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Koi vtc

















































ANNO VII N.RO 03
del 01/03/2012


P Pa ag g. . p ps si ic co ol lo og gi ic ca a
D Do on nn na a n ne el ll la a s st to or ri ia a
T Te et ti i
L L A As si in na ar ri ia a
I I g gr ra an nd di i m mi is st te er ri i
N Ni ic co od de em ma at te e
B Be en ni ia am mi in no o G Gi ig gl li i
I Il l c co or ra ag gg gi io o d de el ll la a
P Pr ro og ge et tt to o r ri if fi iu ut ti i
P Pr ro ov ve er rb bi i
M Mo om me en nt to o t te en ne er ro o
P Pa ag gi in na a m me ed di ic ca a
A An nt tr ro op po ol lo og gi ia a
G Gi iu us se ep pp pe e V Ve er rd di i
( (2 2^ ^) )

E Ed di il li iz zi ia a p pe en ni it te en nz zi ia ar ri ia a
D Do on nn na a n ne el ll la a l le et tt te er r. .
L L e er ro os s n ne ei i s se ec co ol li i
C Cr ri it ti ic ca a l le et tt te er ra ar ri ia a
I In n q qu ue es st to o m me es se e
P Pi ia at tt ti i t ti ip pi ic ci i
F Fo on nt ta an na a d de el l C Co on nt ta ar ri in ni i
D De en nt tr ro o l la a s st to or ri ia a
P Pe er rs so on na ag g. . d de el l m me es se e
U Un n a al lt tr ro o t te em mp po o
A Ai is so op po os s f fa av vo ol le e
D De e c co og gn no om mi in ne e
D De en nt tr ro o l la a c ci it tt t
L Le ev vi io or ra a










LADOLESCENTE E IL GRUPPO
(Parte quarta)

I GRUPPI FORMALI

I gruppi formali, invece, sono quei gruppi che si costituiscono
come emanazione di istituzioni o movimenti o di organizzazioni
politiche e culturali. Sono accomunati dal richiamo esplicito a pre-
cisi valori di riferimento e dalla condivisione dell impegno a svol-
gere attivit concrete,essi mettono a disposizione dei loro membri
uno spazio fisico di incontro che rappresenta un elemento di identifi-
cazione simbolica e prevedono la partecipazione alla vita del gruppo di figure adulte
(educatori, allenatori) che garantiscono la continuit dello sforzo di perseguire gli
scopi sociali. Questi gruppi rappresentano una moltitudine di esperienze che si
rapportano a valori diversi tra loro (dalla fede religiosa allo sport) ed possibile la
contemporanea partecipazione ad un gruppo formale ed a quella di un nucleo
amicale, di tipo spontaneo.
1

I ragazzi e le ragazze consumano il proprio tempo libero in maniera diversifi-cata,
alternando momenti di divertimento con persone diverse e momenti di impegno
allinterno di contesti differenti. Tuttavia non tutte le stesse relazioni amicali
rivestono lo stesso significato, cos come non tutte le attivit richiedono lo stesso
investimento di tempo ed energia da parte delladolescente.
L'amicizia sembra scandire e definire i tempi dei ragazzi. Uscite, hobbies, gite e
passioni, tutto in comune. Questa coppia di "gemelli", di compagni di strada, che
fanno tutto insieme, qualche volta irritante, perch pare che essi si confondano
continuamente. Insomma, quello che fa uno lo vuole fare anche l'altro in un imitarsi
continuo che rappresenta il loro bisogno di trovare un altro se stesso. A volte, queste
amicizie sono assolute, ma anche di breve durata. L'amico inseparabile doggi, pu
diventare il rivale di domani. Ed ecco allora il ragazzo voler trascorrere tutto il tempo
libero con l'amico, dar ragione solo a lui, difenderlo al di l di ogni ragionevolezza e,
poi, non volerlo pi vedere, negarsi o negarlo. Per gli adolescenti maschi, inizial-
mente il terreno su cui si sviluppa questo legame privilegiato non tanto quello delle
confidenze, dei sentimenti condivisi, come avviene per le ragazze. Ciascuno fa da
spalla all'altro all'esplorazione del mondo che li circonda.
2

Le loro escursioni li portano alla scoperta di nuovi ambienti, esperienze, amicizie,
animati da uno spirito di avventura talvolta trasgressivo. Confrontandosi l'un l'altro,
con un'occhiata, una parola, i due amici sceglieranno la strada da seguire. In realt, il
rapporto che unisce i due non serve solo per darsi coraggio reciproco nell'affrontare le
varie esplorazioni e scorribande. Il compagno davven-tura riveste anche un ruolo
meno evidente, ma altrettanto importante. Ovvero, quello di trasformare in pensiero
le esperienze vissute insieme. Quando gli amici si confrontano, attribuiscono valore o
meno a quello che hanno fatto, decidono se ne valsa la pena o no, imparano anche
ad avere consapevolezza di s, ad elaborare una propria coscienza come individuo
che parte integrante di una collettivit.
Con il tempo, l'amicizia al maschile non si limiter solo al "fare" qualcosa
insieme. Si scopre anche il piacere di parlare, di confrontarsi sugli interessi comuni,
sugli amici, sulla famiglia, sugli insegnanti, sull'altro sesso, sui problemi ambienta-li,
sulla droga...Le ore volano ed con disappunto che i ragazzi si accorgono del passare
del tempo.
3 (continua)

Franco Pastore
_______________________


1. PETTER, PROBLEMI PSICOLOGICI DELLA PREADOLESCENZA. ED. LA NUOVA ITALIA.
2. PIETROPOLLI CHARMET GUSTAVO; I NUOVI ADOLESCENTI; RAFFAELLO CORTINA EDITORE.
3. CARBONE TIRELLI L.; PUBERTA ED ADOLESCENZA; FRANCO ANGELI, 2006.





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Antropos in the world




















































LA DONNA NELLA STORIA
TERESA DI CALCUTTA(parte seconda)
a cura di Andropos

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Nacque a Skopje, il 26 agosto 1910,
da genitori albanesi originari del Koso-
vo: la madre, Drane, di Gjakova e il pa-
dre Kol, di Prizren. All'et di otto anni
rimase orfana di padre e la sua fami-
glia si trov in gravi difficolt economiche. A partire dall'et
di dieci quattordici anni partecip alle attivit della
parrocchia del Sacro Cuore di Skopje, in particolare quelle
del coro, del teatro e dell'aiuto alle persone povere. Allora
cominci a conoscere l'India tramite lettere di missionari
gesuiti attivi nel Bengala.
Nel 1928, a diciotto anni, decise di prendere i voti, entrando
come aspirante nelle Suore di Loreto, un ramo dell'Istituto
della Beata Vergine Maria che svolgeva attivit missionaria in
India. Dopo un primo colloquio a Parigi, venne inizialmente
inviata a Dublino, in Irlanda, dove si ferm sei settimane per
imparare le prime nozioni di inglese e ricevere il velo di
postulante.
Nel gennaio 1929 raggiunse l'India dove, dopo una breve sosta
a Calcutta, venne inviata nel Darjeeling, alle pendici
dell'Hima-laya, per completare la sua preparazione. Qui si
ferm due anni, studiando le lingue inglese e bengali e
insegnando nella scuola annessa al convento. Svolse anche
un'attivit come aiuto-infermiera che la mise in contatto con la
realt dei malati. Il 24 maggio 1931, prese i voti temporanei,
assumendo il nome di Maria Teresa, ispirandosi a Santa
Teresa di Lisieux.
Dopo aver preso i voti, Teresa lasci Darjeeling e
raggiunse Calcutta, dove per i successivi 17 anni visse e lavor
presso il collegio cattolico di Saint Mary's High School del
sobborgo di Entally, frequentato soprattutto dalle figlie dei
coloni britannici. Insegnava storia e geografia e pot studiare
la lingua hindi. La regola delle Suore di Loreto non le
consentiva di allontanarsi dal convento ma, grazie alle attivit
di volontariato svolto da alcune sue alunne ebbe modo di
prendere sempre maggiore consapevolezza delle terribili
condizioni di vita negli slum di Calcutta, e in particolare in
quello di Motijhil, confinante con la scuola.
Nel 1961, il Governatore del Bengala decise di affidare
alle Missionarie della Carit un terreno a circa 300
chilometri da Calcutta, presso il confine con il Bihar: qui
Madre Teresa realizz il villaggio di Shanti Nagar ("Citt
della pace"), dove i malati di lebbra potevano vivere e
lavorare, coltivando i campi, allevando animali e svolgendo
attivit di artigianato. La presenza di volontari sani favoriva
il recupero sociale dei malati, evitando forme di
emarginazione. Sul suo impegno verso i lebbrosi, Madre
Teresa spesso ripeteva: "Non ci sono lebbrosi, solo la
lebbra, e si pu curare".
Per dieci anni Madre Teresa oper solo nel territorio di
Calcutta: nel 1959 apr infine una nuova struttura a Ranchi,
nello stato indiano dello Jharkhand. Nel febbraio 1965, papa
Paolo VI concesse alle Missionarie della Carit il titolo di
"congregazione di diritto pontificio" e la possibilit di
espandersi anche fuori dall'India. Il 26 luglio 1965 a Cocorote,
in Venezuela, venne quindi aperta la prima casa della congre-
gazione fuori dall'India. Segu, l'8 dicembre 1967, l'avvio di un

centro a Colombo (Sri Lanka). Fu poi la volta di sedi in
Africa, America, Asia ed Europa nel corso degli anni settanta,
ottanta e novanta. Nel frattempo, la fama di Madre Teresa
cresceva anche grazie alla crescente attenzione che la sua
attivit riceveva da parte dei media. L'Ordine si ampli con la
nascita di un ramo contemplativo e di due organizzazioni
laicali, aperte cio anche ai laici. Per i Collaboratori di Madre
Teresa, la fondatrice volle mettere in luce la natura non
confessionale dell'iniziativa, aperta a persone "di tutte le
religioni e tutte le denominazioni". Nel 1981 fu fondato il
movimento Corpus Christi aperto ai sacerdoti secolari. Nel
corso degli anni ottanta nacque l'amicizia fra papa Giovanni
Paolo II e Madre Teresa, i quali si scambiarono visite
reciproche. Grazie all'appoggio di papa Wojtya, Madre
Teresa riusc ad aprire ben tre case a Roma, fra cui una mensa
nella Citt del Vaticano dedicata a Santa Marta, patrona
dell'ospitalit. Negli anni novanta, le Missionarie della Carit
superarono le quattromila unit con cinquanta case sparse in
tutti i continenti. Nel 1979 ottenne il riconoscimento pi
prestigioso: il Premio Nobel per la Pace. Tra le motivazioni,
venne indicato il suo impegno per i pi poveri tra i poveri e il
suo rispetto per il valore e la dignit di ogni singola persona.
Madre Teresa rifiut il convenzionale banchetto cerimoniale
per i vincitori, e chiese che i 6000 dollari di fondi fossero
destinati ai poveri di Calcutta, che avrebbero potuto essere
sfamati per un anno intero: le ricompense terrene sono
importanti solo se utilizzate per aiutare i bisognosi del
mondo. A partire dalla fine degli anni ottanta, le sue
condizioni peggiorarono: dopo un primo ricovero nel 1983,
nel 1989 in seguito a un infarto le fu applicato un pacemaker.
Si dimise da superiora dell'Ordine ma in seguito a un
ballottaggio fu rieletta praticamente all'unanimit, contando
solo qualche voto astenuto. Accett il risultato e rimase alla
guida della congregazione.
Nel 1991 si ammal di polmonite, nel 1992 ebbe nuovi pro-
blemi cardiaci e l'anno successivo contrasse la malaria.
Nell'aprile del 1996 Madre Teresa cadde e si ruppe una clavi-
cola. Il 13 marzo 1997 lasci definitivamente le Missionarie
della Carit, alla cui guida subentr suor Nirmala Joshi. A
marzo incontr papa Giovanni Paolo II per l'ultima volta,
prima di rientrare a Calcutta dove mor il 5 settembre, all'et
di ottantasette anni. LIndia le riserv solenni funerali di
stato, che videro un'enorme partecipazione popolare

e la
presenza di importanti autorit del mondo intero. Il Segretario
Generale delle Nazioni Unite, Javier Prez de Cullar, arriv
persino a dichiarare: "Lei le Nazioni Unite. Lei la pace nel
mondo." Nawaz Sharif, Primo Ministro del Pakistan, disse
inoltre che Madre Teresa era "un raro e unico individuo che
ha vissuto a lungo per pi alti scopi. La sua lunga vita di
devozione alla cura dei poveri, dei malati e degli svantaggiati
stata uno dei pi grandi esempi di servizio alla nostra
umanit." Madre Teresa stata sepolta a Calcutta, presso la
sede delle Missionarie della Carit. Sulla semplice tomba
bianca stato inciso Amatevi gli uni gli altri come io ho
amato voi. (Giovanni 15,12)
_________________________________
1. Meg Greene, Mother Teresa: A Biography, Greenwood Press, 2004.
2. M. Torri, "Storia dell'India", Laterza & figli, Roma-Bari, 2000.





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Antropos in the world


















































MITOLOGIA GRECO-LATINA







































VESUVIOWEB.COM
Di Aniello Langella
1

Cultura, arte, ricerche di sapore antropologico, sulla vasta area tra il
vulcano ed il mare: La porta di Capotorre Villa Angelica Le
torri aragonesi Vico Equense - Sorrento e Capri - I Funari La
villanella Diz.rio torrese Eros a Pompei La lenga turrese -
Santa Maria di Costantinopoli a Torre del Greco di A. Langella-
Lincendio vesuviano del 26 aprile del 72 Il monastero della
SS.Trinit di Vico Equense Lincendio vesuviano dellaprile del
1872 Soprannomi sarnesi di A. Mirabella Il Vesuvio e la sirena.

Novit di marzo: Il sito ha una nuova impostazione grafica: pi
organico e di facile consultazione. Ricchissimo di im-magini e
filmati, di ottimo ausilio per la ricerca. Pertanto si consiglia una
attenta esplorazione, cliccando allormai famoso link:
http://www.vesuvioweb.com/it/ .

In apertura: Carlo Iandolo Pillole Linguistiche Napoletane ; Jesterza
A staggione; Aniello Langella Caravaggio e il Pio Monte della Mise-
ricordia di Napoli; Giuseppe Giacco Le Bucoliche di Virgilio in latino,
italiano e nella traduzione napoletana di Michele Rocco Ecloga II Alexis,
Alessio; Salvatore Argenziano Il Treno 8017. Una Tragedia Dimenticata
Balvano, 3 marzo1944 ; Angelo Di Mauro Le Facce.




Tqt un Personaggio della mitologia greca, la pi
bella delle Nereidi, le ninfe dei mari figlie di Nereo e
Doride, discendenti da Oceano. Aveva il dono della
metamorfosi che contribuiva ad aumentarne il fascino.
Era destinata a dare alla luce un figlio che sarebbe
divenuto pi potente del padre. Climene confid il
segreto al figlio Prometeo. Nel momento in cui Zeus e
Poseidone sinnamorarono di lei, Prometeo cap che
sarebbe stata una disgrazia per l'Olimpo, chiunque fosse
stato a darle quel figlio che avrebbe espropriato il padre,
temendo che le sorti di Urano e Crono (questultimo
evir il padre con la falce adamantina) si potessero ripe-
tere con Zeus. Prometeo rivel allora il segreto a Zeus in
cambio della propria liberazione dal castigo che egli gli
aveva inflitto. Poseidone ne fu informato a sua volta ed
entrambi rinunciarono a possederla destinando al mondo
degli uomini lei e il destino ineluttabile ad essere spode-
stati dai figli.
Peleo, re di Ftia, riusc ad averla in sposa, con il
forzato matrimonio celebrato sull'Olimpo, dove la dea
Discordia, unica non invitata, lanci il pomo d'oro che
sarebbe poi stato oggetto del giudizio di Paride, causa
della guerra di Troia.
Dalla loro unione nacque Achille, il quale, nell'Iliade,
si sfoga pi volte con la madre trovando conforto nelle
sue parole. Teti intervenne anche in aiuto del figlio,
quando, chiese ad Efesto di forgiare le armi per il com-
battimento contro Ettore.
Secondo alcune tradizioni, vendic la morte del
figlio uccidendo Elena, allorch la donna ritornava a
Sparta col marito Menelao.
In seguito, in Tessaglia, Teti usc vincitrice da una
gara di bellezza che la vide opposta a Medea e a cui pre-
se parte, come arbitro, Idomeneo, re di Creta.
In greco il suo nome (Thtis) si differenzia chiara-
mente da quello di Teti la Titanide (Tths) ma proba-
bilmente entrambe derivano da una stessa divinit delle
acque di culto pi antico.
Approfondimenti: Il matrimonio di Teti e Peleo.
Zeus scelse come compagna Era e impose a Teti di
sposare Peleo, il pi nobile degli uomini, il quale per
fatic non poco per farsi accettare da Teti. Si appost
sulla spiaggia di un'isoletta della Tessaglia, dove la
ninfa era solita recarsi a cavallo di un delfino per
riposarsi in una grotta, la assal appena ella si fu
addormentata ed ebbe ragione di lei nonostante che ella
si trasformasse senza posa in fuoco, acqua, leone e
seppia, una seppia che inzupp completamente il povero
Peleo con un fiotto d'inchiostro. Per le nozze, che
ebbero luogo sul monte Pelio, di fronte alla grotta del
centauro Chirone, furono organizzati festeggiamenti
grandiosi: oltre ai dodici dei dell'Olimpo assisi sui loro
troni, vi presero parte le Moire e le Muse,
le 50 Nereidi e i Centauri che reggeva-
no splendenti torce di legno di abete.
In quell' occasione Poseidone don
agli sposi i cavalli di Achille, Balio
e Xanto. Erano, questi, figli di Zefi
firo e dell'arpia Podarge ed erano im-
mortali (Achille aveva un terzo cavallo,
Pegaso, ma questo mortale) e furono ripre-
si da Poseidone dopo la morte delleroe Achille. Teti
cerc di rendere immortali i primi sei figli avuti da
Peleo, immergendone i corpi nel fuoco, ma Peleo riusc
a sottrarle l'ultimo nato, Achille, prima che la dea com-
pletasse il rito magico che avrebbe dovuto renderlo
immortale. Uno dei talloni del piccino si era gi bruciato
e il centauro Chirone, esperto in medicina, sostitu l'os-
so danneggiato, prendendo quello corrispondente dallo
scheletro del gigante Damaso, che era stato invincibile
nella corsa (di qui lappellativo di "pie' veloce"); il
tallone di Achille per rimase vulnerabile, a differenza
del resto del corpo, perch la madre, compiendo il suo
magico rito, non aveva fatto in tempo a spalmarlo solo
in quel punto con l'ambrosia, che usava per renderlo
invulnerabile. Fu ancora Teti a liberare Zeus, che era
stato legato al letto con lacci di cuoio annodati cento
volte dagli altri dei, stanchi della sua superbia.

TETI
a cura di Franco Pastore
1) A. Langella nato a Torre del Greco. Nel 1978, si laurea in Medicina e
Chirurgia alla Federico II di Napoli. In seguito, si specializza in Ortopedia
e Traumatologia a Padova ed in Riabilitazione a Trieste Assunto in Ente
Ospedaliero Monfalcone, nel 2000, fonda il Gruppo Archeologico del
Mandamento Isontino. Ha scritto numerose pubblicazioni scientifiche
e, da pi di 30 anni, studia Torre e il Vesuvio con amore e dedizione.



Antropos in the world




















































IL TEATRO COMICO ROMANO - A cura di Andropos
La parola commedia tutta greca: , "comoda", infatti, composta da , "Kmos", corteo festivo e ,"od",
canto. Di qui il suo intimo legame con indica le antiche feste propiziatorie in onore delle divinit elleniche, con probabile
riferimento ai culti dionisiaci . Peraltro, anche i primi ludi scenici romani furono istituiti, secondo Tito Livio, per scongiurare
una pestilenza invocando il favore degli di. I padri della lingua italiana, per commedia intesero un componimento poetico che
comportasse un lieto fine, ed in uno stile che fosse a met strada fra la tragedia e l'elegia. Dante, infatti, intitol comeda il suo
poema e consider tragedia lEneide di Virgilio. La commedia assunse una sua struttura ed una sua autonomia durante le
fallofrie dionisiache e la prima gara teatrale fra autori comici si svolse ad Atene nel 486 a.C. In altre citt si erano sviluppate
forme di spettacolo burlesche, come le farse di Megara, composte di danze e scherzi. Spettacoli simili si svolgevano alla corte del
tiranno Gerone, in Sicilia, di cui purtroppo, non ci sono pervenuti i testi.
A Roma, prima che nascesse un teatro regolare, strutturato cio intorno a un nucleo narrativo e organizzato secondo i canoni
del teatro greco, esisteva gi una produzione comica locale recitata da attori non professionisti, di cui non resta tuttavia
documentazione scritta. Analogamente a quanto era accaduto nel VI secolo a.C. in Attica, anche le prime manifestazioni
teatrali romane nacquero in occasione di festivit che coincidevano con momenti rilevanti dellattivit agricola, come laratura,
la mietitura, la vendemmia.
PLAUTO
LASINARIA O COMMEDIA DEGLI ASINI (212 -210 a.C.)

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Come la satura, anche la recitazione dellatellana
preletteraria fu prerogativa dei giovani romani. Essi, nel
tentativo di soddisfare il loro desiderio di recitazione senza
incorrere nelle pene previste dalla legge per un cittadino che
si dedicasse in forma professionale alla carriera dellattore,
diedero vita ad una forma teatrale per dilettanti, caratteriz-
zata da unaccesa oscenit e da una forte aggressivit
verbale, oltre che dalla ricorrenza di maschere fisse (per
esempio, Marcus, "lo sciocco", Pappus, "il vecchio avaro").
Latellana trovo collocazione in coda alla rappresentazione
degli spettacoli teatrali regolari di tipo tragico, con il nome
di exodium Atellanicum. Il teatro comico regolare si svilupp
a Roma, insieme a quello tragico, a partire dalla seconda
met del III secolo a.C.: l'aspetto rilevante che di questa
produzione comica non sono sopravvissuti solo frammenti,
come nel caso della tragedia latina arcaica, ma un cospicuo
numero di opere che costituisce un'eccezionale documenta-
zione: ventuno commedie di Plauto e sei di Terenzio.
Titus Maccius Plautus o Titus Maccus Plautus, nacque a
Sarsina, tra il 255 e il 250 a.C.; i tria nomina si usano per chi
dotato di cittadinanza romana, e non sappiamo se Plauto
labbia mai avuta. Un antichissimo codice di Plauto, il
Palinsesto Ambrosiano, rinvenuto ai primi dell800 dal cardi-
nale Angelo Mai, port migliore luce sulla questione. Il nome
completo del poeta tramandato nel Palinsesto si presenta nella
pi attendibile versione Titus Maccius Plautus; da Maccius,
per errore di divisione delle lettere, era uscito fuori il tra-
dizionale M. Accius . Plauto fu un autore di enorme successo,
immediato e postumo, e di grande prolificit. Inoltre il mondo
della scena, per sua natura, conosce rifacimenti, interpo-
lazioni, opere spurie. Sembra che nel corso del II secolo
circolassero qualcosa come centotrenta commedie legate al
nome di Plauto: non sappiamo quante fossero autentiche, ma
la cosa era oggetto di viva discussione. Nello stesso periodo,
verso la met del II secolo, cominci un'attivit editoriale,
che determin il destino del testo di Plauto.
La grande comicit delle commedie plautine prodotta:
dalloculata scelta del lessico, dal sapiente utilizzo di
espressioni e figure tratte dal quotidiano e una fantasiosa
ricerca di situazioni che possano generare leffetto comico.
grazie allunione di queste trovate che si ha lo straordi-
nario effetto dellelemento comico.

