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Macedonio Fernndez La materia del nulla

Eterogeneo florilegio tratto da eterogenei libri, fatti di brindisi, lettere, racconti, aforismi e capitoli sconnessi, questo luna-park dellassurdo presenta per la prima volta al pubblico italiano uno scrittore che un mito letterario. Come tale, lo si conosciuto in pagine e interviste di Borges. Conoscenza ansiosa e incerta, perch si sospettava la mistificazione e lapocrifo. A torto: Macedonio Macedonio, persona diseguale e distinta nella splendida costellazione argentina; questa antologia, presentata da Borges, ne dimostra loriginalit e la maestria.

La materia del nulla di Macedonio Fernndez

La biblioteca blu diretta da Giovanni Mariotti e curata da Franco Maria Ricci

Selezione a cura di Marcelo Ravoni Traduzione di Gianni Guadalupi e Marcelo Ravoni Il racconto Chirurgia psichica di estirpazione stato tradotto da Gabriella Giuliani e Marcelo Ravoni per lantologia Le Mappe immaginarie, pubblicata dalleditore Garzanti, che qui ringraziamo Adolfo de Obieta, Buenos Aires 1974 di questa selezione e dellintroduzione per la lingua italiana, Franco Maria Ricci editore, Parma, Milano

Introduzione

In balia della memoria e delle sue oscillazioni, eccomi a dettare ci che il tempo mi lascia delle care e certamente misteriose immagini che, per me, furono Macedonio Fernndez. Nel corso di una vita ormai lunga ho conversato con persone famose; nessuna mi ha impressionato come lui, e neppure in modo analogo. Cercava di nascondere, non di esibire, la sua straordinaria intelligenza; parlava come ai margini del dialogo, e tuttavia ne era il centro. Preferiva il tono interrogativo, il tono di modesta domanda, allaffermazione cattedratica. Non pontificava mai; la sua eloquenza era fatta di poche parole e persino di frasi tronche. Il tono abituale era di cauta perplessit. Posso scimmiottare, ma non definire, quella voce piana, arrochita dal tabacco. Ricordo la fronte vasta, gli occhi di un colore

indefinito, la chioma e i baffi grigi, la figura minuta e quasi volgare. Il corpo in lui era quasi un pretesto per lo spirito. Chi non lha conosciuto pu pensare ai ritratti di Mark Twain o di Paul Valry. La prima di queste somiglianze lavrebbe rallegrato, ma non la seconda, poich sospetto che Valry, per lui, fosse una specie di ciarlatano della pignoleria. La sua simpatia per le cose di Francia era assai imperfetta; di Victor Hugo, che io ammiravo e ammiro, ricordo di avergli sentito dire: Piantala con quel gallego insopportabile. Il lettore se n andato e lui continua a parlare. La sera del famoso match Carpentier-Dempsey, ci disse: Al primo cazzotto di Dempsey, il francesino sar gi in platea a chiedere che gli restituiscano i soldi perch lo spettacolo finito troppo presto. Gli spagnoli preferiva giudicarli da Cervantes, che era uno dei suoi dei, e non da Gracin o da Gngora, che gli sembravano delle calamit. Ereditai da mio padre lamicizia e il culto di Macedonio. Verso il 1921 tornammo dallEuropa, dopo un soggiorno di molti anni. Le librerie di Ginevra e un certo generoso stile di vita orale che avevo scoperto a Madrid mi mancavano molto, allinizio; dimenticai questa nostalgia quando conobbi, o recuperai, Macedonio. La mia ultima emozione, in Europa, fu il dialogo col grande scrittore ebreo spagnolo Rafael Cansinos Assens, in cui cerano tutte le lingue e tutte le letterature, come se lui stesso fosse lEuropa e tutti i passati dEuropa. In Macedonio trovai unaltra cosa. Era come se Adamo, il primo uomo, pensasse e

risolvesse nel Paradiso i problemi fondamentali. Cansinos era la somma del tempo, e Macedonio la giovane eternit. Lerudizione gli sembrava una cosa vana, un modo macchinoso di non pensare. In un cortile di calle Sarand, ci disse un giorno che se avesse potuto andare in campagna e sdraiarsi a mezzogiorno sulla terra e chiudere gli occhi e capire, distraendosi dalle circostanze che ci distraggono, avrebbe potuto risolvere immediatamente lenigma delluniverso, Non so se questa felicit gli fu data, ma senza dubbio la intravide. Alcuni anni dopo la morte di Macedonio, lessi che in certi monasteri buddisti il maestro suole ravvivare il fuoco con qualche immagine sacra, o destinare a usi infami i libri canonici, per insegnare ai neofiti che la lettera uccide e lo spirito vivifica; pensai che questa curiosa notizia si addiceva alle abitudini mentaIi di Macedonio, ma che gli avrebbe dato fastidio che io gliela riferissi, dato il suo carattere esotico. Agli adepti del buddismo Zen d fastidio che gli si parli delle origini storiche della loro stessa dottrina; cos a Macedonio avrebbe dato fastidio che gli parlassero di una pratica contingente e non dellintima verit, che ora e qui, a Buenos Aires. Lessenza onirica dellEssere era uno dei temi preferiti di Macedonio, ma quando osai raccontargli che un cinese aveva sognato di essere una farfalla e non sapeva, al risveglio, se era un uomo che aveva sognato di essere una farfalla o una farfalla che ora sognava di essere un uomo, Macedonio non si riconobbe in quellantico specchio e si limit a

chiedermi la datazione del testo che citavo. Gli parlai del quinto secolo prima dellera cristiana, e Macedonio osserv che la lingua cinese doveva essere tanto cambiata da quei lontani tempi che di tutte le parole del racconto farfalla era probabilmente lunica dal senso non incerto. Lattivit mentale di Macedonio era incessante e rapida, anche se lesposizione poteva essere lenta; n le confutazioni n le conferme altrui lo interessavano. Seguiva imperturbabile la sua idea. Ricordo che attribu a Cervantes questa o quella opinione; qualche imprudente fece notare che in un determinato capitolo del Don Chisciotte si legge esattamente il contrario; Macedonio non cambi rotta di fronte a quel piccolo ostacolo, e disse: Pu darsi, ma Cervantes lo scrisse per non guastarsi con la questura. Mio cugino Guillermo Juan, che studiava alla Scuola Navale di Ro Santiago, venne a trovare Macedonio, il quale osserv che in quellistituto, che accoglieva tanti provinciali, si doveva suonare molto la chitarra. Mio cugino gli rispose che era l da diversi mesi, ma non aveva mai sentito suonare una chitarra; Macedonio accolse quella negazione come una conferma, e mi disse, col tono di chi completa unaffermazione altrui: Vedi, un notevole centro chitarristico. Lindolenza ci spinge a presupporre che gli altri siano fatti a nostra immagine; Macedonio Fernndez commetteva il generoso errore di attribuire la sua intelligenza a tutti gli uomini. In primo luogo lattribuiva agli argentini, che costi-

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tuivano, com naturale, i suoi pi frequenti interlocutori. Mia madre lo accus una volta di essere sostenitore, o di esser stato sostenitore, di tutti i diversi e successivi presidenti della Repubblica. Tali vicissitudini, che lo fecero passare in un solo giorno dal culto di Yrigoyen a quello di Uriburu, procedevano dalla sua convinzione che Buenos Aires non pu sbagliarsi. Ammirava, ovviamente senza averli letti, Josu Quesada e Enrique Larreta, per lunica e sufficiente ragione che tutti li ammiravano. Questa superstizione dellargentino lo indusse a opinare che Unamuno, e gli altri spagnoli, si erano messi a pensare, e spesso a pensare bene, perch sapevano che sarebbero stati letti a Buenos Aires. Amava personalmente e apprezzava letterariamente Lugones, di cui fu molto amico, ma qualche volta gioc con la trovata di scrivere un articolo in cui avrebbe manifestato la sua meraviglia che Lugones, malgrado le sue molte letture e il suo indiscutibile talento, non si fosse mai dedicato a scrivere, Perch non ci d un verso?, si chiedeva. Macedonio possedeva in sommo grado le arti dellinazione e della solitudine. La vita pastorale in un territorio quasi deserto alleva insegnato a noi argentini labitudine della solitudine senza noia; la televisione, il telefono, e perch non dirlo?, la lettura, hanno la colpa di averci fatto disimparare quel prezioso dono, Macedonio era capace di star solo, senza far nulla, per parecchie ore. Un libro troppo famoso parla delluomo che sta solo e aspetta; Macedonio stava solo e

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nulla aspettava, abbandonandosi docilmente al quieto fluire del tempo. Aveva abituato i suoi sensi a non percepire le cose sgradevoli e a indugiare in una soddisfazione qualsiasi: lodore del tabacco inglese, di una zucca di mate o di un volume Il mondo come volont e rappresentazione, ricordo rilegato alla spagnola. Il caso lo portava in stanze modeste, senza finestra o con una finestra che dava su un soffocato cortile interno, in pensioni del Once o del quartiere dei Tribunali; io aprivo la porta ed ecco l Macedonio, seduto sul letto o su una sedia dalla spalliera diritta. Mi dava limpressione di non essersi mosso per ore e di non sentire la chiusura e la penombra dellambiente. Non ho conosciuto nessuno pi freddoloso di lui. Usava avvolgersi in un asciugamano, che gli pendeva sul petto e sulle spalle, un po allaraba; una bombetta da cocchiere o una paglietta nera potevano coronare quella struttura (i gauchos infagottati di certe litografie me lo ricordano). Gli piaceva parlare della lusinga termica; tale lusinga, in pratica, era costituita da tre fiammiferi che accendeva contemporaneamente e si accostava al ventre disposti a ventaglio. La mano sinistra governava quelleffimero e minimo riscaldamento; la destra accentuava qualche ipotesi di carattere estetico o metafisico. Il timore delle pericolose conseguenze di una brusca infreddatura gli aveva consigliato la convenienza di dormir vestito dinverno; il calore addizionale del letto non gli importava. Sosteneva che la barba, che assicura una temperatura costante, era

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una protezione naturale contro il mal di denti. La dietetica e i dolciumi lo interessavano. Un giorno discusse a lungo le rispettive virt e svantaggi della meringa e dellalfajor; dopo una serie di imparziali e scrupolose considerazioni teoriche, si pronunci a favore della pasticceria nazionale e tir fuori una polverosa valigia che teneva sotto il letto. Dal suo fondo esum, tra manoscritti, mate e tabacco, alcune cose confuse che avevano ormai perduto il loro carattere di alfajor o di meringa, e che ci offr con insistenza. Questi aneddoti corrono il rischio di sembrar ridicoli; tali ci parvero a quel tempo, e li ripetevamo, forse esagerandoli un po, ma senza il minimo calo della nostra riverenza. Non voglio che di Macedonio si perda nulla. Io, che ora indugio a registrare questi assurdi particolari, continuo a credere che il loro protagonista sia luomo pi straordinario che abbia conosciuto. Senza dubbio a Boswell sar accaduto lo stesso con Samuel Johnson. Lo scrivere non era lavoro per Macedonio Fernndez. Viveva (pi di chiunque altro abbia conosciuto) per pensare. Si abbandonava quotidianamente alle vicissitudini e sorprese del pensiero, come un nuotatore a un grande fiume, e quel modo di pensare che si chiama scrivere non gli costava il minimo sforzo. Il suo pensiero era tanto vivido come la redazione del suo pensiero; nella solitudine della sua stanza o nellagitazione di un caff, colmava pagine e pagine con la disegnata scrittura di unepoca che ignorava la mac-

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china da scrivere e per la quale una calligrafia chiara faceva parte delle buone maniere. Le sue lettere pi casuali non erano meno ingegnose e prodighe delle pagine che destinava alla stampa, e forse le superavano in grazia. Macedonio non attribuiva il minimo valore alla sua parola scritta; quando traslocava, non si portava via i manoscritti dindole metafisica o letteraria che si erano accumulati sul tavolo e riempivano cassetti e armadi. Molto si perse cos, forse irrevocabilmente. Ricordo di avergli rimproverato questa distrazione; mi disse che supporre che possiamo perdere qualcosa una superbia, dato che la mente umana tanto povera da esser condannata a trovare, perdere e riscoprire sempre le stesse cose. Unaltra ragione della sua facilit letteraria era lincorreggibile disprezzo per le sonorit verbali e persino per leufonia. Non sono un lettore di suonettini, dichiar talvolta, e le ansie prosodiche di Lugones o di Daro gli sembravano del tutto vane. Opinava che la poesia sta nei caratteri, nelle idee o in una giustificazione estetica delluniverso; io, col tempo, sono giunto a sospettare che stia essenzialmente nellintonazione, in un certo respiro della frase. Macedonio cercava la musica nella musica, non nel linguaggio. Il che non impedisce che nei suoi testi anzitutto nella sua prosa percepiamo una musica involontaria che corrisponde alla cadenza personale della sua voce. Macedonio esigeva dal romanzo che tutti i personaggi fossero eticamente perfetti; la nostra epoca sembra pro-

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porsi il contrario, senza altra eccezione che quella molto onorevole di Shaw, che ha immaginato e modellato eroi e santi. Dietro la sorridente cortesia e laria un po lontana di Macedonio battevano due paure, quella del dolore e quella della morte. Questultima lo indusse a negare lio, perch non ci fosse un io che morisse; la prima, a negare che il dolore fisico potesse essere intenso. Voleva persuadersi e persuaderci, che lorganismo umano incapace di un forte piacere, e quindi di un forte dolore. Latour e io gli sentimmo pronunciare questa pittoresca metafora: In un mondo in cui i piaceri sono da bazar, i dolori non possono essere da ferramenta. Fu inutile obiettare che il piacere non sempre da bazar, e che il mondo, inoltre, non ha ragione di essere simmetrico. Per non affrontare le tenaglie del dentista, Macedonio soleva praticare il tenace artificio di allentarsi continuamente i denti; tale manipolazione veniva operata dietro la mano sinistra, che faceva da paravento, mentre la destra, insisteva. Non so se il successo abbia coronato questa fatica di giorni e di anni. Chi sta per soffrire un dolore cerca, per buon istinto, di non pensarci; Macedonio sosteneva, al contrario, che dobbiamo immaginarci previamente il dolore e tutte le sue circostanze, perch la realt non ci spaventi. Cos simmaginava la sala dattesa, la porta che si socchiude, il saluto, la poltrona, i ferri, lodore degli antisettici, lacqua tiepida, le pressioni, le luci, la penetrazione dellago e la lacerazione finale. Questa preparazione immaginativa do-

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veva essere perfetta e non lasciare il minimo spiraglio allinsolito; Macedonio non la complet mai. Forse questo metodo non fu altro che un modo di giustificare le terribili immagini che lo perseguitavano. Il meccanismo della fama gli interessava, non il suo conseguimento. Per un anno o due gioc col vasto e vago progetto di essere presidente della Repubblica. Molte persone si propongono di aprire una tabaccheria e quasi, nessuno di diventare presidente; da questa particolarit statistica deduceva che pi facile diventare presidente che padrone di una tabaccheria. Qualcuno di noi osserv che era lecito anche dedurre che aprire una tabaccheria pi difficile che arrivare alla presidenza; Macedonio assent con seriet. La cosa pi necessaria (ci ripeteva) la divulgazione del proprio nome. Collaborare alla pagina letteraria di qualche grande quotidiano era facile, ma la divulgazione ottenuta con tale mezzo corre il rischio di essere triviale come Julio Dantas o le sigarette 43. Conveniva insinuarsi nellimmaginazione della gente in modo pi sottile ed enigmatico. Macedonio scelse di approfittare del suo curioso nome di battesimo; mia sorella e alcune sue amiche scrivevano il nome di Macedonio su strisce di carta o bigliettini, che dimenticavano accuratamente nelle pasticcerie, nei tram, sui marciapiedi, negli androni delle case e nei cinematografi. Unaltra abilit consisteva nellingraziarsi le comunit straniere; Macedonio, con sognante gravit, ci riferiva di aver lasciato al Club

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dei Tedeschi un volume disfatto di Schopenhauer, con la sua firma e annotazioni a matita. Da queste manovre pi o meno immaginarie la cui esecuzione non bisognava affrettare, perch dovevamo procedere con estrema cautela, sorse il progetto di un grande romanzo fantastico, ambientato a Buenos Aires, che cominciammo a scrivere tutti insieme. (Se non sbaglio, Julio Csar Dabove conserva ancora il manoscritto dei primi due capitoli; credo che avremmo potuto portarlo a termine, per, Macedonio rimandava, perch gli piaceva parlare delle cose, non eseguirle). Lopera sintitolava Luomo che sar presidente; i personaggi della storia erano gli amici di Macedonio, e allultima pagina il lettore avrebbe ricevuto la rivelazione che il libro era stato scritto da Macedonio Fernndez, il protagonista, e dai fratelli Dabove e da Jorge Luis Borges, che si uccise alla fine del capitolo nono, e da Carlos Prez Ruiz, che ebbe quella singolare avventura con larcobaleno, e cos via. Vi si intrecciavano due argomenti: uno, visibile, i curiosi maneggi di Macedonio per diventare presidente della Repubblica; un altro, segreto, la cospirazione ordita da una setta di milionari nevrastenici e forse pazzi, per conseguire lo stesso risultato. Questi decidono di scalzare e minare la resistenza della gente mediante una serie graduale di invenzioni scomode. La prima (quella che ci sugger il romanzo) consisteva nelle zuccheriere automatiche, che di fatto impediscono di addolcire il caff. Ad essa fanno seguito altre: la penna doppia, con un pennino ad

