Vittorio Emanuele IV sar anche un personaggio discutibile, ma il suo accusatore sarebbe capace di far arrestare pure il Papa
Nonsi arresta unRe innocente. Speriamo
non lo sia (Riccardo Barenghi). [1] Venerd, a Villa Cipressi di Varenna, sul lago di Como, Vittorio Emanuele di Savoia stato arrestato su ordine del gip di Potenza Alberto Iannuzzi, nellambito di uninchie- sta coordinata dal pm Henry John Woodcock. Accuse: associazione a delin- quere finalizzata alla corruzione, al falso e allo sfruttamento della prostituzione. Con lui sono finite in manette altre 12 persone: tra queste Salvatore Sottile, portavoce delex ministro degli Esteri Gianfranco Fini, e Roberto Salmoiraghi, sindaco di Campione dItalia. [2] Figlio di Re Umberto II, Vittorio Emanuele Alberto Carlo Teodoro Umberto Bonifacio Amedeo Damiano Bernardino Gennaro Maria (Tot) nato a Napoli il 12 febbraio 1937. Bambino, dovette lasciare prima il Quirinale, poi lItalia, costretto a un esilio che sarebbe finito solo nel 2002. Aldo Cazzullo: La malinconia e la gravit del padre Umberto gli sono sconosciute. La principessa Maria Gabriella non lo in- vita a una festa campestre, e Vittorio Emanuele sale sullaereo per bombardar- la di pomodori ( lui stesso a raccontarlo nellautobiografia). La madre Maria Jos gli parla della Ferrari del fratello Leopoldo del Belgio, e lui per impressio- narla guida a 250 allora sullautostrada per Reims. Allesilio austero in Portogallo preferisce quello mondano in Svizzera, lo chlet di Gstaad, la villa di Ginevra con 30 stanze e piscina coperta. [3] Maria Laura Rodot: A noi toccato in sorte il preten- dente reale peggiore. Impresentabile an- che come figura da rotocalco. [4] L8 giugno, ospite a Porta a Porta assieme alla moglie e al suo legale, Vittorio Emanuele aveva chiesto alla Repubblica italiana la restituzione dei gioielli di fami- glia e la possibilit di essere finalmente un cittadino con tutti i diritti e i doveri degli altri cittadini, compreso il diritto di con- durre affari sul territorio nazionale. Mattias Mainiero: Il principe non pu comprare in Italia neppure un motorino. [5] Libero: Il nome di Vittorio Emanuele, negli ultimi anni, ha sempre fatto rima con contenzioso. Con la richiesta di restituzio- ne dei beni appartenenti a casa Savoia, confiscati dalla Repubblica Italiana dopo il referendum e lesilio del 1946. I numeri sono da capogiro: tra case, terreni, palazzi e gioielli, il patrimonio sosteneva il figlio di Umberto II si aggira ufficiosamente sui 15 miliardi di euro. Solo per dirne una, Vittorio Emanuele pretende di entrare in possesso della polizza sulla vita stipulata presso i Lloyds di Londra da Umberto I: nel 1946 il suo valore era calcolato in 6 mi- lioni di dollari. Cifreenormi, mainaltoma- re. Mai vistedaquel VittorioEmanueleche ha sempre precisato stato obbligato a la- vorare da quando avevo 9 anni. [6] Per condurre una vita regale bisognava lavorare. Libero: Cos, sfruttando le sue in- fluenti amicizieintuttaEuropa, divenneuo- mo daffari. Cosa faceva? In poche parole si poteva definire unmediatore di lusso tra le imprese occidentali legate agli Stati con i potentati del Medio Oriente. Negli anni Settanta il principe costitu quella che ora chiameremmo joint venture con Corrado Agusta, lexmaritodellacontessaFrancesca Vacca, allorapadronedi unafabbricadi eli- cotteri e mercante internazionale darmi. Agusta sfrutt i contatti del figlio del re di maggio per vendere i suoi prodotti. [6] Conquelli del suorango, VittorioEmanuele ha avuto negli anni molti problemi. Al ma- trimoniodel principeFelipedi Spagnacon LetiziaOrtiz misekoal conunpugnosul na- so il cugino/rivale Amedeo di Savoia duca dAosta, suoavversarioper lariconquistadi unimprobabile trono (re JuanCarlos: Mai pi a casa mia). [7] Pierangelo Sapegno: Gi da bambino, non doveva essere il pre- diletto di re Umberto, che nel 69 poi si ar- rabbi con lui perch non voleva che spo- sasse Marina Doria. Siccome Vittorio Emanuele fece di testa sua, il re padre non gli confer nessuntitolo per ripicca. [8] Con la moglie, figlia di un imprenditore, ex campionessa di sci dacqua, si sposarono nel 71 in Iran (si erano conosciuti al Club nautico di Ginevra). Hanno avuto un figlio, Emanuele Filiberto. Roberto DAgostino: Marina Boria - cos viene nomignolata dagli addetti ai livori. Mezzo mondo la sopporta stoicamente, contemporanea- mente tutti gli altri ne parlano malissimo. Volto indurito dal bisturi, tono di voce sec- co come un cassetto chiuso col ginocchio, Marinasembrarappresentare, per lagente comunemaancheper quelladi potere, lin- cubo sado-maso della governante inflessi- bile, della mamma severa, dellinsegnante sadica, dellaguzzina religiosa, dellinfer- miera che annuncia adesso vieni qui che mettiamo la supposta!. [9] Alfonso Signorini: La vera regina, la virago di casa Savoia lei. A cominciare dal look, studia- to al dettaglio. I suoi tailleur pantaloni, ges- sati e non, griffati Gai Mattiolo, la rendono pi simile a una donna manager che a una principessa. Il suo chignon con mches a banda larga quello delle mamme, o me- glio delle nonne, che tutti amiamo. I gossip di palazzo la vogliono desnuda dormiente, come una Maya tutta nostrana. Ma Marina nella sua umanit, nella sua algida compo- stezza, e soprattutto negli sguardi preoccu- pati con cui segue ogni sortita degli uomini di casa sua, vince. [10] A fine marzo le sorelle Maria Pia, Maria Gabriella e Maria Beatrice di Savoia si erano dimesse dallOrdine dei Santi Maurizio e Lazzaro, quello che dal 1500 guidato da conti, duchi e re della dinastia Savoia (ha introdotto il pagamento di una quota asso- ciativa, attivit come la vendita di oggetti con lo scudo sabaudo o le carte di credito dellOrdine). [11] Maria Gabriella (con un tono che va dallindignato allarrabbiato, dal triste allo sconcertato): Non mi aspet- tavo tanto, ma era prevedibile che sarebbe successo qualcosa perch frequentava gen- taglia, lafeccia. Epoi: Mi fapenamaun creduloneeil figliounarrivista, lamoglie Marina interessata al denaro, non le ba- sta mai, venendo da una famiglia di im- prenditori falliti voleva sempre di pi. In lei c una forma patologica. Io dicevo sem- pre che non potevano frequentare persone di terzordineenullaaltro, chenonerapos- sibile, che un giorno o laltro sarebbe suc- cesso qualcosa. Vittorio si fa usare ed lei che decide tutto. [12] Tra Vittorio Emanuele e la giustizia stato un continuo batti e ribatti. Leonardo Coen: Ginegli anni 70 ebbenoiegrosseacausa dun traffico darmi scoperto dal giudice Carlo Mastelloni di Venezia ma fu il magi- strato che fin per avere la peggio: venne trasferito a Roma, aveva osato ficcare il na- so su affari che coinvolgevano lobbies trop- po potenti e protette. Tutto si concluse nel- lasolitabolladi sapone. Di certo, inquel gi- ro cera chi spendeva il nome di Vittorio Emanuele, e qualcuno gli avr pur detto che poteva farlo: del resto, lerede al trono dei Savoia si era fatto una reputazione ven- dendo allo Sci Reza Pahlevi, di cui era buon amico, elicotteri prodotti dal conte CorradoAgustachepoi riapparivanoarma- ti di tutto punto in Sudafrica, a Singapore, in Malesia, a Taiwan, triangolazioni che lOnu metteva spesso sotto accusa. [13] And peggio una sera dagosto del 1978 in quel di Cavallo, isolotto per vacanze miliar- darie e per faccendieri ozianti. Coen: Stavolta la cronaca si interess di unaltra burrascosa amicizia, quella con Nicky Pende, playboy e figlio di uno dei medici pi noti e ricchi di Roma: Vittorio Emanuele era geloso della bellissima mo- glie Marina Doria, quella notte si sbronz e litig furiosamente con Nicky a tal punto che scese sottoponte della sua barca e ne riemerse armato di un fucile. Spar e colp ungiovanottotedesco, DirkHamer. Erail 18 agosto del 78. Il ragazzo non aveva ventan- ni. Morir, dopo atroci sofferenze (gli am- putarono persino una gamba pur di salvar- lo), il 7 dicembre. Fu una vicenda oscura. Ma qualche anno dopo, nel dicembre del 1991, al processo di Parigi fu assolto dalla Chambre daccusation: niente omicidio vo- lontario, solo una lieve condanna a 6 mesi con la condizionale per porto abusivo di ar- IL FOGLIO quotidiano Un Re porcone e un fra Savonarola da Potenza ma da fuoco. [13] Cazzullo: Neppure allo- ra seppe trovare le parole giuste: I giudici francesi hanno stabilito che non ho fatto nulla, anzi, che non successo nulla. [3] Lamore per lItalia sincero: per tornar- vi non si risparmiato umiliazioni, alterna- te a scatti dorgoglio che in un attimo gli co- stavano pi di quanto aveva guadagnato in anni di umilt. [3] Coen: Tutto era pronto per il gran rientro. Ma forse non tutti lo vo- levano. Cera chi non si fidava della sua conversione repubblicana. Loccasione per verificarlo fu un lugubre anniversario, quello delle leggi razziali del 1938, sotto- scritte dal nonno Vittorio Emanuele III. Il Tg2 volle intervistarlo. Gli chiesero: Principe, cosa pensa di quella firma che suo nonno appose sotto il decreto delle leg- gi razziali volute dal Duce? Non crede che sia giusto scusarsi?. Vittorio Emanuele ar- ross come sempre gli capita quando si tro- va in difficolt. In fondo un timido. Farfugli: No, perch io non ero neanche nato. Invece, a dire il vero, era nato lan- no prima, il 12 febbraio del 1937. Ma il pun- to era un altro: Vittorio Emanuele recla- mava da anni il ritorno in Italia, si era per- sino rivolto alla Corte europea dei diritti umani di Strasburgo. Non riusciva per a sconfessare quel gesto, e quindi la Shoah. In verit, al principe mancava il senso del- la Storia, un vuoto culturale che lo metter sempre con le spalle al muro. Prov a ri- mediare: Quelle leggi non erano poi cos terribili. Giustamente scoppi il putife- rio. [13] (segue a pagina 4) Manuela Schellini, 27 anni, infermiera in una clinica psichiatrica, passeggiava con due malati quando uno di loro le sfond la testa, forse con una pietra. Questi, di nome Simone Giorgieri, 33 anni, toscano, la tra- scin per decine di metri e poi la gett in una vasca di cemento, nel cortile di una ca- sa vuota. Quindi, forse facendo lautostop, arriv in una caserma dei carabinieri e raccont tutto. Non ancora maggiorenne Giorgieri aveva ucciso un suo amico dan- dogli fuoco in uno scantinato. Dopo di ci era finito altre volte davanti ai giudici per rapina, lesioni, detenzione di armi, incen- dio doloso. La mamma morta che era anco- ra piccolo, il fratello pi grande suicida, Giorgieri aveva vissuto in case di lavoro e comunit. Lo scorso febbraio, quando fu scarcerato per lultima volta, aveva scritto una lettera in cui minacciava di suicidarsi se non lo avessero affidato a cure psichia- triche di uncentro specializzato. Perci era stato spedito nella clinica Villa Santa Margherita, una palazzina bianca nella campagna del cuneese dove pochi mesi pri- ma era stata assunta Manuela Schellino, al suo primo impiego. Mercoled 17 maggio, su una stradina sterrata di Belvedere Langhe. Pomeriggio. Pasquale Mancuso, 75 anni, era nel suo negozio di alimentari quando qualcuno gli squarci il petto con quattro coltellate. Un EttoreScigliano, 28 anni, avvert subitoi ca- rabinieri e fece pure il nome della persona che secondo lui aveva ucciso luomo. Interrogato meglio, Scigliano confess di aver pugnalato lui il Mancuso, che non lo voleva come fidanzato della propria figlia. Nel suo giardino fi trovato il coltello anco- ra sporco di sangue. Venerd 9 giugno, a Pietrapaola (Cosenza). Pomeriggio. Fedele Scarcella, agricoltore di 71 anni, ucciso a colpi di pistola, caricato sulla sua Fiat Punto blu, portato non lontano da una spiaggia e lasciato bruciare con tutta la macchina. Scarcella nel 1998 aveva denun- ciatogli uomini del clanMol-Piromalli che gli avevano chiesto il pizzo e da allora era diventato un attivista di Sos Impresa di Confesercenti. Intorno alla mezzanotte di sabato 10 giugno, in mezzo ai campi di Punta Saf, nel comune di Briatico, provin- cia di Vibo Valentia. Danila Consonni, 49 anni, impiegata, saf- facci al balcone di casa sua, la raggiunse il marito Roberto Lussana, 51 anni muratore, la sollev oltre la ringhiera e la gett di sot- to. La Consonni mor subito, sul porfido da- vanti allingresso del garage, sei metri pi in basso. I due in crisi da tempo serano dapprima separati e solo da poco erano tor- nati a vivere insieme. Il Lussana, malato di nervi, era convinto che la moglie facesse ri- ti magici egli mandassemalefici. Domenica 11 giugno, allora di pranzo, in una villetta bifamiliare di via Castegnate, a Terno dIsola, comune alle porte di Bergamo. Giuseppe Salvia, di anni 28, camionista con qualche precedente penale, prese il fi- glioletto Alessio di anni 7, sal in macchina, prelev lamico Roberto Faro, dicianno- venne, e and in citt. Tutti insieme furono raggiunti da una sventagliata di proiettili, che uccise sul colpo Giuseppe Salvia e Roberto Faro. Il bambino fu portato allo- spedale in gravi condizioni. Secondo il fra- tello, Giuseppe Salvia sapeva che volevano ucciderloedaqualchegiornosi portavaap- presso il figlio, convinto che il codice