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Vittorio Emanuele IV sar anche un personaggio discutibile, ma il suo accusatore sarebbe capace di far arrestare pure il Papa

Nonsi arresta unRe innocente. Speriamo


non lo sia (Riccardo Barenghi). [1] Venerd,
a Villa Cipressi di Varenna, sul lago di
Como, Vittorio Emanuele di Savoia stato
arrestato su ordine del gip di Potenza
Alberto Iannuzzi, nellambito di uninchie-
sta coordinata dal pm Henry John
Woodcock. Accuse: associazione a delin-
quere finalizzata alla corruzione, al falso e
allo sfruttamento della prostituzione. Con
lui sono finite in manette altre 12 persone:
tra queste Salvatore Sottile, portavoce
delex ministro degli Esteri Gianfranco
Fini, e Roberto Salmoiraghi, sindaco di
Campione dItalia. [2]
Figlio di Re Umberto II, Vittorio
Emanuele Alberto Carlo Teodoro Umberto
Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino
Gennaro Maria (Tot) nato a Napoli il 12
febbraio 1937. Bambino, dovette lasciare
prima il Quirinale, poi lItalia, costretto a
un esilio che sarebbe finito solo nel 2002.
Aldo Cazzullo: La malinconia e la gravit
del padre Umberto gli sono sconosciute.
La principessa Maria Gabriella non lo in-
vita a una festa campestre, e Vittorio
Emanuele sale sullaereo per bombardar-
la di pomodori ( lui stesso a raccontarlo
nellautobiografia). La madre Maria Jos
gli parla della Ferrari del fratello
Leopoldo del Belgio, e lui per impressio-
narla guida a 250 allora sullautostrada
per Reims. Allesilio austero in Portogallo
preferisce quello mondano in Svizzera, lo
chlet di Gstaad, la villa di Ginevra con 30
stanze e piscina coperta. [3] Maria Laura
Rodot: A noi toccato in sorte il preten-
dente reale peggiore. Impresentabile an-
che come figura da rotocalco. [4]
L8 giugno, ospite a Porta a Porta assieme
alla moglie e al suo legale, Vittorio
Emanuele aveva chiesto alla Repubblica
italiana la restituzione dei gioielli di fami-
glia e la possibilit di essere finalmente un
cittadino con tutti i diritti e i doveri degli
altri cittadini, compreso il diritto di con-
durre affari sul territorio nazionale.
Mattias Mainiero: Il principe non pu
comprare in Italia neppure un motorino.
[5] Libero: Il nome di Vittorio Emanuele,
negli ultimi anni, ha sempre fatto rima con
contenzioso. Con la richiesta di restituzio-
ne dei beni appartenenti a casa Savoia,
confiscati dalla Repubblica Italiana dopo
il referendum e lesilio del 1946. I numeri
sono da capogiro: tra case, terreni, palazzi
e gioielli, il patrimonio sosteneva il figlio
di Umberto II si aggira ufficiosamente sui
15 miliardi di euro. Solo per dirne una,
Vittorio Emanuele pretende di entrare in
possesso della polizza sulla vita stipulata
presso i Lloyds di Londra da Umberto I:
nel 1946 il suo valore era calcolato in 6 mi-
lioni di dollari. Cifreenormi, mainaltoma-
re. Mai vistedaquel VittorioEmanueleche
ha sempre precisato stato obbligato a la-
vorare da quando avevo 9 anni. [6]
Per condurre una vita regale bisognava
lavorare. Libero: Cos, sfruttando le sue in-
fluenti amicizieintuttaEuropa, divenneuo-
mo daffari. Cosa faceva? In poche parole si
poteva definire unmediatore di lusso tra le
imprese occidentali legate agli Stati con i
potentati del Medio Oriente. Negli anni
Settanta il principe costitu quella che ora
chiameremmo joint venture con Corrado
Agusta, lexmaritodellacontessaFrancesca
Vacca, allorapadronedi unafabbricadi eli-
cotteri e mercante internazionale darmi.
Agusta sfrutt i contatti del figlio del re di
maggio per vendere i suoi prodotti. [6]
Conquelli del suorango, VittorioEmanuele
ha avuto negli anni molti problemi. Al ma-
trimoniodel principeFelipedi Spagnacon
LetiziaOrtiz misekoal conunpugnosul na-
so il cugino/rivale Amedeo di Savoia duca
dAosta, suoavversarioper lariconquistadi
unimprobabile trono (re JuanCarlos: Mai
pi a casa mia). [7] Pierangelo Sapegno:
Gi da bambino, non doveva essere il pre-
diletto di re Umberto, che nel 69 poi si ar-
rabbi con lui perch non voleva che spo-
sasse Marina Doria. Siccome Vittorio
Emanuele fece di testa sua, il re padre non
gli confer nessuntitolo per ripicca. [8]
Con la moglie, figlia di un imprenditore,
ex campionessa di sci dacqua, si sposarono
nel 71 in Iran (si erano conosciuti al Club
nautico di Ginevra). Hanno avuto un figlio,
Emanuele Filiberto. Roberto DAgostino:
Marina Boria - cos viene nomignolata
dagli addetti ai livori. Mezzo mondo la
sopporta stoicamente, contemporanea-
mente tutti gli altri ne parlano malissimo.
Volto indurito dal bisturi, tono di voce sec-
co come un cassetto chiuso col ginocchio,
Marinasembrarappresentare, per lagente
comunemaancheper quelladi potere, lin-
cubo sado-maso della governante inflessi-
bile, della mamma severa, dellinsegnante
sadica, dellaguzzina religiosa, dellinfer-
miera che annuncia adesso vieni qui che
mettiamo la supposta!. [9] Alfonso
Signorini: La vera regina, la virago di casa
Savoia lei. A cominciare dal look, studia-
to al dettaglio. I suoi tailleur pantaloni, ges-
sati e non, griffati Gai Mattiolo, la rendono
pi simile a una donna manager che a una
principessa. Il suo chignon con mches a
banda larga quello delle mamme, o me-
glio delle nonne, che tutti amiamo. I gossip
di palazzo la vogliono desnuda dormiente,
come una Maya tutta nostrana. Ma Marina
nella sua umanit, nella sua algida compo-
stezza, e soprattutto negli sguardi preoccu-
pati con cui segue ogni sortita degli uomini
di casa sua, vince. [10]
A fine marzo le sorelle Maria Pia, Maria
Gabriella e Maria Beatrice di Savoia si erano
dimesse dallOrdine dei Santi Maurizio e
Lazzaro, quello che dal 1500 guidato da
conti, duchi e re della dinastia Savoia (ha
introdotto il pagamento di una quota asso-
ciativa, attivit come la vendita di oggetti
con lo scudo sabaudo o le carte di credito
dellOrdine). [11] Maria Gabriella (con un
tono che va dallindignato allarrabbiato,
dal triste allo sconcertato): Non mi aspet-
tavo tanto, ma era prevedibile che sarebbe
successo qualcosa perch frequentava gen-
taglia, lafeccia. Epoi: Mi fapenamaun
creduloneeil figliounarrivista, lamoglie
Marina interessata al denaro, non le ba-
sta mai, venendo da una famiglia di im-
prenditori falliti voleva sempre di pi. In
lei c una forma patologica. Io dicevo sem-
pre che non potevano frequentare persone
di terzordineenullaaltro, chenonerapos-
sibile, che un giorno o laltro sarebbe suc-
cesso qualcosa. Vittorio si fa usare ed lei
che decide tutto. [12]
Tra Vittorio Emanuele e la giustizia stato
un continuo batti e ribatti. Leonardo Coen:
Ginegli anni 70 ebbenoiegrosseacausa
dun traffico darmi scoperto dal giudice
Carlo Mastelloni di Venezia ma fu il magi-
strato che fin per avere la peggio: venne
trasferito a Roma, aveva osato ficcare il na-
so su affari che coinvolgevano lobbies trop-
po potenti e protette. Tutto si concluse nel-
lasolitabolladi sapone. Di certo, inquel gi-
ro cera chi spendeva il nome di Vittorio
Emanuele, e qualcuno gli avr pur detto
che poteva farlo: del resto, lerede al trono
dei Savoia si era fatto una reputazione ven-
dendo allo Sci Reza Pahlevi, di cui era
buon amico, elicotteri prodotti dal conte
CorradoAgustachepoi riapparivanoarma-
ti di tutto punto in Sudafrica, a Singapore,
in Malesia, a Taiwan, triangolazioni che
lOnu metteva spesso sotto accusa. [13]
And peggio una sera dagosto del 1978 in
quel di Cavallo, isolotto per vacanze miliar-
darie e per faccendieri ozianti. Coen:
Stavolta la cronaca si interess di unaltra
burrascosa amicizia, quella con Nicky
Pende, playboy e figlio di uno dei medici
pi noti e ricchi di Roma: Vittorio
Emanuele era geloso della bellissima mo-
glie Marina Doria, quella notte si sbronz e
litig furiosamente con Nicky a tal punto
che scese sottoponte della sua barca e ne
riemerse armato di un fucile. Spar e colp
ungiovanottotedesco, DirkHamer. Erail 18
agosto del 78. Il ragazzo non aveva ventan-
ni. Morir, dopo atroci sofferenze (gli am-
putarono persino una gamba pur di salvar-
lo), il 7 dicembre. Fu una vicenda oscura.
Ma qualche anno dopo, nel dicembre del
1991, al processo di Parigi fu assolto dalla
Chambre daccusation: niente omicidio vo-
lontario, solo una lieve condanna a 6 mesi
con la condizionale per porto abusivo di ar-
IL FOGLIO
quotidiano
Un Re porcone e un fra Savonarola da Potenza
ma da fuoco. [13] Cazzullo: Neppure allo-
ra seppe trovare le parole giuste: I giudici
francesi hanno stabilito che non ho fatto
nulla, anzi, che non successo nulla. [3]
Lamore per lItalia sincero: per tornar-
vi non si risparmiato umiliazioni, alterna-
te a scatti dorgoglio che in un attimo gli co-
stavano pi di quanto aveva guadagnato in
anni di umilt. [3] Coen: Tutto era pronto
per il gran rientro. Ma forse non tutti lo vo-
levano. Cera chi non si fidava della sua
conversione repubblicana. Loccasione per
verificarlo fu un lugubre anniversario,
quello delle leggi razziali del 1938, sotto-
scritte dal nonno Vittorio Emanuele III. Il
Tg2 volle intervistarlo. Gli chiesero:
Principe, cosa pensa di quella firma che
suo nonno appose sotto il decreto delle leg-
gi razziali volute dal Duce? Non crede che
sia giusto scusarsi?. Vittorio Emanuele ar-
ross come sempre gli capita quando si tro-
va in difficolt. In fondo un timido.
Farfugli: No, perch io non ero neanche
nato. Invece, a dire il vero, era nato lan-
no prima, il 12 febbraio del 1937. Ma il pun-
to era un altro: Vittorio Emanuele recla-
mava da anni il ritorno in Italia, si era per-
sino rivolto alla Corte europea dei diritti
umani di Strasburgo. Non riusciva per a
sconfessare quel gesto, e quindi la Shoah.
In verit, al principe mancava il senso del-
la Storia, un vuoto culturale che lo metter
sempre con le spalle al muro. Prov a ri-
mediare: Quelle leggi non erano poi cos
terribili. Giustamente scoppi il putife-
rio. [13] (segue a pagina 4)
Manuela Schellini, 27 anni, infermiera in
una clinica psichiatrica, passeggiava con
due malati quando uno di loro le sfond la
testa, forse con una pietra. Questi, di nome
Simone Giorgieri, 33 anni, toscano, la tra-
scin per decine di metri e poi la gett in
una vasca di cemento, nel cortile di una ca-
sa vuota. Quindi, forse facendo lautostop,
arriv in una caserma dei carabinieri e
raccont tutto. Non ancora maggiorenne
Giorgieri aveva ucciso un suo amico dan-
dogli fuoco in uno scantinato. Dopo di ci
era finito altre volte davanti ai giudici per
rapina, lesioni, detenzione di armi, incen-
dio doloso. La mamma morta che era anco-
ra piccolo, il fratello pi grande suicida,
Giorgieri aveva vissuto in case di lavoro e
comunit. Lo scorso febbraio, quando fu
scarcerato per lultima volta, aveva scritto
una lettera in cui minacciava di suicidarsi
se non lo avessero affidato a cure psichia-
triche di uncentro specializzato. Perci era
stato spedito nella clinica Villa Santa
Margherita, una palazzina bianca nella
campagna del cuneese dove pochi mesi pri-
ma era stata assunta Manuela Schellino, al
suo primo impiego. Mercoled 17 maggio, su
una stradina sterrata di Belvedere Langhe.
Pomeriggio.
Pasquale Mancuso, 75 anni, era nel suo
negozio di alimentari quando qualcuno gli
squarci il petto con quattro coltellate. Un
EttoreScigliano, 28 anni, avvert subitoi ca-
rabinieri e fece pure il nome della persona
che secondo lui aveva ucciso luomo.
Interrogato meglio, Scigliano confess di
aver pugnalato lui il Mancuso, che non lo
voleva come fidanzato della propria figlia.
Nel suo giardino fi trovato il coltello anco-
ra sporco di sangue. Venerd 9 giugno, a
Pietrapaola (Cosenza). Pomeriggio.
Fedele Scarcella, agricoltore di 71 anni,
ucciso a colpi di pistola, caricato sulla sua
Fiat Punto blu, portato non lontano da una
spiaggia e lasciato bruciare con tutta la
macchina. Scarcella nel 1998 aveva denun-
ciatogli uomini del clanMol-Piromalli che
gli avevano chiesto il pizzo e da allora era
diventato un attivista di Sos Impresa di
Confesercenti. Intorno alla mezzanotte di
sabato 10 giugno, in mezzo ai campi di
Punta Saf, nel comune di Briatico, provin-
cia di Vibo Valentia.
Danila Consonni, 49 anni, impiegata, saf-
facci al balcone di casa sua, la raggiunse il
marito Roberto Lussana, 51 anni muratore,
la sollev oltre la ringhiera e la gett di sot-
to. La Consonni mor subito, sul porfido da-
vanti allingresso del garage, sei metri pi
in basso. I due in crisi da tempo serano
dapprima separati e solo da poco erano tor-
nati a vivere insieme. Il Lussana, malato di
nervi, era convinto che la moglie facesse ri-
ti magici egli mandassemalefici. Domenica
11 giugno, allora di pranzo, in una villetta
bifamiliare di via Castegnate, a Terno
dIsola, comune alle porte di Bergamo.
