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Rd b Ed v
F F
, ,
1 10 0. .5 5. .2 2. . U Un ni io on ni i R Re es si is st te en nt ti i a a T Tr ra az zi io on ne e
Sono tipiche della carpenteria metallica e si ritrovano ogni qualvolta si vuole ripristinare la continuit di elementi
interrotti, mediante flange bullonate.
Ad es. lunione di due profili, soggetta a momento flettente, si pu realizzare nel seguente modo:
la quale pu essere ricondotta al seguente schema:
tale tipo di unione detta giunto sollecitato prevalentemente a trazione.
La verifica dellunione viene eseguita controllando che il valore dello sforzo di trazione sia inferiore alla
resistenza di calcolo a trazione determinata come indicato dalla normativa (D.M. 14/01/2008) allart. 4.2.8:
Rd t Ed t
F F
, ,
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1 10 0. .5 5. .3 3. . U Un ni io on ni i R Re es si is st te en nt ti i a a T Ta ag gl li io o e e T Tr ra az zi io on ne e
Nelle unioni soggette contemporaneamente a trazione e taglio, la verifica pu essere effettuata
utilizzando la formula di interazione lineare:
1
4 . 1
,
,
,
,
+
Rd t
Ed t
Rd v
Ed v
F
F
F
F
Inoltre,
Rd v Ed v
F F
, ,
e
Rd t Ed t
F F
, ,
1 10 0. .5 5. .4 4. . U Un ni io on ni i c co on n s sa al ld da at tu ur re e a a C Co or rd do on ne e d d a an ng go ol lo o
Poich nelle unioni bullonate, i singoli profili sono in genere bullonati a delle piastre che a loro volta possono
essere saldate ad altri profili, si riporta quanto indicato dalla normativa per le unioni con saldature a cordone dangolo.
La resistenza di progetto, per unit di lunghezza, dei cordoni dangolo si determina con riferimento
allaltezza di gola a, cio allaltezza a del triangolo iscritto nella sezione trasversale del cordone stesso.
Definizione dellarea di gola per le saldature a cordone dangolo.
La lunghezza di calcolo L quella intera del cordone, purch questo non abbia estremit palesemente
mancanti o difettose.
Eventuali tensioni // definite al successivo agenti nella sezione trasversale del cordone, inteso
come parte della sezione resistente della membratura, non devono essere prese in considerazione ai fini
della verifica del cordone stesso.
Per il calcolo della resistenza delle saldature con cordoni dangolo, qualora si faccia riferimento ai
modelli di calcolo presentati nel paragrafo seguente, si adottano i fattori parziali M indicati in Tab.4.2.XII.
E possibile utilizzare modelli contenuti in normative di comprovata validit, adottando fattori parziali M
che garantiscano i livelli di sicurezza stabiliti nelle presenti norme.
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Ai fini della durabilit delle costruzioni, le saldature correnti a cordoni intermittenti, realizzati in
modo non continuo lungo i lembi delle parti da unire, non sono ammesse in strutture non sicuramente
protette contro la corrosione.
Per le verifiche occorre riferirsi alternativamente alla sezione di gola nella effettiva posizione o in
posizione ribaltata, come indicato nel paragrafo successivo.
1 10 0. .5 5. .4 4. .1 1. . R Re es si is st te en nz za a d de el ll le e s sa al ld da at tu ur re e a a c co or rd do on ne e d d a an ng go ol lo o ( (a ar rt t. . 4 4. .2 2. .8 8. .2 2. .4 4) )
Allo stato limite ultimo le azioni di calcolo sui cordoni dangolo si distribuiscono uniformemente
sulla sezione di gola.
Nel seguito si indicano con la tensione normale e con la tensione tangenziale perpendicolari
allasse del cordone dangolo, agenti nella sezione di gola nella sua posizione effettiva, e con la
tensione normale e con la tensione tangenziale parallele allasse del cordone dangolo. La tensione
normale non influenza la resistenza del cordone.
Considerando la sezione di gola nella sua effettiva posizione, si pu assumere la seguente condizione
di resistenza
( ) [ ] ( )
2
5 , 0
2
//
2 2
/ 3
M tk
f + +
dove
ftk la resistenza a rottura del pi debole degli elementi collegati,
= 0,80 per acciaio S235, = 0,85 per acciaio S275
= 0,90 per acciaio S355, = 1,00 per acciaio S420 e S460.
Considerando la sezione di gola in posizione ribaltata, si indicano con n e con t la tensione normale
e la tensione tangenziale perpendicolari allasse del cordone.
La verifica dei cordoni dangolo si effettua controllando che siano soddisfatte simultaneamente le
due condizioni:
yk
f t t n + +
1
2
//
2 2
yk
f t n +
2
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dove fyk la tensione di snervamento caratteristica ed i coefficienti 1 e 2 sono dati, in funzione del
grado di acciaio, in Tab. 4.2.XIV.
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1 10 0. .6 6. . U Un ni io on ne e C Co ol lo on nn na a - - P Pl li in nt to o
Al fine di ancorare le strutture in acciaio al suolo in genere le colonne
vengono collegate alle opere di fondazione in cemento armato (travi di fondazione,
plinti, platee, etc.).
Il modo di realizzare il collegamento di un elemento in acciaio con un elemento
in calcestruzzo dipende, essenzialmente dalle sollecitazioni che bisogna trasmettere
alle fondazioni e dal tipo di vincolo (appoggio semplice, cerniera, incastro).
Poich lelemento in acciaio non pu essere semplicemente infisso nel cls. in
quanto si avrebbero elevate tensioni di contatto, in genere lunione viene realizzata
saldando alla colonna metallica una piastra in acciaio che consente di estendere in
modo adeguato la superficie di contatto.
Tale piastra viene collegata al calcestruzzo mediante delle barre tonde, dette
tirafondi.
Poich la piastra ha un comportamento elastico che pu permettere dei piccoli
movimenti rotazionali dellunione, nel caso in cui si vuole realizzare il vincolo di
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incastro, oltre agli elementi suddetti, lunione viene irrigidita da elementi in
acciaio detti costole che vengono saldati verticalmente alla colonna.
Inoltre, se lunione sollecitata da sforzi di taglio, sotto la piastra viene
saldata una piastra verticale detta nervatura la quale impedisce il movimento
orizzontale.
costole
nervatura
tirafondi
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1 10 0. .6 6. .1 1. . C Ce er rn ni ie er ra a s so og gg ge et tt ta a a a C Co om mp pr re es ss si io on ne e C Ce en nt tr ra at ta a
Nel caso di unione soggetta solo a sforzo assiale di compressione, lo stesso
viene trasferito alla fondazione in c.a. direttamente dalla piastra di base. I
tirafondi non sono sollecitati n da sforzi di taglio n da sforzi di trazione.
Occorre quindi verificare solo la sezione di calcestruzzo, di base Bp ed altezza
Hp, soggetta a compressione centrata.
A tale scopo, si determina il valore di calcolo dello Sforzo Assiale Resistente:
cd RD
f H B N =
e si verifica che risulti:
RD ED
N N N =
Verifica piastra di base
La verifica della piastra di base pu essere eseguita ipotizzando che la stessa
sia incastrata alla base del profilo,
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Determinata la resistenza di calcolo a flessione:
M
k y
Rd c
f W
M
,
,
=
e la resistenza di calcolo a taglio:
M
k y v
Rd c
f A
V
=
3
,
,
si verifica che risulti:
1
,
Rd c
Ed
M
M
; 1
,
Rd c
Ed
V
V
in entrambe le direzioni.
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1 10 0. .6 6. .2 2. . C Ce er rn ni ie er ra a s so og gg ge et tt ta a a a T Tr ra az zi io on ne e C Ce en nt tr ra at ta a
Nel caso di unione soggetta solo a sforzo assiale di trazione, lo stesso viene
trasferito alla fondazione in c.a. tramite i tirafondi.
Detta As larea complessiva di acciaio, costituita dai tirafondi, il valore di
calcolo dello Sforzo Assiale Resistente risulta:
s yd RD
A f N =
e si deve verificare che risulti:
RD ED
N N N =
Oltre alla verifica su indicata, la quale ci consente di dimensionare i
tirafondi, occorre inoltre verificare che i tirafondi possano effettivamente
trasmettere lo sforzo di trazione al cls.
Ipotizzando che i tirafondi siano semplicemente annegati nel cls. si verifica che
lancoraggio degli stessi sia idoneo in relazione alladerenza acciaio-calcestruzzo.
Verifica ancoraggio tirafondi
Indicato con n il numero di tirafondi, il valore di calcolo dello Sforzo Assiale
Resistente (di aderenza) risulta:
L D f n N
bd bd
=
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il quale deve risultare maggiore dello sforzo assiale che i tirafondi devono
trasmettere alla fondazione:
bd ED
N N N =
Verifica piastra di base
La verifica della piastra di base pu essere eseguita ipotizzando che la stessa
sia incastrata alla base del profilo,
Determinata la resistenza di calcolo a flessione:
yd
M
k y
Rd c
f
s B
f W
M
6
2
,
,
e la resistenza di calcolo a taglio:
yd yd
v
M
k y v
Rd c
f
s B
f
A
f A
V
3 3 3
,
,
= =
si verifica che risulti:
1
,
Rd c
Ed
M
M
; 1
,
Rd c
Ed
V
V
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1 10 0. .6 6. .3 3. . C Ce er rn ni ie er ra a s so og gg ge et tt ta a a a S Sf fo or rz zo o A As ss si ia al le e e e T Ta ag gl li io o
Nel caso di unione soggetta a sforzo assiale (sia esso di compressione o di
trazione) e taglio, lunione pu essere realizzata come in figura, saldando una
nervatura sotto la piastra di base.
La forza di taglio si trasmette alla fondazione in calcestruzzo attraverso la
nervatura, generando delle tensioni di contatto di compressione sul cls, inoltre la
stessa genera delle tensioni di taglio sui tirafondi.
Ipotizzando che la sezione di calcestruzzo, di base Bp ed altezza Hn, sia
soggetta a compressione centrata, il valore di calcolo del Taglio Resistente pari a:
s vd cd n p RD
A f f H B V + =
dove: 3 / 3 /
M yk yd vd
f f f = =
e si verifica che risulti:
RD ED
V T V =
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1 10 0. .6 6. .4 4. . I In nc ca as st tr ro o ( (S Sf fo or rz zo o A As ss si ia al le e, , M Mo om me en nt to o F Fl le et tt te en nt te e e e T Ta ag gl li io o) )
Nel caso di unione soggetta a sforzo assiale e momento flettente , nella zona di
contatto della piastra pu aversi sia compressione che trazione, a seconda del valore
delle sollecitazioni N ed M.
Per il dimensionamento dei vari elementi bisogna tenere presente che le tensioni
di compressione possono essere trasmesse (tramite la piastra) al cls di fondazione,
mentre le tensioni di trazione devono essere assorbite dai tirafondi che si hanno
nella zona tesa.
In particolare, assegnate le dimensioni della piastra e dei tirafondi, si pu
procedere alla verifica utilizzando le formule della Presso-Flessione del cemento
armato.
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Si verifica che, il valore di calcolo del momento resistente corrispondente allo
sforzo assiale applicato sia maggiore del momento flettente applicato, secondo quanto
indicato dalla normativa vigente (D.M. 14/01/2008)
Analisi della Sezione (art. 4.1.2.1.2.4 DM.2008)
Con riferimento alla sezione pressoinflessa, rappresentata in Fig. 4.1.3
assieme ai diagrammi di deformazione e di sforzo cos come dedotti dalle ipotesi e dai modelli di
cui nei punti precedenti, la verifica di resistenza (SLU) si esegue controllando che:
MRd = MRd (NEd ) MEd (4.1.9)
dove
MRd il valore di calcolo del momento resistente corrispondente a NEd;
NEd il valore di calcolo della componente assiale (sforzo normale) dellazione;
MEd il valore di calcolo della componente flettente dellazione.
Per una trattazione dettagliata sulla verifica a pressoflessione delle sezioni in
c.a. e sulla costruzione del relativo dominio di rottura (N,M) si vedano gli appunti
di tecnica delle costruzioni:
LA TEORIA SEMIPROBABILISTICA ED IL CALCOLO AGLI STATI LIMITE DELLE STRUTTURE IN CEMENTO
ARMATO.
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1 10 0. .7 7. . U Un ni io on ne e T Tr ra av ve e - - C Ca at te en na a
Lunione trave-catena utilizzata ad esempio per collegare la trave (puntone) di
una capriata con la relativa catena, viene realizzata mediante un fazzoletto saldato
alla trave a cui viene collegata la catena mediante dei bulloni.
La relativa verifica viene condotta sulla base delle sollecitazioni massime
nella catena (soggetta prevalentemente a sforzo assiale).
Verifica Bulloni
Detto H1 il taglio medio per bullone dovuto allo sforzo assiale, ed n il numero
di bulloni, risulta:
H1 = N/n
Nel caso in cui lasse baricentrico della catena presenta una certa eccentricit
rispetto lasse del truschino, il taglio dovuto allo sforzo assiale si incrementa di
una certa quantit che, detta h la distanza tra i bulloni di estermit, pari a:
H2 =Ne/h
Si ha dunque:
H = (H1
2
+H2
2
)
(1/2)
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A questa componente orizzontale si somma una componente verticale dovuta al
taglio:
V1 = T/n
ed una componente verticale dovuta al momento flettente:
V2 = M/h
ossia:
V = V1 + V2
Lo sforzo di taglio cui soggetto ciascun bullone dunque:
R = (V
2
+H
2
)
(1/2)
Indicato con ns il numero di superfici di taglio (ns=2 nel caso di catena
realizzata con profili accoppiati), lazione di calcolo a taglio risulta:
FvEd=R/ns
Per verifica deve risultare:
FvEd FvRd
Dove FvRd la Resistenza a Taglio dei bulloni.