do- noredei mafiosi vietassedi far fuococontro i bambini. Alle 22 e 30 di domenica 11 giu- gno, in via Sardegna, alla periferia di Patern (Catania). Sergio Tosio Aru, 39 anni, sdraiato sul let- to, per met spogliato, un filo elettrico av- volto intorno a collo mani e piedi. Mercoled scorso, dopo averlo chiamato inutilmente al telefono, lha trovato cos il socio con cui Aru produceva vini da quan- do aveva lasciato la carriera dattore, ormai otto anni fa (lultimo film: I dimenticati, di- retto da Piero Livi nel 1998). Al primo piano di una palazzina depoca, al civico 68 di via- leVaticano, propriodavanti ai bastioni pon- tifici, Roma. ANNO XI NUMERO 143 DIRETTORE GIULIANO FERRARA LUNED 19 GIUGNO 2006 - 1 Redazione e Amministrazione: L.go Corsia Dei Servi 3 - 20122 Milano. Tel 02/771295.1 Poste Italiane Sped. in Abbonamento Postale - DL 353/2003 Conv. L.46/2004 Art. 1, c. 1, DBC MILANO Delitti Linfermierina al primo impiego uccisa da uno dei suoi assistiti. Luomo accoltellato dal pretendente della figlia Il Sole-24 Ore, domenica 4 giugno G uarda, Branger! aveva esclama- to la prostituta impegnata in un rap- porto sessuale con Maupassant, scambian- do Flaubert per lallora celebre autore del- le Canzoni. Quel giorno Maupassant si era esibito, per scommessa, sei volte di seguito davanti allincredulo padrino letterario che aveva pagato il conto. Del resto Flaubert, da giovane, si divertiva a sceglie- re la pi brutta e a possederla davanti a tutti senza togliersi il sigaro di bocca. Non mi divertivo affatto, ma lo facevo per il pub- blico. Di Maupassant esce una raccolta di rac- conti, come diceva Henry James, estre- mamente forti e brutali, su questo tema scabroso. Labitudine di esibirsi davanti agli amici era diffusa nel clima goliardico delle case di piacere, anche se pochi ave- vano la virilit di Maupassant. Una notte del 1831, Alfred de Musset, aveva convinto gli amici a seguirlo in una casa chiusa, mil- lantando che avrebbe posseduto una pro- stituta davanti a tutti. Al momento di man- tenere la promessa, racconta Mrime, gli era venuto il sangue dal naso e aveva cer- cato invano di tirarsi indietro. Visto che, malgrado tutti gli sforzi e labilit di due deliziose fanciulle, Musset non usciva dal suo torpore, gli amici avevano deciso di mettere alla prova la loro resistenza alle tentazioni, facendo eseguire a sei ragazze nude degli esercizi ginnici. Mentre tutti fa- cevano del loro meglio per resistere, Delacroix era stato travolto da unondata di desiderio. Il pittore, di solito cos riservato, ansimava, rantolava e voleva infilzarle tut- te insieme. Flaubert e lo storico Taine discutevano animatamente sulligiene sessuale offerta dai bordelli. Per Flaubert lamplesso era soltanto un bisogno immaginario. Taine in- vece, se ogni quindici giorni non frequen- tava i lupanari, non riusciva a concentrarsi sul lavoro. Alphonse Daudet gradiva il tur- piloquio e le stranezze, come una prostitu- ta nana che aveva ricompensato regalmen- te. Anche gli omosessuali frequentavano quei luoghi di ritrovo. Proust amava con- versare sullamore con le ragazze che trat- tava come dame dellaristocrazia. Per iro- nia della sorte, Wilde si era preso la sifili- de da una prostituta. Spesso liniziazione al sesso avveniva dietro le persiane chiuse di quelle case. Il sedicenne DAnnunzio aveva impegnato lorologio doro, dono del nonno, per poter- si pagare una prostituta. Entrato nella ca- mera, aveva spezzato una fiala di profumo al gelsomino. Poi aveva sentito placare e cullare i miei sussulti da una tenerezza quasi materna, da non so che malinconica dolcezza di ninnananna. Come souvenir dellimpresa aveva regalato alla meretrice un vecchio violino. Durante il primo conflitto mondiale, i lu- panari divennero luoghi di socializzazione tra gli eserciti dei vari paesi. Il bordello il porto di tutte le anime di guerra, la rada sicura del cuore travagliato, il punto di con- tatto e di fusione delle razze alleate, os- servava Marinetti. Un giorno il futurista era salito con una milanese pallida e cari- na in una camera minuscola, impregnata del profumo Contessa azzurra. L tutto si era svolto nel pi banale dei modi. Tornati in sala, la donna sentendo dire che il suo cliente era Marinetti, aveva piantato in as- so il nuovo cliente e si era precipitata su di lui per baciarlo. Se avessi saputo che tu eri il celebre futurista, ti avrei dato dei ba- ci pi raffinati. Perch?. Perch ho let- to tutti i tuoi libri, ero abbonata a Lacerba. A Londra Paul Morand avrebbe voluto sperimentare le case disordinate, come le chiamava la legge inglese, ma non era riuscito a trovarle. Molti anni dopo aveva accompagnato Charlie Chaplin in una casa chiusa di Nizza. Diffusasi la voce della sua presenza, il comico era stato circondato da una folla entusiasta di ammiratrici semi- svestite. Poi erano arrivati anche i clienti, stanchi di aspettarle: Chaplin era soddi- sfattissimo. Giuseppe Scaraffia KHASHOGGI Secondo il tabloid inglese News of the World Heather Mills, ex moglie di Paul McCartney, in passato avrebbe fat- to la prostituta dalto bordo. Uno dei suoi clienti sarebbe stato il trafficante darmi Adnan Khashoggi. Il tabloid ha intervistato persone che lavrebbero conosciuta in quel periodo: ex compagne di lavoro, la mai- tresse che tratteneva il 20 per cento dei compensi e il segretario dello stesso Khashoggi che si occupava dei pagamenti. Tariffe: fra 7 mila e 15 mila euro. Le sue specialit: sesso di gruppo e lesbico (Marinella Venegoni, La Stampa 12/6). PALO Nella camera da letto della sua sontuosa villa a Malibu Pamela Anderson ha piazzato un palo per la lapdance. Lei ci fagli spogliarelli agli amanti, i suoi duefigli (Brandondi 9 anni eDylandi 8) si divertono un mucchio ad arrampicarsi (Francesca Romana Domenici, Gossipnews 14/6). VIBRATORI Unazienda tedesca ha lan- ciato una nuova linea di vibratori. Ogni mo- dello ha il nome di un campione di calcio (Edoardo Camurri, Vanity Fair 22/6). Amori Se ogni quindici giorni non frequentava i bordelli, Taine non riusciva a concentrarsi sul lavoro Una cravatta per Caselli, un manuale per Sartori NOTE [1] Riccardo Barenghi, La Stampa 17/6; [2] Cristina Zagaria, la Repubblica 17/6; [3] Aldo Cazzullo, CorrieredellaSera17/6; [4] MariaLauraRodot, CorrieredellaSera17/6; [5] Mattias Mainiero, Libero17/6; [6] Libero, 17/6; [7] Maria Corbi, La Stampa 17/6; Marisa Fumagalli, Corriere della Sera 17/6; [8] Pierangelo Sapegno, La Stampa 17/6; [9] Roberto DAgostino, Capital n. 11/2002; [10] Alfonso Signorini, Panorama 20/3/2003; [11] DarioFertilio, CorrieredellaSera17/6; [12] LudinaBarzini, LaStampa17/6; [13] LeonardoCoen, la Repubblica 17/6; [14] Vittorio Feltri, Libero 17/6; [15] Giovanna Casadio, la Repubblica 17/5; [16] Laura Laurenzi, la Repubblica 17/6; [17] Alessandra Longo, la Repubblica 17/5; [18] Dario Del Porto, la Repubblica 17/5; [19] Mattia Feltri, La Stampa 17/6; [20] Marco Imarisio, Corriere della Sera 17/6. O ggi sono in vena di regali. Ho preso di buon mattino nellarmadio una mia vec- chia cravatta. Sono andato allufficio posta- le, dopo aver ben confezionato un pacchetti- no. E ho spedito. Lindirizzo era questo: Dottor Gian Carlo Caselli, presso la Procura generale della Repubblica, Torino. Il bi- glietto di accompagnamento era questo: Caro Caselli, lei sa bene che non sono di quelli che si scandalizzano e si indignano tanto facilmente. Consiglio anzi di evitare scenate, diffamazioni, inviti a comparire, in- criminazioni per associazioni maldestre, per frequentazioni dubbie da parte di persone pubbliche, per grazioso regalo ricevuto (i re- gali sono regali, via). Sconsiglio anche di ri- scrivere la storia delle istituzioni sub specie moralitatis, perch la storia forte, la carne debole, e anche il collo vuole la sua parte di ornamento. Lei sa che non stimo il suo la- voro giudiziario a Palermo, che non mi pia- ce la sua convegnistica, che noncondivido le sue azioni e le sue idee in grandi casi che hanno occupato il proscenio della recente vicenda repubblicana. Ma certe cose ce le siamo dette e scritte negli anni, e il mio di- verso parere non offusca la considerazione, per esempio, dei suoi e nostri comuni meri- ti nella lotta al terrorismo, un caso esplicito di torsione politica della legge nel corso di quella che a Torino, negli anni Settanta, fu una guerra civile nemmeno tranto striscian- te, direi dispiegata. Lei sa inoltre che non amo maramaldeggiare, e che non considero un gangster meritevole di gogna e di senten- ze anticipate il famoso Lucianone Moggi, il suo frequentatore e amico, il suo regalatore di cravatte, il cocco di tanti magistrati spor- tivi, e anche di qualche giudice non tanto sportivo, che hanno collaborato e collabora- no con lei nella Procura di Torino. Prenda dunque come una supplica questo modesto e ironico presente, e veda un po se il condi- zionamento ambientale non cosa che ri- guardi tutti, a diverso titolo e in diverso gra- do, veda un po se non sia meglio distingue- re tra prove di reato e interlocuzione puzzo- na, amicizie non freschissime, confusione di ruoli e semplici omaggi alla signora. Nonvo- glio impiccarla alle sue cravatte, desidero solo che le indossi, compresa la mia, infa- mante almeno quanto le altre. Con osser- vanza, suo... * * * Lho detto, sono in vena di regali, stama- ne. Mi sono dunque procurato un manuale di logica. Sono andato di nuovo allufficio postale. Il pacchetto era pi consistente e complicato da confezionare, ho pagato e lho spedito. Lindirizzo era questo: Professor Giovanni Sartori, Columbia University, New York, NY. Il biglietto di accompagnamento era questo: Caro professore, sa quanto stimi il suo lavoro politologico, la sua scienza, la sua verve anche televisiva, ma prima di tut- to la sua prosa icastica e caustica. Sa che la considero per certi aspetti un Maestro, e senza lombra dellironia, tanto meno del- lirriverenza. La politica ci unisce spesso, eravamo per esempio a favore dellunit na- zionale dopo il voto farlocco del 9 e 10 apri- le. la logica che ci divide, qualche volta. Le invio questo manuale perch sono stupi- to della sua argomentazione a proposito del- linformazione referendaria. Mi sembra manchevole logicamente. Pu darsi io mi sbagli, ma nella vita come insegna Kierkegaard esistono gli aut-aut, gli enten- eller, situazioni esistenziali in cui luomo o il cittadino sono tenuti a un S o a un No. E questa decisione ha un oggetto. Perch log- getto sia conosciuto occorre che linforma- zione lo descriva. Lei scrive nel Corriere che la tv pubblica e privata pesca nel torbi- do dellingenuit pubblica quando spiega per punti, riassumendo, quale sia il conte- nuto della scelta binaria del 25 e 26 di giu- gno. Lei dice: parlano della riforma costitu- zionale, la raccontano nei suoi elementi es- senziali, ma questo solo fatto incorpora le tesi della destra, che di quella riforma au- trice. B, in effetti cos. La riforma incor- pora, e linformazione sulla riforma incor- pora: non c dubbio. Dopodich le tv danno la parola ai favorevoli e ai contrari. Perch il cittadino sappia e voti, come si dice, in perfetta libert di coscienza. Lo Strega d la parola al solo Scalfaro e premia una Costituzione ridotta in burletta da salotto letterario, quella ragazza del secolo scorso che molti giudicano un poco sovietica, come lautobiografia della Rossanda, che per anche un po cinese e un po castrista. A cia- scuno il suo. Ma lei, professore illustrissimo, lei che negli anni Settanta discuteva con Sogno su come impedire la calata della bar- barie comunista inItalia, lei che si rifugi in America allombra di una Costituzione che lesatto contrario di quella italiana, lei che del loico ha tutto, lei che spesso cos per- suasivo, come pu negare che il sistema Mimun, il sistema Rossella, il sistema Di Bella siano lunico modo per informare in ordine al referendum? Lei conosce il bro- cardo dellamore ai tempi della scorrettez- za latina: Quae dant quaeque negant tamen gaudent esse rogatae (le donne che la danno e quelle che la negano godono tuttavia che gliela si chieda). In amore loggetto di per s gi bello che descritto. Ma in tema di riforme costituzionali, bisogner pure logi- camente dire di che si tratti, per poi godere di fatali abbandoni o andare in bianco. O no? Corsivi Corriere della Sera, sabato 17 giugno P rofessor Vattimo, un filosofo pu se- guire un Mondiale di cal- cio?. Nel miocasos, ab- bastanza Gadamer mi raccontche Heidegger se- guiva molto calcio in tv, e Levinas, di cui fui ospite aParigi, avevaunenor- me televisore per guardare le partite. Con dei precedenti cos autorevoli, uno non pu mica vergognarsi. Madove siamo, suScherzi apar- te? No, siamo sul manifesto di ieri, un giornale che della seriet ha fatto la sua bandiera. Andrea De Benedetti, lintervistatore, in effetti vuol essere serissimo, e snocciolaargomenti scot- tanti. Orac Calciopoli, e se alcuni asinistrain- vitano a tifare contro lItalia, come reagisce un maestrodel pensiero? Vattimoricorre al relativi- smo e si dichiaraambivalente. Malafilosofia, in