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ANNO 19 - N. 310 - e 1,20

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Domenica 10 novembre 2013


www.ilquotidianodellacalabria.it

Assalto Il governatore mesi fa multato dal Garante per la vulnerabilit del sistema alla diligenza dopo due anni Anonymous viola il server della Regione e diffonde in Rete documenti perduti

Attacco hacker a Scopelliti


Un imprenditore racconta

di MATTEO COSENZA VOGLIONO vendere le spiagge. Per fare cassa e coprire eventualmente provvedimenti utili soltanto a rispettare gli impegni assunti da un partito con gli elettori. Guarda caso, lo stesso partito che propone di alienare i nostri arenili. Vendiamo le spiagge e cos non paghiamo l'Imu. Siamo all'assalto alla diligenza che avverr durante l'iter che prende il via nei due rami del Parlamento per approvare la legge di stabilit. Hanno presentato tremila emendamenti. Di tutto, come ai bei tempi delle vacche grasse, quando, se avevi il rapporto con il parlamentare giusto, potevi farti anche pagare con un emendamento alla Finanziaria la bitumazione della strada sotto casa. Solo che ora le vacche non solo non sono pi pingui ma se ne vedono pochissime e per di pi smagrite come in un lager nazista. Si conoscer alla fine che cosa effettivamente diventer questa legge di stabilit.
continua a pagina 21

SCOPELLITI sotto attacco deglihacker. Anonymousviola il server della Regione e diffonde in Rete documenti contenuti nel computer del governatore: accordi ancora da sottoscrivere e relazioni importanti. Scopelliti era gi stato multato dal Garante della privacy mesi fa per la vulnerabilit del server della Regione. ADRIANO MOLLO e FRANCESCO RENDE alle pagine 6 e 7

Io, solo contro la ndrangheta


AMALIA FEROLETO
a pagina 11

LA FAVOLA DI ROSARNO

Lesordio

Koa Bosco La partita pi bella di colore


La formazione del Koa Bosco

Larte lignea dei serresi


di ANTONIO CAVALLARO
alle pagine 15,16,17,18 e 19

FRANCESCO IANNELLO a pagina 46

Manifestazione degli studenti dopo lepisodio del pugno. Indagano due Procure

Serra, rivolta contro il professore


E RIVOLTA a Serra San Bruno contro il professore colpito con un pugno da uno studente. Ieri il docente uscito dallistituto scortato dalla polizia perch era in corso una manifestazione dei ragazzi. Intanto si sta cercando di fare chiarezza sulla vicenda. Si parla di una seconda zuffa con un minore in una settimana. Indagano due Procure e il docente rischia la sospensione. PIETRO COMITO a pagina 9

Gioco dal miraggio alla trappola


di VINCENZO BERTOLONE* LA vita non un colpo di fortuna. Ci sono, per, molti italiani che credono lesatto contrario: sono i quasi due milioni di giocatori che ormai sono considerati a rischio perch molti di essi sono presi dalla ludopatia, sindrome di tipo compulsivo che divora le sostanze dei giocatori e delle relative famiglie. continua a pagina 21

Lintervista

Settis: La reazione dei reggini punto di partenza per una riflessione


Salvatore Settis

Compra in nero una fontana ma un bene demaniale


Caso alla Tottruffa La somma spesa 90mila euro
PATRIZIA SICILIANI a pagina 51

Cir Marina

CRISTINA VERCILLO a pagina 50

Larchitetto Rotella anticipa al Quotidiano il progetto che ha sottoposto allattenzione del sindaco
Sombrero

Catanzaro, ecco come sar Largo Serravalle


UNAspecie diquintateatrale, portici e verde. ELargo Serravalle nel progetto che larchitetto Rotella ha sottoposto al sindaco e anticipato al Quotidiano. EDVIGE VITALIANO a pagina 23

Alieni
SECONDO una pubblicit i problemi veri sono il costo dei nostri prelievi al bancomat e amenit simili, ma lesistenza di vita su altri pianeti pure piuttosto intrigante. Gli esperti dicono che un primo contatto avrebbe per la nostra civilt effetti pi devastanti dellinvenzione della ruota. Ma dicono anche che strano che, con milioni di pianeti con condizioni idonee alla vita e dunque tante probabilit che gli alieni esistano, non si sono ancora presentati a noi. Ma poi ti rispondi guardando la tv: se sono arrivati hanno captato i nostri canali, e sono rimasti inebetiti.

