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Luca Beltrami Gadola DI NUOVO: PROFESSIONISTI DELLA ANTIMAFIA Sergio DAgostini CASA: LA GRANDE ASSENTE NEL DIBATTITO ELETTORALE Beniamino Piccone BANCHE, FINANZIAMENTI SCANDALO NEL SETTORE EDILIZIO Oreste Pivetta AL VOTO. IL CUORE TIEPIDO DI CHI SCEGLIE IL SUO NEMICO Franco DAlfonso MILANO, BINARIO 21 TRA ORGOGLIO E VERGOGNA Paolo Biscottini QUATTRO PROPOSTE PER LA CULTURA IN REGIONE Pia Elda Locatelli RICERCA E INNOVAZIONE: A CHE PUNTO SIAMO? Pier Vito Antoniazzi PERCH I VERDI CONTANO POCO IN ITALIA Rita Bramante IL PESO DI UN PASSATO CHE NON PASSA Massimo Cingolani TASSE E MORTE: UNA CERTEZZA VIDEO UN VOLTO DAL COMITATO ELETTORALE LUCIA CASTELLANO CAPOGRUPPO PATTOCIVICO AMBROSOLI PRESIDENTE SUGGERIMENTI MUSICALI Marie Digby GOO GOO DOLLS
Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo LIBRI a cura di Marilena Poletti Pasero TEATRO a cura di Emanuele Aldrovandi CINEMA Marco Santarpia e Paolo Schipani
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www.arcipelagomilano.org un lato migliorare lefficienza dello stock esistente e, dallaltro, integrare le risorse pubbliche con quelle private. Inoltre, le poche risorse pubbliche disponibili, che comunque occorre cercare di aumentare, vanno spese bene, ad esempio evitando di disperderle in improbabili e marginali aiuti allacquisto della prima casa, utili soltanto, forse, per propiziare voti elettorali. Mettere assieme queste politiche significa non separare, come sembra fare anche il programma dedicandovi due paragrafi distinti, le nuove politiche di housing sociale, che sarebbero da destinare solo alla mitica fascia grigia e il patrimonio pubblico Erp, destinato invece alla domanda pi debole. Questa separazione non fa bene a nessuno perch impedisce di perseguire quella mobilit abitativa (osmosi) fra i sottomercati che sola pu condurre a un impiego pi efficiente e pieno sia dello stock esistente sia di quello nuovo. Daltra parte, coinvolgere soggetti del privato sociale anche nella realizzazione e gestione dellErp consente non solo di aumentare le opportunit di recupero del tanto sfitto pubblico ma anche di contribuire a sanare condizioni ghettizzate, privilegi consolidati e impieghi abusivi dello stock. E ci diviene possibile grazie a una gestione socialmente
attenta capace di prevenire conflitti, di generare coesione e integrazione, oltre che di contenere la morosit, come dimostra ad esempio lintervento Quattro Corti al Quarti ere Stadera di Milano da troppi anni celebrato come buona pratica, ma mai replicato. Opportuni provvedimenti regionali potrebbero agevolare questi obiettivi: fra essi una revisione del regolamento assegnazioni regionale, troppo rigido e complicato, e qualche forma di salvaguardia per gli operatori del Terzo Settore Abitativo quale la costituzione di un fondo di garanzia contro le morosit che superino una determinata soglia. A completamento di questa politica di rilancio dellaffitto a canone sopportabile e della mobilit fra i mercati dellabitazione, dovrebbe aggiungersi anche un grosso sforzo per favorire la rimessa in circolo dellenorme sfitto privato, attraverso lo sviluppo di Agenzie Sociali per la Casa. In particolare nelle citt e nelle principali aree metropolitane della Regione (Milano, Brescia, Bergamo) il vuoto pesa in modo significativo e ha a che fare in modo diretto con il tema del recupero edilizio e della riduzione del consumo di suolo in aree gi fortemente utilizzate e dense. Infine, lauspicata revisione della legge urbanistica regionale dovreb-
be chiarire definitivamente concetto e limiti della casa sociale come servizio (a mio avviso escludendone gli alloggi in vendita) e precisare lobbligo per i comuni ad alta tensione abitativa di prevedere apposite aree nel Piano dei Servizi. La buona notizia che Lucia Castellano, che pure probabilmente avrebbe preferito poter restare a Milano per dare attuazione ai programmi di ripresa delledilizia pubblica predisposti, capolista del Patto Civico di Ambrosoli e potr essere in caso di vittoria un eccellente assessore alla Casa in Regione. Anche per sostenere questa prospettiva (vincere in Lombardia) mi parrebbe importante dare maggiore peso e incisivit alla campagna sui temi dellabitare e sui vantaggi che una gestione onesta, concreta e socialmente consapevole della materia potrebbe apportare al miglioramento della condizione abitativa in Regione. E non voglio neppure pensare a ci che potrebbe accadere nelle politiche abitative con una riconferma del centrodestra, questa volta con maggior peso della Lega, alla quale gi si deve lattuale regime discriminatorio per laccesso allERP, riservato soltanto ai residenti in Lombardia da pi di cinque anni.
