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GRUPPO SCOUT CAPEZZANO1
Gennaio 2011
Numero 1
ECCOCI QUA !
Perché questa iniziativa:
Con questa iniziativa per ora mensile vogliamo coinvolgere i genitori dei nostri ragazzi ma anche
tutti gli amici del nostro gruppo e se ritenete che qualche vostro amico/a possa essere interessato
a riceverla inviateci la mail che lo inseriremo nel nostro data base.
In maniera semplice e sintetica attraverso questa news letter, che invieremo a tutti i genitori e a
quelli che ce ne faranno richiesta , cercheremo di allacciare un filo continuo per COMUNICARE tra
il Gruppo i Capi e i Genitori, gli amici, illustreremo le nostre molteplici attività educative, le Cacce,
le Uscite, i Campi……. ma anche vorremmo che si stimolasse una riflessione su argomenti che
possano interessare ….. anche con l’aiuto di esperti del settore….. accoglieremo ogni consiglio che
ci verrà inviato e ne discuteremo nel primo numero utile.
Infine perché crediamo che …..
“Comunicare (cum munus) è uno scambio di doni all’interno di mura comuni (cum moenia)”
(F.Fornari)
… una breve scritto del nostro AE don Angelo che ci stimola a riflettere, sul gioco prendiamo
quest’occasione per fermarci a pensare un momento.
….. un approfondimento tematico sul metodo scout branca Lupetti per conoscerli meglio
….. una riflessione sull’importanza del gioco nell’educazione dei bambini, in particolare in questa
fascia di età e come il lupettismo risponde adeguatamente ai bisogni dei bambini/e attraverso
l’utilizzo del gioco e dell’ambiente fantastico.
…… consigli
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La Parola ci dice…..
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Scautismo
Conosciamo i Lupetti
La branca Lupetti è parte dello scautismo, ed è formata da bambini e bambine tra gli 8 e i 12 anni
che si riuniscono in unità chiamate branchi. Il lupettismo è un metodo educativo che ha lo scopo di
aiutare a crescere il/la bambino/a seguendo i principi dell'impegno e della solidarietà con un
metodo originale ed adatto alla sua età.
Metodo Educativo
Il metodo educativo del Lupettismo, proposto per la prima volta dal fondatore dello scautismo
Robert Baden-Powell, nacque dopo il successo dello scautismo (inizialmente rivolto ai ragazzi di
età maggiore), con l'intento di trasmettere anche ai bambini un'educazione retta e pragmatica
attraverso strumenti semplici ma efficaci. Questi sono il gioco, l'utilizzo di un ambiente fantastico
basato su una riduzione del testo Il libro della giungla di Rudyard Kipling a cui tutto viene riferito
(ad esempio, i capi sono detti Vecchi Lupi, e vengono chiamati con i nomi dei personaggi del libro),
la cosiddetta morale indiretta o morale per tipi (in cui le scelte morali vengono presentate tramite i
comportamenti delle figure dei personaggi del Libro della Giungla), e la condivisione di alcune
regole basilari per una quieta e proficua convivenza nel gruppo. Si è deciso di basare la maggior
parte delle attività proposte su una riduzione; una scelta mirata, effettuata tenendo conto dei
molteplici aspetti formativi che permeano il libro, che unisce nella narrazione la struttura del
romanzo di formazione, il confronto continuo con ostacoli e avversità, l'utilità della già citata
morale per tipi.
Questo metodo venne fortemente sviluppato da Vera Barclay, prima Akela d'Inghilterra, che ideò
una vera e propria Legge del gruppo (Legge del Branco) e capì che un elemento fondamentale per
la buona riuscita delle attività coi bambini doveva essere l'atmosfera respirata all'interno del
gruppo; il primo ambiente formativo è la propria casa natale, la Barclay quindi ha coniato la
dicitura famiglia felice per esemplificare l'ambiente vissuto dai fanciulli.
Il lupettismo, così come lo scautismo, nacque inizialmente per i bambini, mentre per le bambine
c'era il movimento parallelo del guidismo. La branca corrispondente al lupettismo,
nell'associazione delle guide inglesi, si chiama "Brownie Guides". Il termine non ha avuto
particolare fortuna in Italia, tanto è vero che l'Associazione Guide Italiane inventò una branca
coccinelle. Negli anni '70 molte associazioni scout si aprirono anche alle ragazze, oppure si fusero
con le corrispondenti associazioni di guide. Per questo motivo oggi nel lupettismo vi sono sia
bambini che bambine
Nei movimenti o associazioni scout cattoliche, al cui metodo ha largamente contribuito l'opera di
Fausto Catani, ha particolare rilievo la figura di San Francesco d'Assisi, santo patrono e guida
spirituale dei lupetti.
