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CAPITOLO 1

1.1 INTRODUZIONE 2
1.2 LA LEGGE DI COULOMB PER LELETTROSTATICA 2
1.3 CARICA E CORRENTE ELETTRICA 4
1.3.1 CONVENZIONE DI SEGNO PER LE CORRENTI 4
1.4 TENSIONE ELETTRICA 4
1.4.1 CONVENZIONE DI SEGNO PER LA TENSIONE 5
1.5 ESEMPIO SULLE DIREZIONI DI RIFERIMENTO 6
1.6 LA LEGGE DI KIRCHHOFF DELLE CORRENTI (LKC) 7
1.7 LA LEGGE DI KIRCHHOFF DELLE TENSIONI (LKT) 9
1.8 CONCETTO DI BLACK BOX O BIPOLO NEI CIRCUITI ELETTRICI 12
1.8.1 SCELTA APPROPRIATA DELLE VARIABILI TERMINALI DI UN BIPOLO 13
1.8.2 ALCUNE CONSIDERAZIONI SULLE VARIABILI TERMINALI Q(T) E (T) 14
1.9 CONVENZIONI DI SEGNO PER LE VARIABILI ASSOCIATE IN UN BIPOLO 15
1.10 LINEARIT E NON LINEARIT DI UN BIPOLO 16
1.11 TEMPO-VARIANZA E TEMPO-INVARIANZA DI UN BIPOLO 16





Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 2
1.1 INTRODUZIONE
Lelettrostatica studia i dispositivi elettromagnetici considerati sia singolarmente, sia in
collegamento fra di loro (sistemi elettromagnetici). Esiste da pi di un secolo uno
schema concettuale che consente di affrontare tutti i problemi riguardanti tali disposi-
tivi. Esso caratterizzato da un sistema di equazioni differenziali ed stato sistematiz-
zato per la prima volta da James Clerk Maxwell. Molto pi recentemente, stato messo
a punto un differente schema concettuale che, sotto opportune ipotesi, consente lo stu-
dio in modo pi semplice di una buona parte dei dispositivi o dei sistemi elettroma-
gnetici. A tale modello attribuito il nome di circuito elettrico. Pi precisamente, al
modello circuitale di un dispositivo elettromagnetico dato il nome di elemento circui-
tale. importante conoscere il campo di validit del modello circuitale. Occorre preci-
sare che i dispositivi elettromagnetici sono sede di fenomeni elettromagnetici che pos-
sono essere descritti attraverso opportune grandezze fisiche (grandezze elettriche). Tali
grandezze possono avere variazioni lente o rapide nel tempo. Se L la dimensione
massima del dispositivo elettromagnetico di interesse, il tempo di transito t di unonda
elettromagnetica espresso da c L t = , dove c la velocit di propagazione nello spa-
zio libero (velocit della luce). Se il tempo t molto piccolo rispetto alla rapidit delle
variazioni temporali delle grandezze elettriche che interessano il dispositivo, allora
possiamo modellare il dispositivo elettromagnetico come elemento circuitale. In parti-
colare, se nel dispositivo si hanno grandezze che variano periodicamente, la rapidit di
variazione pu essere valutata attraverso il periodo T corrispondente alla frequenza
massima f. Considerato il dispositivo diremo che le variazioni sono lente se t T >> . In
pratica, considerata la lunghezza donda
m
corrispondente alla frequenza
m
f ;
m m
f c = ; se L
m
>> si pu ritenere che la propagazione della grandezza elettro-
magnetica avvenga istantaneamente da un punto allaltro del dispositivo. Questo e-
quivale a dire che possono ritenersi trascurabili le dimensioni spaziali del dispositivo e
perci che esso possa essere considerato come un elemento a parametri concentrati. Il di-
spositivo rappresentato, per comodit, con un rettangolo, da cui emergono due o pi
terminali filiformi. Non ha importanza, ovviamente, la dimensione del rettangolo e la
posizione e la lunghezza dei terminali. Una connessione di elementi circuitali a parame-
tri concentrati prende il nome di circuito elettrico a parametri concentrati. I problemi per i
quali non sar possibile adottare il modello circuitale, dovranno essere affrontati con
metodologie generali basate sulle equazioni di Maxwell. Per concludere, gli obiettivi
del Corso di Elettrotecnica consistono essenzialmente nel mettere a punto, privilegian-
do gli aspetti metodologici, modelli circuitali di dispositivi reali e nellillustrare le pi
importanti tecniche di analisi dei circuiti elettrici a parametri concentrati. Nel seguito,
per semplicit, si tratteranno i circuiti omettendo lespressione a parametri concentrati.
1. 2 LA LEGGE DI COULOMB PER LELETTROSTATICA
La propriet dellambra strofinata di attrarre pagliuzze ed altri corpi leggeri, nonch
quella della magnetite di attrarre corpi ferrosi, sono note fin dallantichit. I primi ten-
tativi scientifici per inquadrare i fenomeni elettrici in un contesto razionale sono stati
fatti ricorrendo, appunto, a corpi che, come lambra, potevano essere elettrizzati per
strofinio. Fu proprio grazie alluso di tali corpi che Coulomb in Francia e Cavendish in
Inghilterra, indipendentemente, giunsero ad affermare quanto segue:
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3

la forza che si stabilisce tra due corpi elettrizzati sempre diretta secondo la con-
giungente i due corpi;

le azioni elettriche sono talvolta di tipo attrattivo e altre volte di tipo repulsivo.

Tuttavia sempre vero che:

se due corpi elettrizzati sono entrambi attratti o entrambi respinti da un terzo corpo
elettrizzato, essi mostreranno tra loro unazione repulsiva quando vengono avvicinati.

se invece due corpi elettrizzati esercitano azioni opposte su un terzo corpo elettrizzato,
essi mostreranno unazione attrattiva quando vengono avvicinati.

Da ci consegue che esistono soltanto due tipi di elettrizzazione che, convenzionalmen-
te, sono indicati con il segno + (positivo) e con il segno (negativo). Inoltre elettrizza-
zioni dello stesso tipo hanno effetto repulsivo, quelle di tipo diverso hanno effetto at-
trattivo.
Lintensit della forza elettrica che si stabilisce tra due cariche puntiformi a distanza
luna dallaltra data da:

2
2 1
r
q q
k F = (1.1)
con
1
q e
2
q cariche puntiformi. Tale espressione della forza F rappresenta la ben nota
legge di Coulomb. Nel sistema MKS lunit di carica il Coulomb (C). Quindi il valore
di k dato da:
(


=
2
2
C
m N
9 9
10 9 10 9874 , 8 k
Nello sviluppo formale dellelettrostatica si preferisce sostituire la costante k con la se-
guente espressione:
0
4
1

= k
dove
0
detta costante dielettrica del vuoto ed pari a:
[ ]
2 2 1 12
0
10 8544 , 8
4
1
C m N
k
= =


Successivamente, fu opera di Millikan scoprire che lelettrone possiede la carica elettri-
ca pi piccola e non ulteriormente divisibile:
] [C e
19
10 6021 , 1

=
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Tutte le cariche in natura sono multiple della carica elementare e. La carica elettrica
non quindi da considerarsi un fluido continuo, ma ha una struttura granulare o
quantizzata.
1.3 CARICA E CORRENTE ELETTRICA
Dal punto di vista del comportamento elettrico dobbiamo distinguere i corpi in con-
duttori ed isolanti. Nei primi la carica elettrica mobile e pu spostarsi da una posi-
zione allaltra del corpo sotto lazione di un campo elettrico: tale flusso di cariche pren-
de il nome di corrente elettrica. Nei corpi isolanti, invece, la carica vincolata a posi-
zioni fisse nelle quali rimane praticamente immobile. Definiamo intensit I di una cor-
rente elettrica la quantit di carica che attraversa una sezione retta S di un conduttore
nellunit di tempo:
t
q
I

=
Se il regime di flusso variabile nel tempo, il valore istantaneo dellintensit di corren-
te dovr essere riferito ad un intervallo di tempo infinitesimo, nellintorno dellistante
considerato:
dt
dq
t
q
i
t
=

=
0
lim
Lunit di misura nel sistema MKS lAmpre (A), definita come intensit di corrente
corrispondente al passaggio di un Coulomb in un secondo. Il simbolo adottato per la
corrente nelle formule la lettera i: se la corrente costante nel tempo o se ne vuole in-
dicare il valore massimo od efficace si utilizza il carattere maiuscolo; trattando, invece,
correnti variabili nel tempo si adopera il carattere minuscolo.
1.3.1 Convenzione di segno per le correnti
Per quanto concerne il flusso di cariche in un mezzo conduttore si suole distinguere tra
corrente convenzionale e corrente effettiva: la prima stata erroneamente attribuita al moto
di cariche positive e la seconda giustamente al moto di cariche negative poich, quando
un conduttore sottoposto allazione di un campo elettrico, sono le cariche negative a
muoversi. Per poter definire univocamente la corrente non basta determinarne lintensit
ma anche il verso di spostamento: per far ci si fissa un sistema di riferimento elettrico e
si attribuisce alla corrente un segno positivo se si muove in senso concorde al riferimento
e un segno negativo se si muove in senso discorde al riferimento. A meno che non sia di-
versamente specificato, ci si riferir sempre alla corrente convenzionale.
1.4 TENSIONE ELETTRICA
Si considerino due armature metalliche elettricamente neutre. Si voglia caricare positi-
vamente quella superiore e negativamente quella inferiore, come in figura:
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5




Fig. 1.1
Sar quindi necessario separare le cariche di segno opposto: poich la legge di Cou-
lomb stabilisce che cariche eteronime si attraggono, necessario collegare alle due ar-
mature una sorgente di energia (il generatore G) che fornisca il lavoro sufficiente alla
separazione delle cariche. Il lavoro per unit di carica detto tensione. In altri termini,
indicata con dw lenergia fornita dal generatore (espressa in Joule) e con dq la carica
(in Coulomb) assunta da una delle due armature, si ha che la tensione v definita da:
[ ] V
dq
dw
v =
Lunit di misura delle tensioni il Volt (V). Anche in questo caso si utilizzano le lette-
re minuscole se si tratta di tensioni variabili nel tempo e le maiuscole per le tensioni co-
stanti, per i valori efficaci e per quelli massimi. Si noti che la tensione si manifesta tra le
due armature anche se queste non sono elettricamente collegate cio anche se, come si
dice comunemente, il circuito aperto. Si noti ancora che la tensione una grandezza
definita sempre tra due punti. Quando perci si paragoneranno la tensione di un punto
con quella di un secondo, si intende implicitamente confrontare la tensione tra il primo
punto ed un terzo punto generico di riferimento, con la tensione tra il secondo punto e
lo stesso riferimento. Cos, per la figura di sopra, si dice che larmatura carica positi-
vamente a tensione pi alta di quella carica negativamente. Si osservi, inoltre, che se
si scambiano i collegamenti della sorgente si inverte il segno della carica sulle armatu-
re; proprio come nel caso della corrente si comprende, allora, che la tensione tra le due
armature una quantit algebrica.
1.4.1 Convenzione di segno per la tensione
Per definire univocamente la tensione fra due terminali necessario stabilire un riferi-
mento associando ad un terminale il segno + ed allaltro il segno : si intende cos dire
che il primo ha una tensione maggiore del secondo nel senso precedentemente specifi-
cato. La tensione fra due terminali perci positiva se la polarit assegnata risponde al-
la situazione reale, ed negativa in caso contrario. Si pu allora scrivere (con riferimen-
to alla fig. 1.1):
ba ab b a
v v v v v = = = + = ) terminale al tensione ( ) terminale al tensione (
Questa relazione evidenzia il carattere algebrico della tensione che pu assumere valori
tanto positivi che negativi. La tensione definita come nella suddetta relazione detta
tensione punto-punto (o nodo-nodo).
A
G
B
+++

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Nella formula precedente, la tensione
a
v rappresenta il lavoro speso dal campo elettri-
co per trasportare lunit di carica positiva dal punto a allinfinito, la tensione -
b
v rap-
presenta, invece, il lavoro speso dal campo elettrico per trasportare lunit di carica po-
sitiva dallinfinito al punto b. La tensione
ab
v , dunque, rappresenta il lavoro speso dal
campo elettrico per trasportare dal punto a al punto b lunit di carica positiva.
1.5 ESEMPIO SULLE DIREZIONI DI RIFERIMENTO
Riepilogando quanto detto, per stabilire un sistema elettrico di riferimento, si attribui-
sce arbitrariamente una direzione di riferimento per ciascuna corrente tramite una frec-
cia, ed una polarit di riferimento per ogni tensione tramite una coppia di segni (+) e
(-), come mostrato in figura per un elemento a tre terminali:



Fig. 1.2


Su ogni reoforo (filo metallico conduttore di corrente elettrica) si traccia una freccia det-
ta direzione di riferimento della corrente. Essa ha il seguente significato: se, ad esempio, in
un certo istante t si ha:
A 2 ) (
2
= t i
ci significa che allistante t una corrente di 2A entra nellelemento a tre terminali dal
nodo 2. Se invece nellistante t risultasse:
A m 25 ) (
2
= t i
ci significa che nellistante t una corrente di 25mA esce dallelemento a tre terminali
attraverso il nodo 2. Il punto fondamentale che la direzione di riferimento della cor-
rente, insieme al segno di ) (t i , determina la direzione effettiva del flusso di cariche e-
lettriche. Si assegnino ora i segni + e a coppie di terminali, arbitrariamente: tali segni
indicano la direzione di riferimento delle tensioni. Se ad un certo istante t risulta:
mV 3 ) (
1
= t v
ci significa che allistante t la tensione elettrica del terminale 1 3mV superiore alla
tensione elettrica del terminale 2; se invece si ha:
V 10 ) (
2
= t v
ci significa che allistante t la tensione elettrica del terminale 1 10V inferiore alla ten-
sione elettrica del terminale 3.
Elemento
a 3 terminali
2
1
1
i
2
i

3
i
3
1
v
+

2
v
+

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7
1.6 LA LEGGE DI KIRCHHOFF DELLE CORRENTI (LKC)
stato gi utilizzato nei paragrafi precedenti il termine nodo: esso rappresenta un
punto o una ristretta zona di capacit elettrostatica trascurabile in cui si ha la giunzione
di due o pi conduttori filiformi (reofori) in un circuito elettrico. Una legge fisica fon-
damentale stabilisce la conservazione della carica elettrica: in nessun esperimento co-
nosciuto si mai verificata la creazione o la distruzione di carica elettrica netta. La leg-
ge di Kirchhoff delle correnti esprime tale legge nellambito dei circuiti concentrati. E-
gli stabil quanto segue: in un qualsiasi nodo di un circuito non possono accumularsi cariche
elettriche. Se, quindi, in un tempo infinitesimo dt una carica dq entra in un nodo, una
carica uguale deve uscirne. Per ogni nodo si pu allora concludere che:
la somma delle correnti in ingresso deve essere uguale istante per istante alla somma delle cor-
renti in uscita.
Con riferimento alla figura 1.3 si pu scrivere:
( ) ( ) ( ) t i t i t i
3 2 1
= + (1.2)





Fig. 1.3
Daltra parte, per quanto detto precedentemente, una corrente ) (t i che esce da un nodo
uguale ad una corrente ) (t i che entra nel nodo stesso: quindi la situazione rappre-
sentata in figura 1.4 analoga a quella della figura 1.3 e si pu scrivere:
0 ) ( ) ( ) (
3 2 1
= + t i t i t i (1.3)




Fig. 1.4
Lequazione (1.3), perfettamente equivalente alla (1.2), consente di esprimere la legge
di Kirchhoff delle correnti come segue:
) (
2
t i
) (
3
t i
) (
1
t i
) (
2
t i
) (
3
t i
) (
1
t i
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la somma algebrica delle correnti entranti in un nodo istante per istante nulla. Cio:

=
k
k
t i 0 ) ( (1.4)
dove il segno + vale per le correnti entranti e il segno per quelle uscenti dal nodo.
Osserviamo ancora che una corrente che entra in un nodo pu essere interpretata come
una corrente di segno opposto che esce dallo stesso nodo; quindi la situazione rappre-
sentata in figura 1.5 analoga alle due precedenti:
0 ) ( ) ( ) (
3 2 1
= + t i t i t i (1.5)





Fig. 1.5
In questo caso la prima legge di Kirchhoff si esprime come segue:
la somma algebrica delle correnti uscenti da un nodo istante per istante nulla.
La formulazione analitica generale ancora quella della relazione (1.4) ma nella som-
matoria si considerano positive le correnti uscenti e negative quelle entranti. Ora, defi-
nendo una superficie gaussiana come una qualsiasi superficie chiusa a due facce, la legge
di Kirchhoff per le correnti pu essere cos generalizzata:
per ogni superficie gaussiana di un circuito concentrato qualsiasi, in un istante arbitrario t, la
somma algebrica di tutte le correnti che fuoriescono dalla (o entrano nella) superficie gaussiana
nellistante t uguale a zero.
) (
2
t i
) (
3
t i
) (
1
t i
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9
Ad esempio:
Fig. 1.6
Applicando, allora, la LKC si ha (ritenendo positive le correnti uscenti da una superficie):
0 ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( :
0 ) ( ) ( ) ( ) ( :
0 ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( :
0 ) ( ) ( ) ( ) ( :
6 5 4 11 9 8 3 4
6 5 4 1 3
9 8 11 3 12 2
7 4 10 11 1
= + + +
= + + +
=
=
t i t i t i t i t i t i t i
t i t i t i t i
t i t i t i t i t i
t i t i t i t i

Si osservi che il verso delle correnti fissato arbitrariamente allorch comincia lanalisi
del circuito in esame. Poi, applicando la LKC, si ottengono delle equazioni algebriche li-
neari omogenee a coefficienti reali e costanti pari a 0, 1, e -1 le quali, una volta risolte,
forniscono i valori con segno di tutte le correnti del circuito: se una di queste risulta esse-
re positiva significa che il verso fissato per essa nel circuito quello esatto, altrimenti, se
tale corrente risulta essere negativa, vuol dire che si muove in verso opposto a quello fis-
sato nel circuito. Quanto detto vale per tutte le correnti presenti nel circuito.
1.7 LA LEGGE DI KIRCHHOFF DELLE TENSIONI (LKT)
Si faccia riferimento allesempio mostrato in figura 1.7: esso rappresenta un cammino
chiuso ossia un percorso che inizia da un nodo, passa attraverso elementi a due termi-
nali, e termina nel nodo di partenza (sono state arbitrariamente fissate le polarit ai ca-
pi di ciascun elemento ed un verso di circolazione nel cammino). Valgono le seguenti
relazioni (per comodit si sottintende la dipendenza da t):

2
i
1
i
3
i
4
i
10
i
12
i
5
i
6
i
7
i
8
i
9
i
11
i
3

1

2

+

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Fig. 1.7
41 4 1 14
43 4 3 34
32 3 2 23
21 2 1 12
v v v v
v v v v
v v v v
v v v v
= =
= =
= =
= =

Dove con
2 1
, v v , sono state indicate le tensioni ai terminali 1,2, e con
12
v , sono state in-
dicate le tensioni punto-punto. Definiamo ora le tensioni di lato in funzione delle ten-
sioni punto-punto come la tensione nodo-nodo tra il nodo supposto a tensione maggio-
re (+) e il nodo a tensione minore ():
14 8
34 7
23 6
12 5
v v
v v
v v
v v
=
=
=
=

(Nota: nelle tensioni a secondo membro il primo pedice si riferisce sempre al polo posi-
tivo). Fissiamo un verso di percorrenza del cammino chiuso. Allora la legge di Kir-
chhoff delle tensioni si pu cos enunciare:
fissato un verso di percorrenza per un cammino chiuso in un circuito a parametri concentrati, la
somma algebrica delle tensioni di lato nulla istante per istante:

=
k
k
t v 0 ) (
dove il segno + verr preso se lelemento k-esimo attraversato dal (+) al (), col segno
se attraversato dal () al (+) ovvero se il verso di riferimento scelto per il lato k-esimo
concorda con quello scelto per il cammino chiuso. Nellesempio, in particolare, si avr:
0 ) ( ) ( ) ( ) (
8 7 6 5
= + + t v t v t v t v
Tale enunciato facilmente giustificabile se si tiene presente la definizione di tensione tra
due punti (vedi pag. 5) e che il lavoro compiuto dal campo elettrico per spostare lunit
di carica lungo un cammino chiuso nullo essendo il campo elettrico conservativo (il la-
1
2
4
3
5 6
7 8
+
+
+
+



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11
voro per portare lunit di carica dal nodo 1 al nodo 1 nullo). Ricordando che tale lavo-
ro si pu esprimere in funzione delle tensioni punto-punto, si pu allora scrivere:
0 ) ( ) ( ) ( ) (
0 ) ( ) ( ) ( ) ( 0 ) ( ) ( ) ( ) (
8 7 6 5
14 34 23 12 41 34 23 12
= + +
= + + = + + +
t v t v t v t v
t v t v t v t v t v t v t v t v

La legge di Kirchhoff per le tensioni pu essere espressa in altri modi. Dato un qualsiasi
circuito concentrato, avente n nodi, possibile scegliere arbitrariamente uno di essi come
nodo di riferimento per le tensioni. Rispetto al nodo di riferimento scelto si possono defini-
re n-1 tensioni (che indicheremo con la lettera e), come illustrato in figura:






Fig. 1.8
Si osservi che la tensione relativa al nodo n nulla essendo tale nodo quello scelto
come riferimento. La LKT si pu allora enunciare cos:
per ogni circuito concentrato connesso, scelto un nodo di riferimento qualunque, in ogni istante
t, la tensione tra una generica coppia di nodi k e j pari alla differenza delle corrispondenti ten-
sioni nodali:
) ( ) ( ) ( t e t e t v
j k j k
=
infatti si ha:


Ovviamente si ha:
) ( ) ( ) ( ) ( t v t e t e t v
j k k j k j
= = (1.6)
Quanto detto pu essere verificato utilizzando il seguente circuito connesso a cinque nodi:





Fig. 1.9
v
kj
= v
k
v
j
= v
k
v
n
+ v
n
v
j
= e
k
e
j

e
1

2
1
k
j
n-1 n
e
k

e
n-1

+
+
+


e
n
= 0
v
kj

+

e
1
= v
1
v
n

e
2
= v
2
v
n


e
n-1
= v
n-1
v
n

T
B
A
C
D
E
1
2
3
4
5
e
5
= 0
e
4

e
3

e
2

e
1

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Tenendo presente la definizione di tensione punto-punto data a pagina 5, facile mo-
strare che queste si possono esprimere in funzione delle tensioni nodali:
( ) ( )
2 1 5 2 5 1 2 1 12
e e v v v v v v v = = =
che proprio lapplicazione della LKT, nella forma vista alla pagina precedente, alla
coppia di nodi 1 e 2: in modo analogo si possono scrivere le seguenti sette equazioni:
2 5 52
4 2 24
4 5 4 45
4 3 34
3 2 23
2 1 12
1 5 1 15
e e v
e e v
e e e v
e e v
e e v
e e v
e e e v
=
=
= =
=
=
=
= =
(1.7)
Si definisce sequenza chiusa di nodi una sequenza che inizia e termina con lo stesso
nodo. Consideriamo ad esempio la sequenza 2-4-5-2 (si osservi che tale sequenza non
un cammino chiuso secondo la definizione data a pagina 9); sommando le ultime tre
equazioni nella (1.7) si ha:
0
52 45 24
= + + v v v
Consideriamo poi la differente sequenza chiusa di nodi 1-2-3-4-5-1 (essa rappresenta
anche un cammino chiuso); sommando le prime 5 equazioni nella (1.7) ed applicando
la (1.6) si pu scrivere:
0
51 45 34 23 12
= + + + + v v v v v
Si pu allora enunciare la LKT in termini di sequenze chiuse di nodi:
per ogni circuito concentrato connesso, lungo una qualsiasi sequenza chiusa di nodi, in ogni i-
stante t, la somma delle tensioni punto-punto (prese nello stesso ordine della sequenza di nodi)
uguale a zero.
Nota: anche la LKT conduce sempre ad equazioni algebriche lineari omogenee a coeffi-
cienti reali e costanti pari a 0, 1 e -1.
1.8 CONCETTO DI BLACK BOX O BIPOLO NEI CIRCUITI ELETTRICI
stato gi detto che un sistema elettromagnetico ottenuto collegando tra loro dispo-
sitivi elettromagnetici. Per analizzarlo si considera un suo modello astratto costituito
da uninterconnessione di elementi circuitali che possono essere a due o pi terminali
(si parla rispettivamente di bipoli e multipoli): i terminali, detti anche morsetti, rappre-
sentano la porta di accesso per lalimentazione esterna e per lo scambio di energia con
gli altri elementi circuitali. Consideriamo, per il momento, solo dispositivi a due termi-
nali. Poich ci che ci interessa studiare non la costituzione fisica del componente ma
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
13
il suo comportamento elettrico con lesterno, occorrer determinare un modello (bipo-
lo) che meglio simuli il comportamento ai morsetti del dispositivo in esame. Per questo
motivo tale dispositivo, in generale, immaginato come una scatola ideale o black box
intendendo esprimere con ci il concetto che linterno della scatola oscuro, nel senso
che quello che importa il comportamento elettrico e ci che si pu fare connettendola
ad altri elementi. Precisato ci, ci proponiamo ora di vedere quale sia lelemento ideale
(bipolo) ovvero il modello circuitale che possa meglio caratterizzare il dispositivo. Fis-
sate le due variabili terminali occorre verificare lesistenza di un legame funzionale tra
le variabili terminali, ovvero che tutti i punti di funzionamento del bipolo giacciano su
una curva del piano (caratteristica) individuato dalla coppia di variabili prescelte.
1.8.1 Scelta appropriata delle variabili terminali di un bipolo
Le due grandezze che possono essere utilizzate per caratterizzare il comportamento ai
morsetti di un bipolo devono essere misurabili ed indipendenti tra loro. Sono facilmente
misurabili la corrente ) (t i , la tensione ) (t v ed inoltre le seguenti due grandezze:
la carica:


=
t
d i t q ) ( ) (
ed il flusso:


=
t
d v t ) ( ) (
Dovendo poi essere le due grandezze indipendenti tra loro si possono avere solo i se-
guenti quattro accoppiamenti:
1) tensione-corrente: i v
2) tensione-carica: q v
3) corrente-flusso: i
4) carica-flusso: q
Assegnato un bipolo, sorge ora il problema di stabilire quale sia la coppia pi idonea a
definirne la caratteristica: si tratta cio di stabilire se tutti i punti di funzionamento pos-
sibili per il bipolo appartengono o meno ad una curva caratteristica rappresentabile nel
piano i v o q v o i o nel piano q . Se tale curva caratteristica definita nel
piano i v chiameremo il bipolo resistore; se la curva definita nel piano q v il bi-
polo si chiamer condensatore; se definita nel piano i il bipolo si chiamer indut-
tore; se infine la curva definita nel piano q il bipolo si chiamer memristore (nel-
la pratica, per, difficile trovare una black box il cui comportamento ai morsetti pos-
sa essere rappresentato da un bipolo di questo tipo). Il problema indubbiamente deli-
cato ed un esempio potr chiarire il concetto.
Esempio: si abbia un componente racchiuso in una black box ed accessibile allesterno me-
diante i suoi morsetti. Applichiamo alla black box la seguente tensione: ) sin( ) ( t A t v = .
Dopo una serie di misure si trova il seguente legame tra tensione e corrente:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 14
(*) dt dv i =
In questo caso sembrerebbe che ci si possa riferire tanto al piano i v che a quello
q v (infatti landamento della corrente consente di determinare la carica): la scelta
per univoca. Proviamo, infatti, a fare riferimento al piano i v ; si ottiene:
) cos( ) ( ) sin( ) ( t A t i t A t v = = (1.8)
Si verifica facilmente che, mantenendo costante A e facendo variare t, i punti del piano
che soddisfano la (1.8) si trovano su una circonferenza con centro nellorigine degli assi
e raggio A; basta, infatti, elevare al quadrato entrambi i membri nelle due equazioni
della (1.8) e sommare membro a membro:
2 2 2
2 2 2
2 2 2
) ( ) (
) ( cos ) (
) ( sin ) (
A t i t v
t A t i
t A t v
= +

=
=

Osserviamo, per, che al variare di A i punti di funzionamento del bipolo si dispongo-
no su una circonferenza diversa: si conclude che non possiamo rappresentare il dispo-
sitivo in esame con un resistore perch non esiste nel piano i v una curva che con-
tenga tutti i possibili punti di funzionamento, visto che questi sono sparsi in tutto il
piano. Vediamo ora cosa accade nel piano q v . Si pu scrivere:

= = = = ) sin( ) ( ) ( ) ( t A t v dt
dt
dv
dt t i t q
Si ha dunque: v q = , cio al variare di t, tutti i punti di funzionamento del bipolo si
trovano sulla 1 bisettrice del piano q v . Daltra parte questo rimane vero anche al
variare di A: possiamo concludere, allora, che il bipolo che meglio simula il comporta-
mento ai morsetti della black-box in esame il condensatore, poich la curva caratte-
ristica di tale componente definita nel piano q v .
1.8.2 Alcune considerazioni sulle variabili terminali q(t) e (t)
Dalla definizione di carica data a pagina 13 segue che:
t t d i q d i d i d i t q
t
t
t
t
t t
< + = + = =


0 0
con , ) ( ) ( ) ( ) ( ) (
0 0
0
(1.9)
Se lanalisi di un certo bipolo comincia dallistante
0
t , il primo integrale nella seconda
uguaglianza della (1.9) rappresenta la storia precedente del bipolo (cio prima
dellistante considerato) e per questo motivo detto carica iniziale. Sussiste la cosid-
detta propriet di costanza della carica:
se la forma donda della corrente ) (t i si mantiene limitata in un intervallo chiuso [ ]
b a
t t , allora
la carica ) (t q una funzione continua nellintervallo aperto ( )
b a
t t , .
In particolare, per qualsiasi istante T tale che:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
15
b a
t T t < < si ha: ) q(T q(T) ) q(T
+
= =
Questo significa che anche se la corrente subisce nellistante T una brusca variazione,
pur rimanendo limitata, la carica resta invece costante in un intorno immediato
dellistante considerato. Per dimostrare tale propriet basta semplicemente sostituire
T t = prima e dt T t + = poi nella (1.9) e sottrarre membro a membro:



d i T q dt T q
d i q dt T q
d i q T q
dt T
T
dt T
t
T
t
) ( ) ( ) ( *) * (* ) (
) ( ) ( (**)
) ( ) ( (*)
0
0
0
0

+
+
= +

+ = +
+ =

con
b a
t T t < < e
b a
t dt T t < + < . Essendo ) (t i limitata in [ ]
b a
t t , si pu scrivere:
[ ]
+
M M t i t t t
b a
con , ) ( : ,
Segue che larea sottesa dalla curva ) (t i da T a dt T + (ossia il valore dellintegrale a
secondo membro nella (***)) vale al pi dt M (in valore assoluto), che tende a zero
per dt che tende a zero: ci significa che ) (t q continua per T t = . Considerazioni a-
naloghe si possono fare per il flusso:
t t d v d v d v d v t
t
t
t
t
t t
< + = + = =


0 0
con , ) ( ) ( ) ( ) ( ) (
0 0
0

Similmente a quanto detto per la carica, il primo integrale nella seconda uguaglianza di
questa relazione prende il nome di flusso iniziale. Vale, inoltre, la cosiddetta propriet
della costanza del flusso:
se la forma donda della tensione ) (t v si mantiene limitata in un intervallo chiuso [ ]
b a
t t , allora
il flusso ) (t una funzione continua nellintervallo aperto ( )
b a
t t , .
In particolare, per qualsiasi istante T tale che
b a
t T t < < si ha: ) (T (T) ) (T
+
= =
Questo significa che anche se nellistante T la tensione dovesse subire una brusca va-
riazione, pur senza raggiungere valori infiniti, il flusso rimane costante in un intorno
immediato dellistante considerato.
1.9 CONVENZIONI DI SEGNO PER LE VARIABILI ASSOCIATE IN UN BIPOLO
Nello studio dei bipoli necessario stabilire una convenzione di segno per la tensione ed
una per la corrente. Vi sono quattro possibili riferimenti per queste due variabili:


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 16




Non vi nessuna ragione particolare che faccia preferire una configurazione alle altre. In
pratica, tuttavia, ci si riferisce a quella combinazione tra i versi assunti per le correnti e le
tensioni tale che la potenza positiva: 0 ) ( ) ( ) ( > = t v t i t p , corrisponda ad una potenza
entrante nel bipolo. I principi fondamentali dellelettromagnetismo mostrano che questa
condizione soddisfatta quando la corrente entra dal morsetto positivo del bipolo (figura
1.10): la convenzione di segno cos stabilita prende il nome di convenzione degli utiliz-
zatori; a meno che non sia precisato diversamente, nel seguito si adotter sempre questa
convenzione. Accenniamo ad unaltra possibile convenzione di segno che detta con-
venzione dei generatori. Essa consiste nel scegliere quella combinazione tra i versi as-
sunti per tensioni e correnti tale che la potenza positiva: 0 ) ( ) ( ) ( > = t v t i t p corrisponda
ad una potenza uscente dal bipolo: questa condizione sar soddisfatta quando la corren-
te esce dal morsetto positivo del bipolo (figura 1.11).

1.10 LINEARIT E NON LINEARIT DI UN BIPOLO
Si indichi, in generale, con ) , ( u y una coppia di variabili terminali e con ) (u T y = la re-
lazione che definisce il comportamento del bipolo, ossia la sua caratteristica.
Risulta:
|
|
|
|
|

\
|
= =
+ = + = + =
= =

|
|
|

\
|
) ( ) (
) ( ) ( ) (
) ( ) (
2 1 2 1 2 1
2 2 1 1
2 1
u T u T y
y y u T u T u u T y
u T y u T y
u u

(**)
(*) : risulta
e : posto e
scelto , e Fissati
Lineare

Bipolo Un

La relazione (*) esprime la condizione di additivit mentre la relazione (**) esprime la
condizione di omogeneit. Se solo una di queste due condizioni non soddisfatta il
bipolo si dice non-lineare.
1.11 TEMPO-VARIANZA E TEMPO-INVARIANZA DI UN BIPOLO
Un bipolo si dice stazionario o tempo-invariante se la sua caratteristica non varia nel tem-
po. In caso contrario si dice tempo-variante o non stazionario.
Per definire correttamente questa propriet ed analizzarne le conseguenze, bisogna in-
trodurre loperatore traslazione Q che opera nel seguente modo:
+

+

+

+

i i i i
v v v v
Fig. 1.10 Fig. 1.11 Fig. 1.12 Fig. 1.13
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
17
se ) (t u una variabile terminale del bipolo si avr:
( )
+
= a a t u t u Q con , ) ( ) ( (1.10)
In altri termini loperatore Q ritarda la variabile ) (t u di a secondi. Con queste premesse, un bi-
polo si dir stazionario se e solo se:
( ) ) ( ) ( t u T t y = e contemporaneamente: ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ) ( ) ( ) ( ) ( a t y t y Q t u T Q t u Q T y
a
= = = = .
Tale equazione esprime il fatto che se il segnale di ingresso ) (t u di un certo bipolo
ritardato di a secondi; il segnale di uscita ) (t y rimane invariato nella sua forma
donda ma anchesso ritardato di a secondi.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 18


CAPITOLO 2





2.1 RESISTORI A DUE TERMINALI 19
2.2 CONDENSATORI 25
2.3 INDUTTORI 28
2.4 GENERATORI INDIPENDENTI 31
2.5 FORME D'ONDA CANONICHE PER I SEGNALI 33
2.6 CARATTERIZZAZIONE DEI BIPOLI DA UN PUNTO DI VISTA ENERGETICO 36
2.6.1 POTENZA ED ENERGIA NEI RESISTORI 37
2.6.2 POTENZA ED ENERGIA NEI CONDENSATORI 39
2.6.3 POTENZA ED ENERGIA NEGLI INDUTTORI 41








Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
19
2.1 RESISTORI A DUE TERMINALI
Un bipolo il cui comportamento definito da una caratteristica nel piano i v detto
resistore; in altri termini, un elemento a due terminali sar definito resistore se la ten-
sione e la corrente soddisfano la seguente relazione:
( ) ( ) { } 0 , : , = = i v f i v
R

Se tale equazione pu essere risolta rispetto ad i come funzione ad un sol valore di v,
ovvero:
g(v) i =
si dice che il resistore controllato in tensione. Se invece tale equazione pu essere risolta
rispetto a v come funzione ad un sol valore di i, ovvero:
) (i h v =
si dice che il resistore controllato in corrente. Esiste la seguente classificazione dei resistori:
a) resistori lineari tempo-invarianti: tali elementi sono detti lineari perch la loro
caratteristica nel piano i v soddisfa le condizioni di additivit ed omogeneit e
sono detti tempo-invarianti perch la loro caratteristica non cambia nel tempo
(vedi pagina 16). La caratteristica di un tale resistore una retta passante per l'o-
rigine del piano i v di equazione: ) ( ) ( t i R t v = ovvero, con R G 1 = , si ha
) ( ) ( t v G t i = (2.1)
La (2.1) esprime la cosiddetta legge di Ohm: la costante R rappresenta la resistenza
del resistore lineare e si misura in ohm ( ) mentre G la conduttanza e si misura
in siemens (S).
In figura rappresentato il simbolo di un resistore lineare con resistenza R e
la caratteristica di tale resistore tracciata nel piano i v e nel piano v i :







Fig. 2.1
In definitiva il resistore lineare un caso particolare di resistore in cui si ha:
0 ) , ( = = i R v i v f ovvero 0 ) , ( = = v G i i v f , ossia la relazione tra tensione e
corrente espressa da funzioni lineari. Il singolo numero R (ovvero G), cio la
pendenza della caratteristica rispetto all'asse delle i (ovvero rispetto all'asse delle
v), specifica completamente il resistore lineare a due terminali. Esistono, infine,
R
i
v
+
O
G
i
1
O
i
v
v
1
R
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 20
due casi speciali di resistori lineari che meritano di essere particolarmente citati,
ossia il circuito aperto e il cortocircuito.
Un resistore a due terminali viene definito circuito aperto se, e solo se, la corrente
che lo attraversa identicamente nulla, indipendentemente dalla tensione v, cio:
0 ) , ( = = i i v f . La caratteristica di un circuito aperto coincide con l'asse v del pia-
no i v o del piano v i , come mostrato in figura 2.2: essa ha pendenza infinita
nel piano v i e pendenza nulla nel piano i v :





Fig. 2.2
Analogamente, un resistore a due terminali definito cortocircuito se, e solo se,
la tensione ai suoi capi identicamente nulla indipendentemente dalla corrente i
che lo attraversa, ossia 0 ) , ( = = v i v f . La caratteristica di un cortocircuito coinci-
de con l'asse i del piano i v o del piano v i ; come mostrato in figura 2.3: essa
ha pendenza nulla nel piano v i e pendenza infinita nel piano i v :





Fig. 2.3
Confrontando le due figure precedenti si nota che la curva del circuito aperto in
un piano coincide con la curva del cortocircuito nell'altro piano. Per questa ra-
gione, il circuito aperto viene definito come il duale del cortocircuito e viceversa.
Generalizzando al caso non lineare, si dice che un dato resistore il duale di un
altro se la sua caratteristica nel piano i v rappresentata dalla stessa curva nel
piano v i dell'altro resistore.
b) resistori lineari tempo-varianti: l'esempio pi comune che si pu dare di un resi-
store lineare tempo-variante quello di un resistore a tre morsetti uno dei quali co-
stituisce un contatto mobile. Se si applica una tensione tra un contatto fisso e quello
mobile di cui si varia nel tempo la posizione rispetto ad un certo riferimento, il le-
game tra tensione e corrente dato da: ) ( ) ( ) ( t i t R t v = ovvero ) ( ) ( ) ( t v t G t i = . Il
simbolo del resistore lineare tempo-variante mostrato di seguito:

v
i
R =
v
i
G = 0
i
v
R = 0
i
v
G =
i(t)
v(t)
R(t)
+

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
21

Fig. 2.4
Un esempio interessante di resistore lineare tempo-variante quello di un in-
terruttore che si apre e chiude periodicamente con periodo T. Nella figura se-
guente se ne illustrano il simbolo, le propriet e la caratteristica nel piano i v :






Quando l'interruttore chiuso ( 0 = S ) la tensione nulla e la caratteristica
i v coincide con l'asse i, quando l'interruttore aperto ( 1 = S ) la corrente nul-
la e la caratteristica i v coincide con l'asse v. Un interruttore reale ha un com-
portamento leggermente diverso in quanto, invece di essere un circuito aperto o
un cortocircuito, presenta una resistenza molto bassa ma non nulla quando
chiuso ed una resistenza molto alta ma finita quando aperto: le propriet e la
caratteristica nel piano i v di un interruttore reale sono riportate in figura:






c) resistori non lineari: sono bipoli la cui caratteristica nel piano i v non soddisfa
le condizioni di additivit e di omogeneit. Esaminiamo alcuni tra i pi comuni
tipi di resistori non lineari.



Diodo a giunzione PN. Il simbolo e la caratteristica i v sono mostrati in figura:
v(t)
i(t)
S(t)
+

S(t)
t
Chiuso Chiuso
Aperto Aperto v
i
O
R(t)
R


R
0

O
t
v
i
Pendenza 1/R
0

Pendenza 1/R


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 22






Fig. 2.5
Applicando una tensione diretta, cio tale che la tensione in A sia maggiore
di quella in B, la corrente cresce con la tensione secondo la legge:
(

= 1
kT
qv
S
e I i (2.2)
dove: q la carica dell'elettrone, k la costante di Boltzmann, T la tempera-
tura assoluta in gradi Kelvin e
S
I la cosiddetta corrente di saturazione inversa,
cio la corrente che circola nel diodo quando esso polarizzato inversamente
(ossia quando la tensione di B maggiore di quella in A e quindi 0 < v ).
Dunque, invertendo la polarit della tensione ai capi del diodo, la corrente as-
sume un valore molto piccolo pari a
S
I . Crescendo i valori della tensione in-
versa, la corrente assume un valore praticamente costante con la tensione, fin
quando non si raggiunge il punto di turnover (punto A nella figura prece-
dente) a partire dal quale la corrente aumenta molto rapidamente a tensione
costante. Infine osserviamo che la relazione (2.2) esprime la corrente in fun-
zione della tensione: ci significa che per unarbitraria tensione v la corrente
ben definita. Si dice allora che il diodo a giunzione PN controllato in tensione.
Diodo ideale. Per definizione il diodo ideale un resistore non lineare la cui ca-
ratteristica i v composta da due segmenti di linea retta nel piano i v
(o nel piano v i ), cio l'asse v negativo e l'asse i positivo. La relazione che
caratterizza il diodo ideale quindi la seguente:
{ } 0 per 0 e 0 per 0 con , 0 : ) , ( > = < = = = i v v i i v i v
ID






Il simbolo e la sua caratteristica sono mostrati in figura:
A
i
v
B

+
O
Is
A
v
i
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
23





Fig. 2.6
Quindi se il diodo polarizzato inversamente ( 0 < v ) la corrente nulla,
ovvero il diodo si comporta come un circuito aperto; se il diodo in condu-
zione ( 0 > i ) la tensione nulla, per cui si comporta come un cortocircuito.
Ovviamente la potenza fornita ad un diodo ideale identicamente nulla in
ogni istante: per questo motivo il diodo ideale rientra nella categoria degli
elementi circuitali non energetici. Si noti, infine, che il diodo ideale non
controllato n in tensione n in corrente.
Diodo tunnel. Il simbolo e la caratteristica sono mostrati in figura:






Fig. 2.7
La corrente i pu essere espressa in funzione della tensione v cos:
) (v i i

= (2.3)
Si nota allora che assegnato un certo valore della tensione, la corrente ben
definita: si dice, quindi, che tale resistore controllato in tensione.




Diodo shokley (tubo a scarica a bagliore). Il simbolo e la caratteristica sono mo-
strati in figura:
A
i
v
B

+
O v
1

v
i
v
2

i
2

i
2

A
i
v
B

+
O
v
i
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 24






Fig. 2.8
La tensione v pu essere espressa in funzione della corrente i cos:
) (i v v

= (2.4)
Si nota allora che ad un certo valore della corrente corrisponde uno ed un
solo valore della tensione: si dice, quindi, che tale resistore controllato in
corrente.
Concludiamo osservando che i resistori non lineari appena descritti hanno una
caratteristica non simmetrica rispetto all'origine del piano i v ; questo comporta
il fatto che invertendo la polarit dei morsetti la loro caratteristica cambia: tali re-
sistori sono detti non bilaterali. Per tale motivo importante che il simbolo di un
resistore non lineare indichi il suo orientamento e quindi i resistori non lineari
non bilaterali sono generalmente rappresentati come segue:






Quando invece la caratteristica simmetrica rispetto all'origine degli assi nel pia-
no i v si parla di resistori bilaterali che, in generale, sono rappresentati come
segue:





Nota: lestremit annerita della
scatola collegata al mor-
setto a tensione pi bassa.
i
v

+
i
v

+
O
v
i
A
i
v
B

+
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
25



Un esempio di resistore non lineare bilaterale rappresentato dalle lampade ad in-
candescenza (vedi rappresentazione a sinistra) la cui caratteristica la seguente:





Tutti i resistori lineari sono invece bilaterali.
2.2 CONDENSATORI
Un bipolo la cui carica ) (t q e tensione ) (t v appartengono, per qualsiasi istante t, ad
una curva del piano q v definito condensatore: tale curva detta caratteristica q v
del condensatore. Essa pu essere rappresentata dall'equazione:
0 ) , ( = v q f
e
(2.5)
Se tale equazione pu essere risolta rispetto a v come funzione ad un sol valore di q,
ovvero:
) (q v v

= (2.6)
si dice che il condensatore controllato in carica.
Se invece l'equazione (2.5) pu essere risolta rispetto a q come funzione ad un sol valo-
re di v, ovvero:
) (v q q

= (2.7)
si dice che il condensatore controllato in tensione.


Sussiste la seguente classificazione per i condensatori:
O
v
i A
i
v
B

+
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 26
a) condensatori lineari tempo-invarianti. Il loro simbolo e la loro caratteristica so-
no mostrati in figura:





Fig. 2.9
La caratteristica di tali condensatori esprimibile mediante le seguenti relazioni:
) ( ) ( t v C t q = ovvero ) ( ) ( t q S t v = (2.8)
La costante C nella suddetta relazione detta capacit del condensatore e si mi-
sura, esprimendo la tensione in volt e la carica in coulomb, in farad [F], mentre la
costante C S / 1 = detta elastanza. I legami tra le variabili circuitali tensione e
corrente sono i seguenti:
dt
t dv
C
dt
t dq
t i
) ( ) (
) ( = = (2.9)
oppure

+ = + = =

t
t
t
t
t t
d i S t v d i
C
d i
C
d i
C
t v
0 0
0
) ( ) ( ) (
1
) (
1
) (
1
) (
0
(2.10)
con t t <
0

Se si considera la (2.10) si osserva che:
per ottenere il valore della tensione al tempo t necessario conoscere il valore
della tensione nell'istante iniziale
0
t oltre che l'andamento della corrente in
tutto l'intervallo ) , (
0
t t . Per questo motivo i condensatori sono detti elementi
dotati di memoria;
in un condensatore lineare tempo-invariante se la forma d'onda della corrente
) (t i si mantiene limitata in un intervallo chiuso [ ]
b a
t t , allora la forma d'onda
della tensione ) (t v ai capi del condensatore una funzione continua nell'in-
tervallo aperto ( )
b a
t t , . In particolare, per qualsiasi istante T tale che
b a
t T t < < si ha:
) ( ) ( ) (
+
= = T v T v T v
C
1
v
O
q
i
C

+
v
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
27
Questa la cosiddetta propriet di continuit della tensione del condensatore.
Tale risultato poteva essere anche previsto tenendo presente la (2.8) e la propriet
di costanza della carica a pagina 13: infatti, per quest'ultima, si pu scrivere, es-
sendo il condensatore lineare:
) ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) (
+ + +
= = = = = = T v T v T v T Cv T Cv T Cv T q T q T q
b) condensatori lineari tempo-varianti. Essi sono descritti nel piano q v da una
relazione di questo tipo: ) ( ) ( ) ( t v t C t q = ; in altri termini, la pendenza della ca-
ratteristica varia nel tempo. Ci si pu ottenere, per esempio, modificando la di-
stanza tra le armature del condensatore mediante un meccanismo a camme azio-
nato da un motore, di modo che la capacit vari secondo una prescritta funzione
del tempo ) (t C . Un altro esempio offerto dal condensatore ad armature mobili.
In questo caso C varia al variare nel tempo dell'entit delle superfici affacciate. Il
legame tensione-corrente il seguente:
dt
t dC
t v
dt
t dv
t C
dt
t dq
t i
) (
) (
) (
) (
) (
) ( + = =
La caratteristica di un condensatore lineare tempo-variante consiste in una famiglia
di rette, ciascuna valida per un dato istante di tempo, come mostrato in figura:





Fig. 2.10
c) condensatori non lineari. Sono quelli per cui la caratteristica nel piano q v non
soddisfa le condizioni di additivit ed omogeneit: pertanto, tale caratteristica
non una retta passante per l'origine degli assi nel piano q v . Un esempio im-
portante di tali condensatori il tipo MOS (Metal Oxide Semiconductor) che ha
una caratteristica di questo tipo:




Fig. 2.11
Come si pu osservare, tale condensatore controllato sia in carica sia in tensio-
ne. Per quanto riguarda, in particolare, i condensatori controllati in tensione (vedi
la relazione (2.7) a pagina 22) si ha:
O
v
q
O
v
q
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 28

( )
dt
t dv
v C
dt
t dv
dv
v q d
dt
t v q d
dt
t dq
t i
) (
) (
) ( ) ( ) ( ) (
) ( = = = =



) (v C detta capacit incrementale. Si osservi, infine, che la maggior parte dei
condensatori non lineari sono anche non bilaterali, ossia hanno una caratteristica
non simmetrica rispetto all'origine degli assi nel piano q v : questo comporta la
necessit di distinguere i morsetti ai fini dell'assegnazione delle polarit. Perci
tali condensatori saranno rappresentati col seguente simbolo:





I condensatori non lineari e bilaterali sono invece rappresentati cos:





Ovviamente un condensatore lineare anche bilaterale.
2.3 INDUTTORI
Un bipolo il cui flusso ) (t e corrente ) (t i appartengono, per qualsiasi istante t, a
qualche curva del piano i definito induttore: tale curva detta caratteristica i
dell'induttore. Essa pu essere rappresentata dall'equazione:
0 ) , ( = i f
L
(2.11)
Se tale equazione pu essere risolta rispetto ad i come funzione ad un sol valore di ,
ovvero:
) ( i i

= (2.12)
i

+
v
Nota: lestremit annerita della
scatola collegata al mor-
setto a tensione pi bassa.
i

+
v
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
29
si dice che l'induttore controllato in flusso. Se invece l'equazione (2.11) pu essere risol-
ta rispetto a come funzione ad un sol valore della corrente i, ovvero:
) (i

= (2.13)
si dice che l'induttore controllato in corrente. Sussiste la seguente classificazione per gli
induttori:
a) induttori lineari tempo-invarianti. Il loro simbolo e la loro caratteristica sono
mostrati in figura:







Fig. 2.12
La caratteristica di tali induttori esprimibile mediante le seguenti relazioni:
) ( ) ( t i L t = ovvero ) ( ) ( t t i = (2.14)
La costante L nella suddetta relazione detta induttanza e si misura in Henry (H)
se espresso in Weber (Wb) ed i in Ampere (A), mentre la costante
L
1
= si
chiama induttanza reciproca o inertanza. I legami tra le variabili circuitali ten-
sione e corrente sono i seguenti:
dt
t di
L
dt
t d
t v
) ( ) (
) ( = =

(2.15)
oppure

d v t i d v
L
d v
L
d v
L
t i
t
t
t
t
t t
) ( ) ( ) (
1
) (
1
) (
1
) (
0 0
0
0

+ = + = =

(2.16)

Se si considera la (2.16) si osserva che:
per ottenere il valore della corrente all'istante t necessario conoscere il valo-
re della corrente nell'istante iniziale
0
t oltre che l'andamento della tensione in
tutto l'intervallo( ) t t ,
0
. Per questo motivo gli induttori sono detti elementi do-
tati di memoria;
L
i
v
+

1
L
O
i

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 30
in un induttore lineare tempo-invariante, se la forma d'onda della tensione
) (t v si mantiene limitata in un intervallo chiuso [ ]
b a
t t , , allora la forma d'on-
da della corrente ) (t i attraverso l'induttore una funzione continua nell'in-
tervallo aperto ( )
b a
t t , . In particolare, per qualsiasi istante , tale che
b a
t t < < si ha: ( ) ( ) ( )
+
= = i i i .
Questa la cosiddetta propriet di continuit della corrente di un induttore. Ta-
le risultato poteva essere anche previsto tenendo presente la (2.14) e la propriet
di costanza del flusso a pag. 18: infatti, per quest'ultima, possiamo scrivere, es-
sendo l'induttore lineare:
( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( )
+ + +
= = = = = = i i i Li Li Li
b) induttori lineari tempo-varianti. Essi sono descritti nel piano i da una relazio-
ne di questo tipo: ) ( ) ( ) ( t i t L t = ; in altri termini, la pendenza della caratteristica
varia nel tempo. Ci si pu ottenere, per esempio, immaginando un induttore co-
me un filo conduttore avvolto a spire intorno ad un toroide costituito da un certo
materiale e facendo variare il numero di spire dell'avvolgimento per mezzo di un
contatto strisciante azionato da un motore, di modo che l'induttanza vari secondo
una prescritta funzione del tempo ) (t L . Il legame tensione-corrente il seguente:
dt
t dL
t i
dt
t di
t L
dt
t d
t v
) (
) (
) (
) (
) (
) ( + = =

(2.17)
La caratteristica di un induttore lineare tempo-variante consiste in una famiglia di
rette, ciascuna valida per un dato istante di tempo, come mostrato in figura:






c) induttori non lineari. Sono quelli per cui la caratteristica nel piano i non soddi-
sfa le condizioni di additivit ed omogeneit: pertanto tale caratteristica non una
retta passante per l'origine degli assi. Per quanto riguarda, in particolare, gli indutto-
ri controllati in corrente (vedi la relazione (2.17) della pagina precedente) si ha:
dt
t di
i L
dt
t di
di
i d
dt
t i d
dt
t d
t v
) (
) (
) ( ) ( )) ( ( ) (
) ( = = = =



) (i L detta induttanza incrementale. Si osservi, infine, che la maggior parte de-
gli induttori non lineari sono anche non bilaterali, ossia hanno una caratteristica
O
i

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
31
non simmetrica rispetto all'origine degli assi nel piano i ; questo comporta la
necessit di distinguere i morsetti ai fini dell'assegnazione delle polarit.
Perci tali induttori saranno rappresentati col seguente simbolo:





Per gli induttori non lineari bilaterali si utilizza, in generale, lo stesso simbolo
della figura precedente senza per annerire l'estremit inferiore. Gli induttori li-
neari sono, ovviamente, bilaterali.


2.4 GENERATORI INDIPENDENTI
Nella teoria dei circuiti i generatori indipendenti hanno lo stesso ruolo delle forze e-
sterne in meccanica: essi consentono infatti di simulare il funzionamento delle sorgenti
di eccitazione presenti in un qualsiasi circuito fisico. Per semplicit ometteremo l'agget-
tivo indipendente. Tali generatori, detti ideali perch non esistono in realt componenti
fisici con le caratteristiche indicate, sono di due tipi:
generatori di tensione. Un bipolo detto generatore di tensione se la tensione ai suoi
morsetti sempre uguale ad un'assegnata forma d'onda ) (t v
s
indipendentemente
dal flusso di corrente che lo attraversa. Le forme d'onda comunemente utilizzate
comprendono il generatore di tensione continua, in cui ) (t v
s
pari ad una costante
E per ogni t , la sinusoide, l'onda quadra, e cos via. Il simbolo per un generatore
di tensione con forma d'onda ) (t v
s
mostrato in figura 2.13, dove i segni + e spe-
cificano le polarit, mentre il simbolo per un generatore di tensione continua mo-
strato in figura 2.14, con 0 > E :






+

i
+

v(t) v
s
(t)
Fig. 2.13
E
i
La sbarretta pi
lunga indica il
polo positivo.
Fig. 2.14
Nota: lestremit annerita della
scatola collegata al mor-
setto a tensione pi bassa.
i
v
+

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 32


Per ogni istante t , il generatore di tensione pu essere rappresentato dalla rela-
zione:
{ } < < = = i t v v i v
s vs
per ) ( : ) , ( (2.18)
Di conseguenza, un generatore indipendente di tensione un resistore a due ter-
minali. Se E t v
s
= = cost ) ( allora la sua caratteristica nel piano i v una retta pa-
rallela all'asse i : ci illustrato nella seguente figura.




Da tale figura si osserva che il generatore di tensione un resistore non lineare
controllato in corrente. Esso non lineare perch la linea retta non attraversa l'ori-
gine. Per 0 ) ( = t v
s
, la caratteristica coincide con quella del cortocircuito. Nella fi-
gura di sotto mostrato un generatore di tensione collegato ad un circuito esterno
qualsiasi:




Il significato fisico della definizione di generatore indipendente di tensione sta nel
fatto che la tensione ai capi del generatore viene mantenuta uguale all'assegnata
forma d'onda ) (t v
s
indipendentemente dal circuito esterno. La natura di quest'ul-
timo influenza soltanto il flusso di corrente i attraverso il generatore. Ci accade
perch un generatore ideale di tensione ha resistenza interna nulla, a differenza di
una batteria reale che ha una resistenza finita diversa da zero.
generatori di corrente. Un generatore di corrente un bipolo la cui corrente pari ad
una forma d'onda assegnata ) (t i
s
, indipendentemente dalla tensione ai suoi mor-
setti. Un generatore indipendente di corrente rappresentato simbolicamente nella
seguente figura, dove la freccia indica la direzione positiva della corrente, ovvero
0 ) ( > t i
s
significa che la corrente attraversa il generatore dal terminale 1 al termi-
nale 2. Nella stessa figura mostrata anche la caratteristica v-i per un generatore di
corrente espressa dalla relazione:

+

i
+

v(t) v
s
(t)
C
i
r
c
u
i
t
o

E
s
t
e
r
n
o

i
i
O
v
E
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
33
{ } < < = = v t i i i v
s is
per ) ( : ) , ( (2.19)





In termini di piano i v un generatore di corrente, se la sua forma d'onda costante
ed uguale a J, rappresentato da una linea retta parallela all'asse v. Esso costituisce
un resistore non lineare controllato in tensione. Per 0 ) ( = t i
s
, la caratteristica coinci-
de con l'asse v: quindi un generatore indipendente di corrente diventa un circuito
aperto (resistenza infinita) quando la corrente nulla. Nella seguente figura mo-
strato un generatore di corrente collegato ad un circuito esterno arbitrario:




Il significato della definizione di generatore di corrente che la corrente del gene-
ratore mantiene la forma d'onda ) (t i
s
assegnata mentre la tensione ai suoi capi
determinata dal circuito esterno.
N.B.: In realt il generatore di tensione un resistore non lineare con resistenza
nulla ed il generatore di corrente un resistore non lineare con resistenza di
valore infinito.
2.5 FORME D'ONDA CANONICHE PER I SEGNALI
Vengono elencate di seguito le principali forme d'onda mediante le quali possibile
esprimere un segnale di ingresso o uscita ai capi di un circuito. Esse sono tutte funzioni
della variabile 'tempo' t :

FUNZIONE COSTANTE: k t f = ) ( .


i(t)
+

v i
s
(t)
1
2
i
O
v
J
f(t)
O
t
k
i
s


+
v i
s
(t)
C
i
r
c
u
i
t
o

E
s
t
e
r
n
o

+

v
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 34


FUNZIONE SINUSOIDALE: ) cos( ) ( + = t A t f . In particolare si ha:
T
f


2
2 = = detta frequenza angolare o pulsazione (T il periodo mentre
f la frequenza pari allinverso del periodo); la fase.
FUNZIONE GRADINO UNITARIO:

>
<
=
0 se 1
0 se 0
) (
t
t
t u





PULSE FUNCTION (Impulso di durata finita):

>
< <

<
=

t
t
t
t P
se 0
0 se
1
0 se 0
) (

facile verificare che l'impulso di durata finita si pu ottenere come differenza di
due gradini opportuni:







u(t)
O
t
1
Fig. 2.15
) (t P


O
t

1


Area
Unitaria
Fig. 2.16
) (
1
t u


O
t

1

) (
1

t u

O
t

1



Oppure
) (
1

t u

O
t

) (
1
t u


O
t

1

+
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
35





Da questa figura si osserva che l'impulso di durata finita pu essere scritto nel
seguente modo:

) ( ) (
) (
t u t u
t P
FUNZIONE IMPULSO (o di DIRAC). Per che tende a zero, l'altezza dell'impulso
di durata finita di figura 2.16 tende ad infinito in 0 = t ed nulla altrove, mentre
l'area sotto l'impulso rimane invariata cio pari ad 1. In definitiva un segnale illimi-
tato si definisce impulso se soddisfa le seguenti propriet:
a)

=
=
0 per 0
0 per singolare
) (
t
t
t b)

> =

0 ogni per 1 ) ( dt t
Esso viene indicato simbolicamente come in figura:




Fig. 2.17
Dalla figura 2.16 osservo che se tende a zero l'impulso di durata finita tende alla
funzione di Dirac. D'altra parte sussistono le seguenti relazioni:


= = =
t
d t u
dt
t du
t P t ) ( ) (
) (
) ( lim ) (
0
(2.20)



FUNZIONE RAMPA UNITARIA: ) ( ) ( t u t t r = .
) (t
t
O
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 36
La sua rappresentazione la seguente:
Fig. 2.18
Si osserva che:


= =
t
d u t r t u
dt
t dr
) ( ) ( ) (
) (
(2.21)
Tenendo presente le relazioni (2.20) e (2.21) si ha il seguente schema di passaggio
da una funzione all'altra:






2.6 CARATTERIZZAZIONE DEI BIPOLI DA UN PUNTO DI VISTA ENERGETICO
Consideriamo un qualsiasi bipolo in cui sia adottata la convenzione degli utilizzatori
per il segno della coppia di variabili tensione-corrente:




Per quanto detto a pag. 16, con tale scelta, una potenza ) ( ) ( ) ( t i t v t p = positiva corri-
sponde ad una potenza entrante nel bipolo: generalmente, per, essendo la potenza un
indice di trasferimento energetico, possiamo fare riferimento all'energia scambiata dal
bipolo con l'esterno. L'energia associata ad un bipolo nell'intervallo di tempo infinite-
simo dt pu essere valutata come: dt t p dw ) ( = . Se p positiva, essa rappresenta l'e-
nergia entrante nel bipolo. Possiamo allora facilmente ricavare l'energia entrante nel
bipolo in un intervallo di osservazione ( )
1 0
, t t :
+

i(t)
v(t)
d
e
r
i
v
a
z
i
o
n
e

i
n
t
e
g
r
a
z
i
o
n
e

(t)
u(t)
r(t)
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
37
( )

= =
1
0
1
0
) ( ) ( ) ( ,
1 0
t
t
t
t
dt t i t v dt t p t t w (2.22)
Questa quantit evidentemente dipendente dall'intervallo di tempo considerato; per
poter per confrontare due bipoli da un punto di vista energetico occorre fare riferi-
mento ad un indice di trasferimento che non dipenda dall'intervallo scelto. Posto
0
0
= t e considerando
1
t tendente ad infinito, si definisce potenza media:
( )


= =

1
1 1
0
1 1
1
) ( ) (
lim
, 0
lim
t
t t
m
dt
t
t i t v
t
t w
P (2.23)
Essa pu essere considerata come un indice di trasferimento definitivo di energia.
N.B. Nel caso di grandezze periodiche risulta: T W P
T m , 0
= ove T il periodo del
prodotto i v . Utilizzando la (2.22) e la (2.23) analizzeremo il comportamento e-
nergetico dei bipoli precedentemente definiti.
2.6.1 Potenza ed energia nei resistori
Come gi detto in precedenza, i resistori non lineari possono essere classificati, in base
alla caratteristica, in resistori controllati in tensione, controllati in corrente e controllati
in tensione e corrente. Valutiamo potenza istantanea ) (t P
E
, energia ( )
1 0
, t t W
R
e po-
tenza media
MR
P per ciascuno di essi.

