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Direttore Luca Beltrami Gadola

Numero 7 anno III


23 febbraio 2011

edizione stampabile

L.B.G.- IL CAVALLO NON BEVE. LA FRUSTA DI FORMIGONI Guido Martinotti UN PARLAMENTO DI SERVI Raffaele Valletta MILANO DOMANI PI TRIENNALE Michele Crosti PI MUNICIPI E MENO CONSIGLI DI ZONA Gianni Zenoni MILANO FIORI, LA DEBACLE DELLURBANISTICA DELLA CITT METROPOLITANA Ferruccio Porati NUTRIRE IL PIANETA CON CADAVERI DI PADERNESI Giuseppe Ucciero SACCONI E LO STOMACO DEL NUOVO OPERAIO Edoardo Ugolini MILANO: IL PIL SCIVOLA SEMPRE INDIETRO Maurizio Mottini EARTH SUMMIT 2012. E MILANO DOV? Emilio Vimercati PGT. LA CASSETTA DEGLI ATTREZZI

VIDEO BRUNO TABACCI: MILANO, IO E IL CANDIDATO SINDACO

MUSICA Caterina Caselli canta IL CARNEVALE

Il magazine offre come sempre le sue rubriche di attualit MUSICA a cura di Paolo Viola ARTE a cura di Virginia Colombo TEATRO a cura di Guendalina Murroni CINEMA Paolo Schipani e Marco Santarpia

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IL CAVALLO NON BEVE. LA FRUSTA DI FORMIGONI L.B.G.


Eccoli, sono arrivati, i grandi fustigatori, un piccolo e agguerrito esercito di talebani delleconomia e della societ: Ferrara, moderato come sempre, Berlusconi, Formigoni e altri minori. Gli uomini del colpo di frusta. Se non ci fosse da piangere verrebbe da ridere. Quando parlano del colpo di frusta per far partire leconomia ci si domanda per chi sono le frustate: Marchionne, per quanto lo riguarda, non ne ha fatto mistero. Gli altri ambigui e gesuitici. Alla fine il pi spiritoso, si fa per dire, stato Formigoni che ha declinato il colpo di frusta in 12 provvedimenti a suo dire taumaturgici: semplificazione e sburocratizzazione, attrattivit del territorio, start up di nuove imprese specie di giovani e donne; rete di affiancamento alle imprese in difficolt, graduale riassorbimento della disoccupazione e occupazione giovanile; sostegno al credito; aggregazioni e reti di impresa e distretti del commercio, ricerca e innovazione, diffusione della banda larga e ultralarga, green economy, agricoltura, nuovo anticipo dei fondi PAC, accordo di programma con le Camere di commercio. Un invito ai lettori di Arcipelagomilano: chi non ha mai sentito parlare di provvedimenti di questo tipo si faccia avanti per il nostro concorso Il sordo del secolo. Se poi lor signori non fossero al Governo da lustri, Formigoni dal 1995, Berlusconi dal 1998, potremmo pensare a una loro recente presa di coscienza dei problemi italiani e lombardi ma cos non e ormai parlano come un disco incantato. Lunica novit la frusta. Per noi naturalmente che dovremmo saltare nel cerchio come vogliono i padroni del circo. Tutto questo sciorinare e raccontare di provvedimenti come fossero verit rivelate o come dicono i latini ore rotundo (che traduco per i Lumbard: con la bocca a cu de gaijna) mentre Milano, sotto le loro ultradecennali e amorevoli cure, affonda lentamente, come ci racconta oggi su queste pagine Edoardo Ugolini. La capitale industriale del Paese arranca, arretra e non pi nemmeno in testa alla classifica del Pil per abitante e tanto per progredire si rinchiude sempre di pi nei suoi angusti confini quasi il suo auspicabile destino fosse di diventare come lisola di Manhattan di un Paese immaginario illusorio proposto da uno strumento urbanistico irrealistico e folle. Una citt di plutocrati nani fieri delle distanze che li dividono dal resto dei cittadini ma esclusi dal novero dei veri grandi capitalisti mondiali: provinciali persino in questo. Ma tra tutti i provvedimenti dei quali si parla ce sempre un grande assente: lambiente. Lambiente come cura e attenzione ma anche lambiente come investimento. Come investimento inutile dilungarsi: le politiche dinvestimento ambientale richiedono mezzi economici imponenti ma soprattutto continui e, se vero che danno occupazione, non danno visibilit a breve quindi non sono politici. Lambiente come prevenzione e attenzione un costo per le aziende e per la collettivit e se anche i singoli cittadini mostrano una ampia disponibilit a cambiare il loro stile di vita pur di salvare lambiente, per le aziende sono solo aumenti di costi di produzione e dunque Ce un ultimo aspetto del quale ci parla su questo numero di Arcipelagomilano Ferruccio Porati a proposito dello svincolo autostradale di Paderno Dugnano: la tutela dei cittadini dallinquinamento acustico e atmosferico generato da nuove opere stradali. Qui il discorso si fa lungo e complesso e riporta a responsabilit passate oltre che presenti. Linsensata polverizzazione edilizia che caratterizza i territori dei Comuni lombardi in particolare rende difficile se non impossibile realizzare opere dinfrastrutturazione viaria senza provocare peggioramenti (e quindi proteste) da parte delle comunit interessate da queste trasformazioni territoriali. Ormai non possiamo che piangere sul latte versato ma, per quel poco che ci resta ancora del nostro territorio, teniamo a mente che la mancata previsione di assetti territoriali futuri aggraver i problemi in termini di costo e di consenso: due facce della stessa medaglia.

