Sei sulla pagina 1di 16

MICHELE FEO KETTY TAGLIATTI FABRIZIO GIFUNI MARCO MARTINELLI ROBERTA SEVIERI 16 DISCHI IRRIPETIBILI BYRNE E PINK FLOYD,

I LIBRI DEVIL MAY CRY


MUSICA ARTI OZIO
SUPPLEMENTO SETTIMANALE DE IL MANIFESTO SABATO 2 FEBBRAIO 2013 ANNO 16 N. 5

EMAD BURNAT, PALESTINESE E GUY DAVIDI, ISRAELIANO, REALIZZANO UN DOCUMENTARIO SELEZIONATO AGLI OSCAR, CINQUE ANNI DI AVVENIMENTI SCONOSCIUTI AL PUBBLICO INTERNAZIONALE
Una scena dal film 5 Broken Cameras

(2)

ALIAS 2 FEBBRAIO 2013

INTERVISTA

VERSO LA NOTTE DEGLI OSCAR

Cinque telecamere (rotte) per guarire, sopravvivere, per ricordare. E anche per aprire gli occhi della gente. Emad Burnat parla del suo film realizzato con Guy Davidi

PALESTINA
di BEATRICE CASSINA

Si presenta alla notte degli Oscar con una collezione di premi non indifferente. Nel novembre del 2011, il film documentario di Emad Burnat aveva conquistato il suo primo importante premio per Special Broadcast allIdfa (International Documentary Film Festival Amsterdam). Appena poche settimane dopo avrebbe vinto il World Cinema Directing Award (e una nomination per laiuto regista Guy Davidi) al Sundance Festival. I riconoscimenti si sarebbero susseguiti per tutto il 2012 nei festival di tutto il mondo (dal Pausan International film Festival in Sud Corea, allAsia Pacific Screen Awards in Autralia, e non ultimo, al Jerusalem Film Festival). stato premiato anche a Oslo (Eurodok Documentary Film Festiva), con il Stephen Jarl Documentary Award al Tempo Film Festival 2012 di Stoccolma, con il Golden Butterfly Award a LAia. Five Broken Cameras un documentario girato da Emad Burnat, regista palestinese che vive nel piccolo villaggio di Bilin, in West Bank, al di l del muro e che, con il muro, deve confrontarsi ogni giorno e ogni notte. Chi conosce la realt della quotidiana vita in Palestina, non potr che trovare nel film molte delle drammatiche realt gi viste e sperimentate. Per il resto del mondo invece, forse potrebbe rappresentare uno squarcio nel limpido lenzuolo con cui la drammaticamente semplice verit di quei luoghi coperta, e troppo spesso taciuta. Laiuto regista di Emad Burnat , fortunatamente, un amico attivista israeliano che, oltre ad aiutarlo nelle riprese, ha lavorato al montaggio del film, ha vissuto per due mesi nel villaggio ed sfuggito ai controlli delle forze dellordine israeliane che tentavano di impedire a lui (e a molti altri attivisti) di arrivare fino al villaggio, per dare sostegno e continuare a partecipare alle settimanali dimostrazioni pacifiste che, ancora oggi, sfilano per le piccole strade del villaggio ogni venerd dopo la preghiera. Raggiungendo Emad Burnat al suo numero di cellulare, ci racconta come tutto cominciato. Prima del 2005, il mio impegno con la telecamera era solo occasionale. Poi, proprio quellanno, nato il pi piccolo dei miei figli, Gibreel e, quasi nello stesso momento, sono cominciate la manifestazioni pacifiste contro la costruzione del

muro. Da quel momento, la telecamera diventata unamica importante da cui non mi sono mai separato, e con cui prendevo nota di tutti i momenti importanti della mia vita, della mia famiglia, della crescita di mio figlio. Un diario quasi giornaliero che ha raccontato, per cinque anni, oltre alla vita privata e domestica di Emad, anche i momenti importanti dellaggressivit dellIsraeli Defence Force, della Border Police e, anche, dei coloni ultra ortodossi delle colonie vicine, nei confronti della popolazione palestinese e degli abitanti di Bilin. Guy Davidi, il co-regista, un attivista israeliano e - racconta Emad - era arrivato a Bilin quando io avevo gi cominciato le riprese. Lho incontrato molte volte, forse perch io ero il solo ad avere una telecamera in mano. Mi riconoscevano un po tutti, e con Guy ci siamo conosciuti sempre meglio. Guy mi ha aiutato a fare riprese, a portare avanti il progetto e a seguirne il montaggio. Lo aveva scelto, dice, perch si conoscevano bene, e Guy aveva gi fatto un documentario Ma precisa, non stata una scelta politica, solo perch lui israeliano e io palestinese. Eravamo semplicemente amici, ed stata una decisione naturale. La collaborazione stata importante sia per le riprese, sia per il testo letto dalla voce di Emad fuori campo che ci accompagna lungo tutto il tragitto del film negli degli anni. Il film era nato per Emad come una storia personale, per riprendere il suo bimbo Gibreel che cresceva, che avrebbe festeggiato i suoi compleanni. Per raccontare i suoi amici di Bilin che lottano pacificamente, che protestano abbracciando gli ulivi. E a volte anche muoiono, per contrasti durante le manifestazioni. Com successo allaffascinante amico, gigante buono, Bassem Abu-Rahma, amato da tutti i bambini del villaggio e instancabile ottimista. La storia, che non era mai stata decisa a tavolino, si sviluppata lentamente, grazie allaiuto che i due registi si sono dati a vicenda. A un certo punto ho analizzato tutti i minuti, le ore di riprese che avevo in mano. In parte erano focalizzate sul piccolo Gibreel ed erano molto personali. Abbiamo discusso in che modo la storia dovesse svolgersi e abbiamo infine scritto unidea di storia. Quindi, nel 2010, sono cominciati gli editing, i tagli, una pi ordinata ricostruzione del film. Poi, a un

5 Broken Cameras, diario a Bilin


certo punto, io e Guy ci siamo seduti insieme e abbiamo registrato la voce narrante. Ripresa dopo ripresa, e manifestazione dopo manifestazione, cinque telecamere sono state distrutte (qualcuna anche riparata, ma infine sempre distrutte definitivamente) da proiettili o da gas lacrimogeno sparati o lanciati sia da soldati che da coloni delle vicine, troppo vicine, colonie di Modiin Ilit e Kiryat Sefer. Una delle telecamere, in realt, gli ha salvato la vita: quando un soldato lha colpita con due proiettili. I proiettili sono ancora nella telecamera, io la tengo come un monito-ricordo. Unaltra stata invece il motivo per cui Emad stato arrestato e arrestato. Ero da solo nel villaggio, stavo filmando. Mi hanno arrestato, picchiato, portato in carcere, hanno preso la telecamera e il materiale registrato, poi mi hanno messo agli arresti domiciliari. Unaltra telecamera ancora si rotta in un incidente. Stavo andando verso i campi, pi vicini alle colonie di quando non lo sia Belin, per filmare e per dare una mano. La strada, che prima era dritta, era stata modificata dai soldati israeliani per costruire il muro cos che, a un certo punto, dovevamo prima salire sulla collina e poi scendere. Stavamo rientrando lungo quella strada e ho perso il controllo del trattore non mi ricordo pi niente. Sono stato in ospedale per due mesi. La telecamera come protezione, come testimonianza, come cura. Perch se non hai lavoro, se non hai soldi, se vivi in uno stato di perenne occupazione e violenza, non facile andare avanti. Per me stato molto duro. Credo di avere usato la telecamera per guarire, sopravvivere, per ricordare. Gi, per ricordare. E anche per aprire gli

occhi della gente. Come davvero, oggi, finalmente, pare stia sta succedendo. La cosa pi importante, mentre il film si stava costruendo, pezzo dopo pezzo, era raggiungere chi sta fuori. Perch la gente non ha idea di quello che succede in Palestina. Se qualcuno ancora avesse dubbi su come e se davvero lattivismo internazionale possa ottenere qualche risultato, questo film rappresenta la risposta. Sia gli attivisti israeliani che molti altri provenienti da molti paesi del mondo, hanno aiutato Emad a tenere accesa la telecamera, grazie ai loro passaporti che hanno posto un freno internazionale ad azioni troppo violente. Che il mondo palestinese sia ignorato completamente da una grande porzione dei media sia internazionali che nazionali non certo una novit. Poco detto, se non nulla, di quello che succede in Palestina e, a volte, sembra quasi inutile provare a raccontare quello che si vede e incontra ogni giorno per quelle strade, superato il check point do Qalandia. Ma su Haaretz, il quotidiano di sinistra Israeliano, Gideon Levy, scrivendo di Five Broken Cameras, riuscito a condensare in poche righe un messaggio tanto semplice e importante per ogni israeliano e per ogni essere umano. Questo documentario dovrebbe fare in modo che ogni Israeliano che abbia decenza si vergogni di essere israeliano. Dovrebbe essere mostrato nelle classi di educazione

ALIAS 2 FEBBRAIO 2013

(3)

La locandina e tre scene del documentario 5 Broken Cameras, nella pagina a sinistra i due registi: Guy Davidi e Emad Burnat

CASA DEL CINEMA


Durante il mese dedicato ai documentaristi possibile vedere gratuitamente 5 Broken Cameras alla Casa del cinema di Roma domenica 3 febbraio alle ore 18,30. Il documentario, vincitore al Sundance Film Festival (The World Cinema Directing Award) e vincitore sia del The Audience Award che del Special Jury Prize allIdfa di Amsterdam nel 2011, ora a Roma grazie a Doc/it che lha voluto in concorso al Doc.International allinterno della manifestazione Il Mese del Documentario. Potr essere votato dal pubblico tra i finalisti con The Interrupters (Usa) di Steve James, China Heavyweight (Cina) di Yung Chang, Steam of life (Finlandia) di Joonas Berghll, Mika Hotakainen, The Arbor (Inghilterra) di Clio Barnard

GERENZA
Il manifesto direttore responsabile: Norma Rangeri redazione: via A. Bargoni, 8 00153 - Roma Info: ULTRAVISTA e ULTRASUONI fax 0668719573 tel. 0668719557 e 0668719545 email: redazione@ilmanifesto.it web: http://www.ilmanifesto.it impaginazione: ab&c - Roma tel. 0668308613 ricerca iconografica: il manifesto concessionaria di pubblicit: Poster Pubblicit s.r.l. sede legale: via A. Bargoni, 8 tel. 0668896911 fax 0658179764 e-mail: poster@poster-pr.it sede Milano viale Gran Sasso 2 20131 Milano tel. 02 4953339.2.3.4 fax 02 49533395 tariffe in euro delle inserzioni pubblicitarie: Pagina 30.450,00 (320 x 455) Mezza pagina 16.800,00 (319 x 198) Colonna 11.085,00 (104 x 452) Piede di pagina 7.058,00 (320 x 85) Quadrotto 2.578,00 (104 x 85) posizioni speciali: Finestra prima pagina 4.100,00 (65 x 88) IV copertina 46.437,00 (320 x 455) stampa: LITOSUD Srl via Carlo Pesenti 130, Roma LITOSUD Srl via Aldo Moro 4 20060 Pessano con Bornago (Mi) diffusione e contabilit, rivendite e abbonamenti: REDS Rete Europea distribuzione e servizi: viale Bastioni Michelangelo 5/a 00192 Roma tel. 0639745482 Fax. 0639762130

civica e in quelle dei valori della nostra tradizione. LIsraeli defence Force e la Borderline Police fanno in modo che basti una pietra tirata per diventare violenti; un solo alterco verbale pu essere sufficiente per aprire il pi avanzato arsenale del mondo, sparare proiettili di gomma, lanciare gas, aprire il fuoco. Ma uno dei premi simbolicamente pi significativi resta probabilmente quello vinto nellagosto 2012 al meno noto Tcff (Traverse City Film Festival), in Michigan, creato nove anni fa da Michael Moore come organizzazione culturale non profit. Proprio il Michael Moore paladino del cinema indipendente e delle cause civili e democratiche,

Guy mi ha aiutato a fare riprese, a portare avanti il progetto, non stata una scelta politica. Eravamo amici, ed stata una decisione naturale

parlando del film a una presentazione (dopo aver portato il film al Tcff, ha raccontato della sua ammirazione per il film di Emad Burnat. E anche degli ostacoli israeliani che ha dovuto superare per riuscire a portare al festival, lo scorso agosto, la nuova promessa palestinese per il suo debutto. Nonostante gli avessero negato la possibilit di partire da Tel Aviv, lo hanno portato allaeroporto di Amman. Proprio Moore dice di aver sostenuto il film da subito e che, se avesse le risorse, manderebbe una copia di questo film a ogni famiglia americana e che, nel giro di 24 ore, se le persone lo guardassero davvero, lopinione pubblica su questi fatti cambierebbe radicalmente. Parla di questo film come di un film potente nella sua umanit, nel suo cuore e nella sua convinzione nella protesta non violenta come la strada per avere successo. Citando lamico Terry George (Hotel Rwanda), spiega che, una volta ogni tanto, arriva un documentario che, dopo che lo hai visto, non ne parli pi come di un documentario ma ne discuti come di unopera darte, di cinema vero. Questo uno dei migliori film che ho visto questanno, non un documentario. Questuomo non un regista di documentari, un contadino. E il film che state per vedere, il film fatto da un contadino. Con nessun tipo di preparazione. Ricordiamoci che noi americani siamo i pi grandi sostenitori di quello che vi accingete a vedere. Quando Emad, dopo aver partecipato al Traverse City Film Festival e aver vinto il premio come miglior documentario, era tornato in Palestina, aveva trovato ad aspettarlo un regalo da Michael Moore: una nuova videocamera. Il 24 febbraio Emad arriver al Kodak Theatre su Hollywood Boulvard accompagnato dalla moglie e dal piccolo Gibreel, protagonista involontario di una grande piccola rivoluzione.

Accanto, una scena del documentario Interrupted Streams, 2010 diretto da Davidi e Alexandre Goetschmann A sinistra due immagini da Women Defying Barriers di Guy Davidi, 2010.

RETTIFICA Una precisazione: le fotografie dello spettacolo Le minne di SantAgata" pubblicate nello scorso numero di Alias del 26 gennaio sono di Sara Fasullo

(4)

ALIAS 2 FEBBRAIO 2013


Tre momenti da The Islands of St. Matthews il nuovo film di Kevin Jerome Everson; nella foto piccola, il regista foto di Pamela Pecchio

FESTIVAL DI ROTTERDAM

PAESAGGI BLACK POWER

di GIONA A. NAZZARO

La presentazione di The Island of St. Matthews in questi giorni al festival di Rotterdam, offre lo spunto per tentare un primo approccio nei confronti del lavoro di Kevin Jerome Everson, cineasta afroamericano sospeso fra documentario, sperimentazione e cinema narrativo, oggetto lanno scorso di una retrospettiva a Nyon nellambito del festival Visions du Rel. Il suo lavoro si offre infatti come un punto dintersezione fra diverse discipline espressive. Situandosi fra la performance e larte figurativa, lantropologia e la documentazione sociale, il suo corpus filmico sfida naturalmente la tradizionale definizione di documentario. Del documentario Everson conserva solo lapproccio osservazionale e una forte attenzione nei confronti della durata che il regista mette in scena attraverso una fortissima attenzione nei confronti della performance. Questultima, pur alimentata dalle tensioni che hanno attraversato le avanguardie statunitensi dalla fine degli anni Sessanta in poi, lelemento, comune a tutti i suoi film, attraverso il quale lo sguardo di Everson osserva il reale. Eppure, in tutti i lavori di Everson, anche quelli apparentemente pi astratti, il gesto resta ancorato a una sua immediatezza oggettiva. Lazione, infatti, alla base del cinema di Everson. Basti pensare a The Pritchard, un cortometraggio nel quale un giovane afroamericano spinge la sua macchina priva di carburante; oppure a Old Cat, in cui due giovani attraversano un fiume su una barca. In questo senso i film di Everson si offrono come un insieme composito e coerente nel quale la forma diventa la chiave di accesso privilegiata per comprendere, riattivare e riutilizzare i materiali del reale. Originario dello stato dellOhio, nome derivato dalla lingua iroquois che significa grande fiume (elemento che ritorna in Erie), Everson elabora il nucleo del proprio cinema ponendo al centro della maggior parte dei suoi lavori filmici la citt di Mansfield nella quale nato. Le modalit attraverso le quali il regista elabora sia la mitologia dello stato dellOhio che la storia della classe operaia afroamericana attraverso le vicende della sua migrazione verso nord e sud, la frontalit attraverso la quale il dato oggettivo registrato, la centralit del lavoro e lenorme attenzione dedicata ai corpi che svolgono un lavoro, fanno di Everson non solo un cineasta intimamente politico ma, soprattutto, profondamente americano. In un momento storico nel quale il cinema statunitense sembra avere perduto completamente il senso del suo essere espressione di un territorio e di una storia (stando almeno alla produzione dominante ed esportata), linsieme del lavoro di Kevin Jerome Everson si pone come limmagine di una storia che a sua volta il frutto di altre storie. Affascina profondamente la radicalit dellapproccio politico che permette a Everson di affondare lo sguardo nelle mutazioni fisiche che la ripetizione di un lavoro provoca ai corpi delle persone che lo svolgono. Come dire che le modifiche di un territorio si originano a partire dalle modifiche stesse provocate dallorganizzazione del lavoro nei e sui corpi della classe operaia (afroamericana e non). La storia indagata attraverso linsieme dei materiali offerti dal reale e non solo attraverso una lettura meramente ideologica, cosa che distanzia drammaticamente il lavoro filmico di Everson da unidea tradizionale di militanza afroamericana cos come questa si andata modificando dagli anni del Black Power in avanti. Uno degli elementi che maggiormente contribuiscono alla