Resistori controllati sia in tensione sia in corrente:






Possiamo allora scrivere quanto segue:

+
+
1
1
1
1
1
0
1
0
0
1
0
1
1 0
)) ( ( ) (
lim
)) ( ( ) (
lim
)) ( ( ) (
)) ( ( ) (
) , (
)) ( ( ) (
)) ( ( ) (
) (
t
t
t
t
mR
t
t
t
t
R R
dt
t
t i v t i
dt
t
t v i t v
P
dt t i v t i
dt t v i t v
t t w
t i v t i
t v i t v
t p
Resistori controllati in tensione:
i
v
E
Q
I
O
) (i v v =
oppure
) (v i i =
Fig. 2.19
i
Q
I
) (v i i =
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 38





Fig 2.20
Possiamo allora scrivere:


= = =
+
1
0
1
1
0
1
1 0
)) ( ( ) (
lim )) ( ( ) ( ) , ( )) ( ( ) ( ) (
t
t
t
t
mR R R
dt
t
t v i t v
P dt t v i t v t t w t v i t v t p
Resistori controllati in corrente:







Possiamo allora scrivere:


= = =
+
1
1
1
0
0
1
1 0
)) ( ( ) (
lim )) ( ( ) ( ) , ( )) ( ( ) ( ) (
t
t
mR
t
t
R R
dt
t
t i v t i
P dt t i v t i t t w t i v t i t p
Si noti che, assegnato un generico istante t e quindi un punto Q di coordinate ( ) ) ( ), ( t i t v
sulla caratteristica, la potenza istantanea rappresentata dalle aree rettangolari nelle fi-
gure 2.19, 2.20, 2.21. Inoltre, dalle relazioni precedentemente scritte si osserva che per
ricavare la potenza media cos come l'energia nell'intervallo ) , (
1 0
t t necessario cono-
scere non solo la caratteristica nel piano i v del resistore ma anche l'andamento della
corrente o della tensione nel tempo. La potenza media pu assumere, in generale, valo-
ri positivi e negativi. Poich stiamo supponendo di riferirci alla convenzione degli uti-
lizzatori, se la potenza media risulta essere positiva, essa indica che dell'energia forni-
ta al bipolo dal resto del circuito ossia dell'energia sta entrando nel bipolo dai suoi
morsetti: tale energia non viene pi restituita dal bipolo al circuito esterno. Un caso si-
gnificativo , per esempio, quello dei resistori lineari per i quali si pu scrivere:
) ( ) ( ) ( ) ( ) (
2 2
t v G t i R t i t v t p = = = (2.24)
i
v
Q
I
O
Fig. 2.21
) (i v v =
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
39
Essendo G o R positivi, si ha che in questi resistori lineari la potenza istantanea, ed an-
che quella media, saranno positive significando con ci che tali resistori non potranno
cedere energia al resto del circuito ma solo assorbirla. In conclusione diciamo che tutti
quei resistori, lineari o non lineari, che sono caratterizzati da una potenza istantanea
maggiore o uguale a zero in ogni istante t sono chiamati resistori passivi, in quanto
possono solo assorbire energia dal circuito esterno: facile verificare che in questo caso
la caratteristica giace tutta nel primo e nel terzo quadrante del piano i v (assi even-
tualmente inclusi). D'altra parte, tutti quei resistori per i quali la potenza assume, anche
se in un solo istante, un valore negativo sono detti resistori attivi in quanto possono for-
nire energia al circuito esterno (per maggiore chiarezza si veda la definizione di passi-
vit di un elemento circuito fornita di seguito al paragrafo 2.6.4).
Consideriamo, ad esempio, il caso di un generatore ideale di tensione la cui caratteri-
stica nel piano i v :






Il tratto di caratteristica situato nel secondo o quarto quadrante corrisponde a punti di
funzionamento per i quali 0 ) ( < t p , ossia il generatore eroga potenza; mentre il tratto
di caratteristica nel primo o terzo quadrante corrisponde a punti di funzionamento per
i quali questo bipolo si comporta come un utilizzatore perfetto assorbendo energia dai
morsetti. Un discorso analogo vale per il generatore di corrente.
2.6.2 Potenza ed energia nei condensatori
Anche per i condensatori non lineari vale la seguente classificazione in base al tipo di
caratteristica: condensatori controllati in tensione, controllati in carica e controllati in
tensione e carica. Prendiamo in esame, in particolare, gli ultimi due:






q
O
v
) (
0
t q

) (
1
t q

) (
) (
v q q
q v v
=
=

q
O
v
) (
0
t q

) (
1
t q

) (q v v =

Fig. 2.22
i
v
O
i
v
O
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 40


Per tali condensatori, controllati nella carica, la potenza istantanea pu essere scritta
come:
)) ( ( ) ( ) ( t q v t i t p
C
=
e quindi l'energia utilizzata nell'intervallo ) , (
1 0
t t ottenibile come:

=
(

= =
) (
) (
1 0
1
0
1
0
1
0
) (
) (
)) ( ( ) ( ) ( ) , (
t q
t q
t
t
t
t
C
dq q v dt
dt
t dq
t q v dt t i t v t t w (2.25)
Nel caso particolare di un condensatore lineare, per il quale si pu scrivere:
( ) q C v = 1 , la relazione (2.25) diventa:
[ ] [ ] ) ( ) (
2
) ( ) (
2
1 1
) , (
0
2
1
2
0
2
1
2
) (
) (
1 0
1
0
t v t v
C
t q t q
C
qdq
C
t t w
t q
t q
C
= = =

(2.26)
Queste due relazioni mostrano che l'energia assorbita nell'intervallo ) , (
1 0
t t pari all'a-
rea tracciata nella figura 2.22 della pagina precedente: in altri termini per determinare
l'energia sono necessarie e sufficienti le seguenti informazioni: la caratteristica q v , il
valore della carica all'istante
0
t , il valore della carica all'istante
1
t . L'energia non dipen-
de, quindi, n dalla forma d'onda della tensione n dalla forma d'onda della carica cio
non dipendono dalla funzione del tempo. Se i valori della carica in
0
t e
1
t coincidono
allora l'energia scambiata in questo intervallo di tempo nulla. Infine, se si considera la
potenza media in un condensatore controllato nella carica si ha:

= =
+ +
) (
) 0 (
1 1
1
1
1 1
) (
1
lim
) , 0 (
lim
t q
q t
C
t
mC
dq q v
t t
t w
P (2.27)
Tale limite analiticamente indeterminato ma da un punto di vista fisico pari a zero
in quanto la carica ) (t q sempre limitata in valore e quindi l'area sottesa dalla curva
) (q v v = in figura 2.22 sempre finita (ossia il valore dell'integrale che compare nella
relazione (2.27) finito): poich la quantit
1
1 t tende a zero ne segue che anche il valo-
re del limite, nelle ipotesi suddette, sar nullo. Si conclude perci che la potenza media
di un condensatore controllato nella carica zero: in altri termini, un condensatore con-
trollato nella carica non dissipa energia. Infatti l'energia che entra in un tale bipolo vie-
ne accumulata e pu essere eventualmente restituita al resto del circuito: per questo
motivo si dice che il condensatore un elemento conservativo. Un discorso analogo
vale per i condensatori controllati in tensione ma essendo pi complesso non lo tratte-
remo.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
41
2.6.3 Potenza ed energia negli induttori
Anche per gli induttori non lineari vale la seguente classificazione in base al tipo di ca-
ratteristica: induttori controllati in corrente, controllati nel flusso e controllati in corren-
te e flusso. Prendiamo in esame, in particolare, gli ultimi due:







Per tali induttori controllati in flusso la potenza istantanea pu essere scritta come:
)) ( ( ) ( ) ( ) ( ) ( t i t v t i t v t p
I
= = (2.28)
Di conseguenza, l'energia utilizzata nell'intervallo ) , (
1 0
t t vale:

=
(

= =
) (
) (
1 0
1
0
1
0
1
0
) (
) (
)) ( ( ) ( ) ( ) , (
t
t
t
t
t
t
I
d i dt
dt
t d
t i dt t v t i t t w

(2.29)
Se l'induttore lineare e quindi: ( ) = L i 1 , si ha:
[ ] [ ] ) ( ) (
2
) ( ) (
2
1 1
) , (
0
2
1
2
0
2
1
2
1 0
1
0
t i t i
L
t t
L
d
L
t t w
t
t
I
= = =

(2.30)
La relazione (2.29) evidenzia che l'energia in gioco nell'intervallo ) , (
1 0
t t pari all'area
mostrata in figura 2.23: inoltre si deduce che per valutare tale energia sono necessarie e
sufficienti le seguenti tre informazioni: la caratteristica nel piano i , il valore del
flusso concatenato nell'istante
0
t e il valore del flusso concatenato nell'istante
1
t . La po-
tenza media per un induttore controllato nel flusso vale:

+ +
= =
) (
) (
1 1
1
1
0 1 1
) (
1
lim
) , 0 (
lim
t
t t
I
t
mI
d i
t t
t w
p


Anche in questo caso, il valore di tale limite analiticamente indeterminato ma da un
punto di vista fisico lo si pu ritenere nullo poich l'integrale avr sicuramente un va-
lore finito (in quanto la funzione ) (t assume valori limitati in qualsiasi istante e per-
ci l'area mostrata in figura 2.23 sicuramente finita) e la quantit
1
1 t tende a zero. In
conclusione, la potenza media per un induttore controllato nel flusso nulla: cio tali
induttori possono assorbire energia senza dissiparla ma, eventualmente, la restituisco-

O
i
) (
0
t
) (
1
t

) (
) (


i i
i
=
=


O
i
) (
0
t

) (
1
t

) ( i i =

Fig. 2.23
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 42
no al resto del circuito. Per questo motivo sono detti anch'essi elementi conservativi.
Un discorso analogo vale anche per gli induttori controllati in corrente, ma essendo pi
complesso non lo tratteremo.
2.6.4 Passivit ed attivit
La definizione di passivit ed attivit di un elemento circuitale relativa alla capacit
di fornire energia dellelemento stesso.
Considerato un bipolo e assunta per la tensione e la corrente ai suoi morsetti la con-
venzione dellutilizzatore esso detto passivo se per tutte le possibili coppie tensione-
corrente v(t), i(t) ai suoi terminali, lenergia in esso immagazzinata non negativa, per
ogni istante di tempo t1 (la definizione estendibile anche ad elementi a pi morsetti).
In termini matematici questo pu essere espresso dalla condizione (2.31):
( ) 0 ) ( ) ( ) , ( ,
1
0
0 1
+ =

t
t
dt t i t v t w t w (2.31)
dove il termine ) , (
0
t w indica lenergia immagazzinata nel bipolo allistante t0, sup-
ponendo che il bipolo sia inizialmente scarico, questo rappresentato dal considerare
come istante iniziale per il calcolo dellenergia t = - .
In altre parole, affinch un bipolo sia passivo deve accadere che, comunque si scelga
listante di tempo t1, lenergia complessivamente immagazzinata in esso deve essere
maggiore o al pi uguale a zero. La distinzione fra lenergia immagazzinata nel bipolo
fino allistante t0 e quella immagazzinata da questo istante in poi ci fa comprendere che
pu accadere che ci sia un intervallo di tempo nel quale il bipolo considerato pu forni-
re energia, ma questa non potr essere superiore a quella che gli stata fornita
dallesterno in altro intervallo di tempo, che nel nostro caso fissato tra ]- , t0], un e-
sempio di un tale comportamento si pu avere con i condensatori che possono assorbi-
re energia, ma che possono anche fornirla al resto del circuito, essi sono comunque e-
lementi passivi poich non possono mai fornire unenergia superiore a quella che han-
no ricevuto in precedenza. Ovviamente per la definizione di passivit di un elemento
la (2.31) deve valere qualsiasi sia listante di tempo t0.
Un elemento circuitale si dice attivo se esso non passivo. Perci sar attivo un
elemento per il quale accade che non verficata la (2.31) anche per un solo istante o per
una sola coppia tensione corrente ai suoi morsetti. Infine un bipolo si dice strettamente
passivo se per tutte le possibili coppie tensione-corrente v(t), i(t) non nulle ai suoi ter-
minali, lenergia in esso immagazzinata sempre maggiore di zero.
A questo punto immediato comprendere come ad esempio un condensatore sia un
elemento passivo, infatti ricordando la (2.26)
[ ] [ ] ) ( ) (
2
) ( ) (
2
1 1
) , (
0
2
1
2
0
2
1
2
) (
) (
1 0
1
0
t v t v
C
t q t q
C
qdq
C
t t w
t q
t q
C
= = =


e considerando che la (2.31) pu essere scritta come:
( ) 0 ) , ( ) , ( ,
1 0 0 1
+ = t t w t w t w (2.32)

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
43
se si considera il condensatore scarico in t0 si ha ) , (
0
t w =0, e v(t0)=0, per cui la (2.32)
si riduce a: ( ) 0 ) (
2
1
,
1
2
1
= t Cv t w che sempre vera se C maggiore di zero, il che ac-
cade sempre se si considerano degli elementi discreti (capacit negative possono essere
ottenute con opportuni circuiti elettronici).
Notiamo, infine, come un resistore non-lineare possa essere attivo. Consideriamo il re-
sistore non lineare la cui caratteristica data da: v(t) = i(t) + i
2
(t) e calcoliamo lenergia
da esso assorbita tra due generici istanti di tempo t0 e t1, attraverso la (2.31) essa data
da:
( ) ( )
0
3
0
2
1
3
1
2 1
0
2
0 1
3
1
2
1
3
1
2
1
) ( ) ( ) ( ) , ( ,
t t t t
t
t
e e e e dt t i t i t i t w t w + = + + =


considerando che ) , (
0
t w =0 si nota che per t1 >ln (1.5) e t0 ln (1.5) otteniamo
) , (
1
t w < 0. Viene cos confermato il risultato gi esposto a pagina 36 per cui un resi-
store lineare o no passivo se e solo se la sua caratteristica giace tutta nel primo e nel
terzo quadrante del piano i v includendo anche gli assi.
Conviene chiarire il concetto di sorgente ed utilizzatore. Ovviamente daremo il nome
di sorgente a quel dispositivo che, nellistante considerato, sta fornendo energia al resto
del circuito. Evidentemente individueremo come utilizzatore un dispositivo che, in un
determinato istante di tempo, riceve energia.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 44


CAPITOLO 3





3.1 BIPOLI EQUIVALENTI 41

3.2 COLLEGAMENTO IN SERIE DI RESISTORI 42

3.3 COLLEGAMENTO IN PARALLELO DI RESISTORI 49

3.4 COLLEGAMENTO SERIE-PARALLELO DI RESISTORI 56

3.5 TRASFORMAZIONE DI UN TRIANGOLO DI RESISTENZE IN UNA STELLA DI
RESISTENZE EQUIVALENTE AL TRIANGOLO 60

3.6 CONNESSIONE IN SERIE E PARALLELO DI CONDENSATORI LINEARI 75

3.7 CONNESSIONE IN SERIE E PARALLELO DI INDUTTORI LINEARI 63

3.8 ESEMPI DI CIRCUITI EQUIVALENTI 65
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
45























3.1 BIPOLI EQUIVALENTI

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 46
Consideriamo due generici bipoli:

Essi si diranno equivalenti se, istante per istante, le loro variabili terminali assumono
rispettivamente lo stesso valore, cio si ha:

t (t), i (t) i
t (t), v (t) v
2 1
2 1
=
=


Osservo che nella definizione data non c' nessun riferimento alla natura dei bipoli: si
parla, infatti, di equivalenza agli effetti esterni. Quanto detto per i bipoli pu essere este-
so anche ai circuiti. Consideriamo, per il momento, circuiti nei quali gli scambi energe-
tici con l'esterno avvengono mediante due terminali che rappresentano la 'porta' del
circuito: la tensione e la corrente su tali terminali prendono il nome di variabili di por-
ta.
Tali circuiti si diranno equivalenti se, istante per istante, le variabili di porta corrispon-
denti assumono lo stesso valore, cio:

t (t), i (t) i e (t) v (t) v
2 1 2 1
= =

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
47
Definiamo caratteristica d'ingresso di un circuito (detta anche DPC o Driving Point
Characteristic) il legame funzionale tra le grandezze di porta tensione e corrente. Il
nome deriva dall'osservazione che la caratteristica costituita da punti su cui si porta a
lavorare il circuito una volta che sia stato eccitato. Possiamo allora affermare che due
circuiti sono equivalenti se hanno la stessa DPC.
Nei prossimi paragrafi vedremo come ricavare la caratteristica d'ingresso di circuiti co-
stituiti da resistori a due terminali collegati in serie o in parallelo o in serie-parallelo: tali
circuiti vengono definiti brevemente circuiti monoporta resistivi.

3.2 COLLEGAMENTO IN SERIE DI RESISTORI

Si consideri il circuito di fig.3.3 in cui due resistori non lineari sono collegati al nodo 2; i
nodi 1 e 3 sono connessi al resto del circuito denotato con N.


Guardando verso destra dai nodi 1 e 3 si ha un circuito formato dal collegamento in se-
rie di due resistori non lineari; ai fini presenti, la natura del circuito N irrilevante. Si
vuole ottenere la caratteristica d'ingresso del circuito con tensione di porta v e corrente
di porta i. Si supponga che entrambi i resistori siano controllati in corrente, cio:

v1

= v1(i1) e v2 = v2(i2) (3.1)

Esse costituiscono le caratteristiche dei resistori. Successivamente applichiamo la LKC
ai nodi 1 e 2 ottenendo:

(3.2)
2
i
1
i i : segue cui da i i 0 i i 2)
i i 0 i i 1)
2 1 2 1
1 1
= = = =
= =

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 48

Applicando poi la LKT alla sequenza chiusa di nodi 1-2-3-1 si ha:

(3.3) v v v 0 v v v
2 1 2 1
+ = = +

Combinando ora le equazioni (3.1),(3.2) e (3.3) si pu scrivere:

v = v1(i) + v2(i) (3.4)

che rappresenta la caratteristica v-i del circuito in esame. Essa definisce la caratteristica
d'ingresso di un resistore controllato in corrente di caratteristica:

v = v(i) (3.5a)

in cui risulta:

v (i) = v1(i) + v2 (i) i (3.5b)

In definitiva il circuito resistivo monoporta costituito da due resistori non lineari con-
trollati in corrente e collegati in serie equivalente ad un resistore non lineare con ca-
ratteristica data dalle equazioni (3.5a) e (3.5b). Un esempio particolare del caso appena
discusso si ha collegando in serie un resistore lineare ed un generatore ideale di tensio-
ne continua, che possono entrambi essere considerati come resistori controllati in cor-
rente.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
49



Le equazioni caratteristiche dei due componenti sono:

(3.6) Ri v e E v
2 2 1
= =

Come nel caso precedente, applicando la LKC ai nodi 1 e 2 si ottiene:

(3.7a) i i i
2 1
= =

mentre applicando la LKT alla sequenza chiusa di nodi 1-2-3-1 si ha:

(3.7b) v v v
2 1
+ =

che, per le equazioni (3.6), si pu scrivere: v = E + Ri (*).
In altri termini, il circuito monoporta costituito dal collegamento in serie di un resistore
lineare e di un generatore ideale di tensione continua equivalente ad un resistore non
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 50
lineare con caratteristica data dalla (*) e rappresentata in fig.3.5:

Il monoporta appena esaminato il modello di una batteria reale con resistenza inter-
na R. Consideriamo ora una batteria collegata in serie ad un diodo ideale: poich un
diodo ideale non un resistore controllato in corrente, non possiamo sommare diret-
tamente le tensioni come nei due casi precedenti.




La batteria controllata sia in tensione sia in corrente:

v1

= E + Ri1.

Il diodo ideale, invece, non controllato n in tensione n in corrente; tuttavia, osservo
che:

0 v con 0 i 2)
0 i con 0 v 1)
2 2
2 2
< =
> =


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
51
Considero, allora, indipendentemente, ciascun segmento della caratteristica del diodo
ideale:

1) ponendo i2>0 la tensione ai morsetti del diodo ideale nulla; quindi possiamo scri-
vere quanto segue:

(*) Ri E v Ri E v v v v v L.K.T.
i i i L.K.C.
1 1 2 1
2 1
+ = + = = + =
= =


Ricordando, dunque, la limitazione posta, la caratteristica d'ingresso del bipolo sar
cos rappresentata:
2) Ponendo, invece, v2<0 si ha una corrente nulla ai morsetti del diodo e si pu scrivere
quanto segue:





(Nota: essendo v2<0 allora v sicuramente minore di E). In questo caso la caratteristica
2 2 1
2 1
v E v v v L.K.T.
0 i i i L.K.C.
+ = + =
= = =
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 52
del bipolo cos rappresentata:

Mettendo insieme le figure 3.7 e 3.8 si ottiene la caratteristica d'ingresso del bipolo in
esame:


Consideriamo ora il caso di n generatori ideali di tensione collegati in serie come in fi-
gura:


Poich i generatori di tensione possono essere considerati come resistori controllati in
corrente, non si deve far altro che sommarne le tensioni per ottenere un bipolo equiva-
lente. Infatti, applicando la LKC si ottiene, come nei casi precedenti:

i = i1= i2=...= in.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
53

Mentre applicando la LKT alla sequenza chiusa di nodi 1-2-..-n-1 si ha:

(3.8) v v con v v v ... v v v v ... v v v
n
1 k
sk s s sn s2 s1 n 2 1
=
= = + + + = + + + =

In definitiva, il circuito in esame equivalente ad un solo generatore ideale di tensione
la cui tensione pari alla somma algebrica delle n tensioni dei generatori collegati in
serie, come espresso nella (3.8). Consideriamo ora il caso di n generatori ideali di cor-
rente collegati in serie, come mostrato in figura:



Dalla LKC si ricava in modo analogo ai casi precedenti:

(3.9) i = i = ... i i i i = ... i i i
s sn s2 s1 n 2 1
= = = = = =

Questa relazione mostra che gli n generatori indipendenti di corrente devono avere tut-
ti la stessa corrente, cio il collegamento in serie di tali generatori ha senso solo se le
correnti sono tutte uguali (altrimenti verrebbe violata la LKC) e quindi il bipolo equi-
valente un generatore di corrente con caratteristica i=is.

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 54








Consideriamo il caso di n resistori lineari collegati in serie:


Si pu scrivere inoltre:




Mettendo insieme le relazioni (3.10) e quelle di lato si ottiene:

(3.10) v ... v v v L.K.T.
i ... i i i L.K.C.
n 2 1
n 2 1
+ + + =
= = = =
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
55
(3.11) R R con Ri v )i R .. R (R v .. v v v
n
1 k
k n 2 1 n 2 1
=
= = + + + = + + + =

In conclusione, il circuito in esame equivalente ad un solo resistore lineare con resi-
stenza R pari alla somma delle resistenze dei resistori collegati in serie. Inoltre, tenendo
conto delle caratteristiche, della LKC e della (3.11) cio i=v/R, possiamo scrivere:

(3.12) 1..n = K ,
R
R
v
R
R
v i R i R v
n
1 p
p
k k
k k k k

=
= = = =

Tale relazione nota come regola del partitore di tensione.











Consideriamo, infine, il seguente circuito costituito da un resistore lineare ed uno non
lineare controllato in tensione e collegati tra loro in serie e le cui caratteristiche sono
mostrate in figura:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 56

Le caratteristiche per i due resistori sono:

v1

= R1i1 e i2

= i2

(v2) (*)

Poich non possibile risolvere il problema analiticamente, come nei casi precedenti, in
quanto il secondo resistore non controllato in corrente posso pensare di risolverlo
graficamente sommando punto per punto le due tensioni v1 e v2, come in figura:


Ottengo cos la caratteristica d'ingresso del circuito in esame nel piano v-i. Osserviamo
che la caratteristica risultante non controllata n in tensione n in corrente.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
57
Riepilogo del collegamento in serie. I concetti chiave impiegati per ottenere la caratte-
ristica d'ingresso di un bipolo formato dal collegamento in serie di resistori a due ter-
minali sono:

1) la LKC impone che tutte le correnti che attraversano i componenti siano uguali alla
corrente di porta;
2) la LKT richiede l'uguaglianza tra la tensione di porta e la somma delle tensioni ai
terminali dei resistori;
3) se ciascun resistore controllato in corrente, la caratteristica risultante del circuito
quella di un resistore ancora controllato in corrente.


3.3 Collegamento in parallelo di resistori

Si consideri il circuito di fig.3.15 in cui due resistori non lineari sono collegati in paral-
lelo nei nodi 1 e 2 al resto del circuito denotato con N:

Ai fini presenti la natura del circuito N irrilevante. Si vuole ottenere la caratteristica
d'ingresso del circuito con tensione di porta v e corrente di porta i.
Si supponga che entrambi i resistori siano controllati in tensione, cio:

i1

= i1 (v1) e i2

= i2 (v2) (3.13)

Esse costituiscono le caratteristiche. Applicando la LKT alla coppia di nodi 1-2 si ha:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 58

v = v1 = v2 (3.14)

Successivamente applichiamo la LKC al nodo 1 ottenendo:

i i1 i2 = 0 i = i1 + i2 (3.15)

Combinando ora le equazioni (3.13),(3.14) e (3.15) si pu scrivere:

i = i1(v) + i2 (v) (3.16)

che rappresenta la caratteristica v-i del circuito in esame. Essa afferma che la caratteri-
stica d'ingresso del circuito ancora quella di un resistore controllato in tensione:

i = i(v). (3.16a)

in cui risulta:

i(v) = i1(v) + i2(v) v (3.16b)
In definitiva un circuito resistivo costituito da due resistori non lineari controllati in
tensione e collegati in parallelo equivalente ad un resistore non lineare con caratteri-
stica data dalle equazioni (3.16a) e (3.16b). Un esempio particolare del caso appena di-
scusso si ha collegando in parallelo un resistore lineare ed un generatore ideale di cor-
rente costante, che possono entrambi essere considerati come resistori controllati in
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
59
tensione.

Le equazioni di lato sono:



Come nel caso precedente, applicando la LKT alla coppia di nodi 1-2 si ottiene:

(3.17a) v v v
2 1
= =

mentre applicando la LKC al nodo 1 si ha:

(3.17b) i i i
2 1
+ =

che, per le equazioni (3.17) e (3.17a), si pu scrivere come:

(*) Gv I i
s
+ =

In altri termini, il circuito costituito dal collegamento in parallelo di un resistore lineare
e di un generatore ideale di corrente costante equivalente ad un resistore non lineare
con caratteristica data dalla (*) e rappresentata in fig.3.17.
(3.17) Gv i e I i
2 2 s 1
= =
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 60
Riferiamoci a tale esempio per chiarire ulteriormente il concetto di bipolo equivalente. Si
ricordi che due circuiti resistivi monoporta sono detti equivalenti se hanno le stesse ca-
ratteristiche d'ingresso. Posto R'=1/G moltiplico entrambi i membri dell'equazione (*)
precedente ed ottengo:

s s
i R' v i R' i R' Gv R' i R' + = + =

Posto E'=R'is, l'equazione precedente si pu scrivere:

(3.18) E' i R' v =

Tale equazione pu essere rappresentata dal collegamento in serie di un resistore linea-
re di resistenza R' con un generatore indipendente di tensione E' disposti come in figu-
ra:

Come si pu facilmente osservare, la caratteristica sopra riportata coincide esattamente
con quella mostrata in fig.3.17 e quindi il circuito di fig.3.16a e quello di fig.3.16 sono
equivalenti. Consideriamo ora il collegamento in parallelo di un resistore lineare con
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
61
un generatore indipendente di corrente ed un diodo ideale come mostrato in fig.3.18:
poich un diodo ideale non un resistore controllato in tensione, non possiamo som-
mare direttamente le correnti come nei due casi precedenti.

Si noti che la caratteristica del diodo ideale nella figura di sopra con il diodo invertito
l'immagine speculare rispetto all'origine di quella rappresentata in fig.3.6.
Il diodo ideale non controllato n in tensione n in corrente; tuttavia, osservo che:

0 i con 0 v 2)
0 v con 0 i 1)
d d
d d
< =
> =


Considero, allora, indipendentemente ciascun segmento della caratteristica del diodo
ideale:

1) ponendo vd>0 la corrente ai morsetti del diodo ideale nulla; quindi possiamo scri-
vere quanto segue:

(*) i Gv i i Gv i i i i i i i L.K.C.
v v v v L.K.T.
s s 1 2 1 d 2 1
d 2 1
+ = + = + = + + =
= = =


Ricordando, dunque, la limitazione posta, la caratteristica d'ingresso del circuito sar
una semiretta con pendenza G che ha origine nel punto di coordinate (0,is):

2) Ponendo, invece, id

< 0 si ha una tensione nulla ai morsetti del diodo e si pu scrive-
re quanto segue:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 62

L.K.T. v = v1 = v2 = vd = 0
L.K.C. i = i1 + i2 + id = Gv1 + is + id = is + id

(**)

(Nota: essendo id

< 0 allora i sicuramente minore di is). In questo caso la caratteristica
del circuito cos rappresentata:

Mettendo insieme le figure 3.19 e 3.20 si ottiene la caratteristica d'ingresso del circuito
in esame:

(Nota: confrontando tale figura con fig.3.9 si osserva che le due caratteristiche sono
simmetriche rispetto alla bisettrice del primo e terzo quadrante se si conviene di porre
E=is e R=G ).
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
63
Consideriamo ora il caso di n generatori ideali di tensione collegati in parallelo come in
figura:
Applicando la LKT si ottiene, come nei casi precedenti:

(3.19) v . v .... v v v v ..... v v v
s sn s2 s1 n 2 1
= = = = = = = = =

Da ci segue che per collegare in parallelo n generatori indipendenti di tensione ne-
cessario che essi abbiano tutti la stessa tensione, altrimenti si violerebbe la LKT. Il cir-
cuito in esame e' equivalente ad un generatore di tensione di caratteristica v = vs.
Consideriamo ora il caso di n generatori ideali di corrente collegati in parallelo, come
mostrato in figura:
Dalla LKC si ricava in modo analogo ai casi precedenti:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 64
(3.20) i i con i i i ... i i i i ... i i i
n
1 k
sk s s sn s2 s1 n 2 1
=
= = + + + = + + + =

Da ci si deduce che il circuito in esame equivalente ad un solo generatore indipen-
dente di corrente attraversato ai suoi morsetti da una corrente pari alla somma delle
correnti degli n generatori in parallelo.
Consideriamo il caso di n resistori lineari collegati in parallelo:

Si pu scrivere inoltre:

L.K.T. v = v1 = v2 =...= vn
L.K.C. i = i1 + i2 +...+ in

(3.21)

Mettendo insieme le relazioni (3.21) e quelle di lato si ottiene:

(3.22) G G con Gv i )v G .. G (G i .. i i i
n
1 k
k n 2 1 n 2 1
=
= = + + + = + + + =
In conclusione, il circuito in esame equivalente ad un solo resistore lineare con con-
duttanza G pari alla somma delle conduttanze dei resistori collegati in parallelo. Inol-
tre, tenendo conto delle relazioni di lato, della LKT e della (3.22) cio v=i/G, possiamo
scrivere:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
65
(3.23) 1..n = K ,
G
G
i
G
G
i v G v G i
n
1 p
p
k k
k k k k

=
= = = =

Tale relazione nota come regola del partitore di corrente.


Riepilogo del collegamento in parallelo. I concetti chiave impiegati per ottenere la ca-
ratteristica d'ingresso di un bipolo formato dal collegamento in parallelo di resistori a
due terminali sono:

1) la LKT impone l'uguaglianza di tutte le tensioni ai terminali dei componenti;

2) la LKC richiede che la corrente di porta i sia uguale alla somma delle correnti che
attraversano i resistori;

3) se ciascun resistore controllato in tensione, la caratteristica risultante del circui-
to quella di un resistore ancora controllato in tensione.

Enunciamo ora il concetto di DUALIT. E' interessante confrontare i due insiemi di
equazioni: dalla (3.1) alla (3.5) per il collegamento in serie e dalla (3.13) alla (3.16) per il
collegamento in parallelo: se sostituiamo tra loro v ed i in un insieme di equazioni si ot-
tiene esattamente l'altro insieme. In maggior dettaglio, ridisegniamo i due circuiti del
collegamento in serie e in parallelo di due resistori non lineari ed indichiamoli, rispet-
tivamente, con N e N':
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 66

Innanzitutto, si noti che scambiando reciprocamente tutte le v e le i in un'equazione, si
ottiene l'altra. Ci tuttavia richiede che le funzioni:

) ( i , ) ( v e ) ( i , ) ( v
2 2 1 1


siano rispettivamente identiche. Successivamente si confrontino le equazioni (3.2) e
(3.3) con le equazioni (3.14) e (3.15): mentre l'equazione (3.2) rappresenta la LKC appli-
cata al collegamento in serie dei due resistori non lineari in N, l'equazione (3.14) rap-
presenta la LKT applicata al collegamento in parallelo dei due resistori non lineari in
N'; analogamente l'equazione (3.3) la LKT espressa dalla somma delle due tensioni v1
e v2 in N, mentre l'equazione (3.15) la LKC espressa dalla somma delle due correnti in
N'. Infine le equazioni (3.5a) e (3.5b) specificano la caratteristica d'ingresso del bipolo
ottenuto dal collegamento in serie di due resistori non lineari controllati in corrente
come quella di un solo resistore non lineare ancora controllato in corrente, mentre le
equazioni (3.16a) e (3.16b) specificano la caratteristica d'ingresso di un bipolo ottenuto
dal collegamento in parallelo di due resistori non lineari controllati in tensione come
quella di un resistore non lineare ancora controllato in tensione. Nella seguente tabella
1 sono elencati due insiemi di termini S e S' incontrati e che vengono definiti duali uno
rispetto all'altro. In particolare, le variabili, le relazioni, i parametri e le leggi della pri-
ma colonna sono i duali di quelli della seconda colonna relativi alla stessa riga. Impie-
gando tali termini si pu definire un circuito duale:

Due circuiti N e N' sono definiti duali l'uno rispetto all'altro se le equazioni che descrivono il
circuito N sono identiche a quelle che descrivono il circuito N', dopo aver sostituito per N ogni
termine in S col corrispondente termine duale in S'.

Successivamente si estender l'insieme dei termini duali, man mano che ci si addentre-
r nei dettagli della teoria dei circuiti.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
67

S S
Tensione di lato
Resistore controllato in corrente
Resistenza
Circuito aperto
Generatore di tensione indipendente
Connessione serie
LKT
Tensione di porta

Corrente di lato
Resistore controllato in tensione
Conduttanza
Cortocircuito
Generatore di corrente indipendente
Connessione in parallelo
LKC
Corrente di porta
Tabella 1

Si pu, infine, facilmente verificare che se due circuiti sono duali le loro caratteristiche
d'ingresso nel piano v-i sono simmetriche rispetto alla bisettrice del primo e terzo qua-
drante: si confrontino, ad esempio, la figura (3.5) con la figura (3.17) e la figura (3.9) con
la figura (3.21).



3.4 Collegamento serie-parallelo di resistori

Estendiamo ora i concetti introdotti nei precedenti due paragrafi ai collegamenti serie-
parallelo di resistori a due terminali. Prendiamo in esame due esempi:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 68
1) si consideri il seguente circuito in cui due resistori non lineari in parallelo sono col-
legati in serie ad un terzo resistore non lineare, come mostrato in figura:



Il problema consiste nel determinare il resistore costituente il bipolo equivalente. Ap-
plicheremo il metodo della riduzione progressiva a partire dalla destra del circuito: oc-
corre quindi determinare dapprima il bipolo equivalente del collegamento in parallelo
dei due resistori R1 e R2, come mostrato in figura. Supponiamo che i due resistori non
lineari siano entrambi controllati in tensione: valgono allora le seguenti relazioni:

) (v i ) (v i ) (v i ) (v i i i i : L.K.C.
(3.24) v v v : L.K.T.
) (v i i e ) (v i i
p 2 p 1 2 2 1 1 2 1 p
2 1 p
2 2 2 1 1 1
+ = + = + =
= =
= =


Dunque i due resistori in parallelo sono equivalenti ad un unico resistore non lineare
ancora controllato in tensione definito da:

ip = ip (vp) con ip(vp) = i1(vp) + i2 (vp)

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
69
Il circuito iniziale viene allora cos ridotto:

Il passo successivo l'ottenimento del collegamento in serie dei due resistori rimasti. Si
assuma che la caratteristica di R3 sia controllata in corrente e specificata da:

(*) ) (i v v
3 3 3
=

Per poter procedere al collegamento in serie occorre che anche l'altro resistore sia con-
trollato in corrente (altrimenti sar necessario ricorrere al metodo grafico): ci richiede
di calcolare la seguente funzione inversa:

(**) ) (i v ) (i i v
p p p
1
p p
= =



A questo punto, utilizzando la (*) e (**), si pu scrivere:

(i) v (i) v ) (i v ) (i v v v v : L.K.T.
(3.25) i i i : L.K.C.
p 3 p p 3 3 p 3
p 3
+ = + = + =
= =


In conclusione, il circuito iniziale equivalente ad un solo resistore non lineare control-
lato in corrente e definito da:

v = v(i) con v(i) = v3(i) + vp(i) (3.26)

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 70
Nel presente problema, un passo fondamentale consiste nella determinazione della
funzione inversa: si tratta quindi di stabilire se tale inversa esiste. In caso negativo la
caratteristica non pu essere scritta come nella (3.26) perch non c' controllo in corren-
te. Un semplice criterio che garantisce l'esistenza dell'inversa che la caratteristica v-i
sia monotona strettamente crescente. Qualora questo non dovesse verificarsi la caratteri-
stica del bipolo illustrato in fig.3.25 potr essere sempre rappresentata parametrica-
mente nel seguente modo:

+ =
=
p 3
p p
v (i) v v
) (v i i


2) Si consideri ora il circuito mostrato in figura costituito da 5 resistori lineari collegati
in serie-parallelo (sono anche scritte le caratteristiche per ciascuno di essi):

Come nel caso precedente, occorre determinare il bipolo equivalente al circuito asse-
gnato e per far ci inizieremo a ridurre tale circuito a partire dall'estremit destra, come
mostrato nella figura di sopra. I due resistori di conduttanze, rispettivamente, G1 e G2
sono collegati in parallelo e quindi si pu scrivere per essi:

p 2 1 2 2 1 1 2 1 p
2 1 p
2 2 1 1 2 2 2 1 1 1
)v G (G v G v G i i i : L.K.C.
v v v : L.K.T.
R 1 G , R 1 G con v G i e v G i
+ = + = + =
= =
= = = =


Di conseguenza possiamo sostituire tali due resistori con un unico resistore definito da:

2 1 p p p p
G G G con v G i + = =
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
71

Il circuito diventa:
Considero ora i due resistori collegati in serie nel nodo 3. Per essi si pu scrivere:

s p 3 p p 3 3 p 3 s
p 3 s
p p p p p 3 3 3
)i R (R i R i R v v v : L.K.T.
i i i : L.K.C.
G 1 R con i R v e i R v
+ = + = + =
= =
= = =


Dunque i due resistori collegati in serie possono essere sostituiti da un solo resistore
definito da:

p 3 s s s s
R R R con i R v + = =

Il circuito allora diventa:
Per i due resistori collegati in parallelo si pu scrivere:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 72
q s 4 s s 4 4 s 4 q
s 4 q
s s s s s 4 4 4
)v G (G v G v G i i i : L.K.C.
v v v : L.K.T.
R 1 G con v G i e v G i
+ = + = + =
= =
= = =


Tali due resistori possono quindi essere sostituiti da un solo resistore definito da:

s 4 q q q q
G G G con v G i + = =

Il circuito allora viene ulteriormente semplificato come segue:
Per i due resistori collegati in serie al nodo 2 valgono le seguenti relazioni:

)i R (R i R i R v v v : L.K.C.
i i i : L.K.T.
G 1 R con i R v e i R v
q 5 q q 5 5 q 5
q 5
q q q q q 5 5 5
+ = + = + =
= =
= = =


Possiamo quindi concludere che il bipolo equivalente del circuito monoporta di par-
tenza costituito da un unico resistore lineare definito dalla caratteristica:

q 5
R R R con i R v + = =

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
73
3.5 Trasformazione di un triangolo di resistenze in una stella di
resistenze equivalente al triangolo

Si prenda in esame la fig. 3.31:

In fig. 3.31a rappresentato un triangolo di resistenze mentre in fig. 3.31b rappresen-
tata una stella di resistenze. Si vuole determinare la stella di resistenze equivalente agli
effetti esterni al triangolo. Si noti che se nel triangolo fisso una certa coppia di morsetti,
per esempio la coppia 1-2, vedo la resistenza R12, compresa tra questi due morsetti, in
parallelo con la serie costituita dalle due resistenze R13 e R23; considerazioni analoghe
valgono per le altre due coppie di morsetti 1-3 e 2-3. Se ora si considera la stella di resi-
stenze e la coppia di morsetti 1-2, la resistenza vista da questa coppia pari alla serie di
R10 e R20. Analoghe considerazioni si possono fare per le coppie 2-3 e 3-1. La stella e il
triangolo sono fra loro equivalenti se risulta che, comunque si scelga una coppia di
morsetti nel triangolo, il resistore visto da tale coppia deve coincidere con il resistore
nella stella visto dalla corrispondente coppia di morsetti( naturalmente vale anche il
discorso inverso a partire dalla stella): in altri termini, devono avere la stessa D.P.C. i
resistori visti dalla stessa coppia di morsetti nelle due configurazioni, a triangolo e a
stella.
Allora per la coppia di morsetti 1-2 si pu scrivere:

( )
20 10 23 13 12
R R ) R (R , R P 1) + = +

Analogamente, per la coppia di morsetti 2-3 scriveremo:

( )
30 20 12 13 23
R R ) R (R , R P 2) + = +

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 74
Ed infine, per la coppia di morsetti 1-3, si ha:

( )
10 30 23 12 13
R R ) R (R , R P 3) + = +

(Nota: il simbolo P indica il collegamento in parallelo).
Tenendo presente che nel collegamento in parallelo la conduttanza equivalente pari
alla somma delle conduttanze in parallelo e che nel collegamento in serie la resistenza
equivalente pari alla somma delle resistenze in serie, le relazioni 1),2) e 3) possono es-
sere scritte nel seguente modo:

+ =
+ +
+

+
=
+
+
+ =
+ +
+

+
=
+
+
+ =
+ +
+

+
=
+
+
(3) R R
R R R
) R (R R

R R
1
R R
1
R
1
(2) R R
R R R
) R (R R

R R
1
R R
1
R
1
(1) R R
R R R
) R (R R

R R
1
R R
1
R
1
10 30
23 13 12
23 12 13
10 30 23 12 13
30 20
23 13 12
12 13 23
30 20 12 13 23
20 10
23 13 12
23 13 12
20 10 23 13 12
3.27

Questo rappresenta un sistema di tre equazioni nelle tre incognite R10, R20, R30.
Nelle 3.27, sottraendo dalla 1) la 2) si ottiene:

(*)
R R R
R R R R
R R
23 13 12
13 23 13 12
30 10
+ +

=

Sommando ora la 3) alla (*) si ha:

(**)
R R R
R R
R
R R R
R 2R
2R
23 13 12
13 12
10
23 13 12
13 12
10
+ +
=
+ +
=

Sostituisco la (**) nella 3) ed ottengo:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
75
*) * (*
R R R
R R
R
23 13 12
23 13
30
+ +
=

Infine, sostituisco la (***) nella 2) e si ha:

**) * (*
R R R
R R
R
23 13 12
23 12
20
+ +
=

Riepilogando, si pu scrivere:

23 13 12
23 13
30
23 13 12
23 12
20
23 13 12
13 12
10
R R R
R R
R
R R R
R R
R
R R R
R R
R
+ +
=
+ +
=
+ +
=

Come si pu osservare da quest'ultima relazione, la resistenza del raggio della stella
che converge in un certo nodo n pari al prodotto delle resistenze nel triangolo che
convergono nello stesso nodo n diviso la somma di tutte le resistenze del triangolo.
Se invece nota la configurazione a stella e si vuole ricavare il triangolo equivalente si
procede in modo analogo sostituendo le conduttanze alle resistenze (grazie alla pro-
priet di dualit). Si ricavano allora le conduttanze per il triangolo in funzione delle
conduttanze nella stella come segue:

30 20 10
30 10
13
30 20 10
30 20
23
30 20 10
20 10
12
G G G
G G
G
G G G
G G
G
G G G
G G
G
+ +
=
+ +
=
+ +
=


3.6 Connessione in serie e parallelo di condensatori lineari

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 76
Consideriamo il seguente circuito monoporta formato da n condensatori lineari colle-
gati in serie. Si vuole determinare la sua D.P.C.:

Per ciascun condensatore valgono le seguenti relazioni:

(**) ) : (Nota n 1,2,..., = k con
, ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) (
(*) n 1,2,..., = k con ,
) (
) (
k k
t
k k k
t
k
k
k
k
t
k
k
k
k
k k
C S
d i S v d i
C
d i
C
d i
C
t v
dt
t dv
C t i
1
0
1 1 1
0 0
0
=
+ = + = =
=




Essendo il collegamento in serie, si pu scrivere:

( ) (3.28) , d i S (0) v v(t) (t) v v(t) : L.K.T.
(t) i ... (t) i (t) i i(t) : L.K.C.
n
1 k
t
0
k k
n
1 k
n
1 k
k k
n 2 1



= = =
+ = =
= = = =



Osservo che per t=0 si ha nella (3.28):

(3.29) , ) ( ) 0 ( ) (
) 0 ( ) 0 (
0
1
1
posto si dove
: diventa (3.28) la LKC, la presente tenendo quindi, e

=
=
= + =
=
t
n
k
k
n
k
k
S S d i S v t v
v v



Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
77
Possiamo allora concludere che il circuito monoporta iniziale equivalente ad un solo
condensatore lineare con tensione iniziale ed elastanza date rispettivamente da:

= =
= =
n
1 k
n
1 k
k k
S S e (0) v v(0)

Consideriamo ora il seguente circuito in cui ci sono n condensatori lineari collegati in
parallelo:
Anche in questo caso per ciascun condensatore valgono le relazioni (*) e (**) scritte alla
pagina precedente. D'altra parte risulta quanto segue:

(0) v ... (0) v (0) v v(0) : ha si 0 = Per t
t. (t), v .... (t) v (t) v v(t) : L.K.T.
n 2 1
n 2 1
= = = =
= = = =


Da ci si conclude che se gli n condensatori lineari sono collegati in parallelo, le loro
tensioni iniziali devono essere necessariamente uguali altrimenti sarebbe violata la
LKT. Se tale condizione soddisfatta si pu ancora scrivere, tenendo conto della LKT:

(*). C C con
,
dt
dv(t)
C
dt
dv(t)
C
dt
(t) dv
C (t) i i(t) : L.K.C.
n
1 k
k
n
1 k
k
n
1 k
k
k
n
1 k
k


=
= = =
=
= = = =


Questa relazione esprime il fatto che, nell'ipotesi che le tensioni iniziali dei condensato-
ri siano tutte uguali tra loro e pari ad un certo valore vo, il circuito iniziale sar allora
equivalente ad un solo condensatore lineare con tensione iniziale sempre pari a vo e
capacit data dalla (*).
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 78

3.7 Connessione in serie e parallelo di induttori lineari

Consideriamo il seguente circuito monoporta formato da n induttori lineari collegati in
parallelo.

Si vuole determinare la sua D.P.C.. Per ciascun induttore valgono le seguenti relazioni:

(**) ) 1 : (Nota n 1,2,..., = k con
, ) ( ) 0 ( ) (
1
) (
1
) (
1
) (
(*) n 1,2,..., = k con ,
) (
) (
0 0
0
k k
t
k k k
t
k
k
k
k
t
k
k
k
k
k k
L
d v i d v
L
d v
L
d v
L
t i
dt
t di
L t v
=
+ = + = =
=





Essendo il collegamento in parallelo, si pu scrivere:

(3.30) , ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( : . . .
) ( ... ) ( ) ( ) ( : . . .



= = =
+ = =
= = = =
n
k
t
k k
n
k
n
k
k k
n
d v i t i t i t i C K L
t v t v t v t v T K L
1
0
1 1
2 1
0


Osservo che per t=0 si ha nella (3.30):

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
79
(3.31) , ) ( ) ( ) ( posto si dove
: diventa (3.30) la LKT, la presente tenendo quindi, e ) ( ) (

=
=
=
=
+ =
t
n
k
k
n
k
k
d v i t i
i i
0
1
1
0
0 0



Possiamo allora concludere che il circuito monoporta iniziale equivalente ad un solo
induttore lineare con corrente iniziale ed induttanza reciproca date rispettivamente da:


= =
= =
n
1 k
n
1 k
k k
e (0) i i(0)

Consideriamo ora il seguente circuito in cui ci sono n induttori lineari collegati in serie:

Anche in questo caso per ciascun induttore valgono le relazioni (*) e (**) scritte prece-
dentemente per il collegamento in parallelo. D'altra parte risulta quanto segue:

(0) i ... (0) i (0) i i(0) : ha si 0 = t Per
t. (t), i .... (t) i (t) i i(t) : L.K.C.
n 2 1
n 2 1
= = = =
= = = =


Da ci si conclude che se gli n induttori lineari sono collegati in serie, le loro correnti i-
niziali devono essere necessariamente uguali altrimenti sarebbe violata la LKC. Se tale
condizione soddisfatta si pu ancora scrivere, tenendo conto della LKC:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 80

(*). L L con
,
dt
di(t)
L
dt
di(t)
L
dt
(t) di
L (t) v v(t) : L.K.T.
n
1 k
k
n
1 k
k
n
1 k
k
k
n
1 k
k


=
= = =
=
= = = =


Questa relazione esprime il fatto che, nell'ipotesi che le correnti iniziali degli induttori
siano tutte uguali tra loro e pari ad un certo valore i0, il circuito iniziale sar allora e-
quivalente ad un solo induttore lineare con corrente iniziale sempre pari a i0 ed indut-
tanza data dalla (*).


3.8 Esempi di circuiti equivalenti

Supponiamo di avere un circuito monoporta costituito da un solo condensatore lineare
di capacit C carico, cio con una tensione iniziale non nulla, come mostrato in figura:








Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
81

Per il condensatore valgono le seguenti relazioni:

(3.33) ) ( ) ( ) ( ) (
(3.32)
) (
) (

+ = =
=

t
c
t
d i
C
v d i
C
t v
dt
t dv
C t i
0
1
0
1



Il primo addendo della (3.32) rappresenta, come sappiamo, la tensione iniziale nel con-
densatore ed essendo un termine costante possiamo indicarlo con Vo. Mentre il secon-
do addendo della (3.33) pu essere interpretato come la tensione che si avrebbe ai mor-
setti del condensatore se esso fosse inizialmente scarico, cio con tensione iniziale nul-
la; se indico tale termine con vc(t) la (3.33) diventa:

(3.34) (t) v V v(t)
c 0
+ =

Questa equazione suscettibile della seguente interpretazione circuitale. Considero il
circuito mostrato in figura:
Valgono, dunque, queste relazioni:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 82

(*) ) (
1
) ( ) ( ) ( ) ( : . . .
) ( ) ( ) ( : . . .
) (
1
) ( e
0
0 0
0
0

+ = + = + =
= =
= =
t
c c g
c g
t
c c g
d i
C
V t v V t v t v t v T K L
t i t i t i C K L
d i
C
t v V v




Confrontando la relazione (*) con la (3.34) possiamo concludere che un condensatore
lineare di capacit C e con tensione iniziale diversa da zero equivalente ad un circuito
monoporta costituito dal collegamento in serie di un generatore di tensione costante
pari alla tensione iniziale del condensatore con un condensatore lineare avente la stessa
capacit C ma con tensione iniziale nulla.
Supponiamo ora di avere un circuito monoporta costituito da un solo induttore lineare
di induttanza L carico, cio con una corrente iniziale non nulla, come mostrato in figu-
ra:
Per l'induttore valgono le seguenti relazioni:

(3.36) ) ( ) ( ) ( ) (
(3.35)
) (
) (

+ = =
=

t
L
t
d v
L
i d v
L
t i
dt
t di
L t v
0
1
0
1



Il primo addendo della (3.36) rappresenta, come sappiamo, la corrente iniziale nell'in-
duttore ed essendo un termine costante possiamo indicarlo con Io. Mentre il secondo
addendo della (3.36) pu essere interpretato come la corrente che si avrebbe ai morsetti
dell'induttore se esso fosse inizialmente scarico, cio con corrente iniziale nulla; se in-
dico tale termine con iL(t) la (3.36) diventa:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
83
(3.37) (t) i I i(t)
L 0
+ =

Questa equazione suscettibile della seguente interpretazione circuitale. Considero il
circuito mostrato in figura:




Valgono, dunque, queste relazioni:

(*) ) (
1
) ( ) ( ) ( ) ( : . . .
) ( ) ( ) ( : . . .
) (
1
) ( e
0
0 0
0
0

+ = + = + =
= =
= =
t
L L p
L p
t
L L p
d v
L
I t i I t i t i t i C K L
t v t v t v T K L
d v
L
t i I i




Confrontando la relazione (*) con la (3.37) possiamo concludere che un induttore linea-
re di induttanza L e con corrente iniziale diversa da zero equivalente ad un circuito
monoporta costituito dal collegamento in parallelo di un generatore di corrente costan-
te pari alla corrente iniziale dell'induttore con un induttore lineare avente la stessa in-
duttanza L ma con corrente iniziale nulla.

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 84


CAPITOLO 4





4.1 DETERMINAZIONE DEI PUNTI DI LAVORO: METODO DELLA CARATTERISTICA
DI CARICO 68

4.2 LINEARIZZAZIONE A TRATTI 75

4.3 RESISTORI CONCAVI E CONVESSI 76

4.4 SINTESI DELLA CARATTERISTICA DEL DIODO TUNNEL 79

4.5 ANALISI PER PICCOLI SEGNALI 101










Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
85






















4.1 DETERMINAZIONE DEI PUNTI DI LAVORO: METODO DELLA CARATTERISTICA DI
CARICO

Assegnato un circuito qualunque si interessati a determinarne una soluzione median-
te la quale sia poi possibile ricavare tutte le tensioni e correnti di lato. Per alcuni circuiti
la soluzione unica: ad esempio, si pu dimostrare che ci vero nel caso di un circui-
to formato da resistori lineari tempo-invarianti a due terminali e un generatore indi-
pendente di corrente o di tensione costanti. Per altri circuiti pu esistere un'unica solu-
zione, soluzioni multiple o addirittura nessuna soluzione: ci accade, in particolare, per
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 86
circuiti con componenti non lineari. Le soluzioni si possono ricavare con metodi anali-
tici, numerici e grafici. Precisiamo che un circuito sar definito lineare se contiene solo
elementi circuitali lineari e generatori indipendenti. E' importante capire il ruolo svolto
da tali generatori: essi sono considerati come ingressi per il circuito e di conseguenza la
soluzione considerata come risposta a tali ingressi. Le soluzioni per un circuito con in-
gressi in continua (cio con generatori indipendenti costanti) sono definite punti di la-
voro: il termine analisi in continua si riferisce alla determinazione dei punti di lavoro.
Un metodo frequentemente utilizzato per l'analisi in continua di circuiti resistivi det-
to metodo della caratteristica di carico o LOAD LINE. Per applicarlo occorre che:

1) il circuito resistivo abbia sorgenti indipendenti costanti

2) sia possibile individuare due sezioni del circuito con una porta in comune

Vediamo in cosa consiste il metodo. Assegnato un qualsiasi circuito resistivo, si indivi-
duino in esso due sezioni collegate tra loro mediante una sola porta, come mostrato in
figura:
Ogni sezione costituita da un'interconnessione di resistori: non si fa alcuna ipotesi
sulla linearit degli elementi circuitali presenti in ciascuna sezione che, quindi, possono
essere anche non lineari. Attribuiamo alla sezione A il nome di carico: consigliabile
che il carico abbia una caratteristica alla porta di facile determinazione e rappresenta-
zione nel piano v-i; per questo motivo, se possibile, si fa in modo di racchiudere nel ca-
rico gli elementi circuitali lineari e i generatori di tensione o corrente (necessariamente
costanti per l'ipotesi di lavoro in continua). Si assuma che i due monoporta A e B siano
specificati dalle seguenti caratteristiche d'ingresso in termini della propria tensione e
corrente di porta:

(4.1) 0 ) i , (v f e 0 ) i , (v f
b b b a a a
= =
Occorre ora scrivere soltanto le equazioni relative alle leggi di Kirchhoff per definire l'in-
terconnessione di porta ai due nodi 1 e 2:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
87

L.K.T. va = vb (4.2)
L.K.C. ib = - ia (4.3)

Posto ora:

(4.4) v v v e i i i
b a a b
= = = =

le due equazioni (4.1) si possono scrivere in termini di v ed i come:

(4.5)
0 i) (v, f
0 i) (v, f
b
a

=
=

Le soluzioni di tale sistema rappresentano i punti di lavoro cercati. Graficamente il
punto o i punti di lavoro cercati sono dati dall'intersezione delle due curve nel piano v-
i rappresentative delle due equazioni. La caratteristica alla porta del carico fa(v,-i)
prende il nome di caratteristica di carico: essa si ottiene ribaltando la caratteristica d'in-
gresso del monoporta A rispetto all'asse delle tensioni. Vediamo subito alcuni esempi:

1) si consideri il seguente circuito resistivo:

Valgono le seguenti relazioni:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 88
(**) i i i : L.K.C.
v v v : L.K.T.
(*) Gv i e J i
a b
b a
b b a
= =
= =
= =


Si ottiene allora il sistema di due equazioni nelle incognite i e v che risolto fornisce la
soluzione del circuito:

*) * (* J ,
G
J
P
Gv i
J i
|

\
|

=
=


Il circuito ammette quindi un unico punto di lavoro,che abbiamo indicato con P, che
fornisce la corrente e la tensione alla porta 1-2 mediante le quali facile poi ricavare le
correnti e le tensioni di lato sfruttando le relazioni (*) e (**): il circuito quindi comple-
tamente risolto. Graficamente si ha:

(Si noti che la 'load line' simmetrica della caratteristica d'ingresso del carico rispetto
all'asse delle tensioni.)

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
89
2) Si consideri il seguente circuito:

Riportando nel piano v-i la caratteristica del diodo tunnel e quella del generatore di
corrente ribaltata rispetto all'asse delle tensioni (come previsto dal sistema 4.5) si ha:

Dal grafico si osserva che se il generatore ha una corrente il cui valore compreso tra J1
e J2 il circuito in esame avr tre punti di lavoro distinti.


3) Si consideri il seguente circuito:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 90
Riportando nel piano v-i la caratteristica del diodo reale polarizzato inversamente e
quella del generatore di corrente ribaltata rispetto all'asse delle tensioni (come previsto
dal sistema 4.5) si ha:

Dal grafico si osserva che se il generatore ha una corrente il cui valore superiore a Js il
circuito in esame non avr alcun punto di lavoro.


4) Si consideri il seguente circuito:



Si pu scrivere quanto segue:

=
+ =
. carico al collegato bipolo del . C . P . D : 0 ) i , (v f
carico del . C . P . D : E Ri v
b b b
a a


Effettuando le sostituzioni (4.4) di pag. 72 si ottiene:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
91
(*)
0 i) (v, f
E Ri v
b

=
+ =


Supponendo di conoscere la rappresentazione grafica nel piano v-i del diodo reale po-
larizzato direttamente, il punto di lavoro del circuito in esame viene ricavato come in-
tersezione di tale curva con la retta di carico la cui equazione la prima nel sistema (*)
appena scritto:



5) Si consideri, infine, il seguente circuito:


(Nota: per comodit non sono state scritte le tensioni di lato, che comunque in seguito
si indicheranno con la lettera v seguita dallo stesso pedice della corrente di lato corri-
spondente.)
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 92

La caratteristica d'ingresso del carico facilmente determinabile:

(*) E i R v
a 7 a
+ =

La caratteristica d'ingresso del monoporta collegato al carico si ricava dopo aver effet-
tuato le seguenti sostituzioni equivalenti:




Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
93
Quindi la caratteristica del monoporta collegato al carico :

(**) i R v
b e b
=

Applicando ora le sostituzioni (4.4) di pag.72 alla (*) e (**) si ha:

( ) i v, P
R R
E
,
R R
E R
P
i R v
E i R v
7 e 7 e
e
e
7

|
|

\
|
+ +

=
+ =


Quindi il circuito ha un solo punto di lavoro P le cui coordinate (v,i) sono state ricava-
te: ora, in funzione di tali valori, possibile ottenere tutte le correnti e tensioni di lato.
In particolare per i resistori che si trovano nel bipolo collegato al carico valgono le se-
guenti relazioni:

(
(
(
(4.9) i' R' i' R' v' e i' R i R v : ottiene si cui (da
(4.8) i i' i' : ha si 4.13 fig. di circuito Dal
(4.7)
R'
v
R'
v'
i' v v' : Inoltre
(4.6)
R
v
i v v : ha si 4.14 fig. di circuito Dal
s p p p p s 6 6 6 6
6 p s
s s
s
s s
5
5 5
= = = =
= =
= = =
= =
(
(
(4.13) i R i R v e i R i R v : ottiene si cui (da
(4.12) i i i : ha si 4.11 fig. di circuito Dal
(4.11)
R
v'
R
v
i e
R
v'
R
v
i : ottiene si cui (da
(4.10) v v v' : ha si 4.12 fig. di circuito Dal
s p p p p s 3 3 3 3
p 3 s
s
p
s
s
s
4
p
4
4
4
s 4 p


= = = =
= =
= = = =
= =


Osservando, infine, il circuito di fig. 4.10 si ricava:

=
+
=
=
+
=
2 1 1 1 1 3
2 1
1
1
2 2 2 3
2 1
2
2
R e R tra i R v i
G G
G
i
parallelo al corrente di partitore i R v i
G G
G
i


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 94



4.2 LINEARIZZAZIONE A TRATTI

Il metodo della linearizzazione a tratti molto utile nello studio di circuiti con resistori
non lineari. Caratteristiche nel piano v-i non lineari possono essere approssimate con
segmenti in modo tale da poterne facilmente determinare la rappresentazione analitica.
Verranno ora presentati due modelli ideali 'lineari a tratti' utilizzati come elementi base
per la sintesi di modelli pi complessi.



4.3 RESISTORI CONCAVI E CONVESSI

Sussiste, in generale, la seguente definizione: una funzione f(x) si dice concava se co-
munque si fissino due valori della variabile indipendente x e un numero reale a
compreso tra 0 e 1 (inclusi) risulti:

( ) [ ] ( ) ( ) ( ) 1 a 0 e x , x , x f a 1 x af x a 1 ax f
2 1 2 1 2 1
+ +

In altri termini, il tratto di curva relativo alla funzione f(x) nell'intervallo [x1,x2] deve
trovarsi al di sotto della secante la curva nei punti di ascissa x1 e x2.
Se nella relazione precedente si sostituisce il segno di minore o uguale con quello di
maggiore o uguale si ottiene la definizione di funzione convessa.
Si definisce resistore concavo un bipolo la cui caratteristica nel piano v-i mostrata in
figura insieme alla sua rappresentazione circuitale:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
95
Si osserva allora che il resistore concavo controllato in tensione ed individuato
completamente da due parametri: G ossia la pendenza della semiretta rispetto all'asse
della tensione, E che detta tensione di break. E' facile verificare che la rappresentazione
analitica della caratteristica di un resistore concavo data da:

( ) [ ] (*) E v E v
2
G
i + =

Infatti, consideriamo la seguente figura dove diagrammata, nel caso (a), la funzione
i=(G/2)(v-E) e, nel caso (b), la stessa funzione ma considerata nel suo valore assoluto;
fissando il valore di tensione e sommando i valori di corrente corrispondenti per le due
funzioni si ottiene proprio la caratteristica di un resistore concavo con tensione di
break pari ad E e conduttanza pari a G:

Si pu inoltre facilmente verificare che un circuito equivalente a tale resistore concavo
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 96
quello rappresentato di seguito:
Tale equivalenza sussiste, per, solo nel caso in cui sia G>0. Infatti se risulta G<0 la ca-
ratteristica del resistore concavo diventa:
e come possiamo osservare ancora controllata in tensione. Se invece nel circuito di
fig. 4.17 il resistore ha una conduttanza G<0 allora la sua caratteristica d'ingresso sar
la seguente:
e come si osserva tale caratteristica, oltre ad essere diversa da quella di fig. 4.18, non
neanche controllata in tensione.
Si definisce, invece, resistore convesso un bipolo la cui caratteristica nel piano v-i
mostrata in figura insieme alla sua rappresentazione circuitale:









Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
97

Si osserva allora che il resistore convesso controllato in corrente ed individuato
completamente da due parametri: R ossia la pendenza della semiretta rispetto all'asse
della corrente, J che detta corrente di break. E' facile verificare che la rappresentazione
analitica della caratteristica di un resistore convesso data da:

( ) [ ] (**) J i J i
2
R
v + =

Infatti, consideriamo la seguente figura dove diagrammata, nel caso (a), la funzione
v=(R/2)(i-J) e, nel caso (b), la stessa funzione ma considerata nel suo valore assoluto;
fissando il valore di corrente e sommando i valori di tensione corrispondenti per le due
funzioni si ottiene proprio la caratteristica di un resistore convesso con corrente di
break pari ad J e resistenza pari a R:

Si pu facilmente verificare che un circuito equivalente ad un resistore convesso il se-
guente:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 98

Tale equivalenza sussiste, per, solo nel caso in cui sia R>0. Infatti se risulta R<0 la ca-
ratteristica del resistore convesso diventa:

e come possiamo osservare ancora controllata in corrente. Se invece nel circuito di fig.
4.21 il resistore ha una resistenza R<0 allora la sua caratteristica d'ingresso sar la se-
guente:


e come si osserva tale caratteristica, oltre ad essere diversa da quella di fig. 4.22, non
neanche controllata in corrente.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
99


4.4 Sintesi della caratteristica del diodo tunnel

In generale, il processo di sintesi consiste nell'esaminare una caratteristica assegnata e
ricavare da essa un modello circuitale costituito da determinati elementi collegati in
modo opportuno e tale che la sua caratteristica d'ingresso coincida proprio con la carat-
teristica assegnata: si tratta, quindi, del processo inverso dell'analisi di un circuito nel
quale si cerca, invece, di determinare la caratteristica d'ingresso del circuito in esame.
Consideriamo, come esempio, la sintesi della caratteristica del diodo tunnel: essa mo-
strata nella figura seguente insieme alla sua rappresentazione linearizzata a tratti:



Dalla figura si osserva che possibile individuare tre campi, o regioni, di funziona-
mento, ciascuno caratterizzato dalla pendenza del segmento di approssimazione, che
sar nota a priori insieme alle due tensioni E1 e E2:

2 c
2 1 b
1 a
E v per G G : 3 regione
E v E per G G : 2 regione
E v per G G : 1 regione
> =
=
=


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 100
Allora, partendo da sinistra verso destra, possiamo decomporre la caratteristica linea-
rizzata nella somma di tre componenti, come mostrato in fig. 4.25: una retta passante
per l'origine con pendenza G0; la caratteristica di un resistore concavo con tensione di
break pari a E1 e pendenza negativa pari a G1; la caratteristica di un resistore concavo
con tensione di break pari a E2 e pendenza positiva pari a G2:

In tal modo possiamo affermare che un circuito avente una D.P.C. simile alla caratteri-
stica linearizzata del diodo tunnel il seguente:
Perch esso corrisponda esattamente alla caratteristica linearizzata del diodo tunnel, i
parametri devono evidentemente soddisfare le seguenti relazioni:

c 2 1 0
b 1 0
a 0
G G G G : 3 regione
G G G : 2 regione
G G : 1 regione
= + +
= +
=


Risolto tale sistema di tre equazioni in tre incognite si ottiene:

b c 2
a b 1
a 0
G G G
G G G
G G
=
=
=

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
101

Possiamo, inoltre, facilmente ricavare la rappresentazione analitica della D.P.C. del cir-
cuito di fig. 4.26 (uguale a quella della caratteristica linearizzata del diodo tunnel) os-
servando che i tre resistori sono collegati in parallelo e quindi sufficiente sommare le
tre correnti come previsto dalla L.K.C. :

( ) [ ] ( ) [ ]
(*) E v
2
G
E v
2
G
v
2
G
2
G
G
2
E G
2
E G
i i i i
: ottiene si cui da
E v E v
2
G
i , E v E v
2
G
i , v G i
2
2
1
1 2 1
0
2 2 1 1
2 1 0
2 2
2
2 1 1
1
1 0 0
|

\
|
+ +
|

\
|
+ + + = + + =
+ = + = =

La relazione appena ottenuta pu porsi nella forma:

( ) (**) E v b E v b v a a i
2 2 1 1 1 0
+ + + =

Le relazioni precedenti possono essere facilmente estese al caso in cui la caratteristica
linearizzata possieda n punti di break. Si pu, infatti, scrivere:

=
+ + =
n
1 i
i i
E v c bv a i
dove Ei rappresentano le tensioni di break e i coefficienti a,b e ci vanno opportunata-
mente determinati in funzione delle pendenze dei vari tratti della caratteristica.



4.5 ANALISI PER PICCOLI SEGNALI

Lanalisi di circuiti nei quali siano inseriti elementi non lineari piuttosto complessa.
Una tecnica particolare, di grande importanza nel campo dellingegneria, che consente
di risolvere questo tipo di circuiti, lanalisi per piccoli segnali di un sistema non linea-
re. Questa unanalisi di variazione del punto di lavoro in seguito allapplicazione di un
nuovo segnale. Per illustrare i concetti dellanalisi per piccoli segnali facciamo riferi-
mento ad un semplice circuito.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 102
Si consideri il circuito mostrato in figura:

Si supponga che esso sia progettato in modo tale da avere un unico punto di lavoro P e
precisamente esso si trovi nel tratto di curva in cui la pendenza negativa, come mo-
strato di seguito:

Il circuito di fig. 4.27 detto circuito di polarizzazione perch porta il diodo tunnel a
funzionare in uno specifico punto di lavoro. Alla tensione costante E di polarizzazione
si pu sovrapporre una tensione tempo-variante vs(t), che nel circuito di fig. 4.29 for-
nita dal generatore di tensione vs(t), e che soddisfi la condizione ( ) t v
s
<< E per qua-
lunque t, ossia stiamo supponendo che la tensione tempo variante sia in valore assolu-
to molto pi piccola della tensione di polarizzazione E in ogni istante di tempo.

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
103

Ad esempio vs(t) pu essere una sinusoide la cui ampiezza molto pi piccola del va-
lore E della tensione di polarizzazione. In altre parole la tensione vs(t) rappresenta il
segnale processato dal circuito quando il diodo portato nella condizione di funzio-
namento individuata dal punto P. In conseguenza dellapplicazione del segnale vs(t) si
hanno degli scostamenti dal punto di lavoro iniziale, il problema che vogliamo risolve-
re valutare la tensione vd(t) e la corrente id(t) per il diodo in questa condizione.
E' interessante, quindi, vedere come possa essere calcolato il nuovo punto di lavoro in
cui si porta il sistema.
Al variare della forma d'onda v
s
(t) nel tempo, possiamo pensare che la load line si spo-
sti parallelamente a s stessa, poich adesso la tensione che determina la load-line
data da E+v
s
(t). In questo modo il nuovo punto di lavoro pu essere ottenuto grafica-
mente come intersezione della caratteristica del diodo tunnel con la linea di carico 'mo-
bile', individuando il punto Q come nuovo punto di lavoro:


Si pu procedere analiticamente come segue. Supponiamo che la caratteristica del dio-
do tunnel sia esprimibile in questo modo:

(4.14) ) g(v i
d d
=

Dal circuito di fig.4.27 si ricava poi la seguente relazione:

R d
d d R d R d
i i : essendo
(4.15) Ri E v Ri E v 0 Ri E v
=
= + = =


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 104
Per definizione di punto di lavoro, e precisamente essendo questo un punto comune al-
la caratteristica del diodo tunnel ed alla retta di carico, si ha che le sue coordinate de-
vono essere tali da soddisfare entrambe le relazioni (4.14) e (4.15), cio:
( )
( )
(4.17) Ri E v
(4.16) v g i

i i i
v v
: ha si i , v P : Posto
p p
p p
R p d
p d
p p
=
=

= =
=


Ora, in seguito all'inserimento del generatore vs(t) che viene detto generatore di picco-
lo segnale, si avr uno scostamento dal punto di lavoro iniziale P tale da portare il si-
stema in un nuovo punto di lavoro Q le cui coordinate possono essere cos scritte:

( ) (4.18)
i i I
v v V
con I V, Q
1 p
1 p

+ =
+ =

(Nota: i1 e v1 rappresentano le variazioni, rispettivamente, di corrente e di tensione).
Esaminando il circuito di fig.4.29 si osserva che:
( )
R d
d s d s R d s R d
d d
i i : essendo
(4.20) Ri (t) v E v (t) v Ri E v 0 (t) v Ri E v
(4.19) v g i
=
+ = + + = =
=


Per quanto detto prima, il nuovo punto di lavoro deve soddisfare entrambe le relazioni
(4.19) e (4.20):

( )
( ) ( ) ( )
( ) ( ) (4.22) i i R (t) v E v v RI (t) v E V
(4.21) v v g i i V g I

i I i
V v
: ha si I V, Q : Posto
1 p s 1 p s
1 p 1 p
R d
d
+ + = + + =
+ = + =

= =
=


Effettuando ora lo sviluppo in serie di Taylor della funzione g(.) di punto iniziale vp e
fermandosi ai primi due termini essendo i successivi trascurabili (infatti, per l'ipotesi di
piccolo segnale, lo scostamento v1 della tensione dalla tensione del punto di lavoro P
piccolo e diventa trascurabile per potenze maggiori o uguali alla seconda), la relazione
(4.21) diventa:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
105

( ) (4.23)
v
g
v ) g(v v v g ) i (i I
p
v
1 p 1 p 1 p

+ = + = + =

D'altra parte, tenendo presente la relazione (4.16), si ha nella (4.23):

(4.24)
g'
1
r' con i r' v v g'
v
g
v i
1 1 1
v
1 1
p
= = = =



La quantit determinata dalla derivata calcolata nel punto di lavoro vP ed indicata con
g' detta conduttanza per piccoli segnali del diodo nell'intorno del punto di lavoro P, mentre
il suo inverso r' detta resistenza per piccoli segnali del diodo nell'intorno del punto di lavoro
P.
A questo punto, tenendo presente le relazioni (4.17) e (4.24), possiamo scrivere la rela-
zione (4.22) come segue:

( )
(**) Ri i r' (t) v
Ri (t) v v i i R (t) v E v v
1 1 s
1 s 1 1 p s 1 p
+ =
= + + = +


Tale equazione pu essere considerata rappresentativa del seguente circuito detto cir-
cuito equivalente per piccoli segnali intorno al punto di lavoro P; si tratta di un circuito linea-
re poich i due resistori sono lineari, infatti r' ha valore costante come R:


Evidentemente, si ricava:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 106

r' R
(t) v
i i i I e
r' R
(t) v
r' v v v V
: sono Q lavoro di punto nuovo del coordinate le quindi, e,
r' R
(t) v
r' i r' v e
r' R
(t) v
i
s
p 1 p
s
p 1 p
s
1 1
s
1
+
+ = + =
+
+ = + =
+
= =
+
=


Si noti che la resistenza r', nel caso particolare in esame, negativa cosicch nel circuito
di fig. 4.31 presente un resistore lineare attivo.
Quindi, attraverso il circuito di fig. 4.31 si pu ricavare molto facilmente il valore delle
variazioni di tensione e corrente introdotte dal generatore di piccolo segnale rispetto al
punto di lavoro originario e poi, attraverso queste, valutare la tensione vd(t) e la corren-
te id(t) per il diodo in questa nuova condizione di funzionamento.
Infine notiamo che geometricamente, l'approssimazione contenuta nell'equazione
(4.23) corrisponde alla sostituzione della caratteristica non lineare del diodo con la tan-
gente ad essa nel punto di lavoro iniziale P. Tale approssimazione sar tanto pi valida
quanto pi la tangente si avvicina alla curva rappresentante la caratteristica del diodo
tunnel e quindi quanto pi 'piccolo' il segnale vs(t). Si comprende ora, quindi, cosa si
intende per piccolo segnale, nel senso che lapprossimazione fatta valida fino a che si
pu confondere la tangente nel punto P con la caratteristica del diodo tunnel e cio fino
a che lerrore che si commette con questo tipo di approssimazione tollerabile per il
circuito che di volta in volta si prender in esame. I segnale vs(t) si potr prendere tanto
pi grande quanto pi la caratteristica del diodo sar sufficientemente vicina alla tan-
gente nel punto di lavoro da rientrare nei limiti di errore accettabili.

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
107


CAPITOLO 5





5.1 ELEMENTI A PI TERMINALI 108

5.2 ESEMPIO DI RESISTORE BIPORTA 115

5.3 RAPPRESENTAZIONE GEOMETRICA DEI BIPORTA RESISTIVI E SIGNIFICATO
FISICO DEI PARAMETRI DELLE CARATTERISTICHE 119

5.4 GENERATORI PILOTATI LINEARI 125

5.5 GIRATORI 129

5.6 INDUTTORI BIPORTA 132

5.7 TRASFORMATORE IDEALE 143

5.8 CONDENSATORI BIPORTA 146



Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 108





















5.1 ELEMENTI A PI TERMINALI

Gli elementi circuitali che rappresentano modelli astratti di dispositivi fisici a pi ter-
minali sono chiamati, in generale, multipoli. Un elemento ad n morsetti si chiamer n-
polo e quindi si avranno dei tripoli, quadripoli etc. a seconda che i terminali accessibili
siano tre, quattro etc. Anche per i dispositivi a pi terminali, cos come abbiamo fatto
per quelli a due terminali, non ci interesser analizzare da un punto di vista fisico o co-
struttivo la loro struttura interna bens ci interesser conoscere il comportamento elet-
trico di tali dispositivi con l'esterno, ossia il loro comportamento ai morsetti. A tal fine
pi comodo sostituire il dispositivo fisico multiterminale con un suo modello astrat-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
109
to, cio un multipolo, avente ai morsetti lo stesso comportamento elettrico del disposi-
tivo in esame. A questo punto, cos come nel caso dei bipoli, occorre definire le variabi-
li terminali mediante le quali sia possibile descrivere il comportamento ai morsetti di
un multipolo e determinare una relazione funzionale che le leghi tra loro e che, se raf-
figurata nello spazio individuato da tali variabili, determini il luogo geometrico conte-
nente tutti i punti di funzionamento del multipolo: tale relazione funzionale detta ca-
ratteristica del multipolo. Per quanto riguarda la scelta delle variabili terminali, esse
devono soddisfare le seguenti due propriet:

1) devono essere misurabili;

2) devono essere indipendenti tra loro.