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La proposta educativa scout non si ferma al lupettismo, ma continua con la proposta del Reparto
(per ragazzi/e tra i 11/12 e i 16 anni) e del Clan (dai 16 ai 20/21 anni), fino al raggiungimento
dell'età adulta.
I mezzi principali che il metodo mette a disposizione degli educatori scout, per sviluppare le
potenzialità del bambino, sono:
• il Gioco
• la Giungla
• la Tecnica
• la Famiglia Felice
• la Legge del Branco
• la Promessa
• le Parole Maestre
• il Motto
• le prede
• le specialità
La Promessa
La Promessa del Lupetto è la prima che viene pronunciata all'interno del percorso scout, può
essere considerata una forma semplificata della Promessa scout ed è studiata per essere
comprensibile e, soprattutto, adeguata alla fascia d'età a cui si fa riferimento.
La Legge
Le Parole Maestre
Le Parole Maestre sono frasi caratteristiche pronunciate dai personaggi chiave del Libro della
Giungla, e vengono richiamate durante le attività per trasmettere ai bambini un particolare
insegnamento. Queste frasi hanno un'importanza molto rilevante: dal momento che vengono
proposte direttamente dai personaggi amati dai bambini, questi ultimi ne sono particolarmente
attratti ed affascinati, e – di conseguenza – le ricordano meglio.
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Alcune parole maestre attribuite ai personaggi principali:
• Akela (il lupo Capo del Branco): "Buona caccia a tutti quelli che rispettano la Legge della
Giungla" ("Good hunting all That keep the Jungle Law");
• Bagheera (la pantera nera): "Zampe che non fanno rumore, occhi che vedono nell'oscurità,
orecchie che odono il vento delle tane, denti bianchi e taglienti" ("Feet that make no noise;
eyes that can see in the dark; ears that can hear the winds in their lairs, and sharp white
teeth");
• Baloo (l'orso saggio): "La giungla è grande e il Cucciolo è piccolo. Che egli stia tranquillo e
mediti." ("the jungle is large and the Cub he is small. Let him think and be still.");
• Kaa (il pitone delle rocce): "Un cuore impavido e una lingua cortese ti porteranno lontano
nella giungla" ("A brave heart and a courteous tongue, They shall carry thee far through the
jungle");
• Chil (l'avvoltoio): "Siamo dello stesso sangue, tu ed io" ("We be of one blood, thou and I.").
Sebbene Chil l'avvoltoio non rientri fra le quattro figure principali del Libro della Giungla (Akela,
Bagheera, Kaa, Baloo), la parola maestra a lui attribuita è talmente importante da conferire a
questo personaggio, almeno per quanto riguarda le parole maestre, pari importanza ai quattro.
Il Saluto
Il saluto del lupetto viene effettuato portando alla tempia l'indice e il medio della mano destra
aperti a formare le orecchie del lupo. Le due dita ricordano i due punti della legge. Il pollice viene
poggiato a fianco dell'anulare (come chiaramente evidenziato dal disegno di B.-P. sul Manuale dei
Lupetti) [sull'anulare e sul mignolo simboleggia l'impegno del Lupetto a proteggere ed aiutare i più
piccoli] a differenza del saluto scout in cui il pollice viene poggiato sul mignolo per simboleggiare
l'impegno dell'esploratore per aiutare i più piccoli.
Il Motto
Il motto può essere considerato come la sintesi della Legge e Promessa del Lupetto, è
strettamente legato al Grande Urlo e come quest'ultimo esprime la propria volontà di impegnarsi.
La Preghiera
La vita di un Lupetto non è solo gioco e divertimento: nelle associazioni cattoliche, i Lupetti
imparano a ringraziare Gesù con la preghiera. Questa è una diffusa Preghiera che in alcuni branchi
i Lupetti recitano alla fine di ogni incontro:
Buon Gesù,
io ti amo con tutto il mio cuore,
perché mai troverò migliore amico di te.