LE METAMORFOSI DI FABRIZIO GIFUNI


Questo nuovo potere... dovuto a una mutazione della classe dominante una forma di fascismo repressivo e ancora questa societ dei consumi una civilt dittatoriale, Pier Paolo Pasolini. Devo ringraziare Fabrizio Gifuni per la seconda volta, la prima lho fatto attraverso un breve sms dopo aver visto la parte del progetto Pasolini e Gadda: antibiografia di una nazione ovvero lingegner Gadda va alla guerra, regia di Giuseppe Bertolucci, bellissimo, in cui mescolava, drammaturgicamente parlando, il Giornale di guerra e prigionia a Eros e Priapo (psicopatologia erotica del ventennale flagello fascista) entrando nei panni di un amletico Gonzalo Pirobutirro, alterego di Gadda ne La cognizione del dolore. Ero rimasta impressionata dalla bravura di Gifuni dalla bellezza e dallattualit dello spettacolo e lo ringraziavo per avermi riconciliato col teatro. Ieri sera sono andata a vederlo in na specie de cadavere lunghissimo (testi di P.P. Pasolini e Giorgio Somalvico) al teatro Vascello di Roma dove replicher questo spettacolo fino al 3 febbraio per poi proseguire fino al 10 febbraio insieme a sua moglie Sonia Bergamasco con altri tre spettacoli (Attilio Bertolucci e Pier Paolo Pasolini, unamicizia in versi, Karenina prove aperte dinfelicit e Il piccolo principe) in una rassegna giustamente chiamata Corpo di scena, dedicata a Giuseppe Bertolucci ahim recentemente scomparso -, che dei primi tre spettacoli che ho citato stato regista. Ho assistito ieri ad una performance di un grande attore nel pieno possesso e controllo di tutti i suoi mezzi espressivi, a tratti mi ha perfino ricordato il grandissimo Ryszard Cieslak attore simbolo di Jerzy Grotowski, che ho avuto la fortuna e il grande piacere di conoscere allinizio della mia intermittente carriera teatrale, di cui il maestro diceva quando penso a Cieslak, penso a un attore creativo. Mi sembra che fosse veramente lincarnazione di un attore che rappresenta come un poeta scrive, o come Van Gogh dipingeva perch anche se ha conservato il rigore del testo scritto, ha creato una qualit completamente nuova. In qualche modo Gifuni restituisce senso al teatro con la sua capacit di essere totalmente concentrato e fluido anche nel passaggio tra un personaggio e laltro, bella anche la vestizione/trasformazione, infatti cambia radicalmente tono voce e fisicit tra la prima parte dello spettacolo in cui impersona il Pasolini intellettuale e preveggente delle lettere luterane e degli scritti corsari, il Pasolini che risponde allaccusa (rivoltagli da Calvino) di rimpiangere un Italietta preconsumista e contadina, che riflette sullineffabilit della tragedia greca in cui i figli sono predestinati a pagare le colpe dei padri e in cui pur assumendosi con fatica il ruolo di padre dichiara il suo rifiuto per questi figli che ha cessato di amare che poi erano i giovani allo sbando degli anni settanta (quelli della mia generazione). Chiss cosa scriverebbe oggi dei giovani nati nel ventennio berlusconiano? Nella seconda parte dello spettacolo, quella scritta in endecasillabi da Giorgio Somalvico, Gifuni si spoglia e riveste i panni di uno sguaiato, disperato, coatto, trucido e quasi involontario assassino, ispirato chiaramente a Pino Pelosi detto Pino la rana, che cerca di autoassolversi smadonnando, che blatera come uno dei tanti ragazzi di vita usciti dalla penna del poeta, come un altro accattone per senza immaginazione, che non osa neanche lontanamente invocare la fine gloriosa sognata dalloriginale impersonato dal grande Citti, che schernito dagli amici si sperticava dal ponte di castel SantAngelo urlando al mondo voglio mor come i faraoni co tutti lori addosso e che invece si spegneva miserabilmente per la strada mormorando mo s che sto bene. Quindi grazie Gifuni, perch fai vivere il teatro.

CINEMA STORIE DI OPERAI, E AL CENTRO GLI AFRICAN AMERICAN

Kevin Jerome Emerson il grande fiume della lotta di classe


Il lavoro, il gesto, il tempo definiscono nei suoi film rapporti e tensioni di una comunit. E un territorio che diventa memoria collettiva
singolarit del lavoro di Everson la modalit attraverso la quale lautore restituisce al paesaggio americano la presenza afroamericana (esemplare in questo senso la serie di film dedicati ai cowboy raccolti in Ten Five in the Grass dove gli esercizi con il lazo per fare pratica di roping o i tornei di equitazione con relativo addomesticamento del cavallo sovvertono radicalmente limmaginario classico di unattivit che la mitologia western ha sempre presentato come eminentemente bianca). La centralit dellesperienza afroamericana nel cinema di Everson fa s che vi sia sempre un rapporto inscindibile fra il gesto, la memoria e il tempo, ossia il luogo stesso in cui la memoria di tutti i gesti compiuti precedentemente diventa il tessuto pi ampio di una storia collettiva. Il territorio diventa cos il depositario della memoria di questi gesti e di conseguenza il gesto del filmare diventa sinonimo di uno scavare per riportare alla luce un passato rimosso che permette di agire e pensare in forme ricontestualizzate il presente stesso. Everson, sulla scia di Andy Warhol, chiama in causa la nostra percezione, il nostro principio di realt per mettere in discussione il principio di individuazione. Il nostro essere testimoni di una performance che sempre il risultato di un gesto ripetuto. Di un lavoro. Lo spettatore, in questo modo, diventa un testimone. Il tempo, infatti, funzionale a studiare il gesto che alimenta uneconomia del lavoro, forma la rete di una performance sociale, il tessuto connettivo di un mondo che si regge interamente sul fare. Il tempo, dunque, serve a riportare alla luce, un gesto; un gesto nel quale risiede sia lidentit dellartista, larcheologo che aiuta a non dimenticare, anzi partecipa al farsi della memoria, che il senso profondo di una comunit, condizione indispensabile per la trasmissione dei suoi contenuti e valori. Kevin Jerome Everson, infatti, riportando il cinema a unimmediatezza che richiama lurgenza documentaria dei fratelli Lumir, lo libera di tutto il suo apparato mitologico. Resta solo lo sguardo, il dispositivo di riproduzione, e i corpi calati in un territorio (esemplare il 2 minuti e 40 secondi di Around Oak Grove dove un ragazzo alla guida di un trattore riprende possesso di un territorio appartenuto probabilmente ai suoi antenati). In questa triangolazione Everson diventa cronista di una comunit. Ed partire da questi elementi che il suo cinema diventa la rielaborazione di un racconto che inevitabilmente passa attraverso una molteplicit di materiali e suggestioni. In questa prospettiva interessante osservare lutilizzo da parte di Everson del found footage. Piuttosto che sezionarlo per estrarne immagini o ricontestualizzare racconti provenienti da altrove, il found footage viene osservato e studiato come traccia di un lavoro gi svolto e pertanto inserito nel flusso del tempo alla stregua dei gesti che compongono tutti gli altri film di

Everson. Il found footage, dunque, considerato a tutti gli effetti come un insieme di pezzi (tangibili) di un altro tempo. Un tempo che reca sulla propria superficie il segno di un lavoro. Geroglifici di un altro tempo restituiti al flusso del tempo presente. Ed proprio il lavoro lelemento che permette di storicizzare i tempi che lo sguardo di Everson attraversa e rimette a disposizione come una sorta di archivio mobile. nel luogo-narrazione del lavoro, messo in scena, raccontato, rievocato, analizzato dove il fare cinema di Everson si mette in scena come dispositivo e collante sociale. Nel lavoro si rivela il cinema di Everson. Ed questo reciproco riconoscersi come lavoro che permette a Everson di reclamare il proprio posto in seno alla sua comunit. In questo senso Everson non molto lontano dal pragmatismo empirico del miglior cinema americano. Everson, come Howard Hawks per fare un esempio, animato da una morale del fare che si traduce inevitabilmente in un progetto di comunit. La precisione dellesecuzione dice della necessit del lavoro e della sua moralit, cosa questa esplicitata in maniera esemplare in Cinnamon. Il gesto necessario allo svolgimento del lavoro, lontano da ogni tentazione sociologica, affrontato in chiave antropologica. In questo modo i camionisti di Company Line, le stiratrici di Quality Control, la pilota Erin e il meccanico John di Cinnamon, fanno tutti parte di una comunit performante. La precisione del gesto e legata alla fragranza dei corpi oltre che allevidenza di un ritmo che si cala organicamente nel paesaggio inteso come insieme di rapporti e tensioni. Ed nella lacerazione di questo tessuto di gesti reiterati che le comunit vengono meno. Everson posa con grande attenzione il suo sguardo su un mondo colto come attraverso una lente dingrandimento. La sua una rete complessa di relazioni che si estende su tutto il territorio statunitense attivando un sistema aperto di possibilit di confronto e dialogo. Vale a dire, un altro lavoro ancora. Come afferma Cesare Pavese nel dialogo La nube nei Dialoghi con Leuc: Tu sei tutto nel gesto che fai.

ALIAS 2 FEBBRAIO 2013

(5)

LIBRI

Persone. Da Nausicaa a Adriano Sofri, di Michele Feo Il filologo e petrarchista, racconta le sue folgorazioni umane e intellettuali

di SANDRA LISCHI

in due volumi, questo libro di Michele Feo: Persone. Da Nausicaa a Adriano Sofri (*). Sulla copertina del primo una vecchia foto di famiglia; sul secondo la dimora natale dell'autore, a Banzi, in Lucania. Due immagini di casa, personali, come a segnalare che quelli e quelle che incontreremo in queste pagine fanno parte a pieno titolo dell'esistenza dell'autore: una specie di famiglia allargata, nel tempo e nello spazio. Un ritratto corale, esteso, che abbraccia i secoli, avvicina le storie, viaggia fra pagine note e vicende dimenticate, memorie illustri e storie minori e minime, luoghi reali e luoghi inventati dalla poesia, dalla letteratura, dalla pittura. Illustre filologo e rinomato petrarchista, Michele Feo ha deciso di presentare qui decine e decine di incontri, di folgorazioni umane e intellettuali, di ricordi e di ricerche (alcuni testi sono inediti, altri sono apparsi su una serie di riviste italiane e straniere): non una semplice raccolta ma un accurato lavoro di ricomposizione in cui le storie si susseguono creando una partitura ricca, vivace e ragionata. A pubblicare i due volumi (illustrati, e corredati da indici e apparati lessicali) Grandevetro, la casa editrice che porta il nome della gloriosa rivista nata nella zona del

cuoio, a Santa Croce sull'Arno, che coltiva con amore e con furore i territori in ombra, le zone di un fare poetico-politico, gli anacronismi anarchici e pacifisti, le lotte meno in luce. Le storie dei senzastoria, come da titolo di un libro del 1974 di Luciano Della Mea, uno dei principiali intellettuali eretici e resistenti del Grandevetro. E resistente la rivista lo , anche per il suo formato ancora fuori misura, la sua carta pesante, le grandi immagini, le battaglie culturali. Del resto il primo volume di Persone ha proprio questo sottotitolo: Donne, pittori, eroi, animali e gente senza

storia. Qui si narra delle figure femminili in Omero e si rilegge l'episodio di Nausicaa; si racconta della monaca medievale scrittrice di versi e commedie Rosvita, le cui fragili donne vincono sempre il male e sconfiggono la proterva forza maschile; di Ildegarde di Bingen, badessa, che come Rosvita si aggirata con spericolatezza e con forza poetica nei regni dell'amore terreno, lasciandoci pagine memorabili. E su su, altre figure femminili nel corso dei secoli, fra storia e leggenda, alla ricerca di fonti da scoprire e da meditare. La vivezza di queste descrizioni non solo illumina scenari d'epoca e frammenti di vita culturale, committenze, mecenati, ma indica anche interpretazioni critiche ideologicamente deviate, invitandoci alla freschezza di una nuova lettura,

Gente senza storia oltre il Grandevetro

di un incontro sorprendente. Insieme a queste donne eccone altre, attuali: una sconosciuta dal volto botticelliano, in un breve volo in aereo; Judith col suo orsetto di pezza sopravvissuto a una guerra mondiale, a una deportazione, a tanti sradicamenti. E poi le figure della vera e propria famiglia, ognuna delle quali porta con s paesaggi e vicende di unepoca che pare remota: come il nonno materno che lavorava nei campi e ne aveva la schiena letteralmente piegata in due; la zia Marietta; o Rocco, una di quelle formiche operaie di cui nessuno si interessa, appassionato di studio nonostante le fatiche quotidiane del lavoro agricolo, autodidatta, che recitava a memoria versi della Commedia e della Gerusalemme. Tanti, e vivi, sono i ricordi di questi personaggi ricchi di orgoglio, di ferite, di volont; quasi mitologici, circondati dalle immagini di rituali antichi, e in cui la poesia (come per la madre dell'autore) sembrava venire da dentro, nella cadenza delle frasi, in certe solennit di espressione, nellinvenzione e nella fantasia del linguaggio. Frammenti domestici, come si intitola un'altra sezione del libro, che contiene epigrafi, lettere, dialoghi, ancora memorie. Anche gli animali fanno parte di questa grande rievcazione corale: la gatta Koboldina, figlia di Birba e di un ignoto gattone tedesco (di tutti i mestieri possibili Koboldina preferisce larte di fra Galasso, che detta in vulgar favella consiste nel mangiare dormire e andare a spasso...): gatta filosofa, un po parlante e quasi taumaturgica, scomparsa all'et di ventidue anni. E poi ricordi di cani, dall'infanzia alle odierne passeggiate fino al rispetto filologico dovuto al fumetto, in una gustosa e serissima lettera a Linus sulle traduzioni di una striscia di Snoopy. La sezione sui pittori ci conduce attraverso esposizioni in cui l'artista viene presentato a sua volta in un quadro di riferimenti letterari, filosofici, epici; o la presentazione di una mostra si svolge nella forma del dialoghetto. Si parla di Romano Masoni, di Bruno Cordati, di Umberto Falchini, Raffaele De Rosa, Renzo Galardini. E infine una serie di figure di ieri e di oggi, eroi senza macchia e senza paura, innamorati, briganti; episodi raccontati talvolta col tono della fiaba che incanta, e con la precisione filologica che confronta e scava. Fino a Arrigo Bugiani, lideatore-editore dei trecento minuscoli e preziosi libretti di Mal'Aria: unazienda editoriale formata da un solo uomo; e al poeta Piero Bigongiari. Una foresta di nomi, di volti, di dipinti, di versi

Prima fila: Gabriella Mazzei (nel libro detta Maga), moglie dellautore; Eugenio Garin; Rocco e Angela Feo, genitori dellautore. Seconda fila: Gino e Alfa Pandolfini; Bruna Cordati e il padre Bruno, pittore; il poeta Albino Pierro. Fila centrale verticale, dall'alto Luciano Della Mea; Adriano Sofri nel carcere di Don Bosco a Pisa; Marietta Di Feo, zia dell'autore, a Banzi (Potenza); il poeta fiorentino Alberto Caramella. Ai lati della colonna centrale: a sinistra Augusto Campana, paleografo, di spalle Maria Corti; a destra, in basso, Guido Martellotti noti o dimenticati, di echi di un passato remoto, o vicino: in cui tutto appare compresente, prossimo, ancora in atto, ancora nuovo nella capacit di dire e di dirsi. Decato ai Maestri e compagni il secondo volume, che contiene anche lettere dalla ricchissima produzione epistolare di Sebastiano Timpanaro, cui sono dedicati vari testi. Timpanaro filologo, filosofo, studioso del materialismo, da Leopardi a Engels, maestro dellalta specializzazione scientifica e di battaglie culturali e politiche. E ancora. Asor Rosa, La Penna, Cazzaniga, Stussi. Nel volume grande spazio dedicato a Adriano Sofri. Si procede qui, come altrove nei due libri, entrando e uscendo dalle pagine dei testi per incontrare lautore o il personaggio nel suo esistere, in un continuo dialogo fra letteratura e vita; spesso applicando lo sguardo del filologo alla complicata natura dell'esistenza e la curiosit umana alluniverso testuale, in un affascinante movimento di duplice indagine. Si parte da un libro (di Sofri; di Ginzburg) per aprire sulla ben nota cronaca ma soprattutto sul racconto, sulla testimonianza, sugli oggetti, sulla dimensione esistenziale, sui ricordi; e su la storia come presente. Maestri e compagni sono anche quelli incontrati, direttamente o indirettamente, alla Scuola Normale di Pisa, ricca di vicende intrecciate con la vita culturale e politica. E figure importanti di studiosi, italiani e stranieri; compagni del Grandevetro come Edo Cecconi e Sergio Pannocchia; e un carteggio in versi, di tenerezza e di rabbia, con Luciano Della Mea. Maestri, tutti, a diverso titolo, di umanesimo, e compagni di impegno civile. Perch questo il filo che ci conduce attraverso questi incontri, tracciati da Feo con finissimo linguaggio, ricco di riferimenti classici, di riflessioni sulloggi, di sapienza lessicale e stilistica, di arguzia e di pietas. * Grandevetro, Santa Croce sull'Arno (Pi), 35 euro i due voll.

