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Leopardi Giacomo.

(Recanati, 1798 - Napoli, 1837). Nacque da famiglia nobile ma economicamente dissestata. Il padre, il conte Monaldo,
lasci nel 1803 l'amministrazione domestica nelle mani della moglie e si dedic quasi interamente all'attivit di letterato e
di storico dilettante. Cattolico, antinapoleonico e conservatore, scrisse anche qualche libello politico. Approfittando della
liquidazione di biblioteche di alti prelati e di conventi, svendute durante le occupazioni francesi, riusc a mettere insieme
una ricca biblioteca in cui prevaleva la cultura ecclesiastica del Settecento, con opere apologetiche, di erudizione
antiquaria e di divulgazione scientifica. Leopardi, come i suoi fratelli Carlo (nato nel 1799) e Paolina (nata nel 1800),
studi in casa sotto la guida di precettori privati. Destinato dai genitori alla carriera ecclesiastica, impar il latino e fu
iniziato agli studi di filosofia e di teologia. Ben presto per affianc agli studi scolastici un'intensa attivit da autodidatta,
passando la maggior parte del tempo nella biblioteca paterna. Qui lesse i testi di apologeti cattolici che gli fornirono
informazioni abbondanti, anche se polemiche e indirette, sulle idee degli illuministi e sul materialismo settecentesco. Nel
1813 intraprese da solo lo studio del greco. Nello stesso anno scrisse la Storia dell'Astronomia dalla sua origine fino
all'anno 1811; del 1815 il Saggio sopra gli errori popolari degli antichi. Si dedic in seguito, soprattutto tra il 1815 e il
1816, a studi filologici: tradusse gli idilli di Mosco e la Batracomiomachia, discutendone la datazione e l'attribuzione; le
opere di Frontone scoperte da Angelo Mai (scrisse anche il Discorso sopra la vita e le opere di M. Cornelio Frontone); il
primo libro dell'Odissea e la Tihnomachia di Esiodo. Questi lavori filologici, alcuni pubblicati su Lo Spettatore italiano
di Milano, e apprezzati da studiosi quali Angelo Mai e Pietro Giordani, allontanarono Leopardi dagli studi di erudizione
coltivati negli anni precedenti, e orientarono sempre pi i suoi interessi in una direzione letteraria e filosofica. Nel 1816,
durante una grave malattia che avrebbe poi lasciato il suo fisico deforme e debilitato, scrisse la lirica L'appressamento
della morte.In questo periodo Leopardi si andava distaccando progressivamente dall'ideologia paterna e da ogni forma
di religiosit; sia da quella del padre, che riteneva compatibili fede cattolica ed esercizio della ragione, sia da quella
romantica, che rischiava di essere oscurantista nell'esaltazione dell'epoca medievale. Questo atteggiamento
antireligioso, unito alla sua formazione classicista, tendeva a isolare Leopardi dalla maggior parte degli ambienti
intellettuali contemporanei; l'unico interlocutore possibile era l'ambiente dei classicisti, che non costituivano per un
gruppo omogeneo e organizzato.Il loro principale punto di riferimento era la Biblioteca italiana di Milano diretta da
Giuseppe Acerbi; a questa rivista Leopardi indirizz nel 1816 uno scritto in risposta a Madame de Stal, nel quale
esprimeva per la prima volta una posizione antiromantica (Lettera ai compilatori della Biblioteca italiana). La Lettera
per non fu pubblicata (Acerbi rifiut in seguito tutti gli scritti di Leopardi). Sulla Biblioteca italiana lesse gli articoli di
Giordani, e li apprezz, oltre che per la forma classicheggiante, anche per le idee innovatrici sul piano culturale. Con
Giordani inizi nel 1817 una corrispondenza, e l'amicizia che ne segu fu per Leopardi un'esperienza importante, che
consolid la sua evoluzione verso interessi letterari.Risalgono all'estate del 1817 i primi appunti dello Zibaldone, diario in
cui registrer, fino al 1832, riflessioni, note filologiche e spunti di opere. Alla fine del 1817 Leopardi nutr un amore
inespresso per la cugina Gertrude Cassi Lazzari, ospite per qualche giorno nella sua casa; subito dopo scrisse il Diario
del primo amore e la lirica Il primo amore, dove analizz i sentimenti che si erano manifestati in lui. Nel Discorso di un