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ogni punta, che minaccia di bucare gli occhi; le ripide scale in cui non ci sono due scalini di uguale altezza; il raccomandatissimo pettine rasoio, che ci taglia le dita; gli utensili fabbricati con due nuove materie antagonistiche, di modo che le cose grandi siano molto leggere e quelle molto piccole pesantissime, per beffare la nostra aspettativa; la moltiplicazione dei paragrafi impastati nei libri gialli; la poesia enigmatica e la pittura dadaista o cubista. Nel primo capitolo, dedicato quasi interamente alla perplessit e al timore di un giovane provinciale di fronte alla dottrina che lio non esiste, e di conseguenza non esiste lui, figura un solo artefatto, la zuccheriera automatica. Nel secondo ne compaiono due, ma in modo laterale e fugace; il nostro proposito era di presenlarli in proporzione crescente. Volevamo inoltre che man mano che si imbizzarrivano i fatti, si imbizzarrisse anche lo stile; per il primo capitolo scegliemmo il tono colloquiale di Pio Baroja; lultimo avrebbe corrisposto alle pagine pi barocche di Quevedo. Alla fine cade il governo; Macedonio e Fernndez Latour entrano alla Casa Rosada, ma ormai nulla significa pi nulla in quel mondo anarchico. In questo romanzo incompiuto ci pu ben essere qualche involontario riflesso dellUomo che fu Gioved. A Macedonio la letteratura importava meno del pensiero e la pubblicazione meno della letteratura, cio quasi niente. Milton o Mallarm cercavano la giustificazione della propria vita nella stesura di una poesia o forse di una pagina;

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Macedonio voleva capire luniverso e sapere chi era o sapere se era qualcuno. Scrivere e pubblicare per lui erano cose subalterne. Al di l dellincanto del suo dialogo e della riservata presenza della sua amicizia, Macedonio ci proponeva lesempio di un modo intellettuale di vivere. Coloro che oggi si chiamano intellettuali non lo sono in realt, perch fanno dellintelligenza un mestiere o uno strumento per lazione. Macedonio era un puro contemplativo, che qualche volta accondiscendeva a scrivere e rarissime volte a pubblicare. Per mostrare Macedonio non ho trovato mezzo migliore degli aneddoti, ma questi, quando sono memorabili, hanno lo svantaggio di trasformare il loro protagonista in unentit meccanica, che ripete allinfinito lo stesso epigramma, ormai classico, o ha la stessa battuta. Ben altra cosa furono i detti di Macedonio, imprevedibilmente aggiunti alla realt, arricchendola e meravigliandola. Io vorrei ritrovare in qualche modo colui che fu Macedonio, quella felicit di sapere che in una casa, di Morn o di Once cera un uomo magico la cui sola esistenza noncurante era pi importante delle nostre venture o disavventure personali. Cos lo sentivo io, cos lo sentivano altri, una cosa che non si pu comunicare. Negata una materia duratura dietro le apparenze del mondo, negato un io che percepisce le apparenze, Macedonio affermava tuttavia una realt, e questa realt era la passione, che si manifestava nelle specie dellarte e dellamore. Sospetto che a Macedonio lamore sembrasse an-

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cor pi prodigioso dellarte; questa preferenza si sarebbe fondata sul suo carattere affettivo, non sulla sua dottrina, che comporta (come abbiamo visto) la negazione dellio, per cui non c n oggetto n soggetto della passione, che sarebbe lunica realt. Macedonio ci disse che labbraccio dei corpi non altro che il cenno forse disse il saluto che unanima fa ad altre anime, ma non ci sono anime nella sua filosofia. Come Giraldes, Macedonio permise che si legasse il suo nome alla generazione cosiddetta del Martin Fierro, che propose allattenzione un po distratta o scettica di Buenos Aires versioni tardive e casalinghe del futurismo e del cubismo. Fuori dai contatti personali, linclusione di Macedonio in questo gruppo ancora pi ingiustificata di quella di Giraldes; Don Segundo Sombra deriva da El payador di Lugones, come tutto lultraismo deriv dal Lunario sentimental, ma il mondo di Macedonio molto pi diverso e pi vasto. Poco interess a Macedonio la tecnica della letteratura. Il culto dellorillero e del gaucho suscitavano la sua burla bonaria; in una intervista dichiar che i gauchos erano un divertimento per i cavalli, e aggiunse: Sempre per terra! Che gran camminatore! Un giorno si parl delle turbolenti elezioni che resero famoso il quartiere di Balvanera; Macedonio ci disse: Tutti noi di Balvanera siamo morti in quelle elezioni tanto pericolose. Oltre alla sua dottrina filosofica e alle sue frequenti e delicate osservazioni estetiche, Macedonio ci offriva, e continua a offrirci, lo spettacolo

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incomparabile di un uomo che, indifferente alle vicissitudini della fama, viveva nella passione e nella meditazione. Non so che affinit o divergenze ci rivelerebbe il confronto della filosofia di Macedonio con quella di Schopenhauer o di Hume; ci basti sapere che a Buenos Aires, attorno al millenovecentoventi, un uomo ripens e scopr certe cose eterne. Jorge Luis Borges

Nota
Chiariamo qui alcune allusioni di Borges difficilmente comprensibili per il lettore italiano. Definire Victor Hugo un gallego una battuta composita: 1. In Argentina, popolarmente, tutto ci che spagnolo viene chiamato gallego; e il gallego visto come persona rozza e ignorante. 2. Gli spagnoli cio i gallegos sono visti come le persone pi inutilmente loquaci del mondo. 3. A livello di lites ideologiche, tutto ci che proveniva dalla Francia appariva, dagli albori dellindipendenza fino a poco tempo fa, come la necessaria antitesi liberatoria da opporre alle remore della tradizione culturale spagnola. Yrigoyen e Urihuru; Hiplito Yrigoyen, caudillo politico che esprimeva la volont di cambiamenti democratici dei ceti medi, fu portato alla presidenza ben due volte, nel 1916 e nel 1928, dal voto popolare. Condusse una politica borghese riformista e populista. Venne rovesciato nel settembre 1930 da un golpe militare apertamente conservatore e restauratore capeggiato dal generale Uriburu. Quesada e Larreta; laccostamento dei due nomi raddoppia lironia. Mentre Quesada era il tipico scrittore popolare del

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giornalismo pi terra terra, laccademizzante romanziere Enrique Larreta, uno degli ultimi cultori della prosa modernista, si atteggiava a grande scrittore aristocratico. Entrambi godevano, presso i benpensanti o la massa culturalmente pi sprovveduta, di un prestigio che era ormai luogo comune. Leopoldo Lugones (1874-1938) oltre a essere stimato in vita il non plus ultra della poesia argentina e uno dei pi importanti scrittori di lingua spagnola (tale ancora considerato dalla stragrande maggioranza delle storie letterarie) fu sempre non solo attivissimo nello scrivere, ma soprattutto fecondo nel produrre e pubblicare versi di ogni genere e misura. Luomo che sta solo e aspetta unallusione a El hombre que esta solo y espera (1931), un saggio letterario in cui Ral Scalabrini Ortiz (1898-1959) intendeva dare uninterpretazione psico-socio-culturale delle peculiarit delluomo di Buenos Aires. Il successo del libro che nel 1934, venne anche tradotto in italiano fu insolito per lArgentina di allora: nei primi tredici mesi se ne fecero quattro ristampe. Julio Dantas e le sigarette 43; le interpretazioni di Julio Dantas, uno dei pi banali cantanti della storia del tango, e le sigarette 43 onnipresenti dai tabaccai, erano di larghissimo consumo a quei tempi.

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Nota del curatore

Macedonio Fernndez nacque nel 1874 a Buenos Aires, dove mor nel 1952. Tutto ci che si seppe pubblicamente di lui per quasi mezzo secolo di vita, gli negava di comparire nella pi scrupolosa storia della letteratura ispano-americana, segnata durante tutto quel periodo dallascesa rinnovatrice, dalla giustificata consacrazione e infine dalle consuetudini retoriche del modernismo. Movimento con cui Macedonio Fernndez sembra non abbia mai avuto niente a che vedere, cos come non ci risulta abbia avuto a che vedere con la riarticolazione realista che si present come negazione o come complemento, dallinterno o dallesterno quando il movimento era gi scuola; cos come non ci risulta abbia avuto a che vedere, sul piano della filosofia e delle idee sociali, con lugualmente onnipresente positivi-

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smo n coi primi barlumi di marxismo che si manifestavano sia allinterno che allesterno di questultimo. Tuttavia, viveva in una citt che aveva finito per essere una specie di capitale del modernismo, da cui Leopoldo Lugones il poeta nato nello stesso anno di Macedonio e di cui questi fu pi o meno amico si mise a gestirlo per tutta la lingua spagnola nella misura in cui fin per convertirsi nel suo monumento vivente, scrutato con ammirazione da tutti gli angoli del continente. Una citt che era inoltre, nel contesto latinoamericano, uno dei templi del positivismo e nel contempo la prima testa di ponte continentale di alcune idee marxiste, e in cui Macedonio frequentava e stimava Jos Ingenieros, il positivista pi illustre e pi contaminato di marxismo, e Juan B. Justo, che aveva fondato il Partito Socialista ed era stato il primo traduttore del Capitale in spagnolo. Dei suoi coetanei Lugones, Ingenieros, Justo, gi allora si sapeva tutto; di Macedonio Fernndez cosa potremmo sapere se ci attenessimo a quanto documentato per gli anni antecedenti al 1921 o 22? Che si laure in legge come usava allora; che esercit poco o nulla la professione di avvocato; che frequent idee utopicamente anarchiche e vagamente socialiste come usava allora; che con qualche amico tent di fondare nella selva paraguayana una utopica colonia anarchica di redenzione dellumanit; che intrecci cosa che gi allora si usava poco epistolari intellettuali, nellansia di scambiare riflessioni atte a svisce-

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rare la verit, con personalit daltri paesi e soprattutto col filosofo nordamericano William James; che padroneggiava sei lingue, cosa allora niente affatto comune fra gli intellettuali del suo paese; che si spos; che ebbe quattro figli; che pubblic su qualche rivista pochi versi che nulla avevano a che vedere con la poesia che si usava allora e quattro articoli che sembra non abbiano impressionato nessuno, n pro n contro. Quanti sapevano a quei tempi delle molte pagine che scriveva senza pensare a pubblicarle? Quanti avrebbero apprezzato la minima parte del molto pensare che riversava in esse? Chi fra i suoi coetanei avrebbe dato come poi nel 1928 il suo giovane amico Ral Scalabrini Ortiz questa informazione che ci si presenta come un giudizio di valore: Lei ha iniziato a ventanni unopera individuale senza pubblicit, spiritualista e per la libert civile, o questaltra che ci si presenta come un enigma: Fu lei a lanciare, nel 1916, la misteriosa lettera per la fratellanza umana, lettera che fu sostituita, dopo aver fatto il giro del mondo, da quella di un ufficiale nordamericano viziata da minacce e superstizioni? (Affermazioni cui Macedonio rispose: No, non lo dica. Dica che so fischiare e che sono un intenditore di tecniche di bellezza femminile, e che fra gli astronomi, fossero anche di Crdoba, non trovo rivali come chitarrista). Chi fra i suoi coetanei, in una citt in cui quelli che contavano si conoscevano tutti, e tutte le celebrit che avrebbero contato erano di pronostico sicuro, avrebbe sospettato

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che a un anno dalla sua morte si sarebbe detto: segn la rotta di tutta una generazione intellettuale argentina? E curiosa simmetria della sua vita chi, nella generazione seguente a quella che si diceva cos segnata dalla sua figura, poteva credere nel 1953 a tale affermazione, seguita peraltro da questa azzeccata correzione: e poi cancell accuratamente le tracce del suo magistero imperioso e invisibile?. Chi poteva sospettare, nel 1910, nel 1914, nel 1918, che negli anni 60 a Buenos Aires sarebbe apparsa una rivista letteraria che scegliendosi una testataprogramma opt per il nome Macedonio?. Nessuno, dato che questuomo, di cui tutte le abitudini come dice suo figlio Adolfo de Obieta sembrano esser state prese da unantologia delleterodossia entr nella petite histoire dei cenacoli letterari e nella storia della letteratura del suo paese nellet e nella maniera pi eterodosse immaginabili: senza proporselo, conversando pi che pubblicando, e invece che in gruppo coi suoi coetanei, ponendo i suoi quasi cinquantanni accanto a quei giovani poco pi che ventenni che tra il 1922 e il 1925 fecero un enorme e irriverente strepito introducendo o reinventando a Buenos Aires alcune idee e molti gesti delle avanguardie europee. In quel momento, la sua vita aveva subto una svolta. Nel 1920 gli era morta la moglie, Elena Obieta: una morte e una caparbiet di amore eterno che sarebbero divenuti dato fondamentale dei trentadue anni che le sopravvisse. Macedonio

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distribuisce i figli tra i parenti e si d, solo, a unesistenza deliberatamente aliena dalle forme di convivenza sociale e di sicurezza materiale che la logica della sua vita precedente poteva imporgli; allora, per un processo di magnetizzazione e di aggregazione la cui genesi nessuno ha mai spiegato, che cominciano a frequentarlo giovani che per la maggior parte giungono con letichetta dellavanguardia e le bandiere della burla, o che, comunque sia, stanno mettendo in questione molte o alcune verit ereditate, e hanno lurgente preoccupazione di demolire magisteri consacrati. Giovani che mentre leggono avidamente pi o meno tutto, si meravigliano di trovare in quelluomo maturo un altro giovane capace di pensare e di burlarsi come loro, un maestro suo malgrado, ingegnoso e discreto, anticattedratico e paradossale, superironico e onnidubitativo, che non legge pi nulla. (Quando lo conobbi [nel 1922 o forse nel 1921] dice Enrique Fernndez Latour Macedonio ormai non leggeva pi. Ignoro in quale epoca abbia smesso di farlo... Approfittava delle letture degli altri). Cos nasce quella compenetrazione con poeti ventenni come Jorge Luis Borges, che poi dovr stupire col suo modo di narrare speculando e di abbordare con le risorse dello humour le questioni metafisiche, e che accetter di riconoscersi due soli magisteri rivelatori: la frequentazione della letteratura di tutti i tempi, e la frequentazione personale di Macedonio; o come Leopoldo Marechal, che dovr dare nei suoi romanzi di venti o trentanni pi

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tardi notevoli esempi di quel narrare che narra se stesso e di quei libri aperti che Macedonio postu lava. O altri meno poeti e non tanto avanguardi sti, ma impegnati in nuove avventure intellettua li, come Ral Scalabrini Ortiz, che si render poi famoso come studioso di problemi nazionali e come polemista politico, fino a diventare il punto di partenza ideologico di tendenze civiche (e mili tari) che agiteranno la vita argentina a partire dagli anni 40. Le riviste davanguardia Proa, Martn Fierro cominciano a pubblicare le insolite pagine di Macedonio, spesso scritte su commissione. Spinto dalle insistenze dei suoi giovani amici, pubblica nel 1928 il suo primo libro, No toda es vigilia la de los ojos abiertos, che sfugge, come quelli che se guiranno, a precise definizioni di genere o di struttura, ma in ogni caso il pi ascrivibile a uno dei tre elementi che caratterizzano tutto ci che conosciamo di Macedonio: la speculazione metafisica. Nel 1929 pubblica il secondo, Papeles de Recienvenido, che il pi ascrivibile a un secondo elemento: lumorismo paradossale. Solo nel 1941, in Cile, e senza troppa risonanza in quel momento, appare un terzo libro, Una novela que comienza, il pi ascrivibile al terzo elemento: la distruzione del modo tradizionale di narrare; o, se si vuole, con una definizione che solo molti anni pi tardi sarebbe diventata moneta corrente: il tentativo di realizzare libri aperti (espressio ne, come si vedr, gi usata da Macedonio). Tutti o quasi tutti i suoi libri annota Adolfo de

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Obieta non risultarono da un atto accuratamente personale di costruzione, ma piuttosto dalla simpatia di amici che raccolsero, selezionarono e ordinarono i testi. Non poteva essere altrimenti, se prendiamo alla lettera questa notizia raccolta da Csar Fernndez Moreno: Scriveva su carta da drogheria, prima in senso orizzontale e poi incrociando ortogonalmente il testo precedente. La sua poesia pi importante, Elena Bellamuerte, la scrisse e la mise via in una scatola di biscotti in casa di un amico. E questi la trov ventanni dopo. Nel 1944, la ristampa di Papeles de Recienvenido con varie aggiunte e alcune modifiche dimostrava che lunica importante eco suscitata da Macedonio nel pubblico che andasse oltre la sicura ammirazione degli intimi devoti era, a ventanni dallesaltante avventura avanguardista, la stima da parte di un ristretto gruppo di lettori buongustai che lo assimilavano facilmente al modesto genere della specializzazione nellumorismo e allargentinissimo gusto del paradosso ironico, della beffa irrispettosa, del gioco speculativo. (Queste sorridenti pianure, dAmerica diceva lo spagnolo Ramn Gmez de la Serna nella prefazione alledizione del 1944 si prendono naturalmente gioco della concettosit degli altri continenti). Nel 1953, a un anno dalla sua morte, lammirata devozione di pochi faceva pubblicare in Messico un quarto libro, Poemas, ma solo pochi amanti della poesia si sentirono allora commossi dai suoi versi. In quellepoca il fenomeno Macedonio

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era ristretto a una sfera talmente piccola che tra noi che ci affacciavamo allora a Buenos Aires, ventenni o poco pi, a voler giudicare sulla letteratura e dimostrarci informati di tutto ci che la concerneva, ci fu chi disse che non si sapeva bene se Macedonio Fernndez fosse una persona realmente esistita o una favola inventata da Borges; e questo ci suon, pi che come una battuta, come un invito a verificare un possibile dato della realt. Tuttavia, letterariamente, Macedonio non solo esiste in Borges (e in Marechal e in Cortzar e in altri), ma esiste molto di pi, fuori da Borges e dagli altri, in se stesso. (Non credo si possa dire lo stesso dellesistenza letteraria di Jacques Vach, che umanamente pu esser stato tutto ci che fu o non fu, ma letterariamente esiste pi in Breton che fuori di esso; e in ogni caso, per capire i limiti di discorsi come questi, conviene rimettersi a Borges stesso, quando parla non di s e di Macedonio, ma di Kafka e dei suoi precursori). Ora sono passati ventanni. Nellultimo decennio, di Macedonio sono state pubblicate ristampe, antologie, pagine che erano assolutamente inedite e vennero riesumate, altre che erano state edite qua e l e vennero riordinate, schede bibliografiche, studi universitari ed extra universitari. Nel 1967, il fedele curatore della sua opera, il figlio Adolfo de Obieta, pubblic limportante Museo de la Novela de la Eterna; nel 1972, la miscellanea dei Cuadernos de todo y de nada. Oggi, al di l della selva di aneddoti leggendari e

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di dati di riporto, di questuomo di cui si ha cos poca biografia da celebrare, si dispone di parecchi testi da ammirare.