Consideriamo allora, per semplicit, un tripolo e scegliamo come variabili terminali la
tensione e la corrente che sicuramente soddisfano la prima propriet; possiamo defini-
re tre tensioni e tre correnti come mostrato in figura:

Se applichiamo la LKT alla sequenza chiusa di nodi 1-2-3-1 si ha:

(5.1) 0 v v v
31 23 12
= + +

Questo significa che solo due tensioni sono fra loro indipendenti perch, note queste
due, l'altra pu essere ricavata dalla relazione (5.1). Analogamente se applichiamo la
LKC alla superficie gaussiana tratteggiata si ha:

(5.2) 0 i i i
3 2 1
= + +
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 110

Questo significa che solo due correnti sono fra loro indipendenti perch, note queste
due, l'altra pu essere ricavata dalla relazione (5.2). In definitiva occorreranno solo due
tensioni e due correnti (o, come vedremo fra poco, due coppie di variabili terminali
opportune) per descrivere il comportamento ai morsetti del tripolo considerato. Gene-
ralizzando, per un n-poli, serviranno n-1 coppie di variabili terminali. Se assumiamo
un morsetto come riferimento, possiamo individuare come (n-1) correnti indipendenti
quelle associate (entranti) agli altri morsetti. Allo scopo di rappresentare in modo con-
ciso solo le correnti indipendenti conviene introdurre un vettore i ad n-1 componenti,
definito come segue:

i = [i1, i2,..., in-1]
T


il vettore i prende il nome di "corrente del multipolo".
Analogamente, se j ed l sono due morsetti del multipolo diversi da quello di riferimen-
to, la legge di Kirchhoff per le tensioni pone:

vjl = vj vl

dove con vk (k = 1,2,...,n-1) si indicata la tensione del nodo k rispetto al nodo di rife-
rimento. Tutte le possibili tensioni fra coppie di morsetti possono essere quindi espres-
se in termini delle tensioni vk, fra il k-esimo morsetto ed il morsetto di riferimento. Per
un n-polo, queste tensioni sono n-1 e definiscono il vettore v "tensione del multipolo":

v = [v1, v2,..., vn-1]
T


Una grandezza fisica importantissima la potenza elettromagnetica p entrante nel mul-
tipolo. Questa potenza esiste perch sicuramente nel multipolo hanno luogo fenomeni
energetici; p, inoltre, avr carattere conservativo. Come gi per il bipolo, si dimostra
che la potenza elettromagnetica p entrante in un multipolo :

p = v1i1 + v2i2 +...+ vn-1in-1 = v
T
i,

dove v
T
indica un vettore riga. Con le stesse convezioni di segno utilizzate per il calcolo
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
111
delle precedenti quantit, la quantit -v
T
i si chiamer potenza uscente dal multipolo.
Oltre a tensione e corrente che definiscono un n-polo resistivo, si possono scegliere co-
me variabili terminali anche tensione e carica oppure corrente e flusso, in tal modo si ot-
terranno n-poli capacitivi o induttivi, rispettivamente. Un gran numero di multipoli
hanno un numero pari di morsetti organizzati a coppie in modo tale che la corrente en-
trante in un morsetto uguale alla corrente uscente dall'altro. Ogni coppia di morsetti
per le quali valida tale propriet costituisce una "porta".



i
n
1'
1
2'
2
n'
n
v
1
v
2
v
n
i
2
i
1
.
.
.
.
fig. 5.1 bis


In fig. 5.1 bis riportata un generico multiporta con n porte. Su ogni porta si possono
definire una tensione ed una corrente. Se non indicato diversamente, le convenzioni di
segno che si utilizzano sulle porte sono quelle degli utilizzatori. Le correnti di porta in-
dividuano anche tutte le correnti ai morsetti del multipolo. Si presti, per, attenzione al
fatto che le tensioni di porta non consentono di determinare le tensioni presenti tra un
morsetto di una porta ed un morsetto di un'altra porta. Tuttavia, poich nella pratica
queste tensioni non interessano, si pu ritenere che le variabili di porta individuino tut-
te le grandezze elettriche relative al multiporta. Si noti che non detto che un N-polo
(anche se N pari) possa essere ricondotto ad un n-porta (n = N/2), mentre sicura-
mente vero il contrario. In realt, quando tutti gli N morsetti (N pari) sono, a coppie,
chiusi su bipoli, i morsetti del multipolo si presentano organizzati in porte. In questo
caso si parla di n-porta non intrinseco, in quanto il funzionamento da multiporta ga-
rantito solo dalla particolare configurazione dei collegamenti con l'esterno (se le con-
nessioni cambiano, non detto che il multipolo si comporti ancora da multiporta). Si
definiscono, invece, multiporta intrinseci quei multipoli che sempre funzionano come
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 112
multiporta, comunque i morsetti siano collegati con l'esterno (od eventualmente tra di
loro). Si noti, infine, che, come gi detto, in alcuni casi possibile considerare per un
multipolo un morsetto come riferimento. Quando tale dispositivo connesso all'ester-
no attraverso bipoli collegati tra ciascun morsetto e quello di riferimento, si ottengono
comunque delle porte, ciascuna definita dalla tensione tra la coppia di morsetti e la
corrente entrante nel morsetto. In tal caso si parler di multiporta con terminale comu-
ne (o grounded). Per esempio, possiamo considerare nel tripolo di fig. 5.1 un nodo co-
me riferimento (per esempio il nodo 3) e disegnare quindi il tripolo in questo modo:

Possiamo allora introdurre le variabili v1

e v2 , i1

ed i2. Possiamo anche pensare di sosti-
tuire il nodo di riferimento con un collegamento non resistivo (reoforo) ottenendo cos:

Possiamo allora schematizzare un tripolo nel seguente modo:
Questa rappresentazione chiarisce per quale motivo un tripolo pu anche essere defini-
to come elemento biporta o doppio bipolo. Si dimostra, infine, che per definire com-
pletamente il comportamento elettrico di un multipolo ai suoi morsetti occorrono N-
1relazioni funzionali tra le N-1 coppie di variabili terminali scelte:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
113
(5.3)
0 ) y ,...., y , y , x ,...., x , (x f
.. .......... .......... .......... .......... ..........
0 ) y ,...., y , y , x ,...., x , (x f
0 ) y ,...., y , y , x ,...., x , (x f
1 n 2 1 1 n 2 1 1 n
1 n 2 1 1 n 2 1 2
1 n 2 1 1 n 2 1 1

=
=
=





(Nota: con x e y indichiamo le due variabili terminali che possono essere scelte tra le
seguenti coppie:

- tensione, corrente;
- tensione, carica;
- corrente, flusso ).

Per un doppio bipolo o biporta saranno sufficienti solo due relazioni funzionali tra le
due coppie di variabili terminali scelte:

(5.4)
0 ) y , y , x , (x f
0 ) y , y , x , (x f
2 1 2 1 2
2 1 2 1 1

=
=


Le relazioni (5.3) e (5.4) rappresentano rispettivamente la caratteristica di un multipolo
e di un tripolo: in particolare, la caratteristica di un tripolo descrive una superficie bi-
dimensionale nello spazio a quattro dimensioni individuato dalle quattro variabili
terminali scelte per definire il tripolo stesso. Ovviamente se sono verificate particolari
condizioni sulle (5.4), ovvero se le relazioni sono lineari allora possibile scrivere le
(5.4) nella forma:

bis) (5.4
) x , (x f y
) x , (x f y
2 1 2 2
2 1 1 1

=
=


In seguito considereremo solo doppi bipoli ma quanto diremo facilmente estendibile
anche ai multiporta. Sussiste ora la seguente distinzione nell'ambito dei doppi bipoli:

se la caratteristica di un biporta o doppio bipolo espressa da due relazioni fun-
zionali di questo tipo:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 114

(5.5)
0 ) i , i , v , (v f
0 ) i , i , v , (v f
2 1 2 1 2
2 1 2 1 1

=
=


allora si parler di resistore biporta o doppio bipolo resistivo.

se la caratteristica di un biporta o doppio bipolo espressa da due relazioni fun-
zionali di questo tipo:

(5.6)
0 ) q , q , v , (v f
0 ) q , q , v , (v f
2 1 2 1 2
2 1 2 1 1

=
=


allora si parler di condensatore biporta.

se la caratteristica di un biporta o doppio bipolo espressa da due relazioni fun-
zionali di questo tipo:

(5.7)
0 ) (
0 ) (
2 1 2 1 2
2 1 2 1 1

, , ,
, , ,

=
=
i i f
i i f


allora si parler di induttore biporta. Prima di passare all'esame dei resistori biporta
osserviamo che, quando ci si occupa di doppi bipoli, spesso necessario distinguere le
porte, per cui una di esse definita 'porta 1' mentre l'altra 'porta 2' come mostrato in
fig. 5.4: per tradizione, con 'porta 1' ci si riferisce spesso alla porta d'ingresso e con 'porta
2' alla porta di uscita.






Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
115

5.2 ESEMPIO DI RESISTORE BIPORTA

Si consideri un doppio bipolo resistivo costituito da tre resistori lineari come mostrato
in fig. 5.5; si applichino al doppio bipolo due generatori indipendenti di corrente come
indicato:
Valgono le seguenti relazioni:

R3 R2 2
R3 R1 1
R2 R1 R3
R2 2
R1 1
R3 3 R3 R2 2 R2

R1 1 R1
v v v 2 - 4 - 3 - 2 nodi di chiusa sequenza
v v v 1 - 4 - 3 - 1 nodi di chiusa sequenza
: L.K.T.
i i i 3 nodo
i i 2 nodo
i i 1 nodo
: L.K.C.
i R v i R v i R v
: lato di Relazioni
:
:
:
:
:
+ =
+ =
+ =
=
=
= = =


Combinando insieme tutte queste relazioni si ottiene:

) i (i R i R i R i R v
) i (i R i R i R i R v
2 1 3 2 2 R3 3 R2 2 2
2 1 3 1 1 R3 3 R1 1 1
+ + = + =
+ + = + =


che possono essere riscritte nel seguente modo:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 116

(*)
)i R (R i R v
i R )i R (R v
2 3 2 1 3 2
2 3 1 3 1 1

+ + =
+ + =


Per quanto detto nel paragrafo precedente, la (*) rappresenta la caratteristica del resi-
store biporta in esame.
In termini del vettore tensione di porta e del vettore corrente di porta possiamo porre
le equazioni precedenti in forma matriciale come:

(5.8)
i
i
R R R
R R R
i R
v
v
v
2
1
3 2 3
3 3 1
2
1
(

+
+
= =
(

=
in cui:

(5.8a)
R R R
R R R
R
3 2 3
3 3 1
(

+
+
=

definita matrice di resistenza del doppio bipolo resistivo lineare. Il resistore lineare
in quanto il vettore delle tensioni espresso come funzione lineare del vettore delle
correnti. L'equazione (5.8) fornisce la rappresentazione controllata in corrente del resistore
biporta lineare poich le tensioni sono espresse come funzioni delle correnti, ossia le
correnti sono le variabili indipendenti mentre le tensioni sono quelle dipendenti. Natu-
ralmente esiste anche la rappresentazione controllata in tensione:


(5.9a)
R R R
R R R
det(R)
1
R G con
(5.9) v G i
3 1 3
3 3 2 1
(

+
+
= =
=




La matrice G definita matrice di conduttanza del doppio bipolo resistivo lineare.

Oltre alle due rappresentazioni appena introdotte, ne esistono altre quattro che caratte-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
117
rizzano il doppio bipolo resistivo tramite quattro variabili scalari v1,v2,i1,i2 e due equa-
zioni. Le sei possibili rappresentazioni di un resistore biporta sono di seguito riassunte:

v G i
i , i
v , v
i R v
v , v
i , i
: e vettorial Equazione

v g v g i
v g v g i
: scalari Equazioni
: dipendenti Variabili
: ti indipenden Variabili
e. in tension a controllat : azione rappresent Tipo 2)
: e vettorial Equazione

i r i r v
i r i r v
: scalari Equazioni
: dipendenti Variabili
: ti indipenden Variabili
corrente. in a controllat : azione rappresent Tipo 1)
2 22 1 21 2
2 12 1 11 1
2 1
2 1
2 22 1 21 2
2 12 1 11 1
2 1
2 1
=
=

+ =
+ =

+ =
+ =




(

=
(

+ =
+ =
2
1
2
1
2 22 1 21 2
2 12 1 11 1
2 1
2 1
v
i
H
i
v

i , v
v , i
: e vettorial Equazione

v h i h i
v h i h v
: scalari Equazioni
: dipendenti Variabili
: ti indipenden Variabili
1. ibrida : azione rappresent Tipo 3)
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 118

i
v
T'
i
v

i , v
i , v

i
v
T
i
v

i , v
i , v

i
v
H'
v
i

v , i
i , v
1
1
2
2
1 22 1 21 2
1 12 1 11 2
2 2
1 1
2
2
1
1
2 22 2 21 1
2 12 2 11 1
1 1
2 2
2
1
2
1
2 22 1 21 2
2 12 1 11 1
2 1
2 1
: vettoriale Equazione

i t' v t' i
i t' v t' v
: scalari Equazioni
: dipendenti Variabili
: ti indipenden Variabili
2. ne trasmissio : azione rappresent Tipo 6)
: vettoriale Equazione

i t v t i
i t v t v
: scalari Equazioni
: dipendenti Variabili
: ti indipenden Variabili
1. ne trasmissio : azione rappresent Tipo 5)
: vettoriale Equazione

i h' v h' v
i h' v h' i
: scalari Equazioni
: dipendenti Variabili
: ti indipenden Variabili
2. ibrida : azione rappresent Tipo 4)
(

=
(

=
(

=
(

+ =
+ =

=
=

+ =
+ =

Analogamente a quanto accade per le prime due rappresentazioni si ha, nell'ipotesi che
H e T siano non singolari:

1 1
T T' e H H'

= =

H e H' sono definite matrici ibride, essendo le variabili dipendenti una tensione ed una
corrente e cos pure le variabili indipendenti. Gli stessi parametri hanno natura diversa:
h11

dimensionalmente un resistenza, h22

una conduttanza, h12

ed h21

sono parametri
adimensionali. T e T' sono definite matrici di trasmissione poich mettono in relazione le
variabili corrispondenti ad una porta con quelle corrispondenti all'altra ed il doppio
bipolo si comporta da mezzo di trasmissione. E' facile ricavare le relazioni che consen-
tono di passare da un tipo di rappresentazione ad un altro fra i 6 possibili. A titolo d'e-
sempio, vediamo come passare alla rappresentazione ibrida 1 nota la rappresentazione
controllata in corrente: si tratta cio di esprimere la matrice H in funzione degli elementi
della matrice R. Come si pu osservare dalle relazioni scritte precedentemente, la rap-
presentazione ibrida 1 richiede di esprimere v1 e i2 in funzione di i1 e v2; allora suffi-
ciente, nella seconda equazione della rappresentazione controllata in corrente, ricavare
i2 in funzione di i1 e v2, e sostituire nella prima equazione come segue:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
119

(
(
(
(

+ =
+
|
|

\
|
=

+ =
|
|

\
|
+ + =

+ =
+ =
22 22
21
22
12
12
22
21
11
2
22
1
22
21
2
2
22
12
1 12
22
21
11 1
2
22
1
22
21
2
2
22
1
22
21
12 1 11 1
2 22 1 21 2
2 12 1 11 1
r
1
r
r
r
r
r
r
r
r
H
v
r
1
i
r
r
i
v
r
r
i r
r
r
r v
v
r
1
i
r
r
i
v
r
1
i
r
r
r i r v
i r i r v
i r i r v



Osserviamo, infine, che non detto che un resistore biporta lineare ammetta tutte e sei
le rappresentazioni precedentemente considerate. Vedremo in seguito che vi sono resi-
stori che ne ammettono solo alcune.


5.3 RAPPRESENTAZIONE GEOMETRICA DEI BIPORTA RESISTIVI E SIGNIFICATO FISICO DEI
PARAMETRI DELLE CARATTERISTICHE

Rappresentazione controllata in corrente. E' stato definito il resistore lineare a due
terminali come quello avente per caratteristica una linea retta passante per l'origine nel
piano v-i. Per i doppi bipoli resistivi si hanno quattro variabili e due equazioni, ovvero
la rappresentazione controllata in corrente :

(5.10)
i r i r v
i r i r v
2 22 1 21 2
2 12 1 11 1

+ =
+ =


Queste due equazioni individuano una superficie bidimensionale nello spazio a quat-
tro dimensioni individuato dalle quattro variabili i1,v1,i2,v2. Naturalmente ci difficile
da visualizzare. Comunque se si considera un'equazione per volta possibile fornire
una rappresentazione tramite due famiglie di rette negli appropriati piani v-i. Si consi-
deri il tracciamento, nel piano v1-i1 delle linee rette:

(*) i r i r v
2 12 1 11 1
+ =
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 120

dove i2 considerato come parametro variabile a cui sono assegnati successivamente pi
valori:

i2 = 0,1,2,...

Il risultato una famiglia di linee rette con pendenza uguale a 1/r11 come mostrato in
figura a):



Analogamente in figura b) sono tracciate, nel piano v2-i2, le rette :

(**) i r i r v
2 22 1 21 2
+ =

in cui si impiegato i1 come parametro. Queste due famiglie di linee rette parallele de-
finiscono la rappresentazione controllata in corrente del doppio bipolo resistivo lineare
descritto dalle (5.10). Dalla prima delle equazioni (5.10), si possono dare le seguenti in-
terpretazioni fisiche:

(5.11)
0 i
i
v
r e
0 i
i
v
r
1
2
1
12
2
1
1
11
=
=
=
=

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
121
r11 definita resistenza d'ingresso alla porta 1 quando la porta 2 mantenuta nella condizione
di circuito aperto, mentre r12 definita resistenza di trasferimento inversa quando la porta 1
mantenuta nella condizione di circuito aperto. In figura sono mostrate le interpretazioni fi-
siche di questi due parametri:

Il primo dei due parametri rappresenta la resistenza alla porta 1 quando questa viene
alimentata da un generatore di corrente pari a i1 mantenendo la porta 2 in circuito a-
perto, mentre il secondo parametro il rapporto tra la tensione alla porta 1, mantenuta
in circuito aperto, e la corrente alla porta 2 alimentata da un generatore di corrente pari
a i2 ( da quanto detto, si osserva che nelle espressioni 5.11 il denominatore dei due rap-
porti indica l'alimentazione ad una delle due porte ). In modo analogo, dalla seconda
equazione delle (5.10) si ha:

(5.12)
0 i
i
v
r e
0 i
i
v
r
1
2
2
22
2
1
2
21
=
=
=
=

Il primo parametro nella relazione (5.12) prende il nome di resistenza di trasferimento di-
retta quando la porta 2 mantenuta nella condizione di circuito aperto, mentre il secondo pa-
rametro detto resistenza d'ingresso alla porta 2 quando la porta 1 mantenuta nella condi-
zione di circuito aperto. Le interpretazioni fisiche di questi due parametri sono le seguen-
ti:

(Nota: dalle definizioni date possiamo concludere che si parla di resistenza di trasferi-
mento diretta o inversa a seconda che sia alimentata la porta 1 o la porta 2).
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 122

Rappresentazione controllata in tensione. E' semplice, per mezzo di una trattazione
duale, fornire le corrispondenti interpretazioni per la rappresentazione controllata in
tensione:


(5.13)
v g v g i
v g v g i
2 22 1 21 2
2 12 1 11 1

+ =
+ =



Dalla prima equazione si pu scrivere:

(5.14)
0 v
v
i
g e
0 v
v
i
g
1
2
1
12
2
1
1
11
=
=
=
=

Il primo parametro nella relazione (5.14) prende il nome di conduttanza d'ingresso alla
porta 1 quando la porta 2 mantenuta in cortocircuito, mentre il secondo parametro detto
conduttanza di trasferimento inversa quando la porta 1 mantenuta in cortocircuito. Analo-
gamente dalla seconda equazione delle (5.13) si ha:


(5.15)
0 v
v
i
g e
0 v
v
i
g
1
2
2
22
2
1
2
21
=
=
=
=


Il primo parametro nella relazione (5.15) prende il nome di conduttanza di trasferimento
diretta quando la porta 2 mantenuta in cortocircuito, mentre il secondo parametro detto
conduttanza d'ingresso alla porta 2 quando la porta 1 mantenuta in cortocircuito. Per cia-
scuno dei quattro parametri si hanno quindi le seguenti interpretazioni fisiche:



Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
123

Come si osserva dalla figura, le conduttanze di ingresso ad una porta sono il rapporto
tra la corrente e la tensione relative a quella porta quando l'altra porta mantenuta in
cortocircuito; mentre si parla di conduttanza di trasferimento diretta o inversa a secon-
da che sia alimentata la porta 1 o la porta 2 ( in questo caso l'alimentazione rappre-
sentata da un generatore di tensione).

Rappresentazione ibrida. Le due equazioni per la rappresentazione ibrida 1 sono:

(5.16)
v h i h i
v h i h v
2 22 1 21 2
2 12 1 11 1

+ =
+ =


Seguendo la stessa trattazione dei due casi precedenti si pu scrivere:

(5.18)
0 i
v
i
h e
0 v
i
i
h
(5.17)
0 i
v
v
h e
0 v
i
v
h
1
2
2
22
2
1
2
21
1
2
1
12
2
1
1
11
=
=
=
=
=
=
=
=


Nella relazione (5.17) il primo parametro prende il nome di resistenza d'ingresso alla por-
ta 1 quando la porta 2 in cortocircuito, mentre il secondo parametro detto rapporto di
trasferimento di tensione inverso quando la porta 1 mantenuta nella condizione di circuito a-
perto. Nella relazione (5.18) il primo parametro prende il nome di rapporto di trasferimen-
to di corrente diretto quando la porta 2 in cortocircuito, mentre il secondo parametro det-
to conduttanza d'ingresso alla porta 2 quando la porta 1 mantenuta nella condizione di circui-
to aperto. Seguono ora, per ciascuno dei quattro parametri, le interpretazioni fisiche:


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 124












Per la rappresentazione ibrida 2 valgono considerazioni analoghe.

Rappresentazione trasmissione. Le due equazioni della rappresentazione trasmissione
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
125
1 sono:

(5.19)
i t v t i
i t v t v
2 22 2 21 1
2 12 2 11 1

=
=


Dalla prima equazione delle (5.19) si pu scrivere:
(5.20)
0 i
v
v
t
2
2
1
11
=
=

La sua interpretazione fisica sarebbe la seguente:
Tale interpretazione, tuttavia, non ha senso da un punto di vista fisico perch, sebbene
un generatore di tensione ammette, in generale, qualsiasi valore di corrente e quindi
anche quella nulla (si tenga presente, infatti, la sua caratteristica nel piano v-i), ci ri-
mane vero solo se si considera il generatore come un elemento circuitale a s stante
cio non collegato ad un qualsiasi altro elemento: in tal caso il generatore non pu esse-
re attraversato da una corrente nulla. Le stesse conclusioni valgono per tutti gli altri
parametri della rappresentazione trasmissione 1 e anche per quelli della rappresenta-
zione trasmissione 2.


5.4 GENERATORI PILOTATI LINEARI

Sinora si sono incontrati generatori di tensione e di corrente indipendenti: questi sono
utilizzati come ingressi di un circuito. Ora introdurremo altri tipi di generatori detti pi-
lotati o controllati, o dipendenti. Sono questi dei biporta resistivi lineari e tempo-
invarianti (ideali) e sono estremamente utili per il modellamento circuitale di dispositi-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 126
vi fisici. tipico, ad esempio, rappresentare una retroazione in un dispositivo fisico con
un generatore pilotato nel suo modello circuitale. Un generatore pilotato un resistore
biporta costituito da due lati: un lato primario che pu essere un circuito aperto od un
cortocircuito, ed un lato secondario che pu essere un generatore di corrente o di ten-
sione dipendente; inoltre, la forma d'onda della tensione o della corrente nel lato se-
condario pilotata (controllata) dalla tensione o dalla corrente nel lato primario. Quin-
di esistono quattro tipi di generatori pilotati a seconda che il lato primario sia un circui-
to aperto o un cortocircuito e a seconda che nel lato secondario ci sia un generatore di
corrente o di tensione. I quattro tipi di generatori pilotati sono mostrati in figura:




Essi sono il generatore di tensione pilotato in corrente (CCVS), il generatore di corrente pilota-
to in tensione (VCCS), il generatore di corrente pilotato in corrente (CCCS), il generatore di
tensione pilotato in tensione (VCVS). Si noti che i generatori pilotati sono denotati con un
simbolo a forma di rombo per distinguerli dai generatori indipendenti. Essendo dei re-
sistori biporta, ciascun generatore pilotato caratterizzato da due equazioni lineari:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
127
(

=
(

=
=
(

=
(

=
=
(

=
(

=
=
(

=
(

=
=
2
1
2
1
1 2
1
2
1
2
1
1 2
1
2
1
m 2
1
1 m 2
1
2
1
m 2
1
1 m 2
1
i
v
0
0 0
v
i
v v
0 i
: VCVS 4)
v
i
0
0 0
i
v
i i
0 v
: CCCS 3)
v
v
0 g
0 0
i
i
v g i
0 i
: VCCS 2)
i
i
0 r
0 0
v
v
i r v
0 v
: CCVS 1)




Come si osserva dalle relazioni appena scritte, la prima una rappresentazione con-
trollata in corrente, la seconda controllata in tensione, la terza una rappresentazione
ibrida 1 mentre la quarta una rappresentazione ibrida 2. Valgono inoltre le seguenti
definizioni:

tensione di nto trasferime di rapporto
corrente di nto trasferime di rapporto
ttanza transcondu
tenza transresis
=
=
g
r
m
m

=
=


Tali grandezze sono tutte costanti, quindi i quattro generatori pilotati costituiscono
doppi bipoli resistivi lineari tempo-invarianti. Si osservi, infine, quanto segue: la rap-
presentazione che caratterizza il generatore CCVS, come gi detto, controllata in cor-
rente ma la matrice di resistenza singolare e perci la sua inversa non esiste; anche
facile dimostrare che non esiste alcuna delle rappresentazioni ibride. Si possono fare
analoghe considerazioni per gli altri tre generatori pilotati. Analogamente si pu dimo-
strare che anche gli altri tre generatori pilotati non ammettono tutte le rappresentazioni
dei biporta resistivi.


Circuiti equivalenti del doppio bipolo resistivo lineare.

I generatori pilotati sono impiegati per ottenere rappresentazioni circuitali equivalenti
dei doppi bipoli resistivi. Si consideri, ad esempio, la rappresentazione controllata in
corrente di un resistore biporta lineare:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 128

+ =
+ =
(**) i r i r v
(*) i r i r v
2 22 1 21 2
2 12 1 11 1


L'equazione (*) esprime un equilibrio di tensioni, quindi pu essere interpretata come il
collegamento in serie di un resistore lineare di resistenza r11 con un generatore di ten-
sione pilotato dalla corrente i2 alla porta 2; analogamente l'equazione (**) pu essere in-
terpretata come il collegamento in serie di un resistore lineare di resistenza r22 con un
generatore di tensione pilotato dalla corrente i1 alla porta 1. Quindi il doppio bipolo in
esame pu essere rappresentato con il seguente circuito equivalente:

(Questa rappresentazione equivalente di un resistore biporta molto utilizzata nell'a-
nalisi di un circuito mediante il metodo delle maglie).
Supponiamo ora che del resistore biporta sia nota la rappresentazione controllata in
tensione:

+ =
+ =
(**) v g v g i
(*) v g v g i
2 22 1 21 2
2 12 1 11 1


L'equazione (*) esprime un equilibrio di correnti, quindi pu essere interpretata come il
collegamento in parallelo di un resistore lineare di conduttanza g11 con un generatore
di corrente pilotato dalla tensione v2 alla porta 2; analogamente l'equazione (**) pu es-
sere interpretata come il collegamento in parallelo di un resistore lineare di conduttan-
za g22 con un generatore di corrente pilotato dalla tensione v1 alla porta 1. Quindi il
doppio bipolo in esame pu essere rappresentato con il seguente circuito equivalente:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
129
(Questa rappresentazione equivalente di un resistore biporta molto utilizzata nell'a-
nalisi di un circuito mediante il metodo nodale).Supponiamo ora che del resistore bi-
porta sia nota la rappresentazione ibrida 1:

+ =
+ =
(**) v h i h i
(*) v h i h v
2 22 1 21 2
2 12 1 11 1


L'equazione (*) esprime un equilibrio di tensioni, quindi pu essere interpretata come il
collegamento in serie di un resistore lineare di resistenza h11 con un generatore di ten-
sione pilotato dalla tensione v2 alla porta 2. L'equazione (**) esprime, invece, un equili-
brio di correnti e quindi pu essere interpretata come il collegamento in parallelo di un
resistore lineare di conduttanza h22 con un generatore di corrente pilotato dalla corren-
te i1 alla porta 1. Quindi il doppio bipolo in esame pu essere rappresentato con il se-
guente circuito equivalente:


Per la rappresentazione ibrida 2 si segue un procedimento analogo.


5.5 GIRATORI

Il giratore un doppio bipolo resistivo lineare tempo-invariante definito dalle seguenti
equazioni:

=
=
(5.22) Gv i
(5.21) Gv i
1 2
2 1

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 130

dove la costante G detta conduttanza di girazione. In forma vettoriale si ha la rappre-
sentazione controllata in tensione:

(5.23)
v
v
0 G
G 0
i
i
2
1
2
1
(

=
(



Il simbolo per un giratore mostrato in figura:

Il giratore gode delle seguenti propriet:

1) un elemento non energetico, cio la potenza fornita al doppio bipolo identica-
mente nulla in ogni istante. Infatti la potenza entrante nel doppio bipolo vale:

( ) 0 (t) Gv
G
(t) i
(t) (t)i v (t) (t)i v (t) (t)i v p(t)
1
1
1 1 2 2 1 1
= + = + =

2) se si collega alla porta 2 di un giratore un resistore lineare di resistenza RL, la porta 1
si comporta come un resistore lineare di resistenza pari a:

L
L 2
L
R
1
G con
G
G
=

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
131
Infatti valgono le seguenti relazioni:

Tenendo conto anche delle relazioni (5.21) e (5.22) si pu scrivere:

1 2
L 1 L
2
L
L
L L 2
1
i
G
G
G
i
G
G
v
G
G
v
G
G
G
i
G
i
v = = = = = =

il che conferma quanto detto prima;

3) se si collega alla porta 2 di un giratore un condensatore di capacit C espressa in Fa-
rad, la porta 1 si comporta come un induttore di induttanza espressa in Henry pari a:


G
C
2
dove G il rapporto di girazione.
Infatti valgono le seguenti relazioni:

Tenendo conto anche delle relazioni (5.21) e (5.22) si pu scrivere:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 132
dt
di
G
C
dt
dv
G
C
dt
dv
G
C
G
i
G
i
v
1
2
2 C C 2
1
= = = = =

il che conferma quanto detto sopra. Altrettanto facilmente si pu dimostrare che se col-
lega alla porta 2 un induttore di induttanza L [H], la porta 1 si comporta come un con-
densatore di capacit G
2
L [F]. Se G=1 avr in ingresso un induttore di induttanza C [H]
ovvero un condensatore di capacit L [F].

4) se si collega alla porta 2 di un giratore un resistore non lineare controllato in corren-
te, la porta 1 si comporta come un resistore non lineare controllato in tensione.

Valgono, infatti, le seguenti relazioni:

Ponendo, per comodit, G=1S e tenendo conto delle relazioni (5.21) e (5.22)
si pu scrivere:

) f(v ) f(Gv ) i f( ) f(i v v Gv i
1 1 2 L L 2 2 1
= = = = = = =

il che conferma quanto detto sopra. Altrettanto facilmente si pu dimostrare che se si
collega alla porta 2 di un giratore un resistore non lineare controllato in tensione, la
porta 1 si comporta come un resistore non lineare controllato in corrente.


5.6 INDUTTORI BIPORTA
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
133

Abbiamo gi definito un induttore biporta come un elemento la cui caratteristica e-
spressa dalle seguenti due equazioni:

=
=
0 ) , , i , (i f
0 ) , , i , (i f
2 1 2 1 b
2 1 2 1 a




Cercheremo ora di ricavare i legami funzionali tra le due coppie di correnti e flussi par-
tendo da un particolare caso fisico. A tale scopo consideriamo un toroide intorno a cui
sia disposto un avvolgimento costituito da N1 spire di materiale conduttore, come mo-
strato in figura:




Riterremo, inoltre, soddisfatte le seguenti ipotesi di lavoro:
il toro deve avere una sezione retta S costante e circolare;
il toro e' costituito da materiale con permeabilit magnetica costante;
le spire dell'avvolgimento devono essere disposte in modo serrato tra loro e a sim-
metria radiale, cio ogni piano che seca radialmente il toro deve contenere solo due
spire;
il toro deve avere una struttura filiforme, ossia deve risultare:

0 d d
1 2


Tutte queste ipotesi garantiscono che le linee di flusso del campo magnetico generato
dalla corrente che viene fatta scorrere nell'avvolgimento siano contenute all'interno del
toroide; tale campo magnetico sar diretto tangenzialmente ad ogni circonferenza con
centro in O e con diametro compreso tra d1 e d2 (il verso del vettore campo magnetico
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 134
dipender dal verso di scorrimento della corrente e pu essere determinato con la rego-
la della mano destra) ed inoltre sar costante in modulo lungo tutto il toroide, avendo
supposto che quest'ultimo abbia una struttura filiforme. Considero, allora, un cammino
medio C (come mostrato in figura) di diametro:

2
d d
d
2 1
+
=

e applico il teorema di Ampere a tale cammino chiuso, ottenendo:

(5.24)
d
i N
H i N d H i N l d H
1 1
1 1 1 1
C
1 1 1

= = =


ove H1

rappresenta il campo magnetico dovuto ad i1

mentre N1i1 rappresenta il numero
di concatenamenti di i1 con C.
Posso allora ricavare il campo induzione magnetica come segue:

(5.25) i
d
N
H B
1
1
1 1

= =

e quindi l'espressione del flusso del campo magnetico generato dalla corrente i1 e con-
catenato ad una generica spira dell'avvolgimento di sezione S. Tale flusso, nella generi-
ca sezione S del toro, varr:

1 1 1
S
1 1
i N
d
S
S B s d B

= = =



che possiamo scrivere come:
) magnetica riluttanza la mentre permeanza detta (
(5.26)
d
S 1
con i N
1 1 1

=

= =





Poniamo ora un secondo avvolgimento sul toroide ( in figura disegnato separato dal
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
135
primo ma in realt i due avvolgimenti sono da considerarsi sovrapposti):

In maniera analoga a quanto fatto per il primo avvolgimento, otterremo che il flusso
del campo magnetico generato dalla corrente i2 attraverso una generica sezione S del
toroide pari a:

(5.27) i N
2 2 2
=

(Nota: tale flusso viene calcolato considerando unicamente il secondo avvolgimento).
Immaginiamo ora di far passare una corrente i1 diversa da zero nel primo avvolgimen-
to e di mantenere il secondo avvolgimento in condizione di circuito aperto; possiamo
cos ricavare il flusso del campo magnetico generato dalla corrente i1 e concatenato, ri-
spettivamente, al primo e al secondo avvolgimento come segue:

(5.28)
i N N N
i N N
0 i
0 i
1 2 1 1 2 21
1
2
1 1 1 11
2
1

= =
= =



Immaginiamo ora di far passare una corrente i2 diversa da zero nel secondo avvolgi-
mento e di mantenere il primo avvolgimento in condizione di circuito aperto; possiamo
cos ricavare il flusso del campo magnetico generato dalla corrente i2 e concatenato, ri-
spettivamente, al primo e al secondo avvolgimento come segue:

(5.29)
i N N
i N N N
0 i
0 i
2
2
2 2 2 22
2 2 1 2 1 12
2
1

= =
= =



Immaginiamo ora di far passare una corrente i1 diversa da zero nel primo avvolgimen-
to ed una corrente i2 diversa da zero nel secondo avvolgimento; possiamo cos ricavare
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 136
il flusso del campo magnetico generato dalla corrente i1 e dalla corrente i2 concatenato,
rispettivamente, al primo e al secondo avvolgimento come segue:

(5.30)
i N i N N
i N N i N
0 i
0 i
2
2
2 1 2 1 22 21 2
2 2 1 1
2
1 12 11 1
2
1

+ = + =
+ = + =



Abbiamo applicato il principio di sovrapposizione: ci possibile in quanto il sistema
studiato lineare.

Facendo ora le seguenti posizioni:

; induttanza mutua : N N M
to; avvolgimen secondo del anza autoindutt : N L
to; avvolgimen primo del anza autoindutt : N L
2 1
2
2 22
2
1 11
=
=
=


il sistema (5.30) si pu scrivere come:

i L
i
i
L M
M L
: matriciale forma in e (5.31),
i L Mi
Mi i L
2
1
22
11
2
1
2 22 1 2
2 1 11 1

+ =
+ =
=
(

=
(

=


Come si pu osservare, le due equazioni (5.31) rappresentano la caratteristica di un in-
duttore biporta; la matrice L detta matrice induttanza. La rappresentazione circuitale
di un induttore biporta la seguente:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
137

Si ricavano facilmente le relazioni tra tensioni e correnti di porta:

+ =

=
+ =

=
dt
di
L
dt
di
M
dt
d
v
dt
di
M
dt
di
L
dt
d
v
2
22
1 2
2
2 1
11
1
1


mediante le quali si pu ottenere la seguente interpretazione circuitale equivalente di
un induttore biporta:

Oppure, supponendo che i due induttori accoppiati siano inizialmente scarichi (cio
con corrente iniziale nulla), si pu scrivere:

(
(
(
(



=
(
(
(
(

=
(

t
t
t
t
d v
d v
d v
d v
L M
M L
L i
i
0
2
0
1
22 0
0 11
0
2
0
1
11
22
2
1
) (
) (
) (
) (
) det(
1






dove si posto:

det(L)
M

det(L)
L

det(L)
L
con , L
0
11
22
22
11
22 0
0 11 1
= = =
(



= =



Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 138
ove indica la matrice delle inertanze.
Mediante queste relazioni otteniamo, invece, la seguente ulteriore interpretazione cir-
cuitale equivalente di un induttore biporta:


Prendiamo ora in esame l'induttore biporta da un punto di vista energetico. Suppo-
niamo che all'istante t=0 le correnti sui due induttori accoppiati siano nulle, cio:

0 (0) i e 0 (0) i
2 1
= =

Dalle relazioni (5.31) che esprimono la caratteristica di un induttore biporta, si ottiene:

0 (0) e 0 (0)
2 1
= =

Essendo nulli i flussi, assumiamo questa condizione come quella cui corrisponde ener-
gia magnetica immagazzinata dal biporta (all'istante t=0) uguale a zero.
A partire da questa condizione ricaviamo ora l'energia fornita all'induttore biporta in
un intervallo di tempo infinitesimo dt:

|

\
|
+ + = + + + =
+ = + = =
+ =
2
2 22 2 1
2
1 11 2 22 1 2 2 1 11 1
2 2 1 1 2 2 1 1
2 2 1 1
i L
2
1
i Mi i L
2
1
d dw ) i L d(Mi i ) Mi i d(L i dw(t)
(t) (t)d i (t) (t)d i (t)dt (t)v i (t)dt (t)v i p(t)dt dw(t)
(t) (t)i v (t) (t)i v p(t)


Integrando quest'ultima relazione tra gli estremi 0 e t e tenendo presente che, per ipo-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
139
tesi, l'energia magnetica nell'istante 0 nulla, si pu scrivere:

(5.32) i L
2
1
i Mi i L
2
1
w(t)
2
2 22 2 1
2
1 11 |

\
|
+ + =

La relazione (5.32) esprime l'energia fornita all'induttore biporta nell'istante t: osser-
viamo che tale energia fornita all'induttore esattamente pari a quella immagazzinata
dallo stesso induttore biporta ed sempre una quantit maggiore o al massimo uguale
a zero, perch non essendoci nell'induttore biporta altri morsetti (escludendo, ovvia-
mente, le coppie di terminali che definiscono le due porte) attraverso i quali esso possa
scambiare energia con i sistemi interagenti in maniera reversibile, n generatori, si avr
che tale energia potr, al limite, essere restituita completamente al resto del circuito col-
legato all'induttore biporta (in tal caso: W(t)=0) ma quest'ultimo non potr mai cedere
all'esterno una quantit di energia superiore a quella che riceve. Di conseguenza, os-
servando che l'espressione (5.32) pu essere posta in forma matriciale come segue:

[ ] 0 Li
T
i
2
1
i
i
L M
M L
i i
2
1
W
2
1
22
11
2 1
= =
(



se ne deduce che l'energia magnetica immagazzinata dall'induttore pu essere conside-
rata una forma quadratica semidefinita positiva e quindi tutti i minori principali estrat-
ti della matrice L risulteranno essere non negativi, ossia:

( ) L L
2
M 0
2
M L L L Det
(5.33) 0 L
0 L
22 11 22 11
22
11
=



Dall'ultima relazione, si osserva che la mutua induttanza M pu assumere anche valori
negativi e quindi sorge il problema di determinare il segno di M. Prima di far ci, op-
portuno introdurre il seguente parametro:

(5.34) 1 k 0 con L L k = M
L L
M
k
22 11
22 11
=

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 140
k detto coefficiente di accoppiamento: se uguale a zero i due induttori non sono
accoppiati, se uguale a 1 l'accoppiamento perfetto ed M assume il suo valore mas-
simo. Per quanto riguarda ora la determinazione del segno di M possibile verificare
che tale segno dipende dal senso di avvolgimento delle spire intorno al materiale ma-
gnetico. Consideriamo, ad esempio, il toroide rappresentato in fig. 5.10 e supponiamo,
per comodit, che le correnti nei due avvolgimenti siano costanti (si tenga presente che
quanto diremo ora si basa sull'ipotesi implicita di far riferimento alla convenzione de-
gli utilizzatori):

Come si pu verificare applicando la regola della mano destra, il flusso del campo ma-
gnetico generato dalla corrente del primo avvolgimento diretto in senso orario e poi-
ch anche il flusso del campo magnetico generato dalla corrente nel secondo avvolgi-
mento ha la stessa direzione, possiamo concludere che quest'ultimo rafforza il primo.
Se invece invertiamo il verso della corrente sul secondo avvolgimento, cio conside-
riamo una corrente sempre entrante ma pari a -I2, il flusso del campo magnetico gene-
rato da tale corrente sar diretto in senso antiorario e quindi si oppone al flusso del
campo magnetico generato dalla corrente nel primo avvolgimento. Si pu allora ritene-
re che l'energia magnetica nel primo caso sar maggiore di quella nel secondo caso,
cio:

2 1 2 1 2 1 2 1
2
2 22 2 1
2
1 11 2 1
2
2 22 2 1
2
1 11 2 1
I MI I MI ) I , W(I ) I , W(I
I L
2
1
I MI I L
2
1
) I , 2)W(I
I L
2
1
I MI I L
2
1
) I , 1)W(I
> >
+ =
+ + =


Evidentemente, affinch quest'ultima relazione sia soddisfatta M deve essere positivo.
Immaginiamo ora di cambiare il senso del secondo avvolgimento, come mostrato in fi-
gura:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
141

Come si pu verificare applicando la regola della mano destra, il flusso del campo ma-
gnetico generato dalla corrente del primo avvolgimento diretto in senso orario men-
tre il flusso del campo magnetico generato dalla corrente nel secondo avvolgimento
diretto in senso antiorario; possiamo, quindi, concludere che quest'ultimo si oppone al
primo. Se invece invertiamo il verso della corrente sul secondo avvolgimento, cio con-
sideriamo una corrente sempre entrante ma pari a -I2, il flusso del campo magnetico
generato da tale corrente sar diretto in senso orario e perci rafforza il flusso del cam-
po magnetico generato dalla corrente nel primo avvolgimento. Si pu allora ritenere
che l'energia magnetica nel secondo caso sar maggiore di quella nel primo caso, cio:

2 1 2 1 2 1 2 1
2
2 22 2 1
2
1 11 2 1
2
2 22 2 1
2
1 11 2 1
I MI I MI - ) I , W(I ) I , W(I
I L
2
1
I MI I L
2
1
) I , 2)W(I I L
2
1
I MI I L
2
1
) I , 1)W(I
> >
+ = + + =


Evidentemente, affinch quest'ultima relazione sia soddisfatta M deve essere negativo.
Abbiamo cos verificato che effettivamente il segno di M dipende dal senso di avvol-
gimento delle spire intorno al materiale magnetico. In pratica si tiene conto del senso di
avvolgimento delle spire contrassegnando una delle estremit di ciascun avvolgimen-
to. Viene poi utilizzata la seguente convenzione:

se le correnti nei due induttori accoppiati entrano o escono contemporaneamente dai
due contrassegni allora si avr M>0:


Se invece la corrente in un induttore entra (esce) e la corrente del secondo induttore ac-
coppiato esce (entra) dal contrassegno, sar M<0:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 142


Induttori a tre porte. La generalizzazione di quanto detto sinora al caso di un induttore
a tre porte (o anche ad n porte) banale. Esso sar costituito da tre avvolgimenti so-
vrapposti (che comunque disegneremo separatamente) come mostrato in figura:



La sua caratteristica pu essere posta in forma matriciale come segue:

(5.35)
i
i
i
L M M
M L M
M M L
3
2
1
33 23 13
23 22 12
13 12 11
3
2
1
(
(
(

(
(
(

=
(
(
(



In questo caso per determinare il segno dei tre coefficienti di mutua induttanza biso-
gner osservare l'andamento delle correnti sulle tre porte prese due a due, ossia appli-
care la suddetta convenzione alle porte 1 e 2 per trovare il segno di M12, alle porte 2 e 3
per trovare il segno di M23 e alle porte 1 e 3 per trovare il segno di M13.


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
143

5.7 TRASFORMATORE IDEALE

Un dispositivo fisico molto importante il trasformatore reale, che viene generalmente
utilizzato per variare opportunamente tensione e corrente in uscita rispetto alla tensio-
ne e corrente in ingresso a parit di potenza trasmessa. Per studiarlo si fa riferimento
ad un suo modello astratto che chiameremo trasformatore ideale e che si basa su queste
ipotesi semplificative:

1) non ci sono flussi dispersi;
2) non ci sono perdite ( in particolare, non ci sono correnti parassite n perdite per iste-
resi ed inoltre i due avvolgimenti avranno resistenza nulla);
3) il materiale magnetico costituito da una permeabilit infinita e la sua struttura sia
filiforme.

Per le ipotesi fatte, possiamo ritenere che le linee di flusso del campo magnetico gene-
rato dalle correnti nei due avvolgimenti siano contenute tutte all'interno della struttura
e che tale campo sia costante lungo ogni cammino chiuso scelto all'interno di tale strut-
tura. Inoltre, non essendoci flussi dispersi, possiamo ritenere che il flusso del campo
magnetico risultante attraverso una generica sezione S del trasformatore ideale sia co-
stante per ogni sezione. Si pu scrivere allora:

=
=
to avvolgimen secondo al o concatenat totale flusso : N
to avvolgimen primo al o concatenat totale flusso : N
2 2
1 1



Tenendo poi presente che le resistenze dei due avvolgimenti sono nulle (e quindi non
si hanno su di essi cadute di tensione) si ottiene:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 144
(5.36) n
N
N
v
v

dt
d
N
dt
d
v
dt
d
N
dt
d
v
2
1
2
1
2
2
2
1
1
1
= =

=
=



n detto rapporto di trasformazione ed evidentemente pu essere un numero maggiore o
minore di 1. Se ora applico il teorema di Ampere al cammino medio di lunghezza L
ottengo:

magnetica. riluttanza
S
L
con , (5.37) i N i N
i N i N
S
L
i N i N L
S
BS
i N i N HL
S
S
: come scrivere posso che , i N i N HL i N i N l d H

2 2 1 1
2 2 1 1 2 2 1 1 2 2 1 1
2 2 1 1 2 2 1 1

= + =
+ = + = + =
+ = + =


D'altra parte, essendo per ipotesi infinita, si ha:

(5.38) n
N
N
i
i
0 i N i N
2
1
1
2
2 2 1 1
= = = +
le equazioni (5.36) e (5.38) definiscono il comportamento del trasformatore ideale.
Notate che mettendo insieme la (5.36) e (5.38) si ottiene:

(5.39)
v
i
0 n
n 0
i
v

ni i
nv v
2
1
2
1
1 2
2 1
(

=
(

=
=

Mediante la (5.39) si ottiene la seguente interpretazione circuitale equivalente del tra-
sformatore ideale:
+

v
1
i
1
i
2
v
2
+

nv
2 n i
1


Le relazioni (5.39) definiscono la rappresentazione ibrida 1 di un resistore biporta: que-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
145
sto, dunque, ci consente di considerare un trasformatore ideale come un particolare re-
sistore biporta (si osservi che possibile ricavare la rappresentazione ibrida 2 e le due
trasmissioni ma non la rappresentazione controllata in corrente n quella controllata in
tensione). Il simbolo circuitale di un trasformatore ideale :


Il trasformatore ideale gode delle seguenti propriet:
1) cos come il giratore, un elemento non energetico ovvero e' trasparente rispetto alla
potenza; infatti si ha:

( ) 0 (t) ni
n
(t) v
(t) (t)i v (t) (t)i v (t) (t)i v p(t)
1
1
1 1 2 2 1 1
= + = + =

2) se colleghiamo alla porta 2 un resistore di resistenza R, la porta 1 si comporta come
un resistore di resistenza pari a:

ione trasformaz di rapporto il n dove R n
2



Infatti, tenendo conto delle (5.39) e delle relazioni scritte sopra, si ha:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 146
( ) ( )
1
2
1 2 R R 2 1
Ri n ni nR i nR nRi nv nv v = = = = = =

il che conferma quanto detto;

3) se colleghiamo alla porta 1 un resistore di resistenza R, la porta 2 si comporta come
un resistore di resistenza pari a:

ione trasformaz di rapporto il n dove
n
R
2


Infatti, tenendo conto delle (5.39) e delle relazioni scritte sopra, si ha:

( )
2 2
2 1 R R 1
2
i
n
R
n
i
n
R
n
i R
n
Ri
n
v
n
v
v =
|

\
|
=

= = = =
il che conferma quanto detto.


5.8 CONDENSATORI BIPORTA

Sono elementi ideali a tre terminali la cui caratteristica esprimibile mediante le se-
guenti due equazioni:

=
=
0 ) q , q , v , (v f
0 ) q , q , v , (v f
2 1 2 1 2
2 1 2 1 1

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
147

Dato il loro scarso utilizzo non ci soffermeremo ulteriormente su di essi.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 148


CAPITOLO 6





6.1 ANALISI DEI CIRCUITI LINEARI TEMPO-INVARIANTI DINAMICI 149

6.2 IL PROBLEMA DELLA VALUTAZIONE DELLE CONDIZIONI INIZIALI 176

6.3 CONDIZIONI FINALI NEGLI ELEMENTI 188

6.4 CIRCUITI DEL SECONDO ORDINE 189

6.5 APPROCCIO AI CIRCUITI CON IL METODO DELLE VARIABILI DI STATO 208

6.6 RISPOSTA ALL'IMPULSO 222

6.7 METODO GENERALE PER LA DETERMINAZIONE DI UN IMPULSO DI TENSIONE
O DI CORRENTE IN UN CIRCUITO 234





Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
149





















6.1 ANALISI DEI CIRCUITI LINEARI TEMPO-INVARIANTI DINAMICI

Consideriamo un qualsiasi circuito lineare (nel quale cio siano presenti elementi lineari e gene-
ratori indipendenti), tempo-invariante e dinamico (in cui, cio, sia presente almeno un conden-
satore o un induttore). Supponiamo, per comodit (ma tale ipotesi non restrittiva), che ci sia
un solo ingresso, ad esempio un generatore di tensione o di corrente, la cui forma d'onda, sup-
posta limitata con le sue derivate, sar indicata con x(t), mentre indichiamo con y(t) una qual-
siasi risposta del circuito all'ingresso considerato (sono risposte del circuito, ad es., tutte le cor-
renti e tensioni di lato). Se il circuito soddisfa le suddette caratteristiche, ossia un circuito di-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 150
namico, lineare e tempo-invariante, allora tra l'ingresso x(t) scelto e la risposta y(t) considerata
sussiste una relazione di questo tipo:

(6.1) x(t) b ....
dt
x(t) d
b y(t) a
dt
dy(t)
a ....
dt
y(t) d
a
dt
y(t) d
a
m m
m
0 n 1 n 1 n
1 n
1 n
n
0
+ + = + + + +



Si tratta di un'equazione differenziale di ordine n lineare e a coefficienti costanti: il se-
condo membro nell'equazione (6.1) rappresenta il termine noto. La linearit di tale e-
quazione differenziale riflette il fatto che stiamo considerando un circuito lineare men-
tre la presenza di coefficienti costanti nell'equazione connesso alla tempo-invarianza
del circuito in esame.
Lordine dellequazione differenziale (6.1) dipende dallordine del circuito per cui essa
scritta. Infatti, se il circuito di ordine n anche lequazione (6.1) sar di ordine n.
Un circuito dinamico si definisce di ordine n se esso contiene n elementi circuitali con-
servativi indipendenti.
Un elemento conservativo detto indipendente se la variabile che viene usata per e-
sprimere lenergia che contenuta in esso non pu essere ottenuta come combinazione
lineare delle corrispondenti variabili di alcuni degli elementi conservativi dello stesso
presenti nel circuito.
Per fissare le idee se si considera un condensatore esso sar indipendente se la sua ten-
sione non pu essere espressa da una combinazione lineare delle tensioni di tutti o di
alcuni degli altri condensatori presenti nel circuito in esame. E facile comprendere che
ci avviene se esiste una maglia fatta tutta di condensatori oppure di condensatori e
generatori di tensione (maglia capacitiva). In modo duale un induttore sar indipen-
dente se la sua corrente non pu essere espressa da una combinazione lineare delle
correnti di tutti o di alcuni degli altri induttori presenti nel circuito in esame. Anche in
questo caso si comprende subito che la condizione perch pi induttori siano dipen-
denti che ci sia una equazione che leghi le correnti degli induttori, questo accade se
nel circuito esiste un insieme di taglio (vedi cap. VI par. 7.2) costituito solo da induttori
e/o generatori di corrente (insieme di taglio induttivo). In altre parole si pu dire che
se nel circuito possibile individuare una gaussiana che tagli solo lati del circuito costi-
tuiti da induttori ed al pi generatori di corrente, la legge di equilibrio delle correnti
che si pu scrivere a questa gaussiana costituisce un vincolo per le correnti degli indut-
tori, implicando che ciascuno di essi pu essere considerato non indipendente rispetto
agli altri.
In virt di queste considerazioni si pu affermare che lordine di un circuito dinami-
co (n) pu essere individuato dalla differenza tra il numero totale degli elementi
conservativi (c) presenti nel circuito sottratto del numero di maglie indipendenti
(mc) che contengono solo condensatori e/o generatori di tensione e del numero di in-
siemi di taglio indipendenti (it) che contengono solo induttori e/o generatori di cor-
rente, n = c - mc it .
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
151
Ad esempio lordine del circuito seguente 3, infatti, il numero degli elementi con-
servativi c = 5, il numero di maglie costituite da condensatori e generatori di ten-
sione mc = 1 (si pu scrivere lequazione vc2 = vc3, in questo caso la maglia costi-
tuita da soli condensatori ed priva di generatori di tensione), mentre il numero di
insiemi di taglio costituiti da generatori di corrente ed induttori it = 1 (si pu scri-
vere lequazione J = iL1 + iL2).




L'integrale generale dell'equazione (6.1) esprimibile come segue:

(6.2) (t) y (t) y y(t)
s h
+ =

dove yh(t) l'integrale dell'equazione omogenea associata all'equazione (6.1) mentre
ys(t) l'integrale particolare dell'equazione completa. Per ricavare yh(t) si considera,
come ben noto, l'equazione caratteristica relativa all'omogenea associata all'equazione
(6.1); tale equazione caratteristica un'equazione algebrica di grado n ed ammette per-
ci n soluzioni che indicheremo con s1, s2,..., sn e che chiameremo autovalori o frequen-
ze naturali del circuito. Nel caso particolare in cui tali frequenze naturali siano distinte,
l'integrale dell'equazione omogenea yh(t) dato da:

(*) e k ..... e k e k (t) y
t s
n
t s
2
t s
1 h
n 2 1
+ + + =

Le costanti ki possono essere determinate una volta note le n condizioni iniziali del cir-
cuito in esame. Per quanto riguarda l'integrale particolare ys(t) (che pu essere deter-
minato, ad esempio, con il metodo dei 'coefficienti indeterminati') possibile dimostra-
re che, essendo l'equazione differenziale lineare e a coefficienti costanti, tale funzione
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 152
ys(t) sar dello stesso tipo dell'ingresso x(t), cio se l'ingresso una funzione costante
tale sar anche la funzione ys(t); se l'ingresso una funzione sinusoidale tale sar anche
la funzione ys(t), ecc. Diamo ora la seguente definizione: un circuito dinamico lineare e
tempo-invariante detto asintoticamente stabile se tutte le sue frequenze naturali hanno una
parte reale negativa (ossia giacciono nel semipiano sinistro aperto del piano complesso). In tal
caso si verifica che:

(6.3) (t) y y(t) e 0 (t) y
s
t
h
t
lim
lim
= =
+
+

Per tale motivo yh (t) detta risposta transitoria mentre ys (t) detta risposta a regime
(steady state). Da quanto detto appare evidente che fisicamente la risposta effetto di
due cause: le condizioni iniziali e l'ingresso. Nei circuiti lineari tempo-invarianti e asin-
toticamente stabili al trascorrere del tempo il transitorio si esaurisce e rimane solo la ri-
sposta a regime. Tale risposta avr una forma d'onda strettamente legata a quella del-
l'ingresso. Se l'ingresso non presente e sono presenti le condizioni iniziali, allora y(t)
coincide con yh(t) e la risposta detta a ingresso zero.

Esempi di circuiti lineari tempo-invarianti del primo ordine.

1) Scarica di un induttore. Si consideri il circuito in figura, supposto in condizioni di
regime:
Quando l'interruttore si trova nella posizione 1, il generatore di tensione costante col-
legato alla serie formata dal resistore e dall'induttore ai quali elementi eroga energia.
Supponiamo che all'istante t=0 l'interruttore venga portato nella posizione 2: in tal mo-
do il generatore di tensione sar escluso dal circuito ma comunque il circuito sede di
correnti che circoleranno grazie all'energia immagazzinata nell'induttore sino all'istante
t=0, quando era in funzione il generatore di tensione.
Ci proponiamo di determinare l'andamento nel tempo della corrente sull'induttore.
Valgono allora le seguenti relazioni:


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
153
(6.6) 0 v v : L.K.T.
(6.5) i i : L.K.C.
(6.4)
dt
di
L v
Ri v
: lato di Relazioni
L R
L R
L
L
R R
= +
=

=
=


Posto:

(6.7) 0 i
L
R
dt
di
0 Ri
dt
di
L
: come scrive si (6.6) la i i i
L R
= + = +
= =


La relazione (6.7) rappresenta l'equazione differenziale lineare a coefficienti costanti
del primo ordine relativa al circuito in esame: come possiamo osservare si tratta di u-
n'equazione omogenea (infatti il termine noto nullo) in accordo col fatto che nel cir-
cuito non sono presenti ingressi. Per ricavare l'integrale generale dell'equazione (6.7)
risolviamo l'equazione caratteristica ad essa associata:
(6.8)
L
R
s 0 R s L = = +
Si noti che R/L ha dimensioni pari a [s
-1
] cio ha le dimensioni della frequenza. Da qui
deriva l'uso della denominazione di frequenza naturale. Il circuito ha, dunque, una sola
frequenza naturale data dalla (6.8) e, come si osserva, si tratta di un valore reale e nega-
tivo: conseguentemente il circuito in esame asintoticamente stabile. In conclusione:

(6.9)
t
e k (t) i i(t)
L
R
h
|
|

\
|
= =



Per determinare il valore della costante K occorre trovare una condizione iniziale e
precisamente il valore della corrente i(t) nell'istante 0+ ossia nell'istante immediatamen-
te successivo a t=0. Per far ci cominceremo analizzando il circuito negli istanti prece-
denti a t=0 ed in particolare cercheremo di calcolare il valore della corrente i(t) nell'i-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 154
stante 0- . Per t<0 il circuito cos rappresentato:

Tenendo presente quanto detto alla pagina precedente, essendo il circuito asintotica-
mente stabile avremo che, a regime, le correnti di lato (ma pure tutte le tensioni di lato)
devono seguire l'ingresso e poich il generatore di tensione costante anch'esse saran-
no tali, cio costanti. Otteniamo, allora, quanto segue:

(6.13) costante. I essendo , 0
dt
dI
L
dt
di
L v
(6.12) RI Ri v
(6.11) E v v v v v : L.K.T.
(6.10) I i i : L.K.C.
L
L
R R
L R g L R
L R
= = =
= =
= + = +
= =


cio l'induttore si comporta come un cortocircuito. Dunque, la (6.11) si scrive:

(6.14)
R
E
I E RI = =
da cui possiamo concludere che:

(6.15)
R
E
I i(0_) (0_) i (0_) i
R L
= = = =

A questo punto, poich nell'istante t=0 si ha ai capi dell'induttore una variazione di
tensione istantanea ma comunque limitata (essendo il generatore di tensione costante),
sfruttando il principio della continuit della corrente su un induttore (par. 2.3) possia-
mo affermare che:

(6.16)
R
E
I i(0) ) i(0 i(0_) = = = =
+


Possiamo allora ricavare definitivamente l'integrale generale dell'equazione (6.7) come
segue:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
155
(6.17)
t
e
R
E
i(t)
R
E
i(0)

t
e k (t) i i(t)
L
R
L
R
h
|
|

\
|
=

=
|
|

\
|
= =



La quantit L/R ha le dimensioni di un tempo (infatti, a parte il segno, pari al recipro-
co della frequenza naturale s) ed detta costante di tempo: viene indicata con Ts.
La relazione (6.17) rappresenta l'andamento nel tempo della corrente ai capi dell'induttore (ed
anche di quella ai capi del resistore visto che sono uguali per la L.K.C.); possiamo ora facilmente
ricavare le tensioni di lato che sono date da:

(6.19)
t
e E (t) v
dt
di(t)
L (t) v
(6.18)
t
e E Ri(t) (t) v
L
R
R L
L
R
R
|
|

\
|
= = =
|
|

\
|
= =



Le relazioni (6.17)-(6.18)-(6.19) possono essere cos diagrammate:
E' facile verificare che il punto P ottenuto dall'intersezione con l'asse dei tempi delle
tangenti alle tre curve rispettivamente nei punti di coordinate (0,E/R) , (0,E) e (0,-E) ha
un'ascissa esattamente pari alla costante di tempo Ts=L/R. Osserviamo, inoltre, quanto
segue: sino a quando t<0, cio prima che l'interruttore passi nella posizione 2, l'indutto-
re ha immagazzinato un'energia magnetica pari a:

[ ]
2
2 2
R
E
L
2
1
) i(0 L
2
1
LI
2
1
|

\
|
= =


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 156

la quale, nel momento in cui l'interruttore viene chiuso portandolo nella posizione 2,
sar a poco a poco dissipata nel resistore: tale scambio energetico si manifesta con la
presenza di una corrente. La velocit di dissipazione dell'energia magnetica regolata
proprio dalla costante di tempo: se L aumenta allora l'energia immagazzinata nell'in-
duttore aumenter (a parit di R) e quindi viene impiegato pi tempo affinch essa si
dissipi completamente nel resistore (infatti Ts=L/R sar maggiore). Viceversa, se L di-
minuisce sempre a parit di R diminuir l'energia immagazzinata nell'induttore e
quindi anche il tempo necessario affinch essa si dissipi completamente nel resistore.
Considerazioni analoghe si possono fare aumentando o diminuendo R a parit di L. Se
R'> R avremo che Ts diminuisce con conseguente diminuzione del tempo impiegato
perch l'energia accumulata nell'induttore si dissipi sul resistore, mentre se R''< R a-
vremo che Ts aumenta con conseguente aumento del tempo impiegato perch l'energia
accumulata nell'induttore si dissipi sul resistore. Facciamo un'ultima considerazione:
posto I=E/R calcoliamo il valore della corrente i(t) in un istante t pari proprio alla co-
stante di tempo Ts; si ottiene, ricordando che e=2,718:

( ) 0.37I e I e I ) i(T
1
T
L
R
s
s
=
|
|

\
|
=



cio dopo una costante di tempo la corrente i(t) si riduce a circa il 37% della corrente i-
niziale I. Vediamo cosa succede dopo quattro costanti di tempo:

( ) 0.02I e I e I ) i(4T
4
4T
L
R
s
s
=
|
|

\
|
=



cio dopo quattro costanti di tempo la corrente i(t) si riduce al 2% circa della corrente
iniziale I. Tenendo presente, per, che con un comune strumento di misura si commet-
te un errore di circa il 2% sulla rilevazione del valore esatto, si pu concludere che, an-
che se teoricamente il regime transitorio ha durata infinita (perch, in teoria, la corrente
i(t) si esaurisce completamente solo per t che tende ad infinito), in realt dopo t=4Ts

non si pi in grado di apprezzare in maniera attendibile il valore della grandezza.
Pertanto, si pu ritenere che il transitorio abbia una durata di circa quattro costanti di
tempo.
Ts, nella pratica, pu assumere valori che vanno da qualche s alle frazioni di secondo.

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
157
2) Scarica di un condensatore. Si consideri il circuito in figura:

Quando l'interruttore si trova nella posizione 1, il generatore di tensione costante col-
legato alla serie formata dal resistore e dal condensatore ai quali elementi eroga ener-
gia. Supponiamo che all'istante t=0 l'interruttore venga portato nella posizione 2: in tal
modo il generatore di tensione sar escluso dal circuito ma comunque presente una
corrente che circola grazie all'energia immagazzinata nel condensatore sino all'istante
t=0, quando era in funzione il generatore di tensione. Ci proponiamo di determinare
l'andamento della tensione sul condensatore. Valgono allora le seguenti relazioni:
(6.22) 0 v v : L.K.T.
(6.21) i i : L.K.C.
(6.20)
dt
dv
C i
Ri v
: lato di Relazioni
C R
C R
C
C
R R
= +
=

=
=


Posto:
(6.23) 0
R
v
dt
dv
C 0 v
dt
dv
RC 0 v Ri 0 v Ri
: come scrive si (6.22) la v v v
C R
R C
= + = + = + = +
= =


La relazione (6.23) rappresenta l'equazione differenziale lineare a coefficienti costanti
del primo ordine relativa al circuito in esame: come possiamo osservare si tratta di u-
n'equazione omogenea (infatti il termine noto nullo) in accordo col fatto che nel cir-
cuito non ci sono ingressi. Per ricavare l'integrale generale dell'equazione (6.23) risol-
viamo l'equazione caratteristica ad essa associata:

(6.24)
RC
1
s 0
R
1
s C = = +
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 158

Il circuito ha, dunque, una sola frequenza naturale data dalla (6.24) e, come si osserva,
si tratta di un valore reale e negativo: ci consente di affermare che il circuito in esame
asintoticamente stabile. In conclusione:

(6.25)
t
e k (t) v v(t)
RC
1
h
|
|

\
|
= =



Per determinare il valore della costante K occorre trovare una condizione iniziale e
precisamente il valore della tensione v(t) nell'istante 0+ ossia nell'istante immediata-
mente successivo a t=0. Per far ci cominceremo analizzando il circuito negli istanti
precedenti a t=0 ed in particolare cercheremo di calcolare il valore della tensione v(t)
nell'istante 0- . Per t<0 il circuito cos rappresentato:
Tenendo presente quanto detto precedentemente, essendo il circuito asintoticamente
stabile avremo che, a regime, le tensioni di lato (ma pure tutte le correnti di lato) devo-
no seguire l'ingresso e poich il generatore di tensione costante anch'esse saranno tali,
cio costanti. Otteniamo, allora, quanto segue:

(6.28) , 0
dt
dV
RC
dt
dv
RC Ri Ri v
(6.27) E v v v v v : L.K.T.
(6.26) i i : L.K.C.
: ha si cost. V v
costante V essendo
C
C R R
C R g C R
C R
C
Posto
= = = = =
= + = +
=
= =


e quindi I=0 (vR=RI), il condensatore si comporta in questo caso come un circuito aper-
to.
Dunque, la (6.27) si scrive:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
159

(6.29) E V E v
C
= =

da cui possiamo concludere che:

(6.30) E V v(0_) (0_) v
C
= = =

A questo punto, poich nell'istante t=0 si ha ai capi del condensatore una variazione di
corrente istantanea ma comunque limitata (essendo il generatore di tensione costante),
sfruttando il principio della continuit della tensione su un condensatore lineare e
tempo invariante (vedi paragrafo 2.2) possiamo affermare che:

(6.31) E V v(0) ) v(0 v(0_) = = = =
+


Possiamo allora ricavare definitivamente l'integrale generale dell'equazione (6.23) co-
me segue:

(6.32)
t
e E v(t)
E V v(0)

t
e k (t) v v(t)
RC
1
RC
1
h
|
|

\
|
=

= =
|
|

\
|
= =



La quantit RC ha le dimensioni di un tempo (infatti, a parte il segno, pari al recipro-
co della frequenza naturale s) ed detta costante di tempo: viene indicata con Ts. La rela-
zione (6.32) rappresenta l'andamento nel tempo della tensione ai capi del condensatore;
possiamo ora facilmente ricavare le altre grandezze di lato che sono date da:
(6.34)
t
e
R
E
R
(t) v
(t) i
dt
dv(t)
C (t) i
(6.33)
t
e E v(t) (t) v (t) v
RC
1
R
R C
RC
1
C R
|
|

\
|
= = = =
|
|

\
|
= = =



Le relazioni (6.32), (6.33) e (6.34) possono essere cos diagrammate:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 160

E' facile verificare che il punto P ottenuto dall'intersezione con l'asse dei tempi delle
tangenti alle tre curve rispettivamente nei punti di coordinate (0,-E/R) , (0,E) e (0,-E) ha
un'ascissa esattamente pari alla costante di tempo Ts=RC.
Osserviamo, inoltre, quanto segue: sino a quando t<0, cio prima che l'interruttore pas-
si nella posizione 2, il condensatore ha immagazzinato un'energia elettrica pari a:

[ ]
2 2 2
CE
2
1
) v(0 C
2
1
CV
2
1
= =



la quale, nel momento in cui l'interruttore viene chiuso portandolo nella posizione 2,
sar a poco a poco dissipata nel resistore: tale scambio energetico avviene mediante
passaggio di corrente. La velocit di dissipazione dell'energia elettrica regolata pro-
prio dalla costante di tempo: se C aumenta allora l'energia immagazzinata nel conden-
satore aumenter (a parit di R) e quindi viene impiegato pi tempo affinch essa si
dissipi completamente nel resistore (infatti Ts=CR sar maggiore). Viceversa, se C di-
minuisce, sempre a parit di R, diminuir l'energia immagazzinata nel condensatore e
quindi anche il tempo necessario affinch essa si dissipi completamente nel resistore.
Valgono anche le stesse considerazioni fatte nel caso della scarica di un induttore a
proposito della durata reale del regime transitorio.