La commedia
Trama: Il giovane Argirippo si innamora della cortigiana
Filenia, la quale tenuta sotto controllo dalla mezzana
Cleereta, al servizio della madre Artemona. Quest'ultima
avrebbe dato la figlia al rivale Diavolo se non avesse
ricevuto venti mine in giornata. Dunque, per riscattare la
fanciulla, Argirippo necessita di quelle venti mine che non
possiede. In aiuto del giovane giunge il padre, Demeneto,
che, assieme ai servi Libano e Leonida, escogita un piano
ingegnoso ai danni di Artemona. I due servi infatti si
spacceranno amministratori della padrona e riusciranno a
prendere le venti mine che un mercante doveva a lei per
l'acquisto di alcuni asini. Il piano va a buon fine e Argirippo
riesce a riscattare la fanciulla. Riscattata Filenia, si scoprono
i reali interessi di Demeneto: egli, infatti, attratto dalla
giovane, chiede lo ius primae noctis al figlio, che si vede
costretto ad accettare. Artemona viene subito informata dal
Parassita, che aveva confabulato con Diavo-lo fino a poco
prima, dell'adulterio che Demeneto stava compiendo. La
donna cos arriva alla casa dove si erano riuniti Demeneto,
Argirippo e Filenia e, vedendo la porta socchiusa, decide di
spiarli insieme al Parassita e sente il marito che parla male di
lei. Al limite della sopportazione la donna irrompe nella
stanza, dopo una discussione acce-sa, manda il marito
svergognato a casa. La storia ha un buon fine per Argirippo
infatti questo potr finalmente godersi in pace il suo amore
giovanile.

SINOSSI: Per unanime riconoscimento, la grande forza di
Plauto sta nel comico che nasce dalle singole situazioni,
prese a s una dopo l'altra, e dalla creativit verbale che ogni
nuova situazione sa sprigionare. Ma solo una lettura diretta
pu restituire un'impressione adeguata di tutto ci: e se l'arte
comica di Plauto sfugge per sua natura a formule troppo
chiuse, una maggiore sistematicit nasce proprio dalla consi-
derazione degli intrecci, nelle loro pi elementari linee
costruttive.

: ,

Eraclto di Efeso: Il carattere il destino
delluomo, esso determina gli eventi
Ercleitos o Efsios: thos anthrp daimn,


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Antropos in the world



















































I GRANDI MISTERI
LE LAMPADE DI DENDERA
Il Tempio di Dendera, situato a circa 2,5 km a sud-est
della localit di Dendera (Iunet in antico egizio), uno
dei templi meglio conservati di tutto l'Egitto, a circa 70
km da Tebe.
Le lampade di Dendera sono dei geroglifici scoperti
dall'archeologo francese Auguste Mariette, nel 1857, nel
tempio di Dendera, sulla riva occidentale del Nilo. Sotto
il tempio vennero rinvenute ampie cripte che, ripulite
dalla sabbia, mostrarono stanze con pareti ricoperte da
lastre di pietra incise. Le stanze apparterrebbero al primo
nucleo del tempio, risalente al XV secolo a.C., mentre
l'attuale costruzione che ad esse si sovrapposta di
epoca tolemaica e romana. Le lastre incise si riferiscono
ad una decorazione della fase tolemaica.
Negli anni settanta gran parte delle lastre vennero
asportate per un furto e rimasero solo le pareti di una
delle stanze. Qui si trovano raffigurati alcuni sacerdoti
del tempio nell'atto di officiare riti intorno ad un oggetto,
probabilmente un fiore di loto. Il gambo del fiore di loto
stato interpretato come un cavo elettrico di alimenta-
zione; un sostegno che rappresenta parte della colonna
dorsale del dio Osiride verrebbe invece interpretato come
un avvolgimento elettrico e dei serpenti raffigurerebbero
le serpentine che si trovano all'interno dei tubi di Croo-
kes. Infine, un dio tiene in mano due pugnali, e questo
viene interpretato come un segnale di pericolo che si
troverebbe proprio in corrispondenza del punto in cui dal
tubo di Crookes escono i raggi X.
Chi si occupa di archeologia misteriosa, sulla base di
queste interpretazioni delle figure e degli oggetti rappre-
sentati sostiene pertanto che le incisioni raffigurino
l'apparecchio citato.
Questo dispositivo venne inventato circa dieci anni
dopo la pubblicazione dei disegni di Dendera da parte del
suo scopritore, Mariette, e se ne dovrebbe dedurre che ne
fosse stata influenzata. Gli egittologi invece li interpre-
tano come simbologia integrata nella mitologia egiziana:
il serpente primordiale che nasce da un fiore di loto un
mito egizio conosciuto e anche il sostegno un simbolo
ricorrente nell'arte egiziana, collegato con Osiride e raffi-
gurante la sua spina dorsale. La scena dovrebbe pertanto
rappresentare la costruzione di due santuari primordiali.
A questo stesso ambito riporta il significato dei gerogli-
fici iscritti.
Wolfgang Waitkus sostiene: Trattasi di un gruppo di
oggetti culturali insoliti, rappresentati nella cripta meridio-
nale 1C e nell'ambiente G del tempio di Horus a Dendera.
Per il tramite di un'analisi delle rappresentazione e dei testi
ad esse pertinenti, viene dimostrato che i recipienti a forma
di vescica presenti nel rilievo rappresentano assai probabil-
mente il corpo della dea celeste Nut. La separazione di cielo
e terra legata da un lato come uno stato permanente al
ciclo solare, che in tal modo diviene possibile, dall'altro
come atto di creazione alla nascita mattutina come
ripetizione della creazione. La nascita del dio solare dalla
dea celeste Nut nonch la nascita dal fiore di loto vengono
rappresentate l'una accanto all'altra. Gli oggetti culturali
che rappresentano in maniera simbolica queste credenze
venivano utilizzati con grande probabilit durante la festa
dell'anno nuovo.
1

Intanto, il Mariet, annotava sul suo diario personale,
la sera stessa in cui venne assassinato in un albergo del
Cairo, dove soggiornava: hanno un qualcosa di
incredibilmente moderno.. una lampadina..
Dobbiamo attendere fino al 1991 prima che qualcun
altro si facesse venire la voglia di indagare pi a fondo.
Fu un tedesco, Erichvon Daniken che studi a fondo i
bassorilievi del tempio arrivando alla conclusione -forse
un pochino troppo fantascientifica- che gli egizi
conoscessero l'elettricit. Daltronde come non rimanere
sbalorditi davanti a questo altro bassorilievo: Tutte le
tombe egizie, scavate sottoterra per decine di metri,
sono decorate con disegni e incisioni di una bellezza
unica. L'egittologia ufficiale ci dice che l'illuminazione
necessaria all'esecuzione dei lavori era fornita da delle
torce a fiamma. Ma quelle torce avrebbero in pochis-
simo tempo consumato tutto l'ossigeno presente, mentre
quel tipo di lavoro richiedeva un sacco di tempo.
Il CICAP, Comitato di controllo delle affermazioni
sul paranormale, si e' dovuto arrendere, dicendo che, in
effetti, aveva ra-
gione e cos con-
continuano a so-
stenere l' ipotesi
che utilizzassero
un sistema di specchi per propagare la luce nelle
gallerie. Ma non conoscendo gli egizi il vetro, al mas-
simo potevano essere specchi di rame.
Il ritrovamento della pila di baghdad, ci fa balenare
lidea che forse conoscevano l'elettricit, e la strana
scatola cui collegato il "filo" poteva essere un genera-
tore, costruito con lo stesso principio della famosa pila.
Il serpente raffigurato all'interno (quindi siamo sicuri
che non avessero il vetro?) viene sempre affiancato, nei
geroglifici, a un simbolo che e' stato tradotto nella
parola "seref", antica parola egizia, che significa "illu-
minare".
A cura di Franco Pastore
______________
1) W.Waitkus, Studien zu Altgyptischen Kultur Nr.30. Helmut Buske,
Hamburg 2002, ISSN 0340-2215, S. 373394,

ACCADEMIA INTERNAZIONALE
TOMMASO CAMPANELLA
di Lettere - Arte - Scienze


Antropos in the world




















































NICODEMATE
Il velo (parte II)








- 6 -
In un canto di magia e di maledizione si leg-
ge:Figliola, ca ti puozzi carusare,/ nghera mala sciorta
puozze avere (Ragazza mia, che ti possa tu tagliare i
capelli /che possa avere una sorte nera)
2
.
Ma tornando al velo c da prendere atto che questo
simbolo in verit pi complesso; esso non ha perci un
significato univoco, ma al contrario- polisemico: affer-
mazione di fede, sottomissione, rivendicazione politica:
esso come afferma Gertrud von Le Fort
3
attribuisce
alla donna linvisibile: tutto ci che fa parte della sfera
dellamore, della bont, della piet, della sollecitudine e
della protezione, tutto ci dunque che veramente
nascosto e quasi sempre tradito nel mondo. Le donne
ebree ortodosse, da parte loro, coprono il capo quando si
sposano: il velo diventa cos una vistosa fede nuziale.
Per le donne musulmane, invece, che esso di-
ventato un segno di distinzione, cos come suggerito dal
giurista Ibn Taymiwa nel XIV secolo, al pari del kippah
degli ebrei, dello zucchetto dei vescovi, del turbante dei
sikh o della kefiat dei palestinesi.
Grande spazio mediatico ha avuto la decisione del
Governo francese di vietare il velo alle ragazze delle
scuole statali per via della loro laicit, anche se laicit
non vuol dire misconoscere le identit comprese le re-
ligiose . Daltra parte il termine laico dal greco o =
popolo dei fedeli- moderno e definisce colui che si
dichiara autonomo dallautorit ecclesiastica o non si
ispira a nessuna confessione religiosa. Nella posizione
francese si pu pi correttamente parlare di deriva
laicista. Lo stesso beato Giovanni Paolo II distinse il
principio di laicit di per s legittimo, se inteso come
distinzione tra comunit politica e le religioni di uno
stato e laicismo, rivendicando cos la visibilit sociale
del fatto religioso rifiutando la chiusura della fede nella
sfera privata.
Si dir che il velo delle donne musulmane oltre che
gesto di sottomissione a Dio riguarda anche il delicato
problema dellemancipazione della donna e rinvia nel
suo significato alla protezione per pudore o per difesa
della concupiscenza maschile. Sia quando viene vissuto
come imposizione, oppure con rassegnata accettazione o
per libera scelta, il velo nota la Santerini-
4
presenta
codice simbolico che nella maggior parte dei casi non
rimette in questione una visione tradizionale dei rapporti
uomo-donna, in cui limmagine delluomo ad apparire,
paradossalmente, pi arcaica.
Ma la donna che indossa il velo pu dimostrare anche
che autonoma, libera dal potere maschile e riaffermare
cos la sua duplice natura, non solo corpo, ma anche
anima. Per questo le femministe islamiche lo riven-
dicano come segno di parit. Non possiamo, inoltre,
non osservare che la donna velata musulmana fa da
perfetto pendant ad un altro tipo di donna-oggetto,
quella svelata occidentale. Parlando di queste donne
un muft australiano, poi sospeso, le paragon a carne
per stupratori. Venendo alla decisione francese si
ritiene che il velo si debba vietare o no a scuola?
Chi scrive ritiene che le societ multietniche devono
essere caratterizzate dalle diverse identit; integrazio-
ne s, ma interculturale dove la soggettivit della
persona il fondamento del rapporto comunitario, an-
che se lautodeterminazione viene limitata dalla rela-
zionalit e dallordine pubblico che impedisce giusta-
mente di coprirsi totalmente il volto per rendersi rico-
noscibili.
La scuola, si sa, non uno spazio neutro n un
ambito di assimilazione e omogeneizzazione alla cultu-
ra dominante. Essa come ricord il beato Giovanni
Paolo II - un luogo di comunicazione tra le diverse
tradizioni, uno spazio di vita comune, dove si apprende
a capirsi e rispettare le differenze. Ne deriva che non
bisogna costringere a scegliere tra lappartenenza e la
cittadinanza (Bruno Latour). Una nuova educazione
alla cittadinanza pu afferma la Santerini
5
- costruire
una moltiplicazione di appartenenze sociali e culturali.
Renato Nicodemo
___________________________

1) GIAMPAOLO PANSA, La grande bugia, Milano 2006, p. 248 s.
2) FRANCO SALERNO , Innamorarsi a San Valentino, p. 48
3) GERTRUD VON LE FORT ,La donna eterna, Milano 1962
4) MILENA SANTERINI, Il velo a scuola tra laicit e laicismo, in Scuola
Italiana Moderna
5)MILENA SANTERINI, Educare alla cittadinanza. La pedagogia e le sfide
della globalizzazione, Roma 2001.
___________________
Renato Nicodemo: nato a Laurito, laureato in Pedagogia e Dirigente
scolastico in pensione. Abilitato per linsegnamento delle lettere, autore di
articoli pedagogicodidattici, di legislazione scolastica e noterelle.
Appassionato di studi mariani, cura la pagina mariana di alcune riviste
cattoliche. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni; qui di seguito alcuni titoli:
La Vergine nel Corano, La Vergine nella Divina Commedia, Antologia
mariana, Umile ed Alta, Il bel paese, I nuovi programmi della scuola
elementare, Verso i nuovi Orientamenti ed altro.

___________
Commedia musicale in due atti, tratta
dalla 12 novella de IL NOVELLINO di
MASUCCIO SALERNITANO.
Autore: Franco Pastore
Regista: Matteo Salsano.
___________________________________________
Richiedi il Dvd ad 5,00 pi le spese di
spedizione ad antropos@fastwebnet.it

Rendendo pi sottili i raggi dorati del sole, tre Ore
nude volgevano i fusi lucenti e distendevano lordito
del velo. ( Ugo Foscolo: Il velo delle Grazie)





- 7 -

Antropos in the world


















































OMAGGIO AD UN GRANDE ARTISTA
BENIAMINO GIGLI (a cura di Andropos)

Nacque a Recanati, il 20 marzo del1890, dal calzolaio
e campanaro Domenico Gigli ed Ester Magnaterra.
Ultimo di sei figli, mostr sin da piccolo grandi attitudini
per il canto ed a soli sette anni venne accolto nel Coro
Pueri Cantores della Cattedrale di Recanati. La povert
della famiglia lo costrinse a duri sacrifici, ma, tra una
occupazione e l'altra, riusc a prendere lezioni di canto dal
maestro Quirino Lazzarini, organista e direttore del coro
della Santa Casa di Loreto.
A quindici anni, mostrando voce di contralto, fu scelto
a Macerata come protagonista, in vesti femminili, della
operetta La fuga di Angelica di Alessandro Billi, alla
quale seguirono altre buone prove del genere, che convin-
sero la famiglia a favorirne il trasferimento a Roma,
nell'autunno del 1907.
Dopo una breve parentesi di alcuni mesi di servizio
militare, in occasione della guerra di Libia del 1912,
vinse una borsa di studio e si pot iscrivere finalmente al
Conservatorio Santa Cecilia, studiando sotto la guida di
Enrico Rosati.
Bench agli allievi fosse vietato esibirsi ufficialmente,
apparve con lo pseudonimo di Mino Rosai in numerosi
salotti romani, riuscendo a guadagnare la rispettabile
somma di trecento lire. Il 24 aprile 1914 cant con il
proprio nome alla sala dell'Accademia di Santa Cecilia
nella fiaba musicale La principessa dai capelli d'oro di
Alessandro Bustini ed il 10 giugno seguente fu ammesso
al saggio finale del conservatorio. Il debutto teatrale,
dopo aver vinto un altro concorso di canto a Parma,
avvenne al Teatro Sociale di Rovigo la sera del 14 ottobre
dello stesso anno nella Gioconda di Amilcare Ponchielli.
Da l la carriera fu tutta in ascesa, portandolo a interpre-
tare pressoch tutti i principali ruoli tenorili.
Nel 1917 iniziarono le scritture all'estero e nella pri-
mavera del 1918 debutt al Lirico di Milano con la
Lodoletta di Pietro Mascagni. Il 19 novembre dello stesso
anno esord alla Scala nel ruolo di Faust nel Mefistofele di
Arrigo Boito, sotto la direzione di Arturo Toscanini, atti-
rando l'attenzione dei maggiori impresari d'Europa e
d'America. Il 26 novembre 1920 fece l'ingresso al Metro-
politan di New York, di nuovo con Mefistofele; fu un
successo e il direttore del teatro gli prolung la scrittura,
prima per altri due mesi poi per quattro anni. Fu rego-
larmente presente al Met per oltre un decennio e il suc-
cesso statunitense, che si estese a molte altre citt, fu
favorito sia dall'apprezzamento importante della comunit
italiana che dalla dichiarazione perentoria di Enrico
Caruso, che vide in lui il proprio successore.
Il 2 agosto 1921 Caruso mor e la stagione del Metro-
politan, da lui inaugurata per diciotto anni, lo fu quel-
l'anno da Gigli con La traviata di Giuseppe Verdi.
Altro importante debutto fu il 27 maggio 1930 al
Covent

Garden di Londra.
Nel 1932 la collaborazione con il
Metropolitan si interruppe in seguito
alla riduzione dei compensi dovuta
alla grande crisi economica americana
(vi far ritorno solo nel 1939 con Aida),
e Gigli torn in Italia cantando per la prima volta al
Teatro dell'Opera di Roma, al quale dedic gran parte
dell'attivit successiva. Fu presente inoltre, fino allo
scoppio della guerra, nelle altre principali citt europee
(di particolare rilevanza l'esordio in Aida a Vienna con
la direzione di Victor De Sabata nel 1936) e in
Sudamerica.
In seguito, con l'avvento del sonoro, approd anche
al cinema, girando una serie continuativa di sedici film
dal 1935 al 1950, malgrado gli evidenti limiti di una
fotogenia non proprio ideale e di una recitazione
alquanto convenzionale.
Il 4 ottobre 1915 spos Costanza Cerroni nella chie-
sa romana della Madonna dei Monti. Dal matrimonio
nacquero i due figli Rina nel 1916, futuro soprano di
valore, ed Enzo nel 1919.
Nel 1932, incontr Lucia Vigarani, con la quale
ebbe una relazione segreta dalla quale nacquero tre
figli: Giovanni nel 1940, Gloria nel 1942 e Maria Pia
nel 1944.
Incoraggiato dall'amico Adriano Belli, nei primi
mesi del dopoguerra Gigli si rec presso Padre Pio da
Pietrelcina per un consiglio di ordine morale. Il famoso
frate inizialmente gli ingiunse di troncare drasticamen-
te ogni relazione extraconiugale, poi raccomand che
la carit si esercitasse anche con i figli naturali, che in
effetti ebbero la loro parte di eredit.
Si spense a sessantasette anni nella sua abitazione di
via Serchio a Roma, stroncato da un arresto cardiaco,
avvenuto in seguito ad una polmonite. I funerali si
svolsero in Oratorio di Santa Maria Addolorata in
Trastevere; riposa nella tomba di famiglia a Recanati.
__________________________
Se vuoi goder la vita
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=3Sv5NMBLCRg
E Lucean le stelle, dalla Tosca
http://www.youtube.com/watch?v=RguXK2fe90c&feature=player_detailpage






Salerno Castello Arechi Pirografia di G. Rispoli



Antropos in the world



















































IL RACCONTO DEL MESE:

IL CORAGGIO DELLA VERITA( parte 2
a
)
Di Franco Pastore




- 8 -
Come si fa a far tacere la memoria e sop-
primere il ricordo degli amici uccisi?
Sandro ancora qui, accanto me ed il
suo qualcosa di pi di un ricordo.
Come dimenticare le lotte sostenute per
il trionfo della verit sulla Tragedia di Usti-
ca e tutte le altre?Eppure temeva per la mia vita, senza
preoccuparsi minimamente per la sua, che stava per conclu-
dersi tragicamente.
I suoi principi erano chiari, lapalissiani e li aveva difeso
fino allultimo, con quella forza onesta e travolgente che lo
distingueva:Fino a quando il sangue dei figli degli altri
varr meno del sangue dei nostri figli, fino a quando il dolore
degli altri per la sorte dei propri figli, varr meno del nostro
dolore per la sorte dei nostri figli, ci sar sempre qualcuno
pronto ad organizzare stragi in piazze, stazioni, o nei cieli,
avendo la speranza se non la certezza della impunit . Ed
ancora: Dobbiamo divenire familiari di ogni vittima, come
lo fossimo realmente e per sangue, per conservare intatta nel
tempo la loro stessa capacit di memoria, la loro stessa
determinazione nella ricerca di Verit e Giustizia, e per
essere pronti a corrispondere i prezzi che potremmo essere
chiamati a pagare per questa familiarit.
Divenne, infatti, familiare di ogni vittima, ricercando con
la verit la giustizia, giorno dopo giorno, con abnegazione e
caparbiet, finch la sua vita non fu spenta, il due febbraio
del 1992.
Era una domenica fredda, ma un tempo propizio alla rico-
gnizione che Sandro e Silvio Lorenzini si accingevano a fare.
Silvio era avvistatore di incendi e quel giorno, erano stati
chiamati per un volo di ordinaria amministrazione, sul cielo
della Toscana.
Volavano alla quota di sempre e Lorenzini stava parlando
con la forestale quando si ud lurlo di Sandro Marcucci.
Come dentro ad un film, a rallentatore, si trovarono a terra;
Silvio, sbalzato fuori nel primo impatto, si accorge che sta
bruciando a sua volta. Sandro morto in aria con la prima
esplosione rimase fra i rottami dellaereo.
Il sipario era calato su di unaltra persona scomoda: ed io
ero rimasto solo, in una lotta titanica contro i mulini a vento.
Il calvario di Sandro era gi iniziato con la transizione
della 46^ AB dai vecchi C-119 ai nuovi G-222 di fabbrica-
zione italiana. Viste le sue altissime qualit professionali,
Sandro era divenuto responsabile dellacquisizione dei nuovi
mezzi e della definizione degli equipaggi minimi, nelle diver-
se configurazioni operative del nuovo velivolo, con il compito
di definire il numero minimale di figure professionali e le
incombenze per ciascun membro degli equipaggi di volo, per
le diverse missioni di aviotrasporto ed aviolancio. Per questo
aveva trascorso alcuni mesi presso la base sperimentale di
Pratica di Mare, per le prove pratiche finali di accettabilit del
velivolo e per laddestramento dei primi equipaggi-pilota della
base di Pisa.
Emersero da subito manchevolezze pi o meno gravi del
velivolo, come lassenza di valvole di sfogo, per il trasporto
allesterno di ossigeno ed altre sostanze volatili, i cui vapori,

determinati dalla diminuzione di pressione per laumento di
quota, dovevano essere inevitabilmente liberati allesterno.
Per apportare i necessari interventi correttivi sarebbe stato
necessario variare sensibilmente i costi preventivati. Sandro,
che riusciva a far rendere al meglio le macchine e gli equi-
paggi, non esitava a segnalare i limiti emersi e porre i proble-
mi di responsabilit, senza, tuttavia, interrompere la continuit
del suo lavoro.
Fu allora che funzionari dellAeritalia, cos si qualifica-
rono, gli chiesero di trascurare qualche piccolo dettaglio tec-
nico ed evitare segnalazioni per carenze poco significative.
Sandro ricus con energia ogni soluzione di accomodamento
bonario, chiarendo che aveva sempre avuto una certa ripu-
gnanza verso ogni forma di corruzione. Tornato a Pisa, infatti,
il mio amico inizi ad elaborare la formazione degli equipaggi
e, come ordinario che avvenga per dei velivoli da trasporto,
fiss un equipaggio minimo di quattro persone: i due piloti,
un tecnico motorista ed un responsabile del carico.
Allora, venne avvicinato nuovamente da persone che
pure si qualificarono funzionari dellAzienda costruttrice e
che gli chiesero, insistentemente, di ridurre lequipaggio del
nuovo aereo alla sola presenza dei due piloti, aggiungendo:
- Voi, poi, vi accomoderete le cose a seconda delle vostre
necessit, caro Comandante -
La cosa era apparentemente incomprensibile, comunque
Sandro fu irremovibile e lo fu anche quando ebbe la proposta
di un premio di quattrocento milioni, in cambio di una sua
elasticit di valutazione. Santo Iddio, come mai i suoi
superiori non intervenivano a suo favore, in quella vicenda?
Anchessi, infatti, contro ogni logica, erano orientati verso la
soluzione dellequipaggio minimo, limitato, cio, ai due
ufficiali piloti.
- Lei capir che un equipaggio limitato ai due ufficiali,
semplifica le operazioni e non incide pesantemente con inden-
nit di volo ed altro quindi si orienti verso questa soluzio-
ne!- Quelle parole risuonavano come un ordine perentorio del
comandante della 46
a
AB, il quale, di fronte alle proteste del
colonnello Marcucci continu:
- Rivendichi pure la piena responsabilit e la consapevolezza
del suo ruolo, per intanto le assicuro che mi adoperer a che
lei venga trasferito e destinato ad altro incarico!-
- Faccia pure ci che crede, non certificher mai la
operabilit del G-222 con un equipaggio minimo di due
piloti!- rispose lapidario Sandro alle chiare minacce del suo
superiore.
Il generale concretizz quanto aveva detto, supportato da una
politica dequalificata, mentre il colonnello Marcucci chiede-
va di essere ascoltato dal Capo di stato maggiore e, successi-
vamente, dal ministro della difesa. Il trasferimento voluto dal
generale fu ripetutamente rinviato e lultimo rinvio recava la
firma del ministro Lattanzio, era sul finire del 1978.
In nessun documento ufficiale era riportata la vera moti-
vazione del contenzioso, ma si parlava pi genericamente di
problemi familiari e profili di comando.
Nessuno mai ebbe la coscienza di chiedersi il perch veni-
va stravolto un progetto con motivazioni cos futili e come
mai un incarico ministeriale, assegnato per professionalit e












Ubi maior, minor necandus est


- 9 -

Antropos in the world



















































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FAEDRUS AISOPOS
Le favole di Esopo e Fedro
in napoletano
di Franco Pastore

Capo Segreteria del Generale Comandante, ed allora esclamai
con ironia: - Ecco il servo del Comandante
Infatti, anche se vecchio amico di famiglia di Sandro, nella
sua posizione di Eichmann del Generale ed esecutore passivo di
ogni suo ordine, non avrebbe mai svelato ci che il suo supe-
riore stava architettando, per sopraffare ciascuno di noi.
Stando cos le cose, in quelloceano tumultuoso di connivenza
e corruzione ci rimaneva ununica strada. Non esitammo, allora,
a rivolgerci al Presidente della Repubblica, che, con molta
cortesia, ci ascolt fino in fondo; poi, disse che dovevamo
essere pronti a pagare il prezzo del nostro impegno e che , nel
contempo, avrebbe provveduto a fare chiarezza.
Dopo il nostro colloquio con Sandro Pertini, vi fu alla base
lispezione del Comandante delle Forze Armate, che port alla
rimozione anticipata dal Comando del Generale della 46^
Aerobrigata.
Il Generale Cavalera ascolt tutti coloro che desideravano
incontrarlo ed alla fine dispose che, nellordine del giorno del
Reparto, fosse pubblicato un suo messaggio di congratulazioni
per lalto senso del dovere e del servizio, che aveva potuto
riscontrare in quel personale, ingiustamente definito da altri
sovversivo ed ostile ad ogni disciplina.
Tuttavia, un potere oltre il potere ed oserei dire extra-
istituzionale, di l a poco avrebbe reintegrato il generale della
46ma , assegnandolo al Comando del SIOS Aeronautica, una
sezione del SISMI, Servizio Militare di Informazione.
A quel punto, il trasferimento di Sandro fu inevitabile.
Nel maggio del 1979, sfinito dalla lotta che lo vedeva
impegnato gi da mesi e memore delle parole di Pertini, sul
prezzo da pagare per il nostro impegno, Sandro si arrese ed
accett, di subire quel trasferimento. Intanto, anche Lino Totaro
si era arreso per logoramento ed io, Mario Ciancarella, mi sarei
salvato solo con la rinuncia alla ricerca dei perch.
Sei stato tu ad insegnarmi che nessuno di noi
indispensabile e risolutivo per un cambia-
mento democratico. necessario rimanere
intransigenti sulla sostanza della nostra
lotta e non ancorarsi a questo o a quellin-
carico. La nostra lotta potrebbe avere an-
che migliori possibilit, lavorando in Repar-
ti diversi e diffondere, dunque, nellesercito una
visione democratica delle forze armate, in perfetta sintonia con
la nostra Costituzione mi disse Sandro, in risposta a certe
mie perplessit e fu, cos, assegnato alla II Regione Aerea, in
attesa del Corso Interforze per Ufficiali Superiori (Scuola di
guerra) che si tenne tra Firenze e Civitavecchia.
Fu durante quel corso che Sandro scelse di elaborare una tesi
conclusiva sulle Nuove Rappresentanze Elettive, alla cui stesura
chiese la mia collaborazione. Era fortemente contrariato per le
affermazioni assurde, riportate in certi elaborati di gruppi di
Tenenti Colonnelli i quali, nelle relazioni di taluni seminari loro
proposti, scrivendo su ruoli e compiti delle Forze Armate, alla
luce della nuova Legge sui Principi della Disciplina Militare,
sostenevano che, nella Legge, si riconosceva alle Forze Armate
il diritto di sostituirsi alle Istituzioni Ammi-nistrative Locali in
caso di disordini sociali.
competenza, veniva tolto proprio a chi aveva dimostrato ele-
vate doti di concretizzazione. Ma non occorrevano capacit
divinatorie per capire il vero motivo di quel trasferimento.
Nel 1976, l'azienda Lockheed ammette di aver pagato tan-
genti a politici e militari stranieri per vendere a stati esteri i
propri aerei. In Olanda, coinvolta la stessa monarchia,
mentre in Germania, Giappone, e Italia i corrotti dalla
Lockheed sono le strutture preposte alle valutazioni tecnico-
militari dei Ministeri della Difesa, i Ministri della Difesa e, in
Italia e Giappone, anche i Primi Ministri.
Nel 1978, il sesto Presidente della Repubblica italiana si
dimette, travolto dallo scandalo Lockheed. Segu lincrimina-
zione e degradazione del Capo di Stato Maggiore dellArma,
la condanna del Ministro della Difesa e di un Colonnello, che,
di l a poco, avrei incontrato nel carcere militare di Forte
Boccea. In questo contesto, non potevano venire allo scoperto
gli interessi particolari legati al G-222 dellAeritalia, lanciato
sul mercato in competizione col C-130 americano, per affida-
bilit e costi. In poche parole, venimmo a sapere, da colleghi
dei servizi, di un accordo di compravendita con il Governo
libico per un numero di venti G-222.
La Libia, grazie alla diretta partecipazione della Aeronau-
tica italiana al loro addestramento, aveva una certa disponibi-
lit di piloti di un discreto livello, ma una scarsa disponibilit
di specialisti. La formazione di questi ultimi, infatti, per
quanto anchessi addestrati dai nostri migliori Sottufficiali,
era molto pi complessa e bisognava di maggior tempo di
quello richiesto per la formazione di un pilota. E poich il
rapporto ottimale di velivolo/equipaggi e di uno a tre, avere
sessanta piloti disponibili per i venti G-222 sarebbe stato
impegnativo per la Libia, ma pur sempre possibile; mentre
avere sessanta specialisti, sarebbe stata impresa praticamente
impossibile. Ecco dunque svelato larcano: sarebbe bastato
bluffare sul numero minimo di equipaggio necessario alla
operabilit del velivolo, limitandolo ai due soli piloti, per
poter affibbiare ai libici i 20 aerei, con guadagni, ovviamente,
stratosferici. Sandro ostacolava questo semplicissimo proget-
to di criminalit finanziaria e politica, era necessario, dunque,
liberarsi di lui, altrimenti la truffa al Governo Libico di Ghed-
dafi sarebbe fallita.
- Occorre liberarsi di questo Marcucci, non possibile che
un uomo solo possa intralciare i disegni di una politica
interna-zionale! -
- Non si preoccupi, signore, presto sar solo un ricordo!-
Questa in sintesi la telefonata tra il generale comandante
ed una personalit politica, cui assist involontariamente il
sot-tufficiale Lino Totaro.
Quando ci raggiunse presso lalloggio del cappellano mili-
tare, dove Sandro ed io lo stavamo aspettando per salutarlo e
consegnargli una targa ricordo, Lino ci raccont ogni cosa e
chiese a don Modesto Candela, il Cappellano, se almeno
quella volta sarebbe stato con noi a contrastare i disegni del
Generale. Don Modesto non disse una parola, del resto, non
avendo la stoffa delleroe, prefer continuare la sua vita da
timido Don Abbondio.
Di l a poco, fummo raggiunti dal Capitano Della Porta,


Antropos in the world





















































- 10 -











































Fu il Tenente Colonnello di uno di quei gruppi, che, in seno
alla Commissione di Disciplina, avrebbe giudicato Sandro,
infliggendogli il massimo previsto per una sanzione disciplinare:
la sospensione dal servizio per 1 anno, seguita dal provve-
dimento di raccomandazione, allautorit politica, per la radia-
zione per indegnit a rivestire il grado; la stessa sarebbe stata
raccomandata, poi, nei miei confronti.
Non da escludere che anche quella tesi di Sandro abbia
avuto il suo peso, per coloro che gi lo ritenevano pericoloso.
Del resto, il mio amico si era opposto da sempre alle prevari-
cazioni e ad ogni forma di corruzione, rifiutando a priori, di
contribuire, con il suo silenzio, a quel muro di omert che carat-
terizza le azioni mafiose, di qualunque colore esse siano. Di qui
il suo trasferimento, la sanzione disciplinare e lesclusione della
sua candidatura alle prime elezioni per la rappresentanza milita-
re, che si sarebbero tenute nel Marzo del 1980.
Fu la tragedia di Ustica (vedi Andropos in the word del gen-
naio 2012, pag. 8) a determinare la nostra catarsi.
Il Maresciallo Dettori, subito dopo la strage, mi contatt
dicendomi: - Comandante, siamo stati noi, qui mi uccidono!-
non gli diedi credito, ma, quando a fine luglio aggiunse:
- Dopo questa puttanata del MIG, le do tre riferimenti sui quali
indagare indaghi sugli orari di atterraggio dei nostri velivoli
in quella sera e sui missili a guida radar ed a testata inerte -,
capii che valeva la pena indagare su ci che era realmente acca-
duto. Fu quella determinazione che decise il nostro destino.
Era necessario, dunque, accertare i fatti, ma non me la sentivo
di fare tutto da solo e chiesi a Sandro almeno il conforto di una
sua opinione sulla gravissima vicenda. Ai primi di Agosto, ci
vedemmo in Abruzzo, in un bar tra Giulianova e Pineto, dove lui
era in vacanza, in una casa dei familiari della moglie ed io, a
Pescara, dove vivevano i familiari miei e di mia moglie e dove
trascorrevamo usualmente le ferie. Fu la circostanza del MIG a
turbarlo, attivando la sua lucida intelligenza professionale e la
sua intuizione and al di l di una semplice valutazione di
dottrina militare. Apr la carta che avevo portato con me, tracci
con il compasso lampiezza della autonomia del MIG, e sibil:
Certo che una puttanata, non era in grado di arrivarci se
fosse decollato dalla Libia.
Non si trattava soltanto del fatto che non era accettabile che un
avversario, potenzialmente pericoloso, potesse entrare liberamen-
te nel cuore del territorio italiano e che potesse essere precipitato
sul nostro territorio nazionale, senza che nessun meccanismo
automatico di intercettazione ed interdizione della Difesa Aerea
fosse stato allertato, cera molto di pi. Sandro, punt sul luogo
di impatto del MIG in Calabria e con un ragionamento a ritroso
concluse:
- Dunque potrebbe essere decollato dalla Corsica, dalla Yugo-
slavia, dalla Albania, forse dalla Grecia. O da qualsiasi base
italiana. Mario, la cosa puzza in modo micidiale!
Decidemmo, cos, di indagare separatamente sui medesimi
aspetti della vicenda e di confrontare, poi, i dati acquisiti in
successivi incontri, il primo dei quali sarebbe stato a Pisa in
occasione dellAssemblea di scioglimento del CRAL, sul finire di
Agosto. Intendevamo verificare le notizie per i naviganti, dal 25
giugno al 18 luglio ed avremmo cercato di capire a cosa si
riferisse il maresciallo Dettori, quando mi aveva parlato dei
missili a guida radar, che ad entrambi non risultavano ancora
operativi sui nostri intercettori. Infine, decidemmo di cominciare
a studiare il contesto politico, facendo unanalisi minuziosa delle
notizie diffuse dalla stampa. Si trattava di mettere insieme i pezzi
di un puzzle, che cerano tutti, ma andavano cercati. Scoprimmo
cos che, quel 18 Luglio 1979, era in atto una esercitazione com-

binata aereo navale, con tutte le forze Nato, integrate da reparti
francesi, che aveva come obiettivo la verifica della capacit di
individuare e contrastare ogni possibile tentativo di penetrazione
e di attacco aereonavale, che venisse sferrato dal Sud della
nostra penisola. Lesercitazione si chiamava Devils Jam =
Marmellata diavolo, a significare la fine che sarebbe toccata a
qualunque aggressore proveniente da Sud.
Ebbene, in quella situazione di massima allerta, in una eserci-
tazione considerata tra le meglio riuscite delle truppe NATO,
diveniva impossibile sostenere che un MIG, proveniente dalla
Libia, avesse potuto tranquillamente penetrare la nostra difesa
ed andarsi a schiantare sul nostro territorio, senza che nessun
radar ne avesse individuato la presenza. Questo rendeva persino
superflua la questione dellautonomia del MIG, che avrebbe
anche potuto trovare forme di rifornimento in volo, anche se
non ci risultava che la Libia disponesse di una simile capacit.
Piuttosto, poteva aprire forti interrogativi su di un possibile buco
nel sistema difensivo aereo nostro e dellalleanza atlantica.
Nel contempo, avevamo lanciato, tra i nostri colleghi del
controllo aereo, una ricerca per sapere quali dei nostri aerei
fossero in volo, al momento della strage e quanti altri aerei si
stessero muovendo sul nostro territorio, in quella tragica serata.
Ripartimmo, cos, con un nuovo piano di lavoro, che doveva
anche includere un incontro con il Dettori.
Intanto, Sandro cercava di lavorare ancora con lo stesso
entusiasmo e con gli stessi riferimenti nel suo nuovo incarico
allo Stato Maggiore, ma sentiva che oramai il suo rapporto con
lArma era logoro. Anche i suoi rapporti familiari, ora, erano in
crisi; la sua vicenda e non solo quella, avevano spinto il suo
unico figlio verso il rifiuto della vita. Fu cos che la catarsi si
estese alle famiglie, distruggendole.
Giunto al minimo per il collocamento in pensione, Sandro
non esit a dimettersi dallAeronautica. Tuttavia, il suo amore
per il volo fece si che per un paio danni lavorasse in una com-
pagnia svizzera, ma non riusc a rimanere lontano dalla famiglia
e torn in Toscana, dove trov impiego presso la Transavio, una
piccola compagnia che aveva stipulato con la Regione Toscana
un contratto di appalto, per la sorveglianza aerea dei fuochi
boschivi. Qui, il due febbraio del 1992, i maiores sine anima lo
strapparono a ci che era rimasto della sua famiglia.
Sul versante ovest dei monti delle Alpe Apuane, un tragico
tizzone umano consumato dal fuoco, giaceva sulla schiena, sotto
i rottami del suo aeroplano capovolto. Eppure il suo spirito
aleggiava ancora sui rami troncati dallaereo e gridava al vento
la verit, quella che avevano scoperto tutti coloro che erano stati
uccisi: in quel contesto di massima allerta, nessuno e niente
poteva essere penetrato nel nostro spazio aereo ed abbattere il
DC-9; la tragedia di Ustica era stata causata dallinterno, da chi
aveva dato quellordine. Ci era supportato dalla lunga serie di
morti violente, compresa quella del povero Mario Alberto
Dettori, il maresciallo radarista di Poggio Ballone, lui, la verit
laveva detta dal primo momento:
- Siamo stati noi a tirarlo gi, siamo stati noi! -, ma nel 1987 lo
trovarono stranamente impiccato ad un ad un albero, ad Istria.
Evviva lItalia democratica! (continua)

S. MARCUCCI, UN OSSERVATORIO SULLE FORZE ARMATE:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=fuuZm84ZD4Q#t=260s

IL PROCESSO LA MORTE:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=NAazA26IRi4#t=259s

LINDAGINE:
http://www.youtube.com/watch?v=f75OxiUHvN4&feature=player_detailpage

LE CONCLUSIONI 1:
http://www.youtube.com/watch?v=PlBcIcfaJzc&feature=player_detailpage

LE CONCLUSIONI 2:
http://www.youtube.com/watch?v=ctqGr7-i4G4&feature=player_detailpage














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Antropos in the world

























STRANEZZE E PINZILLACCHERE a cura di Franco Pastore






















DALLA REDAZIONE DI TORRE DEL LAGO PUCCINI
a cura di Silvestri Pastore Cesare









































PROGETTO RIFIUTI ZERO - A Capannori, in provincia
di Lucca, tutto cominci nel 1994. Diciassette anni fa le
autorit locali decidono di costruire un inceneritore. Ma i
cittadini sono contrari e scelgono di mobilitarsi. A sostenere la
loro campagna arriva in Toscana Paul Connett, professore
americano di chimica ambientale, lideatore della strategia
zero waste in molte citt statunitensi.
Dopo tre anni di battaglie, nel 1997, i cittadini di
Capannori ottengono la loro vittoria. Linceneritore non si far
pi. E al suo posto, nel giro di una decina danni, si svilupper
un nuovo modello di gestione della spazzatura urbana. Pi
pulito ed economico dello smaltimento per combustione.
Proprio quello sostenuto da Connett. Cos nel 2007 lammi-
nistrazione comunale firma la delibera di adozione della
strategia del professore, diventando il primo Comune dItalia a
Rifiuti zero. Siamo passati dal sistema della raccolta diffe-
renziata dei rifiuti dai cassonetti alla raccolta a domicilio,
racconta a Sky.it Alessio Ciacci, assessore allAmbiente di
Capannori. Il porta a porta lunico modello che consente di
ottenere una quota molto elevata di spazzatura riciclabile.
Oggi infatti mandiamo al riciclo l82% dei nostri rifiuti e
abbiamo ridottodi quasi il 70% la quota destinata invece allo
smaltimento. E lobiettivo quello di arrivare entro il 2020 al
100% di raccolta differenziata. Siamo partiti nel 2007 con
una sperimentazione a domicilio su 600 abitanti, per arrivare
subito dopo a 10.000. Oggi la raccolta a casa estesa a tutti i
45 mila cittadini. Non solo. Laltro binario previsto dalla
strategia Rifiuti zero seguita da Capannori quello della
graduale riduzione della spazzatura prodotta dalle famiglie.
Dal 2007 il Comune ha ridotto del 21% la produzione
complessiva di spazzatura, dice Ciacci. Nel 2004 Capannori
produceva 31 mila tonnellate di rifiuti mentre, nel 2010, siamo