Dopo aver letto e riletto, per selezionare quanto potesse configurare unantologia minima, e dopo aver sostenuto con Gianni Guadalupi notevoli fatiche per tentare di rendere in italiano una prosa in cui la rottura inventiva del linguaggio logicamente prevedibile coesiste con un rigore espositivo la cui logica sorprende, mi tocca ora invitare il lettore italiano a scoprirsi, come hanno fatto in questi anni migliaia di lettori di lingua spagnola, alcune simpatie macedoniane. Lo stesso invito gli rivolge leditore dalla copertina, ma io mi permetto di usare la pi modesta tribuna di una pagina interna per dichiarare il mio disaccordo con la funzionalit che rispetto a tale invito pu rivestire il titolo dellantologia, che Ricci (con onnipotente capriccio deditore) ha scelto. Non credo che Macedonio, per cui la convinzione della nullit della materia era cos totale dato per lui talmente acquisito che ormai non lo preoccupava pi sia mai stato preoccupato da peregrine ricerche sulla materia del nulla. In ogni caso, se Macedonio stato e sar per anni per molti dei suoi compatrioti che non lhanno mai letto un signore degno di essere ricordato perch invent una frase archetipica: Ne sono mancati tanti che se ne manca un altro non ci sta pi, perch non aver chiamato questo libro La

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presenza dellassente? Mai tanta volont di rimanere assente dalla letteratura deve aver lasciato tanta sicura presenza in essa.

La chiave di lettura dei frammenti che ho scelto di questo scrittore sempre frammentario e che mi sono divertito a ordinare in un certo modo, perch so che fin dalla prima riga di ciascuno si disordinano da soli non risponde a formule difficili. Consiste in tre semplici contrapposizioni: sogno-veglia; psiche-corpo; humour-solennit. In tutte e tre, Macedonio punt sempre sul primo termine. Il lettore pu leggere tenendo conto di questa chiave e godere di ci che scopre con la lettura anche se punta per il corpo contro la psiche e/o per la veglia contro il sogno. Ma se di quelli che puntano per la solennit contro lhumour, pu chiuder subito il libro e cercarsi autori che gli siano pi congeniali. Marcelo Ravoni

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La materia del nulla

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Le burle del Neovenuto

Se molte paure, e una costante imposizione del Mistero, rendono umorista, nessuno scriver pi allegramente, creer pi ottimisti di me, annot Macedonio nella prima pagina di Papeles de Recienvenido (Carte del Neovenuto). Dalla seconda, edizione di questo libro, quella del 1944, sono tolti i frammenti di questo capitolo, e sono in questa antologia i pi direttamente legati a quella fase di beffe costanti e di perfezionato esercizio del paradosso e della spregiudicatezza che Macedonio anim sulle riviste Proa e Martn Fierro con Borges e gli altri avanguardisti del 1922. Lettere che scriveva per leggerle forse al destinatario solo quando questi fosse venuto a trovarlo, brindisi che componeva per banchetti letterari cui, forse poi non assisteva, autobiografie che sotto lironico titolo facciamoci una foto offuscavano

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ogni dato sicuro sulla sua persona, tranne quello evidente del suo ingegno, articoli per una dinamica forma di rivista parlata con cui il gruppo Martin Fierro agitava le acque del microcosmo letterario e di cui Macedonio era collaboratore assiduamente mancante, si alternano nel libro con narrazioni che ho raggruppato nel capitolo seguente che si rivelano poi come esercizi a ruota libera sulla possibilit di eludere qualunque narrazione circoscritta, cos come lautore alterna se stesso coi personaggi che ha inventato: il Neovenuto e lo Scemo di Buenos Aires.

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Definizione del Neovenuto

Neovenuto per definizione : quella diversa persona notata subito da tutti, che appena giunta in un paese del genere dei diversi, ha laria dignitosa di un uomo che non sa se si messo i pantaloni a rovescio, o il cappello destro sulla testa sinistra, e non si decide a constatare la disfunzione in pubblico, ma si concentra in una meditazione su eclissi, cecit dei pedoni, sciopero dei fattorini della luce, invisibilit degli atomi e dei soldi di pap, e cos riesce a non essere visto.

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Loratoria delluomo confuso

Letto dal poeta E. Fernndez Latour al banchetto in cui il pittore Pedro Figari venne festeggiato per iniziativa comune di Martin Fierro e Proa . Luso della parola malizia che mi costata una contrariet per volta. Mi soccorse in modo sicuro e immediato come la cura che lestinto cess di seguire con leffetto che il trovarmi poi a casa mi pare un ricordo di resurrezione: un benessere da sopravvissuto dopo un malessere da persona che sta nascendo. Solo coloro tra noi che sono nati possono far a meno di spiegazioni sulla minuziosit con cui mi passai in rassegna per certificare a me stesso se la mia totalit contava ancora su un avvenire, se la mia presenza in casa era completa e tale da poter sostenere la mia voce nel tono autorizzato con cui deve chiedere il bicchier dacqua e di conforto al grembiule della domestica dallo stipendio arretrato un morto interrotto o uno interrotto di morire. La prima volta di ogni cosa dovrebbe venire dopo parecchie; per evitare contraddizioni nei termini, baster sostituirne la designazione numerica con una algebrica, chiamarla alfa. Io non ci pensai, e mi rivolsi senza previa replica alla signorina che passava (perch passi una signorina occorre star seduti a uno di quei tavolini da bar che destate escono sul marciapiede: l stavo io, e in quel medesimo bar) e le

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dissi questunica parola: Lieve come velo di nuvola del pennello di Figari; bella come reperire un sedile pieno di se stessi in un tram pieno di altri; occhi neri come la pena di chi non li ha visti, perch la tua andatura ti allontana da me se basterebbe fermarla perch la latitudine della nostra separazione cessasse di crescere? Pensavo di stendermi soddisfacentemente sulle conseguenze geometriche che fluivano dalla speciale posizione reciproca cos ben preparata dalle mie parole, quando un colpo, possibilmente rettilineo, fece due met della mia eloquenza e in pi mi tocc dividerla con un poliziotto che si era tenuto nascosto al centro della carreggiata rendendosi evidente con grandi cenni a quanto movimento rallentabile e ostacolabile intravedeva. Al commissariato la signorina non cera; non seppi nulla di lei; io ero accorso a informarmi del suo domicilio accompagnato allinizio dal primo comparso fra gli agenti, da cui mi congedai allangolo: non mi si abbandon mai; diverse persone in uniforme provarono un immenso piacere, me lo dichiararono, nellassistermi fino al commissariato, ansiose che io non confondessi le vie che ad esso conducono con quelle che portano a casa mia, dove nulla mi avrebbero potuto riferire di quella ragazza. Il dolore che sentivo in quella delle due spalle sopra la quale pende unorecchio non era di denti del giudizio n dei primi dentini, ma del primo uso della parola. Mi sembrava che un marciapiede completo di quelli di fronte a Plaza Congreso mi

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avesse centrato la clavicola. Se avessi potuto trovare un sostituto istantaneo di me stesso un secondo prima del colpo Ma questi sostituti, supplenti, che tutti lamentosi si iscrivono per i posti vacanti, non compaiono mai quando li si cerca per aiutarli. Avrei dato qualunque distanza per non trovarmi l, e a tratti sospettavo di essere caduto minuziosamente per quattro metri di seguito da un tetto, senza saltarne nessuno. Ho notato che dallesterno tutti i piani vanno di fila. Mi mantenni riservatissimo per anni senza alludere al mio successo retorico, non volendo espormi ad appannarlo con esecuzioni verbali inferiori. Ma in un movimento politico di cui occupavo il marciapiede i marciapiedi mi hanno sempre lasciato sul lastrico pronunciai il seguente discorso da spettatore: Viva il Presidente Generale Cristoforo Colombo Avellaneda. Allistante di terminarlo mi vidi circondato da una svendita di bastoni da non credersi dato lalto costo della manodopera, i quali gi stavano alzati, di modo che fatto il lavoro principale, era cosa da nulla abbassarli a favore mio e della legge di gravitazione delle mele universali sbucciata da Newton. Per questa volta mi sostituii io stesso; con celebrit inaffrettabile feci assenza della mia presenza e modestia della mia vanit. Venti puntali balzarono colpiti al suolo, luogo dappuntamento di tutti gli errori, eguagliatore di mire. Mi stup il comportamento spaccapietraio, quel campiona-

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to, quella emulazione di carit per me, quello sperpero. La gente ha sempre avuto cura delle proprie canne. Mi allontanai da quel poligono di tiro, ma si tenga conto dei bastoni che in giorni di pioggia e una volta smarriti in tram si chiamano ombrelli, perch quando mi accadde di perdere quasi tutto il mio bastone a causa della preoccupazione di far passare prima di me dalla stretta porticina del metr lottimo cappotto che indossavo per vigilarlo alle spalle lo ritrovai mutato in ottimo ombrello, in mancanza di bastone, in amministrazione. Del resto, un bastone nuovo fa una bella figura perdendosi almeno una volta; la sua avventura di giovent, e uno se la deve procurare. Anche se sarebbe pi comodo che li vendessero gi smarriti. E anche le librerie ci risparmierebbero fatica se alcuni libri li vendessero gi letti. Meglio ancora, trattandosi di un buon libro, che li vendessero gi restituiti dagli amici cui vennero prestati. Mi resta da spiegare lorigine dei piccoli errori del mio discorso che tanta sportivit provocarono. Ne ho avuto, secoli addietro, uno preparato su commissione per ricevere Colombo nel suo secondo viaggio, effettuato dietro istruzioni di eseguire quanto prima la scoperta dellAmerica, non capitasse che i nativi la facessero prima di lui. Ma, come succede con queste passeggiate affrettate, molte rimangono prive di esecuzione; e oggi gli storici hanno stabilito che non ci fu un secondo viaggio di Colombo, ma unicamente primo e terzo. Ricordiamo di passata che se listmo di Panama

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cos comera tutto di terra fosse stato di acqua, la scoperta del1America si sarebbe realizzata in Cina, dove Colombo laspettavano tutte le domeniche. Quel discorso, dunque, non pot esser usato, e ora il suo testo in parte mi si intrecci con le parole che lopportunit avrebbe richiesto. Siffatti infelici esperimenti oratori mi hanno dissuaso, dottor Figari, malgrado lammirazione e laffetto che vorrei testimoniarvi, dal rivolgervi una sola parola nellomaggio che oggi vi tributiamo.

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Brindisi a Marinetti

Signori e signori di questo amico pubblico; celebrato innovatore Marinetti, utente, per mezzo di ingegnosi fuoritempi, di quel vasto Indugio avventuro: il Futuro, di cui siete il primo memorialista conosciuto. Vi chiediamo, signor Marinetti, di voler perdonare luso della nostra lingua nella seduta che, grazie a voi, gi oggi stesso una porzione memorabile del futuro, poich, malgrado noi argentini ci segnaliamo come poliglotti tutti i nostri bambini, senza alcuna difficolt, sanno ascoltare quattro lingue, anche se qualcuna di esse straniera la parte del parlare, degli idiomi, non ci viene tanto liscia; e se io mi mettessi nellimbarazzo di un comodo sforzo per parlarvi in italiano, forse vi vedremmo poco preparato a capirmi; difetto che, in cos insigne prosatore italico, non devessere reso visibile per colpa nostra. Inoltre, sembreremmo noi i viaggiatori, se adesso non usassimo il castigliano, come se invidiosi volessimo anche brillare con la sempre interessante transeunzia, che oggi e qui solo voi dovete sfoggiare. In cambio, signor Marinetti, vi assicuro che il nostro pubblico comprende litaliano meglio di qualunque lingua forestiera. E inoltre che litaliano e lo spagnolo, uniche che ingelosiscono il Silenzio, rappresentano il grado pi alto di articolazione verbale; per la loro intima consonanza

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con lanelito umano alla comunicazione, si pu dire che si parlino gi capite, e anche che qualunque altra lingua si pu parlare in italiano e in spagnolo. Sono le lingue migliori per viaggiatori frenetici: costoro, a meno che nel furioso impulso di viaggiare siano usciti dal pianeta, verificano in ogni luogo, anche mentre varcano una frontiera, dove le lingue sono in pieno trasloco, che in ogni circostanza improvvisa in cui hanno fretta di mettere in scena una rivista orale per informarsi di una strada, un porto, un albergo, da qualunque sconosciuto, sono riusciti quasi facilmente a farsi capire, se non applaudire, in spagnolo. Lo so da viaggiatori tanto appassionati che mai si trovarono nelle loro case, che non ebbero mai un luogo da cui iniziare il dipartirsi; che, pertanto, mai si assentarono da qualcosa o qualcuno e, di conseguenza, mai viaggiarono. Unaltra osservazione. Non ho potuto essere invitante al vostro banchetto, com apparso per errore. In materia politica sono vostro avversario (forse questo non si sa in tutti i continenti), poich mentre sembrate passatista in quanto a teoria dello Stato, il che ci pare contraddittorio con la vostra estetica, e credete nel beneficio delle dittature, provvisorie o regolari, io non conservo della mia mezza fede nello Stato pi della met, per averla divisa col nostro fondatore Hidalgo, cui dobbiamo la vostra presenza qui. Mi rimasta una quarta parte di fede statale, lindispensabile per non confondere due cose fiscali: i lampioni con le cassette postali, quando affido a queste

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ultime la redazione delle mie lettere. Come tutti gli uomini di carriera intellettuale vi sono molto grato per la consacrazione della vostra vita allemancipazione da un errore di debolezza, di stupidit, di preoccupazione, di calcolo: la venerazione del passato. Ma la verit , signor Marinetti, che mi sono privato del piacere di accompagnarvi perch ancora non si era definita la vostra visita come esente da intenti politici, e avrei dovuto infastidire con riserve un ambiente di cordialit. Con la vostra presenza qui voi dimostrate che non vi rende meschino la separazione parziale di idee di fronte alla comune vocazione dellarte. Ancora qualcosa da spiegare. Com che mi si vede qui a dar da fare? Com che mi toccato il successo di questa esibizione da cannonata, quando mi spettava quello dellattivit fonetica nellH spagnola, in questa magnifica seduta? Con tanti gi consacrati scrittori nella Rivista Orale, come mai si ricorsi a me che non ho, a meno che altri lo abbia scritto, alcun libro mio in circolazione e sono solo arrivato alla 5a edizione di prometterlo e annunciarlo? Ma per un merito, signori, cos grande che mi sorprende non mi sommerga di invidiosi: per let, che ho raggiunto prima di tutti i miei compagni: bisogna scusarli, come principianti in materia. Credo di dovere questa superiorit alla mia continua applicazione, e forse ad abilit acquisite come aspirante impiegato dellAnagrafe. La mia et stata giudicata come la grande idoneit del momento, che avrebbe ispirato gravit al mio elo-

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quio e avrebbe facilitato la mia comprensione dei vostri sentimenti e situazione. Vi comprendo e vi stimo, come stimiamo qui il nostro Lugones; piuttosto che consumatori di perfezione di bellezza vi siete compiaciuti, luno e laltro, di essere massimi, variatissimi, incessanti suscitatori delle fatiche ideali, in Europa luno, in America laltro. abnegazione: poich a chi ha gustato la passione della realizzazione artistica o del possesso della Verit, metafisica o scientifica, durissimo concedere alcunch del proprio tempo a lavori da scuola letteraria. Unaltra coincidenza, che induce sincerit in entrambi, ma che molti deplorano, il tardivo sgorgare, in voi come in Lugones, di una fede nello Stato, che affligge quanti credevamo che la superiore Belt Civile fosse: lIndividuo Massimo nello Stato Minimo. Illustre come siete voi, nel mondo: nascendo dittature in tutta Europa; manifestandosi anche negli Stati Uniti frenesie statali di democrazie e congressi dittatori con leggi di ingerenza nelle abitudini, credenze, piaceri, viziosi o no, dellindividuo proibizione dellalcool, del gioco, imposizioni digiene privata, eccetera bisogna confessare, insigne futurista, che il passato non morto, e non gli manca una somiglianza di avvenire. Ma accontentiamoci, signor Marinetti, che voi viviate e io pure. Io non sono morto; perch, dato che giro sempre con unagendina e una matita per annotarci tutto, se mi fosse capitato ce lavrei scritto. Ci sono dei giorni in cui uno sa che vive solo grazie a un taccuino simile. Ma ve ne sono

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altri, e non ve li auguro frequenti, in cui neanche col certificato, come dicono le nostre belle quando non piace loro il corteggiatore; e altri in cui, dicano quello che dicano gli appunti, ci sappiamo eterni, o una settimana meno. Vi ho parlato di malattia e di morte, argomenti non di festa, ma bens di elevato cenacolo; imperdonabili qui, accreditano la mia goffaggine sociale. Tuttavia, sono i due mate amari forti che danno inizio a molte grandi amicizie in Argentina. Che mi possano conquistare la vostra. Ho detto.