(6)

ALIAS 2 FEBBRAIO 2013

ARTISTA

di MANUELA DE LEONARDIS
BOLOGNA, 26 gennaio 2013

Venticinquemila spilli dacciaio danno forma alla camelia che Ketty Tagliatti (nata a Ferrara nel 1955, dove vive e lavora) intreccia sullarazzo di oltre due metri. Un fiore orientale citato attraverso linterpretazione del motivo di una tappezzeria Belle poque. Ci sono voluti mesi di lavoro per la realizzazione di Sur-naturale (2011), nellalternarsi di gesti cadenzati dalla ripetizione di una filastrocca dellinfanzia - Donna, belladonna, furba, ladra e galantomma, donna, bella donna... che ha contribuito a dare forma ai petali, uno per uno. Bellezza, dolore, segreto: tre parole chiave, tra le innumerevoli possibili interpretazioni. Difficile non notare questopera ad ArteFiera 2013, nello stand di Mlb home gallery, fondata e diretta da Maria Livia Brunelli dal 2007 in un suggestivo spazio domestico/espositivo allinterno di un palazzo rinascimentale nel centro storico di Ferrara. Di Tagliatti, che collabora con la galleria dal 2008 (ha esposto nelle collettive Alchimie del segno e della materia. Omaggio a Mir e Fil rouge;, mentre la personale Sur-naturale. Suggestioni dalla Parigi degli anni folli del 2011), viene presentata anche End (2012-2013), uninstallazione di 12 scatole teatrali protette da un sottile strato di garza che custodiscono object trouves bendati con il filo di cotone. Un lavoro che parte sempre dalla realt quotidiana quello di Ketty Tagliatti: la vecchia poltrona che nel suo studio, le rose del suo giardino, i materassi che rimandano ai suoi ricordi di bambina. Mi sono accorta che il soggetto reale dei miei lavori non sono le rose del mio giardino spiega lartista ma il fare lento e questo legato sia alle tecniche che ho deciso di usare, prettamente femminili, che mi portano a rallentare il tempo e ritornare indietro anche ai miei ricordi. una pratica molto

TAGLIATTI 25.000 spilli


tante rose e materassi
questa la prima cosa che appare. Anche gli spilli li uso come segni grafici, come pure in End, laltra installazione che nello stand, in cui ci sono due piani. Sento lesigenza di riportare tutto alla bidimensionalit: sono teatrini di oggetti messi in scena, ma in realt con quella velatura arrivano a noi come se si allontanassero nel tempo. Del ricordo affiora solo qualcosa di particolare, come se fosse un oblio. La memoria, quindi, opera un filtro S, c il filtro della memoria che riaggiusta un po le cose, facendo emergere solo alcuni aspetti e riequilibrando le discrepanze, le cose dolorose. terapeutica che diventa un grande mantra. Scandire il tempo mi restituisce molto equilibrio. In Sur-naturale lutilizzo di 25mila spilli ha un valore inevitabilmente simbolico S, legato alla sottile sofferenza femminile che, dignitosamente, ognuna di noi si porta quotidianamente come bagaglio. Non ne parlo facilmente perch una sofferenza molto profonda. Penso che ogni donna cerchi di strutturarla in modo da farla diventare una specie di impalcatura reggente. Nei tuoi lavori c sempre un doppio livello di lettura. Il mio lavoro sempre molto grafico, In queste scatole teatrali utilizzi sempre oggetti del quotidiano? Sono tutti piccoli oggetti poco importanti, o significanti, come possono esserlo i sassi che si raccolgono in spiaggia e che ho raccolto nel tempo; il ricordo di un viaggio, piccoli souvenir come lo scarabeo, oppure i ventagli che uso da quando sono andata in menopausa. Oggetti che avevo in studio e che guardavo tutti i giorni, finch ho dovuto fare piazza pulita. successo un avvenimento cos importante nella mia vita che non mi permetteva pi di entrare nello studio. Gli oggetti avevano assorbito quellenergia negativa e ogni volta che entravo l mi ricordavano quellevento, quindi ho dovuto dare loro unaltra dignit e, soprattutto, unaltra identit. Mi sono serviti per questo, infatti i lavori sintitolano End, ma non nel concetto occidentale di fine, quanto in quello orientale di nuovo inizio. Lavori per cicli: uno dei primi stato quello della poltrona. Per 8 anni ho fatto sempre la stessa poltrona: la disegnavo e la ridisegnavo, la dipingevo e la ridipingevo, sempre in grandi dimensioni. Non cerano gli spilli, ma cera il concetto di memoria, anzi era un lavoro sulla dimenticanza. Intanto era un esercizio di percezione della realt. Allora avevo un laboratorio di restauro del mobile e mi era rimasta una poltrona irrestaurabile che decisi di far diventare la mia modella, proprio per avere un contatto con la realt, la mia realt. La disegnavo, poi cancellavo tutto, mettevo il disegno in lavatrice e ricominciavo a disegnare sulla tela su cui, naturalmente, rimaneva una traccia del primo disegno e cos via fino a quando non mi appariva un fantasma e l capivo che avevo finito il lavoro. Mi sforzavo di dimenticare quella poltrona per poterla rivedere ogni volta come se fosse la prima volta.

Crediti fotografici: courtesy Mlb Maria Livia Brunelli home gallery, Ferrara (Foto Marco Caselli Nirmal) ritratto di Ketty Tagliatti (foto Manuela De Leonardis)

paralleli e tutti gli scarti del restauro mi servivano per dipingere. Dipingevo con i mordenti e questo mi rimasto, ad esempio in Sur-naturale c anche del mordente color legno, come in un altro lavoro c un pezzettino di carta vetrata usata e riciclata. Quindi, in realt, il contrario: il mio lavoro artistico che mi ha portata ad occuparmi di restauro. Poi ho smesso perch il restauro un lavoro scientifico, preciso e metodologico ed io, nel mio lavoro, vado avanti spontaneamente, in maniera istintiva, senza darmi una regola e non c mai un lavoro uguale allaltro. Anche le miscele di colore che uso sono sempre differenti, una cosa che non va bene nel restauro. Mi faceva impazzire dovermi scrivere tutte le ricette! Per mi servito tantissimo, pi che altro il restauro mi ha fatto capire che stavo facendo un gesto concettuale, non artigianale. Infatti, mi andavo a ricostruire lepoca di un pezzo, mettevo su addirittura la musica di quel periodo perch mi sembrava di entrarci dentro e di restaurare meglio. stato un esercizio importante. Gli autori pi significativi per la tua formazione artistica? Amo molto Fontana, gli spazialisti: credo che il mio lavoro abbia questo riflesso. Mi piace Giotto e, andando avanti, fino ad arrivare alla Land Art, allArte povera e poi basta. Non nomino artiste come Louise Bourgeois perch la ammiro tantissimo, anzi ho uninvidia profonda! (ride). Il lavoro delle rose (Rose del mio giardino), che inizia nel 2006, stato un ponte tra una fase e laltra? Le rose del mio guardino sono subentrate alla poltrona nel momento in cui ho cambiato studio e mi sono ritrovata a disposizione un grande giardino, che non avevo mai avuto nella mia vita. Quindi ho cominciato a coltivare le rose, rendendomi conto che erano estremamente terapeutiche. Lattraversamento stesso del giardino, la sosta quotidiana davanti alle rose, che

magari andavo a vedere mentre prendevo il caff e le potavo un po, diventava una pratica rasserenante e terapeutica quanto il cucito e il ricamo. Allora ho pensato che sarebbero potute diventare il mio nuovo soggetto e ho cominciato a fare i disegni dal vero. Allinizio - sempre perch sono molto allegra e spiritosa le facevo potate: grandi tele con il grande stelo, ma la testa era in una tela pi piccola poggiata di fianco. Una vera e propria rosa decapitata, poi il disegno si modificato. Non vedo ironia nel tuo lavoro Per me lironia un po dura, anche se ho una grande autoironia. C stato un momento in cui, pensando di alleggerire il mio lavoro rendendolo quasi ironico, ho fatto delle sculture-materassi (Ostaggio) a forma di rosa. Ma non ci sono riuscita, perch anche quello diventato drammatico. Intanto le tele che usavo - grandi tele a righe dipinte a mano riproponevano i materassi delle carceri, dei manicomi. Poi effettivamente si alleggeriva il tutto, perch cera una grande forma di rosa. Erano materassi praticabili, tutti trapuntati a mano: realizzarli stata una fatica incredibile. Lispirazione veniva certamente dal lavoro di mia nonna che faceva la materassaia, quindi anche il recupero dei suoi aghi da materasso. Ero convinta di fare qualcosa quasi ironica, in realt sono opere belle, invitanti, molto morbide, ma anche drammatiche. Hai ricordato la nonna materassaia, cera un legame forte con lei? S molto forte. lei che mi ha allevato nei miei primi 4 anni di vita. Si chiamava Maria, chi non ha una nonna che si chiama Maria? Io addirittura ne ho avute due con lo stesso nome. Andava in casa delle persone a fare i materassi. Da piccola giocavo sotto i telai, mentre lavorava perch faceva anche le trapunte stendeva le tele tirate da 4 aste, ci metteva i cavalletti e io l sotto giocavo, come se fossi in una tenda. Vedevo lago che entrava e usciva.

moderati arabi

< 207 208 209 >

Incontro con Ketty Tagliatti nello stand di Mlb home gallery, in un palazzo rinascimentale nel centro storico di Ferrara, dove ha esposto Sur-naturale nellambito di ArteFiera 2013

Accennavi al mestiere di restauratrice. In che modo il tuo rapporto con larte passa attraverso questo lavoro? Avevo deciso di fare il lavoro di restauratrice per riuscire a mantenere il mio studio artistico, quindi come secondo lavoro in funzione dellaltro. In effetti lavoravo su due tavoli

Lattivit della Minurso, Missione delle Nazioni Unite per il referendum nel Sahara Occidentale, costa 170.000 dollari al giorno. Dal 1991 ad oggi, gli interessi incrociati di Marocco, Francia, Spagna e Usa hanno fermato la via referendaria: negare il diritto al voto costato 1.350 milioni.

ALIAS 2 FEBBRAIO 2013

(7)

IL TEATRO

PANTANI
DIAVOLI DEL MERIDIONE
Diavoli del Meridione (5) Fino ai diciotto anni ho vissuto in Calabria, un paradiso abitato da diavoli. 5Lell Anchio ero un diavolo, in Calabria. Torniamo alla fucilata di don Lucrezio al picciotto irrispettoso (leggi il primo racconto di questo libro a puntate, pubblicato sabato 1 settembre 2012). In quel torno di tempo nostro padre aveva comperato al primogenito Luigi ed a me secondogenito, una carabina cecoslovacca di precisione. Una mattina del millenovecentocinquantasette avevo nove anni - era rincasato con larma meravigliosa. Ci aveva spiegato come funzionava, mostrato come simpugnava e sparava, e consegnato due scatolette, una piccola per i piumini del tiro a segno con le code variamente colorate, una pi grande con i piombini per la caccia cilindretti cavi terminanti da una parte in un cono. Pranziamo, nella sala grande completa di cucina e di camino, la finestra aperta sulla campagna e intravvedo con la coda dellocchio qualcosa. Un colombo attraversa in diagonale il vano della finestra e va a posarsi fuori campo, capisco bene dalla traiettoria dove. Lascio trascorrere pochi secondi, mi alzo ed esco dalla stanza fingendo di andare al gabinetto. Entro invece nella stanza da letto e studio di Luigi e mia, prendo la carabina, la apro, prendo un piombino dalla scatoletta, la carico, esco di casa, faccio una ventina di passi lenti e muti in direzione del colombo posato, lo vedo, pastura, lo miro, mi vede, sparo, luccido. Torno in casa, rimetto la carabina a posto, rientro nella sala da pranzo, e vado a poggiare il colombo sparato sul tavolo imbandito, a fianco del piatto di mio padre. Mio padre guarda il colombo e guarda me, ammirato. Ricambio il suo sguardo di grande riconosciuto cacciatore, e inquadro in panoramica: Giuseppe, al mio fianco, il terzogenito, ha quattro anni - mi osserva e osserva gli altri cercando di capire cosa successo; mia madre Antonia, di fronte, ha in braccio Edoardo quartogenito, di pochi mesi - scruta ansiosa mio padre cercando di capire cosa potrebbe succedere; infine, alla destra di mio padre, Luigi con gli occhi velati, colpito anche lui da una fucilata, la fucilata della mia spropositata bravura che lo precipita al secondo posto della gerarchia filiale. Ecco di quanta diabolica spietatezza era capace Lell, che da quel giorno divenne Pasquale. www.pasqualemisuraca.com

Pi che mettere in scena, Marco Martinelli con il Teatro delle Albe rimette in vita Marco Pantani. E indica altri pantani nazionali

Lartista della bicicletta


di SILVANA SILVESTRI

erano catturati da una storia che, per quanto radicata in Italia e pi precisamente in Romagna, una storia universale, la storia di un ragazzino con una sua visione, la bicicletta come suo strumento darte, arriva al culmine della gloria e da l viene scaraventato gi. Un mito e una storia molto antica da una parte e universale dallaltra. Poi c laspetto poetico che lega il vecchio ciclismo al nuovo. Io mi sono innamorato della storia di Marco e in quel momento del ciclismo antico di cui lui era ancora un esponente, come quando le biciclette pesavano come cancelli e le strade erano sterrate. Una scintilla scoppiata allestero, quindi: sar per questa visione internazionale che voi avete. Sar anche perch mi sento un po straniero in Italia, questa Italietta che guardiamo con occhi stupiti: possibile che chi ha massacrato il paese con due barzellette torni in auge? per questo che il testo lho chiamato Pantani perch da una parte la storia di Marco, dallaltra sono i pantani della nostra repubblica. Voi daltra parte fate anche attivit politica con il teatro a Scampia Noi facciamo teatro, sia nei teatri con i velluti rossi, sia tra i ragazzi di Scampia. il teatro che se lo prendi sul serio e non ne fai un rito noioso, un linguaggio incendiario perch il linguaggio del corpo, della fantasia che si fa gesto, azione. Se tu lo prendi sul serio questa radice profonda del teatro, ti accorgi che anche lavorando con gli adolescenti scattano dei cortocircuiti illuminanti, perch gli adolescenti sono i primi a capire che quando lavoriamo con loro - e lavoriamo sui classici Aristofane, Molire, Shakespeare - mi piace pensare alle parole di Elsa Morante il mondo salvato dai ragazzini, cos come il teatro salvato dai ragazzini nel senso che giochiamo insieme a fare a pezzi Aristofane, Molire, Shakespeare, estrarne ancora il sangue, la carne, i nervi vivi che ci sono dentro questi autori, che non vanno imbalsamati ma rimessi in vita. Pi che la messa in scena, la messa in vita. E gli adolescenti con la loro anarchia sono bravissimi nel resuscitare i grandi fantasmi della grande tradizione teatrale. E con gli adolescenti abbiamo un metodo che abbiamo messo a punto, la non-scuola, che facciamo in tutto il mondo, a Ravenna come in Senegal o a New York dove andremo a febbraio.

Il 14 febbraio 2004 lungo il Porto Canale di Cesenatico una folla immensa era schierata a salutare Marco Pantani. I concittadini, i gregari, i grandi nomi. Perfino un mito che mai si mostrava, Charly Gaul, sceso dal Lussemburgo a salutare quello che considerava il suo erede, ce lo aveva detto apertamente. Entrambi con circa quindici anni di gloria e poi il buio. Chi estraneo al mondo del ciclismo e pensa si tratti solo di stupide biciclette e non di poesia o questione di conflitti primordiali o viaggi in solitaria, non avr fatto caso a quel giorno. Non ci fece caso neanche Marco Martinelli, il celebre regista del Teatro delle Albe, non fosse stato per lattore del suo gruppo, Luigi Dadina, anche lui nelle ali di folla quel giorno e che gli raccont di quella drammatica giornata. Era gi strano che Martinelli non fosse stato toccato neanche un po, emiliano di nascita e romagnolo di adozione, dalla passione per il ciclismo. Mai se ne era interessato, ci racconta, eppure a leggere il copione del suo ultimo lavoro Pantani, scritto come in stato di grazia, lo si pu ormai considerare qualcuno che ha incontrato da sempre, dalle piste sulla sabbia agli arrivi in volata, il dolore, la sorte, lesaltazione, gli oscuri meandri dellambiente e perfino in grado di comprendere lombra gi da tempo gettata su Armstrong ben prima degli ultimi avvenimenti, spartiacque del ciclismo a base di business milionario. Le lacrime e le vittorie picaresche, lorgogliosa difesa della madre Tonina, tutto raccontato in Pantani, ora in tourne al teatro comunale di Ferrara fino a domani, il 5 al Teatro Rossini di Lugo (Ravenna), dal 9 all11 al teatro Massimo di Cagliari e poi a Udine, Lumezzane per approdare a maggio allElfo Puccini di Milano. Il contesto romagnolo materia

palpitante nella pice, a cominciare dalla figura della madre Tonina che, come ogni zdora, lenergica padrona di casa romagnola, capace di prendere in mano ogni situazione . Pi di trentanni fa ho sposato Ermanna Montanari che sulla scena fa Tonina e la sua proprio una famiglia contadina romagnola, certe situazioni le ho vissute dal di dentro anche se Campiano non sulla costa ma proprio allinterno, per ci sono delle componenti che trovi dovunque. Un carattere ritroso e poi fortissimo, mentre gli uomini restano un po in disparte. Il vero Paolo, il padre, cos, anche se poi lo prendi in un certo modo non smette pi di parlare di Marco. Ma in generale Tonina che va in prima fila davanti alle telecamere. Ma allora quale stata la scintilla che ti ha fatto scrivere questo nuovo lavoro? La scintilla stato il libro di Brunel che curiosamente ho letto in Belgio quattro anni fa in francese e mi incuriosiva che fosse uno straniero a parlare di una cosa cos italiana. Anche se il Belgio unaltra patria del ciclismo, ben pi degli Usa di Armstrong. Non era ancora scoppiato lo scandalo quando ho scritto il testo, ma c ununica frase quando LInquieto dice: non stiamo a parlare di Armstrong perch ci vorrebbe un altro spettacolo, per ricordiamoci solo che le stesse istituzioni che misero al muro Pantani, in quegli stessi anni santificavano Armstrong. Ma tutta la storia di Marco che va da lui e gli vuole chiedere: Ma te, quanto ti pesa essere te? quello cera gi prima. C una specie di spartiacque tra i controlli che si facevano prima e dopo Pantani.