Per farti piacere io voglio,
con l'aiuto di Maria,
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nostra Mamma del Cielo,
fare del mio meglio
come tu facevi ogni giorno a Nazareth.
Insegnami dunque ad ascoltare
non me stesso/a ma la tua voce,
quella dei miei genitori,
dei miei superiori, dei miei Capi.
Amen.
La Giungla
La giungla è l'ambiente fantastico in cui vive il Branco. Tratta dalle storie del libro della giungla
rappresenta un elemento fondamentale in quanto, grazie ad essa, non solo si riesce ad andare
incontro alla fantasia del Lupetto, ma permette anche all'"adulto educatore" di riuscire ad entrare
nel mondo del bambino e di farsi accettare e di proporre modelli da seguire.
Il Gioco
Per un bambino, il gioco è vita. È l'occupazione più importante come per un adulto lo è il lavoro.
Insegnandogli a giocare bene, gli si insegna a "vivere bene". Essenzialmente, la vita di Branco è
puro "gioco". La cosa più importate da ricordare per i capi (che vengono chiamati Vecchi Lupi) è:
dobbiamo fare tutto "col gioco" ma niente "per gioco" . I Lupetti identificano "gli educatori" con
dei nomi di personaggi tratti da Il libro della giungla, quali Akela, Bagheera, Kaa, Baloo, Ferao, Chil,
Fratel Bigio ecc.
La parlata nuova
La parlata nuova è quello strumento attraverso il quale i Vecchi Lupi riescono a mettersi sullo
stesso piano dei bambini per avere con loro un dialogo biunivoco. La parlata nuova è costituita
dalle Parole Maestre, dal clima di Famiglia Felice, dall’atmosfera della Giungla dai giochi e riti del
branco.
Le prede
Il Gioco delle Prede in Branco: le regole
Lo scopo del gioco per il bambino è quello di conquistare tre tappe:
Lupo della Legge, Lupo della Rupe, Lupo Anziano.
Per conquistare ciascuna di queste tappe il bambino deve andare in caccia con quattro personaggio
della Giungla: Akela, Bagheera, Kaa e Baloo. Andare in caccia con un personaggio significa
prendersi e portare a termine una o più Prede.
Per il capo le tre tappe servono a sostenere i tre momenti della progressione personale. Al bambino
non si parlerà mai direttamente di scoperta, competenza e responsabilità: per lui è un gioco.
La Preda è un impegno:
chiaro
concreto
raggiungibile
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verificabile
con cui il bambino aiuta il suo processo di crescita.
Le specialità
Le specialità sono uno strumento di completamento della pista personale, tese a sviluppare le
capacità individuali, sia evidenti che nascoste. I lupetti "specialisti” mettono a disposizione della
comunità le competenze acquisite! Le specialità possono essere conseguite solo dopo aver fatto
la Promessa perché le specialità vanno messe a disposizione della comunità di branco, ed è solo
dopo la promessa che il lupetto ne fa parte a pieno titolo.
Educazione e formazione
La funzione del gioco nell’educazione dei bambini/e.
Per secoli il gioco è stato visto come un’attività solamente “constatata” e, per lo più, disistimata
quanto al suo significato e al suo valore. Le categorie molto approssimative e superficiali di questa
visione della manifestazione ludica erano la spensieratezza e l’attività per l’attività.
Il gioco era soltanto associato al divertimento, alla ricreazione, il suo carattere definalizzato, il suo
fuoco centrale costituito dall’attività in se stessa e non dagli esiti e dai prodotti; era il tempo
concesso prima di dedicarsi a cose più serie o una pausa dopo prolungati impegni di studio,
relegato ai margini della giornata scolastica e confinato nella sfera del tempo libero. Spesso ha
assunto la funzione di premio, di ricompensa e di rinforzo di condotte positive, mentre il suo
valore intrinseco è stato negato e il suo significato autentico disconosciuto.
L’aspetto educativo, in definitiva, totalmente trascurato.
Si può dire con Bettelheim che l’importanza del gioco nell’educazione e nella socializzazione è
stata, per molto tempo, contemporaneamente riconosciuta in teoria e negata nella pratica.