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Come pot verificarsi il caso di un brindisi orale di assente

Non questo il brindisi smontabile di mia invenzione, da tempo brevettato, n quello di un altro banchetto che ridipinto serve poi una seconda volta. E questo non neppure il brindisi utilizzato ora clandestinamente, di mancare a un altro banchetto, a cui sono arrivato tardi e in un altro ristorante, e il giorno prima, caso di puntualit relativa, sminuita per eccesso, in cui capii che il campo dellimpuntualit non sta solo nel postpuntuale, zona del tardivo, ma anche nel prematuro, zona dellancora verde. (E non ricorder qui la sensata condotta delluomo che non mancava mai a un funerale, estrema diligenza che stupiva tutti; e chiedendogli di spiegare come mai fosse sempre cos puntuale, disse che lo era ad ogni seppellimento di altri perch in ringraziamento di ci lo si scusasse se per caso arrivava tardi al proprio, dato che, disse, si permetteva di essere pigro solo in cose sue personali). Tuttavia, forse, col mio presentarmi il giorno prima, conseguii un perverso risultato di spoliazione della puntualit altrui, perch resi al momento tutti assenti. Ma, come dico, questo non quel brindisi; ora il profondo sfogo di esser mancato a tutto ci cui assistetti, per la mia conformazione fisica esile e minuta, da inavvertibile, cui per strano arbitrio non fu mai data la presenza completa, rendendomi in perpetuo impresenziato; la mia minusco-

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lit mi fece sembrare dovunque come se non fossi ancora l, come un esistente con ma, un s, ma, sempre un appena giungere dal Nulla; meno ancora che giungere: un non rimasto nel Nulla, giungere troppo positivo. Cos come nessuno, anche se qualcuno, si sveglia senza credere di esser sveglio da un po osservate e potrete comprovarlo: strettamente psicologica in ogni risveglio limpressione di esser svegli da qualche istante. Nello stato di aspettativa di un fatto certo accade lo stesso: notate che quando si aspetta, preoccupati, una chiamata telefonica e sentiamo suonare il campanello, ci sembra che lo stiamo ascoltando gi da qualche secondo cos io non riuscivo a cominciare a essere presente, n pi n meno che come succedeva ai primi treni, tanto lenti e maldestri che non si trovavano nella stazione in cui erano arrivati se non dopo qualche tempo. Avvertivo sempre attorno a me lincredulit; incredulamente anche se cortesemente mi si riceveva; a volte colui che mi salutava e mi tendeva la mano credeva di trovarsi nella ridicola situazione di parlare e gesticolare da solo, e per dissimulare la propria confusione si rivolgeva agli astanti allegando di aver voluto catturare una tarma, il che accresceva il suo ridicolo perch risaputo che le tarme si cacciano con un applauso di due mani, a differenza delle zanzare che si uccidono senza applaudirle, con una mano sola. Le presentazioni sono la mia tortura; e linvidia di tutta la mia vita lobesit di tutte le cose, lextravolume che, per contraccolpo, rendeva la mia

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presenza, come vedete, paragonabile a quella di una tarma. Tuttavia, la mia educazione, il mio ambiente, il mio genere di vita, il mio inavvertito genere di vita, mi avevano reso estremamente socievole, pieno di orrore della solitudine, cui, tuttavia, non riuscivo a sfuggire neppure in compagnia. Tutti questi sentimenti e risentimenti di questo terribile diniego del destino ad accordarmi presenza, qualit di astante, come tutti i mortali, mi hanno costretto a questo sfogo in cui esplico loratoria di un assente irrimediabile. Nella mia condizione di inavvertibile, poich ora penso che voi non mi avvertiate e mi rassegno a questa mia irrimediabilit, concluder dicendo: Signori festeggiati e signori organizzatori del banchetto il cui invito ho ricevuto: essendomi impossibile la presenza, per cause misteriose che nulla hanno a che vedere con la mancanza di puntualit della stiratrice nel portarmi la camicia appena stirata, n con la perversit delloggetto: il bottone che si perso sotto il letto, ma con una puntualit del mancare aderente alla mia vita con misteriosa inerenza, vi prego di scusare la mia inassistenza allomaggio cui mi sono associato di tutto cuore, perdonandomi pienamente come se avessi allegato di non poter assistervi per non aver avuto alcuna notizia di detto omaggio, o per esser e arrivato tardi al marciapiede che porta qui in orario. Il maggior concentrato del dolore di questa preoccupazione di non aver presenza in un mondo in cui ce n persino per la presenza di spirito, la

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deprimente impossibilit di riuscire qualche volta a disturbare in qualcosa qualcuno. Mi hanno lusingato solo le situazioni, in feste da ballo molto frequentate e agitate, che mi procuravano gli affaccendati camerieri, giustamente esigenti e irritabili, che si infiltrano tra mobili coppie e tavoli stipati con labbondante onniportatilit del loro lucente vassoio carico di fragilit e instabilit, tremolante di liquidi in bicchieri frementi, indicandomi con un violento gesto di togliermi di mezzo e non dar fastidio. Un inavvertibile che d visibilmente fastidio! Che bel ricordo, e che amicizia conservo per i camerieri di malumore! Fine

Si noti che alcuni articoli portano in calce la parola Fine, perch la maggioranza dei miei lettori si lamentano che scriva troppo breve, senza rendersi conto che sono loro a smetter di leggermi verso linizio. La parola Fine rende edotti che non sono stato io ad abbandonare la compagnia del lettore. Che i lettori non si fidino e continuino; che non autentica alcuna rifinitura come dicono i venditori di luccicanti auto delle mie collaborazioni senza la suddetta parola, e in mancanza di essa dovrete continuare a leggere. Vi consiglio, pertanto, di sospettare del vostro impulso ogni volta che crediate concluso larticolo molto vicino allinizio.

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Lettera a Jorge Luis Borges

Caro Jorge Luis, verr oggi pomeriggio e rester a cena se ci sono inconvenienti e abbiamo voglia di lavorare. (Ti accorgerai che la voglia di cenare ce lho anche con gli inconvenienti, e mi manca solo prenotare laltra). Devi scusarmi se non sono venuto ieri sera. Sono cos distratto, che stavo venendo l e per strada mi ricordo che ero rimasto a casa. Queste frequenti distrazioni sono una vergogna, e mi dimentico anche di vergognarmi. Sono preoccupato per la lettera che ieri ho finito e francobollato per te; poich ti ho incontrato prima di imbucarla, ho commesso la sbadataggine di strappare la busta e di infilartela in tasca: unaltra lettera che per carenza di indirizzo andata smarrita. Sono molte le mie lettere che non arrivano, perch ometto busta, o recapito, o testo. Il che mi secca tanto, che vorrei pregare si venisse a leggere la mia corrispondenza da me. Loggetto di spiegarti che se ieri sera tu e Prez Ruiz in cerca di Galndez non avete reperito la via Coronda, sar, mi pare, perch lhanno incarcerata, per farla finita con le rapine che vi si distribuivano in continuazione. A uno spagnolo rubarono persino la zeta, di cui hanno tanto bisogno per pronunciare la esse, e persino per tossire. Inoltre, i rapinatori che preferiscono quella via per comodit, si sono lagnati che la si teneva tanto al buio che scarseggiava la luce per il loro lavoro, e si vedevano

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costretti a rapinare di giorno, quando avrebbero dovuto riposarsi e dormire. Di modo che la via Coronda prima era quella e frequentava quei paraggi, ma adesso unaltra: credo che riceva dalle dieci alle quattro, sei ore. La maggior parte del tempo lo passa a marciapiedi conserti in una delle sue case: forse ieri sera se ne stava da Galndez: quel giorno toccato a lui stare sulla strada. Si fa a turno, e ora il mio di tacere. M.

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Signor Direttore di Martin Fierro: Veramente che avvio autorevole per un modico mentire oggi, come dicono le signore, non so cosa mettermi per dissertare nella vostra rivista: io! che uso avere unopinione persino sulla scelta del marciapiede, e aborrisco linopinato e le sette ore di sonno quotidiano passate senza opinare, e sono stato preparato e fornito di opinione in tutte le questioni di tutte le interviste che con invidia ho visto pubblicare. Io, che cambio subito di colore, come i buchi con quello che gli mettono sotto, con largomento che mi propongono, pubblicando istantaneamente il nerastro della tavola o il blu del maglione secondo che mi intervistino come buco di tovaglia o di manica di giacca, e vado dritto finch non svolto, come i tram, scendo da questo argomento, signor Direttore; ridicolo meravigliarsi che i buchi siano di due lati, poich da tempo hanno trovato unuscita e sono giunti dallaltra parte, immacolabili e interamente continui (nulla li macchia n stacca le loro parti), e dato che gi tardi per inventare lomissibilit delle conferenze Io vorrei sempre secondarla nelle sue fatiche di Martin Fierro, ma ancora non posso lavorare. Quanto allegato, se si capisce la calligrafia e lei ordina di aggiungergli qualche refuso che lo chiarisca, si pu pubblicare, come vuole. Ho cominciato disposto a cercare qualcosa di decente, ma non funziona. Servir almeno perch ci contendano la faccenda, e mi costringano con azzeccate

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beffe a sapere qualcosa di pi sugli argomenti in cui immergo la mia intelligenza e avanzo la mia penna. Preparo un articolo che, per nebulosit e indecisione, si potr confondere con qualunque altro, e lei potr servirsene per sostituire qualunque annuncio, o il testo delle ricevute di abbonamento, in cui ci sia qualche allusione allargomento del seguente titolo del medesimo: La Prosa considerata (nel segreto di questa parentesi dove non lo possano sentire i poeti) come unica forma possibile di fare con la parola una bella arte specifica, che non sia unaltra (Musica, Pittura). Quando questo articolo avr finito con me glielo mander, e lei potr avvertire, per la meraviglia dei lettori, che mi ha visto scriverlo qui in cinque minuti.

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Caro Alberto Hidalgo, fondatore continuo della Revista Oral: A causa di alcuni mobili traslocati che si verificarono nel mio quartiere, il mio mobilio si mise ad imitare il vicino trasloco e non riuscii a raggiungerlo prima di Morn, dove volli riammobigliarmi con esso. (So che qualche amico si ritenuto autorizzato per questo a dire che ho trasferito la Capitale Federale a Morn). Subito lo infilai in un minuscolo domicilio antichissimo, che non potr pi cadere, come con insistenza e senza tetto si pronosticava, grazie al fatto che la pila di risme (di duecento fogli per un peso, vere antologie del silenzio) acquistata per i miei editoriali della Revista Oral in cinquantanni funziona come un pilastro demergenza. Nel trambusto di sistemare il nuovo insediamento mi si sono nascosti o ammutinati Quevedo, Mark Twain e altri collaboratori delle mie collaborazioni alla Revista Oral; non trovo nessuno dei libri e degli autori che pi scrivo, e finch non avr riordinato tutta la biblioteca non ritrover la mia inventiva. Il brutto anche che non trovo le ricevute degli ultimi tre mesi daffitto dellaltra casa. E sono quasi sicuro di averle lette mentre lesattore le poneva legalmente allaltezza dei miei occhi trattenendole con codificata tenacia fra le dita . Mi verranno a sostenere che non ho pagato neanche una volta il detto trimestre, e riusciranno a farmelo pagare una seconda volta, se non la prima. Riconosceranno gli evidenti meriti di

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uuoperazione difficile da eguagliare per celerit, discrezione e destrezza com stato il mio trasloco, prima dellalba, quasi al buio, illuminata solo dai citati meriti, in un tempo di insuperata concisione e in una economia di rumore o pubblicit che rivela il mio cortese interesse per il sonno di coloro che non traslocano per non perdere documenti; ma argomenteranno che tutte queste qualit, che definiscono un modello di evasione meritevole di essere preso ad esempio, hanno angosciato il proprietario col timore che io me ne sia andato risentito e scontento per qualche asprezza nella stesura della sua ricevuta. E vuole che abbiamo un incontro davanti al magistrato, cui io mi presenti con tutti i miei documenti di pagamento, segnalando in essi la frase che mi ha infastidito, per ritrattarla. Io lo perdono completamente, e che non mi parlino pi di documenti. Le dir anche, Hidalgo, che temo di collaborare e di partecipare alla prossima seduta orale, perch se a un letterato che non era presente alla seconda lei ha strappato uninfinit di parole superflue dai suoi scritti, a me, avendomi vicino, le sar facile lasciarmi senza aggettivi, e peggio ancora, con la confidenza che abbiamo. E oggi ne ho bisogno pi che mai, col mio trasferimento a Morn; viaggio tutti i giorni su un treno caro e scomodo! E anche se fosse economico e confortevole: mi si prenderebbe per ingenuo se rivelassi di ignorare che di un servizio ferroviario un corretto passeggero si lamenta sempre, come ho appena fatto con assoluta ragione, e credo anche troppo moderatamen-

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te; cominciano gi a scarseggiarmi gli aggettivi di vituperio. Appena sar pervenuto alla sottomissione di tutto il mio mobilio potr lavorare comodamente e riprendere la mia collaborazione regolare, senza ricadere nella scompigliata sintassi di trasloco che rende la presente lettera una baraonda di Guerrico y Williams. Suo.

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Autobiografia

LUniverso o Realt e io siamo nati il 1 giugno 1874, ed semplice aggiungere che entrambe le nascite si sono verificate da queste parti e in una citt di Buenos Aires. C un mondo per ogni nascere, e il non nascere non ha nulla di personale, puramente non esserci mondo. Nascere e non incontrarlo impossibile; non si visto nessun io che nascendo si trovasse senza mondo, per cui credo che la Realt che c la portiamo noi, e non ne resterebbe nulla se effettivamente morissimo, come temono alcuni. Invano la storia parla, in immensi volumi, del molto esserci mondo prima di quel 1 giugno; i suoi sciocchi tomi sono lunica cosa che io conosca (non i suoi fatti), ma li conobbi una volta nato, come tutto il resto. Ci che mi potrebbe convincere sarebbe lArte, pi graziosa e veritiera: un preludio di Rachmaninoff, uno sguardo creato da Goya, ma larte non tanto credula, non resta a bocca aperta davanti ai cortei funebri, come la storia. Sono nato, lavranno fatto anche altri, ma nei particolari una prodezza. Lavevo dimenticato, ma continuo ad approfittare di questo fatto senza analizzarlo, poich non trovavo che influisse altro che sulla mia et. Ma le occasioni che ora sogliono offrirsi di presentare la mia biografia (sotto la forma pi bugiarda darte che si conosca, come autobiografia; solo le Storie sono pi adulte-

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rate) mi fa avvertire quanto sia stato ingiusto con un fatto cos letterario come risulta essere il natale. (Il dato della sua data mi stato chiesto tanto e con un sorriso tanto birichino, che ebbi lillusione che ci significasse che era possibile una data migliore per la mia nascita e che mi si incoraggiasse a sceglierla e a richiederla, che lavrei ottenuta. Ad ogni buon conto, anche se queste cortesie non sono andate avanti e non si sono nemmeno dichiarate, lascio detto che mi piacerebbe esser nato nel 1900). Poich non trovo nulla di eccezionale da raccontare della mia vita, non mi resta che questo fatto delle nascite, dato che ora me ne capita unaltra: comincio a essere autore. DallAvvocatura ho traslocato; sono appena entrato nella Letteratura1 e poich nessuno della mia clientela giudiziaria mi ha seguito, non ho ancora il mio primo lettore. Di modo che chiunque pu aver oggi la fortuna, che gli sar riconosciuta dalla posterit, di diventare il primo lettore di un certo scrittore. lunica cosa che mi rallegra quando penso alla sorte che avr il mio libro No toda es vigilia la de los ojos abiertos. Non si dimentichi: sono lunico letterato esistente di cui si pu essere il primo lettore. Ma inoltre il mio libro, cosa ancor pi inusitata, lunica cosa che si possa trovare a Buenos Aires non ancora inaugurata dal Presidente. Si stanno stampando tutti i certificati di primo lettore mio che si calcola saranno necessari. E per conservare al libro il secondo prezioso merito che lo adorna, lEditore ha fatto sorvegliare tutte le strade da cui

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potrebbe avvicinarsi una Inaugurazione Presidenziale sfortunata2.

Grazie mille! disse 1Avvocatura; Nessuno mi spaventi! disse la Letteratura; Commovente! disse la tutto lo stesso impassibilit. Allusione allinfinit di inaugurazioni attuate presidenzialmente dal dottor Alvear.
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Signor N.N.: Mi congratulo con lei per essere stato solo un semplice allarme lincendio riferito da La Siesta di oggi, avvenuto in una casa privata che inoltre, fortunatamente, non la sua. Uno si sente felice considerando che nella nostra grande citt lei non lunico a non essere domiciliato nella casa che avrebbe potuto cominciare a incendiarsi, ed portato a pensare che se il focolaio dellincendio progettato si fosse radicato nel di lei domicilio, non per questo si altererebbe il mio piacere di considerare che il numero di domicili e persone esenti dal danno sarebbe lo stesso, e molto considerevole. Spero che voglia gentilmente accusarmi ricevuta: per tutta la mattina ho scritto queste congratulazioni a ogni casa di Buenos Aires, e se per caso fosse lei, per una malasorte di invidiabile notoriet, loccupante della casa sul punto di incendiarsi ieri, mi restituisca queste congratulazioni che le verranno sostituite con ununica lettera di condoglianze che ho redatto, dissimulando la mia invidia. Lo Scemo di Buenos Aires.