Verifica a Rifollamento della lamiera
La piastra (fazzoletto) soggetta a rifollamento, , lazione di calcolo a
rifollamento risulta:
FvEd=R
Per verifica deve risultare:
FvEd FbRd
Dove FbRd la Resistenza a Rifollamento della Piastra.
Verifica Saldatura
Ipotizzando che la saldatura della piastra alla trave sia effettuata a cordone
dangolo, detti:
a lo spessore di gola;
L la lunghezza del cordone;
Lo sforzo assiale e di taglio determinano sulla saldatura una Tensione
tangenziale ortogonale all'asse del cordone d'angolo:
to = [Nsin() + Tcos()]/2aL
ed una Tensione tangenziale parallela all'asse del cordone d'angolo:
tp = [Ncos() + Tsin()]/2aL
Determinati i Coefficienti 1 e 2 in relazione al Tipo di Acciaio degli elementi
collegati, la verifica si esegue controllando che risulti:
(t
o
2
+ t
p
2
)
1/2
1
Fyk
|t
o
|
2
Fyk
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Esempio di UNIONE TRAVE CATENA
DATI BULLONI
Classe della Vite = 8.8
Dado = 8
Resistenza a Snervamento Bulloni fyb = 640,00 N/mm
Resistenza a Rottura Bulloni ftb = 800,00 N/mm
Diametro dei Bulloni d = 16 mm
Area Resistente Ares = 157 mm
DATI PIASTRA
Spessore t = 10,00 mm
Diametro Fori d0 = 17,00 mm
DATI ACCIAIO
Tipo di Acciaio = S235 t<40 UNI EN 10025-2
Resistenza caratteristica di Snervamento fyk = 235,00 N/mm
Resistenza caratteristica di Rottura ftk = 360,00 N/mm
DATI SALDATURA - Cordone Angolo
Lunghezza saldatura Ls = 200,00 mm
Spessore di Gola a = 5,00 mm
Angolo di inclinazione Saldatura s = 16,00
RESISTENZE DI CALCOLO
Resistenza a taglio Bulloni
FvRd = 0.5ftbAres/1.25 = 60,29 kN
Resistenza a rifollamento Piastra
FbRd = kftkdt/1.25 = 112,94 kN
DATI PROFILO
Profilo (2LV: Profili ad L ali disuguali a...) = 2LV1
Altezza profilo H = 50,00 mm
Distanza X Bordo Piastra - Bordo Catena a = 50,00 mm
Distanza X Bordo Catena - 1 Bullone e1 = 50,00 mm
Interasse Bulloni p1 = 50,00 mm
Distanza n Bullone - Bordo Piastra b = 30,00 mm
Distanza Y Bordo Piastra - Bordo Catena c = 30,00 mm
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Distanza Y Bordo Catena - fila Bulloni e2 = 25,00 mm
Numero di Bulloni sulla fila n = 3
Distanza Bulloni di estremit h' = 100,00 mm
Numero sezioni di intaglio Bulloni nT = 2,00
Angolo di inclinazione Profilo p= 0,00
Angolo Asse Profilo - Asse Saldatura = 16,00
SOLLECITAZIONI
Sforzo Assiale N = 20,00 kN
Taglio T = 20,00 kN
Momento Flettente M = 2,00 kNm
VERIFICA
Componente Orizzontale dovuta allo Sforzo Assiale
Taglio medio per bullone H1 = N/n = 6,67 kN
Taglio x eccentricit asse truschino H2 = Ne/h' = 0,60 kN
Risultante Componente orizzontale H =(H1+H2) = 6,69 kN
Componente Verticale dovuta a Sforzo di Taglio
Taglio medio per Bullone V1 = T/n = 6,67 kN
Componente Verticale dovuta a Momento Flettente
Taglio medio per Bullone V2 = M/h' = 20,00 kN
Risultante Componente verticale V = V1 + V2 = 26,67 kN
Risultante Taglio singolo Bullone R =(H+V) = 27,49 kN
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VERIFICA A TAGLIO FvEd = R/2 = 13,75 kN < FvRd = 60,29 kN - VERIFICA
VERIFICA A RIFOLLAMENTO FvEd = R = 27,49 kN < FbRd = 112,94 kN - VERIFICA
VERIFICA SALDATURA (a cordone d'angolo)
Tensione tangenziale ortogonale all'asse del cordone d'angolo:
to = [Nsin() + Tcos()]/2aL = 12,37 N/mm
Tensione tangenziale parallela all'asse del cordone d'angolo:
tp = [Ncos() + Tsin()]/2aL = 12,37 N/mm
Coefficienti x Tipo di Acciaio elementi collegati:
1 = 0,85; 2 = 1,00
(t
o
2
+ t
p
2
)
1/2
= 17,49 N/mm <
1
Fyk = 199,75 N/mm - VERIFICA
|t
o
| = 12,37 N/mm <
2
Fyk = 235,00 N/mm - VERIFICA
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1 10 0. .8 8. . P Pi ia as st tr ra a d di i N No od do o c co on n P Pr ro of fi il lo o S Si in ng go ol lo o
Sovente lunione tra un profilo ed altri profili viene realizzata mediante una
piastra (fazzoletto) a cui i singoli profili vengono bullonati, il fazzoletto pu
essere o meno saldato ad uno dei profili.
La verifica della bullonatura del singolo profilo viene condotta sulla base
delle sollecitazioni massime che lo stesso trasmette allunione.
Verifica Bulloni
Detto H1 il taglio medio per bullone dovuto allo sforzo assiale, ed n il numero
di bulloni, risulta:
H1 = N/n
Nel caso in cui lasse baricentrico della catena presenta una certa eccentricit
rispetto lasse del truschino, il taglio dovuto allo sforzo assiale si incrementa di
una certa quantit che, detta h la distanza tra i bulloni di estermit, pari a:
H2 =Ne/h
Si ha dunque:
H = (H1
2
+H2
2
)
(1/2)
A questa componente orizzontale si somma una componente verticale dovuta al
taglio:
V1 = T/n
ed una componente verticale dovuta al momento flettente:
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V2 = M/h
ossia:
V = V1 + V2
Lo sforzo di taglio cui soggetto ciascun bullone dunque:
R = (V
2
+H
2
)
(1/2)
Indicato con ns il numero di superfici di taglio (ns=2 nel caso di catena
realizzata con profili accoppiati), lazione di calcolo a taglio risulta:
FvEd=R/ns
Per verifica deve risultare:
FvEd FvRd
Dove FvRd la Resistenza a Taglio dei bulloni.
Verifica a Rifollamento della lamiera
La piastra (fazzoletto) soggetta a rifollamento, , lazione di calcolo a
rifollamento risulta:
FvEd=R
Per verifica deve risultare:
FvEd FbRd
Dove FbRd la Resistenza a Rifollamento della Piastra.
Verifica Saldatura
Ipotizzando che la saldatura della piastra alla trave sia effettuata a cordone
dangolo, detti:
a lo spessore di gola;
L la lunghezza del cordone;
Lo sforzo assiale e di taglio determinano sulla saldatura una Tensione
tangenziale ortogonale all'asse del cordone d'angolo:
to = [Nsin() + Tcos()]/2aL
ed una Tensione tangenziale parallela all'asse del cordone d'angolo:
tp = [Ncos() + Tsin()]/2aL
Determinati i Coefficienti 1 e 2 in relazione al Tipo di Acciaio degli elementi
collegati, la verifica si esegue controllando che risulti:
(t
o
2
+ t
p
2
)
1/2
1
Fyk
|t
o
|
2
Fyk
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1 10 0. .9 9. . U Un ni io on ne e T Tr ra av ve e T Tr ra av ve e c co on n F Fl la an ng gi ia a
Il collegamento tra due travi realizzato tramite delle piastre (flange) tra loro
bullonate, utilizzato quando lunione deve trasmettere prevalentemente sforzi
assiali e momento flettente.
A seconda del valore delle sollecitazioni si distingue il caso di unione
soggetta a prevalente sforzo assiale dal caso di unione soggetta a flessione semplice
e/o pressoflessione.
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1 10 0. .9 9. .1 1. . U Un ni io on ne e s so og gg ge et tt ta a a a S Sf fo or rz zo o A As ss si ia al le e i in nt te er rn no o a al l N No oc cc ci io ol lo o d d i in ne er rz zi ia a
Nel caso di unione soggetta a sforzo assiale di trazione, interno al nocciolo
centrale dinerzia della sezione formata dai soli bulloni,
Lo sforzo Ni agente sul generico bullone, nellipotesi di conservazione delle
sezioni piane, dato da
i
n
i
i
i
y
y
e N
n
N
N
+ =
1
2
0ve:
e leccentricit della forza applicata rispetto al baricentro dei bulloni
yi la distanza del bullone i-esimo dallasse baricentrico normale allasse di
sollecitazione
Indicata con FtEd la massima azione di calcolo a trazione:
FtEd=Ni,max
Per verifica deve risultare:
FtEd FtRd
Dove FtRd la Resistenza a Trazione dei bulloni.
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1 10 0. .9 9. .2 2. . U Un ni io on ne e s so og gg ge et tt ta a a a F Fl le es ss si io on ne e S Se em mp pl li ic ce e
Nel caso di unione soggetta a flessione semplice,
Data la linearit del diagramma delle tensioni, i singoli sforzi di trazione sono
proporzionali tra loro, e pu scriversi:
( )
c
i
i
y y k
A
N
i
=
Analogamente:
c c
y k =
essendo:
yi la distanza del bullone i-esimo dal bordo compresso della flangia;
yc la distanza dellasse neutro dal bordo compresso della flangia;
Per lequilibrio alla traslazione orizzontale, risulta:
( )
=
=
n
i
c i c
y y A y b
i
1
2
0
2
1
La quale unequazione di secondo grado nellunica incognita yc.
Determinato yc, osserviamo che essendo
c c
y
J
M
= , si ottiene:
( )
c i i
y y A
J
M
N
i
=
Dove J il momento dinerzia della sezione reagente:
( )
=
+ =
n
i
c i c
y y A y b J
i
1
2 3
3
1
Verifica: FtEd = Ni,max FtRd
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1 10 0. .9 9. .3 3. . U Un ni io on ne e s so og gg ge et tt ta a a a P Pr re es ss so o/ /T Te en ns so o F Fl le es ss si io on ne e
Nel caso di unione soggetta a Pressoflessione (Tensoflessione),
detta d leccentricit della forza assiale rispetto al lembo superiore:
d = e H/2
con (e>0 se N di Trazione, e<0 se N di Compressione)
Per lequilibrio alla rotazione attorno al lembo superiore, risulta:
( ) ( )
=
= + +
n
i
i c i c c
y d y y A d y b y b
i
1
2 3
0
2
1
6
1
(1)
La quale unequazione di 3 grado nellunica incognita yc.
Per lequilibrio alla traslazione orizzontale, risulta:
( ) 0
2
1
1
= +
=
n
i
c i
c
c
c c
y y A
y
y b N
i
Da cui:
( )
2
1
2
1
c
n
i
c i i
c
c
by y y A
y N
=
E quindi:
( )
( )
( )
2
1
2
1
c
n
i
c i i
c i
c i
c
c
i
by y y A
y y A N
y y A
y
N
i
i
= =
Verifica: FtEd = Ni,max FtRd
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1 11 1. . A Ap pp pe en nd di ic ce e A A - - N No or rm ma at ti iv va a d di i R Ri if fe er ri im me en nt to o
Il software consente di eseguire la verifica delle Capriate in legno, con qualsiasi numero di nodi, o di
aste, basandosi sulle indicazioni della normativa vigente in Italia: Norme Tecniche per le Costruzioni
di cui al D.M. 14 gennaio 2008, integrate con la Circolare Applicativa 2 febbraio 2009 n.617 C.S.LL.PP.
In particolare, vengono di seguito riportate le parti della normativa che interessano il calcolo e la
verifica delle strutture in acciaio, con riferimento a quanto necessario per il calcolo e la verifica delle
capriate (implementato nel software in oggetto).
1 11 1. .1 1. . V Va al lu ut ta az zi io on ne e d de el ll la a S Si ic cu ur re ez zz za a ( (a ar rt t. . 4 4. .2 2. .2 2) )
La valutazione della sicurezza deve essere condotta secondo i principi fondamentali illustrati nel cap.2.
I requisiti richiesti di resistenza, funzionalit, durabilit e robustezza si garantiscono verificando il
rispetto degli stati limite ultimi e degli stati limite di esercizio della struttura, dei componenti
strutturali e dei collegamenti descritti nella presente norma.
Gli stati limite ultimi da verificare, ove necessario, sono:
- stato limite di equilibrio, al fine di controllare lequilibrio globale della struttura e delle sue parti
durante tutta la vita nominale comprese le fasi di costruzione e di riparazione;
- stato limite di collasso, corrispondente al raggiungimento della tensione di snervamento oppure
delle deformazioni ultime del materiale e quindi della crisi o eccessiva deformazione di una
sezione, di una membratura o di un collegamento (escludendo fenomeni di fatica), o alla
formazione di un meccanismo di collasso, o allinstaurarsi di fenomeni di instabilit dellequilibrio
negli elementi componenti o nella struttura nel suo insieme, considerando anche fenomeni locali
dinstabilit dei quali si possa tener conto eventualmente con riduzione delle aree delle sezioni
resistenti.