UN PARLAMENTO DI SERVI Guido Martinotti


Homines ad servire parati. Limperatore Tiberio, figlio di Cesare Augusto, da questi designato alla successione, serv da imperatore dal 14 al 37 dellera corrente, e, contrariamente alla leggenda che lo voleva inutilmente crudele e mentalmente debole, era un uomo molto intelligente e di pensiero indipendente e aveva capito che il Cesarismo, avviato dal padre, avrebbe distrutto le istituzioni romane. Ritiratosi a Capri per non essere testimone del degrado, rimase fino allultimo bene informato delle questioni romane grazie a un ingegnoso sistema di trasmissione tramite specchi che poco aveva da invidiare a tecnologie contemporanee. Lo rattristava sopratutto la perdita di indipendenza dei senatori che definiva con disprezzo homines ad servire parati. Infatti il suo successore Caligola, che non era n matto n stupido, sfregi ulteriormente il Senato nominando senatore il proprio cavallo. Grazie a una legge devastante, che il suo autore defin una porcata, cio una cosa sozza, che insozza tutti gli italiani, noi abbiamo un Parlamento costituito da persone nominate non dagli elettori ma dai Satrapi politici (tra i quali per c sempre il maiale pi uguale degli altri) e in cui, perdipi, siedono anche un buon 20% di persone messe l a nostre spese come mancia a chi ha solo il 35% dei voti. A questo parlamento Berlusconi non ha ancora imposto la nomina di un cavallo a Senatore, ma qualcosa di molto molto vicino, e cio laffermazione che il Premier fosse davvero convinto che una fraschetta con cui si accompagnava fosse la nipote di Mubarak. Sostenere questa affermazione, al fine di avviare una ennesima procedura di sottrazione del premier alla giustizia di tutti gli altri cittadini, davvero pi inverosimile che sostenere che un cavallo possa fare il Senatore? Cosa avrebbe detto Tiberio di questi 315 parlamentari? Quante azioni dettate dallo spirito di difesa del Capo piuttosto che dallo spirito di servizio alle istituzioni ci toccher vedere ancora nei prossimi giorni? Purtroppo laspetto pi devastante del cesarismo, in genere, ma di quello berlusconiano in particolare, la manipolazione della re-

