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Protezionismo e concorrenza nell' economia globalizzata.

di Carlo Rossi

http://chiarodiluna-karl.blogspot.it/2013/08/protezionismo-e-concorrenza-nell.html

La Voce della Russia del 19 agosto 2013 richiama l' attenzione sul protezionismo, uno dei principali temi del prossimo G20 di San Pietroburgo:

http://italian.ruvr.ru/2013_08_19/Il-G20-non-puo-rinunciare-al-protezionismo/

"Appartiene ormai al passato il protezionismo classico, diretto, come il blocco continentale dellInghilterra durante le Guerre napoleoniche o il Boston Tea Party, quando le colonie americane insorsero contro il protezionismo inglese nel commercio del t. Stanno scomparendo anche le guerre tariffarie, come, ad esempio, la contrapposizone sul mercato automobilistico tra Cina ed USA, che per mezzo dei dazi doganali difendevano dai concorrenti i propri mercati. Adesso i relativi metodi sono diventati di gran lunga pi eleganti e la retorica pi ricercata. Al summit del G20 tutti i paesi, pi probabilmente, dichiareranno di sostenere il divieto del protezionismo e poi troveranno metodi per aggirarlo, dice Viktoria Perskaja, vicedirettore del Centro di studi internazionali presso la Scuola per imprenditori di Mosca. Secondo Viktoria, a questi paesi non resta nientaltro da fare. Il protezionismo richiesto dallattuale economia postcrisi, mentre la diplomazia esige una rinuncia pubblica allo stesso. Si sviluppa il settore reale nazionale, la reale produzione nazionale, mentre il segmento dei servzi si sta contraendo. Quei paesi che si rendono conto della necessit di uneconomia nazionale pi equilibrata e strutturata adotteranno misure per favorire il produttore nazionale. In questo caso non affatto necessario introdurre dazi doganali. Basta utilizzare il sistema di stardard tecnici e cos tutti i potenziali esportatori si vedranno costretti a corrispondere a tale livello". Su Orizzonte Cina (giugno 2013), mensile d'informazione e analisi sulla Cina contemporanea a cura dell'Istituto Affari Internazionali (IAI) e del Torino World Affairs Institute (T.wai), Giuseppe Gabusi estende l' analisi alle ALS, aree di libero scambio, ponendo in rilievo la pressante istanza di sicurezza economica che continua a condizionare l' azione dei governi: http://www.iai.it/pdf/OrizzonteCina/OrizzonteCina_13-06.pdf

"La crescente tensione commerciale tra Bruxelles e Pechino riflette in realt il deterioramento della sicurezza economica, intesa come sicurezza economica complessiva percepita dai governi e dallopinione pubblica, in un periodo di recessione globale e di transizioni politiche interne. I nuovi accordi di libero scambio in corso di negoziato contribuiscono a rafforzare il senso di insicurezza delle maggiori potenze commerciali". Le "... ALS rappresentano accordi commerciali di nuova generazione, il cui focus soprattutto sulle barriere non-tariffarie, sui servizi, sugli standard e sulle normative, e sulle architetture istituzionali del commercio. Perci, le ALS contribuiscono a erodere la distinzione tra politica estera economica e politica interna, e richiedono una visione (finanche una cultura) politica comune, assente tra le democrazie occidentali e la RPC".

"Non un caso che Mark Totola, vice-capo missione allambasciata americana a Londra, abbia dichiarato: lALS tra lUnione Europea e gli Stati Uniti potrebbe diffondere le norme occidentali in tutto il mondo. Non si tratta pi quindi di dazi o altri strumenti tecnici, ma di norme e di sottesi valori: la prova del passaggio della politica commerciale dalla sfera della low politics a quella dell high politics". http://www.publicserviceeurope.com/article/3479/eu-us-trade-deal-could-spread-western-normsacross-the-world La crisi economica in atto ha le proprie profonde radici in una globalizzazione disordinata e tumultuosa, caratterizzata dalla mancata o insufficiente convergenza delle forme di stato e degli ordinamenti giuridici. I nodi di questa competizione viziata dalla radicale diversit dei sistemi, dalla diffidenza reciproca e dal protezionismo pi o meno scoperto vengono al pettine. Cos conclude Gabusi: "Il rilancio del WTO potrebbe davvero rappresentare unoccasione migliore e pi efficiente per raggiungere un consenso multilaterale, rispetto alle discussioni segrete sui nuovi ALS, che stanno solamente aggiungendo insicurezza a un ordine economico liberale che, con tutti i suoi limiti, ha finora servito degnamente, in termini di crescita, Washington, Bruxelles e Pechino". In realt il mercato globale contemporaneo ha ben poco di liberale, non poggiando su regole comuni. Questo disordinato ordine economico rappresenta il contesto in cui sono diventati insostenibili non solo i vizi e le inadeguatezze ma anche alcuni dei tratti migliori delle democrazie occidentali. Bisogna essere consapevoli del valore della concorrenza virtuosa, che deve essere il pi possibile ampia, aperta e tutelata. L' istanza della sicurezza economica non deve soffocare tale consapevolezza e il conseguente tentativo di rimuovere barriere che penalizzano il merito e l' innovazione. In questa prospettiva l' ALS tra Europa e Stati Uniti potrebbe davvero essere "la risposta realista dellOccidente allimpossibilit di progredire in sede WTO". Mentre non si pu escludere che una chiara e ferma posizione occidentale si riveli un positivo stimolo per regimi autoritari che rispettano soprattutto la forza priva di accenti provocatori.

http://chiarodiluna-karl.blogspot.it/2013/08/protezionismo-e-concorrenza-nell.html

Protezionismo e concorrenza nell' economia globalizzata.

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