- stato limite di fatica, controllando le variazioni tensionali indotte dai carichi ripetuti in relazione
alle caratteristiche dei dettagli strutturali interessati.
Per strutture o situazioni particolari, pu essere necessario considerare altri stati limite ultimi.
Gli stati limite di esercizio da verificare, ove necessario, sono:
- stati limite di deformazione e/o spostamento, al fine di evitare deformazioni e spostamenti che
possano compromettere luso efficiente della costruzione e dei suoi contenuti, nonch il suo
aspetto estetico;
- stato limite di vibrazione, al fine di assicurare che le sensazioni percepite dagli utenti garantiscano
accettabili livelli di confort ed il cui superamento potrebbe essere indice di scarsa robustezza e/o
indicatore di possibili danni negli elementi secondari;
- stato limite di plasticizzazioni locali, al fine di scongiurare deformazioni plastiche che generino
deformazioni irreversibili ed inaccettabili;
- stato limite di scorrimento dei collegamenti ad attrito con bulloni ad alta resistenza, nel caso che
il collegamento sia stato dimensionato a collasso per taglio dei bulloni.
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1 11 1. .2 2. . A An na al li is si i S St tr ru ut tt tu ur ra al le e ( (a ar rt t. . 4 4. .2 2. .3 3) )
Il metodo di analisi deve essere coerente con le ipotesi di progetto. Lanalisi deve essere basata su modelli
strutturali di calcolo appropriati, a seconda dello stato limite considerato.
Le ipotesi scelte ed il modello di calcolo adottato devono essere in grado di riprodurre il comportamento
globale della struttura e quello locale delle sezioni adottate, degli elementi strutturali, dei collegamenti e
degli appoggi.
Nellanalisi globale della struttura, in quella dei sistemi di controvento e nel calcolo delle membrature si
deve tener conto delle imperfezioni geometriche e strutturali di cui al 4.2.3.5.
1 11 1. .3 3. . C Cl la as ss si if fi ic ca az zi io on ne e d de el ll le e S Se ez zi io on ni i ( (a ar rt t. . 4 4. .2 2. .3 3. .1 1) )
Le sezioni trasversali degli elementi strutturali si classificano in funzione della loro capacit rotazionale C
definita come:
1 C =
y
r
(4.2.1)
essendo r e y le curvature corrispondenti rispettivamente al raggiungimento della deformazione ultima
ed allo snervamento. Si distinguono le seguenti classi di sezioni:
classe 1 quando la sezione in grado di sviluppare una cerniera plastica avente la capacit rotazionale
richiesta per lanalisi strutturale condotta con il metodo plastico di cui al 4.2.3.2 senza subire
riduzioni della resistenza. Possono generalmente classificarsi come tali le sezioni con capacit
rotazionale C 3
classe 2 quando la sezione in grado di sviluppare il proprio momento resistente plastico, ma con capacit
rotazionale limitata. Possono generalmente classificarsi come tali le sezioni con capacit
rotazionale C 1,5
classe 3 quando nella sezione le tensioni calcolate nelle fibre estreme compresse possono raggiungere la
tensione di snervamento, ma linstabilit locale impedisce lo sviluppo del momento resistente
plastico;
classe 4 quando, per determinarne la resistenza flettente, tagliante o normale, necessario tener conto
degli effetti dellinstabilit locale in fase elastica nelle parti compresse che compongono la
sezione. In tal caso nel calcolo della resistenza la sezione geometrica effettiva pu sostituirsi con
una sezione efficace.
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1 11 1. .4 4. . C Ca ap pa ac ci it t r re es si is st te en nt te e d de el ll le e S Se ez zi io on ni i ( (a ar rt t. . 4 4. .2 2. .3 3. .2 2) )
La capacit resistente delle sezioni deve essere valutata nei confronti delle sollecitazioni di trazione o
compressione, flessione, taglio e torsione, determinando anche gli effetti indotti sulla resistenza dalla
presenza combinata di pi sollecitazioni.
La capacit resistente della sezione si determina con uno dei seguenti metodi.
Metodo elastico (E)
Si assume un comportamento elastico lineare del materiale, sino al raggiungimento della condizione di
snervamento.
Il metodo pu applicarsi a tutte le classi di sezioni, con lavvertenza di riferirsi al metodo delle sezioni
efficaci o a metodi equivalenti, nel caso di sezioni di classe 4.
Metodo plastico (P)
Si assume la completa plasticizzazione del materiale.
Il metodo pu applicarsi solo a sezioni di tipo compatto, cio di classe 1 e 2.
Metodo elasto-plastico (EP)
Si assumono legami costitutivi tensione-deformazione del materiale di tipo bilineare o pi
complessi.
Il metodo pu applicarsi a qualsiasi tipo di sezione.
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1 11 1. .5 5. . M Me et to od di i d di i a an na al li is si i g gl lo ob ba al le e ( (a ar rt t. . 4 4. .2 2. .3 3. .3 3) )
Lanalisi globale della struttura pu essere condotta con uno dei seguenti metodi:
Metodo elastico (E)
Si valutano gli effetti delle azioni nellipotesi che il legame tensione-deformazione del materiale sia
indefinitamente lineare.
Il metodo applicabile a strutture composte da sezioni di classe qualsiasi.
La resistenza delle sezioni pu essere valutata con il metodo elastico, plastico o elasto-plastico per le
sezioni compatte (classe 1 o 2), con il metodo elastico o elasto-plastico per le sezioni snelle
(classe 3 o 4).
Metodo plastico (P)
Gli effetti delle azioni si valutano trascurando la deformazione elastica degli elementi strutturali e
concentrando le deformazioni plastiche nelle sezioni di formazione delle cerniere plastiche.
Il metodo applicabile a strutture interamente composte da sezioni di classe 1.
Metodo elasto-plastico(EP)
Gli effetti delle azioni si valutano introducendo nel modello il legame momento-curvatura delle sezioni
ottenuto considerando un legame costitutivo tensione-deformazione di tipo bilineare o pi complesso.
Il metodo applicabile a strutture composte da sezioni di classe qualsiasi.
Le possibili alternative per i metodi di analisi strutturale e di valutazione della capacit resistente
flessionale delle sezioni sono riassunte nella seguente Tab. 4.2.IV.
1 11 1. .6 6. . E Ef ff fe et tt ti i d de el ll le e d de ef fo or rm ma az zi io on ni i ( (A Ar rt t. . 4 4. .2 2. .3 3. .4 4) )
In generale, possibile effettuare:
lanalisi del primo ordine, imponendo lequilibrio sulla configurazione iniziale della struttura,
lanalisi del secondo ordine, imponendo lequilibrio sulla configurazione deformata della struttura.
Lanalisi globale pu condursi con la teoria del primo ordine nei casi in cui possano ritenersi trascurabili gli
effetti delle deformazioni sullentit delle sollecitazioni, sui fenomeni di instabilit e su qualsiasi altro
rilevante parametro di risposta della struttura.
Tale condizione si pu assumere verificata se risulta soddisfatta la seguente relazione:
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dove cr il moltiplicatore dei carichi applicati che induce linstabilit globale della struttura, FEd
il valore dei carichi di progetto e Fcr il valore del carico instabilizzante calcolato considerando la
rigidezza iniziale elastica della struttura.
1 11 1. .7 7. . E Ef ff fe et tt to o d de el ll le e i im mp pe er rf fe ez zi io on ni i ( (A Ar rt t. . 4 4. .2 2. .3 3. .5 5) )
Nellanalisi della struttura, in quella dei sistemi di controvento e nel calcolo delle membrature si deve tener
conto degli effetti delle imperfezioni geometriche e strutturali quali la mancanza di verticalit o di
rettilineit, la mancanza di accoppiamento e le inevitabili eccentricit minori presenti nei collegamenti reali.
A tal fine possono adottarsi nellanalisi adeguate imperfezioni geometriche equivalenti, di valore tale da
simulare i possibili effetti delle reali imperfezioni da esse sostituite, a meno che tali effetti non siano inclusi
implicitamente nel calcolo della resistenza degli elementi strutturali.
Si devono considerare nel calcolo:
le imperfezioni globali per i telai o per i sistemi di controvento;
le imperfezioni locali per i singoli elementi strutturali.
Gli effetti delle imperfezioni globali per telai sensibili agli effetti del secondo ordine possono essere
riprodotti introducendo un errore iniziale di verticalit della struttura ed una curvatura iniziale degli
elementi strutturali costituenti.
Lerrore iniziale di verticalit in un telaio pu essere trascurato quando:
HEd 0,15QEd , (4.2.3)
dove HEd la somma delle reazioni orizzontali alla base delle colonne del piano (taglio di piano) considerato
per effetto dei carichi orizzontali e QEd il carico verticale complessivamente agente nella parte inferiore del
piano considerato (sforzi assiali nelle colonne).
Nel caso di telai non sensibili agli effetti del secondo ordine, nelleffettuazione dellanalisi globale per il
calcolo delle sollecitazioni da introdurre nelle verifiche di stabilit degli elementi strutturali, la curvatura
iniziale degli elementi strutturali pu essere trascurata.
Nellanalisi dei sistemi di controvento che devono garantire la stabilit laterale di travi inflesse o elementi
compressi, gli effetti delle imperfezioni globali devono essere riprodotti introducendo, sotto forma di errore
di rettilineit iniziale, unimperfezione geometrica equivalente dellelemento da vincolare.
Nella verifica di singoli elementi strutturali, quando non occorra tenere conto degli effetti del secondo
ordine, gli effetti delle imperfezioni locali sono da considerarsi inclusi implicitamente nelle formule di
verifica di stabilit.
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1 11 1. .8 8. . V Ve er ri if fi ic ch he e ( (a ar rt t. . 4 4. .2 2. .4 4) )
Le azioni caratteristiche (carichi, distorsioni, variazioni termiche, ecc.) devono essere definite in accordo
con quanto indicato nei Cap. 3 e 5 delle presenti norme.
Per costruzioni civili o industriali di tipo corrente e per le quali non esistano regolamentazioni specifiche, le
azioni di calcolo si ottengono, per le verifiche statiche, secondo quanto indicato nel Cap. 2.
Il calcolo deve condursi con appropriati metodi della meccanica strutturale, secondo i criteri indicati in
4.2.3.
1 11 1. .8 8. .1 1. . C Cl la as ss si if fi ic ca az zi io on ne e d de el ll le e a az zi io on ni i i in n b ba as se e a al l m mo od do o d di i e es sp pl li ic ca ar rs si i ( (a ar rt t. . 2 2. .5 5. .1 1. .1 1) )
a) dirette: forze concentrate, carichi distribuiti, fissi o mobili;
b) indirette: spostamenti impressi, variazioni di temperatura e di umidit, ritiro, precompressione,
cedimenti di vincolo, ecc.
c) degrado:
- endogeno: alterazione naturale del materiale di cui composta lopera strutturale;
- esogeno: alterazione delle caratteristiche dei materiali costituenti lopera strutturale, a
seguito di agenti esterni.
1 11 1. .8 8. .2 2. . C Cl la as ss si if fi ic ca az zi io on ne e d de el ll le e a az zi io on ni i s se ec co on nd do o l la a r ri is sp po os st ta a s st tr ru ut tt tu ur ra al le e ( (a ar rt t. . 2 2. .5 5. .1 1. .2 2) )
a) statiche: azioni applicate alla struttura che non provocano accelerazioni significative della
stessa o di alcune sue parti;
b) pseudo statiche: azioni dinamiche rappresentabili mediante unazione statica equivalente;
c) dinamiche: azioni che causano significative accelerazioni della struttura o dei suoi componenti.
1 11 1. .8 8. .3 3. . C Cl la as ss si if fi ic ca az zi io on ne e a az zi io on ni i s se ec co on nd do o l la a v va ar ri ia az zi io on ne e d de el ll la a l lo or ro o i in nt te en ns si it t n ne el l t te em mp po o ( (a ar rt t. . 2 2. .5 5. .1 1. .3 3) )
a) permanenti (G ): azioni che agiscono durante tutta la vita nominale della costruzione, la cui variazione
di intensit nel tempo cos piccola e lenta da poterle considerare con sufficiente
approssimazione costanti nel tempo:
peso proprio di tutti gli elementi strutturali;
peso proprio del terreno, quando pertinente;
forze indotte dal terreno (esclusi gli effetti di carichi variabili applicati al terreno);
forze risultanti dalla pressione dellacqua (quando si configurino costanti nel tempo)
(G1 );
peso proprio di tutti gli elementi non strutturali ( G2 );
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spostamenti e deformazioni imposti, previsti dal progetto e realizzati allatto della
costruzione;
pretensione e precompressione ( P );
ritiro e viscosit;
spostamenti differenziali;
b) variabili (Q ): azioni sulla struttura o sullelemento strutturale con valori istantanei che possono
risultare sensibilmente diversi fra loro nel tempo:
di lunga durata: agiscono con unintensit significativa, anche non
continuativamente, per un tempo non trascurabile rispetto alla vita nominale della
struttura;
di breve durata: azioni che agiscono per un periodo di tempo breve rispetto alla vita
nominale della struttura;
c) eccezionali (A ): azioni che si verificano solo eccezionalmente nel corso della vita nominale della
struttura;
incendi;
esplosioni;
urti ed impatti;
d) sismiche ( E ): azioni derivanti dai terremoti.
