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Raccolta di articoli
Settembre 2007
INDICE
Introduzione
Vincenza Guzzi, DS ITSOS "Marie Curie" ……………………………………………………………… 5
L'impatto del progetto SLOOP sulla Comunità virtuale dell'Università "Dunărea de Jos"
Lucian Oprea, Carmen Cătălina Rusu, Iulian Ilie, Zinica Gurău , Steluta Stan, Gina Necula,
Università "Dunărea de Jos", Galati ...................................……………………………………… 69
Abstract di articoli presentati a congressi e seminari
Dalle scuole in rete a una rete di scuole per la realizzazione di free learning object
Pierfranco Ravotto, ITSOS "Marie Curie" ……………………….……………………………………… 73
Open Learning Object: una nuova prospettiva per un utilizzo efficace delle risorse didattiche digitali
Giovanni Fulantelli, Manuel Gentile, Davide Taibi, Mario Allegra, ITD-CNR …………………. 77
FreeLOms: uno strumento prodotto nel progetto SLOOP per la condivisione e la realizzazione
collaborativa di learning object
Pierfranco Ravotto, ITSOS "Marie Curie" ……………………………………………………………… 78
Un learning object management system integrato per semplificare l'uso degli standard SCORM
Mario Allegra, Manuel Gentile, Davide Taibi, Giovanni Fulantelli,
CNR . Istituto Tecnologie Didattiche, Palermo ………………………………………………………………80
Videointervista
Gli articoli della terza sezione sono disponibili, ove ciò non viola la normativa dei convegni per cui
sono stati prodotti, nell’area “Articoli scientifici” del sito del progetto.
La video-intervista è invece accessibile dall’area “Video” del sito del progetto.
Il freeLOms, raggiungibile dalla home page del sito SLOOP, è all'indirizzo www.freeloms.org.
Condividere free/open Learning Object 5
INTRODUZIONE
Vincenza Guzzi (Dirigente Scolastico ITSOS)
A conclusione di due anni di intenso lavoro, siamo lieti di presentare i risultati del progetto SLOOP ed il punto di
vista delle dieci istituzioni europee che hanno partecipato con professionalità ed entusiasmo a tale lavoro.
SLOOP – Sharing Learning Objects in an Open Perspective – è un progetto co-finanziato dalla Commissione
Europea nell'ambito del programma Leonardo da Vinci. Per l'ITSOS "Marie Curie" di Cernusco sul Naviglio,
una scuola secondaria superiore italiana a carattere "sperimentale", si tratta del quinto progetto pilota negli 11
anni di vita del programma Leonardo da Vinci e il quarto sul tema della formazione "aperta" e dell'eLearning.
Denominatore comune di tali progetti è il termine "open". Open, in SOFIA (1995), si riferiva all'Open &
Distance Learning: un’idea di apertura/flessibilità del sistema centrata su percorsi formativi individualizzati
basati su materiali didattici su supporti cartacei e su CD ROM. Open, in Sofi@net (1999), indicava piuttosto
ambienti collaborativi di apprendimento in rete. SOLE (2001) si è concentrato sulla formazione in rete come
strumento di apertura/flessibilità dell'insegnamento/apprendimento e sulla produzione di materiali didattici
“aperti” in quanto pubblicamente disponibili.
SLOOP pone l'accento sulla produzione di learning object “aperti” in quanto "tecnicamente" accessibili,
modificabili, trasferibili.e quindi liberamente utilizzabili.
Il partenariato
Hanno partecipato con noi al progetto SLOOP altri nove partner provenienti da diversi paesi europei, di antica,
recente o prossima appartenenza alla Comunità Europea:
Italia
• ITSOS (Istituto Tecnico Statale Sperimentale ad Ordinamento Speciale) Marie Curie di Cernusco sul
Naviglio (promotore)
• CNR - Consiglio Nazionale delle Ricerche - Istituto per le Tecnologie Didattiche - Sezione di Palermo
• Formaper, Azienda Speciale della Camera di Commercio di Milano
• METID – Metodologie e Tecnologie Innovative per la Didattica, Politecnico di Milano
• Scienter - Ricerca e Innovazione per la Formazione, Bologna
Irlanda
• Cork College of Commerce
• DEIS - Department of Education, Cork Institute of Technology
Romania
• Università Dunarea de Jos, Galati
Slovenia
• Università di Lubjana - Facoltà di Scienze Naturali e Ingegneria
Spagna
• FUOC, Fondazione Universitat Oberta de Catalunya
6 Condividere free/open Learning Object
Nel corso della prima fase ITSOS, ITD-CNR e Centro Metid hanno elaborato le seguenti proposte, validate
dall’intero partenariato nel corso del primo meeting transnazionale:
• modello di LO: viene adottato lo standard SCORM e lo standard LOM IEEE per i metadati;
• ambiente di produzione/condivisione di LO: si decide di sviluppare un software che permetta sia di inserire e
ricercare LO di qualsiasi tipo - da semplici file jpg, gif, doc, pdf, ... a insiemi di pagine web, a content
package SCORM, a interi corsi - di scaricarli e modificarli, sia di semplificare le operazioni di
scormizzazione; un tale "ambiente" è denominato freeLOms, free LO management system;
• modello di licenza copyleft per i LO prodotti nel progetto: si assume come riferimento le licenze
CreativeCommons, in particolare la Attribution-Share alike;
• progetto di sito e di intranet: viene adottato Moodle per sviluppare un ambiente in cui integrare presentazione
del progetto, forum di discussione, corsi e area riservata al partenariato.
Successivamente vengono avviate, in parallelo, le fasi 2 e 3 nel corso si realizzazano i seguenti prodotti:
• il sito, accessibile all'indirizzo http://www.sloopproject.eu;
• il freeLOms, accessibile direttamente dal sito oppure all'indirizzo www.freeloms.org;
• una prima serie di Learning Object definiti metaLO che spiegano cosa si intende per LO e come si
producono LO SCORM compatibili;
• un depliant per la pubblicizzazione del progetto.
La fase 4 è dedicata all'erogazione di corsi per "produttori/utilizzatori di free/open LO". In una prima sottofase il
corso - in duplice versione, inglese e italiana - è rivolto agli staff del progetto che sono successivamente
impegnati nella produzione di LO e nell'erogazione di corsi "a cascata". La seconda sottofase - dopo la
revisione e la traduzione dei metaLO nella fase 5 in italiano, inglese, spagnolo, rumeno e sloveno - è quella
dell'erogazione del corso in tutti i paesi partner - e dunque - a docenti ed altre persone interessate, appartenenti in
qualche caso alle organizzazioni partner, ma più spesso esterne provenineti direttamente dal mondo di Internet. I
corsi a cascata hanno coinvolto circa 150 persone e sono stati importanti sia per la valutazione dei prodotti sia
come valorizzazione dei risultati del progetto. I metaLO, nelle 5 lingue, sono liberamente accessibili per corsi in
auto-apprendimento.
Condividere free/open Learning Object 7
La fase 6 è dedicata alla produzione di LO da parte di tutte le organizzazioni partner, con l'eccezione di CNR, il
cui compito nel progetto è la produzione del freeLOms, e di Scienter, cui competono le varie attività di
autovalutazione. I LO prodotti, e inseriti nel freeLOms sono di duplice natura:
• LO destinati alla formazione dei docenti: teorie pedagogiche, uso pedagogico della multimedialità,
progettazione di materiali didattici per l'eLearning, organizzazione di iniziative di mobilità,
• LO destinati agli studenti in una pluralità di materie: matematica, scienze, chimica, inglese, ECDL,
economia, ...
La fase 7, ancora in corso mentre scriviamo, è destinata ad una valutazione interna ed esterna degli LO prodotti;
la fase 8, conclusiva, è finalizzata alle iniziative conclusive di valorizzazione dei risultati del progetto mediante
la diffusione del presente fascicolo e seminari nei diversi paesi.
Questo libro
A conclusione del progetto è stato pubblicato un libro dal titolo Sharing Learning Objects in an Open
perspective a cui ogni partner ha contributo con un articolo che presenta la sua esperienza nel campo
dell’elearning e le nuove elaborazioni e applicazioni rese possibili dal progetto SLOOP.
Qui riproduciamo integralmente gli articoli dei partner italiani ed un abstract di quelli dei partner irlandesi,
spagnolo, rumeno e sloveno. Ad essi abbiamo aggiunto gli abstract degli articoli presentati in occasione di
seminari e convegni.
Oltre SLOOP
La realizzazione del freeLOms, la formazione di docenti in grado di sviluppare LO rispondenti agli standard, la
pubblicizzazione dell’idea free/open LO non è che un primo passo. Si tratta ora di incoraggiare migliaia di
docenti a mettere in condivisione quanto hanno prodotto nel corso degli anni. Si tratta soprattutto di convincere
quelle istituzioni che nel corso degli anni hanno finanziato e promosso la produzione di learning object e di corsi
in rete - a livello italiano Direzioni Scolastiche, IRRE, enti locali, l'ex Indire, Università, scuole, ... - a rinunciare
ad un copyright "tutti i diritti riservati", con il quale - spesso, forse, solo per consuetudine e non per effettivi
interessi da difendere - i prodotti vengono marcati.
Si tratta di convincere tali istituzioni a trovare forme e modi per rendere disponibile, in forma aperta, tutto il
materiale didattico prodotto nel corso di decenni. Da ultimo, ma altrettanto importante, si tratta di creare sinergie
tra tutte quelle iniziative passate e in atto per la creazione di “repository” e portali.
Per cogliere le sfide e le opportunità della "Società della Conoscenza" è necessario creare una "massa critica" di
materiali didattici digitali che possa rappresentare un reale “cambio di rotta”, come il programma eContent Plus
propone.
Ringraziamenti
Un caldo ringraziamento va a tutte le organizzazioni partner, ai loro dirigenti e a tutte le persone che hanno
contribuito a vario titolo al successo del progetto: Albert, Alberto, Alessandra, Alessandro, Carlo, Carmen,
Danica, Daniela, Darragh, Davide, Enzo, Federico, Francesca, Gearoid, Gina, Giovanni, Ian, Iulian, Kate, Lisa,
Lourdes, Lucian, Lucio, Luigi, Luisa, Manuel, Mara, Marco, Maria, Marilena, Mario, Matteo, Metka, Michela,
Monica, Nada, Pedro, Rahela, Ray, Rosy, Severina, Simona, Shane, Steluta, Valeria, Vesna, Vincenza, Zinica.
Un grazie particolare a Pierfranco che ha coordinato il progetto con competenza e passione.
Grazie di cuore a tutti coloro che si sono registrati sul nostro sito, che hanno partecipato ai corsi in rete e alla
discussione nei forum, che hanno fornito un prezioso contributo mettendo a disposizione propri LO nel
freeLOms.
Grazie a tutti coloro che ci hanno aiutato nelle iniziative di valorizzazione dei risultati del progetto. In primo
luogo la rivista RAS, Rassegna Autonomia Scolastica, www.nuovaautonomiascolastica.com, l'Evening Echo di
Cork e il Centro Documentazione e Risorse per Progetti Europei dell'IRRE Lombardia,
old.irrelombardia.it/dimensioneuropea.
8 Condividere free/open Learning Object
Un sentito ringraziamento anche agli organizzatori di tutti i convegni e congressi in cui abbiamo potuto
presentare il progetto: Moodlemoot 2005, 2006 e 2007, Congresso SIe-L 2005, 2006 e 2007, Expo eLearning
2005, Didamatica 2006 e 2007, WSEAS - Engineering Education 2006 (EE'06) e 2007 (AIC'07), TEL 06,
QUeL, Expo del Capitale Umano, dell'Innovazione e dell'Internazionalizzazione 2006, "E-Learning. Esperienze
e prospettive futore: quali applicazioni?" (Bressanone 2007), 3rd IADAT International Conferente on Education
2007, SPDECE07, Congresso AICA 2007, "eLearning in a new Europe" (Eisenstadt).
Un particolare ringraziamento va alla Direzione Scolastica della Lombardia che ci ha invitato a presentare il
progetto al convegno "Formare e informare: comunicare la formazione", alla Direzione Scolastica della
Sardegna che ha organizzato per noi un incontro con docenti sardi a Cagliari, alla Direzione Scolastica della
Sicilia che ci sta aiutando nell'organizzazione di un seminario conclusivo a Palermo e alla Direzione Generale
degli Affari Internazionali del MIUR che ci ha ripetutamente incoraggiato e sostenuto.
Ringraziamo vivamente tutti coloro che all'ISFOL, Agenzia Nazionale Italiana del Programma Leonardo da
Vinci, ci hanno aiutato con la loro esperienza e professionalità sin dalla fase di ideazione del progetto e, in
particolare Francesca Trani che del progetto è stata la tutor.
Grazie alla Commissione Europea e alla Direzione Generale "Istruzione e Cultura" che hanno reso possibile
il progetto.
Autore
Vincenzina Guzzi
ITSOS "Marie Curie"
Via Masaccio 4, 20063 Cernusco sul Naviglio
vincenza.guzzi@tes.mi.it
Condividere free/open Learning Object 9
If you have an apple and I have an apple and we exchange apples then you and I
will still each have one apple. But if you have an idea and I have an idea and we
exchange these ideas, then each of us will have two ideas1.
George Bernard Shaw
Abstract
Il progetto SLOOP si colloca all'interno del movimento che promuove la produzione collaborativa della
conoscenza, la sua libera diffusione e, in genere, la condivisione delle risorse intellettuali. Le risorse didattiche al
centro del progetto sono free/open Learning Object rispondenti agli standard SCORM e LOM IEEE e
liberamente distribuibili e modificabili in una prospettiva "aperta".
Mentre il progetto SLOOP si conclude, nuove tendenze stanno emergendo e suggeriscono ulteriori linee di
sviluppo: in linea con il web 2.0 stiamo immaginando uno SLOOP 2.0, indirizzato alle nuove generazioni di
studenti, i "nativi del digitale", che possono essere coinvolti nella produzione e nello scambio di LO “aperti”.
Condividere la conoscenza
Due tendenze diverse si confrontano e si scontrano in una pluralità di campi: "aprire" o "chiudere"? Permettere e
facilitare l'accesso alle risorse – alla terra, all'acqua, alle medicine, alla musica, alle informazioni, alle idee, ... – o
limitarlo a protezione di legittimi interessi, la proprietà di un bene, di un brevetto, la paternità di un'idea, il
diritto alla privacy?
Confronto e scontro antico, che nell'era della globalizzazione e del digitale acquista aspetti nuovi e diversi.
Si pensi al campo dei brevetti, dove hanno fatto storia la causa del governo indiano contro la RiceTec che aveva
brevettato, presso l'Ufficio USA dei brevetti, il riso Basnati e quella delle multinazionali sanitarie contro il
governo del Sudafrica per i farmaci anti-AIDS sottocosto. Per denunciare come l'intera gestione dei brevetti
industriali e tecnologici faccia acqua da tutte le parti, un giovane avvocato australiano, John Keogh, ha
recentemente annunciato di aver registrato il brevetto di una una circular transportation facilitation device: la
ruota!
Si pensi alla possibilità che ogni singolo ha, se dotato di un computer e di una connessione internet, di mettere a
disposizione di chiunque, senza limiti geografici e temporali e senza costi al di fuori del tempo di connessione,
gigabyte di musica, di testi, di film, di programmi, ... Ma anche alla possibilità di ognuno di pubblicare le
proprie idee, le proprie fotografie, i propri filmati e renderle immediatamente accessibili a chiunque.
Nel campo del software, in questi anni, la tendenza all'apertura ha conseguito evidenti successi. Il modello del
free/opensource software – libertà di utilizzo, distribuzione e modifica, resa possibile dalla messa a disposizione
del codice sorgente - si è andato affermando ed ha conquistato significative fette di mercato dimostrando che
una strategia "aperta" può dare risultati economici.
Il fatto che un software sia libero/aperto non è solo questione di diritti. Ciò che distingue Linux da Windows non
è solo la libertà d'uso, di distribuzione, di modifica. Lo distingue anche il modo in cui è stato realizzato: non è
stato prodotto come una cattedrale, secondo un progetto centralizzato e gestito nell'isolamento, ma piuttosto
1 Se tu hai una mela ed io ho una mela e ce le scambiamo, ognuno di noi avrà una mela. Ma se tu hai un'idea ed io ho
un'idea e ce le scambiamo, ognuno di noi avrà due idee.
Gearge Bernard Shaw
10 Condividere free/open Learning Object
secondo un modello che assomiglia ad un grande e confusionario bazar con uno stile "release early and often,
delegate everything you can, be open to the point of promiscuity"2 [Raymond, 1998].
E questo software “aperto” si è rivelato affidabile, come e più del software proprietario, se è vero che ad essere
maggioritario nel campo dei server web, con una quota superiore al 70%, è Apache, un software opensource. La
motivazione di partenza per l'apertura e la collaborazione – people use it, people adapt it, people fix bugs3 – si è
rivelata vincente. Ma accanto alle motivazioni "efficientistiche" occorre ricordare la spinta iniziale verso il
software libero: la motivazione della libertà. Il software è parte della conoscenza, e la conoscenza è un diritto al
quale non possono essere frapposte barriere.
L'idea è rapidamente dilagata oltre l'ambito software. Per quanto riguarda l'Open Content nomineremo solo due
casi emblematici.
Nel 2002 il MIT, Massachusett Institute of Technology, ha lanciato il progetto MIT OpenCourseWare
rendendo disponibili sul Web tutti i materiali utilizzati nei propri corsi4 con una licenza di tipo copyleft: la
CreativeCommons Attribution, No-commercial, Share alike (libertà di utilizzare, distribuire, modificare per usi
non commerciali, a patto di citare l'autore originario e di mantenere per i materiali derivati le stesse libertà).
Nel 2001 nasce Wikipedia, il progetto di una libera enciclopedia realizzata in modo collaborativo utilizzando
wiki, un software che permette di realizzare un sito web in cui ciascun utente può aggiungere, cancellare o
modificare i contenuti. A differenza del progetto MIT che mette a libera disposizione contenuti già realizzati,
Wikipedia assume, e trasla alla produzione di contenuti, il modello bazar di Linux, facendo affidamento per la
produzione di contenuti di qualità sulla partecipazione "responsabile" delle persone.
Anche in questo caso un obiettivo coronato da successo. Sei anni dopo, Wikipedia esiste in 100 lingue, ha
5.300.000 voci di cui 1.833.620 nella versione inglese e 75.000 persone che contribuiscono attivamente al suo
miglioramento ed al suo sviluppo. Un'indagine condotta nel 2005 per conto della rivista Nature ha confrontato
errori e imprecisioni di Wikipedia con quelli della prestigiosa Enciclopedia Britannica, concludendo che ne
contengono entrambe, in modo sostanzialmente analogo [Nature 2005].
Questo era il panorama quando, in risposta al bando Leonardo da Vinci 2005, è stato presentato il progetto
SLOOP. Emergevano con forza modelli di produzione condivisa di software e di contenuti didattici; si andava
affermando un modello libero/aperto che sembrava poter essere la risposta ai bisogni formativi dei numerosi
partner in SLOOP impegnati nel campo dell'eLearning.
Proprio il nodo dei materiali didattici è stato riconosciuto come punto critico: produrre materiali didattici
specificamente progettati per la rete, di diverse tipologie – lezioni interattive con uso della multimedialità,
2 Rilasciare presto e spesso, delegare tutto ciò che è possibile, essere aperti fino alla promiscuità.
3 La gente lo usa, la gente lo adatta, la gente corregge gli errori.
4 Il MIT non si limita a mettere a disposizione i propri materiali, ma sta anche organizzandoli in formati aderenti agli
standard e adattando la piattaforma tecnologica agli standard Open Knowledge Initiative.
Condividere free/open Learning Object 11
simulazioni, test, ... - costa tempo e fatica. Richiede risorse largamente superiori a quelle a disposizione della
maggior parte delle scuole e delle università [Ravotto 2003].
E allora: perchè non mettere in condivisione learning object già disponibili sugli hard disk di studenti e
insegnanti? [Wiley 2000] Perchè non condividere i materiali didattici che - grazie allo sforzo individuale di
singoli insegnanti o con le risorse messe a disposizione dalle scuole, dalle autorità locali o nazionali o da
programmi europei – sono stati prodotti in questi ultimi 10 e più anni?
E' qui che la nostra esperienza e le nostre elaborazioni si sono incontrate con il modello dell'open source e
dell'open content da cui abbiamo ricavato la necessità di 4 elementi:
• la presenza di una comunità interessata alla condivisione,
• la disponibilità a garantire libertà d'uso, di distribuzione e di modifica dei propri materiali,
• l'attenzione a mettere a disposizione materiali interoperabili, trasportabili da un ambiente ad un altro, e
“aperti” e, in quanto tali, modificabili,
• un ambiente in cui realizzare la condivisione.