particolare lepicureismo, soccorre anche nel caso di Calciopoli: se la politica cos deludente non rimane che discutere di calcio, come pre- scrivono evidentemente gli epicurei. Poi sulla questione morale il caso di appellarsi ai sofisti: Come dicevano i sofisti: quando si vaateatro meglio lasciarsi ingannare che non lasciarsi in- gannare. Maquando troppo troppo( lachio- sa dei sofisti o di Vattimo?). Lintervistatore in- siste: il cambio di Totti con Camoranesi ad ope- ra di Lippi si pu considerare una forma di pensiero debole?. Incalzato sul suo stesso terre- no, Vattimo un po confuso: No, non mi sem- bra , risponde. Edecide di superare la primiti- va ambivalenza: meglio che lItalia non vinca i Mondiali per ragioni etiche. A questo punto il lettore sintenerisce per Vattimo, protagonista di audaci battaglie per i diritti, colto in fallo di reazione vicino alla rete. Mache guardi serenole partite, tifi per chi gli pa- re, augurandosi, come facciamo tutti, che, lon- tano dai televisori, la giustizia, per ragioni non solo etiche, segua il suo corso. Elisabetta Rasy Lettere La Stampa, sabato 10 giugno P er favore, qualcuno faccia presente a Prodi che lItalia che egli rappresenta, e che si appresterebbe a go- vernare (bella illusio- ne), di gran lunga di- versa da quella che ha in mente. Non oc- correscomodareil suonemiconumerouno, Berlusconi, per fare sapere al mondo intero che gli italiani odiano lo Stato. Non stato Berlusconi a insegnarglielo, lo sapevano fa- redasempre. Granpartedegli italiani odia- no lo Stato da sempre in quanto in esso ri- conoscono unentit inutile che non d nul- la e chiede soltanto... Provare per credere, verificare i tempi di risposta di un qualsia- si comune o pubblica amministrazione. E poi basta con questa storia della lotta alle- vasione fiscale, basta con le continue accu- se agli autonomi che non pagherebbero le tasse. Quello che voi chiamate evasione o elusione fiscale in realt unazione di le- gittima difesa nei confronti di chi non ha pi neanche i soldi per mangiare a causa della pressione fiscale. Codice tributario e codice della strada sono tragicamente simi- li, se rispetti i segnali alla lettera non arri- verai mai a casa, se rispetti le regole fiscali alla lettera (e fai i condoni anche se hai pa- gato fino allultima lira per evitare che arri- vino eventuali controlli) finisci in povert. I veri evasori li ha lUnione in casa e fa finta di non saperlo, per favore dite a tutti quan- to i sindacati hanno pagato di tasse negli ul- timi anni. Nessuno lo dice, nessuno lo ha mai rivelato, troppa paura di fornire cifre troppo scomode per essere pubblicate. Paola Rditi ANNO XI NUMERO 143 - PAG 2 IL FOGLIO QUOTIDIANO LUNED 19 GIUGNO 2006 la Repubblica, gioved 15 giugno L e cose dovevano andare cos. Il Mon- diale liscio. Poi, a luglio, la luna nera. A giochi chiusi, Luciano Moggi, Pierluigi Pairetto e Paolo Bergamo devono essere ar- restati. In primavera, i pubblici ministeri di Napoli si mettono al lavoro per argomenta- re le richieste di custodia cautelare. Con i due designatori degli arbitri e il direttore generale della Juve, guai anche per Franco Carraro (presidente della Federazione Gio- co Calcio), Innocenzo Mazzini (vice), Fran- cesco Ghirelli (segretario generale), Maria Grazia Fazi (segretaria della Can, commis- sione arbitri). Per loro, interdizione dalle funzioni. Le fonti di prova che, per i pub- blici ministeri, rendono necessario larre- sto declassano in inviti a comparire quan- do il segreto istruttorio manomesso e lin- chiesta sul calcio italiano si trasforma in una storia di fuga di notizie, infedelt isti- tuzionale, intercettazioni manipolate. In una cronaca di indagati che conoscono le parole che li accusano e possono concor- dare - sereni - gli argomenti che possono salvarli. Gli avvocati di Napoli dicono che lin- chiesta sul calcio stato il segreto meglio custodito della storia giu- diziaria partenopea. Impresa laboriosa in un palazzo di giustizia attraversato da spifferi caldi che hanno fatto epoca nella lotta al crimine organizzato. In questa occasione, al contrario, nessuno sa. I due pubblici ministeri Filippo Beatrice e Giu- seppe Narducci mostra- no in giro laria distratta di chi ha ben altro a cui pensare che non a partite accomodate. Il trucco ha buon esito. I due pubblici ministeri, per tutto il giorno, lavorano allordinario. Quando nel tardo pomeriggio il falansterio giudiziario di Napoli si svuota, i due si mettono al la- voro sulla pila di intercettazioni trasmessa dalla seconda sezione del Nucleo operati- vo dei carabinieri di Roma. Non che gli indagati se ne stiano con le mani in mano. Il pi intrigante, Massimo De Santis, in movimento gi dallottobre 2004. Larbitro di Tivoli confida nelle sue fonti al Csm. Cer- ca di capire che cosa cova. Con la prima ri- chiesta di proroga delle indagini (aprile 2005), gli indagati hanno la conferma che qualcosa si muove. Sono vigili e in tensio- ne. Moggi, soprattutto. Lucianone am- mette (interrogatorio, 15 maggio 2006): Ero preoccupato per gli sviluppi dellindagine di Napoli. Prima del febbraio 2005, chiesi allamico Marabotto - al sostituto procura- tore di Torino Giuseppe Marabotto - di in- teressarsi della questione. Moggi non sa che le sue telefonate sono controllate n in grado di dire chi infor- ma Marabotto, eletto a consigliere giuridi- co. Le mosse dei due non sfuggono agli in- vestigatori. Scrive la polizia giudiziaria: Si registrano contatti telefonici con magistra- ti e conversazioni tra gli indagati in cui si fa riferimento a magistrati. Tra gli altri, Mau- rizio Laudi (procuratore aggiunto di Torino e giudice federale), Giuseppe Marabotto, Antonio Rinaudo (sostituto procuratore di C DEL MARCIO A PALAZZO DI GIUSTIZIA Bonini e DAvanzo raccontano la guerra delle Procure dai tempi di Allodi a quelli di Moggi Nva Il Sole-24 Ore, gioved 8 giugno Forse nemmeno Klaus K. Schmiegel immaginava che un giorno la sua scoperta sarebbe entrata nel repertorio di battu- te di Woody Allen Non c niente di sbagliato in te che tu non possa curare con un po di Prozac e una mazza da polo. Certo un regista come Allen - attento alle fobie quotidiane - non poteva esimersi dal citare la pillola che ha cambiato la vi- ta a milioni di depressi e che ha permesso al suo inventore, nato a Chemitz, in Germania, nel 1939, ma trasferitosi negli Usa nel 1951, di vincere con Bryan Molloy, lAmerican innovator award. Dopo la laurea in chimi- ca allUniversit del Michigan e un PhD alla Stanford univer- sity, nel 1968 Schmiegel entra in Ely Lilly dove vi rimane fino al- la pensione, nel 1993. in que- sti laboratori che studia una nuova classe di farmaci, che ha come capostipite la fluoxetina idrocloride, principio attivo del Prozac, la prima molecola che agisce sulla ricaptazione della serotonina, alleviando la sensa- zione di ansia ai 35 milioni di depressi che si sono affidati al Prozac. Che da questo momen- to nota come pillola della fe- licit. Da non confondere con un al- tro prezioso farmaco, che ha contribuito anchesso a miglio- rare la qualit della vita: il Via- gra. Per la pillola blu si deve at- traversareloceanoearrivarein Inghilterra, nei laboratori Pfi- zer di Sandwich. Ma a questo punto c il colpo di scena. A contendersi la paternit della molecola, studiata inizialmente per langina, sono centinaia di ricercatori. Lazienda si giustifi- ca: Non cera abbastanza spa- zio per scrivere tutti i nomi sul brevetto, per cui abbiamo inse- rito solo i responsabili del di- partimentodi ricerca. Cos, per la stampa Usa linventore Si- mon Cambell, ex vice presiden- te della ricerca medica Pfizer, per gli inglesi invece la sfida tra Nicholas Terrett, scopritore del sildenafil (principio attivo del Viagra) e la coppia Peter Dunn e Albert Wood, che ha messoapuntoil processodi sin- tesi. FuTerrett, comunque, a in- dividuare che il farmaco aveva come effetto collaterale lau- mento di flusso sanguigno al pe- ne e risolveva i problemi di im- potenza. Quale delle due inven- zioni stata brevettata prima? Francesca Cerati SOLUZIONE il Giornale, 25 giugno 2005
stata la moglie pi celebre dell800 ita-
liano. Ma lamarono pi i lettori di gaz- zette che suo marito. Luomo laveva sposa- ta di ripiego dopo la cruda morte della fi- danzata. Costei, unaustriaca piuttosto sven- tata, si era appartata per fumare non vista. Scoperta dalla governante, aveva cercato di nascondere la sigaretta dietro la schiena. Il vestito per prese fuoco e la fanciulla mor bruciata. Anche la nostra sposina diciannovenne aveva alle spalle un analogo evento scon- volgente. Qualche tempo prima delle nozze, in lieta vacanza sulle Alpi che amava, era stata corteggiata da un giovane austriaco che ignorava chi lei fosse. Lo apprese, con grande sconcerto, solo in un secondo mo- mento. Organizz allora una gita sul Monte Rosa e, trattenendola a qualche distanza dal resto della comitiva, le disse: Io vi amo e se foste stata la semplice fanciulla che credevo vi avrei chiesta in moglie. Ora so per che siete irraggiungibile e ho un solo mezzo per dimostrarvi la mia devozione. Estrasse una pistola, si spar alla tempia e spar nel precipizio. Questo accumulo di austriaci non deve meravigliare. Tra gli abbienti dellepoca, i matrimoni misti erano pi diffusi di oggi. Anche la madre della sposina era una te- desca. Cal in Italia per convolare a nozze con un signore di Genova, ne ebbe la figlia che stiamo tratteggiando e si ritrov vedo- va dopo un quinquennio. Aveva solo 24 an- ni e la desolata prospettiva di tornare tra le brume di Dresda. Cos, per non lasciare il mare e le agavi della Liguria, la signora si riaccas ben presto con un gentiluomo di Rapallo. Lorfanella non grad il secondo matri- monio della madre con la quale neppure andava troppo daccordo. Era infatti un ti- po piuttosto balzano. Passi la severit teu- tonica e limposizione di un patrigno, ma aveva metodi di educazione tanto balordi da indispettire la figlia. Le aveva insegnato il tedesco, il francese e linglese che parla- va come litaliano, ma i criteri di studio fu- rono tali da lasciarle sempre uninsicurez- za sulla solidit delle basi. La ragazza lesse Dante prima di avere studiato la grammati- ca e svolse un programma liceale prima di avere fatto le medie. Il risultato fu che per tutta la vita fece errori marchiani di orto- grafia. Limmensa raccolta delle sue lette- re, che ci resta, lo testimonia. Scriveva paggine, carozza, vadino, saressi- mo e simili. Di qui, il desiderio che sem- pre ebbe di farsi una cultura circondando- si di poeti e scrittori. Come gi adombrato, il matrimonio del- la ragazza zoppic ancora pi della sua scrittura. Il marito, che era poi suo cugino e di 17 anni pi anziano, cominci a tradir- la da subito. Saltellava da unavventura al- laltra e aveva anche lamante fissa, Euge- nia Attendolo di otto anni pi grande di lui. Per la sposa lumiliazione maggiore era che, frequentando gli stessi ambienti, si im- batteva di continuo nella rivale. Entrambe portavano al collo le perle salomonica- mente donate dal farfallone. Date le circo- stanze, il suo amore per il fedifrago svan presto. Ma non dette in smanie e si com- port sempre impeccabilmente. Era bella, bionda, eccentrica nel vestire. Prediligeva il blu zaffiro, pi adatto, secon- do i suoi critici, allarredamento di una sa- la che ai vestiti di una signora. Le sue mi- ses, tuttavia, facevano epoca e il pubblico le seguiva con curiosit come fanno gli ingle- si con i cappellini della regina Elisabetta. Nacque addirittura un settimanale di gran- de tiratura che le illustrava nei particolari. Con gli anni, se non pi famosa, divenne pi popolare del marito. Al punto che le donnette, pronunciando il suo nome, si fa- cevano, per rispetto, il segno della croce. La coppia ebbe un unico figlio. Un ra- gazzo austero e musone che criticava il pa- dre per la superficialit e la madre per il biondo perpetuo delle sue chiome anche da anziana. Divenuto adulto, segu una via del tutto diversa dalla loro. Impalm una slava di modi contadini incontrata in Rus- sia e condusse una vita in totale contrasto con quella mondana dei genitori. Dopo 33 anni di matrimonio, un giorno destate, la bionda perpetua rimase ina- spettatamente vedova. Il color zaffiro fu so- stituito con quelli del lutto. Bianco desta- te, nero dinverno. Lo port sempre nei successivi 26 anni di vita. Cambi radical- mente esistenza, nel senso che fece di pi quello che voleva. Compr un bel palazzo a Roma come base stabile. Una villa a Bor- dighera per svernare. Una casa a Gresso- ney per i soggiorni estivi sullamato Monte Rosa. Intensific i suoi rapporti con la lettera- tura, mandando in brodo di giuggiole i pi famosi scrittori. Oltre 300 le dedicarono prose e poesie. Stando a loro, era unappa- rizione, un angelo caduto sulla Terra. Gio- su Carducci le dedic una inno che co- minciava appunto con linterrogativo: On- de venisti?. Anziana, si concesse lunica distrazione nota. Quella con lautista, Ca- riolato, giovane, bello, inanellato. Lo mand a Parigi