3) Carica di un induttore.

Dai grafici che riportano l'andamento nel tempo delle correnti e tensioni di lato, sia nel
caso della scarica di un induttore sia in quello della scarica di un condensatore, si os-
serva che, per t tendente ad infinito, tali grandezze tendono tutte a zero: questo in ac-
cordo col fatto che, essendo i due circuiti esaminati asintoticamente stabili, a regime
(cio per t che tende ad infinito), tutte le uscite del circuito (ossia correnti e tensioni di
lato) devono seguire l'ingresso e poich questo nullo (infatti il generatore di tensione
viene escluso, in entrambi i processi di scarica, dal resto del circuito all'istante t=0) si
avr che anche le uscite saranno tutte nulle. Inoltre nei due casi precedenti, essendo
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
161
nullo l'ingresso, la causa di una evoluzione dinamica delle tensioni e delle correnti era
rappresentata esclusivamente dalle condizioni iniziali, rispettivamente, sull'induttore e
sul condensatore. Considereremo ora un caso in cui nel circuito sia presente un ingres-
so non nullo. Si prenda in esame il seguente circuito:


Per t<0, quando l'interruttore si trova nella posizione 2, il circuito completamente i-
nerte: infatti, essendo escluso il generatore di tensione dal resto del circuito, non si ha
alcuna circolazione di corrente. Di conseguenza lecito supporre che:

(*) 0 ) (0 i
L
=



D'altra parte, nell'istante t=0 quando il tasto del commutatore viene portato nella posi-
zione 1, il circuito diventa sede di corrente grazie all'inserimento del generatore di ten-
sione costante. In particolare, ai capi dell'induttore si avr una variazione istantanea
ma comunque limitata della tensione: sfruttando, allora, il principio di continuit della
corrente su un induttore (vedi par. 2.3) possiamo scrivere:

(**) 0 (0) i ) (0 i ) (0 i
L L L
= = =
+


Proponiamoci ora di determinare l'andamento della corrente sull'induttore per t>0.
Valgono le seguenti relazioni:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 162
(6.38) v v v : L.K.T.
(6.37) i i : L.K.C.
(6.36)
dt
di
L v
Ri v
E v
: lato di Relazioni
g L R
L R
L
L
R R
g
= +
=

=
=
=


Posto ora:

(6.39) E
dt
di
L Ri E
dt
di
L Ri
: come scrivere pu si (6.38) la i i i
L
R
R L
= + = +
= =


L'espressione (6.39) rappresenta l'equazione differenziale del primo ordine lineare a
coefficienti costanti associata al circuito in esame: si tratta, evidentemente, di un'equa-
zione completa il cui termine noto una costante, in accordo col fatto che presente nel
circuito un ingresso costituito dal generatore di tensione costante. Di conseguenza, l'in-
tegrale generale della (6.39) sar di questo tipo:

(6.40) (t) i (t) i i(t)
s h
+ =

L'integrale particolare is(t) deve seguire l'ingresso (essendo il circuito lineare e tempo-
invariante) e poich quest'ultimo costante tale sar anche is(t). Posso porre allora:
is(t)=A e per determinare il valore di A sufficiente sostituire is(t) nell'equazione (6.39):

(6.41)
R
E
A E RA E
dt
dA
L RA = = = +

Quindi ottengo: is(t)=E/R. Per trovare poi ih(t) devo risolvere l'equazione omogenea as-
sociata all'equazione (6.39) che data da:

(6.42) 0
dt
di
L Ri = +
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
163

Dall'equazione caratteristica relativa alla (6.42) si ricava facilmente l'unica frequenza
naturale del circuito pari a: s = -R/L (si noti che negativa, quindi il circuito asintoti-
camente stabile) e da questa si ottiene poi l'integrale generale dell'equazione omogenea
dato da:

(6.43)
t
e k (t) i
L
R
h
|
|

\
|
=



Per ricavare il valore della costante k sfrutteremo la condizione iniziale (**) come se-
gue:

(6.44)
R
E
k
R
E
k 0 i(0)
0 ) (0 i ) i(0
R
E
t
e k (t) i (t) i i(t)
L
L
R
s h
= + = =

= =
+
|
|

\
|
= + =
+ +



In definitiva, l'integrale generale dell'equazione (6.39) diventa:

(6.45) (t) i (t) i
t
e 1
R
E
i(t)
R L
L
R
= =
|
|

\
|
=



Possiamo facilmente ricavare anche l'andamento nel tempo della tensione ai capi del-
l'induttore e del resistore come segue:

(6.47)
t
e E
dt
di(t)
L
dt
(t) di
L (t) v
(6.46)
t
e 1 E Ri(t) (t) Ri (t) v
L
R
L
L
L
R
R R
|
|

\
|
= = =
|
|

\
|
= = =



ovvero vL

= vg-vR

= E-E+Ee
-(R/L)t

da cui vL=Ee
-(R/L)t
.

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 164

Riportiamo ora su opportuni diagrammi le funzioni espresse dalle relazioni (6.45), (6.46) e
(6.47) come segue:




Dal primo grafico si osserva l'andamento della corrente i(t) nel tempo: per t tendente
ad infinito essa tende al valore costante E/R in accordo col fatto che, essendo il circuito
asintoticamente stabile, a regime ogni uscita deve seguire l'ingresso che in questo caso
proprio un generatore di tensione costante. Considerazioni analoghe valgono per gli
altri due grafici: in particolare, dal terzo grafico notiamo, che per t tendente ad infinito,
la tensione ai capi dell'induttore tende a zero: questo risultato in perfetto accordo con
quanto accadeva nel processo di scarica di un induttore, una volta raggiunta una con-
dizione di regime stazionario per t<0 (l'induttore si comporta come un cortocircuito).

4) Carica di un condensatore.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
165

Si prenda in esame il seguente circuito:

Per t<0, quando l'interruttore si trova nella posizione 2, il circuito completamente inerte: in-
fatti, essendo escluso il generatore di tensione dal resto del circuito, non si ha alcuna circolazio-
ne di corrente. Di conseguenza lecito supporre che:

(*) 0 ) (0 v
C
=



D'altra parte, nell'istante t=0 quando l'interruttore viene portato nella posizione 1, il
circuito diventa sede di corrente grazie all'inserimento del generatore di tensione co-
stante. In particolare, ai capi del condensatore si avr una variazione istantanea ma
comunque limitata della corrente: sfruttando, allora, il principio di continuit della ten-
sione su un condensatore (vedi par. 2.2) possiamo scrivere:

(**) 0 (0) v ) (0 v ) (0 v
C C C
= = =
+


Proponiamoci ora di determinare l'andamento della tensione sul condensatore per t>0.
Valgono le seguenti relazioni:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 166
(6.50) v v v : L.K.T.
(6.49) i i : L.K.C.
(6.48)
dt
dv
C i
Ri v
E v
: lato di Relazioni
g C R
C R
C
C
R R
g
= +
=

=
=
=


Posto ora:

(6.51) E v
dt
dv
RC E v Ri E v Ri
: come scrivere pu si (6.50) la v v
C R
C
= + = + = +
=


L'espressione (6.51) rappresenta l'equazione differenziale del primo ordine lineare a
coefficienti costanti associata al circuito in esame: si tratta, evidentemente, di un'equa-
zione completa il cui termine noto una costante, in accordo col fatto che presente nel
circuito un ingresso costituito dal generatore di tensione costante. Di conseguenza, l'in-
tegrale generale della (6.51) sar di questo tipo:

(6.52) (t) v (t) v v(t)
s h
+ =

L'integrale particolare vs(t) deve seguire l'ingresso (essendo il circuito lineare e tempo-
invariante) e poich quest'ultimo costante tale sar anche vs(t). Posso porre allora:
vs(t)=A e per determinare il valore di A sufficiente sostituire vs(t) nell'equazione
(6.51):

(6.53) E A E A
dt
dA
RC = = +

Quindi ottengo: vs(t)=E. Per trovare poi vh(t) devo risolvere l'equazione omogenea

associata all'equazione (6.51) che data da:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
167
(6.54) 0 v
RC
1
dt
dv
0 v
dt
dv
RC = + = +

Dall'equazione caratteristica relativa alla (6.54) si ricava facilmente l'unica frequenza
naturale del circuito pari a: s = -1/RC (si noti che negativa, quindi il circuito asinto-
ticamente stabile) e da questa si ottiene poi l'integrale generale dell'equazione omoge-
nea dato da:

(6.55)
t
e k (t) v
RC
1
h
|
|

\
|
=



Per ricavare il valore della costante k sfrutteremo la condizione iniziale (**) come segue:

(6.56) E k E k 0 v(0)
0 ) (0 v ) v(0
E
t
e k (t) v (t) v v(t)
C
RC
1
s h
= + = =

= =
+
|
|

\
|
= + =
+ +



In definitiva, l'integrale generale dell'equazione (6.51) diventa:

(6.57) (t) v
t
e 1 E v(t)
C
RC
1
=
|
|

\
|
=



Possiamo facilmente ricavare anche l'andamento nel tempo della tensione ai capi del
resistore e della corrente ai capi del condensatore e del resistore come segue:

(6.59)
t
e E (t) Ri (t) Ri (t) v
(6.58) (t) i
t
e
R
E
dt
dv(t)
C
dt
(t) dv
C (t) i
RC
1
C R R
R
RC
1
C
C
|
|

\
|
= = =
=
|
|

\
|
= = =


Riportiamo ora su opportuni diagrammi le funzioni espresse dalle relazioni (6.57)-
(6.58) e (6.59) come segue:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 168




Dal primo grafico si osserva l'andamento della corrente sul condensatore (uguale a
quella sul resistore) nel tempo: per t tendente ad infinito essa tende a zero in accordo
con quanto accadeva nel processo di scarica di un condensatore, una volta raggiunta
una condizione di regime stazionario per t<0. Mentre dal terzo grafico si osserva l'an-
damento nel tempo della tensione ai capi del condensatore e si nota che essa tende al
valore costante E per t tendente ad infinito: questo in accordo col fatto che, essendo il
circuito asintoticamente stabile, a regime ogni uscita deve seguire l'ingresso che in que-
sto caso proprio un generatore di tensione costante. Negli esempi considerati sinora
abbiamo visto che inserendo o disinserendo all'istante t=0 il generatore di tensione dal
resto del circuito si viene a creare un regime dinamico. Vedremo ora come questo stes-
so risultato pu essere ottenuto modificando i parametri strutturali di un circuito e
mantenendo, per, invariata la sorgente. Si faccia riferimento al circuito mostrato in fi-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
169
gura:
Per t<0, quando l'interruttore sollevato, il resistore con resistenza R2 collegato al re-
sto del circuito nel quale si instaura, sino all'istante immediatamente precedente a t=0,
un regime stazionario in cui ogni corrente o tensione di lato assume un valore costante,
in accordo col fatto che, essendo il circuito asintoticamente stabile (come verificheremo
fra poco), ogni uscita deve seguire l'ingresso (che in questo caso rappresentato pro-
prio da un generatore di tensione costante). All'istante t=0 l'interruttore viene abbassa-
to escludendo, in tal modo, il secondo resistore dal resto del circuito: questa variazione
strutturale del circuito produce, come ora osserveremo, un regime dinamico. Propo-
niamoci di determinare come risposta del circuito l'andamento nel tempo della corren-
te ai capi dell'induttore: per far ci ricaviamo prima la condizione iniziale, ossia il valo-
re della corrente sull'induttore nell'istante t=0-. Possiamo scrivere le seguenti relazioni:


(6.62) v v v v : L.K.T.
(6.61) i i i i : L.K.C.
(6.60)
dt
di
L v
i R v
i R v
E v
: lato di Relazioni
g 2 1 L
g 2 1 L
L
L
2 2 2
1 1 1
g
= + +
= = =

=
=
=
=


Tenendo presente quanto detto prima e cio che per t<0 il circuito raggiunge un regime
stazionario, possiamo porre:
(6.63) 0
dt
dI
L v : segue cui da I cost. i
L L
= = = =

Allora la (6.62) diventa:

(6.64)
R R
E
I E I R I R E i R i R
2 1
2 1 2 2 1 1
+
= = + = +

In definitiva si ottiene che:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 170
(*)
R R
E
I ) (0 i
2 1
L
+
= =



Abbassando l'interruttore nell'istante t=0 si avr una variazione istantanea di tensione ai capi
dell'induttore ma comunque limitata (essendo limitato il generatore di tensione); invocando, al-
lora, il principio di continuit della corrente su un induttore (vedi pag. 29) possiamo scrivere:

(**)
R R
E
I ) (0 i ) (0 i
2 1
L L
+
= = =
+


Esaminando ora il circuito per t>0 e tenendo presente che il secondo resistore viene so-
stituito da un corto circuito (quindi: v2 = 0 ), applicando la LKT si ha:

i i i : posto si dove
(6.65) E i R
dt
di
L v v v
1 L
1 g 1 L
= =
= + = +


L'equazione (6.65) rappresenta l'equazione differenziale del primo ordine lineare e a
coefficienti costanti associata al circuito in esame: si tratta di un'equazione completa in
accordo col fatto che nel circuito presente un ingresso. L'integrale generale dato da:

(t) i (t) i i(t)
s h
+ =

Essendo il circuito lineare e tempo-invariante, l'integrale particolare is(t) deve seguire
l'ingresso e poich quest'ultimo proprio un generatore di tensione costante ne segue
che anche is(t) sar costante; posso porre allora: is(t)=A. Il valore della costante A si de-
termina sostituendo is(t) nell'equazione (6.65) come segue:

1
1 1
R
E
A E A R E A R
dt
dA
L = = = +

Per quanto riguarda, invece, l'integrale generale dell'equazione omogenea associata al-
l'equazione (6.65) esso si ricava in modo analogo a quanto fatto nei casi precedenti una
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
171
volta calcolata l'unica frequenza naturale del circuito pari a: s = - R1/L (Il fatto che sia
negativa ci garantisce che il circuito in esame asintoticamente stabile):


t
e k (t) i
L
R
h
1
|
|

\
|
=



Il valore della costante k si ricava sfruttando la condizione iniziale (**) ed ottenendo co-
s:
( )
2 1 1
2
1 2 1
2 1
1
L
R
R R R
ER
k
R
E
k
R R
E
i(0)
R R
E
) i(0
R
E
t
e k i(t)
1
+

= + =
+
=

+
=
+
|
|

\
|
=
+



In conclusione, l'integrale generale dell'equazione (6.65) sar:

(6.66)
t
e
R R
R
1
R
E
i(t)
L
R
2 1
2
1
1
|
|

\
|
+
=



Possiamo rappresentare l'andamento di i(t) nel tempo come segue:
Poich la corrente varia nel tempo possiamo affermare che effettivamente nel circuito si
viene a creare un regime dinamico in seguito alla variazione parametrica apportata. In
generale, comunque, non detto che ci debba accadere: infatti se nel circuito prece-
dente sostituiamo l'induttore con un condensatore facile verificare che la variazione
parametrica apportata sul secondo resistore non crea nessun regime dinamico e la ten-
sione ai capi del condensatore rimane costante nel tempo e pari ad E, cio alla tensione
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 172
del generatore.





5) Circuito con ingresso di tipo sinusoidale.

Sia dato il seguente circuito:
Supponiamo che la forma d'onda del generatore di corrente sia di questo tipo:

( ) (6.67) t cos I (t) i
0 0 0
+ =

Per t<0, in regime stazionario, il generatore di corrente in corto perch l'interruttore
abbassato e quindi risulta: vc(0-) = 0. Vogliamo determinare l'andamento nel tempo del-
la tensione ai capi del condensatore per t>0. Poich quando viene aperto l'interruttore
nell'istante t=0 si ha una variazione istantanea ma comunque limitata della corrente sul
condensatore ( perch I0 costante e il coseno una funzione limitata), invocando il
principio di continuit della tensione su un condensatore, si pu scrivere:

(*) 0 ) (0 v ) (0 v
C C
= =
+


Per t>0 valgono poi le seguenti relazioni:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
173
( ) (6.71) t cos I
R
v
dt
dv
C (t) i
R
v
dt
dv
C
v v
(6.70) i i i : L.K.C.
(6.69) v v v : L.K.T.
(6.68)
i i
dt
dv
C i
R
v
i
: lato di Relazioni
0 0 0
C
R C g
g R C
0 g
C
C
R
R
: come scrive si (6.70) la : ora Posto
+ = + = +
=
+ =
= =

=
=
=


La relazione (6.71) rappresenta l'equazione differenziale associata al circuito in esame.

Il suo integrale generale sar di questo tipo:

(t) v (t) v v(t)
s h
+ =

Essendo il circuito lineare e tempo-invariante, l'integrale particolare vs(t) deve seguire
l'ingresso e poich quest'ultimo di tipo sinusoidale tale sar anche la funzione vs(t)
che avr la stessa pulsazione dell'ingresso:
( )
s s s
t cos V (t) v + =

Per determinare i valori dell'ampiezza e della costante di fase occorre sostituire vs(t)
nell'equazione (6.71), ottenendo:

( )
( ) ( ) ( )
( ) ( ) [ ] ( ) ( ) [ ]
( ) ( ) [ ] (6.72) sen t sen cos t cos I
sen t sen cos t cos
R
V
sen t cos cos t sen CV
t cos I t cos
R
V
t sen CV
: ottiene si cui da , t cos I
R
(t) v
dt
(t) dv
C
0 0 0
s s
s
s s s
0 0 s
s
s s
0 0
s s




=
= + +
+ = + + +
+ = +


Applicando ora il principio d'identit ai due membri dell'equazione (6.72) si ricava il
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 174
seguente sistema di due equazioni in due incognite:

(6.73)
sen I sen
R
V
cos CV
cos I cos
R
V
sen CV
0 0 s
s
s s
0 0 s
s
s s

= +
= +




Per ricavare Vs possiamo quadrare entrambi i membri in ciascuna equazione e poi
sommare membro a membro ottenendo:

(6.74)
R
1
C
I
V I
R
V
V C
2
2 2
0
s
2
o 2
2
s 2 2
s
2
+
= = +



Per ricavare, invece, l'angolo di fase basta dividere membro a membro le due equazioni
del sistema (6.73) ottenendo:

( )
( ) ( )
( ) (6.75) R C arctg
R C arctg tan R C

tan tan 1
tan tan
R C tan tan Rtan C tan R C
tan
1 Rtan C
tan R C
tan
R
cos
sen C
R
sen
cos C
0 s
s 0 s 0
0 s
s 0
0 0 s s
0
s
s
0
s
s
s
s





=
= =

= + = +
=
+
+
=
+
+


A questo punto l'integrale particolare dell'equazione (6.71) completamente definito;
per quanto riguarda, invece, l'integrale generale dell'equazione omogenea associata,
esso dato da:

|
|

\
|
=
t
e k (t) v
RC
1
h


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
175
Per determinare il valore della costante k utilizziamo la condizione iniziale vista alla pagina
precedente, ottenendo:

( )
s s s s
s s
RC
1
cos V k cos V k 0 v(0)
0 v(0)
t cos V
t
e k v(t)


= + = =

=
+ +
|
|

\
|
=



L'integrale generale dell'equazione (6.71) allora:

( ) (6.76) t cos V
t
e cos V v(t)
s s
RC
1
s s
+ +
|
|

\
|
=



Rappresentando v(t) in funzione del tempo si ha:


Come si pu osservare dal grafico, a regime la risposta v(t) tende all'integrale partico-
lare vs(t), essendo il circuito asintoticamente stabile. Osserviamo, infine, quanto segue:
sinora, negli esempi fatti, per inserire o disinserire delle sorgenti come generatori di
tensione o di corrente costanti sono stati utilizzati degli interruttori che venivano ab-
bassati o sollevati all'istante t=0. Gli stessi risultati, per, possono essere ottenuti usan-
do dei generatori permanentemente inseriti nel circuito ma che si basano su forme
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 176
d'onda a gradino. Ad esempio, considerando il circuito relativo alla carica di un indut-
tore, esso pu essere cos realizzato:
Risulta, inoltre:

= =
0 > t , E
0 < t , 0
Eu(t) (t) v
s

Utilizzando tale forma d'onda come se si inserisse un generatore di tensione costante
e pari ad E a partire dall'istante t=0. Naturalmente, tenendo presente che l'uscita deve
comunque seguire l'ingresso, poich il circuito asintoticamente stabile, avremo che la
corrente ai capi dell'induttore sar cos espressa:
|
|

\
|
= =
t
e 1
R
Eu(t)
(t) i i(t)
L
R
L


Qualora si volesse inserire il generatore di tensione costante E a partire da un generico
istante to si dovr utilizzare in ingresso la seguente forma d'onda:

= =
0
0
0 s
t > t , E
t < t , 0
) t Eu(t (t) v
In tal caso, sfruttando le propriet di linearit e tempo-invarianza del circuito, possia-
mo esprimere la risposta (ossia la corrente ai capi dell'induttore) come segue:

( )
|
|

\
|

= =

0
L
R
0
L
t t
e 1
R
) t Eu(t
(t) i i(t)




6.2 IL PROBLEMA DELLA VALUTAZIONE DELLE CONDIZIONI INIZIALI

Ci sono molte ragioni che giustificano il nostro studio delle condizioni iniziali. La pi
importante, a questo punto, che le condizioni iniziali devono essere note per poter
valutare le costanti arbitrarie che compaiono nell'integrale generale di un'equazione
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
177
differenziale. I vantaggi che si ottengono da tale conoscenza sono: informazioni sul
comportamento degli elementi del circuito nell'istante in cui si agisce sull'interruttore
(per esempio, per inserire o disinserire una sorgente); informazioni sul valore iniziale
della derivata prima o delle derivate successive di una certa risposta, utili per prevede-
re l'andamento della stessa risposta e poter cos verificare che vi sia corrispondenza con
la soluzione ottenuta matematicamente. Le condizioni iniziali in un circuito dipendono
dalla storia passata del circuito negli istanti precedenti a t=0 e dalla struttura del circui-
to negli istanti successivi a t=0, dopo che si agito sull'interruttore. Possiamo ottenere
informazioni relative alla storia passata del circuito solo facendo riferimento agli ele-
menti dotati di memoria, cio i condensatori e gli induttori: per quanto riguarda i con-
densatori ci interesser conoscere la tensione ai loro morsetti nell'istante t=0- mentre,
per gli induttori, ci interesser conoscere il valore della corrente ai loro morsetti nello
stesso istante di tempo. Nell'istante t=0+ potranno apparire nel circuito diversi valori di
corrente e tensione in seguito alla tensione iniziale sul condensatore o alla corrente ini-
ziale sull'induttore o, ancora, a causa della natura delle sorgenti di tensione o corrente
che vengono utilizzate. Il problema della valutazione delle condizioni iniziali consiste
nel valutare tutte le tensioni e correnti e loro derivate nell'istante t=0+.

E' possibile stabilire un'equivalenza tra alcuni elementi circuitali in termini di condi-
zioni iniziali; vediamo come:


a) Il RESISTORE: in un resistore ideale, la corrente e la tensione sono legati tra loro
dalla legge di Ohm: v=Ri. Da ci si evince che se la corrente attraverso un resistore va-
ria istantaneamente, la tensione ai capi del resistore segue tale variazione di corrente
secondo un fattore di proporzione pari a R; si avr una situazione analoga se ai capi del
resistore si applica una variazione istantanea di tensione. Di conseguenza, se in un cir-
cuito presente, nell'istante t=0-, un resistore esso rimarr invariato nel circuito equiva-
lente relativo all'istante t=0+, come mostrato in figura:
b) L' INDUTTORE: supponiamo di avere un induttore inizialmente scarico, come mo-
strato in figura:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 178
Se nell'istante t=0, quando viene abbassato l'interruttore, alimentiamo con una sorgente
di tensione limitata l'induttore allora, come abbiamo gi visto negli esempi precedenti,
si pu affermare che:
0 ) (0 i
L
=
+


e quindi l'elemento equivalente ad un induttore scarico per t=0+ rappresentato da un
circuito aperto:
Se l'induttore, nell'istante t=0-, carico ossia percorso da una corrente costante I0,
possiamo applicare quanto detto per l'induttore scarico nel seguente modo:

In definitiva, un induttore percorso inizialmente da una corrente costante Io equiva-
lente nell'istante t=0+ ad un generatore di corrente pari proprio a Io.

c) Il CONDENSATORE: supponiamo di avere un condensatore inizialmente scarico,
come mostrato in figura:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
179

Se nell'istante t=0, quando viene sollevato l'interruttore, alimentiamo con una sorgente
di corrente limitata il condensatore allora, come abbiamo gi visto negli esempi prece-
denti, si pu affermare che:
0 ) (0 v
C
=
+


Quindi l'elemento equivalente ad un condensatore scarico per t=0+ rappresentato da
un cortocircuito:


Se il condensatore, nell'istante t=0-, carico ossia ha ai suoi capi una tensione costante
Vo, possiamo applicare quanto detto per il condensatore scarico nel seguente modo:

In definitiva, un condensatore che ha inizialmente una tensione costante Vo equiva-
lente nell'istante t=0+ ad un generatore di tensione pari proprio a Vo. Ribadiamo che le
corrispondenze indicate valgono esclusivamente per la valutazione delle condizioni i-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 180
niziali e per variazioni limitate di tensioni e corrente, rispettivamente.

Applichiamo ora le equivalenze appena ricavate al seguente esempio:

Vogliamo valutare, ad esempio, i1 (0+) ed i2 (0+). Supponiamo, per comodit, che il con-
densatore e l'induttore siano inizialmente scarichi, cio:

0 ) (0 i e 0 ) (0 v
L C
= =


Possiamo facilmente ricavare il circuito equivalente a quello di fig. 6.17 per t=0+ come
segue:
In questo modo si ottengono banalmente i valori di tensioni e correnti per t=0+:


1
1 1
2 2
R
E
) (0 i E ) (0 v
0 ) (0 v 0 ) (0 i
= =
= =
+ +
+ +

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
181

Se il condensatore e l'induttore fossero inizialmente carichi sarebbe sufficiente sostitui-
re, nel circuito equivalente a t=0+, rispettivamente, il cortocircuito con un generatore di
tensione costante pari alla tensione iniziale sul condensatore ed il circuito aperto con
un generatore di corrente costante pari alla corrente iniziale sull'induttore e ricavare di
conseguenza tutte le condizioni iniziali. Tuttavia, ci sono due eccezioni a quanto detto
sinora: le precedenti equivalenze per t=0+ perdono di significato quando ci sono cam-
mini chiusi (maglie) contenenti condensatori e generatori di tensione o quando in un
nodo convergono induttori e generatori di corrente.

Consideriamo allora questi due casi. Si supponga si studiare il seguente circuito:

Se dovessimo applicare le equivalenze per t=0+ viste alla pagina precedente dovremmo
sostituire i due condensatori inizialmente scarichi con due cortocircuiti e ci significa
supporre che:
0 ) (0 v e 0 ) (0 v
2 1
= =
+ +


Ma facile verificare che questo non in accordo con la L.K.T. Infatti posso scrivere:

E ) (0 v ) (0 v ) (0 v
: ha si 0 = t per e, particolar In 0. t E, (t) v (t) v (t) v
g 2 1
+ g 2 1
= = +
= = +
+ + +


Da quest'ultima relazione si deduce, evidentemente, che:

) (0 v ) (0 v e ) (0 v ) (0 v
2 2 1 1 + +

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 182

Tali variazioni istantanee di tensione ai capi di ciascun condensatore possono essere
giustificate dal fatto che nel momento in cui viene abbassato l'interruttore, nell'istante
t=0, si genera un impulso di corrente: essendo tale corrente illimitata non pi possibi-
le ricorrere alle equivalenze mostrate in fig. 6.15 in quanto esse valgono solo nel caso in
cui ci sia ai capi del condensatore una corrente limitata. D'altra parte, tale impulso di
corrente, che lo stesso su entrambi i condensatori, essendo questi ultimi collegati in
serie, nell'esempio considerato, far accumulare sulle armature di ciascun condensato-
re una stessa carica q pari a:

2
2
1
1
2 1
0
0
C
q
) (0 v e
C
q
) (0 v
: dunque scrivere pu Si (t). i (t) i i(t) con i(t)dt q
= =
= = =
+ +



Questa carica non pu assumere valori arbitrari ma solo quello per cui soddisfatta la
L.K.T. e cio tale che:
2 1
2 1
C
1
C
1
E
q E
C
q
C
q
+
= = +
Possiamo ora ricavare definitivamente le condizioni iniziali come segue:

2 1
2
2
2 1
1
1
C
1
C
1
E
C
1
) (0 v e
C
1
C
1
E
C
1
) (0 v
+
=
+
=
+ +


Una situazione analoga si viene a creare anche nel caso in cui i due condensatori (o an-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
183
che uno solo di essi) siano inizialmente carichi, come mostrato in figura:
(Nota: si immagini che la tensione iniziale sui condensatori sia determinata da eventuali sor-
genti collegate ai due condensatori sino all'istante t=0 le quali non sono state tracciate per non
appesantire troppo il disegno). Applicando le equivalenze per t=0+ bisogner sostituire i due
condensatori carichi con due generatori di tensione costanti e pari, rispettivamente, alle tensioni
iniziali sui due condensatori, per cui il circuito di fig. 6.20 diventa:
Dalla figura si osserva che, applicando la L.K.T. relativamente all'istante t=0+ si ha: V01
+ V02 = E, la quale relazione non soddisfatta in generale essendo arbitrarie le tensioni
iniziali sui due condensatori. Allora bisogna concludere che:

) (0 v ) (0 v e ) (0 v ) (0 v
2 2 1 1 + +


e queste variazioni istantanee di tensione ai capi di ciascun condensatore possono essere giustifi-
cate dal fatto che nel momento in cui viene abbassato l'interruttore, nell'istante t=0, si genera
un impulso di corrente: essendo tale corrente illimitata non pi possibile ricorrere alle equiva-
lenze mostrate in fig. 6.16 in quanto esse valgono solo nel caso in cui ci sia ai capi del condensa-
tore una corrente limitata. D'altra parte, tale impulso di corrente, che lo stesso su entrambi i
condensatori, essendo questi ultimi collegati in serie, far accumulare sulle armature di ciascun
condensatore una stessa carica q pari a:
2
02
2
2 2
1
01
1
1 1
0
0
1
1 1
2 1
0
0
C
q
V
C
q
) (0 v ) (0 v te analogamen e
C
q
V
C
q
) (0 v ) (0 v
: ovvero i(t)dt
C
1
) (0 v ) (0 v
: dunque scrivere pu Si (t). i (t) i i(t) i(t)dt q con
+ = + =
+ = + =
+ =
= = =
+
+
+



Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 184
Si noti che in questo caso, l'impulso di corrente sar dovuto alla presenza dei tre gene-
ratori di tensione. Questa carica non pu assumere valori arbitrari ma solo quello per
cui soddisfatta la L.K.T. relativamente all'istante t=0+ e cio tale che:

2 1
02 01
2
02
1
01 2 1
C
1
C
1
V V E
q E
C
q
V
C
q
V ) (0 v ) (0 v
+

= = + + + = +
+ +


Possiamo ora ricavare definitivamente le condizioni iniziali come segue:

2 1
02 01
2
02 2
2 1
02 01
1
01 1
C
1
C
1
V V E
C
1
V ) (0 v e
C
1
C
1
V V E
C
1
V ) (0 v
+

+ =
+

+ =
+ +


Osserviamo, infine, che per evitare l'impulso di corrente sufficiente collegare in serie ai con-
densatori un resistore in modo da limitare la corrente. Consideriamo ora il secondo caso e cio
quello in cui esista un nodo nel quale convergono induttori e generatori di corrente. Ad esempio,
si prenda in esame il seguente circuito:
Se dovessimo applicare le equivalenze per t=0+ mostrate in fig. 6.13 dovremmo sosti-
tuire i due induttori inizialmente scarichi con due circuiti aperti e ci significa supporre
che:
0 ) (0 i e 0 ) (0 i
2 1
= =
+ +


Ma facile verificare che questo non in accordo con la L.K.C. Infatti posso scrivere:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
185
J ) (0 i ) (0 i ) (0 i
: ha si 0 = t per e, particolar In 0. t J, (t) i (t) i (t) i
g 2 1
+ g 2 1
= = +
= = +
+ + +


Da quest'ultima relazione si deduce, evidentemente, che:

) (0 i ) (0 i e ) (0 i ) (0 i
2 2 1 1 + +


Tale variazione istantanea di corrente ai capi di ciascun induttore pu essere giustificata dal fat-
to che nel momento in cui viene sollevato l'interruttore, nell'istante t=0, si genera un impulso
di tensione: essendo tale tensione illimitata non pi possibile ricorrere alle equivalenze mostra-
te in fig. 6.13 in quanto esse valgono solo nel caso in cui ci sia ai capi dell'induttore una tensio-
ne limitata. D'altra parte, tale impulso di tensione, che lo stesso su entrambi gli induttori es-
sendo questi ultimi collegati in parallelo, originer su ciascun induttore uno stesso flusso pari
a:

2
2
1
1
2 1
0
0
L
) (0 i e
L
) (0 i
: dunque scrivere pu Si (t). v (t) v v(t) con v(t)dt

= =
= = =
+ +



Questo flusso non pu assumere valori arbitrari ma solo quello per cui soddisfatta la
L.K.C. e cio tale che:
2 1
2 1
L
1
L
1
J
J
L L
+
= = +



Possiamo ora ricavare definitivamente le condizioni iniziali come segue:


2 1
2
2
2 1
1
1
L
1
L
1
J
L
1
) (0 i e
L
1
L
1
J
L
1
) (0 i
+
=
+
=
+ +


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 186
Una situazione analoga si viene a creare anche nel caso in cui i due induttori (o anche
uno solo di essi) siano inizialmente carichi, come mostrato in figura:

(Nota: si immagini che la corrente iniziale sugli induttori sia determinata da eventuali
sorgenti collegate ai due induttori sino all'istante t=0 le quali non sono state tracciate
per non appesantire troppo il disegno).

Applicando le equivalenze per t=0+ bisogner sostituire i due induttori carichi con due
generatori di corrente costanti e pari, rispettivamente, alle correnti iniziali sui due in-
duttori, per cui il circuito di fig. 6.23 diventa:

Dalla figura si osserva che, applicando la L.K.C. relativamente all'istante t=0+ si ha: J01
+ J02 = J, la quale relazione non vera in generale essendo arbitrarie le correnti iniziali
sui due induttori. Allora bisogna concludere che:

) (0 i ) (0 i e ) (0 i ) (0 i
2 2 1 1 + +


e queste variazioni istantanee di corrente ai capi di ciascun induttore possono essere giustificate
dal fatto che nel momento in cui viene sollevato l'interruttore, nell'istante t=0, si genera un im-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
187
pulso di tensione: essendo tale tensione illimitata non pi possibile ricorrere alle equivalenze
mostrate in fig. 6.14 in quanto esse valgono solo nel caso in cui ci sia ai capi dell'induttore una
tensione limitata. D'altra parte, tale impulso di tensione, che lo stesso su entrambi gli indutto-
ri, essendo questi ultimi collegati in parallelo, dar origine su ciascun induttore ad uno stesso
flusso pari a:
2
02
2
2 2
1
01
1
1 1
2 1
0
0
L
J
L
) (0 i ) (0 i e
L
J
L
) (0 i ) (0 i
: dunque scrivere pu Si (t). v (t) v v(t) con v(t)dt

+ = + = + = + =
= = =
+ +



La tensione V sar dovuta questa volta ad un generatore di corrente equivalente che
deriva dalla somma algebrica di J, J01 e J02. Questo flusso non pu assumere valori arbi-
trari ma solo quello per cui soddisfatta la L.K.C. relativamente all'istante t=0+ e cio
tale che:

2 1
02 01
2
02
1
01 2 1
L
1
L
1
J J J
J
L
J
L
J ) (0 i ) (0 i
+

= = + + + = +
+ +




Possiamo ora ricavare definitivamente le condizioni iniziali come segue:

2 1
02 01
2
02 2
2 1
02 01
1
01 1
L
1
L
1
J J J
L
1
J ) (0 i e
L
1
L
1
J J J
L
1
J ) (0 i
+

+ =
+

+ =
+ +


Osserviamo, infine, che per evitare l'impulso di tensione sufficiente collegare in pa-
rallelo agli induttori un resistore in modo da limitare la tensione.






Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 188















6.3 CONDIZIONI FINALI NEGLI ELEMENTI

Anche per determinare le condizioni finali negli elementi, ossia quelle corrispondenti
ad un istante t infinito quando cio viene raggiunta una condizione di regime staziona-
rio, possibile sfruttare le seguenti equivalenze le quali si basano tutte sull'ipotesi che
le correnti e le tensioni siano costanti:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
189
Queste equivalenze possono essere sfruttate, per esempio, per determinare i valori di
tensione e corrente nell'istante t=0- purch nel circuito si instauri, per t<0, un regime
stazionario.















6.4 CIRCUITI DEL SECONDO ORDINE

Si consideri il seguente circuito:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 190
Si noti che non ci sono ingressi e le condizioni iniziali sono assegnate come dati del
problema. Si vuole determinare:
0. t , (t) i
L


Valgono le seguenti relazioni:

(6.79) 0 i i i : L.K.C.
(6.78) v v v : L.K.T.
(6.77)
dt
di
L v
dt
dv
C i
R 1 G con , Gv i
: lato di Relazioni
L C R
L C R
L
L
C
C
R R
= + +
= =

=
=
= =


Utilizzando le relazioni (6.77) e (6.78) possiamo scrivere la (6.79) come segue:

(6.80) 0 i
CL
1
dt
di
C
G
dt
i d
0 i
dt
i d
CL
dt
di
GL
0 i
dt
dv
C Gv 0 i
dt
dv
C Gv
L
L
2
L
2
L 2
L
2
L
L
L
L L
C
R
= + + = + +
= + + = + +


La (6.80) rappresenta l'equazione differenziale lineare a coefficienti costanti del secondo ordine
relativa al circuito in esame: si osserva che essa omogenea in accordo col fatto che gli ingressi
sono nulli. Poniamo ora:

risonanza di pulsazione :
LC
1
o smorzament di fattore :
2C
G
0
=
=



Vedremo che questi due parametri caratterizzano il comportamento dinamico del circuito, ovve-
ro il tipo di risposta. L'equazione (6.80) si pu riscrivere come:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
191
(6.81) 0 i
dt
di
2
dt
i d
L
2
o
L
2
L
2
= + +

Per risolvere tale equazione differenziale ci serviranno due condizioni iniziali relative
alla corrente sull'induttore; la prima assegnata:

(*) J ) (0 i
0 L
=
+


La seconda si ricava sfruttando la relazione di lato sull'induttore:

(**)
L
V
L
) (0 v
dt
) (0 di

L
(t) v
L
(t) v
dt
(t) di
0 C L C L L
= = = =
+ +


A questo punto per determinare l'integrale generale dell'equazione(6.81) occorre risol-
vere l'equazione caratteristica ad essa associata:

2
o
2
2 1
2
o
2
s
: radici seguenti le ammette che , 0 s 2 s


=
= + +


E' necessario ora distinguere questi quattro casi possibili:

1) >0 condizione di sovrasmorzamento

In tal caso le due frequenze naturali del circuito sono entrambe reali e distinte ed inoltre sono
entrambe negative per cui il circuito asintoticamente stabile. L'integrale generale dell'equa-
zione (6.81) sar:

(6.82) e k e k (t) i (t) i
t s
2
t s
1 Lh L
2 1
+ = =

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 192
Per trovare il valore delle due costanti sfruttiamo le condizioni iniziali (*) e (**) otte-
nendo:

|

\
|
+

=
|

\
|

+ = =
+ = =
+
+
0 1
0
2 1
2 0 2
0
2 1
1
2 2 1 1
0 L
2 1 0 L
J s
L
V
s s
1
k e J s
L
V
s s
1
k
: d risolto che ,
s k s k
L
V
dt
) (0 di
k k J ) (0 i


Sostituendo tali valori nella (6.82) e diagrammando in funzione del tempo si ottiene un anda-
mento di questo tipo:

Come si osserva dal grafico, a regime, la corrente sull'induttore tende ad annullarsi in
accordo col fatto che, essendo il circuito lineare, tempo-invariante e asintoticamente
stabile, ogni risposta deve seguire l'ingresso che in questo caso nullo. Ci vale anche
per tutte le correnti e tensioni di lato il cui andamento nel tempo pu essere facilmente
ricavato sfruttando le relazioni di lato.


2) =0 condizione di smorzamento critico

In tal caso le due frequenze naturali del circuito sono entrambe reali e coincidenti nel
valore -; poich, inoltre, tale valore negativo avremo che il circuito asintoticamente
stabile. L'integrale generale dell'equazione (6.81) dato da:

( ) (6.83) t k k
t
e
t
te k
t
e k (t) i
2 1 2 1 L
+ = + =


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
193

Per trovare il valore delle due costanti sfruttiamo le condizioni iniziali (*) e (**) ottenendo:

0
0
2 0 1
2 1
0 L
1 0 L
J
L
V
k e J k
: d risolto che ,
k k
L
V
dt
) (0 di
k J ) (0 i

+ = =

+ = =
= =
+
+


Sostituendo tali valori nella (6.83) e diagrammando in funzione del tempo si ottiene un
andamento che simile a quello del caso precedente ma lo smorzamento avviene in
modo pi lento.





3) <0 condizione di sottosmorzamento

In tal caso le due frequenze naturali del circuito sono complesse e coniugate (poich la
loro parte reale negativa il circuito asintoticamente stabile). Si pone:

d 2 1
2 2
o d
j s : quindi e = =
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 194

Ricaviamo ora l'integrale generale della (6.81) come segue:

( ) ( ) ( ) ( ) ( ) ( ) [ ]
( ) ( ) [ ] t )sen k j(k t )cos k (k
t
e (t) i
t jsen t cos k t jsen t cos k
t
e (t) i
e
t
e k e
t
e k e k e k (t) i
d 2 1 d 2 1 L
d d 2 d d 1 L
t j
2
t j
1
t s
2
t s
1 L
d d 2 1


+ + =
+ + =
+ = + =



Ricordiamo che, essendo le radici s1 ed s2 complesse e coniugate, anche i loro residui k1
e k2

sono complessi e coniugati (vedi fig. 6.28a)

Im
Re
0
x
x
k
1
k
2
a
b

k
1 = a + jb
k
2
= a jb
fig. 6.28a





Pertanto si avr:

k1 + k2 = 2a = 2 cos
k1 k2 = 2jb = 2j sen

conseguentemente si ottiene:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
195

j(k1 k2) = - 2sen

e andando a sostituire si ha:

iL(t) = 2 e
- t
(cos cos dt - sen sen dt)

ovvero:

iL(t) = ke
- t
cos( dt + ) (6.84)

avendo posto k = 2 . Per trovare il valore delle costanti k e si utilizzano le condizioni
iniziali (*) e (**) ottenendo:

(
(

|
|

\
|
+
= =
|
|

\
|
+ =

= =
= =
+
+
d d 0
0
0 0
d d 0
0
d
0 L
0 L
LJ
V
arctg cos
J
cos
J
k e
LJ
V
arctg

sen k kcos
L
V
dt
) (0 di
kcos J ) (0 i
: d risolto che



Sostituendo tali valori nella (6.84) e diagrammando in funzione del tempo si ottiene un
andamento oscillatorio con ampiezza decrescente. I minimi e i massimi giacciono sulle
due esponenziali che costituiscono l'inviluppo della risposta (vedi fig. 6.29):

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 196






4) =0 condizione di perdite nulle

In tal caso si ha:
0 2 1 0 d
j s e = =

Come si osserva le due frequenze naturali sono complesse e coniugate ma la loro parte
reale nulla, cio sono disposte sull'asse immaginario del piano complesso: ne segue
che il circuito non asintoticamente stabile. L'andamento nel tempo della corrente sul-
l'induttore si ricava dalle relazioni ottenute nel caso precedente ponendo =0 e d=0:

( ) (6.85) t kcos (t) i
0 L
=

con:
(

|
|

\
|
= =
|
|

\
|
=
0 0
0
0 0
0 0
0
LJ
V
arctg cos
J
cos
J
k e
LJ
V
arctg



Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
197

Come si osserva dalla relazione (6.85) la corrente sull'induttore ha un andamento sinu-
soidale nel tempo e quindi non si annulla al tendere di t ad infinito (infatti il circuito
non asintoticamente stabile avendosi una oscillazione permanente). Da un punto di
vista fisico, accade che nel circuito si pu ritenere nulla la conduttanza G e quindi il
condensatore e l'induttore si scambiano vicendevolmente l'energia accumulata per t<0.
Consideriamo ora lo stesso circuito nell'ipotesi, per, che ci sia un ingresso diverso da
zero; si vuole determinare l'andamento nel tempo della corrente sull'induttore:
Per t<0 il generatore di corrente escluso dal resto del circuito e perci si pu scrivere:

0 ) (0 v e 0 ) (0 i
C L
= =



Poich nell'istante t=0, quando viene modificata la posizione degli interruttori, si ha
una variazione istantanea ma limitata di corrente ai capi del condensatore possiamo ri-
tenere che (applicando le equivalenze per t=0+):

(*) 0 ) (0 v ) (0 v e 0 ) (0 i ) (0 i
C C L L
= = = =
+ +


Valgono ora le seguenti relazioni:
(6.88) J i i i : L.K.C.
(6.87) v v v v : L.K.T.
(6.86)
J i
dt
di
L v
dt
dv
C i
R 1 G con , Gv i
: lato di Relazioni
0 L C R
g L C R
0 g
L
L
C
C
R R
= + +
= = =

=
=
=
= =

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 198

Utilizzando le relazioni (6.86) e (6.87) possiamo scrivere la (6.88) come segue:

(6.89)
CL
J
i
CL
1
dt
di
C
G
dt
i d
J i
dt
i d
CL
dt
di
GL
J i
dt
dv
C Gv J i
dt
dv
C Gv
0
L
L
2
L
2
0 L 2
L
2
L
0 L
L
L 0 L
C
R
= + + = + +
= + + = + +


La (6.89) rappresenta l'equazione differenziale lineare a coefficienti costanti del secondo ordine
relativa al circuito in esame: si osserva che essa ha un termine noto costante in accordo col fatto
che presente in ingresso un generatore di corrente costante. Poniamo ora:

risonanza di pulsazione :
LC
1
o smorzament di fattore :
2C
G
0
=
=



Allora l'equazione (6.89) si scrive come:

(6.90) J i
dt
di
2
dt
i d
0
2
o L
2
o
L
2
L
2
= + +

Per risolvere tale equazione differenziale ci serviranno due condizioni iniziali relative
alla corrente sull'induttore; la prima assegnata:

0 ) (0 i
L
=
+


La seconda si ricava sfruttando la relazione di lato sull'induttore:
0
L
) (0 v
dt
) (0 di

L
(t) v
L
(t) v
dt
(t) di
C L C L L
= = = =
+ +


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
199
A questo punto l'integrale generale dell'equazione (6.90) dato da:

(6.91) (t) i (t) i (t) i
Ls Lh L
+ =




Essendo il circuito lineare e tempo-invariante l'integrale particolare deve seguire l'in-
gresso e quindi sar anch'esso costante:

A cost. (t) i
Ls
= =

Per determinare il valore di A si sostituisce l'integrale particolare nell'equazione (6.90)
e si ottiene:

0 0
2
o
2
o
J A J A = =

Ora per ricavare l'integrale generale dell'equazione (6.90) bisogna prima calcolare l'in-
tegrale generale dell'equazione omogenea ad essa associata che coincide, come si pu
osservare, con quella esaminata nel caso precedente relativamente al circuito con in-
gresso nullo. L'equazione caratteristica la seguente:

2
o
2
2 1
2
o
2
s
: radici seguenti le ammette che , 0 s 2 s


=
= + +


E' necessario ora distinguere i quattro casi visti prima:

amento. sovrasmorz di condizione : 1)
0
>

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 200
In tal caso le due frequenze naturali del circuito sono entrambe reali e distinte ed inoltre sono
entrambe negative per cui il circuito asintoticamente stabile. L'integrale generale dell'equa-
zione (6.90) sar:

(6.92) J e k e k (t) i (t) i (t) i
0
t s
2
t s
1 Ls Lh L
2 1
+ + = + =

Per trovare il valore delle due costanti sfruttiamo le condizioni iniziali gi ricavate ot-
tenendo:
2 1
0 1
2
2 1
0 2
1
2 2 1 1
L
0 2 1 L
s s
J s
k e
s s
J s
k
: d risolto che ,
s k s k 0
dt
) (0 di
J k k 0 ) (0 i

+ = =
+ + = =
+
+


Sostituendo tali valori nella (6.92) e diagrammando in funzione del tempo si ottiene un
andamento di questo tipo:






Come si osserva dal grafico, a regime, la corrente sull'induttore tende al valore costante
J0 in accordo col fatto che, essendo il circuito lineare, tempo-invariante e asintoticamen-
te stabile, ogni risposta deve seguire l'ingresso che in questo caso un generatore di
corrente costante. Ci vale anche per tutte le correnti e tensioni di lato il cui andamento
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
201
nel tempo pu essere facilmente ricavato sfruttando le relazioni di lato.

critico. o smorzament di condizione : 2)
0
=

In tal caso le due frequenze naturali del circuito sono entrambe reali e coincidenti nel valore -;
poich, inoltre, tale valore negativo avremo che il circuito asintoticamente stabile. L'integrale
generale dell'equazione (6.81) dato da:

( ) (6.93) J t k k
t
e J
t
te k
t
e k (t) i
0 2 1 0 2 1 L
+ + = + + =



Per trovare il valore delle due costanti sfruttiamo le condizioni iniziali gi ricavate ottenendo:

0 2 0 1
2 1
L
0 1 L
J k e J k
: d risolto che ,
k k 0
dt
) (0 di
J k 0 ) (0 i

= =

+ = =
+ = =
+
+



amento. sottosmorz di condizione : 3)
0
<

In tal caso le due frequenze naturali del circuito sono complesse e coniugate (poich la loro parte
reale negativa il circuito asintoticamente stabile). Si pone:

d o d
j
2 1
s : quindi e
2 2
= =

Tali valori possono essere rappresentati nel piano complesso come segue:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 202
Possiamo scrivere dunque:

(6.94) J e k e k (t) i (t) i (t) i
0
t s
2
t s
1 Ls Lh L
2 1
+ + = + =

Essendo le frequenze naturali s1 ed s2 complesse e coniugate, tali saranno anche i corri-
spondenti residui. Sulla base dei risultati ottenuti per il caso sottosmorzato ad ingresso
nullo, potremo allora scrivere:

iL(t) = ke
-t
cos(dt + )+ J0 (6.95)


dove, ovviamente, k e dovranno essere ricavate utilizzando le condizioni iniziali. Es-
sendo:
( )
( ) ( ) + + =

t sen ke t cos e k
dt
t di
d d d
L t t



otterremo:

iL(0+) = kcos +J0

= 0

( )
sen k cos k
dt
0 di
d
L
=
+

ovvero:
|
|

\
|
= = =
d
0 0
d
arctg cos
-J
cos
-J
k e arctg



Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
203

Diagrammando in funzione del tempo si ottiene un andamento di questo tipo:

4) = 0: condizione di perdite nulle.

0 2 1 0 d
j s e = =

Come si osserva le due frequenze naturali del circuito sono complesse e coniugate e
hanno una parte reale nulla, cio sono disposte sull'asse immaginario del piano com-
plesso: quindi il circuito non asintoticamente stabile. L'andamento nel tempo della
corrente sull'induttore si ricava dalla relazione trovata nel caso precedente ponendo
per d=0,=0 e =0:

( ) (6.96) J t cos J (t) i
0 0 0 L
+ =

Tale funzione ha un andamento di tipo sinusoidale e quindi la corrente sull'induttore
non si annulla per t tendente ad infinito. Definiamo ora il seguente parametro:

parallelo risonanza di o qualit di fattore :
2
Q
0

=

Nei due circuiti appena esaminati Q detto fattore di qualit parallelo e vale:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 204
L
C
G
1
2C
G
2
LC
1
2
Q
0
= = =



Daremo in seguito un'interpretazione fisica di tale parametro. facile dimostrare che
possibile utilizzare il fattore di qualit per classificare le quattro condizioni di funzio-
namento appena esaminate. In particolare:

nulle. perdite di condizione : Q
amento. sottosmorz di condizione :
2
1
Q
critico. o smorzament di condizione :
2
1
Q
amento. sovrasmorz di condizione :
2
1
Q
+ =
>
=
<


Considereremo ora altri due esempi di risposta in ingresso nullo e risposta con ingres-
so diverso da zero nel caso per di un collegamento di tipo serie. Verranno riportate
solo le relazioni fondamentali senza illustrare il procedimento di calcolo essendo que-
sto simile a quello svolto nei casi precedenti. Si prenda in esame il seguente circuito:
Vogliamo determinare l'andamento nel tempo della tensione ai capi del condensatore.
Combinando le seguenti relazioni:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
205
0 v v v L.K.T.
i i i L.K.C.
dt
di
L v
dt
dv
C i
Ri v
R C L
C L R
L
L
C
C
R R
= + +
= =

=
=
=


si determina l'equazione differenziale del secondo ordine lineare a coefficienti costanti
relativa al circuito in esame:

= = =
=
= = = + +
+ + +
+
0
C
) (0 i
C
) (0 i
dt
) (0 dv
E ) (0 v
LC
1
e
2L
R
con 0 v
dt
dv
2
dt
v d
L C C
C
0 C
2
o
C
2
C
2



Le frequenze naturali del circuito sono le due radici dell'equazione caratteristica e cio:

2
o
2
2 1
s =

Si distinguono i seguenti quattro casi:

( ) t 1
t
Ee (t) v s
critico. o smorzament di condizione : 2)
s s
Es
k e
s s
Es
k con
t
e k
t
e k (t) v
amento. sovrasmorz di condizione : 1)
C 2 1
0
2 1
1
2
2 1
2
1
s
2
s
1 C
0
2 1


+ = =
=

= + =
>


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 206
( )
( ) t cos E (t) v
j s
nulle. perdite di condizione : 0 4)
cos
E
k e arctg con t cos ke (t) v
con j s
amento. sottosmorz di condizione : 3)
0 C
0 2 1 0 d
d
d
t
C
2 2
o d d 2 1
0

=
= =
=
= = + =
= =
<



Consideriamo ora il caso analogo ma con un ingresso diverso da zero:

Vogliamo determinare l'andamento nel tempo della tensione ai capi del
condensatore. Combinando le seguenti relazioni:

E v v v L.K.T.
i i i L.K.C.
dt
di
L v
dt
dv
C i
Ri v
E v
R C L
C L R
L
L
C
C
R R
g
= + +
= =

=
=
=
=


si determina l'equazione differenziale del secondo ordine lineare a coefficienti costanti
relativa al circuito in esame:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
207

= = =
=
= = = + +
+ + +
+
0
C
) (0 i
C
) (0 i
dt
) (0 dv
0 ) (0 v
LC
1
e
2L
R
con E v
dt
dv
2
dt
v d
L C C
C
0
2
o C
2
o
C
2
C
2



L'integrale generale della suddetta equazione si scrive come:

E cost. (t) v con (t) v (t) v (t) v
Cs Cs Ch C
= = + =


Le frequenze naturali del circuito sono le due radici dell'equazione caratteristica e cio:

2
o
2
2 1
s =

Si distinguono i seguenti quattro casi:

E
t
Ete
t
Ee (t) v s
: 2)
s s
Es
k e
s s
Es
k con E
t
e k
t
e k (t) v
: 1)
C 2 1
0
2 1
1
2
2 1
2
1
s
2
s
1 C
0
critico. o smorzament di condizione
amento. sovrasmorz di condizione
2 1
+ = =
=

= + + =
>





( )
( ) E t cos E (t) v
0 j s
: 0 4)
cos
E
k e arctg con E t cos
t
ke (t) v
con j s
: 3)
0 C
0 2 1 0 d
d
d C
2 2
o d d 2 1
0
nulle. perdite di condizione
amento. sottosmorz di condizione
+ =
= = =
=

= = + + =
= =
<



Per i due circuiti appena esaminati possiamo definire un fattore di qualit o fattore di
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 208
risonanza serie:
C
L
R
1
2L
R
2
LC
1
2
Q
0
= = =







6.5 APPROCCIO AI CIRCUITI CON IL METODO DELLE VARIABILI DI STATO

Consideriamo il seguente circuito del secondo ordine di cui siano gi assegnate le con-
dizioni iniziali:

Dalla conoscenza della corrente iniziale sull'induttore e della tensione iniziale sul con-
densatore cio, in altri termini, dalla conoscenza del contenuto energetico immagazzi-
nato nell'induttore e nel condensatore sino all'istante t=0, stato possibile ricavare (ve-
di paragrafo 6.4) l'andamento di tutte le tensioni e correnti di lato, ossia qualsiasi rispo-
sta del circuito, non solo nell'istante iniziale t=0 ma anche in quelli successivi, cio per
t>0. Possiamo allora, sulla base di questa osservazione, generalizzare la procedura co-
me segue: supponiamo che in un circuito dinamico siano presenti p accumulatori (con-
densatori o induttori, ossia elementi in grado di immagazzinare energia) e che sia pos-
sibile individuare p variabili (una per ogni accumulatore) le quali ci consentano di co-
noscere il contenuto energetico dell'accumulatore a cui sono rispettivamente associate
in ogni istante t>0. Tali variabili sono dette variabili di stato e le indicheremo con:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
209
. : stato di vettore detto
(t) x
.....
(t) x
(t) x
x(t) vettore il mentre
(t) x , ... , (t) x , (t) x
p
2
1
p 2 1
(
(
(
(

=


(Nota: in generale le variabili di stato "fisiche" conviene che siano scelte in modo tale
che il loro quadrato sia proporzionale al contenuto energetico dell'accumulatore a cui
sono associate: per questo motivo si sceglie la tensione per i condensatori e la corrente
per gli induttori). Possiamo a questo punto dare la definizione di stato di un circuito:

in assenza di ingressi, esso rappresenta il numero minimo di variabili di stato (ossia le variabili
scelte devono essere fra loro indipendenti) la cui conoscenza in un istante iniziale t0 mi permette
di ricavare le stesse variabili anche in quelli successivi a quello iniziale; se nel circuito sono pre-
senti degli ingressi, lo stato del circuito viene definito allo stesso modo aggiungendo, per, che
necessario conoscere gli ingressi non solo nell'istante iniziale ma anche in quelli relativi all'in-
tervallo di osservazione considerato.

Mostreremo con l'aiuto di esempi che mediante l'uso delle variabili di stato si perviene alla
scrittura di un sistema di equazioni differenziali del primo ordine la cui soluzione porta alla co-
noscenza dell'andamento nel tempo delle stesse variabili di stato che consente di ricavare, suc-
cessivamente, l'andamento nel tempo di tutte le correnti e tensioni di lato come combinazioni
lineari delle variabili di stato. Il metodo delle variabili di stato viene frequentemente utilizzato
perch consente una facile implementazione al calcolatore e si presta, in particolare, per l'analisi
di quei circuiti la cui soluzione porterebbe alla scrittura di un'equazione differenziale di ordine
elevato: con il metodo delle variabili di stato, invece, si perviene ad un sistema di n equazioni
differenziali tutte del primo ordine. Il metodo poi particolarmente utile per la soluzione dei cir-
cuiti non lineari. Vediamo ora di applicare il metodo delle variabili di stato al circuito di fig.
6.34: scegliamo come variabili di stato la corrente sull'induttore e la tensione sul condensatore;
si tratta di ricavare due equazioni differenziali del primo ordine che coinvolgano tali variabili.
Sussistono le seguenti relazioni:
(6.101) 0 i i i : L.K.C.
(6.100) v v v : L.K.T.

(6.99)
dt
di
L v
(6.98)
dt
dv
C i
(6.97) R 1 G con Gv i
: lato di Relazioni
C L R
C L R
L
L
C
C
R R
= + +
= =

=
=
= =


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 210

Combinando le equazioni (6.99) e (6.100) si ottiene:

(*)
L
v
dt
di
C L
=

Mentre la seconda equazione differenziale data da:

(**) v
C
G
C
i
dt
dv
0
dt
dv
C i Gv 0
dt
dv
C i Gv 0 i i i
C
L C
C
L C
C
L R C L R
=
= + + = + + = + +


Si ottiene allora il seguente sistema di due equazioni differenziali del primo ordine:

(6.102)
v
C
G
i
C
1
dt
dv
L
v
dt
di
C L
C
C L

=
=


alle quali va associato lo stato iniziale: iL(0)=I0; vc(0)=V0. Posto ora:

(t) v (t) x e (t) i (t) x
C 2 L 1
= =

possiamo scrivere il sistema (6.102) in forma matriciale come segue:

stato. di vettore
x
x
x e prime derivate delle e vettor con
(6.103) Ax
x
x

C
G
C
1
L
1
0
2
1
2
1
2
1
2
1
x
x
x
x
x
x
(

(
(
(

= =
=

=


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
211

Al sistema (6.103) vanno poi aggiunte le condizioni iniziali:

( ) (6.104)
V
J
x con x 0 x
V
J
) (0 x
) (0 x
0
0
0 0
0
0
2
1
(

= =
+

=
(

+
+


La soluzione, in forma matriciale, del sistema (6.102) la seguente:

stato. di e transizion di matrice detta e dove , x e x(t)
At
0
At
=

Tale soluzione detta risposta libera del circuito perch non ci sono ingressi e, come si
pu osservare, essa dipende esclusivamente dalle condizioni iniziali nel circuito. Pos-
siamo esprimere la soluzione del sistema (6.102) senza ricorrere alla matrice di transi-
zione di stato ma servendosi degli autovalori della matrice A. In generale, gli autovalo-
ri di una matrice A, che indicheremo col simbolo s, si ottengono come soluzione della
seguente equazione: det[A-sI]=0 , dove I la matrice identica. Nel nostro caso si ha:

(
(
(

=
s
C
G
C
1
L
1
s
det sI] det[A

Nota.
E' facile verificare che gli autovalori della matrice A coincidono con le frequenze natu-
rali precedentemente calcolate (vedi par. 6.4). Infatti:

0
LC
1
s
C
G
s sI] det[A
2
= + + =

posto
2C
G
= e
LC
1
0
= si ha: s
2
+2s+ 0
2
0
=

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 212
da cui si ottiene:
2
0
2
1/2
s =

che coincidono con le frequenze naturali del circuito. Supponiamo che i due autovalori
ottenuti siano tra loro distinti. Una volta determinati gli autovalori della matrice A, bi-
sogna calcolare gli autovettori ad essi associati. Nel nostro caso, se indichiamo tali au-
tovettori con:

(

=
21
11
1

e
(

=
22
12
2



essi sono i vettori non nulli che soddisfano la seguente equazione matriciale:

0 I) s (A s A
i i i i i
= = con i=1,2 (*)

Per i=1 l'equazione matriciale (*) diventa:

=
|

\
|
+
= +
0 s
C
G
C
1
0
L
1
s
21 1 11
21 11 1





Tenendo presente che bisogna escludere la soluzione banale di tale sistema omogeneo
di due equazioni in quanto gli autovettori sono sempre diversi dal vettore nullo ed os-
servando che il sistema ammette infinite soluzioni, possiamo scrivere dalla prima e-
quazione:
( )
(

= =
=
=
1 21
11
1
1
21
1
11
Ls
: soluzione come ottengo 1 allora Posto . Ls , : tipo del
tutte sono sistema del soluzioni le che segue cui da ,
Ls
1
1



Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
213
In modo del tutto analogo si ottiene:

(

=
(

=
2 22
12
2
Ls
1



A questo punto, avendo supposto che gli autovalori siano distinti, si pu scrivere la so-
luzione del sistema (6.103), cio il vettore di stato, come segue:

( ) ( ) (6.105) e k e k x(t)
2
t
2
s
2 1
t
1
s
1
+ =

Il valore delle costanti k1 e k2 si ricava utilizzando lo stato iniziale; si pu poi verificare
la perfetta corrispondenza tra queste risposte (ossia la corrente sull'induttore e la ten-
sione sul condensatore) ricavate con il metodo delle variabili di stato e le stesse ricavate
in precedenza. Consideriamo ora il caso in cui l'ingresso non sia nullo (supporremo,
comunque, che esso sia noto in tutto l'intervallo di osservazione e non solo nell'istante
iniziale). Si prenda in esame il seguente circuito:

Si tenga presente che ciascuno dei due interruttori disposti in parallelo, quando ab-
bassato, serve per escludere completamente dal resto del circuito il generatore di cor-
rente ad esso corrispondente. Le condizioni iniziali si ricavano osservando il circuito
equivalente a t=0- in condizioni di regime stazionario e tenendo presente che nell'istan-
te t=0 si ha una variazione istantanea ma limitata di corrente sul condensatore e di ten-
sione sull'induttore:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 214
Consideriamo come variabili di stato, al solito, la corrente sull'induttore e la tensione
sul condensatore. Valgono le seguenti relazioni:

(6.111) v v v : L.K.T.
(6.110) J i i i : L.K.C.
(6.109)
dt
di
L v
(6.108)
dt
dv
C i
(6.107) Gv i
(6.106) J i
: lato di Relazioni
L C R
s L C R
L
L
C
C
R R
s g
= =
= + +

=
=
=
=



Tenendo conto della (6.111) si possono scrivere la (6.109) e la (6.110) come segue:


(6.112)
C
J
v
C
G
i
C
1
dt
dv
v
L
1
dt
di
s
C L
C
C
L

+ =
=



Posto ora:

(t) v (t) x e (t) i (t) x
C 2 L 1
= =

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
215

possiamo scrivere il sistema (6.112) in forma matriciale come segue:


stato. di vettore
x
x
x e prime derivate delle e vettor
x
x
x con
(6.113) Bu Ax x J
C
1
0

x
x

C
G
C
1
L
1
0
x
x
2
1
2
1
s
2
1
2
1
(

(
(

(
(
(

= =
+ = +

=



s
J a pari e scalare u mentre
C
1
0
B Inoltre
(
(

=

Al sistema (6.112) vanno poi aggiunte le condizioni iniziali:

( ) (6.114)
0
J
x con x 0 x
0
J
) (0 x
) (0 x
0
0 0
0
2
1
(

= =
(

=
(

+
+
+



Il vettore di stato x(t) pu essere cos determinato:

( )
( )
(6.115) d ) Bu( e x e x(t)
d ) Bu( e x x(t) e
: ha si t e 0 tra integrando quindi e Bu(t) e x(t) e
dt
d
Bu(t) e Ax x e Bu(t) Ax x
t
0
) A(t
0
At
t
0
A
0
At
At At
At At

+ =

=
=
= =







Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 216
Il primo addendo a secondo membro dell'equazione (6.115) rappresenta la risposta na-
turale del circuito perch dipende solo dalle condizioni iniziali, mentre il secondo ad-
dendo rappresenta la risposta forzata del circuito perch dipende solo dagli ingressi (nel
caso in esame l'ingresso unico ed costituito dal generatore di corrente costante). Si
tenga presente che la risposta libera e quella forzata non devono essere confuse con la
risposta transitoria e quella a regime.

Consideriamo ora il circuito serie mostrato in figura; valgono considerazioni analoghe
a quelle fatte finora:


Al solito, sceglieremo come variabili di stato la tensione sul condensatore e la corrente
sull'induttore. Si pu scrivere:

(6.121) i i i : L.K.C.
(6.120) E v v v : L.K.T.
(6.119)
dt
di
L v
(6.118)
dt
dv
C i
(6.117) Ri v
(6.116) E v
: lato di Relazioni
L C R
L C R
L
L
C
C
R R
g
= =
= + +

=
=
=
=


Tenendo conto della (6.121) si possono scrivere la (6.118) e la (6.120) come segue:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
217
(6.122)
i
C
1
dt
dv
E
L
1
v
L
1
i
L
R
dt
di
L
C
C L
L

=
+ =


Posto ora:

(t) v (t) x e (t) i (t) x
C 2 L 1
= =

possiamo scrivere il sistema (6.122) in forma matriciale come segue:

stato. di vettore x e prime derivate delle vettore con
(6.123) Bu Ax E
0
L
1

x
x

0
C
1
L
1
L
R
2
1
2
1
2
1
2
1
x
x
x
x
x
x
x
x
(

(
(

(
(
(

= =
+ = +

=



E a pari e scalare u mentre
0
L
1
B Inoltre
(
(

=

Al sistema (6.122) vanno poi aggiunte le condizioni iniziali:

( ) (6.124) 0 0 x
0
0
) (0 x
) (0 x
2
1
=
(

=
(

+
+
+


Il circuito presenter allora solo la risposta forzata (cio quella dipendente dall'ingresso
essendo nulle le condizioni iniziali) che esprimibile come (vedi pagina precedente):

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 218
( )

=

t
0
t A
(6.125) )d Bu( e x(t)


Consideriamo, infine, un ultimo esempio dal quale sar evidente come sia difficile, per
circuiti leggermente pi complessi di quelli esaminati finora, determinare le equazioni
differenziali che coinvolgono le variabili di stato. Si faccia riferimento al circuito mo-
strato in figura:

Le relazioni di lato sono:

=
=
=
=
=
(6.130)
dt
dv
C i
(6.129)
dt
di
L v
(6.128) i R v
(6.127) i R v
(6.126) E v
C
C
L
L
2 2 2
1 1 1
g

Applicando la L.K.C. si ottiene:

(6.132) i i
(6.131) 0 i i i
L 2
C 2 1
=
= + +


Mentre applicando la L.K.T. ai due percorsi chiusi evidenziati si ha:

(6.134) E v v v
(6.133) E v v
C L 2
C 1
= +
=

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
219

Dalle relazioni (6.127),(6.131) e (6.132) posso scrivere:

( ) (6.135) i i R i R v
L C 1 1 1 1
+ = =

Dunque la relazione (6.133) si scrive come:

(*) E v i
dt
dv
C R
C L
C
1
=
|

\
|
+





Mentre, tenendo presente la relazione (6.132), possiamo scrivere la relazione (6.134)
come segue:

(**) E v
dt
di
L i R
C
L
L 2
= +

Riordinando le relazioni (*) e (**) si ottiene il sistema di due equazioni differenziali del
primo ordine avente come incognite le variabili di stato scelte:

(6.136)
CR
E
v
CR
1
i
C
1
dt
dv
L
E
v
L
1
i
L
R
dt
di
1
C
1
L
C
C L
2 L

=
+ + =


Posto ora:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 220
(t) v (t) x e (t) i (t) x
C 2 L 1
= =

possiamo scrivere il sistema (6.136) in forma matriciale come segue:

stato. di vettore
x
x
x e prime derivate delle e vettor con
(6.137) Bu Ax E
C R
1
L
1

x
x

CR
1
C
1
L
1
L
R
2
1
2
1
1
2
1
1
2
2
1
x
x
x
x
x
x
(

(
(
(
(

(
(
(
(

= =
+ =



E a pari e scalare u mentre
C R
1
L
1
B Inoltre
1
(
(
(

=

Nel sistema (6.136) vanno poi aggiunte le condizioni iniziali:

( ) (6.138) 0 0 x
0
0
) (0 x
) (0 x
2
1
= =
+
+
+
(



Il circuito presenter allora solo la risposta forzata (cio quella dipendente dall'ingresso
essendo nulle le condizioni iniziali) che esprimibile come:

( )


=
t
0
t A
(6.139) )d Bu( e x(t)



Nota: abbiamo visto finora due metodi che ci consentono di descrivere la dinamica di
un circuito, il primo mediante una sola equazione differenziale scalare di ordine n (ge-
neralmente n uguale a 2) il secondo mediante un sistema di n equazioni differenziali
del primo ordine. I due metodi sono comunque equivalenti ed sempre possibile pas-
sare dal sistema di equazioni differenziali all'equazione differenziale scalare ad esso
associata (il passaggio inverso possibile ma richiede l'introduzione delle cosiddette
variabili di fase). Ad esempio, nel caso in cui n=2 si ha:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
221

+ + =
+ + =
(**) u x a x a
(*) u x a x a
2 2 22 1 21 2
1 2 12 1 11 1
x
x



derivando la prima equazione rispetto al tempo si ottiene:

a a
1 2 12 1 11 1
x x x x + + =

e sostituendo la (*) e la (**) si ha:

( ) ( ) *) * (* u x a x a a u x a x a a
1 2 2 22 1 21 12 1 2 12 1 11 11 1
u x + + + + + + =

Possiamo riscrivere la (***) come segue:

( ) ( )
1 2 12 1 11 22 11 2 12 1 21 12 11 1
u x u a u a a a x a x a a
2
a + + + + + + =

Dalla (*) si ricava per:

1 1 11 1 2 12
u x a x a x =

che sostituita nella relazione precedente d:

( ) ( )( ) + + + + + + = u a u a a a u x a x a a a
1 2 12 1 11 22 11 1 1 11 1 1 21 12
2
11 1
u x x

( ) ( ) 0 u a u a x a a a a a a
1 2 12 1 22 1 22 11 21 12 1 22 11 1
u x x = + +

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 222
Quest'ultima relazione rappresenta l'equazione differenziale del secondo ordine asso-
ciata al sistema di due equazioni differenziali in esame.