I due pi diversi non potevano essere, Armstrong era la multinazionale del doping. In fondo, ha dichiarato, il ciclismo ha sempre avuto rapporti con il doping, Coppi stesso sosteneva di doversi far aiutare dal suo medico come ciclista moderno, ma Armstrong ne aveva fatto un sistema scientifico, cosa che per tanti altri non stato e tanto meno per Marco. La questione cocaina tutta unaltra cosa. vero che Marco si fa travolgere da quel cinque giugno. Gianni Mura ha detto bene quando ha scritto della sindrome dellermellino, quando dice che non poteva sopportare una macchia. Lui non poteva sopportare quando uno per strada gli gridava: dopato! Per il carattere che aveva era una tragedia. Come ho letto e ho provato a raccontare nello spettacolo si comunque creato un meccanismo infernale a partire da quel cinque giugno. La messa in scena fatta con personaggi verosimili, allenatori, gregari, genitori, familiari. Chi fa Pantani? Pantani nello spettacolo non c mai se non in video, un rito della memoria, al centro ci sono i genitori, poi c lInquieto. Sono venti personaggi in tutto che si alternano, lho realizzato con la mia compagnia come realizzo tutti i miei lavori, a parte Ermanna e Luigi Dadina che fanno i genitori e a parte lInquieto che un attore belga di padre siciliano, Francesco Mormino perfettamente bilinque. Dopo il debutto a Ravenna siamo stati a Mons e lui ha recitato in francese, mentre gli altri parlavano in italiano con i sopratitoli. Noi eravamo timorosi, perch lo spettacolo ha una durata epica di tre ore e venti, ma la cosa bella che anche in Italia la gente entra un po spaventate, poi rimane catturata e quindi molto commossa e indignata per quello che ha sentito. In Belgio c stata una reazione simile a quella italiana,

In alto una scena dello spettacolo, in basso le foto del giovanissimo atleta - @ famiglia PANTANI - proiettate in alcuni momenti dello spettacolo. Sotto la locandina

(8)

ALIAS 2 FEBBRAIO 2013

ATLETI E POLITICA

SPORT potere Le stanze del


piene di medaglie
di PASQUALE COCCIA

AGONISMO NELLANTICA GRECIA E MAGNA GRECIA


Si inaugura il 4 febbraio al Liceo Parini di Milano (www.liceoparini.it), la mostra iconografica L'Agonistica tra i Greci d'Occidente, in esposizione fino al 2 marzo. Sono illustrati gli sport che costituivano il programma delle olimpiadi nell'antica Grecia, la storia delle citt della Magna Grecia, i vincitori olimpici. La mostra contorna il convegno dell'8 febbraio su Lo sport in Grecia e Magna Grecia con interventi di Garca Romero universit di Madrid ( Lo sport femminile), Roberta Sevieri universit di Trento (Atleti ed eroi: sport e mito negli epinici di Pindaro e di Bacchilide ), Elio Trifari Fondazione Cannav (La genesi dello sport antico e la nascita del mito di Olympia), Gianluca Punzo (Agonistica tra i Greci d'Occidente: le poleis olimpioniche e il caso della Scuola krotoniate), Sergio Giuntini (Sport antico e moderno: continuit e discontinuit ). (p.c.) Era in voga presso le famiglie aristocratiche partecipare alle gare ippiche, quella degli Alcmenoidi vinceva spesso. Un caso che merita attenzione fu quello di Milziade, figlio di Cimone, che vinse all'olimpiade del 532 a.C. e doppi il primo posto alle olimpiadi successive. In quell'occasione Cimone cedette la vittoria della sua quadriga a Pisistrato, tiranno di Atene, allora non veniva premiato il fantino, che di solito era uno schiavo, ma il proprietario della scuderia. Perci fu sufficiente dichiarare che il proprietario dei cavalli fosse Pisistrato per attribuirgli la vittoria. In cambio Pisistrato si impegn a far tornare Cimone dall'esilio, uno scambio di favori, che ieri come oggi assai frequente nella politica. Nei tuoi studi ti sei occupata di epinici, che cos'erano? Era un canto o un'opera che celebrava la vittoria atletica del vincitore. Come genere letterario dur poco tra il VI e la fine del V secolo a.C. L'epinicio veniva scritto su commissione del vincitore, cantato da un coro all'aperto, in un ambiente festoso, accompagnato da danze. Di solito si sceglieva un luogo pubblico di rilievo in modo tale che tutti potessero vedere, apprezzare e sapere che i potenti di turno avevano vinto una gara olimpica. Il coro e le danze richiamavano un grande pubblico, lo stesso che oggi si riversa nelle strade a seguito della vittoria della nazionale di calcio o della propria squadra per la conquista dello scudetto o della Champions League. Allora il vincitore si mostrava in pubblico e assisteva alle celebrazioni, come oggi la squadra vincente fa il giro della citt su un pullman scoperto o sfila allo stadio davanti al pubblico dei tifosi. L'epinicio rappresentava una forma di comunicazione di massa, era il trionfalismo della competizione atletica. La lettura dell'epinicio avveniva anche a corte, era riservata a un pubblico pi colto, a quei tempi era un modo per fare salotto. Qual' il rapporto tra l'epinicio commissionato ai poeti dal vincitore olimpico e il giornalismo sportivo di oggi? Nell'antica Grecia il rapporto tra il committente e il poeta era molto chiaro, il vincitore ordinava l'opera e l'altro scriveva, dietro lauto guadagno. Oggi tutto molto pi ambiguo, i toni dei giornalisti sportivi sono trionfalistici, c' il tifo, sono di parte, manca una descrizione oggettiva di quello che accade in campo. Chi scriveva un epinicio, pur esaltando le doti atletiche del vincitore-committente, si poneva dei limiti, quelli voluti da Zeus, nell'ode ricordava al vincitore olimpico che la vita era breve, che la gloria era temporanea. Oggi la stampa sportiva contribuisce enormemente all'immagine del calciatore famoso, ricco e attorniato da veline, il campione che vive una sorta di immortalit nell'immaginario dei tifosi. I calciatori si sentono onnipotenti, salvo essere scoperti nel calcio-scommesse e manifestare tutte le loro debolezze, come pure gli atleti, o ciclisti come Armstrong, che poi si scoprono essere dopati. Negli epinici vi era una forma di scrittura complice? Era noto a tutti che Bacchilide, nipote di Simonide, insieme a Pindaro, tutti e tre scrittori di epinici, fossero ben pagati dai vincitori di turno, perci il mito fondante dell'epinicio era l'inganno. Gli autori esaltavano le qualit sportive dei vincitori, ma tacevano su alcune scorrettezze commesse, perch allora l'idea dominante era che vincere autorizzava a ricorrere anche a mezzi illeciti. L'epinicio aveva una funzione

Alle prossime elezioni politiche sono stati candidati alcuni rappresentanti del mondo dello sport, Valentina Vezzali, campionessa olimpica di scherma, nelle liste del Pdl, il redivivo Franco Carraro, gi presidente del Milan e del Coni, Josefa Idem canoista olimpica di lunga data candidata nelle liste del Pd, Renzo Ulivieri, allenatore di numerose squadre di serie A e negli ultimi anni presidente dell'Associazione italiana allenatori, nelle liste di Sel, l'ex calciatore dell'Inter Evaristo Beccalossi nelle liste dell'Udc alle regionali lombarde, sono solo alcuni esempi del rapporto strumentale che corre tra la politica e i campioni dello sport, un connubio indissolubile che nasce ai tempi dell'antica Grecia, fin dalle prime olimpiadi del 776 a.C. I tiranni di ieri e i politici di oggi, che si ingraziano il popolo attraverso le vittorie sportive e i festeggiamenti pubblici. Prezzolati e mistificatori, giudici olimpici corrotti nella Grecia antica e arbitri complici coinvolti in calciopoli. Corrotti e corruttori, ieri nelle gare a Olimpia, oggi nel calcio, senza escludere quelli che animano le cronache sportive, i giornalisti, a confronto con gli scrittori dell'antichit classica, Simonide prima, Bacchilide e Pindaro poi, che a pagamento componevano odi per il vincitore. Ne parliamo con Roberta Sevieri, docente di letteratura greca all'universit di Trento e autrice di Epinici, (ed. La Vita Felice, euro 13,50). Qual'era il rapporto tra lo sport e la corruzione nell'antica Grecia? I primi corrotti erano i giudici. Fin dalla prima edizione dei giochi olimpici, nel 776 a. C., per gli atleti, tutti aristocratici, la vittoria era importantissima sotto vari aspetti. I vincitori di una gara, attraverso l'edificazione di una statua o la composizione di un canto, l'epinicio, che celebrava l'impresa sportiva, si garantivano l'immortalit nel ricordo futuro. Inoltre, la vittoria sportiva rappresentava un'occasione di celebrit anche per la famiglia aristocratica cui apparteneva il vincitore, per gli amici delle famiglie alleate, e infine per la citt, il popolo. Tutti avevano la loro fetta di notoriet, come avviene oggi. Pausania (II sec. a.C.), nella sua opera Periegesi della Grecia, una sorta di guida turistica, in visita a Olimpia, ricorda che all'ingresso dello stadio vi erano delle statue chiamate Zanes, costruite con le multe inflitte agli atleti che avevano tentato di corrompere i giudici o gli altri concorrenti per garantirsi la vittoria. Le prime Zanes, sei in tutto, furono costruite nel 338.C., poi a parte alcuni altri episodio di corruzione denunciati pubblicamente, vi fu un vuoto fino all'anno 12 d.C., non perch non vi fossero stati altri casi di corruzione, ma perch corrotti e corruttori si erano fatti pi accorti. Pausania cont circa 200 Zanes edificate a Olimpia, un numero che ci d il termometro del livello di corruzione diffuso tra gli atleti e i giudici di gara. Perch il connubio forte tra sport e politica fin dall'antica Grecia? Lo sport, rispetto ad altri ambiti come il teatro, pur molto presente nella vita

pubblica greca, era pi coinvolgente sul piano emotivo. La finalit politica era quella di celebrare la vittoria in pubblico, perch tutti sapessero. Vi erano festeggiamenti pubblici, celebrazioni che duravano pi giorni, al centro dei quali c'era il campione olimpico, perci per vincere una gara i governanti di allora erano disposti a tutto. Tiranni e imperatori governavano con la forza perch avevano tanto

bisogno di vincere per ingraziarsi il loro popolo? Uno come Ierone, tiranno di Siracusa, noto per la sua ferocia, aveva un gran bisogno di vincere una gara olimpica per un duplice motivo: voleva accreditarsi presso la comunit greca, perch si sentiva provinciale, viveva il complesso della grecit periferica, perci sentiva il bisogno di darsi una veste, che oggi chiameremmo internazionale. Inoltre, proprio perch tiranno,

dunque solo nelle mura del Palazzo, sapeva che la vittoria a Olimpia e la celebrazione pubblica, avrebbero coinvolto la comunit della citt che governava, un modo per garantirsi il buon nome presso i posteri. La vittoria era sua, ma aveva un significato se il pubblico gliela riconosceva. Perci uno come Ierone, ma i casi come il suo erano tanti, era disposto a tutto, pur di vincere. Altri casi di corruzione sportiva?

Intervista a Roberta Sevieri, docente di letteratura greca all'universit di Trento, sui rapporti tra politica e sport nellantichit
Un bassorilievo custodito nel Museo Archeologico Nazionale di Atene e un vaso che raffigura una corsa olimpica

celebrativa, non informativa, perci la correttezza della descrizione, della cronaca dell'evento sportivo passava in secondo piano, anche se era raro che mentissero del tutto. Oggi si assiste a mistificazioni enormi, soprattutto nella politica, e lo sport il suo riflesso, fino allo stravolgimento totale di quel che accade. Dallo sport alla politica i corruttori e i voltagabbana non nascono mica oggi? Certamente, per nell'antica Grecia erano pi raffinati, erano pi politici. Un esempio quello di Alcibiade, che alle olimpiadi del 416 a.C. fece correre 7 quadrighe a suo nome, ottenendo il primo, il secondo e il quarto posto. In nome della vittoria olimpica, chiese e ottenne dagli ateniesi di essere nominato uno dei comandanti delle tre flotte, che avrebbero salpato alla conquista della Sicilia, ma la spedizione fu fallimentare. Alcibiade era un politico, che pi volte era passato dagli ateniesi agli spartani, per tornare infine con gli ateniesi, un voltagabbana, per i passaggi da un fronte all'altro li faceva con pi stile. Oggi mi sembrano tutti un po' pi rozzi.

ALIAS 2 FEBBRAIO 2013

(9)

I FILM
CIAO ITALIA
DI BARBARA BERNARDI, FAUSTO CAVIGLIA. documentario. Italia 2013

SINTONIE
scopre lamore per Julie, la ragazza di una delle sue vittime. Il calore del sentimento riscalder il suo cuore freddo, spingendolo a scontrarsi con i propri simili. DJANGO UNCHAINED
DI QUENTIN TARANTINO, CON JAMIE FOXX, LEONARDO DI CAPRIO, USA 2012

A CURA DI SILVANA SILVESTRI CON ANTONELLO CATACCHIO, GIULIA DAGNOLO VALLAN, MARCO GIUSTI, CRISTINA PICCINO

IL FILM
OPERAZIONE ZERO DARK THIRTY
REGIA: KATHRYN BIGELOW, CON JESSICA CHASTAIN, JOEL EDGERTON, SCOTT ADKINS, MARK STRONG, JENNIFER EHLE, CHRIS PRATT, TAYLOR KINNEY, KYLE CHANDLER, DGAR RAMREZ. USA 2013

Un film sulle nuove emigrazioni, preferibilmente verso Berlino, dove le case non costano nulla, la burocrazia inesistente, i trasporti funzionano, listruzione alla portata di tutti. Barbara Bernardi e Fausto Caviglia hanno voluto documentare, indagare se quanto si racconta vero. EVIL THINGS - COSE CATTIVE
DI SIMONE GANDOLFO, CON MARTA GASTINI, PIETRO RAGUSA. ITALIA 2012

0 0 0

divertimento se accettate che Schwarzenegger a 65 anni possa ancora volare da un tetto e non farsi un graffio. (m.gi.) LINCOLN
DI STEVEN SPIELBERG, CON DANIEL DAY-LEWIS, SALLY FIELD. USA 2013

Da un messaggio in un blog, quattro ragazzi entrano a far parte di un gioco perverso. Un carnefice, il Master del blog, quattro vittime e un processo in diretta streaming su internet, in cui gli utenti voteranno per la vita o la morte dei protagonisti. Horror contemporaneo sul significato del castigo. BROKEN CITY
DI ALLEN HUGHES, CON MARK WAHLBERG, RUSSELL CROWE. USA 2012

L'ex-poliziotto Billy Taggart, ora divenuto detective privato, viene ingaggiato dal sindaco di New York per scoprire se sua moglie lo tradisce. Le indagini confermeranno. Successivamente per l'amante viene ritrovato morto e l'investigatore Taggart si trover invischiato in una sporca vicenda riguardante gli affari privati del sindaco e della politica del paese. CIRQUE DU SOLEIL - MONDI LONTANI 3D
DI ANDREW ADAMSON, CON ERICA LINZ, IGOR ZARIPOV. DOCUMENTARIO. USA 2012

impossibile non amare un film che apre con i titoli di testa, ovviamente rossi, sulle note della celebre Django composta da Luis Bacalov e cantata da Rocky Roberts per il film di Sergio Corbucci e si conclude con Lo chiamavano Trinit di Franco Micalizzi mentre il suo eroe, il nuovo Django di Jamie Foxx, diventato da schiavo barbuto un sofisticato eroe da blaxploitation anni '70 con occhialetto nero che lascia Candyland tra le fiamme. All'interno di questi due brani fondamentali per la storia degli spaghetti western, ci sar di tutto, dagli omaggi a Mandingo a The Legend of Nigger Charley, da Minnesota Clay a Charley One-Eye, da The Bounty Killer a Lo chiamavano King, da James Brown a Ennio Morricone, ma meno sostanza da spaghetti western di quel che i fan si aspettavano. (m.gi.) FLIGHT
DI ROBERT ZEMECKIS, CON DENZEL WASHINGTON, KELLY REILLY. USA 2012

Sul presidente pi riverito degli States Spielberg voleva fare un film da sempre, come lo fecero tra gli altri, Griffith, Clarence Brown, Ford (pi volte). Ma la chiave lha trovata solo nel libro della storica Doris Kearns Goodwin. In realt un film da camera, il set dominante dentro alla Casa bianca, una successione di scene risolte quasi sempre con inquadrature fisse e quello che sembra il minor numero di stacchi possibile. Minimalista anche loggetto apparente del film: il passaggio di una legge, quel tredicesimo emendamento della costituzione americana con cui il repubblicano Lincoln si assicur - stato di guerra o meno - che la schiavit sarebbe stata bandita per sempre dal suo paese. (g.d.v.) LES MISRABLES

UNA SCINTILLA AL TRAMONTO


ABSENCE
Italia/UK, 2013, 3'27", musica: Riva Starr, regia: Virgilio Villoresi, fonte: Vimeo

DI TOM HOOPER, CON RUSSEL CROWE E ANNE HATHAWAY, UK 2012

Gli spettacoli del Cirque du soleil a Las Vegas, film prodotto da James Cameron che mostra il fantastico mondo del famoso circo contemporaneo con i suoi 3800 artisti provenienti da tutte le parti del mondo. QUESTI SONO I 40
DI JUDD APATOW, CON PAUL RUDD, LESLIE MANN. USA 2012

0 0 0 0 0

Nel corso del decennio zero Zemeckis si aliena molte simpatie a causa della caparbiet con la quale persevera nel lavorare nellambito della motion-capture. Cos ritorna al presente statunitense con un film che sembra offrirsi come lunico seguito possibile di Cast Away. Whip Whitaker, pilota costantemente ubriaco dellaviazione civile, comunque il migliore in quello che fa. Come dire che anche la famosa etica del lavoro statunitense probabilmente da rivedere o, probabilmente, non mai stata ci che volevano farci credere. Flight la paradossale anti-epica di un paese che ha smesso di volare. (g.a.n.) IN DARKNESS
DI AGNIESZKA HOLLAND, CON ROBERT WIECKIEWICZ, BENNO FRMANN, POLONIA GERMANIA CANADA 2011

Diretto dal regista di Il discorso del re che sceglie la via dellopera vera e propria, dove tutto cantato dal vivo, e un cast importante in cui si fronteggiano come Jean Valjean-Javert, Hugh Jackman e Russel Crowe, che molto si sforzano di recitare e cantare alla perfezione, anche se per il secondo lo sforzo piuttosto vano. Qui la novit, se vogliamo, lidea di confrontarsi con lopera di Hugo a partire da una rilettura, il musical appunto. Il fatto che Hooper non regista da respiro epico e tantomeno visionario, si adagia su scene sontuose, costumi, sullaccumulo di materiali e immagini incastonandoli uno dopo laltro senza sfumature. I suoi bassifondi di Parigi, in cui si aggira lumanit dolente e stracciona, non mutano di tonalit n azzardano letture politicamente aguzze o spiazzanti. (c.pi.)