per un corso di parrucchie- re e ne fece il suo chauffeur-coiffeur addet- to alla coloritura delle celebri chiome. Mor a 75 anni. Al suo battesimo aveva assistito Cavour, al suo funerale presenzi Mussolini. Chi era? Giancarlo Perna SOLUZIONE Le pillole della felicit Lorfanella bionda e sgrammaticata che se la spassava con lautista GI OCHI Su ogni riga e su ogni colonna si succedo- no blocchi di caselle nere. Ciascun blocco formato da un numero di caselle indica- to alla sinistra di ogni riga e in cima a ogni colonna. La successione dei numeri descrive la successione dei blocchi. Ogni blocco separato da quello successivo da almeno una casella bianca. A schema com- pletato, appare una figura. Soluzione sul prossimo numero. Qui sotto la soluzione del numero precedente LogicArt, giugno M a r g h e r i t a d i S a v o i a , ( 1 8 5 1 - 1 9 2 6 ) . M o g l i e d i U m b e r t o I e p r i m a r e g i n a d I t a l i a . I l p a - d r e e r a i l d u c a d i G e n o v a , l a m a d r e E l i s a - b e t t a d i S a s s o n i a c h e i n s e c o n d e n o z z e s p o - s i l m a r c h e s e N i c o l d i R a p a l l o . E u g e n i a A t t e n d o l o B o l o g n i n i , l a m a n t e d i r e U m - b e r t o , m o g l i e d i G i u l i o L i t t a - V i s c o n t i - A r e - s e , n o t a c o m e d u c h e s s a d i L i t t a . L a p r i m a f i d a n z a t a d e l r e , m o r t a b r u c i a t a , M a t i l d e d A s b u r g o - L o r e n a . I l f i g l i o d i M a r g h e r i t a e U m b e r t o , o v v i a m e n t e , V i t t o r i o E m a n u e - l e I I I , s p o s o d e l l a r u p e s t r e E l e n a d i M o n - t e n e g r o . Il personaggio misterioso Quadratini Invenzioni 6 7 5 5 3 3 1 2 1 3 4 5 1 4 1 3 2 2 2 1 1 1 1 1 1 2 1 4 4 6 5 7 5 4 3 3 3 2 2 2 2 3 2 1 1 1 1 1 2 2 1 4 2 2 7 2 3 4 3 2 6 4 1 5 3 3 3 2 1 1 3 4 1 1 2 2 1 3 2 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 1 2 1 1 3 2 2 1 1 1 2 1 1 1 2 2 1 1 2 1 2 2 2 2 3 1 2 3 1 2 13 8 1 2 1 2 2 1 1 1 1 1 1 1 1 9 1 1 1 15 3 3 4 1 2 1 1 1 1 1 3 3 1 2 2 1 1 3 2 6 3 IL FOGLIO quotidiano ORGANO DELLA CONVENZIONE PER LA GIUSTIZIA Direttore Responsabile: Giuliano Ferrara Vicedirettore Esecutivo: Ubaldo Casotto Vicedirettore: Daniele Bellasio Editore: Il Foglio Quotidiano societ cooperativa Largo Corsia dei Servi 3 - 20122 Milano Tel. 02.771295.1 - Fax 02.781378 Presidente: Giuseppe Spinelli Consigliere Delegato: Denis Verdini Consigliere: Luca Colasanto Direttore Generale: Michele Buracchio Redazione Roma: Lungotevere Raffaello Sanzio 8/c 00153 Roma - Tel. 06.589090.1 - Fax 06.58335499 Registrazione Tribunale di Milano n. 611 del 7/12/1995 Telestampa Centro Italia srl - Loc. 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Il capo della procura di Torino, Marcello Maddalena, nellultima settimana di aprile, chiama il suo collega Giovando- menico Lepore, procuratore capo di Napo- li. Chiede lumi sullo stato di avanzamento dellinchiesta. Il procuratore napoletano casca dalle nuvole, ma dissimula la sorpre- sa. Come fanno i torinesi a sapere? Chi li ha informati? Torino sostiene oggi che la fonte un ufficiale dei carabinieri di Ro- ma. In quel momento linchiesta (della cui esistenza, la stampa dar notizia soltanto il 5 maggio) si scopre malata. Gi intorno allindagine torinese, con- clusa con larchiviazione di Moggi e Pairet- to, si era creato un circuito confidenziale che utilizzava informazioni riservate per pi- lotare gli avvenimenti. Nel settembre 2005, Berlusconi, informato con riservatezza da Franco Carraro, discute con Moggi a Palaz- zo Grazioli del dossier, privo di rilievi pe- nali, che il procuratore Madda- lena ha spedito al presi- dente della Figc. Di quellincontro, ufficial- mente si sa soltanto quel che ne riferisce Silvio Berlusconi: Mog- gi, di sua iniziativa, passato a trovarmi nella sede di Forza Italia, per farmi i complimenti per una cosa che si era verifi- cata. Abbiamo parlato delle intenzioni della terna Moggi- Giraudo-Capello. Ufficiosamente, fonti vicine a Lucianone raccontano unaltra storia. Con il consueto sorriso, come per un bon mot, il presidente onorario del Milan spiega come sarebbe importante che i ros- soneri vincessero lo scudetto nellanno del- le elezioni. Con ciglio preoccupato, il pre- mier si interroga sul futuro della patata bollente caduta da Torino nelle mani di Carraro. Fa qualche domandina svagata sul modo di fare di Diego Della Valle, presi- dente onorario della Fiorentina. Il premier, qualche mese dopo, non si trattiene e vuo- ta il sacco in pubblico. A Vicenza, il 18 mar- zo, accusa il patron della Tods di compor- tamenti opachi protetti dalle toghe rosse: Gli imprenditori come Della Valle, che ap- poggiano la sinistra, hanno scheletri nel- larmadio e sono sotto il manto protettivo di Magistratura Democratica. Si riferisce a quel dossier del calcio di cui ancora nessu- no sa nulla? Sette mesi dopo, la storia pi compli- cata. Linchiesta fuori del controllo esclu- sivo della giustizia sportiva. Quei magi- strati di Napoli quali assi hanno in mano? Che cosa preparano? Nella prima settimana di mag- gio, a Roma, c lincontro tra le procure di Napoli e di Torino (primo esito del colloquio te- lefonico tra Maddalena e Le- pore). Oggi, tra i due uffici non corre buon sangue, ma quel che conta altro. un fatto che, con il segreto ormai viola- to, i napoletani sono costretti a fare un passo indietro. Trasformano le richieste di arresto in avvisi a comparire. Anticipano la discovery e, con essa, il me- todo di indagine, i contatti tra gli indagati, la qualit negativa dei loro colloqui. Sve- lano la coerenza tra gli accordi manipola- tori e ci che avviene, poi, sui campi di cal- cio e alle classifiche. un fatto che limba- razzo dei torinesi cresce. Hanno chiuso precipitosamente unindagine che i napo- letani si sono covati come una chioccia le uova. I risultati ora sono in centinaia di in- tercettazioni che documentano lesistenza di un Sistema che governa il calcio italiano e lasciano intuire la geografia di poteri. un duopolio. Ha i suoi cardini nel predo- minio del Milan su diritti televisivi e Lega e nel potere della Juventus su Federazione e arbitri. Pu contare sulla docile cedevo- lezza di cinque squadre: Inter, Roma, Lazio, Parma, obtorto collo della Fiorentina. Il mondo a parte del calcio tutto qui. Due Soli e cinque Satelliti che si spartiscono, in parti molto diseguali, il core business dei diritti televisivi organizzando uno spettaco- lo posticcio dove la vittoria va in alternan- za a due squadre (Milan e Juve) e viene la- sciata alle altre cinque lopportunit di contendersi la vetrina internazionale (e i milioni) della Champions League. In pri- mavera, il problema preservare il Siste- ma dagli impiccioni. Accade cos qualcosa che abbiamo scorto gi allopera nei casi Bpi-Antonveneta e Unipol-Bnl: la for- mazione di un mercato illecito di informa- zioni riservate alimentato dal cuore stesso delle istituzioni, capace di orientare lopi- nione pubblica. Produce unaffrettata di- scovery che deforma e paralizza il lavoro dei pubblici ministeri, offrendo- li impotenti alla prova del fuoco dei primi interroga- tori. Un esempio pu aiu- tare a capire. Quando ascolta quel che ha detto al telefono nei colloqui con Moggi, (in- terrogatorio del 25 mag- gio), Paolo Bergamo si di- ce esterrefatto. Non tro- va altra parola, il poveret- to. Sembra un giovanotto sorpreso a rubacchiare nel portafoglio della nonna. Quasi si arrende. Stupefatto, appunto. Naturale che i pubblici ministeri vogliano approfittare dello smarrimento per raccogliere una pi autentica testimonianza. il loro maligno mestiere: indebolire gli attori per com- prendere la trama della storia. A questo servivano anche gli arresti. Sarebbero stati domiciliari. Senza possibilit di comunica- re con lesterno. Laccusa voleva isolare Moggi, Pairetto e Bergamo dal loro am- biente. Da pressioni, complicit, magari ri- catti. I pmfalliscono. Etuttavia il peggio de- ve ancora affacciarsi. Giorno dopo giorno, in tranche, in par- ziali segmenti, in intercettazioni singole, in sequenza temporale, il materiale raccolto nelle indagini si sversa in pubblico con la potenza del getto di un geyser. Vengono pubblicate anche intercettazioni mai tra- scritte e colloqui mutilati o manipolati per sottrazione. Conversazioni scherzose, e per questa ragione eliminate dai pubblici mi- nisteri, sono offerte come prove che in- chiodano ( il caso della conversazione tra Lorenzo Toffolini, team manager dellUdi- nese e Leonardo Meani, delegato per gli ar- bitri del Milan). Addirittura, appare un at- to di indagine che non risulta agli atti. Il contenuto soltanto verosimile, riguarda il rapporto tra il Milan e gli arbitri. Il nume- ro di protocollo un falso (Borrelli venu- to a capo del trucco, appena laltro giorno). unmodus operandi che abbiamo gi visto in azione nellestate del 2005, quando in- tercettazioni ancora non agli atti dellin- chiesta di Milano e neppure mai trascritte (colloquio Consorte-Fassino) sono offerte ai giornali. La novit che a Napoli, lufficio del pubblico ministero individua il luogo e le persone che, uniche, hanno potuto viola- re il segreto. I nomi sono ora, nero su bian- co, negli atti trasmessi alla Procura di Ro- ma. C un accusa grave in queste carte. La fuga di notizie, sostengono a Napoli, sta- ta cos imponente e distruttiva che deve essere stata autorizzata dal comando del Nucleo Provinciale dei carabinie- ri di Roma e da alti ufficiali dellAr- ma da cui gerarchicamen- te dipende quella struttu- ra. Soltanto qualche fal- so ingenuo oggi pu cre- dere che la fuga di notizie sia un lavoretto storto che si consuma tra pubblici ministeri e cronisti. Si scorge unaltra realt, pi raffinata. Aree infedeli delle istituzioni utilizzano la fuga di no- tizie per mutilare il lavoro dei pubblici ministeri confidando nel- lansiosa competizione dei media. Leterogenesi dei fini fa il resto. Ne sortisce un Vietnam politico-giu- diziario-informativo in cui ognuno ci mette del suo per colpire sotto la cintola lavver- sario. A met maggio, il lavoro di scasso ha of- ferto il suo bottino squisito. Tutti sanno tut- to. I protagonisti malmessi sanno che cosa hanno detto, quando e come lo hanno det- to; che cosa gli sar contestato in un even- tuale interrogatorio o testimonianza. Il pro- gramma degli impiccioni di Napoli salta. Era ambizioso. I pubblici ministeri erano convinti di poter ricostruire addirittura un ventennio di storia di calcio sporco (1986/2006), dimostrare la continuit del Si- stema e la discontinuit tra la gestione di Italo Allodi e la mano di Luciano Moggi. Ne vedono addirittura la nascita quando Allo- di cade per uninchiesta del pubblico mini- stero di Torino, Giuseppe Marabotto, che ventanni dopo ritroviamo consulente giu- ridico del nuovo gestore del Sistema. Armando Carbone, che fu luomo di ma- no di Italo Allodi, racconta (interrogatorio del 20 maggio 2005): Quelloperazione giu- diziaria fu architettata da Luciano Moggi per prendere il posto di Allodi. Non ho esi- tazioni a riferire che il giudici Marabotto e Laudi furono strumenti di Moggi e sono persone con le quali Moggi ha continuato a intrattenere rapporti fino ad oggi Mara- botto, ogni volta che io - imputato in quel- linchiesta - provavo a parlare del Torino e della Juventus, mi rispondeva che bisogna- va parlare di altro. Laudi (allora sostituto procuratore e giudice del- lufficio inchieste Figc) mi disse che della Juve non bi- sognava parlare. Il castello accusatorio (e la promessa di verit) mostra il suo sfinimento quando ha ini- zio il pellegrinaggio di testimoni come Pierluigi Collina: Moggi? Credo che millantasse. Pairetto e Bergamo? Nonho elementi per dire se dipendessero dai poteri forti (interrogatorio, 16 maggio). Linchiesta morente. Non pu da- re pi alcun risultato. I pubblici mi- nisteri di Napoli se ne rendono conto quando dinanzi a loro appa- re Claudio Lotito (9 giugno). Il pre- sidente della Lazio parla, chiac- chiera, straparla. Maneggia linte- ro fascicolo delle informative dei carabi- nieri meticolosamente annotate. Pretende di farsi da solo le domande. Di darsi da so- lo le risposte. Quando le risposte potrebbe- ro sollecitare pericolose curiosit, tronca il flusso verbale appellandosi alla facolt di non rispondere. La procura di Napoli deci- de di fermarsi. La fuga di notizie ha otte- nuto il suo scopo. Quellimmenso materiale istruttorio che poteva condurre a significa- tive fonti di prova non pi utilizzabile. Si va al deposito di atti che gi tutti conosco- no. I pubblici ministeri si conservano tre sole carte, ancora. Le presunte responsabi- lit della Commissione di appello federale (i giudici di merito della Figc). Le rivela- zioni di segreto di ufficio che coinvolgono carabinieri, poliziotti, finanzieri, magistra- ti. E, infine, lindagine accurata sulla ma- dre di tutte le partite truccate. Lecce-Par- ma 3-3 (29 maggio 2005). C un sospetto. Perch quella partita, ultima di campiona- to, doveva finire proprio con quel risultato, 