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mobiliari sono a lungo termine ed proprio sul lungo che le banche non ci si riescono a finanziare; 2) Overfinancing o sovrafinanziamento in anni precedenti. In passato sono stati finanziati progetti Santa Giulia, per fare un esempio che si basavano su assunzioni assai ottimistiche. Nel caso della pi nota banca popolare sul territorio lombardo, lultima ispezione di Bankitalia nellautunno 2011 ha evidenziato una eccessiva concentrazione del rischio nel settore immobiliare. Nel suo Confiteor (Feltrinelli, 2012), il
banchiere Geronzi (che lingegner De Benedetti ha definito sarcasticamente il pi potente power broker italiano), rispondendo a Mucchetti, dice: E queste banche del Nord che ci facevano la morale tutti i santi giorni non hanno forse prestato miliardi a immobiliaristi che non sono certo migliori di altri solo perch investono in Lombardia? 3) per dare seguito a politiche pi prudenziali della serie gli opposti estremismi, dopo aver finanziato anche all80% i progetti di invest imento - ora le percentuali di finan-
ziamento sono nellordine del 50% dellinvestimento. Per essere concreti, se una casa vale 300.000 euro, viene finanziato lacquisto solo per 150.000 euro. E applicando spread decisamente alti, nellordine del 3% sopra lEuribor. In conclusione, possiamo affermare che spesso il problema dellaccesso al credito legato a periodi precedenti, nei quali le banche hanno finanziato in eccesso il sistema delle imprese, in particolare i grandi progetti edilizi che ex-post si rivelano delle operazioni azzardate.
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www.arcipelagomilano.org dei vecchi slogan, Roma ladrona o lumbard tas. Altra voce quella di Ambrosoli, che sa essere concreto smentendo quel giudizio sulla lontananza dai problemi della gente, ma paga lopacit dellistituzione. Si pu immaginare per il futuro la stessa partecipazione corale che sostenne lelezione a sindaco di Milano di Giuliano Pisapia? Finora cos non stato. Potrebbe esserlo negli ultimi quindici giorni a disposizione. Ma non si pu dimenticare quanto, rispetto alla Regione, altra cosa sia il Comune, davvero e sempre percepito come un interlocutore che si pu avvicinare, sotto qualsiasi bandiera: se chiude la propria azienda si chiede al Comune di mediare, se arriva allo sfratto ci si rivolge al Comune, se si progetta una mostra si interpella il Comune. Malgrado le critiche, il Comune e i suoi assessori e i suoi funzionari restano un riferimento spesso rassicurante o almeno non sempre ostile, dalla parte del cittadino (persino limmigrato la pensa cos). Con il sindaco e con i suoi assessori si pu parlare. Anche per questo la campagna elettorale che condusse alla vittoria di Giuliano Pisapia fu diversa, pi calorosa, pi partecipata, pi vivace, non solo perch si intravide la possibilit di cacciare lesangue, inconcludente, incapace Moratti, non solo per la sensibilit e lintelligenza di Giuliano, che seppe legare cultura e competenza (direi unalta professi onalit) al calore del dialogo, dellincontro nei quartieri, esprimendo sempre responsabilit e seriet (consiglio a tutti e in particolare agli amministratori un altro libro, Metropolis di Jerome Charyn, un viaggio dentro New York alle spalle del sindaco Ed Koch, morto giusto qualche giorno fa). Vorrei segnalare un altro aspetto. Come cio la crisi dei grandi partiti, le due chiese, non abbia ucciso, del tutto, la politica, labbia cambiata affidandone alcune voci (quelle che meglio interpretano i problemi concreti della gente) a minoranze attive, minoranze virtuose, che lavorano nei quartieri, nelle periferie, suggerendo soluzioni, confrontando le proprie con quelle che lamministrazione pubblica, per dovere, pu indicare, oppure a minoranze rivendicative, costruite attorno a un no. comunque un riavvicinamento che anima la presenza, anche dei giovani, che hanno a cuore e nella mente i grandi ideali (giustizia, libert, eguaglianza), ma che non saffidano al sol dellavvenire e hanno imparato invece a cercare una risposta caso per caso, nella difesa di un centro sociale, nella rivendicazione di un edificio scolastico agibile, anche nella garanzia di un alloggio per i pi bisognosi o nel diritto allistruzione dei bimbi rom o nella solidariet dei lavoratori in lotta, una risposta che pu giungere solo da un governo che ti sta di fronte, in una casa dove puoi entrare. Sono un fare concreto o un protestare concreto, estranei alla politica televisiva, spesso frustrati dalla sordit della politica, talvolta (penso a Milano e al suo sindaco) colti come risorsa per la citt (e per il paese). Anche in una campagna elettorale.
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www.arcipelagomilano.org Ascoltare Liliana Segre, questanno, mi servito a ritornare con i piedi per terra prima di essere vittima di un eccesso di entusiasmo e di orgoglio. Conoscere tutti i mille volti della citt, ricordare non piacevole ma necessario. Milano lo pu e lo deve fare, perch sempre il sindaco Greppi che parla - una citt che sa vivere oltre se stessa, oltre i propri limiti e i propri errori. Lo ha gi fatto e lo far ancora.
amici senza fare i conti con la colpa dellindifferenza passata? Lho sentita tante volte, ma questa volta aveva per me un significato particolare. Cosa Milano, dunque? quella che amo, quella che ritrovo nelle pagine scritte dal sindaco della Liberazione Antonio Greppi, che descrive come quasi per miracolo in meno di due anni rimette in piedi la Fiera, la Scala, le case bombardate, le scuole, il Vigorelli, insomma se stessa, permettendogli di dire orgogliosamente, rivolgendosi agli am-
basciatori stranieri sbalorditi di fronte alle realizzazioni post belliche: Abbiamo lavorato, ecco tutto. Ma anche la Milano che descrive Liliana Segre, che ha un lato oscuro e terribile, quello dei sotterranei del Binario 21 nascosti e dimenticati per anni, quello dei delatori che per 5000 lire hanno venduto la vita dei propri vicini di casa e soprattutto degli indifferenti, di quelli che pensano che il bene e la salvezza individuale prevalgano su tutto il resto.
