure in forme e diverse e con differenti modalit, il
comportamento umano. Succede, per esempio, che tutti proviamo una sensazione di
malessere se dobbiamo condividere un ascensore di piccole dimensioni con estranei e
sono ben noti i conflitti che si possono innescare per un parcheggio o per un bambino
che al mare fa la buca allombra dellaltrui ombrellone.
Chi chiamato, come il capo distituto, a gestire un ruolo di leadership, ha il compito
di valorizzare leterogeneit e la diversit dei punti di vista creando i presupposti per
un confronto dialettico aperto, che produca reciprochi legami di fiducia e che induca
un sentimento di comune appartenenza. Non infatti n possibile, n auspicabile,
pretendere di omologare leterogeneit, ma si possono trovare intese che portano ad

una comune positiva gestione del "territorio", seppure nel reciproco rispetto di
peculiarit, ruoli e competenze.
Attivit 3 - Fase 1
Il Caso
Nell'anno 2002 in una scuola media di I grado di un grosso paese alla periferia di una
cittadina di provincia stata attivata, tra le altre, una funzione obiettivo nell'ambito
dell'area 3.3 (servizio socio-psicologico). Ne stato incaricata Giovanna,
un'insegnante con 16 anni di anzianit, molto impegnata in attivit di ricerca, sempre
in prima fila quando c' da affrontare l'innovazione, sostanzialmente apprezzata dalle
famiglie, ma talora osteggiata dai colleghi, quelli che non digeriscono volentieri "quel
fare saputello da prima della classe". Nelle riunioni del Collegio dei Docenti desidera
sempre intervenire e c' chi si lancia sorrisetti complici e fa battutine sottovoce
quando chiede la parola. Il dirigente scolastico quest'anno sembra particolarmente
ansioso e continua a dire che non riesce a sostenere il carico di lavoro imposto da
tutte le novit che sono nell'aria. Nel suo lavoro di capo cerca di mediare il pi
possibile evitando di drammatizzare troppo. Un esempio ne l'atteggiamento che ha
nei confronti della riforma: "Niente panico e non facciamoci incantare dai neologismi,
in fin dei conti il portfolio non che una cartella e non ci mancano certo le cose da
metterci dentro".
Quindici giorni fa Giovanna entrata nel suo ufficio con il suo solito entusiasmo e gli
ha proposto che, con i fondi aggiuntivi appena arrivati dalla banca, si poteva
organizzare un corso di "psicodinamicit" per docenti, a suo dire un toccasana per
promuovere un'idea d'insegnamento meno ancorata al tradizionale, aperta a nuovi
linguaggi, capace di sensibilizzare gli insegnanti alla valorizzazione della molteplicit
delle intelligenze dei loro alunni. Il preside ha cercato di contenere l'eccitazione
dell'insegnante, ha detto che gi anni prima c'erano stati corsi di psicomotricit, ma
Giovanna ha replicato che la psicomotricit non ha nulla a che vedere con la
psicodinamicit e, alla fine, il dirigente ha acconsentito ad inserire la proposta al
quinto punto dell'OdG del Collegio Docenti. Durante quest'ultimo ha lasciato che
Giovanna facesse una breve presentazione dell'iniziativa e poi l'ha messa ai voti,
anche se lei insisteva perch ci fosse un dibattito. Il corso stato approvato con una
maggioranza risicata tra borbottii e lamentele. Un docente si inalberato contro "certe
pagliacciate che poco hanno a che vedere con il fare scuola", concludendo che "poi

non ci si deve lamentare se la gente arriva a vent'anni che non sa ancora leggere e
scrivere". Giovanna ha tentato di ribattere, ma il preside ha troncato di netto
affermando che la decisione era gi stata democraticamente presa e non c'era pi
nulla da discutere.
Alla fine si sono iscritte al corso solo 11 persone.
Una settimana dopo Giovanna andata dal dirigente ed ha presentato il calendario dei
lavori: sei incontri in palestra il venerd dalle 16 alle 19. Sembrava che tutto filasse
liscio, ma dopo qualche giorno Giovanna ha ricevuto l'avviso che doveva cambiare
giorno perch il venerd la palestra doveva essere data alla societ sportiva Fortitudo
per un corso di pallavolo rivolto agli adolescenti del paese: aveva telefonato il sindaco
in persona e, a detta del preside, bisognava assolutamente evitare di creare un
conflitto con l'amministrazione comunale, proprio ora che si era impegnata ad erogare
un sostanzioso contributo. Giovanna andata su tutte le furie: trovare un giorno che
andasse bene a tutti non era stato facile. Il prof. Vanderglasich, l'esperto di
psicodinamicit, avrebbe potuto cambiare giorno? Era giusto che i locali della scuola
venissero usati prioritariamente dagli esterni rispetto alle necessit interne? Giovanna
ha deciso di fare un giro di telefonate ai 10 colleghi coinvolti ed assieme hanno scritto
una lettera al preside, nonch per conoscenza al consiglio d'istituto, al sindaco ed al
presidente della Fortitudo, chiedendo il rispetto della normativa sull'uso dei locali
scolastici nonch della dignit docente, gi fin troppo avvilita da una retribuzione
indecorosa e da crescenti carichi di lavoro.
Nel giro di una settimana il preside ha ricevuto altre due lettere. Con la prima il
sindaco si diceva indignato per la presa di posizione dei docenti: dimenticavano che
l'edificio scolastico di propriet del Comune? La lettera si concludeva con un invito al
dirigente a dare una "regolatine" ai suoi subalterni. Con la seconda il presidente della
Fortitudo esprimeva il rammarico di non essere stato interpellato a quattrocchi; si
diceva altres amareggiato, anche in qualit di rappresentante dei genitori, di prendere
atto che gli insegnanti anteponevano le loro esigenze ai bisogni dei ragazzi, in un
contesto di crescente rischio (droga, alcool, baby gangs). Chiudeva dicendo di aver
chiesto al CSA informazioni per capire cosa fosse questo fantomatico corso di
psicodinamicit, ottenendo come risposta che non ne avevamo mai sentito parlare.
Era dunque per un'iniziativa estemporanea di pochi docenti che doveva essere
impedita la realizzazione di un intervento educativo qualificato?
Questa escalation ha colto di sorpresa il preside che, emotivamente scosso dopo aver