Giuseppe Salvia, di anni 28, camionista
con qualche precedente penale, prese il fi-
glioletto Alessio di anni 7, sal in macchina,
prelev lamico Roberto Faro, dicianno-
venne, e and in citt. Tutti insieme furono
raggiunti da una sventagliata di proiettili,
che uccise sul colpo Giuseppe Salvia e
Roberto Faro. Il bambino fu portato allo-
spedale in gravi condizioni. Secondo il fra-
tello, Giuseppe Salvia sapeva che volevano
ucciderloedaqualchegiornosi portavaap-
presso il figlio, convinto che il codice do-
noredei mafiosi vietassedi far fuococontro
i bambini. Alle 22 e 30 di domenica 11 giu-
gno, in via Sardegna, alla periferia di
Patern (Catania).
Sergio Tosio Aru, 39 anni, sdraiato sul let-
to, per met spogliato, un filo elettrico av-
volto intorno a collo mani e piedi.
Mercoled scorso, dopo averlo chiamato
inutilmente al telefono, lha trovato cos il
socio con cui Aru produceva vini da quan-
do aveva lasciato la carriera dattore, ormai
otto anni fa (lultimo film: I dimenticati, di-
retto da Piero Livi nel 1998). Al primo piano
di una palazzina depoca, al civico 68 di via-
leVaticano, propriodavanti ai bastioni pon-
tifici, Roma.
ANNO XI NUMERO 143 DIRETTORE GIULIANO FERRARA LUNED 19 GIUGNO 2006 - 1
Redazione e Amministrazione: L.go Corsia Dei Servi 3 - 20122 Milano. Tel 02/771295.1 Poste Italiane Sped. in Abbonamento Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO
Delitti
Linfermierina al primo impiego uccisa
da uno dei suoi assistiti. Luomo
accoltellato dal pretendente della figlia
Il Sole-24 Ore, domenica 4 giugno
G
uarda, Branger! aveva esclama-
to la prostituta impegnata in un rap-
porto sessuale con Maupassant, scambian-
do Flaubert per lallora celebre autore del-
le Canzoni. Quel giorno Maupassant si era
esibito, per scommessa, sei volte di seguito
davanti allincredulo padrino letterario
che aveva pagato il conto. Del resto
Flaubert, da giovane, si divertiva a sceglie-
re la pi brutta e a possederla davanti a
tutti senza togliersi il sigaro di bocca. Non
mi divertivo affatto, ma lo facevo per il pub-
blico.
Di Maupassant esce una raccolta di rac-
conti, come diceva Henry James, estre-
mamente forti e brutali, su questo tema
scabroso. Labitudine di esibirsi davanti
agli amici era diffusa nel clima goliardico
delle case di piacere, anche se pochi ave-
vano la virilit di Maupassant. Una notte
del 1831, Alfred de Musset, aveva convinto
gli amici a seguirlo in una casa chiusa, mil-
lantando che avrebbe posseduto una pro-
stituta davanti a tutti. Al momento di man-
tenere la promessa, racconta Mrime, gli
era venuto il sangue dal naso e aveva cer-
cato invano di tirarsi indietro. Visto che,
malgrado tutti gli sforzi e labilit di due
deliziose fanciulle, Musset non usciva dal
suo torpore, gli amici avevano deciso di
mettere alla prova la loro resistenza alle
tentazioni, facendo eseguire a sei ragazze
nude degli esercizi ginnici. Mentre tutti fa-
cevano del loro meglio per resistere,
Delacroix era stato travolto da unondata di
desiderio. Il pittore, di solito cos riservato,
ansimava, rantolava e voleva infilzarle tut-
te insieme.
Flaubert e lo storico Taine discutevano
animatamente sulligiene sessuale offerta
dai bordelli. Per Flaubert lamplesso era
soltanto un bisogno immaginario. Taine in-
vece, se ogni quindici giorni non frequen-
tava i lupanari, non riusciva a concentrarsi
sul lavoro. Alphonse Daudet gradiva il tur-
piloquio e le stranezze, come una prostitu-
ta nana che aveva ricompensato regalmen-
te. Anche gli omosessuali frequentavano
quei luoghi di ritrovo. Proust amava con-
versare sullamore con le ragazze che trat-
tava come dame dellaristocrazia. Per iro-
nia della sorte, Wilde si era preso la sifili-
de da una prostituta.
Spesso liniziazione al sesso avveniva
dietro le persiane chiuse di quelle case. Il
sedicenne DAnnunzio aveva impegnato
lorologio doro, dono del nonno, per poter-
si pagare una prostituta. Entrato nella ca-
mera, aveva spezzato una fiala di profumo
al gelsomino. Poi aveva sentito placare e
cullare i miei sussulti da una tenerezza
quasi materna, da non so che malinconica
dolcezza di ninnananna. Come souvenir
dellimpresa aveva regalato alla meretrice
un vecchio violino.
Durante il primo conflitto mondiale, i lu-
panari divennero luoghi di socializzazione
tra gli eserciti dei vari paesi. Il bordello
il porto di tutte le anime di guerra, la rada
sicura del cuore travagliato, il punto di con-
tatto e di fusione delle razze alleate, os-
servava Marinetti. Un giorno il futurista
era salito con una milanese pallida e cari-
na in una camera minuscola, impregnata
del profumo Contessa azzurra. L tutto si
era svolto nel pi banale dei modi. Tornati
in sala, la donna sentendo dire che il suo
cliente era Marinetti, aveva piantato in as-
so il nuovo cliente e si era precipitata su di
lui per baciarlo. Se avessi saputo che tu
eri il celebre futurista, ti avrei dato dei ba-
ci pi raffinati. Perch?. Perch ho let-
to tutti i tuoi libri, ero abbonata a
Lacerba.
A Londra Paul Morand avrebbe voluto
sperimentare le case disordinate, come
le chiamava la legge inglese, ma non era
riuscito a trovarle. Molti anni dopo aveva
accompagnato Charlie Chaplin in una casa
chiusa di Nizza. Diffusasi la voce della sua
presenza, il comico era stato circondato da
una folla entusiasta di ammiratrici semi-
svestite. Poi erano arrivati anche i clienti,
stanchi di aspettarle: Chaplin era soddi-
sfattissimo.
Giuseppe Scaraffia
KHASHOGGI Secondo il tabloid inglese
News of the World Heather Mills, ex moglie
di Paul McCartney, in passato avrebbe fat-
to la prostituta dalto bordo. Uno dei suoi
clienti sarebbe stato il trafficante darmi
Adnan Khashoggi. Il tabloid ha intervistato
persone che lavrebbero conosciuta in quel
periodo: ex compagne di lavoro, la mai-
tresse che tratteneva il 20 per cento dei
compensi e il segretario dello stesso
Khashoggi che si occupava dei pagamenti.
Tariffe: fra 7 mila e 15 mila euro. Le sue
specialit: sesso di gruppo e lesbico
(Marinella Venegoni, La Stampa 12/6).
PALO Nella camera da letto della sua
sontuosa villa a Malibu Pamela Anderson
ha piazzato un palo per la lapdance. Lei ci
fagli spogliarelli agli amanti, i suoi duefigli
(Brandondi 9 anni eDylandi 8) si divertono
un mucchio ad arrampicarsi (Francesca
Romana Domenici, Gossipnews 14/6).
VIBRATORI Unazienda tedesca ha lan-
ciato una nuova linea di vibratori. Ogni mo-
dello ha il nome di un campione di calcio
(Edoardo Camurri, Vanity Fair 22/6).
Amori
Se ogni quindici giorni non
frequentava i bordelli, Taine non
riusciva a concentrarsi sul lavoro
Una cravatta per Caselli, un manuale per Sartori
NOTE [1] Riccardo Barenghi, La Stampa 17/6; [2] Cristina Zagaria, la Repubblica 17/6; [3] Aldo Cazzullo,
CorrieredellaSera17/6; [4] MariaLauraRodot, CorrieredellaSera17/6; [5] Mattias Mainiero, Libero17/6; [6]
Libero, 17/6; [7] Maria Corbi, La Stampa 17/6; Marisa Fumagalli, Corriere della Sera 17/6; [8] Pierangelo
Sapegno, La Stampa 17/6; [9] Roberto DAgostino, Capital n. 11/2002; [10] Alfonso Signorini, Panorama
20/3/2003; [11] DarioFertilio, CorrieredellaSera17/6; [12] LudinaBarzini, LaStampa17/6; [13] LeonardoCoen,
la Repubblica 17/6; [14] Vittorio Feltri, Libero 17/6; [15] Giovanna Casadio, la Repubblica 17/5; [16] Laura
Laurenzi, la Repubblica 17/6; [17] Alessandra Longo, la Repubblica 17/5; [18] Dario Del Porto, la Repubblica
17/5; [19] Mattia Feltri, La Stampa 17/6; [20] Marco Imarisio, Corriere della Sera 17/6.
O
ggi sono in vena di regali. Ho preso di
buon mattino nellarmadio una mia vec-
chia cravatta. Sono andato allufficio posta-
le, dopo aver ben confezionato un pacchetti-
no. E ho spedito. Lindirizzo era questo:
Dottor Gian Carlo Caselli, presso la Procura
generale della Repubblica, Torino. Il bi-
glietto di accompagnamento era questo:
Caro Caselli, lei sa bene che non sono di
quelli che si scandalizzano e si indignano
tanto facilmente. Consiglio anzi di evitare
scenate, diffamazioni, inviti a comparire, in-
criminazioni per associazioni maldestre, per
frequentazioni dubbie da parte di persone
pubbliche, per grazioso regalo ricevuto (i re-
gali sono regali, via). Sconsiglio anche di ri-
scrivere la storia delle istituzioni sub specie
moralitatis, perch la storia forte, la carne
debole, e anche il collo vuole la sua parte
di ornamento. Lei sa che non stimo il suo la-
voro giudiziario a Palermo, che non mi pia-
ce la sua convegnistica, che noncondivido le
sue azioni e le sue idee in grandi casi che
hanno occupato il proscenio della recente
vicenda repubblicana. Ma certe cose ce le
siamo dette e scritte negli anni, e il mio di-
verso parere non offusca la considerazione,
per esempio, dei suoi e nostri comuni meri-
ti nella lotta al terrorismo, un caso esplicito
di torsione politica della legge nel corso di
quella che a Torino, negli anni Settanta, fu
una guerra civile nemmeno tranto striscian-
te, direi dispiegata. Lei sa inoltre che non
amo maramaldeggiare, e che non considero
un gangster meritevole di gogna e di senten-
ze anticipate il famoso Lucianone Moggi, il
suo frequentatore e amico, il suo regalatore
di cravatte, il cocco di tanti magistrati spor-
tivi, e anche di qualche giudice non tanto
sportivo, che hanno collaborato e collabora-
no con lei nella Procura di Torino. Prenda
dunque come una supplica questo modesto
e ironico presente, e veda un po se il condi-
zionamento ambientale non cosa che ri-
guardi tutti, a diverso titolo e in diverso gra-
do, veda un po se non sia meglio distingue-
re tra prove di reato e interlocuzione puzzo-
na, amicizie non freschissime, confusione di
ruoli e semplici omaggi alla signora. Nonvo-
glio impiccarla alle sue cravatte, desidero
solo che le indossi, compresa la mia, infa-
mante almeno quanto le altre. Con osser-
vanza, suo...
* * *
Lho detto, sono in vena di regali, stama-
ne. Mi sono dunque procurato un manuale
di logica. Sono andato di nuovo allufficio
postale. Il pacchetto era pi consistente e
complicato da confezionare, ho pagato e lho
spedito. Lindirizzo era questo: Professor
Giovanni Sartori, Columbia University, New
York, NY. Il biglietto di accompagnamento
era questo: Caro professore, sa quanto stimi
il suo lavoro politologico, la sua scienza, la
sua verve anche televisiva, ma prima di tut-
to la sua prosa icastica e caustica. Sa che la
considero per certi aspetti un Maestro, e
senza lombra dellironia, tanto meno del-
lirriverenza. La politica ci unisce spesso,
eravamo per esempio a favore dellunit na-
zionale dopo il voto farlocco del 9 e 10 apri-
le. la logica che ci divide, qualche volta.
Le invio questo manuale perch sono stupi-
to della sua argomentazione a proposito del-
linformazione referendaria. Mi sembra
manchevole logicamente. Pu darsi io mi
sbagli, ma nella vita come insegna
Kierkegaard esistono gli aut-aut, gli enten-
eller, situazioni esistenziali in cui luomo o
il cittadino sono tenuti a un S o a un No. E
questa decisione ha un oggetto. Perch log-
getto sia conosciuto occorre che linforma-
zione lo descriva. Lei scrive nel Corriere
che la tv pubblica e privata pesca nel torbi-
do dellingenuit pubblica quando spiega
per punti, riassumendo, quale sia il conte-
nuto della scelta binaria del 25 e 26 di giu-
gno. Lei dice: parlano della riforma costitu-
zionale, la raccontano nei suoi elementi es-
senziali, ma questo solo fatto incorpora le
tesi della destra, che di quella riforma au-
trice. B, in effetti cos. La riforma incor-
pora, e linformazione sulla riforma incor-
pora: non c dubbio. Dopodich le tv danno
la parola ai favorevoli e ai contrari. Perch
il cittadino sappia e voti, come si dice, in
perfetta libert di coscienza. Lo Strega d la
parola al solo Scalfaro e premia una
Costituzione ridotta in burletta da salotto
letterario, quella ragazza del secolo scorso
che molti giudicano un poco sovietica, come
lautobiografia della Rossanda, che per
anche un po cinese e un po castrista. A cia-
scuno il suo. Ma lei, professore illustrissimo,
lei che negli anni Settanta discuteva con
Sogno su come impedire la calata della bar-
barie comunista inItalia, lei che si rifugi in
America allombra di una Costituzione che
lesatto contrario di quella italiana, lei che
del loico ha tutto, lei che spesso cos per-
suasivo, come pu negare che il sistema
Mimun, il sistema Rossella, il sistema Di
Bella siano lunico modo per informare in
ordine al referendum? Lei conosce il bro-
cardo dellamore ai tempi della scorrettez-
za latina: Quae dant quaeque negant tamen
gaudent esse rogatae (le donne che la danno
e quelle che la negano godono tuttavia che
gliela si chieda). In amore loggetto di per
s gi bello che descritto. Ma in tema di
riforme costituzionali, bisogner pure logi-
camente dire di che si tratti, per
poi godere di fatali abbandoni o
andare in bianco. O no?
Corsivi
Corriere della Sera,
sabato 17 giugno
P
rofessor Vattimo,
un filosofo pu se-
guire un Mondiale di cal-
cio?. Nel miocasos, ab-
bastanza Gadamer mi
raccontche Heidegger se-
guiva molto calcio in tv, e
Levinas, di cui fui ospite aParigi, avevaunenor-
me televisore per guardare le partite. Con dei
precedenti cos autorevoli, uno non pu mica
vergognarsi. Madove siamo, suScherzi apar-
te? No, siamo sul manifesto di ieri, un giornale
che della seriet ha fatto la sua bandiera.