Sulle note di Stefano Miele (meglio conosciuto come Riva Starr), dj partenopeo che si trasferito a Londra da qualche anno, Villoresi costruisce come al solito un teatrino di visioni surreali, un campionario di dispositivi che sono un tributo al pre-cinema, miscelando interventi dal vivo e in stop motion, elementi videoproiettati, fondali da luna park, coreografie di mani, svelando a un certo punto anche il trucco. Absence diventa l'ennesima fantasmagoria di Villoresi (che luned inaugura al teatro Palladium di Roma una sua mostra personale), ricca di trovate e con un'attenzione particolare alla luce e al colore. Il suo prossimo lavoro un videoclip per il chitarrista John Mayer. FOLLOW RIVERS
Svezia, 2011, 4'10", musica: Likke Li, regia: Tarik Saleh, fonte: MTV

Zero Dark Thirty, in gergo militare, il il cuore della notte. anche l'ora (le 24.30) in cui i Navy Seals di Team Six, il primo maggio 2011, misero piede nel cortile delle residenza fortificata di Osama Bin Laden, ad Abbottabad. Il film di Kathryn Bigelow che presenta lo stesso titolo, apre su un'oscurit ancora pi profonda e vertiginosa. Prima di tutto, su schermo nero, passa una ricreazione audio del panico di voci e rumori dell'undici settembre. Stacco e siamo in un black site (s, ancora nero) in un luogo non identificato dove la Cia conduce i suoi interrogatori segreti. E Bigelow, nel caso qualcuno sospettasse che avrebbe aggirato l'ostacolo, fa esplodere immediatamente l'idea stessa del segreto, affidando le prime immagini del suo film proprio a una scena di tortura. La mise en scene classica e precisissima di Bigelow non ci risparmia niente, e non cerca scorciatoie: quello che si vede una combinazione di metodicit scientifica e macelleria medioevale. I rituali e gli attrezzi di scena svelati al mondo dalle micidiali foto di Abu Ghraib ci sono tutti - cappio, cappuccio, collare da cane, waterboarding, le umiliazioni sessuali, l'heavy metal a volume assordante... Nella sua complessa architettura drammatico/visiva, Zero Dark Thirty un film che non prevede zone di conforto per lo spetattore. Quello che sta succedendo - che sia una bomba su un bus di Londra o in una base militare afghana, o un uomo torturato selvaggiamente in una remota prigione pakistana o polacca - un problema di tutti. (g.d.v.)

IL DVD
MARE CHIUSO
UN FILM DI STEFANO LIBERTI E ANDREA SEGRE ZALAB - MINUMUM FAX, 13 EURO

Dopo anni di matrimonio, Pete vive in casa con la moglie Debbie, e le loro due figlie, quando la situazione economica comincia a vacillare a causa delle cattive acque in cui naviga la sua etichetta discografica. Pete e Debbie cercano il modo migliore per sopravvivere. Seguito di Molto incinta. RE DELLA TERRA SELVAGGIA
DI BENH ZEITLIN, CON QUVENZHAN WALLIS, DWIGHT HENRY. USA 2012

QUALCOSA NELL'ARIA
DI OLIVIER ASSAYAS, CON CLMENT MTAYER, LOLA CRETON. FRANCIA 2012

Hushpuppy, una bambina di cinque anni vive con Wink, pap severo ma affettuoso, nella comunit soprannominata Bathtub (La Grande Vasca), una zona paludosa di un delta del Sud della Louisiana. Wink prepara Hushpuppy a vivere in un mondo dove non ci sar pi lui a proteggerla. E i ghiacci cominciano a sciogliersi ed arrivano misteriose creature preistoriche. STUDIO ILLEGALE
DI UMBERTO RICCIONI CARTENI, CON FABIO VOLO, ADRIANO BRAIDOTTI. ITALIA 2013

Film che stato candidato all'Oscar per la Polonia, una coproduzione che Agniewska Holland sa padroneggiare perfettamente, dal libro di Robert Marshall che porta alla luce atti di oscuro coraggio nel corso delle persecuzioni naziste contro gli ebrei. A compierli un uomo qualunque, un operaio della rete fognaria di Lvov che per denaro prima e poi per solidariet umana nasconde nei cunicoli un gruppo di ebrei che l hanno trovato rifugio. Nella pi pura tradizione del cinema polacco, da Kanal di Wajda in poi, la storia del passato serve a mettere in luce il presente e dall'oscurit del sottosuolo fare emergere il vero volto dell'uomo contemporaneo, con tutti i suoi limiti e la sua ricerca di luce. (s.s.) THE LAST STAND
DI KIM JEE-WOON, CON ARNOLD SCHWARZENEGGER, EDUARDI NORIEGA. USA 2012

Film appassionante in cui il regista ripercorre unepoca chiave della nostra storia tra autobiografia e lautofinzione di una sincera prima persona. Dietro alla figura delladolescente Gilles, il protagonista, facile intuire lo stesso Assayas: laspirazione di fare film, i dischi, le letture, la passione per la pittura. Protagonista la generazione pi giovane del Maggio, a cui Assayas (classe 1955) appartiene, cresciuta in quell'epoca di battaglie, cambiamenti ma anche disillusioni. Qualcosa nell'aria (quasi) un romanzo di formazione, il racconto della giovinezza coi suoi slanci e i suoi errori, come sempre nel cinema di Assayas, radicati profondamente nell'epoca che affronta. Ed questa la sua magia. (c.pi.) QUARTET

inverno. La neve si formata sulla spiaggia. Un uomo dai tratti mediorientali cammina a fatica nella landa desolata ventosa, lo segue una figura femminile velata di nero, che si rivela essere Likke Li. L'uomo e la donna attraversano il bosco affondando i piedi nella neve fino a ritrovarsi davanti al mare. Un lungo bacio tra loro compensa la disperazione. La prima e l'ultima inquadratura finiscono col coincidere rinchiudendo i due misteriosi personaggi in un labirinto spaziale senza n inizio n fine. Follow Rivers il secondo singolo tratto dal secondo album della musicista svedese (Wounded Rhymes) attualmente al secondo posto nella classifica italiana delle hit. DO SOMETHING
Usa, 1999, 3'40", musica: Macy Gray, regia: Mark Romanek, fonte: Youtube

Mare chiuso di Stefano Liberti e Andrea Segre esce in un cofanetto, distribuito da ZaLab e Minumum fax, contenente anche, a cura di Stefano Liberti, un libro di approfondimenti sulle violazioni dei diritti nelle politiche migratorie italiane ed europee. Nel maggio 2009 comincia la politica di respingimento da parte del governo italiano che blocca i natanti coi migranti e li riconsegna ai libici, in seguito al trattato del 2008 firmato da Gheddafi e Berlusconi. Ma il lavoro che sta alla base di questo film iniziato nel 2006 e portato avanti da diverse persone e organizzazioni nel corso degli anni per far conoscere gli effetti collaterali degli accordi migratori e Mare chiuso il punto di convergenza, dopo i film A sud di Lampedusa e Come un uomo sulla terra, che esprime le testimonianze, le tante storie di uomini e donne che hanno subito i respingimenti, voci di grande dignit e umanit. Zalab distribuisce anche Vol Special di Fernand Melgar, la vita allinterno di un Centro di Espulsione. Da segnalare inoltre che il 4 febbraio a Roma al teatro Ambra Garbatella serata evento Illegal Camp, regia di Andrea Segre racconti di storie di viaggiatori detenuti nei Cie italiani con Erri De Luca, Barbara Boboulova, Anita Caprioli, Giuseppe Cederna e Roberto Citran. (s.s.)

LINCHIESTA
SALE PER LA CAPRA
PRODUZIONE DINAMOVIE, 12

Vive in una futuristica comunit New Age Macy Gray nel video Do Something. Tra pannelli fotovoltaici, roulotte con arredo di design minimal, gente che danza nuda o si distende su arance, infanti, vecchi, palloni gonfiati di ogni tipo e dimensione. Il bianco (i vestiti che indossano e gli altri elementi oggettuali e scenografici) e il verde (della natura) sono i due colori predominanti di questo clip firmato da Romanek, abile nella costruzione di ogni singola inquadratura, in linea con altri suoi lavori visionary degli anni '90, quali Scream o Jump they Say. LA CHISPA ADECUADA
Spagna, 1995, 4'30", musica: Heroes del Silencio, regia: Juan Marrero e Carlos Miranda, fonte: Youtube

Il 13 febbraio del 1983, durante la proiezione del film La capra, con un gi popolarissimo Grard Depardieu, scoppia un incendio allinterno del cinema Statuto di Torino. Le esalazioni di acido cianidrico dovute alla combustione di arredi e tessuti provocano la morte di 64 persone, tra cui moltissimi ragazzi. La tragedia sconvolge la citt. Per anni e anni, ogni 13 febbraio, davanti allingresso annerito e chiuso del cinema, verranno deposti biglietti e mazzi di fiori. Linchiesta spalanca il sipario sullassenza di norme di sicurezza efficaci nei locali pubblici italiani, che sar proprio la carneficina dello Statuto a cambiare radicalmente. Presentato lo scorso anno come evento allinterno della rassegna Piemonte Movie, Sale per la capra, prodotto e realizzato dalla Dinamovie di Torino, il primo documentario a narrare e mettere a nudo, attraverso testimonianze, filmati dellepoca, fotografie, cronache giornalistiche, quello che accadde. Il documentario viene oggi proposto, a trentanni esatti di distanza dalla tragedia, in un dvd arricchito da una galleria fotografica e da contenuti extra. Per acquistarlo, dinamovie@gmail.com, saleperlacapra.com (l.d.s.)

IL LIBRO
LA RAGAZZA CON IL VIOLINO
DI GIULIA MAFAI, SKIRA, EURO 18,50

DI DUSTIN HOFFMAN, CON MAGGIE SMITH, TOM COURTENAY, UK 2012

Andrea Campi un giovane avvocato che lavora nella sede di un prestigioso studio legale, senza avere il tempo di condurre una vita sociale e con impegni di sempre maggiore responsabilit. l'inizio di un turbine di eventi che sconvolger per sempre la sua esistenza. WARM BODIES
DI JONATHAN LEVINE, CON TERESA PALMER, JOHN MALKOVICH. USA 2013

Tratto dallomonimo romanzo di Isaac Marion pubblicato in Italia da Fazi Editore, la storia di R, giovane e bellissimo zombie che

Il film del rientro di Schwarzenegger un action movie di frontiera, fracassone, violento, non perfetto, ma di grande inventiva, diretto da un maestro del cinema violento orientale, il coreano Kim Jee-Woon,quello di Il buono, il matto, il cattivo, per la prima volta a Hollywood. Non un poliziesco perfetto come Bullet To The Head di Walter Hill con Stallone, un neo-western di grande azione e sparatorie con decine di morti stecchiti e sangue dappertutto dove sono armate anche le vecchiette, ma di gran

Allorigine della storia c qualcosa che ci riguarda: la casa di riposo per musicisti Giuseppe Verdi di Milano, spostata in Inghilterra, a rischio di chiusura, bisogna quindi trovare il modo di racimolare quattrini freschi. Nel frattempo sta per arrivare una nuova ospite: lodiosa Jean che sta per ritrovare l lex marito. Suona magnifico vedere i personaggi passare dal suggestivo eloquio raffinato al colorito turpiloquio in un crescendo da grandi interpreti che Dustin Hoffman in questo suo esordio a 75 anni ha non solo lasciato lavorare al meglio ma ha saputo valorizzare al massimo. (a.c.)

Tra paesaggi onirici e primigeni ricostruiti in teatro di posa, dove animali veri (un gufo, un falco, un gatto) si mescolano alle sagome di strane creature umane nella luce rossa di un tramonto eterno, la band spagnola suona. Quando nella parte finale la musica si fa pi incalzante, aumentano gli stacchi di montaggio e le immagini vengono velocizzate. Un'estetica vagamente alla Corbijn per questo La chispa adecuada, singolo della band di Saragozza contenuto nell'album Avalancha, disco che ha avuto successo anche nel mercato statunitense.

MAGICO

La moda per mia madre non aveva importanza.. Amava i grossi tweed, i velluti a coste dei cacciatori, le maglie di lana, le comode scarpe di camoscio.... E mantelli unisex ovunque, sparsi nelle stanze. A parlare la costumista Giulia Mafai, sorella della giornalista Miriam e figlia dellartista Antonietta Raphal, nata in un piccolo villaggio in Lituania, ultima di dodici fratelli e divenuta poi, a Roma, la compagna di vita del pittore Mario Mafai. Quando mio padre riusciva a vendere un quadro, noleggiavamo una botticella e giravamo tutta la sera per Roma, racconta. Un momento di festa a cui partecipavano insieme adulti e bambini che coronava un successo. Cos Giulia ripercorre unesistenza eccentrica, quella di una famiglia che apriva la casa a una comunit di intellettuali vivace, senza lesinare inviti n chiacchierate notturne, una dimora accudita da una madre incapace di poltrire fra le coperte e pronta, fin dallalba, ad affrontare il nuovo giorno. Con le tele, i colori e alcune lunghe lontananze e assenze necessarie per rimanere se stessa. Genitori spesso in conflitto, un modo diverso di essere al mondo dovuto allebraismo e al look (noi non eravamo, e non volevamo essere, come gli altri), il mare abruzzese, ma anche il fascismo e la guerra. Una carrellata di storia italiana con unincursione in punta di piedi nelle camere delle meraviglie della creativit. a. di ge.

(10)

ALIAS 2 FEBBRAIO 2013

STORIE ALBUM FONDAMENTALI, INFLUENTI, UNICI NELLA CARRIERA DI UN ARTISTA

OK Computer Radiohead (1997) Viene da tutti ritenuto il primo e forse lultimo grande capolavoro dei Radiohead, sicuramente uno dei pi grandi album degli anni Novanta, che lascia oltretutto il gruppo sconcertato per limprevisto successo commerciale; per questo Thom Yorke e compagni, ligi allimperativo morale quasi kantiano di non lasciarsi trascinare dal consumismo o della ripetitivit, tentano quindi di colpire in una direzione completamente diversa con lalbum successivo, Kid A, pi elettronico e meno psichedelizzante di OK Computer.

Pet Sounds The Beach Boys (1966) Per la rivista americana Rolling Stone secondo solo al beatlesiano Sgt. Pepper nella classifica dei 500 migliori album di tutti i tempi: in effetti Pet Sounds rappresenta il culmine, anche a livello commerciale, delle inclinazioni sperimentali del leader Brian Wilson. Ma a causa delle successive tensioni fra Wilson (sempre pi all'avanguardia nei gusti e nelle idee) e lalter ego Mike Love (dalla sensibilit pop assai pi conservatrice), i sei Beach Boys non saranno pi in grado di ritrovare la magia di Pet Sounds, assicurandogli inconsciamente il ruolo di disco pi notoriamente inimitabile.

Il disco perfetto Sedici prove irraggiungibili


di GUIDO MICHELONE

Blonde On Blonde Bob Dylan (1966) Lapice del folk-rock e della poesia simbolista, raggiunto in meno di un anno, dopo il seminale Highway 61 Revisited, in cui la protest song fa spazio ad altre esigenze. Complice forse il brutto incidente motociclistico, dopo il doppio album e il ritiro dalle scena per due anni, Dylan torna a un passato country sdolcinato che non gli appartiene: ci metter quasi un decennio per sfornare titoli decenti come Planet Wave, Blood on the Track, The Basement Tapes, Desire per poi ripiombare in un mainstream di alti e bassi, da cui forse dovrebbe restare esente un candidato Nobel alla Letteratura.

Le carriere dei musicisti degli ultimi cinquantanni, dal rock al pop, dal jazz al folk, dal soul al rnb, tra gruppi, cantanti, strumentisti, sono costellate soprattutto dalle uscite discografiche: ogni album viene a rappresentare quasi un capitolo di un libro che si chiuder ovviamente alla parola fine, lasciando pagine belle e brutte (o cos cos) oppure frasi e capoversi di indiscusso valore e di straordinaria intensit dal punto di vista estetico, comunicativo, socioculturale. La riuscita di un album dipende da innumerevoli fattori (molti dei quali sfuggono persino ai musicisti) per diventare preda dei meccanismi dellindustria dello spettacolo, come spiega il filosofo marxista Theodor W. Adorno in un articolo scritto quasi un secolo fa ma rivisto durante i Sixties quando il vinile trionfava (ora riproposto da Castelvecchi nel libro Long play e altri volteggi della puntina). Lo stesso ragionamento vale per quei lavori - i dischi essenziali o che bisogna avere - che raggiungono il massimo grado di bellezza assoluta, di perfezione stilistica, di originalit indiscutibile: il nome in copertina solo uno dei tanti autori di una regia collettiva. Il capolavoro o masterpiece non qualcosa di frequente nella discografia spesso abbondantissima di musicisti altrettanto famosi, decisivi, glorificati. Capita spesso che alcuni maestri mantengano alta o altissima la media delle proprie registrazioni, da non poter additare, con certezza obiettiva, il disco migliore: ad esempio Charles Mingus nel jazz, Bruce Springsteen nel rock, Francesco Guccini nella canzone dautore hanno parecchi album a cinque stelle (il massimo dei voti, introdotti da Down Beat a met degli anni Cinquanta) sparsi lungo carriere

decennali. E lo stesso dicasi anche per artisti dallesistenza brevissima come Janis Joplin, Nick Drake, Jeff Buckley, i Nirvana, i Cream con discografie ferme a soli tre titoli ufficiali, ma tutti di eguale importanza. Per altri ancora, invece, la grande opera sta a indicare il momento-clou irripetibile che addirittura pu combaciare solo con gli inizi oppure che giunge con una maturit di carriera poi difficilmente iterabile. Quante rockstar, soprattutto fra gli anni Cinquanta e Ottanta, debuttano con un ellep straordinario, mentre le incisioni successive non sono pi allaltezza? Basti pensare a ci che accade nel jazz ad esempio gi negli anni Venti a Louis Armstrong che, con gli Hot Five e Hot Seven, propone una serie di 78 giri che aprono la strada al moderno solismo: una piccola rivoluzione, in tutta la black music, che lo stesso Satchmo non sapr pi migliorare, nonostante qualche buon album nellimmediato dopoguerra; e in quel medesimo periodo, tra il 1944 e il 1946 Charlie Parker incide una ventina di facciate che aprono al bebop con una attualit sconvolgente, per Bird stesso incomparabile con quanto suonato a posteriori. Stravinskij dice di Vivaldi che in fondo per tutta la vita si limita a scrivere lo stesso concerto, nel senso che i suoi trecento concerti, gli sembrano tutti uguali e forse metaforicamente non ha torto perch con molte rockstar funziona cos. Ma ci sono brillanti eccezioni, ovvero musicisti che dopo tanti album interessanti sfoderano la pietra miliare che sar anche il disco seminale per loro e per gli altri, lopus magnum, la cui eccezionale singolarit non riusciranno pi a raggiungere o replicare. Nel jazz esistono A Love Supreme (1964) di John Coltrane, We Insist: Freedom Now Suite (1960) di Max Roack e il pi recente Solo Album (1985) di Sonny Rollins; nel rock, a partire dagli anni Settanta, tra post-beat e post-punk, i casi di All Things Must Pass (1970) di George Harrison, The Rise and Fall of Ziggy Stardust and the Spiders from Mars (1972)di David Bowie, The Lamb Lies Down on Broadway (1974) dei Genesis, di Songs in the Key of Life di Stevie Wonder (1976) e di Entertainment! (1979) dei Gang of Four sono eclatanti, cos come lo sono, nei decenni successivi Remain in Light (1980) dei Talking Heads, Rain Dogs (1985) di Tom Waits, Loveless (1991) dei My Bloody Valentine, Automatic for the People (1992) dei Rem, Clandestino (1998) di Manu Chao, Sea Change (2002) di Beck. Ma lattenzione deve ora soffermarsi su altri sedici album di Beach Boys, Beatles, Miles Davis, Fabrizio De Andr, Bob Dylan, Fleetwood Mac, Keith Jarrett, Kinks, Pink Floyd, Prince, Radiohead, Rolling Stones, Sex Pistols, Alan Sorrenti, Verve, Amy Winehouse, qui raccolti e commentati in ordine cronologico. Dopo questi, il diluvio.