Fiaccolata per Simona Il fratello Niente stupro


a pagina 12
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San Calogero

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Arte e Calabria Tra la fine del 1700 e i primi del 1800 a Serra San Bruno si svilupp unimportante e rilevante scuola di scultura lignea

MAESTRI SERRESI
I
di ANTONIO CAVALLARO

iamo agli inizi del 1500, nel cuore della vecchia Calabria, sul massiccio delle Serre. Non molto distante dal monastero cistercense di Santo Stefano del Bosco vengono ritrovate, insieme a quelle del successore Lanuino, le ossa di Bruno di Colonia, il magister tedesco che dopo aver fondato una comunit di eremiti sul massiccio di Chartreux nel Delfinato francese, e dopo aver lasciato la pace delleremo per seguire e consigliare uno dei suoi allievi che era nel frattempo diventato papa con il nome di Urbano II, si era infine rifugiato tra quei boschi in silenzio e solitudine fondando anche l una piccola comunit monastica che, tuttavia, dopo la morte di Bruno era in larga parte passata allosservanza cistercense. Da quelle due comunit primigenie era nato intanto lordine certosino che proprio nel periodo del fortunato ritrovamento conosceva il massimo fulgore, con monasteri, talvolta molto belli e ricchi di tesori darte (si pensi alla sola Certosa di Pavia), sparsi in tutta Europa. La scoperta della cassa con le ossa dei due patriarchi certosini allinterno della Chiesa di Santa Maria fu dunque salutata con estremo fervore. Bruno venne proclamato santo pochi anni dopo (1514) e grazie allintercessione di Papa Leone X i certosini tornarono a Serra San Bruno. Furono anni intensi quelli che seguirono. Il monastero di Santo Stefano che aveva peraltro conosciuto negli ultimi anni la decadenza per via del fenomeno delle commende rinacque a nuova vita. Si realizzarono importanti lavori e venne costruita unimponente chiesa conventuale. A Serra arrivarono artisti di grande fama, come Cosimo Fanzago cui si deve lo straordinario altare barocco oggi custodito nella Chiesa dellArciconfraternita Sette Dolori, e insieme a loro arrivarono opere da varie parti dItalia e dEuropa. Fu unoccasione unica per gli artigiani e le maestranze del luogo che in tal modo poteContinua a pagina16

Polistena, la Madonna dellItria

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Domenica 10 novembre 2013

Arte e Calabria/ Lintervista Gianfrancesco Solferino, giovane storico dellarte che alla scultura lignea calabrese ha dedicato i suoi studi