italiano intorno alla poesia romantica (1818) riconferm la sua scelta antiromantica. Nello stesso anno scrisse e fece
pubblicare a Roma le due canzoni patriottiche All'Italia e Sopra il monumento di Dante. L'anno successivo una malattia
agli occhi, che lo avrebbe afflitto per tutta la vita, esasper la sua insofferenza per la vita recanatese; fra il luglio e
l'agosto progett la fuga, cerc di procurarsi un passaporto per Milano, ma il padre, che si era sempre opposto, per
ragioni di principio e soprattutto economiche, a ogni suo progetto di allontanarsi da Recanati, ne venne a conoscenza e il
tentativo di fuga fall. Nei mesi successivi scrisse gli idilli L'infinito e La sera del d di festa . Nel 1821 cerc inutilmente di
ottenere un impiego a Roma. In questo periodo, in cui soffr in modo pi accentuato della propria deformit fisica, and
maturando in lui la consapevolezza che l'infelicit un dato costante dell'esistenza umana; consapevolezza che trov la
prima espressione letteraria nelle canzoni del 1821-22, Bruto minore e Ultimo canto di Saffo. Del 1822 anche la
canzone Alla primavera o delle favole antiche, in cui esalta le illusioni felici degli antichi. Nell'autunno del 1822 i genitori
gli permisero di allontanarsi da Recanati e di soggiornare per alcuni mesi, ospite dello zio Carlo Antici, a Roma, dove
sperava di trovare un impiego. Nell'ambiente culturale romano, che era interessato quasi esclusivamente all'erudizione
antiquaria, Leopardi visse isolato, frequentando soltanto studiosi stranieri, tra cui i filologi Christian Bunsen e Barthold
Niebuhr. Per l'interessamento di Niebuhr gli fu offerta la possibilit di entrare nella carriera dell'amministrazione
pontificia, vestendo l'abito prelatizio pur senza farsi prete; ma Leopardi rifiut. Tornato a Recanati nel maggio 1823, la
riflessione filosofica lo occup maggiormente; negli appunti dello Zibaldone, stesi in questo periodo, egli venne sempre
pi precisando la sua concezione e, nell'anno successivo, scrisse la maggior parte delle Operette morali. Nel 1825 part
per Milano, invitato dall'editore Stella con l'incarico di dirigere l'edizione completa delle opere di Cicerone. Da Milano,
annoiato dalla cultura ufficiale polarizzata attorno a Monti, e rimastovi isolato, decise di trasferirsi a Bologna, vivendo con
l'assegno mensile di Stella e con lezioni private. Nell'ambiente bolognese visse un periodo di relativa distensione:
conobbe il conte Carlo Pepoli, patriota e letterato, cui dedic l'Epistola, letta il 28 marzo 1826 all'Accademia dei Felsinei,
in cui esponeva in versi alcune delle conclusioni filosofiche gi contenute nelle Operette morali; nell'autunno cominci a

compilare, per conto di Stella, una Crestomazia, antologia di prosatori italiani dal Trecento al Settecento, pubblicata nel
1827 e seguita l'anno dopo da una Crestomazia poetica. A Bologna conobbe anche la contessa Teresa Carnian
Malvezzi, di cui si innamor non corrisposto.
Nel 1827 uscirono presso Stella le Operette morali.Nello stesso anno fece un breve soggiorno a Firenze, dove strinse
rapporti cordiali, nonostante il distacco ideologico, con i letterati del circolo Vieusseux, tra cui Gino Capponi, Niccol
Tommaseo e l'esule napoletano Pietro Colletta. Trascorse a Pisa la prima met del 1828: qui torn alla poesia, scrivendo
le canzoni Il risorgimento e A Silvia. La ripresa della poesia si conferm nei due anni successivi trascorsi a Recanati:
sono di questo periodo alcune delle sue liriche pi importanti, tra cui Le ricordanze, Il sabato del villaggio, La quiete dopo
la tempesta, Il canto notturno di un pastore errante dell'Asia. Impossibilitato ormai, a causa della malattia, a svolgere un
lavoro regolare, accett nel 1830 l'invito degli amici fiorentini che gli offrivano un assegno mensile, e si trasfer a Firenze
ospite di Pietro Colletta. Fu in questo periodo che a Leopardi vennero rivolte da pi parti accuse di apoliticit e di scarso
patriottismo. A Firenze Leopardi conobbe anche Fanny Targioni Tozzetti, per la quale nutr un amore infelice e che gli
ispir le cinque poesie Il pensiero dominante, Amore e morte, A se stesso, Consalvo e Aspasia, scritte tra il 1831 e il