6.6 RISPOSTA ALL'IMPULSO

Nel seguente paragrafo analizzeremo tre metodi attraverso i quali sar possibile de-
terminare la risposta di un circuito ad un ingresso rappresentato da una corrente o ten-
sione impulsiva; per comodit, considereremo solo circuiti dinamici del primo ordine,
ovviamente lineari e tempo-invarianti. Ad esempio, si prenda in esame il circuito mo-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
223
strato in figura:
L'ingresso costituito da un generatore di corrente impulsiva. Si vuole determinare
l'andamento nel tempo della tensione sul condensatore. Possiamo utilizzare i seguenti
tre metodi:

1) Metodo per approssimazione: esso consiste nel sostituire il generatore di corrente
impulsivo con un generatore di corrente la cui forma d'onda rappresentata da un im-
pulso di durata finita; una volta calcolata la risposta del circuito a tale ingresso possia-
mo facilmente determinare la risposta all'impulso facendo tendere a zero l'intervallo di
tempo durante il quale applicato il segnale. L'impulso di durata finita ha il seguente
andamento nel tempo:

Da un punto di vista qualitativo possiamo affermare quanto segue: per t<0 l'ingresso
nullo, la tensione iniziale sul condensatore nulla e quindi il circuito completamente
inerte. Nell'istante t=0+ si ha una variazione istantanea, ma comunque limitata, di cor-
rente ai capi del condensatore la cui tensione rimane, quindi, costante e pari al valore
che aveva nell'istante t=0- cio zero; in altri termini, nell'istante t=0+ il condensatore si
comporta come un cortocircuito. Di conseguenza, la corrente del generatore scorre e-
sclusivamente nel condensatore provocando, gradualmente, l'instaurarsi di una certa
carica sulle sue armature; questo a sua volta, determina un progressivo aumento della
tensione sul condensatore e quindi anche sul resistore, visto che i due elementi sono in
parallelo. In tal modo, per, la corrente fornita dal generatore passa anche attraverso il
resistore e perci la tensione sul condensatore aumenter sempre pi lentamente. Infi-
ne, a partire dall'istante t = , viene escluso il generatore di corrente e quindi comincia
il processo di scarica del condensatore: cio avremo circolazione di corrente sino a
quando si esaurisce l'energia elettrica immagazzinata nel condensatore sino all'istante t
= . Intuitivamente, l'andamento nel tempo della tensione ai capi del condensatore pu
essere cos schematizzato:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 224

Analizziamo ora il circuito da un punto analitico; applicando la L.K.C. otteniamo la se-
guente equazione:

(6.140) (t) p
C
1
CR
(t) v
dt
(t) dv
(t) p
dt
(t) dv
C
R
(t) v
(t) p
dt
(t) dv
C
R
(t) v
(t) i (t) i (t) i
C C C C
C R
s C R

= + = +
= + = +


E' necessario distinguere i seguenti due intervalli di tempo:

] [ (*)
C
1
RC
v
dt
dv
: diventa (6.140) la 0, t per
C1 C1

= +

L'integrale generale di questa equazione dato da:

(t) v (t) v (t) v
C1s C1h C1
+ =

L'integrale particolare costante, essendo tale l'ingresso, e pu essere ricavato nel se-
guente modo:


R
ke (t) v (t) v (t) v
: allora ottiene Si .
R
(t) v A
C
1
CR
A
: ha si (*) nella o sostituend e cost. A (t) v : posto
RC
t
C1s C1h C1
C1s
C1s

+ = + =
= =

=
= =


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
225

Il valore della costante k si ricava imponendo la condizione iniziale:

+ = =
+
R
k
R
k 0 ) (0 v
C1



In definitiva si ottiene:

] [ (**) 0, t per e 1
R
(t) v
RC
t
C1

|
|

\
|



Tenendo presente che per ricavare la risposta all'impulso dovremo far tendere a zero,
lecito considerare molto piccolo e quindi, essendo anche t < , possibile sviluppa-
re in serie la seguente quantit:
RC
t
1 ....
RC
t
6
1
RC
t
2
1
RC
t
1 e
3 2
RC
t
+
|

\
|

\
|
+ =



Di conseguenza si ottiene:

] [ (6.141) 0, t per ,
C
t
RC
t
1 1
R
(t) v
C1

=
|

\
|
+

=

Questo pu essere interpretato come il contributo alla tensione sul condensatore nel ca-
so di ingresso diverso da zero e stato nullo. Si noti che la pendenza dell'andamento del-
la tensione sul condensatore, nell'intervallo ]0,[, 1/ C: tale valore molto grande
poich molto piccolo. Se ora consideriamo, invece, gli istanti di tempo per t> pos-
siamo ricavare il contributo alla tensione sul condensatore nel caso di ingresso nullo e
stato diverso da zero come integrale generale della seguente equazione differenziale:

t per , (*) 0
RC
v
dt
dv
C2 C2
> = +
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 226

Tenendo conto che la precedente equazione vale solo per istanti di tempo successivi al-
l'istante t=, il suo integrale generale sar esprimibile mediante una relazione di questo
tipo:
) u(t ke (t) v (t) v
RC
) (t
C2h C2
= =



Per trovare il valore della costante k sfrutteremo la seguente condizione iniziale:

|
|

\
|

= =

=
+

RC
C1 C2 C2
e 1
R
) ( v ) ( v ) ( v
La prima uguaglianza deriva dal fatto che la tensione sul condensatore non presenta
discontinuit istantanee poich la corrente rimane sempre limitata. Sviluppiamo in se-
rie la seguente quantit:

RC
1 ....
RC 6
1
RC 2
1
RC
1 e
3 2
RC

+
|

\
|

\
|

+



Di conseguenza si ottiene:

k
C
v
C RC
R
v
C C
= =
+
=
|

\
|

+

1 1
1 1
2 2
) ( : ha si quindi e , ) (

In definitiva, l'integrale generale della (*) dato da:

(6.142) ) u(t e
C
1
(t) v (t) v
RC
) (t
C2h C2
= =



Concludendo, la tensione sul condensatore, quando in ingresso presente un impulso
di durata finita, data da:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
227
[ ]
) . (
t per e
C
1
0, t per
C
t
(t) v
RC
) (t C
143 6

>



Per ricavare la tensione sul condensatore quando in ingresso presente un impulso
sufficiente far tendere a zero ottenendo:

u(t) e
C
1
(t) v : allora 0
ordine primo del
mi infinitesi entrambi e t essendo

C
1
(t) v : allora 0
RC
t
C2
C1

=
|
|

\
|

=


Osservando che la prima di queste due relazioni corrisponde esattamente al valore che
la seconda di esse assume per t=0 si ha che:

(6.144) u(t) e
C
1
(t) v
RC
t
C

=

Intuitivamente, possiamo immaginare l'impulso come costituito da un fronte di salita e
da uno di discesa: durante il primo si ha una variazione istantanea della tensione sul
condensatore sino al valore 1/C a cui segue, nel fronte di discesa, il processo di scarica
dello stesso condensatore dovuto sia alla scomparsa dell'impulso sia alla presenza del-
l'elemento resistivo.


2) Metodo di derivazione: esso consiste nel calcolare la risposta del circuito (in questo
caso la tensione sul condensatore) quando in ingresso presente un gradino unitario;
una volta calcolata tale risposta, diciamola s(t), sar sufficiente derivarla rispetto al
tempo per ottenere la stessa risposta del circuito ma con un ingresso rappresentato da
una corrente impulsiva (ci vero se si tiene presente che l'impulso ricavabile deri-
vando rispetto al tempo il gradino e che il circuito lineare e tempo-invariante). Allora,
supponendo che l'ingresso sia un gradino, l'equazione differenziale associata al circuito
la seguente:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 228
u(t)
C
1
RC
v
dt
dv
c c
= + (6.145)


il cui integrale generale del tipo:

(t) v u(t) ke (t) v
Cs
RC
t
c
+ =



L'integrale particolare deve seguire l'ingresso ed essendo questo costante possiamo
porre:

cost A (t) v
S
C
= =

che sostituita nella (6.145) d:

R A (t) v
C
u(t)
RC
A
S
C
= = =

Per ricavare poi il valore della costante k occorre imporre la condizione iniziale e cio:

R k Ru(t) k 0 ) (0 v
C
= + = =
+


e quindi lintegrale generale della (6.145) si scrive come:

u(t) e 1 R s(t) (t) v
RC
t
C
|
|

\
|
= =


Da quanto detto, la risposta del circuito all'impulso, diciamola h(t), sar espressa come:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
229
(6.147) u(t) e
RC
1
R (t) e 1 R
dt
ds(t)
h(t)
RC
t
RC
t
|
|

\
|
+
|
|

\
|
= =



Il primo addendo a secondo membro della (6.147) nullo in quanto, per t diverso da
zero, si annulla l'impulso mentre, per t=0, si annulla la quantit tra parentesi. In con-
clusione, la risposta del circuito all'impulso data da:

(6.148) u(t) e
C
1
h(t)
RC
t

=
(Nota: si osservi l'analogia con la relazione (6.144)).


3) Metodo dell'equilibrio delle funzioni singolari. L'equazione differenziale associata
al circuito di fig.1 quando in ingresso presente un impulso la seguente:

(6.149) (t)
C
1
RC
v
dt
dv
C C
= +

Poich il secondo membro di tale equazione differenziale sempre nullo per t diverso
da zero, l'integrale generale della (6.149) coincide con quello dell'equazione omogenea
associata, cio:

(*) u(t) ke (t) v
RC
t
C

=

Per determinare il valore della costante k basta sostituire la (*) nella relazione (6.149)
come segue:

(**) (t)
C
1
(t) ke
(t)
C
1
u(t) e
RC
k
(t) ke u(t) e
RC
k
RC
t
RC
t
RC
t
RC
t


=
= + +



Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 230

Osservando ora che il primo membro della (**) ha valore non nullo solo per t uguale a
zero (in quanto per t diverso da zero l'impulso si annulla), possiamo scrivere la suddet-
ta relazione come segue:

u(t) e
C
1
(t) v : quindi e
C
1
k (t)
C
1
(t) k
t
RC
1
C

=
= =


Si nota che tale risultato coincide con quelli determinati nei due casi precedenti. Si con-
sideri ora il seguente circuito:

Si vuole determinare l'andamento nel tempo della corrente i(t). Analizziamo prima il
circuito da un punto di vista qualitativo: per t<0 il circuito completamente inerte in
quanto sia l'ingresso sia la tensione iniziale sul condensatore sono nulle. Nell'istante
t=0 viene applicato l'impulso di tensione: intuitivamente tale impulso pu stabilirsi ai
capi del resistore o ai capi del condensatore o di entrambi. In realt, facile dimostrare
che l'impulso di tensione agisce solo ai capi del resistore perch nell'istante t=0 il con-
densatore continua a comportarsi come un cortocircuito: infatti, la tensione sul conden-
satore pu subire una variazione istantanea solo se su di esso agisce un impulso di cor-
rente e non di tensione come in questo caso. D'altra parte, se ai capi del resistore, nell'i-
stante t=0, si stabilisce un impulso di tensione questo determiner una corrente impul-
siva pari a: i(t)= (t)/R. Questa corrente la stessa che scorre anche nel condensatore de-
terminando cos una variazione istantanea di tensione data da:

(*)
CR
1
(t)dt
CR
1
i(t)dt
C
1
) (0 v ) (0 v
0
0
0
0
C C
= = + =

+

+

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
231
Essendo tale tensione positiva, in t=0+, le armature del condensatore saranno polarizza-
te come indicato in fig. 6.43 e quindi ci sar una corrente i1(t) che scorre in verso antio-
rario, cio in verso opposto alla corrente i(t); allora, per t>0 il circuito diventa:

Evidentemente la corrente i1(t) pu essere ricavata come segue (basta risolvere l'equa-
zione differenziale associata al circuito per t>0):
u(t) ke (t) i
RC
t
1

=

Il valore della costante k si ricava imponendo la condizione iniziale:

(*) u(t) e
C R
1
R
(t)
(t) i
R
(t)
i(t) : quindi e
u(t) e
C R
1
(t) i
C R
1
R
) (0 v
R
) (0 v
k ) (0 i
RC
t
2 1
RC
t
2 1 2
C R
1

+ +
+
= =
= = = = =



Il primo addendo a secondo membro della (*) rappresenta il contributo alla risposta i(t)
a stato nullo ed ingresso diverso da zero mentre il secondo addendo rappresenta il con-
tributo alla risposta i(t) ad ingresso nullo e stato diverso da zero (si tenga presente che
quest'ultimo vale solo per t>0). Vediamo ora di ricavare lo stesso risultato per via anali-
tica usando il metodo dell'equilibrio delle funzioni singolari. Applicando la L.K.T. al
circuito di fig. 6.42 si ottiene:

(6.151)
R
(t) '
i(t)
CR
1
dt
di(t)
: ottiene si derivando cui da , (6.150) (t) )d i(
C
1
Ri(t)
t
0


= +
=

+

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 232

Note:
nella relazione (6.150) si tenga presente che la tensione iniziale sul condensatore
stata supposta nulla;
nella relazione (6.151) compare, a secondo membro, la derivata prima dell'impulso
che, generalmente, prende il nome di doppietto.





Di seguito sono indicate le propriet che lo definiscono:
0 (t) (t)dt ' e 0 t 0 (t) ' > = =


Da quanto detto si deduce che il secondo membro dell'equazione (6.151) sempre nul-
lo per t diverso da zero e, quindi, l'integrale generale della (6.151) coincide con quello
dell'equazione omogenea associata, cio:
u(t) ke i(t)
RC
t

=

In realt, la risposta appena determinata non completa e questo lo si deduce dal fatto
che sostituendo tale espressione nell'equazione (6.151) non possibile equilibrare il
doppietto che compare a secondo membro. Quando si presentano situazioni di questo
genere basta semplicemente aggiungere alla risposta dell'equazione omogenea associa-
ta tanti termini di tipo impulsivo quanti sono necessari per equilibrare la derivata del-
l'impulso (eventualmente anche di ordine superiore al primo) che compare nell'equa-
zione differenziale completa. Nel caso in esame, allora, la risposta i(t) sar scritta come:
(t) A u(t) ke i(t)
RC
t
+ =



Per ricavare il valore delle costanti k e A basta sostituire la precedente espressione nel-
l'equazione (6.151) ottenendo:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
233
(**) (t) '
R
1
(t)
RC
A
(t) ' A (t) ke
(t) '
R
1
(t)
RC
A
u(t) e
RC
k
(t) ' A (t) ke u(t) e
RC
k
RC
t
RC
t
RC
t
RC
t


= + +
= + + + +




Osservando ora che il primo addendo nel primo membro della (**) ha valore non nullo
solo per t uguale a zero (in quanto per t diverso da zero l'impulso si annulla), possiamo
scrivere la suddetta relazione come segue:

=
=

=
= +
= + +
R
1
A
C R
1
k

R
1
A
0
RC
A
k
: ricava si cui da , (t) '
R
1
(t)
RC
A
(t) ' A (t) k
2



In definitiva, si ottiene:

(t)
R
1
u(t) e
C R
1
i(t)
RC
t
2
+ =



(Si noti l'analogia con la relazione (*) alla pagina precedente).

Osserviamo, infine, quanto segue: l'analisi qualitativa del circuito di fig. 6.42 pu essere
svolta anche in modo differente da quello seguito precedentemente e cio basandosi
sul cosiddetto principio di non amplificazione della tensione e della corrente: esso
afferma che:

in un circuito dinamico lineare, eventualmente anche tempo-variante, se l'alimentazio-
ne dovuta solo a generatori indipendenti costanti o a condizioni iniziali non nulle sugli
elementi conservativi, allora in nessun lato del circuito si pu avere un valore di tensio-
ne o corrente superiore a quello dell'alimentazione.

Allora, tenendo presente ci e prendendo in esame il circuito di fig. 6.42, possiamo af-
fermare che l'impulso di tensione in ingresso non pu applicarsi ai capi del condensa-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 234
tore perch, in tal caso, si avrebbe sul condensatore un doppietto di corrente che, a sua
volta, si stabilirebbe ai capi del resistore originando un doppietto di tensione: questo,
per, in contrasto col suddetto principio di non amplificazione e quindi possiamo
concludere che l'impulso di tensione in ingresso si applica ai capi del resistore. L'analisi
qualitativa procede poi in modo analogo a quanto fatto in precedenza.




6.7 METODO GENERALE PER LA DETERMINAZIONE DI UN IMPULSO DI TENSIONE O DI
CORRENTE IN UN CIRCUITO

Dai vari esempi trattati nei paragrafi precedenti possiamo concludere che, in generale,
le variabili di stato di un circuito, ossia le tensioni sui condensatori e le correnti sugli
induttori, possono subire variazioni istantanee in t=0 se si verificano le seguenti due
condizioni: nel circuito sono presenti generatori indipendenti con forme d'onda impul-
sive oppure nel circuito stesso si originano correnti impulsive (sostenute da generatori
di tensione) o tensioni impulsive (sostenute da generatori di corrente). E' facile verifica-
re che condizione necessaria affinch ci avvenga che si formino nel circuito, a partire
dall'istante t=0+, maglie costituite solo da generatori di tensione e condensatori o in-
siemi di taglio costituiti solo da generatori di corrente ed induttori.

Consideriamo a titolo di esempio il seguente circuito:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
235
Se si suppone che il circuito sia in condizione di regime, possiamo facilmente ricavare
le condizioni iniziali sugli elementi conservativi esaminando il circuito equivalente per
t=0- :

Esaminiamo ora il circuito di fig. 6.44 con lo scopo di stabilire se pu crearsi un impulso di cor-
rente: se ci fosse vero ai capi di ciascun induttore si avrebbe un doppietto di tensione ma questo
sarebbe in contrasto col principio di non amplificazione enunciato nel paragrafo precedente; i-
noltre, se circolasse un impulso di corrente, ai capi di ogni resistore avremmo un impulso di
tensione e ci sarebbe ancora in contrasto col suddetto principio. In definitiva, ai fini dell'impul-
so di corrente, sia gli induttori sia i resistori si comportano come circuiti aperti (naturalmente
questo vale anche per i generatori indipendenti di corrente costanti) mentre rimangono inaltera-
ti solo i generatori indipendenti di tensione ed i condensatori. Per, affinch tale impulso di cor-
rente possa scorrere nel circuito necessario che i condensatori ed i generatori di tensione for-
mino una maglia: questa , quindi, condizione necessaria affinch nel circuito si formi un im-
pulso di corrente; diventa anche condizione sufficiente se la somma algebrica delle tensioni dei
generatori indipendenti e delle tensioni iniziali sui condensatori diversa da zero. In tal caso,
infatti, bisogna ammettere l'esistenza di un impulso di corrente che faccia variare istantanea-
mente in t=0 le tensioni iniziali sui condensatori in modo che sia sempre soddisfatta la L.K.T.
applicata alla maglia (vedi pag. 136-137). Ad esempio, il circuito equivalente a quello di fig.
6.44 ai fini dell'impulso di corrente il seguente:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 236
che possiamo cos semplificare:

(Nota: i due condensatori in fig. a sono entrambi scarichi e quindi si comportano come
cortocircuiti). Essendo la tensione vs diversa da zero, si avr un impulso di corrente so-
stenuto da tale tensione e diretto come mostrato in fig. b), e cio dal morsetto positivo a
quello negativo, che far depositare una stessa carica q sulle armature dei due conden-
satori in modo tale che:

2
E
C
q
v v : Quindi
2
CE
(t)dt i q E
C
q
C
q
E v v
2 1
0
0_
2 1
= = =
= = = + = +

+




Osservando ora il circuito di fig. a) possiamo scrivere:
2
E
2
E
E v ) (0 v ) (0 v
2
E
v v ) (0 v ) (0 v
2 C2 C2
1 1 C1 C1
= = =
= = =
+
+




Sono state cos ricavate le tensioni iniziali sui due condensatori nel circuito in esame. E'
possibile ora svolgere un discorso duale per quanto riguarda la determinazione delle
correnti iniziali sui due induttori presenti nel circuito. Esaminiamo il circuito di fig.6.44
con lo scopo di stabilire se pu crearsi un impulso di tensione: se ci fosse vero ai capi
di ciascun condensatore si avrebbe un doppietto di corrente che circolerebbe anche nei
resistori determinando, ai loro capi, dei doppietti di tensione; ma questo sarebbe in
contrasto col principio di non amplificazione enunciato nel paragrafo precedente. In
definitiva, ai fini dell'impulso di tensione, sia i condensatori sia i resistori si comporta-
no come cortocircuiti (naturalmente questo vale anche per i generatori
indipendenti di tensione costanti) mentre rimangono inalterati solo i generatori indi-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
237
pendenti di corrente e gli induttori. Per, affinch tale impulso di tensione possa sussi-
stere nel circuito necessario che gli induttori ed i generatori di corrente formino un
insieme di taglio, ossia convergano in un unico nodo: questa , quindi, condizione ne-
cessaria affinch nel circuito si formi un impulso di tensione; diventa anche condizione
sufficiente se la somma algebrica delle correnti dei generatori indipendenti e delle cor-
renti iniziali sugli induttori diversa da zero. In tal caso, infatti, bisogna ammettere l'e-
sistenza di un impulso di tensione che faccia variare istantaneamente in t=0 le correnti
iniziali sugli induttori in modo che sia sempre soddisfatta la L.K.C. applicata all'insie-
me di taglio. Ad esempio, il circuito equivalente a quello di fig. 6.44 ai fini dell'impulso
di tensione il seguente:
che possiamo cos semplificare:

(Nota: i due induttori in fig. a sono entrambi scarichi e quindi si comportano come cir-
cuiti aperti; in fig. b essi sono stati collegati a massa in quanto la tensione ai nodi 1 e 2
la stessa). Essendo la corrente E/R diversa da zero, si avr un impulso di tensione so-
stenuto da tale corrente e diretto come mostrato in fig. b) che originer uno stesso flus-
so sui due induttori in modo tale che:


2R
E
L
i i : Quindi
2R
LE
(t)dt v
R
E
L L R
E
i i
2 1
0
0_
2 1
= = =
= = = + = +





Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 238


Osservando ora il circuito di fig. a) possiamo scrivere:


2R
E
i i ) (0 i ) (0 i
2R
E
2R
E
R
E
i ) (0 i ) (0 i
2 2 L2 L2
1 L1 L1
= = + =
= = =
+
+




Sono state cos ricavate le correnti iniziali sui due induttori nel circuito in esame.


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
239


CAPITOLO 7





7.1 ANALISI DEI CIRCUITI COMPLESSI 240

7.2 GRAFI, ALBERI, INSIEMI DI TAGLIO E MAGLIE FONDAMENTALI 242

7.3 MATRICE DI INCIDENZA 254

7.4 TEOREMA DI TELLEGEN 256

7.5 METODO GENERALE PER LA RICERCA DELLE EQUAZIONI DI UN CIRCUITI
IN TERMINI DI VARIABILI DI STATO 257









Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 240







7.1 ANALISI DEI CIRCUITI COMPLESSI
Un qualsiasi circuito costituito esclusivamente da componenti lineari e da generatori
indipendenti detto circuito lineare. I metodi che ora introdurremo per l'analisi dei
circuiti complessi o reti valgono sia per circuiti lineari che non lineari. Supponiamo, per
il momento, di considerare circuiti costituiti da soli bipoli. E' opportuno, inoltre, preci-
sare il significato di alcuni termini: per lato di un circuito intendiamo ogni singolo bi-
polo presente nel circuito. Un nodo invece un punto che congiunge almeno due lati
del circuito: in particolare, il grado di un nodo il numero di lati che convergono nel no-
do. Una maglia un cammino chiuso di lati del circuito che gode delle seguenti pro-
priet: i suoi lati devono essere attraversati una sola volta e ciascun nodo incontrato
lungo il cammino deve connettere esattamente due lati del cammino chiuso. Lo studio
di un qualsiasi circuito comporta la determinazione di tutte le correnti e tensioni di la-
to: gli strumenti a disposizione sono le relazioni di lato, che sono equazioni fra loro
indipendenti ed in numero pari ai lati del circuito in esame, le equazioni di equilibrio
delle correnti, che si ricavano applicando la L.K.C. ai nodi del circuito o a determinate
superfici gaussiane e le equazioni di equilibrio delle tensioni, che si ricavano appli-
cando la L.K.T. alle maglie del circuito. Se il circuito in esame ha b lati occorre determi-
nare 2b incognite che sono tutte le correnti e tensioni di lato: servono allora 2b equa-
zioni in tali incognite linearmente indipendenti. Una met di esse fornita proprio dal-
le relazioni di lato; le altre b equazioni vanno ricercate tra quelle di equilibrio delle cor-
renti e quelle di equilibrio delle tensioni. Osserviamo, anzitutto, che le equazioni rica-
vate applicando la L.K.C. e la L.K.T. non tengono conto della natura dei bipoli che co-
stituiscono il circuito ma di come questi sono connessi tra loro ossia, in altri termini,
della topologia del circuito. Di conseguenza, agli effetti dell'applicazione delle leggi di
Kirchhoff posso pensare di sostituire un generico bipolo con un segmento orientato,
che chiameremo semplicemente lato, compreso tra due vertici di estremit che chiame-
remo, ancora per semplicit, nodi:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
241
La freccia sul lato k denota il verso della corrente nel bipolo ad esso associato mentre si
conviene che il nodo, nel lato k, posto dalla parte della coda della freccia corrisponde al
nodo nel bipolo a tensione maggiore. Se ogni elemento a due terminali sostituito da
un segmento orientato, l'insieme di segmenti cos ottenuti, connessi allo stesso modo in
cui sono collegati gli elementi del circuito di partenza, costituiscono il grafo orientato o,
semplicemente, il digrafo associato al circuito in esame.


In figura dato un esempio di costruzione di un grafo orientato associato a un circuito.
Si noti che i segmenti orientati sono stati numerati per stabilire la corrispondenza con
gli elementi del circuito cui si riferiscono. I vertici del grafo corrispondono ai nodi del
circuito con identica numerazione. La cosa interessante che si possono applicare le
leggi di Kirchhoff direttamente sulla base del grafo orientato. Applicando, infatti, la
L.K.C. ai quattro nodi del grafo orientato (considerando positive le correnti uscenti) si
ha:
0 i i i : 4 nodo
0 i i i : 3 nodo
0 i i i : 2 nodo
0 i i i : 1 nodo
5 4 3
6 5 2
4 2 1
6 3 1
=
= + +
= + +
= +

E' possibile verificare immediatamente che queste quattro equazioni non sono fra loro
indipendenti. La loro somma , infatti, nulla. Analogamente, applichiamo la L.K.T. ad
alcune maglie del grafo (considerando come verso di percorrenza delle maglie quello
orario) e si ha:
0 v v v v : 3 - 5 - 2 - 1 maglia
0 v v v : 3 - 5 - 6 maglia
0 v v v : 2 - 6 - 1 maglia
0 v v v : 4 - 5 - 2 maglia
0 v v v : 3 - 4 - 1 maglia
3 5 2 1
6 3 5
1 2 6
4 5 2
3 4 1
= + +
=
=
= +
= +

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 242
Anche queste equazioni non sono tutte indipendenti come si pu verificare osservando
che la quarta di esse ottenuta dalla somma delle prime tre e la quinta combinazione
delle prime due. Gli esempi considerati evidenziano la necessit di mettere a punto
una procedura sistematica che consenta di conoscere quante e quali sono, tra le equa-
zioni di equilibrio delle correnti e delle tensioni, quelle indipendenti. Risulta essere di
grande aiuto a tale scopo l'introduzione di alcune nozioni relative alla teoria dei grafi
orientati. Nel seguito ometteremo, per semplicit, la parola orientato e parleremo sem-
plicemente di grafo.


7.2 GRAFI, ALBERI, INSIEMI DI TAGLIO E MAGLIE FONDAMENTALI
Si definisce grafo un insieme di lati e nodi con la propriet che ciascuna estremit di
ogni lato deve terminare in un nodo. Un nodo isolato un grafo (degenere). Dato un
grafo G, si definisce sub-grafo di G ogni sottoinsieme di lati e nodi di G disposti nello
stesso modo del grafo di partenza. In particolare, un sub-grafo pu essere ottenuto ri-
muovendo dal grafo iniziale dei lati e/o dei nodi. Si tenga presente che rimuovere un
lato non significa rimuovere anche i nodi terminali del lato stesso ma significa cancella-
re il segmento che unisce i nodi, lasciando i nodi. Per esempio, il sub-grafo di fig. b)
ottenuto rimuovendo i lati 1,2 e 6 dal grafo di fig. a) :
Un grafo si dice connesso se, comunque si scelga una coppia di nodi, esiste almeno un
cammino lungo i lati del grafo che congiunga i due nodi (per convenzione un nodo iso-
lato un grafo connesso). Se un grafo non connesso esso sar costituito da almeno
due parti separate. Inoltre, un grafo connesso si dir completo se comunque si scelga
un nodo questo collegato a tutti gli altri nodi del grafo mediante un solo lato (ovvia-
mente un grafo completo anche connesso): un esempio di grafo completo quello
mostrato in fig. a).
Si definisce albero di un grafo G connesso un sub-grafo di G che soddisfi le seguenti
condizioni:
deve essere connesso;
deve contenere tutti i nodi di G;
non deve contenere maglie.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
243
Nel caso del grafo di fig. a) esempi di alberi sono:
I lati di un albero sono detti rami mentre i lati del grafo di partenza che non fanno par-
te dell'albero sono detti corde e formano il coalbero (nella figura precedente le corde so-
no tratteggiate). Nel caso in cui il grafo di partenza sia completo in esso si possono in-
dividuare n
n-2
alberi, dove n indica il numero di nodi del grafo. Sussiste il seguente:
Teorema
Dato un grafo connesso con n nodi e b lati, ogni albero del grafo avr esattamente n-1 rami e
quindi ogni coalbero avr b-n+1 corde.
Definizione di insieme di taglio: dato un grafo connesso, un suo insieme di taglio un
insieme di lati del grafo stesso tali che:
(a) la rimozione dal grafo iniziale di tutti i lati dell'insieme di taglio conduce ad un su-
bgrafo costituito da esattamente due parti separate (cio non connesso);
(b) la rimozione dal grafo iniziale di tutti i lati dell'insieme di taglio tranne uno qual-
siasi conduce ad un subgrafo ancora connesso.
Per individuare gli insiemi di taglio si possono utilizzare le superfici gaussiane: i lati
del grafo tagliati dalla superficie una sola volta costituiscono un insieme di taglio. Se,
ad esempio, consideriamo nuovamente il grafo di fig. a), quello che si ottiene rimuo-
vendo i lati attraversati rispettivamente dalle due superfici gaussiane indicate mo-
strato di seguito:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 244
Poich in entrambi i casi sono soddisfatte le condizioni imposte nella definizione data
alla pagina precedente possiamo concludere che gli insiemi di lati {6,2,5} e {6,1,4,5}
formano due insiemi di taglio. Osserviamo ancora che l'insieme di lati {6,2,5,3} non
rappresenta un insieme di taglio perch non soddisfatta la condizione (b) nella defi-
nizione data: infatti rimuovendo tutti i lati dell'insieme tranne il lato 3 non si ottiene un
grafo connesso. E' ovvio che i lati che incidono un nodo costituiscono un insieme di ta-
glio. Basta considerare, infatti, la gaussiana che circonda il nodo.
Si supponga, a questo punto, di scegliere un albero arbitrario in un grafo connesso as-
segnato: si individuino poi gli insiemi di taglio tali che ognuno di essi sia formato da
corde e da un solo ramo d'albero (quest'ultimo, peraltro, deve essere caratteristico di
un solo insieme di taglio, cio non deve essere contenuto negli altri insiemi di taglio
trovati): questi sono detti insiemi di taglio fondamentali relativi all'albero scelto. Ad esem-
pio, per l'albero mostrato in figura si ha:
Evidentemente, gli insiemi di taglio fondamentali relativi ad un albero in un grafo
connesso sono pari al numero di rami dell'albero, cio n-1 (dove n il numero di nodi).
Definizione di maglia fondamentale: dato un grafo connesso e scelto un albero, una
maglia fondamentale costituita da una sola corda del coalbero e da tanti rami dell'al-
bero quanti sono necessari per completarla.
Ad esempio, per l'albero mostrato in figura si ha:
(Nota: i numeri sottolineati individuano le corde caratteristiche della corrispondente
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
245
maglia fondamentale). Evidentemente, le maglie fondamentali relative ad un albero in
un grafo connesso sono pari al numero delle corde del coalbero, cio b-n+1 (dove b il
numero di lati ed n il numero di nodi).
Enunciamo ora i seguenti due teoremi di notevole importanza.

Teorema 1
Dato un circuito a cui sia associato un grafo connesso con n nodi e b lati, il numero delle equa-
zioni di equilibrio delle correnti fra loro indipendenti pari a n-1.
Dim.: la tesi pu essere asserita dimostrando queste due affermazioni:
1) il numero di equazioni di equilibrio delle correnti linearmente indipendenti al
massimo n-1;
2) il numero di equazioni di equilibrio delle correnti linearmente indipendenti al
minimo n-1.
Consideriamo, ad es., il seguente grafo connesso (il discorso ha comunque validit ge-
nerale):
Applico la L.K.C. a ciascun nodo del grafo ottenendo cos n equazioni (nel caso partico-
lare n=4) di equilibrio che esprimono dei vincoli tra le correnti di lato. E' facile per ve-
rificare che tali n equazioni sono fra loro dipendenti: basta, infatti, sommarle membro a
membro per ottenere un'identit del tipo: 0=0. Ci si pu dedurre dal fatto che, consi-
derando una generica coppia di nodi del grafo, come quella mostrata in fig. b alla pa-
gina precedente, la corrente di lato ik risulta essere uscente dal nodo i ed entrante nel
nodo j: di conseguenza, nelle due equazioni di Kirchhoff delle correnti, una relativa al
nodo i e l'altra relativa al nodo j, tale corrente di lato comparir con segni opposti e
quindi si annuller quando le due equazioni verranno sommate; considerazioni analo-
ghe valgono per tutte le correnti di lato e ci conferma quanto appena detto. Tuttavia,
in generale, possibile scrivere equazioni di equilibrio per le correnti considerando
delle superfici gaussiane che attraversano il grafo in esame: anche in questo caso, per,
le equazioni che si ottengono risultano essere fra loro dipendenti per il fatto che una
qualsiasi equazione di equilibrio per le correnti ricavata facendo riferimento ad una
superficie gaussiana si pu sempre ottenere come somma delle equazioni derivanti
dall'applicazione della L.K.C. ai nodi racchiusi nella gaussiana in esame.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 246
Ad esempio, per il grafo di fig. a alla pagina precedente, possiamo applicare la L.K.C.
alla superficie gaussiana tracciata e ai nodi 2 e 3 ottenendo:
( )
( )
) entranti correnti le positive scelte sono si : Nota (
0 i i i : 3
0 i i i : 2
0 i i i i :
6 5 2
4 2 1
6 5 4 1
=
=
=

Si osserva allora che la prima delle equazioni precedenti ottenibile dalla somma delle
ultime due in accordo con quanto appena detto. Da tutto ci si pu concludere che il
numero di equazioni di equilibrio per le correnti fra loro indipendenti al massimo n-1
(perch n di queste equazioni sono sicuramente fra loro dipendenti). La prima affer-
mazione cos dimostrata; per dimostrare la seconda, basta osservare che, scelto un
qualsiasi albero nel grafo in esame, ed individuato in esso gli insiemi di taglio fonda-
mentali (che sono in numero pari a n-1) mediante opportune superfici gaussiane, le
equazioni di equilibrio per le correnti che si ottengono applicando la L.K.C. a tali su-
perfici sono sicuramente fra loro indipendenti (infatti, ricordando la definizione di in-
sieme di taglio fondamentale, in ciascuna di tali equazioni di equilibrio comparir una
corrente di lato, corrispondente al ramo d'albero che individua l'insieme di taglio fon-
damentale in esame, che non presente nelle altre equazioni: quindi, sommando tali
equazioni di equilibrio, non si annullano tutte le correnti, come invece accadeva nel ca-
so precedente). Poich le equazioni di equilibrio per le correnti che si possono scrivere
facendo riferimento agli insiemi di taglio fondamentali sono proprio n-1, possiamo
concludere che le equazioni di equilibrio per le correnti fra loro indipendenti sono al
minimo n-1. La seconda affermazione cos dimostrata e quindi la tesi vera. Il teore-
ma appena dimostrato non solo ci indica il numero di equazioni di equilibrio per le
correnti fra loro indipendenti che si possono scrivere in un qualsiasi circuito ma ci d
anche informazioni su come ottenerle e cio applicando la L.K.C. alle superfici gaus-
siane che individuano gli insiemi di taglio fondamentali relativi ad un certo albero nel
grafo orientato associato al circuito in esame.

Teorema 2
Dato un circuito a cui sia associato un grafo connesso con n nodi e b lati, il numero delle equa-
zioni di equilibrio delle tensioni fra loro indipendenti pari a b-n+1.
Dim.: la tesi pu essere asserita dimostrando queste due affermazioni:
1) il numero di equazioni di equilibrio delle tensioni linearmente indipendenti al massimo b-
n+1;
2) il numero di equazioni di equilibrio delle tensioni linearmente indipendenti al minimo b-
n+1.
Diamo per vera la prima affermazione e verifichiamo che vera anche la seconda af-
fermazione. Ci si deduce osservando che, scelto un qualsiasi albero nel grafo in esa-
me, ed individuato in esso le maglie fondamentali (che sono in numero pari a b-n+1), le
equazioni di equilibrio per le tensioni che si ottengono applicando la L.K.T. a tali ma-
glie sono sicuramente fra loro indipendenti (infatti, ricordando la definizione di maglia
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
247
fondamentale, in ciascuna di tali equazioni di equilibrio comparir una tensione di la-
to, corrispondente alla corda del coalbero che individua la maglia fondamentale in e-
same, che non presente nelle altre equazioni: quindi, sommando tali equazioni di e-
quilibrio, non si annullano tutte le tensioni di lato il che conferma che queste equazioni
sono linearmente indipendenti). Poich le equazioni di equilibrio per le tensioni che si
possono scrivere facendo riferimento alle maglie fondamentali sono proprio b-n+1,
possiamo concludere che le equazioni di equilibrio per le tensioni fra loro indipendenti
sono al minimo b-n+1. La seconda affermazione cos dimostrata e quindi la tesi ve-
ra. Il teorema appena dimostrato non solo ci indica il numero di equazioni di equilibrio
per le tensioni fra loro indipendenti che si possono scrivere in un qualsiasi circuito ma
ci d anche informazioni su come ottenerle e cio applicando la L.K.T. alle maglie fon-
damentali relative ad un certo albero nel grafo orientato associato al circuito in esame.
In conclusione, dato un qualsiasi circuito con n nodi e b lati e nell'ipotesi che il grafo
orientato ad esso associato sia connesso abbiamo visto che per risolverlo occorre de-
terminare 2b incognite che sono tutte le correnti e tensioni di lato: si detto anche che
per far ci necessario scrivere un sistema di 2b equazioni linearmente indipendenti.
Ora sappiamo che, una volta scelto un qualsiasi albero nel grafo associato al circuito (si
noti che tale scelta conviene che sia identica sia per l'applicazione della L.K.C. sia per
l'applicazione della L.K.T.) le suddette equazioni fra loro indipendenti sono date da:
b equazioni di lato;
n-1 equazioni di equilibrio per le correnti (ricavate facendo riferimento agli in-
siemi di taglio fondamentali);
b-n+1 equazioni di equilibrio per le tensioni (ricavate facendo riferimento alle
maglie fondamentali).
Vediamo ora alcuni esempi. Si consideri il circuito resistivo lineare mostrato in figura:

Tracciamo ora il grafo orientato associato al circuito e, scelto un albero, ne individuia-
mo gli insiemi di taglio fondamentali e le maglie fondamentali come mostrato in figu-
ra:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 248
Applichiamo la L.K.C. alle superfici gaussiane che individuano i tre insiemi di taglio
fondamentali relativi all'albero scelto (scegliamo positive le correnti uscenti):
0 i i i :
0 i i i :
0 i i i :
5 3 1 3
5 4 2 2
6 2 1 1
= +
= +
=

Applichiamo ora la L.K.T. alle tre maglie fondamentali relative all'albero scelto (se-
guendo i versi di percorrenza indicati):
0 v v v : 3 4 5
0 v v v : 6 4 2
0 v v v : 6 3 1
5 4 3
4 6 2
6 3 1
= + +
=
= +

Mettendo insieme le sei equazioni di lato e le sei equazioni appena ottenute applicando
la L.K.C. e la L.K.T. si ottiene un sistema di dodici equazioni in dodici incognite che ri-
solto fornisce tutte le tensioni e correnti di lato: in questo caso il sistema sicuramente
determinato, cio ammette un'unica soluzione, in accordo con quanto detto nel para-
grafo 4.1. Consideriamo ora un circuito resistivo non lineare:
(Nota: k e x sono costanti assegnate).
Tracciamo ora il grafo orientato associato al circuito e, scelto un albero, ne individuia-
mo gli insiemi di taglio fondamentali e le maglie fondamentali come mostrato in figu-
ra:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
249
Applichiamo la L.K.C. alle superfici gaussiane che individuano i due insiemi di taglio
fondamentali relativi all'albero scelto (scegliamo positive le correnti uscenti):
0 i i i :
0 i i :
4 2 1 2
3 1 1
= + +
= +

Applichiamo ora la L.K.T. alle due maglie fondamentali relative all'albero scelto (se-
guendo i versi di percorrenza indicati):
0 v v : 2 4
0 v v v : 3 2 1
4 2
3 2 1
=
= +

Mettendo insieme le quattro equazioni di lato e le quattro equazioni appena ottenute
applicando la L.K.C. e la L.K.T. si ottiene un sistema di otto equazioni in otto incognite
che risolto fornisce tutte le tensioni e correnti di lato: si tenga presente, comunque, che
in generale non detto che esista la soluzione. Nel caso appena trattato, il sistema di
equazioni che si ottiene non lineare a causa della presenza della funzione esponenzia-
le e pu essere risolto utilizzando il metodo di Newton-Raphson. Pu essere risolto an-
che con il metodo della caratteristica di carico. Consideriamo ora un esempio di circui-
to dinamico:

Supponiamo siano note le condizioni iniziali; valgono le seguenti relazioni di lato:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 250
8 8 8 7 7 7
t
6
6
6 5 5 4 4 4
3
3 3
2
2 2
1
1 1
i R v i R v
)d ( i
C
1
v E v i R v
dt
di
L v
dt
di
L v
dt
di
L v
= =
= = =
= = =



Scegliamo ora un albero nel grafo orientato associato al circuito:
Applichiamo ora la L.K.C. alle superfici gaussiane che individuano i cinque insiemi di
taglio fondamentali relativi all'albero scelto:
0 i i :
0 i i i :
0 i i :
0 i i i :
0 i i i :
8 2 5
8 7 6 4
7 1 3
8 5 4 2
7 5 3 1
= +
= +
=
= + +
=

Applichiamo poi la L.K.T. alle tre maglie fondamentali indicate:
0 v v v : 4 3 5
0 v v v v : 6 4 2 8
0 v v v v : 6 3 1 7
5 4 3
8 6 4 2
7 6 3 1
= + +
= + +
= + + +

Mettendo insieme le otto equazioni appena ricavate con le otto relazioni di lato si ottie-
ne un sistema di tipo integro-differenziale con sedici equazioni in sedici incognite (cio
tutte le correnti e tensioni di lato) che pu essere risolto con opportuni metodi numerici
tra cui quello di Eulero. La rappresentazione tramite grafi orientati che abbiamo sinora
visto per circuiti con elementi a due terminali pu essere facilmente estesa anche al ca-
so in cui siano presenti nel circuito elementi multiterminali. Come stato gi messo in
evidenza in precedenza, in un elemento a tre terminali possibile, una volta fissato un
nodo di riferimento, individuare una coppia di tensioni ed una coppia di correnti fra
loro indipendenti. Di conseguenza, il grafo orientato associato ad un elemento a tre
terminali sar sempre costituito da due lati e tre nodi, come mostrato in figura, con frec-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
251
ce entranti nel nodo comune:
(Nota: il nodo 3 stato scelto come riferimento). In tal modo potremo continuare a par-
lare di tensioni e correnti di lato anche con elementi a tre terminali. Ovviamente, per
un elemento a tre terminali esistono contemporaneamente tre possibili grafi orientati
associati a seconda del nodo di riferimento scelto. La generalizzazione di quanto detto
ad un elemento ad n terminali banale; infatti, il grafo orientato associato a tale ele-
mento avr n-1 lati ed n nodi come mostrato in figura (si scelto il nodo n come riferi-
mento), con frecce entranti nel nodo comune:

Per quanto riguarda, invece, la rappresentazione mediante grafo orientato di un dop-
pio bipolo basta semplicemente generalizzare quella di un solo bipolo, come mostrato
in figura:
Si osserva allora che il grafo associato ad un doppio bipolo costituito da quattro nodi
e due lati ed diverso dal grafo associato ad un generico elemento a quattro terminali
che, invece, avr, per quanto detto prima, quattro nodi e tre lati (in quanto ci sono tre
tensioni e tre correnti di lato, mentre nel doppio bipolo avremo due tensioni e due cor-
renti di lato corrispondenti alle tensioni e correnti di porta). Si pu estendere il concetto
di biporta a quello di multiporta; per esempio, il grafo orientato associato ad un triplo
biporta mostrato di seguito:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 252

Osserviamo ora quanto segue: il grafo orientato associato ad un doppio bipolo consta
di due lati non connessi. Ci comporta che le tensioni e le correnti di porta sulle varie
coppie di terminali non sono correlate tra loro per motivi di connessione (cio topolo-
gici) ma sono accoppiate a causa dei fenomeni fisici interni all'elemento. Di conseguen-
za, circuiti che contengono doppi bipoli o, in generale, multiporta, possono avere grafi
orientati associati non connessi. Per evitare tale problema possibile collegare le due
parti separate del grafo tramite un lato: in tal modo non si altera nessuna tensione o
corrente di lato nel circuito originale. Ci si pu verificare semplicemente applicando
la L.K.C. ad una superficie gaussiana che avvolga una delle due parti separate nel gra-
fo in esame e che tagli il lato k di giunzione, come mostrato in figura:
Ovviamente, la corrente ik risulta essere uguale a zero: ma allora il lato k si comporta
come un circuito aperto il che implica che il comportamento del resto del circuito non
viene alterato. Ma si pu fare di pi: poich le tensioni sono misurate tra nodi, una vol-
ta scelto un nodo di riferimento per ciascuna parte separata del grafo in esame, pos-
sibile saldare insieme tali nodi (che saranno entrambi caratterizzati da una tensione no-
dale nulla) ottenendo un riferimento comune. Il grafo cos ottenuto detto grafo artico-
lato. In definitiva, possiamo affermare che dato un qualsiasi circuito, il grafo ad esso
associato pu essere ritenuto, agli effetti dell'applicazione delle leggi di Kirchhoff,
sempre connesso. In questo modo, la trattazione fatta per i circuiti con elementi bipola-
ri rimane ancora valida. Si noti che se si considera l'insieme di lati tagliato dalla gaus-
siana che circonda il nodo di articolazione, questo insieme non costituisce un insieme
di taglio.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
253
Ad esempio, nel caso della figura precedente si ottiene il seguente grafo articolato sce-
gliendo i nodi 3 e 5 come nodi di riferimento per ciascuna parte separata:
A titolo d'esempio, consideriamo il seguente circuito contenente un resistore a tre ter-
minali di cui nota la caratteristica espressa mediante il controllo in corrente:
Le altre relazioni di lato sono:
6 6 6 5 4 4 4 3 3 3
i R v E v i R v i R v = = = =
Per quanto detto nelle pagine precedenti, il grafo orientato associato al circuito il se-
guente:
Possiamo allora scrivere le altre equazioni che insieme alle relazioni di lato consentono
di determinare tutte le correnti e tensioni di lato:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 254
0 v v : 2 6
0 v v : 2 4
0 v v v - : 5 1 3
0 i i i :
0 i i :
0 i i :
6 2
4 2
5 3 1
6 4 2 3
3 1 2
5 3 1
= +
=
= +
= +
=
= +

(Nota: per la L.K.T. il verso di percorrenza delle maglie fondamentali quello antiora-
rio).


7.3 MATRICE DI INCIDENZA
Si supponga che ad un certo circuito sia associato il seguente grafo orientato connesso:
Applichiamo ora la L.K.C. a ciascuno dei quattro nodi con l'ipotesi di considerare posi-
tive le correnti uscenti da un nodo:
0 i i i - : 4 nodo
0 i i i - : 3 nodo
0 i i i - : 2 nodo
0 i i i : 1 nodo
6 5 4
5 3 2
4 3 1
6 2 1
= +
= + +
= +
= +

Queste equazioni possono essere poste in forma matriciale come segue:
(7.1) 0 i A 0
i
i
i
i
i
i
1 1 1 0 0 0
0 1 0 1 1 0
0 0 1 1 0 1
1 0 0 0 1 1
a
6
5
4
3
2
1
= =
(
(
(
(
(
(
(

(
(
(
(


La matrice Aa detta matrice di incidenza e fornisce un'informazione globale sulla to-
pologia del circuito; il vettore i il vettore delle correnti. Si osserva che la matrice di in-
cidenza ha un numero di righe pari al numero di nodi nel circuito in esame ed un nu-
mero di colonne pari al numero di lati nel circuito; si tenga, inoltre, presente che essa
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
255
stata scritta con l'ipotesi di considerare positive le correnti uscenti da ogni nodo. Se il
grafo connesso, si pu facilmente ricavare la matrice d'incidenza ispezionando il gra-
fo in esame, senza cio dover scrivere le equazioni di equilibrio delle correnti appli-
cando la L.K.C. ad ogni nodo del circuito. Infatti, il generico elemento aik della matrice
di incidenza cos definito:

=
i. nodo il tocca non k lato il se , 0
i. nodo nel entra k lato il se , 1
i. nodo dal esce k lato il se , 1
a
ik

La precedente regola vale nell'ipotesi di considerare positive le correnti uscenti. Da
quanto stato detto nei paragrafi precedenti, le righe della matrice di incidenza (che
sono pari ad n, cio al numero di nodi) sono fra loro linearmente dipendenti, perch
stato dimostrato che il numero di equazioni di equilibrio per le correnti fra loro indi-
pendenti pari a n-1 (nell'ipotesi in cui il grafo associato al circuito sia connesso). D'al-
tra parte possibile anche verificare che, eliminando una qualsiasi riga nella matrice di
incidenza, le righe rimanenti saranno fra loro linearmente indipendenti, cio la matrice
che si ottiene avr rango massimo. Allora se nel circuito in esame si sceglie un nodo
qualunque come riferimento (cio si attribuisce ad esso una tensione nodale nulla) la
matrice che si ottiene eliminando dalla matrice di incidenza la riga corrispondente al
nodo scelto prende il nome di matrice di incidenza ridotta associata al nodo scelto
come riferimento e la si indica semplicemente con A (si ricorda che le righe di tale ma-
trice sono linearmente indipendenti). Ad esempio, nel caso del grafo di fig. 7.3, sce-
gliendo come riferimento il nodo 4, si ha la seguente matrice di incidenza ridotta:
(7.2) 0 i A 0
i
i
i
i
i
i
0 1 0 1 1 0
0 0 1 1 0 1
1 0 0 0 1 1
6
5
4
3
2
1
= =
(
(
(
(
(
(
(

(
(
(


Inoltre, avendo scelto il nodo 4 come riferimento, possiamo esprimere le tensioni di la-
to in funzione delle tre tensioni nodali come segue (si faccia sempre riferimento al gra-
fo di fig. 7.3 alla pagina precedente):
(7.3) e M v
e
e
e
0 0 1
1 0 0
0 1 0
1 1 0
1 0 1
0 1 1
v
v
v
v
v
v

e v
e v
e v
e e v
e e v
e e v
3
2
1
6
5
4
3
2
1
1 6
3 5
2 4
2 3 3
3 1 2
2 1 1
=
(
(
(

(
(
(
(
(
(
(

=
(
(
(
(
(
(
(

=
=
=
=
=
=

(Nota: il vettore v il vettore delle tensioni di lato mentre il vettore e il vettore delle
tensioni nodali).
Confrontando la matrice A con la matrice M si osserva che:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 256
(7.4) 0 e A v : diventa (7.3) la quindi e , A M
T T
= =
(Ovviamente anche la matrice M, essendo la matrice trasposta di A, sar di rango mas-
simo). In definitiva, assegnato un qualsiasi circuito il cui grafo orientato sia connesso e
scelto in tale circuito un nodo di riferimento, ricavando la matrice di incidenza ridotta
corrispondente posso facilmente scrivere, in forma matriciale, tutte le equazioni di e-
quilibrio per le correnti e le tensioni fra loro indipendenti come segue:

(**) 0 e A v
(*) 0 i A
T

=
=


7.4 TEOREMA DI TELLEGEN
Si consideri un circuito arbitrario a cui sia associato un grafo orientato connesso con b
lati ed n nodi. Si indichi poi con:

( )

T
b
i ,...,
2
i ,
1
i i =

un qualsiasi insieme di correnti di lato che soddisfino tutti i vincoli imposti dalla L.K.C.
per G e con:

T
b 2 1
) v ,...., v , (v v =
un qualsiasi insieme di tensioni di lato che soddisfino tutti i vincoli imposti dalla L.K.T.
per G.
Allora risulta che: 0 i v 0 i v
T
b
1 k
k k
= =

=
(7.5)
Dim.: si fissi nel circuito in esame un nodo qualsiasi come riferimento e si costruisca la
matrice di incidenza ridotta A corrispondente. Poich, per ipotesi, si supposto che il
vettore i e il vettore v sopra indicati soddisfino entrambi i vincoli imposti dalla L.K.C. e
dalla L.K.T. rispettivamente, possiamo scrivere (per quanto detto nel paragrafo prece-
dente):

e A v
0 i A
T

=
=

Sfruttando queste relazioni si ottiene:
( ) (C.V.D.) 0 i) (A e i e A i v
T
T
T T
= = =
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
257
Osservazioni:
si supponga che i' e i'', v' e v'' siano vettori, rispettivamente, di correnti e tensioni
valutati in istanti di tempo differenti che soddisfino le ipotesi del teorema di Telle-
gen con riferimento ad uno stesso grafo. Poich il suddetto teorema non impone al-
cuna condizione sull'istante di tempo in cui si valutano i due vettori di tensione e
corrente, possiamo scrivere:
0 ' i' ' v' 0 i' ' v' 0 ' i' v' 0 i' v'
T T T T
= = = =
si fissi un certo istante t e si misurino tutte le tensioni di lato vk(t) e le correnti di la-
to ik(t), con K=1,2,...,b. Ovviamente, i vettori v(t) e i(t) soddisfano rispettivamente la
L.K.T. e la L.K.C. e quindi per il teorema di Tellegen si ha:
(*) 0 i(t) v(t) 0 (t) (t)i v
T
b
1 k
k k
= =

=

Ora, poich si impiegano le direzioni di riferimento associate relative alla convenzione
degli utilizzatori, il prodotto vk(t)*ik(t) rappresenta la potenza fornita al lato k dal resto
del circuito nell'istante t considerato; in altri termini, tale prodotto rappresenta la 'rapi-
dit' con cui l'energia viene ceduta al lato k, nell'istante t, dal resto del circuito. Allora
la relazione (*) indica che la somma delle potenze fornite ai singoli lati del circuito nel-
l'istante t nulla. Supponiamo, infine, che il circuito abbia generatori indipendenti e
supponiamo di numerare i lati a partire dai generatori indipendenti. Si porti, ora, nella
(*) a primo membro gli addendi che si riferiscono ai generatori:
(**) (t) i (t) v (t) i (t) v
b
1 k
k k
1 k
sk sk
+ = =
=


Possiamo allora affermare che la somma delle potenze fornite dai generatori indipen-
denti uguale alla somma delle potenze entranti in tutti gli altri lati della rete. Questo
vale per ogni t. Poich la (*) e la (**) sono vere per qualsiasi istante t, possiamo conclu-
dere che la suddetta relazione esprime la conservazione dell'energia per circuiti concentrati
(essa quindi, in ultima analisi, una conseguenza delle leggi di Kirchhoff).


7.5 METODO GENERALE PER LA RICERCA DELLE EQUAZIONI DI UN CIRCUITI IN TERMINI
DI VARIABILI DI STATO
Il metodo che ora esamineremo valido per qualsiasi circuito ma lo applicheremo, in
particolare, a circuiti lineari tempo-invarianti. Consideriamo, a titolo d'esempio, il se-
guente circuito:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 258
In generale, i passi da seguire per una facile ricerca delle equazioni in termini di varia-
bili di stato sono i seguenti:
1. tracciare il grafo orientato associato al circuito in esame;
2. individuare un albero i cui rami corrispondano ai lati nel circuito contenenti i con-
densatori; se ci sono altri rami questi devono corrispondere ai lati del circuito che
contengono, nell'ordine, generatori indipendenti o dipendenti di tensione e resisto-
ri, non devono, comunque, essere presi come rami dell'albero i lati del circuito con-
tenenti induttori o generatori indipendenti o dipendenti di corrente. Un albero sif-
fatto detto albero proprio;
3. scelta delle variabili di stato;
4. applicazione della L.K.C. alle superfici gaussiane che individuano gli insiemi di ta-
glio fondamentali i cui rami caratteristici corrispondono ai lati nel circuito conte-
nenti i condensatori
5. applicazione della L.K.T. a quelle maglie fondamentali identificate da corde conte-
nenti induttori per il completamento della scrittura delle equazioni di stato.

Vediamo di applicare questi passi nel caso del circuito precedente; il grafo orientato ad esso asso-
ciato il seguente:

A fianco indicato l'albero proprio. Le variabili di stato da determinare sono le tensioni
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
259
sui due condensatori e la corrente sull'induttore, cio: v1(t),v2(t) e i3(t). Applico ora la
L.K.C. alle due superfici gaussiane indicate in figura, come previsto dal passo 4):
(7.7) 0 i i i :
(7.6) 0 i i i :
4 3 1 2
6 2 3 1
= + +
= + +

Il nostro scopo quello di scrivere un sistema di tre equazioni differenziali del primo
ordine in cui le incognite siano proprio le variabili di stato scelte. Posso allora scrivere
la (7.6) come segue:
(*)
C
i
C
i
dt
dv
0 i
dt
dv
C i
2
s6
2
3 2
s6
2
2 3
= = + +
Abbiamo cos ottenuto una delle tre equazioni differenziali che stiamo cercando. Per
ottenere la seconda scriviamo la (7.7) come segue:
(7.8) i i
dt
dv
C 0 i i
dt
dv
C
4 3
1
1 4 3
1
1
= = + +
Per ricavare la corrente i4 applico la L.K.T. alla maglia fondamentale basata sulla corda
4 che contiene il resistore (il verso di percorrenza quello antiorario):
(7.9)
R
v
R
v
i 0 v v i R 0 v v v : 5 1 4
4
s5
4
1
4 1 s5 4 4 1 5 4
= = + = +
Quindi la (7.8) diventa:
(**)
R C
v
C
i
v
R C
1
dt
dv

R
v
R
v
i
dt
dv
C
4 1
s5
1
3
1
4 1
1
4
s5
4
1
3
1
1
+ =
|
|

\
|
=
La terza equazione differenziale la ricavo applicando la L.K.T. alla maglia fondamenta-
le basata sulla corda 3 che contiene l'induttore (verso antiorario):
*) * (*
L
v
L
v
L
v
dt
di
0 v v v
dt
di
L 0 v v v v : 1 5 2 3
3
s5
3
2
3
1 3
1 s5 2
3
3 1 5 2 3
+ =
= + = +

Il sistema di tre equazioni differenziali del primo ordine avente come incognite le va-
riabili di stato scelte allora il seguente:

L
v
L
v
L
v
dt
di
C
i
C
i
dt
dv
C R
v
C
i
C R
v
dt
dv
3
s5
3
2
3
1 3
2
s6
2
3 2
1 4
s5
1
3
1 4
1 1

+ =
=
+ =

che pu essere posto in forma matriciale come segue:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 260
(

(
(
(
(
(
(
(

+
(
(
(

(
(
(
(
(
(
(


=
(
(
(
(
(
(

s6
s5
3
2
1 4
3
2
1
3 3
2
1 1 4
3
2
1
i
v
0
L
1
C
1
0
0
C R
1
i
v
v
0
L
1
L
1
C
1
0 0
C
1
0
C R
1
dt
di
dt
dv
dt
dv

A tale sistema vanno poi aggiunte le condizioni iniziali sui due condensatori e sull'in-
duttore che abbiamo supposto essere note. E' possibile dimostrare che condizione ne-
cessaria e sufficiente affinch esista un albero proprio che non ci siano maglie di soli
condensatori o insiemi di taglio di soli induttori.



Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
261


CAPITOLO 8





8.1 METODO DELLO SPARSE TABLEAU 262

8.2 TEOREMA DI SOVRAPPOSIZIONE PER CIRCUITI LINEARI RESISTIVI 266

8.3 IL TEOREMA DI THEVENIN 271

8.4 IL TEOREMA DI NORTON 274

8.5 ULTERIORI OSSERVAZIONI SUI TEOREMI DI THEVENIN E NORTON 277








Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 262









8.1 METODO DELLO SPARSE TABLEAU
Si tratta di un metodo generale per la risoluzione di un qualsiasi tipo di circuito. Ecco i
passi da seguire per l'applicazione di tale metodo:
1. scelta nel circuito assegnato del nodo di riferimento (datum node);
2. tracciamento del grafo orientato associato al circuito;
3. scrittura in forma matriciale delle equazioni di equilibrio delle correnti e delle ten-
sioni mediante la matrice di incidenza ridotta relativa al nodo di riferimento scelto;
4. scrittura in forma matriciale delle relazioni di lato.
Una volta svolti tali passi si perviene ad un'equazione in forma matriciale, detta equa-
zione di tableau, che risolta mediante opportuni metodi matematici consente di ricava-
re tutte le correnti di lato, le tensioni di lato e le tensioni nodali. Vediamo subito un e-
sempio considerando un circuito resistivo lineare e tempo-invariante:


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
263
Il nodo scelto come riferimento il nodo 4; il grafo orientato associato al circuito mo-
strato di seguito:


Scriviamo la matrice di incidenza ridotta relativa al nodo scelto come riferimento:
[ ]
[ ] [ ]
T
3 2 1
T
5 4 3 2 1
T
T
5 4 3 2 1
e , e , e e e v , v , v , v , v v con (**) 0 e A v
i , i , i , i , i i con (*) 0 i A
: matriciale forma in tensioni le e correnti le per equilibrio
di equazioni due le ottengono si cui da
1 1 0 0 0
0 1 1 1 0
0 0 0 1 1
A
= = =
= =
(
(
(


=

Scriviamo ora le relazioni di lato come segue:
v1

= vs1

v2

R2

i2 = 0
v3

R3

i3 = 0
v4

R4

i4 = 0
i5

g5

v2 = 0
Nello scrivere tali relazioni si adottano le seguenti convenzioni:
nelle equazioni relative ai generatori indipendenti le forme d'onda devono essere
lasciate a secondo membro, preferibilmente con il segno +;
tutte le altre equazioni di lato devono essere poste in forma omogenea e nel caso di
circuiti dinamici si deve evitare di far comparire degli integrali o delle frazioni(e'
preferibile).
Le relazioni di lato sopra scritte possono allora essere poste in forma matriciale come
segue:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 264
(
(
(
(
(
(

=
(
(
(
(
(
(

(
(
(
(
(
(

+
(
(
(
(
(
(

(
(
(
(
(
(

0
0
0
0
v
i
i
i
i
i
1 0 0 0 0
0 R 0 0 0
0 0 R 0 0
0 0 0 R 0
0 0 0 0 0
v
v
v
v
v
0 0 0 g 0
0 1 0 0 0
0 0 1 0 0
0 0 0 1 0
0 0 0 0 1
s1
5
4
3
2
1
4
3
2
5
4
3
2
1
5

o, in forma pi compatta, nel seguente modo:
*) * (* (t) u i(t) N v(t) M
s
= +
Si osservi che nel caso appena esaminato il vettore degli ingressi stato indicato con
us(t). Per quanto riguarda le matrici M e N esse non dipendono dal tempo solo nel caso
di circuiti tempo-invarianti, mentre per circuiti tempo-varianti la relazione (***) deve
essere scritta pi esattamente come segue:
**) * (* (t) u i(t) N(t) v(t) M(t)
s
= +
In definitiva, abbiamo ottenuto le seguenti tre equazioni in forma matriciale:
tableau. di equazione : (8.1) u(t) W(t) T

u
0
0
i(t)
v(t)
e(t)
N M 0
0 I A
A 0 0

u i N v M
0 e A v
0 i A
s
T
s
T
=

(
(
(

=
(
(
(

(
(
(

= +
=
=

T detta matrice di tableau ed una matrice quadrata di ordine pari a [(n-1)+2b]. Nel
caso di circuiti tempo-varianti l'equazione (8.1) diventa:
(8.2) u(t) T(t)W(t) =
L'equazione di tableau, risolta mediante opportuni metodi matematici, consente di ot-
tenere tutte le correnti e tensioni di lato ed anche le tensioni nodali nel circuito in esa-
me. Consegue banalmente da quanto detto il seguente teorema noto come:
Teorema di esistenza ed unicit per circuiti resistivi lineari tempo-invarianti.
Un circuito resistivo lineare tempo-invariante ammette un'unica soluzione se, e solo se:
det[T]0
cio la matrice di tableau non singolare (e quindi invertibile).

Teorema di esistenza ed unicit per circuiti resistivi lineari tempo-varianti.
Un circuito resistivo lineare tempo-variante ammette un'unica soluzione in ogni istante se, e
solo se:
[ ] 0 ) T(t det
0
per ogni t0
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
265
cio la matrice di tableau non singolare (invertibile) t0.
Vediamo ora l'applicazione del metodo di tableau per un circuito dinamico quale quel-
lo mostrato in figura insieme al grafo orientato ad esso associato:

Il nodo scelto come riferimento il nodo 4; la matrice di incidenza ridotta relativa a tale
nodo la seguente:
[ ]
[ ] [ ]
T
3 2 1
T
5 4 3 2 1
T
T
5 4 3 2 1
e , e , e e e v , v , v , v , v v con (**) 0 e A v
i , i , i , i , i i con (*) 0 i A
: matriciale forma in tensioni le e correnti le per equilibrio
di equazioni due le ottengono si cui da
1 1 0 0 0
0 1 1 1 0
0 0 0 1 1
A
= = =
= =
(
(
(

=

Le relazioni di lato sono:
-v1 = vs1
v2 -L *Di2 = 0
v3 -R i3 = 0
i4 - C *Dv4 = 0
i5 + 5 i2 = 0
(con D si indicato l'operatore di derivazione rispetto al tempo). Pongo ora in forma
matriciale le precedenti relazioni di lato (il punto sopra la variabile indica la derivazio-
ne rispetto al tempo):
+
(
(
(
(
(
(

(
(
(
(
(
(

+
(
(
(
(
(
(

(
(
(
(
(
(

5
4
3
2
1
5
4
3
2
1
v
v
v
v
v
0 0 0 0 0
0 0 0 0 0
0 0 1 0 0
0 0 0 1 0
0 0 0 0 1
v
v
v
v
v
0 0 0 0 0
0 C 0 0 0
0 0 0 0 0
0 0 0 0 0
0 0 0 0 0


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 266
(
(
(
(
(
(

=
(
(
(
(
(
(

(
(
(
(
(
(

+
(
(
(
(
(
(

(
(
(
(
(
(

+
0
0
0
0
v
i
i
i
i
i
1 0 0 0
0 1 0 0 0
0 0 R 0 0
0 0 0 0 0
0 0 0 0 0
i
i
i
i
i
0 0 0 0 0
0 0 0 0 0
0 0 0 0 0
0 0 0 L 0
0 0 0 0 0
s1
5
4
3
2
1
5 5
4
3
2
1



In forma compatta posso scrivere:
( ) ( ) *) * (* u i N D N v M D M
s 1 0 1 0
= + + +
In definitiva, abbiamo ottenuto le seguenti tre equazioni in forma matriciale alle quali,
ovviamente, vanno aggiunte le condizioni iniziali, che abbiamo supposto note, e cio le
tensioni iniziali dei condensatori e la corrente iniziale dell'induttore:

( ) ( )
u(t) W(t) T
u
0
0
i(t)
v(t)
e(t)
N D N M D M 0
0 I A
A 0 0


u i N D N v M D M
0 e A v
0 i A
s 1 0 1 0
T
s 1 0 1 0
T
=
(
(
(

=
(
(
(

(
(
(

+ +

= + + +
=
=

NOTA : nei paragrafi seguenti saranno enunciati e dimostrati alcuni teoremi generali
sui circuiti resistivi lineari ( si ricordi che un circuito lineare resistivo pu contenere, oltre a
resistori lineari a due terminali e generatori indipendenti di tensione o corrente, qualsiasi resi-
store lineare multiterminale o multiporta come, ad esempio, trasformatori ideali, giratori e tutti
i quattro tipi di generatori pilotati lineari). Tali teoremi risultano validi se, e solo se, come
vedremo, il circuito in esame univocamente risolubile o, in altri termini, se, e solo se, la
matrice di tableau T associata al circuito non singolare (cio il suo determinante deve
essere non nullo). Sebbene enunciati, per semplicit, solo per circuiti tempo-invarianti
essi rimangono validi anche per circuiti tempo-varianti, supponendo semplicemente che
tutti i parametri varino nel tempo.