UNA D IN
Segue da pagina 15 rono sia lavorare alla stregua di grandi artisti sia ammirare e studiare dal vivo opere di elevato valore artistico, possibilit non certo semplice n comune in un periodo in cui non esisteva la fotografia e i viaggi non erano affatto agevoli, specie se si partiva dal cuore della Calabria, lontani dalle principali vie di comunicazione. Nel 1783 per tale fermento artistico e culturale viene interrotto da quello che pu essere considerato veramente uno spartiacque allinterno della storia della regione: un devastante terremoto distrugge intere citt, inghiottendo opere darte e devastando chiese e monasteri. Alla catastrofe non sfuggir la certosa calabrese che anzi verr colpita, potremmo dire senza timore di esagerare, a morte. Al terremoto segue la ricostruzione lenta e faticosa delle citt e delle chiese (diversi monasteri invece spariranno per sempre). in questo periodo che i serresi cominciano a mettere a frutto le conoscenze acquisite negli anni della costruzione della vecchia certosa, realizzando opere darte per committenze che arriveranno dalle parti pi disparate della regione. Tra le varie espressioni artistiche che caratterizzeranno la produzione della cittadina, che spaziano dalla lavorazione del ferro battuto, alla pittura, ai ricami, uno spazio notevole occupato dalla scultura lignea. Intorno alle botteghe dei mastri serresi nasce e si sviluppa lentamente una vera e propria Civilt artistica serrese, come osserva Gianfrancesco Solferino, storico dellarte, che proprio alla scultura lignea in Calabria ha dedicato gran parte dei suoi studi. Ma possiamo parlare davvero di arte (con la amaiuscola) o si tratt pi semplicemente di artigianato di alta qualit? Gianfrancesco Solferino non ha dubbi. Francamente ritengo che laccezione del termine artigianato sia etimologicamente impropria per definire la produzione serrese. Non siamo dinanzi ad un fenomeno corporativo che annovera abili maestranze, ma parliamo di una vera e propria fucina di ingegni, botteghe che di generazione in generazione si sono tramandate i segreti del mestiere e il perfezionamento delle tecniche. Ci significa che lesercizio dellarte diventato nella Citt di San Bruno unatmosfera da respirare e condividere, un munus exprimendi che ha imperniato nellintimo la laboriosit del popolo serrese, un linguaggio comune, unesperienza quotidiana del bello, una prassi artistica del sacro e del profano. In tutte le nostre realt si coltivato fruttuosamente un artigianato florido e decoroso, un tessuto ricchissimo di maestranze molto spesso punteggiato da esempi importanti di versatilit tecnico-esecutiva. Ma il caso di Serra San Bruno, come quello di Rogliano o di Fuscaldo, soltanto per citare i pi famosi, non pu e non deve essere confinato semplicisticamente nellesercizio dellingegno manuale, va ricercato nellacquisita dignit concettuale dellespressione artistica, che nasce dallintuizione di una pleiade di maestri e