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alt. Dicono: ma la manipolazione sempre stata unarma del potere; ma certo, abbiamo tutti studiato la storia, per ci sono limiti e il giudizio umano proprio sulla capacit di riconoscere le differenze significative e di distinguere tra la trave e la pagliuzza (Perch guardi la pagliuzza che nell'occhio del tuo fratello, e non t'accorgi della trave che nel tuo? Come puoi dire al tuo fratello: Permetti che tolga la pagliuzza che nel tuo occhio, e tu non vedi la trave che nel tuo? Ipocrita, togli prima la trave dal tuo occhio e allora potrai vederci bene nel togliere la pagliuzza dall'occhio del tuo fratello. Vangelo secondo Luca, 6, 4142). Qui per le travi vengono piantate con un sistema assai raffinato di coltivazione di quelle che Gadda chiamava idee cetriolo che il grullo trova per strada e raccoglie e che io chiamo Arcoremi; cio dei memi, affermazioni semplici facili da ricordare, che si possono disperdere al vento e nessuno sa da dove vengano, come le barzellette, messi a punto da Arcre. Li senti, freschi di forno, che escono la mattina nei primi talk shows e microfoni aperti, appena confezionati da menti sapienti in quel di Arcre. Uno dei pi recenti e pi gustosi (si fa per dire) Arcoremi lidea cetriolo che la sinistra che aveva propugnato la libert sessuale adesso la ripudia per antiberlusconismo. Vale la pena di riprodurre per intero questo testo esemplare che ho trascritto verbatim dal Podcast del Filo diretto di Prima Pagina il 1 Febbraio mattina, ore 8.20 ca. Mi costato una certa fatica, ma sono contento perch Mario da Trieste ci ha regalato un documento davvero unico. Sentite dunque Mario: Si ... pronto, buongiorno; sono Mario da Trieste e la mia domanda era semplicemente questa: ho notato che, da sempre poi, la sinistra ha sostenuto sia la libert sessuale, sia il divorzio, sia laborto, la fecondazione assistita, anche di decidere la propria vita in fase di malato terminale, anche soprattutto sul privato, la privatezza dei propri comportamenti quali essi siano, secondo me. Oggi ha buttato tutto quanto alle ortiche: libero amore, libero sesso, e ha una sola faziosit antiberlusconiana, non ha nientaltro che questo; quindi entrata nelloscurantismo, no, o puramente solo una questione di puro potere, non ha desiderio daltro se non di poter comandare. Tant vero che io prego che ci liberiamo o liberino dai Liberati

Bruti, sotto ogni profilo, dalla magistratura sicuramente ed estremamente asservita alla sinistra o a una certa parte di essa. Questa la mia domanda: cosa sta succedendo ... che se ha cambiato rotta secondo me solo per il puro potere perch altro non riesce a fare.. Il giornalista di turno, Aldo Cazzullo, ha dato una risposta molto equilibrata, ma secca, spiegando che c una bella differenza tra chi obbligato ad affrontare i traumi e i costi di un divorzio e chi fa vestire una ragazzina, pagata, da infermiera o da poliziotta per eccitarsi.Su questa linea partita la duplice campagna sulla privacy e sulla magistratura che si occupa della morale. Il tema della privacy del primo ministro che potrebbe fare quello che vuole a casa sua, (che poi diventa una pertinenza della Presidenza del consiglio quando si tratta di sottrarla ai piani regolatori o alle perquisizioni) cos volgare che non mette conto di contestarlo. Ma cadono davvero le braccia leggendo su Il Corriere della sera del 22 febbraio 2011, p. 14 che il deputato Mario Barbi del PD afferma in una lettera ai colleghi che affidare ai magistrati e ai loro poteri la custodia della moralit produce incubi totalitari. Non posso dire cosa penso dell'intelligenza di questo membro del mio partito, verrei deferito ai probiviri, ma una cosa emerge per certo che chi dice questa idea cetriolo non ha letto i verbali trasmessi dalla Procura al GIP, in cui non compare, ripeto non compare in alcun modo alcun accenno alla morale o alla moralit. Prima di farsi portavoce di un arcorema il PD Barbi farebbe bene, come minimo requisito di onest intellettuale, a leggersi i verbali e a citare i passi che riguardano la morale. Della finezza logica e politica del deputato Barbi ognuno libero di giudicare se va alle sue conclusioni Mi chiedo allora se per potere affrontare Berlusconi politicamente (e sconfiggerlo) alle elezioni non converrebbe tornare allimmunit parlamentare pre 93. Qualcuno dovrebbe spiegare al popolo ignorante come me che reazione c tra limmunit parlamentare e la vittoria su Berlusconi, mentre ovvio che esiste una relazione molto forte tra limmunit pre 93 e la possibilit dei vari Barbi di fare i loro comodi alla nostra faccia. Ma prima che parlino con i giornalisti a questi signori gli fanno la prova del palloncino? Ma larcorema di maggiore successo, un vero e proprio Protocollo dei savi anziani di Saronno, lidea ce-