Se sono molte – lo abbiamo potuto verificare nel corso del progetto – le persone interessate ad un progetto di
condivisione è però ancora diffusa l'abitudine a porre sui materiali prodotti un copyright "tutti i diritti riservati"
che ne inibisce il riuso. Ancor più spesso manca l'attenzione a garantire a sé stessi/alla propria organizzazione la
trasportabilità e la modificabilità del prodotto, figurarsi quella di garantirle a terzi.
Mancava, inoltre, un ambiente con le caratteristiche adatte a promuovere e incoraggiare la condivisione e la
produzione collaborativa di LO.
Gli elementi che facevano propendere verso la prima soluzione erano parecchi: erano gli anni del successo di
Wikipedia e della nascita di numerose altre iniziative basate su tale modello; era in corso (e non è ancora
cessato) un dibattito sulla validità pedagogica del modello basato sui Learning Object; molti dei partecipanti al
progetto SLOOP dichiaravano una certa simpatia nei confronti del Wiki, e vi erano in atto, da parte del gruppo di
ricerca dell’Istituto per le Tecnologie Didattiche del CNR che collaborava al progetto SLOOP, delle
sperimentazioni sul suo utilizzo per la produzione collaborativa di materiali didattici [Taibi et al., 2006].
Nonostante tali premesse, la scelta del modello da adottare per la produzione dei materiali didattici è caduta sui
Learning Object, per una serie di motivazioni che vengono qui brevemente riassunte:
• gli standard che negli anni si sono sviluppati intorno al mondo dei Learning Object garantiscono
l’implementazione dei concetti di accessibility, reusability e interoperability dei materiali didattici, concetti
centrali anche nel progetto SLOOP;
• l’approccio basato sui LO non pone limiti ai formati digitali da usare per sviluppare i contenuti, a differenza
del Wiki dove esistono comunque limitazioni in tal senso;
• il modello LO permette di realizzare una delle idee di fondo del progetto SLOOP, la condivisione cioè dei
contenuti digitali già esistenti sui computer di migliaia di docenti e studenti nel mondo in quanto permette di
trasformare in materiale didattico qualunque contenuto digitale; si pensi, ad esempio, alle presentazioni in
formato PowerPoint e alle trasformazioni necessarie che esse devono subire per essere riadattate all’ambiente
wiki; al contrario, una presentazione PowerPoint può facilmente essere ricondotta al modello LO mantenendo
le sue caratteristiche fondamentali;
• i meccanismi di ricerca di risorse didattiche basate sul modello wiki sono ad oggi prevalentemente basate
sulla ricerca di testo libero; ciò pone importanti limiti per l’individuazione di risorse didattiche composte da
più pagine wiki connesse secondo il modello ipertestuale. Tale problema viene superato nel modello dei
Learning Object grazie a standard ad hoc che consentono di descrivere in maniera formale le risorse stesse
(ad es: IEEE LOM);
12 Condividere free/open Learning Object
• in ultimo, l’adesione allo standard SCORM [ADL 2004], che negli anni si è diffuso nel mondo dei LO, viene
imposto in Italia dalla normativa vigente, limitatamente agli enti che vogliono erogare formazione a distanza
a livello universitario.
Tutto quanto sopra non esclude le critiche ai Learning Object, che negli anni hanno posto in discussione la
valenza pedagogica in generale dei LO, e spesso li hanno relegati al mondo della corporate education. Tra le
principali critiche, ricordiamo:
• la difficoltà a garantire la realizzazione del concetto di reusability, una delle maggiori potenzialità del
modello in discussione;
• le difficoltà tecniche per la produzione di LO derivanti dall’adesione agli standard.
Partendo da tali critiche, si è quindi cercato di arrivare ad una implementazione del concetto di LO che superasse
i limiti descritti. In particolare, si è arrivati alla conclusione che un’implementazione efficace del modello
necessitasse innanzitutto di una modifica al modello stesso di Learning Object e si è giunti così alla definizione
del seguente concetto di Open Learning Object (OpenLO) [Fulantelli et al., 2007]:
Partendo dalla definizione di Learning Object di Wiley (Wiley 2000) noi definiamo un open learning
object come “una qualsiasi risorsa digitale aperta che può essere riutilizzata per supportare
l’apprendimento.” In questa definizione il termine “aperto” indica un contenuto aperto, cioè un
contenuto sviluppato in un formato “aperto”(per esempio Open Document) oppure un contenuto in
un formato “chiuso” il cui sorgente è reso comunque disponibile (per esempio Adobe Flash). Indica
inoltre che tale contenuto ha una licenza “aperta” (per esempio Creative Commons) che consente
di usarlo e modificarlo liberamente.
L’implementazione di tale modello necessita di strumenti specifici che possano semplificare le difficoltà
tecniche connesse alla realizzazione e condivisione dei Open learning objects. Nel capitolo successivo verrà
presentato il FreeLOms (Free Learning Object Management System), un ambiente per la condivisione e
gestione collaborativa di open learning object progettato e realizzato dall’Istituto per le Tecnologie Didattiche
del CNR, che rende possibile l’implementazione del modello di OpenLO.
Quali novità ci sono state, nel frattempo, attorno a noi? Si fa un gran parlare in tutti i convegni dedicati
all'eLearning di web 2.0 e di folksonomy.
Due termini felici, lanciato il primo da Tim O'Reilly, il secondo da Thomas Vander Wal. Entrambi fanno
riferimento ad un ruolo sempre più attivo delle persone nel web.
Folksonomy [Wander Wal 2007] indica il sistema di classificazione collaborativa di informazioni mediante
l'utilizzo di parole chiave, i tag, scelte liberamente dagli utenti delle informazioni stesse. Mentre una tassonomia
le organizza sulla base di una taxis, un "ordine" predefinito, nella folksonomy l'organizzazione è fatta da folk,
dalla gente; quindi dipende dai loro interessi, dalla loro cultura, dalla loro visione del mondo, dalla pluralità di
visioni del mondo.
Condividere free/open Learning Object 13
All'origine del social bookmarking c'è del.icio.us: un sito che permette all'utente di salvare gli indirizzi dei
propri siti preferiti, di attribuire loro delle etichette e di condividerli con tutti gli altri navigatori.
Così in Flickr si possono condividere e classificare le proprie fotografie ed effettuare ricerche in base ai tag.
Così in YouTube per i video.
Questi siti appartengono al web 2.0: "they have embraced the power of the web to harness collective
intelligence" [O'Reilly 2005]. Essi esistono grazie alla collaborazione tra le persone. Amazon coinvolge gli
utenti nelle recensioni dei libri, Wikipedia invita gli utenti a divenire autori, eBay chiama ad esprimersi
sull'affidabilità dei venditori e degli acquirenti e SourceForge.net promuove progetti opensource.
SLOOP e il freeLOms si inseriscono a pieno titolo in questa idea del web come spazio in cui le persone
interagiscono, collaborano, producono insieme nuova conoscenza. Era il nostro progetto iniziale, ed è quanto
stiamo realizzando.
Ma ci proponiamo di fare un altro passo avanti. Per poter “imbrigliare l'intelligenza collettiva” di tutti gli
insegnanti servono strumenti ancora più semplici di quelli che abbiamo fin qui prodotto, ancora più user friendly.
Attualmente il freeLOms è uno strumento rivolto soprattutto agli insegnanti. Un possibile sviluppo futuro di
SLOOP 2.0 e freeLOms 2.0 potrebbero vedere il diretto coinvolgimento dei giovani, i cosiddetti “nativi del
digitale” [Prensky, 2001].
Forse è un sogno: studenti che invece di "taggare" solo foto e video e di scaricare musica, "tagghino" risorse
didattiche, aggiungendo i loro personali tag a quelli degli insegnanti; che accedano alle risorse non perchè
l'insegnante le ha prescritte ma perchè altri studenti le hanno indicate come utili.
Forse è un sogno … forse è il futuro.
Bibliografia
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http://bbs.tes.mi.it/biteweb2/fascicolo_bite.pdf verificato il 14 giugno 2007)
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Cesena (Italia), 10-12 maggio 2007
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Taibi Davide, Gentile Manuel, Seta Luciano & Fulantelli Giovanni (2006), The Wiki As A Tool For Supporting
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peer networking technologies, v1.3, 2000, http://reusability.org/collision.pdf (verificato il 29 aprile 2007)
Autori
Pierfranco Ravotto
ITSOS "Marie Curie"
Via Masaccio 4, 20063 Cernusco sul Naviglio
pfr@tes.mi.it
Giovanni Fulantelli
CNR-ITD
Via Ugo La Malfa 153, 90146 Palermo
giovanni.fulantelli@itd.cnr.it
Condividere free/open Learning Object 15
Our heritage and ideals, our codes and standards - the things we live by and teach
our children - are preserved or diminished by how freely we exchange ideas and
feelings5
Walt Disney
Abstract
L’obiettivo principale di FreeLOms (www.freeloms.org) è quello di fornire ad una comunità di insegnanti una
piattaforma on line volta a supportarli nella ricerca, nella modifica, nel riutilizzo e nella condivisione di raccolte
di risorse educative digitali. Garantendo, in modo trasparente, la compatibilità con gli standard e nascondendone
quindi i dettagli tecnici, FreeLOms fa sì che gli insegnanti si concentrino sul contenuto da sviluppare sotto forma
di LO. FreeLOms riflette la filosofia che è alla base del progetto SLOOP e attua non solo l’idea che una
comunità di pratica possa sviluppare software liberamente, ma anche quella che insegnanti ed esperti nel settore
dell’educazione possano creare contenuti educativi digitali. Questa idea è rafforzata dalla definizione di un
nuovo modello di learning object denominato Open Learning Object (OpenLO). FreeLOms non deve quindi
essere considerato l’ennesimo strumento per sviluppare e archiviare learning object; rappresenta infatti
l’attuazione di una nuova tipologia di strumenti software che noi chiamiamo Learning Object Management
System.
1. Introduzione
Nel corso degli ultimi anni, siamo stati testimoni di un crescente interesse da parte degli insegnanti verso l’uso di
TIC nel settore educativo, accompagnato da un altrettanto significativo aumento delle abilità nell’uso di queste
tecnologie. Ciò nonostante, la produzione e la condivisione di materiali digitali secondo un approccio tipico dei
Learning Object (LO) a scuola è ancora ad uno stadio embrionale ed è praticato da un numero limitato di
docenti.
In particolare, nonostante i benefici potenziali rappresentati dall’uso di LO nel settore educativo (per es.
l’accessibilità, la possibilità di riutilizzo e l’interoperabilità), è necessario prendere in considerazione i dubbi,
suscitati da diversi autori, sulla mancanza di aspetti pedagogici nella descrizione degli LO [1], [2]. Viene in
particolare evidenziato come non ci siano riferimenti al contesto educativo o al processo didattico in cui
utilizzare i LO [3]; viene criticato il fatto che il modello delle risorse attualmente in uso non favorisca il
riutilizzo dei contenuti didattici secondo un approccio costruttivista [4], [5]; infine, si sottolinea come l’uso di
standard tecnici come SCORM [6] e IEEE LOM [7], se da una parte favorisce l’interoperabilità delle risorse
d’apprendimento, dall’altra rende più complicato lo sviluppo di LO da parte di insegnanti con skill tecnici
medio-bassi.
Per questo motivo, una delle sfide più grandi per gli educatori e i tecnologi didattici oggi è quella di trasformare
il potenziale dei LO in reali benefici pedagogici. A tal fine, diventa fondamentale il raggiungimento di due
obiettivi complementari:
5 Il nostro patrimonio storico culturale assieme agli ideali, ai codici comportamentali e agli standard – le cose alle quali
facciamo riferimento durante la nostra vita e che insegniamo ai nostri figli - sono salvaguardati o sminuiti a seconda di
quanto liberamente riusciamo a scambiare le nostre idee e le nostre emozioni.
Walt Disney
16 Condividere free/open Learning Object
• sviluppare nuovi strumenti integrati per produrre LO che possano superare i limiti degli strumenti
attualmente disponibili,
• rendere secondari gli aspetti tecnici dei learning object
Sosteniamo infine che le aspettative degli operatori scolastici possano essere soddisfatte solamente mettendo in
discussione l’attuale visione dei LO nei processi di apprendimento, ed in particolare analizzando in maniera
critica l’attuale concetto di riusabilità, essendo questa la potenzialità che ha maggiormente deluso le promesse in
contesti educativi [8]. Pertanto, occorre ripensare il modello attuale di LO, e considerare un nuovo modello che
chiamiamo Open Learning Object (OpenLO) [9].
Infatti, la nostra opinione sulla possibilità di riutilizzare il contenuto non è basata semplicemente sul fatto che si
possano combinare vari LO, ma va oltre, verso un concetto di riutilizzo secondo il quale un LO può evolvere per
soddisfare necessità educative specifiche. Il modello di Open LO permette all’utente di utilizzare LO creati da
diversi autori e personalizzarli a seconda delle proprie necessità; e ancora, comunità di educatori possono
lavorare sullo stesso LO e contribuire alla sua evoluzione collaborando a livello dei contenuti.
Concludendo, la ripetizione nel tempo di questo processo di adattamento del contenuto di un LO è un
meccanismo che può fornire la sostenibilità pedagogica degli LO. Nell’attuare il modello Open LO e nel definire
metodologie educative basate su questo modello, è molto importante soffermarsi su tre aspetti.
1. Prima di tutto, dobbiamo riconsiderare il ciclo di vita dei LO e di conseguenza le metodologie usate per
produrre queste risorse; infatti, il confronto teorico del ciclo di vita di un LO con il ciclo di vita di un Open
LO dimostra che il secondo potrebbe non diventare mai obsoleto, dal momento che un Open LO, allo stadio
maturo, può subire molte fasi di rielaborazione e ridurre così i rischi dell’obsolescenza superando i limiti di
un LO chiuso (Figura 1).
2. Il secondo, importante aspetto consiste nel fatto che il modello OpenLO impone di riconsiderare il ruolo e le
opportunità offerte dall’uso di LO metadata come un insieme di informazioni dinamiche che evolve in
parallelo con la vita del learning object. Sempre più spesso, i metadati sono considerati solo per la loro
capacità di facilitare e migliorare la ricerca del LO. Nel modello OpenLO, i metadati ricoprono il ruolo di
strumenti essenziali al supporto dell’evoluzione dei learning object. Questo ruolo è stato assegnato anche ai
metadati dal comitato IEEE learning technology standard nella definizione delle specifiche IEEE LOM.
Secondo questo standard, le sezioni LifeCycle e MetaMetadata possono essere utilizzate per guidare
l’evoluzione della risorsa, specificando motivazioni e informazioni riguardanti questa evoluzione. I
metadati, da questo punto di vista, agiscono come descrittori del processo che evolve delle risorse. Queste
considerazioni evidenziano la necessità di avere nuovi strumenti che possano trattare i metadati non solo
come dati statici, ma anche come informazioni in costante evoluzione, supportando così in modo efficace lo
sviluppo delle risorse educative.
3. Terzo punto, abbiamo bisogno di allontanarci dal concetto attuale di strumenti specifici, ognuno volto a
supportare gli insegnanti durante una fase diversa del ciclo di vita di un LO, e di considerare strumenti
integrati che possano semplificare la gestione degli LO durate l’intero ciclo di vita. Questo aspetto viene
approfondito nel successivo paragrafo.
Oltre ai problemi causati dalla pluralità di strumenti per la gestione di LO, c’è una seconda fondamentale ragione
per concentrarsi su strumenti integrati che supportino gli insegnanti nella gestione degli LO: gli strumenti
attualmente disponibili non sono adatti alla gestione delle modifiche di LO e al controllo delle dinamiche
introdotte dal nuovo modello OpenLO.
Per questo motivo è essenziale pensare a un nuovo tipo di ambiente che possa gestire i LO durante il loro ciclo di
vita completo, iniziando dalla loro creazione, per seguire con il loro sviluppo e la loro condivisione. Questo tipo
di piattaforma, che chiamiamo Learning Object Management System (LOMS), deve avere caratteristiche
innovative per:
1. fornire un ambiente di condivisione delle risorse e strumenti a supporto del lavoro collaborativo;
2. sostenere gli standard e-learning per assicurare interoperabilità tra gli ambienti di apprendimento;
3. offrire meccanismi di supporto alla gestione di diverse versioni di uno stesso LO, sia per quanto riguarda i
metadati che il contenuto;
4. consentire lo sviluppo di risorse di apprendimento secondo una licenza di tipo aperto (creative commons)
per la pubblicazione e per un efficace riutilizzo del prodotto.
Di seguito, ci soffermeremo sulle principali caratteristiche di un LOMS confrontandole con ogni categoria di
strumenti attualmente disponibili per gestire LO
18 Condividere free/open Learning Object
Per quanto concerne gli authoring tool, un utente può scegliere tra numerosissimi strumenti con caratteristiche
spesso molto differenti; infatti, le tipologie di contenuto didattico possono essere molto diverse: per esempio,
testo, immagini, video e materiali prodotti in un formato aperto o proprietario. A ciascuna di queste tipologie di
contenuti, può corrispondere un tipo di strumento distinto.
L’idea di mettere a punto un sistema che consenta agli utenti di trasformare in Learning Object un qualsiasi
formato digitale in modo semplice e poco costoso sembra un’ipotesi estremamente ambiziosa. Per questo
motivo, un LOMS non deve essere considerato un authoring tool; piuttosto, deve integrare funzionalità che
permettano la gestione del processo di modifica di qualunque tipo di risorsa digitale. Per esempio un LOMS può
facilitare l’accesso alle risorse digitali (di qualsiasi formato) contenute in un repository e, per mezzo di un
meccanismo specifico, gestire un download sicuro delle risorse, da parte di utenti che le vorranno modificare con
strumenti authoring appropriati. Questi meccanismi devono garantire che una risorsa venga bloccata (in maniera
tale che nessun altro possa modificarla) fino a quando l’utente che l’ha scaricata per primo non ne inserisca la
nuova versione nel LOMS. La combinazione di questa funzionalità con la possibilità di tener traccia delle
diverse versioni di un LO (versioning) fornisce il tipo di soluzione che consente agli utenti di modificare le
risorse d’apprendimento attraverso un meccanismo “user-friendly”.
In riferimento agli attuali strumenti volti a favorire la gestione di standard di tecnologie per l’apprendimento, un
LOMS propone un uso innovativo e diverso degli standard per migliorare la loro funzione e per promuovere il
loro impiego in modo più efficace ed efficiente anche alla luce del nuovo modello OpenLO.
In particolare, gli strumenti attuali sono pensati soprattutto per esperti che abbiano un background tecnico
appropriato per la comprensione e gestione degli standard; al contrario, un LOMS deve semplificare l’uso di
questi standard, per esempio fornendo strumenti per organizzare e riorganizzare i contenuti, nascondendo i
dettagli tecnici e semplificando la loro organizzazione. Inoltre, un LOMS deve fornire un meccanismo
trasparente e, quando possibile, automatico, per la creazione e modifica di informazioni dinamiche proprie dei
metadati di un OpenLO, durante tutto il processo di produzione di LO.
I repository di LO hanno l’obiettivo di facilitare il ritrovamento di LO, superando i limiti di un motore di ricerca
generico. Confrontando i repository più usati (come Merlot [12], che colleziona riferimenti alle risorse di
apprendimento vere e proprie), un LOMS deve memorizzare le risorse e far sì che gli utenti possano cercare nel
repository sia per contenuto ma anche attraverso i metadati. Inoltre, a differenza di sistemi come Careo o
Connexions [13], in grado di gestire solamente contenuti htlm, un LOMS non dovrebbe porre limiti alle tipologie
di contenuti pedagogici gestibili; in effetti, un’analisi delle definizioni più significative adottate dalla letteratura
per il termine “Learning Object” rivela che ogni contenuto digitale usato in un contesto di apprendimento può
essere considerato un Learning Object.
I Learning Management Systems giocano un ruolo fondamentale nella fase di erogazione di LO perché
permettono allo studente l’accesso ai corsi. Generalmente, i diversi strumenti coinvolti nel ciclo di vita di un LO
non sono integrati nei Learning Management Systems. Infatti, le fasi di distribuzione e di installazione delle
risorse pedagogiche sono considerate come fasi finali nella produzione di LO, o sono prese in considerazione
separatamente dallo stadio di produzione. Ad ogni modo, se le risorse pedagogiche sono considerate come
oggetti in evoluzione, secondo il nuovo modello OpenLO, dobbiamo conseguentemente riconsiderare i
meccanismi di integrazione tra i LMS e gli altri tool.