Sembra che un giovane iraniano non solo abbia trovato
la soluzione per i problemi di impotenza, ma che abbia anche
scoperto e sperimentato un metodo per avere unerezione
perenne: tatuare il pene. Il ragazzo di 21 anni, sicuramente
un romanticone, ha deciso di tatuare sul pene in onore della
sua ragazza la scritta: Borow be salaamat (Buona fortuna
per i tuoi viaggi) insieme alliniziale del cognome della
fidanzata M. Certamente non si aspettava che, oltre al
nuovo tatuaggio, avrebbe sperimentato unaltra novit:
unerezione perenne. Dopo i primi otto giorni di dolore
intenso, infatti, il giovane si accorto di avere unerezione
continua, giorno e notte. Secondo i neurologi la causa della
perenne erezione sarebbe la profondit con cui stato
utilizzato lago per il tatuaggio. Inoltre non ancora noto
come le sostanze contenute nei coloranti del tatuaggio
reagiscano nellorgano maschile.
Ha aperto i battenti a Vienna, in Austria, la prima scuola
di sessualit applicata. I corsi della scuola, la International
Sex School, sono a pagamento (la quota costa circa 1.400
euro) ed hanno lo scopo di aiutare gli iscritti a diventare
amanti migliori. Prima che qualcuno lo domandi: s, ci sono
anche lezioni pratiche. La nostra educazione non teorica,
molto pratica: posizioni sessuali, tecniche delle carezze,
anatomia. Tutto insegnato concretamente, racconta la




riusciti a scendere a 24mila tonnellate. Lo hanno fatto
incentivando il compostaggio dei rifiuti organici e riducendo gli
imballaggi. Nel Comune, per esempio, sono stati installati
distributori automatici di latte alla spina, venduto dai produttori
locali a un euro al litro. In 15 punti vendita di Capannori si
trovano ora detersivi sfusi. E poco tempo fa nato qui il primo
negozio dItalia che vende solo prodotti alla spina e a chilometro
zero, EffeCorta.
Per incentivare le famiglie a ridurre i rifiuti, Capannori sta
introducendo in questi giorni una tariffa puntuale: le famiglie
pagheranno cio la bolletta in base alla quantit di rifiuti
prodotti. Il Comune sta distribuendo nei quartieri della prima
sperimentazione dei particolari sacchetti con microchip. Cos
ogni ritiro della spazzatura indifferenziata sar registrato e la
bolletta a fine anno sar proporzionale, spiega Ciacci. E dalla
strategia Rifiuti zero ne hanno tratto vantaggio anche i conti
pubblici. Allinizio abbiamo dovuto far fronte a nuove spese
per far partire la raccolta a domicilio, racconta Alessio Ciacci.
Ma il nuovo sistema senza dubbio molto pi sostenibile.
Basta pensare che ogni anno il Comune incassa circa 400mila
euro dalla carta destinata al riciclo e risparmia 1 milione e
mezzo di euro sulla spesa che prima andava a discariche e
inceneritori per lo smaltimento dei rifiuti. Con questa cifra
Capannori riuscita a creare 50 nuovi posti di lavoro.
Ad oggi i Comuni che hanno seguito lesempio di Ca-
pannori, adottando la strategia Rifiuti zero, sono 60, quasi tutti
di medie o piccole dimensioni. E nel 2012 nascer il
coordinamento nazionale che avr lo scopo di condividere le
buone pratiche e diffondere il progetto in tutta Italia. Per ora
lultimo Comune che ha aderito stato Napoli. E chiss che la
strategia di Paul Connett non riesca a funzionare anche l.
Isabella Fantigrossi
preside Ylva-Maria Thompson. La scuola ha anche un dormi-
torio, rigorosamente misto, in modo che chi lo desidera possa
ripassare la lezione. Come prevedibile, lapertura della scuola ha
anche fatto nascere alcune polemiche: tutto molto ben confe-
zionato, ma alla fine vendono sesso, ha detto uno degli oppositori
(non tantissimi, per la verit). Che per difficilmente riusciranno
ad ottenere la chiusura della scuola, dato che anche se il loro punto
di vista fosse riconosciuto, resta il fatto che comunque in Austria la
prostituzione legale.
Gheddafi era egocentrico e narcisista. E soprattutto aveva pau-
ra che invecchiando il suo carisma scemasse. Per questo fece veni-
re due chirurghi estetici dal Brasile per sottoporsi a qualche ritoc-
chino. Dal momento che aveva paura dellanestesia totale, al
lifting prefer alcuni ritocchi meno invasivi, oltre ad un trapianto
dei capelli. Ad un certo punto per, nel bel mezzo del trattamento
estetico, ferm i chirurghi perch gli venne appetito. In una delle
sue molte visite in Italia, si present intabarrato in una divisa
militare e con un ritratto sul petto: quello di Omar al Muktar, eroe
della resistenza anti-italiana.
Forse stiamo impazzendo tutti alla Stazione Centrale di
Milano, Elena Santarelli scende dal treno e si mette a correre. La
showgirl in ritardo per una riunione in Mediaset. Ma mentre si
avvia alluscita della stazione, un signore armato di un bastone le
d un colpo sul lato B gridandole: Corri, puledra!.






Antropos in the world




















































PROVERBI, DETTI E MODI DI DIRE LUCANI - OVVERO, ELEMENTI DI PAREMIOLOGIA





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Sirica Dora
Cu 'nu si t' mbiccia e cu 'nu no t' spiccia!
Cane de chianca, chiene d' sanghe e morte de fama
S'appaura ca lu cule gn'arrobba la cammiscia
Fa prima 'na femmena a truv 'na scusa ca 'nu soresce
a truv 'nu purtuse
Esplicatio: Con un si ti comprometti e con un no ti liberi.
La carne del beccaio piena di sangue ma povera di
sostanza. Lavaro ha paura che il fonda schiena gli rubi la
camicia. La donna, a trovar scuse, pi rapida di un topo
nel cercare un buco.
Implicanze semantiche:
MBICCIA: intr. da mpicci, mettersi nelle faccende
altrui, Dal francese ant. empeechier, a sua volta dal verbo
latino impedicare, denom. di pedica,laccio al piede.

SPICCIA: trans. sbrigare; spicciarse, rifl. far presto.
Etim.: dal tardo latino dis-pedicare, da cui, (di)s-ped(i)c-i-




La paremiologia, dal greco tooio (proverbio, detto),
la scienza che studia i proverbi, i modi di dire ed ogni frase
che ha il fine di trasmettere la conoscenza basata sulla
esperienza.
La paremiologia comparativa studia nei proverbi
differenti linguaggi e culture. Essa si occupa dei proverbi,
delle informazioni accumulate in moltissimi anni di storia.
Queste informazioni possono in genere essere di: sociologia
meteorologia,, gastronomia, storia, letteratura, zoologia,
linguistica, religione, agronomia.
Di un nesso tra alimenti, cibo e salute e proverbi ve ne
testimonianza fin dal tempo dei greci e dei romani.
Ricchissima di citazioni riferite all'alimentazione e ai suoi
effetti sulla salute, anche la Bibbia in cui messaggi morali e
dietetica spesso vanno di pari passo.
Nel libro del maestro Ben Sira (Siracide; III secolo a.C.)
troviamo scritto: "Nei molti cibi c' la malattia, e l'ingordigia
porta alla colica. L'ingordigia ha portato molti alla tomba, chi
se ne guarda prolunga la sua vita"
Risale allXI secolo il primo trattato sullalimentazione di
ben trecentosessantatre versi latini in rima. Il testo racchiudeva
tutta la saggezza medica della celebre Scuola Salernitana, la
pi famosa istituzione medioevale dellOccidente europeo per
linsegnamento e la pratica della medicina. Par exempla:
Si tibi deficiant medici,
medici tibi fiant haec tria:
mens leata, requies, moderata diaeta.
.. Se non hai medici appresso,
farai medici a te stesso questi tre:
mente ognor lieta, dolce requie e sobria dieta.
Di qui alla gastroparemiologia, il passo breve. Infatti, da
sempre, attraverso i proverbi, la saggezza popolare si
espressa in relazione al cibo ed allalimentazione in genere.
Seguono, in tal guisa, alcuni dei pi noti proverbi, in materia
di cibo: La salsa fa mangiare il pesce ed una ciliegia tira l'altra.
Chi beve vino campa centanni. Ventre digiuno non ode
nessuno. Pane che veda, vino che salti, formaggio che pianga.
Proverbi dellalta valle del Sele:
Non si fan frittate senza rompere le uova. Sotto l'acqua fame
sotto la neve pane. Acqua cotta e panatella, e cava il monaco
are con sincope iniz.,infisso di i,ed
evol. di dc>cc, levare il laccio dal
piede.
CHIANCA: sost.femm., macelleria
Etimologia: dallacc. lat. planca-m,
tavolo ligneo, dove si poggia il pez-
zo di carne da tagliare.
CHIENA:agg.piemo.Etim.:dallacc.
lat. plenu-m, per evol.del gruppo pl>chj, cfr.chiovere,
chiano,chiuppo.

CAMMISCIA: camicia, dallacc. tardo lat. camisia-m,
come il corrisp.napoletano cammisa.

PURTUSE: sost.masch., buco, pertugio. Etim.: dal lat.
pertusiu-m, dal verdo pertundere. Ev. di sj>s pi vocale:
cfr. basium in vaso= bacio.


dalla cella.
Proverbi napoletani:
Cucina peccerella fa a casa grssa. O te mange sta mensta o
te vtte pa fensta. Si nunn zuppa, pane bagnato. Na
cirsa tia nata.
Proverbi siciliani:
Li guai di la pignata li sapi la pignata. Carni fa carni, pani fa
panza, vinu fa danza. Tri sunnu li bonu muccuna, ficu persichi
e miluna. Pani e vinu rinforza lu schinu.
Proverbi calabresi:
'A trigghia no 'a mangia cu' 'a pigghia. E' megghiu sucu 'e
vinazzu e nno acqua 'e critazzu. Ogghiu i n'annu e vinu di
cent'anni. Pisci cottu e carni cruda.
Proverbi pugliesi:
Cumu spinni, mange. La muert du pulp i la c'podd. Ogni bene
dalla terra viene. Al maiale dagli le fragole e le getta via, dagli
le ghiande e se le mangia.
Proverbi cilentani:
Nu mangi cucozza c ti cachi, nu passa lu mari ca t'annichi.
La gaddina ca canta ha fatto l'uovo. U sazio nucrere o riunu.
A 'addina faci l'uovo e a lu 'addu ci prore lu culo.
Proverbi lombardi:
Past nustran, l' mangi san. Mangia pcch, mangia pian, va
de lontan se semper allegher se te voeuret staa san. La bocca
l' minga stracca se la sa n de vacca.
Proverbi toscani:
Ci che semini raccogli. Baccal, fegato e ova, pi che coce e
pi s'assoda. L'olio e la verit tornano alla sommit. L'amico
come il vino fatto ora, che il tempo inacidisce o migliora. Chi
semina buon grano raccoglie buon pane. Gallina vecchia fa
buon brodo.
Franco Pastore









A cura di Andropos
IN TEMA DI GASTROPAREMIOLOGIA



- 13 -

Antropos in the world



























APPROFONDIMENTO LINGUISTICO























MOMENTO TENERO



LANGELO
DI BOUCHENWALD
(*)

di
Franco Pastore



(*) Dedicata a Mafalda di Savoia





LE FIGURE RETORICHE DI ELOCUZIONE
A cura di Andropos



PROLOGO

Nella serenit festosa,
dun reame antico,
custodivi i sogni
della giovinezza.

Il sorriso soave
sul tuo viso
apriva il giorno,
con rara gentilezza.

Poi, ti fu dato
il seme di Maurizio
e ti trovasti
al centro dun ciclone,
dopo linganno
non vi fu salvezza.

Lantica nobilt
non fu daiuto,
fosti ghermita
come un fiore in boccia,
negli occhi,
senza lacrime,
un grigio velo di tristezza.

In un momento solo,
quanti destini!
Ti strapparono
al pianto dei bambini.
quei barbari
vestiti di grandezza.


EPILOGO

Ma, tra le ombre
di gente martoriata,
distrutta nel corpo e nella fede,
portasti con la luce
la fierezza.

Tu fosti un angelo,
nel lager senza pace,
un raggio di speranza,
senza voce,
vittima senza ragione
della stoltezza.

Il nome tuo
veniva sussurrato,
come quello
di Cristo martoriato,
ma, dentro,
risuonava con dolcezza.

Se fossi Dio,
in alto nel cielo
e sulle stelle,
scriverei il tuo nome
e al vento
ordinerei
una carezza.
___________

[ Da Le stelle della Storia Salerno
2006]

Lelocutio, elocutio in latino, (lexis) in greco, com-
prendente tutte le strategie utili alla costruzione di una veste
linguistica, riguarda il piano dellespressione in generale e
codifica le strategie per scegliere i materiali linguistici e per
disporli opportunamente nel tessuto del discorso.
A tale scopo, si attinge al materiale linguistico fondamentale,
e si costruiscono forme complesse e ricche, chiamate figure
retoriche di elocuzione. Funzionali allornatus, le figure retoriche
permettono la costruzione del linguaggio figurato, in grado di
plasmare variamente dei contenuti, secondo molteplici sfumature
stilistiche.
In pi di duemila anni di storia della retorica, si sono tentate
diverse classificazioni delle figure retoriche. La classificazione
che oggi appare pi valida, seppure non totalmente priva di
limiti, quella che distingue tra metaplasmi e metatassi.
Le figure di elocuzione, con quelle di dizione, costruzione, e
stile, rientrano, come abbiamo gi detto in precedenza, tra le
figure di parola, cio quelle che riguardano l'espressione lin-
guistica, e si costruiscono per addizione (ripetizione: climax,
paronomasia etc.) o soppressione di parole (ellissi, asindeto e
zeugma), oppure ancora per mutamento dell'ordine delle parole
(anastrofe, iperbato etc.)
Climax: sost.fem., dal greco ko (clmacs), scala,
gradatio (gradatio) in latino, una figura retorica che consiste
nell'usare pi termini o locuzioni con intensit crescente. Se
l'intensit decrescente si parla di anticlimax o, pi erronea-
mente noto, climax discendente o gradazione discente:
esta selva selvaggia e aspra e forte (Dante Inf. 1)
Aprofondimenti comparati:
In ecologia, il climax rappresenta lo stadio finale della
evoluzione di un ecosistema in una successione ecologica. Un
esempio classico rappresentato dall'evoluzione di un ecosi-
stema che colonizza una roccia di neoformazione (ad esempio
una colata lavica). Ed ancora, la disgregazione fisico-mecca-
nica, la solubilizzazione chimica e biochimica degli elementi
minerali, l'assorbimento biologico e la sedimentazione di detriti
portano alla formazione di microambienti in grado di ospitare
una cenosi pi ricca e pi esigente, composta da piante erbacee,
per lo pi a ciclo annuale, in seguito accompagnate da piante
perenni e infine da piante legnose.
Climax era un villaggio minerario in USA nella Contea di
Lake in Colorado, ad un'altitudine di 3.465 metri. La sua
importanza era dovuta alle miniere di molibdeno.




Antropos in the world




















































LA PAGINA MEDICA
DE SOMNO MERIDIANO
Sul sonno pomeridiano
- 14 -

Lo studio, coordinato da John Harsh, professore di psi-
cologia sperimentale, non lunico a mettere in guardia
dalla consuetudine pi amata dai genitori: il riposino pome-
ridiano imposto ai bambini.
Un altro studio svolto allUniversit della Florida e pre-
sentato sempre al convegno di Minneapolis dal ricercatore
Joe McNamara ha trovato che i bambini, che negli asili
nido dormono pi a lungo dei compagni al risveglio sono in
grado di completare meno puzzle di quelli che hanno fatto
un riposino pi breve. Dunque labitudine, tanto fatico-
samente appresa da molti bambini, di fare un riposino nel
pomeriggio non gioverebbe proprio a niente, almeno secon-
do gli studiosi americani. A trarne beneficio solo i loro
genitori che durante la pausa teneramente imposta ai loro
piccoli si godono qualche ora di meritato riposo.
Lo studio sar di conforto invece per quei genitori che
ritengono che un bimbo che non riposa durante il giorno si
addormenter pi facilmente la sera perch preda della
stanchezza. Fino ad oggi per gli esperti hanno messo in
guardia, e probabilmente continueranno a farlo, proprio da
questa abitudine. Un bambino troppo stanco infatti pu
giungere alla sera molto nervoso e irritato e, proprio per
questo, addormentarsi con grande difficolt. Meglio allora
un sonnellino pomeridiano che non si protragga troppo a
lungo, non oltre le cinque del pomeriggio, per consentire ai
piccoli di rilassarsi in modo naturale e arrivare alla fine della
giornata sereni. Chi avr ragione?
E buona regola lasciarsi guidare dal buon senso.
Per quanto riguarda gli adulti, ci sono tanti studi scien-
tifici che dimostrano lutilit della pennichella, a patto per
che non diventi un pisolone. Se il riposo dopo pranzo di
una decina di minuti asseconda i ritmi del nostro orologio
biologico, ricarica lorganismo, migliora lattenzione, giova
allumore e riduce lo stress, la dormita che va oltre la
mezzora fa svegliare intontiti e a volte con il mal di testa.
Superata la soglia dei trenta minuti (che una indicazione
generale, il tempo dipende da persona a persona) si
abbandona il sonno leggero e si entra in quello profondo.
In questa fase il ritmo cardiaco rallenta, il respiro diventa
tranquillo e lorganismo, pi in generale, si pone nella con-
dizione massima di stabilit (al contrario di quello che viene
definito periodo Rem). Un brusco risveglio mentre si
nel sonno profondo rende difficile il ritorno alla norma-
lit. Alcune aree cerebrali sono letteralmente disattivate e in
questa situazione il passaggio dallo stato di veglia a quello di
lucidit pu richiedere alcuni minuti, durante i quali si hanno
gli stessi effetti di una alzataccia nel cuore della notte:
cefalea intensiva, imbambolamento e senso di disorienta-
mento. Non solo: la pennichella prolungata ha come con-
seguenza una certa difficolt ad addormentarsi alla sera.
Chi poi soffre di emicrania rischia di innescare un attacco,
se si sveglia allimprovviso. Non sono chiari i meccanismi di
questo legame, ma si visto che il mal di testa si scatena
dopo unora, o pi, di pisolino: quando si supera, cio, la
fase di sonno profondo e si entra in quella Rem.


Lideale un sonnellino di dieci-venti minuti perch da
unora si esce con la cefalea.
Che fare, allora, per evitare lunghe dormite pomeridiane?
Puntare la sveglia dopo i dieci-venti minuti
raccomandabili pressoch inutile, perch difficile
stabilire con esattezza il momento in cui ci si addormenta.
Se il proprio pisolino tende a diventare pisolone, meglio
abituare lorganismo a fare a meno della siesta, adottando
uno stile di vita corretto e quindi andando a letto la sera a
orari regolari.
Cosa fare per evitare labbiocco pomeridiano?
- Bere una tazzina di caff 30 minuti prima dellora criti-
ca: la caffeina agisce come stimolante con un ritardo di
circa mezzora. Programmarsi un appuntamento fuori di
casa: linattivit, la lettura e la televisione stimolano il
sonno.
- Evitare pranzi abbondanti e alcolici a pranzo: una
digestione rallentata porta allinattivit che favorisce
labbiocco.
- Fare sport nella pausa pranzo: 30 minuti di nuoto o di
corsa allontanano la voglia della siesta, diminuiscono lo
stress e migliorano il risposo notturno.
- Passeggiare allaria aperta nellora della pennichella:
la luce del giorno inibisce la melatonina, lormone che
viene secreto con il buio e che asseconda il sonno.
________________________
Fonti:
- Medicalnews
- Dott. Alessandro Oldani, neurologo, San Raffaele - Milano


Sanitanews

Regimen Sanitatis Salernitanum
- Caput III -
De somno meridiano
Sit brevis aut nullus
tibi somnus meridianus.
febris, pigrities, capitis dolor,
atque catarrhus:
haec tibi proveniunt
ex somno meridiano.

SUL SONNO POMERIDIANO

Il sonno pomeridiano sia breve,
o il resto del giorno sar greve!
Meglio ancora se non dormirai!
Un tale sonno sorgente di mali
e reca guai:
Or nascon le febbri, in modo vago,
appesantendo e nutrendo la pigrezza;
or reca doglia come mal di capo
ed alla fine, con starnuti a carro,
favorisce a isa un gran catarro.






- 15 -

Antropos in the world


















































NOTE ANTROPOLOGICHE
LA CIRCONCISIONE
NELL ANTROPOLOGIA GRECA E NEL DIRITTO ROMANO

La circoncisione, ab antiquo, era praticata da diversi
popoli. NellEgitto dei faraoni, questa pratica attestata fin
dallAntico Impero. il mastaba di Ankh-Ma-Hor, un celebre
rilievo di Saqqarah, dellepoca della VI Dinastia (2460-2200
a. C.), presenta in due fasi, come in un fumetto, lo svolgi-
mento delloperazione.
Una stele del Primo Periodo Intermedio (2160-1991 a.
C.) ci offre testimonianza di una circoncisione subita da un
gruppo di centoventi ragazzi: una sorta di prova collettiva
subita da adolescenti che hanno raggiunto la soglia della
pubert.
Presso gli Ebrei, la circoncisione, che al principio, nei
testi biblici, appariva come un rito di iniziazione al matri-
monio, diventa durante lesilio, nel corso del VI secolo a.
C., un rito che indica lappartenenza al popolo eletto, segno
dellAlleanza (ot berit kadesh) conclusa dal Dio dIsraele
con Abramo.
Presso i Greci, dal V secolo a. C., Erodoto al
corrente che gli Ebrei dividono luso della circoncisione
con qualche altro popolo secondo lesempio degli Egiziani,
e che egli condanna. Egli comprende che gli Egiziani
possano farsi circoncidere per pulizia poich meglio
essere puliti che avere un bellaspetto, ma a loro preferi-
sce quei Fenici che, frequentando la Grecia, rinunciano ad
imitare gli Egiziani e non praticano pi la circoncisione sui
loro discendenti. Ergo, al contatto con la cultura greca,
superiore per definizione, secondo Erodoto, si abbandona il
costume barbaro.
Le riserve nei confronti della circoncisione, abbastanza
discrete in Erodoto, si evolvono in sorprendenti fantasie
sotto la penna di Strabone, che associa la circoncisione alla
castrazione e allescissione delle donne, e fa di questultima
una pratica tipicamente ebraica, cosa che unevidente fal-
sit. Le diverse pratiche chirurgiche riguardanti gli organi
genitali vengono confuse: vedremo fra poco le conseguenze
di questa confusione nella legislazione romana allepoca
degli Antonini. Gli scrittori romani amplificheranno la
critica contro la pratica della circoncisione, in uso tra gli
Ebrei, tanto che in una pagina tristemente famosa di Tacito
questa critica diventa un vero e proprio delirio antiebraico.
in questo contesto, che si lever una polemica alla quale
parteciperanno gli Egiziani, gli Ebrei, i cristiani nel ruolo
dei principali attori, cos come il potere imperiale, al tempo
stesso parte in causa e arbitro.
Lantropologia greca suggerisce al diritto romano
delle soluzioni che sono allorigine di un conflitto, le cui
tracce non sono state ancora cancellate.
Lavversione dei pagani greci e romani nei confronti
della circoncisione poneva un problema alla Chiesa nascen-
te. I primi cristiani sono degli Ebrei che hanno riconosciuto,
nella persona di Ges di Nazareth, il Messia annunciato dai
profeti dIsraele; costoro si adeguano ai comandamenti reli-
giosi dellebraismo, a cominciare dal rito dellAlleanza.
Ma lapertura del cristianesimo al mondo pagano fa sorge-
re la questione del ruolo dei riti ebraici nella conversione al
cristianesimo: si pu diventare cristiani senza prima farsi
ebrei? Conosciamo la risposta, formulata chiaramente da
Paolo di Tarso. La circoncisione non niente, il prepuzio
non niente; quello che importa, precisa nella prima
epistola ai Corinzi, osservare fedelmente i comanda-
menti di Dio. Mentre a Roma Orazio, Petronio e Marziale,
Tacito e Giovenale deridono gli Ebrei scuoiati, seguaci
di unusanza che trovano tanto ridicola quanto il rifiuto
della carne di maiale e il riposo del sabato, questa stessa
usanza era praticata in Egitto in modo perfettamente uffi-
ciale. Filone di Alessandria, di solito poco tenero verso gli
Egiziani, non esita a lodarli per rafforzare lelogio della
circoncisione, con il quale comincia il suo trattato Delle
leggi speciali. Dalla met del II sec. d. C. allinizio del III,
i documenti papiracei ci fanno conoscere nel dettaglio una
procedura complessa seguita per circoncidere i giovani sa-
cerdoti egiziani sotto il controllo dellautorit romana.
La legge romana, nota come Lex Cornelia de sicariis
et veneficis (50 a.c.circa-150 d.C.), il temine sicari viene
usato in concomitanza con il divieto di mutilazioni corpo-
rali, puniva tali pratiche con la pena di morte . Il nome di
Lex Cornelia rimanda a Publio Cornelio Scipione (234-
183 a.c.). In realt, tale legge venne seriamente applicata
col principato di Nerva (96-98d.C.),dopo lassassinio di
Domiziano (81-96 d.C.), sullonda della situazione di
instabilit della provincia di Palestina-Giudea, soprattutto
durante e dopo il regno di Adriano (117-136), quando entr
in vigore un altro corpus giuridico.
Ledictum meum, di Adriano, istituisce la pena capi-
tale per il chirurgo che recide (medico . qui exciderit) e
per lindividuo che si sottopone spontaneamente a questo
intervento (qui se sponte excidendum praebuit).
Si, excidere un verbo che si adatta alla castrazione,
ma le espressioni qui exciderit e qui se sponte excidendum
praebuit non avrebbero molto senso, se fossero semplice-
mente un doppione di castrare e se sponte castrandum
praebere, casi gi individuati nel rescritto riportato da
Ulpiano. Il verbo latino excidere, come il suo derivato ita-
liano escindere (rimuovere, tagliando, una parte dellor-
gano, un frammento del tessuto organico), pu essere usato
anche per altre parti del corpo. Excidere praeputium im-
maginabile tanto quanto excidere testiculos. Se oggi,
parlando di escissione, il pensiero corre alla ablazione del
clitoride e ci ci lascia sconvolti, il legislatore romano,
sconvolto dalla circoncisione, poteva pensare innanzitutto
allablazione del prepuzio. Ha cos assimilato la circonci-
sione alla castrazione.
A cura di Franco Pastore
______________________
- J. Mlze Modrzejewski; Essere io, essere noi: identit individuali e collettive;
- Convegno internazionale di antropologia- Universit di Milano, 3 - 4 1995
- Srs di Robert Eisenman