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www.arcipelagomilano.org ganizzazione, oltre che di alcuni altri quali Brasile, India, Sudafrica. Il quadro che lo studio fa del nostro Paese indica che gli hot issues, i temi caldi da affrontare sono: il miglioramento delle condizioni strutturali per l'innovazione; il sostegno alle risorse umane per l'innovazione; il miglioramento del coordinamento complessivo delle politiche di settore, in particolare tra le diverse azioni di governo e tra governo e regioni. Si fa una descrizione critica della situazione del nostro Paese e insieme si d un giudizio piuttosto severo. Il capitolo che ci riguarda parte dalla premessa che l'innovazione sar cruciale per stimolare la competitivit e la crescita sostenibile, un richiamo, a proposito degli hot issues iniziali, che non lascia scampo: o si cambia o la situazione economica del Paese non potr che peggiorare. Lo studio afferma che la percentuale del nostro Pil destinata a ricerca e sviluppo dell'1,26%, circa la met della media dei Paesi Ocse, una cifra in linea con le percentuali delle economie emergenti, non con quelle di un Paese del G8. Il settore produttivo contribuisce a questo investimento solo per la met, una percentuale bassa per una economia considerata avanzata, e in percentuali molto differenziate per aziende e distribuzione geografica. Infatti un certo numero di aziende innovative, anche tra le PMI, coesiste con molte non-innovative dai livelli di produttivit molto bassi; la loro distribuzione territoriale eterogenea, sono concentrate soprattutto al Nord e al Centro. Mentre l'industria partecipa all'investimento in R&S per il 44%, l'investimento pubblico del 42% e quello estero del 9%. L'Italia tende ad avere migliori prestazioni dove l'innovazione non legata a ricerca e sviluppo, come dire: siete pervicaci nel non investire in questo settore, anche se ve la cavate con la solita creativit nel design. La percentuale di laureati significativamente bassa e, in coerenza con il basso investimento in ricerca e sviluppo, sono pochi i ricercatori in linea con gli standard internazionali, pur essendo (lo aggiungo io, non lo studio) questi pochi molto citati internazionalmente. Il quadro delineato certamente critico e la criticit viene confermata, anzi accentuata, dall'allarme lanciato dal CUN, il Consiglio Universitario Nazionale, sullo stato dell'universit italiana che ha perso in dieci anni 58 mila studenti, pari al 17%, in sei anni il 22,5% dei docenti e il 25% delle borse di studio. Siamo un Paese in decadenza, ha detto Massimo Cacciari, con vocazione all'autodistruzione, si pu aggiungere senza essere smentiti, se non si avr il coraggio di perseguire un cambiamento radicale a partire dal settore della ricerca, la base per avviare serie e coerenti politiche per l'innovazione e quindi promuovere crescita e posti di lavoro, con attenzione particolare alle nuove generazioni. Oltre alle domande il Gruppo 2003 avanza delle proposte, chiedendo: un impegno per aumentare del 20% annuo per i prossimi tre anni l'investimento in ricerca indipendentemente dalla situazione contingente e dalle pressioni di interessi particolari; la detassazione delle donazioni a favore degli enti di ricerca e della ricerca in generale; la individuazione di un numero limitato di enti di ricerca da dotare di risorse adeguate per consentire loro di competere alla pari a livello internazionale, sull'esempio della Germania; una cabina di regia, ossia una struttura di coordinamento leggera, efficiente e trasparente; misure concrete per promuovere il trasferimento tecnologico, essendo assolutamente insufficiente l'attuale sistema di trasferimento dei risultati alla societ in generale e all'industria; percorsi dedicati per far entrare cervelli str anieri nel nostro Paese, oltre che per far rientrare cervelli italiani. Il titolo finale interroga su iniziative per la promozione della cultura della scienza e della ricerca, con un'attenzione particolare per la formazione scientifica dei giovani. In un articolo dei giorni scorsi Tito Boeri sostiene che il calo di studenti e docenti del nostro Paese un calo annunciato, per certi aspetti attivamente perseguito. Ci aspettiamo dal futuro governo, che ci auguriamo retto dalla coalizione di centrosinistra, una inversione completa di queste politiche. Altri Paesi in crisi come il nostro stanno investendo in ricerca e innovazione, nonostante la crisi, al contrario proprio per contrastarla. Non possiamo permetterci che il divario si allarghi ulteriormente, gi siamo fanalino di coda. Un segnale importante e non secondario di inversione di rotta pu e deve venire dalla Lombardia. Qui risiedono competenze e strutture, pubbliche e private, che quotidianamente e contemporaneamente collaborano e competono con i migliori Centri di Ricerca mondiale. La Regione pu fare molto contribuendo a definire le priorit da organizzare in rete. Anche per questo occorre una svolta che, solo con Umberto Ambrosoli vincente, potr essere affrontata con perizia e decisione.