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Racconti per lettori complici

Questi tre testi sono stati scelti tra i pochi di Macedonio che presentano una certa unit di costruzione narrativa tale da poterli considerare racconti. M a tutti e tre e in particolare Chirurgia psichica di estirpazione esemplificano malgrado questo, o forse proprio per questo, fino a che punto la narrativa di Macedonio richiedeva quel tipo di lettore per cui oggi si pronuncia Julio Cortzar: il lettore complice, il lettore che non si lascia trascinare da qualcosa che ha masticato un altro e che lo aliena, ma che partecipa a qualcosa che lo costringe a dar di s e lo libera. Ana Mara Barrenechea, che in uno studio critico del 1969 indag sulle chiavi di lettura dellumorismo di Macedonio, dice: Gli si rinfacciata forse giustamente lincapacit di organizzare lopera, di costruire il racconto, di sviluppare con ordine

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una discussione filosofica. Egli lo riconobbe molte volte, ma seppe fare del suo difetto virt. I discorsi non terminati e appena iniziati, i racconti frammentari, i continua, le vacanze di cui il lettore approfitter per dormire o che lautore utilizzer per riposare mentre il lettore lavora, le mille forme di sconnessione, si addicono al destino di scrittore che si scelse.

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La zucca che si fece Cosmo

(Novella della Crescita) Dedicato al signor Preside di una Facolt di Agronomia. Devo dargli del Dottore? Magari avvocato. Cera una volta una Zucca che cresceva solitaria in ricche terre del Chaco. Favorita da una zona eccezionale che le dava di tutto, allevata con libert e senza medicamenti, and sviluppandosi con lacqua naturale e la luce solare in condizioni ottime, come una vera speranza della Vita. La sua storia intima ci narra che si alimentava a spese delle piante pi deboli dei suoi contorni, darwinianamente; mi spiace doverlo dire, rendendola antipatica. Ma la storia esterna quella che ci interessa, quella che potrebbero raccontare solo gli intimoriti abitanti del Chaco che si sarebbero visti avvolti nella polpa zucchesca, assorbiti dalle sue poderose radici. La prima notizia che si ebbe della sua esistenza fu quella dei sonori fruscii della semplice crescita naturale. I primi coloni che la videro si saranno spaventati, perch gi allora sar pesata diverse tonnellate e aumentava di volume ad ogni istante. Gi misurava una lega di diametro quando giunsero i primi taglialegna mandati dalle autorit per sezionarle il tronco, ormai duecento metri di circonferenza; gli operai desistevano pi che per la fatica del lavoro per i rumori raccapriccianti di

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certi movimenti di equilibrazione, imposti dallinstabilit del suo volume che cresceva a sbalzi. Dilagava la paura. impossibile ora avvicinarlesi perch si fa il vuoto attorno, mentre le radici impossibili da tagliare continuano a crescere. Nella disperazione di vedersela venire addosso, si pensa di legarla con funi. Invano. Si comincia a intravederla da Montevideo, da dove si intravedono presto le nostre irregolarit, come noi da qui osserviamo le instabilit dEuropa. Ormai si appresta a sorbirsi il Rio de la Plata. Poich non c il tempo di riunire una conferenza panamericana Ginevra e le cancellerie europee sono avvertite ognuno cavilla e propone il giusto. Lotta, conciliazione, suscitazione di un sentimento pietoso nella Zucca, supplica, armistizio? Si pensa di far crescere unaltra Zucca in Giappone, vezzeggiandola per affrettare al massimo il suo prosperare, finch si incontrino e si infradistruggano, senza che, per, una delle due sovrazucchi laltra. E lesercito? Opinioni degli scienziati; cosa penseranno i bambini, sicuramente incantati; emozioni delle signore; indignazione di un notaio; entusiasmo di un agrimensore e di un prendimisure di sartoria; indumenti per la Zucca; una cuoca che le si pianta davanti e la esamina, ritirandosi una lega al giorno; un seghetto che sente il suo nulla; e Einstein?; davanti alla facolt di medicina qualcuno che insinua: purgarla? Tutte queste prime facezie erano cessate. Si avvicinava troppo urgente il momento in cui la cosa pi conveniente era traslocare allinterno. Assai ridicolo

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e umiliante lintrodursi con precipitazione, anche se ci si dimentica lorologio o il cappello da qualche parte e si spegne previamente la sigaretta, perch ormai non va restando altro mondo allinfuori della Zucca. Man mano che cresce pi rapido il suo ritmo di dilatazione; non appena una cosa gi unaltra: non ha raggiunto la figura di una nave che sembra gi unisola. I suoi pori hanno gi cinque metri di diametro, gi venti, gi cinquanta. Sembra presentire che il Cosmo potrebbe produrre ancora un cataclisma per perderla, un maremoto o una fenditura dAmerica, Non preferir, per amor proprio, scoppiare, spezzarsi, prima desser ficcato dentro una Zucca? Per vederla crescere la sorvoliamo in aeroplano; una cordigliera galleggiante sul mare, Gli uomini vengono assorbiti come mosche; i coreani, agli antipodi, si fanno il segno della croce e sanno che la loro sorte questione di ore. Il Cosmo scatena, nel parossismo, lo scontro finale. Precipita formidabili tempeste, radiazioni insospettate, terremoti, forse tenuti di riserva fin dalle origini per il caso che dovesse lottare con un altro mondo. Guardatevi da ogni cellula che vi vaghi intorno! Basta che una di esse trovi la sua tuttacomodit di vivere! Perch non siamo stati avvertiti? Lanima di ogni cellula dice alla chetichella: Io voglio impadronirmi di tutta la scorta, di tutta la giacenza in magazzino di Materia, colmare lo spazio, e, forse, gli spazi siderali; io posso essere lIndividuo-Universo, la Persona Immortale del

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Mondo, il palpito unico. Noi non lascoltiamo, e ci troviamo nellimminenza di un Mondo di Zucca, con gli uomini, le citt e le anime dentro! Cosa pu ormai ferirla? questione che la Zucca soddisfi i suoi ultimi appetiti, perch si metta finalmente in pace. Le mancano appena Australia e Polinesia. Cani che non vivevano pi di quindici anni, zucche che ne resistevano appena uno e uomini che raramente arrivavano a cento cos la sorpresa! Dicevamo: un mostro che non pu durare. Ed eccoci qua dentro. Nascere e morire per nascere e morire? si sar detta la Zucca: oh, non pi! Lo scorpione, che quando si sente invalido o in stato dinferiorit si punge da s e si annienta, parte allistante per il magazzino della vita scorpionica per la sua nuova speranza di durata; si avvelena solo perch gli diano una nuova vita. Perch non configurare lo Scorpione, il Pino, il Lombrico, lUomo, la Cicogna, lUsignolo, lEdera, immortali? E al di sopra di tutti la Zucca, Personificazione del Cosmo; con i giocatori di poker a vedere tranquillamente e a frequentarsi gli innamorati, tutto nello spazio diafano e unitario della Zucca. Pratichiamo sinceramente la Metafisica Cucurbitacea. Ci siamo convinti che, data la relativit delle dimensioni tutte, nessuno di noi sapr mai se vive o no dentro una zucca e persino dentro una bara, e se non siamo per caso cellule del Plasma Immortale. Doveva succedere: Totalit tutta Interna, Limitata, Immobile (senza Traslazione),

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senza Relazione, perci Senza Morte. Sembra che in questi ultimi istanti, secondo una coincidenza di segni, la Zucca si prepari a conquistare non gi la povera Terra, ma il Creato. A quanto pare, prepara la sua sfida contro la Via Lattea. Ancora qualche giorno, e la Zucca sar lEssere, la Realt e la sua Buccia. (La Zucca mi ha permesso che per voi cari confratelli della Zuccheria io scriva male e poveramente la sua leggenda e la sua storia. Viviamo in quel mondo che tutti conoscevamo, ma tutto in buccia ora, con relazioni solo interne, e, cos, senza morte. Il che meglio di prima).

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Prosa ondeggiante

Che strano mi sembr che io, Luciano, che ero da quindici giorni il domestico dalle varie fatiche ma la pi attiva quella di andare a ricevere o ad aprire la porta a chi bussasse, tornando questa notte di domenica dalla mia prima uscita quindicinale dalla casa, di cui come dico ero il domestico portierile, tornando dallallegra cena con la famiglia dei miei parenti, sempre abbondante, cordiale, animata e di buon vino, vendemmiato in casa, senza adulterazioni che perci non sbronza mai, lo assicuro, tutto bene insomma in quelle domeniche coi miei parenti; che strano mi sembr che in quella casa dove Luciano badava unicamente e prontamente alla porta, si tardasse tanto, fino a una terza scampanellata, per veder venire dal fondo una figura dal passo lento e che ora vedo da vicino che non Luciano. Perch non era Luciano colui che mi apriva, anche se tardando tanto, cosa impropria di lui? Comprendo perfettamente comera che a Luciano aprivano la porta, ma perch solo a me non lapriva Luciano? Non sono ostinato; mi adeguo subito; non sono cavillatore, anche se mi piace aver ragione e mi affatico a dimostrare che ho ragione. Capisco che era Luciano quello a cui aprivano la porta, per la ragione che gi si sa che era uscito e doveva tornare, ma perch a grandi e piccini, a signori e poveracci era sempre Luciano ad aprire la porta, e non a me, adesso?

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I compagni di servizio della casa si sarebbero messi daccordo per contrariarmi, o qualcuno di loro perch spesso rimane risentito a causa del fatto che discuto sempre con lui quando ho ragione? Anche in casa dei miei parenti mi sembra che le ragazze qualche volta si divertano con me, ma se mi trovano qualcosa che le diverte non mi mancano di riguardo e subito tornano a rispettarmi. Ora qui gi unoffesa; la persona a cui si affida aprire la porta non me la mandano, ma una qualunque: sono sicuro che Luciano domani non lascer passare questa faccenda di sostituirlo con un altro per aprire la porta. Mi adeguo, dunque, e seguo la domestica Luisa camminando dietro di lei dopo aver chiuso, io, Luciano, la porta.

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Chirurgia psichica di estirpazione

Si vede un uomo che conduce la sua vita di ogni mattino in un locale chiuso. il fabbro Cosimo Schmitz, luomo al quale, in una celebre seduta chirurgica di fronte a un vasto pubblico, venne estirpato il senso della futurit. Ma, prudentemente, gli venne lasciata (proprio come si fa ora con lestirpazione delle tonsille, dopo essere stata pi volte rilevata la nocivit dellestirpazione totale) una rimanenza di percettivit anticipata di otto minuti di futuro. Otto minuti segnano il massimo di prevedibilit della sua paura o della sua speranza riguardo agli avvenimenti. Otto minuti prima che si scateni il ciclone, egli percepisce il significato dei fenomeni atmosferici che lo annunciano, poich, pur possedendo la percezione esterna e interna, gli manca il senso del futuro, vale a dire della correlazione dei fatti: sente ma non prevede. E lo si contempla, con piacere, mentre si alza, si lava, si prepara il mate; poi si distrae con un giornale, pi tardi si serve la colazione, mette a posto una tenda, raddrizza una chiave, ascolta un momento la radio, legge alcuni appunti su un taccuino, cambia un po la disposizione degli oggetti nella sua stanza, scrive qualcosa, d da mangiare a un uccello, resta per un attimo apparentemente addormentato su una poltrona; quindi rif il letto; arriva mezzogiorno, finita la sua mattinata.

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Bussano forte alla porta e la aprono con fragore di potenti chiavi e gli appaiono tre carcerieri o guardie, che simpossessano violentemente di lui, ma senza che ci sia resistenza1. (Avrete capito che la mattinata qualunque che egli stava trascorrendo, trascorreva in una cella). Rimane sbalordito e si lascia condurre via; ma al momento di entrare in un grande salone, appare alla sua mente la rappresentazione dettagliata di una stanza con giudici, un sacerdote, un medico e dei parenti e, a un lato, la grande macchina elettrica. In quel lasso degli otto minuti di futuro prevedibile, ricorda e prevede che il giorno prima gli era stata notificata la sentenza di morte e che quella macchina lo aspetta per giustiziarlo. Ricorda anche che tempo prima, un certo pomeriggio, era ricorso a un famoso professore di psicologia, affinch questi gli estirpasse il ricordo di certe azioni e soprattutto il pensiero delle prevedibili conseguenze di queste azioni; aveva assassinato la sua famiglia e voleva dimenticare leventuale punizione. Che cosa avrebbe guadagnato a fuggire, se il timore lo turbava incessantemente? E il famoso specialista non era riuscito a produrre loblio, ma a ridurre il futuro a un quasi presente. E Cosimo girava per il mondo senza il senso della speranza, ma anche senza il senso del timore. Il futuro non vive, non esiste per Cosimo Schmitz, il fabbro, non lo rallegra n lo intimorisce. Assente il futuro, anche il passato impallidisce, perch la memoria serve a poco; ma come intenso, totale, eterno il presente, non distratto da visioni

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n da immagini di ci che deve succedere, n dal pensiero che tutto sar passato subito! Vivacit, colore, forza, delizia, esaltazione di ogni secondo di un presente da cui esclusa ogni contaminazione sia di ricordi, sia di previsione; presente abbagliante i cui minuti valgono ore. In realt non vi essere umano, salvo nei primi mesi dellinfanzia, che abbia nozione remota di un presente senza memoria n previsione; n lamore, n la passione, n i viaggi, n le meraviglie assumono lintensit dellinvasione sensuale dellinfinita simultaneit di stati danimo che vive questo privilegiato del presente, prototipico, senza ricordi n presentimenti, senza essere da questi inibito o esortato. Questa compensazione era la difesa del famoso professore, nelle spiegazioni che ci diede, per superare gli svantaggi che risultavano dal suo intervento. E cos Cosimo viveva in unestasi costante, totale e continua, e compativa negli altri lo squallore del loro modo di vivere e degustare il presente. commovente vederlo immedesimato in ogni sfumatura del giorno o della luna, abbagliato da ogni istante del desiderio, della contemplazione. Egli colui che adora, lamante del mondo. Cos totale il suo istante, che nulla si altera, tutto eterno, e la cosa pi incolore diventa infinita per suggestione e profondit. Tutto teso e nello stesso tempo trasparente, perch osserva ogni albero e ogni ombra con tutte le luci della sua anima; senza cautele, senza distrazione. La parola indugia; vige lineffabilit

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di ci che urge e si rinnova incontenibile. Mintenerisco, io che lo racconto, a contemplare quel dolce e minuto viver la mattinata del povero Cosimo Schmitz, un automa della gioia a sorsi, un cenestesico. Mi dispiace che le cose siano andate proprio cos; come psicologo psicologico, non psicofisiologico, credo assolutamente possibile ottenere lo stesso risultato, sia di imprevisione, sia di immemoria, senza ricorrere alla macchinosa e biologicamente dispendiosa estirpazione chirurgica, che, come tutti gli interventi chimici, clinici, dietetici o climatici sui gusti e sulle spontaneit con cui nasciamo, una universale desolante illusione. Per non prevedere, basta perdere la memoria e, per perderla del tutto, basta la sospensione totale del pensiero del passato. Dunque, caro lettore, se questo racconto non ti piace, sai gi come dimenticarlo. Forse non lo sapevi e senza saperlo non avresti mai potuto dimenticarlo? Come vedete, questo un racconto con tanto di lettore ma anche con tanto dautore, poich vi d i mezzi per dimenticare le sue invenzioni.

Estinta quindi la disponibilit di consapevolezza per otto minuti di previsione, percepisce lattualit del fatto che lo stanno legando alla macchina, ma non prevede il minuto successivo in cui sar fulminato. Nella coscienza il ritmo degli atteggiamenti di preveggenza ciclico, non continuo, a parte il fatto che per labbandono deliberato

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dellesercizio di prevedere si vive sempre di pi nel presente totale ed esiste sempre di meno listante a venire, e a parte anche il fatto che questo ritmo non nemmeno continuo in una coscienza che non ha subto la tecnica di ablazione di coscienza ormai cos trionfalmente diffusa del dottor Sfuturante. (Pseudonimo del ben noto medico Extirpio Temporalis; sotto il quale pure si nasconde, poich il suo vero nome Excisio Aporvenius, che non nemmeno quello definitivo, essendo il veramente vero dei suoi nomi Pedro Gutirrez. Denuncio inoltre, nonostante sia tanto adorabile loperato di questo chirurgo, che egli simpossessa di tutti gli avveniri che estirpa, donde conseguir che nessun contemporaneo avr il piacere di assistere ai suoi funerali) 2. Informo di sfuggita dato utile per il lettore che il dottor Sfuturante ha la speranza di perfezionare la capacit psicoestirpativa del grande capitolo della nuova Chirurgia della Coscienza, estendendola allestirpazione del passato. Se questo si avverasse e ne approfittassero tutti coloro che vorrebbero non aver mai vissuto certi fatti, forse un bel racconto magari questo lo fosse, magari voi lo sceglieste sarebbe una ricreazione sufficiente per dimenticare tutto durante il corso della vita. Il lettore sfuturato e anche sprecedentizzato vivrebbe s in ogni momento del rileggere il mio racconto, mi sarebbe debitore del nobilitante privilegio di essere persona che vive di un racconto solo. Lascio la penna al lettore perch scriva per s ci

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che io non sapr descrivere: la pazzia, lo sgomento, il deliquio, il contorcersi per svincolarsi mentre viene trascinato, lorrore di essere legato a quella sedia; e in quel volto, nel suo sembiante, lapparizione di unaurora di felicit, di pace, perch si sono esauriti gli otto minuti di percezione di futurit: due minuti prima di morire giustiziato, cessa la sua rappresentazione. (Poich il terrore vive di ci che avverr, una volta esaurito il turno di otto minuti di previsione rimane sorridente e tranquillo sulla sedia elettrica, e in questo stato viene fulminato. Perch, come forse non abbiamo ancora detto, ma lo richiede urgentemente la composizione inventiva di questa narrazione, limpulso previdente di otto minuti era seguito da una pausa di altrettanti minuti di assoluto regno del presente; fu cos che la vittima della macchina elettrica desecuzione, e vittima nostra, per con il pi sereno dei sorrisi). Sar il lettore quel Poe che io non riesco a essere in questo frangente di brivido seguito da beatitudine? (Ed artistico valersi di parole e di gesti per descrizioni in testi letterari?) ormai morto, senza aver sperimentato il tormento dellagonia, senza alcuna pena, senza alcun sforzo di evasione, come se dovesse cominciare una mattinata qualunque della sua eternit di presente.