Andrea De Benedetti, lintervistatore, in effetti
vuol essere serissimo, e snocciolaargomenti scot-
tanti. Orac Calciopoli, e se alcuni asinistrain-
vitano a tifare contro lItalia, come reagisce un
maestrodel pensiero? Vattimoricorre al relativi-
smo e si dichiaraambivalente. Malafilosofia,
in particolare lepicureismo, soccorre anche nel
caso di Calciopoli: se la politica cos deludente
non rimane che discutere di calcio, come pre-
scrivono evidentemente gli epicurei. Poi sulla
questione morale il caso di appellarsi ai sofisti:
Come dicevano i sofisti: quando si vaateatro
meglio lasciarsi ingannare che non lasciarsi in-
gannare. Maquando troppo troppo( lachio-
sa dei sofisti o di Vattimo?). Lintervistatore in-
siste: il cambio di Totti con Camoranesi ad ope-
ra di Lippi si pu considerare una forma di
pensiero debole?. Incalzato sul suo stesso terre-
no, Vattimo un po confuso: No, non mi sem-
bra , risponde. Edecide di superare la primiti-
va ambivalenza: meglio che lItalia non vinca i
Mondiali per ragioni etiche.
A questo punto il lettore sintenerisce per
Vattimo, protagonista di audaci battaglie per i
diritti, colto in fallo di reazione vicino alla rete.
Mache guardi serenole partite, tifi per chi gli pa-
re, augurandosi, come facciamo tutti, che, lon-
tano dai televisori, la giustizia, per ragioni non
solo etiche, segua il suo corso.
Elisabetta Rasy
Lettere
La Stampa,
sabato 10 giugno
P
er favore, qualcuno
faccia presente a
Prodi che lItalia che
egli rappresenta, e che
si appresterebbe a go-
vernare (bella illusio-
ne), di gran lunga di-
versa da quella che ha in mente. Non oc-
correscomodareil suonemiconumerouno,
Berlusconi, per fare sapere al mondo intero
che gli italiani odiano lo Stato. Non stato
Berlusconi a insegnarglielo, lo sapevano fa-
redasempre. Granpartedegli italiani odia-
no lo Stato da sempre in quanto in esso ri-
conoscono unentit inutile che non d nul-
la e chiede soltanto... Provare per credere,
verificare i tempi di risposta di un qualsia-
si comune o pubblica amministrazione. E
poi basta con questa storia della lotta alle-
vasione fiscale, basta con le continue accu-
se agli autonomi che non pagherebbero le
tasse. Quello che voi chiamate evasione o
elusione fiscale in realt unazione di le-
gittima difesa nei confronti di chi non ha
pi neanche i soldi per mangiare a causa
della pressione fiscale. Codice tributario e
codice della strada sono tragicamente simi-
li, se rispetti i segnali alla lettera non arri-
verai mai a casa, se rispetti le regole fiscali
alla lettera (e fai i condoni anche se hai pa-
gato fino allultima lira per evitare che arri-
vino eventuali controlli) finisci in povert. I
veri evasori li ha lUnione in casa e fa finta
di non saperlo, per favore dite a tutti quan-
to i sindacati hanno pagato di tasse negli ul-
timi anni. Nessuno lo dice, nessuno lo ha
mai rivelato, troppa paura di fornire cifre
troppo scomode per essere pubblicate.
Paola Rditi
ANNO XI NUMERO 143 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO LUNED 19 GIUGNO 2006
la Repubblica, gioved 15 giugno
L
e cose dovevano andare cos. Il Mon-
diale liscio. Poi, a luglio, la luna nera.
A giochi chiusi, Luciano Moggi, Pierluigi
Pairetto e Paolo Bergamo devono essere ar-
restati. In primavera, i pubblici ministeri di
Napoli si mettono al lavoro per argomenta-
re le richieste di custodia cautelare. Con i
due designatori degli arbitri e il direttore
generale della Juve, guai anche per Franco
Carraro (presidente della Federazione Gio-
co Calcio), Innocenzo Mazzini (vice), Fran-
cesco Ghirelli (segretario generale), Maria
Grazia Fazi (segretaria della Can, commis-
sione arbitri). Per loro, interdizione dalle
funzioni. Le fonti di prova che, per i pub-
blici ministeri, rendono necessario larre-
sto declassano in inviti a comparire quan-
do il segreto istruttorio manomesso e lin-
chiesta sul calcio italiano si trasforma in
una storia di fuga di notizie, infedelt isti-
tuzionale, intercettazioni manipolate. In
una cronaca di indagati che conoscono le
parole che li accusano e possono concor-
dare - sereni - gli argomenti che possono
salvarli.
Gli avvocati di Napoli dicono che lin-
chiesta sul calcio stato il segreto
meglio custodito della storia giu-
diziaria partenopea. Impresa
laboriosa in un palazzo di
giustizia attraversato da
spifferi caldi che hanno
fatto epoca nella lotta al
crimine organizzato.
In questa occasione,
al contrario, nessuno sa.
I due pubblici ministeri
Filippo Beatrice e Giu-
seppe Narducci mostra-
no in giro laria distratta di
chi ha ben altro a cui pensare che
non a partite accomodate. Il trucco ha buon
esito. I due pubblici ministeri, per tutto il
giorno, lavorano allordinario. Quando nel
tardo pomeriggio il falansterio giudiziario
di Napoli si svuota, i due si mettono al la-
voro sulla pila di intercettazioni trasmessa
dalla seconda sezione del Nucleo operati-
vo dei carabinieri di Roma. Non che gli
indagati se ne stiano con le mani in mano.
Il pi intrigante, Massimo De Santis, in
movimento gi dallottobre 2004. Larbitro
di Tivoli confida nelle sue fonti al Csm. Cer-
ca di capire che cosa cova. Con la prima ri-
chiesta di proroga delle indagini (aprile
2005), gli indagati hanno la conferma che
qualcosa si muove. Sono vigili e in tensio-
ne. Moggi, soprattutto. Lucianone am-
mette (interrogatorio, 15 maggio 2006): Ero
preoccupato per gli sviluppi dellindagine
di Napoli. Prima del febbraio 2005, chiesi
allamico Marabotto - al sostituto procura-
tore di Torino Giuseppe Marabotto - di in-
teressarsi della questione.
Moggi non sa che le sue telefonate sono
controllate n in grado di dire chi infor-
ma Marabotto, eletto a consigliere giuridi-
co. Le mosse dei due non sfuggono agli in-
vestigatori. Scrive la polizia giudiziaria: Si
registrano contatti telefonici con magistra-
ti e conversazioni tra gli indagati in cui si fa
riferimento a magistrati. Tra gli altri, Mau-
rizio Laudi (procuratore aggiunto di Torino
e giudice federale), Giuseppe Marabotto,
Antonio Rinaudo (sostituto procuratore di
C DEL MARCIO A PALAZZO DI GIUSTIZIA
Bonini e DAvanzo raccontano la guerra delle Procure dai tempi di Allodi a quelli di Moggi
Nva Il Sole-24 Ore,
gioved 8 giugno
Forse nemmeno Klaus K.
Schmiegel immaginava che un
giorno la sua scoperta sarebbe
entrata nel repertorio di battu-
te di Woody Allen Non c
niente di sbagliato in te che tu
non possa curare con un po di
Prozac e una mazza da polo.
Certo un regista come Allen -
attento alle fobie quotidiane -
non poteva esimersi dal citare
la pillola che ha cambiato la vi-
ta a milioni di depressi e che ha
permesso al suo inventore, nato
a Chemitz, in Germania, nel
1939, ma trasferitosi negli Usa
nel 1951, di vincere con Bryan
Molloy, lAmerican innovator
award. Dopo la laurea in chimi-
ca allUniversit del Michigan e
un PhD alla Stanford univer-
sity, nel 1968 Schmiegel entra in
Ely Lilly dove vi rimane fino al-
la pensione, nel 1993. in que-
sti laboratori che studia una
nuova classe di farmaci, che ha
come capostipite la fluoxetina
idrocloride, principio attivo del
Prozac, la prima molecola che
agisce sulla ricaptazione della
serotonina, alleviando la sensa-
zione di ansia ai 35 milioni di
depressi che si sono affidati al
Prozac. Che da questo momen-
to nota come pillola della fe-
licit.
Da non confondere con un al-
tro prezioso farmaco, che ha
contribuito anchesso a miglio-
rare la qualit della vita: il Via-
gra. Per la pillola blu si deve at-
traversareloceanoearrivarein
Inghilterra, nei laboratori Pfi-
zer di Sandwich. Ma a questo
punto c il colpo di scena. A
contendersi la paternit della
molecola, studiata inizialmente
per langina, sono centinaia di
ricercatori. Lazienda si giustifi-
ca: Non cera abbastanza spa-
zio per scrivere tutti i nomi sul
brevetto, per cui abbiamo inse-
rito solo i responsabili del di-
partimentodi ricerca. Cos, per
la stampa Usa linventore Si-
mon Cambell, ex vice presiden-
te della ricerca medica Pfizer,
per gli inglesi invece la sfida
tra Nicholas Terrett, scopritore
del sildenafil (principio attivo
del Viagra) e la coppia Peter
Dunn e Albert Wood, che ha
messoapuntoil processodi sin-
tesi. FuTerrett, comunque, a in-
dividuare che il farmaco aveva
come effetto collaterale lau-
mento di flusso sanguigno al pe-
ne e risolveva i problemi di im-
potenza. Quale delle due inven-
zioni stata brevettata prima?
Francesca Cerati
SOLUZIONE
il Giornale, 25 giugno 2005

stata la moglie pi celebre dell800 ita-


liano. Ma lamarono pi i lettori di gaz-
zette che suo marito. Luomo laveva sposa-
ta di ripiego dopo la cruda morte della fi-
danzata. Costei, unaustriaca piuttosto sven-
tata, si era appartata per fumare non vista.
Scoperta dalla governante, aveva cercato di
nascondere la sigaretta dietro la schiena. Il
vestito per prese fuoco e la fanciulla mor
bruciata.
Anche la nostra sposina diciannovenne
aveva alle spalle un analogo evento scon-
volgente. Qualche tempo prima delle nozze,
in lieta vacanza sulle Alpi che amava, era
stata corteggiata da un giovane austriaco
che ignorava chi lei fosse. Lo apprese, con
grande sconcerto, solo in un secondo mo-
mento. Organizz allora una gita sul Monte
Rosa e, trattenendola a qualche distanza
dal resto della comitiva, le disse: Io vi amo
e se foste stata la semplice fanciulla che
credevo vi avrei chiesta in moglie. Ora so
per che siete irraggiungibile e ho un solo
mezzo per dimostrarvi la mia devozione.
Estrasse una pistola, si spar alla tempia e
spar nel precipizio.
Questo accumulo di austriaci non deve
meravigliare. Tra gli abbienti dellepoca, i
matrimoni misti erano pi diffusi di oggi.
Anche la madre della sposina era una te-
desca. Cal in Italia per convolare a nozze
con un signore di Genova, ne ebbe la figlia
che stiamo tratteggiando e si ritrov vedo-
va dopo un quinquennio. Aveva solo 24 an-
ni e la desolata prospettiva di tornare tra le
brume di Dresda. Cos, per non lasciare il
mare e le agavi della Liguria, la signora si
riaccas ben presto con un gentiluomo di
Rapallo.
Lorfanella non grad il secondo matri-
monio della madre con la quale neppure
andava troppo daccordo. Era infatti un ti-
po piuttosto balzano. Passi la severit teu-
tonica e limposizione di un patrigno, ma
aveva metodi di educazione tanto balordi
da indispettire la figlia. Le aveva insegnato
il tedesco, il francese e linglese che parla-
va come litaliano, ma i criteri di studio fu-
rono tali da lasciarle sempre uninsicurez-
za sulla solidit delle basi. La ragazza lesse
Dante prima di avere studiato la grammati-
ca e svolse un programma liceale prima di
avere fatto le medie. Il risultato fu che per
tutta la vita fece errori marchiani di orto-
grafia. Limmensa raccolta delle sue lette-
re, che ci resta, lo testimonia. Scriveva
paggine, carozza, vadino, saressi-
mo e simili. Di qui, il desiderio che sem-
pre ebbe di farsi una cultura circondando-
si di poeti e scrittori.
Come gi adombrato, il matrimonio del-
la ragazza zoppic ancora pi della sua
scrittura. Il marito, che era poi suo cugino
e di 17 anni pi anziano, cominci a tradir-
la da subito. Saltellava da unavventura al-
laltra e aveva anche lamante fissa, Euge-
nia Attendolo di otto anni pi grande di lui.
Per la sposa lumiliazione maggiore era
che, frequentando gli stessi ambienti, si im-
batteva di continuo nella rivale. Entrambe
portavano al collo le perle salomonica-
mente donate dal farfallone. Date le circo-
stanze, il suo amore per il fedifrago svan
presto. Ma non dette in smanie e si com-
port sempre impeccabilmente.
Era bella, bionda, eccentrica nel vestire.
Prediligeva il blu zaffiro, pi adatto, secon-
do i suoi critici, allarredamento di una sa-
la che ai vestiti di una signora. Le sue mi-
ses, tuttavia, facevano epoca e il pubblico le
seguiva con curiosit come fanno gli ingle-
si con i cappellini della regina Elisabetta.
Nacque addirittura un settimanale di gran-
de tiratura che le illustrava nei particolari.
Con gli anni, se non pi famosa, divenne
pi popolare del marito. Al punto che le
donnette, pronunciando il suo nome, si fa-
cevano, per rispetto, il segno della croce.
La coppia ebbe un unico figlio. Un ra-
gazzo austero e musone che criticava il pa-
dre per la superficialit e la madre per il
biondo perpetuo delle sue chiome anche
da anziana. Divenuto adulto, segu una via
del tutto diversa dalla loro. Impalm una
slava di modi contadini incontrata in Rus-
sia e condusse una vita in totale contrasto
con quella mondana dei genitori.
Dopo 33 anni di matrimonio, un giorno
destate, la bionda perpetua rimase ina-
spettatamente vedova. Il color zaffiro fu so-
stituito con quelli del lutto. Bianco desta-
te, nero dinverno. Lo port sempre nei
successivi 26 anni di vita. Cambi radical-
mente esistenza, nel senso che fece di pi
quello che voleva. Compr un bel palazzo
a Roma come base stabile. Una villa a Bor-
dighera per svernare. Una casa a Gresso-
ney per i soggiorni estivi sullamato Monte
Rosa.
Intensific i suoi rapporti con la lettera-
tura, mandando in brodo di giuggiole i pi
famosi scrittori. Oltre 300 le dedicarono
prose e poesie. Stando a loro, era unappa-
rizione, un angelo caduto sulla Terra. Gio-
su Carducci le dedic una inno che co-
minciava appunto con linterrogativo: On-
de venisti?. Anziana, si concesse lunica
distrazione nota. Quella con lautista, Ca-
riolato, giovane, bello, inanellato. Lo
mand a Parigi per un corso di parrucchie-
re e ne fece il suo chauffeur-coiffeur addet-
to alla coloritura delle celebri chiome.