Quella di Serra fu una vera scuola darte

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FUCINA GEGNI
VERA
si sostanzia in mille, articolate vene di creativit. Dottor Solferino possiamo dunque sostenere che ci troviamo di fronte a una scuola e non solo a un gruppo di artisti che operano nello stesso periodo? Assolutamente si. Quella di Serra San Bruno fu una vera e propria scuola darte maturata nel corso dei secoli e specializzatasi non soltanto nelle arti visive tradizionalmente intese (pittura e scultura) ma anche nelledilizia (con la formazione di architetti, carpentieri, lapicidi e fabbri) cos come in tutte le espressioni pi forbite e colte delle arti applicate (ricamo, tessitura, ebanisteria, argenteria, gioielleria, produzione di armi). Pur nel suo piccolo, la diffusione del verbo artistico serrese, divenuto capillare tra la seconda met del XVIII secolo e il XIX, costitu allindomani del drammatico sisma del 1783, un punto di forza per la ricostruzione e, quindi, per la rinascita identitaria e culturale di gran parte della Calabria Ultra. Meriterebbe perci uno studio pi intensivo e accurato che chiarisca, oltre alla faconda produzione, i punti di forza che sono alla base di un linguaggio colto e quanto mai originale Una produzione che non rimane vincolata localmente Testimonianze importanti della scultura lignea di Serra sono attestate in tutta la nostra Regione, anche in quelle aree che immaginiamo essere per cos dire insospettabili. Ovviamente le provincie di Vibo Valentia e Catanzaro, soprattutto i centri delle Serre, sono depositarie di un grandissimo numero di opere, ma ne assai ricca anche la zona ionica reggina, ossia quel territorio anticamente compreso tra la Diocesi di Squillace e quella di Gerace, cittadine per le quali i serresi furono determinanti nell'opera di ricostruzione, e la stessa Piana di Gioia, che ovviamente condivise le medesime vicende post 1783. Un'importante tranche di opere si pu ammirare in alcuni centri aspromontani come Delianuova e SantEufemia, ma anche le provincie di Cosenza e Crotone vantano pezzi di particolare suggestione, come nel caso di San Giovanni in Fiore e Santa Severina. Qualcuno parlando dellarte in Calabria sostiene che non sia mai esistita una produzione originale ma che spesso si tratti della riproposizione, talvolta manieristica, di modelli ideati altrove. Serra ebbe rapporti molto stretti con Napoli, un po perch era pur sempre la capitale del Regno, un po per via della presenza a Napoli dellimportante certosa di San Martino cui il monastero serrese rimane sin dalla ricostruzione cinquecentesca fortemente legato. E a Napoli sembra guardare fortemente la produzione artistica serrese. Le statue serresi sono cos simili, sia nelle forme che nella decorazione a quelle napoletane Napoli rimane senzombra di dubbio il riferimento del linguaggio artistico serrese: le opere importate dalla Capitale del Regno godevano di grande prestigio presso la committenza del tempo, e non soltanto perch aggiornate alle mode o alle correnti culturali coeve. Esse rispondevano a quei canoni di bellezza, di perfezione e, soprattutto, di ortodossia figurativa avvertiti come primaria requisito nella rappresentazione artistica, specie se riferita alle opere sacre. Anche Serra guarda a questo repertorio multiforme e in continua evoluzione, grazie ai viaggi che alcuni dei suoi interpreti pi bravi intrapresero per studiare e approfondire le tecniche espressive. Siamo, per, ben lungi dal plagio, anzi: le iconografie vengono mutuate con estrema libert e riproposte assecondando esigenze rappresentative personali, piacevolmente strutturate su riflessioni che in taluni casi sono apertamente in controtendenza con i maestri napoletani. Allo stesso modo da questo dato possibile desumere una spiccata capacit critica nellosservazione dei prototipi doltre regione, mista a una lettura attenta delle testimonianze reperibili in loco. La sintesi attuata in primis dal caposcuola, lo scultore Vincenzo Scrivo, indubbiamente il caso pi rappresentativo. Vincenzo Scrivo lo scultore serrese pi noto, ci dica qualcosa di lui Vincenzo Scrivo non soltanto il caposcuola della scultura lignea serrese, piuttosto lo definirei come il codificatore unico. La sua personalit valica il ruolo di capofila: egli concepisce e sintetizza loriginalit della scultura serrese, se ne fa promotore e la sostanzia con la felicissima novit delle sue intuizioni. Molto poco si conosce della sua vita, giacch le date di nascita e di morte rimangono stranamente confuse con quelle dei suoi omonimi, n dallo spoglio dei documenti sono emersi ad oggi ulteriori accenni alla sua vita. La produzione documentabile tra gli anni Novanta del Settecento e il primo decennio dellOttocento, ma fin troppe sono le opere rintracciate e ancora da studiare che potrebbero in qualche modo dilatare i limiti cronologici di cui oggi disponiamo. La ricerca, di per s gravosa vista la scarsit dei documenti, resa ancor pi difficile dallo stato conservativo delle opere, molte delle quali si presentano totalmente ridipinte o interpolate al punto tale da non essere pi leggibili. Scrivo quasi sempre firmava i suoi lavori, e lo faceva con due peculiarit: usava spesso la sua calligrafia Continua a pagina 18

Quando si perse la bellezza nelle opere Lassenza di artigiani e artisti si sente nella Calabria ricostruita dopo i terremoti pi recenti

Le varie botteghe da generazioni si sono tramandate i segreti del mestiere

Pagina a sinistra: Pazzano, LAssunta; di lato Caulonia, SantIlarione

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Arte e Calabria Vincenzo Scrivo caposcuola della scultura lignea serrese