1 11 1. .8 8. .4 4. . C Ca ar ra at tt te er ri iz zz za az zi io on ne e d de el ll le e A Az zi io on ni i E El le em me en nt ta ar ri i ( (a ar rt t. . 2 2. .5 5. .2 2) )
Si definisce valore caratteristico Qk di unazione variabile il valore corrispondente ad un frattile pari
al 95 % della popolazione dei massimi, in relazione al periodo di riferimento dellazione variabile
stessa.
Nella definizione delle combinazioni delle azioni che possono agire contemporaneamente, i termini
Qkj rappresentano le azioni variabili della combinazione, con Qk1 azione variabile dominante e Qk2,
Qk3, azioni variabili che possono agire contemporaneamente a quella dominante. Le azioni
variabili Qkj vengono combinate con i coefficienti di combinazione
0j
,
1
j e
2j
, i cui valori sono
forniti nel 2.5.3, Tab. 2.5.I, per edifici civili e industriali correnti.
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Con riferimento alla durata percentuale relativa ai livelli di intensit dellazione variabile, si
definiscono:
- valore quasi permanente
2j
Q
kj
: la media della distribuzione temporale dellintensit;
- valore frequente
1j
Q
kj
: il valore corrispondente al frattile 95 % della distribuzione
temporale dellintensit e cio che superato per una limitata frazione del
periodo di riferimento;
- valore raro (o di combinazione)
0j
Q
kj
: il valore di durata breve ma ancora significativa nei riguardi della
possibile concomitanza con altre azioni variabili.
1 11 1. .8 8. .5 5. . C Co om mb bi in na az zi io on ni i d de el ll le e A Az zi io on ni i ( (a ar rt t. . 2 2. .5 5. .3 3) )
Ai fini delle verifiche degli stati limite si definiscono le seguenti combinazioni delle azioni.
Combinazione fondamentale, generalmente impiegata per gli stati limite ultimi (SLU):
G1G1 + G2G2 + PP + Q1Qk1 + Q202Qk2 + Q303Qk3 + (1)
Combinazione caratteristica (rara), generalmente impiegata per gli stati limite di esercizio (SLE) irreversibili, da
utilizzarsi nelle verifiche alle tensioni ammissibili di cui al 2.7:
G1 + G2 + P + Qk1 + 02Qk2 + 03Qk3+ (2)
Combinazione frequente, generalmente impiegata per gli stati limite di esercizio (SLE) reversibili:
G1 + G2 +P+ 11Qk1 + 22Qk2 + 23Qk3 + (3)
Combinazione quasi permanente (SLE), generalmente impiegata per gli effetti a lungo termine:
G1 + G2 + P + 21Qk1 + 22Qk2 + 23Qk3 + (4)
Combinazione sismica, impiegata per gli stati limite ultimi e di esercizio connessi allazione sismica E (v. 3.2):
E + G1 + G2 + P + 21Qk1 + 22Qk2 + (5)
Combinazione eccezionale, impiegata per stati limite ultimi connessi a azioni eccezionali di progetto Ad (v. 3.6):
G1 + G2 + P + Ad + 21 Qk1 + 22 Qk2 + ... (6)
Nelle combinazioni per SLE, si intende che vengono omessi i carichi Qkj che danno un contributo favorevole
ai fini delle verifiche e, se del caso, i carichi G2.
Altre combinazioni sono da considerare in funzione di specifici aspetti (p. es. fatica, ecc.).
Nelle formule sopra riportate il simbolo + vuol dire combinato con.
I valori dei coefficienti parziali di sicurezza Gi e Qj sono dati in 2.6.1, Tab. 2.6.I
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Tabella 2.5.I Valori dei coefficienti di combinazione
Categoria/Azione variabile
0j
1j
2j
Categoria A Ambienti ad uso residenziale 0,7 0,5 0,3
Categoria B Uffici 0,7 0,5 0,3
Categoria C Ambienti suscettibili di affollamento 0,7 0,7 0,6
Categoria D Ambienti ad uso commerciale 0,7 0,7 0,6
Categoria E Biblioteche, archivi, magazzini e ambienti ad uso industriale 1,0 0,9 0,8
Categoria F Rimesse e parcheggi (per autoveicoli di peso 30 kN)
0,7 0,7 0,6
Categoria G Rimesse e parcheggi (per autoveicoli di peso > 30 kN) 0,7 0,5 0,3
Categoria H Coperture 0,0 0,0 0,0
Vento 0,6 0,2 0,0
Neve (a quota 1000 m s.l.m.)
0,5 0,2 0,0
Neve (a quota > 1000 m s.l.m.) 0,7 0,5 0,2
Variazioni Termiche 0,6 0,5 0,0
1 11 1. .8 8. .6 6. . D De eg gr ra ad do o ( (a ar rt t. . 2 2. .5 5. .4 4) )
La struttura deve essere progettata cos che il degrado nel corso della sua vita nominale, purch si
adotti la normale manutenzione ordinaria, non pregiudichi le sue prestazioni in termini di resistenza,
stabilit e funzionalit, portandole al di sotto del livello richiesto dalle presenti norme.
Le misure di protezione contro leccessivo degrado devono essere stabilite con riferimento alle
previste condizioni ambientali.
La protezione contro leccessivo degrado deve essere ottenuta attraverso unopportuna scelta dei
dettagli, dei materiali e delle dimensioni strutturali, con leventuale applicazione di sostanze o
ricoprimenti protettivi, nonch con ladozione di altre misure di protezione attiva o passiva.
1 11 1. .8 8. .7 7. . A Az zi io on ni i n ne el ll le e v ve er ri if fi ic ch he e a ag gl li i S St ta at ti i L Li im mi it te e ( (a ar rt t. . 2 2. .6 6) )
Le verifiche agli stati limite devono essere eseguite per tutte le pi gravose condizioni di carico che
possono agire sulla struttura, valutando gli effetti delle combinazioni definite nel 2.5.3.
1 11 1. .8 8. .7 7. .1 1. . C Co oe ef ff fi ic ci ie en nt ti i p pa ar rz zi ia al li i p pe er r l le e a az zi io on ni i n ne el ll le e v ve er ri if fi ic ch he e S SL LU U ( (a ar rt t. .2 2. .6 6. .1 1) )
Nelle verifiche agli stati limite ultimi si distinguono:
lo stato limite di equilibrio come corpo rigido: EQU
lo stato limite di resistenza della struttura compresi gli elementi di fondazione: STR
lo stato limite di resistenza del terreno: GEO
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Per le verifiche nei confronti dello stato limite ultimo di equilibrio come corpo rigido (EQU) si
utilizzano i coefficienti parziali
F
relativi alle azioni riportati nella colonna EQU delle Tabelle
sopra citate.
Tabella 2.6.I Coefficienti parziali per le azioni o per leffetto delle azioni nelle verifiche SLU
Nella Tab. 2.6.I il significato dei simboli il seguente:
G1
coefficiente parziale del peso proprio della struttura, nonch del peso proprio del terreno e
dellacqua, quando pertinenti;
G2
coefficiente parziale dei pesi propri degli elementi non strutturali;
Qi
coefficiente parziale delle azioni variabili.
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1 11 1. .8 8. .8 8. . A Az zi io on ni i s su ul ll le e c co os st tr ru uz zi io on ni i O Op pe er re e c ci iv vi il li i e ed d i in nd du us st tr ri ia al li i ( ( a ar rt t. . 3 3. .1 1 ) )
Nel presente paragrafo vengono definiti i carichi, nominali e/o caratteristici, relativi a costruzioni per uso
civile o industriale. La descrizione e la definizione dei carichi devono essere espressamente indicate negli
elaborati progettuali.
Le azioni permanenti da inserire nelle combinazioni di cui al 2.5.3 legate allazione gravitazionale sono
determinate a partire dalle dimensioni geometriche e dai pesi dellunit di volume dei materiali di cui
composta la costruzione sia nelle parti strutturali sia in quelle non strutturali: i pesi dellunit di volume e i
carichi pertinenti devono essere definiti a partire da fonti riconosciute o dalle indicazioni dei 3.1.2 e
3.1.3.
Nel 3.1.4 sono fornite indicazioni sui valori dei carichi variabili da utilizzare nelle costruzioni: tali valori
sono da considerare come valori nominali minimi.
I carichi sono in genere da considerare come applicati staticamente, salvo casi particolari in cui gli effetti
dinamici devono essere debitamente valutati. Oltre che nella situazione definitiva duso, si devono
considerare le azioni agenti in tutte le fasi esecutive della costruzione.
In fase di progetto, la robustezza dellopera deve essere verificata imponendo azioni nominali
convenzionali, in aggiunta alle altre azioni esplicite (non sismiche e da vento), applicate secondo due
direzioni orizzontali ortogonali e consistenti in una frazione dei carichi pari all1%, al fine di verificare il
comportamento complessivo.
1 11 1. .8 8. .9 9. . P Pe es si i P Pr ro op pr ri i d de ei i M Ma at te er ri ia al li i s st tr ru ut tt tu ur ra al li i ( ( a ar rt t. . 3 3. .1 1. .2 2 ) )
Per la determinazione dei pesi propri strutturali dei pi comuni materiali possono essere assunti i
valori dei pesi dellunit di volume riportati nella Tab. 3.1.I.
Tabella 3.1.I - Pesi per unit di volume dei principali materiali strutturali
C
CCo
oon
nng
ggl
llo
oom
mme
eer
rra
aat
tti
ii c
cce
eem
mme
een
nnt
tti
iit
tti
ii e
ee m
mma
aal
llt
tte
ee
MATERIALE PESO kN/m
Calcestruzzo ordinario 24,0
Calcestruzzo armato (e/o precompresso) 25,0
Conglomerati leggeri: da determinarsi caso per caso 14,0 - 20,0
Conglomerati pesanti: da determinarsi caso per caso 28,0 50,0
Malta di calce 18,0
Malta di cemento 21,0
Calce in polvere 10,0
Cemento in polvere 14,0
Sabbia 17,0
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M
MMe
eet
tta
aal
lll
lli
ii e
ee L
LLe
eeg
ggh
hhe
ee
MATERIALE PESO kN/m
Acciaio 78,5
Ghisa 72,5
Alluminio 27,0
M
MMa
aat
tte
eer
rri
iia
aal
lle
ee L
LLa
aap
ppi
iid
dde
eeo
oo
MATERIALE PESO kN/m
Tufo Vulcanico 17,0
Calcare compatto 26,0
Calcare tenero 22,0
Gesso 13,0
Granito 27,0
Laterizio (pieno) 18,0
L
LLe
eeg
ggn
nna
aam
mmi
ii
MATERIALE PESO kN/m
Conifere e Pioppo
4,0 6,0
Latifoglie (escluso Pioppo)
6,0 8,0
Per materiali non compresi nella tabella si potr far riferimento a specifiche indagini sperimentali o a
normative di comprovata validit assumendo i valori nominali come valori caratteristici.
Oltre ai suddetti valori riportati nel DM 14/01/2008, solo a scopo di completezza del presente
manuale, si riportano inoltre i Pesi per unit di volume indicati nel manuale del CNR 10012/85 Istruzioni
per la valutazione delle Azioni sulle costruzioni con riferimento al frattile di ordine 95%:
M
MMe
eet
tta
aal
lll
lli
ii
MATERIALE PESO kN/m
Acciaio 79,5
Alluminio 28,5
Alluminio (leghe di) 27,5
Bronzo (con piombo) 94,0
Bronzo (con alluminio) 80,0
Ghisa 73,5
Magnesio 20,0
Nichel 90,0
Ottone a due componenti 90,0
Ottone con piombo 86,0
Piombo 115,0
Rame 90,0
Stagno 71,0
Zinco (fuso) 67,0
Zinco (laminato) 72,0
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M
MMa
aat
ttt
tto
oon
nni
ii
MATERIALE PESO kN/m
Mattoni pieni 19,0
Mattoni forati (indicando con la percentuale di vuoti e posto k=(100-)/100 K*19,0
L
LLe
eeg
ggn
nna
aam
mmi
ii
MATERIALE PESO kN/m
Pioppo 5,0
Abete, douglas, mogano, pino 6,0
Castagno, Olmo 7,0
Frassino, larice, noce, teck, pino pece 8,0
Eucalipto, Faggio, Rovere 9,0
Ip, olivo 10,0
E
EEl
lle
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mme
een
nnt
tti
ii c
cco
oos
sst
ttr
rru
uut
ttt
tti
iiv
vvi
ii
MATERIALE PESO kN/m
Manto impermeabilizzante di asfalto e simili 0,30 0,80
Tegole (embrici e coppi) 0,40 0,60
Sottotegole di tavelloni forati (spessore 3-4cm) 0,35
Lamiere di acciaio ondulate o nervate 0,12
Lamiere di alluminio ondulate o nervate 0,05
Pavimentazioni in Gomma, linoleum o simili 0,10
Parquet di legno 0,25
Pavimentazioni in ceramica o gres (2 cm) 0,40
Pavimentazioni in marmo (3 cm) 0,80
1 11 1. .8 8. .1 10 0. . C Ca ar ri ic ch hi i p pe er rm ma an ne en nt ti i n no on n s st tr ru ut tt tu ur ra al li i ( ( a ar rt t. . 3 3. .1 1. .3 3 ) )
Sono considerati carichi permanenti non strutturali i carichi non rimovibili durante il normale
esercizio della costruzione, quali quelli relativi a tamponature esterne, divisori interni, massetti, isolamenti,
pavimenti e rivestimenti del piano di calpestio, intonaci, controsoffitti, impianti ed altro, ancorch in
qualche caso sia necessario considerare situazioni transitorie in cui essi non siano presenti.
Essi devono essere valutati sulla base delle dimensioni effettive delle opere e dei pesi dellunit di
volume dei materiali costituenti.