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durato fino al 2005 quando con qualche amico abbiamo fondato la fabbrichetta. Il disastro in politica dei Verdi italiani si deve a loro stessi e ha un nome principale: lincapacit di produrre un pensiero, unazione politica e un ceto dirigente autonomo. Sin dalle origini la battaglia nel movimento era tra filoni prepolitici (protezionisti della natura, animalisti, pacifisti, boyscout, ecc.) e reduci da esperienze di sinistra extraparlamentare rivoluzionaria che vedevano nell'ecologismo la forma nuova della sinistra. All'inizio per fu facile copiare il modello tedesco che aveva avuto successo. (burg initiativ). Una serie di eventi nazionali (metanolo, farmoplant, ) e internazionali (Chernobyl) allargano il consenso di un movimento che sembra anticipare la caduta del muro di Berlino (n di destra, n di sinistra diceva Langer) e con il suo 2,5% alle politiche del 1987 sembra lunica forza nuova in un sistema bloccato da quaranta anni. Il massimo del risultato si ottiene alle Europee dell89 dove i Verdi hanno il 3,8% a cui va aggiunto un 2,4% dei Verdi arcobaleno (costituiti a maggio 89 per partecipare al voto a giugno!!!) che goderono di ampi sostegni televisivi e furono aiutati dal sistema dei partiti (DC, PRI, PSI, PCI) nella speranza di danneggiare il consenso crescente ai verdi (vedete? sono gi divisi!). Saranno
1.316.723 i voti dei Verdi e 830.980 quelli degli Arcobaleno: pi di 2 milioni di voti, un risultato mai pi raggiunto perch poi si stazioner sul milione di voti fino alla debacle delle Europee del 99 (548.987). In realt la decisione di un ceto politico gauchiste di cavalcare il movimento verde (Capanna, Ronchi e lallora radicale Rutelli consideravano i verdi dei naif da prendere in mano e condurre) andr a saldarsi con unampia schiera di dirigenti verdi (Mattioli e Scalia per esempio) che da sempre consideravano lecologismo una variante moderna del marxismo e comunque non intendevano mai disturbare il manovratore (che allora era Occhetto, con i luogotenenti Veltroni e DAlema). Ma la vera eclissi dei verdi (da tutti i verdi stessi rimossa) il 3 giugno 1990. In quella data tre referendum su pesticidi e caccia pur avendo il 92% di voti favorevoli non raggiungono il quorum dei votanti fermandosi al 43%. la prima volta nella storia italiana. La presunzione dei Verdi di andare a vincere da soli li porta a una sconfitta epocale di cui non discutono nemmeno. Totale incapacit di fare alleanze sociali e politiche, dimostrazione pratica di impotenza e inefficacia. A questo punto inevitabile la scelta organizzativa dellunificazione dei Verdi (Sole che Ride con Arcobaleno) e la nascita di un ennesimo partitino di sinistra che abbandona le
pur tenui impronte federaliste delle origini. il 9/12/90 a Castrocaro. Poi c stato Ripa di Meana (93 96), Luigi Manconi (96 99), Grazia Francescato (99 - 2001) poi Pecoraro Scanio (2001 2008) ma soprattutto c stato il sistema maggioritario e bipolare che non richiedeva pi ai verdi di fare molti sforzi: qualche posto di deputato e senatore era sempre garantito facendo il cespuglio sotto la quercia. Se non c autonomia politica, se non c cultura politica, se non c visione non possibile n raccogliere il consenso, n incidere. La strada dei verdi potrebbe ripartire da qui: da una costituente che metta la natura e la bellezza al centro della valutazione della qualit di vita. Questo paese che primo al mondo per patrimonio culturale e paesaggistico deve valorizzare questa risorsa che anche economica. La green economy un fatto reale, ma ha bisogno della determinazione e della volont che possono nascere solo da una corrente calda culturale. Se non cresce una sensibilit personale e sociale a dare del tu alla vita della natura oltre che delle persone, sar difficile trovare le energie per uno sviluppo giusto e sostenibile. Rilanciamo, anche con parole nuove, il primato di una visione postmaterialista e non antropocentrica: abbiamo tanti esempi e tanti maestri, la politica seguir.
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za, ma non senza speranza parla di un'Italia che ha toccato il fondo e che non pu ormai che risalire, il poeta Eugenio Montale e che le sue parole sono state raccolte oltre trent'anni fa dalla penna sapiente di Enzo Biagi. Rileggendo questo scritto si rimane sconcertati dalla sua attualit, dal fatto che sembra tagliato sulle vicende che stiamo ancora oggi vivendo, oltre trent'anni dopo. Pro-
pensione endemica all'illegalit, corruzione esibita e giustificata, radicata profondamente anche nelle istituzioni, associazione tra prepotenza politica e cattiva cultura, tornaconto personale: tutto questo impressiona, ma non suscita ancora la necessaria indignazione. Oggi pi che mai, per dirla con parole di Rodot, abbiamo bisogno di una politica costituzionale e di una radicale rifondazione della moralit
pubblica (2). Il rafforzamento degli anticorpi democratici ha atteso anche troppo. (1) E. BIAGI, Testimone del tempo. Tanti volti, tante storie, Milano, 1980 (2) S. RODOT, Elogio del moralismo, Bari, 2011
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www.arcipelagomilano.org Mah! Vien da chiedersi fino a quando De Bortoli consentir a Isotta di abusare della sua posizione di potere e quando avremo finalmente un nuovo e autorevole sovrintendente del Teatro alla Scala. Di tuttaltra pasta, per fortuna, sono gli interventi critici che Enzo Beacco sviluppa nei bei programmi di sala che accompagnano i concerti sinfonici dellAuditorium (densi e succosi come quelli che per anni illustrarono i concerti di musica da camera della Societ del Quartetto e che sono tuttora rimpianti da quegli abbonati). Lultimo interamente dedicato ad Antonn Dvok di cui si eseguivano la scorsa settimana quattro opere, scelte non fra quelle pi note e tuttavia una pi gradevole dellaltra: louverture drammatica Husitsk, la Romanza in fa minore e Mazurek in mi minore entrambi per viol ino e orchestra, per finire con la Sinfonia in fa maggiore (numero 5 o numero 3, opera 45 o 76 Dvok stesso ha fatto molta confusione nella numerazione delle sue opere e anche delle sue Sinfonie!). Il violino era quello della ormai ben nota Spalla dellOrchestra Verdi, Luca Santaniello, mentre sul podio la bacchetta era quella dellancor pi noto Aldo Ceccato. Beacco riesce in poche pagine a raccontarci non solo i pezzi di storia