aperto la seconda lettera, si lasciato andare ad uno sfogo con il collaboratore


vicario: nel giro di una giornata tutti nella scuola ne erano al corrente ed avevano
preso posizione per gli uni o per gli altri.
Come uscirne?
Attivit 3 - Fase 2
Prima di proseguire nella lettura si provi ad ipotizzare il comportamento dei diversi
attori coinvolti, di seguito descritto.
Le strategie ipotizzate dai protagonisti della vicenda sono state le seguenti:
Il preside:
- Convocare Giovanna e pregarla di trovare un giorno alternativo (usare anche
qualche velata minaccia in merito alle contestazioni d'addebito che le potrebbero
essere state mosse per il comportamento tenuto).
- Scrivere al sindaco ed al presidente della Fortituto che, purtroppo, si era creato un
equivoco: gli insegnanti erano stati mossi dal desiderio di aggiornarsi e non avevano
alcuna intenzione di ostacolare un'iniziativa che la scuola condivideva ed appoggiava.
- Comunque: mantenere la calma e prendersi un po' di tempo per far sbollire gli
animi.
Giovanna:
- Chiedere la convocazione straordinaria di un collegio dei docenti per discutere la
questione ed assumere una decisione collettiva.
- Chiedere la tutela del sindacato.
- Non accettare questa "ulteriore angheria": prima il dimensionamento, poi il
"concorsone" e la sovvenzione delle scuole private, ora il privato che assumeva
addirittura prevalenza sulle iniziative interne.
Il sindaco:
- Mantenere la disponibilit a collaborare con la scuola, purch riconoscesse il diritto
della Fortitudo a svolgere il corso con le modalit ed i tempi gi programmati.
- In caso contrario: rivolgersi direttamente in Direzione Generale, interessare il legale
del comune per rilevare eventuali illegalit commesse, minacciare il taglio dei fondi
aggiuntivi in discussione in consiglio comunale.

Il presidente della Fortitudo:


- Richiedere la convocazione del comitato dei genitori e discutere la questione.
- Cercare di trovare una soluzione che accontentasse tutti, ma, nel caso la scuola non
avesse voluto negoziare, chiedere ai genitori di non mollare, ipotizzando anche azioni
dure come tenere a casa gli alunni e coinvolgere giornali e TV locali.
Attivit 3 - Fase 3
Domande
Cosa dice la normativa in materia di utilizzo degli edifici scolastici?
Chi ne ha competenza all'interno dell'istituzione scolastica?
Cosa affermano gli articoli 138 e 139 del decreto legislativo 31 marzo 1998, n. 112, in
materia di competenza degli Enti locali nel settore formativo?
Come ritiene sia stato il comportamento tenuto dal capo d'istituto in questo caso?
Ravvisa degli errori che dovevano essere evitati?
Se s quali e perch?
Premesso di essere giunti a questo punto, quali comportamenti attuerebbe lei se fosse
il capo d'istituto?
Provi ad ipotizzare i costi ed i benefici che secondo lei si ottengono con queste
strategie:
- Assumere un atteggiamento formale e trattare la questione con lettere ufficiali
ispirate ad un rigoroso rispetto della normativa;
- Incontrare singolarmente i diversi soggetti e ricercare possibili soluzioni in un
confronto aperto, mettendo una pietra sopra a quello che successo prima;
- Convocare gli interessati attorno ad un tavolo e ricercare assieme una soluzione;
- Richiede l'intervento di un esperto esterno, quale potrebbe essere un dirigente
Tecnico, che assuma il ruolo di arbitro nel conflitto d'interessi che si creato;
Quale tra le suddette soluzioni sono pi in linea con il suo stile personale?
Strumenti a corredo
Attivit 1
Bibliografia
Sitografia

Attivit 2
Bibliografia
Sitografia

Attivit 3
Bibliografia
Sitografia

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