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Giace morto Cosimo Schmitz, e quindici giorni dopo il Tribunale fa la seguente dichiarazione, riabilitandolo: Un complesso di sottilissime fatalit che ha ottenebrato la mente di questo tribunale, lo ha fatto incorrere in un fatale errore di atroce strazio. Linfelice Cosimo Schmitz era uno spirito inquietissimo e avido di sperimentare tutte le novit meccaniche, chimiche, terapeutiche, psicologiche che si presentano in questo mondo; e fu cos che un giorno, quindici anni fa, si fece trattare dallavventuriere Jonatan Demetrius, considerato un tempo un grande scienziato. Costui, nonostante il suo cinismo, aveva fatto effettivamente una grande scoperta nel campo dellistologia e fisiologia cerebrale e riusciva infatti, con un intervento di sua creazione, a mutare il passato di chi ne era scontento3. Capit nel suo ambulatorio questo infelice avido di novit, il povero Cosimo Schmitz; si lagn del suo passato vuoto e preg Demetrius che gli desse un passato da filibustiere tra i pi audaci e sinistri, poich per quarantanni si era alzato tutti i giorni alla stessa ora nella stessa casa, aveva fatto tutti i giorni le stesse cose e si era coricato tutte le notti alla stessa ora, sicch era malato di totale monotonia del passato. Ne usc operato, con la coscienza aggiunta (intercalata alle indeterminatezze dei ricordi suoi) di essere stato lassassino di tutta la sua famiglia, cosa che lo divert molto per alcuni anni ma che poi cominci a tormentarlo. A questo punto il

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Tribunale ha il dovere di rendere manifesto che la famiglia di Cosimo Schmitz esiste, sana, integra, ma che fugg collettivamente spaventata da certi segni di insania furiosa riscontrati in Schmitz, e che ci accadde in una lontana pianura dellAlaska; da l giunse a questo Tribunale linformazione di un assassinio multiplo che non ebbe mai luogo. Confessa dunque il Tribunale che se Cosimo Schmitz err totalmente nellintraprendere simili avventure chirurgiche, ancor pi err il Tribunale nello svolgimento delle indagini e nellemettere la sentenza sul terribile e inesistente delitto che egli confessava. Povero Cosimo Schmitz, povero Tribunale dellAlta Caledonia. Vivere nel ricordo ci che non si mai vissuto, n nellemozione n nella visione; avere un passato che non stato un presente4. Oh, quel giorno, con quale polso, tra paura e delizia, strinse larma! Tutta la sua famiglia! Fino a quarantanni, un passato; ora un altro, la memoria di un altro essere nello stesso corpo. Forse pi tardi nemmeno questo presente sar mai stato suo. Avr, con un nuovo tocco nella sua mente ormai docile, unaltra fragilit di essere stato; un eroe, un chimico; muover quelle braccia di quei tempi in cui esplorava il Sudan o Samoa. Jonatan Demetrius, innamorato di ogni sorta di felicit, plastico delle gioie, datore di ricordi amorosi a ci che fu presente di lacrime, con leggiadra scienza e dolce tenerezza si destreggiava

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nella divinazione delle anime. Che cos che desidera? E leggeva a Cosimo le pagine pi terribili del filibustiere Drake, di Morgan o dellamante della Recamier. Io preferirei essere stato.... Lo sar. Povero Cosimo Schmitz: non ci sar un terzo intervento, dopo quei due cos sinistri, che lo risusciti? Ah, no esclama la Terapeutica il nostro mestiere linfallibilit, non tocca a noi mascherare gli errori dei tribunali di giustizia.

Poich non si trovato fino a ora nonostante le pi accurate ricerche nessun rimedio che fosse con ogni certezza pi benefico che distruttore, il caso, a questo punto del racconto, di moralizzare sulla inevitabile debolezza delle ingegnosit umane con lesempio degli impressionanti procedimenti del grande scienziato dottor Sfuturante, nella cui prassi, come si vede, la convenienza di esimerci da ogni tipo di timori vaghi, remoti, e da conturbanti speranze remote, ha linconveniente del turno di pausa dopo quegli otto minuti di preveggenza, quando, sospesa ogni prevedibilit, il paziente non prevede nemmeno che il treno distante dieci metri che avanza sul binario da lui percorso lo uccider in tre secondi5. Ora che io ho fatto il mio dovere, tocca al lettore fare il suo: deve comportarsi come se ci credesse6. Per pi ricche notizie si consulti, sulla chirurgia della coscienza, il mio racconto Suicida, in cui ho

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gi avanzato la temeraria e profonda insinuazione dei metodi dellAblazione di Coscienza totale che, come avr visto il lettore, stata qui sfruttata nella sua tecnica, ma limitata, nella sua applicazione, ad ablazioni parziali. Mor in stato di sorriso; il suo molto presente, il suo nessun futuro, il suo doppio passato non gli tolsero, nellora deserta, la gioia di aver vissuto, Cosimo che fu e non fu, che fu pi e meno di tutti.

Sono le e che fanno i racconti. I racconti semplici di narrazione ristretta erano buoni. Ma il genere fu rovinato dallinvenzione che vi era un saper raccontare. Fu deciso che chi sapeva raccontare era un certo Maupassant. E scomparve il racconto perfetto di un tempo; e il convocato Maupassant raccontava come prima, bravo! artistico cogliere questa occasione, come tutte quelle che si offrono, per inserire tutti i paragoni e le analogie che possano venire in mente, per esempio che il dottore faceva in questo caso ci che fa il sarto con il cliente che se ne va con labito nuovo e butta quello vecchio? Perch per la letteratura di tutti i tempi il paragone ha un uso cos frequente che invece di sta scrivendo si potrebbe dire sta paragonando. Senza offesa al Tribunale, formulo una domanda con intenti di collaborazione scientifica: come

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faceva? trapiantava loro tessuto corticale di individui contenti? Tale tecnica sarebbe molto efficace, ma, a causa di certi rischi, stato proibito di stappare nello stesso tempo un certo numero di crani, poich, nella precipitosa aggiudicazione di nuove coscienze, potrebbe accadere che insorgano errori come infatti avvenuto e che venga trapiantato, a uno che non vorrebbe avere futuro, un futuro di un secolo. Infine, potrei citare Ramn y Cajal, ma non basta; vi sono molti altri autori e affaticherei il lettore, a parte il fatto che non mi piace proprio che il lettore in poche pagine finisca per saperne pi di me. Lonorevole Tribunale mi fa notare che difficilmente io posso contestare 1ordine o lidoneit delle motivazioni della sua sentenza, presentando io la pi ingarbugliata serie narrativa in cui espongo per ultimo ci che primo e allinizio ci che ultimo. Lammetto: ma non si percepisce che la tecnica del narrare a tempo contrario, nel cambiare lordine dei pezzi di tempo che configurano il mio racconto, dester nel lettore una lucida confusione, diciamo, che lo render cos straordinariamente sensibile da condividere sentimenti con lingarbugliato tratto di esistenza di Cosimo? Sarebbe un fallimento se il lettore leggesse chiaramente, quando il mio intento artistico che il lettore venga contagiato da uno stato di confusione.
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Ci stiamo comportando in modo abbastanza scortese in questo nostro riprendere la penna dopo averla passata al lettore. Il mondo non ha il lettore di

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un solo racconto; immensa dignit; ma non ha nemmeno il magico autore di un racconto del quale solamente vivere. Io, lontano dal sognarmi investito dalla massima dignit di autore di quel racconto unico e tanto meno con lesempio di questo ho s modestamente aspirato a vivere di un solo racconto; forse non ci sono riuscito. Spogliato ora, dinanzi al lettore, di ogni vanit a questo delizioso cospetto, ammetto che a momenti ho creduto di avvertire in questo mio scritto qualcosa di molto simile a un racconto che non viene pi raccontato. Ma mi decide a pubblicarlo, ci nonostante, il suo alto valore scientifico. Per di pi, non confondere, lettore, un racconto che non viene pi raccontato con ci che risulta da un non seguitare a raccontare. Tristi tu e io, lettore, n tu hai avuto da me il racconto del quale solo vivere, n io ho avuto la Fortuna Unica di vivere solo lun dellaltro.
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Perch ci sono appendicectomie che propendono a gravi incidenti, lestirpazione delle tonsille predispone alla poliomielite, lauge delle dosi massicce, linsulina, lo jodio, ingrossano le cifre della mortalit e di ogni intervento chirurgico, a opera degli analgesici che disossigenano il sangue, restano pendenti numerose morti repentine per embolia. Le statistiche inglesi dimostrano che si registrano nel Regno Unito pi morti per vaccinazione che per vaiolo, abbiamo anche la bancarotta del siero Behring e forse quella del siero antirabbico.

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Sembra, lettore, che procedendo nella lettura ci istruiamo assai. Ma Lei, nel ringraziare per questo, si riserver di pensare che listruzione buona, ma la digressione cattiva, deplorevole difettuccio di tanto nutrita informazione. Io non vedo perch una digressione, persino in un racconto, e persino scientifica, stia male dopo i soliti romanzacci con capitoli riempiti di storia della letteratura, critica darte, analisi di sinfonie, redenzioni sociologiche. (Tutto ci, fra descrizioni di mobilio e della Natura pi vicina). Pi difficile capire che chi si oppone alle digressioni conversi animatamente mentre mangia in famiglia con amici o che non trascorra un istante n faccia nulla durante il giorno o la notte se non accompagnato dalla volgarit fonetica della radio. lo ho dato qui un racconto totale, la giovent e la morte di un uomo. E che giovent e che morte! Il resto il lettore pu considerarlo come la radio, qualcosa dinterstiziale alla sua lettura di racconto. Il racconto e la radio sintegrano nel testo e uno si libera degli annunci. Cos come nelle opere liriche che sono linterminabile per natura vi la loro parte pi interminabile, il finale, funzionante a guisa di applauso che lopera tributa a se stessa, di modo che lapplauso del pubblico sembra un atto di servilismo di fronte al successo gi applaudito anche se il paragone di analogia scarsa , io quello che voglio sicurezza, riuscire in qualche cosa (poich ci che meno possiedo la sicurezza dautore dopere liriche), sia nel racconto, sia nelle digressioni.

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Io non mi applaudo, ma disarmo le tossi da tedio. Ho prolungato questa digressione per dissimulare che stavo tentando di scoprire dove avevamo lasciato il racconto. Riprendendo, bisogna rilevare che il povero Cosimo, sfuggito a tutti gli spropositi e contrattempi sopra enunciati, fin per cadere nellarroventamento elettrico, senza che noi possiamo avere il piacere di lagnarci in assoluto della terapeutica, ma totalmente della sua colpa. Insisto nel mio consiglio: non accettare, lettore, se non i trattamenti che ti lasciano guarire; non andare a provocare la Chirurgia, che non si far pregare; tieniti una memoria e unappendice che ti accompagnino finch sarai in questa vita.
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Ho gi detto che lunica cosa che non mi sia proposto il saper raccontare; il ben raccontare che si scopr ai tempi di Maupassant, dopo il quale nessuno ha pi narrato bene, una farsa alla quale il lettore offre la farsa di credere. Fatuo accademismo credere nel Racconto; allinfuori dei bambini nessuno ci crede. Interessano s largomento o il problema. Nessun successo per il tentativo illusorio e subalterno del far credere, per il quale si pretende esista un saper raccontare. Il mio sistema di interporre note in calce, di fare digressioni e parentesi, unapplicazione coscienziosa della mia teoria che il racconto (come la musica) ascoltato con disattenzione si incide meglio. E io faccio come ho visto fare in famiglie borghesi quando qualcuno si siede al pianoforte e dice ai presenti, per una formalit sociale ripetutamente osservata,

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che se non continuano a conversare mentre suona, sospender lesecuzione. Insomma: fa alla scortesia una cortesia a cui essa stessa invita. Lo stesso faccio io con queste digressioni, deviazioni, note marginali, parentesi alle parentesi e forse qualche incoerenza, ma salvando la continuit della narrazione con luso sistematico di frequenti e, e confesso che lunica cosa che mi sarebbe penoso non mi fosse applaudita, questo sistema che propongo ed eseguo qui. impossibile prendere sul serio un racconto, il genere mi sembra infantile, ma non per ci risulta che questo sia una caricatura di racconto, perch il mio sistema digressivo gi lho ben difeso e la continuit e il ristretto narrare mi preoccupo di farli brillare per mezzo delle e. Le e e i gi rendono narrativa qualsiasi successione di parole, imbastiscono e precipitano tutto. Nel frattempo, senza dirlo, mi sto dichiarando scrittore per il lettore leggiucchiato, perch mentre altri scrittori sono veramente ansiosi di essere letti con attenzione, io, in cambio, scrivo con disattenzione, non per disinteresse, ma perch sfrutto lidiosincrasia che credo di aver scoperto nella psiche dellaudiente o leggente, che ha leffetto dincidere di pi le melodie o i caratteri o i fatti, purch le une e gli altri siano intensi, rendendo difficile allauditore o lettore laudizione o lettura ininterrotte.

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Alcune prefazioni per un romanzo aperto

Un intelligente e rigoroso critico argentino, No Jitrik, ha rilevato di recente i valori che per assai attuali discussioni sul testo letterario aderenti o meno allo strutturalismo telquelista riveste Museo de la Novela de la Eterna (Museo del Romanzo dellEterna), un volume di 230 fittissime pagine che compongono il laborioso riordinamento di carte dato alle stampe nel 1967 da Adolfo de Obieta. Un libro in cui la decisione enunciata dallo stesso autore, di fare un museo di tutto ci che fosse stato materiale di un romanzo che non si fece (in gran parte per la volont di non fare mai un romanzo nel senso tradizionale) un sottolineare maiuscolamente la sua convinzione che in letteratura non c realismo possibile, dato che non esiste altra possibilit di realt letteraria che il testo stesso, (ossia una finzione,

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uninvenzione della psiche senza corpo di cui parl pi di una volta) e la sua intenzione che lopera narrativa mostri come si va producendo, di modo che rimanga opera aperta, con tante possibili letture quanti lettori (almeno). Una lezione di cui in parte Marechal e in estremo grado Cortzar gi avevano saputo approfittare, traendola da altri testi di Macedonio prima che si pubblicasse questo notevole Museo che potrebbe definirsi come lesatto contrario di ci che le avanguardie recenti hanno chiamato con questo spregiativo nome. Delle cinquantasette prefazioni che formano una buona met del libro, ne abbiamo scelte alcune per questo capitolo.

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Ci che nasce e ci che muore

Diamo oggi alle stampe lultimo romanzo cattivo e il primo romanzo buono. Quale sar il migliore? Perch il lettore non opti per quello del genere da lui prediletto disdegnando laltro, abbiamo disposto che la vendita sia indivisibile; dato che non abbiamo potuto istituire la lettura obbligatoria di entrambi, ci resta almeno la consolazione di aver escogitato lacquisto irredimibile di quello che non si vuol comprare ma che non separabile da quello che si vuole: sar Romanzo Obbligatorio lultimo romanzo cattivo o il primo buono, a piacere del Lettore. Ci che in nessun modo gli si deve permettere per massimo ridicolo nostro, che li ritenga ugualmente buoni entrambi, e ci congratuli per s completa fortuna. Il Romanzo Cattivo merita un omaggio; eccogli il mio. Non si dir cos che non so fare cose male; che, limitato di talento, non me n rimasto per uno dei due generi del romanzo, quello cattivo; nello stesso giorno mostro la pienezza delle mie capacit. vero che ho corso il rischio di confondere talvolta il male che ho dovuto pensare di Adriana Buenos Aires col bene che non smetteva di venirmi in mente per Romanzo dellEterna; ma questione che il lettore collabori e li disconfonda. A volte mi son trovato perplesso, quando il vento ha scompigliato i manoscritti, perch saprete che scrivevo una pagina di ciascun romanzo al giorno, e non sapevo pi a quale dei due corri-

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spondeva quella pagina; niente poteva aiutarmi, perch la numerazione era la stessa, uguale la qualit di idee, carta e inchiostro, dato che mi ero sforzato di essere ugualmente intelligente nelluno e nellaltro perch i miei gemelli non litigassero. Cosa soffrivo quando non sapevo se una pagina brillante apparteneva allultimo romanzo cattivo o al primo buono! Si renda conto il lettore del mio turbamento, e confidi nella mia promessa di un prossimo romanzo cattibuono, primultimo del suo genere, in cui si alleer lottimo del cattivo di Adriana Buenos Aires con lottimo del buono di Romanzo dellEterna, e in cui raccoglier lesperienza guadagnata nei miei sforzi per provarmi che qualcosa di buono era cattivo, o viceversa, perch ne avevo bisogno per concludere un capitolo delluno o dellaltro Grazie, lettore, per lObbligatorio che ti compri. Ho la fortuna di essere il primo scrittore che pu rivolgersi al doppio lettore, e gi abusando di questo pendio mi lascio scivolare a pregare chi mi legger di volermi comunicare quale dei due romanzi gli risultato lobbligatorio. Si faccia lei un giudizio dellopera, che io voglio farmi un giudizio del mio lettore.