QUEI
Segue da pagina 17 in corsivo, per cui i caratteri impiegati nelle epigrafi delle predelle sono gli stessi adoperati nelle firme degli atti notarili; e soprattutto si fregiava fieramente del nome della sua citt, Vincentius Scrivo civitatis Serrae, che non da intendersi come un banale complemento di provenienza ma lessenza stessa della sua appartenenza alla comunit serrese. Viene difficile credere che uno scultore cos raffinato e originale non sia in qualche misura una sorta di outsider, viene anche lui dalle file dei mastri serresi? Sono molte le ipotesi formulate sulla sua formazione, certamente avvenuta nella bottega di famiglia tenuta dallo zio Antonio, valente scultore, ma ancora cristallizzato nella ripetizione di formule piuttosto conosciute. E suo il celebre Crocifisso della Chiesa madre di Serra, giustamente posto in relazione con i modelli scultorei e pittorici contemporanei per via dello spasimo intenso nel quale rapita la rappresentazione del Cristo agonizzante. In Vincenzo ci sono i segni della formazione e, quindi, della condivisione del mestiere dello zio, da ricercarsi soprattutto in alcune statue che sono da tempo oggetto del nostro studio e che andrebbero restituite coerentemente ad Antonio. Certo in quegli anni bisogna registrare la presenza di artisti coevi che Vincenzo potrebbe aver conosciuto, o con i quali avrebbe del tutto collaborato: penso a Tommaso Mancini, ingegnere napoletano e abile scultore, il quale risulta attivo in Calabria tra il 1754 e il 1774, autore tra laltro del coro ligneo dei Domenicani a Soriano e della monumentale statua della Madonna delle Grazie di Pizzoni. Questopera, che reca ancora leggibile la data 1755 nonostante sia stata sfigurata da una pesante ridipintura, uno dei principali modelli di riferimento iconografico adoperato non soltanto da Vincenzo Scrivo ma anche da un altro grande interprete calabrese suo coetaneo, Domenico De Lorenzo, versatile e facondissimo scultore di Tropea, che ebbe bottega nel casale di

MAL
Molte delle opere risultano oggi deturpate
Garopoli. La scenografica concezione della figura, serratamente avvitata nel fitto nodo di panneggi dal quale fuoriescono in torsione verso lesterno il busto della Vergine e la tenera anatomia del Bambino, quasi in bilico sul braccio materno, stata di certo oggetto di studio e di interpretazione critica in alcuni manufatti della produzione matura di Vincenzo (Madonna delle Grazie di Francavilla Angitola, Madonna del Carmine di Cinquefrondi, Madonna di Valleverde di Grotteria), al punto tale da non farci escludere la conoscenza, se non del tutto la frequentazione, del giovane artista serrese presso la bottega di Mancini durante la sua permanenza erratica in Calabria. Che rapporti ebbe con Napoli e gli artisti napoletani? Che Vincenzo sia stato a Napoli non dato saperlo: nessuna fonte ne parla. In realt la sua produzione a darne in qualche modo riprova. Se, infatti, il ricchissimo patrimonio conservato nelle chiese del circondario serrese, soprattutto prima del sisma del 1783, favor la possibilit di uno studio attento delle opere ultraregionali (basti pensare ai tesori conservati nella Certosa di Serra o nella Basilica di San Domenico a Soriano), ci non sembra per bastevole a giustificare quellaspetto innovativo e al tempo stesso in controtendenza della sua produzione matura che guarda ai maestri coevi ma se ne distacca prontamente in virt di un ritorno a formule coerentemente barocche. Mi spiego: nel 1782 il pi celebre degli scultori sanmartiniani, Giuseppe Picano, intagli per Bivongi la statua dellImmacolata Concezione, un portento della poetica rocaille napoletana. La Vergine fluttua eterea raccolta nella massa spumeggiante dei panneggi: non ha incipienza di movimento n tantomeno la spettacolare poesia di linee morbidamente spezzate fa allusione ad una ricercata naturalezza. Scrivo vide questopera a Bivongi qualche tempo pi tardi, allorquando gli fu commissionata la statua del San Giuseppe, da noi restituita al suo catalogo insieme a quella eponima della non lontana Camini. Il maestro serrese studi il manufatto di Picano, lo spogli dellenfasi che lo rendeva coerentemente in linea con la compassata monumentalit del settecento napoletano, e ribaltandone specularmente limpostazione concep la sua Immacolata per la Chiesa di SantAtenogene a Tritanti (Maropati): la statua, firmata e datata al 1792, oggi ricoperta da pi strati di colore, lultimo dei quali offende la sua spettacolare bellezza. Nonostante ci, il manufatto evidenzia con sufficiente chiarezza i termini della poetica scriviana: lanatomia nuovamente protagonista della scultura, velata ma non dissimulata dalle masse dei panneggi che Scrivo fa aderire alle masse corporee tornendole. E mentre coltiva la bellezza di posture dinamiche, espanse nel tempo e nello spazio, indugia con calligrafismo e somma piet sul volto della Vergine, rapito dalla soavit dellestasi divina eppur connotato dalla pudica bellezza di una fanciulla. Dismessa, dunque, la poetica della sublime magniloquenza sanmartiniana, il Maestro serrese riporta la sua scultura su modelli popolari, accondiscendenti, benevoli, in grado di restau-