8.2 TEOREMA DI SOVRAPPOSIZIONE PER CIRCUITI LINEARI RESISTIVI
Sia assegnato un circuito resistivo lineare tempo-invariante arbitrario che sia univoca-
mente risolubile, cio deve ammettere un'unica soluzione (ci vero se la matrice di
tableau associata a tale circuito non singolare) e che contenga generatori indipen-
denti di tensione e generatori indipendenti di corrente le cui forme d'onda siano date
da:
(t) i , (t),...... i (t), i e (t) v (t),....., v (t), v
s s2 s1 s s2 s1

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
267
In queste ipotesi, qualsiasi risposta del circuito, cio una tensione di lato o una corrente
di lato o una tensione nodale, pu essere espressa come segue:
(8.3) (t) i K ... (t) i K (t) i K (t) v H ... (t) v H (t) v H (t) y
s s2 2 s1 1 s s2 2 s1 1 j
+ + + + + + + =
dove i coefficienti Hi e Ki sono costanti che dipendono solo dai parametri circuitali rela-
tivi al circuito in esame e dalla scelta della variabile d'uscita, ma non dagli ingressi, cio
dalle forme d'onda dei generatori indipendenti.
Osservazione: gli addendi che compaiono nel secondo membro della relazione (8.3)
sono suscettibili di questa interpretazione:
i termini del tipo yvk(t) = Hkvsk (t) possono essere considerati come la risposta del circuito
quando tutti i generatori indipendenti presenti nel circuito sono esclusi tranne quello la cui
forma d'onda vsk(t); analogamente i termini del tipo yik(t)=Kkisk (t) possono essere conside-
rati come la risposta del circuito quando tutti i generatori indipendenti presenti nel circuito so-
no esclusi tranne quello la cui forma d'onda isk(t).
Allora la relazione (8.3) afferma che la risposta del circuito dovuta a tutti i generatori
indipendenti presenti nel circuito pu essere pensata come la somma di + contributi
ognuno dei quali rappresenta la risposta del circuito dovuta a ciascun generatore indi-
pendente agente da solo, cio con tutti gli altri generatori indipendenti di tensione so-
stituiti da cortocircuiti, e tutti gli altri generatori indipendenti di corrente sostituiti da
circuiti aperti. In altri termini, possiamo scrivere:
(8.4) (t) i K (t) v H (t) y (t) y (t) y
1 k
sk k
1 k
sk k
1 k
ik
1 k
vk j
= = = =
+ = + =


DIM.: poich il circuito in esame , in particolare, lineare e tempo-invariante possiamo
scrivere per esso la seguente equazione di tableau:
T*W(t)=u(t)
dove la matrice T la matrice di tableau ed una matrice quadrata reale costante di
ordine pari a [(n-1)+2b]. Inoltre, avendo supposto, per ipotesi, che il circuito ammetta
un'unica soluzione possiamo affermare che la matrice T non singolare (vedi il teore-
ma di esistenza ed unicit enunciato nel paragrafo precedente) e quindi esiste la sua
inversa. Di conseguenza l'unica soluzione del circuito data da:
w(t) = T
-1
.
u(t) (*)
dove il vettore u(t) pu essere cos schematizzato:
u(t)=[00...0 00...0 00...0 vs1(t)...vs
(t) is1(t)...is
(t)]
T


n-1 zeri b zeri b-- lati generatori generatori
non conten. di tensione di corrente
gener.indip.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 268
Nella scrittura di tale vettore u(t) si assunto, senza perdita di generalit, che tutti i
generatori indipendenti presenti nel circuito siano indicati per ultimi, nell'ordine sopra
specificato (per maggiore chiarezza si pu fare riferimento ai due circuiti esaminati nel
paragrafo precedente ed osservare, in particolare, come, tra le relazioni di lato, quelle
che non comportano la presenza di un termine nullo nel vettore u(t) sono soltanto le re-
lazioni che si riferiscono ai generatori indipendenti). Ora, poich ciascun componente
di w(t) si ottiene, come mostra la precedente relazione (*), moltiplicando la corrispon-
dente riga della matrice inversa di T con il vettore u(t), segue che ciascuna risposta del
circuito (ossia, in altri termini, ciascun elemento del vettore w(t)) data da un'espres-
sione della forma dell'equazione (8.3). Inoltre, essendo la matrice inversa di T una ma-
trice costante non comprendente alcun termine relativo ai generatori indipendenti pre-
senti nel circuito, tali risultano anche i coefficienti Hk e Kk. Vediamo ora alcune applica-
zioni del teorema di sovrapposizione. Si consideri, ad esempio, il seguente circuito:

Si vogliono determinare, sfruttando il teorema di sovrapposizione, la corrente e la ten-
sione ai capi del resistore di resistenza R2. Per far ci occorre ricavare i contributi a que-
ste due risposte del circuito (cio a i2 e v2) dovuti, rispettivamente, al solo generatore di
tensione ed al solo generatore di corrente. Cominciamo, allora, eliminando dal circuito
il generatore di tensione (ossia lo sostituiamo con un cortocircuito), ottenendo:

Posso applicare un partitore di corrente al parallelo tra R1 e R2 e si ottiene:
1
1
2
2
2 1
i2 2 i2
2 1
2
i2
R
1
G e
R
1
G : con
(*)
G G
J
i R v : quindi e
G G
G
J i
= =
+
= =
+
=

Abbiamo cos ottenuto i contributi, rispettivamente, alla corrente i2 ed alla tensione v2
dovuti al solo generatore di corrente. Ora escludiamo dal circuito il generatore di cor-
rente (cio lo sostituiamo con un circuito aperto) ottenendo:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
269

Allora posso applicare un partitore di tensione alla serie tra R1 e R2 ottenendo quanto
segue:
(**)
R R
E
R
v
i : quindi e
R R
R
E v
2 1 2
v2
v2
2 1
2
v2
+
= =
+
=
Abbiamo cos ottenuto i contributi, rispettivamente, alla tensione v2 ed alla corrente i2
dovuti al solo generatore di tensione. A questo punto possiamo sfruttare il teorema di
sovrapposizione ed ottenere:
2 1
2
2 1
v2 i2 2
2 1 2 1
2
v2 i2 2
R R
R
E
G G
J
v v v
R R
E
G G
G
J i i i
+
+
+
= + =
+
+
+
= + =

Si consideri ora il seguente circuito:

Si vuole valutare la corrente i2 mediante il teorema di sovrapposizione. Determiniamo,
allora, il contributo a tale risposta dovuto al solo generatore di tensione (ossia sosti-
tuiamo il generatore di corrente con un circuito aperto), ottenendo:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 270

Anzitutto si ha:
0 i : essendo , (8.5) i i
3 v1 v2
= = .
Applicando poi la L.K.T. al cammino chiuso indicato in figura si ha:
(8.7)
r R
E
i : (1) dalla quindi e
(8.6)
r R
E
i E i r Ri E i r i r v
m2
v2
m2
v1 v1 m2 v1 v1 m2 3 m1 v1
+
=
+
= = + = + +

Dobbiamo ora determinare il contributo alla corrente i2 dovuto al solo generatore di
corrente e quindi escludiamo dal circuito il generatore di tensione sostituendolo con un
cortocircuito ed ottenendo:



Applicando la L.K.C. al nodo A si ottiene:
(8.8) J i i 0 i i i
i1 i2 i2 3 i1
+ = = +
Applicando poi la L.K.T. al cammino chiuso indicato in figura si ha:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
271
(8.10)
r R
r r R
J
r R
r
1 J J i i
: ha si (8.8) nella (8.9) la o sostituend Infine,
(8.9)
r R
J r
i 0 i r J r Ri 0 i r i r v
m2
m1 m2
m2
m1
i1 i2
m2
m1
i1 i1 m2 m1 i1 i1 m2 3 m1 i1
|
|

\
|
+
+
=
|
|

\
|
+
= + =
+
= = + + = + +

In definitiva, possiamo scrivere la corrente i2 come combinazione lineare degli ingressi
presenti nel circuito nel seguente modo:
(8.11) J
r R
r r R
E
r R
1
i i i
m2
m1 m2
m2
i2 v2 2
|
|

\
|
+
+
+
+
= + =
(Nota: nei due esempi appena trattati si supposto implicitamente che fosse soddisfat-
ta l'ipotesi prevista dal teorema di sovrapposizione e cio che sia unica la soluzione del
circuito: in generale, bisognerebbe verificare ci calcolando il determinante della matri-
ce di tableau associata al circuito in esame e constatando che sia diverso da zero).

8.3 IL TEOREMA DI THEVENIN

Sia assegnato un circuito accessibile da due morsetti (monoporta) resistivo lineare
tempo-invariante che sia anche ben definito intendendo con ci che tale circuito non de-
ve contenere alcun elemento accoppiato, elettricamente o non elettricamente, con qual-
che variabile fisica esterna al circuito in esame (al massimo possono dipendere dalle va-
riabili di porta). Inoltre, si supponga che sia soddisfatta la seguente condizione di unici-
t della soluzione: il circuito che si ottiene collegando un generatore di corrente con for-
ma d'onda i(t) alla porta del circuito iniziale deve ammettere un'unica soluzione per
ogni valore di corrente i(t). In tali ipotesi, si ha che il circuito monoporta assegnato
equivalente al seguente circuito mostrato in figura:

RTH = resistenza equivalente di Thevenin rappresenta la resistenza di ingresso del cir-
cuito iniziale passivato, cio dopo che siano esclusi tutti i generatori indipendenti pre-
senti nel circuito.
VTH = tensione alla porta quando essa posta in circuito aperto.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 272
(Nota: escludere i generatori indipendenti significa sostituire i generatori di tensione
con cortocircuiti e quelli di corrente con circuiti aperti).
Prima di dimostrare il teorema osserviamo quanto segue:
1. l'importanza fondamentale del teorema appena enunciato (e di quello che vedremo
nel paragrafo successivo) sta nel fatto che esso consente di sostituire qualsiasi parte
di una rete che sia assimilabile ad un monoporta resistivo lineare con due soli ele-
menti circuitali, senza influenzare la soluzione della restante parte del circuito; e'
importante notare che la restante parte del circuito pu anche essere non lineare e
che le due parti del circuito abbiano una porta in comune.
2. dall'enunciato del teorema si deduce che l'equivalente di Thevenin di un certo cir-
cuito monoporta lineare resistivo tempo-invariante esiste se, e solo se, soddisfatta
la condizione di unicit della soluzione sopra esposta. In generale, occorrerebbe,
quindi, verificare che la matrice di tableau del circuito che si ottiene collegando un
generatore di corrente i(t) alla porta del circuito assegnato sia non singolare, e que-
sto deve risultare per ogni valore di corrente i(t). Poich tale verifica pu essere
molto laboriosa preferibile stabilire l'effettiva esistenza dell'equivalente di Theve-
nin del circuito in esame calcolando il valore della resistenza equivalente di Theve-
nin, cio RTH. Infatti se il valore di tale resistenza finito sicuramente esiste l'equi-
valente di Thevenin del circuito assegnato; in particolare, nel caso limite in cui RTH
=0 allora l'equivalente di Thevenin coincide col solo generatore di tensione VTH
(vedi fig. a) che, comunque, sempre pilotabile in corrente. Se invece RTH assume
un valore infinito allora non esiste l'equivalente di Thevenin del circuito in esame
(dalla fig. b si osserva che collegando alla porta un generatore di corrente con for-
ma d'onda i(t) verrebbe violata la L.K.C. per ogni valore di corrente):

DIM.: occorre dimostrare che i due circuiti rappresentati nella figura seguente sono e-
quivalenti:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
273

Per far ci verificheremo che hanno la stessa caratteristica d'ingresso o D.P.C. Per il se-
condo circuito mostrato in fig. 8.2 la D.P.C. si ricava facilmente ed data da:
v(t) = RTH

i(t) + vTH (*)
Il primo circuito mostrato in fig. 8.2 rappresenta, invece, il circuito assegnato che, per
ipotesi, deve essere resistivo, lineare, tempo-invariante e ben definito: in particolare,
per la prima affermazione, esso potr contenere, oltre che ad elementi resistivi lineari a
due o pi terminali, anche generatori indipendenti di tensione e corrente.
Allora indicheremo con il numero di generatori indipendenti di tensione e con il
numero di generatori indipendenti di corrente presenti nel circuito, come mostrato in
fig.2. Suppongo ora di collegare alla porta del circuito in esame un generatore di cor-
rente con forma d'onda i(t), ottenendo il seguente circuito:

Poich sono soddisfatte tutte le ipotesi del teorema di sovrapposizione posso esprimere
la risposta v(t) del circuito in fig. 8.3 (cio la tensione ai morsetti 1-2) come combina-
zione lineare degli ingressi presenti nel circuito, ossia:
. esimo - k corrente di generatore del onda d' forma la (t) i mentre
esimo - k tensione di generatore del onda d' forma la (t) v : Nota
(8.12) (t) v H (t) i K i(t) K v(t)
sk
sk
1 k
sk k
1 k
sk k 0
= =
+ + =


Supponiamo ora che: i(t)=0 , per ogni t (condizione di circuito aperto ai morsetti 1-2). Dal-
la (8.12) segue dunque:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 274
(8.13) (t) v H (t) i K v (t) v
1 k
sk k
1 k
sk k TH
'

= =
+ = =


Per ricavare, invece, il contributo alla tensione v(t) dovuto al solo generatore di corren-
te con forma d'onda i(t) occorre passivare il circuito iniziale sostituendo i generatori di
tensione in esso presenti con dei cortocircuiti ed i generatori di corrente con dei circuiti
aperti; allora, dalla (8.12), si ottiene:
(8.14) R
i(t)
(t) v
K i(t) K (t) v
TH 0 0
segue cui da =

= =

(per come stata definita la resistenza di Thevenin). Sostituendo allora la (8.13) e la
(8.14) nella relazione (8.12) si ottiene:
(**) v i(t) R v(t)
TH TH
+ =
Di conseguenza, confrontando la (*) con la (**), possiamo concludere che i due circuiti
di fig. 8.2 alla pagina precedente hanno la stessa D.P.C. e quindi il teorema dimostra-
to.

8.4 IL TEOREMA DI NORTON

Sia assegnato un circuito monoporta resistivo lineare tempo-invariante che sia anche
ben definito intendendo con ci che tale circuito non deve contenere alcun elemento
accoppiato, elettricamente o non elettricamente, con qualche variabile fisica esterna al
circuito in esame (al massimo possono riferirsi alle variabili di porta). Inoltre, si sup-
ponga che sia soddisfatta la seguente condizione di unicit della soluzione: il circuito che
si ottiene collegando un generatore di tensione con forma d'onda v(t) alla porta del cir-
cuito iniziale deve ammettere un'unica soluzione per ogni valore di tensione v(t). In tali
ipotesi, si ha che il circuito monoporta assegnato equivalente al seguente circuito mo-
strato in figura:

GN = conduttanza equivalente di Norton rappresenta la conduttanza di ingresso del
circuito iniziale passivato, cio dopo che siano esclusi tutti i generatori indipendenti
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
275
presenti nel circuito.
IN = corrente di porta diretta dal morsetto 1 al morsetto 2 nel circuito iniziale quando
questi due morsetti vengono posti in cortocircuito.
(Nota: escludere i generatori indipendenti significa sostituire i generatori di tensione
con cortocircuiti e quelli di corrente con circuiti aperti).
Prima di dimostrare il teorema osserviamo quanto segue:
Osservazione: dall'enunciato si deduce che l'equivalente di Norton di un certo circuito
monoporta lineare resistivo tempo-invariante esiste se, e solo se, soddisfatta la condi-
zione di unicit della soluzione sopra esposta. In generale, occorrerebbe, quindi, verifica-
re che la matrice di tableau del circuito che si ottiene collegando un generatore di ten-
sione v(t) alla porta del circuito assegnato sia non singolare, e questo deve risultare per
ogni valore di tensione v(t). Poich tale verifica pu essere molto laboriosa preferibile
stabilire l'effettiva esistenza dell'equivalente di Norton del circuito in esame calcolando
il valore della conduttanza equivalente di Norton, cio GN. Infatti se il valore di tale
conduttanza finito sicuramente esiste l'equivalente di Norton del circuito assegnato;
in particolare, nel caso limite in cui GN=0 allora l'equivalente di Norton coincide col so-
lo generatore di corrente (vedi fig. a) che , comunque, sempre pilotabile in tensione. Se
invece GN assume un valore infinito allora non esiste l'equivalente di Norton del circui-
to in esame (dalla fig. b si osserva che collegando alla porta un generatore di tensione
con forma d'onda v(t) verrebbe violata la L.K.T. per ogni valore di tensione):

DIM.: occorre dimostrare che i due circuiti rappresentati nella figura seguente sono e-
quivalenti:

Per far ci verificheremo che hanno la stessa caratteristica d'ingresso o D.P.C. Per il se-
condo circuito mostrato in fig. 8.5 la D.P.C. si ricava facilmente ed data da:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 276
(*) i v(t) G i(t)
N N
=
Il primo circuito mostrato in fig. 8.5 rappresenta, invece, il circuito assegnato che, per
ipotesi, deve essere resistivo, lineare, tempo-invariante e ben definito: in particolare,
per la prima affermazione, esso potr contenere, oltre che ad elementi resistivi lineari a
due o pi terminali, anche generatori indipendenti di tensione e corrente. Allora indi-
cheremo con il numero di generatori indipendenti di tensione e con il numero di
generatori indipendenti di corrente presenti nel circuito, come mostrato in fig. 8.5.
Suppongo ora di collegare alla porta del circuito in esame un generatore di tensione
con forma d'onda v(t), ottenendo il seguente circuito:


Poich sono soddisfatte tutte le ipotesi del teorema di sovrapposizione posso esprimere
la risposta i(t) del circuito in fig. 8.6 (cio la corrente entrante nel morsetto 1) come
combinazione lineare degli ingressi presenti nel circuito, ossia:
esimo. - k corrente di generatore del onda d' forma la (t) i mentre
esimo - k tensione di generatore del onda d' forma la (t) v : Nota
(8.15) (t) v H (t) i K v(t) H i(t)
sk
sk
1 k
sk k
1 k
sk k 0
+ + =
= =


Supponiamo ora che: v(t)=0 , per ogni t (condizione di cortocircuito ai morsetti 1-2). Dalla
(8.15) segue dunque:
+ = =
= =

1 k
sk k
1 k
sk k N
(t) v H (t) i K i (t) i (8.16)
Per ricavare, invece, il contributo alla corrente i(t) dovuto al solo generatore di tensione
con forma d'onda v(t) occorre passivare il circuito iniziale sostituendo i generatori di
tensione in esso presenti con dei cortocircuiti ed i generatori di corrente con dei circuiti
aperti; allora, dalla (8.15), si ottiene:
v(t) H (t) i
0
= da cui segue:
N 0
G
v(t)
(t) i
H =

= (8.17)
(per come stata definita la conduttanza di Norton).
Sostituendo allora la (8.16) e la (8.17) nella relazione (8.15) si ottiene:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
277
(**) i v(t) G i(t)
N N
=
Di conseguenza, confrontando la (*) con la (**), possiamo concludere che i due circuiti
di fig.4 alla pagina precedente hanno la stessa D.P.C. e quindi il teorema dimostrato.

8.5 ULTERIORI OSSERVAZIONI SUI TEOREMI DI THEVENIN E NORTON
Per quanto detto nei due paragrafi precedenti, un generico circuito lineare resistivo
tempo-invariante soddisfacente le ipotesi previste, rispettivamente, dal teorema di The-
venin e Norton ammette i seguenti due circuiti equivalenti come mostrato in figura:

E' possibile individuare delle relazioni tra i parametri caratteristici del circuito equiva-
lente di Thevenin e quelli del circuito equivalente di Norton. Infatti dal circuito di fig.
b) si ha:
(*) i v(t) G i(t)
N N
=
Mentre dal circuito di fig. c) possiamo scrivere:
(**)
R
v
v(t)
R
1
i(t)
R
v
i(t)
R
v(t)
: come scrivere possiamo che , v i(t) R v(t)
TH
TH
TH TH
TH
TH
TH TH
= + =
+ =

Confrontando quest'ultima relazione con la (*) ed imponendo la loro uguaglianza (in-
fatti, essendo i circuiti equivalenti tra loro devono avere la stessa D.P.C.), si ottiene:
(8.19)
R
v
i e (8.18)
R
1
G
TH
TH
N
TH
N
= =
Da ci possiamo concludere, tenendo presente quanto detto nel paragrafo precedente,
che condizione necessaria e sufficiente affinch esistano entrambi i circuiti equivalenti
di Thevenin e Norton che la resistenza di Thevenin oppure, analogamente, la condut-
tanza di Norton, abbiano valore finito e diverso da zero; se, invece, la resistenza di
Thevenin fosse uguale a zero esisterebbe il circuito equivalente di Thevenin (costituito
dal solo generatore di tensione) ma non esisterebbe il circuito equivalente di Norton
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 278
(infatti la conduttanza di Norton sarebbe infinita); in modo simile, se la conduttanza di
Norton fosse nulla esisterebbe il circuito equivalente di Norton (costituito dal solo ge-
neratore di corrente) ma non esisterebbe il circuito equivalente di Thevenin (infatti, la
resistenza di Thevenin sarebbe infinita). Vediamo ora alcuni esempi (si suppone siano
verificate le ipotesi previste dai teoremi di Thevenin e Norton). Si consideri il seguente
circuito:

Vogliamo calcolare l'equivalente di Thevenin e l'equivalente di Norton. Per calcolare la
tensione equivalente di Thevenin dobbiamo considerare il circuito a vuoto, cio porre:
i(t)=0. In tal caso i due resistori sono collegati in serie e posso, dunque, applicare un
partitore di tensione come segue:
2 1
2
2 TH
R R
R
E (t) v v(t) (t) v
+
= = =
Per calcolare, invece, la resistenza equivalente di Thevenin sufficiente considerare lo
stesso circuito ma passivato, cio sostituendo il generatore di tensione con un cortocir-
cuito come segue:

Osservando che i due resistori sono collegati in parallelo ottengo:
2 1
2 1
TH
2 1
2 1
2 1
2 1
TH
passivo
circuito
TH
R R
R R
R : quindi e
R R
R R
R
1
R
1
G G
R
1
v(t)
i(t)
G
+
=
+
= + = + = = =

Per quanto riguarda, invece, il circuito equivalente di Norton, facendo sempre riferi-
mento al circuito di fig. 8.8, si ricava:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
279
2 1
2 1
2 1
2 1
passivo
circuito
N
R R
R R
R
1
R
1
G G
v(t)
i(t)
G
+
= + = + = =
Possiamo poi calcolare la corrente equivalente di Norton cortocircuitando i morsetti 1 e
2 nel circuito di fig. 8.7 come segue:

Si ha allora:
1
1 N
1
1 1 1 1
2 2
R
E
i i : cui da ,
R
E
i 0 E i R 0 E v : L.K.T.
0 i 0 v
= = = = + = +
= =

Consideriamo ora il seguente circuito di cui si vuole determinare l'equivalente di The-
venin:

Cominciamo col valutare la resistenza equivalente di Thevenin; per far ci occorre pas-
sivare il circuito sostituendo il generatore di tensione con un cortocircuito:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 280
Possiamo scrivere:
2
passivo
circuito
TH 2
1 1 1 1
1 2 1 2 2
passivo
circuito
TH
R
i(t)
v(t)
R i(t) R v(t)
: ha si (8.20) nella (8.21) la o Sostituend
(8.21) 0 (t) v 0 (t) )v (1 0 (t) v (t) v
(8.20) (t) v i(t) R v(t) (t) v (t) i R v(t)
: relazioni seguenti le inoltre, Valgono,
(*)
i(t)
v(t)
R
= = =
= = + = +
+ = + =
=



Per calcolare, infine, la tensione equivalente di Thevenin occorre considerare il circuito
iniziale di fig. 8.10 a vuoto, cio con: i(t)=0. In tal caso valgono le seguenti relazioni:

+
= = =
+
= = +
= =
1
E (t) v v(t) (t) v : quindi E
1
E
v E v v : L.K.T.
0 (t) v 0 (t) i
1 TH
1 1 1
2 2


Come ultimo esempio, si consideri il seguente circuito:

Applicando la L.K.C. al nodo A si ottiene:
(*) 0 i 0 i i i
0 0
= = +
Mentre, applicando la L.K.T. alla maglia indicata si ha:
(**) 0 v v v v v v i R
0 0 0 0 1
= = = +
Di conseguenza, la caratteristica d'ingresso di tale bipolo costituita da un solo punto,
cio l'origine degli assi nel piano v-i. Questo bipolo prende il nome di cortocircuito vir-
tuale e caratterizza la porta d'ingresso di un amplificatore operazionale. Poich la ca-
ratteristica d'ingresso per i bipoli equivalenti di Thevenin e Norton costituita da una
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
281
linea retta, ne consegue che l'annullatore non ammette n il bipolo equivalente di The-
venin n quello di Norton. Infatti, per tale bipolo, sono violate in entrambi i casi le
condizioni di unicit della soluzione previste, rispettivamente, dai teoremi di Thevenin
e Norton. Si osservi che l'annullatore pu essere pilotato unicamente da un generatore
di tensione da 0[V] o da un generatore di corrente da 0[A].

8.5 TEOREMA DI SOVRAPPOSIZIONE PER CIRCUITI DINAMICI LINEARI

Sia assegnato un generico circuito dinamico lineare,tempo-invariante, che sia univo-
camente risolubile, cio che ammetta un'unica soluzione. Si supponga che in esso siano
presenti, a partire dall'istante t=0, generatori indipendenti di tensione e generatori
indipendenti di corrente le cui forme d'onda siano date, rispettivamente, da:
(t)
s
i (t),....,
s2
i (t),
s1
i e (t)
s
v (t),....,
s2
v (t),
s1
v


Indicata con y(t) una generica risposta del circuito (cio una corrente o tensione di lato
od una tensione nodale) e nell'ipotesi che siano nulle tutte le condizioni iniziali, si ha
che tale risposta pu essere scritta come somma di + termini ognuno dei quali rap-
presenta il contributo alla risposta y(t) dovuto ad ogni singolo generatore indipendente
agente da solo nel circuito, cio dopo che siano stati azzerati tutti gli altri generatori
indipendenti (ovvero, i generatori di tensione sostituiti con cortocircuiti ed i generatori
di corrente sostituiti con circuiti aperti):
(*) (t) y (t) y y(t)
1 k
ik
1 k
vk
= =
+ =


dove:
yvk(t) rappresenta la risposta del circuito con condizioni iniziali nulle, osservata all'i-
stante t, quando tutti i generatori indipendenti, tranne quello con forma d'onda vsk(t),
sono azzerati; yih(t) rappresenta la risposta del circuito con condizioni iniziali nulle, os-
servata all'istante t, quando tutti i generatori indipendenti, tranne quello con forma
d'onda isk(t), sono azzerati.



COROLLARIO:
nelle stesse ipotesi del teorema precedente, supponendo per che le condizioni iniziali
siano diverse da zero, una qualsiasi risposta y(t) del circuito pu essere scritta come:
y(t) = y0(t) + yg(t)
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 282
dove:
yg(t) rappresenta la risposta del circuito con condizioni iniziali nulle, osservata all'i-
stante t, dovuta ai soli generatori indipendenti presenti nel circuito; y0(t) rappresenta la
risposta del circuito dovuta alla sola presenza delle condizioni iniziali (escludendo,
cio, tutti i generatori indipendenti).

Tale corollario facilmente dimostrabile se si tiene presente che una condizione iniziale
non nulla su un condensatore equivale ad un generatore di tensione in serie allo stesso
condensatore ma scarico (cio con tensione iniziale nulla) cos come una condizione i-
niziale non nulla su un induttore equivale ad un generatore di corrente in parallelo allo
stesso induttore ma scarico, cio con corrente iniziale nulla.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
283


CAPITOLO 9





9.1 CIRCUITI IN REGIME SINUSOIDALE: GENERALIT 284

9.2 NOMENCLATURA DELLE GRANDEZZE SINUSOIDALI 286

9.3 NUMERI COMPLESSI. 288

9.4 RAPPRESENTAZIONE DELLE GRANDEZZE SINUSOIDALI MEDIANTE
NUMERI COMPLESSI. CONCETTO DI FASORE 291

9.5 IL METODO DEI FASORI O METODO SIMBOLICO 295

9.6 APPLICAZIONE DEL METODO DEI FASORI. IMPEDENZA E AMMETTENZA
DI UN CIRCUITO 297

9.7 EQUAZIONI DI KIRCHHOFF IN TERMINI DI FASORI 300

9.8 APPLICAZIONE DEL METODO SIMBOLICO A CIRCUITI ELEMENTARI 304

9.10 TEOREMA DI BOUCHEROT (ADDITIVIT DELLE POTENZE) 321
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 284

9.11 RIFASAMENTO 325

9.12 RISONANZA ED ANTIRISONANZA 329

9.13 APPLICAZIONE DEL METODO DEI FASORI A CIRCUITI COMPLESSI 335

9.14 TEOREMI DI THEVENIN E NORTON PER CIRCUITI IN REGIME SINUSOIDALE 340

9.15 CENNI SUGLI STRUMENTI DI MISURA ELETTRODINAMICI 347











9.1 CIRCUITI IN REGIME SINUSOIDALE: GENERALIT

Nell'analisi dei circuiti dinamici lineari tempo-invarianti con ingressi limitati stato e-
videnziato come una qualsiasi risposta del circuito, cio una corrente o tensione di lato,
pu essere espressa, in generale, come somma di due termini nel seguente modo:

(*) (t) y (t) y y(t)
s h
+ =
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
285

dove il primo addendo a secondo membro rappresenta l'integrale generale dell'equa-
zione differenziale omogenea associata all'equazione differenziale che governa la di-
namica del circuito in esame, mentre il secondo addendo ne rappresenta un integrale
particolare; stato anche detto che se il circuito lineare e tempo-invariante l'integrale
particolare ha un andamento dello stesso tipo dell'ingresso, o degli ingressi se sono pi
di uno e tutti dello stesso tipo. Nel caso in cui il circuito dovesse risultare anche asinto-
ticamente stabile allora ogni risposta del circuito, a regime (cio una volta esaurita la
fase transitoria), tende a seguire l'integrale particolare assumendo quindi lo stesso an-
damento nel tempo degli ingressi presenti nel circuito: in queste ipotesi, ha senso defi-
nire yh(t) come risposta transitoria del circuito e ys(t) come risposta a regime. Conside-
reremo d'ora in avanti per questo capitolo solo circuiti dinamici lineari tempo-
invarianti ed asintoticamente stabili; per essi si possono distinguere quattro tipi di re-
gime intendendo con questo termine la fase successiva a quella transitoria:

regime stazionario: tutte le correnti e tensioni di lato sono costanti nel tempo (si
verifica se gli ingressi sono costanti);
regime sinusoidale: tutte le correnti e tensioni di lato hanno un andamento nel
tempo sinusoidale ed isofrequenziale con l'ingresso (se ci sono pi ingressi sinu-
soidali, questi devono avere tutti la stessa frequenza angolare);
regime periodico: tutte le correnti e tensioni di lato hanno un andamento periodico
con lo stesso periodo dell'ingresso (se ci sono pi ingressi, questi devono avere tutti
lo stesso periodo):y(t)=y(t+nT) , dove T il periodo ed n un numero intero;
regime variabile: quando non si verifica una delle precedenti condizioni di regime
(ad esempio, nel caso in cui si abbiano ingressi di tipo sinusoidale ma con diverse
pulsazioni).

Nei paragrafi successivi sar affrontato lo studio dei soli circuiti in regime sinusoidale:
tale scelta stata dettata, oltre che dalla notevole frequenza con cui possibile incon-
trare questo tipo di circuiti nelle varie applicazioni pratiche, anche dal fatto che l'analisi
di un circuito in regime stazionario o periodico (e talvolta anche variabile) pu essere
sempre ricondotta all'analisi di un circuito in regime sinusoidale. Infatti, nel primo ca-
so, un circuito in regime stazionario pu sempre essere considerato come un circuito in
regime sinusoidale con ingressi aventi tutti frequenza angolare nulla; nel caso, invece,
di un circuito in regime periodico ci si pu ricondurre ad un regime sinusoidale utiliz-
zando il principio di sovrapposizione. A titolo d'esempio, supponiamo che il circuito
abbia un solo ingresso di tipo periodico di periodo T e che questo soddisfi le seguenti
condizioni (di Dirichlet):

1. l'ingresso x(t) deve avere un numero finito di discontinuit in un periodo;
2. deve essere una funzione monotona nei tratti di continuit;
3. il valor medio dell'ingresso in un periodo deve essere finito, cio sempre possibile
trovare un numero M positivo tale che:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 286
M x(t)dt
T
1
x
T t
t
0
0
0
< =

+


In tali ipotesi, l'ingresso si pu espandere in serie di Fourier nel seguente modo:
T
2
con ... ) t cos(3 x ) t cos(2 x ) t cos( x x x(t)
3 3 2 2 1 1 0

= + + + + + + + =
dove x0 il valore medio nel periodo, il secondo addendo prende il nome di armonica
fondamentale e i rimanenti prendono il nome di armoniche superiori. A questo punto
sufficiente calcolare le risposte del circuito ai singoli ingressi rappresentati dalle armo-
niche che compaiono a secondo membro della precedente espressione (che come si pu
osservare sono funzioni sinusoidali tranne la prima che costante) e ricavare la rispo-
sta finale del circuito all'ingresso periodico come somma delle suddette risposte secon-
do quanto previsto dal teorema di sovrapposizione. Prima di intraprendere lo studio
dei circuiti in regime sinusoidale seguono alcuni paragrafi introduttivi e di riepilogo di
alcune definizioni e concetti utili relativi ai numeri complessi e alle grandezze sinusoi-
dali.



9.2 NOMENCLATURA DELLE GRANDEZZE SINUSOIDALI

Si dice che una generica grandezza y(t) ha un andamento periodico nel tempo se risul-
ta: y(t)=y(t+nT), dove T il periodo ed n un numero intero; una grandezza periodica
si dice poi alternata se il suo valor medio in un periodo nullo, cio:

0 y(t)dt
T
1
y
T t
t
0
0
0
= =

+


In particolare, sono forme d'onda periodiche alternate le funzioni sinusoidali esprimi-
bili mediante una relazione del tipo:

) t cos( y y(t)
M
+ =

Per una grandezza periodica alternata si definisce valor medio in un semiperiodo riferito
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
287
alla semionda positiva la quantit:

(9.1) y(t)dt
T
2
Y
2
T
t
t
m
0
0

+
=

Nel caso di una funzione sinusoidale con fase nulla (=0) si ha:

M
T
4
5
T
4
3
M M
M
2
T
t
t
M
2
T
t
t
m
0,636y
2y
T
4y
t)dt cos( y
T
2
t)dt cos( y
T
2
y(t)dt
T
2
Y
0
0
0
0
= = = = = =

+ +


Nota. Per ricavare il valore di t0 si imposto che:

T
4
3
4
3
2
3
0
0
= = = =

T
t t ) cos(


si ricordi che si fa riferimento alla semionda positiva (in modo da ottenere un valore
diverso da zero) come mostrato nella seguente figura:


Si definisce, inoltre, valor efficace di una grandezza periodica alternata y(t) la quantit:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 288
(**) (t)dt y
T
1
Y
T t
t
2
0
0

+
=
, dove listante t0 del tutto arbitrario data la supposta perio-
dicit di y(t) e quindi di y
2
(t).

La suddetta definizione vale, in particolare, anche per le grandezze sinusoidali. In tal
caso, risulta anzitutto, per le formule di bisezione:

(9.2) ) t cos2(
2
y
2
y
) t ( cos y (t) y
2
M
2
M 2 2
M
2
+ + = + =

Si osserva, allora, che il valor medio in un periodo del secondo addendo della (9.2)
nullo trattandosi di una funzione sinusoidale con pulsazione doppia rispetto a quella
assegnata e quindi sostituendo la (9.2) nella (**) si ottiene:


(9.3) y 0,707 =
2
y
Y
2
y
dt
2
y
T
1
Y
M
M M
T t
t
2
M
0
0
= =

=
+


Si definisce, infine, fattore di forma il rapporto tra il valore efficace e il valor medio in
un semiperiodo riferito alla semionda positiva di una grandezza periodica alternata.
Nel caso delle grandezze sinusoidali vale:

(9.4) 1.11
Y
Y
K
m
f
= =
Tale valore distintivo delle grandezze sinusoidali.



9.3 NUMERI COMPLESSI

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
289
Saranno ora ripresi alcuni utili concetti relativi ai numeri complessi. Esistono diverse
rappresentazioni per un numero complesso z. Nella notazione cartesiana o rettangolare
esso viene espresso come: z = x + jy ,dove x detta parte reale di z e si indica con Re(z),
y detta parte immaginaria di z e si indica con Im(z), mentre j l'unit immaginaria. Ta-
le notazione detta cartesiana in quanto suggerisce di associare al numero complesso z
il punto di coordinate (x,y) nel piano complesso:
La notazione trigonometrica di un numero complesso z si ricava dalla precedente osser-
vando che:

segno). loro col x e y e considerar di ricordi (si z di argomento detto
x
y
arctg
z di modulo detto y x : Nota
(9.5) ) jsen (cos sen j cos jy x z
sen y
cos x
2 2
=
+ =
+ = + = + =

=
=






Ricordando poi, dalla formula di Eulero, che:

le. esponenzia nte, sempliceme o, polare notazione detta che (9.6), e z
: (9.5) nella o sostituend ha si , jsen cos e
j
j


=
+ =


(Nota: sia nella rappresentazione polare che in quella trigonometrica l'argomento deve
essere espresso in radianti).

Ancora pi compatta la notazione di Steinmetz :

= z
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 290

che riporta soltanto il modulo e l'argomento di z (quest'ultimo deve essere espresso in
gradi). Quest'ultima notazione si presta bene ogni volta che bisogna eseguire prodotti e
rapporti di numeri complessi. Ad esempio:

2 1
2
1
2
1
2 1 2 1 2 1
2 2 2
1 1 1
z
z
e z z
z
z
: Dati




= + =

=
=


A titolo d'esempio vengono ora riportate le rappresentazioni di alcuni numeri com-
plessi:

= = = = = + =
= = = = = + =
= = = = = =

135 2 e 2 j 1 z 135 2 e 2 j 1 z
45 2 e 2 j 1 z 45 2 e 2 j 1 z
90 1 e j z 90 1 e j z
4
3
j
4
3
j
4
j
4
j
2
j
2
j





Dimostriamo, infine, una propriet che sar utilizzata in seguito secondo la quale, as-
segnato un numero complesso z, risulta che:

Re[ jz ]=-Im[ z ] (9.7)

Infatti, posto z = x + jy si ottiene:

(9.7). la segue cui da , jx y jz y j jx jz
2
+ = + =




9.4 RAPPRESENTAZIONE DELLE GRANDEZZE SINUSOIDALI MEDIANTE
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
291
NUMERI COMPLESSI. CONCETTO DI FASORE

Ricordando dall'Analisi la nota formula di Eulero per la quale:

[ ]
jx jx
e Re cosx , jsenx cosx e : generale in scrivere possiamo = + =

Allora una qualsiasi grandezza sinusoidale pu essere posta nella forma:

[ ] [ ]
[ ] [ ]
(9.9) Y Ye Y
: posto si dove (9.8), e Y 2 Re e Ye 2 Re y(t)
e y Re e Re y ) t cos( y y(t)
j
t j t j j
) t j(
M
) t j(
M M



= =
= =
= = + =
+ +


Il numero complesso definito dalla (9.9) prende il nome di fasore associato alla funzio-
ne sinusoidale y(t) e, come si osserva, ha il modulo pari al valore efficace di y(t) e l'ar-
gomento pari alla fase della funzione y(t). Da quanto detto si deduce che il fasore l'e-
lemento che distingue una generica grandezza sinusoidale da tutte le altre aventi la
stessa pulsazione . Possiamo dunque affermare, e lo dimostreremo in seguito, che in
un insieme di grandezze sinusoidali isofrequenziali (nella generica pulsazione ) esiste
una corrispondenza biunivoca tra ogni elemento dell'insieme, cio una funzione sinu-
soidale, e il corrispondente fasore definito dalla (9.9):

Y y(t)
Inoltre, tenendo presente che derivando rispetto al tempo, un numero qualsiasi di volte, una
funzione sinusoidale si ottengono ancora funzioni sinusoidali isofrequenziali con quella di par-
tenza, si conclude che le derivate successive di una grandezza sinusoidale possono essere rappre-
sentate anch'esse con fasori la cui determinazione abbastanza immediata. Osserviamo, infine,
che un fasore, cos come un qualsiasi altro numero complesso, pu essere rappresentato nel pia-
no di Gauss mediante un vettore, come mostrato in figura:



Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 292

Si noti che l'asse reale funge da riferimento per le fasi. Enunciamo ora, e dimostriamo, i
seguenti tre lemmi:


Lemma 1 (Linearit)

L'operatore parte reale Re(.) lineare.

Per dimostrare ci basta verificare che tale operatore soddisfa le propriet di additivit
ed omogeneit, ossia:

[ ] [ ] [ ]
[ ] [ ]
). qualsiasi reale numero un a : Nota (
(**) z aRe az Re
(*) z Re z Re z z Re
: avere deve si ,
jy x z
jy x z
posto
1 1
2 1 2 1
2 2 2
1 1 1

=
+ = +

+ =
+ =

La (*) si dimostra banalmente come segue:

[ ] ( ) ( ) [ ] ( ) ( ) [ ]
[ ] [ ] (C.V.D.) z Re z Re x x
y y j x x Re jy x jy x Re z z Re
2 1 2 1
2 1 2 1 2 2 1 1 2 1
+ = + =
= + + + = + + + = +


In maniera analoga si dimostra la (**):

[ ] ( ) [ ] [ ] [ ] (C.V.D.) z aRe ax jay ax Re jy x a Re az Re
1 1 1 1 1 1 1
= = + = + =
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
293
Lemma 2 (Commutativit)

L'operatore parte reale Re[.] commutativo rispetto all'operazione di derivazione nel tempo.

In particolare, assegnata una certa funzione sinusoidale y(t) posta nella forma:

[ ] ( )
[ ] ( )
(

=
+ = =
t j t j
M
t j
e Y
dt
d
e Y
dt
d
t y e Y t y


2 2
2
Re Re
cos Re ) ( : risultare deve


facile verificare questa propriet. Infatti,

( ) ( ) ( )
(

\
|
=
(

=
(

=
(

=
+ + = + = + =
(

t j
e Y
dt
d t j
e Y j
t j
e
j
Ye j
j
e
t j
e
j
e Y
t y t y t y
dt
d t j
e Y
dt
d
M M M

2 2 2
2
2
2 2
Re Re Re
/
Re
) / ( cos ) sen( ) cos( Re

Osserviamo ora che:

[ ] ( ) [ ]
t j
e Y j
t j
e Y
dt
d
t j
e Y
dt
d
y


2 Re 2 Re 2 Re = (t) = =
(



cio la derivata prima di y(t) ancora una grandezza sinusoidale rappresentata dal fa-
sore jY . In pratica il fasore rappresentativo di y
'
si ottiene moltiplicando per j il fa-
sore rappresentativo di y(t). E' facile dimostrare che il fasore rappresentativo di y'' si ot-
terr moltiplicando per j il fasore rappresentativo di y'. Cio derivare, nell'ambito dei
fasori, equivale a moltiplicare per j. Avremo perci:

Y j Y ) (j (t) y
Y Y ) (j (t) y
Y j (t) y
Y y(t)
3 3
2 2

=
=


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 294
e cos di seguito.

E' facile dimostrare che integrare, nell'ambito dei fasori, equivale a dividere per j.


Lemma 3 (Unicit)

Due funzioni sinusoidali isofrequenziali sono uguali se, e solo se, sono uguali i fasori che le rap-
presentano.

cio posto:

[ ]
[ ]
2 1 2 1
2 2
1 1
2
2
Y Y t y t y
e Y t y
e Y t y
t j
t j
= =

=
=
t , ) ( ) ( : ha si
Re ) (
Re ) (



[ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ]
[ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ]

(**) Im Im Im Im Re Re
Re Re
(*) Re Re Re Re Re Re
t. , ) ( ) ( ) dim.
: ottiene si
2
= t per Mentre
: ha si 0 = t per e particolar In
2 1 2 1 2 1
2
2
2
1
2 1 2 1 2 1
2 1
2 2
2 2
2 2 2 2
Y Y Y Y Y j Y j
e Y e Y
Y Y Y Y Y Y
t y t y
j j
= = =

(
(

=
(
(

= = =
=



Dalla (*) e (**) si deduce che i due fasori sono uguali avendo la stessa parte reale e la
stessa parte immaginaria.

[ ] [ ] ) ( ) ( Re Re
) dim.
t y t y e Y e Y
e Y e Y Y Y
t j t j
t j t j
2 1 2 1
2 1 2 1
2 2
2 2
= =
= =




Possiamo ora enunciare il cosiddetto teorema principale che un'ovvia conseguenza
dei tre lemmi appena visti.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
295


Teorema principale

Una funzione ottenuta come combinazione lineare di funzioni sinusoidali isofrequenziali (even-
tualmente, comprendente anche le loro derivate) ancora una funzione sinusoidale isofrequen-
ziale con quelle di partenza.

Ad esempio, posto:

[ ] [ ] [ ]
[ ] [ ] [ ]
( ) [ ]

fasore dal ata rappresent frequenza di
e sinusoidal funzione una e' s(t) che segue cui da , 2 Re
2 Re 2 Re 2 Re ) ( ' ) ( ) ( ) (
: ha si , 2 Re ) ( 2 Re ) ( 2 Re ) (
Z j Y X S
t j
e Z j Y X
t j
e Z j
t j
e Y
t j
e X t z t y t x t s
t j
e Z t z
t j
e Y t y
t j
e X t x



+ =
+ =
= + = + =
= = =



9.5 Il metodo dei fasori o metodo simbolico

Ritorniamo ora all'argomento principale di questo capitolo e cio lo studio dei circuiti
in regime sinusoidale. Riprendendo quanto detto nel primo paragrafo, nell'ipotesi di
linearit, tempo-invarianza ed asintotica stabilit del circuito in esame e nell'ipotesi che
le sorgenti presenti nel circuito siano sinusoidali ed isofrequenziali tra loro, si pu rite-
nere che, a regime, tutte le tensioni e correnti di lato avranno un andamento sinusoida-
le nel tempo con la stessa frequenza angolare degli ingressi. Di conseguenza, la ricerca
delle risposte del circuito in esame (ossia correnti e tensioni di lato), delle quali si cono-
sce gi il tipo di funzione (sinusoidale) e la pulsazione (), si riduce alla determinazio-
ne dei corrispondenti valori efficaci e delle fasi cio, in altri termini, dei fasori che rap-
presentano tali grandezze. E' chiaro che un tale tipo di ricerca, avendo come obiettivo
la determinazione di incognite numeriche e non di funzioni, deve potersi effettuare at-
traverso la soluzione di equazioni algebriche e non differenziali. Il metodo dei fasori
permette, appunto, di ricavare un sistema di equazioni algebriche aventi come incogni-
te i fasori rappresentativi delle varie grandezze di lato, risolto il quale sono noti valori
efficaci e fasi di ciascuna di queste grandezze e, quindi, nel complesso, tutte le correnti
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 296
e tensioni di lato. I passi da seguire sono mostrati nel seguente schema:


Si scrivono, anzitutto, le relazioni di lato e le equazioni di Kirchhoff ai valori istantanei:
di tali equazioni siamo interessati a determinare i soli integrali particolari, cio correnti
e tensioni di lato a regime.
Esclusa la determinazione diretta di tali incognite, richiedendo essa la soluzione di un
sistema di equazioni differenziali, si procede nel seguente modo:

passo 1) trasformazione delle equazioni di Kirchhoff differenziali in equazioni di
Kirchhoff 'simboliche' (ci vale anche per le relazioni di lato);

passo 2) soluzione del sistema di equazioni simboliche e conseguente determina-
zione dei fasori rappresentativi delle varie correnti e tensioni di lato;

passo 2) antitrasformazione, ossia passaggio dai fasori alle correnti e tensioni da
essi rappresentate, che sono le vere incognite del problema.

Vedremo fra poco alcune applicazioni di questo metodo; per il momento, limitiamoci
ad esporre qualche osservazione di carattere generale. Per quanto riguarda la fase di
'trasformazione', essa serve per dare al problema matematico un carattere puramente
algebrico anzich differenziale. Infatti, tale processo consente di dedurre dalle equa-
zioni differenziali di Kirchhoff un sistema di equazioni algebriche lineari e a coefficien-
ti complessi in cui le incognite sono ora i fasori rappresentativi delle correnti e tensioni
di lato. La linearit di tale sistema rende la sua soluzione (passo 2 del procedimento)
priva di difficolt, a parte il maggior onere di calcolo (rispetto a sistemi lineari nel
campo reale) derivante dalla presenza di grandezze complesse. Infine, la fase di 'anti-
trasformazione' immediata, a tal punto che spesso, restando sottintesa, non viene
neppure effettuata: essa consiste, infatti, nella banale sostituzione dell'ampiezza e della
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
297
fase (ormai note in seguito alla soluzione del suddetto sistema) di ciascuna corrente e
tensione di lato nell'espressione generica al fine di esplicitare, in forma definitiva, que-
ste stesse grandezze. L'analisi ora effettuata del metodo simbolico pu far pensare che
si tratti di un metodo alquanto laborioso; in realt, vedremo che la fase di 'trasforma-
zione' conduce ad un sistema di equazioni formalmente coincidenti con quelle di Kir-
chhoff discusse in regime stazionario, salvo la presenza di grandezze complesse in
luogo di quelle reali. Ci semplifica notevolmente la tecnica operativa in quanto con-
sente di scrivere direttamente le equazioni di Kirchhoff simboliche senza doverle de-
durre ogni volta per 'trasformazione' dalle equazioni ai valori istantanei. In tal modo si
evita di fatto la prima fase del procedimento e poich, come si detto, anche la terza
pu essere omessa, in pratica l'applicazione del metodo si riduce alla scrittura delle e-
quazioni simboliche di lato e di Kirchhoff ed alla loro soluzione, in modo del tutto ana-
logo a quello seguito per i circuiti in regime stazionario.



9.6 Applicazione del metodo dei fasori. Impedenza e ammettenza
di un circuito

Vedremo ora come applicare il metodo dei fasori ad un caso abbastanza semplice che ci
consentir, tuttavia, di introdurre delle definizioni del tutto generali e che, una volta
discusso, render immediata la generalizzazione ad un caso qualsiasi. Consideriamo,
dunque, il seguente circuito monoporta alimentato, attraverso i morsetti A e B, da una
tensione sinusoidale v(t), in pulsazione , espressa da:

Dalle considerazioni fatte nei paragrafi precedenti, si pu affermare che a regime, ossia
una volta esaurita la fase transitoria, tutte le variabili di lato avranno un andamento di
tipo sinusoidale ed anche isofrequenziale con la tensione di alimentazione. Proponia-
moci, allora, di determinare l'andamento nel tempo, a regime, della corrente i(t): per
quanto detto nel paragrafo precedente ci equivale a calcolare il valore efficace e la fase
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 298
di tale forma d'onda ossia, in altri termini, il fasore associato alla corrente i(t). Anzitut-
to, riportiamo le equazioni differenziali che descrivono la dinamica del circuito:

dt
di(t)
L )d i(
C
1
Ri(t) (t) v (t) v (t) v v(t) : L.K.T.
(t) i (t) i (t) i i(t) : L.K.C.
)d ( i
C
1
(t) v
dt
(t) di
L (t) v
(t) Ri (t) v
t
L C R
C L R
t
C C
L
L
R R
: lato di Relazioni
+ + = + + =
= = =

=
=
=






Derivando rispetto al tempo quest'ultima equazione si ottiene:

(9.10)
dt
dv(t)
C
i(t)
dt
di(t)
R
dt
i(t) d
L
2
2
= + +

Ricordiamo che siamo interessati a valutare la corrente a regime. Si tratta di ricavare un inte-
grale particolare dell'equazione (9.10), che rappresenta la soluzione del nostro problema. Piutto-
sto che risolverla direttamente utilizziamo il metodo dei fasori. Il primo passo consiste nella fase
di trasformazione. Possiamo scrivere:
[ ]
[ ]
i i
M t j
i M
V V
M t j
V M
I
2
I
I con e I 2 Re ) t cos( I i(t)
V
2
v
V con e V 2 Re ) t cos( v v(t)

= = = + =
= = = + =

(Nota: I e i sono da determinare)

Sostituendo queste espressioni nell'equazione (9.10) si ricava, sfruttando il lemma 2:

( ) [ ] [ ] [ ] [ ]
[ ] (9.11) Re Re
: ottiene si linearit di lemma il sfruttando cui da
, Re Re Re Re
t j t j
t j t j t j t j
e V j e I
C
R j L
e V j e I
C
e I j R e I j L




2
1
2
2 2
1
2 2
2
2
=
(

\
|
+ +
= + +

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
299

Per il teorema principale il primo ed il secondo membro della relazione (9.11) sono due
funzioni sinusoidali isofrequenziali e dovendo essere uguali, per il lemma 3 saranno
uguali anche i fasori che le rappresentano (per il lemma di unicit); si ottiene dunque:

( )
. circuito del ingresso in impedenza detta
1
: dove
, (9.12)
1

1
2
|

\
|
(

\
|
(

+ =
= + =
+ = = + +
C
L j R
I I
C
L j R V
I
C
j
R L j V V j I
C
R j L j
z
z



Osserviamo che la (9.12) rappresenta gi il risultato dell'operazione di 'trasformazione'
in quanto essa un'equazione algebrica lineare di primo grado dalla quale immedia-
to ricavare l'unica incognita e cio il fasore della corrente. Si noti, inoltre, che l'impe-
denza in ingresso non un fasore (perch non associato a nessuna forma d'onda) ma
semplicemente un operatore complesso definito come il rapporto tra il fasore della
tensione e quello della corrente di porta nel circuito in esame: la sua parte reale la re-
sistenza R del ramo di circuito considerato mentre la sua parte immaginaria, a cui si d
il nome di reattanza, dipende, oltre che dall'induttanza L e dalla capacit C del ramo in
questione, anche dalla pulsazione di alimentazione. Spesso l'impedenza si scrive nel-
la forma:

. definita sopra reattanza la a rappresent
C
1
L X
: dove , jX R

=
+ = z

(L'impedenza si misura in ohm).

Infine definiamo ammettenza del monoporta considerato il reciproco della sua impe-
denza, e quindi:
). R 1 G che noti Si (
. a suscettanz detta
2
X
2
R
X
B
a conduttanz detta
2
X
2
R
R
G
: dove , jB G
2
X
2
R
X
j
2
X
2
R
R
2
X
2
R
jX R
jX R
1 1
y

+
=
+
=
+ =
+

+
=
+

=
+
= =
z


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 300

Il secondo passo consiste nella soluzione dell'equazione algebrica ottenuta, in questo
caso la (9.12), come segue:

R
C
1
L
arctg e
C
1
L R z con
, )
v
(
z
V
z
v
V V
I I V
2
2
z
z

= + =
=

= = =
|

\
|



L'ultimo passo consiste nell'antitrasformazione che si esegue facilmente come indicato:

[ ] ( )

+ =
(

= =

v
M t j j t j
t
z
v
e e
z
V
e I t i
v
cos Re Re ) (
) (
2 2

Si osservi, per concludere, che l'equazione (9.12) analoga alla legge di Ohm in regime
stazionario salvo il fatto che essa mette in relazione non direttamente la tensione e la
corrente ma i fasori rappresentativi di tali grandezze; oltre a ci la costante di propor-
zionalit ora l'impedenza che corrisponde, nell'analogia citata, alla resistenza. Quanto
si detto giustifica la denominazione della (9.12) come legge di Ohm simbolica relativa
ad un generico ramo di circuito. Applicazioni di tale legge saranno illustrate nel segui-
to, dopo l'estensione del metodo simbolico a circuiti comunque complessi (vedi para-
grafo seguente).
9.7 Equazioni di Kirchhoff in termini di fasori

Il procedimento di trasformazione descritto nel semplice caso del paragrafo precedente
si estende in modo ovvio a qualsiasi equazione ai valori istantanei facente parte del si-
stema di equazioni che descrive il comportamento di un circuito qualsiasi. E' infatti
immediato riconoscere che la suddetta tecnica di trasformazione si applica, senza alcu-
na variante concettuale, alle equazioni di Kirchhoff.
Si supponga, ad esempio, di considerare la seguente porzione di rete in condizioni di
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
301
regime sinusoidale:

Applicando la L.K.C. al nodo contrassegnato si ottiene:

0 (t) i (t) i (t) i
4 2 1
= +

che possiamo porre nella seguente forma:

[ ] [ ] [ ] 0 2 2 2
4 2 1
= +
t j t j t j
e I e I e I

Re Re Re

D'altra parte, sfruttando il lemma di linearit e poi quello di unicit si ottiene:


( ) [ ]
(t).
4
i e (t)
2
i (t),
1
i correnti alle mente, rispettiva enti, corrispond fasori i sono
4
I e
2
I ,
1
I dove
, Re 0 0 2
4 2 1 4 2 1
= + = + I I I e I I I
t j

Data la generalit del procedimento possiamo concludere che, in regime sinusoidale,
qualsiasi equazione di nodo pu essere espressa direttamente in termini di fasori. Pi
in generale, abbiamo visto che per un generico circuito connesso (con n nodi e b lati) la
L.K.C. afferma che: Ai(t)=0 per ogni t , dove A la matrice di incidenza ridotta del cir-
cuito in esame, i cui elementi sono reali. Si pu ripetere il precedente ragionamento e
mostrare che possibile scrivere la L.K.C. direttamente in termini di fasori come segue:

(t). (t),...i i (t), i i sinusoidal lato di correnti le mente, rispettiva tano,
- rappresen che I ,..., I , I fasori i sono elementi cui i colonna vettore il I dove , 0 I A
b 2 1
b 2 1
=


Applichiamo ora la L.K.T. considerando un verso orario di percorrenza della maglia:

0 (t) v (t) v (t) v
1 3 2
= +

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 302
Sfruttando ancora una volta il lemma di linearit e quello di unicit si ottiene quanto
segue:

[ ] [ ] [ ]
( ) [ ]
(t). v e (t) v (t), v tensioni alle mente, rispettiva enti, corrispond fasori i sono V e V , V dove
, Re
Re Re Re
3 2 1 3 2 1
0 0 2
0 2 2 2
1 3 2 1 3 2
1 3 2
= + = +
= +
V V V e V V V
e V e V e V
t j
t j t j t j



In genere, la L.K.T. espressa da:

0 e(t) A v(t)
T
= t

che in termini di fasori diventa:

0 E A V
T
=

dove E rappresenta il vettore colonna i cui elementi sono i fasori 1 n 3 2 1 E ,..., E , E , E
corrispondenti alle tensioni nodali sinusoidali (rispetto al nodo scelto come riferimen-
to), mentre V il vettore colonna i cui elementi sono i fasori b 2 1 V ,..., V , V corrispon-
denti alle tensioni di lato sinusoidali. (Si tenga presente che A
T
una matrice ad ele-
menti reali.
In definitiva, l'identit formale tra le equazioni di Kirchhoff in regime stazionario e
quelle simboliche per circuiti in corrente alternata (cio in regime sinusoidale) consente
di convalidare le seguenti affermazioni: anzitutto, le equazioni simboliche di Kirchhoff
si possono scrivere direttamente senza dovere, ogni volta, procedere all'operazione di
'trasformazione' delle equazioni differenziali ai valori istantanei. Ci equivale ad af-
fermare che nel procedimento risolutivo di un circuito in corrente alternata si pu o-
mettere la prima fase del procedimento stesso e, pertanto, tenendo presente che anche
la fase di 'antitrasformazione' di regola sottintesa, resta provato che il metodo si ridu-
ce alla semplice scrittura delle equazioni di Kirchhoff simboliche ed alla loro soluzione,
in perfetta analogia con quanto si fa in corrente continua. L'identit formale sopra evi-
denziata non si limita solo ai principi di Kirchhoff ma si estende ovviamente anche a
tutte le conseguenze dei principi stessi. Cos, ad esempio, le regole di composizione
delle resistenze in serie e parallelo, dimostrate per circuiti in regime stazionario, man-
tengono intatta la loro validit anche in condizioni di regime sinusoidale purch si fac-
cia riferimento alle impedenze (o alle ammettenze). Si supponga di avere un circuito
monoporta costituito da n elementi collegati in serie. In regime sinusoidale ogni ele-
mento e' caratterizzato da una opportuna impedenza.

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
303
Applicando le leggi di Kirchhoff si ha:

( )
n 1,.., = i V V : tensione di partitore del regola la anche Vale
: con , I V
I ... I ... I I V ... V V V : L.K.T.
I ... I I I : L.K.C.
n
1 k
k
i
i
n
1 k
k
n 2 1 n n 2 2 1 1 n 2 1
n 2 1
z
z
z z z
z z z z z z

=
= =
+ + + = + + + = + + + =
= = = =
=
=




( )
n 1,.., = i
i
V I : corrente di partitore del regola la anche Vale
: con , V I
V ... V ... V V I ... I I I : L.K.C.
V ... V V V : L.K.T.
n
1 k
k
i
n
1 k
k
n 2 1 n n 2 2 1 1 n 2 1
n 2 1
y
y
y y y
y y y y y y

=
= =
+ + + = + + + = + + + =
= = = =
=
=




Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 304
Rimangono, inoltre, invariate le regole di trasformazione stella- triangolo e viceversa:



30 20 10
30 20
23
30 20 10
30 10
13
30 20 10
20 10
12
23 13 12
23 13
30
23 13 12
23 12
20
23 13 12
13 12
10
y y y
y y
y
y y y
y y
y
y y y
y y
y
z z z
z z
z
z z z
z z
z
z z z
z z
z
; ;
: triangolo - stella ione Trasformaz
; ;
: stella - triangolo ione Trasformaz

+ +
=
+ +
=
+ +
=
+ +
=
+ +
=
+ +
=




9.8 APPLICAZIONE DEL METODO SIMBOLICO A CIRCUITI ELEMENTARI

A chiarimento di quanto esposto nei paragrafi precedenti, consideriamo anzitutto tre
semplici circuiti per la soluzione di ciascuno dei quali sufficiente l'applicazione della
legge di Ohm simbolica essendo costituiti da un solo ramo. Si suppone di alimentare
ciascun ramo con la stessa tensione v(t) espressa da:

. funzione della il dove ,
: da espresso sar ente corrispond fasore cui il , ) cos( ) (
v(t) efficace valore V
V
V
t V t v
M
M
V = =
=
0 0
2



Come si pu osservare dall'espressione di v(t) si supposta nulla la fase della tensione
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
305
e, di conseguenza, il fasore rappresentativo della tensione si riduce ad un numero rea-
le: questa ipotesi non restrittiva poich equivale a porre l'origine dei tempi t=0 nell'i-
stante in cui la tensione raggiunge il suo valore massimo e ci, pur essendo arbitrario,
tuttavia lecito. In particolare questa scelta comporta il seguente vantaggio nella rappre-
sentazione vettoriale dei numeri complessi e cio, tenendo presente che il fasore della
tensione presenta solo la parte reale, ne segue che la sua rappresentazione nel piano
complesso sar quella di un vettore poggiato sull'asse reale. Quindi nelle rappresenta-
zioni vettoriali dei fasori relative agli esempi successivi si tralascer di indicare gli assi
del piano di Gauss e si assumer come riferimento proprio il fasore rappresentativo
della tensione. D'altra parte, la mancata indicazione del riferimento vuole anche evi-
denziare la sua inessenzialit, cio quello che conta nella rappresentazione dei vettori
l'indicazione della posizione reciproca dei vettori stessi non la posizione assoluta ri-
spetto agli assi cartesiani, posizione che dipende dalla scelta dell'istante t=0 e che, come
tale, del tutto arbitraria.
Consideriamo allora il seguente circuito:
Essendo nota la tensione di alimentazione occorre determinare l'andamento nel tempo
della corrente i(t): trattandosi, per, di un circuito in regime sinusoidale, per quanto
detto nel paragrafo 9.5, baster calcolarne il fasore corrispondente (per questo motivo,
d'ora in avanti, indicheremo nei vari circuiti, al posto delle variabili terminali di cia-
scun elemento, i fasori ad esse associati). Sappiamo, infatti, che la corrente avr un'e-
spressione di questo tipo:

i i i
M i M
M
I
I I
I t I t i


= =
+ =
2
: associato essa ad fasore il termini, altri in cio, , fase
la e ampiezza l' calcolata volta una nota nte completame sar cha , ) cos( ) (
Per far ci basta semplicemente esprimere in termini fasoriali l'unica relazione di lato a
disposizione e cio:
R 0 R
r
con , I
r
V z z = = =

(Nota: il valore dell'impedenza si pu ricavare sia applicando il procedimento di tra-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 306
sformazione, sia dall'espressione generale tenendo conto che si tratta di un ramo pu-
ramente resistivo).
Si ricava allora facilmente:

(9.13) 0 e
R
V
2
I
I 0
R
V
0 R
0 V
r
V
I
i
M
z
= = = =


= =



Si osserva allora che per un circuito puramente resistivo la corrente in fase con la
tensione. In figura sono stati riportati i vettori della tensione e della corrente:


Si noti che la corrente risulta in fase con la tensione. Per ricavare, infine, l'andamento
nel tempo della corrente basta effettuare un'operazione di antitrasformazione come se-
gue:

[ ] (9.14) ) cos( ) cos( Re ) ( t
R
V
t
R
V
e I t i
M t j

= = = 2 2

Nella figura mostrato l'andamento nel tempo delle due grandezze:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
307
Consideriamo ora il seguente circuito e seguiamo un procedimento analogo a quello
appena visto per determinare la corrente i(t):

Trasformando in termini fasoriali l'unica relazione di lato a disposizione si ottiene:

2
e
2
: che segue cui da (9.15), 90
90
0
: allora ricava Si
90 con ,
) (
) (
z
z z



= = =
=


= =
= = = = =
i
l
l l
L
V
M
I
I
L
V
L
V V
I
L Lj I I L j V
dt
t di
L t v




Si osserva allora che per un circuito puramente induttivo la corrente sfasata di 90
in ritardo rispetto alla tensione. Nella figura successiva mostrata la rappresentazione
vettoriale dei fasori associati:

Per ricavare, infine, l'andamento nel tempo della corrente basta effettuare un'operazio-
ne di antitrasformazione come segue:

[ ] (9.16) ) cos( ) cos( Re ) (
2 2
2 2

= = = t
L
V
t
L
V
e I t i
M t j

In figura mostrato l'andamento nel tempo della corrente e della tensione:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 308


In pratica la corrente raggiunge il massimo con T/4 di ritardo rispetto alla tensione.
Consideriamo ora il seguente circuito e seguiamo un procedimento analogo a quello
appena visto per determinare la corrente i(t):
Trasformando in termini fasoriali l'unica relazione di lato a disposizione si ottiene:

2
e
2
: segue cui da (9.17), 90
90 1
0
: allora ricava Si
90
1 1 1
con ,
) (
) (
z
z

= = =
=


= =
= = = = = = =
i
M
c
c
c c
CV
I
I
CV
C
V V
I
C C
j
C j
V V C j I
dt
t dv
C t i
y
y



Si osserva allora che per un circuito puramente capacitivo la corrente sfasata di 90
in anticipo rispetto alla tensione. Nella figura successiva mostrata la rappresenta-
zione vettoriale dei fasori associati:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
309

Per ricavare, infine, l'andamento nel tempo della corrente basta effettuare un'operazio-
ne di antitrasformazione come segue:

(9.18) ) cos( ) cos( ) (
2 2
2

+ = + = t CV t CV t i
M

In figura mostrato l'andamento nel tempo della corrente e della tensione:


La corrente raggiunge il massimo con T/4 di anticipo sulla tensione.

Consideriamo ora il seguente circuito e seguiamo un procedimento analogo a quello
appena visto per determinare la corrente i(t):
Effettuando direttamente l'operazione di trasformazione si ottengono le seguenti rela-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 310
zioni in termini di fasori:

( )

=
+ =
=


= =
+ = = + = + = + =
= =
= =
= =
R
L
arctg
2
L
2
R z
con
z
V
z
0 V V
I : allora ottiene Si
L j R con , I I L) j (R I ) (
L
V
R
V V : L.K.T.
L
I
R
I I : L.K.C.
L j con , I
L
V
R con , I
R
V
: lato di Relazioni
z
z z z z
z z
z z
l r
l L l
r r r






Essendo positivo ne segue che, per un circuito ohmico-induttivo, la corrente sfasata di
in ritardo rispetto alla tensione.

L'andamento nel tempo della corrente il seguente:
radianti). in espresso essere deve : (Nota
(9.19) ) cos( ) cos( ) (

= = t
z
M
V
t
z
V
t i 2


Negli esempi sinora trattati si assunto come fasore di riferimento quello della tensio-
ne; tuttavia data l'arbitrariet con cui possiamo scegliere l'origine dei tempi t=0 pos-
siamo fare in modo che essa coincida con l'istante in cui la corrente raggiunge il suo va-
lore massimo: in tal modo avremo che la fase della corrente sar nulla e quindi potre-
mo considerare come fasore di riferimento non pi quello della tensione bens quello
della corrente. Il vantaggio offerto da tale scelta consiste nella possibilit di tracciare il
cosiddetto diagramma delle tensioni. Esso si ottiene semplicemente esprimendo i fa-
sori delle varie tensioni di lato in funzione della corrente di porta (che ha fase nulla per
ipotesi) ed applicando poi la L.K.T. per ricavare la tensione di porta; ad esempio, per
quanto riguarda il circuito in esame si ha:
=
= = = = = = =
0 I I : posto avendo
90 LI 0 I 90 L I I V e 0 RI I I V
1 L 1 L r R r R
z z z z


Si ricava dunque il seguente diagramma vettoriale:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
311


Da tale diagramma si osserva che la tensione in anticipo sulla corrente di e quindi
la corrente in ritardo sulla tensione della stessa quantit, come avevamo gi visto at-
traverso la relazione (9.19) precedente. Consideriamo ora il seguente circuito e seguia-
mo un procedimento analogo a quello appena visto per determinare la corrente i(t):
Effettuando direttamente l'operazione di trasformazione si ottengono le seguenti rela-
zioni in termini di fasori:

\
|
|

\
|

< =
+ =
=


= =
= = = + = + =
= =
= =
= =
0
CR
1
arctg
2
C
1
2
R z
con
z
V
z
0 V V
I : allora ottiene Si
C
j
R con , I I )
C
j
(R I ) ( V V V : L.K.T.
I I I : L.K.C.
C
j
con , I V
R con , I V
: lato di Relazioni
z
z z z z
z z
z z
c r L R
L R
c C c C
r r r R





Essendo negativo ne segue che, per un circuito ohmico-capacitivo, la corrente sfasata di
in anticipo rispetto alla tensione.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 312
L'andamento nel tempo della corrente il seguente:

negativo). mente intrinseca caso, questo in e, radianti in espresso essere deve : (Nota
(9.19) ) cos( ) cos( ) (

= = t
z
M
V
t
z
V
t i 2

Per il diagramma delle tensioni si ha:
=
= = = = = = =
0 I I : posto avendo
90
C
I
0 I 90
C
1
I z I z V e 0 RI I z I z V
c C c C r R r R



Si ricava dunque il seguente diagramma vettoriale:





Da tale diagramma si osserva che la tensione in ritardo sulla corrente di e quindi la
corrente in anticipo sulla tensione della stessa quantit, come avevamo gi visto at-
traverso la relazione (9.19) precedente.