Per quanto riguarda gli ambienti di collaborazione per la condivisione di LO, si tratta di uno sviluppo recente e
mettono a disposizione degli insegnanti strumenti specifici al fine di fornire supporto alla condivisione delle
risorse e al lavoro collaborativo. Considerando le best practices nella produzione collaborativa di risorse
pedagogiche e tenendo conto che le tipologie dei contenuti pedagogici possono essere molto diverse, un LOMS
deve fornire gli strumenti necessari a sostenere le attività durante tutto il ciclo di vita del LO.
Per questo motivo, un LOMS dovrebbe mettere a disposizione uno spazio privato nel quale gli utenti possano
organizzare le risorse necessarie per produrre LO, e uno spazio di lavoro pubblico nel quale gli LO possano
essere condivisi; allo stesso modo, un forum associato ad ogni risorsa potrebbe stimolare l’interazione e la
collaborazione tra gli utenti, al fine di far evolvere la risorsa stessa. In più, un canale RSS potrebbe essere messo
in relazione con una risorsa in modo da comunicare eventuali aggiornamenti agli iscritti.
Condividere free/open Learning Object 19
4. FreeLOms
In questa sezione presentiamo FreeLOms (http://www.freeloms.org – Figura 2), il Learning Object Management
System prodotto nell’ambito del progetto SLOOP, e finalizzato alla gestione di learning object seguendo il
modello OpenLO presentato in questo capitolo.
Il primo obiettivo di FreeLOms è quello di fornire ad una comunità di insegnanti una piattaforma online per
condividere e produrre risorse pedagogiche in modo collaborativo, utilizzando anche gli LO già archiviati nella
piattaforma come elementi base per la creazione di nuovi learning objects .
FreeLOms partendo dalla filosofia del Free/Libre/Open Source Software (FLOSS) traduce concretamente in un
ambiente collaborativo aperto, l’idea che non solo il software possa essere sviluppato da una comunità di pratica,
ma che gli stessi contenuti educativi digitali possano essere prodotti da una comunità di insegnanti ed esperti del
settore educativo. Questa visione viene rafforzata dal nuovo modello OpenLO.
• permettere che gli utenti finali possano avere accesso all’archivio come se stessero entrando in un drive
condiviso attraverso CIFS;
• trasformare contenuti didattici digitali sviluppati secondo formati non adatti alle piattaforme
d’apprendimento, in contenuti compatibili con gli standard SCORM ;
• far comunicare in modo asincronico i diversi utenti per supportare i processi di gruppo (Figura 5); ciò riflette
le tipiche funzionalità disponibili in un sistema di lavoro Computer Supported Collaborative, e fornisce un
ambiente efficiente per la gestione collaborativa delle risorse didattiche.
Per quanto riguarda la pubblicazione dei metadati, FreeLOms semplifica la fase della descrizione di un LO in
modi diversi. Innanzitutto, se un documento che viene inserito in FreeLOms ha già associati dei metadati (ad es:
autore, titolo, parole chiave come nei documenti Microsoft), FreeLOms importa questi metadati evitando che
l’utente debba reinserirli.
Altra caratteristica importante di FreeLOms nella gestione dei metadati è che, pur adottando lo standard IEEE
LOM che prevede nove categorie di metadati ognuna delle quali è a sua volta suddivisa in più campi, FreeLOms
ne semplifica la compilazione riorganizzando i metadati su tre livelli: al primo livello, troviamo i campi più
significativi come il titolo, l’autore, la descrizione, le parole chiave ed altre caratteristiche tecniche del LO che
vengono estratte automaticamente dal sistema (ad es: la dimensione del file, il formato, l’identificatore; ecc). Il
secondo e il terzo livello contengono campi di metadati più specifici che consentono di descrivere il LO in modo
più approfondito. Nel FreeLOms solo il primo livello è obbligatorio: in questo modo gli utenti possono
descrivere il LO al livello di granularità appropriata. FreeLOms consente infine di definire template per i
metadati che possono essere usati dagli insegnanti, per evitare di reinserire gli stessi campi quando i metadati
descrivono oggetti con caratteristiche molto simili. Per esempio un insegnante di inglese che carica LO simili
Condividere free/open Learning Object 21
(esercizi grammaticali di primo livello) può definire un template specificando l’autore, la materia, il settore
pedagogico, e riutilizzare il template riusarlo ogni volta che deve caricare LO simili.
In conclusione, se confrontiamo questo sistema con altri strumenti software usati per descrivere LO tramite
metadati (es Reload), FreeLOms rende possibile descrivere i LO in modo collaborativo.
FreeLOms supporta gli insegnanti anche nel definire la struttura di un LO, una operazione necessaria se si vuole
erogare LO utilizzando diversi LMS. In particolare, FreeLOms permette di definire la struttura dei learning
objects senza la necessità di conoscere termini tecnici. Facendo ciò, FreeLOms nasconde le difficoltà tecniche
legate all’utilizzo dello standard SCORM nella definizione di content aggregation.
Un’altra caratteristica importante di FreeLOms consiste nell’uso di strumenti di comunicazione asincrona per
supportare l’evoluzione collaborativa di un LO: ogni LO può aver associato un forum, così gli insegnanti
possono discutere, grazie ad esso, sull’evoluzione della risorsa.
Per creare un ambiente completo per la gestione e la condivisione ed anche per l’uso di learning objects, è stato
sviluppato un modulo che consente di combinare le caratteristiche del FreeLOms con quelle del Learning
Management System Moodle [14]. Questo modulo è stato sviluppato modificando il modulo SCORM usato da
Moodle per fornire accesso diretto ai LO memorizzati dentro FreeLOms (Figura 6). La scelta di Moodle come
LMS da integrare con FreeLOms è fondamentalmente dipesa dalle seguenti considerazioni:
• sia FreeLOms che Moodle condividono lo stesso approccio all’ eLearning, dal momento che si basano sul
concetto di comunità di pratica;
• entrambi i progetti sono basati sul modello di sviluppo Open Source.
Figura 7: Come trasformare una presentazione PPT in un learning object SCORM-compatibile con un solo click
La situazione diventa completamente diversa quando si usa un LOMS come FreeLOms. Tutte le operazioni
possono essere svolte usando un unico tool e in modo semplice. In particolare, l’insegnante dovrà:
• inserire la presentazione PPT in FreeLOms;
• clickare su un bottone affinchè la presentazione PPT venga automaticamente arricchita di tutti i dettagli
tecnici che la trasformano in un SCORM Content Package (CP), quindi in un LO;
• sebbene il CP creato automaticamente comprenda già una organizzazione di default delle slide (rispettando
l’ordine originale delle slide nella presentazione PPT), l’insegnante potrà modificare, a sua scelta,
l’organizzazione default e/o aggiungere nuove slide al suo LO.
• inserire il LO così creato su un LMS.
Usando FreeLOms, l’insegnante può anche decidere di associare i metadati (IEEE LOM) al LO o ad ogni slide
inclusa nella presentazione powerpoint originale. Inoltre, l’insegnante potrebbe decidere di pubblicare il
contenuto del CP (pubblicando ogni singola slide); per finire, anche un gruppo di insegnanti potrebbe collaborare
a modificare il LO generato dalla presentazione PPT.
Per semplificare ulteriormente la sequenza delle operazioni sopra descritte, FreeLOms include anche un
meccanismo che integra le prime due operazioni, così che la presentazione PPT viene trasformata in un CP
SCORM-compatibile, pronto per essere inserito su un LMS, con un semplice click (Figura 7).
5. Implementazione FreeLOms
Nella progettazione ed implementazione di FreeLOms si è deciso di basarsi su specifiche standard al fine di
migliorare la qualità e la futura espandibilità del sistema.
Per questo motivo, abbiamo valorizzato e personalizzato il sistema per la gestione dei contenuti Alfresco [15].
Coerentemente alla visione del progetto SLOOP, Alfresco è una piattaforma open source basata su standard
aperti; infatti, l’archivio Alfresco è compatibile con il Content Repository API for Java™ Technology
Specification (JSR 170) [16] che consente una gestione altamente flessibile dei contenuti digitali. Inoltre
24 Condividere free/open Learning Object
Alfresco fornisce un Client Web estensibile, sviluppato utilizzando JSR-127 Java Server Faces e compatibile con
le specifiche JSR-168 che ne garantiscono la possibile integrazione con portali web più complessi.
Inoltre, Alfresco ha alcune altre caratteristiche che lo rendono una soluzione efficace per la creazione di un
moderno LOR. Nei paragrafi seguenti, descriviamo le soluzioni tecnologiche sulle quali il sistema è basato.
Il JCR API si è sviluppato cercando di soddisfare le esigenze dei sistemi di gestione documentale, che richiedono
l’archiviazione di documenti ed altri oggetti binari con metadata associati. Ad ogni modo, le API JCR
consentono di utilizzare questo tipo di sistema come sistema di storage per differenti tipi di applicazione. Oltre
all’immagazzinamento di oggetti, JCR fornisce APIs per i diversi tipi di versione di dati, transazioni,
osservazioni di cambiamenti nei dati e l’ import o export di dati su XML in modo standard.
I dati nel modello oggetto JCR consistono in un albero di Nodi con Proprietà associate. I dati sono
immagazzinati nelle proprietà, che possono memorizzare valori semplici come numeri e sequenze di caratteri o
dati binari di lunghezza arbitraria. I nodi possono, in via opzionale, avere uno o più tipi associati; il tipo di un
nodo definisce le proprietà, in numero e tipo, che il nodo può contenere; definisce anche il numero e il tipo dei
nodi figlio che il nodo può contenere ed inoltre definisce le caratteristiche funzionali del nodo stesso.
I nodi possono puntare ad altri nodi attraverso una proprietà di tipo riferimento. In questo modo, i nodi in un JCR
offrono sia integrità referenziale che la possibilità di implementare il concetto di ereditarietà tipico della
programmazione ad oggetti.
Fra le tipologie di nodo esiste il tipo referenceable che consente di effettuare un riferimento al nodo stesso per
mezzo di un identificatore universalmente unico. Un altro tipo comune è il tipo versionable. Questa tipologia
consente di tracciare la storia del documento e immagazzinare copie di ogni versione del documento.
Il JSR-170 stabilisce due diversi livelli di complessità e un set di caratteristiche addizionali opzionali:
• il livello 1 fornisce funzioni di lettura,
• il livello 2 aggiunge funzioni addizionali di scrittura,
• esempi di funzionalità opzionali sono Transactions, Versioning, Locking e così via.
Un content repository JSR-170 consiste in un set di workspaces slegati e denominati, ognuno dei quali contiene
una singola gerarchia di elementi (Figura 8). Un elemento è un nodo o una proprietà con un nome e un prefisso
che indica il namespace dell’elemento come in XML per minimizzare la naming collision.
I nodi forniscono la struttura dei contenuti, le proprietà i contenuti; ogni nodo può avere zero o più elementi
figlio (nodi e proprietà) mentre le proprietà non possono avere figli (rappresentano infatti le foglie dell’albero)
ma hanno valori singoli o multipli.
Un’altra differenza tra i nodi e le proprietà consiste nel fatto che alcuni nodi possono supportare la gestione
dell’ordine dei propri figli mentre le proprietà non sono mai ordinabili.
In un workspace ogni elemento ha un node parent, eccezion fatta per il root node (nodo radice); normalmente,
gli elementi sibling (fratelli) non possono avere lo stesso nome, così ogni elemento viene identificato dalla radice
grazie a un percorso assoluto che lo distingue in modo inequivocabile in un workspace specifico.
Ogni nodo ha un node type che permette agli utenti di strutturare il contenuto attraverso la definizione di
restrizioni specifiche come le sue proprietà o i tipi child node permessi. I nodi vengono caratterizzati mediante
un meccanismo estensibile basato su due proprietà jcr: primaryType e jcr: mixinTypes.
Alcuni nodi possono essere referenziali e questo permette ad essi di essere il target di una proprietà di tipo
REFERENCE. In questo modo il repository può sostenere molte viste gerarchiche fra di loro ortogonali.
I nodi referenziali sono importanti anche per le caratteristiche versioning o multiple workspace management. Per
ogni nodo versionable c’è una version history, rappresentata da una versione di grafi, che descrive le relazioni
predecessore/successore tra le versioni di un particolare versionable node. Ogni workspace ha il proprio nome e
Condividere free/open Learning Object 25
un root node ed è indipendente dagli altri; cioè il node hierarchy e content all’interno di quel workspace non
sono direttamente coinvolti in cambiamenti in altri workspace; però, un node in un workspace può avere
relazioni con nodi in diversi workspace; questo è utile in applicazioni collaborative per il tracciamento di
modifiche entro altri workspace e per effettuare confronti.
Alfresco fornisce agli utenti finali un linguaggio XML al fine di sostenere il modello repository content tramite
la definizione di nuovi types e aspects.
Prendendo questa struttura come base e seguendo le linee guida generali del progetto SLOOP, abbiamo definito
un modello specifico per sviluppare Learning Object “realmente” riutilizzabili. In particolare abbiamo definito:
• un profilo specifico di Learning Object Metadata,
• un content model per LOM basati su IEEE Standard for Learning Object Metadata,
• un content model per Asset, SCO e Content Aggregation basato su Sharable Content Object Reference Model
(SCORM) Versione 1.2.
Il sistema fornisce anche un meccanismo di indicizzazione e reperimento, tramite il motore Lucene; ci sono
molti modelli per l’interrogazione che supportano diversi tipi di accesso alla ricerca e informazione come
26 Condividere free/open Learning Object
JCR/XPath query specification (come richiesto da JSR-170) e una versione estesa del linguaggio Lucene che
facilita rimescolamento di metadati e di classificazioni di ricerca tramite una full-text searching.
Una delle svariate caratteristiche che rendono Alfresco particolarmente adatto al progetto SLOOP, è la
possibilità di creare spazi collaborativi e controllare il contenuto del processo di creazione.
Altre importanti caratteristiche fornite da Alfresco includono:
• sistemi di autenticazione d’impresa (tipo LDAP e Microsoft Active Directory),
• la definizione politica a livello di ruolo/gruppo,
• la definizione di workflow (nel futuro Alfresco sarà in grado di gestire i processi JBPM),
• sistema di bloccaggio, per evitare che più di una persona possa aggiornare lo stesso LO allo stesso tempo,
• il sistema versioning.
Inoltre, Alfresco offre differenti interfacce di accesso al sistema come Java-Remote Method Interface (Java-
RMI), Web Service e WebDAV e API, in differenti linguaggi di programmazione come Java, Perl, PHP e NET.
Di conseguenza può essere integrato con altri sistemi come ad es. sistemi LMS.
E ancora, Alfresco facilita l’accesso al repository grazie all’emulazione dello standard Common Internet File
System standard (CIFS) che permette agli utenti finali di accedere al repository come se stessero entrando in un
drive condiviso, e di accedervi da qualsiasi applicazione.
Infine, Alfresco fornisce un Web Client che permette agli utenti di accedere a tutte le caratteristiche mostrate in
precedenza.
L’uso del sistema Alfresco ha richiesto una fase di studio preliminare dell’architettura del software. Abbiamo
trovato Alfresco adatto al nostro scopo, dal momento che è configurabile e facilmente estensibile. Nella struttura
Alfresco, uno sviluppatore può accrescere le cosidette nuove “Actions” per aggiungere nuove funzionalità alla
piattaforma base; anche la configurazione dell’interfaccia web client, al fine di visualizzare le nuove
funzionalità, è risultata un compito agevole.
Abbiamo sviluppato tutte le azioni necessarie per implementare le funzionalità pianificate nel FreeLOms e
abbiamo configurato in maniera appropriata l’interfaccia web client per rendere più semplice l’accesso alle
principali funzionalità tipo il caricamento di un Learning Object, la scormizzazione di presentazioni preparate in
power point , e così via. Inoltre, abbiamo anche definito ruoli e permessi per i vari utenti del sistema, al fine di
stabilire la politica di accesso ai folder FreeLOms.
6. Conclusioni
Quando abbiamo cominciato il progetto SLOOP, la maggior parte dei partner appartenenti a scuole e università
si sono mostrati fortemente contrariati all’idea di dover sviluppare Learning Object. In verità, le loro timide
esperienze di usare LO sono fallite nel momento in cui veniva richiesto loro di imparare un gran numero di
termini tecnici (es. SCORM, Asset, SCO, Content Packaging, Metadata, e così via) e di usare diversi authoring
tools, metadata editor, LMSs, ecc.. Il loro sogno era di avere un editor universale che permettesse loro di
trasformare ogni tipologia di contenuto in un LO SCORM-compatibile, in un unico step o, almeno, usando un
unico software.
In qualità di educatori alla tecnologia, abbiamo cercato di mediare tra il loro desiderio di avere un learning
object universal editor, e la realtà! L’idea di installare una piattaforma che potesse pubblicare ogni forma digitale
in modo semplice ed economico sembrava, all’inizio, pura utopia. Un simile editor avrebbe dovuto autorizzare
l’authoring di tutti i formati immaginabili per gli asset (definiti nello standard SCORM come “...rappresentazioni
elettroniche di media, testo, immagini, suoni, pagine web, oggetti per la valutazione o altri dati che possono
essere consegnati ad un Web Client”); l’editor avrebbe anche dovuto permettere la gestione dei suoi propri
formati di dati per SCO (definito come “...una collezione di uno o più Asset che comprende un asset specifico
“launchable” che usa lo SCORM Run-Time Environment per comunicare con ... LMSs”) così come quella dei
vari formati proprietari di software-house che producono sistemi authoring SCORM compatibili (dal momento
che non esistono formati condivisi).
Al fine di ridurre la complessità di un sistema simile, si sarebbero dovuto fare delle scelte per limitare le
possibilità per un utente in relazione a:
• il formato da usare per creare asset diversi,
• il sistema authoring da usare per produrre SCO.
Condividere free/open Learning Object 27
Questo approccio avrebbe semplificato lo sviluppo di un editor on-line capace di produrre learning object in
modo collaborativo; ma ciò si sarebbe tradotto in una rinuncia allo standard SCORM, adottato per motivi di
interoperabilità, ma anche all’idea stessa di learning object, intesa come “…qualunque risorsa digitale…”
Premesso ciò, la progettazione di FreeLOms ha cercato di cogliere le esigenze dei docenti a cui potevamo dare
un risposta concreta. Innanzitutto, un unico editor di metadati, a prescindere dal formato digitale del learning
object, appariva un obiettivo realizzabile; questo significava dover integrare le funzioni di un Learning Object
Repository con un Metadata editor. Pressante era la richiesta degli insegnanti per una piattaforma che
supportasse la condivisione e il riuso non solo di LO, ma di risorse didattiche digitali in generale; per
raggiungere questo scopo, abbiamo deciso che FreeLOms avrebbe contenuto non solo SCOs (learning objects
pronti da usare), ma anche asset disponibili liberamente per la creazione di nuovi LO. Uno degli obiettivi
principali di SLOOP era quello di rendere possibile la collaborazione tra insegnanti durante lo sviluppo di LO e,
allo stesso tempo, assicurare una riusabilità pedagogica dei LO; di conseguenza, abbiamo definito il nuovo
modello per i LO, chiamato Open LO, e abbiamo attivato la funzionalità per il versioning sia a livello di
metadati che di contenuto.
FreeLOms è quindi nato come un repository di risorse digitali, integrato con un metadata editor, e con strumenti
collaborativi specifici per poter creare nuove risorse digitali partendo da quelle già disponibili nel repository. Al
fine di ottenere un sistema pienamente integrato, abbiamo quindi realizzato alcune funzionalità che consentissero
agli insegnanti di creare LO SCORM-compatibili; abbiamo poi aggiunto funzionalità specifiche che
permettessero all’utente di pubblicare le organizzazioni dei Content Package semplicemente trascinando le
icone dei file. La creazione di un LO SCORM-compatibili avviene automaticamente nel momento in cui un
docente prende una risorsa da FreeLOms e la salva sul proprio computer. Per concludere, abbiamo dato alla
comunità di utenti di Moodle l’opportunità di prelevare LO SCORM-compatibili accedendo direttamente alla
piattaforma FreeLOms attraverso una funzione diretta dalla piattaforma Moodle.
Tutto ciò ha portato alla prima realizzazione di una nuova tipologia di strumenti che abbiamo definito Learning
Object Mangement Systems.
Noi pensiamo che la piattaforma FreeLOms, e il modello di OpenLO su cui è stata realizzata, possano
contribuire in maniera significativa ai processi educativi favorendo:
• il coinvolgimento di insegnanti con un ruolo attivo nella produzione di LO, così da permettere loro di
migliorare le strategie didattiche basate sulla costruzione della conoscenza piuttosto che sull’uso di unità di
apprendimento preconfezionate,
• la creazione di una comunità di pratica che adotti il concetto di OpenLO;
• l’attivazione di processi collaborativi nella fase authoring dei LO e, soprattutto, durante le fasi seguenti;
• il coinvolgimento di studenti nella produzione di LO, al fine di rafforzare i processi d’apprendimento basati
su modelli pedagogici efficaci.