Antropos in the world




















































STORIA DELLA MUSICA
IL MELODRAMMA: GIUSEPPE VERDI (parte II)
A cura di Ermanno Pastore
- 16 -
Il melodramma italiano defin la sua struttura di opera
seria grazie al compositore Alessandro Scarlatti e si
afferm con Pietro Metastasio, autore di 27 testi, messi in
musica negli anni a seguire pi di ottocento volte.
Metastasio stabil la struttura drammaturgica e la metrica
delle arie, auspicando una assoluta seriet nelle sceneg-
giature. In contrapposizione, a Napoli nacque lOpera
Buffa. Lo spunto venne dagli intermezzi musicali che gli
autori inserivano tra un atto e laltro per intrattenere il
pubblico. Queste brevi scenette, che narravano in chiave
comica episodi tratti dalla quotidianit, avevano un grande
successo tra gli spettatori e nellarco di poco tempo
diventarono un genere teatrale a s stante.
Rispetto allopera seria, lopera buffa era molto pi
libera da schemi precostituiti: i compositori sispiravano a
vicende legate alla vita di tutti i giorni che il pubblico
capiva con maggior facilit, riuscendo ad identificarsi nei
personaggi. Lopera buffa raggiunse lapice della sua
espressione con Il Barbiere di Siviglia di Rossini. Proprio
Rossini, insieme a Bellini, Donizetti e Verdi rappresent il
periodo di maggior popolarit del melodramma che nel
frattempo assunse il nome di Opera. Sul finire dell'Otto-
cento sorse la Scuola verista, un movimento che, pur non
rinunciando alla concezione tradizionale del melodramma,
lo rese pi vero ed aderente alla vita quotidiana. Tra i
musicisti ricordiamo Mascagni, Leoncavallo, Cilea, Gior-
dano, oltre, naturalmente, a Giacomo Puccini.
Dopo I VESPRI SICILIANI, Verdi, nel 1859, spos il
soprano Giuseppina Strepponi e si stabil nella villa che
aveva acquistato dai signori Merli, in una frazione di Villa-
nova sull'Arda, in provincia di Piacenza, dove divent
anche consigliere comunale. La fattoria fin con l'assorbire
gran parte del tempo del Maestro, almeno tutto quello che
la musica gli lasciava libero e cos, via via, col passare degli
anni, l'amore per la campagna divent, per lui, quasi una
mania. La seconda met degli anni cinquanta dell'Otto-
cento, furono, per il compositore, anni di travaglio: Verdi
poteva finalmente comporre senza fretta, ma l'intero mondo
musicale stava lentamente cambiando. Sui palcoscenici
italiani, il Simon Boccanegra, presentato al pubblico vene-
ziano nel 1857, non piacque. Il dramma, prettamente poli-
tico, non aveva quei risvolti sentimentali che tanto appas-
sionavano il pubblico del tempo e dovette attendere quasi
cinque lustri e una rielaborazione radicale, cui collabor
anche Arrigo Boito, per imporsi definitivamente nel reper-
torio lirico italiano ed internazionale.
Due anni pi tardi vedeva la luce, dopo varie vicissi-
tudini prima con la censura napoletana (che in pratica rese
impossibile la sua rappresentazione), poi con quella roma-
na, Un ballo in maschera (Roma, 1859), opera di successo
nella quale Verdi mescol, con sapiente dosaggio, elementi
procedenti dal teatro tragico e da quello leggero. Un interes-
sante connubio di elementi comici e tragici, si realizza nel-
la Forza del destino (San Pietroburgo, 1862).
L' opera possiede un indubbio vigore musi-
cale anche se appare in alcuni punti me-
no compatta, meno unitaria della prece-
dente sotto il profilo teatrale. Ne La for-
za del destino Verdi riesce tuttavia ad
elaborare un linguaggio ancor pi realisti-
co che in passato, anticipando l'opera succes-
siva, il Don Carlos, presentato al pubblico pari-
gino nel 1867 ed oggi considerato uno dei grandi capolavo-
ri verdiani.
Il periodo di massima maturazione umana ed artistica
culmin con Aida, commissionata dal kediv d'Egitto e
andata in scena la vigilia di Natale del 1871. Aida costi-
tuisce un ulteriore, grande passo in avanti verso la
modernit. Il quasi completo abbandono dei pezzi a forma
chiusa, l'uso ancor pi accentuato che in passato di temi e
motivi musicali ricorrenti potrebbero fare accostare tale
opera al dramma wagneriano. Dopo Aida, Verdi decise di
ritirarsi a vita privata. Inizi cos il periodo del grande
silenzio sia pure interrotto dalla Messa di Requiem scritta
in occasione della morte di Alessandro Manzoni.
Dopo il rifacimento del Simon Boccanegra rappresentato
con grande successo al Teatro alla Scala di Milano, nel
1881, seguirono a distanza di alcuni anni due opere memo-
rabili: lOtello ed il Falstaff, entrambi frutto delle fatiche
letterarie di Boito, che si occup della stesura dei rispettivi
libretti, e di Verdi che ne compose la musica. Si tratta di
due capolavori assoluti del grande bussetano, ormai
prossimo alla concezione wagneriana del dramma.
Verdi trascorse gli ultimi anni tra Sant'Agata e Milano.
Nel 1897 la moglie Giuseppina mor, lasciandolo solo nella
sua lunga vecchiaia. Nel 1899 istitu l'Opera Pia - Casa di
Riposo per i Musicisti: redigendo il testamento, stabil molti
legati destinati ad essa e a vari altri enti sociali, mentre
istitu erede universale delle sue ingenti ricchezze una
cugina di Busseto, Filomena Verdi. Fu lei a prendersi cura
del Maestro rimasto vedovo, e fu lei presente al suo letto di
morte, insieme alla cantante Teresa Stolz.
Verdi mor a Milano in un appartamento dove era solito
alloggiare dal 1872 al Grand Hotel et De Milan alle 2:50
del 27 gennaio 1901, a 87 anni. Era venuto nella citt lom-
barda per trascorrervi l'inverno, come faceva da tempo.
Colto da malore, spir dopo sei giorni di agonia. Il Maestro
lasci istruzioni per i suoi funerali: si sarebbero dovuti svol-
gere all'alba, o al tramonto, senza sfarzo n musica.
_________________________
MARCIA TRIONFALE DELLAIDA:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=l3w4I-KElxQ
LA FORZA DEL DESTINO - OVERTURE :
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=GHk1RmPzA5E
OTELLO LAVEMARIA:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=Z9nrtFkj6Bo
I VESPRI SICILIANI OVERTURE:
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=mck6R8M4iII






- 17 -

Antropos in the world



















































LA NUOVA EDILIZIA PENITENZIARIA
Di Vincenzo Andraous


Nuova edilizia penitenziaria, otto per mille per ristrut-
turare gli istituti di pena, porte girevoli da arginare, con-
danne residue da scontare agli arresti domiciliari-peni-
tenziari, nessun indulto n amnistia per tentare di conso-
lidare un senso di giustizia equa a una disumana ingiustizia.
Rimangono ancora tanti problemi e non di poco conto sul
carcere italiano, i troppi extracomunitari da riconsegnare ai
propri paesi, la miriade di tossicodipendenti abbandonati
dentro le celle in attesa della prossima tirata, del prossimo
buco, lesercito di persone miserevoli con le tasche vuote,
tanti rumori nella testa, la sofferenza nel cuore da curare, da
accompagnare fuori da un carcere che non si piega a nessu-
na utilit, scopo e prevenzione sociale.
Questo carcere costringe a torsioni innaturali quanto il
reato commesso, su questa linea di confine che sembra non
appartenere ad alcuno, fin troppo facile affermare con una
verit comprata al supermercato delle parole che in galera
non ci finisce pi nessuno. Eppure chi scrive vi ristretto da
quarantanni, senza dubbio c chi muore strozzato e dispe-
rato in una cella, c persino chi ci entra come cittadino
adulto e ne esce come un adulto bambino, pronto alla deto-
nazione che senzaltro avverr.
In carcere ci si va e come, si resta in un angolo dimen-
ticato, non per pensare al male fatto agli altri ed a se stessi,
ma perch schiacciati nella violenza del nulla, spingendo la
mente a mosse obbligate per contenere lingiustizia di una
pena, che sortisce leffetto ipnotico autoassolvente, che met-
te in scacco la propria colpevolezza, figuriamoci le eventuali
responsabilit.
C in atto un nascondimento della follia individuale,
dimenticando quella sociale in fase di implosione, peggio,
di indifferente fatalit, al punto da accettare passivamente la
tesi di un recinto dove ognuno potenzialmente un morto
che cammina.
Non si tratta di emanare un atto di clemenza, occorre
ripensare davvero ai tetti spropositati delle condanne, alle
celle anguste che devastano ci che gi sufficiente-mente
ammaccato, ai benefici carcerari ridotti al lumici-no. E
necessario pensare ai programmi, ai progetti fat-tibili perch
chi esce non abbia a ritornarvi. Ma quali investimenti sono
approntati, per rendere inattuabile la pratica darwiniana
dell'alzare il tiro onde assicurarsi una impossibile impunibi-
lit. Cambiare possibile, cambiare mentalit e atteggia-
menti un 'opera di ricostruzione attuabile, ma nessuno si
salva da solo.
Quel che sotto gli occhi di tutti induce a richiedere
subito questo balzo in avanti, perch nelle carceri le per-
sone muoiono, esse non scontano soltanto una condanna, ma
un sovrappi che consiste nelle sofferenze fisiche e psicolo-
giche, negli abbandoni e nelle rese di una sconfitta che non
esprime alcuna piet.
Ci sono situazioni devastanti, degradanti: alcune assolu-
tamente non scelte, n mai totalmente descritte dalla cronaca
o dalla romanzata fiction televisiva, permane il parassitismo
strutturale che non consente responsabilizzazione nell'irre-

sponsabile, ma altera e compromette ogni processo cogni-
tivo, creando un arretramento culturale galoppante e una
sorda commiserazione.
Allora davvero urgente una riforma che sottenda un
valore in s e trascini con s la volont a progettare e
organizzare percorsi alternativi al carcere, per evitare
inutili effetti spostamento-trascinamento.
Posso assicurare che in carcere non si sta bene, un
luogo di afflizione, ma il sopravvivere abbruttendosi non
ha alcun valore di interesse collettivo. Fino a quando non si
comprender che in carcere si va perch puniti e non per
essere puniti, questa dicotomia spinger il detenuto privato
della libert a sedersi a tavola con la morte, decidendo di
guardarla in faccia e sfidarla. Senza per tenere in conside-
razione che la morte quasi sempre vince. E una prova que-
sta, che indica la paura del potere della morte, ma ugual-
mente il carcere continua a rimanere un luogo non autoriz-
zato a fare nascere vita n speranza, non rammentando che
luomo privato della speranza un uomo gi morto.
Momento dopo momento, giorno dopo giorno, anno
dopo anno, in compagnia del solo passato che ricompone la
sua trama, e passato, presente e futuro sono l, in un pre-
sente che attimo dove non esiste futuro.
Quando il sentimento dellamore segregato, sei anco-
rato a una stanchezza che ti fa sentire perduto; hai in
comune con il tuo simile solo un dolore sordo, che evita di
guardare allindietro n di pensare al domani, e allora rico-
noscere i propri errori unimpresa ardua.
Le analisi sistematiche a questo punto servono poco, per
rendere pi umano linumano: sono pi propenso a credere
che dobbiamo convincerci noi, quelli dentro, della possi-
bilit di raggiungere dei traguardi e degli obiettivi, per
ritornare a volerci un po bene, per riuscire a essere perso-
ne e non solo numeri usati per la statistica.
Finch i ragionamenti saranno unestensione degli
atteggiamenti negativi, le rappresentazioni mentali si tra-
sformeranno in eventi negativi. Spesso la voce sociale indi-
ca il carcere come extrema ratio sulla carta ma prima
necessit nelle intenzioni di chi sta allangolo della paura e
della sofferenza. Un carcere-medico sprovvisto di lauree
per intervenire sui sintomi, sulle malattie, le terapie da
apportare, affinch sordi, muti e ciechi non abbiano a
continuare a calpestare i diritti altrui.
Quando linvestimento (non mi riferisco esclusivamen-
te a quello finanziario) copre quasi interamente il comparto
della sicurezza, riservando poca attenzione-volont, quella
vera per la prevenzione-ricostruzione individuale, si produ-
ce una torsione che ammutolisce la coscienza.
La stessa richiesta di giustizia giusta, perch pronta,
equa, corrispondente alla esigenza di riparazione, non rice-
ve alcun conforto, cos che la sensazione comune indossa
la maschera e i denti affilati della solitudine, spingendo ad
affidarci al carcere che ancora non c.
( continua a pag. 29)




Antropos in the world



















































UNA DONNA NELLA LETTERATURA

REA SILVIA


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Nella tradizione leggendaria fatta madre di Romo-
lo e Remo. Nella versione rappresentata da Nevio e da
Ennio, porta anche il nome di Ilia, cio donna troiana.
Questa versione credeva madre di Romolo una figlia di
Enea, ed da considerarsi una elaborazione adulatoria
fatta per collegare con Troia le origini di Roma. Ma
intorno alla madre di Romolo si svilupparono diverse
versioni leggendarie.
Livio cos racconta: Rea Silvia geminos Romulum
et Remum ex Marte generat;sed saevus Amulius Silviam
in custodiam ducit et servis imperat ut mittant pueros in
aquam.Itaque servi in ripa propinqui rivi geminos expo-
nunt .Vasta et deserta loca ibi olim erant.Non multo post
lupa ex proximis iugis puerorum vagitum audit et statim
appropinquat ;sine mora iis mammas praebet et lingua
labit .Tum Faustulus, magister regiorum armentorum,
geminos invenit, in stabula sua recipiti et uxori Laren-
tiae tradit. Larentia pueros magna benevolentia accipit
et educat .Sed Romulus et Remus cum adoleverunt vitam
inter stabulam et armenta degere non optabant:nam
silvas venando peragrabant , feras agitabant praedam-
que dividebant
Rea Silvia era la figlia di Numitore, discendente di Enea e re
di Alba Longa. Il fratello minore di Numitore, Amulio, usurp
il trono e, per evitare che il fratello avesse una discendenza
maschile, costrinse Rea Silvia a diventare una sacerdotessa
della dea Vesta, dato che le vestali avevano l'obbligo della
castit per trent'anni.
Il dio Marte si invagh della ragazza e la sedusse in un
bosco. Quando lo zio seppe del parto di Rea la fece arrestare e
ordin a una serva di uccidere i gemelli, Romolo e Remo. La
serva, tuttavia, ne ebbe piet, li mise in una cesta e li affid alle
acque del Tevere. La cesta, miracolosamente, navig tranquilla
per il fiume e si aren nel luogo dove pi tardi i gemelli
avrebbero fondato Roma. Qui furono trovati da una lupa che
aveva appena perduto i propri cuccioli e da lei furono nutriti.
In seguito furono trovati dal pastore Faustolo che li port a
casa pro-pria e li fece allevare dalla moglie Acca Larenzia.
Altri dicono che "Lupa" fosse il soprannome di Acca
Larenzia stessa, cos chiamata per il suo carattere selvaggio e
per la sua infedelt al marito.
Secondo un'altra versione, infine, Acca Larentia sarebbe
stata una prostituta (in latino "Lupa", da cui Lupanare). Rea
Silvia, intanto, fu fatta seppellire viva dallo zio per aver violato
l'obbligo di castit proprio delle vestali. Tuttavia, non tutte le
fonti concordano sulle modalit di applicazione della sentenza:
alcune accennano ad unagonia lenta, in prigione; altre ancora
ad una morte per annegamento. In ogni caso, la tradizione
unanime sul fatto che Romolo e Remo riuscirono a scampare
alla fu-ria giustiziera di Amulio e, divenuti adulti,vendicarono
la madre, uccidendo lo zio usurpatore e ripristinando la conti-
nuit della dinastia.
La figura di Rea Silvia, il suo fatale amore con il dio Marte,
il parto dei due prodigiosi gemelli riescono ancoroggi a
colpirci e ad affascinarci, forse anche per la contrapposizione,
che balza agli occhi nel racconto mitico, fra le astute trame





dellinfido Amulio, da un lato, e la tenera vulnerabilit della
giovane donna, dallaltro. O forse perch, come in tutte le
favole degne di queste nome, anche in questo caso, alla fine, il
bene trionfa!










Nato nel 1930, con il pas-
sare degli anni, diventato
un appuntamento sempre pi
prestigioso e richiama miglia-
ia di spettatori provenienti da
tutto il mondo, Torre del Lago Opera Festival 2012
comprende: La Bohme, Madama Butterfly , Tosca
e La Traviata di Giuseppe Verdi.
Torre del Lago una meta ambita per gli appas-
sionati di musica lirica e per i turisti che desi-
derano visitare i luoghi del compositore pi ap-
prezzato del ventesimo secolo.
Durante gli oltre settanta anni di storia sul pal-
coscenico del Festival Puccini si sono alternati i
nomi pi illustri ed acclamati della lirica mon-
diale.
La Traviata di Villa Roncioni sar anche un
gustoso preludio alla Traviata che sar in scena nel
2012 al Festival Puccini di Torre del Lago, intro-
ducendo una vera novit per la rassegna torre-
laghese che affiancher al repertorio Pucciniano
titoli dopera del grande repertorio di altri musi-
cisti.
Silvestri Pastore Cesare
58 FESTIVAL PUCCINI
Dal 20 luglio al 25 agosto 2012
Gran Teatro All'Aperto Giacomo Puccini
______________________________________________

__________________________________
_____

PUNTO EINAUDI SALERNO
Corso V. Emanuele, 94 - Pazzetta Brancaccio, 13

Sabato, 25 febbraio, alle 19, avvenuta la
presentazione del libro di
Tebaldo Fortunato e Roberto Fiorucci

LO STILE DEL CUORE
un contenuto che, attraverso le splendide immagini,
alcune a piena pagina ed altri in deliziosi e miniaturistici
particolari, raccontano, come una fiaba incantata, di antiche
dimore e di case moderne che, pur nella discontinuit del
tempo, si ricollegano sempre a quel filo rosso della domus,
come habitat degli affetti, sacrario di sentimenti
Nella dissertazione sul testo (una edizione Lotus
Pulishing), sono intervenuti:
Maria Letizia Tartaglini, lEditore
Massimo Bignardi,
docente dellUniversit di Siena.



