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Capitolo 1: The Ryan Report

1.1: Cenni storici Per una migliore comprensione dei recenti avvenimenti descritti dal Murphy Report, sembra opportuno accennare a una descrizione di quello che viene comunemente considerato come documento pi importante in materia, ovvero il Ryan Report. Mentre il secondo si pu considerare come il risultato delle indagini svolte dal giudice Yvonne Murphy riguardo i presunti abusi di stampo prevalentemente sessuale compiuti da prelati appartenenti alla Arcidiocesi di Dublino, il documento precedente rappresenta il punto d'arrivo della Commission to Inquire into Child Abuse (CICA), presieduta da Sean Ryan, avente ad oggetto ogni genere di abuso compiuto da un qualunque appartenente alla Chiesa Cattolica nell'arco di tempo che va dal 1936 in avanti, nelle strutture gestite da diversi ordini religiosi presenti in Irlanda. Le origini della CICA risalgono al 1999, quando il Taoiseach (primo ministro irlandese) Mr. Ahern ne annunci la formazione. La Commissione fu intesa fin dal principio come organo di inchiesta atto non gi a verificare la effettiva commissione dei fatti quanto a stabilirne la reale portata: le denunce degli ospiti delle diverse strutture e i documentari prodotti dalla televisione irlandese provavano che sicuramente vi erano stati abusi di varia natura, ma nulla dicevano riguardo la gravit del problema. A tal proposito furono adottate alcune misure ritenute necessarie, come ad esempio l'istituzione di un servizio nazionale di consulenza per le vittime di abusi infantili e l'emendamento dello Statute of Limitations, per consentire alle vittime di richiedere un risarcimento in alcune circostanze inizialmente non comprese nella legge.
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La Commissione fu delineata, al momento della sua formazione, come un organismo non-governativo, inteso a raccogliere le testimonianze delle vittime: scopo della CICA sarebbe stato quello di identificare le cause, la natura e l'estensione dell'abuso fisico e sessuale. Un documento del 2000, il Principal Act, delinea le principali caratteristiche della Commissione1, ovvero: a) Provvedere a che le vittime possano avere opportunit di raccontare gli abusi subiti e che questi possano essere registrati. b) Attraverso un Comitato, investigare sugli abusi avvenuti nel periodo incriminato, se e come siano avvenuti, in quali forme, quale estensione abbiano avuto. c) Investigare circa il ruolo delle Istituzioni in questione dove sarebbero stati commessi abusi. Sempre secondo il Principal Act, le indagini sarebbero state effettuate con i mezzi che la Commissione avrebbe ritenuto idonei e comunque la Commissione avrebbe goduto di tutti i poteri necessari all'espletamento della sua funzione, ferma restando la possibilit per il governo irlandese di ampliare, ridurre o revocare la portata di un atto previa consultazione con la Commissione e ove lo ritenga opportuno. I punti finali della legge che avrebbe conferito e delineato i poteri della CICA invece sono essenzialmente rivolti al benessere delle vittime, ovvero a fare in modo che queste si sentano a loro agio nel rendere testimonianza date anche le circostanze e a delineare il concetto stesso di abuso nei suoi quattro aspetti principali2:
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Cfr. Irish Government, Principal Act, 2000, section 4.1 Cfr. Ibidem, section 1

a) Fisico b) Sessuale c) Per negligenza d) Ogni altro atto od omissione suscettibile di portare ad una menomazione della salute fisica o mentale o in un disturbo dello sviluppo della vittima. 1.2: Struttura della CICA: Confidential e Investigation Committee La Commissione comprendeva due Comitati distinti che a questa facevano capo: il Confidential Committee e l' Investigation Committee, a cui furono assegnati membri che non potevano far parte di entrambi i Comitati. Le funzioni principali del Confidential Committee, come descritte nella sezione 15 del Principal Act ed emendate dalla sezione 10 dell'Atto del 2005, erano quelle di provvedere a che le vittime di abusi che non volessero sottoporre il loro caso all Investigation Committee potessero deporre la loro testimonianza; raccogliere le prove a suffragio della testimonianza; stendere proposte generali sulle misure da adottare; preparare rapporti3. Caratteristica principale della raccolta di prove attraverso il Confidential Committee era la necessit di condurre le udienze dei testimoni in un ambiente il pi possibile confortevole e partecipe alle sofferenze della vittima in modo da metterla maggiormente a suo agio. Mediante questo schema, il Comitato ud 1,090 testimoni: le loro testimonianze, rese oralmente, si possono trovare nel Volume III del Ryan Report.

Cfr. Ibidem, section 16, emendata dalla section 11 dellatto del 2005

Il ruolo dell' Investigation Committee, descritto dalla sezione 12 del Principal Act ed emendato dalla sezione 7 dell'Atto del 2005 era quello di vero e proprio organo di investigazione. Come tale avrebbe condotto le sue ricerche in un senso pi ampio, comprendendo, oltre alla raccolta di informazioni e testimonianze, dettagli circa la natura degli abusi e la struttura delle istituzioni dove questi abusi sarebbero stati commessi. Per agevolare maggiormente le indagini, a questa commissione furono attribuiti diversi poteri, tra i quali dirigere la partecipazione dei testimoni e la produzione di documenti; inoltre, era loro consentito richiedere alle parti di fornire documenti, ammettere fatti o rivolgere loro domande o interrogazioni alle quali era obbligatoria una risposta. Infine, era persino possibile che loro assumessero la convinzione stessa di una persona di avere subito abusi come prova da portare davanti alla Commissione. Ovviamente, data l'estensione dei poteri attribuiti a questo Comitato, non poteva mancare una sorta di bilanciamento di interessi In particolare, l'interesse tutelato era quello a non venire ingiustamente coinvolti in gravi accuse o a vedere il proprio nome diffuso, cos si stabil che potessero essere resi pubblici solo i nomi di coloro che erano stati convocati davanti ad una corte. Nel 2003, Mr. Sean Ryan succedette a Ms. Laffoy, la quale si dimise dal suo incarico come protesta contro la eccessiva lunghezza del processo di revisione che aveva causato un ritardo di nove mesi. Fu compito del nuovo presidente della Commissione apportare le opportune modifiche all' Investigation Committee per fare in modo che i lavori si concludessero in un tempo accettabile: tra le modifiche che Mr. Ryan apport al sistema, ci furono diversi emendamenti tra i quali la restrizione del campo delle ricerche agli abusi compiuti nelle istituzioni, una ripartizione pi efficiente nelle
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modalit di acquisizione delle accuse, pubblicazioni ad interim dei lavori, creazione di vincoli di fiducia tra le parti. Nel marzo del 2004 l' Investigation Committee cominci a intavolare ampie consultazioni per cercare di raccordare le ormai 1,712 denunce ai corrispettivi testimoni in un arco di tempo accettabile; tuttavia, quando i legali della Commissione incontrarono i rappresentanti di 20 gruppi di denuncianti, non si raggiunse una conclusione: si cerc di spiegare loro le difficolt che avrebbe comportato udire ogni singolo testimone, ma i gruppi, pur non avendo una soluzione da proporre, si opposero ad ogni forma intesa a selezionare i testimoni. Lo stesso discorso era valido anche per gli avvocati che avevano presentato le denunce, i quali per lo pi rifiutarono di agire riuniti in un singolo gruppo davanti al Comitato. Nonostante le difficolt, comunque, i singoli gruppi di portatori di interesse erano consapevoli sia dei problemi, sia del fatto che non avrebbero potuto ottenere tutti quello che volevano e che se non fosse emersa una soluzione, probabilmente il Comitato avrebbe deciso di operare secondo criteri di efficienza processuale. Il progetto di riforma del sistema di raccolta ed elaborazione delle accuse fu esposto il 7 maggio 2004 a Dublino, in un meeting che coinvolse tutte le parti: il presidente della Commissione propose di selezionare i testimoni nel caso degli istituti con il maggior numero di denunce, mentre per quanto riguardava le altre Istituzioni, si pens che sarebbe stato possibile ascoltare tutti coloro che ne avessero fatto richiesta, tagliando fuori molte delle denunce depositate. Nello stesso giorno, fu pubblicato un documento che esponeva la politica della Commissione riguardo problemi derivanti dal naming and shaming dei colpevoli, molteplici e di diversa natura: per alcuni le prove raccolte non avrebbero retto in giudizio data la difficolt della loro reperibilit, quindi non si
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sarebbe potuto procedere ad una condanna; altri potevano essere danneggiati da accuse ingiuste. Queste furono le osservazioni addotte dalla Commissione per motivare la sua scelta di non citare gli abusatori nel rapporto. Nonostante un invito esplicito da parte della Commissione a proporre idee e suggerimenti per migliorare la qualit e la velocit delle indagini, nessuna delle parti contribu in modo significativo. In un incontro successivo che si svolse durante il mese di giugno del 2004, il Comitato annunci di volere procedere alla selezione dei testimoni per le udienze, i quali sarebbero stati scelti tra quelli riguardanti le maggiori istituzioni: Artane, Letterfrack, Ferryhouse, Upton e Daingean. Allo stesso tempo, il Comitato scrisse a tutti i denuncianti e agli avvocati per accertamenti sul numero di vittime che desideravano procedere all'udienza del loro caso: 143 denunce furono ritirate mentre altre 174 furono trasferite al Confidential Committee 1.3: Le udienze d'emergenza Le udienze d'emergenza cominciarono nel giugno del 2004, a Dublino, con la funzione di riprendere i lavori dell' Investigation Committee adeguandoli al contesto storico. Uno dei punti di maggiore interesse era capire le ragioni dietro alle pubbliche scuse del governo e alla sua decisione di istituire un piano di risarcimento per le vittime; capire perch associazioni religiose avrebbero contribuito al piano di risarcimento e perch alcune di queste avessero redatto pubbliche scuse; comprendere le ragioni per le quali furono fondati i gruppi di sopravvissuti e il modo in cui questi lavorano. Le udienze furono programmate nel periodo tra giugno e luglio 2004 e complessivamente richiesero quattro settimane.
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Per facilitare i lavori, lo studio legale del Comitato prepar per ogni categoria di parte una sorta di formulario, contenente gli aspetti della questione che pi interessavano i membri dell Investigation Committee: ad esempio, nel caso delle congregazioni religiose e dello Stato, le domande concernevano le ragioni per le quali erano state redatte pubbliche accuse e istituito il piano di risarcimento, quando e come venne alla luce il problema degli abusi, le modalit di procedura; nel caso dei gruppi di sopravvissuti invece le domande riguardavano aspetti organizzativi: quando si accorsero che il problema era diventato di pubblico dominio, chi form il gruppo, come e quando, come si reclutavano gli aderenti, cosa ha fatto dal momento della sua formazione. La risposta ai questionari fu generalmente positiva: il Comitato ricevette risposte dalle varie agenzie di stato, congregazioni religiose e gruppi di superstiti, da diversi dipartimenti di Stato tra cui quello del primo ministro e dalle 18 congregazioni che avevano contribuito al piano di risarcimento. 1.4: Testimonianza del Governo La richiesta al governo di mettere a disposizione i documenti in suo possesso fu necessaria per meglio comprendere le responsabilit di questo nel trattare la vicenda e le sue iniziative per porvi rimedio: fu per questa ragione che le maggiori cariche irlandesi risposero all'appello. Il Ministro della Scienza e dell'Educazione, Mr. Tom Boland, illustr tramite gli atti emessi dal suo ministero come il suo ufficio avesse trattato il problema dal 1998 al 2002, in risposta alle numerose azioni legali intraprese nei confronti del Governo, osservando come furono le molteplici richieste di libert di informazione provenienti dagli ex-residenti che cercavano di potere accedere ai loro dati e il successo di trasmissioni come Dear Daughter4 e States of Fear5 a gettare le basi per un intervento del Governo irlandese.
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Dear Daughter fu un programma trasmesso nel 1996 dalla RTE, avente ad oggetto la Goldenbridge Industrial School, una delle strutture gestite dalla Chiesa ritenuta colpevole di abusi, 5 State of Fear fu un programma televisivo al cui interno erano compresi tre distinti programmi di tipo

Mr. Boland continu affermando che la necessit di prendere provvedimenti era stata sollevata gi dal suo predecessore, che aveva portato alla luce il problema delle azioni legali intraprese da ex-residenti nei confronti delle scuole industriali; si pens di creare una Commissione apposita, tuttavia il passare del tempo li aveva portati ad incentrarsi pi su una struttura a carattere consulenziale. Fu soltanto alla fine del 1998 che il Governo decise di istituire un Comitato subministeriale composto da diversi ministri, il cd. Tanaiste; il suo scopo sarebbe stato quello di portare davanti al Governo proposte riguardanti il modo di trattare il problema degli abusi sessuali. Mr. Micheal Martin, allora Ministro dell'Educazione e della Scienza, propose di ampliarne lo scopo estendendolo a tutti i generi di abusi sui bambini. I lavori di questo Comitato si conclusero circa cinque mesi dopo: il 28 aprile 1999 furono presentate le proposte che sarebbero state adottate il 10 maggio dello stesso anno: si stabil la formazione della CICA; si associ al concetto di disabilit contenuto nello Statute of Limitations quello di vittime di abusi sessuali infantili che altrimenti sarebbero stati interdette dal potere richiedere risarcimenti; si fond un consultorio per le vittime; si cominci a preparare il terreno per un successivo registro degli autori dei delitti contro la sessualit infantile; si prepararono delle pubbliche scuse. Nel 1999 le misure a favore delle vittime di abusi furono approvate: al momento della loro approvazione, il Taoiseach dichiar che the starting point for this is simple, but fundamental. We must start apologising6. Fu nei documenti consegnati alla Investigation Committee che il primo ministro irlandese chiar il suo pensiero, sostenendo come si avvertisse una responsabilit del Governo per quanto era accaduto, una netta sensazione di

documentaristico: Industrial Schools and Reformatories from the 1940s1980s, The Legacy of Industrial
Schools, e Sick and Disabled Children in Institutions
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Cfr. State of Ireland, CICA Investigation Committee Report, CICA, Vol. I, pg. 10: Il punto di partenza semplice, tuttavia fondamentale. Dobbiamo iniziare con lo scusarci.

avere abbandonato una fetta della comunit, composta di oneste persone che meritavano quindi le migliori scuse che uno stato avesse da offrire. La visione del primo ministro era comunque condivisa dai suoi colleghi, che reputavano controproducente porre in atto misure senza prima aver fatto pubblica ammenda. Continuando a rispondere al questionario, Mr. Boland illustr le caratteristiche dello schema di compensazione, affermando come questo fosse in programma gi da molto tempo nelle menti dei politici che tuttavia preferirono aspettare la fine dei lavori della Commissione. A discapito di questa loro posizione, il Governo venne a sapere che gli avvocati dei denuncianti avevano consigliato loro di non cooperare finch non fosse stato approvato il piano di risarcimenti, cos il presidente della Commissione richiese al Governo di prendere rapidamente posizione o sarebbe stato difficile per loro concludere i lavori. Il 3 ottobre 2000, il Governo dett delle linee guida in materia di risarcimento che comprendevano la parificazione della nozione di abusi a quella della Commissione legislativa del 1998: la somma corrisposta avrebbe avuto natura satisfattiva e non risarcitoria e la sua entit sarebbe corrisposta a quanto un denunciante avrebbe potuto ottenere se si fosse rivolto ad una corte. Dopo avere consultato le procedure in materia di risarcimenti in altre giurisdizioni, le proposte e linee guida confluirono nel Residential Institution Redress Act 2002. Il Governo mise comunque in chiaro che le ragioni che lo spingevano ad impegnarsi per assicurare un equo risarcimento alle vittime non erano dettate dal suo coinvolgimento in nessun modo ma si potevano considerare come un dovere dello Stato irlandese nei confronti dei suoi cittadini: allo stesso tempo, tramite conferenze con le Congregazioni Religiose, il Governo propose loro di partecipare con contributi al fondo per il risarcimento, sostenendo come il popolo non avrebbe visto di buon occhio un loro eventuale rifiuto.
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Il contributo delle Congregazioni7 ammont a 128,000,000 tra contanti, servizi di consulenza e trasferimenti immobiliari, mentre il Governo avrebbe garantito alle diciotto congregazioni partecipanti una indennit non commisurata alla responsabilit per abusi 1.5: Testimonianza delle Congregazioni Religiose I punti principali intorno ai quali ruotavano le udienze svolte nei confronti delle Congregazioni Religiose riguardavano soprattutto la loro partecipazione al fondo e le loro scuse pubbliche, queste ultime molto pi rilevanti dei contributi versati. Le trattative con lo Stato furono svolte dal CORI ( Conference of Religious of Ireland), una organizzazione che raggruppa varie Congregazioni Religiose irlandesi. L'accordo raggiunto dal CORI con lo Stato irlandese era piuttosto ragionevole, tuttavia all'Investigation Committee non interessava tanto il contenuto di questi patti quanto il fatto che, se le Congregazioni avevano deciso di pagare, poteva significare che in una qualche misura queste ammettessero che ci fossero stati abusi di un qualche genere nei loro istituti. Il problema delle scuse era ancora pi complesso: parte delle Congregazioni accettarono di sottoscrivere il documento comune, altre si rifiutarono; di quelle che accettarono, si registrano le pi diverse espressioni, pi o meno soddisfacenti ma intese sempre a evidenziare pi la buona volont che le animava che le scuse, temendo che le loro parole potessero essere usate contro di loro come ammissione di colpa o di responsabilit. La conciliazione della necessit di scusarsi con la tendenza a non ammettere nulla il filo conduttore dei documenti e delle dichiarazioni degli appartenenti
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Cfr. State of Ireland, CICA Investigation Committee Report, CICA, Vol. I, pg. 13. Il CORI, seguendo le direttive delineate negli accordi con il governo irlandese, acconsent a contribuire al fondo per il risarcimento versando 128.000.000, cos ripartiti: contributi in contanti, 41.14 milioni; servizi di consulenza, 10 milioni; trasferimento di propriet 76.86 milioni.