triolo, radicata come un pilastro che Berlusconi un perseguitato come dice sempre Cicchitto snocciolando i processi e le udienze, ma nessuno ricorda che linizio di questa storia una persecuzione da parte di Berlusconi imprenditore (cosa che smentisce laltro arcorema-cetriolo che la persecuzione iniziata dopo la sua discesa in campo) di tre poveri pretori che nel 1984 in tre preture diverse, Torino, Roma e Pescara (i cattivoni di Milano non erano ancora arrivati), hanno fatto rispettare la legge mandando la finanza, a disattivare le interconnessioni (illegali in totale violazione della legge) NON le emittenti, che fu proprio Berlusconi a disattivare per far finta di essere perseguitato, mentre era solo un delinquente. Salvo poi riattivare la sera del 17 ottobre 1984, Rete4 per il Maurizio Costanzo Show, con lo scopo di gremire il teatro Clodio di personaggi procellosi e di trascinarli allassalto dei pretori. Due ore di scalmana. Urla da prefiche, piagnistei, isterie, vittimismo, schiamazzi contro la cricca degli avellinesi, come Costanzo ha la finezza di chiamarli (due dei tre pretori sono irpini e perci sospettabili in quanto corregionali di De Mita di orribili nequizie) (Vedi leccellente volume di Ermanno Rea, La fabbrica dellobbedienza, Feltrinelli, Milano, 2011, p.128). Inutile dire che quando si tratta di magistrati il garantismo e la presunzione dinnocenza non esistono. Insomma il metodo Boffi ante litteram. Chi il perseguitato, caro Cicchitto e cari cetrioloni dallarcorema sciolto? p.s. A proposito di homines ad servire parati i nostri governanti, Lega compresa, faranno una riflessione sulle conseguenze nefaste di avere appoggiato sempre e comunque con entusiasmo il massacratore di Tripoli? E vero, bisogna convivere. Nessuno si sceglie i propri vicini, soprattutto se controllano il petrolio, ma un conto fare i convenevoli duso, e un conto baciare la mano al Rais e promuovere la sceneggiata oscena del Rais a Roma abbigliato come un generale messicano dei films di Sergio Leone e con delle amazzoni vestite come bellboys del tempo dei telefoni bianchi. Quanti cavalli senatori vi faranno ingoiare prima che qualcuno dei 315 ora pare 328, anzi 329 se ci aggiungiamo il compagno Barbi, si alzi a dire basta?

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MILANO DOMANI PI TRIENNALE Raffaele Valletta


Levento Expo 2015 ha avuto il merito di fissare una data per ripensare sostanzialmente allimmagine della nostra citt. Si potr criticare quanto si vuole il nuovo, impressionante, sviluppo urbanistico in atto, ma dobbiamo prendere atto della trasformazione che ci proietter in unaltra realt. Possiamo toccare con mano, quotidianamente, la crescita dei grattaceli delle Varesine, di City Life, del Portello per non parlare di tutte le altre iniziative, che sicuramente stanno stravolgendo limmagine della vecchia Milano, sia di quella un po austera, ottocentesca e dei primi del novecento, sia di quella, molto spesso di scarsa qualit, nata dalle macerie dellultima guerra. Insomma ci dovremo abituare a vivere in unaltra citt diversa da quella che conosciamo e amiamo, anche se dobbiamo ammettere che questa sia purtroppo da tempo decaduta ai margini dellEuropa che conta, per molti aspetti oramai assolutamente superata in un impietoso confronto con le principali citt europee. Pensando al futuro dobbiamo essere coscienti che non sufficiente ricorrere alle archistar per ridisegnare limmagine della nostra citt. Il passo importante e fondamentale sar recuperare la sua anima, che le dia una precisa identit e la faccia diventare una meta irrinunciabile per noi e per il turista internazionale, al pari di Parigi, Londra, New York o Roma. E questanima viene dalla cultura, dove Milano ha tradizioni che non possono essere dimenticate. Buona parte degli artisti del Museo del Novecento qui ha operato e ha lasciato delle tangibili tracce. La Scala nota da due secoli nel mondo e i nuovi teatri non chiedono altro di poter ospitare performance, conferenze e concerti. Non a caso il giovane Mozart, tempo fa, per imparare, passato da qui. Ora il motore che pu riavviare questo sogno la Triennale, che dovrebbe riproporsi come avvenimento periodico e attrattivo della sperimentazione (come lo era una volta) delle avanguardie, insomma dei giovani artisti e non solo italiani, che devono poter avere un palcoscenico a cui affacciarsi e presentarsi al pubblico. Un anno si potr avere la Triennale delle Arti figurative, un anno la Triennale di Architettura e del Design, e un anno la Triennale della Musica e del balletto (Perch dimenticarsi del massimo delle nostre eccellenze, la Scala ?). Il tutto in sinergia e coordinato in un programma di insuperabile qualit (ne esistono tutti i presupposti) e la cui periodicit ne faciliter la comunicazione e la presentazione sul mercato italiano ed estero. Ci che sar proposto potr dare una committenza e un obiettivo agli artisti, potr arricchire la citt con opere che vi potrebbero rimanere; trattandosi di arte contemporanea si creer scalpore, nasceranno polemiche e ci possiamo scommettere, discussioni, ma si dar vita alla citt. Ci si deve chiedere (e preoccupare, in questi tempi di vacche magre) con quali mezzi poter realizzare il tutto. Il federalismo, verso cui siamo diretti, deve farci escludere aiuti provvidenziali dallalto. Loperazione deve essere autogestita e/o gestita a livello locale. La tassa di scopo che potr essere introdotta, come avviene in altre citt, potr esserne lo strumento. La soluzione deve arrivare dalle considerazioni da cui eravamo partiti e quindi pensare fin da subito a un grande disegno (nella fase di progettazione) che il sostegno avvenga da parte di chi ha il massimo interesse alla promozione della citt. Chi ha interesse a collocare sul mercato le migliaia e migliaia di nuovi metri cubi di edilizia di cui si prevede la costruzione deve anche pensare a stimolarne la domanda che non pu generarsi da sola. Si parlato del recupero di 700.000 milanesi che nellultimo decennio hanno abbandonato la citt; ma perch dovrebbero ritornarvi se non si fa nulla per rendere interessante questa scelta? Sotto altro punto di vista, se pensiamo a tutti i milanesi che hanno una seconda o terza casa a Roma o a Venezia, per non dire a Parigi, Londra o NewYork, perch non pensare che anche gli abitanti di Lugano, Basilea, Zurigo, Stoccarda, Monaco o Lione, non sentano la necessit di avere stabilmente una residenza nella nostra citt per partecipare alla sua vita, e ai suoi eventi? Ma tutto questo non pu verificasi in termini improvvisati e miracolistici, ma deve essere promosso e programmato e potr essere realizzato nel momento in cui la Citt (e chi la amministra) esprimer una idea lungimirante e globale, coinvolgente, a fianco delle infrastrutture materiali, anche le basi per realizzare una migliore qualit della vita alla quale tutti noi aspiriamo.