1835. Nel 1831 apparve a Firenze la prima edizione dei Canti.
Assillato da problemi economici, dall'aggravarsi delle sue condizioni di salute, e ormai allentati i rapporti con gli amici
fiorentini, si leg ad Antonio Ranieri, un giovane esule napoletano. Nell'ottobre del 1831 lo segu a Roma, e vi rimase
fino al maggio dell'anno successivo. Ad acuire il distacco tra Leopardi e i cattolici liberali contribu in questo periodo la
pubblicazione anonima dei Dialoghetti di Monaldo, opera di contenuto reazionario che ebbe successo nell'ambiente
romano, e che fu erroneamente attribuita a Giacomo. Tornato a Firenze, fu costretto a smentire ufficialmente
sull'Antologia questa voce. Anche in seguito alle accuse dell'ambiente liberale, Leopardi, nelle ultime sue opere,
attacc apertamente, con rinnovato vigore polemico, il clima politico-culturale dominante e lo spiritualismo del suo
secolo. Nel 1832 scrisse l'ultima operetta morale, Dialogo di Tristano e di un amico. Nel settembre del 1833 si stabil con
Ranieri a Napoli. Qui scrisse i Paralipomeni della Batracomiomachia, poemetto satirico che contiene vari riferimenti
all'ambiente liberale fiorentino; la Palinodia al marchese Gino Capponi, densa di motivi polemici, che fu pubblicata nella
seconda edizione dei Canti, presso l'editore napoletano Starita nel 1835, e che suscit aspri commenti, sia a Firenze sia
a Napoli; e infine I nuovi credenti, capitolo satirico in terza rima. Nel 1836, trasferitosi con Ranieri in una casa di
campagna alle falde del Vesuvio per sfuggire a un'epidemia di colera, scrisse i canti Il tramonto della luna e La ginestra.
Leopardi Monaldo.
(Recanati, 1776-1847). Padre di Giacomo, esponente della vecchia nobilt di antico regime, fu letterato e scrittore.
Autore di poesie, poemi, commedie e tragedie di scarso valore, ebbe interessi eruditi che sfociarono in studi intorno alla
storia del suo paese e delle Marche: Notizie della zecca recanatese ( 1822) Serie dei rettori della Marca anconetana
(1824), Serie dei vescovi di Recanati (1828) e Annali recanatesi, dalle origini della citt fino al 1800, pubblicati postumi
nel 1945. Diresse a Pesaro, dal 1832 al 1835, un giornale reazionario, La voce della Ragione, che voleva opporsi a
L'Antologia di Vieusseux.
Nemico delle riforme e del progresso scientifico, legato a un arretrato umanesimo retorico, espresse le sue idee
reazionarie nei Dialoghetti sulle materie correnti nell'anno 1831, curiosa analisi del fallimento dei moti mazziniani.
Interessanti, per una conoscenza diretta dei suoi rapporti col figlio, le Lettere e una Autobiografia, pubblicata postuma
nel 1883.
Leopardi Paolina.
(Recanati, 1800 - Pisa, 1869).Terzogenita del conte Monaldo e di Adelaide Antici, rivel giovanissima doti non comuni
d'intelligenza e di apprendimento, distinguendosi soprattutto nello studio del latino e del francese. Insofferente del
sistema di vita rigido e bigotto imposto ai figli dalla madre, Paolina fu, tra i fratelli Leopardi quella pi comprensiva e
affettuosa nei confronti del padre. Per Giacomo ebbe fin da piccola una vera e propria venerazione. Visse sempre a
Recanati e solo nel 1864, quando ormai le erano morti quasi tutti i familiari, fece qualche viaggio: in Emilia, in Umbria, a
Bari, e nel 1867 a Napoli per visitare la tomba di Giacomo. Attratta dal clima mite, nell'inverno del 1868 si trasfer a Pisa.
Lettrice infaticabile, specialmente di romanzi, fece alcune traduzioni dal francese e collabor al periodico modenese
Voce della libert. Scrisse inoltre moltissime lettere (soprattutto a due amiche modenesi, le sorelle Brighenti), in parte
pubblicate in P. Leopardi, Lettere a Marianna ed Anna Brighenti (1887). Settantuno lettere indirizzate fra il 1823 e il 1868
a un'altra amica, Vittoria Lazzari Regnoli sono state raccolte a cura di G. Ferretti, e con un'introduzione di F. Fortini, in
Lettere inedite di Paolina Leopardi (Milano, Bompiani, 1979).

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