Mor a 75 anni. Al suo battesimo aveva
assistito Cavour, al suo funerale presenzi
Mussolini.
Chi era?
Giancarlo Perna
SOLUZIONE
Le pillole
della
felicit
Lorfanella bionda e sgrammaticata che se la spassava con lautista
GI OCHI
Su ogni riga e su ogni colonna si succedo-
no blocchi di caselle nere. Ciascun blocco
formato da un numero di caselle indica-
to alla sinistra di ogni riga e in cima a
ogni colonna. La successione dei numeri
descrive la successione dei blocchi. Ogni
blocco separato da quello successivo da
almeno una casella bianca. A schema com-
pletato, appare una figura. Soluzione sul
prossimo numero. Qui sotto la soluzione
del numero precedente
LogicArt, giugno
M a r g h e r i t a d i S a v o i a , ( 1 8 5 1 - 1 9 2 6 ) . M o g l i e
d i U m b e r t o I e p r i m a r e g i n a d I t a l i a . I l p a -
d r e e r a i l d u c a d i G e n o v a , l a m a d r e E l i s a -
b e t t a d i S a s s o n i a c h e i n s e c o n d e n o z z e s p o -
s i l m a r c h e s e N i c o l d i R a p a l l o . E u g e n i a
A t t e n d o l o B o l o g n i n i , l a m a n t e d i r e U m -
b e r t o , m o g l i e d i G i u l i o L i t t a - V i s c o n t i - A r e -
s e , n o t a c o m e d u c h e s s a d i L i t t a . L a p r i m a
f i d a n z a t a d e l r e , m o r t a b r u c i a t a , M a t i l d e
d A s b u r g o - L o r e n a . I l f i g l i o d i M a r g h e r i t a e
U m b e r t o , o v v i a m e n t e , V i t t o r i o E m a n u e -
l e I I I , s p o s o d e l l a r u p e s t r e E l e n a d i M o n -
t e n e g r o .
Il personaggio misterioso
Quadratini
Invenzioni
6
7
5
5
3
3
1
2
1
3 4 5
1
4
1
3
2
2
2
1
1
1
1
1
1
2
1
4
4
6
5
7
5 4
3 3
3 2
2 2
2 3 2 1
1 1
1
1 2
2 1
4 2 2
7 2
3 4 3
2 6 4
1 5 3
3 3
2
1
1
3
4
1
1
2
2
1
3
2
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
1
2
1
1
3
2
2
1
1
1
2
1
1
1
2
2
1
1
2
1
2
2
2
2
3
1
2
3
1
2 13
8
1 2
1 2 2
1 1 1 1
1 1 1 1
9 1
1 1
15
3 3 4
1 2
1 1 1 1
1 3 3
1 2 2 1
1 3 2
6 3
IL FOGLIO quotidiano
ORGANO DELLA CONVENZIONE PER LA GIUSTIZIA
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www.ilfoglio.it e-mail: lettere@ilfoglio.it P r o z a c 1 9 8 8 ; V i a g r a 1 9 9 8
CAL CI OPOL I E MONDI AL I
Torino), Cosimo Maria Ferri (giudice del
tribunale di Massa Carrara, ufficio verten-
ze della Figc).
Nellaprile del 2006 tutte le carte sono
ancora coperte. Meglio, sembrano coperte.
Una telefonata svela che il segreto di car-
ta velina. Il capo della procura di Torino,
Marcello Maddalena, nellultima settimana
di aprile, chiama il suo collega Giovando-
menico Lepore, procuratore capo di Napo-
li. Chiede lumi sullo stato di avanzamento
dellinchiesta. Il procuratore napoletano
casca dalle nuvole, ma dissimula la sorpre-
sa. Come fanno i torinesi a sapere? Chi li
ha informati? Torino sostiene oggi che la
fonte un ufficiale dei carabinieri di Ro-
ma. In quel momento linchiesta (della cui
esistenza, la stampa dar notizia soltanto il
5 maggio) si scopre malata.
Gi intorno allindagine torinese, con-
clusa con larchiviazione di Moggi e Pairet-
to, si era creato un circuito confidenziale
che utilizzava informazioni riservate per pi-
lotare gli avvenimenti. Nel settembre 2005,
Berlusconi, informato con riservatezza da
Franco Carraro, discute con Moggi a Palaz-
zo Grazioli del dossier, privo di rilievi pe-
nali, che il procuratore Madda-
lena ha spedito al presi-
dente della Figc. Di
quellincontro, ufficial-
mente si sa soltanto
quel che ne riferisce
Silvio Berlusconi: Mog-
gi, di sua iniziativa,
passato a trovarmi nella
sede di Forza Italia, per
farmi i complimenti per
una cosa che si era verifi-
cata. Abbiamo parlato delle
intenzioni della terna Moggi-
Giraudo-Capello. Ufficiosamente, fonti
vicine a Lucianone raccontano unaltra
storia. Con il consueto sorriso, come per un
bon mot, il presidente onorario del Milan
spiega come sarebbe importante che i ros-
soneri vincessero lo scudetto nellanno del-
le elezioni. Con ciglio preoccupato, il pre-
mier si interroga sul futuro della patata
bollente caduta da Torino nelle mani di
Carraro. Fa qualche domandina svagata sul
modo di fare di Diego Della Valle, presi-
dente onorario della Fiorentina. Il premier,
qualche mese dopo, non si trattiene e vuo-
ta il sacco in pubblico. A Vicenza, il 18 mar-
zo, accusa il patron della Tods di compor-
tamenti opachi protetti dalle toghe rosse:
Gli imprenditori come Della Valle, che ap-
poggiano la sinistra, hanno scheletri nel-
larmadio e sono sotto il manto protettivo di
Magistratura Democratica. Si riferisce a
quel dossier del calcio di cui ancora nessu-
no sa nulla?
Sette mesi dopo, la storia pi compli-
cata. Linchiesta fuori del controllo esclu-
sivo della giustizia sportiva. Quei magi-
strati di Napoli quali assi hanno
in mano? Che cosa preparano?
Nella prima settimana di mag-
gio, a Roma, c lincontro tra le
procure di Napoli e di Torino
(primo esito del colloquio te-
lefonico tra Maddalena e Le-
pore). Oggi, tra i due uffici non
corre buon sangue, ma quel
che conta altro. un fatto
che, con il segreto ormai viola-
to, i napoletani sono costretti a
fare un passo indietro. Trasformano
le richieste di arresto in avvisi a comparire.
Anticipano la discovery e, con essa, il me-
todo di indagine, i contatti tra gli indagati,
la qualit negativa dei loro colloqui. Sve-
lano la coerenza tra gli accordi manipola-
tori e ci che avviene, poi, sui campi di cal-
cio e alle classifiche. un fatto che limba-
razzo dei torinesi cresce. Hanno chiuso
precipitosamente unindagine che i napo-
letani si sono covati come una chioccia le
uova. I risultati ora sono in centinaia di in-
tercettazioni che documentano lesistenza
di un Sistema che governa il calcio italiano
e lasciano intuire la geografia di poteri.
un duopolio. Ha i suoi cardini nel predo-
minio del Milan su diritti televisivi e Lega
e nel potere della Juventus su Federazione
e arbitri. Pu contare sulla docile cedevo-
lezza di cinque squadre: Inter, Roma, Lazio,
Parma, obtorto collo della Fiorentina. Il
mondo a parte del calcio tutto qui. Due
Soli e cinque Satelliti che si spartiscono, in
parti molto diseguali, il core business dei
diritti televisivi organizzando uno spettaco-
lo posticcio dove la vittoria va in alternan-
za a due squadre (Milan e Juve) e viene la-
sciata alle altre cinque lopportunit di
contendersi la vetrina internazionale (e i
milioni) della Champions League. In pri-
mavera, il problema preservare il Siste-
ma dagli impiccioni. Accade cos qualcosa
che abbiamo scorto gi allopera nei casi
Bpi-Antonveneta e Unipol-Bnl: la for-
mazione di un mercato illecito di informa-
zioni riservate alimentato dal cuore stesso
delle istituzioni, capace di orientare lopi-
nione pubblica. Produce unaffrettata di-
scovery che deforma e paralizza il lavoro
dei pubblici ministeri, offrendo-
li impotenti alla prova del
fuoco dei primi interroga-
tori. Un esempio pu aiu-
tare a capire.
Quando ascolta quel che
ha detto al telefono nei
colloqui con Moggi, (in-
terrogatorio del 25 mag-
gio), Paolo Bergamo si di-
ce esterrefatto. Non tro-
va altra parola, il poveret-
to. Sembra un giovanotto
sorpreso a rubacchiare
nel portafoglio della nonna. Quasi si
arrende. Stupefatto, appunto. Naturale che
i pubblici ministeri vogliano approfittare
dello smarrimento per raccogliere una pi
autentica testimonianza. il loro maligno
mestiere: indebolire gli attori per com-
prendere la trama della storia. A questo
servivano anche gli arresti. Sarebbero stati
domiciliari. Senza possibilit di comunica-
re con lesterno. Laccusa voleva isolare
Moggi, Pairetto e Bergamo dal loro am-
biente. Da pressioni, complicit, magari ri-
catti. I pmfalliscono. Etuttavia il peggio de-
ve ancora affacciarsi.
Giorno dopo giorno, in tranche, in par-
ziali segmenti, in intercettazioni singole, in
sequenza temporale, il materiale raccolto
nelle indagini si sversa in pubblico con la
potenza del getto di un geyser. Vengono
pubblicate anche intercettazioni mai tra-
scritte e colloqui mutilati o manipolati per
sottrazione. Conversazioni scherzose, e per
questa ragione eliminate dai pubblici mi-
nisteri, sono offerte come prove che in-
chiodano ( il caso della conversazione tra
Lorenzo Toffolini, team manager dellUdi-
nese e Leonardo Meani, delegato per gli ar-
bitri del Milan). Addirittura, appare un at-
to di indagine che non risulta agli atti. Il
contenuto soltanto verosimile, riguarda il
rapporto tra il Milan e gli arbitri. Il nume-
ro di protocollo un falso (Borrelli venu-
to a capo del trucco, appena laltro giorno).
unmodus operandi che abbiamo gi visto
in azione nellestate del 2005, quando in-
tercettazioni ancora non agli atti dellin-
chiesta di Milano e neppure mai trascritte
(colloquio Consorte-Fassino) sono offerte ai
giornali. La novit che a Napoli, lufficio
del pubblico ministero individua il luogo e
le persone che, uniche, hanno potuto viola-
re il segreto. I nomi sono ora, nero su bian-
co, negli atti trasmessi alla Procura di Ro-
ma. C un accusa grave in queste carte. La
fuga di notizie, sostengono a Napoli, sta-
ta cos imponente e distruttiva che deve
essere stata autorizzata dal comando
del Nucleo Provinciale dei carabinie-
ri di Roma e da alti ufficiali dellAr-
ma da cui gerarchicamen-
te dipende quella struttu-
ra. Soltanto qualche fal-
so ingenuo oggi pu cre-
dere che la fuga di notizie
sia un lavoretto storto che si
consuma tra pubblici ministeri e
cronisti. Si scorge unaltra realt,
pi raffinata. Aree infedeli delle
istituzioni utilizzano la fuga di no-
tizie per mutilare il lavoro dei
pubblici ministeri confidando nel-
lansiosa competizione dei media.
Leterogenesi dei fini fa il resto. Ne
sortisce un Vietnam politico-giu-
diziario-informativo in cui ognuno ci mette
del suo per colpire sotto la cintola lavver-
sario.
A met maggio, il lavoro di scasso ha of-
ferto il suo bottino squisito. Tutti sanno tut-
to. I protagonisti malmessi sanno che cosa
hanno detto, quando e come lo hanno det-
to; che cosa gli sar contestato in un even-
tuale interrogatorio o testimonianza. Il pro-
gramma degli impiccioni di Napoli salta.
Era ambizioso. I pubblici ministeri erano
convinti di poter ricostruire addirittura un
ventennio di storia di calcio sporco
(1986/2006), dimostrare la continuit del Si-
stema e la discontinuit tra la gestione di
Italo Allodi e la mano di Luciano Moggi. Ne
vedono addirittura la nascita quando Allo-
di cade per uninchiesta del pubblico mini-
stero di Torino, Giuseppe Marabotto, che
ventanni dopo ritroviamo consulente giu-
ridico del nuovo gestore del Sistema.
Armando Carbone, che fu luomo di ma-
no di Italo Allodi, racconta (interrogatorio
del 20 maggio 2005): Quelloperazione giu-
diziaria fu architettata da Luciano Moggi
per prendere il posto di Allodi. Non ho esi-
tazioni a riferire che il giudici Marabotto e
Laudi furono strumenti di Moggi e sono
persone con le quali Moggi ha continuato a
intrattenere rapporti fino ad oggi Mara-
botto, ogni volta che io - imputato in quel-
linchiesta - provavo a parlare del Torino e
della Juventus, mi rispondeva che bisogna-
va parlare di altro. Laudi (allora sostituto
procuratore e giudice del-
lufficio inchieste Figc) mi
disse che della Juve non bi-
sognava parlare.
Il castello accusatorio (e la
promessa di verit) mostra il
suo sfinimento quando ha ini-
zio il pellegrinaggio di testimoni
come Pierluigi Collina: Moggi?
Credo che millantasse. Pairetto
e Bergamo? Nonho elementi per
dire se dipendessero dai poteri
forti (interrogatorio, 16 maggio).
Linchiesta morente. Non pu da-
re pi alcun risultato. I pubblici mi-
nisteri di Napoli se ne rendono
conto quando dinanzi a loro appa-
re Claudio Lotito (9 giugno). Il pre-
sidente della Lazio parla, chiac-
chiera, straparla. Maneggia linte-
ro fascicolo delle informative dei carabi-
nieri meticolosamente annotate. Pretende
di farsi da solo le domande. Di darsi da so-
lo le risposte. Quando le risposte potrebbe-
ro sollecitare pericolose curiosit, tronca il
flusso verbale appellandosi alla facolt di
non rispondere. La procura di Napoli deci-
de di fermarsi. La fuga di notizie ha otte-
nuto il suo scopo. Quellimmenso materiale
istruttorio che poteva condurre a significa-
tive fonti di prova non pi utilizzabile. Si
va al deposito di atti che gi tutti conosco-
no. I pubblici ministeri si conservano tre
sole carte, ancora. Le presunte responsabi-
lit della Commissione di appello federale
(i giudici di merito della Figc). Le rivela-
zioni di segreto di ufficio che coinvolgono
carabinieri, poliziotti, finanzieri, magistra-
ti. E, infine, lindagine accurata sulla ma-
dre di tutte le partite truccate. Lecce-Par-
ma 3-3 (29 maggio 2005). C un sospetto.