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Andando

Celebre romanzo in stampa, tante volte promesso che una volta che esce lautore non ci ha puntato un soldo. Nessuno muore in esso anche se esso mortale perch ha capito che, gente di fantasia i personaggi, decedono tutti assieme al concludersi del racconto: sono di facile sterminio. Fatica innecessaria che gli autori si assumono, con pericolo di dimenticanze e di ripetere la morte a qualcuno, di dar decesso qua e l ad ogni protagonista, come il sacrestano che gira spegnendo lumi verso la fine della messa, per non lasciare il pesce vivo senzacqua, il personaggio senza romanzo. E dir di pi, che sono sicuro che nessun vivo entrato nella narrazione, poich personaggi dotati di fisiologia, oltre che assai molestati da stanchezze e indisposizioni per cui non si vedono protagonisti ammalarsi e ritirarsi in cura, ma solo rappresentare lammalarsi come parte del loro lavoro, e continuare la raffigurazione attiva di malati e moribondi sono di estetica realista, e la nostra estetica quella inventiva. Opera di fantasia piena zeppa di fatti col pericolo di far scoppiare la rilegatura e cos precipitosi che cominciano gi nel titolo per starci tutti e avere tempo; il lettore arriva tardi se viene passata la copertina. Romanzo in cui tutto si sa o almeno si indagato molto, perch nessun personaggio debba mo-

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strare agli occhi del pubblico che non sa quello che succede, che lautore ignora quello che gli succede o lo mantiene nellignoranza per mancanza di fiducia. Non si vedono i nostri protagonisti esclamare: che questo, Santo Dio? che pensare? che fare ora? quando finir questa sofferenza? Il lettore non sa cosa rispondere, non indovina, mortificato, e ne prende solo atto. ci che deve succedere ad autori: 1) Che non hanno promesso abbastanza il loro romanzo. 2) Che non sanno descrivere lindicibile con frasi ineffabili. 3) Che continuano a credere che le sonate, i quadri, le poesie, i romanzi, abbiano bisogno di un titolo. Romanzo in cui allImpossibilit, di situazioni o caratteri, che il criterio di classificare qualcosa come artistico senza complicazioni di Storia n di Fisiologia, si badato tanto, che nessuno, nessun conoscitore quotidiano di impossibili, nessuno a cui siano familiari, potr smentire la costante fantasia del nostro racconto allegando che fatti o personaggi se li gi visti di fronte o dietro langolo. Sarebbe stato ancora meglio se avessimo effettivato il romanzo uscito in strada che io proponevo ad amici artisti. Avremmo distribuito degli impossibili per la citt. Il pubblico guarderebbe i nostri brani darte, scene di romanzo in atto per le strade, intrecciate a brani di vita in marciapiedi, portoni, abita-

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zioni, bar, e crederebbe di vedere vita; il pubblico sognerebbe al pari del romanzo, ma a rovescio: per il romanzo la sua veglia la sua fantasia; il suo sogno lesecuzione esterna delle sue scene. Ma avremmo bisogno di unaltra teoria oltre a quella che veniamo sostenendo dellImpossibilit come criterio dellArte. Romanzo la cui esistenza fu romanzesca a causa di tanti annunci, promesse e rinunce ad esso, e sar romanzesco un lettore che lo capisca. Tale lettore si render celebre, con la qualifica di lettore fantastico. Sar molto letto da tutti i pubblici di lettori, questo lettore mio.

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Prefazione che crede di saper qualcosa, non del romanzo, cosa che non gli permessa, ma di Dottrina dellArte Il presente tentativo estetico una provocazione alla scuola realista, un programma totale di discredito della verit o realt di ci che narra il romanzo, e solo la soggezione alla verit dArte, intrinseca, incondizionata, auto-autenticata. La sfida che lancio alla Verosimiglianza, alla deforme intrusa dellArte, lAutenticit essa nellArte e compie lassurdit di rifugiarsi nel Sogno e volerlo Reale culmina nelluso delle incongruenze, fino a dimenticare lidentit dei personaggi, la loro continuit, lordine temporale, gli effetti prima delle cause, eccetera, per cui invito il lettore a non indugiare nello sbrogliare assurdi, coonestare contraddizioni, ma a seguire il flusso di correnti emozionali che la lettura promuover minuscolamente in lui. Vi sono nel mio proposito diverse idee probabilmente originali; mi interessa qui quella di metodo; cerco di distrarre il lettore a momenti, oppressivamente, quando desidero impressionarlo al fine della sottigliezza emozionale che ho bisogno di generare in lui, piccole impressioni che concorrano allintento emozionale dinsieme di ottenere in lui uno stato unico finale e generale che insidi di sorpresa la sua sensibilit quando non in guardia e in coscienza di trovarsi di fronte a un piano letterario, e non si aspetta, n si accorge poi, di esser stato conquistato.

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C un lettore con cui non posso conciliarmi: quello che ama ci che hanno ambito per loro discredito tutti i romanzieri, ci che essi danno a tale lettore: lAllucinazione. Io voglio che il lettore sappia sempre che sta leggendo un romanzo e non guardando un vivere, non presenziando vita. Nel momento in cui il lettore cadr nellAllucinazione, ignominia dellArte, io avr perso, non guadagnato un lettore. Ci che voglio tutta unaltra cosa, guadagnare lui come personaggio, cio che per un istante creda lui stesso di non vivere. Questa lemozione di cui mi deve ringraziare e che nessuno ha pensato di procurargli. Sappia il lettore che questa impressione, mai fatta provare a nessuno dalla parola scritta, questa impressione che si vorrebbe inaugurare col mio romanzo nella psicologia delumanit, nella natura della coscienza di uomo, una benedizione per ogni coscienza, perch questa impressione oblitera e libera dalla paura nozionale o intellettiva che chiamiamo timore di non essere. Chi esperimenta per un momento lo stato di credenza di non esistere e poi torna allo stato di credenza di esistere, comprender per sempre che tutto il contenuto della verbalizzazione o nozione non essere la credenza di non essere. Lio non esisto da cui avrebbe dovuto partire la metafisica di Cartesio in sostituzione del suo deplorevole io esisto; non si pu credere di non esistere, senza esistere. Insomma: lesistere ugualmente frequentato dalla credenza di non esistere come dalla credenza di esistere. Chi crede, esiste, anche

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se la sua credenza quella di non esistere; chi esiste pu effettivamente credere di non esistere e alternativamente credere di esistere. Io penso non ebbe mai conseguenze meno che innocenti, ma si pu dire, anche se in modo ozioso e distratto; pu essere un fatto e un giudizio sentito. Esistere un fatto, ma mai io esisto pu essere un giudizio sentito; non contenendo un momento di credenza una mera giustapposizione di parole; capita che parole si uniscano. Questo ve lo assicura uno che lamenta, a differenza di tutti i grandi lettori di Kant, di averlo capito troppo, vale a dire di esser rimasto senza alcuna illusione che Kant fosse metafisico. (I francesi demoliscono un pittore deificato ogni ventanni, un poeta deificato ogni quindici e un romanziere deificato ogni dieci; dopo centocinquantanni Kant pu esser messo molto in dubbio. Questa non una temerit, temerit maggior sarebbe chiamarlo metafisico. Anticipo con questi antecedenti, argomenti per la futura demolizione della mia Artistica). Non mi sembra che altri abbiano usato questo metodo, n che sia applicabile ad un altro genere che non sia il romanzo. Oltre alla tecnica c la serie di tranelli di inverosimiglianza e smentita della realt del racconto. Questo il fatto dottrinario e offre la sua pi prominente esecuzione quando spiega enunciativamente, non artisticamente, il fatto che mai accadde ma che fu deliberato con pienezza in una coscienza vivente, quella del padre di Dulce-Persona, e che costituisce il fatto definitore del destino di Dulce-Persona. Se

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mi venuto un romanzo-museo, che importa se suscito interesse per il racconto e mentre il lettore si crede lettore perch i personaggi gli sono personaggi nel romanzo e nelle prefazioni, anche se intravisti in modo lieve e fumoso e in azioni e fatti tronchi io credo che lEterna, Dulce-Persona, Quizagenio, Deunamor saranno indimenticabili anche se li d cos poco da leggere operare, a favore della negligenza coscienziale ottenuta per interessamento, uno shock di inesistenza nella psiche di lui, del lettore, lo shock di trovarsi l non a leggere ma a essere letto, a essere personaggio? Se fallisce come tale quello che io chiamo romanzo, la mia Estetica salver il caso: ammetto che lo si prenda per romanzo, per fantasia di buon genere, per romanzo supplente. Se fallisce il romanzo come romanzo, pu darsi che la mia estetica faccia da buon romanzo.

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Com stato possibile, infine, il romanzo perfetto

stato fattibile, infine, il romanzo modello, che presentiamo approfittando di un curioso sconvolgimento della circolazione tra i letterati del personaggio Giovanni Passamonti, che come tutti sanno persino lo stesso Socrate che nulla sapeva e anche coloro che sanno solo che egli lo disse colui che figura da due o tremila anni, fin dalle letterature greca e romana, in ogni romanzo di vera sensazione e modernit che non somigli a nessun altro in nulla, neppure nel contenere Passamonti. Sempre si riconosciuto che questo protagonista, nella posizione invariabile che lo rende interessante fino ad affliggere: Giovanni Passamonti che si avventura per incentivi damore su una montagna con precipizi opportuni per montagne di romanzi, caduto per qualche metro in uno di essi, il che sventura sempre e maggiormente quando la narrazione doveva cominciare irrimandabile; prova ne che comincia descrivendo questo incidente che serve nel romanzo per cominciarlo e nella vita di Passamonti per sospenderla, nel lettore per mantenerlo sospeso di preoccupazione e nel racconto per marciare: lunico contravveleno efficace per farla finita col lettore saltato. Passamonti a grande altezza e in gran rischio, ma la storia continua, come la cronaca nera che non comincia finch non succede qualcosa; e landare di Passamonti per una montagna con allegro animo giocondo, comincia a dar

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piacere a lettori e autore solo quando lo vedono sbagliar piede con immenso pericolo. E si sta sostenendo allultimo cespuglio o arbusto, la punta del piede su un piccolo saliente di pietra malsicuro, esaurendosi fatalmente in grida e sforzi a trenta o pi ignorati metri dal fondo di quello che gi dobbiamo cominciare a chiamare abisso. Tutto il romanzo viene narrato mentre egli si trova in quel frangente, e alla fine bisogner dire al lettore come venne salvato. Non credo si possa concepire intreccio romanzesco che riesca a tener pi legato il lettore, contando su di lui fino alla fine e su un suo interesse pi sospeso e meno interrotto, che esista procedimento con cui meglio ci assicuriamo lettori per tutte le pagine; anche se tra la prima e lultima le altre fossero in bianco, che in sostanza sono quasi sempre cos promessa di trama, promessa di scioglimento, promessa di caratteri, promessa di unit e di congruenza, inadempiute il lettore non ne salterebbe una. Pertanto, per un romanzo modello e per nulla simile a un altro, non c come questo Giovanni Passamonti, personaggio di tutti i romanzi, perch la personificazione di ogni trama: inizio e scioglimento senza nulla in mezzo da sbrogliare, o intreccio con simulata soluzione. Sospeso in aria, da lui pende lattenzione di ogni lettore; io ne avevo bisogno per la parte pi difficile, linizio di un romanzo e il far iniziare il suo compito al lettore. Sia perch Passamonti lo fa meglio di tutti, procurando questi due inizi difficili il lettore crede che lui faccia il pi difficile

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sia perch lui ha fatto credere in queste due difficolt, autore e lettori intraprendono le loro rispettive fatiche pi scivolosamente con lui. Scivolamenti e sospensioni hanno aiutato qui. Entrando, Neovenuto appendeva il cane allattaccapanni dei vestiboli; gli operai di Ford appendono il berretto, tipo di movimento, dice Ford, leggero come quelli che nellofficina comporranno poi il lavoro della giornata; io appendo un personaggio preso a prestito e lo riprendo alluscita per restituirlo, ma nel frattempo afferro il Lettore in un interesse tanto intenso che lo far pentire di ogni futuro Saltare. Ogni futuro autore ringrazi per il metodo.

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Prefazione di autore che non spera

Il disordine del mio libro quello di tutte le vite e opere apparentemente ordinate. La congruenza, un piano che si porta a compimento, in un romanzo, in unopera di biologia o psicologia, in una metafisica, un inganno del mondo letterario, e forse di tutto il mondo artistico e scientifico. mistificazione di Kant, di Schopenhauer, di Wagner quasi sempre, di Cervantes, di Goethe, mostrare una congruenza, un piano nelle loro opere. cos fantastico che ci sia allinfuori di qualche opera di testo o trattato una continuit, congruenza, esecuzione effettiva di un piano, come una continuit nel lettore o studioso di tali opere. Devo proclamare allistante che non c nulla di pi delizioso, affascinante, di unopera integralmente congrua. Unit, continuit non per via di ripetizioni ma per sviluppo, per incessante variare nella permanenza (di un pensiero, un sentimento). Esempio supremo a mio giudizio di sviluppo nellunit la Quinta Sinfonia di Beethoven. Completo di mistificazione di unit, Schopenhauer ci presenta in tre volumi Il Mondo come Volont e Rappresentazione, con capitoli numerosi, numerati, in apparente simmetria. Questo pensatore, forse il pi gran metafisico, pubblica un brogliaccio da investigatore come un gran libro

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solidale e definitivo. La distribuzione di Kant nella complessa Critica della Ragion Pura come un rimescolio di numeri in un sacco. Forse Spencer ha realizzato libri veri senza un ragionamento interrotto, senza una parola inutile. Husserl oggi pi metodico? Per ci che dico nel titolo, non ho nulla di cui scusarmi.

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Al Lettore Saltato

Confido che non avr lettore continuato. Sarebbe colui che potrebbe causare il mio fallimento e spogliarmi della celebrit che pi o meno inabilmente cerco di trafugare per qualcuno dei miei personaggi. E questa di fallire unesibizione che non fa bene allet. Mi rimetto al lettore saltato. Ecco che hai letto tutto il mio romanzo senza saperlo, sei diventato lettore continuato e insaputo raccontandoti tutto disordinatamente e prima del romanzo. Il lettore saltato il pi esposto con me a leggere continuato. Ho voluto distrarti, non ho voluto correggerti, perch al contrario sei il lettore saggio, poich pratichi lintraleggere che ci che lascia pi forte impronta, secondo la mia teoria che i personaggi e i fatti solo insinuati, abilmente tronchi, sono quelli che pi rimangono nella memoria. Ti dedico il mio romanzo, Lettore Saltato; mi ringrazierai per una sensazione nuova: il leggere continuato. Al contrario, il lettore continuato avr la sensazione di un nuovo modo di saltare: quello di seguire lautore che salta.

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A chi vorr scrivere questo romanzo (Prefazione finale) Lo lascio libro aperto: sar forse il primo libro aperto nella storia letteraria, vale a dire che lautore, desiderando che fosse migliore o almeno buono, e convinto che per la sua struttura sconquassata una temeraria goffaggine nei confronti del lettore, ma anche che ricco di suggestioni, lascia autorizzato ogni scrittore futuro di slancio e di circostanze che favoriscano un intenso lavoro, a correggerlo e a pubblicarlo liberamente, con o senza menzione della mia opera e nome. Non sar poco il lavoro. Sopprima, emendi, cambi, ma, magari, che resti qualcosa. In questa occasione insisto che la vera esecuzione della mia teoria romanzistica potrebbe compiersi solo scrivendo il romanzo di diverse persone che si uniscono per leggerne un altro, di modo che essi, lettori-personaggi, lettori dellaltro romanzo personaggi di questo, si profilino incessantemente come persone esistenti, non personaggi, per contraccolpo con le figure e immagini del romanzo da loro stessi letto. Tale intreccio di personaggi letti e leggenti con personaggi solo letti, sviluppato sistematicamente, realizzerebbe ununiforme costante esigenza della dottrina. Intreccio di doppio romanzo. Lo dico per confessare che il mio libro molto lontano dalla formula dellarte di personaggi per mezzo della parola. Anche questa, dunque, resta come impresa aperta.

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Lascio cos date la teoria perfetta del romanzo, unimperfetto esempio di esecuzione di essa, e un perfetto piano della sua esecuzione. Si noti che c una vera possibilit nelladdossarsi della duplice trama, per cui otterrei mediante unalchimia coscienziale unassunzione di vita per il personaggio-lettore, con accentuazione del nulla esistenziale del personaggio-letto, che molto pi personaggio proprio per questo, che accentua il suo franco non essere con unenfasi di inesistenza che lo purifica e esalta lungi da ogni promiscuit col reale; e nello stesso tempo ripercuote lassunzione di esistenza del personaggio leggente nel lettore reale, che per controfigura del personaggio svanisce di esistenza lui stesso. Questo confusionismo deliberato probabilmente di una fecondit coscienziale liberatrice; lavoro di genuina artisticit; artificiosit feconda per la coscienza nel suo effetto di fragilizzare la nozione e certezza di essere, da cui procede luniversale intimidazione dellugualmente assurda e vacua nozione verbale del non-essere. Non c altro che un non-essere: quello del personaggio, quello della fantasia, quello dellimmaginato. Limmaginatore non conoscer mai il non essere.