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al CORI: se un qualche membro avesse commesso abusi, ne prendono le distanze; non accettarono la responsabilit della Congregazione per le colpe di singoli; se abusi ci siano stati o meno, rimettono la questione alla Commissione sostenendo che compito suo in quanto loro sono in possesso di prove contraddittorie al riguardo. Il 31 gennaio 2002 il CORI pubblica, a nome dei suoi membri, delle scuse generali: We accept that some children in residential institutions managed by our members suffered deprivation, physical and sexual abuse. We regret that, we apologize for it. We can never take away the pain experienced at the time by these children nor the shadow left over their adult lives. Today the congregations with the State are giving a concrete expression of their genuine desire to foster healing and reconcliliation in the lives of former residents.8. L'Investigation Committee interrog ognuna delle diciotto Congregazioni Religiose, chiedendo loro il motivo per il quale avessero aderito alle scuse e le ragioni della loro partecipazione al fondo per il risarcimento, ove avessero aderito. Per ragioni comprensibili, mi limiter a citare tre casi che reputo significativi: Istituto Rosminiano di Carit: molto presenti in Irlanda, la Congregazione gestiva due scuole industriali, una ad Upton e una a Ferryhouse, assieme ad una scuola per ciechi a Drumcondra. Furono tra i primi a scusarsi pubblicamente nel 1999: quando nel 2004 fu chiesto a padre Joseph O'Reilly il motivo, il religioso si limit a rispondere che era giusto cos e che non c'erano altre soluzioni, una cosa naturale scusarsi
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Cfr. Irish Government, CICA Investigation Committee Report, CICA, Vol. I, pg. 15. Concordiamo sul fatto che alcuni bambini abbiano sofferto, in istituti residenziali gestiti dai nostri membri, privazioni e abusi fisici e sessuali. Ci ne rammarichiamo, ci scusiamo. Non potremmo mai alleviare il dolore sofferto da questi bambini, n lombra che aleggia sulle loro future vite. Oggi, le Congregazioni assieme al governo intendono esprimere il loro genuino desiderio di guarire e riconciliarsi con gli ospiti delle strutture.

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quando si riconosce di avere commesso uno sbaglio. Dalle sue parole tuttavia si evince come la maggiore preoccupazione fosse quella di evitare le lungaggini di un processo e l'eccessiva esposizione, adducendo come scusa la scarsit di mezzi economici e la non volont di causare ulteriori disagi agli accusatori. Comunque, nel novero delle Congregazioni Religiose, il suo comportamento sicuramente quello pi meritevole di approvazione e di stima, avendo aderito per primo alle scuse ed unendosi al fondo per il risarcimento Ordine Dominicano: ancora oggi, uno degli organi pi prolifici in Irlanda, gestiscono diverse scuole. Gestivano un orfanotrofio a Dublino, conosciuto come St. Xavier' Boys Home, chiuso nel 1993. Le sei denunce riguardanti lordine coprono un arco di tempo che va dal 1995 al 2001. L'ordine non si un alle scuse pubbliche, ritenendole di scarsa utilit, tuttavia ader al fondo per il risarcimento. Sorelle di Piet: la Congregazione fu molto importante nel sistema di scuole industriali, in quanto era responsabile di 26 strutture. Sull'onda della trasmissione Dear Daughter del 1995, la quale rappresentava una scuola industriale delle Sorelle di Piet, Goldenbridge, come luogo di abusi, la Congregazione scrisse una lettera di scuse: tuttavia, il tenore del documento, incompleto e insoddisfacente, lungi dal placare le richieste di risarcimenti da parte di ex-residenti, sort l'effetto opposto. Fu nel 2004 che le Sorelle di Piet redassero una seconda apologia, contribuendo anche al fondo per il risarcimento. Come nel caso dell'Istituto Rosmaniano, la prima preoccupazione sembra quella di evitare una eccessiva sovraesposizione. 1.6: Testimonianze da parte di gruppi di sopravvissuti
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I gruppi invitati ad assistere alle udienze di emergenza furono dieci: essendo inutile ai fini della trattazione citarli tutti con le rispettive peculiarit, di seguito ne saranno descritti solo tre. The Irish Deaf Society: rappresentata da Mr. Kevin Stanley, l'associazione una sorta di raggruppamento di societ minori, in particolare una di queste si occupa principalmente di rappresentare gli ex-ospiti non-udenti. La sua formazione avvenne in seguito alla trasmissione States of Fear, intesa a give deaf people an opportunity to discuss things, their experience and really to assist in part of the healing process, healing from the pain that they would have experienced9, secondo le linee guida dell'associazione. Gli abusi in questione si riconnettono principalmente ad alcuni atteggiamenti vessatori, come l'introduzione dell'oralit e il divieto di utilizzo del linguaggio dei segni che hanno condotto a negligenze, abusi emozionali e fisici. One in Four: la base di questa associazione di carattere assistenzialistico, una organizzazione non-profit riconosciuta dallo Stato fondata da Mr. Colm O'Gorman nel 1999 nel Regno Unito. Dal 2000, quando fu riconosciuta dallo Stato dIrlanda, cominci a fornire supporto psicologico e legale, traendo le sue risorse da sovvenzioni del Ministero della Salute e dell'Infanzia e mediante raccolte di fondi. The Aislinn Centre: la direttrice stessa del Centro, Ms. Christhine Buckley, rese testimonianza alla Investigation Committee: in seguito alla trasmissione Dear Daughter, la signora Buckley decise nel 1996 di organizzare un evento a Dublino, chiamato A Happy Day, inteso a mettere in contatto tra di loro exospiti.
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Cfr. Irish Government, CICA Investigation Committee Report, CICA, Vol. I, pg. 28: dare alle persone affette da sordit una opportunit di discussione, di parlare delle loro esperienze ed essere assistite nel processo di guarigione, guarire dal dolore sofferto.

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L'evento, al quale parteciparono 550 persone, fu solo l'inizio del lavoro svolto in favore delle vittime di abusi in et infantile. Il Centro fu riconosciuto dopo le scuse del Taoiseach, nel 1999, seguendo una open door policy, ovvero non richiedendo ai membri di diventare soci. Il numero di assistiti che hanno usufruito dei servizi del Centro si aggira sulle 3,500 persone: le attivit del Centro comprendono uffici di consulenza, insegnamento ed attivit che sviluppino la crescita individuale come arte, musica, scrittura o teatro ricevendo per questo suo lavoro contributi da parte dello Stato. 1.7: Redress Fund In concomitanza alle scuse pubbliche di cui si gi parlato presentate dal Governo irlandese alle vittime di abusi, il premier Mr. Ahern predispose diverse misure di emergenza, tra le quali l'istituzione della CICA. I compiti di tale organo sono stati gi delineati, tuttavia bene notare come questa non prevedesse all'atto della sua fondazione specifici poteri in ordine alla compensazione delle vittime bens fosse solo intesa a fornire un quadro il pi completo possibile dell'emergenza. Al tempo stesso, le vittime di abusi cominciarono a presentare sempre pi domande di risarcimenti per i danni subiti contro il Ministero dell'Educazione e le diverse organizzazioni religiose resesi colpevoli. A tal proposito, il premier decise in primo luogo di estendere i termini per citare in giudizio questi soggetti: tuttavia, i rappresentanti legali delle vittime, riunitisi in una associazione, contestarono il conflitto di interessi che sussisteva nel ruolo ricoperto dal Ministero dell'Educazione nella redazione del Ryan Report , in quanto questo avrebbe potuto indirizzare i lavori verso conclusioni a s pi favorevoli in termini di ammissibilit dei ricorsi.

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La Commissione stessa decise, a questo proposito, che la redazione di uno speciale progetto per valutare l'entit dei risarcimenti fosse di competenza del Governo, data anche la scarsit degli elementi in suo possesso per meglio definire uno schema congruo. Il 3 ottobre 2000 cominciarono a delinearsi i principi secondo i quali lo schema sarebbe stato assoggettato: lo stato irlandese, tenuto conto dei risultati emergenti dai lavori della CICA, avrebbe provveduto a corrispondere alle vittime un indennizzo ex gratia senza per stabilire la responsabilit degli organi governativi che avrebbero avuto il compito di vigilare sulle istituzioni dove il reato si fosse verificato. Ulteriori dettagli come la costituzione e la gestione dell'organismo preposto o i finanziamenti ai quali si sarebbe fatto ricorso sarebbero stati discussi successivamente. Il problema che la Commissione evidenzi fin dal principio fu la sua assenza da un qualsiasi ruolo in veste di consulente riguardo le modalit d compensazione. Nel 2001 il governo approv le proposte del ministro per l'educazione riguardanti il progetto di indennizzi: questo avrebbe avuto il compito di ricevere denunce fino a tre anni dalla sua fondazione. La sezione riguardante la certificazione degli indennizzi sarebbe stata presieduta da un giudice di alta istanza e la ricevibilit delle denunce si sarebbe svolta secondo modalit non contenziose; l'indennizzo sarebbe stato commisurato ai danni sussistenti e a quelli subiti in passato ove si potesse dimostrare che tali danni abbiano effettivamente avuto luogo. L'indennizzo non sarebbe stato corrisposto per perdite di guadagni, ma sarebbe stato commisurato a criteri elaborati nel progetto come i differenti tipi di abuso e i suoi effetti: Gravit dell'abuso: valore 1-25

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Gravit dei danni: a) menomazioni fisiche/ dovuti all'abuso malattie psichiche accertate, valore 1-30 b) conseguenze sociali, valore 1-30 c) perdita di opportunit, valore 1-15 Tenendo conto dei fattori evidenziati nello schema, il progetto prevedeva cinque fasce diverse di indennizzo corrispondenti a diversi valori, ad esempio la prima fascia che comprendeva tutte le denunce il cui coefficiente fosse stato minore di 25 aveva diritto ad un indennizzo massimo di 50.000 ; la quinta fascia, la cui gravit accertata avesse un valore di 70 o maggiore poteva ricevere un indennizzo il cui valore oscillava tra i 200.000 e i 300.000 . Lo statuto fu presentato dal ministro per l'educazione nel giugno del 2001 all'interno del Residential Institutions Redress Bill, i cui articoli 14 e 15 prevedono le modalit di nomina della Commissione 14. Where the Minister has appointed persons with appropriate medical and legal expertise to be members of a committee, whether before or after the passing of this Act, for the purposes of preparing a report (a) on the amount of awards for categories of abuse, including severity of abuse and categories of injuries, and (b) on advice and recommendations generally in respect of such awards, including advice on the range of the amount to be paid in an award having regard to the category of the abuse and injury, the Minister shall cause the report to be published as soon as practicable. 15. (1) The Minister shall make regulations specifying the amount to be paid for abuse and injuries and shall, when making such regulations, have regard
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to the report referred to in section 14. (2) Without prejudice to the generality of the foregoing, the Minister shall specify in the regulations (a) categories of abuse, including categories of severity of abuse, (b) categories of injuries, (c) amounts to be paid in an award for such abuse and injuries, and where appropriate, the range of such amounts having regard to the severity of the abuse and injuries10. La CICA evidenzi come non fosse stata prevista nessuna possibilit di confrontare e condividere i dati derivanti dal suo lavoro e lo schema di compensazione: sarebbe stato possibile che questo non compensasse tutte le persone che avessero collaborato con la Commissione, le quali vedendosi escluse sarebbero state scoraggiate dal partecipare ai lavori della CICA. L'organismo istituito per la compensazione fu nominato il 30 agosto 2001: tra i suoi compiti si annoverano, la redazione di una tabella per determinare il valore degli indennizzi commisurati all'entit del danno; presentare ove richiesto rapporti provvisori; presentare al ministro per l'educazione il rapporto descritto all'articolo 14 del Residential Institutions Redress Bill.
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Cfr. Irish Government, Residential Insititutions Redress Act, 2001: 14. Il Ministro ha nominato persone con lappropriata esperienza in campo medico e legale, membri di un comitato, sia stato prima o dopo lapprovazione di questatto, allo scopo di redigere un rapporto: a) concernente lammontare del risarcimento da corrispondere alle varie categorie di abuso e di lesioni e b) contenente consigli e raccomandazioni di carattere generale, sempre a proposito dellammontare dei risarcimenti, inclusa una consulenza sulla gamma dellimporto da pagare in un risarcimento, avendo riguardo alla categoria in cui ricadono labuso e le lesioni. Il Ministro far pubblicare il rapporto il prima possibile. 15. Il Ministro rediger regolamenti che specificano lammontare da corrispondere in caso di abusi e lesioni e prender in considerazione, al momento di redigere questi regolamenti, il rapporto a cui lart. 14 fa riferimento. Fatte salve le specificazioni di cui sopra, il Ministro specificher nel regolamento a) le categorie di abuso, incluse quelle che fanno riferimento alla severit dellabuso, b) categorie di lesioni, c) lammontare da corrispondere per tali abusi e lesioni e, quando appropriato, la gamma in cui si suddividono tali somme, considerata la gravit dellabuso e delle lesioni.

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Capitolo 2: The Murphy Report

2.1: Cenni storici Il documento conosciuto come Murphy Report il risultato dei lavori della Commission of Investigation into the Archidiocese of Dublin, un organo inteso principalmente a stabilire le modalit con cui lo Stato e la Chiesa hanno trattato il problema degli abusi sessuali commessi dai religiosi operanti sotto l'egida dell'Arcidiocesi di Dublino nel periodo che va dal 1975 al 2004.

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Il documento si compone di due parti: la prima dedicata ai protagonisti della vicenda e alle loro caratteristiche, in altre parole la struttura organizzativa di una Arcidiocesi e quella delle pi rilevanti autorit dello Stato in materia come il Garda11, il DPP (Director of Public Prosecutions) e le autorit sanitarie. Sono inoltre contenuti i dettagli riguardanti le procedure di diritto canonico adottate dalla Chiesa, assieme alle modalit di raccolta e trattamento delle denunce e alle coperture assicurative stipulate per fare fronte alle richieste di risarcimenti. La seconda parte del rapporto tratta, come esempi rappresentativi, 46 casi in cui si sospetti o ci sia certezza di abusi commessi da un prelato su un minorenne. Prima di procedere alla trattazione, occorre chiarire che lo scopo del documento, come anche quello della tesi, non tanto stabilire se abusi ci siano stati o meno, quanto riportare il modo in cui le denunce furono gestite dallo Stato e dalla Chiesa. Nella trattazione dell'argomento, si tende ad assimilare questo rapporto al Ryan Report, senza tenere conto delle peculiarit che differenziano i due documenti: scopo della CICA era quello di investigare sul trattamento dei minorenni ospiti in strutture come orfanotrofi o scuole industriali, soffermandosi sull'entit degli abusi di ogni genere avvenuti nell'arco di decenni; il Murphy Report invece tratta unicamente degli abusi a sfondo sessuale avvenuti nella Arcidiocesi di Dublino, coprendo un arco temporale di trent'anni circa. Nel Murphy Report, la Commissione arriv a raccogliere i nomi di 172 colpevoli ai quali si aggiungono altri 11 di cui non si riusciti a risalire all'identit: sia chiaro che il numero dei nominativi non corrisponde al numero delle denunce: ad esempio, un prete confess di avere avuto rapporti con pi di 100 minorenni, un altro di avere commesso abusi sessuali una volta ogni quindici giorni.
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Organo di Pubblica Sicurezza irlandese, equivalente dei Carabinieri italiani.

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Complessivamente, questi due religiosi registrano solamente poco pi di 70 denunce. In un altro caso, un prete fu denunciato per abusi commessi su un solo minorenne ma in sede di interrogatorio confess di avere abusato di almeno altri sei minorenni. La Commissione esamin le denunce di 320 bambini contro i 46 preti compresi nella lista esemplificativa, scoprendo che il rapporto tra le denunce di ragazzi e ragazze di 2,3 a 1. Dei 46 preti, 11 si dichiararono o furono dichiarati colpevoli, uno di loro fu ritenuto innocente in quanto ingiustamente accusato e due furono scagionati per mancanza di prove. Dei 46 preti, undici sono o erano membri di ordini religiosi: quattro sono morti, altri quattro vivono ancora nell'ordine ma con severe limitazioni in ordine all'esercizio del ministero; due sono nell'ordine senza restrizioni e l'ultimo stato trasferito in una diocesi differente. Dei 34 preti rimanenti, dieci sono morti, venti sono interdetti al ministero e quattro continuano ad esercitare le loro consuete funzioni. Riguardo ai venti preti interdetti, undici sono assistiti finanziariamente dalla Chiesa, gli altri nove sono stati laicizzati. 2.2: L'atteggiamento della Chiesa L'impressionante volume assunto dallo scandalo stato descritto dalle autorit ecclesiastiche stesse come uno tsunami12, un terremoto nascosto sotto la superficie, implicando in tal modo che loro stessi, al pari dell'opinione pubblica, furono colti di sorpresa da quanto avvenuto.