Perch quella partita, ultima di campiona-
to, doveva finire proprio con quel risultato,
3-3? Perch tra le 2.187 combinazioni anco-
ra possibili e capaci di decidere il destino
di chi doveva andare in serie B, stato
combinato proprio quellesito? Larbitro De
Santis avrebbe potuto lavorare di fino, co-
me ha dimostrato di saper fare, per dare la
vittoria al Lecce e dannare alla B il Parma.
Era il modo pi semplice per salvare la
Fiorentina, come stava a cuore al Sistema.
Il 3-3 un risultato astruso, ma forse assai
fine. Quel 3-3 pu portare diritto nel cuore
dellaffare che il Sistema non governava,
ma di cui si approfittavano gli uomini del
Sistema. Le scommesse clandestine.
Carlo Bonini
Giuseppe DAvanzo
Il Messaggero, mercoled 14 giugno
H
o cominciato a tagliare che erano
quasi le sei del pomeriggio. Ho fini-
to dopo unoretta. Accidenti, quanto tem-
po... B, ho fatto le cose con calma e per
bene. Prima li ho accorciati un bel po e mi
sono fermato: vanno bene cos, Franc? E
lui: No, di pi. Ho tagliato ancora, ho ta-
gliato tanto... Mi sono rifermato, e lui: di
pi! Li vojo cortissimi. Allora io: mica li
vorrai a zero, no? A zero no, ma quasi... mi
ha risposto. E io lho accontentato. sod-
disfatto Totti? Moltissimo. Anche a Ilary
piaciuto molto il nuovo look. stata la pri-
ma a vederlo. Appena ho finito, lui le ha te-
lefonato con una videochiamata. Tes ti
piaccio? Le ha chiesto. E Ilary? Franc
sei bellissimo! Sei pi bello di prima.
Decidere di raparsi non stata una
idea che gli venuta svegliandosi un matti-
no sotto il cielo di Germania. Al contrario,
laveva pensata da un pezzo. Ma non lave-
va rivelato a nessuno: solo Luciano Bellotti
sapeva. Me laveva detto un paio di mesi
fa: quando vado ai mondiali la prima parti-
ta voglio i capelli corti corti. Il giorno della
partita ti chiamo, tu vieni e me rapi... mi
disse. E io: non te preoccup, contaci.
Ma Totti due mesi fa ancora non era si-
curo di fare i mondiali... Era sicuro, era si-
curo... sapeva che ce lavrebbe fatta, non ha
mai dubitato che sarebbe stato convocato
in nazionale. E io ero sicuro come lui, di-
ce orgoglioso il Bellotti. Un piano dunque,
studiato a tavolino: per fare una sorpreso-
na, per dare un taglio al passato, per rico-
minciare, alla Totti: che al contrario di San-
sone ha voluto dimostrare che sar pi for-
te cos, senza capelli.
E poi sta pure meglio, anche pi bel-
lo, s daccordo co Ilary, commenta il suo
barbiere e amico Luciano. Luned sera ha
visto la partita dellItalia in tribuna, con i
genitori di Totti, Enzo e Fiorella. Ieri mat-
tina prima di far ritorno a Roma, passato
a salutare Francesco: gli altri si stavano al-
lenando, lui no. Doveva farsi una lastra do-
po la botta presa, ma per fortuna andata
bene, non s fatto niente, dice con un so-
spiro di sollievo. In serata decollato da
Dusseldorf, alle 19,30 era sulla pista del
Leonardo da Vinci. E da oggi di nuovo a la-
voro. Alla Montagnola, da Caos, il salone di
parrucchiere unisex che manda avanti in-
sieme con il socio Giorgio Lavorato. E dove
una parete riservata ai ricordi fotografici
della sua Roma, dove Totti domina.
Lo conosco da ragazzino, giocava gi a
pallone e veniva gi da me a tagliarsi i ca-
pelli. Quando serve vado a Trigoria e anche
a casa sua. Lui chiama io vado, j voglio
troppo bene a Francesco....
Una curiosit tricologica dei capelli di
Totti: biondo chiaro, tendenzialmente fini e
leggermente mossi dietro. Non a caso
quando li portava lunghi, Luciano gli face-
va un leggero stiraggio. Che da luned scor-
so non serve pi.
Ma lo scalpo di Totti dov finito? Inutile
chiederlo a Luciano Bellotti. Non lo con-
fesser mai.
Aldo De Luca
Ho preso laereo e sono andato a rapare Totti
ANNO XI NUMERO 143 - PAG 3 IL FOGLIO QUOTIDIANO LUNED 19 GIUGNO 2006
Libero, domenica 11 giugno
L
idea gli frullava in testa da tempo, almeno da quando
aveva assistito allatterraggio dellAir Force One con a
bordo George W. Bush. Bello, il Boeing. Quello del presi-
dente americano un esemplare unico, un 747 modificato.
Ma gli altri, almeno 30 capi di Stato, si son gi fatti il 737
Bbj, il Boeing business jet. Settantacinque metri quadrati
di cabina con tutte le comodit, dalla doccia al letto matri-
moniale. Nello stesso spazio in cui, sui voli di linea, siedo-
no 400 persone, c un vero e proprio appartamento volan-
te: armadi porta abiti, cucina, divani angolari e telefoni sa-
tellitari, il tutto rifinito con mobili di prestigio e qualche
doratura qua e l, come per esempio nella toilette. Poteva,
Silvio Berlusconi, non desiderare un oggettino cos? Sar
che non c confronto con lAirbus Cj con su scritto Re-
pubblica italiana, quello a disposizione della presidenza
del Consiglio, che ha utilizzato per gli spostamenti transo-
ceanici negli ultimi cinque anni. Sar che questo, almeno
questo, il nuovo inquilino di Palazzo Chigi Romano Prodi
non potr mai permetterselo, fatto sta che il Cavaliere ha
messo mano al portafogli.
Lannuncio lha fatto marted sera davanti ai deputati di
Forza Italia. Ho pensato di farmi un Boeing, lo stanno rea-
lizzando apposta per me, per la mia protezione. Un rega-
lino caro visto che, al netto delle personalizzazioni, un 737
Bbj costa 33 milioni di euro. Avrebbe un costo elevato per
le casse pubbliche, ha ammesso, lho preso proprio per
venire incontro alle necessit di risparmio del governo....
Premier o non premier, Berlusconi resta pur sempre uno
degli uomini pi ricchi del mondo. Eppoi il suo nuovo ae-
reo pi di un semplice jet, un bolide dei cieli a cinque
stelle.
Sul mercato dal 1996, data in cui Boeing e General Elec-
tric hanno lanciato il progetto, pu viaggiare 14 ore di fi-
la senza scali, e pu essere personalizzato fin nei dettagli:
colori, pelle per i divani e le poltrone, sedili e anche fini-
ture per la rubinetteria della cucina. Basta chiedere e
nellappartamento volante si pu mettere di tutto. Pi
stanze si vogliono, ovviamente, meno posto c per gli
ospiti: si va da un minimo di otto a un massimo di venti-
cinque. Due piloti ed una hostess hanno un letto ciascu-
no. Per il mercato italiano la Boeing si affida alla consu-
lenza del designer Giugiaro. Che pu intervenire anche
sullesterno. La fusoliera di 33,6 metri (di un 737-700), le
ali e il carrello (di un 737-800), vengono consegnate dalla
casa tinteggiate di bianco. Il proprietario, poi, pu scri-
verci sopra ci che desidera. O, magari, stamparci sopra
un simbolo, il Biscione per esempio. Il velivolo ha una au-
tonomia di 11.482 km grazie ad un serbatoio di 40,530 litri,
raggiunge velocit massima di 871 km/h e i 12.497 metri di
altitudine. Quando lidea di trasformare un aereo merci
in un jet di lusso stata lanciata, Boeing business jet era
pronta a produrre sei velivoli allanno. Al momento gira-
no per i cieli del globo 86 aerei gemelli di quello che vuo-
le lex premier, sedici sono in costruzione. Quarantatr
appartengono ad imprenditori (la met mediorientali) che
li utilizzano per i loro viaggi, quaranta sono stati ordinati
da Capi di Stato. Berlusconi, che attualmente utilizza il
suo Falcon, un po tutti e due. Certo, il Bbj costa: tra car-
burante e manutenzione circa 2000 euro per ora di volo.
Per piloti (200mila euro), assicurazione (poco meno) e co-
sti fissi, si spendono 8 milioni di euro lanno. Sempre me-
no di un aereo pi piccolo e meno sofisticato, sottolinea
la Boeing nel suo sito. Eppoi vuoi mettere col Professore,
che ha promesso di usare tutte le volte che pu gli aerei
di linea?
Paolo Emilio Russo
La Stampa, domenica 11 giugno
B
oicottare Soru. Il tam tam della ri-
volta circola, in questo inizio desta-
te, dai megayacht in rada a Saint-Tropez a
quelli con elicottero e tender ipertecnolo-
gici in banchina a Montecarlo; tra chi si
prepara al matrimonio pi smart della sta-
gione (a Capalbio, Anselmo Guerrieri Gon-
zaga sposa, il primo weekend di luglio, Ila-
ria Tronchetti Provera, figlia del presiden-
te della Pirelli, Marco) a chi ha ballato gio-
ved notte al suono dei Gipsy Kings chez Al-
berto Rusconi. Alla larga - la parola
dordine sussurrata tra lor signori - dalla
Sardegna di Renato Soru dopo la sua pi
clamorosa trovata: una tassa per i ricchi
che nellisola non sono nati o non hanno la
residenza.
Baffone in salsa sarda? Il tam tam si
diffonde di loft in loft, di jet in jet. Meglio la
Sicilia, la Grecia o la Croazia. Volare fino a
Santo Domingo per oziare a Casa de Campo
con i Perfetti, Gazzoni, Mentasti e il gioiel-
liere Alberto Pederzani; o buttare lancora
alle Baleari come faranno limprenditore
Franco Zoppas e la creatrice di modaioli
bijoux, Vittoria Ferria Contin, la coppia
che in Costa Smeralda, lestate scorsa, ave-
va ospitato in barca una festona. E ancora i
Pasquini, i Soldati e tantissimi altri: lelen-
co di armatori furibondi si allunga di gior-
no in giorno. Questione pi di principio che
di portafoglio. Non vogliono dover versare
alla Regione sarda un balzello unico al
mondo: fino a 10 mila euro per uno yacht
tra i 30 e i 60 metri, 15 mila euro se anco-
ra pi lungo.
Le indiscrezioni. Gi alcuni mesi fa, alle
prime indiscrezioni, Ship&Boat Interna-
tional, la bibbia inglese della nautica da
diporto, aveva dato la notizia rimbalzata
poi su molti giornali stranieri, dal Finan-
cial Times al Sunday Times, con ironici
commenti sulla tax on luxury. A maggio
la conferma. Il fondatore di Tiscali, eletto
presidente della Regione con il centrosi-
nistra, era infine riuscito a varare una im-
posta regionale (legge numero 4) sulle vil-
le e sugli appartamenti costruiti entro 3
chilometri dalla costa (3 mila euro fino a
200 mq, 15 euro in pi ogni metro ecce-
dente) ed anche sui jet privati e gli yacht
che, in rotta dalla Costa Azzurra verso
Sud, anche solo per pochi giorni, entre-
ranno da giugno a fine settembre nelle ac-
que sarde.
Pagher non pagher. Famose proprie-
tarie da molti anni di ville in Costa Sme-
ralda, da Wanda Galtrucco alla stilista Ma-
riuccia Mandelli, mostrano gran fair-play
e si dicono pronte a versare la loro bella
tassa. Assai diverso il discorso di altri, ita-
liani o stranieri, che con i loro yacht pos-
sono far rotta verso altri lidi no tax. Que-
stione di costume e persino politica. La
tax on luxury segna forse il passaggio
dallera Berlusconian-deluxe a quella po-
pulista-comunista? Si vedr. Intanto, da
Londra, anche il tycoon indiano dellac-
ciaio, Lakshmi Mittal, ha fatto sapere ai
suoi amici italiani che non far rotta sul-
lisola; idem gli editori del Daily Tele-
graph, i Barclay. Certo, non mancheranno
Flavio Briatore, i calciatori e le veline in
cerca di visibilit. E, certo, come tutte le
rivolte non mancano le esagerazioni e le
leggende metropolitane. Il comandante di
Octopus, la megabarca (pi di 100 metri)
di Bill Gates sinforma sulla benedetta
tassa e aspetta a prenotare a Cagliari un
posto in porto? Subito c chi parla di fu-
ga dalla Sardegna persino delluomo pi
ricco del mondo anche se Octopus, in que-
sti giorni, in acque ben lontane, in Au-
stralia. Bill torner? Per la nuova legge
limposta (uniche esentate le barche sotto
i 14 metri e le navi da crociera; quelle a
vela, anche se lunghe pi di 40 metri, per
esempio il Principessa vai via, il Perini
del banchiere Ennio Doris, pagano la
met; gratis quelle iscritte a una regata)
va versata entro 12 ore dallarrivo. Visto
che la riscossione dei tributi affidata a
capitanerie e guardie forestali, assistere-
mo a mirabolanti cacce al ricco tra le
onde?
A ridere in Sardegna sono in pochi. Ab-
biamo i telefoni bollenti, in tanti ci chia-
mano per disdire le prenotazioni dei posti
in porto. Soru vuole tassare i ricchi catti-
vi? Loro se ne vanno dove gli stendono
tappeti rossi. Cos uccidiamo il turismo in-
ternazionale. Un esempio? Nei giorni
scorsi abbiamo perso la prenotazione di
uno yacht di 92 metri che doveva restare
ormeggiato una settimana. Per noi una
perdita secca di migliaia di euro, raccon-
ta Gian Battista Borea dOlmo, direttore
della Marina di Porto Rotondo. Proteste si
levano dagli industriali sardi, dai sindaci
(aiuteremo i diportisti a eludere la tas-
sa, ha annunciato Franco Cuccureddu,
sindaco di Castelsardo) dai porti pi fa-
mosi per gli sceicchi a quelli meno fre-
quentati nel Sud dellisola. E ancora: pres-
sioni, lettere, ricorsi al Tar per una impo-
sta che, secondo calcoli ufficiosi, dovreb-
be fruttare alla Regione sui 10 milioni di
euro.