Altro scultore noto allepoca fu De Lorenzo

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RESTAURI DESTRI

Corrado Alvaro in Un treno nel Sud del 58 racconta di come gli artigiani serresi dovettero emigrare

Sopra lo storico dellarte Gianfrancesco Solferino; sotto Pazzano, Santissimo Salvatore. Pagina a sinistra Grotteria, Madonna di Valleverde

rare una comunicazione emotiva con i fedeli. Sono gli anni drammaticamente segnati dalle miserie del terremoto del 1783, la pagina pi buia e dolorosa della storia della Calabria moderna: Scrivo, testimone della furia impietosa della terra, soccorre lindigenza morale e spirituale delle popolazioni realizzando simulacri nei quali ritrovare il senso dellaccoglienza e del perdono, della misericordia e della riconciliazione. C una statua di Scrivo alla quale particolarmente legato? E difficile scegliere. Una delle pi belle senza dubbio la Madonna dellItria a Polistena, commissionata dalla Congrega della Santissima Trinit nel 1797, che raffigura il celebre racconto del trasporto dellicona miracolosa dell'Odegitria da Costantinopoli allItalia durante la Lotta iconoclasta. La Vergine con il Bambino in braccio siede sulla grande cassa trasportata in spalla da due calogeri basiliani: essa non grava materialmente sullo sforzo dei portatori ma levita delicatamente, quasi come se stesse per planare, mentre i monaci al di sotto, sbigottiti dalla visione, si fermano a contemplarla. Scrivo immagina i due personaggi non soltanto come telamoni funzionali alla struttura di questa spettacolare macchina processionale: essi sono parte integrante della scena, accovacciati sulla base nel gesto istantaneo di depositare la cassa, con le espressioni cangianti e sopraffatte dalla materializzazione tridimensionale della Madonna sulle loro spalle. Larte torna ad essere tranche de vie, trasposizione flagrante della realt storica che attraverso la rappresentazione scultorea si fa attualit, visione senza tempo. C poi la statua dellArcangelo san Michele che Scrivo scolp nel 1804 per committenza delluniversitas di Cinquefrondi che sembra piovere come una saetta dal cielo. Su una sola gamba, la scultura del Principe mantiene perfettamente in equilibrio la disposizione piroettante del suo corpo mentre con il piede atterra e soffoca materialmente Lucifero proprio allaltezza dello sterno, quasi fino a volerne impedire il respiro. La spada nella mano di San Michele ancora sguainata, segno che la lotta contro il male destinata a continuare: eppure lArcangelo appare imperturbabile e mira benevolo i fedeli rassicurandoli col suo patrocinio. Si potrebbe parlare a lungo dellAssunta di Pazzano, monumentale e leggiadra al tempo stesso, con quel curioso angelo che inarcandosi ai suoi piedi sembra potenziare il moto ascensionale dal basso, o del Santissimo Salvatore, anch'esso conservato nella Chiesa madre del piccolo centro del Consolino, opera che mantiene inalterata la bellezza teologica del Pantokrator bizantino tridimensionalmente proiettato nell'immagine lignea. Nel SantIlarione Abate, una delle ultime statue del Maestro scolpita per la Chiesa protopapale di Caulonia, il rigore dei digiuni e delle privazioni dellEsicasta palestinese si trasforma in una scheletrica quanto realistica narrazione del corpo del San-