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Cfr. Mc Grady, A Registar of the Mater Dei Institute Dublin, Brokenness of the Irish Church in Liam Bergin (ed) According to Your World (Dublin, Four Court Press, 2007)

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Per mezzo dei suoi rappresentanti, affermarono di avere svolto alcune indagini verso la fine degli anni '90: pi precisamente, asserirono di essere in una fase di learning curve, cosa ritenuta non veritiera dalla Commissione alla luce delle indagini svolte. La pretesa di essere in una learning curve strideva con il fatto che l'Arcivescovo McQuaid avesse gi trattato casi del genere negli anni '50 e '60, anche se la maggior parte delle denunce presenti nel rapporto riguardano casi successi negli anni '70 e '80. Volendo ripartire il numero di denunce nel corso del tempo, quello che colpisce la progressione sempre crescente: si passa dalle tre denunce esposte negli anni '60 al picco toccato negli anni '90, 135 denunce. La preoccupazione principale della Arcidiocesi di Dublino, almeno fino alla met degli anni '90, era quella di mantenere il segreto ed evitare lo scandalo: come evidenziato dalla Commissione, le sue priorit erano principalmente proteggere il buon nome della Chiesa e i suoi assetti; lasciare che la giustizia per le vittime e il benessere dei bambini passassero in secondo piano; non applicare il loro stesso diritto canonico ed impedire l'applicazione del diritto nazionale. Un primo passo in direzione degli interessi delle vittime fu la redazione del Framework Document nel 199613, anche se non pot entrare pienamente in funzione fino allo stabilimento del Child Protection Service nella Arcidiocesi di Dublino del 2003: con soddisfazione della Commissione, da questo momento le denunce presentate alla Arcidiocesi e alle autorit ecclesiastiche furono trasmesse al Garda, ritenuto pi adeguato alla conduzione di indagini appropriate. Un elemento di preoccupazione era per rappresentato dalla effettiva indipendenza delle strutture di ricezione delle denunce, le quali erano praticamente sottoposte al controllo di due sole persone, l'Arcivescovo e il direttore del Child Protection Service.
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Cfr. Irish Catholic Bishops Advisory Committee on Child Sexual Abuse: Child Sexual Abuse: Framework for a Church Response (Dublin: Veritas Publications, 1996)

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2.3: La conoscenza del problema Le autorit della Arcidiocesi e degli ordini religiosi non sono persone con uno scarso livello di istruzione, anzi: ognuno di loro possiede le basi se non una ferrata conoscenza del codice di diritto canonico e delle sue leggi. Il problema degli abusi non inoltre una questione sorta nel ventesimo secolo, bens sono annoverati da tempo immemorabile tra i delitti secondo la legge canonica, oltre ad essere un peccato particolarmente grave per la morale religiosa e un crimine per le leggi dello Stato. Non possibile quindi accettare come difesa da parte di alti prelati la loro presunta ignoranza delle leggi canoniche. Il Papa e la Santa Sede si sono dimostrati pi volte consapevoli del problema degli abusi compiuti ai danni di minori da parte del clero, denunciando a pi riprese tali crimini anche attraverso i Concili14: ad esempio, nel 1917, il codice di diritto canonico prevedeva la revoca di uffici e/o benefici o l'espulsione dal clero per chiunque si fosse reso responsabile di tali delitti; inoltre, nel ventesimo secolo, le autorit della Santa Sede promulgarono due distinti documenti per far fronte al problema, anche se furono scarsamente osservati. Il problema esplose in tutta la sua virulenza nel 1994, con il caso di padre Brendan Smyth: era la prima volta che l'opinione pubblica si mostr consapevole della possibilit di abusi su minori da parte di ordinati. I primi provvedimenti presi dalla diocesi, constatata la plausibile recidivit degli abusatori, hanno luogo nel 1981, quando l'Arcivescovo Ryan spedisce uno dei colpevoli a Stroud, dove si trova una clinica specializzata in riabilitazione e cura; poco tempo dopo, lo stesso Arcivescovo stipul un contratto di assicurazione nei confronti delle richieste di risarcimento danni.
14

Cfr. Scicluna, Charles J. Sexual Abuse of Children and Young People by Catholic Priests and Religious: Description of the Problem from a Church perspective in Hanson Pfafflin e Lutz (ed.) Sexual Abuse in the Catholic Church: Scientific and Legal Perspective (Roma, Libreria Editrice Vaticana, 2003).

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Nel 1987, quando fu stipulato un secondo contratto di assicurazione, gli Arcivescovi McNamara, Ryan e Mc Quaid avevano informazioni riguardo almeno 17 casi di preti resisi colpevoli di abusi, cosa dimostrata dalla precauzione di assicurarsi ed in contrasto con le loro presunte vaghe conoscenze riguardo il problema. Ad ogni modo, non erano gli unici, visto che la Commissione appur che diverse altre cariche della Chiesa e suoi alti prelati erano in possesso di notizie riguardanti denunce. Nonostante diversi di loro avessero una solida conoscenza delle leggi civili o insegnavano in cattedre di prestigio, prima del 1995, nessuno notific mai nulla alle autorit: la priorit, nella loro ottica, era dovuta innanzitutto alla Chiesa e al giuramento di fedelt alla Santa Sede. Con poche eccezioni, la maggior parte dei preti non-colpevoli decise di tacere a sua volta. A dispetto del fatto che molte cariche della Chiesa irlandese fossero dottori in legge canonica o avvocati, sembra che abbiano considerato la legge canonica come caduta definitivamente in desuetudine durante la met del ventesimo secolo: in particolare, non si ha notizia di procedimenti penali a carico dei colpevoli, nonostante le leggi in materia fossero valide e presenti. Non bisogna pensare per che le alte cariche della Chiesa Cattolica d'Irlanda si conformassero tutte ad uno standard: ad esempio, l'Arcivescovo McQuaid era conscio delle leggi ecclesiastiche e mise in moto i processi anche se non li port mai a termine, mentre gli altri due Arcivescovi non hanno mai applicato il diritto canonico. Durante un periodo di oltre trent'anni, solo due processi ebbero luogo ad opera dell'Arcivescovo Connell, che portarono all'espulsione dall'ordine di padre Bill Carney nel 1990.

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Il problema principale nella raccolta delle denunce e delle informazioni era il diritto canonico stesso il quale impone la segretezza, addotta come pretesto per non informare le autorit competenti, ricalcando le vicende che coinvolsero la Arcidiocesi di Boston15: in entrambi i casi il segreto protected the institution at the expense of children. Un aspetto di questo atteggiamento era il rifiuto di ammettere che ci fosse stato abuso in mancanza di forti ed esplicite prove: ad esempio, alcune denunce anonime furono semplicemente ignorate; si registrarono anche casi di vescovi ai quali arrivarono voci di presunti abusi ma che non fecero nulla per approfondire la questione. Il caso pi eclatante fu quello di una madre che deposit una denuncia per conto della figlia: le fu risposto che a presentare denuncia avrebbe dovuto provvedere la figlia stessa; quando la madre spieg che ella non era in condizioni di farlo, non le chiesero nemmeno il nome del colpevole. Se volessimo sintetizzare questo atteggiamento in una frase, ricalcherebbe il famoso don't ask, don't tell statunitense: sembra che il problema non sia mai stato discusso apertamente dai vescovi e dai suoi ausiliari, almeno fino agli anni '90.

2.4: Responsabilit I preti che abusano di bambini sono direttamente responsabili delle loro azioni, non potendo trasferire questa responsabilit ai capi del loro ordine o ai vescovi: questi sono invece tenuti a fare in modo che i colpevoli, appartenenti al loro dicastero o al loro ordine non si sottraggano alla giustizia e non ricevano trattamenti speciali in virt del loro status e non siano facilitati a sfuggire alle leggi civili o ad essere messi in condizione di reiterare i loro crimini.
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Cfr. Office of the Attorney General Commonwealth of Massachusetts: The Sexual Abuse of Children in the Roman Catholic Archdiocese of Boston (Boston: Office of the Attorney General Commonwealth of Massachusetts, 2003).

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La pratica invece ci mostra un quadro profondamente diverso: la priorit era quella di fare in modo che meno persone possibili venissero a sapere del problema individuale del prete, senza curarsi eccessivamente del benessere di altri bambini che sarebbero potuti venire in contatto con i preti gi colpevoli. Le denunce furono trattate in molti casi in un modo palesemente inadeguato, quando non addirittura con arroganza e volont di insabbiare la faccenda: la procedura standard sembrava essere il gain his knowledge, tell him nothing, ovvero dire il meno possibile ai denuncianti: ad esempio, nessuno inform mai un denunciante del fatto che altri preti fossero stati accusati o condannati. Nessun Arcivescovo forn mai informazioni al Garda, ad eccezion dell'Arcivescovo Connell che consegn alle autorit i nomi di 17 preti denunciati per abusi su minori, anche se questi era in possesso di almeno 28 nominativi. L'Arcivescovo McQuaid era esperto in diritto canonico, ma l'atteggiamento tenuto negli anni '60 riguardo al caso di padre Edmondo16 dimostra la sua intenzione di proteggere per primi gli interessi della Chiesa. L'Arcivescovo Ryan non seppe investigare correttamente in almeno sei casi; lo stesso prelato non fece nulla per evitare di porre ancora una volta uno dei colpevoli in condizioni di reiterare i suoi reati; inoltre, la sua tattica di utilizzare persone diverse per far fronte a denunce diverse si tradusse in una disastrosa mancanza di coordinazione nel rispondere al problema. L'Arcivescovo McNamara restitu le funzioni ministeriali ad un prete gi giudicato colpevole, senza assicurarsi che seguisse le direttive dei suoi superiori; fu lui il primo a stipulare polizze assicurative contro le richieste di risarcimenti. L'Arcivescovo Connell era un accademico e non aveva esperienza riguardo il lavoro in una Diocesi: gi dalla sua nomina, si ritrov ad affrontare due seri problemi che lo sconvolsero non tanto per il semplice fatto che dei prelati avessero abusato di minorenni quanto per la vastit della faccenda.
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Nome fittizio.

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Secondo uno dei suoi vescovi, L'Arcivescovo Connell era quello pi preoccupato dalla questione degli abusi e cerc di fare in modo che la Chiesa potesse fronteggiare propriamente la situazione, anche se per la Commissione, almeno all'inizio si fid troppo dei rapporti consegnatigli dai suoi sottoposti: nonostante le buone intenzioni, gli ci volle del tempo per capire che coprire gli abusi non era un buon modo per trattare il problema. Incontr talvolta delle vittime, a differenza dei suoi precedessori, che lo descrissero in maniera difforme, chi partecipe ma non del tutto conscio dei problemi delle vittime, chi distaccato e freddo.

2.5: Trattamento psichiatrico e psicologico I primi casi di trattamento e di cure a livello psichiatrico per i preti colpevoli di abusi si ebbero tra gli anni '60 e '70, anche se fu solo negli anni '80 che ci si rese conto della necessit di cure prolungate ed intensive: dei 46 preti, 25 furono ospiti dell'Istituto Granada, altri 8 frequentarono Strout, alcuni frequentarono entrambe le strutture. La Commissione osserv come in questi casi non si informasse a sufficienza il personale delle strutture psichiatriche riguardo le condizioni dei preti: in mancanza di queste informazioni le cure somministrate potevano al pi servire come scusante per la ripresa dei rispettivi ministeri. La decisione riguardo al reintegro spettava comunque all'Arcivescovo, il quale doveva stabilire quale peso dare ai rapporti riguardo la salute psichica dei preti in ordine alla ripresa delle funzioni parrocchiali. Come testimoniato dall'Istituto Granada per, nessun trattamento pu garantire che un pedofilo non reiteri il reato: gli esperti stimano un tasso di recidivit tra 1% e 8% per i soggetti a basso rischio, fino al 25% per quelli ad alto rischio;
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dati incontestabili dalla Commissione che non aveva i mezzi e gli esperti per contraddirli o avallarli. Non si poteva neppure contestare la necessit di una qualche forma di lavoro per facilitare la riabilitazione, anche se una qualunque forma di lavoro pastorale avrebbe comportato contatto con dei minorenni. Il problema principale al riguardo, stava nel fatto che se la fama del prete come molestatore di minori fosse stata di pubblico dominio, lavorare per lui sarebbe stato impossibile; al contrario, se tali caratteristiche non fossero tali, allora supervisionarlo sarebbe stato molto difficile. Uno degli scopi della Arcidiocesi era la riabilitazione dei preti colpevoli, un fine considerato ammissibile dalla Commissione stessa a patto che non si traducesse nella possibilit di reiterare il reato. Fino alla fine degli anni '90, il monitoraggio dei preti era piuttosto scarso, anche nei confronti di quei preti le cui accuse si erano dimostrate fondate; talvolta la Arcidiocesi incaricava il medico curante di agire come supervisore, ruolo che non poteva essere ragionevolmente svolto da tale professionista. Comunque, seppure scarso, si deve ammettere che il livello di controllo era superiore a quello posto in essere per i pedofili non-religiosi. Una soluzione praticata era quella di costringere ad una sorta di arresti domiciliari il colpevole da parte dell'ordine o della societ di appartenenza: in qualsiasi momento, questi arresti potevano essere revocati a patto che il colpevole abbandonasse l'ordine o la societ. I preti diocesani non possono per essere soggetti alle stesse misure, poich l'Arcidiocesi non dispone delle strutture adatte n pu incaricare una persona di monitorare costantemente il colpevole.

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2.6: Svolgimento dei lavori 2.6.1: Commission of Investigation Act In base al Commissions of Investigation Act del 2004, il Ministero della Giustizia irlandese nomin la Commissione di Investigazione della Arcidiocesi di Dublino il 28 marzo 2006, con il compito di selezionare una serie di casi ritenuti rappresentativi avvenuti in parrocchie poste sotto l'egida della Arcidiocesi di Dublino tra il 1975 e il 2004; al tempo stesso, i compiti di questa particolare commissione d'inchiesta comprendevano anche verifiche riguardo l'atteggiamento tenuto dalle autorit in rapporto alle denunce ricevute, in particolare queste avrebbero dovuto accertare se vi fossero stati comportamenti atti ad ostacolare o ad insabbiare le indagini; selezionare una serie di casi in cui fosse comprovato il possesso da parte della Arcidiocesi di elementi di prova forti e concreti in relazione a casi di abusi avvenuti nella sua giurisdizione; approfondire i rapporti intercorsi tra l'Arcidiocesi di Dublino, la Santa Sede e le autorit irlandesi. A capo della Commissione fu posto il giudice Yvonne Murphy, mentre il barrister Ms. Ita Mangan e il solicitor Mr. Hugh O'Neill furono nominati Vicecommissari. Seguendo le linee guida delineate dal mandato, la Commissione decise di porre al vertice delle priorit la necessit di accertarsi appieno dell'estensione e della gravit della vicenda, per poi passare in secondo luogo a stabilire e a ordinare i rapporti in base alla gravit, facendo riferimento a casi in cui ci fu denuncia, casi in cui vi era presenza di inequivocabili sospetti e infine casi in cui c'era un fondato sospetto o preoccupazione.

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Le indagini che riguardavano lultimo punto, in particolare, avrebbero portato inevitabilmente ad ulteriori verifiche sul modo in cui furono trattate le denunce da parte degli organismi competenti come le autorit civili od ecclesiastiche. Dopo avere raccolto materiale sufficiente, la Commissione avrebbe selezionato i casi che sarebbero andati a confluire nella seconda parte del rapporto, in particolare avrebbe inserito quei casi in cui ci fu ostracismo o pretestuosi impedimenti da parte degli interessati. Il primo argomento da discutere era una corretta definizione di abuso: si decise di ricorrere alla definizione gi adottata dal Ferns Report: While definitions of child sexual abuse vary according to context, probably the most useful definition and broadest for purposes of this Report was that which was adopted by the Law Reform Commission 1n 1990 and later developed in Children First, National Guidelines for the Protection and Welfare of Children (Department of Health and Children, 1999) which state that child sexual abuse occurs when a child is used by another person for his or her gratification of sexual arousal or that of others17. A questa definizione fa seguito una serie di esempi chiarificatori. Per operare nel migliore dei modi, fu necessario iniziare dalla ricerca delle fonti, fossero queste persone o documenti: tenendo presenti le disposizioni della sezione 10 del Commission of Investigation Act del 2004, si decise di iniziare con il cercare collaborazione da parte di quelle persone che volevano rendere testimonianza per poi proseguire con le autorit ecclesiastiche e civili come gli
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Questa definizione fu proposta originariamente dalla Western Australia Task Force on Child Sexual Abuse, 1987, e fu adottata dal rapporto stilato dalla Law Reform Commission: Report on Child Sexual Abuse (1990). Mentre la definizione di abuso sessuale su minori varia secondo il contesto, probabilmente la definizione pi utile e pi ampia agli scopi di questo rapporto era quella adottata dalla Law Reform Commission nel 1990, sviluppata in seguito in Children First, National Guidelines for the Protection and Welfare of Children (Department of Health and Children, 1999), la quale afferma che labuso sessuale su minori si configura quando un bambino usato da un'altra persona per la sua gratificazione sessuale o quella di altri..

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Arcivescovi, gli ex-Vescovi, autorit diocesane, capi di ordini religiosi e responsabili di strutture come ospedali o vertici delle forze di pubblica sicurezza. Al fine di facilitare i lavori e permettere loro di proseguire pi celermente, la Commissione svilupp tanto per la raccolta di prove quanto per le udienze protocolli e procedure: ad esempio, nel caso di interrogatori riguardanti autorit ecclesiastiche, la priorit della Commissione era venire a conoscenza del modo in cui le denunce furono trattate e individuare potenziali fonti di prova all'interno dell'autorit stessa. Durante questa fase, la Commissione fu assistita da un esperto in diritto canonico, per meglio comprendere il modo in cui la Chiesa Cattolica intendesse i suoi obblighi e i suoi doveri. La Commissione raccolse ben 145 testimonianze rese formalmente, regolarmente trascritte e conservate; inoltre si registrano in forma ufficiosa un rilevante numero di testimonianze informali. Per quanto riguarda i documenti, la Commissione ordin formalmente alla Arcidiocesi di Dublino, all'Health Service Executive (HSE), all'an Garda Siochana e al Director of Public Prosecutions (DPP) di mettere a loro disposizione quanto in loro possesso. L'ordine formale non stava tuttavia ad indicare una mancata voglia di cooperazione da parte dei soggetti chiamati in causa, bens la necessit della Commissione di essere sicura di avere tutti i documenti necessari assieme alla volont di proteggere coloro che fornivano informazioni utili aventi ad oggetto parti terze. Sarebbe stato irragionevole per gli informatori rendere delicate testimonianze senza avere la certezza di essere protetti dalle norme contenute nella sezione 16 del Commission of Investigation Act, cos si stabil che l'Order of Discovery
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avrebbe protetto tutti i documenti la cui origine fosse antecedente al 31 marzo 2006. La raccolta delle fonti richiese molto tempo a causa di vari fattori, tra i quali l'imponente mole di materiale in possesso della Arcidiocesi di Dublino, oltre 70,000 documenti. Fortunatamente, in seguito al programma televisivo Cardinal Secret del 2002, le autorit della Arcidiocesi operarono in maniera pi efficiente con il Garda, trasferendo una buona parte del materiale su archivi informatici in seguito messo a disposizione della Commissione. Pi ostica fu la raccolta di materiale appartenente all'HSE, per le difficolt nell'individuare le informazioni rilevanti tra i suoi file. Ad esempio, tramite il loro database non era possibile risalire in maniera automatica ai responsabili di abusi ma solo alle vittime, quindi sarebbe stato necessario per la Commissione esaminare e mettere a confronto 180,000 file per scoprire se la vittima avesse subito violenza nella Arcidiocesi di Dublino. Ovviamente, un simile lavoro avrebbe richiesto anni, quindi la Commissione decise di mettersi in contatto tramite l'HSE con lo staff in servizio all'epoca dei fatti e con i lavoratori precedenti, inclusi direttori di comunit, assistenti sociali e direttori di asili, tutti impiegati nell'area della Arcidiocesi di Dublino nel periodo incriminato per acquisire informazioni riguardo la loro conoscenza di denunce di abusi sessuali su minori da parte di membri del clero. Il Garda consegn tutto il materiale in suo possesso, il quale aveva ad oggetto per lo pi il periodo seguente al 1995; i documenti relativi alle attivit svolte dal Garda negli anni '60, '70 e '80 invece furono di pi difficile reperimento in quanto per la maggior parte distrutti o smarriti e fu necessario compensarli con prove o testimonianze rese dal personale all'epoca in servizio.