La trasformazione di queste potenzialità in benefici concreti dipende fortemente dalla comunità di insegnanti
che utilizzeranno la piattaforma FreeLOms, dalla comunità SLOOP e dal loro feedback per migliorare sempre
più l’idea di FreeLOms.
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networking technologies”, v1.3, 2000, http://reusability.org/collision.pdf (checked 29 April 2007)
[11] Report of the discussion on Free and Open Source Software (FOSS) for Open Educational Resources,
October 2006.
[12] R. Cafolla. “Project MERLOT: Bringing Peer Review to Web-Based Educational Resources”. Journal of
Technology and Teacher Education. Chesapeake, vol. 14, no. 1, pp. 313-323, 2006.
[13] G. Henry. “Connexions: An Alternative Approach to Publishing, Research and Advanced Technology for
Digital Libraries”. Springer Berlin Heidelberg, pp. 421-431, 2004.
[14] M. Dougiamas and P.C. Taylor. “Moodle: Using Learning Communities to Create an Open Source Course
Management System.” Proc. of EDMEDIA 2003 world conference on educational multimedia, hypermedia
& telecommunications June 23-28, 2003
[16] R. T. Fielding, “JSR 170 Overview: Standardizing the Content Repository Interface”, available at
http://www.day.com/site/en/index/Technology/white papers.html.
Autori
Giovanni Fulantelli
giovanni.fulantelli@itd.cnr.it
Mario Allegra
mario.allegra@itd.cnr.it
Manuel Gentile
manuel.gentile@itd.cnr.it
Davide Taibi
davide.taibi@itd.cnr.it
CNR-ITD
Via Ugo La Malfa 153, 90146 Palermo
Condividere free/open Learning Object 29
Abstract
Questo documento descrive i Learning Object Metadata (LOM) e spiega come essi saranno utilizzati nell’ambito
del progetto SLOOP (Sharing Learning Objects in an Open Perspective). Fornisce, inoltre, una descrizione
d’insieme di un Learning Object nella versione SCORM, soffermandosi sul Modello Content Aggregation meta-
data, e propone un approccio per individuare Learning Object SCORM compatibili da utilizzare in SLOOP.
Il documento è organizzato come segue. La Sezione 1 presenta una introduzione al concetto di learning object.
La Sezione 2 introduce il Modello Shareable Content Object Resource, dal momento che i learning object
nell’ambito del progetto SLOOP saranno compatibili con il modello SCORM. La Sezione 3 offre un panorama
sui diversi elementi di un file Meta-data secondo un Modello SCORM Content Aggregation, e fornisce una
proposta per la definizione di meta-data negli oggetti di SLOOP.
Esso può anche contenere strumenti di collaborazione così come altri elementi interattivi, ma le caratteristiche
sopra elencate sono essenziali.
Un contenuto, per essere considerato contenuto didattico, deve anche tener conto dei discenti. Come minimo, il
contenuto didattico dovrebbe riconoscere chi è il discente e registrare informazioni riguardo la sua esperienza.
Per rendere possibile ciò, il materiale didattico è stato, in genere, sviluppato secondo un tipo di sistema che tiene
traccia dei discenti. Infatti, i discenti si collegano al sistema, lanciano il contenuto e mentre interagiscono con il
contenuto, i risultati sono ri-inviati al sistema stesso. Se il sistema lo permette, il contenuto può anche cambiare
il proprio comportamento in base alle informazioni del discente registrate nel sistema. Per esempio, i discenti
possono essere mandati in punti diversi all'interno del contenuto a seconda del punteggio ottenuto nei test, a
seconda delle preferenze della lingua, dell'adeguamento dello stile di apprendimento, delle competenze, delle
certificazioni, dei ruoli organizzativi e di altri dati ancora.
Per sviluppare un contenuto didattico è consigliabile seguire alcune linee guida. Le più significative riguardano
l'interoperabilità e il riutilizzo del contenuto. Nel primo caso l'interoperabilità si riferisce all’obiettivo di avere
contenuti da molteplici risorse funzionanti ugualmente bene con diversi sistemi di apprendimento; il termine
riutilizzo si riferisce all'obiettivo di far sì che un contenuto sviluppato in un dato contesto sia trasferibile in un
contesto diverso (come, per esempio, due diversi corsi che riutilizzano del materiale per un argomento comune).
Interoperabilità e ri-usabilità sono essenziali per la sostenibilità del lavoro eLearning. Senza di loro, qualsiasi
persona che investa in modo significativo nel contenuto o in un sistema didattico è vincolata a quel particolare
contenuto o sistema. E ancora, senza queste due caratteristiche, ogni volta che un corso o un manuale di
formazione interattivo deve essere aggiornato, il materiale da riscrivere sarebbe di gran lunga più del necessario
(o desiderabile) e la qualità dei contenuti sarebbe indebolita dagli sforzi fatti per l’ inutile duplicazione del
lavoro.
30 Condividere free/open Learning Object
I learning object riutilizzabili rappresentano un approccio alternativo allo sviluppo di contenuto. In questo
approccio, il contenuto è suddiviso in pezzetti (chunks). Da un punto di vista pedagogico, ogni pezzetto potrebbe
giocare un ruolo specifico all'interno di un progetto metodologico educativo. Le regole per ogni pezzetto sono:
• ogni chunk deve essere in grado di comunicare con i sistemi didattici tramite l'uso di un metodo standard che
non dipenda dal sistema;
• il sistema non influenza il comportamento interno del chunk;
• il sistema educativo controlla il modo in cui un discente si muove tra i chunk;
• ogni chunk deve avere una descrizione che permetta ai progettatori di cercare e trovare il giusto chunk per il
giusto lavoro.
Questi chunk vengono definiti learning object. Non c'è uno standard per la dimensione o per granularità del
learning object. Più un learning object è ampio e più diventa difficile poterlo riutilizzare, mentre learning object
piccoli fanno risparmiare lavoro a chi li vuole riutilizzare. Secondo la letteratura della pedagogia, un giusto
compromesso per la durata del materiale didattico va dai cinque ai quindici minuti.
I learning object sono l'idea centrale in un approccio al contenuto di apprendimento in cui il contenuto sia
suddiviso in tanti pezzetti. Questi pezzetti possono essere riusati, creati e mantenuti indipendentemente, separati
e ricostruiti come si fa con i mattoncini Lego™.
L'ultimo dei punti indicati è l'argomento centrale di questo documento - i metadati per i learning object.
La scelta di spezzettare i contenuti di un corso, sia esso un corso accademico o di addestramento, porta ad avere
diversi vantaggi:
• spezzettando il contenuto di un learning object, si possono mantenere diverse parti che possono essere
aggiornate separatamente. Se si trova che un learning object è adatto al lavoro che si vuole proporre, non c'è
bisogno di crearne uno nuovo. E questo consente un notevole contenimento dei costi;
• dal momento che è disponibile un numero sempre maggiore di learning object che sono strutturati secondo
uno standard, una più ampia scelta permetterà una maggior flessibilità ai progettisti, anche se l'utilizzo di
standard-based learning object diminuisce il campo dell'informazione del discente accessibile dal contenuto
solo nel caso venga mantenuta la completa interoperabilità. In verità, un sistema individuale potrebbe anche
sostenere diverse informazioni standard del discente, ma solo a patto di inter-operare con altri sistemi;
• i learning object rappresentano una simpatica implementazione di molte teorie pedagogiche, come il
costruttivismo. Si possono creare template educativi con spazi per tipi specifici di learning object,
principalmente scoraggiando il lavoro indisciplinato –dal punto di vista pedagogico. Ma, allo stesso modo,
restrizioni sulle informazioni disponibili del discente potrebbero limitare gli approcci pedagogici: per
esempio, l'uso di materiale discorsivo lungo può essere uno svantaggio per i learning object. Ad ogni modo è
importante sottolineare che i learning object non sostituiscono i libri – piuttosto, li integrano;
• un numero sempre più alto di venditori di sistema e produttori di contenuti vanno sostenendo gli stadard dei
learning object (in particolare, il più popolare è SCORM, che sarà illustrato nei dettagli più avanti).
Condividere free/open Learning Object 31
Le prossime sezioni forniranno una panoramica del modello SCORM, e la proposta di compilazione dei metadati
per il progetto SLOOP.
Introduzione a SCORM
SCORM (Shareable Content Object Resource Model - modello di riferimento per i corsi di formazione
condivisibili in rete) è un insieme di specifiche volto a definire un modo per creare, condividere e riutilizzare un
contenuto didattico basato sulle tecnologie in rete. L'obiettivo principale è quello di far sì che gli oggetti creati
secondo gli standard definiti siano condivisibili con sistemi diversi, ma conformi allo stesso modello.
Il Modello Content Aggregation definisce di solito il modo in cui lo SCORM interpreta il Learning Object. In
verità, lo SCORM CAM (Content Aggregation Metadata) descrive i componenti che vengono utilizzati durante
una esperienza di apprendimento, come simili componenti debbano essere pacchettizzati e come le informazioni
su tali componenti (meta-data) debbano essere organizzate.
Per creare ed erogare esperienze di apprendimento, sono necessarie la creazione, la scoperta e la raccolta o
aggregazione di semplici asset in risorse di apprendimento più complesse e poi l'organizzazione delle risorse in
una sequenza predefinita per l'erogazione. Il SCORM Content Aggregation Model classifica le attività
necessarie in:
• Content Model: nomenclatura che definisce i componenti del contenuto di una esperienza di apprendimento.
• Content Packaging: definisce come rappresentare il funzionamento designato di una learning experience
(Content Structure) e come aggregare alcune attività di risorse educative per potersi muovere all'interno di
ambienti diversi (Content Packaging).
• Meta-data: meccanismo che serve a descrivere istanze specifiche dei componenti del content model.
• Sequencing and Navigation: modello basato su regole per definire un set di norme che descrivono la
sequenza designata e l'ordine delle attività. Le attività possono essere o non essere erogate al discente come
risorse di riferimento.
Il Content Model ha il ruolo di descrivere i componenti SCORM usati per costruire un'esperienza di
apprendimento da risorse didattiche. Inoltre, il Content Model definisce come queste risorse siano raccolte in
unità di istruzione di livello superiore. Il SCORM Content Model è fatto di Asset, Oggetti di Contenuti
Condivisibili (ShareableContentObjects=SCOs) e di organizzazione del contenuto (Content Organization).
Un Asset è la forma base di risorsa didattica. Gli Asset possono essere una singola comunicazione o un testo, un
oggetto per la valutazione, o altri dati che non possono essere ulteriormente scissi. Un Asset è generalmente una
parte di un oggetto più complesso, dal momento che una esperienza di apprendimento è fatta di solito da
molteplici componenti.
Uno SCO è una raccolta di uno o più Asset, che può essere considerato come il più piccolo elemento che possa
essere usato in una esperienza didattica. Uno SCO rappresenta il più basso livello di granularità di una risorsa
didattica tracciabile da una piattaforma (LMS - Learning Management System, presentato di seguito) usando il
Modello SCORM Run-Time Environment Data. La sola differenza tra uno SCO e un Asset sta nel fatto che lo
SCO comunica con un LMS usando l’interfaccia IEEE ECMAScript Application Programming for Content to
Runtime Services Communication draft standard [1].
Mentre gli Asset sono semplicemente pezzetti di informazione che possono essere utilizzati all'interno di una
esperienza d'apprendimento, e gli SCO sono esperienze che possono essere lanciate singolarmente, le Content
Organization forniscono un panorama di più largo respiro di una esperienza d'apprendimento, grazie al fatto che
introducono il concetto di unità d’istruzione strutturate (Attività). Le Attività rappresentate in una Content
Organization possono consistere di altre attività (sub-Attività), che a loro volta possono essere formate da altre
attività. Non è stato fissato un limite al numero di livelli per l'annidamento delle Attività. Mentre le tassonomie
dell'apprendimento possono essere associate a livelli gerarchici delle Attività, (es. corso, capitolo, modulo, ecc.),
questo non è obbligatorio. Attività che non consistono di altre Attività (attività a cipolla) avranno un'altra risorsa
d'apprendimento associata (SCO resource or Asset resource) che viene utilizzata per eseguire l'attività. La
Figura 1 mostra una rappresentazione intuitiva di una Content Organization.
All'interno di SCORM, la sequenza dell'informazione è definita sulle Attività rappresentate nella Content
Organization ed è esterna alle risorse didattiche associate con quelle Attività. E' responsabilità della piattaforma
(LMS) lanciare risorse didattiche associate alle attività per rispondere in modo pertinente ai comportamenti delle
sequenze fissate. Questo è concettualmente importante perché il riutilizzo della risorsa didattica viene limitato
quando una risorsa didattica ha incorporato informazioni in sequenza che sono di contesto specifico al corso.
32 Condividere free/open Learning Object
• Un documento XML che descrive la struttura del contenuto e le risorse associate al pacchetto chiamato
manifest file (imsmanifest.xml). Un file manifesto è obbligatorio che sia presente alla fonte del content
package.
Il package content è descritto strutturalmente nel file manifesto. Se il manifesto è fatto per un utilizzatore finale,
allora esso contiene anche informazioni su come è organizzato il contenuto. La Figura 3 mostra un esempio di un
file manifesto, con elementi vuoti che sono indicati solo per essere elencati.
I SCORM Application Profiles rappresentano un’utile descrizione dell'impiego del IMS Content Packaging in
un cotesto generale di SCORM. A seconda dell'utilizzo finale dell'oggetto, può essere scelto un profilo diverso e
34 Condividere free/open Learning Object
questo risulta in diverse necessità sulla composizione stessa dell'oggetto. Per esempio, i Pacchetti Risorse,
(presentati più avanti) hanno la necessità di metadati diversi da quelli dei Content Aggregation Packages.
Ci sono attualmente due Profili SCORM Content Package Application Profiles, che indicano come
pacchettizzare componenti CAM e questi sono:
• Resource Packages e
• Content Aggregation Packages.
Il SCORM Resource Package Application Profile definisce un meccanismo per pacchettizzare Asset e SCO
senza fornire una qualsiasi organizzazione, un contesto di apprendimento o una tassonomia curricolare. Il
Resource Package Application Profile dovrebbe essere utilizzato per spostare SCO e Asset da un sistema
all'altro. Dal momento che non è definita alcuna organizzazione in un Resource Package, non viene definita
nessuna struttura logica del contenuto. Dal momento che non è definita nessuna struttura, questo tipo di
pacchetto non può essere erogato da nessun LMS al discente. Il Pacchetto di risorse SCORM è semplicemente
una raccolta di risorse di apprendimento che può essere trasferita tra I sistemi di apprendimento. Vedi pagine 3-
55 – 3-56 [2] per avere un esempio diverso di rappresentazione di Asset e Sco in una risorsa.
Il Content Aggregation Application Profile dovrebbe invece essere usato per legare risorse didattiche e la
struttura del contenuto. Questo è il profilo applicativo che dovrebbe essere usato per impacchettare corsi
completi, moduli, lezioni, ecc. Lo scopo principale di questo profilo è quello di essere usato per erogare
contenuto ad un utente finale. IMS Content Packaging Specification dà la possibilità anche di separare le risorse
d'apprendimento dal modo in cui le stesse risorse possono essere organizzate, permettendo che le stesse risorse
possano essere utilizzate una o più volte all'interno di contesti diversi. Lo SCORM definisce un meccanismo per
pacchettizzare i file e per fornire la struttura. La Figura 4 mostra un esempio di una Content Organization
rappresentata in una istanza "imsmanifest.xml" .
Vedi la sezione 3.5.3 [2] per le condizioni necessarie ognuno dei Profili Content Package Application menzionati
in precedenza.
La colonna Type SPM indica Massimo Minimo Consentito (grandezza) (Smallest Permitted Maximum)
dell’elemento. Per esempio, <title> è una LangString con SPM di 1000, che significa che, perché una
implementazione sia SCORM compatibile, questo campo deve essere in grado di contenere almeno 1000
caratteri.
La colonna Mult(iplicity) indica le condizioni necessarie per essere SCORM compatibile nei termini della
definizione di meta-data. Per esempio, l’elemento parent <metaMetadata> ha una molteplicità di 1..1, che
significa che in un file meta-data ci deve essere esattamente un elemento parent <metaMetadata>. Come
sottolineato in precedenza, LOM non esige la presenza obbligatoria di un qualsiasi elemento, ma SCORM
introduce alcune condizioni per favorire la riusabilità. L’annotazione usata nelle tavole è simile a quella usata in
UML: a..b laddove a è il legame più basso della cardinalità, e b è il legame superiore, con * che indica
“unspecified”.
La colonna SPM indica l’elemento Massimo Minimo permesso (Smallest Permitted Maximum -cardinality)
dell’elemento. Per esempio, l’elemento <language> può essere presente più di una volta nei meta-dati, e per
implementare ed essere SCORM compatibile ci deve essere la possibilità di aggiungere almeno 10 campi di
linguaggio.
La colonna Default indica il valore che dovrebbe essere assegnato all’elemento nel caso l’utilizzatore non
specifichi nulla. Si noti che non tutti gli elementi hanno un valore default, ma solo quelli obbligatori secondo le
indicazioni SCORM e non sono tra le poche che solo l’utilizzatore può specificare. Così, l’elemento <title> è
obbligatorio, anche se non si può prevedere un valore default, dal momento che esso sarà compilato dall’autore
dell’oggetto. D’altra parte, elementi come <rights:cost> sono anche obbligatori, ma è ragionevolmente possibile
usare valori default per permettere agli utilizzatori di essere in grado di pubblicare velocemente un oggetto se
non sono interessati a specificare parecchi dettagli.
Per finire, la colonna L è usata per specificare il livello (level) dell’elemento, come sarà spiegato di seguito.
Un LOM indica un ampio numero di elementi che possono essere usati per descrivere i vari aspetti di un
Learning Object. Questo ha l’indubitabile vantaggio di essere in grado di poter riusare l’oggetto in molteplici
ambienti e applicazioni: più un oggetto è descritto nel dettaglio, meglio un utilizzatore diverso dall’autore,
riuscirà a valutare l’adeguatezza ai propri scopi/bisogni. Ciononostante, un autore raramente riempie tutti questi
campi volentieri; più facilmente indicherà solo quelli strettamente necessari per pubblicare l’oggetto laciando gli
altri vuoti.
Perciò, si propone qui un approccio a 3-livelli per la dichiarazione particolareggiata dei meta-dati. Gli elementi
vengono assegnati ad un unico livello, da 1 a 3, indicanti un classificazione di importanza dei meta-dati, e gli
autori possono scegliere il livello di precisione dei meta-data che andranno a scrivere. Vale a dire, elementi di
livello 1 sono quelli che devono obbligatoriamente essere inseriti dall’autore, altrimenti l’oggetto non può essere
pubblicato.
Come esempio, il titolo, o la descrizione dell’oggetto. Gli elementi ai livelli 2 and 3 sono quelli che possono
essere omessi dall’autore; nel caso in cui un elemento sia tralasciato da un autore, ma sia richiesto dallo SCORM
(es: che il suo limite minore di molteplicità sia almeno 1), allora lo strumento deve automaticamente assegnare il
valore default. Per esempio, l’elemento <general:aggregationLevel> è un elemento di livello 2, e non è richiesto
da SCORM; perciò, se il fruitore non specifica il suo valore, esso può semplicemente essere omesso nel file
meta-data. D’altra parte, l’elemento <lifeCycle:status> è un elemento di livello 2 ed è obbligatorio secondo le
indicazioni SCORM; per questo motivo, lo strumento deve inserire il suo valore default (che è “unspecified”).
La differenza tra gli elementi di livello 2 e quelli di livello 3 sta nella loro importanza: per esempio, elementi
pedagogici <educational> sono considerati più rilevanti di quelli <relation>.
Type
Element Type L Default Mult. SPM SPM
<general>
<identifier> T 1..* 10
<catalog> CharString 0..1 1000
<entry> CharString 1..1 1000
<title> LangString 1 1..1 1000
<language> CharString 2 (P) 0..* 100 10
<description> LangString 1 Empty 1..* 2000 10
Condividere free/open Learning Object 37
E’ bene osservare che livelli più alti includono livelli più bassi, questo significa che nel caso un autore scelga di
dettagliare elementi del livello 2, in quel caso dovrebbero essere completati I campi sia del livello 1 che 2.