3-3? Perch tra le 2.187 combinazioni anco- ra possibili e capaci di decidere il destino di chi doveva andare in serie B, stato combinato proprio quellesito? Larbitro De Santis avrebbe potuto lavorare di fino, co- me ha dimostrato di saper fare, per dare la vittoria al Lecce e dannare alla B il Parma. Era il modo pi semplice per salvare la Fiorentina, come stava a cuore al Sistema. Il 3-3 un risultato astruso, ma forse assai fine. Quel 3-3 pu portare diritto nel cuore dellaffare che il Sistema non governava, ma di cui si approfittavano gli uomini del Sistema. Le scommesse clandestine. Carlo Bonini Giuseppe DAvanzo Il Messaggero, mercoled 14 giugno H o cominciato a tagliare che erano quasi le sei del pomeriggio. Ho fini- to dopo unoretta. Accidenti, quanto tem- po... B, ho fatto le cose con calma e per bene. Prima li ho accorciati un bel po e mi sono fermato: vanno bene cos, Franc? E lui: No, di pi. Ho tagliato ancora, ho ta- gliato tanto... Mi sono rifermato, e lui: di pi! Li vojo cortissimi. Allora io: mica li vorrai a zero, no? A zero no, ma quasi... mi ha risposto. E io lho accontentato. sod- disfatto Totti? Moltissimo. Anche a Ilary piaciuto molto il nuovo look. stata la pri- ma a vederlo. Appena ho finito, lui le ha te- lefonato con una videochiamata. Tes ti piaccio? Le ha chiesto. E Ilary? Franc sei bellissimo! Sei pi bello di prima. Decidere di raparsi non stata una idea che gli venuta svegliandosi un matti- no sotto il cielo di Germania. Al contrario, laveva pensata da un pezzo. Ma non lave- va rivelato a nessuno: solo Luciano Bellotti sapeva. Me laveva detto un paio di mesi fa: quando vado ai mondiali la prima parti- ta voglio i capelli corti corti. Il giorno della partita ti chiamo, tu vieni e me rapi... mi disse. E io: non te preoccup, contaci. Ma Totti due mesi fa ancora non era si- curo di fare i mondiali... Era sicuro, era si- curo... sapeva che ce lavrebbe fatta, non ha mai dubitato che sarebbe stato convocato in nazionale. E io ero sicuro come lui, di- ce orgoglioso il Bellotti. Un piano dunque, studiato a tavolino: per fare una sorpreso- na, per dare un taglio al passato, per rico- minciare, alla Totti: che al contrario di San- sone ha voluto dimostrare che sar pi for- te cos, senza capelli. E poi sta pure meglio, anche pi bel- lo, s daccordo co Ilary, commenta il suo barbiere e amico Luciano. Luned sera ha visto la partita dellItalia in tribuna, con i genitori di Totti, Enzo e Fiorella. Ieri mat- tina prima di far ritorno a Roma, passato a salutare Francesco: gli altri si stavano al- lenando, lui no. Doveva farsi una lastra do- po la botta presa, ma per fortuna andata bene, non s fatto niente, dice con un so- spiro di sollievo. In serata decollato da Dusseldorf, alle 19,30 era sulla pista del Leonardo da Vinci. E da oggi di nuovo a la- voro. Alla Montagnola, da Caos, il salone di parrucchiere unisex che manda avanti in- sieme con il socio Giorgio Lavorato. E dove una parete riservata ai ricordi fotografici della sua Roma, dove Totti domina. Lo conosco da ragazzino, giocava gi a pallone e veniva gi da me a tagliarsi i ca- pelli. Quando serve vado a Trigoria e anche a casa sua. Lui chiama io vado, j voglio troppo bene a Francesco.... Una curiosit tricologica dei capelli di Totti: biondo chiaro, tendenzialmente fini e leggermente mossi dietro. Non a caso quando li portava lunghi, Luciano gli face- va un leggero stiraggio. Che da luned scor- so non serve pi. Ma lo scalpo di Totti dov finito? Inutile chiederlo a Luciano Bellotti. Non lo con- fesser mai. Aldo De Luca Ho preso laereo e sono andato a rapare Totti ANNO XI NUMERO 143 - PAG 3 IL FOGLIO QUOTIDIANO LUNED 19 GIUGNO 2006 Libero, domenica 11 giugno L idea gli frullava in testa da tempo, almeno da quando aveva assistito allatterraggio dellAir Force One con a bordo George W. Bush. Bello, il Boeing. Quello del presi- dente americano un esemplare unico, un 747 modificato. Ma gli altri, almeno 30 capi di Stato, si son gi fatti il 737 Bbj, il Boeing business jet. Settantacinque metri quadrati di cabina con tutte le comodit, dalla doccia al letto matri- moniale. Nello stesso spazio in cui, sui voli di linea, siedo- no 400 persone, c un vero e proprio appartamento volan- te: armadi porta abiti, cucina, divani angolari e telefoni sa- tellitari, il tutto rifinito con mobili di prestigio e qualche doratura qua e l, come per esempio nella toilette. Poteva, Silvio Berlusconi, non desiderare un oggettino cos? Sar che non c confronto con lAirbus Cj con su scritto Re- pubblica italiana, quello a disposizione della presidenza del Consiglio, che ha utilizzato per gli spostamenti transo- ceanici negli ultimi cinque anni. Sar che questo, almeno questo, il nuovo inquilino di Palazzo Chigi Romano Prodi non potr mai permetterselo, fatto sta che il Cavaliere ha messo mano al portafogli. Lannuncio lha fatto marted sera davanti ai deputati di Forza Italia. Ho pensato di farmi un Boeing, lo stanno rea- lizzando apposta per me, per la mia protezione. Un rega- lino caro visto che, al netto delle personalizzazioni, un 737 Bbj costa 33 milioni di euro. Avrebbe un costo elevato per le casse pubbliche, ha ammesso, lho preso proprio per venire incontro alle necessit di risparmio del governo.... Premier o non premier, Berlusconi resta pur sempre uno degli uomini pi ricchi del mondo. Eppoi il suo nuovo ae- reo pi di un semplice jet, un bolide dei cieli a cinque stelle. Sul mercato dal 1996, data in cui Boeing e General Elec- tric hanno lanciato il progetto, pu viaggiare 14 ore di fi- la senza scali, e pu essere personalizzato fin nei dettagli: colori, pelle per i divani e le poltrone, sedili e anche fini- ture per la rubinetteria della cucina. Basta chiedere e nellappartamento volante si pu mettere di tutto. Pi stanze si vogliono, ovviamente, meno posto c per gli ospiti: si va da un minimo di otto a un massimo di venti- cinque. Due piloti ed una hostess hanno un letto ciascu- no. Per il mercato italiano la Boeing si affida alla consu- lenza del designer Giugiaro. Che pu intervenire anche sullesterno. La fusoliera di 33,6 metri (di un 737-700), le ali e il carrello (di un 737-800), vengono consegnate dalla casa tinteggiate di bianco. Il proprietario, poi, pu scri- verci sopra ci che desidera. O, magari, stamparci sopra un simbolo, il Biscione per esempio. Il velivolo ha una au- tonomia di 11.482 km grazie ad un serbatoio di 40,530 litri, raggiunge velocit massima di 871 km/h e i 12.497 metri di altitudine. Quando lidea di trasformare un aereo merci in un jet di lusso stata lanciata, Boeing business jet era pronta a produrre sei velivoli allanno. Al momento gira- no per i cieli del globo 86 aerei gemelli di quello che vuo- le lex premier, sedici sono in costruzione. Quarantatr appartengono ad imprenditori (la met mediorientali) che li utilizzano per i loro viaggi, quaranta sono stati ordinati da Capi di Stato. Berlusconi, che attualmente utilizza il suo Falcon, un po tutti e due. Certo, il Bbj costa: tra car- burante e manutenzione circa 2000 euro per ora di volo. Per piloti (200mila euro), assicurazione (poco meno) e co- sti fissi, si spendono 8 milioni di euro lanno. Sempre me- no di un aereo pi piccolo e meno sofisticato, sottolinea la Boeing nel suo sito. Eppoi vuoi mettere col Professore, che ha promesso di usare tutte le volte che pu gli aerei di linea? Paolo Emilio Russo La Stampa, domenica 11 giugno B oicottare Soru. Il tam tam della ri- volta circola, in questo inizio desta- te, dai megayacht in rada a Saint-Tropez a quelli con elicottero e tender ipertecnolo- gici in banchina a Montecarlo; tra chi si prepara al matrimonio pi smart della sta- gione (a Capalbio, Anselmo Guerrieri Gon- zaga sposa, il primo weekend di luglio, Ila- ria Tronchetti Provera, figlia del presiden- te della Pirelli, Marco) a chi ha ballato gio- ved notte al suono dei Gipsy Kings chez Al- berto Rusconi. Alla larga - la parola dordine sussurrata tra lor signori - dalla Sardegna di Renato Soru dopo la sua pi clamorosa trovata: una tassa per i ricchi che nellisola non sono nati o non hanno la residenza. Baffone in salsa sarda? Il tam tam si diffonde di loft in loft, di jet in jet. Meglio la Sicilia, la Grecia o la Croazia. Volare fino a Santo Domingo per oziare a Casa de Campo con i Perfetti, Gazzoni, Mentasti e il gioiel- liere Alberto Pederzani; o buttare lancora alle Baleari come faranno limprenditore Franco Zoppas e la creatrice di modaioli bijoux, Vittoria Ferria Contin, la coppia che in Costa Smeralda, lestate scorsa, ave- va ospitato in barca una festona. E ancora i Pasquini, i Soldati e tantissimi altri: lelen- co di armatori furibondi si allunga di gior- no in giorno. Questione pi di principio che di portafoglio. Non vogliono dover versare alla Regione sarda un balzello unico al mondo: fino a 10 mila euro per uno yacht tra i 30 e i 60 metri, 15 mila euro se anco- ra pi lungo. Le indiscrezioni. Gi alcuni mesi fa, alle prime indiscrezioni, Ship&Boat Interna- tional, la bibbia inglese della nautica da diporto, aveva dato la notizia rimbalzata poi su molti giornali stranieri, dal Finan- cial Times al Sunday Times, con ironici commenti sulla tax on luxury. A maggio la conferma. Il fondatore di Tiscali, eletto presidente della Regione con il centrosi- nistra, era infine riuscito a varare una im- posta regionale (legge numero 4) sulle vil- le e sugli appartamenti costruiti entro 3 chilometri dalla costa (3 mila euro fino a 200 mq, 15 euro in pi ogni metro ecce- dente) ed anche sui jet privati e gli yacht che, in rotta dalla Costa Azzurra verso Sud, anche solo per pochi giorni, entre- ranno da giugno a fine settembre nelle ac- que sarde. Pagher non pagher. Famose proprie- tarie da molti anni di ville in Costa Sme- ralda, da Wanda Galtrucco alla stilista Ma- riuccia Mandelli, mostrano gran fair-play e si dicono pronte a versare la loro bella tassa. Assai diverso il discorso di altri, ita- liani o stranieri, che con i loro yacht pos- sono far rotta verso altri lidi no tax. Que- stione di costume e persino politica. La tax on luxury segna forse il passaggio dallera Berlusconian-deluxe a quella po- pulista-comunista? Si vedr. Intanto, da Londra, anche il tycoon indiano dellac- ciaio, Lakshmi Mittal, ha fatto sapere ai suoi amici italiani che non far rotta sul- lisola; idem gli editori del Daily Tele- graph, i Barclay. Certo, non mancheranno Flavio Briatore, i calciatori e le veline in cerca di visibilit. E, certo, come tutte le rivolte non mancano le esagerazioni e le leggende metropolitane. Il comandante di Octopus, la megabarca (pi di 100 metri) di Bill Gates sinforma sulla benedetta tassa e aspetta a prenotare a Cagliari un posto in porto? Subito c chi parla di fu- ga dalla Sardegna persino delluomo pi ricco del mondo anche se Octopus, in que- sti giorni, in acque ben lontane, in Au- stralia. Bill torner? Per la nuova legge limposta (uniche esentate le barche sotto i 14 metri e le navi da crociera; quelle a vela, anche se lunghe pi di 40 metri, per esempio il Principessa vai via, il Perini del banchiere Ennio Doris, pagano la met; gratis quelle iscritte a una regata) va versata entro 12 ore dallarrivo. Visto che la riscossione dei tributi affidata a capitanerie e guardie forestali, assistere- mo a mirabolanti cacce al ricco tra le onde? A ridere in Sardegna sono in pochi. Ab- biamo i telefoni bollenti, in tanti ci chia- mano per disdire le prenotazioni dei posti in porto. Soru vuole tassare i ricchi catti- vi? Loro se ne vanno dove gli stendono tappeti rossi. Cos uccidiamo il turismo in- ternazionale. Un esempio? Nei giorni scorsi abbiamo perso la prenotazione di uno yacht di 92 metri che doveva restare ormeggiato una settimana. Per noi una perdita secca di migliaia di euro, raccon- ta Gian Battista Borea dOlmo, direttore della Marina di Porto Rotondo. Proteste si levano dagli industriali sardi, dai sindaci (aiuteremo i diportisti a eludere la tas- sa, ha annunciato Franco Cuccureddu, sindaco di Castelsardo) dai porti pi fa- mosi per gli sceicchi a quelli meno fre- quentati nel Sud dellisola. E ancora: pres- sioni, lettere, ricorsi al Tar per una impo- sta che, secondo calcoli ufficiosi, dovreb- be fruttare alla Regione sui 10 milioni di euro. Chi ha di pi paga di pi, ha ribattuto alla protesta linflessibile Soru. Come dar- gli torto? Eppure a sentire il suo conterra- neo Renato Azara, titolare a Porto Cervo della Sardinia Yacht Service, non si tratta di dire adieu a qualche ricco micragnoso: Tutto il nostro settore rischia una com- pleta dbcle! Abbiamo tentato di tutto per convincerlo ma Soru ci tratta da creti- ni. Non dialoga, non capisce che il nostro un business importante e ha un indotto vi- tale per la nostra isola. Azara sostiene che dietro a ogni yacht ruota un mondo (dagli ormeggiatori ai taxisti, dai negozi di lusso a chi vende pesce fresco) che ora ri- schia la crisi. Allarme ingiustificato? Alle fiere nautiche di Dsseldorf e Miami, men- tre sindaci e operatori turistici sardi cer- cavano di catturare clienti con