Alcuni simulacri attendono interventi

Larte lignea punto di forza dopo il sisma

to, privato e sofferente. La pelle scorre livida sui tendini lasciando a vista finanche le vene, ancora turgide di vita, mentre le ginocchia sono gonfie e sproporzionate per via delle lunghe ore trascorse flesse in contemplazione. Ascoltandola non ho potuto non osservare la sua insistenza sui restauri maldestri Gran parte delle opere lignee appaiono oggi deturpate da improbi restauri, ridipinture che molto spesso nascondono la primigenia bellezza del manufatto e ne ottundono laspetto. Alcuni simulacri attendono urgentemente interventi qualificati di restauro, e non soltanto sotto il profilo prettamente esteriore: la straordinaria Madonna delItria di Polistena, gravemente danneggiata dallincendio che nel 1988 distrusse la Chiesa della Trinit, fu ritoccata devotamente dal pittore cittadino Pesa, il quale non pot materialmente arrestare il degrado delle parti lignee ammalorate dal fuoco e dalle alte temperature, n utilizzare le pi sofisticate tecniche attualmente in uso nel restauro scientifico per contenere i gravissimi danni cagionati alla pellicola pittorica. Per questo spettacolare capolavoro, oggi in gravissime condizioni, cos come per le altre opere che fanno della nostra Regione uno scrigno privilegiato della statuaria lignea sacra, invochiamo lattenzione e la cura in primis dei sacerdoti, responsabili della loro manutenzione, e quindi dei fedeli che ne sono fruitori: soltanto cos potremo contare su una responsabilizzazione consapevole del valore unico che questi manufatti intrinsecamente posseggono, sia sul piano artistico che su quello prettamente devozionale. Accanto a Vincenzo Scrivo per non si possono per non ricordare gli altri grandi maestri serresi, dalla famiglia dei Pisani (cui dedicheremo uno speciale approfondimento) a Michele Amato, a Pietro Grenci ai Barillari e a molti altri, spesso minori, che tuttavia hanno contribuito a rendere pi bella e ricca la nostra regione. Secondo quanto si tramanda, la straordinaria bravura non fu sufficiente a garantire a Vincenzo Scrivo una vita serena. Lo scultore mor infatti su una nave diretta in America dove era stato costretto a emigrare. Qualche decennio dopo, di tutto quello straordinario fervore artistico a Serra San Bruno non rimase quasi pi nulla. Le botteghe chiusero e i mastri a poco a poco sparirono. Scrive Alvaro in Un treno nel Sud (1958): Gli artigiani di Serra San Bruno hanno chiuso bottega e hanno emigrato. Lassenza degli artigiani e degli artisti si sente nella Calabria ricostruita dopo i terremoti pi recenti, cio da quarantanni a questa parte. Si sente nella monotona urbanistica coloniale che mortifica il paese al confronto della sua natura varia e ricca e fantastica. che dove non esiste societ n possibilit di progresso sociale se non per cause esterne, non esiste arte, cio non esiste il conforto, la gioia, lornamento della vita. Antonio Cavallaro
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