Inoltre, alcuni campi non sono assegnati ad un livello, ma alla lettera T che sta per “Tool”. Ciò significa che
l’elemento dovrebbe essere inserito dallo strumento. Questi elementi vengono spiegati in seguito.
Prendiamo ora in considerazione più nel dettaglio le indicazioni per alcuni elementi dei meta-data che vale la
pena di spiegare.
User Profiling. (Tracciamento di un profilo del fruitore). Affinchè un soggetto possa pubblicare un oggetto,
deve essere registrato su un foglio (application) Web che gli permette di pubblicare gli oggetti. Un profilo
Condividere free/open Learning Object 39
dell’utilizzatore può contenere, tra l’altro informazioni sui valori default per i meta-dati degli oggetti che il
fruitore andrà a pubblicare. Per esempio, un insegnante di italiano 101 potrebbe produrre solamente documenti
scritti in italiano, per questo potrebbe essere molto pratico assegnare all’elemento <general:language> un valore
default “Italiano”, piuttosto che lasciare questo campo vuoto o piuttosto di chiedere ogni volta all’insegnante
mentre i meta-data vengono scritti.
Tutti gli elementi che hanno un marcatore “(P)” possono avere un valore default specificato dal fruitore nel
momento della registrazione. Nel caso l’utilizzatore non abbia specificato nessun valore default, in quel caso
dovrebbe essere utilizzato quello nella tabella.
<identifier>
Questo è un elemento “parent” che è descritto da due elementi “child”: "<catalog>", che è opzionale, e
"<entry>", che è obbligatorio. Il primo rappresenta il nome o il designatore dell’identificazione per l’accesso, es.
“URI”, e il secondo è lo stesso valore dell’identificazione. Piuttosto che delegare la scelta di un identificatore al
fruitore, si pensa sia più conveniente averlo impostato da parte dello strumento. In questo modo, si evitano
duplicati, dal momento che l’ID può essere ottenuto, per esempio, con il concatenamento dell’identificatore
universale del server che ospita l’ambiente run time (il sistema informatico che avvia il corso, rispondendo alle
azioni dello studente) e una locally-unique ID per l’oggetto pubblicato sul server.
<language>
Questo elemento specifica la lingua dei contenuti del Learning Object; dal momento che i contenuti possono
essere di diverse lingue, si possono scrivere più istanze di questo elemento. Lo strumento dovrebbe mettere
automaticamente la lingua specificata dal fruitore come scelta default nel suo profilo.
<lifeCycle:version>
Questo campo deve essere riempito dallo strumento, che manovra il sistema dell’edizione.
<technical>
Lo strumento dovrebbe elencare automaticamente i tipi di contenuti aggiunti all’oggetto, aggiungendo un
elemento <format> per ogni tipo, così come la misura del contenuto in bytes. La documentazione SCORM
CAM [2] suggerisce di non descrivere la collocazione dei contenuti con l’elemento <technical:location>, ma di
usare i campi nel file manifesto. La categoria condizioni “Technical” ha bisogno di attenzione particolare. Prima
di tutto, si osservi che istanze multiple dell'elemento <requirement> sono collegate in logica AND, e diversi
<orComponent> all'interno di un requirement sono in logica OR; ne deriva che i requirement nel complesso
vengono espressi come una congiunzione di disgiunzione. Prima di tutto, si noti che istanze multiple
dell’elemento <requirement> sono collegate con una logica e diverso <orComponent>s all’interno di una
richiesta sono in “logical or”, per cui le condizioni nel complesso sono espresse come una congiunzione di
disgiunzione. Ogni <orComposite> contiene un requirement su un’applicazione, biblioteca, sistema operativo,
ecc. in termini di versioni. Il vocabolario LOM standard effettivamente prevede solo due tipi di richieste: sul
nome e versione del browser e sul nome e versione del sistema operativo. Indubbiamente sarebbe più utile
essere in grado di esprimere restrizioni sulla versione di altri componenti, per esempio un video codec. Quindi, il
vocabolario LOM sarà esteso per far si che vengano inclusi ulteriori tipi di richieste permettendo così una
descrizione più dettagliata dei contenuti dell’oggetto.
Infine, gli altri elementi dell’elemento parent <technical> dovrebbero rimanere opzionali per il fruitore; è
improprio classificare questi elementi che fanno riferimento alle richieste per l’installazione e la piattaforma,
nella classificazione a 3 livelli precedentemente presentata, dal momento che essi dipendono saldamente dal
contenuto dell’oggetto e non dalla volontà dell’autore di descrivere l’oggetto nei dettagli.
<educational>
Le informazioni educative e pedagogiche sono interamente classificate nel secondo o terzo livello descritto in
precedenza, poiché esse sono importanti per la descrizione dell’oggetto dal punto di vista dell’utilizzatore finale
(insegnanti e studenti), anche se esse non sono obbligatorie per pubblicare l’oggetto.
<rights>
I diritti e le condizioni d’uso sono richieste da SCORM, per cui lo strumento dovrebbe scegliere
automaticamente o nessun diritto o la scelta del fruitore nel suo profilo, nel caso il profilo sia definito.
I rimanenti elementi sono meno utili degli altri, perciò essi sono lasciati alla discrezione dell’autore che voglia
descrivere l’oggetto nei minimi dettagli.
40 Condividere free/open Learning Object
E’ probabile che il set di Learning Object prodotti dallo stesso autore abbiano valori comuni nei meta-dati. E’
anche più probabile che una parte di meta-dati possa essere classificata entro pochi “types” diversi che spesso si
trovano negli oggetti pubblicati da un autore. Per questo sarebbe utile e pratico per i fruitori avere l’occasione di
creare e usare Learning Objects types, che sono principalmente oggetti vuoti (es senza contenuto)con alcuni
meta-dati precompilati.
Per esempio, un autore che crea spesso LO con un particolare commento per l’installazione, potrebbe creare un
LO Type e riempirlo ogni volta che è necessario, senza dover riscrivere ogni volta il commento d’installazione.
Un’altra utile caratteristica che lo strumento dovrebbe fornire, è l’estrazione del LO Type da un Learning Object
già esistente.
Bibliografia
[1] IEEE 1484.11.2 Standard for Learning Technology - ECMAScript Application Programming Interface for
Content to Runtime Services Communication. Disponibile all’indirizzo: http://ltsc.ieee.org/, 2003.
[3] IMS Content Packaging Information Model, Version 1.1.3 Final Specification. Disponibile all’indirizzo:
http://www.imsglobal.org/ 2003.
[4] IEEE 1484.12.1-2002 Learning Object Metadata Standard. Disponibile all’indirizzo: http://www.ieee.org/
2002.
Autori
Alessandro Campi,
alessandro.campi@polimi.it
Alberto Colomi,
alberto.colorni@polimi.it
Marco Giorgetta,
mgiorgetta@gmail.com
Abstract
Quest'articolo illustra le ragioni che hanno condotto una scuola secondaria superiore ad occuparsi di eLearning e
descrive le due principali attività svolte dall'ITSOS nel progetto SLOOP: la produzione di Learning Object e
l'erogazione di corsi di formazione in rete.
I risultati del progetto SLOOP confermano quanto l'ITSOS aveva già identificato in altre precedenti esperienze
di eLearning: la formazione in rete ha successo quando i materiali didattici utilizzano appieno la potenzialità del
web e l'ambiente di apprendimento favorisce l'interazione fra le persone. Tutto ciò rende l’apprendimento più
efficace e coinvolgente.
Ma se usiamo il termine eLearning - come è diventato comune - nel senso di "formazione in rete", che senso ha
farvi ricorso in un ambito in cui si eroga formazione in presenza?
ITSOS e FirstClass
Dalla metà degli anni 90 l’ITSOS è dotato di una rete basata sul software FirstClass, nodo di una più ampia rete
milanese, la rete SiR. Ad ogni docente o studente che ne faccia richiesta viene fornito un indirizzo e-mail,
dunque una mail box privata, l'accesso ad un sistema di "conferenze" basate su un sistema di permessi
(conferenze aperte a tutti e riservate, accesso in lettura e scrittura o solo in lettura, possibilità o meno di aprire
sottoconferenze, ...) e la possibilità di aprire una chat con qualsiasi altro utente registrato nel sistema.
Da anni, molti docenti hanno iniziato ad usare un tale ambiente per iniziative didattiche, dal semplice scambio di
messaggi con gli studenti all'apertura di "conferenze di classe", spesso articolate in "conferenze di materia" a
loro volte spesso ulteriormente suddivise per argomenti, moduli, attività. Si tratta di ambienti di lavoro spesso
ricchi di messaggi. In un’indagine sulle attività in rete svolte all'ITSOS nel 2004/05 [Ravotto 2005] si sono
rilevati 6 ambienti di lavoro disciplinari con oltre 1.000 messaggi.
Gli studenti hanno dimostrato di gradire questo ambiente di comunicazione e di saperlo utilizzare spesso
efficacemente, e sempre più in modo collaborativo scambiando appunti delle lezioni e materiali in preparazione
delle verifiche.
Queste sono le ragioni per le quali i docenti dell'ITSOS si sono impegnati nello sviluppo di lezioni web-based,
un terreno già battuto in precedenti progetti nazionali ed europei, in particolare SOLE [Ravotto 2003], BiTE
[Berengo 2003], SiR2 [Bocchetti, Ravotto 2003].
Grazie a questi progetti l’ITSOS ha sperimentato che, mentre la creazione di un ambiente di lavoro è semplice e
rapida, la produzione di materiali didattici pedagogicamente validi per un uso in rete richiede un forte impegno
di risorse. E, ciò che è peggio, spesso ad un tale impegno non corrisponde un’effettiva riutilizzabilità dei
materiali in altri contesti formativi, con target e corsi diversificati, nè una loro trasportabilità su piattaforme
tecnologiche diverse.
I metaLO
Sono stati prodotti 8 metaLO, successivamente tradotti in tutte le 5 lingue del partenariato (IT, EN, ES, RO, SL),
relativi ai seguenti temi:
• Caratteristiche dei Learning Object.
• LO: aspetti pedagogici.
• Lo standard SCORM.
• I Metadata.
• Come rendere un LO SCORM compatibile.
• Pacchettizzare un LO.
• Comunicazione fra LO e piattaforma.
• Condividere free Learning Object.
I primi 4 sono descrittivi, raccontano lo "stato dell'arte" in tema di Learning Object. L'ottavo, anch'esso
descrittivo, illustra l’idea base del progetto SLOOP, cioè promuovere la condivisione di LO liberamente
utilizzabili e modificabili. Si tratta di ipertesti accompagnati da test a correzione automatica.
Gli LO 5, 6 e 7 hanno la finalità di insegnare a docenti con competenze informatiche di base - non web master o
esperti informatici - a produrre LO SCORM compatibili, a inserirvi i metadata, a salvarli come Content Package
SCORM e a inserirli in un Learning Management System. In questi LO pagine web con testi e immagini si
alternano a "filmati audio" che mostrano le operazioni da compiere ("lancia il programma, apri la cartella, clicca
su ..."). In questo caso il raggiungimento degli obiettivi viene valutato per mezzo di esercizi guidati che
consentono la verifica dell’avvenuta o meno comprensione delle operazioni da effettuare.
Si tratta, sia nel primo che nel secondo caso, di LO di dimensioni consistenti - diciamo attorno all'ora di
fruizione - costituiti da 5-7 elementi SCO, Sharable Content Object, di dimensioni non minimali.
Questi metaLO sono stati testati in corsi - con classi virtuali e la presenza di docenti/tutor - svolti in tutti i paesi
partner e sono stati succesivamente inseriti nel freeLOms. A disposizione di chiunque, in modalità di auto-
apprendimento, essi sono accessibili sul sito SLOOP (www.sloopproject.eu)
I LO disciplinari
Oltre ai metaLO l'equipe di insegnanti dell’ITSOS impegnata nel progetto SLOOP ha prodotto
• LO per la formazione docenti sul tema della mobilità dei giovani;
• LO di matematica sulle parabole, rivolti a studenti della fascia 15-17 anni;
• LO per l'apprendimento dell'inglese;
• LO di preparazione agli esami ECDL (moduli 1, 2 e 3) pensati per un'utenza diversificata;
• LO sulla cellula (Scienze);
• un LO relativo all'organizzazione aziendale (storia dei sistemi organizzativi).
Gli LO prodotti in SLOOP, al contrario, sono content aggregation formate da più SCO ed equivalenti ad un
compiuto argomento didattico. Anche il singolo SCO che lo costituisce non è un'unità minimale, spesso non
riguarda un semplice concetto ma un insieme di concetti collegati.
Ciò in coerenza con la teoria costruttivista che considera il contesto come elemento necessario al processo di
apprendimento. Il valore di un LO, anche a scapito della sua riusabilità, è direttamente proporzionale alla sua
integrabilità nelle specifiche situazioni in cui i discenti affrontano insieme problemi autentici [Alvino, Sarti
2004].
La riusabilità dei nostri LO è centrata sulla libertà di usarli e di modificarli in modo che ogni docente possa
adeguarli al proprio contesto formativo.
44 Condividere free/open Learning Object
Così è, per esempio, per i metaLO: sono stati prodotti per comporli in un corso determinato, ma possono essere
usati separatamente e potrebbero essere usati per altri corsi. Il metaLO 8, per esempio, potrebbe essere utilizzato
in un corso di diritto relativo a questioni di copyright così come in un corso di filosofia che tratti della
“condivisione della conoscenza”; gli LO 5 e 6 possono essere utilizzati sia da insegnati interessati alla
formazione on-line, sia da tecnici informatici che necessitano di competenze tecniche per la produzione di
oggetti SCORM compatibili.
Natura dei LO
I LO prodotti all’interno del progetto sono di varie tipologie:
• espositivi (LO sulla mobilità, sull’ECDL, sulla cellula e sui sistemi organizzativi),
• internamente interattivi (LO di matematica e alcuni LO di inglese),
• esternamente interattivi (alcuni LO di inglese).
La scelta effettuata su come sviluppare questi LO ha tenuto conto sia del target che dei contenuti. È del tutto
ovvio, per esempio, che l’uso di un filmato per illustrare le caratteristiche di una parabola risulterebbe meno
valido dell’uso di un grafico che lo studente può manipolare, fino a rendersi conto in modo autonomo di come
certe caratteristiche della parabola siano legate ai parametri della sua equazione. Di contro l’utilizzo di un
filmato audio per descrivere la sequenza di operazioni da svolgere a computer, vedi MetaLO 5, 6, 7 è
sicuramente più efficace di una descrizione solo testuale con immagini statiche. È altresì evidente che un oggetto
che viene destinato ad un gruppo di formatori non necessita di quegli “effetti speciali” che possono invece essere
utili per catturare l’attenzione di un ragazzo.
L'idea di fondo è stata quella di non limitarsi a trasferire i tradizionali testi sul web, ma di produrre materiali che
stimolino un ruolo autonomo e attivo da parte di chi apprende.
Tuttavia nel corso del progetto, in particolare di fronte al compito di tradurre i MetaLO in diverse lingue, ci
siamo resi conto della necessità di specifiche istruzioni per i traduttori e in genere per gli utilizzatori. Istruzioni
relative alla struttura del pacchetto e ai file su cui operare.
Condividere free/open Learning Object 45
L'uso di MOODLE
Per l'erogazione dei corsi è stato scelto MOODLE, un Learning Management System open source, originario
dell'Australia, ma in via di rapida diffusione in tutta Europa (e nel mondo). La scelta è stata dettata da diverse
motivazioni:
46 Condividere free/open Learning Object
• la scelta pedagogica costruttivista che ne è alla base e che si traduce nell'attenzione a strumenti di interazione
fra corsisti e docenti e all'interno del gruppo dei pari;
• la natura opensource coerente con la filosofia del progetto;
• la caratteristica SCORM compatibile, resa possibile dallo sviluppo di un apposito modulo da parte della
comunità italiana di MOODLE;
• la presenza, appunto, di varie comunità nazionali e in particolare di una vivace comunità MOODLE italiana
con cui poter interagire nella promozione di una comunità di utilizzatori/produttori di free LO;
• la possibilità di usare MOODLE non solo per l'erogazione dei corsi, ma anche per lo sviluppo dell'intero sito
del progetto - www.sloopproject.eu - che è stato pensato soprattutto come sito di interazione fra persone, cui i
forum/corsi di MOODLE ben si prestano.
Per l'ITSOS è stata un'occasione per sperimentare, dopo più di 10 anni di uso di FirstClass, un nuovo ambiente di
lavoro in rete.
Il corso in autoapprendimento
Il corso - in quanto a struttura, attività, oggetti SCORM, forum (privo dei dati e degli interventi dei corsisti) è
stato esportato come file zip e messo a disposizione nel freeLOms, pronto per essere importato ed utilizzato su
qualsiasi altra piattaforma MOODLE, anche in questo caso come per ogni LO sotto licenza CreativeCommons
"Attribution-Share Alike".
Il corso, in modalità di auto-apprendimento, è disponibile nel sito del progetto.
Conclusioni
L'ITSOS è stato il promotore del progetto SLOOP: mentre il progetto si avvia verso la sua conclusione possiamo
esprimere soddisfazione relativamente ai risultati ottenuti.
Nell'andamento concreto del progetto, nel rapporto con i partner e nelle numerose occasioni in cui il progetto è
stato presentato a congressi e convegni7 abbiamo trovato conferma dell'ipotesi di partenza: è possibile attivare un
processo di messa in condivisione di materiali didattici per la formazione in rete la cui qualità è garantita dal
circolo virtuoso caratterizzato da produzione-utilizzo-modifica-riutilizzo.
6 Ogni partner è stato libero di sviluppare il proprio corso "a cascata" nel modo più adatto al proprio contesto: così vi
sono stati corsi solo in rete e corsi blended, corsi basati sulla classe virtuale ed altri centrati piuttosto su un
autoapprendimento assistito; tranne un caso la piattaforma usata è sempre stata MOODLE.
7 Congresso SIe-L 2005 a Firenze e 2006 a Roma, Expo E-Learning 2005 a Ferrara, TEL 06 all'Università Statale di
Milano, Moodlemoot 2005 a Ferrara, 2006 ad Alessandria e 2007 a Reggio Emilia, Didamatica 2006 a Cagliari,
Congresso Proteo-Lombardia 2006 a Milano, Convegno "Formando e informando. Comunicare la formazione"
promosso dalla Direzione Lombarda del MIUR a Desenzano sul Garda (2006), Convegno "E-learning. Esperienze e
prospettive future; quali applicazioni?" a Bressanone (2007).
48 Condividere free/open Learning Object
Esistono, nelle scuole ma anche nelle università, docenti che stanno producendo LO e che sono disposti a
condividerli, che amerebbero poter utilizzare i materiali prodotti dai colleghi. Ma perchè pensare solo agli
insegnanti? I nostri studenti sono già abituati a produrre e condividere contenuti digitali.: basti pensare a
YouTube. Molti studenti – specialmente universitari – sono in grado di produrre materiale idoneo alla rete, che
seppur meno complesso ed esaustivo di quello sviluppato dagli insegnanti, potrebbe risultare attraente e forse
maggiormente incisivo.
Gli studenti, in quanto “digital natives” [Prenski 2001], potrebbero aiutarci a produrre materiale più rispondente
ai loro stili e bisogni di apprendimento. Potremmo incoraggiarli a condividere i loro appunti, stimolarli a
registrare e condividere in podcast l'insegnante mentre legge una poesia o enuncia un teorema, a filmare e
condividere o un’esperienza di fisica.
"Ragazzi, accendete cellulari, portatili, iPod. Siete pronti per la lezione?”. Fantascienza? O un futuro prossimo?
Bibliografia
Alvino Serena, Sarti Luigi (2004), Learning Objects e Costruttivismo. Atti di Didamatica 2004 a cura di A.