offerte e ta- riffe bloccate, non si parlava che della tas- sa Soru. Assurdo!, sostiene Massimo Re- vello, presidente dellIsyba (i mediatori marittimi italiani) e vicepresidente di As- sonautica-Assocharter. Pare che Soru con questa mossa volesse mettere sotto pres- sione il ministero del Tesoro per incassare infine crediti dovuti alla Sardegna dallo Stato. Per ora, per, ha messo sotto pres- sione due dei pochi settori - ledilizia e la nautica - che producono redditi nella no- stra isola, accusa Gavino Sini, presidente della Confcommercio del Nord Sardegna (da Sassari alla Gallura c il 60% dei 6 mi- la posti barca regionali). In una Regione che ha un tasso medio di disoccupazione alto (tra il 15 e il 18%, e sale al 30% tra i gio- vani) la nautica, secondo Gavino Sini, pu diventare una fonte di sviluppo e occupa- zione. La tempesta. Sar solo una tempesta di- nizio estate? E, nonostante tutto, le meravi- gliose coste sarde richiameranno come ogni anno i naviganti? Per intanto Azara, nella speranza di un ravvedimento del go- vernatore, consiglia i suoi clienti di non pa- gare. I sindaci in rivolta pure. Revello ag- giunge beffardo un particolare: Se Soru voleva farla pagare ai super-ricchi ha sba- gliato i calcoli. Forse non sapeva che quasi tutti i megayacht sono registrati come unit commerciali e quindi sono esentati dalla tassa. Morale: a pagare saranno quelli di fa- scia media con barche dai 14 ai 24 metri. Solita solfa, anche tra i diportisti, anche in acque sarde, la pi batostata sempre la middle class. Chiara Beria di Argentine Con 33 milioni di euro Berlusconi si compra un Boeing Quando la papera diventa pollo 75 metri quadrati di cabina arredati come una casa, 2 mila euro per unora di volo Bye bye Soru, tu ci tassi e noi andiamo a nuotare altrove ABS T RACT S BUS T E PAGA PEIXINHO Dizionario multilingue del calcio: Ogede (un tiro svirgolato in nigeria- no), Mos (il dribbling che consente di pas- sare fra due calciatori in area di rigore in danese), Pong (melina in danese), Vuurpijl (campanile in olandese), kerze (candela in tedesco), ala di piccione (il gol di tacco sollevando mezza gamba in francese), fou- lard (il passaggio realizzato con una finta in cui si incrociano le gambe in francese). Il tunnel in Inghilterra viene tradotto con le- quivalente di noce moscata, in Austria un cetriolino, in Olanda un cancello, in Unghe- ria un grembiule, in Brasile una cannuccia, in Francia un piccolo ponte (il grande pon- te si ha quando si manda la palla da una parte e si aggira lavversario dallaltra, quello che in Brasile chiamano drible da vaca, dribbling della mucca). In Germania chiamano il fallo tattico freno demergenza, Wembleytor il gol assegnato anche se la palla non ha superato la linea (in ricordo di quello subito contro lInghilterra nella fina- le dei mondiali del 1966). In portoghese la papera si chiama frango (pollo), il colpo di testaintuffopeixinho(pesciolino), il tiropo- tente pepinazo, il tiro sopra la testa del por- tiere vaselina. In Sudafrica shoeshine (lu- strascarpe) la finta che si fa passando la scarpaattornoallapallaferma, rainbow(ar- cobaleno) la mossetta con cui si alza il pal- lone sopra la testa da fermi sfregandolo fra i due piedi (fonti: il Dizionario del calcio in sei lingue di Paolo Scotini, il sito del quotidia- no inglese The Guardian) (Stefano Bartez- zaghi, la Repubblica 15/6). CLASSIFICA/1 Una giuria scelta da Chi (Paola Ferrari, Platinette, Selvaggia Luca- relli, Lory Del Santo pi la docente di psi- cologia medica Isabella de Martini) ha elet- to Gilardino calciatore pi bello del Mon- diale (secondo Nesta, terzo Owen, quarto Beckham, poi Figo, Toni, CristianoRonaldo) (Marco Ansaldo, La Stampa 14/6). CLASSIFICA/2 Secondo la rivista olande- se Gay Krant, Cristiano Ronaldo il calcia- tore pi bello del mondiale (secondo lo sve- dese Rosenberg, terzo lolandese Heiting) (la Repubblica 15/6). CLASSIFICA/3 Secondo un sondaggio on- line del settimanale tedesco Bunte Freddie Ljungberg il calciatoreconpisex-appeal del mondiale: lo svedese ha ottenuto il 42% delle preferenze, seguito da Cristiano Ro- naldo (15), Beckham e Del Piero (14), Bal- lack (12) (il manifesto 16/6). MANAGERGli americani lavorano in media 205 ore in pi allanno rispetto agli italiani, 371 in pi dei tedeschi e 473 in pi dei norvegesi. Circa il 40 per cento non usu- fruisce delle vacanze, ma la percentuale sa- le al 54 per cento tra manager e professio- nisti. Forbes ha svolto uno studio su alcune grandi societ del sud della California e ha scoperto che i manager pi validi lavorano in media 52 ore a settimana, contro le 70 di quelli meno produttivi. Secondo una ricer- ca di ununiversit del North Carolina le persone che dedicano troppe ore al lavoro hanno il 40 per cento di possibilit in pi ri- spetto alla media di arrivare al divorzio (Io- landa Barera, Corriere della Sera 16/6). VIDEOGAMESAlugliosarinauguratoad Amsterdamun centro per curare le persone maniachedi videogiochi. Unastanzacostatra i 350 e i 442 euro, il trattamento dura dalle 4 alle 8 settimane, durante le quali i pazienti devono trascorrere il tempo in attivit ri- creative alternative: ballo, go kart, lanci col paracadute. Strutturesimili stannonascendo in Francia, Usa, Cina e Corea del Sud. Si sti- machenel mondotredici milioni di persone giochino abitualmente coni videogames e in particolare in Corea del Sud sei persone su dieci (nella fascia det compresa tra 9 e 39 anni) si consideranogiocatori incalliti. InCo- rea del Sud lo scorso anno 7 persone hanno persolavitapereccessodi gioco. Inagostoun uomodi 28anni mortodopo50oreininiter- rotte passate al videogico. Esemplare la sto- ria di quel francese di 25 anni che, deciso a smettereconi videogames, avevaorganizzato un viaggio di una settimana in Sudamerica: arrivato a Rio de Janeiro si chiuso nellIn- ternet caf dellaeroporto e ha trascorso l lintera settimana (Enrico Franceschini, la Repubblica13/6). E-MAIL Una ricerca della Symantec ri- vela che il 34 per cento delle persone che lavorano in aziende controlla le-mail ap- pena sveglio, il 30 per cento lo fa pure pri- ma di andare a dormire, il 40 per cento non pu farne a meno quando in vacanza e il 38 per cento anche quando ammalato. I dipendenti delle aziende italiane dedicano almeno due ore al giorno a scrivere e leg- gere messaggi di posta elettronica, con una media quotidiana di 32 e-mail ricevute e 24 inviate. La maggior parte di loro controlla la casella per la prima volta alle 8 e 40 del mattino, mentre lultima occhiata avviene intorno alle 17 e 40 (Giancarlo Radice, Cor- riere della Sera 16/6). La Stampa, luned 12 giugno S ilvio Berlusconi rinnova il suo parco macchine, acquistando un nuovo aereo privato; Libero titola Berlusconi si fa il suo Air Force One; ma sarebbe affrettato ricavarne uninvettiva contro lo sfarzo sim- bolico che si concede il Cavaliere anche da capo dellopposizione. Anzi. Laereo privato , a ben guardare, un to- tem della politica e persino della societ contemporanea tout court, quella in cui chi non ha laereo suo lo affitta, e chi non lo af- fitta se lo fa comunque prestare, come fos- se troppo poco da parvenu doversi preno- tare un Alitalia. Tra laltro il Cavaliere non sfogger lo sfarzosissimo Boeing 747 modi- ficato, prodotto in soli due esemplari e for- nito in dotazione solo al presidente degli Stati Uniti. Si accontenter di un 737 Bbj (per la cronaca: Boeing business jet) che usano gi altri 40 capi di Stato (pazienza se lui non lo pi), costa comunque 33 milio- ni di euro, e ha dotazioni personalizzate parche: al posto dei 400 passeggeri che avrebbe lanalogo modello di linea, ci sono cucina, divani angolari, armadio, camera da letto, telefoni satellitari, legni di presti- gio nelle rifiniture e dorature nelle toilette. vero, unora di volo tra carburante e ma- nutenzioni varie costa duemila euro, e le spese di mantenimento sono altine, otto mi- lioni di euro lanno. Tuttavia pensateci: la scelta del Cavaliere potrebbe addirittura rivelarsi, a una sommaria ricostruzione sto- rica, assennata. Per lo meno, in sintonia con lo spirito dei tempi. Lho preso proprio per venire incontro alle esigenze di risparmio del governo..., ha spiegato Silvio ai suoi parlamentari, co- me gi fece quando acquist il suo prece- dente Falcon; e natural- mente sar stata (an- che) una vanteria, la sua. Il fatto che sullaereo privato, e altra gadgettistica simile, s pratica- mente costruita una fetta di storia socio-po- litica recente, oltre- tutto senza particola- ri distinzioni tra po- litici ricchi e po- veri, di gover- no o di opposi- zione, talvolta pure di lotta, con interessanti ricadute nienteme- no che nella sfera politico-pecoreccia, che cos tanto tocca i nostri immagina- ri. Per dire, qualche anno fa Cossiga rivel che il nome Casa delle Libert laveva in- ventato lui, e indovinate dove? A ottomila metri daltezza, involosul Mediterraneo, di ritorno dal funerale di Craxi, ospite sullae- reo di Silvio. Laltro colse, letteralmente, al volo. Suaerei privati si sonorettevotazioni de- cisive, come quando nel 94 lAvvocato Agnelli mise a disposizione il suo a Norberto Bobbio per con- sentirgli di anda- re a votare per Spadolini, in cor- sa per la presi- denza del Senato (che poi and co- munque a Scogna- miglio); ma si sono anche sfiorati pasticci internazionali come quando, febbraio 99, Sergio Mattarella rivel che il curdo Ab- dullah Ocalan aveva lasciato lItalia per li- bera scelta con destinazione Russia, su ae- reo privato noleggiato (della Snam) non s mai capito bene da chi, forse dai russi, for- se no; o s talvolta sfiorato il ridicolo, come quando allimprenditore Ciarrapico and a fuoco il suo, di aereo, che tra laltro aveva prestato a Bruno Vespa per andare a Bagh- dad a intervistare Saddam Hussein. Ecco, non c solo la silviet in materia. Se ci salito Ocalan nessuno pu osare so- spettare che non li usassero i socialisti, gli aerei privati. Quando nel 93 il partito fu spazzato via dalle inchieste, e alla segreta- ria entrarono quelli di Benvenuto, scopri- rono che si pagavano affitti costosissimi e si prendeva laereo privato anche per andare a Strasburgo. Ma poi proprio Silvio, giusto per restare dalle parti di via del Corso, us un aereo privato per spedire ad Hamma- met la squadra di medici che oper Bettino Craxi, e dunque loggettino pu anche ave- re fini umanitari. Laereo privato, vero, diventa talora un giochino che quasi pretende lesagerazione frivola, ma in fondo bisognerebbe esserne grati a proprietari o affittuari. Nel 2003 Ber- lusconi ci and a Manchester a vedere la fi- nale di Champions portandosi dietro solo Emilio Fede, Bonaiuti, Gabriella Carlucci e niente parlamentari forzisti, quelli ven- nero dopo, in charter. Ventanni prima, se sono veri i racconti di Cicciolina al setti- manale News, ci sal lei, Ilona, invitata da lui, bello e affascinante, allegro e diver- tente, e aveva anche molti capelli. Ales- sandro Moggi ne ha affittato uno per fare colpo su Ilaria DAmico; che, tra laltro, gli ha pure dato buca. Insomma, magari Silvio ne ha comprato uno costoso, celandosi dietro le ragioni di sicurezza. Eppure vero, come osserv immortale Gasparri al governatore Formi- goni: A Rob, com possibile che tu non abbia laereo privato? Ce lhanno gli alba- nesi, che so morti de fame, e tu che gover- ni la ricca Lombardia, niente?... Jacopo Iacoboni Lho preso per risparmiare La Stampa, venerd 16 giugno C astelnuovodi Porto(Roma). Unodei luo- ghi pibrutti dellemisfero boreale, una specie di capitale mondiale della burocra- ziaedellesteticaburocratica, diventatola capitale mondiale del sogno berlusconiano. Si tratta del Centro Polifunzionale della ProtezioneCivile, lungolatraversadel Gril- lo nella frazione Ponte Storto del Comune di Castelnuovo di Porto nella cintura set- tentrionale di Roma. Gi lindirizzo mette ansia. Il Centro Polifunzionale costituito da sei enormi hangar, numerati, prefabbri- cati, cemento chiaro, tutti su due piani. E circondato da rete e filo spinato. Il perime- tro di questo gulag del funzionario statale misura quasi due chilometri e mezzo. L dentro milioni di schede elettorali sono cu- stodite, impilate, catalogate, pronte per es- sere conteggiate e verificate. Ieri, intornoalle15, finitalaprimadi al- cune fasi al termine delle quali il capo di Forza Italia spera di recuperare i 24 mila voti di distacco presi alla Camera e di esse- re proclamato vincitore delle Politiche do- po supplementari e rigori. Ieri, poco prima delle 15 e con una decina di giorni dantici- po sulla tabella di marcia, gli oltre duecen- to controllori hanno finito di controllare. Si sono ingoiati circa sessantunomila verbali provenienti da tutte le circoscrizioni. Il ter- mine tecnico squadratura. Hanno aper- to i verbali, guardato gli iscritti, i votanti, i voti di lista, i totali. Hanno fatto accerta- menti incrociati e, testuale, emersa una percentuale del tre per cento che risulta squadrata e non in coincidenza. Tradu- zione: pi o meno tremila verbali non sono corretti. Non una