Sgt. Peppers Lonely Hearts Club Band The Beatles (1967) Il capolavoro dei capolavori degli album rock e della cultura pop frutto di misteriose alchimie, forse grazie alla nuova onda psichedelica: ci sono per sei mesi di lavoro ad Abbey Road e una registrazione che da due passa a otto piste, onde poter giocare quasi al collage sonoro. Sembra preludere a chiss quali svolte epocali per i Fab Four che, invece, da allora fino allo scioglimento, paiono tornare al loro passato o andare ciascuno per la propria strada. Non a caso il successivo The Beatles (il doppio White Album) il puzzle di quattro ormai diverse personalit.

Blues Jam At Chess Fleetwood Mac (1969) Noto anche come Fleetwood Mac In Chicago, il doppio Lp segna lapoteosi del British blues che arriva a confrontarsi con i padri ispiratori nei mitici studios da cui nasce di fatto il blues elettrico: Willie Dixon, Otis Span, Buddy Guy sono compagni di scorrerie del quintetto con Peter Green, meraviglioso chitarrista. Ma gi con Then Play on (1969) e Kiln House (1970) il suono diventa ibridato con innesti rock e pop e con vistose dipartite allinterno della formazione (Green compreso).

Lola Versus Powerman And The Moneygoround, Part One The Kinks (1970) Dopo una fortunata serie di 45 giri, il gruppo beat firma un concept album, The Kinks Are the Village Green Preservation Society (1969) che il preludio a unautentica rock opera quale Lola Versus Powerman, ottenendo un imprevisto consenso di pubblico e critica, che per non verr confermato dal successivo Muswell Hillbillies; occorrer aspettare un intero decennio affinch i Kinks, sempre pi nelle mani del cantante Ray Davies, tornino in carreggiata, restandoci fino ai nostri giorni.

Aria Alan Sorrenti (1970) Un esordio strepitoso con la suite che d il titolo allalbum che dura unintera facciata e che vede il violinista francesce Jean-Luc Ponty protagonista assieme ai vocalismi del leader - di un patto quasi surrealista tra oriente, free-jazz e prog-rock; poi, da Sorrenti, ancora un bellalbum, un altro decente e infine lo scivolone verso uninsulsa disco-dance che gli frutta soldi e ripudio del debutto alternativo.

ALIAS 2 FEBBRAIO 2013

(11)

LA SENTI QUESTA VOCE... LA PI BRUTTA DEL MONDO


di FRANCESCO ADINOLFI La nostra voce un mostro che si propaga nell'aria; spesso, quando la riascoltiamo, restiamo inorriditi. Non suona come pensiamo, la percepiamo pi sottile, di tonalit pi alta, niente di quello che conosciamo o pensiamo di conoscere; insomma una registrazione non mente. Ogni suono che ascoltiamo - uccellini, ronzii, chiacchiere, registrazioni - non altro che un'onda che si propaga nellaria generata dalla vibrazione di un corpo in movimento, come ad esempio il cono di un altoparlante. Le nostre orecchie esterne ricevono londa sonora in modo che il cervello possa analizzarla, consentendoci cos di riconoscere lintonazione di una nota, un rumore ecc. L'orecchio interno non

per stimolato solo da onde esterne, raccoglie anche le vibrazioni che hanno luogo all'interno del corpo: proprio la combinazione di questi due eventi che d luogo al suono che ascoltiamo quando parliamo. In questo caso lorecchio interno stimolato sia dal suono che esce dalla bocca, viaggia nell'aria ed raccolto dalle orecchie, sia dalle vibrazioni interne alla nostra scatola cranica che si trasforma in una piccola cassa di risonanza. In pratica mentre gli altri percepiscono la nostra voce nella sua forma pura - cio solo aria - noi la avvertiamo quasi in modalit loudness, ossia carica di frequenze basse. Lo shock quando ci andiamo a riascoltare. In quel momento torna ad essere catturata solo attraverso l'aria: piatta e con un timbro che ci sembra distante anni luce da quanto abbiamo sempre pensato. Per questo la maggior parte di coloro che lavorano con la voce (dal cantante all'attore, dal dj radiofonico al presentatore tv) - riascoltandosi - rabbrividiscono. Una cosa per certa: dalla nostra bocca esce una voce unica e inimitabile, e nessuno potr mai sentirla come noi stessi la percepiamo.

The Wall Pink Floyd (1979) lultima pietra miliare dei Pink Floyd che gi dieci anni prima rinnovano la scena rock con Ummagumma o con Atom Heart Mother; abbandonate le atmosfere prog e psych che ancora caratterizzano i commerciali Animals o Wish You Were Here, si impegnano in una rock opera, fra nuovo musical e teatro davanguardia che, per scelte musicali e temi scottanti, resta davvero un unicum: segna anche lapoteosi di Roger Waters quale compositore, forse gi inconsapevolmente in rotta o in polemica con gli altri tre pi avidi di successo e meno propensi a rischiare (Syd Barrett docet?).

Cruza De M Fabrizio De Andr (1984) Chi si aspetta dopo tre anni di silenzio un album tutto cantato in antico dialetto genovese, perdipi suonato con strumenti da ogni parte del Mediterraneo? Ancora una volta Faber spiazza i propri beniamini e dopo le amare constatazioni nellautobiografico Indiano, ecco un album persino gioioso, caldo, solare, pur venato dallimmancabile filosofica tristezza. Un disco totalmente concept nei suoni quasi arcani e nelle leggende modernamente realiste, impossibili da perpetuare nei seguenti, pur notevolissimi, Le nuvole e Anime salve. Sign O The Times Prince (1987) Il piccolo Principe di Minneapolis che trionfa incrociando rnb, psichedelia, neo funk con Purple Rain, lambendo persino la sperimentazione alla Frank Zappa in Around the World in a Day, si fa idealmente mentore degli anni Ottanta, riassumendone valori e dislavori in questo doppio album che rappresenta anche la summa musicale dellartista nero: ma a partire dal successivo Lovesexy, il futuro Duke Ellington dei Novanta (come lo apostrofa Miles Davis) smarrisce loriginaria ispirazione (per sempre?). Urban Hymns The Verve (1997) Porprio nellesatto momento in cui, dopo svariati tentativi - compresi gli album A Storm in Heaven e A Northern Soul - con il singolo Bittersweet Symphony, che apre pure questo raffinato lavoro, i Verve salgono in testa alle classifiche, diventando non solo divi del brit pop ma anche stelle internazionali, il capriccioso leader Richard Ashcroft scioglie il gruppo, privando cos la Gran Bretagna e il mondo intero di una band da rivalutare (e delleventualit di perpetuare un album eccellente). Il disco si piazzato al diciassettesimo posto tra quelli che hanno pi venduto nella storia britannica.

On The Corner Miles Davis (1972) Forse bisogner riscrivere le biografie di Miles Davis evidenziando come il trombettista afroamericano rimane sostanzialmente un animale da palcoscenico, perch il live gli permette di ritrovare se stesso, grazie a una voce strumentistica coerente nonostante le continue reinvenzioni di stili e linguaggi, dal cool al modale, dal jazz rock al free funk. Tutto questo perch lalbum in studio On the Corner, geniale patchwork elettronico (il primo dopo Bitches Brew e Jack Johnson) irripetibile in concerto: gli serviranno altri 10 anni prima di mettere il piede in una sala di registrazione. Exile On Main Street Rolling Stones (1972) Per molti fan e per tanti critici sarebbe il loro album pi brutto o perlomeno quello incompiuto, soltanto abbozzato rispetto alla quantit di idee espresse mediante un suono grezzo, rutilante, sporco, bluesistico, che per metaforizza come nientaltro lestetica del rock quale fenomeno ribelle, trasgressivo, assoluto. In tal senso il doppio Lp oggi valutato come un referente assoluto per le correnti punk o metal a venire. E i Rolling Stones, senza Mick Taylor e Bill Wyman, sono sempre pi uguali a una funk band, come di recente sostiene Bob Dylan.

Kln Concert Keith Jarrett (1976) Sar anche un disco borghese, di quelli che suonano negli stereo del salotto buono ma lequilibrio ipnotico e lincantesimo formale che viene raggiunto dal pianista di Allentown in questa lunga suite, non verr pi ripetuto dalle seguenti performance solistiche nei grandi teatri delle maggiori citt europee, giapponesi, statunitensi; resta anche un punto di incontro, a tu per tu con lo Steinway, fra concertismo classico e improvvisazione jazz che, negli ultimi trentanni, si alterna allo Standard Trio o ad altri fugaci incontri. Never Mind The Bollocks Sex Pistols (1977) Si tratta dellunico album ufficiale della band di Johnny Rotten e compagni: un vero e proprio manifesto, sia pur anti-programmatico, che sancisce la temporanea vittoria del punk inglese sullindustria discografica. Dopo lincisione, i Sex Pistols non ritrovano pi se medesimi, in questo rivelandosi coerenti nella foga autodistruttiva che li porter a tourne interrotte, contratti rescissi, vite spezzate album solistici posticci e una serie di reunion.

Back To Black Amy Winehouse (2007) Due soli dischi in vita - Frank (2004) e questo - pi il postumo Lioness: Hidden Treasures (2011) che non piace agli aficionados, proprio in quanto postumo, senza lo zampino finale della sfrontata cantautrice londinese, che, dopo gli esordi ancora un po rockettari, si trasforma nella migliore soul singer bianca dai tempi di Aretha Franklin: arduo dopo Back To Black, che qui e l, profuma di Billie Holiday e Dinah Washington, dire qualcosa di nuovo a se stessa: e, infatti, purtroppo, Amy Winehouse non ce la fa, in tutti i sensi.

(12)

ALIAS 2 FEBBRAIO 2013

RITMI
PAGINE UN VOLUME PUBBLICATO IN GRAN BRETAGNA E STATI UNITI

IL VANILLA SOUND
di F. AD. I Vanilla Fudge - una specie di cerniera perfetta tra controcultura psichedelica e hard rock - debuttano con un album omonimo nel 1967 al cui interno campeggiano, tra i pezzi, Ticket to Ride (Beatles), People Get Ready (Impressions), She's Not There (Zombies), Bang Bang tasca, paragonando il fatturato di una delle sue ultime produzioni in grande (Grown Backwards, 2004) alla strategia del fai-da-te adottata per Everything that Happens Will Happen Today, realizzato in autogestione con il vecchio sodale Brian Eno. La bilancia pende a favore dellultima soluzione, con tutte le dovute conclusioni su un mercato discografico che muore perch incapace di assorbire limpatto delle novit tecnologiche. In fatto di progressismo, David Byrne rappresenta un esempio di coerenza rara tra i nati negli anni Cinquanta che si guadagnano da vivere con la musica: le uniche nostalgie che trovano spazio in queste pagine riguardano la mancanza di solide alternative al mainstream e al nobile scopo di riportarle in auge si allega il vademecum How to Make a Scene: condivisibile sebbene, con tutta probabilit, superato. Per il resto i panni del padre illuminato della musica allo stato liquido gli calzano a pennello: fa proclami di trasparenza, aggiorna il verbo e lo spirito del do it yourself ai tempi nostri, conserva un intelligente riserva verso i facili entusiasmi da ultr della rete, ma rifiuta con decisione latteggiarsi da apocalittico. Oggi sembra che la musica pop non possa pi evolversi oltre, la puoi mescolare e riconfigurare continuamente. In un certo senso stiamo tornando a come erano le cose prima delle tecniche di registrazione, quando una canzone o un brano esistevano solo nel momento della performance o della reinterpretazione. Dunque la discografia morta, viva la musica. Cos forse va inteso il senso di un capitolo finale pretenziosamente intitolato Harmonia Mundi, che scomoda addirittura la melodia delle sfere di pitagorica memoria: la fine del disco conta poco, quando tutto luniverso danza a tempo di musica. E se non il pensiero di un romantico questo...

(Cher) e soprattutto You Keep Me Hangin' On delle Supremes. In questultimo caso con minutaggio dai 2.47 dell'originale ai 7.20 della cover. E proprio nelle durate elefantiache dei rifacimenti stava la formula dei Vanilla Fudge, ossia pezzi iper-dilatati dentro cui smarrirsi. La presentazione del brano delle Supremes nel 1968 all'Ed Sullivan Show epocale: tra luci psichedeliche e unironica e irresistibile ferocia dei musicisti, totale

contraltare alliter pacato e allucinogeno del pezzo. Il video di quello show riaffiora in rete e travolge: http://www.youtube.com/watch?v=s2z8Tp FV748&feature=player_embedded. Mark Stein (cantante, organista), Tim Bogert (bassista, cantante), Vince Martell (chitarra solista, voce) e il batterista/cantante Carmine Appice sembrano trogloditi in estasi in un coffee shop ipermoderno di Tokyo. In

PAGINE/2 LA BAND INGLESE VISTA DA UN FAN

Lavorare la musica, il pensiero romantico di David Byrne


Lex leader e fondatore dei Talking Heads d alle stampe il suo terzo libro dal titolo How Music Works. Una non autobiografia
di SIMONE DOTTO

Immaginario Pink Floyd, una storia psichedelica

Il senso comune vuole che il cantante di rocknroll, guidato dalla passione e dai propri demoni, se ne salti fuori dal nulla con una canzone perfettamente rifinita che dovr stare in tre minuti e dodici secondi, non uno di pi e non uno di meno. Questa la nozione romantica di come prende forma il lavoro creativo, ma credo che in realt il percorso sia diametralmente opposto. Credo che, a un livello inconscio e istintivo, realizziamo opere perch si adattino a formati che esistono gi. La prima pagina del primo capitolo, e David Byrne ci ha gi rovinato la festa. Quando e se qualcuno decider mai di portare in Italia il suo How Music Works, pubblicato al momento soltanto in Inghilterra e negli Stati Uniti dai tipi della Cannon Gate, il sottotitolo sar gi bello e scritto: Questa non unautobiografia. Nessuna parabola romantica a tracciare la strada dai timidi esordi a strimpellare la chitarra chiuso nella cameretta (timidi sul serio, nella fattispecie: al giovane David fu diagnosticata una forma leggera della sindrome di Asperger) al successo sui palchi internazionali; o dagli eccessi di giovent fino al raggiungimento di unappagata senilit - che poi la parte dove solitamente anche le biografie migliori falliscono, da quando la maggior parte della gente nel rock si d la pena di oltrepassare i quaranta. Ci si risparmiano anche le ascese e le cadute, i retroscena personali o i segni di predestinazione: la testa dei Talking Heads dice di considerare il suo incontro con la Musa niente di pi di un felice incidente, e forse per questo motivo che, dopo i Diari della bicicletta (Bompiani, 2010, 19 euro) e la raccolta di schizzi Arbouretum, si dovuto aspettare il terzo libro a suo nome per affrontare finalmente quello che tutti avrebbero considerato fin da subito il suo piatto forte. Tutti eccetto lui. Ai demoni rock e allautodistruzione, Byrne mostra da sempre di preferire una decostruzione studiata a tavolino. Quasi quarantanni di vita trascorsi fra palcoscenici e studi di registrazione gli hanno fruttato oltre una conoscenza delloggetto fuori dal comune, un paio di teorie brillanti sulla storia dellarte e la

ferma convinzione che, una volta smontato, il giocattolo non si romper: La musica non fragile. Sapere come lavora il mio corpo non toglie nulla al mio piacere di vivere. Lintento, invero ambizioso, di capire come funziona spinge lautore a passare in rassegna diversi scenari con il piglio del musicologo, guardando al microscopio le case dellopera e i club del punk rock newyorkese, le cattedrali gotiche come le societ tribali dellAfrica che lo affascinano da quando ha aiutato a mettere le fondamenta per la world music (un termine che, per la cronaca, lautore di Remain in Light confessa di odiare profondamente). La musica che resta nel tempo quindi quella creata per rispondere a esistenze di spazio, senza darwinismi e linee evolutive predeterminate. Lavvento delle tecnologie di registrazione e di riproduzione una variabile aggiunta: il jazz non suonerebbe come quello che conosciamo se qualcuno non avesse chiuso una Big Band di New Orleans dentro a una stanza con un fonografo; Frank Sinatra non sarebbe stato Frank Sinatra senza un microfono davanti. Sempre alla larga da vezzi

intimisti o velleit autobiografiche, Byrne non sottrae nemmeno se stesso al gioco dello smontaggio, anzi. Il suo caso il primo oggetto dattenzione, non fosse altro perch quello che conosce pi da vicino. Tutta la carriera, dentro e fuori dal gruppo che gli ha dato la fama, viene ripercorsa e, per lappunto, scomposta, preferendo al classico ordine cronologico una divisione per blocchi tematici: la costruzione della performance dal vivo, la scrittura dei brani, le collaborazioni con met del jet set mondiale, senza fare troppe distinzioni tra stelle della musica leggera mondiale o le anime belle di qualche scena underground (una volta la rivista musicale online Pitchfork - ricorda ironico - ha scritto che collaborerei con chiunque in cambio di un sacchetto di patatine Doritos). Dalla seduta di autoanalisi non sfugge nemmeno il lato economico: sfidando la regola aurea del no money talking, primo tab della rockstar che si racconta, il cantante scozzese si fa i conti in

di ROBERTO PECIOLA

In grande una recente immagine di David Byrne. In alto a destra una vecchia foto dei Pink Floyd. Nei riquadri le copertine dei due libri How Music Works di Byrne e Pink Floyd di Glenn Povey