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Appunti di un metafisico

Penso che pochi libri siano stati scritti in questo secolo che senza aver nulla di ridicolo n di delirante siano pi bizzarri di No toda es vigilia la de los ojos abiertos ( Non tutta veglia quella degli occhi aperti). Come se non bastasse la qualit lirica dellinsolito titolo, questo seguito da un chiarimento che risulta ancora pi insolito nella prima pagina di un libro di riflessioni sui problemi dellEssere e del Non-Essere, della realt e della percezione: Sistemazione di carte lasciate da un personaggio di romanzo creato dallarte, Deunamor lInesistente Cavaliere, lo studioso della propria speranza. E che dire di quegli insoliti momenti in cui la complessa discussione sul Tempo o sulla Materia si elabora a partire da una conversazione che in un passato del 1928 Macedonio intavola da un presente del XVII se-

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colo con Hobbes in persona e col suo amico Dalmiro Dominguez a Buenos Aires, o in cui lautore sviluppa il suo discorso metafisico mentre beve il sudamericano e comunicativo mate col lettore e con Schopenhauer? Nel 1967 Adolfo de Obieta ha pubblicato unedizione di No toda es vigilia che completava, con scritti anteriori e posteriori, la raccolta originale del 1928. Da questa edizione del 1967 abbiamo estratto i due frammenti che seguono.

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Il dato radicale della Morte

Se la nostra sensibilit, che tutta la Realt e tutto ci che siamo, tutto ci che c ed , avesse cessazione, e cessazione sarebbe quindi la nostra supposta inesistenza anteriore alla nascita come la supposta inesistenza susseguente alla morte, cio, sia la cessazione che cessa con la nascita che quella che comincia con la morte se un giorno cessassimo di esistere non lo sapremmo mai, non vero? Qualcosa che non accade nella sensibilit, nel sentire che lunico modo possibile dellEssere, al di fuori di esso non c nulla; mai esistito qualche cosa che non fosse, lei tutta, un mero sentire non accade n , in alcun modo. E poich nulla che non sia un sentire pu essere un avvenimento della sensibilit, la cessazione della sensibilit non sarebbe un fatto della sensibilit, poich essendo tutto sensibilit ci che non accade in essa non accade in alcun modo. Non c possibilit che un giorno notiamo di non esistere. Per parlare della vita bisogna esistere, e per parlare o pensare al nulla, anche. La morte non il nulla, ma nulla . Non esiste lopposto della vita; il suo contrario non esiste. Ma potremmo sapere se un tempo siamo stati morti, se poi ricominciassimo ad esistere? Il non esistere non sa nulla; lesistere pu sapere il non esistere? C qualche cosa che non sia mai stata un presente per il pensiero, che non abbia mai potuto

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essere pensata presentemente e che tuttavia il pensiero possa pensarla come ricordo o come idea, senza esser mai stata immagine o percezione attuale, senza esser mai stata unattualit per il pensiero? Tale sarebbe lintrigo del pensiero del nulla; la morte non ha mai avuto attualit nel pensiero, poich pensare esistere, e daltra parte perch qualcosa possa essere pensato speculativamente, previo che almeno una volta questo qualcosa e il pensiero siano stati simultanei. Il sonno, il deliquio sono queste situazioni supposte di inesistenza (poich colui che nulla sente nulla ) seguite da esistenza. E dato che daltra parte nulla esiste se non sentito, ed esiste solo mentre viene sentito, se qualcuno per un istante non sentisse nulla, in quellistante si sarebbe verificata la perfetta inesistenza del mondo (mondo e sensibilit sono due nomi di una stessa cosa). Se per un minuto io non esistessi, il mondo durante quel minuto sarebbe cessato. Sarebbe un minuto senza mondo. Credere in un istante senza mondo, in una durata del non sentito, del non sentire, significa credere nella realt del Tempo. Io nego la realt del Tempo che considero non sia nulla, n come intuizione (Schopenhauer) n come forma di giudizio (Kant). C solo unesistenza, non solo eterna ma incessantemente continua, non solo io in essa sempre personale, sempre memoriale, internamente o individualmente continuo, ma eternamente riconoscentesi. Una sensibilit incessante non iniziata, e

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neppure interrotta per ricominciare. nellanalisi o critica dellimpressione di Tempo che si dissolve la concezione di interruzioni passeggere della nostra sensibilit, le cui supposte interruzioni hanno ingenerato limpressione che il nulla sia pensabile e limpressione (perch non raggiunge il livello di nozione o idea) della Morte.

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C una realt?

Non linsistente, ma impretenziosa visita del nitido, intero e senza doppiezza, dellirreprimibile e non annunciato Sogno dalla venuta non propagandata e non ostacolabile, sottile e irrecuperabile la sua partenza, assoluto nel suo cessare come fatale nel suo avvento, privo di precursioni e di tracce, assoluto, totale sempre, come lEssere di cui la pi chiara nozione, e sempre intaccante, mai insignificante ad averci procurato preoccupazione, perplessit, ma la Realt che pretendendo di essere qualcosa di pi di ci che e pi del Sogno, che intero e concluso in s quale vuol essere, si fatta problematica e bisognosa di documento. Essa pretende due categorie: ordinamento causale tra i suoi fenomeni, il che empiricamente verificabile o invalidabile (senza compromettersi con linduzione, cio solo per quanto riguarda il Passato), e sostanzialit, vale a dire, autonomia rispetto alleventualit di essere sentita o meno, vale a dire autoesistenza di fronte alla Sensibilit. Tale la condizione di cose che ha creato, non certamente la Realt ma i pensatori o la Speculazione, che si sono indotti a una trascendenza dellesternalit e che proseguendo in questa ricerca di essenze sono giunti al noumeno come sostanza della Materia e della Soggettivit, col che la Realt e la Sensibilit sono divenute fantasmali, limitate alla categoria di Sogno Primo; i sogni

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sarebbero il Sogno Secondo. Sia dunque la Realt la messa in questione, non il Sogno, che la semplice verit di se stesso. A credito o discredito del Sogno gli si distingue o oppone la Realt. Con le definizioni di effettivo, esterno, reale o trascendentale, si enuncia un sistema o una serie di stati considerati originari e inoltre sostanziali, persino per i noumenisti, che quando si tratta di confrontare sogno e veglia dimenticano che nella loro tesi sogno e veglia sono ugualmente fantasmi del noumeno dei quali i sogni o immagini vengono considerati copie o contraffazioni. E secondo Schopenhauer sembra che Hobbes abbia insinuato per la prima volta le circostanze in cui una scena resterebbe per sempre inclassificabile, se reale o sognata. Si rifletta che tale accadimento si pu verificare spesso nella nostra esistenza (poich le circostanze che si limita a insinuare Hobbes sono: scena di un accadimento che non necessita di conseguenze percettibili, e cadere addormentato allimprovviso durante il giorno, per stanchezza e vestito, in una poltrona) e si giudichi quanto di fantasia, paura o mistero, come lo si voglia sentire, corre col tessuto del nostro quotidiano essere, nellordito delle nostre ore, che ci accontentiamo di considerare reali e che forse sono continuamente rubate ai sogni. Non ho letto il testo di Hobbes, perch, conoscendolo come giurista, non lo supponevo metafisico, anche se qui, come nel caso di Berkeley, si rivela un recondito sentimento di sospetta mistica in una

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intelligenza potente e senza attiva predilezione per la metafisica. Compongo dunque la seguente figurazione per trattare largomento, ritenendo che debba concordare con gli occasionali pensieri di metafisica di Hobbes. E dato che nomino Berkeley citer Kant, e dir di entrambi questi grandi pensatori che concludono banalmente in sostanze e in di e doveri, con nostra gran delusione, e rivelano in questo e nei particolari delle loro esposizioni che il trascendentale per loro era la Materia, una trascendentale molto subalterna e che non giustificava che terminassero intristendoci di morali.

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Di tutto e di nulla

Questi sono gli appunti pi minuti e pi casalinghi: interi quaderni di note che coprirono quarantanni della sua vita, e che non rilesse mai. Questi appunti quotidiani possono servire a rivelare alcune idee di Macedonio sullordinamento sociale, sulla guerra, sullamore o il disprezzo per lumanit. Idee che talvolta forse altre note correggono o smentiscono. Opinioni di un uomo che avendo fatto della costante manipolazione e rimanipolazione di alcune idee ossessive il motivo fondamentale della sua esistenza, potranno in qualche caso sembrarci contemporaneamente di totale certezza e di assoluta ambiguit. Per quanto riguarda le ideologie, converr ricordare che per la luminosit che trovavano nei suoi giudizi e per lumanitarismo programmatico che vedevano nella sua bont, gli tributarono una ve-

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nerazione da discepoli uomini ideologicamente contraddittori: un laico che non ha perso occasione di dichiararsi nemico della rivoluzione cubana (Borges) e un cattolico che ebbe loccasione di essere un ammirato panegirista di quella rivoluzione (Marechal); un pensatore politico che fu il pi illustre demolitore critico dellimperialismo britannico nel Rio de la Plata (Scalabrini Ortiz) e un pensatore letterario (di nuovo Borges) che il pi illustre ammiratore argentino delle passate grandezze dInghilterra. Ai frammenti di questultimo capitolo, presi da Cuadernos de todo y de nada (Quaderni di tutto e di nulla), ho aggiunto, come pennellata finale, le frasi di una lettera del 1905, forse il pi antico dei testi inclusi in questa antologia.

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Che succede con la privazione professionale, in Letteratura, delle parole? Sembra che, o senza di esse non si possa effettuare alcuna soperchieria, o che senza di esse non ci sia altra via che Pensare, avere idee, possedere verit, sapere; bisognerebbe rassegnarsi a pensare e a giudicare con seriet e ad esprimere con semplice efficacia.

Bisogna reinventare il refuso, perch questa decadenza della letteratura universale deve derivare dal fatto che si portano al tipografo gli scritti gi battuti a macchina, ossia riveduti. I letterati dovrebbero commissionare macchine speciali che di tanto in tanto, nello scrivere alcune delle parole pi usuali, ad esempio alla decima volta che in un componimento apparisse la parola finestra, la macchina creativamente e automaticamente scrivesse violetta. Chiss che non si ottenga una resurrezione della grande arte letteraria, delle grandi messi metaforiche e aggettivali.

Nascere una beffa: arriviamo e gi ci sono altri. In quantit cos immensa che in senso stretto peggio essere uno di loro che non essere.

Pu non piacermi nulla. Ma se lo dico; se dico: niente voglio, desidero, mi piace (ennuy de tout), c gi qualcosa che un piacere per me, che mi piace e per il cui gusto resto nellesistenza:

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dirlo; poich ogni agire per il piacere o per un minor dolore: dire un piacere, un movimento volontario. un piacere dire che ormai non c pi piacere per me.

Bisogna insegnare a credere, ma pi ancora a non credere. Perch in ognuno ci sia un po di bont verso tutti, necessario che non si creda che ce ne sia molta. Luomo che si strugge per lumanit e anche per la propria patria, una menzogna: la verit e ci che serve e basta perch tutto vada bene, amare molto se stessi, la propria famiglia e i propri amici, un po i vicini e la citt, un pochino il proprio paese, quasi niente lumanit, e niente del tutto la Specie, lumanit di unaltra epoca.

LUmanit gi nel 1913 andava verso le seguenti Totalit: Totale Urbanismo, fino alla soppressione di ogni Natura e Meteorologia. Totale Proletarismo, vale a dire che nessuno consumi nulla di ci che produce, vale a dire mercantilit, baratto totali. Macchinismo. Trust Universale: un solo Padrone al Mondo. Totale Istruzione Pubblica: sarebbe la madre e padre-surrogato, vietando che i genitori insegnino qualcosa ai figli. Totale Diplomismo: persino per ignorare qualco-

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sa, chi non avesse diploma verrebbe perseguito, come oggi i guaritori; adesso si pu ancora ignorare senza diploma: un giorno questo sar permesso solo con un diploma speciale. Totale Democrazia, ossia Governo Assoluto della Maggioranza. Alienazione della totale attivit: full time: non consumare nulla del proprio lavoro, fino a farsi soffiare il naso e portare il cibo alla bocca dalla mano di un altro. Totale Giornalismo: nessuno sa quando piover o ci sar la rivoluzione e cosa si deve fare, se non il Giornale. Totale Cinema: ogni individuo paga unimposta per ogni giorno che non va al Cinema. Totale Standardizzazione: non ci sono gusti personali.

Ogni cinquantanni la plebe ha bisogno di vedere gli aristocratici occupati in lavori umilianti, e soprattutto le contesse o gran dame. E ha ragione, perch gli aristocratici dovrebbero sacrificarsi un po e darle qualche agio; ma essendo sopravvenuta la banalit, n loperaio vuol lavorare n laristocratico preoccuparsi della catastrofe che si avvicina. Lumanit ha bisogno dello Spettacolo, ogni cinquantanni. Allora un aristocratico transfuga per beghe con la sua classe diserta ed il capo della plebe.

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Se non ci fosse la morte, non ci sarebbero battaglie. Se un congresso scientifico o politico annunciasse di aver scoperto il trattamento e il sistema di vita dellimmortalit salvo accidenti traumatici o tossici a questa notizia si disperderebbero tutti gli eserciti del mondo, dato che lindividuo accetta di morire perch sa che morir.

La cosa pi geniale che esista consiste forse nel credere, con adozione, nella morte: prendere per s, senza preferirla, la cessazione. Forse la morte uccide di malavoglia chi di buona voglia, ma senza preferirla, muore; chi dimostra di trovare lo stesso gusto nel morire che nel dormire, sgonfia la morte di tutta la sua eternit. La credenza nellimmortalit molto poco geniale paragonata a questo.

Probabilmente la Vita non si propone nulla, n va a nulla; anche se lei stessa di per s non vorrebbe proporsi alcun fine, seppure suo malgrado o con sua indifferenza sembra ottenere nulla. Come il volgere dei pianeti, la vita non si propone nulla: come quelli percorrono milioni di chilometri di orbita per continuare o non continuare senza fine, cos la vita: non ci sarebbe legge longevista n legge che tentasse di monoindividuare la materia o cosmo. La Vita fa quello che pu; fa da cortigiana, da principe, da muratore, da guappo; fa tutto quello

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che le consente la meccanica del cosmo, lo stesso vivere che suicidarsi, moltiplicarsi che non moltiplicarsi. Tutti i fini che si sono creduti di discernere: la vita esiste per la specie, la vita cerca la crescita infinita o lorganismo immortale, la vita longevista alcuni dei quali anchio mi proposi di analizzare mi paiono ufficiosi. meglio non inventare un altro mito dopo tanti: una teleologia. Meglio dire che la vita esiste come avrebbe potuto non esistere; che sorta da un caso e che per un qualunque eventuale incidente aumento di vari gradi della temperatura del mare, dellaria, della terra, o diminuzione per raffreddamento del sole o qualunque altra causa pu sparire un giorno qualsiasi. I biologi hanno gi pensato che come unepoca euzoica succeduta a una azoica, a questa potr benissimo succedere una apozoica, e io credo che questa possibilit non sia cos fantastica n cos lontana, teoricamente, come loro avranno creduto. Ci saranno stati individui che hanno voluto la morte della loro specie, e saranno scomparsi e noi non ne sapremo nulla. Mi era sempre capitato di pensare che la Vita poteva essere un sistema molto vistoso ma privo di alcun fine; poi provvisoriamente ho pensato che la sua aspirazione poteva essere un monoindividuo immortale, ma ogni supposizione sembra smentita da infinit di fatti.

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Penso sempre e voglio pensare; voglio sapere una buona volta se la realt che ci circonda ha una chiave di spiegazione o completamente e definitivamente impenetrabile. Impresa in apparenza sterile, ma se di tanto in tanto non ci fosse qualcuno che strappa gli uomini dalla loro avida ricerca di denaro, non varrebbe la pena che lumanit continuasse a riprodursi perch tutti operino come automi ripetendo lo stesso meccanismo del lucro.

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(Buenos Aires, 1874 1952) Nel biennio 1891-1892, come studente universitario, pubblica ne El Progreso una serie di articoli di costume inclusi poi in Papeles antiguos. Diventa amico intimo di Jorge Borges (padre di Jorge Luis Borges), con cui condivide linteresse per lo studio della psicologia e per la filosofia di Arthur Schopenhauer. Nel 1897 si laurea in giurisprudenza allUniversit di Buenos Aires. Pubblica articoli su La Montaa, quotidiano socialista diretto da Leopoldo Lugones e Jos Ingenieros. Macedonio fu amico personale di Juan B. Justo, con cui era in corrispondenza. Nel 1898 diventa avvocato e lanno seguente sposa Elena de Obieta, da cui ha quattro figli. Nel 1904 pubblica alcuni poemi sulla rivista Martn Fierro. Di formazione simbolista, entra nella vita letteraria col gruppo giovanile ed ultraista radunato intorno alla rivista Martn Fierro. amico di Jorge Luis Borges che lo considera suo maestro. La sua poesia originale, densa e pensosa, con note di sottile umorismo. Muerte es beldad (1942) e Poemas (1953) contengono i suoi apporti pi vivi e duraturi. In Italia, se si esclude Il museo delleterna, primo romanzo bello, pubblicato da Il Melangolo, la sua opera risulta inedita.

Macedonio Fernndez

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