Andronico, T. Frignani, G. Poletti, Ferrara 10-12 maggio 2004 (accessibile anche all’indirizzo
http://www.comunedasa.it/elearning/lo_costruttivismo.pdf)
Berengo Francesca (2003), Progettazione e sviluppo di tre elementi di matematica, Progettare materiali didattici
per la formazione in rete – Contributi dell'ITSOS al progetto BiTE, ITSOS (accessibile all'indirizzo
http://bbs.tes.mi.it/biteweb2/fascicolo_bite.pdf)
Bocchetti Carlo, Ravotto Pierfranco (2003), Il Progetto SiR2: Intranet regionale per la didattica e la formazione
in rete. Documento conclusivo, http://www.tes.mi.it/sir2portale/documento_conclusivo.pdf
Fini Antonio, Vanni Luca (2004), Learning Object e Metadati. Quando, come e perchè avvalersene, I Quaderni
di Form@re, Erickson
Ravotto Pierfranco (2005), Il potenziale della didattica in rete in una scuola secondaria superiore, EXPO E-
Learning 2005, Atti del convegno (accessibile anche all'indirizzo
http://bbs.tes.mi.it/pfr/italiano/pubblicazioni/articoli2005-06/SLOOP_expoferrara2005_IT.pdf)
Ravotto Pierfranco (2003), SOLE Project - Guide 4: Methodologies and instruments for planning and developing
online modules, http://www.tes.mi.it/sole/ENGLISH/download/PDF/Guide4_EN.pdf
Ravotto Pierfranco, Terenghi Monica (2007), L'uso di Moodle per il progetto SLOOP", Atti Moodlemoot 2007,
Reggio Emilia, 22 e 23 marzo 2007 (accessibile anche all'indirizzo
http://www.sloopproject.eu/file.php/1/SloopDownload/Articles/InterventoItsos_Def.pdf)
Autori
Pierfranco Ravotto
pierfranco.ravotto@tes.mi.it
Francesca Berengo
francesca.berengo@tes.mi.it
Luisa Farinati
luisa.farinati@tes.mi.it
Mara Masseroni
mara.masseroni@tes.mi.it
Luigi Petruzziello
luigi.petruzziello@tes.mi.it
Monica Terenghi
monica.terenghi@tes.mi.it
Marilena Vimercati
marilena.vimercati@tes.mi.it
Abstract
Questo articolo riguarda l’uso dell’e-Learning nella Pubblica Amministrazione che è una politica strategica sia
dell’Unione Europea, sia del Governo italiano.
In particolare, la Camera di Commercio di Milano e le sue aziende speciali (Formaper e CedCamera) hanno
adottato e accolto queste indicazioni, attrezzandosi di una piattaforma proprietaria per la gestione
dell’apprendimento.
L’esperienza della Camera di Commercio e delle sue aziende è descritta, nei dettagli, tenendo conto di obiettivi,
target e contenuti.
Nella parte conclusiva è sottolineata l’importanza da una parte dell’esperienza SLOOP per il lavoro fatto con
l’open source e dall’altra di imparare una nuova metodologia per la creazione di materiale didattico, basata sulla
produzione di Learning Object per migliorare qualitativamente e quantitativamente i prodotti realizzati.
Introduzione
Nell’ultimo quinquennio, la P.A. europea ha sviluppato un forte interesse all’utilizzo di nuove tecnologie nel
processo di formazione per accelerare ed ottimizzare la diffusione di informazioni e della conoscenza, nel
passato oppressa da vincoli spazio-temporali nella formazione tradizionale. Infatti, durante il meeting
dell’Unione Europea tenutosi a Lisbona nel marzo del 2000, essi avevano concordato di accelerare l’adozione di
computer a scopo di formazione, in modo da raggiungere uno standard più elevato necessario per spingere
all’azione l’Europa nel nuovo millennio. Sulla base di queste “linee guida” la Commissione Europea ha adottato
l’iniziativa “e-Learning – l’istruzione di domani”. Gli stati membri sono stati invitati a perseverare negli sforzi
concernenti l’effettiva integrazione delle ICT nei sistemi di istruzione e formazione. L’obiettivo era ottimizzare
le potenzialità di internet, degli ambienti multimediali e di apprendimento virtuale per rendere, più veloci e
continue le conquiste nell’educazione.
Un’altra iniziativa europea chiamata “European Action Plan 2005” ha iniziato un programma biennale per
l’effettiva integrazione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione nei sistemi di istruzione e
formazione in Europa. Le “linee guida del governo per lo sviluppo della società dell’informazione” del ministro
per l’innovazione dichiarano che la formazione erogata via e-learning è, infatti, uno dei dieci obiettivi del Piano
di Governo.
La formazione permanente rappresenta un elemento chiave in questa nuova economia non solo a fini personali,
sociali e civici, ma soprattutto a fini occupazionali (per esempio trovare un lavoro o personale aggiornato). La
formazione continua ha bisogno di un aumento negli investimenti in capitale umano con lo scopo di creare
conoscenza, di promuovere l’acquisizione di capacità di base, (ad esempio l’alfabetizzazione informatica), di
espandere l’opportunità di creare nuove forme di apprendimento in maniera innovativa e flessibile.
In questo contesto formativo, la Camera di Commercio di Milano e le sue aziende speciali (Formaper e
Cedcamera) hanno definito come promuovere un programma di sviluppo di formazione a distanza. Utilizzando
le tecnologie avanzate e le metodologie innovative, la formazione a distanza è stata promossa non solo per la
crescita dello staff, ma anche per fare un confronto con gli utenti esterni, in particolar modo del mondo
imprenditoriale.
La scelta dell’e-Learning, internamente o esternamente dalla Camera di Commercio di Milano, ha avuto un
impatto rivoluzionario che ha portato notevoli cambiamenti su come noi vediamo l’apprendimento e il cammino
che abbiamo bisogno di seguire. Essa rappresenta anche un efficace compromesso (apprendimento mescolato)
tra la formazione tradizionale in aula e la formazione technology based, producendo percorsi più omogenei.
Questa miscela permette la costituzione di percorsi formativi altamente personalizzati e più efficaci. La scelta
strategica della Camera di Commercio di Milano verso l’utilizzo dell’e-Learning, come strumento preferito di
formazione e come forma di comunicazione, è dovuta alla sua importanza e capacità riconosciuta di:
• accorciare la distanza tra le informazioni e le persone che ne hanno bisogno;
• costruire sistemi di formazione continua che sono in contatto con la gestione delle conoscenze e distribuire e
governare in maniera nuova e più efficiente la formazione e l’aggiornamento delle capacità delle persone.
L’importante investimento che la Camera di Commercio di Milano ha fatto nel momento in cui si è confrontata
con l’e-Learning, è stato in termini di risorse umane, strumentali e di tempo. L’unico obiettivo non è stato quello
di mettere l’e-learning da un lato e l’insegnamento tradizionale dall’altro, ma di promuovere un approccio più
flessibile, basato sull’utilizzo delle nuove tecnologie. Inoltre, lo scopo non era solo facilitare la comunicazione
esclusivamente tra la Camera di Commercio di Milano e le sue aziende (Formaper e CedCamera), ma realizzare
una reale connessione/rapporto tra l’apprendimento individuale e la sua organizzazione ed aprire la porta al
mondo delle imprese. Il sistema della gestione della conoscenza è, in quest’ottica, uno strumento di sviluppo
vero e proprio per accrescere e moltiplicare il capitale intellettuale delle imprese.
Per queste ragioni la Camera di Commercio di Milano da qualche anno ha deciso di dotarsi di una piattaforma e-
Learning che, nel tempo, è divenuta il principale veicolo di diffusione della conoscenza, supporto per la
formazione e la crescita delle competenze dei dipendenti. In particolare l’e-Learning per la Camera di
Commercio di Milano e per le sue aziende (Formaper e CedCamera) è diventato una scelta strategica, giocando
un ruolo fondamentale di:
• supporto alla formazione informatica e linguistica, attraverso corsi formativi misti disponibili on-line, ai quali
i dipendenti possono accedere in ogni ora del giorno, da ogni PC, da ogni postazione, conciliando così le loro
esigenze professionali e personali.
• supporto alla formazione trasversale su diversi temi di interesse (sicurezza sul lavoro, aggiornamento,
formazione giuridica). La Camera di Commercio di Milano ha sempre dedicato particolare attenzione alla
formazione del proprio personale, organizzando corsi che aiutino ciascuno a sviluppare le competenze
necessarie per la crescita individuale in sintonia con la cultura organizzativa aziendale.
La piattaforma e-Learning consente la pubblicazione del materiale audio e video dei corsi e tutti i dipendenti
possono accedere ai contenuti formativi e condividere e scambiarsi informazioni.
Ciò rende l’e-Learning una risorsa preziosa ed efficace non solo per la Camera di Commercio di Milano e le sue
aziende (Formaper e CedCamera), ma anche per la società in generale. Come il ritmo della vita e il cambiamento
tecnologico, di continuo sta crescendo la necessità di adattamento a questi cambiamenti e perciò è obbligatorio
aggiornarsi in diverse forme. L’e-learning fa sì che l’apprendimento tradizionale tra le quattro pareti di un’aula
scolastica non sia più l’unica opzione. Tutto questo viene fatto nella speranza che la società non smetta mai di
apprendere e di essere interessata alle nuove tecnologie e alle opportunità che esse mettono a disposizione.
Formaper
Formaper, una delle aziende speciali della Camera di Commercio di Milano propone la formazione in e-learning
con un’ampia offerta articolata per aspiranti imprenditori, imprese in fase di start-up, manager e dipendenti,
52 Condividere free/open Learning Object
coinvolgendo centinaia di partecipanti ogni anno (vedi il sito per maggiori informazioni: www.e-
Learning.formaper.it).
Formaper in questi anni ha maturato la sua esperienza di formazione on -line, sperimentando i numerosi vantaggi
che questa metodologia può offrire: personalizzazione dei contenuti e modalità di apprendimento che permettono
ai fruitori di costruire un proprio percorso formativo, flessibilità in termini di tempo e di luogo, costante
accessibilità in ogni momento della giornata e da qualunque connessione web. Esiste anche la possibilità di
stimolare un apprendimento di gruppo grazie ai servizi di comunicazione offerti dalla piattaforma: la chat, la
messaggistica e il forum.
Il gruppo di esperti e-Learning di Formaper, dopo aver identificato il tema che il corso affronterà, individua il
docente o un esperto e, in contatto con i designer grafici, mette insieme un’iniziale story board per il corso di
formazione. Lo sviluppo del tema viene costantemente monitorato, giungendo così ad un prodotto finale che
rispetti i requisiti/bisogni progettati. Gli argomenti possono essere composti di percorsi multimediali: un insieme
di teoria, descrizioni di casi studi d’impresa reali e simulazioni. Alcuni corsi possono contenere video che
simulano o mostrano situazioni aziendali reali. Tutti i corsi offrono servizi di tutoring, nella forma on line. C’è
anche l’opportunità di avere più informazioni sull’argomento, grazie alla possibilità di scaricare collegamenti
ipertestuali, test, case-histories ed esercizi che possono fornire all’allievo la possibilità di auto-valutazione del
proprio livello di apprendimento.
La piattaforma e-learning Formaper fornisce informazioni generali sull’imprenditoria e demo gratuite per
ciascun corso.
CedCamera
Cedcamera, l’altra azienda di servizi informativi della Camera di Commercio di Milano, ha messo a disposizione
on-line da circa tre anni guide e manuali (http://e-Learning.mi.camcom.it). In queste guide si possono trovare
informazioni tecniche e dettagliate riguardanti procedure amministrative specifiche.
Le guide sono state create per piccole imprese, artigiani e loro intermediari (notai, commercialisti, ragionieri ed
altri professionisti). C’è anche una sezione di supporto che rende agevole e flessibile l’utilizzo per il quotidiano
svolgimento delle attività d’impresa. Ogni guida è strutturata in moduli autonomi che consentono percorsi di
apprendimento personalizzati, in funzione delle esigenze specifiche e comprendono parti di trattazione testuale
integrate con grafica, animazioni, simulazioni, schemi di sintesi, esercitazioni interattive, videostreaming,
glossari tematici, facsimili e modulistica, questionari e test di verifica e supporto audio opzionale.
Le Guide sono disponibili attraverso la piattaforma di e-Learning personalizzata della Camera di Commercio di
Milano.
Il termine “open source” è inizialmente, ed è più comunemente, riferito al codice sorgente di software che è
disponibile a tutti senza restrizioni di diritti e condizioni d’uso. Ciò permette ai fruitori di creare materiale
software attraverso un lavoro individuale di incremento delle risorse o a collaborazione senza restrizioni o a
spese che limitino l’intervento del fruitore.
L’open source non può essere considerato “free of charge” in quanto non consente al fruitore di avere diritti sulla
proprietà intellettuale, ma è offerta come uno strumento per lo sviluppo di materiale.
Nel complesso, il movimento deve essere considerato come un processo continuo di collaborazione e
cooperazione essenziali alla sua crescita. Due sono le condizioni essenziali per l’esistenza del movimento open
source e sono:
• la condivisione di know-how;
• la collaborazione tramite infrastrutture digitali.
Per concludere, l’esperienza con SLOOP ci ha permesso di trovare nuovi modi per la realizzazione di materiale
didattico, che può essere distribuito e ricomposto all’interno del nostro attuale sistema di gestione della
formazione. Inoltre, come tema ci permette, a sua volta, di allargare il nostro target con la creazione di nuovi
percorsi di formazione flessibili e aperti.
54 Condividere free/open Learning Object
Bibliografia
E-learning Team C.C.I.A.A. di Milano (2006) “Processi e-learning di qualità” / “L’e-learning nel sistema
camerale milanese” Lettera ASFOR.
Centro Nazionale per l’informatica nella Pubblica Amministrazione (2004), N 7, I Quaderni Anno I
Autori
Alessandra Conci
conci@mi.camcom.it
Carlo Bramati
bramati@mi.camcom.it
Abstract
Nell’ambito del progetto SLOOP, le attività di valutazione hanno accompagnato il progetto durante tutta la sua
durata per supportare il processo decisionale, il lavoro tecnico, lo sviluppo delle attività e anche per generare
apprendimento tra i diversi gruppi coinvolti a diversi livelli nel progetto Europeo. Questo articolo è strutturato in
due parti: la prima presenta una breve descrizione del sistema di valutazione;mentre, la seconda, fornisce una
tabella riassuntiva dei risultati ottenuti dalla valutazione del progetto SLOOP fino a luglio 2007. E’ importante
sottolineare che le attività di valutazione continueranno fino alla fine del progetto, prevista nel settembre 2007,
ma ovviamente a causa dei tempi necessari al completamento di questa pubblicazione, non è stato possibile
inserire in questo contributo i risultati della valutazione sommativa dell’intero progetto. Essi saranno di
conseguenza messi a disposizione sul sito SLOOP.
• affiancare la gestione del progetto fornendo informazioni aggiornate sui risultati ottenuti e sugli aspetti
problematici,
• valutare i risultati intermedi e finali del progetto,
• “generare”/sviluppare apprendimento tra i gruppi/soggetti coinvolti.
Le attività di valutazione sia formative che sommative sono finalizzate a monitorare le fasi di sviluppo e
l’attuazione dei prodotti SLOOP (es: set di Meta Learning Object, Sito Web e Intranet Design, produzione di
nuovi LO. ecc.) e a valutare i risultati e l’impatto di ogni fase rilevante del progetto. Il sistema di monitoraggio
ha l’obiettivo di affinare in modo interattivo il processo di sviluppo tramite la raccolta metodica di dati
(continuous feedback).
In particolare, vengono fatti sforzi importanti per sviluppare la componente formativa per disseminare
una”cultura della valutazione” tra tutti i partecipanti.
56 Condividere free/open Learning Object
Il progetto SLOOP e i prodotti devono essere testati e valutati, ma allo stesso tempo il processo deve produrre
“apprendimento” tra i diversi attori coinvolti nel progetto sia a livello nazionale che europeo.
Categoria di
Domande di valutazione Coinvolgimento Informazioni
stakeholder
Partners • Il progetto SLOOP contribuisce alla mia Sono tutti attivi in Il progetto
attività, alla mia immagine, agli obiettivi tutte le fasi prevede un flusso
istituzionali di apprendimento? valutative. di comunicazione
continuo al fine
• E’ accettabile in termini organizzativi ed
mantenere tutti i
economici?
partner informati e
• Mi consente di apprendere qualche cosa di dare loro la
utile? possibilità di
esprimere
• Sono soddisfatto dalla mia partecipazione suggerimenti,
al progetto? feedback e
• Il progetto mi permette di sviluppare bisogni.
nuove attività?
Insegnanti, • Il progetto mi aiuta a risolvere problemi Saranno coinvolti
tutor, e relativi al mio processo di insegnamento? nei diversi corsi di
professionisti formazione (PE 2,
• Il progetto mi permette di imparare nuove
nei settori PE3 e PE4).
metodologie di insegnamento?
educativo e
formativo • Il materiale SLOOP permette un suo
utilizzo immediato?
• Il materiale SLOOP è user-friendly?
• I prodotti SLOOP sono utili?
• I prodotti SLOOP sono rilevanti per me
quale insegnante/educatore e per il per il
Condividere free/open Learning Object 57
Categoria di
Domande di valutazione Coinvolgimento Informazioni
stakeholder
mio contesto?
• I prodotti SLOOP sono flessibilità e
possono essere adattati diversi
bisogni/contesti?
• Quali modifiche/cambiamenti (nei
processi e/o nelle procedure) dovrei
apportare nel mio istituto/organizzazione
se intendessi utilizzare i prodotti SLOOP?
• Il progetto SLOOP mi permette di
apprendere qualche cosa di utile a livello
personale e professionale?
• Sono soddisfatto/a dalla mia
partecipazione al progetto SLOOP?
Discenti • I prodotti SLOOP mi consentono di Saranno coinvolti
apprendere in maniera efficace? nelle fasi di test dei
LO (PE4).
• I prodotti SLOOP forniscono del
plusvalore al mio processo
d’apprendimento?
• Favoriscono la mia autonomia e capacità
di imparare?
Ricercatori nel • Il progetto SLOOP aiuta gli educatori a Saranno invitati agli Articoli,
settore modificare e/o migliorare le metodologie eventi per la documenti,
dell’educazione di insegnamento e apprendimento? disseminazione. relazioni saranno
e della consegnati per
• Il progetto SLOOP contribuisce al
formazione informare sugli
processo di innovazione nell’ambito dei
sviluppi del
sistemi educativi e formativi?
progetto (es.
• Il progetto SLOOP aiuta a sviluppare SLOOP newsletter
nuove competenze o abilità degli il web site del
insegnanti/formatori o aggiornare quelle progetto)
già esistenti?
• Il progetto origina altri benefici?
Enti • Il progetto SLOOP supporta
internazionali l’affermazione della qualità degli standard
operanti nel riguardanti i metadati e i learning object?
settore degli
• Armonizza gli standard nell’educazione e
standard
nella formazione?
Movimento • Il progetto SLOOP sostiene la creazione,
Free Open lo scambio e l’aumento della conoscenza
source e la moltiplicazione delle risorse tra chi
opera nei settori educativo e formativo?
• Il progetto SLOOP a sviluppa qualche
cosa di nuovo in coerenza con la nostra
filosofia/modo di pensare?
58 Condividere free/open Learning Object
Categoria di
Domande di valutazione Coinvolgimento Informazioni
stakeholder
Commissione • Il progetto raggiunge gli obiettivi Sarà informata
Europea dichiarati? tramite relazioni e
documentazione
• Rispecchia il programma Leonardo Da
varia.
Vinci in modo positivo?
• Il progetto sostiene il miglioramento della
qualità e l’innovazione nel settore
dell’educazione?
I Criteri di Valutazione
La tabella sotto riportata rappresenta l’elenco dei criteri articolati negli oggetti della valutazione sopra
identificati. I criteri sono stati raggruppati esattamente come definiti nella proposta approvata del progetto.
Strumenti
Sono stati messi a punto diversi strumenti di valutazione per raccogliere dati e feedback sugli oggetti di
valutazione. La tabella proposta sintetizza gli strumenti usati e la tipologia di valutazione applicata:
• autovalutazione: per i partner del progetto attraverso un processo interno di autorevisione;
• valutazione/validazione dei Pari: per insegnanti/esperti che partecipano attivamente al progetto SLOOP;
• valutazione esterna: per insegnanti e studenti non direttamente coinvolti nel progetto, ma considerati risorse
chiave della valutazione.
2. Risultati raggiunti
Introduzione
I prodotti interni del progetto (IPs) e i pacchetti di lavoro (WPs) sono stati riesaminati da tutta la partnership e
sono stati monitorati da SCIENTER in qualità di partner responsabile della valutazione e da ITSOS come Istituto
coordinatore del progetto. Il feedback è stato raccolto in modo formale e informale, inoltre sono state previste
sessioni di valutazione nell’ambito delle riunioni plenarie di progetto, per discutere e condividere i vari punti di
vista. Le osservazioni e i suggerimenti volti a migliorare i vari aspetti del progetto sono stati accuratamente
raccolti e tenuti in grande considerazione dai partner responsabili di un prodotto specifico o di un pacchetto di
lavoro.
Il progetto SLOOP è stato caratterizzato da una atmosfera molto positiva e collaborativa. La dimensione
formativa della valutazione è stata integrata in ogni fase e/o prodotto.
I paragrafi che seguono presentano un breve sommario dei principali risultati raccolti nel corso delle attività
valutative.
hanno giudicato molto positivamente il set di m.L.O. prodotti. I m.L.O. che hanno creato le maggiori difficoltà
sono stati quelli più tecnici (n.5,6,7).