In linea di massima, in presenza di orizzontamenti anche con orditura unidirezionale ma con capacit
di ripartizione trasversale, i carichi permanenti portati ed i carichi variabili potranno assumersi, per la
verifica dinsieme, come uniformemente ripartiti. In caso contrario, occorre valutarne le effettive
distribuzioni.
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I tramezzi e gli impianti leggeri di edifici per abitazioni e uffici possono assumersi, in genere, come
carichi equivalenti distribuiti, purch i solai abbiano adeguata capacit di ripartizione trasversale.
1 11 1. .8 8. .1 10 0. .1 1. . E El le em me en nt ti i d di iv vi is so or ri i i in nt te er rn ni i ( ( a ar rt t. . 3 3. .1 1. .3 3. .1 1 ) )
Per gli orizzontamenti degli edifici per abitazioni e uffici, il peso proprio di elementi divisori interni
potr essere ragguagliato ad un carico permanente portato uniformemente distribuito g
2k
, purch vengano
adottate le misure costruttive atte ad assicurare una adeguata ripartizione del carico. Il carico uniformemente
distribuito g
2k
ora definito dipende dal peso proprio per unit di lunghezza G
2k
delle partizioni nel modo
seguente:
- per elementi divisori con G2 1,00 kN/m: g2 = 0,40 kN/m ;
- per elementi divisori con 1,00 < G 2,00 kN/m: g2 = 0,80 kN/m ;
- per elementi divisori con 2,00 < G 3,00 kN/m: g2 =1,20 kN/m ;
- per elementi divisori con 3,00 < G 4,00 kN/m: g2 =1,60 kN/m ;
- per elementi divisori con 4,00 < G 5,00 kN/m: g2 = 2,00 kN/m .
Elementi divisori interni con peso proprio maggiore devono essere considerati in fase di
progettazione, tenendo conto del loro effettivo posizionamento sul solaio.
1 11 1. .8 8. .1 11 1. . C Ca ar ri ic ch hi i v va ar ri ia ab bi il li i ( ( a ar rt t. . 3 3. .1 1. .4 4 ) )
I carichi variabili comprendono i carichi legati alla destinazione duso dellopera; i modelli di tali
azioni possono essere costituiti da:
- carichi verticali uniformemente distribuiti qk [kN/m
2
],
- carichi verticali concentrati Qk [kN].
- carichi orizzontali lineari Hk [kN/m]
I valori nominali e/o caratteristici qk, Qk ed Hk sono riportati nella Tab. 3.1.II. Tali valori sono
comprensivi degli effetti dinamici ordinari, purch non vi sia rischio di risonanza delle strutture.
I carichi verticali concentrati Qk formano oggetto di verifiche locali distinte e non vanno sovrapposti
ai corrispondenti carichi verticali ripartiti; essi devono essere applicati su impronte di carico appropriate
allutilizzo ed alla forma dellorizzontamento; in assenza di precise indicazioni pu essere considerata una
forma dellimpronta di carico quadrata pari a 50 x 50 mm, salvo che per le rimesse ed i parcheggi, per i
quali i carichi si applicano su due impronte di 200 x 200 mm, distanti assialmente di 1,80 m.
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Tabella 3.1.II Valori dei carichi desercizio per le diverse categorie di edifici
Cat. Ambienti qk
[kN/m
2
]
Qk
[kN]
Hk
[kN/m]
A
Ambienti ad uso residenziale.
Sono compresi in questa categoria i locali di abitazione e
relativi servizi, gli alberghi. (ad esclusione delle aree
suscettibili di affollamento)
2,00 2,00 1,00
Uffici.
Cat. B1 Uffici non aperti al pubblico 2,00 2,00 1,00
B
Cat. B2 Uffici aperti al pubblico
3,00 2,00 1,00
C Ambienti suscettibili di affollamento
Cat. C1 Ospedali, ristoranti, caff, banche, scuole 3,00 2,00 1,00
Cat. C2 Balconi, ballatoi e scale comuni, sale convegni,
cinema, teatri, chiese, tribune con posti fissi
4,00 4,00 2,00
Cat. C3 Ambienti privi di ostacoli per il libero movimento
delle persone, quali musei, sale per esposizioni,
stazioni ferroviarie, sale da ballo, palestre, tribune
libere, edifici per eventi pubblici, sale da concerto,
palazzetti per lo sport e relative tribune
5,00 5,00 3,00
Ambienti ad uso commerciale
Cat. D1 Negozi 4,00 4,00 2,00
D
Cat. D2 Centri commerciali, mercati, grandi magazzini,
librerie
5,00 5,00 2,00
Biblioteche, archivi, magazzini e ambienti ad uso
industriale.
Cat. E1 Biblioteche, archivi, magazzini, depositi, laboratori
manifatturieri
6,00 6,00 1,00*
E
Cat. E2 Ambienti ad uso industriale, da valutarsi caso per
caso
--- --- ---
Rimesse e parcheggi.
Cat. F Rimesse e parcheggi per il transito di automezzi di
peso a pieno carico fino a 30 kN
2,50 2 x 10,00 1,00**
F-G
Cat. G Rimesse e parcheggi per transito di automezzi di
peso a pieno carico superiore a 30 kN: da valutarsi
caso per caso
--- --- ---
H Coperture e sottotetti
Cat. H1 Coperture e sottotetti accessibili per sola
manutenzione
0,50 1,20 1,00
Cat. H2 Coperture praticabili Secondo categoria di appartenenza
Cat. H3 Coperture speciali (impianti, eliporti, altri) da
valutarsi caso per caso
--- --- ---
* non comprende le azioni orizzontali eventualmente esercitate dai materiali immagazzinati
** per i soli parapetti o partizioni nelle zone pedonali. Le azioni sulle barriere esercitate dagli automezzi dovranno essere
valutate caso per caso
I valori riportati nella Tab. 3.1.II sono riferiti a condizioni di uso corrente delle rispettive categorie.
Altri regolamenti potranno imporre valori superiori, in relazione ad esigenze specifiche.
In presenza di carichi atipici (quali macchinari, serbatoi, depositi interni, impianti, ecc.) le intensit
devono essere valutate caso per caso, in funzione dei massimi prevedibili: tali valori dovranno essere
indicati esplicitamente nelle documentazioni di progetto e di collaudo statico.
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1 11 1. .8 8. .1 11 1. .1 1. . C Ca ar ri ic ch hi i v va ar ri ia ab bi il li i O Or ri iz zz zo on nt ta al li i ( ( a ar rt t. . 3 3. .1 1. .4 4. .1 1 ) )
I carichi variabili orizzontali (lineari) indicati nella Tab. 3.1.II, devono essere utilizzati per verifiche locali e
non si sommano ai carichi utilizzati nelle verifiche delledificio nel suo insieme.
I carichi orizzontali lineari Hk devono essere applicati a pareti - alla quota di 1,20 m dal rispettivo piano di
calpestio - ed a parapetti o mancorrenti - alla quota del bordo superiore.
In proposito deve essere precisato che tali verifiche locali riguardano, in relazione alle condizioni duso, gli
elementi verticali bidimensionali quali tramezzi, pareti, tamponamenti esterni, comunque realizzati, con
esclusione di divisori mobili (che comunque devono garantire sufficiente stabilit in esercizio).
Il soddisfacimento della prescrizione pu essere documentato anche per via sperimentale, e comunque
mettendo in conto i vincoli che il manufatto possiede e tutte le risorse che il tipo costruttivo consente.
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1 11 1. .8 8. .1 12 2. . A Az zi io on ni i d de el l V Ve en nt to o ( ( a ar rt t. . 3 3. .3 3. .1 1. . ) )
Il vento, la cui direzione si considera generalmente orizzontale, esercita sulle costruzioni azioni che
variano nel tempo e nello spazio provocando, in generale, effetti dinamici.
Per le costruzioni usuali tali azioni sono convenzionalmente ricondotte alle azioni statiche equivalenti
definite al 3.3.3. Peraltro, per le costruzioni di forma o tipologia inusuale, oppure di grande altezza o
lunghezza, o di rilevante snellezza e leggerezza, o di notevole flessibilit e ridotte capacit dissipative, il
vento pu dare luogo ad effetti la cui valutazione richiede luso di metodologie di calcolo e sperimentali
adeguate allo stato dellarte e che tengano conto della dinamica del sistema.
1 11 1. .8 8. .1 12 2. .1 1. . V Ve el lo oc ci it t d di i R Ri if fe er ri im me en nt to o ( ( a ar rt t. . 3 3. .3 3. .2 2 ) )
La velocit di riferimento vb il valore caratteristico della velocit del vento a 10 m dal suolo su un terreno
di categoria di esposizione II (vedi Tab. 3.3.II), mediata su 10 minuti e riferita ad un periodo di ritorno di 50
anni.
In mancanza di specifiche ed adeguate indagini statistiche vb data dallespressione:
0 , b
v
b
v = per
0
a a
s
) ( v
0 0 , b
a a k v
s a b
+ = per m a
s
1500 a
0
p
dove:
v
b,0
; a
0
; k
a
sono parametri forniti nella Tabella 3.3.I e legati alla regione in cui sorge la
costruzione in esame, in funzione delle zone definite in Figura 3.3.1;
a
s
laltitudine sul livello del mare (in m) del sito ove sorge la costruzione.
Tabella 3.3.I - Valori dei parametri v
b,0
, a
0
, k
a
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Per altitudini superiori a 1500 m sul livello del mare si potr fare riferimento alle condizioni locali di clima
e di esposizione. I valori della velocit di riferimento possono essere ricavati da dati supportati da opportuna
documentazione o da indagini statistiche adeguatamente comprovate. Fatte salve tali valutazioni, comunque
raccomandate in prossimit di vette e crinali, i valori utilizzati non dovranno essere minori di quelli previsti
per 1500 m di altitudine.
Figura 22 Vento - Mappa delle zone in cui suddiviso il territorio italiano
1 11 1. .8 8. .1 12 2. .2 2. . A Az zi io on ni i s st ta at ti ic ch he e e eq qu ui iv va al le en nt ti i - - d de el l v ve en nt to o ( ( a ar rt t. . 3 3. .3 3. .3 3 ) )
Le azioni statiche del vento sono costituite da pressioni e depressioni agenti normalmente alle superfici, sia
esterne che interne, degli elementi che compongono la costruzione.
Lazione del vento sul singolo elemento viene determinata considerando la combinazione pi gravosa della
pressione agente sulla superficie esterna e della pressione agente sulla superficie interna dellelemento.
Nel caso di costruzioni o elementi di grande estensione, si deve inoltre tenere conto delle azioni tangenti
esercitate dal vento.
Lazione dinsieme esercitata dal vento su una costruzione data dalla risultante delle azioni sui singoli
elementi, considerando come direzione del vento, quella corrispondente ad uno degli assi principali della
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pianta della costruzione; in casi particolari, come ad esempio per le torri a base quadrata o rettangolare, si
deve considerare anche lipotesi di vento spirante secondo la direzione di una delle diagonali.
1 11 1. .8 8. .1 12 2. .3 3. . P Pr re es ss si io on ne e d de el l v ve en nt to o ( ( a ar rt t. . 3 3. .3 3. .4 4 ) )
La pressione del vento data dallespressione:
d p e b
C C C q = p
dove
qb la pressione cinetica di riferimento di cui al 3.3.6;
ce il coefficiente di esposizione di cui al 3.3.7;
cp il coefficiente di forma (o coefficiente aerodinamico), funzione della tipologia e della geometria
della costruzione e del suo orientamento rispetto alla direzione del vento. Il suo valore pu essere
ricavato da dati suffragati da opportuna documentazione o da prove sperimentali in galleria del
vento;
cd il coefficiente dinamico con cui si tiene conto degli effetti riduttivi associati alla non
contemporaneit delle massime pressioni locali e degli effetti amplificativi dovuti alle vibrazioni
strutturali. Indicazioni per la sua valutazione sono riportate al 3.3.8.
1 11 1. .8 8. .1 12 2. .4 4. . A Az zi io on ne e T Ta an ng ge en nt te e d de el l V Ve en nt to o ( (a ar rt t. . 3 3. .3 3. .5 5) )
Lazione tangente per unit di superficie parallela alla direzione del vento data dallespressione:
p
f
= q
b
c
e
c
f
dove
qb , ce sono definiti ai 3.3.6 e 3.3.7;
cf il coefficiente dattrito, funzione della scabrezza della superficie sulla quale il vento esercita lazione
tangente. Il suo valore pu essere ricavato da dati suffragati da opportuna documentazione o da prove
sperimentali in galleria del vento.
1 11 1. .8 8. .1 12 2. .4 4. .1 1. . P Pr re es ss si io on ne e C Ci in ne et ti ic ca a d di i R Ri if fe er ri im me en nt to o ( ( a ar rt t. . 3 3. .3 3. .6 6 ) )
La pressione cinetica di riferimento q
b
data dalla formula:
2
2
1
q
b b
v =
dove
v
b
la velocit di riferimento del vento (in m/s);
la densit dellaria assunta convenzionalmente costante e pari a 1,25 kg/m3.