essenziali per capire come e dove si colloca lopera, ma anche quelle poche note biografiche sullautore e quel minimo di analisi musicale dei brani che consentono allascoltatore di godere appieno del concerto. Dvok meriterebbe pi attenzione da parte delle nostre istituzioni musicali che, a dispetto della centralit che occupano nel panorama della musica romantica della seconda met dellottocento, mettono in programma le sue opere con il contagocce (sebbene alla Societ del Quartetto il Trio di Parma abbia recentemente eseguito lintegrale dei suoi Trii). Di lui ascoltiamo soprattutto lultima Sinfonia (la Sinfonia dal Nuovo Mondo, scritta durante gli anni in cui fu direttore del Conservatorio di New York), il meraviglioso Trio per violino, violoncello e pianoforte detto Dumky e al pi lo Stabat Mater e il Requiem; altre opere vengono saltuariamente infilate in programmi omnibus, soprattutto per addolcire le orecchie degli ascoltatori quando si teme di averle messe a dura prova con pezzi troppo ostici. Bene dunque sta facendo lOrchestra Verdi a eseguire lintegrale delle sue Sinfonie che, se non sono tutte dei veri capolavori, sono sempre sicuramente degne della massima attenzione e bene ha fatto a dedicargli un intero concerto. Fa parte di questa integrale, appunto, la Quinta ascoltata nei giorni scorsi, resa un po opaca da un direttore che non ha nel proprio registro le ragioni delle emozioni e della magia nascoste negli spartiti ma che, ciononostante, ha fatto un lungo e apprezzato percorso fra le orchestre di mezza Europa, compresa quella dei Pomeriggi Musicali di Milano da lui diretta dal 1999 al 2005. Sempre pi interessante appare invece il Santaniello che sembra voler smentire la teoria per la quale dopo qualche anno trascorso in orchestra non si riesce pi a diventare solisti. Certo difficile fare le due cose insieme, come fa lui, ma sembra sulla buona strada per spiccare il volo (n mancano ottimi elementi in quellorchestra per riempire eventuali vuoti); comunque sempre positivo e premiante valorizzare e motivare i professori dellorchestra dando loro adeguata visibilit.
ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Le mostre del 2013. Milano si risveglia?
Nuovo anno, nuove mostre. Dopo il clamoroso successo della retrospettiva su Picasso, che stata la mostra pi visitata dItalia e che ha r egalato numeri da capogiro in termini di biglietti staccati, si pensa gi alle nuove iniziative. Ancora da vedere, fino a marzo, la bella mostra di Costantino 313 d.C., sempre a Palazzo Reale, sede che ospiter anche, a partire dal 21 febbraio, un altro gigante della pittura: Modigliani. E infatti la mostra dal titolo Modigliani e gli artisti di Montparnasse: la collezione Jonas Netter, racconter la vita, le opere, larte e le passioni di Modigliani, livornese ma parigino dadozione, e dei tanti artisti che con lui hanno condiviso gli anni della Parigi, difficile, affascinante, vivissima, di inizio secolo. Sempre a Palazzo Reale, in autunno, prevista una mostra che non mancher di affascinare e stupire: protagonista sar August Rodin, lartista del Pensatore, con una mostra monografica in cui verranno presentati, per la prima volta in Italia, sculture e opere per lo pi in marmo. Il programma espositivo dellanno molto ricco, con nomi, come si visto, di grande richiamo. Continuiamo proprio con Palazzo Reale e le sue mostre pi importanti. A fine gennaio aprir Il vero e il falso, mostra che propone un viaggio sul fenomeno della falsificazione nel mondo dellarte, a cura della Guardia di Finanza, mentre in febbraio ci sar invece una piacevole sorpresa per gli appassionati di Bob Dylan: verranno infatti esposti 22 dipinti creati dal musicista-artista, che da anni si diletta anche di pittura. A cura di Francesco Bonami intitolata The New Orleans Series. Larte contemporanea prende ancora il sopravvento, con la mostra The desire for freedom. Arte in Europa dal 1945. Nata dalla collaborazione tra Milano e prestigiosi musei europei, lesposizione racconta levoluzione dellarte e dei suoi temi dal 45 a oggi, attraverso oltre 100 lavori di grandi artisti contemporanei come Daniel Hirst, Richter e Merz. A giugno entra in gioco la fotografia. Quasi 1000 fotografie provenienti dal prestigioso Moderna Museet di Stoccolma, racconteranno la storia della fotografia a partire dal 1840 fino ad oggi. Da ottobre in poi la stagione riprender con grande vigore con due super mostre. La prima si intitoler Da Pollock alla Pop Art, e proporr ai visitatori niente meno che le prestigiose opere degli Espressionisti Astratti americani conservate presso il Whitney Museum di New York, concentrandosi sugli artisti pi influenti e importanti, coprendo un arco di tempo che va dalla fine degli anni Quaranta ai primi anni Sessanta: da Jackson Pollock - protagonista indiscusso - a Willem de Kooning, Mark Rothko, Franz Kline e Barnett Newman. Se questo non bastasse, ecco arrivare anche una retrospettiva sullitaliano Piero Manzoni, in occa-
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www.arcipelagomilano.org sione del cinquantesimo anniversario della sua scomparsa. Per gli appassionati della pittura pi tradizionale ci sar invece la possibilit di visitare la mostra su Bernardino Luini, pittore lombardo leonardesco, a cui sar dedicata una mostra autoctona, curata dal Comune di Milano e dalla Pinacoteca di Brera. Anche il PAC far la sua parte, con le mostre di Jeff Wall, artista canadese considerato uno dei pi influenti fotografi contemporanei (a marzo), e di Adrian Paci (a ottobre), artista albanese di grande successo internazionale. Non poteva mancare anche il Museo del 900, che ad aprile propone il nome di un artista intramontabile: Andy Warhol. Non pitture, film o fotografie, ma stampe, relative ai pi celebri nuclei e soggetti dellartista, protagonista della Pop art americana. La GAM di via Palestro invece punta su artista di casa, Medardo Rosso. Unoccasione per presentare le nuove sale della galleria, aperte dal prossimo autunno, in cui verr risistemato e riqualificato il pi importante nucleo di opere al mondo di questo artista. Ci fermiamo qui, ma il programma in realt molto pi vasto e sviluppato su quasi tutte le sedi museali milanesi, dal Castello, al Museo del Fumetto, allArcheologico, alla Rotonda della Besana. Un programma vario e ricco, sintomo di una rinnovata attenzione verso larte e le sue manifestazioni.