La bibliografia sui Pink Floyd, gi ben pi che esaustiva, si arricchisce di un nuovo volume che nelle intenzioni dellautore, Glenn Povey, vuole essere una summa lennesima, appunto - della storia della band che pi di ogni altra forse ha rappresentato e rappresenta ancora oggi limmaginario psichedelico e la faccia pi onirica del rock. Il libro in questione, il terzo che Povey dedica ai Pink Floyd dopo Echoes (2009) e Un sogno in technicolor, scritto a quattro mani con Ian Russell (2010), prende il titolo semplicemente dal nome del gruppo fondato da Roger Waters e Syd Barrett e si differenzia dai due precedenti pi per la scelta iconografica e di memorabilia che per le notizie storiografiche in s. Molto interessanti infatti sono le riproduzioni - estraibili - di poster, locandine, biglietti dei concerti e quant'altro (c' anche un adesivo che fa riferimento al tour francese che la band tenne in Francia nel 1974), a partire dal manifesto che pubblicizzava una loro performance alla Sporthalle dellOlympiapark di Monaco di Baviera del 15 novembre 1972, durante la tourne in cui fu presentato in anteprima il loro capolavoro The Dark Side of the Moon. Il volume (edito da 24 Ore Cultura, 63 pagine, 35 euro) quindi non aggiunge molto a quanto visto e letto sulle altre due opere di Povey, fan incallito e direttore di una delle fanzine pi note dedicate ai Floyd, ma racconta in maniera pi stringata, attraverso 28 capitoli, la storia del gruppo, dai primi vagiti nel

1963 quando si facevano chiamare The Abdabs ed erano la band semiufficiale del Politecnico di Regent Street a Londra, il college dove Waters, Mason e Wright erano studenti di architettura, fino alla reunion del 2005 al Live8, passando per le varie fasi della carriera. Una lettura certamente pi agile rispetto alla mastodontica messe di notizie e aneddoti di Echoes, che per aiuta a comprendere appieno il fenomeno Pink Floyd, seppur filtrato da uno sguardo non propriamente neutrale come quello dellautore, che non fa mistero gi dallintroduzione delle sue preferenze, che vanno chiaramente alla fase in cui a prendere le redini della band fu David Gilmour, e che molti - e tra questi anche chi scrive non condivideranno. Restano per interessanti le parti dedicate alle biografie dei cinque Pink Floyd e, soprattutto, alla discografia, per la quale Povey non si limita a cenni storiografici con date, luoghi ecc., ma allarga gli orizzonti con delle mini recensioni, brano per brano, che spiegano, pi che la realizzazione del brano stesso, la loro genesi, con annotazioni e aneddoti, come ad esempio quello in cui racconta come la prima voce che si ascolta in Astronomy Domine, il brano di apertura del loro primo album, The Piper at the Gates of Dawn (1967) e manifesto indiscusso della scena psichedelica, non appartenga a nessun membro del gruppo ma al loro manager Peter Jenner, che snocciola i nomi di vari corpi astrali attraverso un megafono, o ancora quando ci ricorda che a cantare Have a Cigar da Wish You Were Here (1975) fu il cantautore folk Roy Harper, aggiungendo per il fatto che, nonostante le rassicurazioni riguardo un compenso per la performance - Harper avrebbe gradito un abbonamento a vita per il Lords, il pi importante stadio del cricket della Gran Bretagna - lartista non abbia mai ricevuto nulla... Con Pink Floyd Glenn Povey ci mostra ancora una volta tutto il suo sapere e la sua passione verso uno dei gruppi pi amati della storia del rock, regalando ai fan un tuffo nel passato, facendoci immergere nel mondo floydiano, quasi a rievocare la celeberrima immagine dal booklet di Wish You Were Here.

ALIAS 2 FEBBRAIO 2013

(13)

particolare Appice (poi in trio con Beck e Bogert) oltre. Tenendo conto che il video in questione risale a otto mesi prima del debutto dei Led Zeppelin si capisce quanto fosse incisivo l'esordio del gruppo. Dal secondo disco, kitsch e sinfonismi vari giustiziarono la band. Resta un dato: chi inseguiva un suono cerebrale preferiva i Jefferson Arplane, chi sceglieva la beatitudine della sensualit sceglieva i Vanilla Fudge. PINO DANIELE TUTTA N'ATA STORIA-LIVE IN NAPOLI (BlueDrag/Sony) Ossia la registrazione (parziale, si prevede un capitolo 2...) dello sorico concerto che nel luglio 2008 vide protagonista Daniele e una buona parte della sua storia musicale partenopea, da De Piscopo a Esposito, da Senese a Golino. Ospiti Irene Grandi, Avion Travel, Giorgia. Con l'aggiunta del dvd, l'uscita serve per lanciare il prossimo evento, sempre a piazza del Plebiscito, previsto l'8 luglio dell'anno in corso. Un tempo gli album erano la notizia, ora sono i gadget dei concerti... C'est la vie. (s.cr.) LETTI SFATTI ...E SE IL MONDO SOMIGLIASSE A PIERO CIAMPI... (Laboratori di provincia/Audioglobe) Uno come Piero Ciampi non si finisce mai di rimpiangere. I napoletani Letti Sfatti gli rendono omaggio con un cd che propone quattro brani dellartista livornese e altri cinque che traggono linfa dal suo mondo, cui si unisce un dvd. Il vino, tradotto in napoletano, anche colonna sonora del divertente videoclip. Laltro contributo visivo il documentario Minerali: racconti, testimonianze, tributi, da Peppe Lanzetta, Franco Del Prete, Rosalba di Girolamo... Tornando al cd, assai toccante La fiamma di una candela, dedicata a Piero. (l.d.s.) NERVES & MUSCLES NEW MIND REVOLUTION (H'n'B Rec) Milena Piazzoli, Marcus Tondo, Max Prandi, Tiziano Galli, Paolo Cagnoni e dulcis in fundo, Angelo Leadbelly Rossi. Non un supergruppo ma una band coesa in uno slancio unitario. Come suonare il blues mescolando storie e talenti, miscelando in modo opportuno il tutto e cercando di non essere derivativi. Idea che riesce e che d soddisfazione all'ascolto. Hill country blues ed echi desert da un lato, canzone americana dall'altro. Black Line e Silver Dust Is Fallin' Down entusiasmano, e non da meno sono le altre incisioni. Da non perdere! (g.di.) MIKE OLDFIELD TUBULAR BEATS (EarMusic/Edel) Il dubbio che quando la creativit scarseggia sia facile e comodo rifugiarsi nel glorioso passato, nel caso di Mike Oldfield quasi una certezza. Lautore di uno dei capolavori assoluti del rock di tutti i tempi, Tubular Bells, ha cercato per anni di ricalcarne i fasti, invano, nonostante il successo di brani come Moonlight Shadow e To France. Dopo di che loblio, o quasi. Ora il tentativo di rientrare in pista, grazie a un album in cui vengono rivisitati tutti i brani pi significativi della sua carriera, in chiave dance elettronica. Operazione riuscita solo in parte. (r.pe.)

ULTRASUONATI DA STEFANO CRIPPA LUCIANO DEL SETTE GIANLUCA DIANA GUIDO FESTINESE GUIDO MICHELONE ROBERTO PECIOLA

IN USCITA A FEBBRAIO
Angus Mc Og Arnaut (Autoprod./ Audioglobe) Adam Ant Adam Ant is the Blueblack (Blublack Hussar/Goodfellas) Apparat Kreig un Frieden (Mute/Self) Atoms for Peace Amok (Xl/Self) Cesare Basile s/t (Urtovox/ Audioglobe) The Bronx The Bronx (IV) (Pias/Self) Nick Cave & The Bad Seeds Push the Sky Away (Kobalt/Self) Cheatahs Extended Plays (Wichita-Pias/ Self) Loyd Cole & Hans J. Rodelius Selected Studies Vol. 1 (Bureau B) Coma Don't Set Your Dogs on Me (EarMusic/Edel) Concrete Knives Be Your Own King (Bella Union/Coop Music-Universal) Courteeners Anna (V2/Coop MusicUniversal) The Crazy Crazy World of Mr. Rubik Urna elettorale (Locomotiv/ Audioglobe) Christopher Dal Sasso Ressac (Discograph/Self) Darkstar News from Nowhere (Warp/ Self) Death Wolf II Black Armoured Death (Century Media/Emi) Darwin Deez Songs for Imaginative People (Lucky Number/Coop MusicUniversal) Dutch Uncles Out of Touch in the Wild (Memphis Industries/Goodfellas) Edible Woman Nation (Santeria) Eels Wonderful, Glorious (Eworks/Coop Music-Universal) Fidlar s/t (Wichita-Pias/Self) Flume s/t (Transgressive/Coop MusicUniversal) Free Fall Power & Volume (Nuclear Blast/Warner) Gallops Your Sincerely, Dr. Hardcore (Pink Mist/Goodfellas) Girl Names The New Life (Tough Love/Goodfellas) Grave Babies Crusher (Hardly Art/ Audioglobe) Steve Hackett Reissues (Inside Out/ Emi) Ice Age You're Nothing (Matador/Self) Inc. No World (4Ad/Self) Jim James Regions of Light and Sound of God (V2/Coop Music-Universal) Jill Is Lucky In the Tiger's Bed (Nave/ Self) Lady s/t (Truth & Soul/Goodfellas) Jamie Lidell s/t (Warp/Self) Matmos The Marriage of True Minds (Thrill Jockey/Goodfellas) Dawn McCarthy & Bonnie Prince Billy What the Brothers Sang (Domino/Self) Mogwai Les revenants (Rock ActionPias/Self) Neal Morse Live Momentum (Inside Out/Emi) Naked Lunch All Is Fever (Tapete) Night Beds Country Sleep (Dead Oceans/Goodfellas) La Notte dei Lunghi Coltelli Morte a credito (Black Candy/Audioglobe) Mike Oldfield Tubular Beats (EarMusic/ Edel) Palma Violets 180 (Rough Trade/Self) Pissed Jeans Honeys (Sub Pop/ Audioglobe) Ruby Suns Christopher (Memphis Industries/Goodfellas) Alice Russell To Dust (Differ-Ant/ Goodfellas) Saxon Sacrifice (Udr/Emi) Klaus Schulze Shadow Lands (Synthetic Symphony-Spv/Audioglobe) Shaka Ponk The Geeks & The Jerkin Socks (Wagram/Audioglobe) Soft Hills Chromaics (Tapete) Solange True (Terrible/Goodfellas) Son of Rogues Gallery Pirate Ballads, Sea Songs & Chanteys (Anti/Self) Startovarious Nemesis (EarMusic/ Edel) Thao and The Get Down Stay Down For We the Common (RibbonDomino/Self) Veronica Falls Waiting do Something to Happen (Bella Union/Coop MusicUniversal) Matthew E. White Big Inner (Domino/Self) Steven Wilson The Raven that Refused to Sing and Other Stories (Kscope/ Audioglobe) Zeus! Opera (Santeria)

INDIE ROCK

JAZZ ITALIA

JAZZ ITALIA/2

The Irrepressibles, Le sfumature il pop barocco cool di Delre


Tre dischi molto diversi tra loro ma con un comun denominatore: ognuno, a suo modo, rappresenta molto bene il proprio genere. Si parte con The Irrepressibles, combo mancuniano che fa capo al compositore, arrangiatore, polistrumentista e cantante Jamie McDermott. Nude (Naked Design/ Family Affair), secondo album, un piccolo capolavoro pop, delicatissimo, raffinato. Barocchismo e art pop, tra Antony, Tears for Fears e Bronski Beat (!!!). E Two Men in Love una gemma splendente! Graditissimo ritorno per i Breathless di Dominic Appleton, band tra le migliori della 4Ad negli anni Ottanta. La voce e la vena compositiva del leader sembra quasi intatta, le sonorit liquide della new wave pi melanconica e scura fanno bella mostra di s in questo nuovo Green to Blue (Tenor Vossa). Rilassante e toccante. Le stesse cose non si possono certo dire di The Geeks and the Jerkin Socks (Wagram/Audioglobe) dei francesi Shaka Ponk. Ristampa di un album del 2011, passato pressoch inosservato dalle nostre parti. Un crossover che mette insieme punk, hip hop, funk, pop, latin rock, e ancora inglese, francese e spagnolo. Insomma, un meltin pot sonoro, ma decisamente divertente. (Roberto Peciola) FEDERICO SIRIANNI & GNU QUARTET NELLA PROSSIMA VITA (Cipic/Egea) davvero inspiegabile - o forse si capisce fin troppo bene nellItalia odierna - come un folksinger puro, genuino, creativo, intelligente di nome Sirianni, qui al terzo album, non sia personaggio mediatico o divo di culto o popstar; le sue canzoni manzonianamente uniscono lutile al dilettevole, raccontano per immagini e affabulazioni, pescando, nella musica, soprattutto dalle radici delle tre Sovrastato oggi da quello delle donne, il canto jazz maschile anche in Italia non offre troppe alternative in qualit e quantit, tranne un paio di eccezioni: salutato come il Frank Sinatra italiano, il langarolo Matteo Brancaleoni in New Life (La Douce) si stacca dallingombrante modello, arrivando a progettare un album variegato negli spunti e nelle formule tra cover di Burt Bacharach, Lady Gaga, Riccardo Del Turco, Eric Carmen; la voce calda, profonda, romantica e ironizzante. Il pugliese Giuseppe Delre in Gateway to Life (Abeat), dopo il tributo a Cole Porter, arriva a comporre 11 dei 12 brani nellalbum: non cantautorato ridipinto di vernicetta swing (come succede a tanti), ma autentica jazz song, con qualche sfumatura cool e fusion. Ed ancora Brancaleoni ad aprire Cocktail Martino (Irma Records) ovvero un tributo di quindici, fra gruppi e solisti, a Bruno Martino, forse il miglior crooner (e autore) italiano di stile jazzy: voci da ambo i sessi per melodie come Estate, Soli fra la gente, Rimpiangerai, La ragazza di Ipanema, E la chiamano estate, da sempre ricorrenti in tutto il jazz, qui per a volte troppo pop, lounge o modaiole. (Guido Michelone) Americhe, ulteriormente rielaborate da un mirabile quartetto classico; la letteratura dei testi quella di strada, un po autobiografica, un po scuola genovese, ma senza nostalgie: Federico , con furore e sincerit, proiettato nellattualit di tante crisi socioesistenziali. (g.mic.) TRE MARTELLI CANT 'R PARLI (Felmay/Egea) Piccoli miracoli cos succedono di rado, anche in un territorio ben coltivato com' il folk

Incontro con lorco Spedicato vs Waits


La voce di Serena Spedicato sale e scende le scale del jazz da camera dieci volte. Ma, ohib!, Muriel, On the Nickel, Please Call Me Baby e via cantando, non sono pezzi di quellorco dalla voce scura chiamato Tom Waits? Proprio cos, e il titolo del disco della Spedicato, My Waits. Tom Waits Songbook (Koin/Ird), fuga ogni dubbio. Rilettura coraggiosa e intelligente del primo repertorio di Tom, lalbum dimostrazione che anche le scommesse canore pi difficili si possono vincere. Maurizio Geri con il suo Swingtet, da anni maestro italiano del manouche. Tito Tariero (Materiali Sonori) incrocia gipsy jazz, cantautorato, atmosfere world, tra pezzi originali (lode ad Algeri e Rapido per Algeri) e standard rivisitati quali Cette nuit l. Complimenti non di circostanza. Il colore del paradiso blu. Lo pensa Pierluigi Balducci nel nuovo album Blue from Heaven (Koin/Ird), dove ha chiamato ad accompagnare il suo basso sapiente complici magnifici come il percussionista Michele Rabbia. Risultato? Otto, raffinati, sconfinamenti jazz, che volano nel cielo. Blu, ovviamente. (Luciano Del Sette) progressivo della Penisola: parliamo del cortocircuito tra poesia e note gi verificatosi qualche volta, e ora sfavillante in questo cd. Da un lato le liriche appassionanti, telluriche e uraniche assieme del poeta piemontese Giovanni Rapetti, dall'altro le musiche costruite come un vestito su misura per le parole dai possenti Tre Martelli, in un equilibrio pressoch perfetto tra tradizione e invenzione: che il punto cruciale, notoriamente, di ogni progetto cos delicato e intenso. (g.fe.)

NEL MILES DIPINTO DI BLUE


Kind of Blue sicuramente lalbum di Miles Davis pi rivoluzionario e incredibile del corso del nuovo jazz; Richard Williams ha attentamente esaminato il percorso creativo di Davis dedicandogli il volume The Blue Moment (Il Saggiatore, 255 pagg., 20 euro) una vera bibbia del sapere davisiano e non solo, poich nel percorso scritto da Williams vi troviamo tante spigolature che rendono prezioso il suo contributo, naturalmente tutto a tinta blue. Se Davis rivoluzion larcano jazzistico del secondo novecento, John Cage non stette a disturbare i grandi soloni della musica accademica e rivoluzion dal basso il campo sonoro, aderendo alla follia creativa di Erik Satie, componendo di suo tutta una serie di ricerche che portarono a una mitica composizione 433 sulla quale Kyle Gann ha scritto un piccolo ma essenziale volume, intitolato simbolicamente Il silenzio non esiste (Isbn, 178 pagg., 28 euro). Lautore dal silenzio suonato di Cage ricerca tutta una serie di riferimenti che diano ragione alla genialit del compositore statunitense, unico testimone di un tempo che era oramai finito e che grazie alla sua opera, ora proiettato al futuro, molto pi di tanta classica musica che ormai defunta.