percentuale alta, dice il funzionario. contento perch da doma- ni, oggi per chi legge, la deportazione fini- ta. Si torna a lavorare a Montecitorio. Per arrivare qui bisogna uscire da Roma percorrendo la Salaria, perdersi, e quando ci si definitivamentepersi si arrivati. Op- pure, se si funzionari della Camera, basta prendere il bus navetta che ogni giorno par- te da piazza del Parlamento. Al Centro Po- lifunzionale si oltrepassa la sbarra soltanto se si autorizzati. Si va a sinistra verso lhangar numero 5. Negli altri c, appunto, la Protezione civile, e poi la Croce Rossa, larchivio della Corte dei Conti, quello del- la Presidenza del Consiglio. C pure un centro sportivo, ma probabilmente in di- sarmo. C un campo da calcetto con fondo in asfalto. C un bar terrificante. Una men- sa dove servono in piatti di plastica robe ti- po petto di pollo alla piastra e zuppa di far- ro. Ma immangiabile anche linsalata. Una decina di giorni fa si consumata una rivolta, e i funzionari sono usciti dal gu- lag per andare in trattoria: Con dieci euro, fettuccine fatte in casa, pane e vino. Dun- que, si entra e si va a sinistra. Lungo la re- cinzione ci sono container con adesivi del ministerodellInterno, vecchietraversinein legno delle ferrovie, piccole discariche, fur- goni in odore di archeologia industriale, ambulanze, tende, il parcheggio delle auto. Gli hangar stanno nella parte pi esterna dellappezzamento. Inmezzocil vuoto. So- lo erba. Sino a pochi giorni fa era alta e vi soggiornavano i gatti randagi. Ora lhanno tagliata e al posto dei gatti ci sono balle di fieno. E allora, si va a sinistra e si raggiunge lhangar 5. Al piano terreno ci sono centi- naia di scatoloni e poi faldoni e scartoffie. Sono i nostri voti. Al primo piano ci sono trenta postazioni con i computer. Le pareti, allesterno in cemento, dentro sono rivesti- te di plastica. C laria condizionata. Nes- suno sano di mente oserebbe definirlo ter- ritorio della Camera dei deputati. Qui lavorano circa centocinquanta inte- rinali e sessanta/settanta funzionari della Camera. Una volta gli interinali non cera- no. Lusanza nata la scorsa legislatura e non si capito se la Camera sia presa dal- lesigenza di creare indotto oppure se mol- ti funzionari rifiutano la trasferta. In realt la rifiutano anche i parlamentari. Tempo fa vennero Elisabetta Gardini e Gregorio Fontana, entrambi di Forza Italia. Qualche volta si visto Donato Bruno, presidente della Giunta delle elezioni, anche lui ber- lusconiano. La scorsa settimana ha fatto una visita di cortesia Fausto Bertinotti. Nessun altro. Adesso, per, si passa alla fa- se due. Abbiamo avuto un problema perch la nuova legge elettorale non dava risposta su chi dovesse essere il relatore del premio di maggioranza, ossia della circoscrizione na- zionale, per il fatto che il regolamento non eraadeguato.... Il presidenteBrunohapre- so il compito sul serio. Spiega con puntiglio come stanno le cose, sebbene ad ogni passo ci si senta un po pi smarriti. Hangar pre- fabbricati, funzionari, interinali, squadra- ture, verbali, relatori, regolamenti. Com lontano il Novecento, secolo che vide la na- scita di Forza Italia sulla linea programma- tica dellassassino della burocrazia. Impic- cheremo i lacci ai loro lacciuoli, dicevano ad Arcore. Ora Berlusconi e i suoi si sono tuffati di testa dentro ai rovi del fiscalismo per trovare il comma ter che li dichiari so- pravvissuti. Tocca ai trenta membri della Giunta. Ognuno ha una circoscrizione, screening da concludere, ricorsi da esami- nare. Per ottobre, massimo novembre, sa- premo. Attenzione, un uovo di Pasqua. Dentro pu esserci di tutto, avverte Dona- to Bruno. Mattia Feltri Viaggio nellhangar di campagna dove si contano i voti che il Cav. spera di recuperare BERIA DI ARGENTINE Chiara. 56 anni, mezza milanese e mezza piemontese, edito- rialista della Stampa. Ha cominciato a 22 anni, stata inviato speciale di Panorama e di Canale 5 per la trasmissione Tivv tivv, vicedirettore dellEspresso, ha fondato e di- retto per molti anni il giornale di San Patri- gnano. stata capo della redazione milane- se della Stampa e direttore di Specchio. Due figli: Emanuele, di 30 anni, direttore di Mens Health e Matteo, di 24, avvocato spe- cializzato in antitrust. Sua passione: sciare e godersi la vita. BONINI Carlo. 39anni, romano. Laureatoin giurisprudenza, hainiziatoal manifestopoi ha scrittoperil CorrieredellaSeraeadessonel- la redazione romana di Repubblica. Libri: La toga rossa; Il fiore del male. Bandito a Milano; Guantanamo e Il mercato della paura (con Giu- seppeDAvanzo). sposatoehaunfiglio. CERATI Francesca. 44 anni (14-02-62) di Lecco. Maturit scientifica, laurea inFarma- cia allUniversit di Milano, giornalista pro- fessionista dal 1992. stata 4 anni al Giorna- le del medico, 6 anni a Top Salute, 1 anno al canale televisivo satellitare Salute e benes- sere, in qualit di autore, 1 anno a 24-Ore Tv, da 3 anni al Sole-24 Ore. DAVANZOGiuseppe. 52 anni. Napoletano, inviatodi Repubblicadal 1984. Nel 1998pas- satoal CorrieredellaSera, poi tornatoaRe- pubblica come vicedirettore. Laureato in Fi- losofia, ha cominciato come cronista per Pae- seSeraa26 anni. DELUCAAldo. 60 anni, senese. Dopo la maturit classica studi di Filosofia mala- mente interrotti, ha iniziato a scrivere per ungiornalettoscolasticodi cui nonricordail nome. fratellodellexsenatoreverdeAthos De Luca e di Sergio, ex braccio destro di Bil- l. Per sei anni stato sosia di Achille Oc- chetto al Bagaglino. Da 6 anni titolare di una rubrica di costume Fuga di notizie sul Messaggero. FELTRI Mattia. 36 anni, bergamasco, debut- to nell88 a Bergamo Oggi, poi Il Foglio (1996- 2004), quindi Libero, conil padre, e infine alla Stampa, di cui inviatodaquestanno. TifaTo- rodallastagione1976/77, gli piaccianolastoria, laletteratura, lamusica(di tutti i generi). GRAMELLINI Massimo. 46 anni, torinese, editorialista della Stampa. Ha cominciato al Corriere dello Sport, poi stato assunto a Il Giorno e, nell89, alla redazione romana della Stampa(haanchedirettoil magazineSpecchio, orasi occupadellapostadel cuore). IACOBONI Jacopo. 34 anni, lavora a La Stampa dove scrive di politica e societ. Ex borsista dellIstituto Croce di Napoli. Nel 2005 havintoil premioIschiadi giornalismounder 35. Hasmessodi giocareabasket a17anni, per uninfortunio. Amai Radiohead. PERNAGiancarlo. 66 anni, romano, inviato di Panorama dal 1997, scrive anche su il Gior- nale. LaureatoinGiurisprudenzaaRoma, a32 anni halasciatolaprofessionedi avvocatoper diventarecronistapoliticodellAnsae, dal 93, inviatodeLEuropeo. Haunafiglia: Cristina, di 29 anni. Appassionato di passeggiate e arram- picateinmontagna. PEROTTI Roberto. Ha conseguito il PhDin Economics al MITnel 1991. Dopo 10 anni alla Columbia University di NewYork e due anni allEuropean University Institute di Firenze, attualmente professore di economia allUni- versit Bocconi. redattore del sito di infor- mazione economica www.lavoce.info ededito- rialistadel Sole-24 Ore. PIERACCI Alessandra. 51 anni, di Genova, lavora nella redazione genovese de La Stam- pa. Ha cominciato collaborando al Corriere Mercantile. Poi a La Stampa: caposervizio della redazione spettacoli a Torino. torna- ta nella sua citt nel 1996. Sposata, una figlia di 11 anni. RASYElisabetta. Scrittrice, vive e lavora a Roma. Ultimo libro: La scienza degli addii (Riz- zoli, 2005). RUSSO Emilio Paolo. Ha 29 anni, nato a Como. Da piccolo frequentava le sezioni del Pci, nel 2000arrivaaLibero. Oravicecapodel- la redazione romana e si diverte molto. Ama i concerti hiphop, i libri di AldoNoveelapoli- tica. Detesta i filmfrancesi e i ribaltoni. fi- danzato. SCARAFFIA Giuseppe. 56 anni, torinese, laureatoinFilosofiaallaStataledi Milano. Vi- ve nel ghetto della capitale con una bizantini- sta e sua figlia. Passa il suo tempo a scrivere e pubblicaunpo dappertutto. Nonamaviaggia- re. Il suo hobby principale cercare vecchi li- bri sullebancarelle. Laperturadi primapagina statarealizzatadaMassimoParrini ANNO XI NUMERO 143 - PAG 4 IL FOGLIO QUOTIDIANO LUNED 19 GIUGNO 2006 (segue dalla prima pagina) Il suo fu un rientro che sarebbe generoso definire trionfale. Caz- zullo: Davanti al Duomodi Napoli loaccol- gono con le bandiere dei Borboni: il princi- pe contestato da destra; ai nostalgici di Franceschiello si uniscono i missini della Fiamma tricolore e i disoccupati organizza- ti; al grido traditori, jatevenne i Savoia guadagnano la cappella di San Gennaro da uningresso secondario, tra fumogeni e getti dacqua. Ugo DAtri presidente della guar- dia donore del Pantheon tenta di reagire e innalzaleinsegnesabaude; glielestrappano elebrucianosul sagrato. Lostiledei princi- pi quello di Antonio Fazio, linviato delle Iene Enrico Lucci viene malmenato dalla scorta. Eppurequalcunocominciavaapren- derlo sul serio, il re mancato. [3] Lo scontro tra innocentisti e colpevo- listi. Vittorio Feltri: Sar vero quello che gli attribuiscono? Le carte dicono cose orrende da magnaccia e da porcone e noi stentiamo a credere. [14] Il movimento borbonico: Buon sangue non mente [15] I monarchici filo-Savoia: un nuovo ca- so Tortora. Emanuele Filiberto: Luni- ca cosa che mi consola che tutto questo viene dal pm Woodcock, che di casini - mi risulta - ne ha fatti pi di uno. [16] Lex ministro Gasparri: Da Cossiga in gi! Lui, le inchieste, le fa prendendo la guida Monaci, incrociando Madre Teresa di Calcutta con David Beckham, il Papa con il gatto Silvestro e questa volta un Savoia con il portavoce dellex ministro degli Esteri. [17] Dario Del Porto: Nato in Inghilterra, padre britannico, docente dellAccademia navale di Livorno, e ma- dre napoletana, Woodcock pu conside- rarsi partenopeo a tutti gli effetti. Studi classici al liceo Umberto, sposato con una ragazza di Napoli [...], entra in magi- stratura nel 1997. Svolge il tirocinio come pubblico ministero con lallora pm Arci- baldo Miller, il capo degli ispettori del ministero di Grazia e Giustizia appena ri- confermato nellincarico dal guardasigil- li Clemente Mastella. Alla Procura di Po- tenza arriva in prima nomina. E fa im- mediatamente parlare di s per le sue in- chieste. Clamorose, dirompenti. Ma an- che discusse. [18] Henry John Woodcock un nome diffici- le da dimenticare. Vittorio Feltri: Non so- lo perch inglese ma anche per il signifi- cato, ha a che fare se non erro col cazzo. [14] Mattia Feltri: Woodcock un pubbli- co ministero che parla poco. Quando par- la, dice cose cos: Sono un cinico che ha ancora voglia di illudersi. Da cinico con voglia di illudersi, dice anche: Noi che viviamo in tribunale siamo uomini fortu- nati perch, senza pagare il biglietto, ab- biamo un posto in prima fila nel teatro della vita. Il suo, quantomeno, un tea- tro molto ben frequentato. [19] Imarisio: Possibile che questa volta la sua indagi- ne si riveli di granito, ma va detto che i precedenti non sono tutti incoraggianti. Quando hanno a che fare con Woodcock, i garantisti ad oltranza apparecchiano il banchetto. Nel dicembre 2003, per dire, si limit a chiedere larresto di: Tony Renis, cantante; Anna La Rosa, giornalista, an- che se lavviso di garanzia la definiva soubrette; Nicola La Torre, politico al- lepoca portavoce di Massimo DAlema; Sergio DAntoni e Franco Marini, ex se- gretari Cisl e anchessi politici dalle di- verse fortune. Varie ed eventuali, finirono nellinchiesta anche due ministri, Antonio Marzano (Attivit produttive) e Maurizio Gasparri (Telecomunicazioni), lamba- sciatore Umberto Vattani - che alla fine stato davvero rinviato a giudizio per pe- culato per quei fatti, ma da altra procura -, ed il noto Flavio Briatore, cos veniva definito, noto. Furono i suoi carabinie- ri a spiegargli che Telecamere era un pro- gramma leggermente diverso dal Grande fratello, e che Tony Renis non era il mari- to di Rita Pavone. Woodcock ammette tranquillamente di non avere tempo per guardare la televisione e ascoltare musi- ca dantan. [20] Nonostante linfausta sorte, quellinchie- sta dice molto della personalit di Wood- cock, magistrato moralizzatore se ce n uno. Imarisio: Part per dimostrare le- sistenza di una associazione a delinquere che ne faceva pi di Bertoldo, dagli ap- palti per le pulizie degli uffici, alla com- pravendita internazionale di idrocarburi, alla riscossione di crediti fiscali. Scivol subito nellanalisi sociologica del genero- ne romano, il solito sottobosco di amicizie millantate, clientelismo e regalie abnor- mi. Mercimonio, logica dello scambio, baratto, furono i savonaroleschi termi- ni usati per descrivere quel mondo, citan- do come prova di corruzione anche for- niture di pesce fresco per alcune centi- naia di Euro, articoli di abbigliamento, oggetti preziosi regalati da aspiranti play- boy ad aspiranti veline. Il Gip fece notare che oltre allo sforamento della competen- za territoriale cera anche una impropria valutazione penale di storielle non certo edificanti, ma attinenti alla presunta dol- ce vita romana e alla sfera privata dei suoi protagonisti. [20] La domanda pi diffusa