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Infine, si ritenne necessario acquisire anche documenti in possesso della Santa Sede, cos la Commissione scrisse alla Congregazione per la Dottrina e la Fede nel settembre del 2006, chiedendo al tempo stesso chiarimenti circa la promulgazione del documento intitolato Crimen Sollicitationis. La Congregazione non rispose, bens contatt il Dipartimento per gli Affari Esteri irlandese lamentandosi del fatto che la Commissione non avesse seguito le giuste procedure diplomatiche; la Commissione, tuttavia, non essendo organo governativo, non ritenne appropriato l'utilizzo dei canali diplomatici. Una seconda lettera fu inviata al Nunzio Papale nel febbraio del 2007, con la quale si richiedeva di presentare alla Commissione i documenti di rilievo in suo possesso che non sono stati presentati dall'Arcivescovo Martin; una terza lettera chiedeva conferma riguardo il non possesso di tali documenti. A nessuna di queste lettere fu data risposta. La Commissione non aveva il potere di costringere la Santa Sede o la Congregazione ad esibire documenti. L'Arcidiocesi reclam privilegi legali su 5,000 degli oltre 100,000 documenti a disposizione della Commissione: generalmente, un documento gode di privilegio legale quando contiene informazioni riservate e non si pu obbligare ad essere esibito in giudizio. Per ovviare al problema si fece riferimento ad un meccanismo delineato dalla Commission of Investigation Act: il documento sarebbe passato sotto una sorta di controllo preventivo da parte della Commissione e dei legali della Arcidiocesi, i quali avrebbero stabilito se effettivamente il documento fosse protetto da privilegio legale o meno. Per accelerare i lavori la Commissione propose di demandare ad una parte terza qualificata stabilire se un documento fosse coperto o meno dallo status di legalmente privilegiato, attenendosi alla sua decisione mentre l'Arcidiocesi sarebbe stata libera di contestarla.
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Non essendo una procedura contenuta nel Commission of Investigation Act, non si sarebbe potuta utilizzare senza il consenso delle parti. L'Arcidiocesi, nell'ottobre del 2007, rispose che avrebbero consentito l'accesso della Commissione ai documenti privilegiati sotto la visione dell'Arcivescovo Martin in ordine ai casi suscettibili di arrecare danno a parti terze; inoltre, lArcidiocesi acconsent a sottoporre a parti terze autorevoli e qualificate parte dei suoi documenti. Nonostante le buone intenzioni dell'Arcivescovo, circa un mese e mezzo pass senza grandi novit o cambiamenti di rotta: alla Commissione arrivarono pochi documenti senza nessuna garanzia che gli altri arrivassero in accordo alle disposizioni date dall'Arcivescovo in un lasso di tempo ragionevole, anche perch l'alto prelato non riusciva ad ottenere il consenso del Cardinale Connell, membro dell'organo terzo che avrebbe giudicato della presenza o meno di un privilegio legale. Stando cos le cose, la Commissione non ebbe altra scelta che quella di procedere secondo il dettato della sezione 21 del Commission of Investigation Act per stabilire in autonomia se i documenti fossero realmente privilegiati o meno. Una tale prova di forza si risolse nella richiesta da parte dei legali del Cardinale Connell alla Alta Corte di provvedere affinch fossero emanati provvedimenti ingiuntivi nei confronti della Commissione, che per il momento interruppe la lettura dei documenti riservati, dando altres la possibilit al cardinale di agire per vie giudiziarie. Nonostante l'azione del Cardinale fosse successivamente ritirata e questi avesse ammesso le necessit della Commissione, non si pu negare che il suo atteggiamento intralci di molto i lavori causando un ritardo di almeno quattro mesi.

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Per comprendere meglio la questione , bisogna considerare il fatto che in discussione era il privilegio professionale legale: in quei documenti erano contenute le richieste di consiglio legale da parte della Arcidiocesi al suo ufficio legale, quindi il problema riguardava la riservatezza delle informazioni prodotte da denuncianti o preti. Una volta ricevute finalmente la maggior parte delle informazioni necessarie, la Commissione pot cominciare a selezionare il campione rappresentativo, operando innanzitutto sulle prove rese oralmente e analizzando i documenti forniti dalle parti. Ovviamente nel corso delle loro ricerche incapparono in pi di un buco, di una mancanza, riempita ove possibile tramite questionari o ulteriori interviste anche se questa soluzione non era sempre efficace in quanto gli intervistati talvolta potevano nel frattempo essere morti oppure troppo malati per sostenere un nuovo interrogatorio. In parallelo la Commissione provvide a portare avanti le sue ricerche anche nell'ambito del diritto canonico e sulle leggi che regolano l'abuso di bambini e l'opponibilit dei documenti in giudizio. Il rapporto conclusivo fu redatto tra il 2008 e il 2009, provvedendo al tempo stesso ad inviarne parti rilevanti a tutte le persone identificabili, i quali chiesero modifiche o correzioni apportabili solo nei casi in cui la Commissione lo avesse ritenuto necessario. La Commissione invit al tempo stesso le parti a partecipare ad una ulteriore elaborazione e approfondimento del rapporto che vide la luce nella sua forma definitiva nel luglio del 2009. Le procedure di investigazione hanno inizio quando un membro del Garda riceve notizia di una denuncia da parte di un soggetto, allegandone le dichiarazioni.
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Originariamente ad occuparsi di un singolo caso era lo stesso agente che aveva ricevuto la denuncia; gli scandali degli ultimi anni, tuttavia, hanno portato a modifiche nel modo di procedere. In particolare, si preferito delegare la competenza ad un apposito team di specialisti il quale aveva il compito di ricercare le prove a sostegno dell'accusa. Prima del 1980, un sovrintendente esaminava le prove raccolte e decideva autonomamente se sottoporle al DDP; dopo questa data, specifiche disposizioni del Garda Commissioner impongono la trasmissione al DDP di tutte le notizie di reato che riguardino alcuni specifici e gravi crimini tra cui la pedofilia e gli altri reati a sfondo sessuale. Una volta ricevuta la documentazione, sar compito del DDP decidere se proseguire o meno mediante lassegnazione del compito di investigare alla polizia in generale o ad una sua specifica sezione, in riferimento allo Statuto dei diritti della vittima pubblicato nel 1999 dal Dipartimento di Giustizia. Dalla documentazione in possesso alla Commissione, emergono con chiarezza i contatti intercorsi tra la Arcidiocesi di Dublino e il Garda in relazione a specifici casi di abusi su minori, non tutti formali. Tra i contatti avvenuti in via ufficiale possiamo annoverare la proclamazione nel 1995 da parte del Comitato dei Vescovi d'Irlanda sugli abusi commessi da preti e religiosi di giorni di dialogo con i settori dello Stato coinvolti nelle indagini, la quale cosa richiese la presenza di almeno un membro del Garda come rappresentante: da questo colloquio ebbe origine il documento intitolato Child Sexual Abuse: Framework for a Church Response, pubblicato nel 1997 e generalmente conosciuto sotto il nome di Framework Document. Tra i punti principali del documento si segnalano le procedure con le quali la Chiesa dovrebbe trattare i casi di abuso; ad esempio, si afferma chiaramente che in tutti i casi in cui ci sia almeno un sospetto che un minore abbia subito abusi, necessario sottoporre la denuncia alle autorit competenti, le quali a loro volta informeranno i loro diretti superiori per l'area in cui avvenuto il delitto.
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La Commissione era comunque a conoscenza di un incontro precedente il 1995 tra due ispettori e una rappresentativa dell'Arcidiocesi in casa dell'Arcivescovo: durante questo incontro, la rappresentativa consegn alle autorit i dettagli riguardanti tutte le persone che avessero sporto denuncia per abusi contro prelati in loro possesso. Si potrebbe pensare che questo fosse stato una sorta di primo passo, una accondiscendenza verso quelle procedure poi formalizzate nel Framework; tuttavia, solo 17 nominativi furono consegnati quando il numero di casi di cui l'Arcidiocesi era sicuramente a conoscenza era almeno 28. Il Cardinale Connell giustific lassenza di specifici preti affermando che questi erano stati laicizzati e quindi non inclusi nell'elenco dei membri appartenenti al clero. Dei 17 nominativi, sei erano gi indagati e altrettanti erano giunti al termine delle indagini; fu quindi possibile cominciare le indagini solo su 5 nuovi nominativi. 2.6.2: Investigazioni del Garda dal 2002 Fino al 2002, le indagini erano condotte da membri del Garda in loco; in seguito ai processi che si svolsero quello stesso anno su nove preti dell'Arcidiocesi di Dublino, il Garda istitu una linea telefonica dedicata a ricevere le denunce. Nello stesso anno il sovrintendente capo Sean Camon fu incaricato di redigere un documento che illustrasse lo stato delle indagini in corso, le tecniche e le procedure adottate per quelle gi concluse. Pi specificamente, le istruzioni erano : review the cases and establish if further lines of inquiry were available which could lead to the preferring of criminal charges; pursue additional evidence; finally investigate new complaints, establish the number of cases investigated
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by the Garda, the number of cases where no further action was taken and the results of those investigations18. Il primo passo della strategia del Garda consistette nel riottenere i file gi mandati al DDP; successivamente si sarebbe predisposto un numero dedicato alle denunce e avrebbero condotto indagini su chiunque avesse partecipato alle trasmissioni Prime Time e Liveline, senza tralasciare eventuali interrogatori ai membri della Chiesa coinvolti. Anche nel caso del Garda la Chiesa oppose privilegio legale su di un certo numero di documenti, circa 1500, come afferma il sovrintendente Camon, aggiungendo per che nel corso delle sue indagini la Diocesi non si dimostr n restia n ostruzionista al collaborare. Al termine delle sue indagini, il Garda registr pi di 800 casi e incidenti in cui erano coinvolti membri della Chiesa, religiosi o prelati, aventi ad oggetto abusi su minori e consegnando al DDP 40 nominativi, di cui 25 appartenenti alla Arcidiocesi di Dublino. Per ammissione stessa della Commissione, le investigazioni condotte posteriormente al 2002 si rivelarono ben coordinate ed efficaci, sottolineando i meriti e la professionalit del team di specialisti rimarcati dalle vittime.

18Dublin

Archidiocese Commission of Investigation, Report into the Catholic Archdiocese of Dublin, 2009, Vol I. cap 5. esaminare I casi

e stabilire se ulteriori motivi di indagine fossero disponibili, I quali avrebbero potuto portare a accuse di reati; ricercare ulteriori prove; investigare nuove denunce, stabilire il numero dei casi in cui il Garda abbia indagato, il numero dei casi dove non siano state prese misure ulteriori e i risultati di queste indagini.

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Capitolo 3: Cloyne Report

3.1: Cenni storici Seguendo le medesime premesse delineate nei capitoli precedenti, altri Report furono stilati in seguito agli avvenimenti che diedero origine al Murphy Report. Tra questi, spicca in particolare quello compilato nel 2009, avente ad oggetto la diocesi di Cloyne. Durante le indagini, la Commissione Murphy esamin tutte le denunce, gli esposti e i sospetti riguardanti abusi da parte di preti rivolti alla diocesi, alle autorit cattoliche e al Governo nel periodo compreso tra il 1996 e il 2009. Al pari degli altri Report, anche questo suddiviso in pi capitoli, dei quali i primi otto intesi a fornire un quadro generale delle modalit con le quali la Commissione svolse le sue indagini, comprendendo il modo in cui si struttura la diocesi di Cloyne e le principali autorit governative. I capitoli che vanno dal nove al ventisei invece riguardano i casi di 19 clerici accusati o sospettati di abusi sessuali, il cui reato si fosse consumato tra il 1 gennaio 1996 e il 1 febbraio 2009.
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Il Report termina con delle considerazioni generali stilate dalla Commissione riguardanti lattivit svolta e pareri circa le problematiche sollevate dalle indagini Nonostante le molte similitudini con il Murphy Report, ci che rende questo documento degno di nota il contesto nel quale si svolgono le indagini. Il Report prende in considerazione i casi di abuso che si sono verificati dal 1996 in poi, ovvero lanno in cui la Chiesa dIrlanda eman procedure dettagliate per far fronte ai casi di abusi sessuali da parte di clerici e due anni dopo il caso di padre Smith. Questo significava che i vescovi irlandesi non potevano pi,come nel caso del Murphy Report, addurre come scusa il fatto di trovarsi in una learning curve: sia monsignor OCallaghan, vicario generale della diocesi incaricato delle indagini sui casi di abusi sessuali nella diocesi di Cloyne, che mr. O Cathain, avvocato nominato dalla diocesi, riferirono alla Commissione che per orientarsi sulla procedura da osservare, seguirono quello che stava succedendo negli Stati Uniti in relazione ai casi di abusi sessuali da parte di clerici: I suppose we thought that would be out there, you know, that in fact Ireland would be protected from that kind of situation and therefore it was only Id say in the 1990s that it dawned on us we better get up to speed on this because also another factor, a lot of the priests who were being accused of sex abuse were Irish. A lot of them had been ordained in Ireland and therefore all you had to do was look over the names on the list anywhere and you got that picture, so I suppose that certainly struck us at that stage, it did.19.
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Cfr. Dublin Archdiocese Commission of Investigation, Report into the Cloyne Diocese, 2010, Vol. I pg. 2 Suppongo che noi avessimo pensato che sarebbe stato la fuori, sa, che lIrlanda sarebbe stata protetta da questo genere di situazioni e quini fu solo nel, direi 1990, che ci balen lidea di darci una mossa in questo senso anche a causa di un altro fattore,che molti dei preti accusati fossero irlandesi. Molti di loro sono stati ordinati in Irlanda e quindi tutto il lavoro che cera da fare era controllare i nomi sulla lista dappertutto e avresti avuto il quadro completo. Suppongo che a quel punto, rimanemmo davvero folgorati.