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Antropos in the world

















































LEROS NEI SECOLI a cura di Andropos
ABITUDINI SESSUALI NEL PALEOLITICO
Nella preistoria dell'umanit, nella figura femminile ven-
gono esaltate le doti sessuali: i seni, i fianchi, le natiche ab-
bondantemente tondeggianti, insomma tutto ci che natu-
ralmente suscita il desiderio dello uomo.
Gi nelle prime rappresentazioni, queste caratteristiche
fisiche della donna hanno un rilievo primario, abbastanza
spesso e volentieri esagerato. Il monte di Venere, il pube,
sempre evidenziato nelle statue e nelle primitive raffigu-
razioni femminili, a dimostrazione che proprio questo che
stimola l'interesse del maschio. Sovente nelle stilizzazioni,
ad esempio nella Venere di Lespugne, tali tratti fortemente
stilizzati si configurano in un triangolo, formato dalla piega
del basso ventre e dall'inizio delle cosce. Probabilmente il
piacere che provavano di fronte a siffatte rappresentazioni
sessuali gli uomini di quella remota e primitiva cultura
derivava dal fatto che avevano scarse opportunit di vedersi
nudi uno di fronte all'altra, dal momento che si coprivano
per difendersi dal freddo. Nell'era glaciale gli uomini
uscivano dalle loro caverne solo pochi mesi all'anno per
andare a caccia; le donne ancora meno. Pertanto i maschi
potevano godere delle sembianze femminili in tutti i suoi
particolari solo rarissimamente. Ad ogni buon conto, anche
in quel lontano periodo della storia dell'umanit, i rapporti
sessuali non furono mai sfrenati e bru-tali. Anzi, dai reperti
archeologici che ci sono pervenuti - il pi antico senza
dubbio un bassorilievo scoperto nella caverna di Laussel -,
si possono vedere figure di uomo e donna tenera-mente
accoppiati. Da un'incisione su osso rinvenuta in una
caverna in territorio francese c' una delicata scena erotica
che conferma come nell'et della pietra il rapporto amoroso
fosse del tutto costumato.
L'atteggiamento della figura maschile con le mani
sollevate pare quasi implorante, con lo sguardo rivolto in
alto verso una donna completamente svestita. Non si trova
in questa scena alcun segno di brutalit, tanto meno di
violenza, ma c' quasi un'adorazione nei confronti della
femmina che in questa antichissima incisione non sembra
particolarmente bella ed fisicamente anche pi robusta del
suo spasimante. Nasce, proprio in questo periodo tanto
lontano, quella specie di culto per la figura femminile, culto
che ritroveremo anche nei secoli pi avanti, fino ai tempi
vicini ai nostri. Di questa sorta di culto si voluto, da parte
di alcuni studiosi, ad esempio l'archeologo francese Rei-
nach e il sociologo scozzese Franz, entrambi nel XIX
secolo, attribuire un carattere magico-religioso: in tal senso
sono stati interpretati nelle pi remote rappresentazioni di
genere sessuale il triangolo e le freccette della scena
d'amore cosiddetta di Isturitz, dal luogo di ritrovamento.
Ogni figura femminile che si portava al collo, magari
ricavata su osso o su legno, poteva essere un amuleto, cosi
come le statuette di Venere dovevano essere intese come
simboli di prosperit e fertilit. Ma accanto a queste
idealizzazioni le figure femmi-nili, che sono state scoperte
nella regione della Russia meridio-nale si trovano vicine a
un focolare e questo dimostra che potrebbero essere state
concepite come divinit tutelatrici della casa, del fuoco


domestico. Quello che colpisce comunque in tali raffi-
gurazioni del paleolitico che i ritratti di donna sono pun-
tati pi sulle caratteristiche sessuali, che su quelle della
fecondit. Risale a circa sedicimila anni a. C. una delle
prime rappresentazioni della donna intenta a lavorare.
Tutta la parte settentrionale di quella che oggigiorno si
chiama Europa , in quell'era, ricoperta di ghiacci e gli
uomi-ni vivono sempre pi rintanati o trasmigrano nelle
regioni meridionali, e specificamente nella Spagna dove
difatti si sono scoperti documenti di vita agreste-
famigliare: compaio-no figure umane mentre raccolgono
il miele e lo depositano in un cesto, aggrappate a una
primitiva scala di corda. Ci sono anche figure femminili.
Le caratteristiche sono di esseri umani, maschi e femmine,
di tipo afroide.
Finita l'epoca della grande glaciazione, mitigato il cli-
ma in Europa, anche la vita sessuale si trasforma. L'uomo
non si dedica solamente alla caccia, ma passa a coltivare
la terra, compare il grano che sembra abbia avuto origine
in Asia e si sia propagata presto nella zona dell'Alto Nilo.
E' a questo punto che gli uomini si rendono conto del
concetto di fertilit insito nella donna. Si studiano i cicli
naturali, i cicli della luna in modo che, quando si vole-
vano avere figli, ci si atteneva ai periodi favorevoli forniti
dai segni celesti. La fertilit si coniuga con il sesso. Dalle
testimonianze che si hanno nel periodo di diffusione
dell'agricoltura, le donne assumono un ruolo via via pi
importante nella vita quotidiana. La donna non era solo
impegnata nell'opera dei campi; in quell'epoca, in cui gli
uomini smisero i vestiti di pelli e cominciavano a indos-
sare capi di lana, ecco che si scopr il fuso, al quale si
dedic la donna. Di conseguenza la figura femminile
venne ad assumere un ruolo rilevante nell'economia della
conduzione della casa. Ed proprio l che si instaura una
sorta di ius maternum. All'origine gli uomini vivevano in
promiscuit sessuale. Cosi nessuno poteva sapere chi
fosse il padre di un bambino.
Con l`affermarsi dell'attivit della donna in campagna
o in casa, la figura femminile veniva tenuta in gran
considerazio-ne. Venne la famiglia mongama, in cui il
padre diventava il padrone assoluto della comunit con
diritto di vita e di morte: era il principio della patria
potest. Tale principio lo ritroviamo in et moderna,
anche in America tra le popolazioni Irochesi. (continua)























AI NOSTRI LETTORI
Sette anni fa, il giornale era nato come News di
Andropos in the word, il sito che aveva dovuto cam-
biare in d la t di Antropos, perch non disponibile
al momento dellacquisto dello spazio web. Oggi, che
il giornale ha una vita propria e non dipende pi dal
sito, se non per larchivio dove sono conservate le an-
nualit, rimettiamo nel titolo la t ed Andropos in the
world,gi da questo numero, ridiventa Antropos in
the world.

La Direzione



Antropos in the world



















































CRITICA LETTERARIA

SEQUESTOEUNUOMO
diPrimoLevi
(Einaudi 2005 - 209 pag. 08,92)



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Il libro racconta, sulla base della testimonianza dell'autore,
la drammatica deportazione degli ebrei italiani ad Auschwitz
nel 1944, dopo la cattura da parte della milizia fascista in Valle
d'Aosta. Lo scopo dell'opera quello di "fornire documenti per
uno studio pacato di alcuni aspetti dell'animo umano".
Il racconto di Primo Levi tiene costantemente presen-
te lo Inferno dantesco basandosi sulla trasparente metafo-
ra lager-inferno. Il viaggio verso Auschwitz un viaggio
verso linferno. Lautocarro che trasporta i prigionieri
assimilato alla barca che traghetta le anime dannate al di
l del fiume Acheronte. Il soldato tedesco che li sorveglia
chiamato il nostro Caronte, ma invece di gridare "guai
a voi, anime prave", chiede loro danaro ed orologi.
Il secondo capitolo del libro intitolato Sul fondo e pi
volte lespressione ricorre: giacere sul fondo, eccomi sul
fondo, viaggio verso il fondo, premuti sul fondo.
Occorre ricordare che, nella geografia dantesca,
linferno una voragine a forma dimbuto che si apre
nellemisfero boreale, sotto Gerusalemme, e termina al
centro della Terra, dove si trova Lucifero. Nel libro, il
fondo metafora del campo di annientamento, dove vie-
ne annullata la dignit umana: luomo ridotto a soffe-
renza e bisogno, dimentico di dignit e di discernimen-
to Anche il "tumulto", cio il rumore che Dante perce-
pisce appena varcata la porta dellinferno, ha un preciso
corrispettivo nel buio del Block 30 (la baracca alla quale
assegnato Primo Levi), dove tutti urlano ordini e
minacce in lingue mai prima udite.
La vita nellinfermeria, o Ka-Be, definita vita di
limbo e il limbo il cerchio dellinferno dove si trovano i
non battezzati, dove minore la sofferenza dei dannati. Il
Ka-Be il Lager senza il disagio fisico, una parentesi di
relativa pace.
La musica che accompagna la marcia dei prigionieri
verso il lavoro appare a Primo Levi ricoverato in infer-
meria infernale e la ricorder sempre come la voce del
Lager. I dannati del Lager, come i dannati dellInferno
dantesco, sono paragonati a foglie secche.
Se si esclude il primo capitolo che si svolge sul treno,
in viaggio verso la Polonia, tutta la vicenda ambientata
nel campo di lavoro di Auschwitz, un luogo aperto se si
considera ci che principalmente facevano gli uomini (il
lavoro), chiuso se si dovessero prendere in considera-
zione i vari reparti descritti. Tutti i luoghi, anche quelli
apparentemente meno importanti, ossia che non hanno un
ruolo fondamentale nel racconto, quali il treno o le cuc-
cette, sono menzionati e descritti affinch diano una
maggior enfasi al dramma di chi visse quel campo.
Il periodo della descrizione quello della seconda guerra
mondiale. Il protagonista viene deportato ad Auschwitz
nel 1944; i russi non arriveranno molti mesi dopo.
Nel suo insieme, naturalmente dal mio punto di vista,
il romanzo contiene delle parti che lo rendono pesante
al largo pubblico e, senza aver fatto una corretta analisi,
non ci si asterrebbe a sottolineare il fatto che siano
inutili: i numerosi flashback che rimandano il lettore
alla vita passata del protagonista, rappresentano co-
munque unanalisi corretta affinch sia possibile con-
frontare la sua vita nel Lager con quella passata. Non
sono per assenti eventuali anticipazioni che servono
pi che altro a sottolineare la rassegnazione degli animi
dei deportati. Se questo un uomo un capolavoro
letterario di una misura, di una compostezza gi classi-
che. un'analisi fondamentale della composizione e
della storia del Lager, ovvero dell'umiliazione e degra-
dazione dell'uomo, prima ancora del suo sterminio.


LAccademia Int.le Il Convivio
e lomonima rivista, bandiscono lundicesima edizione del
Premio di Poesia, prosa e arti figurative Il Convivio 2012, e la
sesta edizione del Premio Teatrale Angelo Musco, cui possono
partecipare poeti e artisti sia italiani che stranieri con opere scritte
nella propria lingua o nel proprio dialetto (se in dialetto richiesta
una traduzione nella corrispettiva lingua nazionale). Per i
partecipanti che non sono di lingua neolatina da aggiungere una
traduzione italiana, francese, spagnola o portoghese.
Il Premio diviso in 6 sezioni:
1) Una poesia inedita a tema libero in lingua italiana
2) Poesia a tema libero in lingua dialettale, con traduzione italiana
o nella lingua nazionale corrispondente.
3) Un racconto inedito di massimo 6 pagine (spaziatura 1,5).
4) Romanzo inedito (minimo 64 cartelle).
5) Raccolta di Poesie inedite, di almeno 20 liriche, fascicolate e
spillate (diversamente le opere saranno escluse).
6) Libro edito a partire dal 2002 nelle sezioni: 1) poesia 2) nar-
rativa 3) saggio, per questa sezione inviare i volumi in triplice
copia. Non si pu partecipare con volumi gi presentati nelle
edizioni precedenti del Premio Il Convivio).
7) Pittura e scultura: si partecipa inviando due foto chiare e
leggibili di unopera pittorica o scultorea.
8) Tesi di laurea su argomento o autore siciliano (2 copie).
9) opera musicata ( poesia, canzone, opera teatrale, ecc). L opera
accettata solo ed esclusivamente se accompagna da un DVD.
Premio Teatrale Angelo Musco
diviso in 3 sezioni:
1) Opera teatrale inedita in dialetto sicili
2) Opera teatrale inedita in qualunque lingua (anche dialettale, ma
con traduzione italiana)
3) Opera teatrale edita in qualunque lingua o dialetto.
Scadenza per entrambi i premi: 30 maggio 2012.
Per ulteriori informazioni: enzaconti@ilconvivio.org ; tel. 0942-986036





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Antropos in the world


















































IN QUESTO MESE

SALERNO IN THE WORLD
PREMIO INTERNAZIONALE DI POESIA











La Rivista ANDROPOS IN THE WORLD, di let-
tere arti e scienze, bandisce il premio internaziona-
le di Poesia, riservato a poeti italiani e stranier,
Salerno in the world
Si pu partecipare con una lirica edita o inedita,
mai premiata in altri concorsi. I componimenti
dovranno essere redatti in cinque copie e rigorosa-
mente in lingua italiana, mentre le generalit del-
lautore accompagneranno gli elaborati, inseriti in
busta chiusa ed inviati al seguente indirizzo:
Al Direttore responsabile di Andropos in the
world, prof. Franco Pastore, via Posidonia, 171/h
84128 Salerno Italy.
Per le spese di segreteria richiesto linvio di
10,00 da spillare alla domanda di partecipazione,
redatta nei modi previsti dalla consuetudine: nome,
cognome, indirizzo, numero di telefono, titolo del
lavoro e la dicitura chiede di partecipare al pre-
mio. Le medesime modalit valgono anche per i
partecipanti stranieri.
Il termine ultimo di presentazione degli elaborati
fissato per il trenta aprile 2012.
La giuria, composta da noti esponenti del mon-
do della cultura, sar resa nota al momento della
premiazione. Il giorno e la sede della premiazione
saranno comunicati sulla rivista entro il 30 aprile.
I premi consisteranno in:
coppe e medaglie;
oggetti ed opere darte;
libri e pubblicazioni;
labbonamento gratuito al giornale per un anno;
la pubblicazione sulla rivista di tutti i lavori
premiati.
Per informazioni: androposintheworld@fastwebnet.it
N.d.D.




Pier Francesco Mastroberti manifesta fin da piccolo una notevole propensione artistica,
in particolare per il disegno. Paesaggi e personaggi del posto vengono impressi dalla sua
matita, con un disegnare semplice, elegante, perfino discreto.
Paesaggi come luoghi di memorie senza tempo e volti segnati da sguardi, che danno,
grazie all'estrema pulizia descrittiva dell'artista, il senso di una razza e di un mondo arcaico
che vanno scomparendo
Laureatosi in medicina e chirurgia, presso l'Universit di Napoli ha esercitato la professione ospedaliera
a Salerno. Qui ha vissuto, operando parallelamente nella dimensione della creativit: pittore, grafico,
disegnatore, caricaturista, scultore, acquisendo uno spazio sempre pi ampio e solido nel mondo artistico.
La scultura l'espressione che, per sua esplicita ammissione, privilegia. Ad essa era approdato anche per le
sollecitazioni di un artista prestigioso e sensibile come il maestro Giovanni De Vincenzo, titolare, allora,
della cattedra di scultura presso l'Accademia di Belle Arti di Napoli, che ne intuisce le capacit e la grande
propensione per quest'arte.
Questo incontro determina una svolta fondamentale del suo percorso artistico e culturale, portandolo, per
gradi, ad un espressivismo dai forti contenuti, sostanziato dalla complessit ed universalit delle tematiche
trattate, che gli hanno procurato, fin dagli inizi di questa sua avventura, consensi da ogni parte ed
apprezzamenti di critici autorevoli. Egli non si lasciato mai suggestionare dalle mode del momento, anche
se sempre attento alle realt immanenti del nostro tempo, interpretando con stile semplice ed accessibile a
tutti le contraddizioni drammatiche della societ contemporanea.
Tra le sue creazioni, per ricordarne qualcuna, sono: il Padre Pio confessore eretto nell'area ospeda-
liera in San Leonardo, la ceramica astratto-figurativa, logo dello stesso ospedale, realizzato in colla-
borazione con il prof. Guarino; la Fontana monumentale di Bacco e Arianna, il Padre Pio con i bimbi
e il Monumento ai Caduti a S.Angelo. I crocifissi, i ritratti in bronzo, i pulcinella, la statuina trofeo del
Lumen et Magister, raffigurante il medico medievale, ambito riconoscimento consegnato ogni anno come
Premio Internazionale della Medicina - Citt di Salerno durante le Giornate della Scuola Medica
Salernitana
Negli ultimi anni ha partecipato, con lusinghieri successi di critica, ad esposizioni internazionali a Parigi
ed in Costa Azzurra
A cura di Andropos



DA ALTRE RIVISTE
FRANCESCO MASTROBERTI











Orfeo ed
Euridice



Antropos in the world



















































PIATTI TIPICI DEL MEDITERRANEO - A cura di Rosa Maria Pastore




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LORIGINE - La parola polenta deriva dai termini latini
polleninis e puls-pultis, cio pappa. Considerata un tempo
alimento dei poveri, oggi rivalutata richiama le buone cose
genuine di un tempo e occupa un posto rilevante tra gli alimenti
pi economici. La polenta viene di solito ottenuta da farina gialla
di mais, pianta originaria dellAmerica, importata in Europa da
Cristoforo Colombo. In Italia il mais giunto nella seconda met
del 1500 e le prime coltivazioni si ebbero nel Polesine e nel
basso Veronese.
CRITERI DI ACQUISTO - In commercio troviamo la farina
gialla bramata che si ottiene dalla macinazione grossolana del
granoturco, la farina abburattata che si ricava, invece, macinan-
do tutto il grano e separando la crusca. Tra le diverse qualit di
farina gialla le pi diffuse sono la bergamasca e la veronese,
a grana grossa e di lunga cottura, e la mantovana, a grana
molto fine. Dalla macinazione del granoturco bianco si ottiene la
maizena Sul piano del gusto, la polenta migliore quella che si
ottiene dalla farina di mais vitrea, chiamata anche fioretto.
Esistono in commercio anche polente gi pronte e confezionate
sottovuoto, oppure farine per polenta a cottura rapida. La farina
di granoturco non si conserva a lungo perch si altera facilmente,
specialmente se ottenuta da grano non bene essiccato o guasto.
Una buona farina non deve presentare n macchie brune o
verdastre, n sapore e odore sgradevoli n si deve agglomerare
quando viene stretta tra le mani.
VALORE NUTRITIVO - La farina di mais ricca di carboi-
drati, in particolare di amido, mentre scarsa di proteine e di
vitamine, in particolare di vitamina PP o antipellagra. Un tempo
la mancanza di questa vitamina era causa di una malattia, la pel-
lagra, frequente presso le popolazioni economicamente depresse,
che si nutrivano quasi esclusivamente di polenta. Oggi questa
malattia scomparsa e il consumo di polenta non ha in pratica
alcuna controindicazione. Ogni 100 grammi di farina danno 369
calorie. La sostanza proteica pi importante contenuta nella
farina gialla la zeina, che quasi priva di aminoacidi essenziali
quali il triptofano e la lisina.
COME SI CUOCE - La farina si cuoce di solito in acqua
salata. Per alcuni piatti si pu usare, in tutto o in parte, brodo
vegetale o latte. Si osservi per che:
- Le porzioni farina-liquido variano a seconda della macinatura,
del tempo e della temperatura di cottura. Grosso modo occor-
rono 2 litri di liquido per 500 grammi di farina, calcolando una
cottura prolungata a pentola scoperta e fuoco vivace. Una
misura pi pratica la seguente: 3,5 dl di liquido per ogni 100
g di farina.
- Per la polenta a cottura rapida regolarsi secondo le istruzioni
della confezione.
- Se durante la cottura la polenta appare troppo asciutta si pu
aggiungere acqua calda da far assorbire, poco alla volta.
- Se la polenta appare troppo molle basta prolungare la cottura;
assolutamente proibito, invece, aggiungere altra farina.
GLI ABBINAMENTI IDEALI - Labbinamento della polenta
a carni o latticini origina eccellenti piatti unici, validissimi sotto
il profilo nutritivo per lapporto proteico, lipidico e glucidico.
RICETTA BASE
Ingredienti e preparazione per 4 persone
Mettere al fuoco una pentola (occorrerebbe il paiolo) con 1 litro
e di acqua e una cucchiaiata di sale grosso; appena lacqua




comincia a bollire versarvi a pioggia 400
gr. di farina gialla a grana grossa, mesco-
lando energicamente con un cucchiaio di
di legno per evitare che si formino grumi. Lasciarla cuocere
almeno unoretta, mescolandola quasi continuamente e solle-
vandola bene dal fon do della pentola. Sar giunta a completa
cottura quando comincer a staccarsi, sfrigolando, dai bordi del
recipiente. Versare la polenta su un tagliere e servirla calda.
GNOCCHI DI POLENTA
Ingredienti e preparazione per 6 persone
Preparare la polenta seguendo la ricetta base, rovesciatela
appena pronta, su un piano da lavoro, quindi stendetela con una
spatola fino ad avere uno strato alto circa un centimetro.
Nel frattempo preparare la besciamella: far imbiondire 70 gr di
farina in 70 gr di burro, mescolando velocemente con un cuc-
chiaio di legno perch non si attacchi sul fondo del recipiente,
poi diluire con litro di latte caldo. Insaporire con un pizzico
di sale e far cuocere la salsa per circa 5 minuti. Incorporare alla
besciamella 180 gr di gorgonzola tagliato a dadini, un po di
pepe e lasciare ancora sul fuoco qualche minuto.
Utilizzando un bicchiere, ricavare dei dischetti dalla polenta
fredda. Disporli in una pirofila imburrata, sovrapponendoli leg-
germente, versarvi sopra la besciamella al formaggio, cospargere
con 180 gr di groviera grattugiato e infornare per 20 minuti.
Portare gli gnocchi in tavola nel loro recipiente di cottura.
POLENTA CON INTINGOLO DI CONIGLIO
Ingredienti e preparazione per 4 persone
Preparare la polenta seguendo la ricetta base. Far soffriggere in
50 gr di burro 20 gr di cipolla tritata e 3-4 foglie di salvia, ag-
giungere 800 gr circa di coniglio tagliato a pezzetti, condirlo
con sale e pepe e farlo dorare mescolando spesso. Bagnare con 1
dl scarso di vino bianco secco, farlo ridurre a buon calore, ag-
giungere 200 gr di polpa di pomo-doro passata al setaccio, far
prendere lebollizione, coprire il recipiente de portare il coniglio
a cottura aggiungendo, se fosse necessario, qualche cucchiaio
dacqua.Versare la polenta ben cotta sul tavolo di marmo inu-
midito e stenderla dello spessore di 1 cm circa. Tagliarla a fette,
disporre le fette in piatti individuali, coprirle con lintingolo di
coniglio e servire.
TORTA AMOR DI POLENTA
Ingredienti e preparazione per 6 persone
Ammorbidire in una terrina gr 150 di burro, lavorarlo fino a
renderlo cremoso, poi incorporarvi 200 gr di zucchero a velo,
mescolare ancora bene con un cucchiaio di legno fino ad
ottenere un composto omogeneo. Aggiungere alla miscela 3
uova intere e poi tre tuorli, uno alla volta, evitando di unire il
successivo se il precedente non stato perfettamente incor-
porato. Mescolare poi il composto con una frusta elettrica fino
a quando sar diventato gonfio e spumoso. Tritare nel mixer 75
gr di mandorle pelate e tostate con 100 gr di farina gialla, pas-
sare la polvere ottenuta al setaccio e aggiungerla al composto.
Versare a pioggia 100 gr di farina bianca, incorporare
bicchierino di rum e 2 cucchiai di latte. Imburrare uno stampo,
riempirlo con limpasto e sistemarlo nel forno preriscaldato a
200 lasciandovelo per 40 minuti circa.
VINO CONSIGLIATO: saranno i condimenti e gli accosta-
menti ad orientarvi sulla scelta del vino bianco o rosso.
FRUTTA: Come sempre, quella di stagione.