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www.arcipelagomilano.org Per celebrare la nascita del famoso Editto di tolleranza, datato 313 d.C., il Museo Diocesano e la casa editrice Electa, in collaborazione con il Ministero per i Beni e le Attivit Culturali, con la Soprintendenza speciale per i beni archeologici di Roma e sotto lAlto Patronato del Presidente della Repubblica e della Segreteria di Stato del Vaticano, presentano la mostra Costantino 313 d.C. Una grande esposizione celebrativa non solo di quelleditto che di fatto cambi il corso della storia europea, ma anche del ruolo di Milano come citt imperiale e punto di riferimento politico, religioso e culturale. LEditto di Milano fu emanato nel 313 d. C. dallimperatore romano dOccidente Costantino e dal suo omologo dOriente, Licinio, che si incontrarono nel palazzo imperiale milanese e decisero che, da quel momento, il Cristianesimo, culto gi affermato in larghi strati della popolazione dellImpero, dopo secoli di persecuzioni veniva dichiarato lecito, inaugurando cos un periodo di tolleranza religiosa e di grandi rinnovamenti politici e culturali. Dal palazzo imperiale a Palazzo Reale, dunque. La mostra, divisa in sei sezioni, racconta la Milano dellepoca, ricostruendone idealmente spazi e palazzi, luoghi, arte e suppellettili che circolavano non solo nella capitale ma anche in tutto il mondo romano. Con pi di duecento preziosi oggetti darcheologia e darte, vengono indagate tematiche storiche, artistiche, politiche e religiose: da Milano capitale imperiale, alla conversione di Costantino, con quellaura di leggenda, fino ai simboli del suo trionfo. Attraverso la ricostruzione di Milano, il visitatore potr ritrovarsi nella capitale dellepoca, con tutti gli edifici funzionali a una grande citt: dal Palatium, edificio polifunzionale destinato ad accogliere non solo limperatore ma anche la complessa burocrazia dello Stato, alle grandiose terme erculee, identificabili tra gli odierni Corso Vittorio Emanuele e via Larga, fino alla necropoli dellarea di SantEustorgio, senza tralasciare quartieri residenziali e nobiliari. Ma siamo in un momento di transizione, in cui accanto allaffermarsi del Cristianesimo come culto sempre pi importante, persistono ancora diverse religioni nellimpero costantiniano, che ci sono note mediante luso di iconografie pagane in oggetti darte di destinazione uffici ale o privata, e che spesso si mescolano ai simboli e alle immagini cristiane. Oltre ad approfondire la figura di Costantino e della sua famiglia, ampio spazio dato anche a tre istituzioni importanti per la vita pubblica romana: lesercito, la chiesa e la corte imperiale. Cos grandi ritratti ufficiali, monete, medaglie e oggetti quotidiani documentano il nuovo aspetto pubblico e sempre pi presente dellimperatore, della corte, dei grandi funzionari, dellesercito, della Chiesa e dei suoi vescovi, fino ad Ambrogio. Oggetti preziosi e di lusso che testimoniano, con le loro figurazioni, il passaggio graduale che il Cristianesimo compie allinterno della soci et, da devozione lecita ma privata a una dimensione pubblica e ufficiale, per arrivare infine a essere lunica religione dellImpero. Gemme e cammei, argenterie, gioielli in oro e fibule auree consentiranno di tracciare un quadro dello splendore che caratterizzava la vita della corte e la nuova devozione verso la Chiesa. Chiude la mostra una grande sezione dedicata a Elena, madre di Costantino, santa e imperatrice. Fu proprio Elena che si rec in Terra Santa e trov, secondo la tradizione, dopo averla riconosciuta, la Vera Croce di Cristo, riportandola in Europa e inserendo nella corona imperiale del figlio uno dei Sacri Chiodi, come protezione e dichiarazione ufficiale della nuova, vera Fede. Imperdibile la bellissima Sant Elena di Cima da Conegliano, proveniente dalla National Gallery di Washington, 1495 c. Sulla conversione di Costantino si scritto molto: fu frutto di una decisione presa per convenienza o il suo spirito era sincero? Il battesimo in punto di morte, il celebre sogno, avvenuto la notte prima della Battaglia di Ponte Milvio, nel 312, in cui si preparava a combattere il suo nemico Massenzio, sono storie ben note. Quel che certo che, da quel momento, inizia a diffondersi liconografia del Krismon, le due iniziali greche di Cristo incrociate tra loro, dapprima sugli scudi dellesercito di Costantino, poi su monili e gioielli, per approdare infine in tutto lImpero. Si diffonde a simbolo di unepoca intera il signum crucis di Costantino. Costantino 313 d.C. Palazzo Reale, fino al 17 marzo 2013 orari: lun 14.30 19.30 mar, mer, ven, dom: 9.30 19.30 giov, sab: 9.30 22.30 ingresso: intero euro 9,00 ridotto euro 7,50 10.00 19.00. Chiuso il marted.