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3.2: Svolgimento dei lavori Durante i suoi lavori, la Commissione raccolse denunce e accuse concernenti 32 preti, pi alcuni casi riguardanti un prete di cui non si riusciti a risalirne allidentit: di questi, 19 casi compreso quello del prete rimasto senza un nome, furono dichiarati inclusi nel mandato. I casi rimanenti furono esclusi dai lavori perch non connessi alla diocesi di Cloyne o perch la denuncia non aveva ad oggetto un periodo compreso nellarco di tempo preso in considerazione. Complessivamente, le vittime furono 40 e di queste, 38 erano maggiorenni al momento della denuncia: queste denuncie sono chiamate historical complaints. Dei 19 clerici, 12 erano oggetto di una singola denuncia: tuttavia, la diocesi di Cloyne non fece nulla per assicurarsi che non ci fossero altre querele nei confronti di questi preti. La Commissione fu in grado di accertare che, nel caso di padre Rion, furono presentate almeno altre due denunce della stessa natura esposte contro di lui nel periodo trascorso in Australia. Gli altri sei erano in pensione o comunque vicini al pensionamento quando fu esposta la prima denuncia contro di loro; anche nei loro confronti, comunque, non fu fatto nessun tentativo da parte della diocesi per accertarsi riguardo una eventuale recidivit. Inoltre, solo alcune delle denunce furono riportate anche alle autorit civili. Uno dei preti addirittura confess alle autorit diocesane di avere abusato di almeno quattro minorenni durante i primi anni del suo sacerdozio; tuttavia, anche in questo caso non fu svolta nessuna ulteriore indagine e persino il Garda fu tenuto alloscuro di questa confessione. Infine, uno dei preti appartenenti alla diocesi di Cloyne fu condannato per abusi su minori, mentre un altro evit il carcere a causa dellet avanzata e della sua
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salute precaria La quasi totalit dei preti coinvolti erano incardinati alla diocesi di Cloyne, compreso, almeno secondo la Commissione, il prete anonimo; tra i restanti, uno era incardinato alla diocesi di Brisbane e un altro membro di un ordine religioso, dove attualmente risiede con severe limitazioni per quanto riguarda lo svolgimento delle funzioni ministeriali. Tra i preti appartenenti alla diocesi di Cloyne, invece, solo uno ha lasciato le sue funzioni; tuttavia, pare non sia mai stato laicizzato. 3.3: Le basi del rapporto Lobiettivo principale della Commissione era valutare se le misure intese a fronteggiare il problema degli abusi sessuali poste in essere dalla Chiesa dIrlanda e dallo Stato irlandese fossero state adeguate e appropriate. Il metro di giudizio scelto dalla Commissione per valutare lidoneit di tali misure fu ricavato dai documenti promulgati dalla Chiesa dIrlanda stessa, il Framework Document e Our Children, Our Church. Il Framework fu pubblicato nel 1996, Our Children, Our Church nel 2005: le differenze tra i due documenti sono minime, in particolare poco o niente viene aggiunto al capitolo in cui si tratta del sottoporre le accuse alle autorit dello Stato. Allo stesso modo, la risposta del Governo fu commisurata a un documento promulgato nel 1995, Notification of Suspected Cases of Child Abuse between Health Boards and Garda e Children First. Per ammissione della Commissione stessa, il livello delle misure previste dalla Chiesa piuttosto alto: se il programma fosse stato correttamente implementato, avrebbe consentito una efficace difesa per i minori; al contrario, gli standard elaborati dal Governo erano di pi difficile applicazione e comunque meno precisi: tra il 1996 e il 2008, solo due casi furono sottoposti alle autorit
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pubbliche, uno nel 1996 e uno nel 2005. Il punto di partenza delle indagini fu dunque il Framework Document, approvato nel medesimo anno scelto come inizio del periodo preso in considerazione. Le misure contenute nel documento erano dettagliate e facili da applicare, adatte ad una risposta efficace alle denunce e alle accuse di abusi sessuali. Il vescovo Magee scrisse ai preti appartenenti alla diocesi di Cloyne che egli avrebbe adottato le procedure descritte nel Framework, affermando : It is hoped that the enclosed report will serve the purpose of assisting Diocesan and Religious authorities in dealing appropriately with allegations of child sexual abuse which involve Priests or Religious20. Nonostante le premesse per, le misure non furono certamente applicate a dovere nel periodo incriminato: la responsabilit va innanzitutto attribuita allo stesso vescovo Magee, che si occup poco o per niente del problema delle denunce di abusi fino al 2008. Di conseguenza, le funzioni che sarebbero spettate al vescovo furono esercitate da altri, in particolare monsignor OCallaghan, il quale per non aveva mai approvato, nemmeno in sede di discussione, le misure previste nel documento; in particolare, quello che non approvava era il dover riferire degli abusi alle autorit civili. La reazione della santa Sede fu significativa ma assolutamente inutile per quei vescovi che avrebbero voluto implementare le misure del Framework. La Congregazione per il Clero disse ai vescovi dIrlanda che il Framework non era un documento ufficiale promulgato dalla Conferenza Episcopale, ma un semplice oggetto di studio.
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Cfr. Dublin Archdiocese Commission of Investigation, Report into the Cloyne Diocese, 2010, Vol. I pag. 5: Si spera che la relazione allegata servir ad assistere le autorit diocesane e religiose in maniera appropriate nei casi di denounce di abusi sessuali su minori che coinvolgano preti o religiosi..

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Successivamente la Congregazione afferm che questo conteneva: procedures and dispositions which appear contrary to canonical discipline and which, if applied, could invalidate the acts of the same Bishops who are attempting to put a stop to these problems. If such procedures were to be followed by the Bishops and there were cases of eventual hierarchical recourse lodged at the Holy See, the results could be highly embarrassing and detrimental to those same Diocesan authorities. In particular, the situation of mandatory reporting gives rise to serious reservations of both a moral and a canonical nature21. La presa di posizione della Santa Sede concesse ai vescovi la libert di ignorare le procedure da loro stessi elaborate e diede supporto ai prelati come monsignor OCallaghan che non si trovavano daccordo con le prese di posizione della Chiesa dIrlanda. Il vescovo Magee dichiar alla Commissione, in risposta alle sue richieste di chiarimenti, che era sua intenzione applicare integralmente il Framework Document e che fu sorpreso dal fatto che fino al 2008 il programma non ebbe praticamente corso. La Commissione giudic la difesa del vescovo inadeguata: dalle sue indagini infatti, emerse con chiarezza come il prelato avesse trascurato i compiti a lui spettanti ed essendo il capo della diocesi, non poteva evitare di rispondere delle sue mancanze addossando la colpa ai suoi subordinati. Ad ogni modo, gran parte della responsabilit spetta a monsignor OCallaghan: mentre il vescovo si limit a disinteressarsi della materia, il primo ostacol attivamente limplementazione delle misure.
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Cfr. Dublin Archdiocese Commission of Investigation, Report into the Cloyne Diocese, 2010, Vol. I pg. 5: procedure e disposizioni che sembrano contrarie alla disciplina canonica le quali, se applicate, potrebbero rendere nulli le azioni di quegli stessi Vescovi che si stanno adoperando per fermare questo problema. Se tali procedure fossero osservate e ci fossero casi di eventuali ricorsi gerarchici e questo fossero depositati presso la Santa Sede, lesito potrebbe risultare altamente imbarazzante e deleterio per quelle stesse autorit diocesane.

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Le mancanze della diocesi furono molteplici:


a) Non tutte le denunce furono sottoposte al Garda

b) Le denunce non furono sottoposte alle autorit sanitarie tra il 1996 e il 2008 c) Non nominarono personale di supporto d) Non promossero un organo di consulenza indipendente. Nel 2004 la diocesi fu avvertita dalla Commissione del fatto che non stava applicando correttamente le misure del Framework: su suggerimento di questa, i responsabili della diocesi di Cloyne acconsentirono a sottoporsi al parere di un esperto, il dr. Kevin McCoy, il cui lavoro cominci nel 2003 e termin nel 2004. Al termine dei lavori, il dr. McCoy dimostr come la diocesi di Cloyne non applicasse integralmente il Framework, nonostante avesse affermato di volere aderire al protocollo di misure. Il dr. McCoy prese in considerazione otto casi, anche se la Commissione non fu in grado di stabilire quali; non fu nemmeno possibile venire a conoscenza di quale documentazione sia stata posta alla base delle sue considerazioni, anche se i casi di cui la diocesi era al corrente, nel lasso di tempo preso in considerazione dal dr. McCoy, erano solo dieci. Il vescovo Magee disse inizialmente di non aver letto il rapporto stilato prima del 2009, per poi ritrattare quanto dichiarato: in ogni caso, anche se lo avesse letto, questo significherebbe solo che decise di ignorare le considerazioni contenute nel rapporto, tanto che nel 2005 dichiar al Ministro per lInfanzia che le procedure descritte dal Framework erano perfettamente operanti. Ovviamente, se avesse letto il rapporto McCoy o visionato il modo di procedere di monsignor OCallaghan, avrebbe saputo che le cose non erano proprio cos. Un altro elemento che induce a dubitare della buona fede del vescovo il questionario dellHSE che compil come rappresentante della diocesi di Cloyne
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nel gennaio 2007, dove riport che la sua diocesi aveva segnalato casi di abusi sessuali alle autorit sanitarie e al Garda in ottemperanza al protocollo Children First: nemmeno questo era vero. Monsignor OCallaghan disse di avere letto il rapporto completo solo nel 2009, mentre nel 2004 era in possesso di un semplice riassunto: le prove raccolte dalla Commissione dimostrano che quasi certamente il prelato era in possesso di una copia del documento completo gi nel 2004; inoltre, anche se non avesse letto il rapporto completo, sarebbe quantomeno strano che la persona incaricata di trattare le denunce di abusi sessuali non voglia procurarsi una versione completa del documento completo stilato in materia. Una ulteriore incongruenza il fatto che gli sia stato possibile utilizzare il documento completo come materiale per difendere le pratiche della diocesi quando, nel 2008, Cloyne fu messa sotto inchiesta. Monsignor OCallaghan disse alla Commissione che considerava il Framework Document dintralcio al suo modo di procedere incentrato su un approccio di tipo paternalistico piuttosto che rigidamente regolato: questo, a suo dire, gli garantiva la giusta flessibilit per trattare casi cos complessi. Assieme allavvocato nominato dalla diocesi per fornire consulenza sui casi di abusi, afferm di avere elaborato uno schema mediante il quale si sarebbe potuto procedere allascolto dei denuncianti, evitando allo stesso tempo una qualsiasi forma di responsabilit legale per la diocesi. Per la Commissione, tuttavia, una risposta pastorale non pu precludere ladozione delle misure specifiche elaborate tra laltro dalla Conferenza dei vescovi dIrlanda: un atteggiamento di questo genere non dannoso o dintralcio, a patto che agisca come aggiunta alle misure previste e non come rimpiazzo, in quanto questo genere di condotta non garantisce una sufficiente risposta alle denunce di abusi e non consente delle corrette indagini n da parte
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della Chiesa n da parte delle autorit pubbliche. Nel passaggio dal Framework Document al documento Our Children, Our Church, i problemi non cambiarono: in una lettera del 2008, monsignor OCallaghan scrisse che durante le discussioni antecedenti alla pubblicazione egli fosse: more than disappointed at the policy of the Irish Bishops as a whole. They were walking away from the strong positive tradition of Christian Pastoral Care as inspired by the words and actions of Jesus himself. They would surrender all pastoral discretion and would hand over to secular agencies overall responsibility for alleged offending priests who had abused their position of trust and given serious scandal. The Bishops rolled over under pressure from the media. And they expected Rome to endorse the new policy!22. Contrariamente alle strutture della diocesi di Cloyne, lordine religioso che ricevette una denuncia nei confronti di uno dei suoi membri operante sotto legida della diocesi di Cloyne al tempo del reato, segu appieno le procedure delineate dal Framework: al pari degli altri ordini membri del CORI, aveva acconsentito ad aderire al protocollo, quindi riport correttamente la denuncia al Garda e allHSE. Un notevole intralcio alle indagini della Commissione fu la non corretta tenuta dei documenti da parte della diocesi: secondo mr. Elliott, membro della Commissione, ci fu una inaccettabile carenza nelle modalit di registrazione. Le scorrettezze evidenziate sono molte: omissione della registrazione in forma
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Cfr. Dublin Archdiocese Commission of Investigation, Report into the Cloyne Diocese, 2010, Vol. I pg. 13: (egli era) piuttosto deluso dalla politica dei vescovi irlandesi. Si stavano allontanando dalla forte e positiva tradizione della cura pastorale cristiana come ispirata dalle parole e dalle azioni di Ges stesso. Avrebbero ceduto la loro discrezionali pastorale e consegnato a organi secolari la responsabilit per trattare le denunce nei confronti di preti, i quali abusarono della loro posizione di fiducia e causando scandalo. I vescovi si sono inchinati alla pressione dei media. E si aspettano che Roma appoggi la loro politica!.

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scritta di pareri di psicologi resi oralmente; documenti scritti a mano in pessima calligrafia; nel caso fosse disponibile una versione dattiloscritta di tali documenti, questi talvolta presentano notevoli differenze; alcuni documenti, forniti dai denuncianti, risultano privi di copia tra i documenti della diocesi. Le mancanze potrebbero essere imputate a diversi fattori, come la mancanza di organizzazione o di risorse, errori umani; oppure, potrebbero essere conseguenza di una scelta deliberata. Il vescovo Magee ammise di avere redatto due differenti versioni del suo incontro con uno dei colpevoli, padre Caden, il che solleva forti dubbi sulla condotta della diocesi: una delle versioni era destinata agli archivi della diocesi, laltra alla Congregazione per la Dottrina della Fede a Roma. Nonostante il vescovo abbia affermato di non volere ingannare nessuno, di fatto il suo comportamento svi i lavori della Commissione.

3.4: Indagini da parte della diocesi La diocesi di Cloyne non condusse indagini appropriate: il vescovo Magee ordin una indagine secondo i dettami del canone 1717 solo in cinque casi su quindici, quando sarebbe stato necessario in almeno altri quattro casi. In questi cinque casi, le indagini non furono mai portate a termine, n fu mai stilato un rapporto definitivo, nemmeno quando le denunce e le accuse erano particolarmente numerose. Secondo la Commissione, lapproccio degli investigatori era piuttosto indolente e saltuario: per semplice dimenticanza o per confusione tra i documenti, una indagine ordinata nel 2002, fu ordinata nuovamente nel 2004; in un altro caso,
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si chiuse anticipatamente un caso per un errore nel riportare la data del documento; in un terzo caso, non fu richiesta nessuna indagine ma la documentazione ritrovata fa supporre che ci siano state indagini e che siano state portate a termine. Altro aspetto importante la assoluta mancanza di comunicazione tra il vescovo Magee e monsignor OCallaghan: il primo non sembra avere mai controllato che il suo sottoposto seguisse le direttive del Framework, mentre OCallaghan omise di comunicare al suo superiore che vi erano state denunce in almeno quattro casi. Le comunicazioni erano assenti non solo a livello locale, ma anche a livello inter-diocesano: tutti gli incontri erano condotti da monsignor OCallaghan, lasciando il vescovo alloscuro. In relazione al caso di padre Rion, sembra che le comunicazioni tra monsignor OCallaghan e lArcidiocesi di Brisbane furono condotte in modo da evitare di chiedere informazioni rilevanti, come ad esempio se vi fossero state altre denunce nei confronti del parroco. Interrogati al riguardo, lArcidiocesi di Brisbane rispose che questo genere di informazioni non furono comunicate perch non vi fu una domanda diretta.

3.5: Conclusioni Laspetto principale del documento si pu facilmente sintetizzare: la diocesi di Cloyne accett ostentatamente di applicare il Framework Document, ma nella pratica, il protocollo non venne mai applicato, anzi: il responsabile dellimplementazione, il vescovo Magee, sembra non essersi mai realmente interessato alla vicenda, lasciando che altri si occupassero dei suoi compiti al riguardo, in particolare monsignor OCallaghan, il quale ag nel modo che riteneva pi opportuno per preservare gli interessi della Chiesa.
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La Commissione riconosce al prelato il merito di avere mostrato gentilezza nei confronti dei denuncianti, ma questa non certamente sufficiente quando si ha a che fare con crimini o con vittime di abusi. Non accett di applicare il Framework Document, ritenendolo contrario alla corretta politica ecclesiastica, preferendo un approccio paternalistico scevro da rigide procedure e ignorando il fatto che il protocollo rappresentasse lo standard che la Chiesa dIrlanda ha imposto a se stessa in relazione allo scandalo degli abusi sessuali. Come tale, il prelato ostacol limplementazione del documento e fu il responsabile principale della mancata o incompleta applicazione delle procedure descritte. Il fatto che la Santa Sede supportasse, attraverso il suo rifiuto di riconoscere il Framework Document, le opinioni dei prelati che la pensavano come monsignor OCallaghan, produsse leffetto di rafforzare la posizione di coloro che si opponevano alla politica della Chiesa dIrlanda: questi osteggiarono principalmente lobbligo di comunicare alle autorit i casi di abusi sessuali di cui fossero venuti a conoscenza. Secondo la Commissione, il vescovo Magee era responsabile per aver concesso a monsignor OCallaghan di operare per cos tanto tempo senza supervisione, cosa resa possibile dalla sua totale inerzia. Inoltre, il suo comportamento imped la corretta applicazione delle procedure canoniche, arrivando anche ad affermare il falso al Ministro dellInfanzia e allHSE. Nemmeno lintervento di un supervisore esterno serv a risolvere la situazione: i cambiamenti cominciarono nel momento in cui un secondo esame da parte di un soggetto terzo, mr. Ellott, mise il vescovo Magee di fronte alla realt dei fatti. Il controllo da parte di questo organo terzo tuttora operante, in modo da assicurarsi che i progressi fatti nel corso del tempo rimangano effettivi.

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Capitolo 4: Diritto canonico

4.1: Cos' il diritto canonico La Commissione stata fondata secondo le regole dettate dalla legge irlandese: ovvio quindi che solo a questa che la Commissione tenuta a fare riferimento. Per meglio comprendere gli atteggiamenti e le procedure seguite dalla Chiesa, tuttavia, si ritenne opportuno acquisire alcuni elementi di diritto canonico. Le autorit ecclesiastiche, nel trattare le denunce ricevute, danno alla propria legge la priorit: non importa quali pene siano inflitte ad un membro del clero da parte dello Stato; solo un processo canonico pu alterare il suo status di prete o religioso. Dalle dichiarazioni e dai resoconti delle vittime, appare evidente che i preti colpevoli di abusi abbiano sfruttato il loro status privilegiato per avvicinare i minori; sintomatico il fatto che la prima preoccupazione di chi ha subito violenze che ci che questa ha subito non si ripeta ad altri, chiedendo in primo luogo la revoca dello status di religioso. Il diritto canonico non prevede solo pene per i colpevoli, ma anche i mezzi per rendere giustizia alle vittime, in particolare tramite risarcimenti.

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Nella pratica, sembra che il diritto canonico fosse stato usato in modo selettivo nei singoli casi a beneficio dei preti e a svantaggio delle vittime. Con il termine diritto canonico si fa riferimento a quel complesso di leggi a cui fa riferimento la Chiesa Cattolica, suddiviso in tre fonti: diritto divino, diritto ecclesiastico e diritto civile. Il diritto divino consiste in precetti morali e dogmi di fede assolutamente non modificabili; il diritto ecclesiastico invece, di matrice umana, potrebbe invece essere alterato da apposite autorit competenti in materia in quanto riguardante il regolamento interno alla Chiesa Cattolica e applicabile a tutti i battezzati. Il diritto canonico pu differire o prorogare il corpo di leggi dello Stato; tuttavia, come recita il Canone 22 del codice del 1983 : Leges civiles ad quas ius Ecclesiae remittit, in iure canonico iisdem cum effectibus serventur, quatenus iuri divino non sint contrariae et nisi aliud iure canonico caveatur.23. Potrebbe sembrare, nel trattare di questa materia, di avere a che fare con un complesso di norme ben definito nel suo insieme al pari di un qualunque altro corpo di leggi, tuttavia non cos: dal 1960 che il diritto canonico si trova in una fase di confusione, rendendo difficile anche per un esperto capire dove la legge sia collocata o addirittura quale sia la legge in vigore, che siano canonisti locali o esponenti della Santa Sede stessa. Un eminente canonista inglese, Monsignor Read, spieg alla Commissione che il corpo di leggi della Chiesa non era unificato, bens sparso in tutta una serie di libri, volumi di decretali, lettere papali. Fu soltanto alla fine del diciannovesimo secolo che la Chiesa decise di adottare un sistema codicistico sulle linee guida del codice napoleonico, un' opera che
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La Chiesa si rimette alle leggi civili (dello Stato), le quali avranno i medesimi effetti del diritto canonico, a patto che il diritto canonico non disponga diversamente.