Consideriamo infine il seguente circuito e seguiamo un procedimento analogo a quello
appena visto per determinare la corrente i(t):
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
313


Effettuando direttamente l'operazione di trasformazione si ottengono le seguenti relazioni in
termini di fasori:
(9.20)
0
: allora ottiene Si
1
arctg
2
1
2
con e con
,
1
) ( : L.K.T.
: L.K.C.
con ,
con ,
con ,
: lato di Relazioni


= =

=
+ =
=
= + = + + = + + =
= = =
= =
= =
= =

\
|
(

\
|

z
V
z
V V
I
R
C
L
C
L R z
z
I I
C
L j R I V V V V
I I I I
C j I V
L j I V
R I V
z
z
z z z z
z z
z z
z z
c l r C L R
C L R
c C c C
l L l L
r r r R







Escludendo, per il momento, il caso in cui la reattanza induttiva sia pari a quella capa-
citiva ( la condizione di risonanza che vedremo in seguito) gli altri due casi possibili
sono:

1) 0 >
C
1
L

>

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 314
Dalla (9.20) segue che la corrente in ritardo sulla tensione di cio nel circuito preva-
le il fenomeno induttivo su quello capacitivo.

2) 0
C
1
L < <



Dalla (9.20) segue che la corrente in anticipo sulla tensione di cio nel circuito pre-
vale il fenomeno capacitivo su quello induttivo.

Questi due risultati possono anche essere evidenziati attraverso il diagramma delle
tensioni:

=
= = = =
= = = =
= = =
0 I I : posto avendo
90 LI 0 I 90 L I I V
90
C
I
0 I 90
C
1
I I V
0 RI I I V
l L l L
c C c C
r R r R


z z
z z
z z











Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
315
Si ottiene allora:



9.9 POTENZE IN REGIME SINUSOIDALE

In questo paragrafo tratteremo questioni energetiche relative ai circuiti in regime sinu-
soidale: a tal fine sar necessario introdurre la definizione di nuove grandezze e discu-
tere alcune loro propriet. Si faccia riferimento ad un circuito monoporta in regime si-
nusoidale alimentato dalla tensione v(t); sia i(t) la corrente di porta:
Definiamo angolo di sfasamento tra tensione e corrente la differenza tra la fase della
tensione e quella della corrente, cio:

(9.22)
che ha si ) precedente paragrafo nel detto
quanto per a restrittiv non che (ipotesi 0 = : tensione la per nulla fase di ipotesi Nell'
(9.21)

:
i
v
i v


=
=

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 316
Di conseguenza la tensione e la corrente si possono esprimere nel seguente modo:

: parte altra d'
: da allora data ingresso in impedenza L'
(9.23) ) cos( ) ( e ) cos( ) (


= =
= =
z
I
V
t I t i t V t v
z
M M


(9.24) ) (
i
I
V
I
V
i
v
I
V
i
I
v
V
z z

= = =

= =

Deduciamo allora che l'angolo di sfasamento coincide con l'argomento dell'impeden-
za d'ingresso del circuito monoporta. Considerando ora l'espressione (9.23) della ten-
sione e della corrente si ha:

(9.25) ) ( ) ( sen ) sen( cos ) cos( ) cos( ) ( t i t i t I t I t I t i
r a M M M
+ = + = =

Il primo addendo nell'espressione (9.25) prende il nome di componente attiva della cor-
rente istantanea mentre il secondo addendo prende il nome di componente reattiva della
corrente istantanea: si osserva che la componente attiva in fase con la tensione istanta-
nea mentre la componente reattiva sfasata di 90 in ritardo rispetto alla tensione i-
stantanea. La potenza istantanea si esprime sempre come prodotto della tensione e del-
la corrente istantanea e quindi:

(9.26) (t) p (t) p (t) v(t)i (t) v(t)i v(t)i(t) p(t)
r a r a
+ = + = =

Dalla relazione (9.26) si osserva che anche la potenza istantanea si pu scrivere come
somma di due termini: il primo di essi, a cui si d il nome di potenza istantanea attiva
, per definizione, il prodotto della tensione per la componente attiva della corrente i-
stantanea, mentre il secondo, a cui si d il nome di potenza istantanea reattiva , per
definizione, il prodotto della tensione per la componente reattiva della corrente istan-
tanea. Le loro espressioni si deducono facilmente dalla (9.25) e (9.26) come segue:

(9.28) ) sen( sen ) cos( ) sen( sen ) ( ) ( ) (
(9.27) ) ( cos cos ) ( ) ( ) (
t
I V
t t I V t i t v t p
t I V t i t v t p
M M
M M r r
M M a a


2
2
2
= = =
= =

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
317
Nell'ipotesi che - /2 < < /2 avremo che cos> 0 e Pa(t) 0. In figura riportato
l'andamento nel tempo della potenza istantanea attiva e reattiva che pu dedursi ri-
spettivamente come prodotto delle curve della tensione e della componente attiva della
corrente e come prodotto delle curve della tensione e della componente reattiva della
corrente:

















Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 318
Dalla fig. 9.10 si osserva chiaramente che la potenza istantanea attiva si mantiene sem-
pre non negativa. Ci si interpreta fisicamente affermando che essa corrisponde ad un
flusso unidirezionale di energia ossia che, in ogni istante, l'energia associata alla poten-
za istantanea attiva fornita al circuito senza mai 'rifluire' dal circuito verso la rete e-
sterna; in altri termini, tale energia, una volta assorbita dal circuito non pu essere pi
restituita. Dalla fig. 9.11 si osserva, invece, che la potenza istantanea reattiva una fun-
zione sinusoidale del tempo con pulsazione doppia rispetto a quella di alimentazione:
si deduce da ci che essa alterna ad intervalli in cui positiva, intervalli uguali in cui
negativa e che, pertanto, l'energia ad essa associata (corrispondente alle aree colorate in
fig. 9.11) fluisce alternativamente dal circuito verso la rete esterna e viceversa, in ugual
misura nei due sensi, cosicch al termine di un qualsiasi numero intero di semiperiodi
(riferiti alla frequenza di alimentazione) risulta nulla l'energia complessivamente
scambiata dal circuito attraverso la porta in esame.
Per la valutazione dei fenomeni energetici associati a circuiti in regime sinusoidale e re-
lativi ad intervalli di tempo sufficientemente lunghi rispetto al periodo T, occorrer in-
trodurre altre potenze ovviamente non pi istantanee.

Si definisce, allora, potenza attiva P (o potenza media, o potenza reale) assorbita da un
circuito monoporta il valor medio in un periodo della potenza istantanea. In formule si ha:

(9.29) (t)dt p
T
1
(t)dt p
T
1
(t)dt p
T
1
p(t)dt
T
1
P
T
0
a
T
0
r
T
0
a
T
0

= + = =

(Nota: l'integrale relativo alla potenza istantanea reattiva nullo in quanto si tratta del
valor medio in un periodo di una funzione sinusoidale; lo si pu verificare sostituendo
la relazione (9.28) nell'espressione del suddetto integrale). Dalla relazione (9.29) si os-
serva, dunque, che la potenza attiva pu intendersi anche come valor medio in un pe-
riodo della potenza istantanea attiva. Sostituendo ora la relazione (9.27) nella (9.29) si
ottiene:

(9.30) cos
cos cos
) cos( cos
) ( cos cos ) (




VI P
I V dt
T
I V
dt t dt
T
I V
dt t I V
T
dt t p
T
P
M M
T
M M
T T
M M
T
M M
T
a
= = =
=
|
|

\
|
+ = = =


2 2
2
2
2
1 1
0
0 0 0
2
0


In definitiva, quindi, la potenza attiva si pu valutare come prodotto del valore efficace
della tensione, del valore efficace della corrente e del coseno dell'angolo di sfasamento
tra tensione e corrente; quest'ultimo fattore del prodotto di solito indicato come fattore
di potenza. Sotto il profilo tecnico l'importanza della potenza attiva appena definita
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
319
legata al suo significato di valor medio: infatti generalmente si interessati a conoscere
l'energia assorbita (o ceduta) da un circuito in intervalli di tempo molto grandi rispetto
al periodo T (il quale, spesso, intorno a 0.02[s] corrispondente a f=50 [Hz]) e per far
ci basta semplicemente moltiplicare la potenza attiva P per l'intervallo di tempo t
che si considera (in realt, questa operazione corretta solo se t un multiplo intero
di T; in caso contrario, essendo in generale t>>T, l'operazione si ritiene ancora valida
in quanto l'errore che si commette molto piccolo). La potenza attiva si misura in watt
[W].

Si definisce potenza reattiva Q assorbita da un circuito monoporta il valor massimo della
potenza istantanea reattiva, cio:

(9.31) VIsen sen
2
I V
Q
M M
= =

Sotto il profilo tecnico l'importanza della potenza reattiva Q deve ricercarsi nel fatto
che essa un indice atto a rappresentare l'entit degli scambi energetici associati alla
potenza istantanea reattiva, scambi che pur non implicando un flusso di energia defini-
tivamente assorbita (o ceduta) dal circuito, devono tuttavia essere considerati per alcu-
ne loro conseguenze che esamineremo in seguito (vedi rifasamento). La potenza reatti-
va si misura in VAR.

Si definisce potenza complessa:

corrente. della ativo rappresent fasore del coniugato il I
mentre tensione della ativo rappresent fasore il V dove , I V N

=


Avendo supposto nulla la fase della tensione, la potenza complessa pu anche scriversi
come segue:

(9.32) jQ P jVIsen VIcos VI I 0 V N + = + = = =

da cui si osserva che la parte reale della potenza complessa proprio la potenza attiva
mentre la parte immaginaria la potenza reattiva (l'unit di misura VA).
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 320

Si definisce, infine, potenza apparente il modulo della potenza complessa ed espressa da:

(9.33) VI Q P N
2 2
= + =

Calcoliamo, a titolo d'esempio, le potenze assorbite da una singola impedenza quale
quella mostrata di seguito:
Si pu scrivere che:

2 2 2 * *
jxI RI I z I I z I V N + = = = =

da cui segue che

P=RI
2
e Q=xI
2
(9.34)


Dalla prima relazione nella (9.34) si deduce che la potenza attiva assorbita da un'impe-
denza dipende, per una data corrente, dalla resistenza ossia dall'unico componente in
grado di assorbire definitivamente l'energia senza doverla poi restituire attraverso i
morsetti di alimentazione; dalla seconda relazione nella (9.34) si osserva, invece, che la
potenza reattiva, in quanto indice di un fenomeno di 'flusso' e 'riflusso' di energia, ri-
sulta dipendente dalla reattanza, ossia dal componente del circuito che in grado di
immagazzinare energia sotto forma conservativa (elettrica nei condensatori, magnetica
negli induttori) e che, di conseguenza, in grado di restituirla seguendo le alternanze
della corrente. Sempre facendo riferimento all'impedenza mostrata nella figura prece-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
321
dente nell'ipotesi che - /2 < < /2, osserviamo che se l'angolo di sfasamento tra
tensione e corrente risulta essere maggiore di zero, ossia l'impedenza di tipo ohmico-
induttivo (infatti la corrente in ritardo sulla tensione) allora la reattanza x dell'impe-
denza positiva (infatti essa pari a: x = L ) e tale sar anche la potenza reattiva; se
invece l'angolo di sfasamento tra tensione e corrente minore di zero, ossia l'impe-
denza di tipo ohmico-capacitivo (infatti la corrente in anticipo sulla tensione) allora
la reattanza x dell'impedenza negativa (infatti essa pari a: X = -1/C ) e tale sar
anche la potenza reattiva. Possiamo, allora, tracciare per i due casi appena esaminati i
seguenti triangoli delle potenze:






9.10 TEOREMA DI BOUCHEROT (ADDITIVIT DELLE POTENZE)

Si consideri un circuito lineare tempo-invariante in regime sinusoidale pilotato da un
certo numero di generatori indipendenti, tutti sinusoidali di ugual pulsazione .

Teorema di Boucherot

La somma geometrica delle potenze complesse fornite da ciascun generatore indipendente al cir-
cuito pari alla somma geometrica delle potenze complesse assorbite da tutti gli altri elementi
del circuito stesso.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 322

Quanto enunciato si estende ovviamente anche alla potenza attiva e reattiva.

Dim. Per semplicit supporremo che nel circuito in esame sia presente un solo genera-
tore indipendente e, precisamente, un generatore di corrente come mostrato in figura
nella quale abbiamo numerato prima il lato contenente il generatore:

Sono state assegnate le direzioni di riferimento associate a tutti i lati del circuito e si
sono indicati i fasori delle tensioni e correnti di lato: naturalmente i primi soddisfano i
vincoli imposti dalla L.K.T. e i secondi i vincoli imposti dalla L.K.C.; in particolare si
pu scrivere 0. A = I Poich gli elementi della matrice di incidenza ridotta A sono reali,
se si considera il complesso coniugato della precedente equazione si ottiene:

(9.35) 0 I A =



Da questa relazione si deduce che anche i fasori coniugati delle correnti soddisfano la
L.K.C. e quindi, sfruttando il teorema di Tellegen, si pu scrivere:
(9.36) I V I V
segue cui da ), circuito nel lati di numero il b ( 0 I V
b
2 k
k k 1 1
b
1 k
k k
:

=

=

=
=

Nella relazione (9.36) il termine che compare nel membro di sinistra la potenza com-
plessa fornita dal generatore di corrente al circuito, mentre la somma nel membro di
destra rappresenta la somma delle potenze complesse assorbite da ciascun lato del cir-
cuito. L'estensione al caso in cui esistano pi generatori indipendenti immediata.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
323

Un altro importante teorema riguardante la potenza attiva il seguente.

Teorema del massimo trasferimento di potenza attiva

Si consideri il circuito in regime sinusoidale mostrato in figura:

La porzione di circuito alla sinistra dei morsetti costituita da un'impedenza nota e da un gene-
ratore di tensione sinusoidale di cui, per comodit, si suppone nulla la fase (tale porzione di cir-
cuito pu essere pensata come l'equivalente di Thevenin di un circuito comunque complesso): si
dimostra che l'impedenza da collegare ai morsetti A-B affinch il generatore possa trasferire ad
essa la massima potenza attiva data da
. .
zu = zs
*

.
ossia pari al coniugato dell'impedenza zs assegnata.
.
Dim.: si ponga zu = Ru + jxu. Indicato con I il valore efficace
.
della corrente che attraversa l'impedenza zu si ha che la potenza attiva da essa assorbita
vale P = RuI
2
(9.37)

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 324
D'altra parte risulta che:

(9.38)
) x (x ) R (R
V R
I R P : ottiene si cui da
) x (x ) R (R
V
I
) x j(x ) R (R
V V
I
2
u s
2
u s
2
s u 2
u
2
u s
2
u s
s
u s u s
s
u s
s
z z
+ + +
= =
+ + +
=
+ + +
=
+
=


Da questa relazione si evince che la potenza attiva funzione delle due variabili Ru e
xu: per determinare i valori di tali variabili affinch la potenza attiva assuma il suo va-
lore massimo possiamo osservare che ponendo: xu=-xs(*) il denominatore nella relazio-
ne (9.38) diminuisce e quindi la potenza attiva si avvicina al suo valore massimo. Cos
facendo, inoltre, la potenza attiva diventa funzione della sola variabile Ru e quindi
possibile risolvere il nostro problema di massimo imponendo che la derivata della po-
tenza attiva rispetto a tale variabile sia nulla:

*
s u
s u
s u
s u
2
u
2
s
2
u
4
s u
s u
2
s u
2
s u
2
s
u
z z
x x
R R
R R 0 2R R R
0
) R (R
) R (R V 2R ) R (R V
0
dR
dP
: trovato quindi abbiamo
=

=
=
= = +
=
+
+ +
=


Quando soddisfatta questa condizione, diciamo che il carico adattato al generatore.
Sfruttando il risultato appena ottenuto calcoliamo quanto vale la massima potenza at-
tiva dissipata sullimpedenza z u come segue:

s
2
s
2
s
2
s s 2
u max
4R
V
4R
V R
I R P = = =

Volendo, invece, calcolare la potenza attiva fornita dal generatore, possiamo sfruttare il
teorema di Boucherot ottenendo:


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
325
s
2
s
2
s
2
s
s
2
s
2
u s g
2R
V
4R
V
2R I 2R )I R (R P = = = + =

Il rendimento del circuito dato allora da:

0,5
P
P
g
max
= =
Ci significa che, in condizioni di adattamento cio quando il generatore trasferisce sul
carico la massima potenza attiva, il 50% di essa viene dissipata.





9.11 RIFASAMENTO

Si visto, trattando della potenza reattiva, che essa indice di un flusso di energia di-
retto alternativamente dall'alimentatore al circuito e viceversa: a prima vista si potreb-
be pensare che il suddetto indice non abbia alcun interesse tecnico in quanto ad esso
non associato alcun trasferimento di energia definitivo; in realt non cos, come a-
desso dimostreremo facendo riferimento ad una situazione pratica molto frequente. In
figura rappresentato, in modo molto semplificato, lo schema del sistema attraverso il
quale si provvede a distribuire energia ad una determinata utenza:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 326
Esso costituito da un generatore di tensione sinusoidale G che alimenta, attraverso
una linea di una certa lunghezza, un utilizzatore U che pu essere costituito da una
porzione di circuito comunque complessa. In generale la lunghezza della linea tale da
non poter trascurare la corrispondente impedenza cio quella dovuta ai due conduttori
di cui formata. Noi, per, in questa trattazione non ne terremo conto. Il discorso si
pu facilmente estendere al caso di impedenza non nulla. Ricordiamo ora che vale la
seguente relazione per una generica sezione di linea:

2 2
Q P VI N + = = e tg P Q =

(Nota: la precedente relazione si ricava dal triangolo delle potenze, con angolo di sfa-
samento tra la tensione e corrente ai terminali dellutilizzatore).

Possiamo osservare, dunque, che riducendo il valore efficace della corrente di linea a
parit di V e P si ha una riduzione della potenza apparente associata ad ogni sezione
della linea ed, in particolare, alla generazione (e ci comporta un risparmio economico
essendo la potenza apparente un parametro di progettazione e dimensionamento) e
una riduzione della potenza attiva dissipata dall'eventuale impedenza di linea. Se vo-
gliamo diminuire la I di linea, a parit di P e V, occorrer agire su Q, cio diminuire Q.
D'altra parte questo comporta una riduzione dell'angolo di sfasamento e quindi un
aumento del fattore di potenza cos dello stesso utilizzatore. Si definisce allora rifasa-
mento una qualsiasi operazione atta a diminuire l'angolo di sfasamento tra tensione e
corrente di linea a parit di V e P, e quindi a ridurre il valore efficace della corrente di
linea. Nel caso pi frequente in cui l'utilizzatore sia di tipo ohmico-induttivo (>0), il
rifasamento si realizza disponendo in parallelo all'utilizzatore un condensatore di op-
portuna capacit C (nel caso in cui <0 si dispone in parallelo un induttore). Esami-
niamo le conseguenze di tale operazione.

Nella figura seguente mostrato il diagramma vettoriale dei fasori rappresentativi del-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
327
la tensione e delle correnti:
La presenza di un nuovo ramo induce a considerare ora tre correnti in luogo di una so-
la tra le quali sussiste la seguente relazione:

(*) I I I
C L
+ =

Dalla fig. b) si osserva, inoltre, che essendo la corrente nel condensatore sfasata di 90
in anticipo sulla tensione, il valore efficace della corrente di linea pu essere notevol-
mente ridotto (e con esso gli effetti negativi precedentemente descritti) con un'oppor-
tuna scelta della capacit del condensatore di rifasamento. Si noti che, oltre alla ridu-
zione del valore efficace della corrente di linea, diminuisce anche il suo angolo di sfa-
samento ' rispetto alla tensione, angolo il cui coseno rappresenta il fattore di potenza
della porzione di circuito costituita dal complesso utilizzatore-condensatore di rifasa-
mento. Si pone allora il seguente problema: dato un utilizzatore di cui si conoscono V,P
e cio tensione, potenza attiva ed angolo di sfasamento, calcolare il valore della capa-
cit di rifasamento C tale che l'angolo di sfasamento della corrente di linea passi dal va-
lore (quale si avrebbe in assenza del condensatore) ad un prefissato valore '. Per ri-
solvere tale problema si osserva, anzitutto, che l'utilizzatore da solo assorbe una poten-
za reattiva Q data dall'espressione:

Q = Ptg (9.39).

Mentre il complesso utilizzatore-condensatore di rifasamento assorbe una potenza attiva P ed
una potenza reattiva Q' esprimibile, tramite il teorema di Boucherot, come segue:
Q=Q+Qc (9.40)
Dove Qc rappresenta ovviamente la potenza reattiva relativa al condensatore.
Possiamo tracciare il seguente triangolo delle potenze:






Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 328


Anche per le potenze P e Q' sussiste un legame analogo alla relazione (9.39) della pagi-
na precedente e pertanto si ha:

( ) (9.41) ' tg tg
2
V
P
C
: ottiene si *) * (* e (**) relazioni delle confronto Dal
*) * (* CV CV) (
C
1
I
C
1
I x Q
: segue come esprimersi anche pu
c
Q reattiva potenza la parte altra D'
(**) ) tg ' P(tg Q ' Ptg
c
Q
: ricava si cui da , ' Ptg
c
Q Q ' Ptg Q'
2 2 2
c
2
c c c





=
= = = =
= =
= + =

che fornisce il valore di capacit richiesto. Si parla di rifasamento completo quando il va-
lore efficace della corrente di linea assume il suo valore minimo; ci si realizza, in cor-
rispondenza di una certa tensione V, quando la corrente nel condensatore tale per cui
'=0. In tal caso la capacit del condensatore di rifasamento vale:

(9.42)
V
Ptg
C
2 0

=

In definitiva, collegando un condensatore di opportuna capacit C in parallelo all'uti-
lizzatore si avr che la potenza reattiva induttiva di cui esso necessita non sar fornita
pi interamente dall'alimentazione bens una parte sar resa disponibile dal condensa-
tore che assorbendo potenza reattiva capacitiva come se fornisse potenza reattiva in-
duttiva (generatore di potenza reattiva induttiva).

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
329


9.12 RISONANZA ED ANTIRISONANZA

Consideriamo il seguente circuito costituito dai tre componenti fondamentali (resistore,
condensatore ed induttore) collegati in serie tra loro ed alimentato da una tensione si-
nusoidale il cui valore efficace costante e la cui frequenza angolare pu essere va-
riata:


Nota: abbiamo preso la tensione come fasore di riferimento.

Si vuole ricavare l'espressione del valore efficace I della corrente di porta e dell'angolo
di sfasamento tra tensione e corrente in funzione della pulsazione di alimentazione
. Tenendo presente che l'impedenza in ingresso data dall'espressione:

\
|
|

\
|

=
+ =
= + =
R
C
1
L
arctg
2
C
1
L
2
R z
con z
C
1
L j R z



si ottiene che:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 330

\
|

= = =
+
= =
= =


= =
(**)
R
C
1
L
arctg
i
) (
(*)
2
C
1
L
2
R
V
z
V
) I(

i
I
z
V
z
0 V V
I
z





Si osserva facilmente che esiste un valore di tale da annullare la reattanza dell'impe-
denza in ingresso e cio:

(9.43)
LC
1

LC
1
0 1 LC 0
C
1
L
0
2 2
= = = =



0 prende il nome di pulsazione di risonanza.
In generale, dato un circuito monoporta, l'eventuale pulsazione di risonanza serie la
determineremo annullando la reattanza dell'impedenza di ingresso del circuito. No-
tiamo, in particolare, che in condizioni di risonanza, cio quando la pulsazione di ali-
mentazione pari alla pulsazione di risonanza, l'impedenza del circuito presenta solo
la parte reale ossia il valore della resistenza R, l'angolo di sfasamento tra tensione e cor-
rente di porta nullo (di conseguenza anche la fase della corrente nulla e perci ten-
sione e corrente sono in fase) e il valore efficace della corrente I assume il suo valore
massimo pari a V/R: in altri termini, in condizioni di risonanza, il circuito si comporta
all'ingresso come un resistore di resistenza R. Nella figura seguente mostrato l'anda-
mento del valore efficace della corrente in funzione della pulsazione con V=cost.:
Si noti che la curva, partendo da zero per =0, ritorna a zero per tendente ad infinito
attraverso un massimo in corrispondenza della pulsazione di risonanza. Inoltre evi-
dente che diminuendo progressivamente la resistenza R il valore efficace della corrente
aumenta e nel caso limite in cui R=0 diventa infinito. Nella figura seguente mostrato,
invece, l'andamento in funzione di dell'angolo di sfasamento e della reattanza in
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
331
ingresso:

Dalla fig. 9.14 si osserva che lo sfasamento funzione crescente di e si annulla in
corrispondenza della pulsazione di risonanza.
Per <0 risulta quindi < 0 (ossia la corrente in anticipo sulla tensione: circuito o-
hmico-capacitivo) mentre per >0 si ha > 0 (ossia la corrente in ritardo sulla tensio-
ne: circuito ohmico-induttivo).
Sempre dalla fig. 9.14 si osserva che per < 0 la reattanza capacitiva prevale su quella
induttiva (ci giustifica l'anticipo della corrente sulla tensione); per =0 le due reat-
tanze si compensano e quindi, elidendosi, rendono l'impedenza z coincidente con la so-
la resistenza R; infine, per > 0 la reattanza induttiva prevale su quella capacitiva (ci
giustifica il ritardo della corrente sulla tensione).
Da quanto detto e andando a considerare il diagramma delle tensioni, appare evidente
che, in condizioni di risonanza, i fasori delle tensioni, rispettivamente, sul condensato-
re e sull'induttore sono uguali ed opposti mentre i loro valori efficaci sono uguali. Pos-
siamo allora calcolare il seguente rapporto (vedi paragrafo 6.4):
V
V
Q
C
L
R
1
R
L
LC
1
RI
LI
V
V
C 0 L
= = = = =



dove Q il cosiddetto fattore di qualit del circuito risonante serie che abbiamo gi
incontrato (par. 6.4)
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 332
Consideriamo ora il seguente circuito costituito da un condensatore ed un induttore
collegati in parallelo ed alimentati da una tensione sinusoidale avente una certa fre-
quenza angolare :

Ci proponiamo di determinare l'espressione in funzione di del valore efficace I della
corrente in ingresso. Per far ci valutiamo l'ammettenza in ingresso del circuito in esa-
me come segue:
(9.44) V
L
1
C ) I( V I
: ottiene si cui da ,
L
1
C j
L
j
C j
y
y y y
y
y
l c
l
c
|

\
|
|

\
|

= =
= + =
=
=



Anche in tal caso facile verificare che esiste un valore di che annulla la suscettanza
dell'ammettenza di ingresso e precisamente esso pari a:

. nza antirisona di pulsazione :
LC
1
0
=

In generale, volendo determinare la pulsazione di risonanza parallelo, si valuta l'am-
mettenza di ingresso del circuito monoporta e si determina il valore di , se esiste, che
annulla la suscettanza di tale ammettenza. Quando la pulsazione di alimentazione
pari alla pulsazione di antirisonanza si dice che il circuito in condizioni di antiriso-
nanza. Nel caso in esame, si osserva che, in condizioni di antirisonanza, il valore effica-
ce della corrente in ingresso nullo; tuttavia, pur annullandosi la corrente di ingresso,
sono diverse da zero le correnti nei due rami del parallelo, infatti si ha:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
333
C L
0 c C
0
l L
I I
L
C
V j V C j V I
L
C
V j V
L
j
V I
y
y
=
= = =
= = =



Poich tali correnti sono uguali ed opposte, si pu affermare che esiste, in antirisonan-
za, una corrente di circolazione confinata all'interno della maglia costituita dall'indut-
tore e dal condensatore. L'esistenza di questa corrente che fluisce permanentemente
senza alcun apporto energetico dall'esterno compatibile con il principio di conserva-
zione dell'energia solo in quanto si suppongono ideali (ossia privi di resistenza e quin-
di di fenomeni dissipativi) il ramo induttivo e quello capacitivo del circuito. In tale ipo-
tesi, la corrente all'interno del parallelo trova la sua giustificazione nello scambio ener-
getico (che perdura indefinitamente dando origine ad un fenomeno periodico) fra il
condensatore (dove l'energia si conserva sotto forma di energia elettrica) e l'induttore
(dove l'energia si immagazzina sotto forma di energia magnetica). Supponiamo ora che
siano presenti nel circuito fenomeni dissipativi dovuti ad un resistore collegato in pa-
rallelo al condensatore e all'induttore come mostrato in figura:
In tal caso, facile calcolare l'ammettenza in ingresso pari a:

(9.45) V
L
1
C j G V I
: ottiene si cui da ,
L
1
C j G
R 1 G
L
j
C j
y
y y y y
y
y
y
l c r
r
l
c
(

\
|
|

\
|

+ = =
+ = + + =
= =
=
=



Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 334
Risulta evidente, allora, che il valore della pulsazione di antirisonanza rimane lo stesso
di prima ma stavolta la corrente di porta, in condizioni di antirisonanza, non nulla
bens vale:

. tensione la con fase in quindi ed , V G I =

In conclusione, possibile anche in questo caso realizzare un fenomeno periodico nel
parallelo condensatore-induttore ma mentre nel caso precedente ci avveniva senza
apporto energetico ora, invece, necessario fornire energia dall'esterno in modo da
sopperire agli effetti dissipativi sul resistore. Osserviamo, infine, che essendo uguali i
valori efficaci delle correnti, rispettivamente, nell'induttore e nel condensatore possia-
mo calcolare il seguente rapporto (vedi paragrafo 6.4):

I
I
Q
L
C
R
L
C
G
1
GV
CV
I
I
L 0 C
= = = = =



dove Q il cosiddetto fattore di qualit parallelo (par. 6.4). A titolo d'esempio calco-
liamo la pulsazione di antirisonanza del circuito mostrato in figura:

Occorre, anzitutto, determinare l'ammettenza in ingresso del circuito e calcolare poi, se
esiste, il valore di che annulla la suscettanza (con indichiamo la pulsazione di ali-
mentazione). Valgono le seguenti relazioni:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
335
|
|
|
|

\
|

+
+
+

+
+
+
+
= + =
+
+
= = =
+

= = + =
2 2
2
C
2 2 2
L
2 2
2
C
C
2 2 2
L
L
c l
2 2
2
C
C
c
c C c
2 2 2
L
L
l
l L l
C
1
R
C
1
L R
L
j
C
1
R
R
L R
R

: ottiene si cui da ,
C
1
R
C
j
R
1

C
j
R
L R
L j R 1
L j R
y y y
z
y z
z
y z




E' evidente, allora, che il valore di che annulla la suscettanza pari a:
( )
C R L
CR L
LC
1
CR L C R L LC L C CR C LR L

C R 1
C
L R
L

C
1
R
C
1
L R
L
2
C
2
L
0
2
L
2
C
2 2 2 2
L
2 2 2
C
2 2 2
C
2 2 2
L
2 2
2
C
2 2 2
L

=
= + = +

+
=
+

+
=
+






9.13 APPLICAZIONE DEL METODO DEI FASORI A CIRCUITI COMPLESSI

La risoluzione di circuiti complessi in regime sinusoidale si effettua utilizzando le stes-
se tecniche viste nel capitolo precedente per circuiti con ingressi in continua; l'unica
differenza sostanziale consiste semplicemente nell'introduzione dei fasori (secondo le
regole viste nei paragrafi precedenti) al posto delle corrispondenti variabili di lato.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 336
Si consideri, a titolo d'esempio, il seguente circuito:

Supponiamo che i due generatori indipendenti di corrente siano isofrequenziali. Oc-
corre, anzitutto, scegliere il fasore di riferimento in modo del tutto arbitrario. Normal-
mente si considera come riferimento la tensione o la corrente di un generatore indi-
pendente. Se, per esempio, si ha:

[ ] [ ]
[ ] [ ]
[ ] [ ] A 60 I I e A 0 I I
ottiene si o riferiment come I scegliendo mentre
A 60 I I e A 0 I I
ottiene si o riferiment come I scegliendo allora
A 90 I I e A 30 I I
s1 s1 s8 s8
s8
s8 s8 s1 s1
s1
s8 s8 s1 s1
:
:
= =
= =
= =


Si supponga di effettuare la prima scelta. Tracciamo ora il grafo orientato associato al
circuito in esame e scegliamo un albero:


Si fissi come verso di percorrenza delle maglie fondamentali quello antiorario e si con-
siderino positive le correnti uscenti dalle superfici gaussiane che individuano gli in-
siemi di taglio fondamentali. Possiamo scrivere le seguenti relazioni:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
337

=
= +
= +
= + +
= +

= + +
= + +
= + +
0 V V : 8
0 V V : 7
0 V V V : 4
0 V V V : 3
0 V V : 1
: L.K.T.
0 I I I I :
0 I I I :
0 I I I :
: L.K.C.
8 6
7 6
6 5 4
5 3 2
2 1
8 7 6 4 3
5 4 3 2
3 2 1 1


A questo punto per determinare tutti i fasori delle correnti e tensioni di lato (e quindi,
mediante antitrasformazione, tutte le correnti e tensioni di lato) occorre utilizzare altre
otto equazioni che sono fornite dalle relazioni di lato (in tal modo si ottiene un sistema
di sedici equazioni in sedici incognite che, risolto, fornisce la risposta del circuito):

8 8 7 7 7
6 6 6 5 5 5
4 4 4 3 3 3
2 2 2 1 1
s
s
I I I R V
V C j I I R V
I R V I L j V
I R V I I
= =
= =
= =
= =





E' facile anche calcolare, sfruttando il teorema di Boucherot, la potenza attiva e reattiva
fornita dai due generatori di corrente:
2
6
6
2
3 3
2
7 7
2
5 5
2
4 4
2
2 2
I
C
1
I L Q e I R I R I R I R P

= + + + =

Si tenga presente, infine, quanto segue: se nel circuito sono presenti generatori indi-
pendenti non isofrequenziali allora il circuito in regime variabile. In tal caso, per de-
terminare l'andamento nel tempo di una corrente o tensione di lato occorre sfruttare il
principio di sovrapposizione nel seguente modo: bisogna prima calcolare i fasori corri-
spondenti a tale variabile di lato ciascuno dei quali ottenuto considerando nel circuito,
singolarmente, i vari generatori indipendenti ( possibile, dunque, utilizzare le regole
viste sinora essendo il circuito in regime sinusoidale). Abbiamo cos ricavato un certo
numero di fasori (pari al numero dei generatori presenti nel circuito) tutti associati alla
variabile di lato di cui vogliamo determinare l'andamento nel tempo ma ognuno dei
quali stato ottenuto facendo agire nel circuito un solo generatore alla volta: di conse-
guenza, poich ciascuno di questi fasori dipende dalla pulsazione del singolo generato-
re indipendente a cui associato e poich i generatori non hanno tutti la stessa pulsa-
zione, ne segue che per calcolare l'andamento nel tempo della variabile di lato scelta
necessario prima antitrasformare tali fasori e poi sommare le varie correnti cos ottenu-
te (sarebbe sbagliato, invece, sommare prima i fasori e poi antitrasformare in quanto ta-
li fasori non si riferiscono allo stesso insieme di grandezze sinusoidali isofrequenziali).
Sempre nell'ipotesi in cui nel circuito siano presenti generatori indipendenti sinusoidali
e non isofrequenziali possibile dimostrare che:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 338
la potenza attiva fornita da tali generatori pari alla somma delle potenze attive che ogni singo-
lo generatore fornirebbe se agisse da solo nel circuito. La stessa cosa non vera se il circuito in
regime sinusoidale ovvero quando nel circuito sono presenti generatori isofrequenziali.
Vediamo ora un esempio di applicazione dell'analisi di tableau ad un circuito in regime
sinusoidale:

Scegliamo il nodo 3 come nodo di riferimento e tracciamo il grafo orientato associato al
circuito in esame:


La matrice di incidenza ridotta associata al circuito e relativa al nodo 3 data da:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
339
[ ]
[ ] [ ]

= = =
= =
(

=
T
E , E E e
T
V ,...., V , V V con , 0 E
T
A V
T
I ,...., I , I I con , 0 I A
: scrivere pu si quindi e
1 0 0 0 1 0
0 1 1 1 1 1
A
2 1 6 2 1
6 2 1

dove I il vettore dei fasori delle correnti di lato, V il vettore dei fasori delle tensio-
ni di lato e E il vettore dei fasori delle tensioni nodali. Rimangono ora da scrivere le
relazioni di lato:

(
(
(
(
(
(
(
(

=
(
(
(
(
(
(
(
(

(
(
(
(
(
(
(

+
(
(
(
(
(
(
(
(

(
(
(
(
(
(
(

= =
= = =
0
0
0
0
0
I
I
I
I
I
I
I
0 0 0 0 0 0
0 1 0 0 0
0 0 1 0 0 0
0 0 0 L j 0 0
0 0 0 0 1 0
0 0 0 0 0 1
V
V
V
V
V
V
1 0 0 0 0
0 0 0 0 0 0
0 0 C j 0 0 0
0 0 0 1 0 0
0 0 0 0 G 0
0 0 0 0 0 0
: diventano matriciale forma in poste che
0 V V 0 I I 0 = V C j I
0 I L j V 1/R) = (G 0 V G I I I
s
6
5
4
3
2
1
6
5
4
3
2
1
2 6 3 5 4 4
3 3 2 2 s 1



ossia, in forma pi compatta:

(*) ) ( : come scrivere possiamo che
) ( ) (
) ( ) (
: definitiva in ottiene, Si . ) ( ) (
U W j T
U I
V
E
j N j M
I A
A
U I j N V j M
E A V
I A
U I j N V j M
s
T
s
T
s
=
(
(
(

=
(
(
(

(
(
(

= +
=
=
= +




0
0
0
0
0 0
0
0


Si osservi che le matrici M(j) e N(j) si possono scrivere anche:

M(j) = M0j + M1; N(j) = N0j + N1


dove le matrici

M0, M1, N0, ed N1 hanno elementi reali. Osservate che in luogo dell'ope-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 340
ratore D, relativo al caso generale dei circuiti dinamici, qui compare l'operatore j. L'e-
quazione (*) rappresenta il modello in termini di sparse tableau del circuito in esame:
risolta, tale equazione consente di ottenere i fasori di tutte le correnti e tensioni di lato
oltre che i fasori delle tensioni nodali; poi, per antitrasformazione, si ricava l'andamen-
to nel tempo di tali variabili.Possiamo enunciare anche la seguente

Condizione di esistenza ed unicit della soluzione:

dato un circuito dinamico in regime sinusoidale pilotato da generatori indipendenti fra loro iso-
frequenziali con pulsazione si ha che tale circuito ammette un'unica soluzione se e solo se ri-
sulta:

[ ] 0 ) ( det j T


9.14 Teoremi di Thevenin e Norton per circuiti in regime
sinusoidale

I teoremi di Thevenin e Norton visti per circuiti resistivi lineari con ingressi in continua
si possono estendere in maniera ovvia anche ai circuiti in regime sinusoidale:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
341
L'unica sostanziale differenza consiste nel fatto che, indicando con A il circuito mono-
porta da sostituire con un circuito equivalente secondo Thevenin o Norton ed indican-
do con B un qualsiasi circuito collegato ad A mediante la porta 1-2, si ha che, mentre
nel caso di circuiti resistivi non stata fatta alcuna ipotesi sul circuito B, in questo caso,
essendo il circuito A in regime sinusoidale, tale deve essere anche il circuito B e ci
comporta che questo circuito sia lineare, tempo-invariante ed asintoticamente stabile.
Supponendo, quindi, che tale ipotesi sia soddisfatta possiamo enunciare il seguente te-
orema:

un circuito C monoporta in regime sinusoidale, ben definito ed univocamente risolubile, pu es-
sere sostituito dal circuito equivalente secondo Thevenin costituito da un'impedenza collegata
in serie ad un generatore di tensione sinusoidale, isofrequenziale con le forme d'onda dei genera-
tori presenti in C, in cui:

. nulla porta di corrente la quando cio vuoto, a C iniziale
circuito del ingresso in tensione la a rappresent onda d' forma
cui la Thevenin di e equivalent tensione di generatore del fasore :
circuito). nel presenti ti indipenden generatori i tutti esclusi
stati siano che dopo (cio passivato C circuito del ingresso in
impedenza come definita Thevenin di e equivalent impedenza :
TH
TH
V
z


Lasciando inalterate tutte le ipotesi precedenti, possiamo sostituire tale circuito con l'equivalen-
te secondo Norton costituito da un'ammettenza collegata in parallelo ad un generatore di cor-
rente sinusoidale, isofrequenziale con le forme d'onda dei generatori presenti in C, in cui:


ito. cortocircu in morsetti tali collegato
aver dopo 2 morsetto al 1 morsetto dal diretta C iniziale
circuito del ingresso in corrente la a rappresent onda d' forma
cui la Norton di e equivalent corrente di generatore del fasore :
circuito). nel presenti ti indipenden generatori i tutti esclusi
stati siano che dopo (cio passivato C circuito del ingresso in
ammettenza come definita Norton di e equivalent ammettenza :
N
N
I
y

Dimostriamo il teorema di Thevenin (la dimostrazione per l'enunciato di Norton si
svolge in modo duale). Sia assegnato, allora, un circuito C generico in regime sinusoi-
dale soddisfacente tutte le ipotesi previste dal teorema e supponiamo che tale circuito
contenga un certo numero di generatori indipendenti isofrequenziali fra loro. Si colle-
ghi alla porta di tale circuito un'impedenza arbitraria (ci non altera la generalit del
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 342
discorso: tale scelta stata fatta solo per comodit ma avremmo potuto, in generale,
collegare un qualsiasi circuito, anche molto complesso, purch in regime sinusoidale),
come mostrato in figura:

Occorre, dunque, dimostrare che sostituendo il circuito C con il circuito equivalente se-
condo Thevenin il regime di correnti e tensioni ai capi dell'impedenza rimane invaria-
to, cio ai capi dell'impedenza ci sar sempre la stessa corrente e la stessa tensione che
si hanno in presenza del circuito C. Supponiamo, allora, di collegare in serie all'impe-
denza un generatore di tensione sinusoidale, isofrequenziale con le forme d'onda dei
generatori presenti in C, e di scegliere opportunatamente la fase ed il valore efficace
della forma d'onda di tale generatore in modo che sia nullo il fasore della corrente che
attraversa l'impedenza, come mostrato in figura:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
343

Naturalmente, essendo variata la corrente che attraversa l'impedenza sar diversa an-
che la tensione ai suoi capi: in particolare, essendo nulla la corrente si avr: 0. V
*
= Di
conseguenza applicando la L.K.T. alla sequenza chiusa di nodi 3-1-2-4-3 si ottiene:
. V V 0 s = Daltra parte risulta: TH 0 V V = per come stata definita la tensione equiva-
lente di Thevenin. In definitiva abbiamo trovato: TH s V V = (*). Facendo ora riferimento
al circuito di fig. 9.23, esprimiamo la corrente nell'impedenza applicando il principio di
sovrapposizione:

I I I + = '
*


il primo termine ' I rappresenta il contributo alla corrente
*
I quando nel circuito agi-
sce il solo generatore di tensione s V , cio quando nel circuito iniziale C passivato;
mentre I il contributo alla corrente
*
I quando il solo generatore di tensione s V
posto a zero (si osservi che I proprio la corrente che attraversa limpedenza nella
condizione iniziale di fig. 9.22).
D'altra parte risulta anche:

: ' I corrente alla attribuito o significat del conto
tenendo circuitale azione rappresent seguente la ottiene si cui da , I ' I 0 I ' I
*
I = = + =

In fig.b) stata invertita la polarit del generatore di tensione in modo che limpedenza
.
z sia attraversata proprio dalla corrente I e la tensione ai suoi capi sia pari a V: cio il
regime di corrente e tensione ai capi dellimpedenza rimasto invariato rispetto alla
condizione iniziale mostrata in fig.9.22.Agli effetti dell'impedenza z il circuito ricavato
lascia invariate le grandezze di porta ed quindi equivalente al circuito di partenza.
Osserviamo, infine, che il circuito iniziale passivato sar comunque costituito da un
certo numero di impedenze collegate in vario modo: per cui sempre possibile, me-
diante operazioni di equivalenza, sostituire tale circuito passivato con una sola impe-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 344
denza che, per come stata definita, coincide proprio con l'impedenza equivalente di
Thevenin. In definitiva, il circuito di fig.b) diventa:

La tesi cos dimostrata.

A titolo d'esempio proviamo a determinare il circuito equivalente secondo Thevenin
del seguente circuito caratterizzato dalla porta A-B:

Per calcolare l'impedenza equivalente di Thevenin dobbiamo considerare il circuito
passivo, che si ottiene da quello iniziale sostituendo i due generatori di tensione con
due cortocircuiti:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
345
Trasformando il triangolo 3-4-5 nella stella equivalente ed effettuando opportune equi-
valenze serie-parallelo, si ottiene:
Valgono, in particolare, le seguenti relazioni:

{
40 p TH
2s 1s
2s 1s
p
50 2 2s 30 1 1s
5 4 3
5 3
50
5 4 3
5 4
40
5 4 3
4 3
30
z z z
z z
z z
z
z z z z z z
z z z
z z
z
z z z
z z
z
z z z
z z
z
: ricava si , definitiva In
: Parallelo
: Serie
; ; : Stella


+ =
+
=
+ = + =
+ +
=
+ +
=
+ +
=




Ricaviamo la tensione di Thevenin usando il principio di sovrapposizione e sfruttando,
in parte, le operazioni di equivalenza appena eseguite. Considerando il contributo del
primo generatore di tensione il circuito diventa:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 346

Applicando un partitore di tensione si ottiene:
(*) V V
2s 1s
2s
s1 1
z z
z

+
=

Considerando poi il contributo del secondo generatore di tensione il circuito diventa:

Applicando un partitore di tensione si ottiene:

2 1 TH
2s 1s
1s
s2 2
V V V : scrivere possiamo Dunque,
(**) V V
z z
z
+ =
+
=


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
347

9.15 Cenni sugli strumenti di misura elettrodinamici

Considereremo solo strumenti di misura elettrodinamici sia per la loro importanza sot-
to il profilo tecnico sia perch questi strumenti possono essere usati sia in corrente con-
tinua sia in corrente alternata. Un apparecchio elettrodinamico sostanzialmente costi-
tuito, qualunque ne sia la funzione, da due bobine (una fissa ed una mobile) e da una
molla che contrasta il movimento di quella mobile. Si facciano percorrere le due bobine
da due correnti, nel funzionamento di tale strumento, interverranno due coppie: la
prima, elettromagnetica, proporzionale al prodotto delle correnti che scorrono nelle
due bobine; la seconda, elastica, proporzionale alla deformazione della molla e quin-
di all'angolo di deviazione dalla posizione di riposo della bobina mobile. Nell'ipotesi
che le correnti nelle due bobine siano costanti, si avr che la bobina mobile (e con essa
l'indice dell'apparecchio che le solidale) si muove sotto l'effetto della coppia elettro-
magnetica fino ad assumere quella particolare posizione angolare per la quale si realiz-
za l'equilibrio tra la coppia elettromagnetica stessa e quella elastica ad essa opposta. In
condizioni di equilibrio varr la relazione:

. bobine due nelle correnti le sono
2
I e
1
I dove , (*)
2
I
1
kI =

Da questa relazione si deduce che lo strumento misura, mediante l'angolo di deviazio-
ne del suo indice, il prodotto delle correnti nelle due bobine. In regime sinusoidale, es-
sendo le due correnti variabili nel tempo tale sar anche la coppia elettromagnetica: di
conseguenza, la bobina mobile non si arresta, teoricamente, in una determinata posi-
zione (come accadeva nel caso precedente) ma oscilla intorno ad una posizione che sa-
rebbe di equilibrio se si applicasse una coppia costante pari al valor medio in un perio-
do della coppia elettromagnetica istantanea. In pratica, per, l'inerzia della bobina mo-
bile sufficiente, di regola, a rendere inapprezzabile il fenomeno oscillatorio, cosicch
l'indice dell'apparecchio appare fermo ed indica l'angolo di deviazione medio corri-
spondente, come si detto, alla coppia elettromagnetica media. In questo caso vale
quindi la relazione:

( )
1
i
2
i
2 1
2 1
T
0
2 1 medio 2 1
: altra all' rispetto una dell' sfasamento di
angolo l' e correnti due delle efficaci valori i sono I e I dove
(**) cos I KI (t)dt i (t) i
T
1
k (t) i (t) i k


=
=

= =


Le (*) e (**) sono le formule fondamentali su cui si basa il funzionamento degli stru-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 348
menti elettrodinamici; a partire da esse mostreremo ora come sia possibile, mediante
opportuna disposizione delle bobine, far s che l'apparecchio misuri una corrente, una
tensione o una potenza attiva.

Amperometro. Se si dispongono le due bobine di uno strumento elettrodinamico in se-
rie tra loro e si inserisce lo strumento in serie con l'utilizzatore U di cui si vuol misurare
la corrente I, l'apparecchio stesso si comporta come un amperometro, ossia come un mi-
suratore di corrente:
Evidentemente, risulta:

=
= =
= =
0
2 1
2 1

I I I
I I I
di conseguenza la (**) diventa =kI
2
che mostra come la posizione dell'indice fornisca,
su una scala quadratica, il valore efficace della corrente da misurare. In corrente conti-
nua, la posizione dell'indice fornisce direttamente il valore della corrente. Si osservi, in
conclusione, che un amperometro deve avere, come requisito fondamentale, un'impe-
denza interna molto piccola in modo tale da non alterare il regime delle correnti preesi-
stente nel circuito falsando cos la misura.

Voltmetro. In un voltmetro elettrodinamico le due bobine sono disposte in serie ed i-
noltre il loro complesso in serie con una resistenza di valore elevato; l'apparecchio
inserito in parallelo all'utilizzatore U di cui si vuole misurare la tensione ai morsetti:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
349

. : diventa (**) la quindi e
0 e
: ha si , voltmetro dal assorbita corrente la
v
I con Indicata
2
2 1 2 1
v
v v
kI
I I I I I I
=
= = = = =



Dalla legge di Ohm simbolica si ha che la corrente Iv=V/Zv proporzionale alla tensio-
ne V e perci la precedente relazione diventa: =kV
2
dove la nuova costante k tiene
conto dellimpedenza del ramo voltmetrico.
Da ci si deduce che la posizione dell'indice dell'apparecchio fornisce, su scala quadra-
tica, il valore efficace della tensione da misurare; in corrente continua lo strumento mi-
sura l'effettivo valore della tensione ai capi dell'utilizzatore U. Osserviamo, infine, che
un voltmetro deve avere come requisito fondamentale un'impedenza interna molto e-
levata (a tal fine si inserisce in serie con le bobine la resistenza Rv) perch, se cos non
fosse, il voltmetro assorbirebbe una corrente di valore non trascurabile e perturberebbe
il regime delle correnti e delle tensioni del circuito, cosicch il valore di tensione misu-
rato non corrisponderebbe a quello effettivamente preesistente nel circuito stesso.


Wattmetro. Lo strumento elettrodinamico atto a misurare la potenza attiva assorbita da
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 350
un certo utilizzatore U ottenuto disponendo le bobine come in figura:

La bobina 1 disposta in serie con U detta bobina amperometrica mentre la bobina 2 di-
sposta in parallelo ad U detta bobina voltmetrica. Anche in questo caso l'inserzione del-
lo strumento non deve introdurre una sensibile perturbazione nel circuito e pertanto la
bobina amperometrica deve essere di bassa impedenza mentre il ramo voltmetrico de-
ve presentare un'elevata impedenza. Valgono, inoltre, le seguenti relazioni:

v 2 1
I I e I I = = ,dove I e IV rappresentano i valori efficaci, rispettivamente, della cor-
rente nellutilizzatore e della corrente nel ramo voltmetrico.

Quest'ultima, in particolare, proporzionale, per la legge di Ohm simbolica, alla

tensione V ai capi del ramo voltmetrico e, quindi, la relazione (**) si scrive come:

. o voltmetric ramo
del impedenza dell' anche conto tiene k' costante nuova la dove , *) * (* cos ' VI k =


Soffermando ora l'attenzione sull'angolo (angolo di sfasamento tra le correnti nelle
due bobine) si osserva che esso coincide con l'angolo di sfasamento tra I e V a patto
che si possa ritenere puramente resistiva l'impedenza del ramo voltmetrico. Infatti, in
tal caso la corrente nel ramo voltmetrico in fase con la tensione V e valgono le se-
guenti relazioni:

P k VI k
I I V
i
v
v
i
i v
i v i
v
i i v
v
i
' cos '
: diventa *) * (* la , definitiva In
. , , complessi numeri dei argomenti gli sono , , dove

1 2
= =
= = = = =





(Nota: quest'uguaglianza valida perch si supposta piccola l'impedenza della bobi-
na amperometrica e quindi trascurabile la caduta di tensione su di essa in modo da po-
ter ritenere la tensione ai capi dell'utilizzatore pari a V). La precedente relazione mo-
stra come l'indice dello strumento fornisca, su scala lineare, la misura della potenza ri-
chiesta.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
351
Si ricordi, infine, che nel wattmetro, la resistenza Rv deve avere valore elevato non solo
per limitare la corrente nel ramo voltmetrico ma anche per poter trascurare la reattanza
induttiva di questo stesso ramo in modo da poterlo considerare come un ramo pura-
mente resistivo con le conseguenze prima descritte.

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 352


CAPITOLO 10





10.1 ULTERIORI METODI PER LA SOLUZIONE DI CIRCUITI COMPLESSI 354
10.1.1 ANALISI NODALE 354
10.1.1 METODO DELLE MAGLIE O DELLE CORRENTI DI COALBERO 371
















Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
353























Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 354
10.1 Ulteriori metodi per la soluzione di circuiti complessi
10.1.1 Analisi nodale

Tale metodo viene frequentemente utilizzato per la soluzione di circuiti resistivi lineari
e non lineari, tempo-invarianti e tempo-varianti ma pu anche essere generalizzato a
circuiti dinamici o a circuiti in regime sinusoidale. Tuttavia l'analisi di nodo applica-
bile ad una pi ristretta gamma di circuiti rispetto al metodo dello sparse tableau che
invece molto generale e pu essere utilizzato per qualsiasi tipo di circuito: infatti l'a-
nalisi di nodo non consente lo studio di circuiti che contengano anche un solo elemento
non controllabile in tensione. D'altra parte l'analisi di nodo rientra nei cosiddetti meto-
di ridotti che consentono, cio, di risolvere un circuito basandosi su un sistema di e-
quazioni di ordine inferiore rispetto al numero di variabili di rete. Infatti per un circui-
to con n+1 nodi e b lati occorrerebbe un sistema di 2b equazioni che consentisse di de-
terminare tutte le incognite del circuito e cio le correnti e tensioni di lato (in numero
pari proprio a 2b); per di pi, nel metodo dello sparse tableau, a fronte di una maggio-
re generalit nell'applicazione del metodo ai vari circuiti, si ha anche lo svantaggio di
scrivere un numero di equazioni ancora pi alto, pari cio a (2b+n), dove n il numero
di nodi indipendenti nel circuito, in quanto le variabili da determinare non sono soltan-
to le correnti e tensioni di lato ma anche le tensioni nodali. L'analisi di nodo consiste,
invece, nella formulazione di un sistema di n equazioni che pu essere posto nella se-
guente forma:

[ ] [ ] [ ]
s n
i e Y = (10.1)

dove [ ]
n
Y una matrice quadrata di ordine n ed detta matrice delle ammettenze no-
dali; [ ] e il vettore delle tensioni nodali, ovviamente di dimensione n; [ ]
s
i detto vet-
tore delle sollecitazioni equivalenti in corrente i cui elementi sono, dimensionalmen-
te, delle correnti (anche questo vettore di ordine n). Una volta determinate le tensioni
nodali mediante la soluzione del suddetto sistema bisogna poi ricondursi alle tensioni
di lato sfruttando la relazione:

[ ] [ ] [ ] e A v
T
=

dove A la matrice di incidenza ridotta associata al circuito e, successivamente, ricava-
re le correnti di lato nell'ipotesi che tutti gli elementi del circuito siano controllati in
tensione. In questo consiste l'operazione di post-processing associata all'analisi nodale.
E' tuttavia necessaria una fase di pre-processing consistente, sostanzialmente, nell'e-
sprimere tutte le correnti di lato in funzione delle tensioni nodali. L'analisi di un circui-
to mediante il metodo nodale pu essere condotta in modo sistematico o, per circuiti
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
355
semplici, 'per ispezione': in entrambi i casi si deve giungere alla formulazione dell'e-
quazione matriciale (10.1) vista prima solo che, nel metodo sistematico, per fare ci, si
ricorrer alla scrittura di tutte le equazioni di lato, delle L.K.C. e L.K.T. riferite ai cosid-
detti lati classici del circuito che definiremo fra poco, mentre nel metodo 'per ispezione'
si arriver direttamente alla scrittura della (10.1) mediante una semplice 'ispezione' del
circuito secondo opportune convenzioni.
Cominciamo col descrivere l'analisi nodale per via sistematica. Occorre a tale scopo de-
finire il lato tipico di un circuito:


Esso costituito da un elemento collegato in serie ad un generatore di tensione con un
generatore di corrente in parallelo. L'elemento indicato con zk rappresenta un resistore
di resistenza Rk nel caso in cui il circuito sia resistivo, un resistore, un condensatore o
un induttore nel caso di circuito con andamento dinamico ed un'impedenza nel caso di
circuito in regime sinusoidale (ovviamente, in tal caso tutte le variabili del circuito sa-
ranno espresse mediante i fasori corrispondenti). In generale, chiameremo tale elemen-
to 'passivo' nel senso che non un generatore. Naturalmente le forme d'onda dei due
generatori presenti nel lato classico possono essere entrambe nulle oppure una nulla e
l'altra diversa da zero: cio il lato tipico pu essere costituito dal solo elemento passivo
oppure dall'elemento passivo in serie al generatore di tensione oppure dall'elemento
passivo in parallelo al generatore di corrente oppure dall'intera struttura come mostra-
ta in fig. 10.1. In altri termini, il lato tipico impone che nel circuito non possono essere
presenti generatori di tensione che non abbiano in serie un elemento passivo o genera-
tori di corrente che non abbiano in parallelo un elemento passivo. Qualora nel circuito
in esame non siano soddisfatte tali condizioni bisogna ricondursi ad esse mediante o-
perazioni di V-shift e I-shift: la prima consiste nello spostamento di generatori di ten-
sione, la seconda nello spostamento di generatori di corrente senza che vengano altera-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 356
te le tensioni e le correnti nei lati della rete (fatta eccezione per il lato attivo preso in
considerazione). Si supponga, ad esempio, di considerare il tratto di circuito mostrato
in fig. 10.2a:
Come si osserva, il generatore di tensione non ha in serie alcun elemento passivo: oc-
corre, allora, spostarlo opportunatamente in modo tale, per, che il nuovo circuito sia
equivalente a quello iniziale. Inoltre, tenendo presente che un generatore di tensione
non impone vincoli sulla corrente, effettuando lo shift del generatore di tensione biso-
gna fare in modo che le relazioni imposte dalle L.K.T. nel circuito equivalente siano
uguali a quelle nel circuito iniziale. Si procede, dunque, sostituendo il generatore di
tensione con un cortocircuito; dopo di che, scelto uno dei due nodi tra i quali collega-
to il generatore di tensione, per esempio il nodo A, si 'spinge' il generatore di tensione
nei lati che convergono in tale nodo, mantenendo invariata la sua polarit, come mo-
strato in fig. 10.2b. Sembrerebbe in tal modo di perdere informazioni sulla corrente nel
lato A-B: in realt non cos perch, una volta risolto il circuito equivalente, posso
sempre determinare tale corrente applicando la L.K.C. al nodo B. Si supponga ora di
considerare il tratto di circuito mostrato in fig. 10.3a:


Come si osserva, il generatore di corrente non ha in parallelo alcun elemento passivo.
Occorre, allora, spostarlo opportunatamente. Inoltre, tenendo presente che un genera-
tore di corrente non impone alcun vincolo sulla tensione, effettuando lo shift del gene-
ratore di corrente bisogna fare in modo che le relazioni imposte dalle L.K.C. del circui-
to equivalente siano uguali a quelle nel circuito iniziale. Si procede, dunque, sostituen-
do il generatore di corrente con un circuito aperto; dopodich, si dispone in parallelo a
ciascun elemento appartenente ad un cammino tra A e B un generatore di corrente (con
la stessa forma d'onda J) e diretto in modo tale da rispettare il vincolo imposto dal ge-
neratore di corrente in fig. 10.3a: si ottiene, quindi, il circuito equivalente mostrato in
fig. 10.3b. Sembrerebbe in tal modo di perdere informazioni sulla tensione ai capi del
generatore di corrente in fig. 10.3a: in realt non cos perch una volta risolto il circui-
to equivalente si pu ottenere tale tensione come differenza di tensione tra i nodi A e B
nel circuito di fig. 10.3b. In definitiva, qualora il circuito in esame non soddisfi le ipote-
si previste dal metodo nodale sistematico si operano trasformazioni V-shift ed I-shift in
modo da ottenere un circuito equivalente a quello iniziale ma formato da una connes-
sione di soli lati tipici. Questi spostamenti di generatori possono portare a situazioni
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
357
particolari quali:

generatori di tensione in parallelo ad un generatore di corrente
generatori di corrente in serie ad un generatore di tensione

ma tali combinazioni sono state gi studiate nel capitolo 3.

In particolare si visto allora che:

un generatore di tensione in parallelo ad un elemento equivalente ad un genera-
tore di tensione (con la stessa forma d'onda);
un generatore di corrente in serie con un elemento e' equivalente ad un generatore
di corrente (con la stessa forma d'onda).

Precisato ci, vediamo come sia possibile ricavare l'equazione matriciale (10.1) su cui si
basa il metodo nodale. Anzitutto, supponiamo, per comodit, che il circuito sia resisti-
vo e lineare, quindi, il lato tipico diventa:

Per il generico lato k-esimo si pu scrivere:

( ) (10.2) R 1 G con , E v G J i
k k sk k k sk k
= + =

Estendendo questa relazione a tutti i lati del circuito, che supponiamo siano in numero
pari a b, si ottiene:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 358
[ ] [ ] [ ] [ ] ( ) [ ] (10.3) J E v G i
s s b
+ =

con ovvio significato dei simboli. Inoltre, valgono le seguenti relazioni:

[ ] [ ] [ ] [ ] [ ] (10.5) 0 i A e (10.4) e A v
T
= =

Moltiplicando la (10.3) per la matrice di incidenza ridotta si ha:

[ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ]
[ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ]
[ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ]
[ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ]
[ ] [ ] [ ] . (10.1) la con proprio coincide che i e Y : diventa (10.6) la
(10.7) J A E G A i e A G A Y : Posto
(10.6) J A E G A e A G A
: (10.4) la sfruttando quindi e 0 J A E G A v G A
: ha si (10.5) la per cui da J A E G A v G A i A



s n
s s b s
T
b n
s s b
T
b
s s b b
s s b b
=
= =
=
= +
+ =


Si osserva, in particolare, che il vettore [is] pu essere considerato come somma di due
vettori e cio:

[ ] [ ] [ ]
S b
E G A i cui termini sono dimensionalmente delle correnti e rappresentano per
ogni nodo (individuato da una riga di A) la somma delle correnti dei generatori equi-
valenti secondo Norton dei generatori di tensione (ciascuno in serie ad un elemento
passivo) eventualmente presente nei lati (individuati dalle colonne di A) che conver-
gono nel nodo in esame;

[ ] [ ]
s
J A i cui termini sono ancora delle correnti e rappresentano, per ogni nodo, la
somma delle correnti dei generatori di corrente eventualmente presenti nei lati del cir-
cuito che convergono nel nodo in esame.

Per maggiore chiarezza, facendo riferimento al generico lato tipico, proviamo a deter-
minare l'equivalente secondo Norton del generatore di tensione in serie al resistore
come mostrato in figura:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
359

Dunque, si pu scrivere:

(10.8) E G J v G i
sk k sk k k k
+ =

Gli ultimi due addendi nella (10.8) rappresentano, rispettivamente, la forma d'onda del
generatore di corrente presente nel lato k e la forma d'onda del generatore di corrente
equivalente secondo Norton alla serie costituita dal generatore di tensione e dal resi-
store (di resistenza Rk) presenti nel lato classico. Estendendo questa osservazione a tutti
i lati del circuito in esame si comprende quanto detto prima a proposito dei due vettori
dalla cui somma si ottiene il vettore [is]. Per quanto riguarda, infine, i segni delle cor-
renti che compaiono nel vettore [is] essi si deducono dalla relazione (10.6) e dalle con-
venzioni adottate nel lato tipico (perch in base a queste che si ottenuta l'equazione
matriciale (10.1)): ne segue che il generico elemento k-esimo del vettore [is] si ottiene
come somma algebrica delle correnti entranti nel nodo k ed intendendo come positive
proprio le correnti entranti. Quanto detto sinora pu essere facilmente esteso anche a
circuiti con andamento dinamico nel tempo ed a circuiti in regime sinusoidale per i
quali l'equazione del modello nodale si scrive, rispettivamente, come:

[ ] [ ] [ ] [ ] [ ] (10.10) I E ) (j Y e (10.9) i e (D) Y
s
n
.
s n
=
(

=

La relazione (10.9) mette in evidenza che nel caso di circuiti dinamici alcuni elementi
della matrice delle ammettenze di nodo potranno dipendere dal simbolo D che l'ope-
ratore di derivazione rispetto al tempo. Se, infatti, immaginiamo di sostituire il resisto-
re nel lato di fig. 10.4 con un condensatore o con un induttore potremo esprimere la
corrente che attraversa tale lato come:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 360
( )
( ) . induttore dell' caso nel J E v
LD
1
i
e re condensato del caso nel J E v CD i
sk sk k k
sk sk k k

+ =
+ =


Se, invece, il circuito in regime sinusoidale la matrice [Yn] avr come elementi delle
ammettenze che, in generale, sono espresse in funzione di j (a meno che non siano
puramente resistive) ed al posto delle tensioni nodali e delle varie correnti ci saranno i
corrispondenti fasori. Consideriamo, ora, a titolo d'esempio il seguente circuito resisti-
vo ed applichiamo il metodo nodale per via sistematica:

Si osserva che il generatore di tensione non in serie a nessun resistore ed il generatore
di corrente non in parallelo a nessun resistore. Occorre, quindi, effettuare un'opera-
zione di V-shift ed un'operazione di I-shift. Il circuito diventa:


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
361
Abbiamo cos ottenuto un circuito equivalente a quello iniziale ma pi adatto per l'ap-
plicazione del metodo nodale. Su tale circuito (cio quello di fig. 10.7) si sceglie un no-
do come riferimento (generalmente quello di grado maggiore) e si fissano dei versi per
le correnti su ogni lato classico. Si osserva che sono presenti n=3 nodi indipendenti
(cio i nodi 1,2 e 3) e b=6 lati. Cominciamo col scrivere la matrice di incidenza ridotta
associata al circuito in esame (ci riferiamo al grafo associato, fig. 10.7bis):

[ ]
(
(
(


=
1 0 0 0 1 0
1 1 1 0 0 0
0 1 0 1 0 1
A

Per determinare la matrice delle conduttanze di lato bisogna considerare il circuito
passivo e scrivere le relazioni di lato in forma matriciale ottenendo:

[ ]
(
(
(
(
(
(
(

=
6
5
4
3
2
1
b
G 0 0 0 0 0
0 G 0 0 0 0
0 0 G 0 0 0
0 0 0 G 0 0
0 0 0 0 G 0
0 0 0 0 0 G
G

Possiamo, quindi, scrivere la matrice delle ammettenze nodali come:

[ ] [ ] [ ] [ ] (*)
G G G 0
G G G G G
0 G G G G
A G A Y
6 2 6
6 6 5 4 5
5 5 3 1
T
b n
(
(
(

+
+ +
+ +
= =
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 362

Scriviamo ora i vettori delle sollecitazioni di lato:

[ ] [ ]
(
(
(
(
(
(
(

=
(
(
(
(
(
(
(

=
J
0
J
0
0
0
J e
0
0
0
0
E
E
E
s s

(Nota: si attribuisce un segno positivo a quei generatori di tensione o corrente disposti
nel circuito in modo concorde alla rappresentazione utilizzata nel lato). Otteniamo, co-
s, il vettore delle sollecitazioni equivalente:

[ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] (**)
J E G
0
E G
J E G
J J
E G
J A E G A i
2
1
2
1
s s b s
(
(
(

+
=
(
(
(

+
= =

Per come fatta la matrice [ ]
n
Y e il vettore [ ]
s
i possiamo ricavare la seguente regola
generale che ci consente di ottenere lequazione su base nodo di un certo circuito me-
diante una semplice ispezione del circuito stesso:

l'elemento diagonale di indice i nella matrice [Yn] pari alla somma di tutte le con-
duttanze che convergono nel nodo i;
l'elemento extradiagonale di indici i e j nella matrice [Yn] pari all'opposto della
somma delle conduttanze comprese tra i nodi i e j del circuito in esame;
l'elemento i-esimo del vettore [is] pari alla somma algebrica delle correnti di tutti i
generatori che convergono nel nodo i (prendendo positive le correnti entranti), sia
che si tratti di generatori di corrente indipendenti presenti nel circuito sia che si
tratti di generatori di corrente ottenuti da equivalenze secondo Norton.