PI MUNICIPI E MENO CONSIGLI DI ZONA Michele Crosti*


Mi vorrei inserire nel dibattito in corso all'interno dello schieramento che sorregge Giuliano Pisapia sindaco di Milano per portare unesperienza di quindici anni passati nel decentramento e soprattutto per una verifica dall'osservatorio privilegiato rappresentato dalla mia professione. Non consigli di zona ma municipi. I consigli di zona sono enti inutili e quindi pericolosi. Non hanno poteri. Non riescono neppure ad avere le informazioni necessarie sugli eventi che accadono nel loro territorio. Non hanno nessuna programmazione. O diventano delle municipalit oppure meglio fare a meno di uno strumento amministrativo che si andato progressivamente svuotando. All'inizio, nel 1980, nelle intenzioni e in qualche atto della pubblica amministrazione, vi era la premessa per un vero decentramento. Per esempio i consigli di zona avevano effettuato i rilievi per stabilire il degrado abitativo nelle varie zone. Le priorit degli interventi di manutenzione stradale venivano stabiliti dalle stesse zone dopo preventivi sopralluoghi e classificazioni degli interventi necessari. Esisteva anche un bilancio partecipato con l'elenco degli investimenti necessari, annuali e triennali, da inserire nel bilancio di previsione del Comune. Anche la gestione del Demanio doveva avvenire direttamente nei consigli di zona. Da queste premesse invece ne scaturito un ente inutile che serve solamente per dimostrare che il Comune democratico. Tutto par-

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tito dagli assessori che non volevano saperne di cedere parte del potere decisionale. Ma ha contribuito anche una cultura amministrativa che, allora come ora, vuole che le decisioni importanti si prendano nelle secrete stanze. Nella prossima giunta il potere delle municipalit deve essere reale perch: 1) la partecipazione dei cittadini diventi effettiva. Chi va al municipio a chiedere informazioni su qualunque materia amministrativa sar in grado di avere risposte immediate o quasi; 2) i municipi garantiscono un maggior controllo sul territorio, dalle licenze commerciali, ai lavori edilizi, alla sicurezza; 3) i municipi garantiscono interventi immediati e appropriati in caso di guasti di ogni genere; 4) i municipi sono in

grado di trovare i provvedimenti pi appropriati in caso di sostegno sociale. Per questo devono avere la stessa autonomia dei comuni e devono godere di fondi propri per decidere gli interventi necessari senza dipendere da altre istituzioni. Ho visto che nel dibattito in corso nelle officine volute da Pisapia qualcuno preoccupato per i trasferimenti del personale. Ma ora come alle origini solo l'organizzazione centrale che deve riorganizzarsi in zone corrispondenti alle municipalit. Sarebbe troppo oneroso trasferire tutto l'apparato burocratico nelle diverse zone anche se nella prospettiva dell'area metropolitana dove le municipalit saranno dotate di una maggiore autonomia questo trasferimento si render necessario.