- 23 -

Antropos in the world


















































DALLA REDAZIONE DI BERGAMO


LA FONTANA DEL CONTARINI

Rivolgiamo il nostro caloroso saluto a tutti i lettori di
Andropos in the World dalla neonata Redazione di Berga-
mo.
Apriamo questa nostra collaborazione presentando il monu-
mento-simbolo della Citt, collocato nel cuore medievale del
centro storico di Bergamo: la Fontana Contarini in Piazza
Vecchia.
Calata tra le quinte del meraviglioso scenario di Piazza
Vecchia, la fontana pi famosa e pi fotografata di Bergamo
ed anche lunica ad essere entrata nella medaglistica. Le-
vento commemorativo stato organizzato dal Circolo Numi-
smatico Bergamasco, che le ha dedicato la prima emissione
del 1980, con una medaglia opera dello scultore Carlo Scar-
panti, realizzata in occasione dei duecento anni di vita del
monumento.
La Fontana del Contarini, pi nota come la Fontana di
Piazza Vecchia, fu commissionata nel 1780 dal Pretore e
Prefetto veneto della Citt Alvise II Contarini (per distinguerlo
dal padre, il nobile Alvise), gentiluomo veneziano che in
occasione della scadenza del suo secondo periodo di reggenza
volle donare alla cittadinanza questa preziosa fontana a
memoria degli anni trascorsi a Bergamo, in qualit di Capitano
della Citt.
Alvise II Contarini fu Capitano a Bergamo dal 1746 al
1749 e in questo triennio lasci buona fama di s come
amministratore, per aver risolto innumerevoli controversie e
per aver eliminato sul territorio bergamasco abusi ed ingiu-
stizie. Fu di nuovo a Bergamo, come vice Podest, dal 6
novembre 1779 al 18 marzo 1781. Le sue opere, in questo
periodo di buon governo, furono il ponte sul torrente Lesina
in valle S. Martino, la sistemazione della biblioteca pubblica,
la realizzazione in muratura dei ponti di accesso alle porte S.
Agostino, S. Giacomo e S. Lorenzo. Una decisione, questulti-
ma, attuata quando le mura come struttura difensiva avevano
ormai perso la loro funzione originaria e perci i traballanti
accessi di legno non avevano pi ragione militare.
Alla fine di questo secondo mandato politico, nel 1780
appunto, il Contarini fece commissionare per la cittadinanza la
costruzione della fontana di Piazza Vecchia, legando per
sempre il suo nome alla storia della Citt. La popolazione
dimostr al Contarini una grande riconoscenza non solo per il
pregio e lalto valore artistico del monumento, ma anche per
limportanza e la rarit delle fonti che allora rifornivano
dacqua Citt Alta.
Come si legge negli Statuti dellepoca, lo stesso Contarini
diede infatti precisi ordini al Magistrato addetto alle strade,
che era responsabile anche delle fontane, di prestarsi con
attenta cura ed impegno alla conservazione di essa, tanto per
la sua materiale struttura quanto per la continua affluenza
delle acque.
In precedenza, la Piazza era servita da un semplice pozzo
che, come si legge nella Effemeride Sagro Profana del
Calvi, venne edificato nel 1568 con una larghezza di tre
braccia ed una profondit di cinquanta: era in pietra di
Zandobbio, realizzato su disegno di Alessandro Fantoni e
situato nella parte della Piazza che scende nella via del
Gombito.
La fontana del Contarini fu eseguita verso la fine del 1780,

forse da un artista veneziano chiamato a Bergamo su
commissione, di cui non si tramandato il nome. In marmo
bianco di Zandobbio, la fontana presenta un ricco corredo
decorativo: si presenta a tre getti dacqua con una vera
centrale e due vasche a lato, fiancheggiate da due serpenti a
forma di caduceo e fronteggiate da una sirena, che risulta
contornata da quattro leoni disposti a formare un anello
circolare. Dal vivace gusto compositivo ed ornamentale la
fontana appoggia su un gradino a pianta quadrilobata ed
recintata da catene cadenti, che si allacciano da bocca in
bocca, passando dai serpenti ai leoni.
Nel 1855 la fontana del Contarini venne rimossa da Piazza
Vecchia, fra non poche polemiche, per lasciare il posto al
monumento dedicato a Giuseppe Garibaldi. Smembrata in
pezzi, venne trasportata in un anonimo cortile nei pressi della
Chiesa di S. Maria Maggiore.
Il problema della ricollocazione della fontana giunse ad
una soluzione definitiva per opera di Ciro Caversazzi, allora
assessore comunale, solo nel 1920, quando la statua di
Garibaldi, rinnovata nel piedistallo, venne trasferita a
Bergamo Bassa e collocata al Centro della Rotonda dei Mille.
Lintervento di reinserimento della Fontana del Contarini nel
luogo originario venne effettuato sulla scorta di un disegno
planimetrico della Piazza, risalente al 1817.
A dicembre del 1984, la fontana di piazza Vecchia,
smantellata e portata in clinica presso il laboratorio della
ditta Bugini Marmi ad Entratico, fu sottoposta ad un accu-
rato e sistematico lavoro di restauro, a causa del pesante de-
grado, sotto la supervisione dellUfficio Tecnico del Comune
di Bergamo e la Soprintendenza ai Beni Ambientali ed
Architettonici di Milano.
Solo la vasca centrale, in pessime condizioni di conser-
vazione, venne restaurata sul posto mediante interventi di
rinforzo allinterno e allesterno della struttura con sbarre e un
contorno in gesso, evitando cos possibili rotture durante la
delicata fase di trasporto. Nellintervento di recupero della
struttura monumentale venne anche costruita una solida base
dappoggio, su cui ricollocare la Fontana, a restauro effet-
tuato, dal momento che perdite dacqua ed infiltrazioni
avevano gravemente danneggiato la rudimentale base preesi-
stente, costituita per buona parte da semplice terriccio.
Cos la fontana Contarini tornata a rappresentare sim-
bolicamente il centro storico della Citt di Bergamo, oggi vi-
sitata da centinaia di turisti italiani e stranieri, anche grazie al
frequentatissimo aeroporto di Orio Al Serio, collocato a poca
distanza dallo splendido cuore medievale della citt orobica.

Maria Imparato




Antropos in the world




















































DENTRO LA STORIA di Franco Pastore
Mafalda di Savoia LA ROSA DI BOUCHENWALD




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Il 23 settembre del 1925, Mafalda sposa il principe te-
desco Filippo d'Assia, tenente nell esercito prussiano, nato
a Rumpenheim il 6 novembre 1896. Il dono di nozze del pa-
p Vittorio Emanuele fu un piccolo casale romano, situato
tra i Parioli e villa Savoia cui gli sposi dettero il nome di
villa Polissena, in memoria della principessa d'Assia, che
and felicemente in sposa a Carlo Emanuele III di Savoia.
Tutto sembrava procedere per il meglio.
Il nazismo, pur non riconoscendo titoli nobiliari utilizz
il principe dAssia nelle SS e vari incarichi. Mafalda, nei
primi tempi, ammirava Hitler che, per i suoi quattro figli, le
aveva conferito la croce al merito (come a tutte le mamme di
numerosa prole) e lei ne fu orgogliosa.
Nel 1943, dopo la destituzione di Mussolini, l'affida-
mento del governo a Badoglio e la firma dell'armistizio con
gli alleati, i tedeschi organizzarono l'arresto di tutti i re-
gnanti, oltre il disarmo delle truppe italiane.
Badoglio e il re fuggirono al Sud ma non tutti i Savoia,
tra cui Mafalda, hanno la possibilit di mettersi in salvo. A
fine agosto, infatti, Mafalda era partita per Sofia. Su questo
viaggio si danno pi spiegazioni: qualcuno dice che era an-
data ad assistere la sorella Giovanna il cui marito, re Boris
di Bulgaria, si era gravemente ammalato.
Qualcun altro dice vi si rec con l'intento segreto di
dare un regno allo zio materno. In altri testi si dice che
Boris di Bulgaria sia stato fatto uccidere da Hitler per non
essersi schierato con la Germania... Comunque siano andate
le cose, la principessa non ebbe la possibilit di occuparsi
della sua famiglia, in quei terribili frangenti e nessuno l'av-
vert di ci che stava accadendo. Il 7 settembre, Mafalda
riparte da Sofia per l'Italia; l'8 settembre a Budapest, il 9
settembre, forse qualcuno la informa di ci che stava suc-
cedendo e si appresta a prendere un aereo di fortuna, per
raggiungere i fuggiaschi. Atterrata a Chieti Scalo, il 12, non
trova nessuno. Intanto, i tedeschi liberano Mussolini,
l'aeroporto gi in mano loro, come la capitale, e fa appena
in tempo a rivedere i figli, custoditi in Vaticano da un tal
Montini (il futuro Paolo VI).
Il 23 mattina, chiamata al comando tedesco, per l'ar-
rivo di una chiamata telefonica del marito da Kassel in Ger-
mania. E' un tranello. Subito arrestata, messa su un aereo,
la sua prima destinazione Monaco, poi Berlino, infine vie-
ne deportata al lager di Buchenwald, dove rinchiusa nel-
la baracca n.15, sotto il falso nome di frau von Weber, con
una anziana coppia, che si occupava di lei. Per andare al co-
mando tedesco, si era vestita, pensando che si trattasse di
un impegno di pochi minuti, con un modesto vestito nero.
Con quello fu arrestata, ed molto probabile che quel vesti-
tino nero l'abbia accompagnata per tutta la terribile esperien-
za del lager, fino alla morte.
Mafalda e' ospitata in una baracca ai margini dei campo,
una baracca destinata a prigionieri di riguardo: ospita, fra
gli altri, un ex deputato social-democratico tedesco e sua mo-
glie. Il regime , comunque, durissimo: vitto insufficiente,
freddo invernale intenso e vestiti estivi,
divieto di rivelare la propria identit
e, per scherno, i nazisti la chiama-
no Frau Abeba. La principessa
delicata e deperisce rapidamente.
Malgrado i divieti nazisti,la noti-
zia si diffonde fra i prigionieri ita-
liani del campo: la figlia del Re si
trova a Buchenwald. Alcuni Italiani
cercano di aiutarla. Si sa che mangiava pochissimo e che
quando poteva quel poco che le arrivava in pi lo offriva
a chi aveva pi bisogno di lei.
Nell'agosto del '44, gli anglo-americani bombardarono
il lager e la baracca in cui era la principessa fu distrutta.
Gli occupanti si erano rifugiati nella trincea che circondava
la baracca ma ci non fu sufficiente a salvare la princi-
pessa da una esplosione che le produsse bruciature e con-
tusioni varie, Mafalda ha il braccio sinistro maciullato. Fu
trasportata distesa su una scala. Ad un certo punto, nel
traversare cos il lager, riconosce due prigionieri italiani
dalla 'I' cucita sulla schiena. Fa loro segno di avvicinarsi e
chiede di essere ricordata, dopo la sua morte, non come una
principessa, ma come di una loro sorella. Ricoverata
nell'infermeria del campo, senza cure Mafalda peggiora.
Insorge la cancrena e si decide di amputare il braccio.
Dopo quattro giorni di tormenti, per le piaghe infette, fu
sottoposta ad una operazione lunghissima e di sconcertante
durata. Ancora addormentata, Mafalda viene riportata nel
postribolo e quivi lasciata senza altre cure. Al mattino era
morta dissanguata.
Il dottor Fausto Pecorari, radiologo internato a Bu-
chenwald, ritiene che la principessa sia stata operata volu-
tamente in ritardo e con quella procedura, per provocarne
la morte. Quel sistema di eliminazione era gi stato appli-
cato, a Buchenwald, su altre personalit, delle quali vole-
vano sbarazzarsi.
Il 28 agosto 1944, Il suo corpo, completamente denu-
dato, venne gettato sul mucchio dei cadaveri del bombar-
damento, per essere cremato. Padre Tyl, il prete boemo del
campo, riesce ad ottenere, che il corpo venga sottratto alla
cremazione, per essere sepolto, in una bara di legno, in una
fossa con su scritto 262 eine enberkannte-
fraue" ( 262 -donna sconosciuta).
Finita la guerra, un gruppo di marinai di Gaeta, ex
prigionieri di Buchenwald, identificano la tomba e conse-
gnano i resti di Mafalda alla famiglia. Oggi, la principessa,
riposa nel piccolo cimitero degli Assia, nel castello di
Kronberg in Taunus (Francoforte sul Meno).






C solo da piangere!!





- 25 -

Antropos in the world


















































IL PERSONAGGIO DEL MESE - A cura di Andropos
Mina
Mina nasce a Busto Arsizio nel 1940. Nel 1943, infatti,
quando Mina ha tre anni, fanno ritorno a Cremona con
residenza prima in Viale Po e successivamente in Corso
Mazzini. Mina simbolo della citt di Cremona da quando,
allinizio della sua carriera, la conterranea giornalista e
amica Natalia Aspesi coni per lei il soprannome Tigre di
Cremona. Poco tempo dopo il trasferimento nasce Alfredo,
fratello minore di Mina, che morir in un incidente stradale
nel 1965, a ventidue anni. Anch'egli aveva intrapreso la
carriera di cantante, soprannominato dalla stessa Mina
"Geronimo", per via del naso aquilino.
All'et di tredici anni il padre la iscrive alla Canottieri
Baldesio, societ sportiva frequentata dalla buona bor-
ghesia cremonese. Diventa una discreta nuotatrice, parte-
cipa a diverse gare e in una competizione regionale si
classifica seconda. Proprio sul bordo della piscina intorno
ai sedici anni, conosce il suo primo ragazzo, Daniele Paro-
lini, prestante terzino della Cremonese, che poi diventato
cronista sportivo al Corriere della Sera. A infonderle
l'amore per la musica sua nonna Amelia, cantante lirica,
che preme perch prenda lezioni di pianoforte, ma lo studio
teorico non fatto per lei. Dopo aver concluso le scuole
medie presso il collegio di suore della Beata Vergine inizia
a frequentare l'Istituto tecnico commerciale statale Beltra-
mi, ma tale indirizzo non risponder mai alla sua propen-
sione: studia svogliatamente e alla fine del quarto anno
lascia la scuola volgendosi alle proprie passioni. Ha altri
interessi, ama leggere, soprattutto libri di fantascienza, ma
cantare ci a cui si dedicher con pi slancio e passione.
Si esibiva gi a scuola, su richiesta dei compagni, nei
momenti di ricreazione.
Il debutto avviene il 23 settembre 1958 a Rivarolo del
Re, comune del cremonese: gli Happy Boys devono esibirsi
alla serata finale della rassegna insieme a due cantanti
famosissimi in quel periodo, Natalino Otto e Flo Sandon's,
interpreti di molti successi e reduci da una partecipazione al
Festival di Sanremo. L'esibizione di Mina entusiasmante
a tal punto che il pubblico chiede a gran voce il bis. Tra gli
organizzatori, se pur soddisfatti, c' un certo imbarazzo,
poich il bis era previsto per Natalino Otto e Flo Sandon's, i
quali se ne vanno un po' risentiti. Alcuni anni dopo Flo
Sandon's trovandosi ospite a Canzonissima e ricordando
l'episodio con lei, allora presentatrice della trasmissione,
pubblicamente ammetter: Quella volta tu, Mina, mi hai
rovinato la serata.
Debutta in televisione il 1 marzo 1959, nella popolare
trasmissione Lascia o raddoppia condotta da Mike Bon-
giorno, con il brano Nessuno. Proprio in quegli anni vanno
affermandosi giovani cantanti come Adriano Celentano,
Tony Dallara, Giorgio Gaber, Joe Sentieri e altri, che pro-
pongono in italiano la nuova musica americana: il rock and
roll. La stampa conier per loro il termine di urlatori. Il 4
aprile 1959 Mina viene chiamata a partecipare a una
puntata de Il Musichiere di Mario Riva dedicata agli
urlatori: al centro della scena un juke-box dal cui retro
uscivano i cantanti; Mina canta il suo successo


del momento, Nessuno. L' ultimo 45 giri
inciso come Baby Gate Splish splash,
presentato il 29 agosto 1959 in Buone
vacanze. Successivamente lo pseudo-
nimo verr abbandonato, visto l'esplo-
dere del fenomeno Mina. Con Nessu-
no partecipa anche a Canzonissima 1959,
condotta da Delia Scala, Paolo Panelli e Ni-
no Manfredi, in cui duetta tra gli altri con Wilma
De Angelis, interprete originale della canzone, e succes-
sivamente anche con Tonina Torrielli nel brano Tua, pre-
sentato al Sanremo di quell'anno da una "scandalosa" Jula
de Palma. Sempre nel 1959 arrivano i primi ricono-
scimenti: il "Juke Box d'oro" e il "Microfono d'oro".
Con Tintarella di luna del 1959, Mina raggiunge per la
prima volta la prima posizione in hit-parade; il brano
diventa un vero e proprio simbolo della epoca.
Nel 1960 Mina in gara alla decima edizione del
Festival di Sanremo: il 28 gennaio presenta Non sei felice
in doppia esecuzione con Betty Curtis; il 29 gennaio
vero in doppia esecuzione con Teddy Reno. Il 30 gennaio
si ripresenta con vero. Non vince, la canzone si clas-
sifica al settimo posto ma per Mina comunque un suc-
cesso: per la richiesta dei suoi dischi, la Italdisc costretta
alla pubblicazione di due o tre 45 giri al mese. Nello
stesso anno tra i protagonisti del film Urlatori alla
sbarra, insieme ad Adriano Celentano, Brunetta, Joe
Sentieri e altri ancora. Il film uno spaccato sul mondo
degli urlatori. In seguito esce Il cielo in una stanza, brano
scritto da Gino Paoli, arrangiato da Tony De Vita, che
diventa il 45 giri pi venduto dell'anno: entrer in
classifica anche in Spagna e negli Stati Uniti. Il cielo in
una stanza rimarr in assoluto uno dei suoi massimi
successi e pu considerarsi una prima evoluzione nella
carriera di Mina. Partecipa come ospite fissa alle sei pun-
tate del programma tv Sentimentale, dove presenta altri
successi come la gi citata Una zebra a pois e Briciole di
baci. Inoltre, ritorna a Canzonissima, dove nel corso delle
varie puntate propone alcune tra le sue pi recenti
incisioni (Tintarella di luna, Il cielo in una stanza, Folle
banderuola ed vero, in duetto con Umberto Bindi),
unitamente a brani come Na sera 'e Maggio (con cui
giunge alla finale), O Sarracino, Ma l'amore no e Violino
tzigano ; interpreta anche la delicatissima sigla finale Due
note.
ormai famosa a tutti gli effetti e in questo periodo
inizia a conoscere anche i lati pi negativi della esasperata
notoriet, primo su tutti, sar la cantante pi fotografata,
inseguita, richiesta, il tutto si svilupper in brevissimo
tempo. A tutt'oggi uno dei personaggi a cui sono state
dedicate pi copertine dello storico settimanale TV Sorrisi
e Canzoni. (Continua)
_________________________________
LImportante finire
http://www.youtube.com/watch?feature=player_detailpage&v=i55vTIpICK8
Ancora, ancora, ancora
http://www.youtube.com/watch?v=tkmNkb_1dGM&feature=player_detailpage





Antropos in the world




















































IMMAGINI DUN ALTRO TEMPO: A cura di Andropos
Carosello



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Carosello nasce nel lontano 1957, in pieno boom
economico a pochi anni dall'avvento della televisione in
Italia. La pubblicit fino ad allora appariva sulla cartel-
lonistica oppure con passaggi radiofonici. L'impatto di
Carosello stata una molla trainante per tutti. Dalle aziende
che pubblicizzavano i loro prodotti, alla voglia di consumi-
smo e di benessere dopo i tanti anni di guerre e difficolt,
alla fantasia dei bambini che iniziavano a conoscere un
mondo nuovo che avevano visto solo al cinematografo, fatto
anche di volti di cui avevano solo sentito parlare o letto su
libri e giornali.
Proprio ai bambini rimasto indissolubilmente legato
carosello con l'ormai arcinota "a nanna dopo carosello! ".
Ancora oggi questa frase riecheggia, essendo divenuta quasi
un modo di dire senza che i bambini dei giorni nostri magari
sappiano veramente cosa sia e, soprattutto, cosa sia stato
carosello. Anche perch, probabilmente, oggi gli orari di
"nanna" sono completamente diversi.
Dicevamo della nascita di carosello che avvenne in tutta
fretta la notte precedente la prima messa in onda (3 febbraio
1957). Con la sigla ideata e diretta dal duo Emmer e
Taurelli, con gli spot che dovevano pervenire in bianco e
nero e in 35 mm. ed ognuno doveva durare due minuti e
quindici secondi, con un massimo di 35 secondi di pubblici-
t. Ogni Carosello racchiudeva quattro spot e andava in
onda tutti i giorni dopo il telegiornale sull' unico canale Rai.
La societ degli anni 60 e inizio anni 70, nonostante i
vari drammi nel mondo e nel nostro paese - rimane
tranquilla. I ragazzi del 56 sono i ben accettati in una
societ quella del dopoguerra che manifesta ancora
positivit: fenomeni come il bullismo nella scuola , lalcol, il
tabacco o lo stupefacente non esistono; appena gli consen-
tito, fra amici coetanei bevono aranciata e latte. Lamicizia
in generale buona e, nonostante lesuberanza intrapren-
dente dei pi anziani, loro tendono a socializzare.
La salute e il benessere psicofisico, creato da modesti
fattori economici famigliari, sociali e ambientali, nella
media buono e non crea disuguaglianze. Pure ligiene
della persona buona: i ragazzi del 56 tendono a curare il
loro aspetto e il loro abbigliamento. A scuola sono ordinati
e tengono a posto quaderni e libri. Hanno una immagine di
s positiva, pulita perch i messaggi che provengono dal-
lesterno sono messaggi ancora positivi.
I ragazzi del 56, guardano pochissimo la televisione,
forse questa la loro salvezza -, vanno a dormire presto
intorno alle 21, subito dopo Carosello, la trasmissione
televisiva pi amata dalle famiglie italiane. Studiano con
interesse e fanno i compiti con impegno. La famiglia
modesta il centro della loro societ, dove i ragazzi
rimangono sereni assimilandone i valori. La scuola ben
accettata in un contesto di educazione e di rispetto, che la
fanno il centro propulsore di una societ avviata verso il
benessere, e dove ladolescente impara ben presto a con-
frontarsi. A completare il quadro il periodo di grande fe-
de con la F maiuscola, dove i ragazzi assimilano tutto

quello che serve per la loro crescita spirituale.Tra laltro,
la societ ben avviata, apparentemente tranquilla, con un
inizio positivo, anche se il cambiamento dietro langolo.
Negli anni successivi vennero
fatte modifiche marginali del ca-
rosello: dalla durata degli spot,
alle sigle, alla scena iniziale ed
ai siparietti che non per nulla af-
fievolirono l'interesse dei telespettatori.
Nel frattempo aveva iniziato le proprie trasmissioni
rai due ed erano iniziati altri programmi pubblicitari di
pi corta durata come: Tic-Tac, Gong, Arcobaleno, Inter-
mezzo ed altri. Il 1 gennaio 1977 andava in onda per
l'ultima volta carosello.
______________________
Carosello - Star:
http://www.youtube.com/watch?v=La56pMdrjKw&feature=player_detailpage
Carosello Doppio brodo Star:
http://www.youtube.com/watch?v=HEsno3EgSNk&feature=player_detailpage
Carosello Svelto:
http://www.youtube.com/watch?v=LRWsyTFAKeE&feature=player_detailpage
Carosello Ava:
http://www.youtube.com/watch?v=Xc46PzAZOKs&feature=player_detailpage



EACCADUTO A
Buchenwald

Come se fosse possibile
dimenticare lorrore,
quando, nelle orbite vuote,
grida ancor la paura.
Il sole continua a brillare
sullumana tragedia:
da sempre, il potere
si nutre di gelida morte.
E la bestia,
assopita nelluomo,
continua a colpire,
che giova il ricordo
se, ovunque,
non cessa il morire?
Son ebrei, ceceni, iracheni,
o soldati dItalia,
sono zingari, oppure
fratelli di colore diverso,
ad ognuno occorre la pace
sotto quella bandiera,
ove Cristo impresse
la Croce
sullaltare del Golgota.