Per questo essi sono stati modificati tenendo conto dei commenti ricevuti e in seguito è stato messo a
disposizione un nuovo set di MLO (in particolare m.L.O. n.5 è stato diviso in due distinti m.L.O.).
L’attività di valutazione è servita allo scopo prefissato. I risultati della validazione ottenuti da parte del Comitato
Scientifico e da parte dei partecipanti del corso iniziale (PE1) hanno fornito il feedback necessario per migliorare
la prima versione dei mL.O. prima che fossero tradotti nelle lingue dei vari partner e fossero testati con una più
ampia audience.
9. Commenti/richieste che non necessariamente sono compatibili con i principi del progetto originale del
freeLOms e/o della filosofia SLOOP.
I commenti classificati al punto 1 hanno avuto immediata risposta da parte del CNR (per es. i bugs sono stati
corretti); i commenti delle categorie 2 e 5 sono stati presi in considerazione solo se critici per l’utilizzo del
freeLOMS. I commenti classificati dal 6 al 9 sono stati oggetto di discussione durante i meeting dei partner e
considerati degni di ulteriore approfondimento.
Controllo incrociato dei L.O. (PE3)e validazione esterna con i Fruitori Finali (PE4)
Attualmente i partner sono coinvolti in due diverse attività di valutazione.
Il primo (un controllo incrociato interno di LO prodotti durante il progetto) è concepito come una valutazione
fatta tra pari, condotta da colleghi che sono esperti delle tematiche coinvolte.
Per definire la strategia per la conduzione di questa attività di valutazione, sono stati presi in considerazione
alcuni elementi:
• il grande numero di Lo prodotti durante il corso PE2 ,
• la specificità del contenuto del LO - materia (es. chimica, matematica, ecc.),
• la lingua specifica del LO (EN, ES, SI, RO, IT).
A questo riguardo, SCIENTER, come partner responsabile per la valutazione, ha proposto di semplificare la
procedura di valutazione e di massimizzare ogni sforzo e contributo dei partner grazie a:
• l’uso di una griglia semplice e lineare per la valutazione incrociata
• l’accordo di far valutare i LO scritti in una lingua diversa dall’inglese da colleghi della stessa nazione
(questo non vieta che insegnanti italiani possano controllare un LO sviluppato nella lingua spagnola se
interessato e in grado di farlo dal punto di vista linguistico.)
I partner, facenti parte della valutazione incrociata, stanno attualmente caricando sul sito SLOOP la griglia
completata
La seconda attività è centrata sulla validazione esterna dei L.O. esistenti da parte di discenti (per esempio
insegnanti, studenti iscritti in una scuola /università, persone interessate all’argomento specifico e che stanno
affrontando l’argomento per motivi di studio). In questo momento, la fase sperimentale è in corso e i risultati
saranno raccolti durante il mese di settembre 2007.
3. Conclusioni
I prodotti e risultati SLOOP sono stati valutati e validati durante il loro sviluppo e completamento. Le persone
coinvolte nelle attività di valutazione hanno rappresentato un ruolo chiave per raggiungere il successo
complessivo del progetto. E’ chiaro che le attività di valutazione sono servite a migliorare la qualità dei prodotti
e dei processi all’interno del progetto ed anche a generare e sostenere l’apprendimento/aggiornamento dei gruppi
coinvolti. Fino a questo momento i prodotti e le attività del progetto SLOOP sono state considerate del tutto
positive e soddisfacenti sia dal punto di vista personale che professionale. Le attività per la valutazione finale
forniranno altri elementi che saranno senza dubbio considerati validi per quanto riguarda la sostenibilità del
progetto e la diffusione del suo uso futuro.
64 Condividere free/open Learning Object
Bibliografia
BECTA, Innovation in e-learning: lessons to be learned, BJET, July 2005, Volume 36, Number 4 - ISSN 007-
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Dondi Clausio, Moretti Michela, Why quality is a key factor in the speed of adoption of e-Learning, Economia
Global e Gestão, Global Economics and Management Review, Volume IX , N.3/2004 , ISSN 0873-7444
European Foundation for quality in eLearning (EFQUEL), Learners as active stakeholders of eLearning quality,
2005, http://www.qualityfoundation.org/
Autore
Michela Moretti
mmoretti@scienter.org
Abstract
Questo articolo, scritto nell’ambito del progetto europeo SLOOP che mira alla creazione e sviluppo di una
libreria di learning object liberamente modificabili e a disposizione di tutti gli educatori, offre una riflessione
sulle opportunità e le sfide che la filosofia dell’open source ha posto ad una delle istituzioni partner nel progetto:
il Cork College of Commerce.
L’articolo tratta dell’origine del termine Open Source e della sua applicazione nei diversi campi, da quello
strettamente informatico a quello dell’educazione fino a dimostrare come oggi il movimento open source
rappresenti una vera e propria filosofia basata sull’idea che il successo della società dell’informazione risiede
nella libera condivisione del sapere che genera a sua volta altro sapere.
L’autore contestualizza il movimento open-source illustrando le diverse licenze copy-left che ne forniscono il
contesto legale e fornendo una sintetica descrizione dei Learning Object le cui caratteristiche di modularità,
riusabilità e portabilità ne fanno un valido strumento educativo in grado di sfruttare al meglio il potenziale
offerto dalle tecnologie dell’informazione e della comunicazione.
La parte finale dell’articolo è dedicata alla presentazione di un case-study relativo all’impatto di un corso di
formazione sull’open source e la creazione di Learning object sul corpo docenti del Cork College of Commerce.
Le difficoltà incontrate nel reclutamento dei docenti, la saltuaria partecipazione al corso insieme alla riluttanza
nella creazione di Learning object hanno portato l’autore del presente articolo a porsi domande sul perchè di una
tale risposta e a condurre un’indagine mirata allo scopo di scoprire se tale riluttanza fosse realmente dovuta ad
uno scarso interesse per l’open source in generale e in particolare per i Learning object.
I risultati mostrano che la causa principale sembra risiedere più nella mancanza di tempo e risorse da dedicare al
lavoro collaborativo e alla creazione quindi di comunità di pratica che non nella mancanza di volontà di
condivisione e di lavoro di gruppo.
L’autore sintetizza la propria posizione relativamente all’open source in campo educativo con queste parole: “We
lose nothing by freeing our work. It is not a physical resource that is diminished as it is shared, but it lives on
and grows, and we end up with more”
Abstract
Nonostante siano stati creati una serie di standard per l’eLearning ideati allo scopo di assicurare l’interoperabilità
e la riusabilità delle risorse non è ancora decollata una nuova economia dell’apprendimento che favorisca lo
sviluppo di archivi comuni di learning object.
Secondo gli autori il problema potrebbe essere rappresentato dal persistere di una certa dicotomia esistente tra gli
educatori e i pedagogisti da un lato e gli sviluppatori “tecnologici” dall’altro. In tale contesto il progetto SLOOP
si porrebbe come un tentativo di creare una sorta di ponte mediante la creazione e condivisione di learning
object. I professionisti di eLearning, sia pedagogisti che tecnici, pur con opinioni diverse in merito alla
granularità dei learning object e alla loro contestualizzazione o assoluta decontestualizzazione, condividono il
medesimo interesse per il raggiungimento di una vera interoperabilità dei contenuti sviluppati.
Secondo gli autori il progetto SLOOP guarda al mondo dello sviluppo software come possibile soluzione per
ottenere ciò. In particolare accoglie dal movimento dell’open source l’idea di sviluppo collaborativo, uso,
condivisione del codice sorgente e la applica allo sviluppo, uso e condivisione di eLearning object.
L’articolo, dopo un breve esame delle soluzioni di successo verso una nuova “economia dell’apprendimento” -
Wikipedia, MIT OpenCourseware - presenta l’esperienza condotta dal DEIS all’interno del progetto SLOOP.
Vengono fornite le caratteristiche delle diverse tappe del processo di sviluppo: dalla progettazione all’erogazione
del corso on line, dalla ideazione e realizzazione di learning object SCORM compatibili fino alla loro “messa in
comune” grazie al “FreeLOMs”, una piattaforma on line che supporta nella ricerca, modifica, riutilizzo e
condivisione di risorse di apprendimento digitali garantendone la compatibilità con gli standard.
Gli autori valutano che il progetto SLOOP, grazie al significativo numero di learning object sviluppati e
all’entusiasmo che ha saputo creare all’interno delle comunità di pratiche dei vari paesi partner, potrà contribuire
in modo sostanziale al rafforzamento del movimento open source e auspicano che “this sharing attitude will
continue on after the period of funding ......that this ongoing initiative will continue to grow over time and
become another open source success story”.
Titolo originale dell’articolo: SLOOP: the attempt to progress the learning economy through an
open source attitude.
Condividere free/open Learning Object 67
Abstract
L’articolo presenta l’esperienza che l’Università Aperta di Catalogna ha condotto nell’ambito del progetto
europeo SLOOP; in particolare descrive il corso on line realizzato allo scopo di supportare i docenti nello
sviluppo di Learning Object SCORM compatibili.
In premessa l’articolo tratta delle motivazioni che sempre più inducono gli insegnanti a cercare di introdurre le
TIC nella didattica tradizionale. Secondo gli autori, le TIC non sono più da considerare solo un’opportunità per
migliorare il processo di apprendimento/insegnamento, ma piuttosto un vero e proprio must che viene largamente
citato con il termine di “Imperativo Digitale”.
I fattori che spingono gli insegnanti ad integrare materiali digitali e ambienti virtuali nei tradizionali percorsi
formativi vengono così sintetizzati:
• le nuove generazioni di studenti, definiti “nativi digitali”, considerano naturale e scontato l’uso di supporti
digitali in ogni campo, compreso quello dell’educazione;
• la società sta fronteggiando un’accelerazione del processo di digitalizzazione che riguarda sempre più
segmenti della vita dell’individuo; le istituzioni formative sono quindi chiamate a fornire quelle abilità
trasversali utili a gestire i cambiamenti tecnologici.
In particolare gli autori identificano i benefici prodotti dall’introduzione delle Nuove Tecnologie in ambito
educativo; esse permettono la costruzione di percorsi formativi flessibili e quindi maggiormente personalizzati,
lo sviluppo di contenuti digitali più efficaci rispetto ai metodi tradizionali di insegnamento, l’accesso a
molteplici fonti di informazioni e promuovono metodi di apprendimento collaborativo.
All’interno di tale contesto, gli autori sottolineano come la comunità degli insegnanti definiti “immigranti
digitali” spesso abbia difficoltà ad interagire con le nuove tecnologie. Mentre alcuni assumono atteggiamenti di
difesa nei confronti del “nuovo” rifiutandosi di integrare le TIC nelle attività ordinarie, altri cercano di imparare
a migliorare il proprio materiale didattico utilizzando le TIC.
Gli autori ritengono che il progetto SLOOP, il cui messaggio chiave è la condivisione di risorse didattiche in una
prospettiva open source, possa essere di grande aiuto per questo secondo tipo di insegnanti supportandoli nella
creazione di Learning Object SCORM compatibili e quindi riusabili in più percorsi di apprendimento.
L’articolo, a sostegno di quanto sopra detto, descrive il corso on line erogato a docenti universitari che, pur non
esperti di tecnologie, sono stati in grado non solo di produrre Learning Object, ma anche di avviare, attraverso i
forum, un vivace scambio di opinioni e una forma di lavoro collaborativo che ha portato alla creazione di una
vera comunità. In sintesi gli autori ritengono che SLOOP rappresenti un’eccellente opportunità “to integrate
high quality digital resources in their classes”.
Titolo originale dell’articolo: Learning how to create learning objects: an opportunity for the
teaching community.
68 Condividere free/open Learning Object
Abstract
L’articolo presenta i risultati di una ricerca condotta dalla Facoltà di Scienze Naturali e Ingegneria
dell’Università di Lubiana, partner nel progetto europeo SLOOP.
Lo scopo della ricerca era di duplice natura: da un lato studiare l’impatto dell’eLearning applicato a concetti di
chimica e scoprire se l’apprendimento ne risultava facilitato, dall’altro studiare le reazioni e il gradimento degli
studenti relativamente a percorsi erogati in rete..
Gli autori descrivono le varie fasi della ricerca partendo dalla scelta dei contenuti da sviluppare come Learning
Object fino all’analisi dei risultati. I contenuti sono stati scelti sulla base della loro difficoltà - contenuti, cioè,
notoriamente ritenuti ostici dagli studenti nella tradizionale pratica di insegnamento in presenza - con l’intento di
verificare se un loro sviluppo multimediale e una loro erogazione in un ambiente virtuale potesse facilitarne la
comprensione.
L’articolo riporta l’iter di ricerca caratterizzato da pre-test, post test, un’intervista strutturata e una ripresa filmata
degli studenti impegnati ad affrontare i nuovi contenuti digitali.
I risultati della ricerca rivelano che un approccio eLearning promuove di fatto una maggior comprensione di
concetti difficili, anche grazie all’interattività tra materiali e studenti che le Nuove Tecnologie consentono. Viene
però sottolineato che risultati positivi sono particolarmente osservabili in quegli studenti che hanno un livello
soddisfacente di conoscenze di base. Particolarmente soddisfacente la valutazione dell’atteggiamento e
gradimento degli studenti impegnati nel percorso online offerto.
I Learning object sviluppati sono stati valutati in modo estremamente positivo dagli studenti che ne hanno
apprezzato l’interattività e la versatilità.
L’articolo sottolinea inoltre che gli studenti sanno adattarsi molto velocemente al nuovo ambiente e appaiano
“motivated and eager to work and learn with”.
Abstract
L’articolo fornisce una breve sintesi delle finalità e dei prodotti sviluppati dal progetto SLOOP, in particolare fa
riferimento, oltre che alla produzione di Learning Object SCORM compatibili, allo sviluppo del FreeLOms
inteso a facilitare la creazione, l’uso e la modificabilità di Learning Object.
Partendo da tale piattaforma gli autori fornisco un quadro dettagliato di altre piattaforme attualmente in uso
nell’Università nell'ambito dell’erogazione di percorsi formativi on line.
Gli autori citano ARIADNE – l’Università è uno dei membri della Fondazione – la piattaforma denominata
PIED e la piattaforma Moodle utilizzata nell’ambito del progetto SLOOP sia per corsi di formazione interni al
partenariato sia per corsi a utenti esterni. Di queste piattaforme vengono forniti in dettaglio le funzionalità e gli
strumenti a disposizione di docenti e studenti.
Gli autori sottolineano in particolare il ruolo giocato dalla piattaforma Moodle nel corso del progetto SLOOP,
nella creazione di comunità virtuali, fattore ritenuto indispensabile per assicurare sostenibilità al progetto
SLOOP anche dopo la fine del progetto stesso.
L’articolo si conclude riportando una nuova mission per l’Università “Dunarea de Jos” che, partendo dai risultati
di SLOOP, intende “enlarge the universities virtual community....and develop new individualized learning
activities in order to guarantee a higher level of quality for distance learning activities”.
Titolo originale dell’articolo: SLOOP project impact on “dunarea de jos” university virtual
community.
70 Condividere free/open Learning Object
L’articolo costituisce, attraverso la presentazione del progetto SLOOP, un invito rivolto alle comunità di pratiche
nel campo dell’eLearning a collaborare per la realizzazione di un archivio di free Learning Object, cui tutti
possano attingere e a cui tutti possano contribuire secondo il modello del FOSS, Free/OpenSource Software.
In primo luogo vengono presentate le motivazioni che hanno portato alla presentazione, in risposta ad un bando
del Programma Leonardo da Vinci, del progetto:
1. L’integrazione della formazione in rete con quella in presenza e in stage.
Per realizzare tale integrazione occorre lavorare sulla formazione dei docenti. Il progetto intende rispondere
ad una delle richieste della Dichiarazione di Copenhagen: “Giving attention to the learning needs of
teachers and trainers within all forms of vocational education and training”.
Formare i docenti per l’eLearning deve essere fatto in modo da valorizzare le competenze pedagogiche
acquiste nella formazione in presenza per trasferire alla formazione in rete le buone prassi della formazione
in presenza
2. L’utilità dei Learning Object.
Esperienze condotte in precedenza hanno convinto le organizzazioni partner dell'importanza di materiali
didattici riusabili, adattabili, interoperabili, rispondenti a standard e catalogati con un sistema di metadata.
3. Il copyleft e la strategia collaborativa.
Il movimento del free/opensource software offre un modello adottabile nel campo della produzione di
materiali per la formazione in rete in modo da rispondere al seguente problema: i docenti dovrebbero avere a
disposizione una vasta collezione di Learning Object da cui attingere e da arricchire; produrla va oltre le
possibilità di risorse economiche e umane della maggior parte delle singole scuole e università.
Di qui l'idea di Free Learning Object che non implica solo libertà di utilizzo ma è centrata su un altro
caposaldo del FOSS: la collaborazione, che può rendere compatibile la formazione in rete con i bilanci di
piccole scuole e università.
Dopo aver illustrato le finalità e gli obiettivi del progetto SLOOP, l’autore focalizza la propria attenzione sugli
aspetti pedagogici relativi alla produzione di materiali didattici, identificando diverse tipologie possibili di
Learning Object, per ognuna delle quali individua l'interattività con i materiali - LO espositivo, attivo, misto - e
con le persone, docente/tutor o gruppo dei pari:
• lezioni espositive (centrate sullo scritto),
• lezioni espositive MM (centrate su video e sonoro),
• lezioni interattive (con o senza MM),
• scoperta guidata,
• test/esercizi con autocorrezione,
• esercizi guidati,
• esercizi aperti,
• WebQuest,
• proposte di lavoro di gruppo,
• giochi individuali,
• giochi di ruolo,
• sitografie commentate.
Da LO tipicamente espositivi, a proposte di lavoro di gruppo, da test con autocorrezione a giochi di ruolo, …: la
varietà dei materiali che si possono produrre rispecchia la varietà dei momenti formativi della didattica in
presenza.
Un buon archivio di materiali didattici per la rete deve, a parere dell’autore, contenere LO altamente diversificati
in grado di permettere al docente, in base alle proprie preferenze e al contesto in cui opera, di articolare percorsi
didattici in rete flessibili e personalizzati.
Viene anche sottolineato come il percorso didattico stesso in termini di scelta di LO da proporre, di ambiente in
cui inserirli, di tempi di fuizione, … - possa essere considerato un oggetto didattico e in quanto tale possa essere
messo in condivisione.
72 Condividere free/open Learning Object
Moodlemoot 2006
Alessandria
6-7 aprile 2006
L'articolo parte con la motivazione del nome del progetto, acronimo di Sharing Learning Objects in an Open
Perspective ma anche nome di un piccolo e veloce veliero ad un solo albero che ebbe un ruolo importante nella
rivoluzione americana: veloci e maneggevoli furono usati per una guerra corsara contro il commercio inglese e
per compiere fulminei attacchi contro gli stessi porti dell’Inghilterra. E’ anche grazie agli Sloop che le “colonie”
conquistarono la loro libertà.
Nel contesto del MOODLEMOOT Italia 2006 - che ha dato spazio tanto a considerazioni tecnico-pratiche,
quanto ad aspetti metodologici e pedagogici, inserendo anche una riflessione generale sui requisiti di una
piattaforma a supporto della didattica innovativa ed un confronto tra diverse piattaforme attualmente disponibili -
le autrici hanno illustrato le ragioni del Progetto SLOOP, da poco avviato, insistendo sulla specificità del
segmento della secondaria superiore in cui la formazione in rete è possibile solo in integrazione con la
formazione in presenza e le ragioni della scelta di Moodle come piattaforma.
Due sono state le questioni chiave che le stesse hanno sottoposto all’attenzione dei partecipanti: la formazione
dei docenti e la creazione di un archivio plurilingue di LO in linea con gli standard SCORM, IEEE basato sui
principi FLOSS: libero uso, modifica e distribuzione; miglioramento continuo grazie a una modalità di lavoro
collaborativo.
Condividere free/open Learning Object 73
Didamatica 2006
Cagliari
11 - 13 May 2006
L’articolo costituisce al contempo un resoconto del percorso intrapreso dall’ITSOS per l’integrazione della
didattica in presenza con la didattica in rete e una presentazione degli obiettivi del progetto SLOOP.
L’esperienza ITSOS di didattica in rete è iniziata con la promozione della rete SiR – Scuole in Rete – negli anni
90, ed è andata via via aumentando: nel 2004/2005 sono state aperte 48 classi virtuali su 96 gruppi classe:
esattamente il 50% con un incremento del 30% rispetto all’anno precedente in cui erano 37!