Chi ha di pi paga di pi, ha ribattuto
alla protesta linflessibile Soru. Come dar-
gli torto? Eppure a sentire il suo conterra-
neo Renato Azara, titolare a Porto Cervo
della Sardinia Yacht Service, non si tratta
di dire adieu a qualche ricco micragnoso:
Tutto il nostro settore rischia una com-
pleta dbcle! Abbiamo tentato di tutto
per convincerlo ma Soru ci tratta da creti-
ni. Non dialoga, non capisce che il nostro
un business importante e ha un indotto vi-
tale per la nostra isola. Azara sostiene
che dietro a ogni yacht ruota un mondo
(dagli ormeggiatori ai taxisti, dai negozi di
lusso a chi vende pesce fresco) che ora ri-
schia la crisi. Allarme ingiustificato? Alle
fiere nautiche di Dsseldorf e Miami, men-
tre sindaci e operatori turistici sardi cer-
cavano di catturare clienti con offerte e ta-
riffe bloccate, non si parlava che della tas-
sa Soru. Assurdo!, sostiene Massimo Re-
vello, presidente dellIsyba (i mediatori
marittimi italiani) e vicepresidente di As-
sonautica-Assocharter. Pare che Soru con
questa mossa volesse mettere sotto pres-
sione il ministero del Tesoro per incassare
infine crediti dovuti alla Sardegna dallo
Stato. Per ora, per, ha messo sotto pres-
sione due dei pochi settori - ledilizia e la
nautica - che producono redditi nella no-
stra isola, accusa Gavino Sini, presidente
della Confcommercio del Nord Sardegna
(da Sassari alla Gallura c il 60% dei 6 mi-
la posti barca regionali). In una Regione
che ha un tasso medio di disoccupazione
alto (tra il 15 e il 18%, e sale al 30% tra i gio-
vani) la nautica, secondo Gavino Sini, pu
diventare una fonte di sviluppo e occupa-
zione.
La tempesta. Sar solo una tempesta di-
nizio estate? E, nonostante tutto, le meravi-
gliose coste sarde richiameranno come
ogni anno i naviganti? Per intanto Azara,
nella speranza di un ravvedimento del go-
vernatore, consiglia i suoi clienti di non pa-
gare. I sindaci in rivolta pure. Revello ag-
giunge beffardo un particolare: Se Soru
voleva farla pagare ai super-ricchi ha sba-
gliato i calcoli. Forse non sapeva che quasi
tutti i megayacht sono registrati come unit
commerciali e quindi sono esentati dalla
tassa. Morale: a pagare saranno quelli di fa-
scia media con barche dai 14 ai 24 metri.
Solita solfa, anche tra i diportisti, anche in
acque sarde, la pi batostata sempre la
middle class.
Chiara Beria di Argentine
Con 33 milioni di euro Berlusconi si compra un Boeing
Quando la papera diventa pollo
75 metri quadrati di cabina arredati come una casa, 2 mila euro per unora di volo
Bye bye Soru, tu ci tassi e noi andiamo a nuotare altrove
ABS T RACT S BUS T E PAGA
PEIXINHO Dizionario multilingue del
calcio: Ogede (un tiro svirgolato in nigeria-
no), Mos (il dribbling che consente di pas-
sare fra due calciatori in area di rigore in
danese), Pong (melina in danese), Vuurpijl
(campanile in olandese), kerze (candela in
tedesco), ala di piccione (il gol di tacco
sollevando mezza gamba in francese), fou-
lard (il passaggio realizzato con una finta in
cui si incrociano le gambe in francese). Il
tunnel in Inghilterra viene tradotto con le-
quivalente di noce moscata, in Austria un
cetriolino, in Olanda un cancello, in Unghe-
ria un grembiule, in Brasile una cannuccia,
in Francia un piccolo ponte (il grande pon-
te si ha quando si manda la palla da una
parte e si aggira lavversario dallaltra,
quello che in Brasile chiamano drible da
vaca, dribbling della mucca). In Germania
chiamano il fallo tattico freno demergenza,
Wembleytor il gol assegnato anche se la
palla non ha superato la linea (in ricordo di
quello subito contro lInghilterra nella fina-
le dei mondiali del 1966). In portoghese la
papera si chiama frango (pollo), il colpo di
testaintuffopeixinho(pesciolino), il tiropo-
tente pepinazo, il tiro sopra la testa del por-
tiere vaselina. In Sudafrica shoeshine (lu-
strascarpe) la finta che si fa passando la
scarpaattornoallapallaferma, rainbow(ar-
cobaleno) la mossetta con cui si alza il pal-
lone sopra la testa da fermi sfregandolo fra
i due piedi (fonti: il Dizionario del calcio in sei
lingue di Paolo Scotini, il sito del quotidia-
no inglese The Guardian) (Stefano Bartez-
zaghi, la Repubblica 15/6).
CLASSIFICA/1 Una giuria scelta da Chi
(Paola Ferrari, Platinette, Selvaggia Luca-
relli, Lory Del Santo pi la docente di psi-
cologia medica Isabella de Martini) ha elet-
to Gilardino calciatore pi bello del Mon-
diale (secondo Nesta, terzo Owen, quarto
Beckham, poi Figo, Toni, CristianoRonaldo)
(Marco Ansaldo, La Stampa 14/6).
CLASSIFICA/2 Secondo la rivista olande-
se Gay Krant, Cristiano Ronaldo il calcia-
tore pi bello del mondiale (secondo lo sve-
dese Rosenberg, terzo lolandese Heiting)
(la Repubblica 15/6).
CLASSIFICA/3 Secondo un sondaggio on-
line del settimanale tedesco Bunte Freddie
Ljungberg il calciatoreconpisex-appeal
del mondiale: lo svedese ha ottenuto il 42%
delle preferenze, seguito da Cristiano Ro-
naldo (15), Beckham e Del Piero (14), Bal-
lack (12) (il manifesto 16/6).
MANAGERGli americani lavorano in
media 205 ore in pi allanno rispetto agli
italiani, 371 in pi dei tedeschi e 473 in pi
dei norvegesi. Circa il 40 per cento non usu-
fruisce delle vacanze, ma la percentuale sa-
le al 54 per cento tra manager e professio-
nisti. Forbes ha svolto uno studio su alcune
grandi societ del sud della California e ha
scoperto che i manager pi validi lavorano
in media 52 ore a settimana, contro le 70 di
quelli meno produttivi. Secondo una ricer-
ca di ununiversit del North Carolina le
persone che dedicano troppe ore al lavoro
hanno il 40 per cento di possibilit in pi ri-
spetto alla media di arrivare al divorzio (Io-
landa Barera, Corriere della Sera 16/6).
VIDEOGAMESAlugliosarinauguratoad
Amsterdamun centro per curare le persone
maniachedi videogiochi. Unastanzacostatra
i 350 e i 442 euro, il trattamento dura dalle 4
alle 8 settimane, durante le quali i pazienti
devono trascorrere il tempo in attivit ri-
creative alternative: ballo, go kart, lanci col
paracadute. Strutturesimili stannonascendo
in Francia, Usa, Cina e Corea del Sud. Si sti-
machenel mondotredici milioni di persone
giochino abitualmente coni videogames e in
particolare in Corea del Sud sei persone su
dieci (nella fascia det compresa tra 9 e 39
anni) si consideranogiocatori incalliti. InCo-
rea del Sud lo scorso anno 7 persone hanno
persolavitapereccessodi gioco. Inagostoun
uomodi 28anni mortodopo50oreininiter-
rotte passate al videogico. Esemplare la sto-
ria di quel francese di 25 anni che, deciso a
smettereconi videogames, avevaorganizzato
un viaggio di una settimana in Sudamerica:
arrivato a Rio de Janeiro si chiuso nellIn-
ternet caf dellaeroporto e ha trascorso l
lintera settimana (Enrico Franceschini, la
Repubblica13/6).
E-MAIL Una ricerca della Symantec ri-
vela che il 34 per cento delle persone che
lavorano in aziende controlla le-mail ap-
pena sveglio, il 30 per cento lo fa pure pri-
ma di andare a dormire, il 40 per cento non
pu farne a meno quando in vacanza e il
38 per cento anche quando ammalato. I
dipendenti delle aziende italiane dedicano
almeno due ore al giorno a scrivere e leg-
gere messaggi di posta elettronica, con una
media quotidiana di 32 e-mail ricevute e 24
inviate. La maggior parte di loro controlla
la casella per la prima volta alle 8 e 40 del
mattino, mentre lultima occhiata avviene
intorno alle 17 e 40 (Giancarlo Radice, Cor-
riere della Sera 16/6).
La Stampa, luned 12 giugno
S
ilvio Berlusconi rinnova il suo parco
macchine, acquistando un nuovo aereo
privato; Libero titola Berlusconi si fa il
suo Air Force One; ma sarebbe affrettato
ricavarne uninvettiva contro lo sfarzo sim-
bolico che si concede il Cavaliere anche da
capo dellopposizione. Anzi.
Laereo privato , a ben guardare, un to-
tem della politica e persino della societ
contemporanea tout court, quella in cui chi
non ha laereo suo lo affitta, e chi non lo af-
fitta se lo fa comunque prestare, come fos-
se troppo poco da parvenu doversi preno-
tare un Alitalia. Tra laltro il Cavaliere non
sfogger lo sfarzosissimo Boeing 747 modi-
ficato, prodotto in soli due esemplari e for-
nito in dotazione solo al presidente degli
Stati Uniti. Si accontenter di un 737 Bbj
(per la cronaca: Boeing business jet) che
usano gi altri 40 capi di Stato (pazienza se
lui non lo pi), costa comunque 33 milio-
ni di euro, e ha dotazioni personalizzate
parche: al posto dei 400 passeggeri che
avrebbe lanalogo modello di linea, ci sono
cucina, divani angolari, armadio, camera
da letto, telefoni satellitari, legni di presti-
gio nelle rifiniture e dorature nelle toilette.
vero, unora di volo tra carburante e ma-
nutenzioni varie costa duemila euro, e le
spese di mantenimento sono altine, otto mi-
lioni di euro lanno. Tuttavia pensateci: la
scelta del Cavaliere potrebbe addirittura
rivelarsi, a una sommaria ricostruzione sto-
rica, assennata. Per lo meno, in sintonia
con lo spirito dei tempi.
Lho preso proprio per venire incontro
alle esigenze di risparmio del governo...,
ha spiegato Silvio ai suoi parlamentari, co-
me gi fece quando acquist il suo prece-
dente Falcon; e natural-
mente sar stata (an-
che) una vanteria, la
sua. Il fatto che
sullaereo privato,
e altra gadgettistica
simile, s pratica-
mente costruita una
fetta di storia socio-po-
litica recente, oltre-
tutto senza particola-
ri distinzioni tra po-
litici ricchi e po-
veri, di gover-
no o di opposi-
zione, talvolta
pure di lotta,
con interessanti
ricadute nienteme-
no che nella sfera
politico-pecoreccia,
che cos tanto tocca
i nostri immagina-
ri.
Per dire, qualche anno fa Cossiga rivel
che il nome Casa delle Libert laveva in-
ventato lui, e indovinate dove? A ottomila
metri daltezza, involosul Mediterraneo, di
ritorno dal funerale di Craxi, ospite sullae-
reo di Silvio. Laltro colse, letteralmente, al
volo.
Suaerei privati si sonorettevotazioni de-
cisive, come quando nel
94 lAvvocato Agnelli
mise a disposizione
il suo a Norberto
Bobbio per con-
sentirgli di anda-
re a votare per
Spadolini, in cor-
sa per la presi-
denza del Senato
(che poi and co-
munque a Scogna-
miglio); ma si sono
anche sfiorati pasticci
internazionali come quando, febbraio 99,
Sergio Mattarella rivel che il curdo Ab-
dullah Ocalan aveva lasciato lItalia per li-
bera scelta con destinazione Russia, su ae-
reo privato noleggiato (della Snam) non s
mai capito bene da chi, forse dai russi, for-
se no; o s talvolta sfiorato il ridicolo, come
quando allimprenditore Ciarrapico and a
fuoco il suo, di aereo, che tra laltro aveva
prestato a Bruno Vespa per andare a Bagh-
dad a intervistare Saddam Hussein.
Ecco, non c solo la silviet in materia.
Se ci salito Ocalan nessuno pu osare so-
spettare che non li usassero i socialisti, gli
aerei privati. Quando nel 93 il partito fu
spazzato via dalle inchieste, e alla segreta-
ria entrarono quelli di Benvenuto, scopri-
rono che si pagavano affitti costosissimi e si
prendeva laereo privato anche per andare
a Strasburgo. Ma poi proprio Silvio, giusto
per restare dalle parti di via del Corso, us
un aereo privato per spedire ad Hamma-
met la squadra di medici che oper Bettino
Craxi, e dunque loggettino pu anche ave-
re fini umanitari.
Laereo privato, vero, diventa talora un
giochino che quasi pretende lesagerazione
frivola, ma in fondo bisognerebbe esserne
grati a proprietari o affittuari. Nel 2003 Ber-
lusconi ci and a Manchester a vedere la fi-
nale di Champions portandosi dietro solo
Emilio Fede, Bonaiuti, Gabriella Carlucci
e niente parlamentari forzisti, quelli ven-
nero dopo, in charter. Ventanni prima, se
sono veri i racconti di Cicciolina al setti-
manale News, ci sal lei, Ilona, invitata da
lui, bello e affascinante, allegro e diver-
tente, e aveva anche molti capelli. Ales-
sandro Moggi ne ha affittato uno per fare
colpo su Ilaria DAmico; che, tra laltro, gli
ha pure dato buca.
Insomma, magari Silvio ne ha comprato
uno costoso, celandosi dietro le ragioni di
sicurezza. Eppure vero, come osserv
immortale Gasparri al governatore Formi-
goni: A Rob, com possibile che tu non
abbia laereo privato? Ce lhanno gli alba-
nesi, che so morti de fame, e tu che gover-
ni la ricca Lombardia, niente?...
Jacopo Iacoboni
Lho preso per risparmiare
La Stampa, venerd 16 giugno
C
astelnuovodi Porto(Roma). Unodei luo-
ghi pibrutti dellemisfero boreale, una
specie di capitale mondiale della burocra-
ziaedellesteticaburocratica, diventatola
capitale mondiale del sogno berlusconiano.
Si tratta del Centro Polifunzionale della
ProtezioneCivile, lungolatraversadel Gril-
lo nella frazione Ponte Storto del Comune
di Castelnuovo di Porto nella cintura set-
tentrionale di Roma. Gi lindirizzo mette
ansia. Il Centro Polifunzionale costituito
da sei enormi hangar, numerati, prefabbri-
cati, cemento chiaro, tutti su due piani. E
circondato da rete e filo spinato. Il perime-
tro di questo gulag del funzionario statale
misura quasi due chilometri e mezzo. L
dentro milioni di schede elettorali sono cu-
stodite, impilate, catalogate, pronte per es-
sere conteggiate e verificate.
Ieri, intornoalle15, finitalaprimadi al-
cune fasi al termine delle quali il capo di
Forza Italia spera di recuperare i 24 mila
voti di distacco presi alla Camera e di esse-
re proclamato vincitore delle Politiche do-
po supplementari e rigori. Ieri, poco prima
delle 15 e con una decina di giorni dantici-
po sulla tabella di marcia, gli oltre duecen-
to controllori hanno finito di controllare. Si
sono ingoiati circa sessantunomila verbali
provenienti da tutte le circoscrizioni. Il ter-
mine tecnico squadratura. Hanno aper-
to i verbali, guardato gli iscritti, i votanti, i
voti di lista, i totali. Hanno fatto accerta-
menti incrociati e, testuale, emersa una
percentuale del tre per cento che risulta
squadrata e non in coincidenza. Tradu-
zione: pi o meno tremila verbali non sono
corretti. Non una percentuale alta, dice
il funzionario. contento perch da doma-
ni, oggi per chi legge, la deportazione fini-
ta. Si torna a lavorare a Montecitorio.