nelle redazioni, quando spunta Woodcock, : Ma Potenza che diavolo centra. [19] Imarisio: Dot- tore, lei proprio forte. Se per sbaglio il Papa passa di qua, fate arrestare pure lui. Ogni tanto, Woodcock confessa di non capire se le battute dei marescialli che compongono la sua squadra di polizia giu- diziaria siano frutto di adulazione o sono- ra presa per i fondelli. [...] Potenza bella. Ma con tutto il rispetto, non New York. [...] Da quando in citt arrivato il giudice Woodcock, invece si balla che un piace- re, sembra che ogni intrigo, ogni cospira- zione abbia la Basilicata come inevitabile snodo. [20] Firme Vittorio Emanuele ANNO XI NUMERO 143 - PAG I IL FOGLIO QUOTIDIANO LUNED 19 GIUGNO 2006 La Stampa, sabato 10 giugno G enova. Dopo essere insultato in cuffia per 8 ore esci dallufficio che odi tutti. Vuoi solo andare a casa per isolarti dal mondo. Quando arrivano tutte le chiamate non c un attimo di tregua e il cervello va in tilt. A volte non riusci- vo quasi a guidare, ero in difficolt, come ubria- co. Quando prendi centinaia di telefonate il cervello sempre sotto sollecitazione, perch devo risolvere il caso di qua, di l, su e gi e poi tutto in tre minuti, altrimenti il tutor ci sgrida. C un monitor rosso sopra la testa che indica i minuti di tutti, e c laspect, con lorologio, sul tavolo di ciascuno. Marco P. ha 35 anni, un diploma e un lavoro precario in un call center. A lui e agli altri 999 operatori genovesi, espres- sione locale di un fenomeno in espansione in Europa e in Italia, dedicata uninchiesta pro- mossa dalla Cgil di Genova, condotta in colla- borazione con la Asl 3 genovese e un gruppo di lavoro formato dallo psichiatra Angelo Guarnieri, dallesperto di organizzazione del lavoro Lucio Rouvery, dal responsabile Asl Michele Piccardo, e da Paola Pierantoni, dello Sportello sicurezza della Camera del lavoro genovese. Come si entra in un call center? Allinizio si fa un colloquio molto semplice con uno dei supervisor, cheti valuta, poi vieni provatoper un mese, ma spesso i mesi diventano tre. Finito il periodo, puoi essere con- fermatoper altri tredice Marco P. E questa storia della conferma non fini- sce mai. Lambiente di lavoro piccolo, rumo- roso, fatiscente, mala- mente riadattato. E se un giorno ho il raffreddo- reosonogidi voceenon posso andare a lavorare, allora non mi pagano. Una volta mi hanno lasciato a casa 20 giorni - racconta loperatore - e quando ho telefonato mi sono sentito rispondere: quando tu hai bisogno di un mese per andare in vacanza destate, dov il problema? Noi ti lascia- mo a casa adesso perch adesso non abbiamo il lavoro. I dipendenti di alcuni call center sono intercettati: Tutte le telefonate sono regi- strate per la lunghezza e per lesito. Ma non sai mai se uno ti ascolta quando le cose vanno bene o quando vanno male. La giornata lavo- rativa comincia con un briefing, ovvero in una riunione in cui sono distribuiti gli incarichi: Il supervisor dice: tu tizio sei su Tele2 mail, tu Caio sei su Adsl. Per interrompere, per andare in bagno, per bere dobbiamo vedere quante persone della nostra sala sono uscite, non possiamo stare fuori pi di tre per volta. Si schiaccia un tasto per iniziare il conteggio della pausa, poi si va al foglio dove uno mette il nome, a che ora usci- to. Le sale sono grandi, non si vede quanti man- cano, allora c un semaforino che d il verde quando si pu andare. In quattro ore si fanno un centinaio di telefonate, due o tre minuti per persona. Per alcune campagne abbiamo nomi finti, forse dei codici per poter risalire al call center, e quando si su una campagna meglio restar- ci, altrimenti rischi di confonderti e sbagliare nome. Lansia in agguato. Perch poi se anche fai 10 ordini al giorno, allindomani come se non ci fossero mai stati, quindi ti dico- no come mai non hai risultati?. La fatica peg- giore stare per tot ore attaccato a un compu- ter, guardare sempre lo schermo, ed esci con lo sguardo fisso nel vuoto. E poi il dolore al collo per la posizione, mal di testa quando c caldo, brusio, confusione, nelle giornate con tante chiamate. In conclusione i contact centre sono davve- ro le fabbriche del 2000, i miei amici che lavo- rano alle Acciaierie dellIlva o alla Compagnia Unica del porto sicuramente hanno un tipo di lavoro pi pesante dal punto di vista fisico, anche rischioso, ma psico- logicamente stanno molto meglio. Allinizio ero finito persino in un sottoscala. Sai, quando fanno le inser- zioni ci mettono magari Fastweb, Telecom, ma tu non sai come azienda chi siano e ti ritrovi in uno scantinato senza finestre. Io sono andato via subito, ma cerano quattro persone che lavoravano addirittura consultando gli elenchi telefonici per trovare nomi e numeri. Sintetizza Rita Guglielmetti, segretaria della Cgil Liguria: I dati della ricerca ci indicano che urge correre ai ripari sul piano sindacale, legisla- tivo e delle funzioni di con- trollo esercitate dalle isti- tuzioni. Alessandra Pieracci L AV ORA T ORI Semolino mentale La Stampa, sabato 10 giugno N onil casodi andarli acercareinCinaoinqualchesperdutovillaggiodel Pakistan. Inuovi schiavi abitanoaccantoanoi eci stannopureantipatici. Sonoquelli cheal telefonorispon- dono con frasi evasive alle nostre richieste daiuto o al contrario chiamano con petulanza per offrire servizi che raramente ci interessano: la tribdei call center, di cui ieri stato reso noto il primo censimento impietoso. La creazione di unceto di capri espiatori professionali come il Malaussne di Pennac, sul quale lutente insoddisfatto possa scaricare le sue rabbie, ha pro- dotto due risultati drammatici. La retrocessione del consumatore a suddito, costretto a dialo- gare con voci senza volto, sempre diverse, sempre gentili e sempre incompetenti a risolvere il suo problema. Ma soprattutto il ritorno inauge di quel lavoro a cottimo che ci eravamo illusi di aver confinato nel museo della memoria: semafori verdi per poter andare in bagno, il rumore del faxcheperforalecuffiecomeunosparo, turni di 120telefonatein4orecheneancheMoggi, al termine delle quali la schiena sembra un inno alla scoliosi e il cervello ridotto alla consi- stenza di unsemolino. Una catena di montaggio mentale che si consuma inambienti sovraffol- lati, constipendi che nonbastano a pagare laffitto di una monocamera. Agli albori del turbocapitalismo ci eravamo raccontati la favola che i call center fosse- ro il classico lavoro temporaneo che avrebbe permesso ai giovani di guadagnare qualcosa in attesa di spiccare il volo. Oggi let media degli schiavi con le cuffie 40 anni, quando un impiego del genere, pi che un trampolino, viene percepito come lanticamera del falli- mento esistenziale. Pensiamoci, la prossima volta che digitiamo uno di quei numeretti telefonici che fanno ridere solo nelle pubblicit. Massimo Gramellini I l 14 giugno il ministro del Lavoro Cesare Damiano ha firmato la circolare 17/2006 sulle collaborazioni a progetto nei call center. Il contrat- to a progetto pu essere firmato solo per le attivit promozionali, legate a una specifica e singola campagna. Per la collaborazione dovr essere individuata lazienda che ha commissionato il lavoro; il contratto non potr avere durata superiore alla durata della campagna; va indicato il tipo di attivit richiesta al collaboratore (sondaggi, promozioni, vendite); necessario indicare la tipologia di clientela da chiama- re. Il collaboratore a progetto autonomo e sceglie il proprio orario di lavoro, senza dover chiedere autorizzazioni e senza dover fornire giu- stificazioni. Al pi lavoratore e azienda si possono accordare stabilendo fasce orarie. Invece le attivit in bound (i call center che non fanno telefonate, ma ricevono le chiamate dei clienti: la parte pi consistente del settore) devono essere ricondotte nel lavoro subordinato. GLI SCHIAVI DEI CALL CENTER Lavorare 65 ore a settimana? Il Sole-24 Ore, mercoled 7 giugno C hi decide quanto e come si lavora in Europa? In que- sti giorni si stanno scontrando due filosofie: da un lato il Regno Unito, che vuole mantenere la possibilit di lavorare fino a 65 ore settimanali; dallaltro il Parlamento europeo, Francia, Spagna e altri Paesi, che vogliono imporre a tutta lUnione europea un limite massimo di 48 ore. Quali sono le motivazioni? importante distinguere quelle ufficiali da quelle reali. Una prima motivazio- ne ufficiale di tipo etico: quando il Parlamento euro- peo vot a favore delle 48 ore, la decisione fu salutata come una conquista di civilt, quasi si trattasse di difendere masse di lavoratori sfruttati come ai tempi di Marx ed Engels. Eppure, se chiedete agli inglesi ci che essi trovano immorale sono i tassi di disoccupazione e inoccupazione a cui le rigidit dei mercati del lavoro francesi e italiano condannano quote scandalose di gio- vani e donne. Una seconda motivazione ufficia- le che orari pi brevi favoriscono la produttivit: si lavora meno, ma meglio. I fatti mostrano che vero lesatto contrario: un lavoro di un team di studio- si europei guidati da Francis Kramarz, e presentato a un recente convegno della Fondazione Debenedetti, mostra che nelle aziende tedesche in cui stato negoziato un allungamento dellorario di lavoro la produttivit salita, mentre in quelle francesi in cui stato imposto laccorciamento dellora- rio la produttivit diminuita. Una terza motivazione ufficiale si basa su un perenne beniamino di politici e sinda- calisti: lillusione che ci sia una quantit di lavoro data e quindi che ridurre lorario di lavoro ampli il numero degli occupati. Studi su studi hanno mostrato la fallacia di questa posizione: in tutti i Paesi in cui la riduzione dellorario di lavoro stata dettata dallalto loccupazione , semmai, calata. Il motivo semplice: la sua diminuzione per legge accresce il pote- re contrattuale dei sindacati, che lo usano a beneficio delle retribuzioni e non delloccupazione. Non un caso se Sgolne Royal, favorita per la candidatura socialista alle presidenziali francesi del 2007, in questi giorni ha avuto il coraggio di rompere un tab della sinistra e cri- ticare la settimana lavorativa di 35 ore. In realt, lo scontro sullorario di lavoro trascende limportanza economica della questione, probabilmen- te limitata. Solleva invece due domande fondamentali: quali campi dovrebbero essere di competenza dellUnione europea e quali dei singoli Stati? Fino a che punto uno Stato libero di scegliere il proprio model- lo sociale? La teoria economica, e il buonsenso, ci dico- no che unorganizzazione sopranazionale qual lUe dovrebbe intervenire quando vi sia la necessit di coor- dinarsi per evitare comportamenti opportunistici, oppu- re quando lazione di uno Stato abbia riflessi sul benes- sere di un altro. Un esempio del primo caso la politica commerciale: difficile convincere una nazione a ridur- re i dazi se gli altri non fanno altrettanto. Per questo il mercato unico europeo il frutto di interventi dallalto durati oltre tre decenni. Gli esempi del secondo caso sono, teoricamente, infiniti: sempre possibile asserire che il comportamento di uno Stato ha esternalit sugli altri. Ma quanto sono ragionevoli queste asserzioni? Il Paese A ha un mercato del lavoro pi flessibile, quindi pi competitivo e, a lungo andare, attrae pi capitali. Ci impedisce al Paese B, con un mercato del lavoro pi rigido e protetto, di perseguire il proprio modello sociale. Che ci piaccia o no, le aziende di auto- mobili coreane preferiscono aprire le loro fabbriche dove il lavoro pi flessibile e costa meno. Il problema di B tanto pi grave quanto pi il capitale e il lavoro possono lasciare B per andare in A, e non un caso che sia emerso con forza in questi anni in cui aumen- tata la mobilit dei fattori. Si pu dunque affermare che la flessibilit di A vada ridotta o eliminata perch ha un effetto esterno negativo su B? Questo principio ovvia- mente pericoloso, ma poli- ticamente il nocciolo del problema. E ha ispirato la Costituzione europea (ormai defunta) e la strategia di Lisbona (ancora in vita) che prevedono un pesante e ingiustifi- cato interventismo centrale sulle politiche sociali e del lavoro dei singoli Stati, cos da difendere i modelli sociali continentali e sud europei, minac- ciati dalla crescente mobilit di beni, servizi, lavoro e capitale. Da alcuni anni gli economisti dibattono sul perch nei Paesi anglosassoni si tende a lavorare di pi. Una risposta che riceve sempre pi consensi , banal- mente, la cultura: francesi e spagnoli attribuiscono al tempo libero pi valore di americani o inglesi. Questo pu avvenire per svariate ragioni: pi ore per la fami- glia in certe culture o pi per le vacanze in altre, e via dicendo. Ma, come nota il lavoro di Kramarz, ognuna di queste motivazioni implica modalit di orario lavorati- vo differenti: c chi preferisce lavorare poche ore per tanti giorni, chi il contrario; chi vuole interruzioni alla carriera per seguire un corso di fotografia e chi il part time. Ecco perch insensato tentare di imporre un modello uniforme a un continente che va dalla Lapponia a Gela. Roberto Perotti