Si tratta di esperienze molto diversificate che indicano sia un interesse ed una disponibilità diffusa fra gli
insegnanti, sia il fatto che, in alcuni casi, il ricorso all'integrazione di didattica in rete e didattica in presenza è
ormai una realtà matura.
Un docente che voglia organizzare e gestire un intervento di formazione in rete ad integrazione della didattica in
presenza parte da alcuni dati di ingresso: le caratteristiche degli utenti, gli obiettivi didattici, la tecnologia a
disposizione, in particolare la “piattaforma” o LMS, la disponibilità di materiali didattici. Poi, in base al proprio
modello di apprendimento - implicito o esplicito - progetta e predispone: l’ambiente di lavoro/apprendimento in
funzione del sistema di relazioni che vuole sviluppare, il piano delle attività da proporre ai corsisti, i materiali
didattici e di supporto da utilizzare.
Gli utenti, studenti di scuole secondarie, sono generalmente ben disposti verso forme di lavoro con il computer,
anzi, questo è spesso un fattore di aumento della motivazione. Il numero di docenti interessato a sperimentare
forme di didattica in rete è elevato. Esistono piattaforme semplici e a basso costo, in molti casi gratuite. Ma
produrre materiali di qualità, specificamente progettati per il web, richiede molto tempo e fatica: i materiali
didattici sono il punto debole!
Proprio per promuovere una raccolta di Learning Object che siano caratterizzati – oltre che da granularità,
riusabilità, interoperabilità – anche da una licenza di tipo copyleft che permetta di usarli, modificarli e distribuirli
liberamente nasce il progetto SLOOP.
Dopo un breve excursus sulla teoria dei Learning Object, l’autore richiama la filosofia dell’Open Source nel
campo del software, citando due esempi di trasferimento di tale filosofia all’ambito dei contenuti didattici: il
progetto opencourseware del MIT, Massachussett Institute of Technology, e Wikipedia. Il progetto SLOOP, di
cui l'ITSOS è promotore, ha anch’esso come finalità il trasferimento del modello/filosofia FLOSS alla
produzione/condivisione di Learning Object.
L’ultima questione affrontata nell’articolo è quella della “massa critica”: SLOOP avrà successo se il numero di
LO presenti nel freeLOms continuerà ad aumentare anche dopo la fine del progetto, se vi saranno docenti che
sceglieranno di condividere i loro LO, di renderli aderenti agli standard per mezzo degli strumenti messi a
disposizione dal progetto, di migliorare i LO già presenti.
74 Condividere free/open Learning Object
Questo articolo, in inglese, è stato presentato in occasione del Seminario intitolato WSEAS - ENGINEERING
EDUCATION 2006 (EE'06) tenutosi ad Atene nel a luglio 2006.
Esso presenta l’ambiente collaborativo sviluppato nell’ambito del progetto SLOOP, co-finanziato dalla
Commissione Europea all’interno del Programma Leonardo da Vinci.
Tale ambiento, denominato FreeLOMs consente agli insegnanti di condividere e riutilizzare contenuti digitali. Il
sistema FreeLOMs include funzioni di editing, versioning e differencing a livello di metadata e contenuti digitali
e di organizazione di LO SCORM compatibili.
L’articolo fornisce un quadro di riferimento del dibattito in atto relativo ai Learning Object e in particolare in
merito ai concetti di riusabilità e interoperabilità. Scopo dell’articolo è mettere in luce che gli standard tecnici
proposti negli ultimi anni al fine di garantire riusabilità e interoperabilità dei learning Object hanno reso il
concetto di Learning Object ancor più complesso. Da qui la mancanza di conoscenze e abilità tecniche unite alla
mancanza di un software che supporti gli insegnanti nelle diverse operazioni di authoring ostacola l’utilizzo e la
creazione di Learning Object.
Al fine di dare un contributo alla soluzione del problema, ed in linea con gli obiettivi del progetto SLOOP, il
CNR di Palermo, partner nel progetto, ha sviluppato un Learning Object Management System in grado di
contenere learning object e metadata e facilitarne la condivisione.
Nell’ articolo gli autori descrivono le diverse funzionalità del FreeLOms:
• caricamento di LO all’interno della repository (Asset, SCO o Content Aggregation),
• inserimento di metadata per ogni LO caricato (IEEE Standard for Learning Object Metadata 1484.12.1),
• ricerca di LO,
• gestione di LO esistenti nella repository,
• creazione di content aggregation utilizzando le risorse già caricate,
• gestione delle modifiche alle risorse presenti attraverso il versioning e il differencing sia di contenuti che di
metadata,
• trasformazione delle risorse in Learning Object SCORM compatibili,
• comunicazione asincronica e/o sincronica.
Attualmente è all’esame la possibilità di fornire agli utilizzatori un editor online per la creazione di nuove risorse
o la modifica di quelle già esistenti nel FreelOMs.
L’articolo, dopo una parte di illustrazione del progetto SLOOP, si concentra sul tema cruciale della formazione
dei docenti, chiave del successo del progetto. E’ stato chiaro fin dall’inizio del progetto SLOOP che lo sviluppo
di competenze tecniche deve essere posto in secondo piano rispetto alla promozione nei docenti di un
cambiamento mentale che consenta loro di vedere nelle nuove tecnologie della comunicazione non un nemico,
ma una risorsa che amplia le competenze professionali possedute.
• la condivisione di materiali didattici, su cui si basa la filosofia del progetto SLOOP, che non è una novità
prodotta dall’introduzione delle nuove tecnologie bensì un’evoluzione di un particolare modo di operare
nell’insegnamento che in Italia risale agli anni ’50 e che ha dato vita al Movimento di Cooperazione
Educativa;
• il collaborative learning che si può far risalire al metodo di insegnamento di don Milani nella Scuola di
Barbiana, nei primi anni ’60. Il recupero quindi di una dimensione storica dei fenomeni pedagogici può ben
disporre i docenti nei confronti dell’e-learning.
76 Condividere free/open Learning Object
Moodlemoot 2007
Reggio Emilia
22 e 23 marzo 2007
Gli autori illustrano in questo articolo come Moodle sia stato utilizzato nel progetto SLOOP per realizzare, in
modo integrato, il sito del progetto, la intranet del partenariato e l'ambiente di erogazione dei corsi.
Era infatti necessario un elemento "vetrina", nelle cinque lingue del partenariato (italiano, inglese, spagnolo,
rumeno e sloveno), ma soprattutto si voleva promuovere un sito di persone, di confronto e di discussione.
Inoltre, nel corso del progetto era prevista l'erogazione di corsi sulla progettazione e produzione di learning
object.
Moodle si prestava, ovviamente, per quest'ultima funzione, ma un "corso" può essere utilizzato anche per la
realizzazione di un forum di discussione, e così è stato. Per la "vetrina", cioè per dare visibilità al progetto, ai
suoi obiettivi, al suo sviluppo, al partenariato, è stato utilizzato quello che si presenta generalmente come "Menù
principale". Molto utile la funzione che permette di selezionare la lingua: gli utenti dei 5 paesi partner
visualizzano la home page - e le pagine successive - ognuno nella propria lingua.
E molto conveniente trovare già pronta la funzione NEWS.
Per quanto riguarda l'erogazione dei corsi è stato essenziale che Moodle sia in grado di gestire learning object
SCORM. Nel progetto sono stati infatti realizzati 8 metaLO - LO relativi ai LO e alla loro produzione secondo lo
standard SCORM - da utilizzare nei corsi in rete: prima per i membri del partenariato, due corsi in italiano e in
inglese, poi a cascata per docenti esterni al partenariato: in inglese, in italiano, in spagnolo, in rumeno e in
sloveno.
Nell’articolo si analizza in particolare uno dei due corsi a cascata in italiano, quello gestito dall'ITSOS. Gli autori
si dichiarano molto soddisfatti dell’andamento di tale corso e sottolineano in particolare il clima di condivisione
e collaborazione venutosi a creare.
Proprio le dimensioni della discussione - 839 post scambiati in 9 settimane ad una media di 13 al giorno - hanno
messo in evidenza, a parere degli estensori dell’articolo, alcuni limiti di Moodle che vengono proposti alla
discussione della comunità e, in particolare, agli sviluppatori.
Condividere free/open Learning Object 77
Didamatica 2007
Cesena
10-12 maggio 2007
Nell’articolo gli autori - partendo dalla convinzione che il modello attuale dei Learning Object si è rivelato
insufficiente a garantire una efficace riusabilità delle risorse didattiche, sollevando parecchi dubbi sulla validità
stessa, dal punto di vista pedagogico, dei LO - presentano il modello di Open Learning Object (OpenLO).
Questo consente un utilizzo efficace, sul piano pedagogico, dei LO: i docenti possono rielaborare il contenuto
dei LO, e possono farlo in maniera collaborativa; diventa possibile attuare comunità di pratica reali, che
collaborino a costruire e rielaborare i LO. Un LO diventa così un oggetto in continua evoluzione, più facilmente
adattabile a diversi contesti educativi e quindi più facilmente riusabile.
Il ciclo di vita di un openLO viene confrontato con quello di un LO tradizionale: mentre il modello tradizionale
(chiuso) va incontro ad una fase di obsolescenza, questo è un limite che, in linea teorica, un openLo non
dovrebbe mostrare.
Viene quindi introdotto il concetto di Learning Object Management System (LOMS), strumenti che, estendendo
gli attuali Learning Object Repository, forniscono i meccanismi necessari per implementare il modello di
OpenLO. Mentre i repository tradizionali sono legati ad un modello che vede i LO come prodotto finito, un
Learning Object Management System è un sistema in grado di:
1. supportare la gestione delle differenti versioni delle risorse, che vengono prodotte, sia per quanto riguarda i
contenuti che per quanto riguarda i metadati ad essi associati;
2. fornire un ambiente di condivisione delle risorse e gli strumenti a supporto del lavoro collaborativo;
3. garantire l’interoperabilità degli LO attraverso l’impiego di standard universalmente utilizzati;
4. consentire lo sviluppo di contenuti secondo una licenza di tipo aperta (come ad esempio la famiglia delle
licenze creative commons) per favorire la modificabilità delle risorse e il loro effettivo riuso.
Infine gli autori presentano il FreeLOms, un LOMS sviluppato nell’ambito del progetto SLOOP,
sottolineandone le caratteristiche di semplicità senza le quali un docente con competenze medie di informatica
non sarebbe in grado di realizzare LO, di lavorare sugli LO, e di implementare il modello openLO. FreeLOms si
pone l’obiettivo di gestire LO in modo da garantirne una effettiva riusabilità attraverso l’implementazione del
modello di OpenLO, l’interoperabilità attraverso l’uso di standard e la reperibilità attraverso meccanismi di
ricerca basati sia sul contenuto che sui metadati.
78 Condividere free/open Learning Object
L'articolo parte da una breve panoramica sui diversi modelli di apprendimento in rete, illustrati come i vertici di
un cubo:
Successivamente affronta la tematica dell’integrazione tra didattica in presenza e didattica in rete e delle
condizioni necessarie per realizzarla.
Partendo dall’esperienza ITSOS, l’autore illustra i vantaggi di tale integrazione sia a livello di apprendimento
che a livello motivazionale. Ma un limite ad un uso più massiccio della didattica in rete è costituito dalla
necessità di disporre di materiali specificatamente pensati per la rete.
Di qui l’idea portante del progetto SLOOP: la condivisione in un ambiente/repository, il FreeLOms, cui i docenti
possano liberamente accedere per cercare, scaricare, modificare materiali didattici e per metterne a disposizione
di nuovi nella logica del modello del free/opensource software e dell'open content.
Condividere free/open Learning Object 79
CONDIVIDERE LE CONOSCENZE
PEDAGOGICHE NEL PROGETTO SLOOP
Francesca Berengo, ITSOS "Marie Curie"
L'articolo parte dalla constatazione che la grande diffusione delle tecnologie dell'informazione e della
comunicazione ha modificato profondamente il nostro modo di vivere, di lavorare, di imparare e persino di
relazionarsi con le altre persone e che è perciò impensabile che la scuola non ricerchi strategie per adeguarsi a
questa società radicalmente mutata, restando fuori da questo processo.
Si va facendo strada l’idea che sia utile un'integrazione della didattica in presenza con la formazione in rete, sia
per motivi di ordine pratico (accessibilità ai corsi, dilatazione spazio-temporale) sia per motivi più squisitamente
didattici (utilizzo di tecnologie che favoriscano una miglior comprensione dei contenuti anche attraverso una
partecipazione più attiva del discente alle attività proposte, che consentano l’apprendimento per scoperta e
l’apprendimento collaborativo, che potenzino l’interazione docente-studente e studente-studente, che aumentino
la spinta motivazionale).
Nell’intervento - presentato nella sessione e-learning e-knowledge management - vengono illustrati gli strumenti
con i quali il progetto SLOOP ha affrontato il tema della valorizzazione del lavoro dei docenti, della
condivisione delle conoscenze didattiche, della salvaguardia del patrimonio di esperienze accumulate in tanti
anni di pratica sul campo. Tra gli strumenti di grande rilevanza è la piattaforma FreeLOms per la
produzione/condivisione di free/open LO e l’avvenuta creazione di comunità di docenti interessati alla
condivisione della conoscenza.
In particolare si pone l’accento sulla semplicità di gestione delle funzionalità della piattaforma da parte
dell’utente, semplicità che dovrebbe favorirne l’utilizzo anche da parte di docenti non particolarmente esperti
nella gestione delle risorse informatiche. Inoltre viene sottolineato come il modello proposto dal progetto sia
centrato sul coinvolgimento degli insegnanti in un processo collaborativo di produzione/condivisione di
free/open LO.
Tali LO, grazie a modifiche e successivi miglioramenti ad opera dei vari docenti utilizzatori, potranno diventare
qualitativamente sempre più validi, alla ricerca di un modo nuovo di fare didattica che vada incontro alle
esigenze dei giovani in una società in continua evoluzione.
80 Condividere free/open Learning Object
L'articolo prende l'avvio dalla rapida evoluzione delle applicazioni delle ICT al campo dell'istruzione, dal
conseguente aumentato interesse degli insegnanti per la produzione di LO e dalla questione degli standard con
particolare riferimento a SCORM.
Introduce quindi il concetto di LOMS, Learning Objects Management System: una collezione di strumenti che
permetta la gestione di tutto il ciclo di vita di un LO - creazione, condivisione, modifica - e che non richieda
particolari competenze tecniche; strumenti integrati che supportino una comunità di utenti nell'operare in modo
collaborativo su risorse digitali per l'apprendimento. Un tale oggetto non può essere confuso con un editor
"universale" ma può essere uno strumento per gestire differenti tipi di media.
L'articolo descrive quindi la piattaforma freeLOms, sviluppata dal CNR-Istituto Tecnologie Didattiche di
Palermo, nell'ambito del progetto SLOOP. In particolare vengono illustrati gli strumenti che supportano le
comunità di pratiche nel cercare, modificare, riutilizzare e condividere risorse digitali per l'apprendimento.
FreeLOms permette agli insegnanti di mettere in condivisione LO come in una tradizionale repository, ma anche
di gestirne l'intero ciclo vitale. E' importante sottolineare come uno dei principali obiettivi della piattaforma sia
permettere agli insegnanti di concentrarsi sui contenuti del LO, nascondendo ad essi gli aspetti tecnici e
garantendo, in modo trasparente, la compatibilità con gli standard.
Infine l'articolo si sofferma su due specifiche funzionalità. La prima è una modifica al modulo SCORM di
Moodle per permettere, in fase di progettazione di un corso, il caricamento di una risorsa con un collegamento
diretto da Moodle al freeLOms. La seconda è quella che permette di trasformare un file PowerPoint, molto usati
nella didattica in presenza, in un LO SCORM-compatibile.
Titolo originale: An integrated learning object management system to semplify the use of the SCORM
standards
Condividere free/open Learning Object 81
L'articolo presenta una proposta per estrarre le relazioni semantiche dalla struttura di LO SCORM compatibili
utilizzando le tecnologie del web semantico.
Questo lavoro nasce nell'ambito del progetto europeo SLOOP, in cui sono stati elaborati e definiti i concetti di
OpenLO e di LOMS (LO management system).
Nel corso degli anni vari studi hanno suggerito l'introduzione di uno strato semantico per facilitare la gestione
delle risorse digitali per l'apprendimento e facilitare gli utenti nella ricerca e nel riutilizzo di risorse didattiche.
Partendo dalla piattaforma freeLOms, il LOMS realizzato nel progetto SLOOP, gli autori hanno sviluppato un
agente software per estrarre dalla struttura di un LO SCORM alcune relazioni semantiche tra i componenti di una
risorsa didattica in base ad una ontologia di struttura. I dati estratti vengono memorizzati in una base di dati
utilizzando il linguaggio RDF che viene interrogata per mezzo di un appropriato linguaggio di query RDF, come
ad esempio SPARQL.
Il meccanismo di estrazione dei dati è basato sulla tecnologia GRDDDL, progettata per raccogliere dati
strutturati in RDF a partire da documenti XML. Le elaborazioni in GRDDL sono basate sul linguaggio di
trasformazione XSLT.
Secondo l'opinione degli autori, l'aggiunta della descrizione semantica dei LO al modello openLO può
migliorare in modo significativo la riusabilità in diversi contesti delle risorse digitali.
Promuovere l'uso di strumenti didattici digitali e di formazione in rete per migliorare l'efficacia dell'intervento
formativo è oggi un’esigenza reale.
Nell’articolo si esamina il progetto ministeriale DiGi Scuola, che a questa esigenza vorrebbe dare risposta, per
criticarne l’impostazione di fondo che trasla ai contenuti digitali la vecchia logica del libro di testo - gli editori
producono i libri, le scuole li adottano – e non coglie, a parere dell’autore, la portata più profonda della
rivoluzione di Internet che non è solo un nuovo supporto per i contenuti da trasmettere, un nuovo strumento di
comunicazione, ma è un ambiente di partecipazione, di sviluppo di comunità di pratiche, di costruzione della
conoscenza.
L'idea base del progetto SLOOP è quindi quella di far leva sul potenziale della piattaforma web per creare una
comunità di insegnanti impegnati nell'integrazione di formazione in presenza e formazione in rete, per
promuoverne la collaborazione nella produzione di materiali didattici "aperti" e "liberi", per realizzare un spazio
collaborativo in cui la produzione e la diffusione di materiali digitali di qualità sia il risultato di un'intelligenza
collettiva. Il web quindi non per "trasferire su un altro media" ma per scoprire/inventare nuovi, più efficaci, modi
per motivare, far partecipare, rendere attivi, per sfruttare appieno le potenzialità dei nuovi strumenti e del nuovo
ambiente.
L’autore presenta le principali funzionalità della piattaforma FreeLOms, uno dei prodotti principali del progetto,
mettendo in evidenza come questa non risponda ad un preciso piano editoriale, ma contenga invece oggetti
disomogenei tra loro, presentazioni PowerPoint e oggetti SCORM, semplici esposizioni testuali e oggetti a
multimedialità elevata, bassa interattività e alta interattività, nella logica del mettere in condivisione i materiali
sin qui già prodotti, come singoli docenti o come scuole, affinché altri li utilizzino e li migliorino.
Condividere free/open Learning Object 83
Cos'è l'eLearning? Qual è l'uso dell'eLearning da parte di Formaper? E' conveniente dal punto di vista dei
costi? Cos'è il Progetto SLOOP?
Perché una scuola si è appassionata ad un'immagine "trasgressiva" rispetto all'insegnamento tradizionale come
la formazione in rete? Quali sono gli elementi di criticità?
Cos'è il freeLOms? Quali le modalità di accesso al freeLOms?
Queste le domande del conduttore cui hanno risposto il Presidente di Formaper e i due docenti dell'ITSOS
spiegando il valore della formazione in rete per le aziende e per la scuola, mettendo in evidenza il valore
aggiunto della didattica in rete rispetto alla didattica tradizionale, evidenziando la criticità rappresentata dai
materiali didattici, raccontando le caratteristiche e gli obiettivi del progetto SLOOP e quelle del suo principale
prodotto, il freeLOms.
Il discorso si è quindi allargato alla funzione della formazione nello sviluppo del capitale umano, sia esso
costituto da studenti o da imprenditori, ed al movimento in atto per la condivisione e la collaborazione;
movimento che si manifesta nello scambio di video, YouTube, di fotografie, Flickr, di presentazioni power point,
SlideShare, nell'open source e nell'open content, come nel caso di Wikipedia; movimento all'interno del quale il
progetto SLOOP si colloca.
Per accedere all'intervista andare sull'area "Video" sul sito SLOOP (www.sloopproject.eu).
Settembre 2007
Impaginazione e stampa
La tipografica FB
20060 Gessate (Milano)