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
363
Per poter, quindi, applicare il metodo nodale 'per ispezione' necessario effettuare prima le e-
quivalenze secondo Norton di tutti i generatori di tensione in serie a resistori; nel caso appena
esaminato si far, dunque, riferimento al seguente circuito equivalente a quello di fig. 10.7:


Osservando tale circuito e sfruttando le regole suddette facile ricavare direttamente
lo stesso risultato che abbiamo ottenuto per via sistematica. Qualora il circuito iniziale
sia costituito da soli resistori la matrice [Gb], detta matrice delle conduttanze di lato, ov-
viamente diagonale e quindi la Yn

e' simmetrica; se, invece, sono presenti dei generato-
ri pilotati essa perde tale caratteristica: vediamo perch. Anzitutto, se nel circuito sono
presenti dei generatori pilotati questi devono essere necessariamente controllati in ten-
sione per poter applicare il metodo nodale: inoltre, i generatori pilotati vengono trattati
allo stesso modo di quelli indipendenti e, quindi, se necessario, subiscono anch'essi o-
perazioni di shift. Supponiamo, ad esempio, che nel circuito sia presente un lato di
questo tipo:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 364
dove iy la corrente che attraversa il lato y il quale, per comodit, supporremo sia co-
stituito da un solo resistore con conduttanza Gy tale che: iy=Gyvy. Possiamo scrivere,
dunque:

x x y y x x x x y
x
y
x
x
x
y y x x y x x x
R 1 G con , v G kG v G i v
R
kG
i
R
v
: ottiene si cui da , v kG i R ki i R v
= + = =
= =


Quest'ultima relazione contribuir alla scrittura della matrice Gb con due termini: la
conduttanza Gx nel posto di riga x e colonna x e la conduttanza Gy nel posto di riga x e
colonna y: per questo motivo, in presenza di generatori pilotati la matrice Gb non pu
essere diagonale. Poich il metodo 'per ispezione' sar quello che useremo pi frequen-
temente vediamo come devono essere trattati, con tale metodo, i generatori pilotati fa-
cendo riferimento allo stesso circuito dell'esempio precedente a cui, per, stato ag-
giunto un generatore di corrente pilotato dalla tensione ai capi del resistore di resisten-
za R2 come mostrato in figura:

Poich le variabili del modello nodale sono le tensioni di nodo bisogna esprimere la
forma d'onda del generatore pilotato in funzione di esse (si ricordi, comunque, che per
l'applicazione del metodo nodale tali generatori devono essere controllabili in tensio-
ne). Nel caso in esame possiamo scrivere:

(*) ge gE gv i : ottiene si cui da , e E v v E e
3 2 7 3 2 2 3
= = = =

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
365
(Nota: in generale, quando si esprime la forma d'onda di un generatore pilotato in fun-
zione delle tensioni nodali tale operazione si effettua sempre prima di realizzare nel
circuito eventuali equivalenze secondo Norton, perch in tal modo si potrebbero per-
dere delle informazioni; nel caso in esame, allora, la suddetta relazione (*) stata otte-
nuta facendo riferimento al circuito di fig. 10.7 e non a quello di fig. 10.10). Di conse-
guenza, l'equazione del modello nodale diventa la seguente (si ricordino le regole cita-
te precedentemente):

[ ] [ ] [ ]
(
(
(

+
=
(
(
(

(
(
(

+
+ +
+ +
=
J E G
i
i E G
e
e
e
G G G 0
G G G G G
0 G G G G
i e Y
2
7
7 1
3
2
1
6 2 6
6 6 5 4 5
5 5 3 1
s n


Si osservi come a secondo membro compaiono termini funzione delle variabili del mo-
dello (la tensione nodale e3). Riportando a primo membro tali espressioni si ottiene:

(
(
(

=
(
(
(

(
(
(

+
+ + +
+ +

(
(
(

+

+
=
(
(
(

(
(
(

+
+ +
+ +

J E G
gE
gE E G
e
e
e
G G G 0
g G G G G G
g G G G G


J E G
E) g(e
E) g(e E G
e
e
e
G G G 0
G G G G G
0 G G G G

2
1
3
2
1
6 2 6
6 6 5 4 5
5 5 3 1
2
3
3 1
3
2
1
6 2 6
6 6 5 4 5
5 5 3 1


Se la forma d'onda del generatore pilotato fosse del tipo:

i7=ki5

avremmo dovuto esprimere la corrente del lato 5 in funzione delle tensioni nodali co-
me:

i7=ki5=kG5v5=kG5(e1-e2)

e quindi lequazione del modello nodale sarebbe diventata:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 366

J E G
0
E G
e
e
e
G G G 0
G kG G G G kG G
0 kG G kG G G G

2
1
3
2
1
6 2 6
6 5 6 5 4 5 5
5 5 5 5 3 1
(
(
(

+
=
(
(
(

(
(
(

+
+ + +
+ + +


Se nel circuito iniziale fossero presenti generatori pilotati di tensione si procede in ma-
niera analoga al caso precedente: si tenga presente, comunque, che essi devono sempre
trovarsi, nel circuito iniziale, in serie ad un resistore (o, in generale, ad un elemento
passivo) in modo tale da poter essere trattati allo stesso modo dei generatori indipen-
denti di tensione, cio in modo tale da poter sostituire a questa serie il generatore di
corrente equivalente secondo Norton in parallelo allo stesso resistore. Vediamo ora u-
n'applicazione del metodo nodale ad un circuito con andamento dinamico nel tempo:

Cominciamo osservando che il generatore di tensione pilotato deve essere shiftato in
quanto non in serie ad alcun elemento passivo; otteniamo, allora, il seguente tratto di
circuito:
Tenendo presente che la corrente che attraversa il resistore di resistenza R3 la stessa di
quella che attraversa il generatore pilotato di tensione (vedi fig. 10.12a), indicando con
v' la tensione del generatore pilotato, si pu scrivere:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
367
3 3 3 3 3
3 3 3
3 3 3
)i kR (R v' v v'
i kR kv v'
i R v
+ = + =

= =
=


da cui segue che la serie costituita dal resistore e generatore pilotato di tensione equi-
valente ad un solo resistore di resistenza pari a:

R3+kR3

Come mostrato in fig. 10.12b. Il passo successivo consiste nella determinazione della
rappresentazione controllata in tensione dell'induttore biporta che data, analitica-
mente, dalle seguenti relazioni (vedi pagg. 92-93):

2
2 1
0 2
2 1
1
2 2
2 1
2
1
1
2
1
2 1
1
0 2
2
1
0 1
1
1 1
M L L
M

M L L
L

M L L
L
: relazioni seguenti le valgono dove e induttori due sui iniziali
condizioni le nulle supposte sono si dove tempo, nel ne integrazio
di operatore l' a rappresent D dove ,
(t) v D (t) v D (t) i
(t) v D (t) v D (t) i

+ =
+ =





Di conseguenza, il tratto di circuito in fig. 10.11 corrispondente all'induttore biporta sa-
r sostituito dalla seguente porzione di circuito equivalente:



Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 368
Tenendo presente, infine, quanto detto a pag. 56, possiamo sostituire la serie costituita
dal generatore di tensione con forma d'onda e(t) e dal condensatore (che supponiamo
inizialmente scarico) con il seguente circuito equivalente:

(Nota: D l'operatore di derivazione rispetto al tempo).

In definitiva, il circuito di fig. 10.11 diventa:
(Si noti che stato scelto il nodo 5 come riferimento; i valori delle correnti dei vari ge-
neratori sono stati gi ricavati e non sono stati riportati in fig. 10.15 per comodit). Co-
me ultima operazione esprimiamo le seguenti variabili in funzione delle tensioni nodali:

=
=
= =
2 1 1
2 2
3 4 4 4 4
e e v
e v
De C Dv C i


A questo punto possiamo applicare il metodo nodale 'per ispezione' ottenendo, come si
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
369
pu verificare, la seguente equazione matriciale che rappresenta il modello su base no-
do del circuito in esame:
(
(
(

=
(
(
(

(
(
(
(
(
(
(
(
(
(

+
+ +
+
+ +
+
+
+
+ +
+
+

0
De(t) C
De(t) C
e
e
e
D kC
D C G
0 0
0
D 2 D C
D D
D
D D C
0 D D D C
D C D
kR R
1
2
2
3
2
1
4
4 5
1
0 2
1
1
1
2
1
0
1
1 2
1
0
1
1 2
2
1
1
3 3

Le condizioni iniziali si ottengono facilmente. Innanzitutto conveniente rappresentare
le correnti iniziali negli induttori attraverso generatori di corrente indipendenti (ele-
menti controllati in tensione). Ricordando poi le propriet delle variabili di stato, sar
sempre possibile esprimere le tensioni nodali in t=0+ come combinazione lineare delle
variabili di stato e degli ingressi in t=0+.
Per concludere cerchiamo di dare un'interpretazione fisica agli elementi che costitui-
scono la matrice delle ammettenze nodali. Scriviamo in forma estesa l'equazione matri-
ciale del modello nodale:

[ ] [ ] [ ] (*)
i e y ... e y e y
......... .......... .......... ..........
i e y ... e y e y
i e y ... e y e y
i e Y
n n nn 2 n2 1 n1
2 n 2n 2 22 1 21
1 n 1n 2 12 1 11
s n

= + + +
= + + +
= + + +
=

Anzitutto, osserviamo che gli elementi della matrice [Yn] si riferiscono alla rete passiva.
Inoltre, si pu scrivere:

j k
k
e
j
e
i
i
ij
y
=
=
, 0


rapporto tra la variabile di nodo corrente entrante nel nodo i e la variabile di nodo ten-
sione ej quando tutti gli altri nodi nel circuito tranne il nodo j, sono mantenuti a tensio-
ne nulla.

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 370
Se, per esempio, prendiamo in esame il circuito di fig. 10.7 passivato:
Si ha dunque:
( )
5 3 1
3 2
1
1
11
1 5 3 1
5
1
3
1
1
1
R5 R3 R1 1
G G G
0 e e
e
i
y
: quindi e , e G G G
R
e
R
e
R
e
i i i i
+ + =
= =
=
+ + = + + = + + =

che coincide col valore trovato in precedenza. Un discorso analogo pu essere fatto per
tutti gli altri elementi della matrice [ ]
n
Y Per esempio:

0 e e
e
i
y
3 2
1
2
21
= =
=

In questo caso i2 (corrente relativa al nodo 2 e positiva se entrante) pari a:

i2= -iR4 iR5 + iR6 = -(e4-e2)G4

-(e1-e2)G5

+(e2-e3)G6


e nelle condizioni circuitali di definizione (e2=e3=0) si ha:

y21=(-e1G5/e1)= -G5.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
371

Si noti, infine, come in realt lo shift di un generatore di corrente non sia strettamente
necessario nel metodo nodale in quanto esso stesso un elemento controllato in ten-
sione. A tutti gli effetti lo si pu considerare come un lato in pi, di conduttanza nulla.
Pertanto, nulla cambia sia nel metodo sistematico che in quello per ispezione.

10.1.2 Metodo delle maglie o delle correnti di coalbero.

Il metodo delle maglie o delle correnti di coalbero un metodo ridotto come quello
nodale e, quindi, come tale presenta gli stessi vantaggi e svantaggi di quest'ultimo:
cio, da una parte non pu essere applicato a qualsiasi tipo di circuito in quanto richie-
de che tutti gli elementi presenti nel circuito siano controllabili in corrente: infatti, e-
ventuali generatori di corrente presenti nel circuito devono essere necessariamente col-
legati in parallelo ad un elemento passivo (intendendo con ci un elemento che non
un generatore, come, ad esempio, un resistore se il circuito resistivo, oppure un con-
densatore od un induttore se il circuito dinamico oppure, in generale, un'impedenza
se il circuito in regime sinusoidale) in modo tale che sia possibile sostituire tale paral-
lelo con un generatore di tensione equivalente secondo Thevenin in serie allo stesso e-
lemento passivo. D'altra parte, cos come l'analisi nodale, anche il metodo delle maglie
rientra nei cosiddetti metodi ridotti in quanto si basa sulla formulazione di un sistema
di (b-n) equazioni (dove b il numero di lati ed n il numero di nodi indipendenti) che
pu essere posto nella forma:

[ ] [ ] [ ]
s m
e j z = (**)

dove [ ]
m
z detta matrice delle impedenze di maglia ed una matrice quadrata di or-
dine pari a m=b-n; [ ] j il vettore delle correnti di coalbero mentre [ ]
s
e il vettore
delle sollecitazioni equivalenti in tensione e sono entrambi di ordine m=b-n. Gli ele-
menti del vettore [ ]
s
e sono dimensionalmente delle tensioni. Vediamo ora come sia
possibile ricavare l'equazione (**) sia per via sistematica, utilizzando cio tutte le equa-
zioni di lato e quelle derivanti dall'applicazione delle L.K.T. e L.K.C., sia per 'ispezione'
del circuito in esame. Naturalmente quando si utilizza il metodo sistematico bisogner
sempre fare riferimento al lato tipico gi definito nell'analisi nodale. Supponiamo, allo-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 372
ra, che il circuito in esame, dopo esser stato trasformato in uno equivalente mediante
operazioni di shift (se necessarie) abbia un grafo orientato ad esso associato di questo
tipo:

E' stato fissato un albero qualsiasi: i lati dell'albero sono pari a n e quindi quelli del co-
albero sono pari a m = b-n: nel nostro caso, le corde sono tre (quelle tratteggiate) e cia-
scuna di esse individua una maglia fondamentale. Si osservi, inoltre, che per comodit
numeriamo prima le corde e poi i lati dell'albero. Fatto ci, si scrive la cosiddetta ma-
trice delle maglie, che denoteremo con [B]: essa ha un numero di righe pari al numero
dei lati di coalbero (m = b-n) ed un numero di colonne pari al numero dei lati (b). I suoi
elementi sono -1,0,1 e si determinano in base alla seguente regola:

anzitutto, per ogni maglia fondamentale si fissa un verso di percorrenza che impo-
sto da quello scelto sul lato di coalbero che individua la maglia stessa; dopodich,
fissata una maglia (cio una riga della matrice [B]) si attribuir +1 a quei lati (cio co-
lonne di [B]) che si trovano nella maglia in esame e sono attraversati in senso con-
corde a quello di percorrenza della maglia, -1 a quei lati della maglia che sono attra-
versati in senso discorde a quello di percorrenza della maglia e 0 a quei lati che non
appartengono alla maglia in esame.

Allora, nel nostro caso si ha:

[ ]
(
(
(




=
0 1 1 0 1 1 0 0
1 1 0 1 0 0 1 0
0 0 0 1 1 0 0 1
B

Questa matrice ci consente, dunque, di stabilire quali sono i lati che compongono le
maglie fondamentali ed il verso con cui vengono percorsi. Si osservi, inoltre, che tale
matrice [B] si pu sempre suddividere in due sub-matrici, una associata al coalbero,
che sempre unitaria, e l'altra associata all'albero.
Per come stata definita la matrice [B] vale la seguente relazione:

[ ] [ ] (10.11) 0 v B =

che rappresenta proprio, in forma matriciale, la L.K.T. applicata alle maglie fondamen-
tali. Considero ora la matrice trasposta di [B]: evidentemente, leggendo le righe di tale
matrice (ossia le colonne di [B]) posso stabilire, per ciascun lato del circuito, a quale
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
373
maglia fondamentale appartiene. Tenendo presente ci, indico con:
[ j ] il vettore delle correnti di coalbero (dimensione pari a b-n)

e con
[ i ] il vettore delle correnti di lato (dimensione pari a b)

Evidentemente si ha:

(10.12) j i j i j i
3 3 2 2 1 1
= = =

D'altra parte osservo che ciascun ramo d'albero individua un insieme di taglio fonda-
mentale: considerando, ad esempio, il ramo 4 nel grafo di fig. 10.17 esso individua l'in-
sieme di taglio fondamentale formato dai lati (4-1-3). Applicando ora la L.K.C. alla su-
perficie gaussiana che individua tale insieme di taglio ed attribuendo un segno positivo
alla corrente del ramo d'albero ed a quelle correnti di corda concordi con essa, si pu
scrivere:

(10.13) j j i 0 i j j 0 i i i
3 1 4 4 3 1 4 3 1
= = + + = + +
Tenendo presente la (10.12) ed estendendo quanto detto per la (10.13) a tutti i lati del-
l'albero si verifica che:

[ ] [ ] [ ] (10.14) j B i
T
=

In pratica la matrice trasposta di [B] consente di esprimere le correnti di lato come combinazio-
ne lineare delle correnti di coalbero. Consideriamo, infine, il lato tipico (vedi fig. 10.1) e ne dia-
mo la rappresentazione controllata in corrente:

[ ] [ ] [ ] [ ] ( ) [ ] (10.16) E J i Z v : diventa
circuito del lati i tutti a estesa che , (10.15) E ) J (i z v
s s b
sk sk k k k
+ =
+ =


Premoltiplicando i due membri dell'equazione (10.16) per la matrice [B] si ottiene:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 374

[ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ]
[ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ]
[ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ] [ ]
s s b s
T
b m
s m s s b
T
b
s s b b
E B J Z B e B Z B z : posto si dove
, (10.17) e j z 0 E B J Z B j B Z B
: ottiene si (10.14) la e (10.11) la
o utilizzand cui da , E B J Z B i Z B v B
e = =
= = +
+ =


In maniera analoga a quanto visto per il metodo nodale, il vettore delle sollecitazioni
equivalenti si ottiene come somma di due termini e cio il vettore: [ ] [ ] [ ]
s b
J Z B i cui e-
lementi rappresentano, per ogni maglia fondamenetale, la somma delle forme donda
dei generatori di tensione equivalenti secondo Thevenin presenti nella maglia stessa e
il vettore [ ] [ ]
s
E B i cui elementi rappresentano, per ogni maglia fondamentale, la
somma dei generatori di tensione indipendenti presenti nella maglia stessa.

Nel metodo per 'ispezione' l'equazione matriciale del modello su base maglia si ricava
seguendo questa semplice regola (nel caso di un circuito resistivo senza generatori pi-
lotati):
l'elemento diagonale di indice i della matrice delle impedenze di maglia pari alla
somma di tutte le resistenze presenti nella maglia fondamentale i-esima;
l'elemento extradiagonale della matrice delle impedenze di maglia di indici i e j
pari alla somma algebrica delle resistenze comuni alle maglie i-esima e j-esima (sa-
ranno considerate positive quelle resistenze che vengono percorse nello stesso ver-
so dalle correnti delle due maglie in esame);
l'elemento i-esimo del vettore delle sollecitazioni equivalenti pari alla somma del-
le tensioni dei generatori di tensione presenti nella maglia i-esima, facendo riferi-
mento non solo ai generatori di tensione effettivamente presenti nella maglia ma
anche a quelli che si ottengono sostituendo ad un resistore in parallelo ad un gene-
ratore di corrente l'equivalente secondo Thevenin costituito dallo stesso resistore e
da un generatore di tensione. Per quanto riguarda i segni delle tensioni di tali gene-
ratori essi saranno positivi se spingono corrente (dal polo positivo a quello negati-
vo) in verso concorde a quello di percorrenza della maglia fondamentale in cui si
trovano (cio in verso concorde alla corrente della corda che individua la suddetta
maglia); altrimenti saranno negativi.

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
375
Supponendo, allora, che il circuito a cui associato il grafo di fig. 10.17 sia il seguente:

possiamo scrivere l'equazione matriciale secondo il modello delle correnti di coalbero
come segue:

(
(
(

=
(
(
(

(
(
(

+ + +
+ + +
+ +
6
1
3
2
1
6 4 7 3 7 4
7 7 5 8 2 5
4 5 5 4 1
E
0
E
j
j
j
R R R R R R
R R R R R R
R R R R R


Se nel circuito sono presenti generatori pilotati allora la matrice delle impedenze di
maglia non sar pi simmetrica e si procede in maniera analoga a quanto visto per l'a-
nalisi nodale; ovvio, comunque, che tali generatori pilotati devono essere controllabili
in corrente in modo che sia sempre possibile esprimere le loro forme d'onda in funzio-
ne delle correnti di coalbero. Se, ad esempio, al posto del generatore di tensione E1 in
fig. 10.18 ci fosse un generatore pilotato con forma donda pari a kv8, occorrer prima
esprimere tale forma donda in funzione delle correnti di coalbero come segue:

kv8=kR8i8=-kR8i2

dopodich lequazione del modello su base maglia diventa la seguente:

(
(
(

=
(
(
(

(
(
(

+ + +
+ + +
+ + +
6 3
2
1
6 4 7 3 7 4
7 7 5 8 2 5
4 8 5 5 4 1
E
0
0
j
j
j
R R R R R R
R R R R R R
R kR R R R R

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 376

Quanto detto per i circuiti resistivi si pu anche estendere ai circuiti dinamici ed a
quelli in regime sinusoidale apportando le stesse modifiche viste nel caso dell'analisi
nodale. Come ultima osservazione, cerchiamo di dare un'interpretazione fisica agli e-
lementi della matrice delle impedenze di maglia e per far ci scriviamo l'equazione ma-
triciale (**) alla base del modello delle correnti di coalbero in forma estesa:

[ ] [ ] [ ] . n - b = m con ,
e j z ... j z j z
........ .......... .......... ..........
e j z ... j z j z
e j z ... j z j z
e j z
m m mm 2 m2 1 m1
2 m 2m 2 22 1 21
1 m 1m 2 12 1 11
s m

= + + +
= + + +
= + + +
=
Notiamo, anzitutto, che gli elementi della matrice delle impedenze di maglia si riferi-
scono al circuito passivo e ciascuno di essi pu essere ricavato come:

.
j k
k
j
i
ij
, 0 i
j
e
z
=
=

cio come rapporto tra ei, ossia la somma delle cadute di tensione lungo la maglia fon-
damentale i-esima (da non confondere con la tensione del nodo i), e jj ossia la corrente
che attraversa il lato di coalbero j-esimo.
Ad esempio, facendo riferimento al circuito di fig. 10.18 passivato e tenendo presente
quanto appena detto si ha:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
377
( )
5 4 1
1
1 5 4 1
0
3
j
2
j
1
1
11
1 5 7 5 4 1 2 1 8 1 5
4 4 5 5 1 1 1
R R R
j
j R R R
j
e
z
ha si Quindi . j i i i i e j j j i j i
: risulta parte altra D' . i R i R j R e
:
+ + =
+ +
= =
= = + = = = + =
=
= =

che coincide con il valore trovato in precedenza; lo stesso procedimento pu essere ri-
petuto per tutti gli altri elementi della matrice delle impedenze di maglia.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 378


CAPITOLO 11





11.1 SISTEMI TRIFASE : DEFINIZIONI E PROPRIET FONDAMENTALI 379

11.2 SCHEMA DI ALIMENTAZIONE DI UN SISTEMA TRIFASE 384

11.3 UTILIZZATORI TRIFASE 387

11.4 TEOREMA DI EQUIVALENZA 397

11.5 MISURA DELLA POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE. INSERZIONE ARON 400

11.6 SISTEMI TRIFASE CON NEUTRO 404








Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
379





















11.1 SISTEMI TRIFASE : DEFINIZIONI E PROPRIET FONDAMENTALI

Il trasporto e la distribuzione dell'energia elettrica dai luoghi di produzione (ossia dalle
centrali) ai luoghi di utilizzazione avviene in massima parte per mezzo di linee elettri-
che a tre fili: tali linee, i generatori che le alimentano e gli utilizzatori ad esse collegati formano,
nel loro complesso, i cosiddetti sistemi trifase. Lo studio di tali sistemi potrebbe essere fat-
to rientrare in quello gi svolto nel capitolo 9 in quanto i sistemi trifase altro non sono
che particolari circuiti in regime sinusoidale: tuttavia, data la loro importanza dal pun-
to di vista tecnico, si preferito trattarli a parte. In figura mostrato lo schema di prin-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 380
cipio di una linea trifase che collega un complesso di generazione G ad un carico (costi-
tuito da un circuito comunque complesso) indicato con U:

Le correnti i1(t),i2(t),i3(t) sono dette correnti di linea e sono tali da soddisfare, in un ge-
nerico istante t, la seguente relazione ottenuta applicando la L.K.C. alla superficie
gaussiana S:

i1(t)+i2(t)+i3(t)=0 (11.1)

Consideriamo ora una generica 'sezione' della linea (in figura quella individuata da S)
intesa come intersezione fra un piano perpendicolare alla linea e la linea stessa. Pos-
siamo definire la cosiddetta terna di tensioni concatenate come:

=
=
=
(t) v (t) v (t) v
(t) v (t) v (t) v
(t) v (t) v (t) v
1 3
3 2
2 1
A A 31
A A 23
A A 12
(11.2)

dove (t) v (t), v
2 1
A A
e (t) v
3
A
indicano le tensioni corrispondenti ai tre punti della linea
appartenenti alla sezione S.
In altri termini, ciascuna tensione concatenata rappresenta la tensione fra due condut-
tori di linea in corrispondenza della sezione considerata. Naturalmente variando la se-
zione in esame, la terna delle tensioni concatenate cambia e ci a causa delle cadute di
tensione sulla linea stessa; in seguito, per, supporremo di considerare nulle tali cadute
di tensione sulla linea in modo da poter ritenere costante la terna di tensioni concatena-
te su tutta la linea indipendentemente dalla sezione in esame. Sommando membro a
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
381
membro le relazioni (11.2) si ottiene:
(11.3) 0 (t) v (t) v (t) v
31 23 12
= + +

Sia la (11.1) sia la (11.3) sono equazioni ai valori istantanei nelle quali compaiono gran-
dezze sinusoidali isofrequenziali; come tali, ad esse si pu applicare il procedimento di
trasformazione tipico del metodo simbolico (vedi cap.9) giungendo cos alle seguenti
relazioni in termini fasoriali:

(11.4)
0 V V V
0 I I I
31 23 12
3 2 1

= + +
= + +


Tale rappresentazione fasoriale suscettibile della seguente interpretazione geometrica
nel piano complesso: precisamente, facendo riferimento alla terna di tensioni concate-
nate, il fatto che la somma dei fasori ad esse corrispondenti sia nulla comporta che i
vettori rappresentativi di tali fasori, disegnati nel piano complesso, si disporranno a
triangolo, come mostrato in fig. 11.2a:
Si parla, allora, di triangolo delle tensioni concatenate. E' possibile anche, mantenendo fis-
so uno dei tre vettori e traslando parallelamente a se stessi gli altri due, ottenere la co-
siddetta stella delle tensioni concatenate (che mostrata in scala ridotta in fig. 11.2b). E' di
particolare interesse il caso in cui i valori efficaci delle tre tensioni concatenate siano
uguali fra loro, cio:

V V V V
31 23 12
= = =

Evidentemente, ne segue che il triangolo delle tensioni concatenate sar un triangolo
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 382
equilatero e, con riferimento alla rappresentazione a stella, si avr che ciascun vettore
sar sfasato l'uno rispetto all'altro di 120, come mostrato in figura:












(*) V , V , V V , V , V
come scritta essere pu e concatenat tensioni di terna
120 1 segue come complesso operatore l' poi Definendo
240 V 120 V V 240 V 120 V V 0 V V
: scrivere pu si o, riferiment di fasore come V fissato noltre,
12 12
2
12 31 23 12
31 23 12
12
:
la , :
I

=
= = = = =


Quando si verifica questa condizione, cio quando i valori efficaci delle tensioni conca-
tenate sono uguali fra loro, si dice che la terna di tensioni concatenate simmetrica; nel
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
383
caso appena esaminato si dice anche che una terna di tensioni concatenate di sequen-
za diretta, questo perch se considero un qualsiasi vettore della terna nella stessa se-
quenza con cui scritta nella relazione (*), tale vettore per sovrapporsi a quello che lo
precede deve ruotare di 120 in senso positivo (cio antiorario). Esiste anche una terna
di tensioni concatenate simmetrica di sequenza inversa riportata in figura:

Si pu scrivere allora:

= = = = = 240 V 120 V V 240 V 120 V V 0 V V
31 23 12


da cui segue che la terna di tensioni concatenate pu essere scritta come:


Si osserva che, in questo caso, se considero un qualsiasi vettore della terna nella stessa
sequenza con cui scritta nella relazione (**), tale vettore per sovrapporsi a quello che
lo precede deve ruotare di 120 in senso negativo (cio orario).
Le stesse considerazioni fatte per la terna di tensioni concatenate si possono anche e-
stendere alla terna delle correnti di linea per cui si pu parlare di terna simmetrica delle
correnti di linea in sequenza diretta e terna simmetrica delle correnti di linea simmetrica in se-
quenza inversa.

(**) V , V , V V , V , V
12
2
12 12 31 23 12

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 384
. inversa sequenza : I , I , I
diretta sequenza : I , I , I
scrivere
possiamo o riferiment come I fasore il scelto e , I I I I : avr si entrambe Per
1
2
1 1
1 1
2
1
1 3 2 1
:



= = =

Le rappresentazioni a triangolo di tali terne sono cos raffigurate:


mentre le rappresentazioni a stella sono mostrate di seguito:





11.2 SCHEMA DI ALIMENTAZIONE DI UN SISTEMA TRIFASE
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
385

Da un punto di vista circuitale, il complesso di generazione G mostrato nello schema
generale di un sistema trifase in fig.1 pu essere rappresentato, equivalentemente, da
tre generatori monofase distinti le cui forme d'onda, sinusoidali ed isofrequenziali,
hanno lo stesso valore efficace e sono sfasate l'una rispetto all'altra di 120: in altri ter-
mini, i fasori associati alle forme d'onda di tali generatori formano una terna simmetri-
ca in sequenza diretta. In realt, si hanno due rappresentazioni equivalenti del com-
plesso di generazione G a seconda che i tre generatori monofase siano disposti a stella
o a triangolo. Consideriamo dapprima il caso in cui i tre generatori siano collegati 'a
stella' come mostrato in figura:



. diretta sequenza in simmetrica terna una formano E , E , E che affermato avendo
(*), E E E E , E E E E 0 E E
: scrivere possiamo E fasore il o riferiment come Assumendo

con

g3 g2 g1
g g3 g2 g1 g1 g3 g1
2
g2 g g1
g1
= = = = = =
Applicando la L.K.T. si ottengono le seguenti relazioni:

( )
( )
( )

= = =
= = =
= = =
g1 g1 g1 g1 g3 31
g1
2
g1 g1
2
g3 g2 23
g1
2
g1
2
g1 g2 g1 12
E 1 E E E E v
E E E E E v
E 1 E E E E v





Tenendo presente queste relazioni e tenendo conto del fatto che
g3 g2 g1
E , E , E formano
una terna simmetrica in sequenza diretta, facile verificare che anche le tensioni conca-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 386
tenate formano una terna simmetrica in sequenza diretta: infatti, se disegniamo il
triangolo delle tensioni concatenate questo sar sicuramente equilatero, come mostrato
in figura:







(11.5) E 3 V E
2
3
2
V
cos30 E
2
V
: che colorato, triangolo il osservando scrivere,
pu si , E E E E e V V V V : Ponendo
g g g
g g3 g2 g1 31 23 12

= = =
= = = = = =


Dalla figura precedente si osserva anche che le tensioni concatenate sono in anticipo di
30 sulle tensioni dei tre generatori e, quindi scegliendo g1 E come fasore di riferimento,
cio ponendo: = 0 E E
g
g1 possiamo scrivere le tensioni concatenate come segue:
= =
= =
= =
150 E 3 V V
(11.6) 270 E 3 V V
30 E 3 30 V V
g 12 31
g 12
2
23
g 12


Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
387
E sufficiente, perci conoscere il valore di Eg per determinare la terna delle tensioni
concatenate. Consideriamo ora il caso in cui i tre generatori monofase distinti siano col-
legati a triangolo come mostrato in figura:

Evidentemente, si pu scrivere:

E V E V E V
g3 31 g2 23 g1 12
= = =
da cui si deduce, ricordando che g3 g2 g1 E , E , E formano una terna simmetrica in sequen-
za diretta, che anche le tensioni concatenate costituiscono una terna simmetrica in se-
quenza diretta.

In entrambi i casi sopra considerati si visto come ad una terna simmetrica di tensioni
del generatore trifase corrisponda (a meno delle cadute interne) una terna simmetrica
di tensioni concatenate ai morsetti del generatore stesso e, quindi (a meno delle cadute
sulla linea), una terna simmetrica di tensioni concatenate in qualsiasi altra sezione di
linea. Si conclude che la simmetria e la sequenza delle tensioni concatenate dipende es-
senzialmente dalla simmetria e dalla sequenza delle forme d'onda del generatore trifa-
se (essendo di solito modesta l'influenza delle cadute di tensione) e, poich quest'ulti-
ma di norma realizzata, faremo d'ora in poi l'ipotesi che i sistemi trifase siano alimen-
tati, salvo precisazione contraria, con tensioni concatenate simmetriche di sequenza di-
retta.



11.3 UTILIZZATORI TRIFASE

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 388
Gli utilizzatori (o, come si suol dire, i 'carichi') di una linea trifase possono essere costi-
tuiti da porzioni di circuito comunque complesse; in relazione a ci il calcolo delle cor-
renti relative ad essi si pu effettuare, note che siano le tensioni concatenate di alimen-
tazione, con i metodi generali illustrati nel capitolo 9 inerente allo studio dei circuiti in
regime sinusoidale. E' tuttavia opportuno soffermarsi su due particolari utilizzatori di
uso assai frequente, costituiti entrambi da tre impedenze collegate, per, in modo di-
verso.

Triangolo di impedenze. Il primo di essi, rappresentato in fig.7, corrisponde al cosid-
detto triangolo di impedenze:

Supponiamo sia nota la terna di tensioni concatenate (simmetrica ed in sequenza diret-
ta) che alimenta il carico e supponiamo siano note le impedenze del triangolo:

to) (riferimen 0 V V
o
12
=
o
23
120 V V =
o
31
240 V V =
3 31
31
.
2 23
23
.
1 12
12
.
z z z z z z = = =

Evidentemente risulta:
(11.7)
240
z
V
z
V
I
120
z
V
z
V
I

z
V
z
V
I
3
o
31
31
.
31
31
2
o
23
23
.
23
23
1
12
12
.
12
12

= =
= =
= =



Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
389
Note le correnti interne al triangolo, quelle assorbite dalla linea si determinano facil-
mente facendo ricorso alla L.K.C. applicata ai nodi del triangolo:

(11.8)
I I I
I I I
I I I
23 31 3
12 23 2
31 12 1

=
=
=


Si noti che mentre

{ 0 I I I
3 2 1
= + +

ci, in generale, non vero per le correnti nei lati del triangolo.
E' di particolare interesse il caso in cui le impedenze che costituiscono il triangolo siano
tra loro uguali, cio si abbia:
= = = = z z z z z
.
31
.
23
.
12
.


In tal caso diremo che il carico equilibrato. In particolare, ricordando che le tensioni
concatenate formano una terna simmetrica in sequenza diretta, si deduce, dalle rela-
zioni (11.7), che anche le correnti interne al triangolo formano una terna simmetrica in
sequenza diretta il cui valore efficace pari a:
(11.9)
z
V
I I I I
31 23 12
= = = =


In figura indicata, nel piano complesso, la terna delle correnti interne al triangolo (si
suppone che sia >0) :
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 390


Dalla figura si osserva, tramite le relazioni (11.8), che anche la terna delle correnti di li-
nea simmetrica ed in sequenza diretta.

(11.10)
z
V
3 I 3 I I
2
3
cos30 I
2
I
che facilmente ricava si I I I I : posto a, conseguenz Di :
3 2 1
= = = =
= = =



Sempre dalla fig.8 si nota che le correnti interne al triangolo sono sfasate di in ritar-
do (avendo supposto > 0) rispetto alle tensioni concatenate mentre le correnti di linea
sono sfasate di 30 in ritardo rispetto alle correnti interne al triangolo delle impedenze.

1 3 1
2
2
1
12 12
e : anche risulta Ovviamente
(11.11) ) 30 ( 3 ) 30 ( 3 : scrivere pu si
, 0 : o riferiment di fasore come dunque, , Scegliendo



I I I I
z
V
I I
V V V


= =
= =
=



Per quanto riguarda la valutazione energetica, calcoliamo la potenza complessa assorbita dal ca-
rico nel caso generale in cui esso sia squilibrato, cio le impedenze che costituiscono il triangolo
non sono tutte uguali fra loro; per il teorema di Boucherot, tale potenza pu essere ricavata come
somma delle potenze complesse assorbite da ciascuna impedenza del triangolo:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
391
(11.14) sen VI sen VI sen VI Q
(11.13) cos VI cos VI cos VI P
: anche ottiene si cui da , (11.12) VI VI VI N
) (240 )I 240 ( V ) (120 )I 120 ( V I 0 V
) 0 V V ( I V I V I V N N N N
3 31 2 23 1 12
3 31 2 23 1 12
3 31 2 23 1 12
3 31 2 23 1 12
12
*
31 31
*
23 23
*
12 12 31 23 12
: nota




+ + =
+ + =
+ + =
+ + + + =
= = + + = + + =



Se il carico equilibrato risulter:

(11.16)
VIsen 3 Q
VIcos 3 P
,
3
I
I : che ricordando cui, da
(11.15) sen 3VI Q e cos 3VI P
: ottiene si (11.14) e (11.13)
relazioni precedenti nelle o sostituend quali, le per , I I I I e
: ha si
31 23 12 3 2 1

=
=
=
= =
= = = = = =




(Nota: si tenga presente che sempre l'angolo di sfasamento tra la terna delle tensio-
ni concatenate e quella delle correnti interne al triangolo delle impedenze; in altri ter-
mini, l'argomento comune delle tre impedenze che formano il triangolo in esame).

Stella di impedenze. Lo schema di questo tipo di utilizzatore mostrato in figura:


Potremmo descrivere il funzionamento di tale carico sfruttando le seguenti relazioni di
Kirchhoff:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 392
. equazioni) due prime delle lineare ne combinazio perch , I z I z V
: seguente la equazione terza come utilizzare corretto stato sarebbe non : (Nota
(11.17)
0 I I I
I z I z V
I z I z V
1
1
.
3
3
.
31
3 2 1
3
3
.
2
2
.
23
2
2
.
1
1
.
12
=

= + +
=
=


Si osserva, allora, che il sistema (11.17) fornisce le correnti incognite note che siano le
tensioni concatenate e le impedenze che costituiscono la stella. Tuttavia, conviene, so-
prattutto in vista di considerazioni future, determinare le correnti di linea per altra
strada. Si procede, allora, in questo modo; supponiamo sia assegnata la terna di tensio-
ni concatenate simmetrica in sequenza diretta e la stella di impedenze:

3 3
3
.
2 2
2
.
1 1
1
.
31 23 12
z z z z z z
240 V V 120 V V to) (riferimen 0 V V
= = =
= = =

Si introduce una nuova terna di tensioni, dette tensioni di fase, che coincidono con le
tensioni ai capi di ciascuna impedenza che costituisce la stella:

. O punto del tensione la V e
linea alla collegata stella la quali i tramite morsetti dei tensioni le sono V , V , V dove
(11.18)
I z V V E
I z V V E
I z V V E
O
C B A
3
3
.
O C 3
2
2
.
O B 2
1
1
.
O A 1

= =
= =
= =

Applicando ora la L.K.T. si pu scrivere:

(11.19)
E E I z I z V
E E I z I z V
E E I z I z V
1 3 1
1
.
3
3
.
31
3 2 3
3
.
2
2
.
23
2 1 2
2
.
1
1
.
12

= =
= =
= =


Quest'ultime relazioni legano le tensioni concatenate alle tensioni di fase. Ci poniamo
ora il problema di ricavare le tensioni di fase.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
393
Dalle (11.19) si deduce l'esistenza di un punto C del piano complesso, tale che i vettori
che congiungono C con i vertici del triangolo delle tensioni concatenate sono proprio le
tensioni di fase della stella di impedenze considerata.
Di conseguenza il problema si sposta nella determinazione di tale punto C, detto anche
centro stella. Per far ci si ricorre al vettore spostamento del centro stella che congiunge
il baricentro G del triangolo delle tensioni concatenate, detto centro teorico, con il punto
C, come mostrato in figura:

Evidentemente valgono le seguenti relazioni:

=
=
=
0
3
3
0
2
2
0
1
1
E ' E E
E ' E E
E ' E E
(11.20)

dove 0 E il vettore spostamento del centro stella e dove
3 2 1
' E , ' E , ' E una particolare
terna di tensioni di fase, dette anche tensioni principali. Dalla fig.11.10 si osserva che
la terna delle tensioni principali simmetrica ed in sequenza diretta (come la terna del-
le tensioni concatenate) ed facile ricavare la terna delle tensioni principali noto che sia
il valore efficace V delle tensioni concatenate; infatti, si pu scrivere:

. E' E' E' E'
, (11.21) E' 3 V E'
2
3
cos30 E'
2
V
3 2 1
: principali tensioni delle efficace valore il E' dove
= = =
= = =

Inoltre, sempre dalla fig.11.10, si nota che la terna delle tensioni principali sfasata di
30 in ritardo rispetto a quella delle tensioni concatenate; dunque, tenendo conto della
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 394
(11.21) e del riferimento scelto, possiamo scrivere:
(11.22) ' E ' E ' E ' E 30
3
V
30 E' ' E
1 3 1
2
2 1
= = = =
Avendo ottenuto le tensioni principali, possiamo ora ricavare il vettore spostamento
del centro stella nel seguente modo ( Teorema di Millman ); utilizzando le relazioni
(11.20) le correnti di linea si possono scrivere come:
( )
( )
( )

z 1
.
y con , E ' E
.
y
.
z
E
I
(11.23) z 1
.
y con , E ' E
.
y
.
z
E
I
z 1
.
y con , E ' E
.
y
.
z
E
I
3
.
3 0 3 3
3
3
3
2
.
2 0 2 2
2
2
2
1
.
1 0 1 1
1
1
1

= = =
= = =
= = =


D'altra parte risulta:
( ) ( ) ( )
(11.24)
.
y
.
y
.
y
' E
.
y ' E
.
y ' E
.
y
E
0 E ' E
.
y E ' E
.
y E ' E
.
y 0 I I I
3 2 1
3
3
2
2
1
1
0
0 3
3
0 2
2
0 1
1
3 2 1
+ +
+ +
=
= + + = + +

In definitiva, noto il valore efficace delle tensioni concatenate e noti i valori delle am-
mettenze che costituiscono la stella, possibile calcolare, attraverso la formula (11.24),
il vettore spostamento del centro stella e, quindi, determinare le correnti di linea sfrut-
tando le relazioni (11.23).
Nel caso particolare in cui il carico sia equilibrato, cio si abbia:

.
z
1
.
y
.
y
.
y
.
y z
.
z
.
z
.
z
.
z
3 2 1
3 2 1 = = = = = = = =
allora facile verificare che il vettore spostamento del centro stella nullo; infatti, ri-
cordando che le tensioni principali formano una terna simmetrica in sequenza diretta e,
quindi, la loro somma nulla si ha:
( )
0
y 3
' E ' E ' E y
E
3 2 1
0 =
+ +
=


Di conseguenza, dalle relazioni (11.20) si deduce che le tensioni di fase vengono a coin-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
395
cidere con le tensioni principali (cio il centro stella C coincide proprio col baricentro G
del triangolo delle tensioni concatenate) e, perci, le correnti di linea formano una terna
simmetrica in sequenza diretta e si possono ricavare direttamente come:

) 270 (
z 3
V
I I
(11.25) ) 150 (
z 3
V
I I
) 30 (
z 3
V
z
30 E'
.
z
' E
I
1 3
1
2
2
1
1

= =
= =
=


= =

(Nota: si ricordi che le tensioni principali sono sfasate di 30 in ritardo rispetto alle ten-
sioni concatenate).
Per quanto riguarda le considerazioni di tipo energetico, poniamoci nel caso di carico
squilibrato e valutiamo la potenza complessa fornita al carico, sfruttando il teorema di
Boucherot, come potenza assorbita dalle tre impedenze che costituiscono la stella:

(11.27) sen I E sen I E sen I E Q
(11.26) cos I E cos I E cos I E P
: ottiene si a, conseguenz Di . esame in impedenze di
stella la formano che impedenze tre delle argomenti gli mente, rispettiva sono, , , dove
(*), I E I E I E
*
I E
*
I E
*
I E N N N N
3 3 3 2 2 2 1 1 1
3 3 3 2 2 2 1 1 1
3 2 1
3 3 3 2 2 2 1 1 1 3 3 2 2 1 1 3 2 1




+ + =
+ + =
+ + = + + = + + =

D'altra parte, tenendo conto delle relazioni (11.18), la (*) si pu anche scrivere come:

(11.29) I
.
z Im I
.
z Im I
.
z Im Q
(11.28) I
.
z Re I
.
z Re I
.
z Re P
: ottiene si a, conseguenz Di
(**) I
.
z I
.
z I
.
z N

*
I I
.
z
*
I I
.
z
*
I I
.
z
*
I E
*
I E
*
I E N N N N
2
3
3
2
2
2
2
1
1
2
3
3
2
2
2
2
1
1
2
3
3
2
2
2
2
1
1
3 3
3
2 2
2
1 1
1
3 3 2 2 1 1 3 2 1
(
(

+
(
(

+
(
(

=
(
(

+
(
(

+
(
(

=
+ + =
+ + = + + = + + =


Nel caso di carico equilibrato si avr:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 396
= = =
3 2 1
E' E E E
3 2 1
= = =
z 3
V
z
E'
I I I I
3 2 1
= = = = =
e quindi si ottiene, osservando le relazioni (11.26) e (11.27):

P=3EIcos= 3 VIcos (11.30)

Q=3EIsen= 3 VIsen (11.31)

Dove cos prende il nome di fattore di potenza del carico.
(Nota: si ricordi che E=
3
V
e che rappresenta langolo di sfasamento tra tensioni
principali, e non quelle concatenate, e correnti assorbite dalla linea cio, in altri termini,
largomento comune delle tre impedenze che formano la stella in esame).

Potenza istantanea per terne simmetriche e carichi equilibrati.

La potenza istantanea erogata da una terna simmetrica pari a

p(t) = e1(t)*i1(t) + e2(t)*i2(t) + e3(t)*i3(t)

dove abbiamo indicato con ej (t) ed ij(t) (j=1,2,3) la tensione e la corrente istantanea per
ogni fase. Se il carico equilibrato si ha:
)] -
3
4
- t cos( )
3
4
- t cos( ) -
3
2
- t cos( )
3
2
- t cos( ) - t cos( t [cos I E p(t)
M M

+ + =

da cui, con semplici passaggi, si ottiene

p(t) = 3EI cos + Pf (t)

dove Pf(t) la somma di tre grandezze di pulsazione doppia, ma sfasate di 120
o
tra lo-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
397
ro (potenza fluttuante). Risulta, quindi,
Pf(t) = 0 per cui:

p(t) = 3EI cos = P
cio la potenza istantanea di un sistema trifase simmetrico ed equilibrato costante.
Essa coincide con la potenza media o reale P.


11.4 TEOREMA DI EQUIVALENZA

Sia assegnato un utilizzatore U qualsiasi (vedi fig. 11.11) tale che,
: I , I , I correnti di sistema o determinat un linea dalla assorba
V , V , V e concatenat tensioni di sistema certo un da alimentato
3 2 1
31 23 12




Una stella di impedenze si dir equivalente all'utilizzatore U nella condizione di funzio-
namento assegnata quando, alimentata con lo stesso sistema di tensioni concatenate del
carico U, richiami dalla linea le medesime correnti del carico stesso. Si noti che l'equi-
valenza dipende dalla situazione di funzionamento considerata (caratterizzata dalle
tensioni concatenate e dalle correnti di linea) cosicch una stella che sia equivalente ad
U per un dato funzionamento, in genere non lo pi al variare di esso. Per definizione,
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 398
le impedenze di una stella equivalente devono, quindi, soddisfare il seguente sistema:

I
.
z I
.
z V
I
.
z I
.
z V
I
.
z I
.
z V
1
1
3
3
31
3
3
2
2
23
2
2
1
1
12

=
=
=


D'altra parte, come gi detto nel paragrafo precedente, l'ultima equazione di tale siste-
ma si ottiene come combinazione delle prime due e, quindi, non va considerata. Essen-
do le incognite in numero superiore alle equazioni, il sistema ammette infinite soluzio-
ni, una generica delle quali pu essere ricavata fissando arbitrariamente un'incognita,
ad esempio 1

z , e ricavando le altre due in funzione di essa. Si osservi che, essendo l'in-


cognita che si sceglie arbitraria nel modulo e nell'argomento, vi sono due gradi di liber-
t nella scelta iniziale e pertanto le stelle di impedenze equivalenti ad U, nel senso so-
pra precisato, costituiscono una duplice infinit.
Per individuare una fra le stelle equivalenti ad U si pu procedere anche in modo leg-
germente diverso, dopo aver osservato che la scelta di unimpedenza, ad esempio

1
z ,
equivale, essendo data la corrente, alla scelta della corrispondente tensione di fase
1
1
1 I z E

= e, quindi, del centro C del sistema di tensioni di fase relativo alla stella equi-
valente. Possiamo, perci, affermare che ad ogni punto del piano associata una stella
di impedenze equivalente ad U. In definitiva, la scelta arbitraria di C (che pu farsi an-
ch'essa con una duplice infinit di modi, trattandosi di un punto del piano complesso)
conduce a determinare un sistema di tensioni di fase, dal quale, dividendo ciascuna
tensione per la corrispondente corrente (nota), si deducono le impedenze costituenti
una stella equivalente ad U. La provata esistenza di una duplice infinit di stelle di im-
pedenze equivalenti ad U, per una data situazione di funzionamento, il contenuto del
cosiddetto teorema di equivalenza per i sistemi trifase. Si osservi che una stella di impe-
denze che sia equivalente ad un carico U nel senso appena chiarito, lo certamente an-
che sotto il profilo energetico, vale a dire essa assorbe dalla linea trifase le stesse poten-
ze di U. In conseguenza di ci possibile esprimere la potenza complessa richiesta da
U come somma delle potenze complesse assorbite dalle singole impedenze che forma-
no una qualunque tra le infinite stelle equivalenti ad U. Si ha quindi:

I E I E I E N
*
3 3
*
2 2
*
1 1
+ + =

dove 3 2 1 E , E , E sono le tensioni ai capi di una generica stella equivalente e, per quanto
detto precedentemente, possono intendersi come le componenti di un qualsiasi sistema
di tensioni di fase corrispondente ad un centro C, scelto in modo del tutto arbitrario.
Possiamo, allora, concludere affermando che:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
399

la potenza complessa assorbita da un utilizzatore U in una data condizione di funzionamento
invariante rispetto alla scelta della stella di impedenze equivalente ad U.

Bench tale invarianza sia conseguenza ovvia del teorema di equivalenza, pu essere
opportuno verificarla direttamente. A tal fine si considerino sul piano complesso due
generici centri C e C' e le corrispondenti terne di tensioni di fase, come mostrato in fi-
gura:


Evidentemente si pu scrivere:

. i considerat centri i estremi come ha E dove
, (*) E E ' E E E ' E E E ' E
cc'
cc' 3 3 cc' 2 2 cc' 1 1
+ = + = + =


Dunque, la potenza complessa valutata facendo riferimento al centro C' data da:

*
3
3
*
2
2
*
1
1
I ' E I ' E I ' E ' N + + = ( 1 )

mentre facendo riferimento al centro C la potenza complessa data da:

*
3 3
*
2 2
*
1 1 I E I E I E N + + = ( 2 )
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 400

(Si noti che le correnti sono le stesse perch lequivalenza vale solo in corrispondenza
di una certa condizione di funzionamento e, quindi in corrispondenza di un determi-
nato sistema di tensioni concatenate e di correnti di linea). Sostituendo ora le relazioni
(*) nella (1) e ricordando che la somma delle correnti di linea nulla si ha:

( ) ( ) ( )
( ) ( )
. dimostrare volevamo quanto che , N I E I E I E ' N
I I I E I E I E I E I I I E I E I E I E ' N
I E E I E E I E E I ' E I ' E I ' E ' N
*
3 3
*
2 2
*
1 1
*
3 2 1 cc'
*
3 3
*
2 2
*
1 1
*
3
*
2
*
1 cc'
*
3 3
*
2 2
*
1 1
*
3 cc' 3
*
2 cc' 2
*
1 cc' 1
*
3 3
*
2 2
*
1 1
= + + =
+ + + + + = + + + + + =
+ + + + + = + + =


L'invarianza, ovviamente, si applica sia a P che a Q.



11.5 MISURA DELLA POTENZA NEI SISTEMI TRIFASE. INSERZIONE ARON.

Abbiamo visto nel paragrafo precedente che, per il teorema di equivalenza, possiamo
valutare la potenza complessa assorbita da un certo utilizzatore come la potenza com-
plessa assorbita da una qualsiasi fra le stelle di impedenze equivalenti all'utilizzatore in
esame per una determinata condizione di funzionamento. Quanto detto per la potenza
complessa vale anche per quella attiva e per quella reattiva. Perci, scelta una stella di
impedenze equivalente all'utilizzatore in esame, cio fissato arbitrariamente un centro
C del piano complesso, possiamo calcolare la potenza attiva come:

P=E1I1cos1+ E2I2cos2+ E3I3cos3 (11.32)

Dove 1,2,3 sono gli angoli di sfasamento delle tensioni 3 2 1 E , E , E costituenti la terna
di tensioni di fase relativa al centro C scelto rispetto alle corrispondenti correnti
3 2 1 I , I , I .

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
401
La relazione (11.32) ci suggerisce, allora, il seguente schema per la misura della potenza attiva
assorbita da un utilizzatore U:


E' facile osservare che il primo wattmetro misura proprio il primo addendo della rela-
zione (11.32); infatti la sua bobina amperometrica percorsa dalla corrente di linea 1 I
(a meno della corrente che scorre nella bobina voltmetrica che trascurabile in quanto
supponiamo la resistenza R di valore elevato) e la tensione ai capi della bobina voltme-
trica pari proprio alla tensione di fase 1 E essendo inserita tra la linea 1 ed il centro
stella. Di conseguenza, ricordando che la lettura di un wattmetro pari al prodotto sca-
lare tra la corrente che scorre nella bobina amperometrica e la tensione ai capi della bo-
bina voltmetrica si ha:

(11.33) W W W P : ottiene si , definitiva in
; cos I E I E W e cos I E I E W
: trover si analoga maniera In . cos I E I E W
3 2 1
3 3 3 3 3 3 2 2 2 2 2 2
1 1 1 1 1 1
+ + =
= = = =
= =



In altri termini, possibile misurare la potenza attiva assorbita da U come somma delle
letture dei tre wattmetri. Osserviamo che, nello schema di fig.11.13, la funzione della
stella di centro O quella di rendere disponibile un sistema di tensioni di fase da ap-
plicare alle bobine voltmetriche dei wattmetri, sistema che pu essere qualsiasi e che
pertanto non pone vincoli particolari alla stella suddetta. Approfittando dell'arbitrarie-
t del sistema di tensioni di fase che compare nella relazione (11.32), possiamo scegliere
tale sistema con il centro C coincidente con un vertice, ad esempio il vertice 2, del
triangolo delle tensioni concatenate, come mostrato in fig. 11.14a:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 402
In tal caso risulta:

(11.35) I V I V P
scrivere possiamo (11.32), relazioni la presente tenendo a, conseguenz Di
(11.34) V V E 0 E V E
3 32 1 12
32 23 3 2 12 1

:
+ =
= = = =


(dove si fatto uso del prodotto scalare per indicare il prodotto dei moduli dei vettori
per il coseno dell'angolo di sfasamento tra i vettori stessi). La relazione (11.35) suggeri-
sce un metodo di misura della potenza attiva fondato sull'impiego di due soli wattme-
tri inseriti come in fig. 11.14b; Infatti si riconosce immediatamente (considerando quali
correnti interessano le bobine amperometriche e quali tensioni sono applicate alle bo-
bine voltmetriche) che le letture indicate dai due wattmetri coincidono, rispettivamen-
te, con il primo ed il secondo addendo della relazione (11.35), cosicch risulta:

(11.36) W W P
b a
+ =

In altri termini, con lo schema di misura adottato (noto come inserzione Aron) la po-
tenza attiva assorbita da U si deduce come somma delle letture di due soli wattmetri.




Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
403
Consideriamo il caso particolare in cui il carico sia equilibrato:

( )
( ) (**) VIsen
2
1
VIcos
2
3
30 VIcos I V W
(*) VIsen
2
1
VIcos
2
3
30 VIcos I V W
: che risulta ci di a conseguenz in ); - (30 a pari I e V tra sfasamento
di angolo l' mentre ) + (30 a pari
1
I e
12
V tra sfasamento di angolo l' che osserva Si
3 32 b
1 12 a
3 32

+ = = =
= + = =



dove V il valore efficace delle tensioni concatenate ed I il valore efficace delle cor-
renti di linea. Sommando membro a membro la (*) e la (**) si ottiene:

( )
. wattmetri due dei letture le fra differenza
la 3 per ndo moltiplica U da assorbita reattiva potenza la ottenere di consente che
, W W 3 Q
3
Q
VIsen W W
: ricava si (**) dalla (*) la sottraendo parte altra D'
P VIcos 3 W W
a b a b
b a
= = =
= = +







Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 404












11.6 SISTEMI TRIFASE CON NEUTRO

Il loro schema mostrato in figura:
Si tratta di un generatore trifase G, equivalente a tre generatori monofase disposti a
stella le cui forme d'onda costituiscono una terna simmetrica in sequenza diretta (vedi
paragrafo 11.2), che alimenta una linea trifase normale ed un quarto filo, il 'neutro', col-
legato al centro stella del generatore G. Per quanto riguarda le correnti di linea si deve
ora scrivere:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
405

(11.37) 0 I I I I
n 3 2 1
= + + +

Per quanto riguarda, invece, le tensioni si ha a disposizione sia la terna delle tensioni
concatenate (definite sempre allo stesso modo: vedi paragrafo 11.1) che simmetrica ed
in sequenza diretta (essendo tale la terna delle tensioni dei generatori) sia la terna delle
tensioni esistenti fra ciascuno dei tre conduttori di linea ed il neutro.
Dalla figura si osserva, per, che queste tensioni si identificano, a meno delle cadute,
con la terna simmetrica delle tensioni del generatore trifase ed il valore efficace di cia-
scuna di esse risulta espresso da:

.
3
V
E
g
=

dove V il valore efficace delle tensioni concatenate. Consideriamo, in particolare, il
caso di un utilizzatore costituito da una stella di impedenze il cui centro collegato al
neutro, come mostrato nella precedente figura. Evidentemente possiamo scrivere (nel-
l'ipotesi di considerare nulla l'impedenza del neutro):

. principali tensioni delle terna la con coincidere a viene quindi, che, fase di tensioni delle terna
la anche sar tale diretta sequenza in simmetrica terna una formano E , E , E Poich
(11.38) E E E E E E

g3 g2 g1
g3 3 g2 2 g1 1
= = =


In altri termini, qualunque siano le impedenze della stella, il centro C del sistema delle
tensioni di fase coincide col baricentro del triangolo delle tensioni concatenate.

Di conseguenza le correnti sono date da:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 406
( ) (11.40) I I I I
: (1) dalla ricava si neutro nel corrente La . loro) tra diverse impedenze le
generale, in essendo, simmetrica terna una formano non linea di correnti le che osservi (Si
(11.39)
.
z
E
.
z
E
I
.
z
E
.
z
E
I
.
z
E
.
z
E
I
3 2 1 n
3
g3
3
3
3
2
g2
2
2
2
1
g1
1
1
1
+ + =
= = = = = =


( ) ( )
. diretta sequenza in simmetrica terna una formano E , E , E poich
, 0 E E E
z
1
I I I I
: risulta allora
,
.
z
.
z
.
z
.
z
: abbia si cio o, equilibrat sia carico il Qualora
g3 g2 g1
g3 g2 g1 3 2 1 n
3 2 1
= + + = + + =
= = =


Da quanto esposto emerge che la funzione del neutro, nel caso dell'utilizzatore a stella,
quella di stabilizzare il centro C del sistema di tensioni di fase nel baricentro del
triangolo delle tensioni concatenate; si evita in tal modo che, a causa del diverso valore
delle impedenze, si possano avere valori anche molto diversi (rispetto alle tensioni di
alimentazione) delle tensioni sulle impedenze stesse, ci che potrebbe compromettere il
corretto funzionamento dell'utilizzatore. La sezione del neutro, secondo le norme CEI
64-8/5, viene scelta in questo modo: se la sezione del conduttore di fase in rame ed
Scu<=16 mm
2
, se il conduttore di fase in alluminio ed Sal<=25 mm
2
allora, corrispon-
dentemente, la sezione del neutro Sn deve essere uguale a quella del conduttore di fase.
Se Scu>16 mm
2
o Sal>25 mm
2

allora la sezione del neutro Sn pu essere inferiore a quella
del conduttore di fase purch il conduttore scelto abbia una portata maggiore o uguale
al valore efficace della corrente del neutro (la portata uguale al massimo valore am-
missibile di corrente di un conduttore). In questo caso, per, la Sn non deve essere mai
inferiore a 16 mm
2
o 25 mm
2
, rispettivamente.

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
407


CAPITOLO 12





12.1 CIRCUITI MAGNETICI 408

12.2 ESEMPIO DI CIRCUITO MAGNETICO 414














Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 408
























12.1 CIRCUITI MAGNETICI

Si definisce circuito magnetico una zona di spazio costituita da un tubo di flusso del vet-
tore induzione magnetica. Vale la seguente legge della circuitazione magnetica: si
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
409
consideri un circuito magnetico elementare, costituito cio da un solo tubo di flusso, ad
esempio un solenoide toroidale (come quello mostrato in figura) che, per comodit,
supporremo abbia una sezione costante S ed una struttura filiforme, in modo tale che
una qualsiasi linea chiusa individuata all'interno del tronco non si discosti apprezza-
bilmente dalla linea media. Inoltre supporremo gli avvolgimenti disposti in maniera
uniforme e a simmetria radiale su tutta la struttura in modo da trascurare (tranne casi
particolari) i flussi dispersi. Con queste ipotesi si pu ritenere che le linee di flusso del
campo magnetico siano contenute tutte all'interno del toroide e che il campo magnetico
risulti qui costante.


Sussiste allora la seguente relazione (legge di Hopkinson):

(12.2) : relazione la sussiste
, tubo) del magnetica t permeabili = ( : segue come flusso di
tubo del la definita altro, l' Tra . ento concatenam
ciascun per spire di numero il N e magnetico campo il H dove
, (12.1)
i

=
=
= =

i
i i
m
i
i i m
i
i i
I N
S
l
I N l H I N l d H

magnetica riluttanza

dove il flusso del campo magnetico costante in ogni sezione del tubo. Mettendo in-
sieme le relazioni (12.1) e (12.2) si ottiene:

(*) Rowland) di (legge = =
m
i
i i
l H I N

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 410
[ ]
. flusso di tubo nel magnetiche tensione di cadute di nome
il prendono e sp A in entrambe misurano si e
m
l H quantit Le


Si osserva, inoltre, che sussiste un'analogia (puramente formale) tra la relazione (12.2) e
la legge di Ohm per circuiti elettrici che pu essere cos generalizzata:

[ ] [ ]
[ ] [ ]
[ ]
[ ] [ ]
magnetica elettrica
tensione di caduta : Asp tensione di caduta : V RI
magnetica riluttanza :
1
H resistenza : R
motrice - magneto forza : Asp NI motrice - elettro forza : V E
magnetica induzione :
2
m Wb B corrente di densit :
2
m A J
flusso : Wb corrente : A I

(




Nella tecnica corrente delle costruzioni elettromeccaniche il circuito magnetico realiz-
zato da una struttura ferro-magnetica ad alta permeabilit nella quale si possono indi-
viduare diversi tubi di flusso che chiameremo tronchi magnetici di materiale omogeneo,
di lunghezza media lmi, sezione costante Si e permeabilit magnetica i. Per tali circuiti
magnetici, indicata con NI la forza magneto-motrice totale presente nel circuito, la re-
lazione (*) si pu scrivere come:

(**) l H NI
i
i i
i
mi i
= =

dove la sommatoria estesa a ciascuno dei tronchi magnetici presenti nel circuito in
esame. Diamo, infine, le seguenti definizioni: un tronco magnetico si dice passivo quan-
do non sede di una forza magneto-motrice, altrimenti si dice attivo.
Consideriamo un tronco passivo percorso da un flusso ;
si definisce tensione magnetica del tronco la seguente quantit:
. tronco del magnetica riluttanza la dove , (12.3) l H
m AB AB
= =
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
411
Si osservi l'analogia con un resistore lineare. Consideriamo un tronco attivo percorso
da un flusso ; si definisce tensione magnetica del tronco la seguente quantit:

tronco. del magnetica riluttanza la dove , (12.4) NI l H NI
m AB AB
+ = + =

Si osservino i segni associati alla forza magneto-motrice e al flusso, dove il verso della
forza magneto-motrice dato dalla "regola del cavatappi" ed il verso del flusso scelto
in maniera arbitraria. Il circuito elettrico analogo mostrato di seguito:

Ovviamente, modificando il verso del flusso si ha:
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 412
Da quanto detto ne consegue che i circuiti magnetici possono essere considerati come
vere e proprie reti magnetiche in cui possono esserci tronchi in parallelo, caratterizzati
da una stessa tensione magnetica e da flussi distinti, o tronchi in serie, caratterizzati
dallo stesso flusso ma da tensioni magnetiche diverse: ha senso, allora, parlare di nodo
come punto di confluenza di almeno tre tronchi e di maglia come poligono chiuso costi-
tuito da tronchi del circuito. Possiamo, inoltre, estendere ai circuiti magnetici le leggi di
Kirchhoff come segue:

1. la somma algebrica dei flussi magnetici che confluiscono in un nodo nulla:

(12.5) 0
i
i
=



2. la somma algebrica delle forze magneto-motrici agenti nei lati di una maglia ugua-
glia la somma delle cadute di tensione magnetiche:

(12.6) l H I N
i
i i
i
mi i
i
i i
= =

Abbiamo, in questo modo, stabilito un'analogia formale tra reti elettriche e reti magne-
tiche estendendo le leggi valide per le prime alle seconde. Vi , tuttavia, una differenza
sostanziale di comportamento tra i due tipi di rete in quanto, mentre le reti elettriche
sono costituite da elementi lineari, i circuiti magnetici sono costituiti da elementi non
lineari (in realt si tratta di una generalizzazione puramente teorica poich negli im-
pianti elettrici si trovano frequentemente esempi di elementi non lineari cos come
possibile trovare circuiti magnetici con elementi lineari, costituiti cio da materiale con
permeabilit magnetica costante). Questa differenza, in pratica, si traduce nel fatto che
le resistenze dei circuiti elettrici sono costanti ed indipendenti dalle correnti che vi si
stabiliscono (e quindi sono note anche quando le correnti sono incognite) mentre le ri-
luttanze dei tronchi di circuito magnetico dipendono, ed in modo non lineare, dai valo-
ri dei flussi che vi si stabiliscono (e quindi sono incognite quando i flussi non sono no-
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
413
ti). Nelle strutture magnetiche semplici i problemi che si presentano sono sostanzial-
mente di due tipi:

a) problema diretto, cio data la forza magneto-motrice applicata e le caratteristiche
strutturali e geometriche del circuito determinare il flusso che vi si stabilisce;
b) problema inverso, cio date le caratteristiche strutturali e geometriche del circuito ed
il flusso che in esso si stabilisce determinare la forza magneto-motrice di eccitazio-
ne.

Data, in generale, l'impossibilit di scrivere le equazioni che traducano le caratteristi-
che di magnetizzazione dei tronchi di un circuito magnetico (equazioni che sarebbero
non lineari) non si possono adottare per le reti magnetiche metodi di risoluzione anali-
tica. E' necessario, quindi, adottare dei metodi grafici che consistono nel disegnare, in
un piano cartesiano, le caratteristiche di magnetizzazione dei tronchi che formano la
rete magnetica in esame riportando sull'asse delle ordinate il flusso che attraversa il
tronco in funzione della tensione magnetica applicata ai capi del tronco che viene ri-
portata sull'asse delle ascisse. Occorrer, inoltre, fare riferimento alle curve di magne-
tizzazione relative al materiale di cui costituito il tronco in esame le quali curve, come
noto, riportano sull'asse delle ordinate il vettore B induzione magnetica e sull'asse
delle ascisse il vettore H campo magnetico. Si osservi che essendo B proporzionale al
flusso a meno della sezione del tronco e H proporzionale alla tensione magnetica a
meno della lunghezza media del tronco, mediante opportune variazioni di scala, si pu
considerare la curva di magnetizzazione del tronco come la sua caratteristica di magne-
tizzazione (per i tronchi passivi). Accenniamo, infine, all'eventuale presenza in un cir-
cuito magnetico di un traferro, ossia di una sezione, generalmente di spessore ridotto,
in cui sia presente il vuoto e, quindi, caratterizzato da una permeabilit magnetica co-
stante e pari a:

[ ]. m H 10 4
7
0

=

Di conseguenza, un traferro pu essere considerato come un tronco magnetico lineare
per cui valgono le seguenti relazioni:

t
t 0
t
t t t t t 0
S
l
l H e H B = = = =



Si osservi, inoltre, che in generale la permeabilit magnetica del vuoto molto minore
della permeabilit magnetica di un qualsiasi materiale e, perci, la caduta di tensione
nel traferro sar molto maggiore rispetto alla caduta di tensione in un tronco magneti-
co costituito da un certo materiale.
Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 414


12.2 ESEMPIO DI CIRCUITO MAGNETICO

Si determini la frequenza di risonanza del circuito magnetico mostrato in figura:


I dati sono i seguenti:

[ ]
[ ]
[ ]
[ ] [ ] sp sp
m H
m
m
2
costante) (sezione
lato) ciascun di (lunghezza
200 100
10 4 10
10
1
2 3 1
4
0
3
2
= = =
= = =
=
=

N N N
S
l
r r



Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica
415
Tracciamo, anzitutto, il circuito elettrico analogo al circuito magnetico in esame:
Calcoliamo subito le riluttanze magnetiche dei tre tronchi in cui pu essere diviso il
circuito magnetico di fig.2.2 che sono date da:

S
l
R e
S
3l
R R
2 3 1

= = =

Nel circuito di fig.12.2, 1 rappresenta il flusso del campo magnetico totale (cio dovu-
to alle correnti che scorrono nei tre avvolgimenti, le quali correnti, tra laltro, sono u-
guali fra loro essendo le tre bobine collegate in serie) concatenato ad una sola spira del
primo avvolgimento; le stesse considerazioni valgono per 2 e 3. I valori di questi
flussi possono essere determinati risolvendo il seguente sistema le cui equazioni si ot-
tengono semplicemente applicando le leggi di Kirchhoff magnetiche al circuito di
fig.2.2:

. circuitali parametri dai dipendenti costanti sono c e b a, dove
: d risolto che
cI
bI
aI

I I I I
R R I N I N
R R I N I N
3
2
1
3 2 1
3 2 1
2 2 3 3 2 2 3 3
2 2 1 1 2 2 1 1

=
=
=

= = =
+ =
=
+ = +


Si ricava allora:

Brucoli Acciani Appunti di Elettrotecnica 416

=
=

=
=

=
=
=
3
3T
3
2
2T
2
1
1T
1
3 3 3T
2 2 2T
1 1 1T
cN
I
L
bN
I
L
aN
I
L

N
N
N


Otteniamo, dunque, l'induttanza equivalente alle tre bobine collegate in serie come:

L=L1+L2+L3

Di conseguenza, il circuito di fig. 12.1 si riduce ad un semplice circuito RLC serie la cui
frequenza di risonanza pari a:

0=
LC
1


dove L linduttanza equivalente appena ricavata e C la capacit del condensatore
che supponiamo nota.

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