In realtà il gioco, in tutte le sue forme simboliche, drammatiche, individuali, costruttive,
scientifiche, assume una valenza educativa determinante nel processo di evoluzione dall’infanzia
all’età adulta; tali sono le sue virtù formative, terapeutiche, equilibratrici che negli ultimi anni la
letteratura pedagogica ha profuso tonnellate di inchiostro per “inghilrlandarle”; il tema del gioco è
stato studiato con prospettive diverse da filosofi, psicologi, sociologi, antropologi ma soprattutto
da pedagogisti, i quali ultimi hanno cercato di cogliere la molteplicità dei suoi aspetti e delle sue
caratteristiche.
Quella mentalità comune che vedeva l’esperienza ludica soltanto come sinonimo di ristoro,
ricreazione è stata abbandonata mentre si è cercato di mettere in luce la sua ricchezza fenomenica
e la sua molteplicità di espressioni e di articolazioni.
Il gioco è per sua natura e per suo statuto educante; è infatti attraverso di esso che il soggetto
impara a conoscere il mondo, a sperimentare il valore delle regole, a stare con gli altri, a gestire le
proprie emozioni, a scoprire nuovi percorsi di autonomia e a sperimentare per tentativi ed errori
le convinzioni sulle cose e sugli altri.
E’ l’asse, lo sfondo, il clima in cui l’identità del bambino può consolidarsi.
L’attività ludica è più che un semplice divertimento: in realtà, essa è qualcosa di spontaneo e
automotivato e costituisce un mezzo attraverso il quale l’ambiente viene sperimentato e
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conosciuto, la realtà manipolata e trasformata, e attraverso tale attività è possibile la scoperta e la
conoscenza di se stessi.
Ancora, il gioco è campo privilegiato di osservazione in quanto, per la spontaneità che lo
contraddistingue, costituisce un contesto valido nel quale è possibile osservare vari e diversi stili
individuali nonché peculiarità attinenti ad ogni singolo soggetto.
Insomma, esso si rivela prezioso alleato per l’adulto, sia esso genitore, insegnante, educatore per
inferire una più approfondita conoscenza del fanciullo e orientare più efficacemente la sua azione
educativo-didattica e terapeutica.
Ciò che mi preme più sottolineare e che merita maggiore approfondimento è come soltanto
attraverso l’attività ludica sia possibile assicurare all’infanzia piena soddisfazione dei suoi bisogni
fondamentali. L’esperienza ludica è capace di rispondere e soddisfare i bisogni autentici
dell’infanzia con particolare riguardo a quelli che sembrano oggi maggiormente mortificati e
deprivati, come dire che le “naturali” motivazioni alla comunicazione, socializzazione, fare da sé,
costruzione totalizzano col gioco l’occasione vincente per espandere ed esaltare le loro virtuali
potenzialità formative.
Mettere il bambino nelle condizioni di potere soddisfare i bisogni declassati e deprivati significa
riqualificare la dimensione ludica come controveleno vincente nei confronti di modelli etico-sociali
e culturali “conformisti e riduttivi”.
Frabboni è il principale autore che porta avanti tale questione, segnalando il ludico come
l’antidoto alle nuove povertà dell’infanzia e quindi nei confronti degli aspetti alienanti della civiltà
dei consumi.
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È una grande risorsa per il nostro Gruppo ed è aperto a tutti i genitori che vogliano dare
una mano per le incombenze pratiche che spesso il gruppo si trova ad affrontare liberando
così tempo ai capi che si possono occupare degli aspetti educativi delle attività con i
ragazzi.
Attualmente diversi genitori partecipano con entusiasmo ed efficienza.
Vi aspettiamo……
Per qualsiasi domanda o esigenza, il comitato dei Genitori scout è a vostra disposizione:
- referente rapporti gruppo-comitato Riccardo cell. 3398918782;
- referente contatti e comunicazione Luca e……..
- referente uniformi Lieta e……
- referente trasporti Rosa Maria e……….
- referente gestione organizzativa e logistica Fiorella e ……….
Consegnate in occasione, della cioccolata dopo la veglia, le prime spille del comitato
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Pillole di storia del nostro gruppo …. CAMPO INVERNALE 2011
Link utili
www.agesci.toscana.it
www.agesci.org
Consigli, vorrei si parlasse di …… Questo spazio è riservato a tutti per proporre argomenti
che vorreste approfondire, inviate ogni vostro consiglio o altro a riccardo.delcarlo@aruba.it .
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