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Sede di Fiorentino
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Soprattutto all'inizio della rivoluzione industriale, i proprietari prendevano accordi con le parrocchie, le quali si incaricavano di reclutare i giovani lavoranti fra le famiglie pi misere. Un po con l'inganno, promettendo buon vitto, alloggio confortevole ed elevato salario, un po con la forza, gruppi di 50/100 ragazzi venivano spediti, come merce, a fare gli apprendisti nelle filande. I vantaggi andavano solo agli imprenditori, che ottenevano manodopera poco costosa, e alle parrocchie, che si toglievano un buon numero di bocche da sfamare. Per i fanciulli iniziava invece una vita terribile, piena di fatiche e sofferenze di ogni tipo. Gli orari lavorativi nelle filande duravano fino a 18 ore, con turni anche di notte. I bambini entravano dai cancelli alle cinque del mattino e ne uscivano verso le otto di sera, compreso il sabato. I pasti venivano consumati in brevi soste: mezzora per la prima colazione, unora per il pranzo. Ogni mancanza o ritardo veniva punita con feroci battiture. I bambini pi piccoli venivano impiegati per scivolare sotto i macchinari e recuperare i rocchetti di cotone. Il lavoro dei bambini-operai era reso ancor pi duro dalle condizioni in cui si svolgeva. Capannoni dai soffitti bassi, dalle finestre strette e quasi sempre chiuse: la temperatura dei locali oscillava tra i 26 e i 30 gradi. Nelle filande di cotone la borra aleggiava come una nube e penetrava nei polmoni causando col tempo gravi scompensi. Frequenti erano anche gli infortuni, come lasportazione di una falange del dito, a volte di un dito intero, o anche di tutta la mano, stritolati dagli ingranaggi delle macchine. Infatti, il fermo produzione era impensabile, e tutte le operazioni venivano svolte con i telai costantemente in movimento. L'alimentazione insufficiente, la mancanza di riposo, la scarsa igiene dei locali e gli infortuni frequenti, contribuivano a rovinare la salute di questi poveri fanciulli che, quando arrivavano vivi alla fine del loro apprendistato, dopo parecchi anni, avevano il fisico debilitato e deformato. Anche la loro educazione era pessima: vivendo per anni lontani dalle proprie famiglie, e spesso a contatto con gente rozza e brutale, crescevano ignoranti e senza principi morali. Nemmeno la loro preparazione professionale, sebbene fosse prevista nel contratto d'assunzione, poteva dirsi soddisfacente: essi sapevano fare solo poche operazioni, con la macchina con cui erano stati costretti a lavorare per tanto tempo. Nel 1840, soltanto il 20% dei bambini di Londra possedeva una qualche scolarit.
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Le denunce di questi brutali trattamenti e le indagini condotte da alcune commissioni statali, portarono allapprovazione di leggi che limitavano il lavoro infantile a 8 ore per i ragazzi di et inferiore a 13 anni, e a 12 ore per i ragazzi al di sotto dei 18 anni. In particolare il Factory Act del 1833 viet il lavoro notturno, e ridusse le ore lavorative per consentire ai ragazzi dagli 8 ai 13 anni di frequentare la scuola. IL LAVORO NELLE MINIERE Il successo della meccanizzazione in campo tessile spinse altre industrie ad adottare nuove macchine e a cercare di applicare ad esse il motore a vapore. Questultimo doveva essere alimentato con carbone, mentre la costruzione delle macchine richiedeva limpiego di ingenti quantit di ferro. Uno degli effetti della rivoluzione industriale fu dunque lo sviluppo delle miniere di carbone e di ferro. Le miniere erano anche peggio delle fabbriche. Qui i bambini, per lo stesso motivo che li rendeva ideali come spazzacamini (unaltra loro diffusa occupazione allepoca), venivano usati per portare il materiale estratto dal fondo della miniera in superficie, attraverso stretti cunicoli. I cunicoli piccoli, rispetto alle grandi gallerie, cautelavano maggiormente i proprietari contro i crolli accidentali delle volte, che avrebbero costretto a scavare da capo la strada verso il filone minerario. Nellimmagine a fianco una giovane ragazza trascina il suo pesante carico fuori dalla miniera. I cunicoli erano cos bassi che anche i bambini camminavano carponi. Molti, a furia di passare rasenti alle pareti e alla volta, si consumavano nel corpo, oltre a soffrire di malattie legate alla carenza di luce e di nutrimento. Erano trattati come bestie da soma e nulla di pi, e raramente sopravvivevano oltre i vent'anni. Di seguito una testimonianza dellepoca. Mio padre morto da circa un anno; mia madre vivente e ha dieci figli, cinque maschi e cinque femmine; il pi anziano di circa 30 anni, il pi giovane di quattro; tre ragazze lavorano in fabbrica, tutti i ragazzi lavorano in miniera, due estrattori e tre portatori. Tutte le mie sorelle sono state portatrici, ma tre sono entrate in fabbrica. Alice ci andata perch le sue gambe si gonfiavano perch trasportava il carbone attraverso l'acqua fredda quando era sudata. Io non sono mai andata alla scuola regolare; vado a quella domenicale, ma non so leggere n scrivere; vado in miniera alle cinque in punto del mattino ed esco alle cinque del pomeriggio; faccio la prima colazione con farinata d'avena; porto la cena con me, una focaccia, e la mangio mentre lavoro; non ho tempo di fermarmi per mangiare; non prendo nient'altro finch non torno a casa; a casa mangio patate e carne qualche volta. Lavoro con i vestiti che indosso adesso, pantaloni e una giacca logora; quest'area calva sulla testa dovuta al fatto che trascino i carrelli; trascino i carrelli per un chilometro e mezzo, sotto terra, avanti e indietro; pesano circa 150 kg; ne trasporto 11 al giorno; indosso una cintura e una catena per portare fuori i carrelli. (Patience Kershaw, 17 anni, portatrice di carbone, testimonianza raccolta dalla Commissione Mineraria Ashley, 1842)
Prof. Augusto Santi Sfruttamento minorile nella I rivoluzione industriale Pagina | 3
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50.100 65.300 74.900 87.300 5.400 13% 4.900 12% 5.300 10% 5.700 6%
femmine con 147.700 115.700 119.800 82.600 meno di 15 anni maschi dai 15 ai 20 anni femmine con pi di 15 anni minori di 15 anni sul totale della forza lavoro 92.600 92.600 90.500 93.200 780.900 739.300 729.700 699.900 15% 19% 14% 11%
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