Franco Pastore
(da Terza pagina 29/1/04)




- 27 -

Antropos in the world


































































































O CIUCCIO e O PASSERO
( E cunsiglie ca nun se pagano, nu s bbune.)
Cera na vota
nu ciuccio, assunnato,
troppo stanco per andarsi a cucc,
se sdraije sopra un lago ghiacciato,
e russnne se metttte a sunn.
Naucelluzzo navtte piet
e o vultte per forza scet:
- Stai durmenne sopra un ghiacciato,
si se scioglie, tu mure affucte!-
Ma o ciccio ciccio si sa
manco Cristo o fa arragiun:
se tirve a cra nd csse,
se chiurtte o pertse de rcchie
e addurmtte perfine pellcchie.
Mentre stva nd meglio do sunno,
nfnn lago scenntte arrutnne,
Se muvtte che cosce arrancnne
ma niscine o puttte salv.
_________
Fabula docet (O 0o oqi) :
I consigli che non si pagano non sono considerati.
Il troppo lavora uccide.

(Da Asopos, favole in napoletano di F.Pastore)

Lasino ed il passero
(Oivo ko otouo)
C'era una volta un asino stanco, che
non se la sentiva di camminare fino alla
stalla. Era inverno, faceva molto freddo
ed erano ghiacciate tutte le strade. - Io
mi fermo qui! lasino disse, buttandosi
per terra. Un passerotto affamato
gli si pos vicino e gli disse nell'orecchio:
- Asino, tu non sei sulla strada, ma
sopra un lago ghiacciato. Stai attento -
Pieno di sonno, l'asino fece un grande
sbadiglio e si addorment. Ma il calore
del suo corpo incominci, a poco a
poco, a sciogliere il ghiaccio, che, con
uno schianto, si ruppe. Quando si trov
nell'acqua, l'asino si dest allarmato;
ma era troppo tardi, ed affog.
______________________
Asopo VIII



Lexicon necessarium:
Assunnte: piena, morta di sonno.
A cucc: a coricarsi; dallit. coricare, per sincope
Ed assim. Regressiva (rc=cc).
Csse: cosce, gambe; dallacc. lat. coxa(m)
LO SAPEVATE CHE
La galleria pi lunga del mondo, in fase di costruzione, la "Aptransit" in Svizzera che sar lunga, una volta ultimata, 57
Km e riguarder il traffico ferroviario. Attualmente sempre in Svizzera c' la galleria ferroviaria del Lotschberg che collega il
cantone Berna al cantone Vallese ed lunga 34,6 Km. La galleria stradale pi lunga del mondo attualmente il tunnel di
Laerdal in Norvegia ed lunga 24,51 Km aperta nel 2000, prima di tale data il primato era detenuto dalla galleria del San
Gottardo in Svizzera lunga 16,918 Km.
Il cuore un motore perfetto - Oltre 2 miliardi e mezzo di battiti, da prima della nascita e poi per tutta la vita;
incessantemente, senza perdere un colpo. Il cuore un motore perfetto! Neppure quello della Ferrari cos affidabile. E'
anche potentissimo: pompa circa 8-9000 litri di sangue in un giorno, oltre 3 mila tonnellate in un anno; in una vita
l'equivalente della stazza di una grande portaerei. Affidabile, potente, ma anche flessibile: si adatta prontamente alle
necessit; rallenta e consuma poco durante il riposo, accelera senza ritardi per uno sforzo o un emozione. Questo gioiello
della natura il tuo motore, lavora per te e merita le tue attenzioni. Basta poco: metti la benzina giusta, evita inutili
fuorigiri, dai un occhio alle spie del cruscotto e ogni tanto fai il tagliando.
Le spie del cruscotto del cuore - Fumo, colesterolo elevato, pressione alta, sedentariet, obesit, diabete: i medici li
chiamano "Fattori di rischio", per te sono le spie del cruscotto del cuore. Se tutte queste spie restano spente, puoi andare
tranquillo, le probabilit di un guasto sono minime; certo dopo i 100.000 Km l'usura si far sentire, ma i 200.000 sono
facilmente raggiungibili se le spie restano spente. Ma se una spia si accende la probabilit di un guasto aumenta, se poi se ne
accendono simultaneamente 2, 3 o 4 allora i rischi salgono vertiginosamente; le probabilit di doversi fermare non aumentano
solo di 2, 3 o 4 volte ma addirittura di 10-20 volte. Correggi il tuo stile di guida, rallenta, controlla i livelli... le spie si spengono
e il viaggio pu riprendere senza intoppi.
Il metr di Madrid - Inaugurato nel 1919, uno dei pi rapidi e pi ecologici. Conta dodici linee regolari e tre di
Metropolitana leggera. Attualmente conta 300 stazioni, gran parte dotate di ascensori. Tra il 2003 e il 2007 sono state costruite
81 nuove stazioni, il pi grande ampliamento della linea metropolitana della storia. Inoltre si sta avviando un progetto di
miglioria delle stazioni pi vecchie, in modo da evitare grandi differenze con quelle di recente costruzione.



AISOPOS ET PHAEDRUS IN NAPOLETANO


Antropos in the world




















































DE COGNOMINE DISPUTMUS a cura di Gaetano Rispoli
(1)



- 28 -
Il soprannome lorma di una identit forte, che si
imposta per una consuetudine emersa dimprovviso, il rico-
noscimento di una nobilt popolare, conquistata in virt di
un ruolo circoscritto alla persona, quasi una spinta naturale
a proseguire nella ricerca travagliata di un altro s. Il
sistema antroponimico era dunque binominale, formato da
un nome seguito o da unindicazione di luogo (per es.:
Jacopone da Todi), o da un patronimico (Jacopo di Ugo-
lino) o da un matronimico (Domenico di Benedetta) o da un
attributo relativo al mestiere (Andrea Pastore), et cetera. Il
patrimonio dei cognomi era pertanto cos scarso, che
diventava necessario ricorrere ai soprannomi, la cui origine
non ha tempi e leggi tali, da permettere la conoscenza di
come si siano formati, e la maggior parte di essi resta
inspiegabile a studiosi e ricercatori.
Spesso, la nascita di un soprannome rimanda ad acco-
stamenti di immagini paradossali ed arbitrari. Inutilmente ci
si sforzerebbe di capire il significato e lorigine di sopran-
nomi come "centrellaro" o come "strifizzo" o "trusiano",
lavorando solo a livello di ricerca storica e filologica. E
cos, moltissimi soprannomi restano inspiegabili, incom-
prensibili, perch si perso ormai il contesto storico,
sociale e culturale o, addirittura, il ricordo delloccasione
in cui il soprannome nato. Solo dunque i soprannomi che
hanno un preciso riscontro nel mondo quotidiano e quelli di
conio pi recente possono essere interpretati, spiegati e
capiti; per gli altri dobbiamo accontentarci di avere le
raccolte. I primi cognomi appaiono in Italia nel IX secolo
come prerogativa distintiva di una classe privilegiata, poi
man mano il fenomeno si diffonde sempre pi, fino ad arri-
vare. in epoca rinascimentale ad essere abbastanza diffuso.
Non ancora comunque una caratteristica ereditaria, ma
piuttosto un carattere distintivo della persona, solo i nobi-
li trasferiscono ai figli primogeniti l'uso dell'identificativo
del casato, che cos si perpetua. Verso il XVIII secolo il bi-
sogno di far un po d'ordine e la necessit di identificare
popolazioni diventate ormai troppo popolose porta all'im-
posizione per legge dell'obbligo del cognome.
Questo mese, ci occuperemo del cognome: Botteri

(Calle dei botteri) a S. Cassiano. L'arte dei Botteri,
detta anche dei Bottiglieri, era sotto la Purificazione di
M. V. ed aveva Scuola in faccia la chiesa dei Crociferi
(poscia dei Gesuiti) da tempo antico per certo, poich
col esiste tuttora una lapide, alla Scuola suddetta
appartenente, coll'anno 1290. Curioso era il costume pel
quale i botteri dovevano acconciar gratuitamente le
botti del doge colla somministrazione per dei cerchi, dei
vinchi, e delle cibarie agli operai. Che poi molti
costruttori di botti stanziassero in parrocchia di S.
Cassiano fino dai secoli XIII e XIV, provato dall'elenco
dei confratelli ascritti alle Scuole Grandi, e da quello
degli allibrati all'Estimo del Comune nel 1379. E ce lo
conferma iI Gallicciolli ricordando, che la Calle dei
Botteri a S. Cassiano serviva di sede ai botteri da
olio, ed a taluno anche da vino. Scrive Marin Sanuto nei


suoi Diarii, che il 25 gennaio 1511 M. V. fino alle tre
ore di notte fu fatto a S. Cassian in calle dei Botteri una
caza di quattro tori, et poi certe momarie pur con homeni
senza maschera justa la crida fatta per i Cai del Con.o di X,
et fu fato alcuni balli, et fo assai persone . Sopra una casa
in Calle dei Botteri a S. Cassiano scorgesi scolpi-ta,
unitamente ad un'arma gentilizia, questa iscrizione:
Incendio consumpt./ Restituit ant./ Comendunus/ MDXXXII.
L'Antonio qui accennato era probabilmente il padre del
veneziano Francesco Comendoni, eletto cardinale nel 1563.
Alcune altre strade di Venezia devono all'arte dei Botteri
lappellazione che portano.

Personaggi:

Giovanna Botteri: Inviata speciale, ha seguito numerosi
ed importanti avvenimenti internazionali: 1989 Rivolu-
zione in Romania, nel 1991 il crollo dell'Unione Sovietica e
l'inizio della guerra d'indipendenza in Croazia, dal 1992 al
1996 la guerra in Bosnia e l'assedio a Sarajevo dove,
assieme a Miran Hrovatin, ha filmato l'incendio della Bi-
blioteca Nazionale, la strage del pane, il massacro di Mar-
kale e il massacro di Srebrenica. stata in Algeria,
Sudafrica, Iran ed Albania, dove ha seguito la ribellione a
Valona nel 1997, per poi documentare la guerra in Kosovo
ed entrare a Pe assieme all'esercito italiano nel 1999. Nello
stesso anno torna a lavorare con Santoro per Circus e nel
2000 per Sciusci.

Dopo aver seguito il G8 di Genova nel 2001, stata in
Afghanistan fino al rovesciamento del regime talebano e,
come inviata di TG2 e TG3, in Iraq prima e durante la
seconda guerra del golfo.

Nell'ottobre 2002 ha seguito le
ispezioni ONU alle prigioni e, assieme a Guido Cravero, ha
filmato in esclusiva mondiale sia l'inizio dei bombarda-
menti su Baghdad il 20 marzo 2003, sia l'arrivo dei carri
armati statunitensi il 9 aprile. Dal 2007 corrispondente
dagli Stati Uniti.
Distribuzione geografica del cognome BOTTERI in Italia:
Lombardia 42 - Friuli V.G. 23 Liguria 4 Campania 6
__________________
1) Gaetano Rispoli, nato a Salerno nel 1930, pittore di chiara fama, occupa un
ruolo fondamentale nel mondo della cultura. Eclettico, si cimenta con successo
anche in contesti antropologici-letterari.




ARECHI SECONDO
Il principe longobardo che ebbe la
sfortuna di trovarsi sulla strada di
Carlo Magno, al quale diede i suoi
figli in ostaggio, per conservare la
vita ed il principato di Salerno.
Autore del dramma: Franco Pastore
Link IV scena: http://www.youtube.com/watch?v=q7htAIF2GuQ&feature=player_detailpage


Direzione artistica della fiction: M. Salsano - G. Stella
____________________________________
Richiedi il Dvd ad 5,00 pi le spese di spedizione a:
antropos@fastwebnet.it koinotes@antropos.eu






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Antropos in the world



















































DENTRO LA CITTA DI SALERNO

VIOLENZA VIGLIACCA IN CITTA
di Sofia Gargano



LA NUOVA EDILIZIA PENITENZIARIA
continua da pag.17
Sicurezza, rieducazione, risocializzazione, riparazione,
appaiono sempre meno come il collante che pu tenere in-
sieme una societ e farla crescere, politica e stili di vita si
travestono di ideologie daccatto, gli obiettivi a tutela delle
persone divengono esigenze contrapposte, una didattica in-
versa a una pedagogia in costante affanno, come se ognuna
di queste facce della stessa medaglia fossero improvvisa-
mente vissute come aut aut al fare sicurezza: mettere in salvo
il benessere delle persone, eliminando la parte di interventi
che riguardano un preciso interesse collettivo, quella ricom-
posizione della frattura sociale, da attuare attraverso pratiche,
funzioni, trattamenti che rimandano a una giustizia che
rispetta la dignit delle persone, di quanti sono detenuti e
stanno scontando la propria condanna, e intendono ritornare
parte attiva del consorzio sociale, non certamente come sog-
getti antagonisti, perch ancora delinquenti.
Le parole tentano di nascondere assenze e mancanze poli-
tiche, giungendo a fare di qualche certezza il terreno fertile
della dubbiosit, al punto da raccontare che sulla giustizia,
sulla pena, sul carcere, le modalit da registrare sono quelle
che vorrebbero la prigione come un albero senza radici, una
citt senza storia, un luogo di castigo sommerso indicibile,
una sopravvivenza-negazione di una reale possibilit di
riscatto da parte di chi paga il proprio debito alla collettivit.
Questultima pretende giustamente sanzioni efficaci a ripri-
stinare lordine violato, ma deve evitare che la esclusione del
reo diventi una mera conseguenza di un sonno intellettivo,
rimandando a tempo indeterminato la rielaborazione del
reato, soprattutto dellatteggiamento criminale, diventato












nel frattempo uno status quo per lo pi miserabile, ma
non per questo meno pericoloso.
Istituzione carceraria bistrattata e umiliata nei suoi
contenuti tutti, ma tirata per i gomiti senza tanti com-
plimenti, allorch sale disperata la richiesta di assolvi-
mento dei problemi sociali, una specie di strategia stu-
diata a tavolino, affinch sul carcere scenda un silenzio
auto-assolvente, che produce noncuranza indifferente sui
doveri e pure su qualche diritto di chi sta in cella.
Forse la condicio sine qua non per una carcerazione
meno brutale sta nel non indulgere in umanitarismi falsi-
ficanti le responsabilit, ritornando a consegnare al carce-
re la sua funzione, che non pu essere basata su un ver-
sante prettamente retributivo, in quanto ci non combatte
efficacemente la recidiva, anzi la aumenta spaventosa-
mente.
Vincenzo Andraous




Questa volta, parliamo di una spiacevole consuetudi-
ne che si sta radicando a Salerno, tra i giovani dai 18 ai
ventanni.
Mi sempre piaciuto pensare che con la scolarizza-
zione ed il migliore stile di vita, avessero operato cam-
biamenti sostanziali tra le nuove generazioni.
Lepoca della donna schiava ed oggetto di soprusi
pensavo fosse tramontata, ora che le donne hanno dimo-
strato di svolgere in societ un ruolo importante, in tutti
i campi professionali, compresi quelli in cui luomo era
predominante.
Ovviamente mi sbagliavo!
Esiste, infatti, una bella fetta di popolazione giovani-
le che ha labitudine di pestare le proprie fidanzate, di
poco pi giovani di loro. Una consuetudine, questa, a dir
poco delinquenziale, per non dire stupida. Forse che la
donna dovr ricorrere alluso della palestra, per lap-
prendimento delle arti marziali e battere luomo anche
nella competizione fisica? Sarebbe il massimo!
La diversit dei sessi imporrebbe un modo diverso di


vedere le cose e la vita.
Questi piccoli delinquenti, che hanno esplosioni di
violenza nelle scuole e nelle strade ora arrivano a pic-
chiare le compagne e le fidanzate, mostruoso!
C da preoccuparsi certamente, visto anche la facil-
t con cui si accostano allalcool ed alle droghe.
Purtroppo le istituzioni preposte alla loro formazio-
ne non hanno pi valenza: la famiglia non esiste pi e
la scuola stata distrutta da riforme perverse, che
lhanno stravolta, fin dal 1968.
I giovani doggi sono soggetti deboli, malamente
supportati da madri superprotettive e padri che non
hanno la stoffa dei capi-famiglia.
Purtroppo, mala tempora currunt! Una triste realt
che, come la storia insegna, accompagna da sempre le
transizioni. Infatti, sta tramontando ci che rimane del-
la vecchia struttura sociale, e ci stiamo veicolando ver-
so unaltra societ, pi complessa e rapida, pi tecno-
logica e globalizzata, dove si fa sempre pi strada una
sorta di preoccupazione per il destino dellumanit.

Dalla Redazione di Pagani
___________
Don Flaviano Calenda, Parroco della Chiesa
Madre, stato nominato Rettore del Santuario
della Madonna delle galline. La nomina, che
decorre dal 10 febbraio 2012, stata comunicata a
sacerdoti e confratelli direttamente dalla persona
del Vescovo di Sarno e Nocera inf., S.E. Mons.
Giuseppe Giudice. Al Neorettore laugurio di un
proficuo lavoro.
La Direzione


Antropos in the world



















































LEVIORA

Cose dellaltro mondo Una famigliola ha programmato di trascorrere le vacanze estive al mare.
Hanno affittato allo scopo una villetta sul lungomare per rendere il soggiorno pi piacevole. Arrivati sul posto,
scoprono che la spiaggia una spiaggia di nudisti. I genitori, non sapendo cosa fare, dopo una lunga discussione,
decidono che almeno questo sar il modo per fare sapere pi cose ai figli sulla vita. Camminando sulla spiaggia, i
bambini notano che tutta quella gente differente dal solito, gli uomini hanno pisellini di diversa misura e le donne
tettine di diversa misura. Confusi chiedono spiegazioni ai genitori: - Mamma, perch questi signori hanno i
pisellini di diversa misura? - Bene... ehm... perch pi lungo il pisellino pi stupido l'uomo! - E perch le donne
hanno tettine differenti? - Per lo stesso motivo. Pi grandi sono le tette pi sono stupide. Una sera, dopo un giorno
intero passato in spiaggia, la madre ed i bambini nella villetta stanno per andare a dormire. La madre chiede ai
figli: - Avete per caso visto vostro padre? - Si, stava parlando con una donna veramente stupida e pi parlava, pi
diventava scemo!-
Sui simpatici carabinieri
Ci sono due carabinieri che camminano sulla spiaggia... Ad un certo punto uno dei due, guardando a terra, dice
con compassione: - Oh, un gabbiano morto... -. E l'altro, scrutando il cielo: - DOVE? -
Un carabiniere alla fermata dell'autobus chiede ad un appuntato: -Scusa, passa di qui il ventotto? -L'appuntato prende la
sua agenda, la consulta e dice: - No, il ventotto sono in ferie!
Un negro trova la carta d'identit di Leonardo di Caprio. dopo un po viene fermato dai carabinieri che gli
chiedono la carta d'identit e il negro d quella di Leonardo di Caprio e il carabiniere dice al maresciallo:-Ma il
Titanic affondato o si bruciato?-
Son cose da pazzi Marito entrando in camera da letto con aspirina e bicchiere d'acqua: - Cara, sono per
il tuo mal di testa-. -Ma io non ho mal di testa!-.- Fregata!-. Il marito dopo un po' le mette la mano sulla spalla ed
incomincia a carezzarle il braccio. La moglie si rigira verso di lui e fa: - Mi dispiace caro, ma domani ho un
appuntamento dal ginecologo! Il marito si ferma e si rigira dall'altra parte per dormire. Dopo cinque minuti si
rigira di nuovo e fa: - Cara... dormi? - Non ancora, perch?- e lui:- Non avrai mica appuntamento pure dal
dentista domani...-.
vecchia, ma sempre efficace Un droghiere assume un nuovo aiutante. Il primo giorno di lavoro
gli dice autorevole: "Devi sapere che io ho un sistema per cui se un cliente mi chiede una cosa sola, io riesco a
vendergliene due. Ora te lo insegno!". Entra in negozio una signora... "Buongiorno, vorrei una bomboletta di
PRONTO", il droghiere va nel retrobottega e torna con una bomboletta di PRONTO e una di VETRIL. "Mi scusi, io
volevo solo la bomboletta di PRONTO....." "Vede signora, una volta puliti i mobili, con i vetri sporchi, non si vedra
il lavoro fatto..." "Bravo, ha ragione, lo compro." "Vedi"-dice il droghiere al commesso- "cosi si fa." Entra una
seconda signora: "Buongiorno, vorrei una bottiglia di VETRIL.." Il droghiere va nel retrobottega e torna con il
VETRIL e il PRONTO. "Scusi, io le avevo chiesto solamente il VETRIL..." "Cara signora, se lei pulisce i vetri si
noteranno tutte le ditate sui mobili!" "Ha ragione, compro tutto!" "La prossima cliente tocca a te...."
"Buongiorno,... vorrei una scatola di TAMPAX." Il commesso va nel retrobottega e torna con i TAMPAX, il PRONTO
ed il VETRIL. "Deve esserci un errore, io le ho chiesto solo..." "Lo so" -la interrompe il commesso- "ma visto che
questa settimana non si scopa, la vogliamo dare una pulitina alla casa?"
Freddure ed altro

Pierino si precipita verso un automobilista che sta per fermarsi accanto al marciapiede : presto, signore, presto!gli grida
datemi un poco di benzina per favore! la mia scuola sta bruciando!
Qual il nome in codice del cane poliziotto? Zero zero setter!
Un pesciolino rosso arriva in fondo al mare e trova un pescione grosso e gli chiede: "Ma qui come fate a fare
l'amore?" e il pescione:-"Non chiederlo a me; io sono il pesce sega!-
Lei: -Mio figlio assomiglia tutto al padre!-. L'amica: -Un pochino anche a tuo marito!-.
Cosa ordina un cannibale al ristorante? Il cameriere! E cosa mangia un cannibale a colazione? L'ometto
sbattuto!
Le brave ragazze vanno in Paradiso, le cattive vanno dappertutto!
Le mie figlie hanno sposato due salumieri. Ho due generi alimentari.
Mi domando: ma che faccia avr fatto Maometto quando la montagna gli ha bussato alla porta? -
-Pronto ce sta Maria ?- ..... -Non lo so non c'ho ancora provato!-.
Se lavorare fa bene, perch non lo lasciamo fare agli ammalati?
Qual e' la stagione preferita dalle donne? - L'inverno, perch lungo e rigido!






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pag. 128 - euro 20 - Editore: Viva Liber
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Brunolibri Editore, Salerno, 2010
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Edizioni Albatros Roma
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