1 11 1. .8 8. .1 12 2. .4 4. .2 2. . C Co oe ef ff fi ic ci ie en nt te e d di i E Es sp po os si iz zi io on ne e ( (a ar rt t. .3 3. .3 3. .7 7) )
Il coefficiente di esposizione c
e
dipende dallaltezza z sul suolo del punto considerato, dalla topografia del
terreno, e dalla categoria di esposizione del sito ove sorge la costruzione. In assenza di analisi specifiche che
tengano in conto la direzione di provenienza del vento e leffettiva scabrezza e topografia del terreno che
circonda la costruzione, per altezze sul suolo non maggiori di z = 200 m, esso dato dalla formula:
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[ ] )] / ln( 7 ) / ln( ) (
0 0
2
z z C z z C k z C
t t r e
+ = per z z
min
) ( ) (
min
z C z C
e e
= per z < z
min
dove
k
r
, z
0
, z
min
sono assegnati in Tab. 3.3.II in funzione della categoria di esposizione del sito ove sorge la
costruzione;
c
t
il coefficiente di topografia.
Tabella 3.3.II Parametri per la definizione del coefficiente di esposizione
In mancanza di analisi specifiche, la categoria di esposizione assegnata nella Fig. 3.3.2 in funzione della
posizione geografica del sito ove sorge la costruzione e della classe di rugosit del terreno definita in Tab.
3.3.III. Nelle fasce entro i 40 km dalla costa delle zone 1, 2, 3, 4, 5 e 6, la categoria di esposizione
indipendente dallaltitudine del sito.
Il coefficiente di topografia c
t
posto generalmente pari a 1, sia per le zone pianeggianti sia per quelle
ondulate, collinose e montane. In questo caso, la Fig. 3.3.3 riporta le leggi di variazione di ce per le diverse
categorie di esposizione.
Nel caso di costruzioni ubicate presso la sommit di colline o pendii isolati il coefficiente di topografia ct
pu essere valutato dal progettista con analisi pi approfondite.
Tabella 3.3.III - Classi di rugosit del terreno
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Figura 23 Definizione delle categorie di esposizione I, II, III, IV e V
Figura 24 - Andamento del coefficiente di esposizione ce con la quota (per ct = 1)
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1 11 1. .8 8. .1 12 2. .4 4. .3 3. . C Co oe ef ff fi ic ci ie en nt te e D Di in na am mi ic co o ( (a ar rt t. . 3 3. .3 3. .8 8) )
Il coefficiente dinamico tiene in conto degli effetti riduttivi associati alla non contemporaneit delle
massime pressioni locali e degli effetti amplificativi dovuti alla risposta dinamica della struttura.
Esso pu essere assunto cautelativamente pari ad 1 nelle costruzioni di tipologia ricorrente, quali gli edifici
di forma regolare non eccedenti 80 m di altezza ed i capannoni industriali, oppure pu essere determinato
mediante analisi specifiche o facendo riferimento a dati di comprovata affidabilit.
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1 11 1. .8 8. .1 13 3. . A Az zi io on ni i d de el ll la a N Ne ev ve e ( ( a ar rt t. . 3 3. .4 4. .1 1 ) )
Il carico provocato dalla neve sulle coperture sar valutato mediante la seguente espressione:
t E sk i s
C C q q =
dove:
q
s
il carico neve sulla copertura;
i
il coefficiente di forma della copertura, fornito al successivo punto 3.4.5;
q
sk
il valore caratteristico di riferimento del carico neve al suolo (kN/m), fornito al successivo
punto 3.4.2 per un periodo di ritorno di 50 anni;
C
E
il coefficiente di esposizione di cui al punto 3.4.3;
C
t
il coefficiente termico di cui al punto 3.4.4.
Si ipotizza che il carico agisca in direzione verticale e lo si riferisce alla proiezione orizzontale della
superficie della copertura.
1 11 1. .8 8. .1 13 3. .1 1. . V Va al lo or re e C Ca ar ra at tt te er ri is st ti ic co o d de el l C Ca ar ri ic co o N Ne ev ve e a al l S Su uo ol lo o ( (a ar rt t. . 3 3. .4 4. .2 2) )
Il carico neve al suolo dipende dalle condizioni locali di clima e di esposizione, considerata la variabilit
delle precipitazioni nevose da zona a zona.
In mancanza di adeguate indagini statistiche e specifici studi locali, che tengano conto sia dellaltezza del
manto nevoso che della sua densit, il carico di riferimento neve al suolo, per localit poste a quota inferiore
a 1500 m sul livello del mare, non dovr essere assunto minore di quello calcolato in base alle espressioni
riportate nel seguito, cui corrispondono valori associati ad un periodo di ritorno pari a 50 anni (vedi Fig.
3.4.1). Va richiamato il fatto che tale zonazione non pu tenere conto di aspetti specifici e locali che, se
necessario, dovranno essere definiti singolarmente.
Laltitudine di riferimento as la quota del suolo sul livello del mare nel sito di realizzazione delledificio.
Per altitudini superiori a 1500 m sul livello del mare si dovr fare riferimento alle condizioni locali di clima
e di esposizione utilizzando comunque valori di carico neve non inferiori a quelli previsti per 1500 m.
I valori caratteristici minimi del carico della neve al suolo sono quelli riportati nel seguito.
Zona I - Alpina
Aosta, Belluno, Bergamo, Biella, Bolzano, Brescia, Como, Cuneo, Lecco, Pordenone, Sondrio, Torino,
Trento, Udine, Verbania, Vercelli, Vicenza:
qsk = 1,50 kN/m
2
as 200 m
qsk = 1,39 [1 + (as/728)
2
] kN/m
2
as > 200 m
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Zona I Mediterranea
Alessandria, Ancona, Asti, Bologna, Cremona, Forl-Cesena, Lodi, Milano, Modena, Novara, Parma, Pavia,
Pesaro e Urbino, Piacenza, Ravenna, Reggio Emilia, Rimini, Treviso, Varese:
qsk = 1,50 kN/m
2
as 200 m
qsk = 1,35 [1 + (as/602)
2
] kN/m
2
as > 200 m
Zona II
Arezzo, Ascoli Piceno, Bari, Campobasso, Chieti, Ferrara, Firenze, Foggia, Genova, Gorizia, Imperia,
Isernia, La Spezia, Lucca, Macerata, Mantova, Massa Carrara, Padova, Perugia, Pescara, Pistoia, Prato,
Rovigo, Savona, Teramo, Trieste, Venezia, Verona:
qsk = 1,00 kN/m
2
as 200 m
qsk = 0,85 [1 + (as/481)
2
] kN/m
2
as > 200 m
Zona III
Agrigento, Avellino, Benevento, Brindisi, Cagliari, Caltanisetta, Carbonia-Iglesias, Caserta, Catania,
Catanzaro, Cosenza, Crotone, Enna, Frosinone, Grosseto, LAquila, Latina, Lecce, Livorno, Matera, Medio
Campidano, Messina, Napoli, Nuoro, Ogliastra, Olbia Tempio, Oristano, Palermo, Pisa, Potenza, Ragusa,
Reggio Calabria, Rieti, Roma, Salerno, Sassari, Siena, Siracusa, Taranto, Terni, Trapani, Vibo Valentia,
Viterbo:
qsk = 0,60 kN/m
2
as 200 m
qsk = 0,51 [1 + (as/481)
2
] kN/m
2
as > 200 m
Figura 25 Mappa Carico Neve al Suolo
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1 11 1. .8 8. .1 13 3. .2 2. . C Co oe ef ff fi ic ci ie en nt te e d di i E Es sp po os si iz zi io on ne e ( (a ar rt t. . 3 3. .4 4. .3 3) )
Il coefficiente di esposizione CE pu essere utilizzato per modificare il valore del carico neve in copertura
in funzione delle caratteristiche specifiche dellarea in cui sorge lopera. Valori consigliati del coefficiente
di esposizione per diverse classi di topografia sono forniti in Tab. 3.4.I. Se non diversamente indicato, si
assumer CE = 1.
Tabella 3.4.I Valori di CE per diverse classi di topografia
1 11 1. .8 8. .1 13 3. .3 3. . C Co oe ef ff fi ic ci ie en nt te e T Te er rm mi ic co o ( (a ar rt t. . 3 3. .4 4. .4 4) )
Il coefficiente termico pu essere utilizzato per tener conto della riduzione del carico neve a causa
dello scioglimento della stessa, causata dalla perdita di calore della costruzione. Tale coefficiente
tiene conto delle propriet di isolamento termico del materiale utilizzato in copertura. In assenza di
uno specifico e documentato studio, deve essere utilizzato Ct = 1.
1 11 1. .8 8. .1 13 3. .4 4. . C Ca ar ri ic co o N Ne ev ve e s su ul ll le e C Co op pe er rt tu ur re e ( (a ar rt t. . 3 3. .4 4. .5 5) )
Devono essere considerate le due seguenti principali disposizioni di carico:
- carico da neve depositata in assenza di vento;
- carico da neve depositata in presenza di vento.
1 11 1. .8 8. .1 13 3. .4 4. .1 1. . C Co oe ef ff fi ic ci ie en nt te e d di i F Fo or rm ma a p pe er r l le e c co op pe er rt tu ur re e ( ( a ar rt t. . 3 3. .4 4. .5 5. .1 1 ) )
In generale verranno usati i coefficienti di forma per il carico neve contenuti nel presente paragrafo,
dove vengono indicati i relativi valori nominali essendo , espresso in gradi sessagesimali langolo formato
dalla falda con lorizzontale.
I valori dei coefficienti di forma 1, riportati in Tabella 3.4.II si riferiscono alle coperture ad una o
pi falde.
Tabella 3.4.II Valori del coefficiente di forma
Coefficiente di forma 0 30 30 < < 60 60
1
0,8 0,8(60-)/30 0,0
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Per coperture a pi falde, per coperture con forme diverse, cos come per coperture contigue a edifici
pi alti o per accumulo di neve contro parapetti o pi in generale per altre situazioni ritenute significative
dal progettista si deve fare riferimento a normative di comprovata validit.
1 11 1. .8 8. .1 13 3. .4 4. .2 2. . C Co op pe er rt tu ur ra a a ad d u un na a f fa al ld da a ( (a ar rt t. . 3 3. .4 4. .5 5. .2 2) )
Si assume che la neve non sia impedita di scivolare. Se lestremit pi bassa della falda termina con
un parapetto, una barriera od altre ostruzioni, allora il coefficiente di forma non potr essere assunto
inferiore a 0,8 indipendentemente dallangolo .
Si deve considerare la condizione riportata in Fig. 3.4.2, la quale deve essere utilizzata per entrambi i
casi di carico con o senza vento.
Figura 26 Condizioni di carico per coperture ad una falda
1 11 1. .8 8. .1 13 3. .4 4. .3 3. . C Co op pe er rt tu ur ra a a a d du ue e f fa al ld de e ( (a ar rt t. . 3 3. .4 4. .5 5. .3 3) )
Si assume che la neve non sia impedita di scivolare. Se lestremit pi bassa della falda termina con
un parapetto, una barriera od altre ostruzioni, allora il coefficiente di forma non potr essere assunto
inferiore a 0,8 indipendentemente dallangolo .
Per il caso di carico da neve senza vento si deve considerare la condizione denominata Caso I riportata
in Fig. 3.4.3. Per il caso di carico da neve con vento si deve considerare la peggiore tra le condizioni
denominate Caso II e Caso III riportate in Fig. 3.4.3.
Figura 27 Condizioni di carico per coperture a due falde
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1 11 1. .8 8. .1 14 4. . A Az zi io on ni i d de el ll la a T Te em mp pe er ra at tu ur ra a ( (a ar rt t. . 3 3. .5 5) )
1 11 1. .8 8. .1 14 4. .1 1. . G Ge en ne er ra al li it t ( (a ar rt t. . 3 3. .5 5. .1 1) )
Variazioni giornaliere e stagionali della temperatura esterna, irraggiamento solare e convezione comportano
variazioni della distribuzione di temperatura nei singoli elementi strutturali.
La severit delle azioni termiche in generale influenzata da pi fattori, quali le condizioni climatiche del
sito, lesposizione, la massa complessiva della struttura e la eventuale presenza di elementi non strutturali
isolanti.
1 11 1. .8 8. .1 14 4. .2 2. . T Te em mp pe er ra at tu ur ra a d de el ll l a ar ri ia a e es st te er rn na a ( (a ar rt t. . 3 3. .5 5. .2 2) )
La temperatura dellaria esterna, Test, pu assumere il valore Tmax o Tmin , definite rispettivamente come
temperatura massima estiva e minima invernale dellaria nel sito della costruzione, con riferimento ad un
periodo di ritorno di 50 anni.
In mancanza di dati specifici relativi al sito in esame, possono assumersi i valori :
Tmax = 45 C; Tmin = -15 C.
1 11 1. .8 8. .1 14 4. .3 3. . T Te em mp pe er ra at tu ur ra a d de el ll l a ar ri ia a i in nt te er rn na a ( (a ar rt t. . 3 3. .5 5. .3 3) )
In mancanza di pi precise valutazioni, legate alla tipologia della costruzione ed alla sua destinazione duso,
la temperatura dellaria interna, Tint , pu essere assunta pari a 20 C.
.
1 11 1. .8 8. .1 14 4. .4 4. . D Di is st tr ri ib bu uz zi io on ne e d de el ll la a t te em mp pe er ra at tu ur ra a n ne eg gl li i e el le em me en nt ti i s st tr ru ut tt tu ur ra al li i ( (a ar rt t. . 3 3. .5 5. .4 4) )
Il campo di temperatura sulla sezione di un elemento strutturale monodimensionale con asse longitudinale x
pu essere in generale descritto mediante:
a) la componente uniforme Tu = T T0 pari alla differenza tra la temperatura media attuale T e quella
iniziale alla data della costruzione T0;
b) le componenti variabili con legge lineare secondo gli assi principali y e z della sezione, TMy e TMz .