Per arrivare qui bisogna uscire da Roma
percorrendo la Salaria, perdersi, e quando
ci si definitivamentepersi si arrivati. Op-
pure, se si funzionari della Camera, basta
prendere il bus navetta che ogni giorno par-
te da piazza del Parlamento. Al Centro Po-
lifunzionale si oltrepassa la sbarra soltanto
se si autorizzati. Si va a sinistra verso
lhangar numero 5. Negli altri c, appunto,
la Protezione civile, e poi la Croce Rossa,
larchivio della Corte dei Conti, quello del-
la Presidenza del Consiglio. C pure un
centro sportivo, ma probabilmente in di-
sarmo. C un campo da calcetto con fondo
in asfalto. C un bar terrificante. Una men-
sa dove servono in piatti di plastica robe ti-
po petto di pollo alla piastra e zuppa di far-
ro. Ma immangiabile anche linsalata.
Una decina di giorni fa si consumata
una rivolta, e i funzionari sono usciti dal gu-
lag per andare in trattoria: Con dieci euro,
fettuccine fatte in casa, pane e vino. Dun-
que, si entra e si va a sinistra. Lungo la re-
cinzione ci sono container con adesivi del
ministerodellInterno, vecchietraversinein
legno delle ferrovie, piccole discariche, fur-
goni in odore di archeologia industriale,
ambulanze, tende, il parcheggio delle auto.
Gli hangar stanno nella parte pi esterna
dellappezzamento. Inmezzocil vuoto. So-
lo erba. Sino a pochi giorni fa era alta e vi
soggiornavano i gatti randagi. Ora lhanno
tagliata e al posto dei gatti ci sono balle di
fieno. E allora, si va a sinistra e si raggiunge
lhangar 5. Al piano terreno ci sono centi-
naia di scatoloni e poi faldoni e scartoffie.
Sono i nostri voti. Al primo piano ci sono
trenta postazioni con i computer. Le pareti,
allesterno in cemento, dentro sono rivesti-
te di plastica. C laria condizionata. Nes-
suno sano di mente oserebbe definirlo ter-
ritorio della Camera dei deputati.
Qui lavorano circa centocinquanta inte-
rinali e sessanta/settanta funzionari della
Camera. Una volta gli interinali non cera-
no. Lusanza nata la scorsa legislatura e
non si capito se la Camera sia presa dal-
lesigenza di creare indotto oppure se mol-
ti funzionari rifiutano la trasferta. In realt
la rifiutano anche i parlamentari. Tempo
fa vennero Elisabetta Gardini e Gregorio
Fontana, entrambi di Forza Italia. Qualche
volta si visto Donato Bruno, presidente
della Giunta delle elezioni, anche lui ber-
lusconiano. La scorsa settimana ha fatto
una visita di cortesia Fausto Bertinotti.
Nessun altro. Adesso, per, si passa alla fa-
se due.
Abbiamo avuto un problema perch la
nuova legge elettorale non dava risposta su
chi dovesse essere il relatore del premio di
maggioranza, ossia della circoscrizione na-
zionale, per il fatto che il regolamento non
eraadeguato.... Il presidenteBrunohapre-
so il compito sul serio. Spiega con puntiglio
come stanno le cose, sebbene ad ogni passo
ci si senta un po pi smarriti. Hangar pre-
fabbricati, funzionari, interinali, squadra-
ture, verbali, relatori, regolamenti. Com
lontano il Novecento, secolo che vide la na-
scita di Forza Italia sulla linea programma-
tica dellassassino della burocrazia. Impic-
cheremo i lacci ai loro lacciuoli, dicevano
ad Arcore. Ora Berlusconi e i suoi si sono
tuffati di testa dentro ai rovi del fiscalismo
per trovare il comma ter che li dichiari so-
pravvissuti. Tocca ai trenta membri della
Giunta. Ognuno ha una circoscrizione,
screening da concludere, ricorsi da esami-
nare. Per ottobre, massimo novembre, sa-
premo. Attenzione, un uovo di Pasqua.
Dentro pu esserci di tutto, avverte Dona-
to Bruno.
Mattia Feltri
Viaggio nellhangar di campagna dove si contano i voti che il Cav. spera di recuperare
BERIA DI ARGENTINE Chiara. 56 anni,
mezza milanese e mezza piemontese, edito-
rialista della Stampa. Ha cominciato a 22
anni, stata inviato speciale di Panorama e
di Canale 5 per la trasmissione Tivv tivv,
vicedirettore dellEspresso, ha fondato e di-
retto per molti anni il giornale di San Patri-
gnano. stata capo della redazione milane-
se della Stampa e direttore di Specchio.
Due figli: Emanuele, di 30 anni, direttore di
Mens Health e Matteo, di 24, avvocato spe-
cializzato in antitrust. Sua passione: sciare
e godersi la vita.
BONINI Carlo. 39anni, romano. Laureatoin
giurisprudenza, hainiziatoal manifestopoi ha
scrittoperil CorrieredellaSeraeadessonel-
la redazione romana di Repubblica. Libri: La
toga rossa; Il fiore del male. Bandito a Milano;
Guantanamo e Il mercato della paura (con Giu-
seppeDAvanzo). sposatoehaunfiglio.
CERATI Francesca. 44 anni (14-02-62) di
Lecco. Maturit scientifica, laurea inFarma-
cia allUniversit di Milano, giornalista pro-
fessionista dal 1992. stata 4 anni al Giorna-
le del medico, 6 anni a Top Salute, 1 anno al
canale televisivo satellitare Salute e benes-
sere, in qualit di autore, 1 anno a 24-Ore Tv,
da 3 anni al Sole-24 Ore.
DAVANZOGiuseppe. 52 anni. Napoletano,
inviatodi Repubblicadal 1984. Nel 1998pas-
satoal CorrieredellaSera, poi tornatoaRe-
pubblica come vicedirettore. Laureato in Fi-
losofia, ha cominciato come cronista per Pae-
seSeraa26 anni.
DELUCAAldo. 60 anni, senese. Dopo la
maturit classica studi di Filosofia mala-
mente interrotti, ha iniziato a scrivere per
ungiornalettoscolasticodi cui nonricordail
nome. fratellodellexsenatoreverdeAthos
De Luca e di Sergio, ex braccio destro di Bil-
l. Per sei anni stato sosia di Achille Oc-
chetto al Bagaglino. Da 6 anni titolare di
una rubrica di costume Fuga di notizie sul
Messaggero.
FELTRI Mattia. 36 anni, bergamasco, debut-
to nell88 a Bergamo Oggi, poi Il Foglio (1996-
2004), quindi Libero, conil padre, e infine alla
Stampa, di cui inviatodaquestanno. TifaTo-
rodallastagione1976/77, gli piaccianolastoria,
laletteratura, lamusica(di tutti i generi).
GRAMELLINI Massimo. 46 anni, torinese,
editorialista della Stampa. Ha cominciato al
Corriere dello Sport, poi stato assunto a Il
Giorno e, nell89, alla redazione romana della
Stampa(haanchedirettoil magazineSpecchio,
orasi occupadellapostadel cuore).
IACOBONI Jacopo. 34 anni, lavora a La
Stampa dove scrive di politica e societ. Ex
borsista dellIstituto Croce di Napoli. Nel 2005
havintoil premioIschiadi giornalismounder
35. Hasmessodi giocareabasket a17anni, per
uninfortunio. Amai Radiohead.
PERNAGiancarlo. 66 anni, romano, inviato
di Panorama dal 1997, scrive anche su il Gior-
nale. LaureatoinGiurisprudenzaaRoma, a32
anni halasciatolaprofessionedi avvocatoper
diventarecronistapoliticodellAnsae, dal 93,
inviatodeLEuropeo. Haunafiglia: Cristina, di
29 anni. Appassionato di passeggiate e arram-
picateinmontagna.
PEROTTI Roberto. Ha conseguito il PhDin
Economics al MITnel 1991. Dopo 10 anni alla
Columbia University di NewYork e due anni
allEuropean University Institute di Firenze,
attualmente professore di economia allUni-
versit Bocconi. redattore del sito di infor-
mazione economica www.lavoce.info ededito-
rialistadel Sole-24 Ore.
PIERACCI Alessandra. 51 anni, di Genova,
lavora nella redazione genovese de La Stam-
pa. Ha cominciato collaborando al Corriere
Mercantile. Poi a La Stampa: caposervizio
della redazione spettacoli a Torino. torna-
ta nella sua citt nel 1996. Sposata, una figlia
di 11 anni.
RASYElisabetta. Scrittrice, vive e lavora a
Roma. Ultimo libro: La scienza degli addii (Riz-
zoli, 2005).
RUSSO Emilio Paolo. Ha 29 anni, nato a
Como. Da piccolo frequentava le sezioni del
Pci, nel 2000arrivaaLibero. Oravicecapodel-
la redazione romana e si diverte molto. Ama i
concerti hiphop, i libri di AldoNoveelapoli-
tica. Detesta i filmfrancesi e i ribaltoni. fi-
danzato.
SCARAFFIA Giuseppe. 56 anni, torinese,
laureatoinFilosofiaallaStataledi Milano. Vi-
ve nel ghetto della capitale con una bizantini-
sta e sua figlia. Passa il suo tempo a scrivere e
pubblicaunpo dappertutto. Nonamaviaggia-
re. Il suo hobby principale cercare vecchi li-
bri sullebancarelle.
Laperturadi primapagina
statarealizzatadaMassimoParrini
ANNO XI NUMERO 143 - PAG 4 IL FOGLIO QUOTIDIANO LUNED 19 GIUGNO 2006
(segue dalla prima pagina) Il suo fu un rientro
che sarebbe generoso definire trionfale. Caz-
zullo: Davanti al Duomodi Napoli loaccol-
gono con le bandiere dei Borboni: il princi-
pe contestato da destra; ai nostalgici di
Franceschiello si uniscono i missini della
Fiamma tricolore e i disoccupati organizza-
ti; al grido traditori, jatevenne i Savoia
guadagnano la cappella di San Gennaro da
uningresso secondario, tra fumogeni e getti
dacqua. Ugo DAtri presidente della guar-
dia donore del Pantheon tenta di reagire e
innalzaleinsegnesabaude; glielestrappano
elebrucianosul sagrato. Lostiledei princi-
pi quello di Antonio Fazio, linviato delle
Iene Enrico Lucci viene malmenato dalla
scorta. Eppurequalcunocominciavaapren-
derlo sul serio, il re mancato. [3]
Lo scontro tra innocentisti e colpevo-
listi. Vittorio Feltri: Sar vero quello che
gli attribuiscono? Le carte dicono cose
orrende da magnaccia e da porcone e noi
stentiamo a credere. [14] Il movimento
borbonico: Buon sangue non mente [15]
I monarchici filo-Savoia: un nuovo ca-
so Tortora. Emanuele Filiberto: Luni-
ca cosa che mi consola che tutto questo
viene dal pm Woodcock, che di casini -
mi risulta - ne ha fatti pi di uno. [16]
Lex ministro Gasparri: Da Cossiga in
gi! Lui, le inchieste, le fa prendendo la
guida Monaci, incrociando Madre Teresa
di Calcutta con David Beckham, il Papa
con il gatto Silvestro e questa volta un
Savoia con il portavoce dellex ministro
degli Esteri. [17] Dario Del Porto: Nato
in Inghilterra, padre britannico, docente
dellAccademia navale di Livorno, e ma-
dre napoletana, Woodcock pu conside-
rarsi partenopeo a tutti gli effetti. Studi
classici al liceo Umberto, sposato con
una ragazza di Napoli [...], entra in magi-
stratura nel 1997. Svolge il tirocinio come
pubblico ministero con lallora pm Arci-
baldo Miller, il capo degli ispettori del
ministero di Grazia e Giustizia appena ri-
confermato nellincarico dal guardasigil-
li Clemente Mastella. Alla Procura di Po-
tenza arriva in prima nomina. E fa im-
mediatamente parlare di s per le sue in-
chieste. Clamorose, dirompenti. Ma an-
che discusse. [18]
Henry John Woodcock un nome diffici-
le da dimenticare. Vittorio Feltri: Non so-
lo perch inglese ma anche per il signifi-
cato, ha a che fare se non erro col cazzo.
[14] Mattia Feltri: Woodcock un pubbli-
co ministero che parla poco. Quando par-
la, dice cose cos: Sono un cinico che ha
ancora voglia di illudersi. Da cinico con
voglia di illudersi, dice anche: Noi che
viviamo in tribunale siamo uomini fortu-
nati perch, senza pagare il biglietto, ab-
biamo un posto in prima fila nel teatro
della vita. Il suo, quantomeno, un tea-
tro molto ben frequentato. [19] Imarisio:
Possibile che questa volta la sua indagi-
ne si riveli di granito, ma va detto che i
precedenti non sono tutti incoraggianti.
Quando hanno a che fare con Woodcock, i
garantisti ad oltranza apparecchiano il
banchetto. Nel dicembre 2003, per dire, si
limit a chiedere larresto di: Tony Renis,
cantante; Anna La Rosa, giornalista, an-
che se lavviso di garanzia la definiva
soubrette; Nicola La Torre, politico al-
lepoca portavoce di Massimo DAlema;
Sergio DAntoni e Franco Marini, ex se-
gretari Cisl e anchessi politici dalle di-
verse fortune. Varie ed eventuali, finirono
nellinchiesta anche due ministri, Antonio
Marzano (Attivit produttive) e Maurizio
Gasparri (Telecomunicazioni), lamba-
sciatore Umberto Vattani - che alla fine
stato davvero rinviato a giudizio per pe-
culato per quei fatti, ma da altra procura
-, ed il noto Flavio Briatore, cos veniva
definito, noto. Furono i suoi carabinie-
ri a spiegargli che Telecamere era un pro-
gramma leggermente diverso dal Grande
fratello, e che Tony Renis non era il mari-
to di Rita Pavone. Woodcock ammette
tranquillamente di non avere tempo per
guardare la televisione e ascoltare musi-
ca dantan. [20]
Nonostante linfausta sorte, quellinchie-
sta dice molto della personalit di Wood-
cock, magistrato moralizzatore se ce n
uno. Imarisio: Part per dimostrare le-
sistenza di una associazione a delinquere
che ne faceva pi di Bertoldo, dagli ap-
palti per le pulizie degli uffici, alla com-
pravendita internazionale di idrocarburi,
alla riscossione di crediti fiscali. Scivol
subito nellanalisi sociologica del genero-
ne romano, il solito sottobosco di amicizie
millantate, clientelismo e regalie abnor-
mi. Mercimonio, logica dello scambio,
baratto, furono i savonaroleschi termi-
ni usati per descrivere quel mondo, citan-
do come prova di corruzione anche for-
niture di pesce fresco per alcune centi-
naia di Euro, articoli di abbigliamento,
oggetti preziosi regalati da aspiranti play-
boy ad aspiranti veline. Il Gip fece notare
che oltre allo sforamento della competen-
za territoriale cera anche una impropria
valutazione penale di storielle non certo
edificanti, ma attinenti alla presunta dol-
ce vita romana e alla sfera privata dei
suoi protagonisti. [20]
La domanda pi diffusa nelle redazioni,
quando spunta Woodcock, : Ma Potenza
che diavolo centra. [19] Imarisio: Dot-
tore, lei proprio forte. Se per sbaglio il
Papa passa di qua, fate arrestare pure
lui. Ogni tanto, Woodcock confessa di non
capire se le battute dei marescialli che
compongono la sua squadra di polizia giu-
diziaria siano frutto di adulazione o sono-
ra presa per i fondelli. [...] Potenza bella.