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avrebbe consentito una pi facile reperibilit delle norme ma che non vide la luce prima del 1917 e non fu pi aggiornato fino agli anni '80. Negli anni '50, Papa Giovanni Paolo XXIII decise di provvedere a una riorganizzazione e a un ammodernamento del codice di inizio secolo, convocando al tal proposito, nel 1961, il Concilio Vaticano II. Purtroppo il pontefice mor poco tempo dopo la nomina, quindi non pot completare l'opera: fu una commissione che ag sotto Paolo VI che aggiorn il codice eliminando le pratiche desuete. Il lavoro richiese pi di vent'anni, ma finalmente, nel 1983, il nuovo Codex Iuris Canonici pot entrare in vigore. Durante il periodo di riferimento della Commissione, quindi, furono operativi due codici di diritto canonico, quello del 1917 e quello del 1983. Nonostante gli sforzi e il tempo impiegato, per, il codice di diritto canonico cadde praticamente in disuso a partire dagli anni '60: da allora, le cause nei tribunali ecclesiastici che vedevano coinvolti preti si erano praticamente azzerate, riducendo tali organi alla mera applicazione di norme riguardanti il diritto matrimoniale. Al pari del Codex, ci sono leggi e procedure nel diritto canonico comunque rilevanti agli occhi della Commissione: ad esempio, nel 1922, fu emanato il primo complesso di norme chiamato Crimen Solicitationis, un corpo di regole il cui scopo era quello di fornire una sorta di procedura standard per trattare in sede di confessionale quello che veniva definito come il peggior crimine. Il testo in latino e non vi una versione in inglese, come sar anche per la versione del 1962, che nulla aggiunge se non estendere le disposizioni del Crimen anche ai membri degli ordini religiosi. Il testo fu presentato nel marzo del 1962 alla Congregazione del Sant'Uffizio dal Cardinale Alfredo Ottaviani a Papa Giovanni XXIII affinch questi lo approvasse come richiede la procedura da seguire in questi casi.

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Il problema principale di queste regole che nessuno sembra esserne a conoscenza, comprese le persone che dovrebbero applicarle: i documenti circolano in forma segreta tra vescovi e tenuti in archivi a cui solo questi hanno accesso: tale necessit di segretezza viene rimarcata assieme alla diffusione del documento. Sicuramente il testo del 1962 era sconosciuto ai vescovi irlandesi, i quali applicarono le norme del testo del 1922: persino il Cardinale Connell ammise di non saperne nulla quando fu nominato Arcivescovo di Dublino nel 1988 ma che ne divenne consapevole in seguito. Disse alla Commissione di non avere n letto n mai visto tale documento, affidandosi ai suoi canonisti per quanto poteva riguardare il diritto canonico nonostante persino questi fossero talmente poco preparati in materia da non sapere che in fondo al documento si facesse riferimento agli abusi su minori. La situazione dei vescovi irlandesi non certo unica: sembra ormai pacifico assumere che la maggioranza dei vescovi e degli avvocati canonisti sia venuto a conoscenza del Crimen Solicitationis soltanto quando ne fu fatta menzione nel 2001 dalla Congregazione per la Dottrina della Fede, con la quale furono introdotte nuove regole.

4.2: Requisiti processuali, Crimen Solicitationis 1922/1962 Il documento essenzialmente una raccolta di norme per svolgere correttamente processi in cui figurano casi di molestie o abusi sessuali di prelati ai danni di minori. Il fatto che norme nuove siano state emanate non indicano necessariamente un incremento nei casi di abusi, quanto piuttosto una consapevolezza maggiore dell'entit e della vastit del problema.

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La caratteristica principale del processo la segretezza in tutte le sue fasi: una idea efficace pu darla la richiesta di un giuramento di silenzio a cui erano costrette le vittime che denunciavano l'accaduto alle autorit ecclesiastiche, la cui violazione poteva portare alla scomunica. Le norme riguardanti il processo distinguevano pi casi: - Se l'accusa fosse stata senza fondamento, bisognava dichiararla falsa e distruggere i documenti. - Se vi fossero state vaghe indicazioni di reato, si sarebbero conservati i documenti per poterli, all'occorrenza, consultare in un secondo momento. - Se gli indizi fossero stati gravi, ma non sufficienti, il vescovo avrebbe dovuto paternamente richiamare l'accusato, avvertendolo che in caso di nuove denunce sarebbe scattato il processo, conservando i documenti e monitorando il comportamento dell'accusato. - Si aveva infine chiamata al processo solo in caso di certezza o di alta probabilit di reato commesso. Il Crimen Solicitationis non si limita a questi aspetti, bens delinea un gran numero di situazioni, come la regolamentazione del processo, delle sentenze e degli appelli fino a stabilire cosa fare nel caso in cui l'accusato fosse stato trasferito. Tale corpo di regole avrebbe dovuto per sua natura perdere efficacia in seguito alla promulgazione del Codex Iuris Canonici del 1983, tuttavia questo non fu il caso: in uno dei suoi scritti, il De Delictis Gravioribus, il Cardinale Ratzinger forn una spiegazione a tale situazione: At approximately the same time the Congregation for the Faith, through an ad hoc Commission established, devoted itself to a diligent study of the canons on delicts, both of the Code of Canon Law and the Code of Canons of the Eastern Churches, in order to determine "more grave delicts both against morals and in the celebration of the sacraments" and in order to
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make special procedural norms "to declare or impose canonical sanctions," because the Instruction Crimen sollicitationis, issued by the Supreme Sacred Congregation of the Holy Office on March 16,1962 ,in force until now, was to be reviewed when the new canonical Codes were promulgated.24. Questa presa di posizione fu confermata in seguito dagli studiosi di diritto canonico e da rappresentanti della Congregazione per la Dottrina per la Fede stessa: nel 1996, la Canon Law Society of America discusse il documento con l'allora segretario, ora Cardinale, Tarcisio Bertone. Al termine degli incontri, la Canon Law Society evidenzi la necessit di continuare a seguire, con opportune modifiche, le norme elaborate nel 1962 The norms on solicitation cases issued in 1962 are currently under review by a commission within the CDF. New norms are required in light of the revision of canon law. In the interim, the 1962 norms should be followed, with obvious adaptations.25. Ulteriore conferma della adesione degli studiosi a questo modello provvisorio provennero da Msgr. Brian Ferme, preside della School of Canon Law at Catholic University of America in occasione di un processo civile svoltosi nel 2005 in California:

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Cfr. Congregazione per la Dottrina della Fede, lettera inviata dalla Congregazione per la Dottrina della Fede ai Vescovi della intera Chiesa Cattolica e altri ordinari e cariche che abbiano un interesse riguardante i delitti pi gravi di competenza della Congregazione per la Dottrina della Fede, 2001: Approssimativamente allo stesso tempo la Congregazione per la dottrina della Fede, attraverso una Commissione stabilita ad hoc, si immersa in uno studio dei canoni riguardanti i delitti sia nel Codex Iuris Canonici sia nel Codex Canonum Ecclesiarum Orientalium, allo scopo di evidenziare i pi gravi crimini sia contro la morale che contro la celebrazione dei sacramenti e promulgare norme per imporre sanzioni canoniche poich il Crimen Solicitationis, promulgato dalla Congregazione per il SantUffizio il 16 marzo 1962 e finora in vigore, doveva essere revisionato quando sarebbero stati promulgati i nuovi codici di diritto canonico. 25 Cfr. Canon Law Society, newsletter sulla visita al Card. Bertone, 1996: Le norme sulladescamento emanate nel 1962 sono attualmente sotto verifica da parte della Congregazione per la Dottrina della Fede. Sono necessarie nuove norme, alla luce della revisione dei codici di diritto canonico. Nel frattempo, si dovrebbero seguire le norme del 1962, con le opportune modifiche.

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"technically the 1962 Instruction was in force until the publication of the 2001 document by the Congregation for the Doctrine of the Faith. Il capitolo V del documento include il crimine di atti sessuali compiuti con appartenenti allo stesso sesso e altri casi concernenti la sfera dei delitti sessuali che sarebbero stati processati con la medesima formula. Non si vuole implicare che il crimine debba essere perpetrato obbligatoriamente nel confessionale: le norme sono state promulgate per fare fronte a quattro gravi e separati crimini canonici, a) richieste di prestazioni a carattere sessuale durante lo svolgimento del sacramento della confessione b) amore omosessuale c) abusi sessuali su minori d) bestialit o atti sessuali compiuti con animali. Le norme erano gi presenti nel Codex Iuris del 1917, regolate dai canoni 2368,1 e 2359,2: le nuove regole contenute nel documento del 1962 enfatizzano il carattere di segretezza che deve rivestire la persecuzione di questi delitti. Altre istruzioni sono contenute nel documento intitolato Sacramentorum Sanctitatis Tutela, promulgato dalla Santa Sede nel 2001 e ampiamente disponibile a differenza dei documenti precedenti. Il nuovo corpo di regole fu introdotto da una lettera apostolica di Papa Giovanni Paolo II datata 30 aprile 2001, ricevendo formale ratifica mediante un documento ufficiale datato 18 maggio del medesimo anno e firmato dall'allora

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prefetto per la Congregazione della Dottrina per la Fede, Cardinale Joseph Ratzinger. Tale documento presentava aspetti rivoluzionari sotto alcuni punti di vista, cominciando ad introdurre nuove procedure alle quali gli alti prelati e i vescovi avrebbero dovuto fare riferimento nel trattare con le accuse di reati sessuali rivolte a membri del clero. Tutte le accuse che presentassero anche solo una parvenza di verit dovevano essere inviate alla Congregazione per la Dottrina e la Fede a Roma, che avrebbe trattato in prima persona la questione o avrebbe consigliato il vescovo su come agire in base al diritto canonico. Lo scopo di tale iter era promuovere una procedura intesa ad assicurare una risposta uniforme e coordinata a tutti i casi simili nelle varie comunit di cattolici. Non essendo in grado di trattare cos tanti casi, le disposizioni furono in seguito modificate: la Congregazione non avrebbe pi trattato casi antecedenti all'aprile 2001 e fuori prescrizione, delegando ai vescovi le appropriate misure da applicare ai preti. Dal 2001 al 2007, solamente 19 casi arrivarono alla Congregazione, tra i quali non erano presenti alcuni dei pi gravi come quello di padre Bill Carney. Sia i codici del 1917 che del 1983 includono procedure per perseguire i prelati accusati di crimini a sfondo sessuale: essendosi la maggior parte dei casi verificatisi dopo il 1983, palese che il codice canonico di riferimento sia questo ultimo, nella traduzione approntata dalla Societ di Diritto Canonico di Gran Bretagna e Irlanda contenuta in The Canon Law: Letter & Spirit in quanto approvata dalle Conferenze Episcopali di diversi paesi di lingua anglosassone. Ad esempio, il canone 1395:2 afferma che:

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A cleric who has offended [...] against the sixth commandament of the Decalogue, if the crimen was committed [...] with a minor under the age of sixteen years, is to be punished with just penalities, not excluding dismissal from the clerical state if the case so warrant26. Il limite di et al quale si fa riferimento, sedici anni, sar innalzato a diciotto nel 1996. La competenza a trattare le denunce spetta al vescovo o al capo dell'ordine religioso; sebbene sia concesso delegare ad altri parte delle investigazioni, sempre a questo spetta decidere in merito al procedere o meno. Secondo il canone 1717:1, il vescovo tenuto ad indagare qualora gli pervengano informazioni che abbiano almeno una parvenza di verit, di persona o per interposta persona riguardo i fatti, le circostanze e le eventuali colpe del reo. Problemi sorgono in caso di denunce anonime: nel 1994 Monsignor Stenson dichiar alla Conferenza Episcopale che in caso di denuncia anonima sarebbe stato opportuno registrare la denuncia; tuttavia, alti prelati come l'Arcivescovo Ryan si rifiutarono di trattare denunce anonime, cos come fece Monsignor Sheehy. 4.3: La procedura Le indagini iniziali in diritto canonico concernono, come prima cosa, lo stabilire se le denuncia presenti apparenza di verit: in caso positivo, il vescovo o una persona da lui reputata adatta indagher sui fatti e sul colpevole. Le indagini preliminari sono molto spesso condotte da una persona chiamato delegato, di solito un prete anche se ammissibile che a svolgere questo
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Cfr. Codex Iuris Canonici, 1963, canone 1395:2, trad. Canon Law Society of Great Britain & Ireland, Canon Law, Letter & Spirit, Collegeville Minnesota, Liturgical Press 1995

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compito sia un laico appartenente nel caso in questione alla Arcidiocesi di Dublino che presenti requisiti di idoneit. Nell'arco di tempo coperto dalla Commissione la carica era ricoperta da Monsignor Stenson e Monsignor Dolan. Un delegato ha gli stessi obblighi e poteri di un auditor, una persona in possesso di requisiti di moralit, prudenza e dottrina: per ragioni di opportunit, a ricoprire la carica durante queste vicende furono esclusivamente preti, i quali avrebbero avuto il compito di decidere quali elementi acquisire per il processo e anche come. Uno dei requisiti dell'indagine, secondo il canone 1717:2, che con questa non si metta in cattiva luce il buon nome di nessuno: probabilmente questa la ragione che giustifica l'alto livello di segretezza che ricopre le indagini. Chiunque sia accusato di un crimine in diritto canonico ha diritto ad una indagine imparziale, diritto che di riflesso spetta anche alla vittima e alla sua famiglia; al prelato viene concessa la possibilit di usufruire di aiuto legale e di assistenza durante gli interrogatori e non tenuto a rispondere ai fatti contestatigli n gli si possono ordinare giuramenti di sorta. Una pratica standard, in caso di abusi commessi da laici, la temporanea rimozione dagli uffici che non necessariamente comporta una presunzione di colpevolezza: pi semplicemente, una procedura intesa a proteggere sia l'accusato da nuove contestazioni sia la societ dalla possibilit di reiterazione del reato. Monsignor Stenson, al riguardo, spieg alla Commissione come nel diritto canonico non fosse presente un istituto simile: un vescovo avrebbe potuto al pi chiedere all'indagato di lasciare temporaneamente i suoi uffici, ferma restando la possibilit di questo di rifiutarsi. Altri canonisti sostengono una tesi diversa: padre Doyle ritiene che il canone 1722 consente al vescovo di costringere l'indagato a lasciare il suo ufficio o a non amministrare pi i sacramenti, fino a imporgli di cambiare residenza.
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Sicuramente il canone presenta una variet di interpretazioni, da quella pi rigida di Monsignor Stenson, il quale ritiene che questo canone possa essere applicato solo durante il processo formale e non durante le indagini preliminari, all'opinione di Doyle, ovvero che il vescovo ne possa fare uso ogni qual volta lo ritenga opportuno tenendo presente quanto disposto dal canone 522 che impone come requisito per la rimozione di un assistente prete una giusta causa, mentre per un prete una ragione grave. Tra gli altri poteri del vescovo, vi sono alcune forme di censura, ad esempio il prete potrebbe essere rimosso dalle sue funzioni, gli pu essere proibito di celebrare messa, indossare abiti clericali ed essere visto in compagnia di persone minori di diciotto anni. Al termine delle indagini preliminari, il canone 1718:1 richiede che il vescovo decida se debba essere iniziato il processo e se questo sia necessario alla luce del canone 1341. Tale canone fu interpretato nel senso che i vescovi sono tenuti a cercare in primo luogo di recuperare il reo costringendolo a frequentare appositi centri di cura. Questa soluzione, spesso e volentieri, sembra il limite al quale i vescovi sono disposti ad arrivare, constatata la loro riluttanza ad andare oltre anche in quei casi in cui chiara limpossibilit di un recupero per il reo. La Commissione ha potuto trovare invece ben poche prove riguardo tentativi della Chiesa di rendere giustizia alle vittime, ignorando il canone 1718:4. Il canone 1395 consente alla Chiesa la possibilit di infliggere punizioni che vanno dalla interdizione alla esclusione dagli uffici: tuttavia, perch un reo sia considerato colpevole dalla Chiesa, le autorit ecclesiastiche devono essere moralmente certe che ci sia stata una offesa nel senso del canone 1321, il quale afferma che nessuno pu essere punito per un reato a meno che non sia
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gravely imputable by reason of malice or of culpability Questo un punto di distacco tra le leggi della Chiesa e quelle dello Stato, in quanto nel primo ordinamento la pedofilia sembra essere trattata al pari dell'insanit, mentre le leggi dello Stato irlandese la escludono. In Irlanda non c' un termine di prescrizione nel caso di crimini a sfondo sessuale, come invece sono presenti nel diritto canonico: per questo tipo di reati, il termine di prescrizione era originariamente di cinque anni. A causa del limite ristretto, molte denunce erano quindi cadute in prescrizioni in diritto canonico e quindi non pi investigabili. Fu solo nel 2001 che la Santa Sede estese il tempo di prescrizione a 10 anni decorrenti, in caso di abusi su minori, dal compimento del diciottesimo anno di et del minore. I processi che si svolsero nella Arcidiocesi di Dublino furono presieduti da un tribunale canonico composto da tre giudici, preti ed esperti in diritto canonico; solo dal 2003, infatti, che il Papa concede ai laici qualificati di prendere il posto di uno dei preti. L'accusa nel processo viene portata avanti da un prete nominato Promotore di Giustizia, mentre la difesa viene pi semplicemente chiamata avvocato per la difesa. Al processo sono ammesse tanto le prove ricavate durante le indagini preliminari quanto le informazioni raccolte dalla cancelleria, dando origine ad un processo che presenta pi i caratteri del modello inquisitorio che accusatorio; si arriva al punto che i testimoni, interrogati al riguardo, affermano di non sapere quale sia esattamente la loro funzione o il senso della loro presenza. La decisione del tribunale non preclude comunque appello. Secondo il canone 1729, la parte che ha subito danno pu richiedere risarcimento per il danno subito promuovendo un azione contenziosa durante il
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processo penale: tuttavia, nessuno degli intervenuti o delle vittime fu mai informato di tale possibilit. Gli investigatori devono inoltre avere condotto le ricerche approfonditamente, al punto di sentirsi ragionevolmente sicuri di essere in possesso di tutte le prove confermanti le accuse che pendono a carico del reo; occorre che il profilo psicologico del colpevole riveli una bassa probabilit di reiterazione del reato; il prete o religioso deve essersi dimostrato collaborativo nel processo e nelle indagini; deve essere passato un lasso di tempo sufficientemente ampio per monitorare correttamente le inclinazioni del reo, anche in seguito ad eventuali programmi di recupero. Una volta stabilito che effettivamente il prete sia in possesso di tali requisiti, inizia il processo di reintegro attraverso tre fasi: 1) Il prete non svolger funzioni ministeriali, ma verr assegnato a lavori amministrativi. 2) In assenza di procedimenti penali in corso, dopo un certo lasso di tempo si potr ammettere il prete ad alcune funzioni ministeriali, come amministrare la confessione e la comunione in conventi di suore di clausura. 3) Il prete potr essere ammesso a svolgere pienamente le sue funzioni in case di cura o ospizi, oppure funzioni parrocchiali limitate. In ogni caso, occorre impiegare il prete o religioso in lavori identificabili o costruttivi; in caso non si possa procedere in questo modo, si potrebbe arrivare a considerare la laicizzazione.