Nel caso di strutture soggette ad elevati gradienti termici si dovr tener conto degli effetti indotti
dallandamento non lineare della temperatura allinterno delle sezioni.
La temperatura media attuale T pu essere valutata come media tra la temperatura della superficie esterna
Tsup,est e quella della superficie interna dellelemento considerato, Tsup,int.
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Le temperature della superficie esterna, Tsup,est, e quella della superficie interna Tsup,int, dellelemento
considerato vengono valutate a partire dalla temperatura dellaria esterna, Test, e di quella interna, Tint,
tenendo conto del trasferimento di calore per irraggiamento e per convezione allinterfaccia aria-costruzione
e della eventuale presenza di materiale isolante.
In mancanza di determinazioni pi precise, la temperatura iniziale pu essere assunta T0=15 C.
Per la valutazione del contributo dellirraggiamento solare si pu fare riferimento alla Tab. 3.5.I.
Figura 3.5.1 Andamento della temperatura allinterno di un elemento strutturale.
Tabella 3.5.I Contributo dellirraggiamento solare
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1 11 1. .8 8. .1 14 4. .5 5. . A Az zi io on ni i T Te er rm mi ic ch he e s su ug gl li i e ed di if fi ic ci i ( (a ar rt t. . 3 3. .5 5. .5 5) )
Nel caso in cui la temperatura non costituisca azione fondamentale per la sicurezza o per la efficienza
funzionale della struttura consentito tener conto, per gli edifici, della sola componente Tu , ricavandola
direttamente dalla Tab. 3.5.II.
Nel caso in cui la temperatura costituisca, invece, azione fondamentale per la sicurezza o per la efficienza
funzionale della struttura, landamento della temperatura T nelle sezioni degli elementi strutturali deve
essere valutato pi approfonditamente studiando il problema della trasmissione del calore.
Tabella 3.5.II Valori di Tu per gli edifici
1 11 1. .8 8. .1 14 4. .6 6. . E Ef ff fe et tt ti i d de el ll le e a az zi io on ni i t te er rm mi ic ch he e ( (a ar rt t. . 3 3. .5 5. .7 7) )
Per la valutazione degli effetti delle azioni termiche, si pu fare riferimento ai coefficienti di dilatazione
termica a temperatura ambiente
T
riportati in Tab. 3.5.III.
Tabella 3.5.III Coefficienti di dilatazione termica a temperatura ambiente
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1 11 1. .8 8. .1 15 5. . A Az zi io on ni i E Ec cc ce ez zi io on na al li i ( ( a ar rt t. . 3 3. .6 6 ) )
Le azioni eccezionali sono quelle che si presentano in occasione di eventi quali incendi, esplosioni ed
urti.
Quando necessario tenerne conto esplicito, si considerer la combinazione eccezionale di azioni di
cui al 2.5.3.
Quando non si effettuano verifiche specifiche nei confronti delle azioni eccezionali, quali esplosioni,
urti, ecc., la concezione strutturale, i dettagli costruttivi ed i materiali usati dovranno essere tali da evitare
che la struttura possa essere danneggiata in misura sproporzionata rispetto alla causa.
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1 11 1. .9 9. . S St ta at ti i L Li im mi it te e U Ul lt ti im mi i ( (a ar rt t. . 4 4. .2 2. .4 4. .1 1) )
1 11 1. .9 9. .1 1. . R Re es si is st te en nz za a d di i C Ca al lc co ol lo o ( (a ar rt t. . 4 4. .2 2. .4 4. .1 1. .1 1) )
La resistenza di calcolo delle membrature Rd si pone nella forma:
M
k
R
R
=
d
(4.2.4)
dove:
Rk il valore caratteristico della resistenza trazione, compressione, flessione, taglio e torsione della
membratura, determinata dai valori caratteristici delle resistenza dei materiali fyk e dalle caratteristiche
geometriche degli elementi strutturali, dipendenti dalla classe della sezione;
Nel caso in cui si abbiamo elementi con sezioni di classe 4 pu farsi riferimento alle caratteristiche
geometriche efficaci:
area efficace Aeff,
modulo di resistenza efficace Weff,
modulo di inerzia efficace Jeff,
valutati seguendo il procedimento indicato in UNI EN1993-1-5.
Nel caso di elementi strutturali formati a freddo e lamiere sottili, per valutare le caratteristiche
geometriche efficaci si pu fare riferimento a quanto indicato in UNI EN1993-1-3.
M
il fattore parziale globale relativo al modello di resistenza adottato.
Per le verifiche di resistenza delle sezioni delle membrature, con riferimento ai modelli di resistenza
esposti nella presente normativa ed utilizzando acciai dal grado S 235 al grado S 460 di cui al 11.3, si
adottano i fattori parziali M0 e M2 indicati nella Tab. 4.2.V. Il coefficiente di sicurezza M2,
in particolare, deve essere impiegato qualora si eseguano verifiche di elementi tesi nelle zone di
unione delle membrature indebolite dai fori.
Per valutare la stabilit degli elementi strutturali compressi, inflessi e presso-inflessi, si utilizza il
coefficiente parziale di sicurezza M1.
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1 11 1. .9 9. .1 1. .1 1. . R Re es si is st te en nz za a d de el ll le e m me em mb br ra at tu ur re e ( (A Ar rt t. . 4 4. .2 2. .4 4. .1 1. .2 2) )
Per la verifica delle travi la resistenza di calcolo da considerare dipende dalla classificazione delle sezioni.
La verifica in campo elastico ammessa per tutti i tipi di sezione, con lavvertenza di tener conto degli
effetti di instabilit locale per le sezioni di classe 4.
Le verifiche in campo elastico, per gli stati di sforzo piani tipici delle travi, si eseguono con riferimento al
seguente criterio:
dove:
x,Ed il valore di calcolo della tensione normale nel punto in esame, agente in direzione parallela allasse
della membratura;
z,Ed il valore di calcolo della tensione normale nel punto in esame, agente in direzione ortogonale
allasse della membratura;
Ed il valore di calcolo della tensione tangenziale nel punto in esame, agente nel piano della sezione
della membratura.
La verifica in campo plastico richiede che si determini una distribuzione di tensioni interne staticamente
ammissibile, cio in equilibrio con le sollecitazioni applicate (N, M, T, ecc.) e rispettosa della condizione
di plasticit.
I modelli resistenti esposti nei paragrafi seguenti definiscono la resistenza delle sezioni delle membrature
nei confronti delle sollecitazioni interne, agenti separatamente o contemporaneamente.
Per le sezioni di classe 4, in alternativa alle formule impiegate nel seguito, si possono impiegare altri
procedimenti di comprovata validit.
1 11 1. .9 9. .1 1. .2 2. . T Tr ra az zi io on ne e
Lazione assiale di calcolo NEd deve rispettare la seguente condizione:
dove la resistenza di calcolo a trazione Nt,Rd di membrature con sezioni indebolite da fori per collegamenti
bullonati o chiodati deve essere assunta pari al minore dei valori seguenti:
a) la resistenza plastica della sezione lorda, A,
b) la resistenza a rottura della sezione netta, Anet, in corrispondenza dei fori per i collegamenti
Qualora il progetto preveda la gerarchia delle resistenze, come avviene in presenza di azioni sismiche, la
resistenza plastica della sezione lorda, Npl,Rd, deve risultare minore della resistenza a rottura delle sezioni
indebolite dai fori per i collegamenti, Nu,Rd:
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1 11 1. .9 9. .1 1. .3 3. . C Co om mp pr re es ss si io on ne e
La forza di compressione di calcolo NEd deve rispettare la seguente condizione:
dove la resistenza di calcolo a compressione della sezione Nc,Rd vale:
N c,Rd = A fyk / M0 per le sezioni di classe 1, 2 e 3,
N c,Rd = Aeff fyk / M0 per le sezioni di classe 4.
Non necessario dedurre larea dei fori per i collegamenti bullonati o chiodati, purch in tutti i fori siano
presenti gli elementi di collegamento e non siano presenti fori sovradimensionati o asolati.
1 11 1. .9 9. .1 1. .4 4. . F Fl le es ss si io on ne e m mo on no oa as ss si ia al le e ( (r re et tt ta a) )
Il momento flettente di calcolo MEd deve rispettare la seguente condizione:
dove la resistenza di calcolo a flessione retta della sezione Mc,Rd si valuta tenendo conto della presenza di
eventuali fori in zona tesa per collegamenti bullonati o chiodati.
La resistenza di calcolo a flessione retta della sezione Mc,Rd vale:
per le sezioni di classe 3, Wel,min il modulo resistente elastico minimo della sezione in acciaio; per le
sezioni di classe 4, invece, il modulo Weff,min calcolato eliminando le parti della sezione inattive a causa dei
fenomeni di instabilit locali, secondo il procedimento esposto in UNI EN1993-1-5, e scegliendo il minore
tra i moduli cos ottenuti.
Per la flessione biassiale si veda oltre.
Negli elementi inflessi caratterizzati da giunti strutturali bullonati, la presenza dei fori nelle piattabande dei
profili pu essere trascurata nel calcolo del momento resistente se verificata la relazione
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dove Af larea della piattabanda lorda, Af,net larea della piattabanda al netto dei fori e ft la resistenza
ultima dellacciaio.
1 11 1. .9 9. .1 1. .5 5. . T Ta ag gl li io o
Il valore di calcolo dellazione tagliante VEd deve rispettare la condizione
dove la resistenza di calcolo a taglio Vc,Rd, in assenza di torsione, vale
dove Av larea resistente a taglio.
Per profilati ad I e ad H caricati nel piano dellanima si pu assumere
per profilati a C o ad U caricati nel piano dellanima si pu assumere
per profilati ad I e ad H caricati nel piano delle ali si pu assumere
per profilati a T caricati nel piano dellanima si pu assumere
per profili rettangolari cavi profilati a caldo di spessore uniforme si pu assumere
per sezioni circolari cave e tubi di spessore uniforme:
dove:
A larea lorda della sezione del profilo,
b la larghezza delle ali per i profilati e la larghezza per le sezioni cave,
hw laltezza dellanima,
h laltezza delle sezioni cave,
r il raggio di raccordo tra anima ed ala,
tf lo spessore delle ali,
tw lo spessore dellanima.
In presenza di torsione, la resistenza a taglio del profilo deve essere opportunamente ridotta. Per le sezioni
ad I o H la resistenza a taglio ridotta data dalla formula
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dove t,Ed la tensione tangenziale massima dovuta alla torsione uniforme. Per sezioni cave, invece, la
formula
La verifica a taglio della sezione pu anche essere condotta in termini tensionali (verifica elastica) nel punto
pi sollecitato della sezione trasversale utilizzando la formula
dove Ed valutata in campo elastico lineare.
La verifica allinstabilit dellanima della sezione soggetta a taglio e priva di irrigidimenti deve essere
condotta in accordo con 4.2.4.1.3.4 se
con assunto cautelativamente pari a 1,00 oppure valutato secondo quanto previsto in norme di
comprovata validit.
1 11 1. .9 9. .1 1. .6 6. . T To or rs si io on ne e
Per gli elementi soggetti a torsione, quando possano essere trascurate le distorsioni della sezione, la
sollecitazione torcente di progetto, TEd, deve soddisfare la relazione
essendo TRd la resistenza torsionale di progetto della sezione trasversale. Le torsione agente TEd
pu essere considerata come la somma di due contributi
dove Tt,Ed la torsione uniforme e Tw,Ed la torsione per ingobbamento impedito.
1 11 1. .9 9. .1 1. .7 7. . F Fl le es ss si io on ne e e e t ta ag gl li io o
Se il taglio di calcolo VEd inferiore a met della resistenza di calcolo a taglio Vc,Rd
si pu trascurare linfluenza del taglio sulla resistenza a flessione, eccetto nei casi in cui linstabilit per
taglio riduca la resistenza a flessione della sezione.
Se il taglio di calcolo VEd superiore a met della resistenza di calcolo a taglio Vc,Rd bisogna tener conto
dellinfluenza del taglio sulla resistenza a flessione.
Posto
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la resistenza a flessione si determina assumendo per larea resistente a taglio Av la tensione di snervamento
ridotta (1 - ) fyk.
Per le sezioni ad I o ad H di classe 1 e 2 doppiamente simmetriche, soggette a flessione e taglio nel piano
dell anima, la corrispondente resistenza convenzionale di calcolo a flessione retta pu essere valutata come:
1 11 1. .9 9. .1 1. .8 8. . P Pr re es ss so o o o T Te en ns so o f fl le es ss si io on ne e r re et tt ta a
Per le sezioni ad I o ad H di classe 1 e 2 doppiamente simmetriche, soggette a presso o tenso flessione nel
piano dell anima, la corrispondente resistenza convenzionale di calcolo a flessione retta pu essere valutata
come:
Per le sezioni ad I o ad H di classe 1 e 2 doppiamente simmetriche, soggette a presso o tenso flessione nel
piano delle ali, la corrispondente resistenza convenzionale di calcolo a flessione retta pu essere valutata
come:
oppure
essendo Mpl,y,Rd il momento resistente plastico a flessione semplice nel piano dellanima, Mpl,z,Rd il momento
resistente plastico a flessione semplice nel piano delle ali, e posto:
dove:
A larea lorda della sezione,
b la larghezza delle ali,
tf lo spessore delle ali.
Per sezioni generiche di classe 1 e 2 la verifica si conduce controllando che il momento di progetto sia
minore del momento plastico di progetto, ridotto per effetto dello sforzo normale di progetto, MN,y,Rd.