LIBRI questa rubrica a cura di Marilena Poletti Pasero rubriche@arcipelagomilano.org Il ballo al kremlino Curzio Malaparte
Adelphi 2012 pp. 422, euro 22
Pericoloso e politicamente scorretto nel dopoguerra il Il ballo al Kremlino di Curzio Erich Suckert, alias Curzio Malaparte, nom de plume assunto nel '25. Questo spiega il tortuoso iter redazionale del romanzo e la sua pubblicazione postuma, solo nel '71, con Vallecchi e ora con Adelphi, grazie alla certosina cura filologica di Raffaella Rotondi, con le sue 100 pagine di note al testo. Molti lumi sulle vicende dei vari dattiloscritti incompiuti che componevano il romanzo, vengono dal Fondo Malaparte, custodito nella milanese Biblioteca di via Senato e dai documenti reperiti nei 12 volumi della sorella di Malaparte. Nato dalla fucina della Pelle (libro messo all'Indice) tra il 1946 e il 1949, Il Ballo chiude idealmente, con Kaput del 1946, la trilogia dei romanzi che parlano, in ordine, dei rapporti tra l'Europa e gli Alleati, tra l'Europa e il nazismo, e tra l'Europa e il nascente stalinismo in Russia. Ma cosa vi era di cos stravolgente nel romanzo, che lo stesso Gallimard non volle pubblicare, nonostante un contratto sottoscritto nel 1949? Lo chiarisce l'incipit del libro: In questo romanzo, che un fedele
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ritratto della nobilt marxista dell'URSS, della haute societ comunista di Mosca negli anni '29, '30 del '900 tutto vero... un romanzo in senso proustiano... in quanto a quel senso acuto del dsintressement. Ove protagonisti non sono i singoli personaggi ma l'intero corpo sociale. Il romanzo dunque uno scenario impietoso della decadenza dell'URSS .... quel che sicuro che ...fra tutti gli Alleati i pi corrotti, i pi sensibili ai pots de vin, ai compromessi, alle corruzioni, al denaro, sono i sovietici. N si dica che questa corruzione sovietica dovuta all'ambiente non comunista, all'ambiente borghese in cui questi sovietici sono stati trasportati all'improvviso. Malaparte individua profeticamente nella decadenza della societ sovietica gi dai suoi albori, le ragioni del tramonto dell'Europa e, in antitesi alla concezione liberale, vede nel bolscevismo un fenomeno europeo e occidentale, non gi un enigma sovietico. Potente metafora di quella decadenza la sacra mummia di Lenin nella piazza Rossa di Mosca, che fragile, morbida si sgretola, umida, guasta e richiede perci continui interventi per riparare il guscio del prezioso crostaceo. Ma come poteva un giornalista, scrittore italiano, conoscere cos a fondo la realt sovietica? Gi nel '20, Malaparte ventiduenne partecip come giornalista all'inva-
sione sovietica della Polonia. Nel '29 poi soggiorn a Mosca come Delegato di Legazione per il Ministero degli esteri italiano e pot allora frequentare la nobilt marxista, e conoscerne gli stili di vita nelle feste, nelle ambasciate, a teatro o negli esclusivi club del tennis. Una societ che tentava di imitare i modi della vecchia sconfitta nobilt zarista, senza riuscirci. Quella societ che Stalin scrutava con occhio scintillante dal fondo di un palco di proscenio, quando ammirava la sua amata prima ballerina del Bolscioi, la Semionova. Torner l'autore a Mosca, via Cina nel '54, ormai malato ai polmoni. Ritratti espressionisti indimenticabili in questo romanzo, scritti con lo stesso stile di un quadro di Grosz, come la melanconia di Majakovskij, che lo porter al suicidio. Toccante la visita dell'autore alle 6 di mattina alla stanza disadorna del poeta, qualche cartolina di grattacieli di New York appese al muro, un albero smunto fuori dalla finestra. Fiero il ritratto della frivola Lunaciarskaia, l'attrice che intrepida esibiva in privato gli abiti firmati di Schiapparelli, di propriet del Teatro, e mostrava in pubblico i suoi vari amanti, decretando la rovina del marito, Commissario del Popolo per l'Istruzione pubblica e le Belle arti, per il quale Malaparte nutriva grande simpatia, il solo che non giudicasse borghesi e controrivoluzionari gli scrittori e gli artisti. Allucinata poi
la descrizione di Florinsky, Capo del Protocollo del Commissariato del Popolo per gli affari esteri, che osava girare per le strade di Mosca con il suo landau nero tarlato, lui tutto incipriato, con gli occhi bistrati. Toccante l'immaginario racconto del vecchio principe Lwow, che cammina con una poltrona dorata sulla testa, per portarla nel viale dell'Arbat, dove si riuniva l'esangue nobilt russa sopravvissuta, per vendere i suoi poveri tesori. L'epurazione staliniana, in quel tempo del primo Piano quinquennale in agguato, e mieter tante vittime tra i nostri protagonisti, poich Stalin non ama certi atteggiamenti mondani della nobilt sovietica, n gli scandali femminili. Stalin in fondo un puritano Chiaroveggente si definiva Malaparte, spirito libero, poliglotta, indomito, fascista della prima ora, poi deluso dal fascismo, incapace di una vera rivoluzione sociale. Per le sue critiche fu sollevato dalla direzione della Stampa e sub il confino a Lipari nel '32. Affascinato anche dal comunismo, (lasci la sua villa di Capri alla Cina), cattolico dell'ultima ora, ammirato dallo stesso Gobetti, Montale, Kundera, Malaparte un genio indiscusso della penna, con i suoi 13 romanzi, 2 raccolte di poesie, 2 pices teatrali, un film, 14 saggi. Merito indiscusso dell'Adelphi, oggi, il proporre una esaustiva edizione critica delle sue opere.