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4.4: Altre iniziative da parte della Chiesa 4.4.1: Committee on child abuse Nel 1999 si fond una commissione per gli abusi su minori con a capo il vescovo Walsh, con il compito di facilitare il compito della Commission to Inquire into Child Abuse (Ryan Commission). I suoi membri includevano rappresentanti psicologi, esperti di diritto canonico, consulenti, educatori, clerici e religiosi. 4.4.2: Research into child abuse Nel 2001, il Committee on child abuse commission una serie di studi riguardo gli abusi su minori a un ente indipendente, The Health Services Research Centre of the Department of Psychology, Royal College of Surgeons. Gli studi erano intesi a raggiungere un duplice obbiettivo: innanzitutto, data la dimensione internazionale degli scandali, servivano a estendere la conoscenza del problema in modo da prevenire il ripetersi degli abusi presso le famiglie degli abusati, clero e personale della Chiesa. In secondo luogo, tali ricerche erano uno strumento necessario per capire appieno il problema posto dagli abusi nel contesto irlandese, i punti salienti della vicenda che sarebbero serviti a sviluppare una pi efficace risposta nell'immediato futuro. 4.4.3: Child protection trainers Il Bishops' child protection office, in associazione con il St. Patrick College, promosse un programma di aggiornamento specifico per contrastare il problema degli abusi a partire dal 2005.
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Secondo la loro qualifica, il loro compito sarebbe stato quello di aggiornare a loro volta gli appartenenti alla propria diocesi e fornire informazioni e supporto nello sviluppo di procedure per assicurare la sicurezza dei giovani parrocchiani. Un ulteriore gruppo di 25 studenti era in fase di studio durante i lavori della Commissione allo scopo di introdurre il programma Our Children Our Church.

4.4.4: Nuove linee guida per affrontare il problema degli abusi su minori Il Framework Document fu revisionato e rimpiazzato da un documento intitolato Our Children Our Church, pubblicato nel 2005. La sua pubblicazione aveva causato diversi problemi, tra i quali lo scioglimento della Commissione incaricata di redigere il documento a causa di disaccordi circa alcuni aspetti e contenuti non condivisi, tanto che la redazione finale fu opera del solo presidente della Commissione con l'ausilio di due esperti di protezione dei minori. Nuove linee guida furono introdotte nel 2009 dalla National Board for Safeguarding Children, creata nel 2006 per sostituire il Bishops's child protection office: Mr. Elliott, amministratore delegato della struttura che comprende trentadue diocesi irlandesi, spieg alla Commissione che tutte le diocesi, congregazioni religiose e altre strutture ecclesiastiche che avessero voluto aderire alla nuova politica di protezione dei minori avrebbero dovuto firmare un impegno che li obbligasse ad applicare effettivamente le misure delineate nel piano. I nomi dei non firmatari sarebbero stati portati a conoscenza del pubblico.

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Capitolo 5: Framework Document e Our Children, Our Church

5.1: Framework Document In base al diritto canonico, un vescovo ha pieni poteri nel governare la sua diocesi: questo implica ovviamente la sua piena responsabilit per le azioni commesse dai preti appartenenti alla sua giurisdizione. Nel tempo a cui fa riferimento la Commissione, comunque, non si poteva negare ci fosse una certa confusione riguardo l'estensione e l'entit dei poteri attribuiti al capo della diocesi. A questo proposito, nel settembre 1990 i vescovi irlandesi decisero di nominare una sorta di commissione la quale avrebbe tracciato le linee guida riguardanti il comportamento da tenere in situazioni particolari. Tale protocollo sarebbe dovuto essere stato presentato alla Conferenza dei Vescovi Irlandesi del 1991; tuttavia, nonostante le numerose riunioni non si riusc a redigere un documento soddisfacente tanto che fu richiesta una riformazione del gruppo nel 1993 che prese quindi il nome di Irish Catholic Bishops Advisory Committee on Child Sexual Abuse by Priests and Religious, convocata per la prima volta nel 1994 sotto la guida del vescovo Forristal.
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Secondo il Cardinale Connell, a dare l'impulso maggiore nel redigere questo documento fu il caso di padre Smyth, che nel 1994 fu riconosciuto colpevole di 74 casi di abusi e comportamenti indecenti, costatigli 12 anni di carcere e causando un primo serio dibattito a livello nazionale. Come attesta una ricerca del 2003: the case focused public attention on the relationship between the Catholic Church and the State and on the protection seen to be afforded to the Church when one of its representatives was accused of serious crimes27. Il precipitare della situazione fu reso pi veloce da una delle vittime, A. Madden, il quale sub abusi da padre Payne nel 1981 e che decise di rendere pubblici i dettagli della sua vicenda mediante la pubblicazione di un libro, Altar Boy28. La risposta dei vescovi irlandesi arriv pochi anni dopo, con il Child Sexual Abuse: Framework for a Church Response, conosciuto talvolta come 1996 Guidelines o Framework Document. Pubblicato nel 1996 come una struttura all'interno della quale i vescovi avrebbero adempiuto ai loro obblighi derivanti dalla legge canonica, questo protocollo non presenta caratteri di obbligatoriet ma riposa sulla comune accettazione da parte dei destinatari. Nel documento, si attesta la presa di coscienza degli ingenti danni che l'abuso di minori comporta, delineando otto linee guida da seguire affinch si possa dare una risposta al problema rapida ed uniforme alle denunce di abusi sessuali. - La sicurezza e il benessere dei bambini vittime devono essere considerati prioritari.
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Cfr. Goode McGee, OBoyle: Time to Listen: Confronting Child Sexual Abuse by Catholic Clergy in Ireland, Dublin, The Liffey Press, 2003: Il caso attir lattenzione del pubblico sulle relazioni che intercorrevano tra la Chiesa Cattolica e lo Stato e sulla protezione goduta dalla Chiesa, qualora uno dei suoi rappresentanti fosse stato accusato di un delitto grave. 28 A. Madden, Altar Boy: A story of Life after Abuse, Dublin, Penguin Press, 2005

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- Occorre reagire in maniera immediata alle denunce di abusi su minori. - Occorre prestare assistenza in modo da garantire il benessere morale e spirituale di chi ha sofferto a causa di abusi e alle loro famiglie. - In tutti i casi nei quali si sappia o si sospetti che un prete o un religioso abbia abusato di un minore, il reato deve essere denunciato alle autorit civili. - In seguito ad una denuncia occorre prendere in considerazione tutti gli aspetti che riguardino la protezione dei bambini, inclusa la possibilit per un ministro di continuare ad esercitare il suo ufficio durante le indagini. - E' comunque necessario che siano rispettati i diritti naturali, civili e canonici di un prete accusato. - Bisogna provvedere ad una adeguata risposta da parte delle autorit ecclesiastiche alla parrocchia e alla comunit, con il dovuto rispetto per la privacy di chi vi direttamente coinvolto. - Occorre prendere le misure adeguate per ristabilire il buon nome e la reputazione di un prete falsamente accusato. Oltre ai punti elencati, il medesimo documento stabilisce anche il comportamento da tenere nel denunciare alle autorit competenti gli abusi: in all instances where it is known or suspected that a child has been or is being, sexually abused by a priest or religious the matter

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should be reported to the civil authorities. Where the suspicion or knowledge results from the complaint of an adult of abuse during his or her childhood, this should also be reported to the civil authorities; the report should be made without delay to the senior ranking police officer for the area in which the abuse is alleged to have occurred. Where the suspected victim is a child, or where a complaint by an adult gives rise to child protection questions the designated person within the appropriate health board [...] should also be informed. A child protection question arises in the case of a complaint by an adult, where an accused priest or religious holds or has held a position which was afforded him or her unsupervisioned access to children29. Cos delineata, la struttura potrebbe causare difficolt in coloro che intendono denunciare abusi o preoccupazioni nei riguardi di un prete che potrebbe rappresentare un rischio ma che vorrebbero mantenere la riservatezza. Ci nonostante, le linee guida evidenziano chiaramente come sia riservata la confidenzialit delle denunce e che ogni informazione debba essere consegnata solo a chi di dovere. 5.2: Struttura e procedure. Nel Framework Document vengono descritti gli organi da istituire necessariamente all'interno della diocesi affinch le denunce siano trattate nel migliore dei modi possibili: innanzitutto, necessario che si nomini un delegato
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Cfr. Irish Government, Murphy Report, 2009, Vol. I cap. 7 pg. 121: In tutti in casi ove noto o si sospetti che un bambino sia stato, o sia, abusato sessualmente da un prete o da un religioso, la questione dovrebbe essere riportatat alle autorit civili. Quando il sospetto o la conoscenza de crimine derivata dalla denuncia di un adulto, il quale ha subito abusi durante la sua infanzia, anche questo dovrebbe essere riportato alle autorit civili. La denuncia dovrebbe essere esposta senza indugio all ufficiale di polizia assegnato allarea dove il crimine si consumato. Quando la sospetta vittima un bambino, o la denuncia da parte di un adulto d adito a dubbi sulla protezione accordata ai bambini la persona incaricata allinterno della commissione sanitaria appropriata [] dovrebbe esserne informata. Un dubbio sulla protezione di minori sorge nel caso di denuncia presentata da un adulto, riguardante un prete o un religioso che mantiene o abbia mantenuto una posizione che gli consentisse un accesso non supervisionato ai bambini.

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con la funzione di raccogliere le denunce, esaminarle attentamente e al tempo stesso promuovere la consapevolezza del problema tra i preti della diocesi; sono poi necessari un consulente per la vittima o i denuncianti e un assistente legale per il prete accusato; infine, necessario pubblicare una bacheca che includa i laici con le idonee qualifiche ad offrire consigli in forma riservata a vescovi e a capi di comunit religiose. Il Framework Document entr in vigore dal gennaio 1996, preceduto da sessioni di aggiornamento per gli interessati. Il protocollo ha sicuramente una notevole rilevanza, dato che ogni diocesi o istituto religioso tendeva a trattare la materia delle denunce secondo le proprie regole. Non essendo comunque un documento approvato dalla Santa Sede, la sua applicazione poteva causare diversi problemi, in quanto un prete o un religioso che avesse subito provvedimenti disciplinari o penali in base al Framework, rivolgendosi in appello a Roma avrebbe visto quella sentenza annullata: per la Congregazione per il Clero di Roma, infatti, il testo contiene procedure e disposizioni contrarie alla disciplina canonica. In particolare la denuncia obbligatoria d luogo a riserve di natura sia morale che canonica. A dispetto di ci, il Cardinale Connell afferm che fece del Framework il protocollo standard della sua Arcidiocesi: prima del 1995, non c'era alcuna tradizione che imponesse la trasmissione delle denunce alle autorit civili, n queste erano troppo entusiaste di ricevere notizie di tal genere. I primi tempi non furono facili: Monsignor Dolan, a quei tempi responsabile, pur cercando di contemperare i diritti dell'accusa e quelli della difesa non seppe dare per sua stessa ammissione una risposta soddisfacente, tanto che alcune delle vittime lamentarono il fatto di essere state tagliate fuori dall'intero processo.

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La situazione miglior sensibilmente nel 1999, quando l'Arcidiocesi di Dublino divenne parte della Faoiseamh Helpline, la quale forn aiuto e consiglio all'Arcidiocesi.

5.3: The Advisory Panel Secondo l'opinione del Cardinale Connell, l'istituzione di un gruppo di consulenza fu un passo importante per l'Arcidiocesi di Dublino, in quanto un apposito team di esperti avrebbe consigliato efficacemente i vescovi sul come trattare efficacemente la denuncia; sul prestare o meno assistenza alla vittima; se fosse stato necessario che il prete o religioso continuasse a mantenere le sue funzioni avendo riguardo al benessere dei bambini; dare consigli riguardanti i diritti spettanti all'accusato tenendo anche conto della necessit di non infangare inutilmente il suo nome. Dopo la sua inaugurazione nel 1996 alla presenza di rappresentanti delle comunit, psichiatri, lavoratori sociali e religiosi di rilievo, il gruppo si incontr mensilmente nel 1996 e 1997, riducendo successivamente il numero di meeting a otto-dieci all'anno. Ogni caso di accertato o sospettato abuso sessuale veniva presentato al gruppo dal delegato per l'Arcivescovo che aveva il compito di attuare le linee guida del 1996: dopo avere studiato il caso, il gruppo avrebbe eventualmente inviato una relazione scritta all'Arcivescovo su tutti i punti che necessitavano di attenzione. Prima priorit del team era la salvaguardia e il benessere dei bambini, pur dovendo al tempo stesso contemperare le necessit di questi con i diritti legalmente spettanti all'accusato. A questo proposito, il gruppo si impose le seguenti regole:
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- Investigazioni immediata di tutte le denunce. - Per ogni caso, lavorare con professionalit, segretezza e attenzione. - Applicazione delle linee guida approvate dalla Conferenza Episcopale. - Implementazione delle procedure diocesane e dei suoi protocolli. L'identit dei preti coinvolti nelle indagini non rivelata alla commissione, preferendo fare ricorso ad un sistema di pseudonimi per meglio proteggere la riservatezza di ambo le parti e garantire maggiore indipendenza e imparzialit alle decisioni di tale gruppo. In ogni caso, dal 1996 in poi, le raccomandazioni fornite del gruppo di ausilio, come testimoniato dal Cardinale Connell e dal presidente del gruppo, furono applicate, anche se bisogna aggiungere che, per testimonianza delle vittime, L'Arcidocesi fu lenta a portare alla conoscenza degli interessati l'esistenza di tale comitato di specialisti. Tra i compiti del gruppo vi era certo l'esigenza primaria della difesa delle vittime; tuttavia, tra i suoi compiti rientra anche la reintegrazione del prete o religioso ingiustamente accusato e l'assistenza data al reo che mostra volont di volersi redimere. In questo senso, le opzioni a disposizione per questo ultimo caso sono diverse: ritiro sotto sorveglianza; laicizzazione; un processo penale che porti alle dimissioni o a un servizio limitato che non comporti contatto con bambini. A prescindere dalle raccomandazioni del gruppo, la decisione finale spetta ovviamente al vescovo: di questo, il gruppo di consulenza consapevole, come anche del fatto che il reintegro di un prete reo nelle sue funzioni una
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possibilit molto concreta e che potrebbe portare in futuro alla reiterazione del reato. Da parte sua, il gruppo di consulenza, nel consigliare il reintegro o meno deve considerare la portata delle prove, le pene inflitte dalla corte, i procedimenti civili pendenti e la legge canonica. 5.4: Our Children, Our Church Nelle intenzioni della Conferenza dei Vescovi dIrlanda, il documento intitolato Our Children, Our Church avrebbe dovuto rappresentare una sorta di progressione, un modello sviluppato ed aggiornato di quelle procedure descritte nel 1996 con il Framework Document. Nei commenti al nuovo protocollo, si evidenziano in particolare modo quegli elementi che si ritengono essere un progresso, quindi pi adatti a garantire i diritti delle vittime e a potenziare le possibilit di prevenzione: ad esempio, le strutture delineate dai protocolli del 1996 e del 2003 (Good Pratice Guidelines) sono operativamente indipendenti; ogni diocesi e ogni congregazione ha a disposizione i propri organi, causando ovviamente problemi nella circolazione delle informazioni e nella tempestivit degli interventi. In particolare, il Framework consiglia di nominare delegati, il cui compito sarebbe stato trattare le denunce, e p personale di supporto sia per le vittime che per laccusato. Il CORI e lIMU, da parte loro, crearono le medesime strutture basandosi sugli stessi principi. Queste strutture indipendenti erano supportate dal National Child Protection Office of the Irish Episcopal Conference e dal National Child Protection Office for CORI. Il punto di maggiore discontinuit tra i protocolli del 1996 e del 2005 sta quindi nellapproccio, che nelle nuove guide linea diventa unitario: tutti gli organi, i quali hanno approvato il documento, sono tenuti ad applicarlo in tutta lIrlanda
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e a tutti i livelli, agendo nella sostanza come una unica struttura e condividendo fondi e risorse.