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1 11 1. .9 9. .1 1. .9 9. . P Pr re es ss so o o o t te en ns so o f fl le es ss si io on ne e b bi ia as ss si ia al le e
Per le sezioni ad I o ad H di classe 1 e 2 doppiamente simmetriche, soggette a presso o tenso flessione
biassiale, la condizione di resistenza pu essere valutata come:
con n 0,2 essendo n = NEd / Npl,Rd. Nel caso in cui n < 0,2, e comunque per sezioni generiche di classe 1 e
2, la verifica pu essere condotta cautelativamente controllando che:
Per le sezioni di classe 3, in assenza di azioni di taglio, la verifica a presso o tenso-flessione retta o biassiale
condotta in termini tensionali utilizzando le verifiche elastiche; la tensione agente calcolata considerando
la eventuale presenza dei fori.
Per le sezioni di classe 4, le verifiche devono essere condotte con riferimento alla resistenza elastica
(verifica tensionale); si possono utilizzare le propriet geometriche efficaci della sezione trasversale
considerando la eventuale presenza dei fori.
1 11 1. .9 9. .1 1. .1 10 0. . F Fl le es ss si io on ne e, , t ta ag gl li io o e e s sf fo or rz zo o a as ss si ia al le e
Nel calcolo del momento flettente resistente devono essere considerati gli effetti di sforzo assiale e taglio, se
presenti.
Nel caso in cui il taglio di calcolo, VEd, sia inferiore al 50% della resistenza di calcolo a taglio,Vc,Rd
la resistenza a flessione della sezione pu essere calcolata con le formule per la tenso/presso flessione. Se la
sollecitazione di taglio supera il 50% della resistenza a taglio, si assume una tensione di snervamento ridotta
per linterazione tra flessione e taglio: fy,red=(1 - ) fyk dove
Per le sezioni di classe 3 e classe 4 le verifiche devono essere condotte con riferimento alla resistenza
elastica (verifica tensionale); per le sezioni di classe 4 si possono utilizzare le propriet geometriche efficaci
della sezione trasversale.
1 11 1. .9 9. .1 1. .1 11 1. . S St ta ab bi il li it t d de el ll le e m me em mb br ra at tu ur re e ( (A Ar rt t. . 4 4. .2 2. .4 4. .1 1. .3 3) )
1 11 1. .9 9. .1 1. .1 11 1. .1 1. . A As st te e c co om mp pr re es ss se e ( (A Ar rt t. . 4 4. .2 2. .4 4. .1 1. .3 3. .1 1) )
La verifica di stabilit di unasta si effettua nellipotesi che la sezione trasversale sia uniformemente
compressa. Deve essere
dove
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NEd lazione di compressione di calcolo,
N b,Rd la resistenza allinstabilit nellasta compressa, data da
e da
I coefficienti dipendono dal tipo di sezione e dal tipo di acciaio impiegato; essi si desumono, in funzione
di appropriati valori della snellezza adimensionale , dalla seguente formula
dove , il fattore di imperfezione, ricavato dalla Tab 4.2.VI, e la snellezza
adimensionale pari a
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Ncr il carico critico elastico basato sulle propriet della sezione lorda e sulla lunghezza di libera inflessione
l0 dellasta, calcolato per la modalit di collasso per instabilit appropriata.
Nel caso in cui sia minore di 0,2 oppure nel caso in cui la sollecitazione di calcolo NEd sia inferiore a
0,04Ncr, gli effetti legati ai fenomeni di instabilit per le aste compresse possono essere trascurati.
1 11 1. .9 9. .1 1. .1 11 1. .2 2. . L Li im mi it ta az zi io on ni i d de el ll la a s sn ne el ll le ez zz za a
Si definisce lunghezza dinflessione la lunghezza l0 = l da sostituire nel calcolo del carico critico elastico
Ncr alla lunghezza l dellasta quale risulta dallo schema strutturale. Il coefficiente deve essere valutato
tenendo conto delle effettive condizioni di vincolo dellasta nel piano di inflessione considerato.
Si definisce snellezza di unasta nel piano di verifica considerato il rapporto
= l0 / i (4.2.48)
dove
l0 la lunghezza dinflessione nel piano considerato,
i il raggio dinerzia relativo.
opportuno limitare la snellezza al valore di 200 per le membrature principali ed a 250 per le
membrature secondarie.
1 11 1. .9 9. .1 1. .1 11 1. .3 3. . T Tr ra av vi i i in nf fl le es ss se e ( (A Ar rt t. . 4 4. .2 2. .4 4. .1 1. .3 3. .2 2) )
Una trave con sezione ad I o H soggetta a flessione nel piano dellanima, con la piattabanda compressa non
sufficientemente vincolata lateralmente, deve essere verificata nei riguardi dellinstabilit flesso torsionale
secondo la formula
dove:
MEd il massimo momento flettente di calcolo
Mb,Rd il momento resistente di progetto per linstabilit.
Il momento resistente di progetto per i fenomeni di instabilit di una trave lateralmente non vincolata pu
essere assunto pari a
dove
Wy il modulo resistente della sezione, pari al modulo plastico Wpl,y, per le sezioni di classe 1 e 2, al
modulo elastico Wel,y, per le sezioni di classe 3 e che pu essere assunto pari al modulo efficace
Weff,y, per le sezioni di classe 4. Il fattore LT il fattore di riduzione per linstabilit flessotorsionale,
dipendente dal tipo di profilo impiegato; pu essere determinato per profili laminati o composti
saldati dalla formula
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dove
Il coefficiente di snellezza adimensionale LT dato dalla formula
in cui Mcr il momento critico elastico di instabilit torsionale, calcolato considerando la sezione lorda del
profilo e i ritegni torsionali nellipotesi di diagramma di momento flettente uniforme. Il fattore di
imperfezione LT ottenuto dalle indicazione riportate nella Tab. 4.2.VII. Il coefficiente LT,0 pu essere
assunto in generale pari a 0,2 e comunque mai superiore a 0,4 (consigliato per sezioni laminate e composte
saldate) mentre il coefficiente pu essere assunto in generale pari ad 1 e comunque mai inferiore a 0,75
(valore consigliato per sezioni laminate e composte saldate).
Il fattore f considera la reale distribuzione del momento flettente tra i ritegni torsionali dellelemento
inflesso ed definito dalla formula
in cui il fattore correttivo kc assume i valori riportati in Tab. 4.2.VIII.
1 11 1. .9 9. .1 1. .1 12 2. . P Pr re es ss so o o o T Te en ns so o f fl le es ss si io on ne e r re et tt ta a P Pr ro of fi il li i G Ge en ne er ri ic ci i ( (a ar rt t. .6 6. .2 2. .9 9 U UN NI I E EN N 1 19 99 93 3- -1 1- -1 1) )
1 11 1. .9 9. .1 1. .1 12 2. .1 1. . S Se ez zi io on ni i d di i c cl la as ss se e 1 1 e e 2 2
Per le sezioni di classe 1 e 2 soggette a presso o tenso flessione nel piano dell anima, deve essere
soddisfatto il seguente criterio:
Rd N Ed
M M
,
dove:
MN,Rd il valore della resistenza convenzionale di calcolo a flessione retta, ridotto per effetto della presenza
della forza assiale, che (nel piano dellanima) pu essere valutata come:
( ) [ ]
Rd y pl Rd pl Ed Rd y pl Rd y N
M N N M M
, ,
2
, , , , ,
/ 1 = (6.32)
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Per le sezioni ad I o ad H di classe 1 e 2 doppiamente simmetriche, pu essere usata la seguente
approssimazione (come indicato nella 4.2.34 del DM.14/01/2008):
Rd y pl Rd y pl Rd y N
M a n M M
, , , , , ,
) 5 , 0 1 /( ) 1 ( = (6.36) - (4.2.34)
dove
1 11 1. .9 9. .1 1. .1 12 2. .2 2. . S Se ez zi io on ni i d di i c cl la as ss se e 3 3
Per le sezioni di classe 3 , in assenza di sollecitazione di taglio, la tensione longitudinale massima deve
soddisfare il criterio:
0
,
M
yk
Ed x
f
dove x,Ed il valore di progetto della tensione longitudinale locale dovuta a flessione e sollecitazione di
taglio.
1 11 1. .9 9. .1 1. .1 12 2. .3 3. . F Fl le es ss si io on ne e, , T Ta ag gl li io o e e F Fo or rz za a A As ss si ia al le e
Qualora siano presenti sollecitazioni di taglio e sforzo normale, si deve considerare leffetto della
sollecitazione di taglio e dello sforzo normale sulla resistenza a flessione.
Nel caso in cui il taglio di calcolo, VEd, sia inferiore al 50% del valore di progetto della resistenza plastica a
taglio,Vpl,Rd non necessaria alcuna riduzione e la resistenza a flessione della sezione pu essere calcolata
con le formule per la tenso/presso flessione.
Se la sollecitazione di taglio, VEd, supera il 50% di Vpl,Rd , si assume una tensione di snervamento ridotta per
linterazione tra flessione e taglio:
fy,red=(1 - ) fyk
dove
2
,
1
2
=
Rd pl
Ed
V
V
0
,
3
M
yk v
Rd pl
f A
V
=
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1 11 1. .1 10 0. . V Ve er ri if fi ic ch he e a ag gl li i s st ta at ti i l li im mi it te e d di i e es se er rc ci iz zi io o ( (A Ar rt t. . 4 4. .2 2. .4 4. .2 2) )
1 11 1. .1 10 0. .1 1. . S Sp po os st ta am me en nt ti i v ve er rt ti ic ca al li i ( (A Ar rt t. . 4 4. .2 2. .4 4. .2 2. .1 1) )
Il valore totale dello spostamento ortogonale allasse dellelemento (Fig. 4.2.1) definito come
essendo:
C la monta iniziale della trave,
1 lo spostamento elastico dovuto ai carichi permanenti,
2 lo spostamento elastico dovuto ai carichi variabili,
max lo spostamento nello stato finale, depurato della monta iniziale = tot - C.
Nel caso di coperture, solai e travi di edifici ordinari, i valori limite di max e 2, riferiti alle combinazioni
caratteristiche delle azioni, sono espressi come funzione della luce L dellelemento.
I valori di tali limiti sono da definirsi in funzione degli effetti sugli elementi portati, della qualit del
comfort richiesto alla costruzione, delle caratteristiche degli elementi strutturali e non strutturali gravanti
sullelemento considerato, delle eventuali implicazioni di una eccessiva deformabilit sul valore dei carichi
agenti.
In carenza di pi precise indicazioni si possono adottare i limiti indicati nella Tab. 4.2.X, dove L la luce
dellelemento o, nel caso di mensole, il doppio dello sbalzo.
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1 11 1. .1 10 0. .2 2. . S Sp po os st ta am me en nt ti i l la at te er ra al li i ( (A Ar rt t. . 4 4. .2 2. .4 4. .2 2. .2 2) )
Negli edifici gli spostamenti laterali alla sommit delle colonne per le combinazioni caratteristiche delle
azioni devono generalmente limitarsi ad una frazione dellaltezza della colonna e dellaltezza complessiva
delledificio da valutarsi in funzione degli effetti sugli elementi portati, della qualit del comfort richiesto
alla costruzione, delle eventuali implicazioni di una eccessiva deformabilit sul valore dei carichi agenti.
In assenza di pi precise indicazioni si possono adottare i limiti per gli spostamenti orizzontali indicati in
Tab. 4.2.XI ( spostamento in sommit; spostamento relativo di piano Fig. 4.2.2).
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1 12 2. . N No ot ta a 1 1 - - I In ns st ta al ll la az zi io on ne e P Pr ro og gr ra am mm ma a
Linstallazione del programma molto semplice. E sufficiente inserire il CD dello stesso e, (se nel
PC impostata la procedura di autorun), in automatico verr avviato il software per linstallazione, nel
quale sufficiente selezionare il programma da installare, fare clic sul pulsante Installa e seguire le
relative istruzioni.
Alla fine dellinstallazione verr creata unicona nella barra dei programmi, nel gruppo SIM-SRL, ed
sufficiente fare clic su tale icona per avviare il programma installato.
Figura 28 Installazione Software
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Qualora il PC su cui si deve installare il programma non impostato per eseguire lautorun del CD,
sufficiente aprire lelenco dei files presenti nel CD ed eseguire il file SETUPCD.EXE.
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1 13 3. . N No ot ta a 2 2 - - L Li ic ce en nz za a P Pr ro og gr ra am mm ma a
Dal Menu Progetto possibile accedere al comando Licenza Programma selezionando il quale
possibile avviare la finestra di dialogo che consente di inserire i dati relativi allutente, richiedere via fax
oppure via E-Mail la Licenza duso e quindi inserire il codice utente che consente di attivare il programma.
Se non si possiede la Licenza duso, il programma viene eseguito in versione dimostrativa. In
questo caso, possibile registrare tutte le informazioni che si desidera, ma i dati verranno volutamente
falsati al successivo utilizzo e le stampe saranno disattivate.
Poich la licenza relativa allutilizzo del programma in un singolo PC., qualora si decide di
installare il programma su un altro PC., necessario chiedere una nuova licenza duso alla S.I.M.,
specificando Tipo Licenza = Nuova Lic. Per Cambio PC.
Una volta inserita la licenza duso nelle specifiche celle, non pi necessario selezionare il comando
suddetto, in quanto il programma funzioner perfettamente nelle successive sessioni di lavoro.
Figura 29 Licenza dUso
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S.I.M. Societ Informatica Madonita s.r.l.
Via Libert n.1 90020 Castellana Sicula (PA)
Tel.-Fax 0921-642861
Dominio: http://www.madosoft.it Email: info@madosoft.it