A PROPOSITO di musiche applicate, non ci pu sfuggire la musica che Michelangelo Antonioni ha utilizzato per i suoi film. Roberto Calabretto in Antonioni e la musica (Marsilio, 210 pagg., 20 euro) traccia uno steccato solido di un lavoro intenso che ci rivela come il regista Antonioni fosse fortemente attratto dallapporto musicale nei propri film nel senso pi lato del termine. vero che con quel carattere complicato il regista Antonioni non poteva testimoniare di un amore per ci che gli scuoteva lemotivit, ma laccortezza di aver avuto per i suoi film pi interessanti un compositore come Giovanni Fusco ci utile a comprendere luniverso sonoro di Antonioni, fatto di note s, ma anche di tutto quello spettro sonoro cos importante nel Novecento che andato. Infine, fra i cantori di un secolo di disillusioni, Fabio Concato sicuramente quello pi rassicurante, sinceramente emozionale. Emiliano Longo ha fatto quasi una tesi di laurea sul suo paladino e in Fabio Concato (Il Castello, 500 pagg., 18 euro) ha narrato tutto un mondo di sentimenti e di appartenenze che altrimenti potrebbero sfuggire. Il volume di Longo non solo un ritratto ma un manifesto del cantautorato sentimentale, specchio del cantautorato sociale, utile come il sole dinverno, soprattutto in tempi che ci ricordano tanto i cieli un po spenti.

ON THE ROAD
The Soft Pack
Arriva in Italia la indie band californiana. Milano GIOVEDI' 7 FEBBRAIO (FACTORY) Bologna VENERDI' 8 FEBBRAIO (COVO) Padova SABATO 9 FEBBRAIO (LOOOP)

A CURA DI ROBERTO PECIOLA CON LUIGI ONORI SEGNALAZIONI: rpeciola@ilmanifesto.it

Creed in versione solista. Milano SABATO 9 FEBBRAIO (MAGAZZINI


GENERALI)

Milano DOMENICA 3 FEBBRAIO


(ALCATRAZ)

Prog Night
Per la prima volta insieme in tour due band cardine della scena progressive rock italiana. La storia musicale dei New Trolls e de Le Orme raccontata dal vivo. Savona SABATO 2 FEBBRAIO (TEATRO
CHIABRERA)

Steve Wynn
Torna nel nostro paese il fondatore e leader dei Dream Syndicate. Con lui Chris Cacavas. Cant (Co) MERCOLEDI' 6 FEBBRAIO
(ALL'UNAETRENTACINQUECIRCA) Milano GIOVEDI' 7 FEBBRAIO (OFFICINE ANSALDO)

We the Kings
Il pop punk della band in arrivo dalla Florida. Milano VENERDI' 8 FEBBRAIO (MAGAZZINI
GENERALI)

Xiu Xiu
Una delle band post punk statunitensi pi interessanti degli ultimi anni. Segrate (Mi) GIOVED' 7 FEBBRAIO
(MAGNOLIA)

Markus Stockhausen
Unoccasione per ascoltare dal vivo il compositore di musica contemporanea. Monza SABATO 2 FEBBRAIO (TEATRO
VILLORESI)

San Benedetto del Tronto (Ap) VENERDI' 8 FEBBRAIO (PALARIVIERA SALA AUDITORIUM) Potenza SABATO 9 FEBBRAIO (TEATRO DON BOSCO)

Bologna SABATO 9 FEBBRAIO


(LOCOMOTIV)

Bill Laswell
Il bassista, produttore e sperimentatore statunitense, nonch collaboratore di moltissimi artisti internazionali ospite della rassegna Aperitivo in Concerto con il suo trio che prevede Bernie Worrell e Dj Krush. Milano DOMENICA 3 FEBBRAIO (TEATRO
MANZONI, ORE 11)

The Datsuns
Ritorna, per una sola data italiana, il garage rock della formazione neozelandese. Mezzago (Mb) SABATO 9 FEBBRAIO
(BLOOM)

lf Arnalds
Lartista islandese presenta il suo album Sudden Elevation in uno showcase live a ingresso libero. Milano MARTEDI 5 FEBBRAIO (SANTERIA,
ORE 19.30)

Bala bambla! Badu! Badu!


Il festival di cultura e musica jazz della citt del Canton Ticino - sedicesima edizione - chiude i battenti con i concerti di Acrobat Quintet, Chico Freeman Quartet feat. Terri Lune Carrington, Y'akoto e il dj set di Alessio Bertallot. Chiasso (CH) SABATO 2 FEBBRAIO
(SPAZIO OFFICINA)

Dropkick Murphys
La band statunitense si muove tra tradizione folk irlandese e punk rock. Unica data italiana. Milano MERCOLEDI' 6 FEBBRAIO
(ALCATRAZ)

Roscoe Mitchell
Il mitico sassofonista afroamericano, tra i fondatori dell'Art Ensemble of Chicago, torna in Italia. Ferrara SABATO 2 FEBBRAIO (JAZZ CLUB) Prato LUNEDI' 4 FEBBRAIO (TEATRO
METASTASIO)

Offlaga Disco Pax


Prosegue il Gioco di societ del trio reggiano. Firenze SABATO 2 FEBBRAIO (FLOG)

Brancaleone
Lo storico centro sociale romano propone, tra i vari eventi del fine settimana, il live set del progetto russo-tedesco Zedd. Roma VENERDI 8 FEBBRAIO
(CS BRANCALEONE)

Born Gold
La formazione dell'artista canadese Cecil Frena per un'unica data in Italia. Sulla scia di Grimes e Xiu Xiu. Torino SABATO 2 FEBBRAIO (SPAZIO 211)

Linea 77
Il crossover della band piemontese di nuovo in tour. Gualtieri (Re) SABATO 2 FEBBRAIO
(TEMPO)

Asking Alexandria
Serata metalcore con la band inglese come headliner. Sul palco anche While She Sleeps, Motionless in White e Betraying the Martyrs.

Torino VENERDI' 8 FEBBRAIO (HIROSHIMA


MON AMOUR)

Mark Tremonti
Il chitarrista degli Alter Bridge e dei

Assago (Mi) SABATO 9 FEBBRAIO (LIVE


FORUM)

EVENTUALI VARIAZIONI DI DATE E LUOGHI SONO INDIPENDENTI DALLA NOSTRA VOLONT

(14)

ALIAS 2 FEBBRAIO 2013

VIDEOGAME

La banca del diavolo ha i giorni contati

di FEDERICO ERCOLE

Il diavolo non si nutre di anime, si alimenta con il denaro e domina il mondo attraverso le fiamme del Debito, egli acquista e possiede cos che pu prestare, strozzino demoniaco e universale, chiedendo in cambio il potere assoluto e occulto. Comanda banche, controlla governi, eserciti e multinazionali. un uomo volgare, corpulento e dal cranio rasato, sogghignante e tripudiante per il successo del suo business. Con lui c una donna dalla carne tirata da lifting estremi, una bambola di plastica e pelle, oscena ed erotica come un film porno scadente. Il re malefico e la sua regina di gomma hanno tuttavia le ore contate perch siamo nel nuovo Devil may Cry e lobiettivo del videogame quello di uccidere demoni, con stile. Il rilancio di questa serie giapponese dazione e avventura horror sviluppata e prodotta da Capcom si deve agli artisti inglesi di Ninja Theory che hanno ridisegnato Dante, il suo protagonista, trasformandolo in un giovane ribelle tormentato, uno di quei ragazzi che si possono incontrare ad una manifestazione mentre lotta con la polizia o strafatto ad un rave. Eppure, malgrado i capelli neri al posto di quelli bianchi, una scelta che ha turbato i fan, Dante pi o meno lo stesso di sempre: strafottente, ironico e letale. Non pi umano o realista, solo pi giovane, cos che questo DmC diventa un preludio della saga. Inoltre, scopriamo giocando, i suoi capelli si schiariscono progressivamente in una tinta albina, per la gioia degli integralisti del vecchio look nipponico. La vera rivoluzione di DmC (per ps3, Xbox 360, PC) non sta quindi nella sceneggiatura, ispirata ai giochi precedenti, ma nella dimensione dichiaratamente politica dellinterpretazione di Ninja Theory. Il risultato una meraviglia della trasgressione ludica, un miracolo estetico angelico e demoniaco che trasforma il gesto di giocare in unintima ribellione contro il sistema. Una rivolta che effimera, perch combatte legemonia dittatoriale e bancaria allinterno di un mondo fittizio, eppure questo universo cos vicino al nostro che condividiamo le stesse battaglie di Dante, una eco trasfigurata nellinvenzione fantastica della guerra sociale che anima le piazze di tutto il pianeta. Nel mondo vero possiamo manifestare il nostro dissenso contro lordine globale, in un videogioco usare spadoni e armi

da fuoco per debellare i simboli stessi del male che affligge il mondo. Giochiamo con la rivoluzione, correndo da soli. solo un sogno, ma bello, soprattutto in un panorama videoludico che molto spesso tende a farci combattere delle guerre che non ci appartengono attraverso un realismo che le rende plausibili e divertenti. Oltre laspetto politico e filosofico DmC brilla per larte dei suoi scenari, di cui in parte responsabile il genovese Alex Talexi, pittore in fuga da un paese dove non riesce a sopravvivere unindustria videoludica ma solo quella del videopoker. C linvenzione di una nuova metropoli dove convivono elementi estrapolati da architetture diverse, una chimera di cemento costruita con i ricordi di citt mediterranee, orientali e occidentali: Limbo City, i cui muri sono tappezzati da odiosi manifesti pubblicitari e dipinti da murales di straordinaria bellezza. Il verismo della rappresentazione metropolitana viene meno quando una strisciante dimensione parallela precipita Dante tra i suoi neri tentacoli. Allora si assiste ad una mutazione surreale degli ambienti e ci troviamo in una versione horror delle pi strane visioni di Dal. Chi videogioca ha vissuto e vive continui e repentini cambiamenti di universo, non solo accendendo la console per entrare in un gioco, anche allinterno dello stesso videogame; tuttavia questo fenomeno di fantascientifica sovrapposizione e sostituzione di mondi in DmC davvero unica. La realt demoniaca invade Limbo City come un animale furioso, possiede un dinamismo e un realismo biologico inedito. Gli effetti speciali che trasformano panorami e architetture mimano la natura cos che si percepisce una vita spaventosa animare filamenti di tessuti neri, modificare strutture sciogliendole e ricostruendole, trasformare edifici in epidermide vegetale e minerale corrosa da una tumorale putrefazione. Gli sviluppatori di Ninja Theory hanno raccontato di avere filmato e poi velocizzato il movimento di molluschi, piante carnivore, vermi e fiori che marciscono per ottenere questo impressionante fanta-verismo. in questa realt demoniaca che Dante utilizza la sua spettacolare, elegante e coreografica perizia marziale contro i demoni. In una manciata di secondi possiamo attaccare un nemico con Rebellion, la grande spada di questo figlio di un

Nuovo episodio di Devil may Cry, videogame giapponese dazione e avventura horror. Dante, il protagonista, affronta Satana in persona, proprietario occulto della finanza globale

Alcune scene tratte dal videogioco Devil May Cry (per Ps3, Xbox 360, Pc), sviluppata e prodotta da Capcom in questo episodio con gli artisti inglesi di Ninja Theory

ALIAS 2 FEBBRAIO 2013

(15)

demone e di un angelo, e con questa scagliarlo in aria per mitragliarlo con i colpi delle sue doppie pistole. Poi saltiamo, mentre ancora i proiettili stanno straziando il nemico, e lo precipitiamo a terra con una tempesta di pugni di fuoco; unaltra piroetta e la nostra catena mistica ci trascina in un battito di ciglia verso un demone armato di motosega, cos che limpatto lo stordisce per un micro-istante e possiamo atterrarlo con una gigantesca mannaia. Altri nemici ci circondano, roteiamo quindi una falce lucente e mentre questi arretrano torniamo a mulinare la spada o li devastiamo con un fucile a canne mozze. Le possibilit di iterazione tra le armi di Dante sono decine e sebbene ricordino quelle degli altri episodi, Ninja Theory, un po come nel suo precedente Heavenly Sword, riuscita a rendere disponibili contemporaneamente tutti gli oggetti di morte dello sterminatore di diavoli, favorendo combinazioni ancora pi esaltanti e appaganti senza mai interrompere lazione ipercinetica. I boss di fine livello sono terrori allegorici che illustrano i poteri dellera contemporanea: c una

specie di grande lombrico rigurgitante i liquidi narcotici che una multinazionale immette nelle sue popolari bevande per instupidire gli umani; lo speaker di una televisione, il cui motto faccio solo il lavoro di dio, che trasforma la realt attraverso i suoi telegiornali; la sopracitata donna gommosa che gestisce discoteche esclusive, in stile Billionaire, per vip, ricchi e potenti, una femminea creatura orrenda che porta in grembo il feto orripilante del signore dei demoni, un mostro in grado di assorbirla al suo interno in un disgustoso, grottesco e stupefacente anti-parto. Dopo una decina di ore di oscure e sanguinarie avventure, attraverso flashback che rielaborano in chiave moderna le geometrie e il pathos della pittura di Caravaggio, veniamo a conoscenza del passato di Dante e dei suoi traumi, cos che comprendiamo la sua rabbia e il suo dolore. Riuscito come i migliori Devil May Cry made in Japan, il primo e il terzo episodio, il DmC di Ninja Theory la consacrazione di Dante nellempireo dei pi grandi super eroi dei tutti i tempi. Dante il Superman del XXI secolo.

DMC, DEVIL MAY CRY

Le avventure del nuovo Dante tra le fiamme del Debito


di FRANCESCO MAZZETTA

Il reboot della serie di Devil May Cry molto pi stimolante di quanto i fan della serie si aspettavano/temevano. Il cacciatore di demoni Dante, a sua volta figlio del demone Sparda, redento dall'amore per un'umana nei capitoli precedenti, per un angelo in quest'ultimo, viene completamente aggiornato nel

look: pi giovane, via i lunghi capelli bianchi (oggetto di una gustosa gag proprio nella missione iniziale), sempre strafottente ma tutt'altro che misogino: lo scopriamo infatti proprio in apertura del gioco in discoteca a rimorchiare due ragazze che si porta nella roulotte in cui vive per finire la nottata in giochi erotici che l'utilizzo di armi ci fa immaginare vagamente sadomaso. A

sottolineare questa variazione sta un mood musicale completamente diverso dal passato: al posto di un (per altro efficace) mix di heavy-metal sinfonico inframmezzato da elementi da dance-hall, per questo nuovo episodio si scelto di puntare sulla band olandese house/drum-and-bass dei Noisia gi veterana di musica per videogiochi, avendo lavorato su titoli come Gran Turismo Portable (per Psp) - e soprattutto sull'aggrotech dei norvegesi Combichrist. Proprio nel video promozionale realizzato da Chad Michael Ward per la title-track del loro ultimo lp: Throat Full Of Glass (del 2011, possibile vederlo all'indirizzo http://vimeo.com/20610214) troviamo analogie con la scena d'apertura di DmC: nel video il cantante sta assistendo allo spogliarello di una pole dancer mentre in montaggio alternato assistiamo allo stesso che in stile mafioso ammazza prima il membro di una gang rivale e poi quelli della sua stessa gang sparando loro addosso con due pistole come fa Dante contro i demoni con la sua coppia di revolver Ebony e Ivory. E l'aggrotech non altro che l'unione di heavy-metal e di musica elettronica che ricorda l'eccezionale colonna sonora del per altro esecrabile adattamento cinematografico del fumetto ideato da Todd McFarlane Spawn (1997). In quella sonora tutti i pezzi erano brani appositamente realizzati da famose band heavy-metal remixati da altrettanto famose band techno. I Combichrist riuniscono le due anime heavy e techno in un'unica band e il tutto confluisce nel gioco dandogli una fisionomia - anche musicale - estremamente attuale ed aggressiva. Ma questa non l'unico richiemo degno di nota al di fuori della serie: per DmC infatti i nuovi sviluppatori inglesi di Ninja Theory si sono sbizzariti in una serie gustosa di richiami alla cultura cinematografica e televisiva pi recente. Ad esempio proprio all'inizio, quando il primo boss attacca Dante e lo fa volare nudo attraverso la sua stessa roulotte mentre i suoi oggetti gli volano attorno, alcuni strategicamente gli nascondono il pene (dato che, dopo la notte di bagordi, Dante non si neppure dato la pena di rivestirsi) come accade a Bart che corre nudo sullo skate nel film

Grazie alla sua vista demoniaca pu leggere i messaggi subliminali nascosti in quelli pubblicitari che spingono gli umani a obbedire...
dedicato ai Simpson, e si riveste al volo come accade, in diversi episodi, a Patrick ed a Spongebob nel cartone dedicato a quest'ultimo. Citazione da Spongebob anche la bevanda energetica che va per la maggiore nella citt di Dante: in realt una droga che crea dipendenza e debilita chi la beve come il Kelp Shake della puntata Nemici Amici (quarta stagione). Ma il riferimento fin dall'inizio pi evidente ad Essi vivono di Carpenter quando notiamo - grazie alla vista demoniaca di Dante - i messaggi subliminali che stanno sotto a quelli pubblicitari e spingono gli umani a obbedire e a sottomettersi e contemporaneamente danno istruzioni ai demoni nella loro caccia contro Dante. E se nel film di Carpenter sono gli alieni a essere mascherati da umani per sfruttare gli esseri umani mediante la crisi economica di reaganiana memoria, nel nuovo millennio rappresentato dal Devil May Cry di Ninja Theory sono i demoni che controllano gli esseri umani mediante l'artificiale crisi economica. Tutto questa serie di rimandi (di cui non ne abbiamo citati che alcuni) fa di DmC una vera delizia per gli appassionati, non solo di videogiochi, ma di tutta la cultura pop degli ultimi 20 anni. Nonostante il citazionismo spinto tuttavia DmC riesce a non essere mai cerebrale dedicando ai giocatori un sistema di combattimenti hack'n'slash perfetto anche grazie alla drastica diminuzione del ruolo delle amate Ebony e Ivory che ora non possono pi bastare, da sole, a fermare l'assalto dei demoni.

Potrebbero piacerti anche