5.5: National Board Lorgano con la responsabilit di sovrintendere i lavori il National Board: questo sarebbe stato composto da professionisti provenienti da asili, psicologi, teologi, esperti di legge, accademici, educatori, uomini daffari e genitori. A livello organizzativo, il National Board sarebbe stato indipendente da qualsiasi altro organo del CORI e avrebbe avuto il compito di assicurarsi che le procedure stabilite dalla Chiesa siano messe in pratica, controllate e rese pubbliche . In particolare, le sue funzioni comprendono:
a) Sovrintendere alla applicazione della politica e delle procedure descritte

in Our Children,Our Church b) Tenere regolarmente i contatti con gli uffici pubblici che si occupano di protezione infantile

c) Consigliare i membri sulle migliori procedure da seguire in relazione alla protezione dei bambini e sulle procedure. d) Fondare un Comitato di Professionisti in veste di ausiliari

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e) Fornire informazioni alle Unit Collaborative e alle altre organizzazioni della Chiesa f) Fungere da centro per laggiornamento del personale ecclesiastico. Le Unit Collaborative citate al punto e) sono organi speciali del National Board, con il compito di assicurarsi che ogni vescovo e priore abbia il necessario supporto e ausilio per affrontare i problemi derivanti dalla protezione dei minori. Tra gli altri compiti,tali Unit hanno quello di assicurarsi che la risposta alle denunce di abusi in ogni diocesi sia pronta ed efficiente; assicurare la corretta cooperazione tra vescovi e priori e il corretto approvvigionamento di risorse e personale esperto. Il numero delle Unit viene determinato dal National Board, dopo essersi consultato con gli organi membri, mentre larea a cui saranno destinati viene stabilita a seconda della necessit espressa dalle diocesi o dagli istituti religiosi. Il National Board ha il dovere di indire una riunione annuale, nella quale si deve valutare il livello di applicazione dei contenuti dellOur Children ad ogni livello della Chiesa dIrlanda. Al termine delle consultazioni, lo stesso organo deve pubblicare i risultati del meeting: la soluzione prospettata intesa a garantire un nuovo e pi alto livello di trasparenza nelle operazioni della Chiesa nellambito della protezione dei minori. Le osservazioni e i risultati dei meeting includono anche le statistiche aventi ad oggetto i casi di abuso di minore il cui colpevole appartenga alla Chiesa.

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Il protocollo Our Children,Our Church assicura che le decisioni sul procedimento da seguire in caso di denunce o sospetti di abusi su minori siano prese da personale professionalmente qualificato con esperienza sul campo, piuttosto che da un vescovo o da un priore. Tra i principi e gli obblighi contenuti nel protocollo vi quello di informare il vescovo nella cui diocesi si sia consumato il reato; tuttavia, tra gli obblighi derivanti dal documento vi anche quello di riportare immediatamente alle autorit civili il reato a prescindere dallopinione degli altri soggetti,appartenenti alla Chiesa o meno. 5.6: Le funzioni del National Child Protection Office Le altre funzioni del direttore del Child Protection sono delineate al capitolo 2.3.3 del documento ed includono il mantenere i contatti con le autorit pubbliche ed assicurarsi che queste siano aggiornate con la dovuta rapidit in ogni fase dellinvestigazione di un particolare caso: a questo proposito, ogni diocesi ha il compito di esporre in un luogo visibile e accessibile il nome e il numero di telefono o mezzo di contatto appropriato del direttore del Child Protection. Il gesto ha una valenza, oltre che pratica, intesa soprattutto a dare prova di impegno e di buona volont da parte delle diocesi per incoraggiare tutti coloro che hanno sospetti a denunce da esporre a farsi avanti, in modo che gli esposti siano presentati alle autorit civili. A livello diocesano o di congregazione religiosa, ogni vescovo e priore sar assistito da un rappresentante del Child Protection, il quale si assicurer che le informazioni rilevanti circolino e siano accessibili nelle parrocchie e nelle strutture gestite dalla Chiesa.

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Appendice Intervista ad A. Madden, autore di Altar Boy Although I still carry many of the effects of child abuse I no longer consider myself a victim. Ive done something about it. Ive turned it around.

-Dublino- Il libro del signor Madden pu essere considerato come la classica goccia che fa traboccare il vaso: le vicende di abusi su minori da parte di preti o religiosi non fanno certo parte della storia recente, eppure, complice forse la mentalit di un Paese la cui identit cattolica dominante, poco o nulla si mai fatto per porre rimedio al problema. Possiamo quindi considerare le recenti prese di posizione da parte del Governo Irlandese al riguardo come figlie di questo breve romanzo autobiografico, semplice e allo stesso tempo diretto. Fin dallinfanzia, Andrew Madden era un fedelissimo della Chiesa Cattolica: chierichetto sempre a disposizione, affascinato dal lavoro dei preti e desideroso di diventare a sua volta ministro del culto, desiderava essere ammesso in seminario per continuare sulla stessa strada delle persone che fino a quel momento aveva ammirato pi di ogni altra. Larrivo di un nuovo prete, per, segna linizio della fine: dapprima amichevole e gentile, padre Payne si fa notare per il suo essere diversoin un ambiente rigido come lIrlanda degli anni 70, conquistando la fiducia di tutti i ragazzi e in particolare di Andrew.
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La scusa per avvicinare di pi il giovane sono piccoli lavori di giardinaggio, che li avvicinano sempre di pi fino a sfociare in abusi durati due anni. Il giovane prova a parlare con qualcuno, con gli insegnanti della sua scuola e con degli altri preti, ma senza ottenere nulla di significativo. La possibilit che un prete abusi sessualmente di un bambino sembra non convincere nessuno. Allora, Andrew si porta tutto dentro, mentre il suo piccolo mondo va in pezzi: la fede nella santit dei preti e nella Chiesa comincia ad appannarsi e persino le sue funzioni parrocchiali gli vengono revocate. Decide comunque di provare ad andare avanti e di inseguire il suo vecchio sogno, iscrivendosi al seminario di Dublino, dove per, inaspettatamente, si vede respinto. Sono anni difficili per il giovane Andrew, in bilico tra problemi con lalcool e di salute, ma anche periodi di viaggi e di frequenti trasferimenti in Gran Bretagna per lavoro e per fuga. Fu soltanto nei primi anni 90 che mr. Madden decide di dare una svolta alla sua vita, cominciando da qualcosa di assolutamente impensabile fino a quel momento: denunciare un prete per abusi sessuali e ottenere un risarcimento. Con lassistenza di un avvocato, prova innanzitutto ad adire vie meno ufficiali, contattando privatamente padre Payne,da cui non ricever risposta; sar invece la Chiesa dIrlanda stessa, tramite il vescovo della Arcidiocesi di Dublino a contattare il signor Madden. Nel 1993 si raggiunge un accordo: a titolo di compensazione, padre Payne verser a mr. Madden 27.000 sterline, anche se la provenienza del denaro da ricondurre principalmente alle casse della Arcidiocesi. Nonostante il risarcimento corrisposto, per, lArcidiocesi di Dublino continua a negare il fatto che padre Payne si sia reso colpevole di abusi: cos, nel 1995, mr. Madden decide di rendere pubblica la sua storia, contattando diversi giornalisti e parlando in programmi televisivi del modo in cui le sue denunce erano state, fino a quel momento, trattate.
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Finalmente, nel 1998, padre Payne verr processato: accusato di 13 casi di abuso su nove diversi minori e 29 casi di abuso su mr. Madden, che porteranno ad una condanna di sei anni di carcere, durante i quali verr infine laicizzato. Diversi capitoli del suo libro sono dedicati alla sua infanzia trascorsa a stretto contatto con il mondo della Chiesa Cattolica: quanto ritiene possano avere influito i suoi insegnamenti? Beh... All'epoca avevo appena undici anni, come tutti i bambini non mi ponevo troppe domande ed ero facilmente influenzabile, ovvio; la Chiesa era l'edificio pi importante del quartiere, era il punto di riferimento per la nostra vita quotidiana anche perch era abitualmente frequentata da tutti i residenti. Per, da parte mia, posso dire che sulla mia formazione gli insegnamenti della Chiesa hanno avuto solo met dell'importanza perch per lo pi ero affascinato dalla figura del prete, dal rispetto che questo riscuoteva. Cosa rappresentava per Lei padre Payne? Padre Payne venne quando io facevo il chierichetto gi da un paio di anni. Ero affascinato dal suo modo di fare, di vestire, di rapportarsi alle persone. Non indossava abiti da prete n il colletto, vestiva molto casual ed era molto amichevole con noi bambini. Credo che parte del successo che riscosse fosse dovuto al contrasto con i modi di fare di padre Supple, molto pi prete, severo e scostante. Penso che per me, padre Payne fosse una sorta di modello a cui ispirarmi nella vita da prete che all'epoca mi immaginavo, forse una figura un p mitica. Quando fece richiesta per essere ammesso al seminario di Dublino, venne respinto. Crede ancora che la sua non ammissione fosse dovuta alle vostre vicende personali?
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Difficile a dirsi: all'epoca ne ero certamente convinto, non avevo motivo di pensare altrimenti. Con una vita dedicata alla Chiesa, perch avrebbero dovuto rifiutarmi? Poi con il tempo, scoprendo alcuni lati della mia personalit, ho cominciato a pensare che forse i test psicologici erano stati la causa di tutto, magari avevano rivelato una incompatibilit con la vita da prete. Comunque ancora adesso non riesco a non pensare che almeno parte della colpa sia riconducibile alla mia denuncia degli abusi di padre Payne. Ha mai pensato di fare domanda per entrare in un altro seminario? No, perch ritenevo fosse lo stesso. Se ero stato rifiutato a Dublino, sarei stato rifiutato a Cork e in tutti gli altri seminari. Ho pensato di entrare in un ordine religioso, i Francescani, ma non l'ho trovato interessante. Lei ha denunciato gli abusi molti anni dopo: l'opinione della gente riguardo la Chiesa stata un fattore rilevante nella scelta di non denunciare immediatamente? Sicuramente s. Si parla sempre dell' Irlanda degli anni '70, normale che da parte della gente ci fosse una certa riverenza, me compreso, ovvio. Sono stato saltuariamente a Londra per lavoro, per periodi di tempo pi o meno lunghi, per: stando in un altro paese, dove la Chiesa Cattolica o l'opinione della gente a riguardo contava meno, sono riuscito a guadagnare quel disinteresse o quella forza che mi hanno permesso di sporgere denuncia, nel 1981; magari, se fossi rimasto, non avrei fatto quello che ho fatto.

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Quando ha cominciato ad agire per vie legali, ricorda come si sono svolti i fatti? Ho cominciato con il mandare una lettera a padre Payne tramite i miei avvocati, ma lui mi ha risposto tramite la Chiesa, quindi dall'inizio non mai stata una questione tra me e lui quanto tra me e una organizzazione. La Chiesa non sapeva della lettera che avevo mandato, volevano pareri medici da parte di altri specialisti indicati da loro... hanno fatto di tutto per tirarla per le lunghe, praticamente un anno passato senza che fosse successo niente, cos ho cominciato a raccogliere prove. Quella pi importante stata sicuramente la ricevuta per la compensazione, insomma, se non c'era stato crimine perch corrispondere pi di ventisettemila sterline? Ma non mi importava tanto quello, volevo che la Chiesa spiegasse perch fino al '94-'95 padre Payne era ancora sacerdote. Soltanto nel '95 fu arrestato. Dopo di questo, nel '98 spedii una petizione al Taoiseach, chiedendogli di intervenire a favore del bambini irlandesi con riforme specifiche, ma mi neg tutto affermando che non sarebbe stato appropriato per lo Stato intromettersi nel modo in cui la Chiesa Cattolica trattava le denunce e lo stato dei preti pedofili in quanto questa non era corpo dello Stato e che i processi penali si potessero stabilire solo in quei casi di urgente interesse pubblico. Cosa ci fosse di pi urgente del problema della salvaguardia dei bambini... Comunque le cose cambiarono per il meglio dopo che RTE cominci a trasmettere Prime Time: nel 2002 si propose di redigere un libro degli abusatori che per entrato in vigore solo dal 2006. Anche la Chiesa ha mostrato di volere fare qualcosa in quegli anni, tipo con il Framework Document, per, se lo ha letto, d troppe scappatoie per rifiutarsi di trattare le denunce.
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Ha mai pensato di far parte o ha mai fatto parte di un gruppo di sopravvissuti? Per un po ho aderito a One in Four, ma non ne ho mai fatto effettivamente parte, anche perch un gruppo molto libero, non richiede l'associazione. Dopo lo scoppio del caso, come ha sentito l'opinione della gente a riguardo? Direi che la maggior parte della gente fosse partecipe, almeno quella con cui ho parlato. L'opinione pubblica per lo pi con me, potrei dire, per nel suo luogo d'origine la gente credeva a Payne. Certe interviste mi lasciavano senza parole: nessuno entrava nel merito, se abusi ci fossero stati o se si dovessero punire, tutti parlavano di quanto di buono avesse fatto Payne, assurdo. Dall'invio della richiesta di risarcimento, ha mai incontrato ancora padre Payne? Ci sono state diverse occasioni, soprattutto durante il processo, ad esempio la mattina del processo, o a sentire la sentenza. La prima volta che lo incontrai ero scioccato, non sembrava lo stesso, sembrava stanco, ma nelle altre occasioni era tornato quasi lo stesso. Non ho provato soddisfazione, a dire la verit, pi tristezza per i danni che aveva causato a s e alle altre vite. Quando decisi di raccontar al pubblico la mia storia per, non lo feci solo per me stesso, ma in parte anche per le altre possibili vittime; ero inoltre preoccupato: pensavo di essere un caso isolato, me lo auguravo, invece scoprii

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che il problema era molto pi grande di quanto avessi creduto, cos cercai anche di informarmi sugli altri preti. Dopo l'introduzione del Framework scrissi diverse lettere alle diocesi con domande specifiche a riguardo ma non ho ottenuto risposte esaurienti o informazioni valide, cos ho cominciato a dubitare della loro buona fede. Al termine del processo, ritiene di avere avuto giustizia? Si, ho avuto sicuramente giustizia: sono stato compensato e Payne stato incriminato, quindi rispetto a molti altri mi andata bene. Soprattutto alla pubblicazione del Murphy Report, sono stato soddisfatto perch la gente avrebbe saputo. L'unica cosa che mi intristisce il fatto che molti dei preti citati non abbiano rassegnato le dimissioni, una disgrazia.

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1962-1962: Si tiene a Roma il Concilio Vaticano II.


1978: Karol Wojtila viene eletto Papa con il nome di Giovanni Paolo II.

1979: Il Papa visita lIrlanda.


1987: Il Dipartimento per la Salute pubblica le Guidelines for the

Identification, Investigation and Management of Child Abuse. Nello stesso anno, muore larcivescovo McNamara. 1988: Il dr. Desmond Connell viene nominato arcivescovo di Dublino.

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Dublin Archidiocese Commission of Investigation, Report into the Catholic Archdiocese of Dublin, 2009, appendice, con integrazioni dello studente.

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1994: La coalizione laburista Fianna cade come conseguenza di una controversia riguardante lavere fallito nellestradare padre Smyth in Irlanda del Nord, accusato di abusi sessuali.
1996: Viene pubblicato il Framework Document.

1998: Viene approvato il Protections for Persons Reporting Child

Abuse Act 1998, il quale provvede a garantire limmunit da responsabilit civile per coloro che in buona fede denuncino al Garda o allHSE i loro sospetti circa abusi su minori.
1999: Viene introdotto il programma Children First, protocollo inteso

alla protezione a al benessere dei minori.


2000: Viene formata la Commission to Inquire into Child Abuse (CICA).

2001: Larcivescovo Connell viene nominato cardinale.


2002: La BBC trasmette il programma Suing the Pope sulle attivit di

padre Fortune nella diocesi di Ferns. Il programma in prima serata della RTE Cardinal Secretsinvestiga casi di abusi sessuali su minori da parte di preti in Irlanda. Il governo annuncia una inchiesta sugli abusi nella diocesi di Ferns.
2005: Papa Giovanni Paolo II muore. Il cardinale Joseph Ratzinger gli

succede come con il nome di Papa Benedetto XVI. Vengono pubblicati il Report of the Ferns Inquiry e Our Children, Our Church.
2006: Viene formata la Dublin Archidiocese Commission. 84

2009: 20 maggio. La Commission to Inquire into Child Abuse pubblica il

suo rapporto. 26 novembre. Viene pubblicato il Murphy Report, ad eccezione del capitolo 19.
2010: Pubblicato il capitolo 19 del Murphy Report. Nel mese di dicembre

emergono, tramite dei documenti pubblicati da Wikileaks, le vicende relative agli scontri diplomatici Commissione Murphy - Chiesa Cattolica/Citt del Vaticano. 2011: LIrlanda richiama il suo ambasciatore presso la Santa Sede.

Bibliografia

A.Madden, Altar Boy: A story of life after abuse, 2005, Penguin Books. B. Arnold, The Irish Gulag, 2009, Gill & Macmillan. Codex Iuris Canonici, 1983. G. Shannon, Child Law, 2009, Thomson Round Hall. Irish Catholic Bishops Advisory Committee on Child Sexual Abuse, Child Sexual Abuse: Framework for a Church response, 1996, Veritas Publications.

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Irish Government, Commission to Inquire into Child Abuse Investigation Committee Report, Vol I-V, 2009 (Ryan Report). Irish Government, Report of the Commission to Inquire in the Dublin Archidiocese, 2009, (Murphy Report). Irish Government, The Cloyne Report, 2009 The Canon Law Society of Ireland & Great Britain, The Canon Law: Letter and spirit. A pratical guide to the code of canon law, 1996, Michael Glazier. Procedures for dealing with allegations or suspicions of child abuse
.

The Irish Bishops Conference, Our Children, Our Church, 2005, Veritas Publications.

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