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Se questo da un lato rischia di indebolire lazione drammatica, visto che ai personaggi succedono in modo quasi ciclico sempre le stesse cose (sindebitano, guadagnano un po, pagano i debiti e poi sindebitano di nuovo), dallaltro rende lidea di una ripetizione sistematica che dal punto di vista tematico molto interessante. Il linguaggio semplice e diretto, mai generico, e ha unautorialit ben precisa, riconoscibile in altri testi di Santeramo, come ad esempio Sequestro allitaliana: i personaggi hanno un particolare equilibrio nellutilizzare termini e costruzioni sintattiche poco complessi, popolari, quasi dialettali, ma nel formulare con essi argomentazioni ironiche e talvolta intellettualmente sofisticate; si tratta di uninteressantissima for-
ma di ibrido fra il realismo dellambientazione, delle problem atiche, dei toni e appunto del linguaggio, e una sorta di nonrealismo che emerge quando i personaggi commentano la situazione in cui loro stessi si trovano con uno sguardo lucido e distaccato che chi agisce come agiscono loro, dallinterno, non potrebbe avere. Leo Muscato riesce a rendere teatrale una trama che forse avrebbe avuto bisogno del cinema (infatti in origine era una sceneggiatura), facendo in modo che siano gli attori a creare gli spazi, muovendosi e incontrandosi con soluzione di continuit anche se si passa da una scena in banca a una in campagna. Gli attori sono bravi ma soprattutto quel che fa la differenza sono affiatati e si lasciano andare nel gioco
teatrale con fiducia reciproca, risultando per questo motivo molto veri e naturali, a riprova del valore che pu avere un lavoro di compagnia ben guidato e che si appoggia su un testo solido. Uno spettacolo fatto con niente, da vedere. Teatro I dal 10 gennaio al 4 febbraio In scena Al Piccolo Teatro Strehler fino al 10 febbraio Il panico di Rafael Spregelburd, regia di Luca Ronconi. Al Teatro Elfo Puccini dal 29 gennaio al 24 febbraio Romeo e Giulietta, regia di Ferdinando Bruni. Al Teatro Menotti dal 29 gennaio al 10 Occidente Solitario di Martin McDonagh, regia di Juan Diego Puerta Lopez.
Lincoln
di Steven Spielberg [USA, 2012, 150] Con: D. Day-Lewis, S.Field, David Strathairn, Tommy Lee Jones, Joseph Gordon-Levitt, James Spader
C una pesantezza che mi morde le ossa, dice Abraham Lincoln (Daniel Day-Lewis, ottimo) sul finire del film Lincoln [USA, 2012, 150] di Steven Spielberg. Il logorio fisico dovuto al lavoro duro fatto dal sedicesimo Presidente degli Stati Uniti, durante il suo secondo mandato, di cui Spielberg mostra gli ultimi mesi. In quel periodo (siamo nel 1865), la Guerra di Secessione americana contro i Confederati in corso da quattro anni e Lincoln individua labolizione della schiavit come punto risolutivo. Da un lato vuole preservare lUnione, dallaltro intende far votare dalla Camera il tredicesimo emendamento con lintento di abolire la schiavit. La sua visione socio-politica lampante, e spicca ancor pi quando cita Euclide: cose uguali a una stessa cosa sono uguali tra di loro. Il regista inizia il film come fosse un libro da sfogliare: porta gli spettatori in quel contesto facendogli leggere la cronologia degli avvenimenti storici e, prima di abbandonarli alle immagini, pone una domanda: una
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www.arcipelagomilano.org democrazia pu rimanere unita con un popolo met libero e met schiavo?. Da questa domanda in avanti, anche noi iniziamo a partecipare alla costruzione della storia che Spielberg racconta e Lincoln vive. I dialoghi eleganti e mai tronfi permettono di assaporare il dibattito politico e il lavoro duro a cui sono sottoposti gli amanti della politica buona. Lincoln la politica la onora ed perfettamente consapevole del peso che deve portarsi sulle spalle. La sua politica ha obiettivi precisi, ritenuti nobili e necessari, e per raggiugerli il Presidente disposto a qualsiasi cosa (me ne infischio del modo, dice), anche a muoversi ai confini della legalit. Sulla sua strada incontra Thaddeus Stevens (Tommy Lee Jones), capo della minoranza radicale dei repubblicani, ancora pi convinto delluguaglianza degli uomini in natura. Stevens, almeno inizialmente, non vuole rinunciare alla rettitudine e alla trasparenza che lo hanno accompagnato per tutta la sua carriera ma poi, per convincere la sua parte a votare lemendamento, sceglier di camminare sulla strada di Lincoln. La retta via spesso ti fa passare in mezzo a paludi, dice pressappoco il Presidente a Stevens; a volte necessario evitare quelle paludi per arrivare allobiettivo politico che garantisca il bene comune. Questo sembra chiedere Spielberg a Lincoln, e a noi in sala: giusto sconfinare dalla legge per un obiettivo fondamentale? Il suo Lincoln sembra non avere dubbi. Certamente, nei discorsi e nella sua politica, ben visibile la volont e il coraggio di prendere decisioni a lungo termine - come i politici bravi sanno fare - e farsi carico senza rammarico di quella pesantezza che condiziona la sua vita pubblica e quella privata; la pesantezza della politica in grado di cambiare la storia. Paolo Schipani
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