Ma con tutto il rispetto, non New York.
[...] Da quando in citt arrivato il giudice
Woodcock, invece si balla che un piace-
re, sembra che ogni intrigo, ogni cospira-
zione abbia la Basilicata come inevitabile
snodo. [20]
Firme
Vittorio Emanuele
ANNO XI NUMERO 143 - PAG I IL FOGLIO QUOTIDIANO LUNED 19 GIUGNO 2006
La Stampa, sabato 10 giugno
G
enova. Dopo essere insultato in cuffia per
8 ore esci dallufficio che odi tutti. Vuoi solo
andare a casa per isolarti dal mondo. Quando
arrivano tutte le chiamate non c un attimo di
tregua e il cervello va in tilt. A volte non riusci-
vo quasi a guidare, ero in difficolt, come ubria-
co. Quando prendi centinaia di telefonate il
cervello sempre sotto sollecitazione, perch
devo risolvere il caso di qua, di l, su e gi e poi
tutto in tre minuti, altrimenti il tutor ci sgrida.
C un monitor rosso sopra la testa che indica i
minuti di tutti, e c laspect, con lorologio, sul
tavolo di ciascuno. Marco P. ha 35 anni, un
diploma e un lavoro precario in un call center.
A lui e agli altri 999 operatori genovesi, espres-
sione locale di un fenomeno in espansione in
Europa e in Italia, dedicata uninchiesta pro-
mossa dalla Cgil di Genova, condotta in colla-
borazione con la Asl 3 genovese e un gruppo di
lavoro formato dallo psichiatra Angelo
Guarnieri, dallesperto di organizzazione del
lavoro Lucio Rouvery, dal responsabile Asl
Michele Piccardo, e da Paola Pierantoni, dello
Sportello sicurezza della Camera del lavoro
genovese.
Come si entra in un call center? Allinizio si
fa un colloquio molto semplice con uno dei
supervisor, cheti valuta, poi vieni provatoper un
mese, ma spesso i mesi
diventano tre. Finito il
periodo, puoi essere con-
fermatoper altri tredice
Marco P. E questa storia
della conferma non fini-
sce mai. Lambiente di
lavoro piccolo, rumo-
roso, fatiscente, mala-
mente riadattato. E se
un giorno ho il raffreddo-
reosonogidi voceenon
posso andare a lavorare,
allora non mi pagano.
Una volta mi hanno
lasciato a casa 20 giorni -
racconta loperatore - e
quando ho telefonato mi
sono sentito rispondere:
quando tu hai bisogno di
un mese per andare in
vacanza destate, dov il
problema? Noi ti lascia-
mo a casa adesso perch
adesso non abbiamo il
lavoro.
I dipendenti di alcuni call center sono
intercettati: Tutte le telefonate sono regi-
strate per la lunghezza e per lesito. Ma non sai
mai se uno ti ascolta quando le cose vanno
bene o quando vanno male. La giornata lavo-
rativa comincia con un briefing, ovvero in una
riunione in cui sono distribuiti gli incarichi:
Il supervisor dice: tu tizio sei su Tele2 mail, tu
Caio sei su Adsl.
Per interrompere, per andare in bagno, per
bere dobbiamo vedere quante persone della
nostra sala sono uscite, non possiamo stare
fuori pi di tre per volta. Si schiaccia un tasto
per iniziare il conteggio della pausa, poi si va al
foglio dove uno mette il nome, a che ora usci-
to. Le sale sono grandi, non si vede quanti man-
cano, allora c un semaforino che d il verde
quando si pu andare. In quattro ore si fanno
un centinaio di telefonate, due o tre minuti per
persona.
Per alcune campagne abbiamo nomi finti,
forse dei codici per poter risalire al call center,
e quando si su una campagna meglio restar-
ci, altrimenti rischi di confonderti e sbagliare
nome. Lansia in agguato. Perch poi se
anche fai 10 ordini al giorno, allindomani
come se non ci fossero mai stati, quindi ti dico-
no come mai non hai risultati?. La fatica peg-
giore stare per tot ore attaccato a un compu-
ter, guardare sempre lo schermo, ed esci con lo
sguardo fisso nel vuoto. E poi il dolore al collo
per la posizione, mal di testa quando c caldo,
brusio, confusione, nelle giornate con tante
chiamate.
In conclusione i contact centre sono davve-
ro le fabbriche del 2000, i miei amici che lavo-
rano alle Acciaierie dellIlva o alla Compagnia
Unica del porto sicuramente hanno un tipo di
lavoro pi pesante dal punto di vista fisico,
anche rischioso, ma psico-
logicamente stanno molto
meglio. Allinizio ero finito
persino in un sottoscala.
Sai, quando fanno le inser-
zioni ci mettono magari
Fastweb, Telecom, ma tu
non sai come azienda chi
siano e ti ritrovi in uno
scantinato senza finestre.
Io sono andato via subito,
ma cerano quattro persone
che lavoravano addirittura
consultando gli elenchi
telefonici per trovare nomi
e numeri.
Sintetizza Rita
Guglielmetti, segretaria
della Cgil Liguria: I dati
della ricerca ci indicano
che urge correre ai ripari
sul piano sindacale, legisla-
tivo e delle funzioni di con-
trollo esercitate dalle isti-
tuzioni.
Alessandra Pieracci
L AV ORA T ORI
Semolino mentale
La Stampa, sabato 10 giugno
N
onil casodi andarli acercareinCinaoinqualchesperdutovillaggiodel Pakistan. Inuovi
schiavi abitanoaccantoanoi eci stannopureantipatici. Sonoquelli cheal telefonorispon-
dono con frasi evasive alle nostre richieste daiuto o al contrario chiamano con petulanza per
offrire servizi che raramente ci interessano: la tribdei call center, di cui ieri stato reso noto
il primo censimento impietoso. La creazione di unceto di capri espiatori professionali come il
Malaussne di Pennac, sul quale lutente insoddisfatto possa scaricare le sue rabbie, ha pro-
dotto due risultati drammatici. La retrocessione del consumatore a suddito, costretto a dialo-
gare con voci senza volto, sempre diverse, sempre gentili e sempre incompetenti a risolvere il
suo problema. Ma soprattutto il ritorno inauge di quel lavoro a cottimo che ci eravamo illusi di
aver confinato nel museo della memoria: semafori verdi per poter andare in bagno, il rumore
del faxcheperforalecuffiecomeunosparo, turni di 120telefonatein4orecheneancheMoggi,
al termine delle quali la schiena sembra un inno alla scoliosi e il cervello ridotto alla consi-
stenza di unsemolino. Una catena di montaggio mentale che si consuma inambienti sovraffol-
lati, constipendi che nonbastano a pagare laffitto di una monocamera.
Agli albori del turbocapitalismo ci eravamo raccontati la favola che i call center fosse-
ro il classico lavoro temporaneo che avrebbe permesso ai giovani di guadagnare qualcosa in
attesa di spiccare il volo. Oggi let media degli schiavi con le cuffie 40 anni, quando un
impiego del genere, pi che un trampolino, viene percepito come lanticamera del falli-
mento esistenziale. Pensiamoci, la prossima volta che digitiamo uno di quei numeretti
telefonici che fanno ridere solo nelle pubblicit.
Massimo Gramellini
I
l 14 giugno il ministro del Lavoro Cesare Damiano ha firmato la circolare 17/2006 sulle collaborazioni a progetto nei call center. Il contrat-
to a progetto pu essere firmato solo per le attivit promozionali, legate a una specifica e singola campagna. Per la collaborazione dovr
essere individuata lazienda che ha commissionato il lavoro; il contratto non potr avere durata superiore alla durata della campagna; va
indicato il tipo di attivit richiesta al collaboratore (sondaggi, promozioni, vendite); necessario indicare la tipologia di clientela da chiama-
re. Il collaboratore a progetto autonomo e sceglie il proprio orario di lavoro, senza dover chiedere autorizzazioni e senza dover fornire giu-
stificazioni. Al pi lavoratore e azienda si possono accordare stabilendo fasce orarie. Invece le attivit in bound (i call center che non fanno
telefonate, ma ricevono le chiamate dei clienti: la parte pi consistente del settore) devono essere ricondotte nel lavoro subordinato.
GLI SCHIAVI DEI CALL CENTER
Lavorare 65 ore a settimana?
Il Sole-24 Ore, mercoled 7 giugno
C
hi decide quanto e come si lavora in Europa? In que-
sti giorni si stanno scontrando due filosofie: da un
lato il Regno Unito, che vuole mantenere la possibilit
di lavorare fino a 65 ore settimanali; dallaltro il
Parlamento europeo, Francia, Spagna e altri Paesi, che
vogliono imporre a tutta lUnione europea un limite
massimo di 48 ore.
Quali sono le motivazioni? importante distinguere
quelle ufficiali da quelle reali. Una prima motivazio-
ne ufficiale di tipo etico: quando il Parlamento euro-
peo vot a favore delle 48 ore, la decisione fu salutata
come una conquista di civilt, quasi si trattasse di
difendere masse di lavoratori sfruttati come ai tempi di
Marx ed Engels. Eppure, se chiedete agli inglesi ci che
essi trovano immorale sono i tassi di disoccupazione e
inoccupazione a cui le rigidit dei mercati del lavoro
francesi e italiano condannano quote scandalose di gio-
vani e donne.
Una seconda motivazione ufficia-
le che orari pi brevi favoriscono
la produttivit: si lavora
meno, ma meglio. I
fatti mostrano che
vero lesatto contrario: un
lavoro di un team di studio-
si europei guidati da
Francis Kramarz, e presentato
a un recente convegno
della Fondazione
Debenedetti, mostra che
nelle aziende tedesche in cui
stato negoziato un allungamento
dellorario di lavoro la produttivit
salita, mentre in quelle francesi
in cui stato imposto laccorciamento dellora-
rio la produttivit diminuita.
Una terza motivazione ufficiale si basa
su un perenne beniamino di politici e sinda-
calisti: lillusione che ci sia una quantit di
lavoro data e quindi che ridurre lorario di lavoro
ampli il numero degli occupati. Studi su studi hanno
mostrato la fallacia di questa posizione: in tutti i Paesi
in cui la riduzione dellorario di lavoro stata dettata
dallalto loccupazione , semmai, calata. Il motivo
semplice: la sua diminuzione per legge accresce il pote-
re contrattuale dei sindacati, che lo usano a beneficio
delle retribuzioni e non delloccupazione. Non un caso
se Sgolne Royal, favorita per la candidatura socialista
alle presidenziali francesi del 2007, in questi giorni ha
avuto il coraggio di rompere un tab della sinistra e cri-
ticare la settimana lavorativa di 35 ore.
In realt, lo scontro sullorario di lavoro trascende
limportanza economica della questione, probabilmen-
te limitata. Solleva invece due domande fondamentali:
quali campi dovrebbero essere di competenza
dellUnione europea e quali dei singoli Stati? Fino a che
punto uno Stato libero di scegliere il proprio model-
lo sociale? La teoria economica, e il buonsenso, ci dico-
no che unorganizzazione sopranazionale qual lUe
dovrebbe intervenire quando vi sia la necessit di coor-
dinarsi per evitare comportamenti opportunistici, oppu-
re quando lazione di uno Stato abbia riflessi sul benes-
sere di un altro. Un esempio del primo caso la politica
commerciale: difficile convincere una nazione a ridur-
re i dazi se gli altri non fanno altrettanto. Per questo il
mercato unico europeo il frutto di interventi dallalto
durati oltre tre decenni. Gli esempi del secondo caso
sono, teoricamente, infiniti: sempre possibile asserire
che il comportamento di uno Stato ha esternalit sugli
altri. Ma quanto sono ragionevoli queste asserzioni?
Il Paese A ha un mercato del lavoro pi flessibile,
quindi pi competitivo e, a lungo andare, attrae pi
capitali. Ci impedisce al Paese B, con un mercato del
lavoro pi rigido e protetto, di perseguire il proprio
modello sociale. Che ci piaccia o no, le aziende di auto-
mobili coreane preferiscono aprire le loro fabbriche
dove il lavoro pi flessibile e costa meno. Il problema
di B tanto pi grave quanto pi il capitale e il lavoro
possono lasciare B per andare in A, e non un caso
che sia emerso con forza in questi anni in cui aumen-
tata la mobilit dei fattori. Si pu dunque affermare che
la flessibilit di A vada ridotta o eliminata perch ha
un effetto esterno negativo su B?
Questo principio ovvia-
mente pericoloso, ma poli-
ticamente il nocciolo del
problema. E ha ispirato la
Costituzione europea
(ormai defunta) e la strategia
di Lisbona (ancora in
vita) che prevedono un
pesante e ingiustifi-
cato interventismo
centrale sulle
politiche sociali e
del lavoro dei singoli
Stati, cos da difendere i
modelli sociali continentali e sud europei, minac-
ciati dalla crescente mobilit di beni, servizi, lavoro e
capitale. Da alcuni anni gli economisti dibattono sul
perch nei Paesi anglosassoni si tende a lavorare di pi.
Una risposta che riceve sempre pi consensi , banal-
mente, la cultura: francesi e spagnoli attribuiscono al
tempo libero pi valore di americani o inglesi. Questo
pu avvenire per svariate ragioni: pi ore per la fami-
glia in certe culture o pi per le vacanze in altre, e via
dicendo. Ma, come nota il lavoro di Kramarz, ognuna di
queste motivazioni implica modalit di orario lavorati-
vo differenti: c chi preferisce lavorare poche ore per
tanti giorni, chi il contrario; chi vuole interruzioni alla
carriera per seguire un corso di fotografia e chi il part
time. Ecco perch insensato tentare di imporre un
modello uniforme a un continente che va dalla
Lapponia a Gela.
Roberto Perotti

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