C' un aspetto che riguarda il ruolo delle municipalit nella vita politica e sociale che mi preme mettere in evidenza ed la lotta alla criminalit organizzata. In una citt come Milano dove tutto si pu celare diventa fondamentale avere il controllo del territorio e un rapporto con i cittadini in grado di rendere l'attivit amministrativa come un libro aperto consultabile da tutti e in grado di segnalare le anomalie che altrimenti non si riescono a riscontrare. Insomma i municipi sono una nuova democrazia per Milano, uno strumento che distingue il centrosinistra dalla destra. *direttore Radio Popolare

MILANO FIORI, LA DEBACLE DELLURBANISTICA DELLA CITT METROPOLITANA Gianni Zenoni


Nel comune di Assago ai confini sud-ovest di Milano, in corso di realizzazione un Piano Particolareggiato nel quale si prevede il raddoppio di Milano-Fiori, che diventer cos linsediamento terziario commerciale - congressuale e sportivo pi grande dellhinterland Milanese, oltre che il pi vicino al centro di Milano. Formalmente, esaminando il Piano approvato, tutto sembra svolgersi nel modo pi corretto. Per il trasporto pubblico viene finalmente prolungata la linea MM2 con due nuove fermate, una adiacente al nuovo insediamento e laltra allaltezza del Forum. Per la viabilit linsediamento di Milano-Fiori viene collegato con un secondo svincolo alla A7, nel tratto terminale tra la Tangenziale e Milano allaltezza della via Gattinara e alla nuova Gronda prevista dalla Provincia. Questa, partendo dallo svincolo sulla Tangenziale in costruzione a Rozzano allaltezza del Centro Commerciale Fiordaliso e del Multiplex Medusa, incrocia la A7 e prosegue con una Park-way fino a collegarsi con via Buccinasco a Milano; da qui riprende la nuova circonvallazione ovest che dal Gallaratese scende a San Siro, allospedale San Carlo, allinterscambio con la MM 1 di Bisceglie, e, attraverso il ponte di ferro di Aldo Rossi, scende appunto su via Buccinasco. Questo nuovo percorso diventa importante e decisivo per linsediamento di Milano-Fiori, perch consentirebbe i collegamenti Est-Ovest in alternativa alla ormai impraticabile Tangenziale. co passante da quello della Citt Metropolitana. Quindi, se assieme alle nuove volumetrie previste dal Piano Particolareggiato, che prevede il raddoppio di Milano-Fiori, si realizzassero le infrastrutture in esso previste, questo intervento si potrebbe indicare come un insediamento sostenibile per lequilibrio del territorio a Sud-Ovest di Milano, riuscendo ad assorbire anche le gravi carenze infrastrutturali iniziali dellinsediamento stesso. Ma la realt del tutto differente dal momento che buona parte delle infrastrutture indicate nel Piano Particolareggiato non verranno per varie ragioni realizzate, mettendo in dubbio quindi lattendibilit del Piano stesso. Vediamo. La Gronda Sud Ovest (Park-way) nei programmi della Provincia su progetto del PIM (che dovrebbe essere imposta nei PGT dei Comuni interessati), non ovviamente condivisa dagli stessi al punto che il Comune di Assago addirittura la cancella, nelle previsioni del PGT, sostituendola con un diverso percorso di via Gattinara tutta sul territorio comunale, declassandola a strada di portata limitata (6 metri in tutto), con percorso tortuoso (lo stesso della Gattinara attuale) e del tutto inadatta a ricoprire la funzione individuata dalla Provincia per la Gronda Sud-Ovest. Ci troviamo di fronte ad un comportamento contraddittorio del Comune di Assago che per farsi approvare il P.P. indica infrastrutture che non ha nessuna intenzione di contribuire a realizzare.

Oggi lunico accesso di questo centro terziario commerciale - sportivo alla rete viabilistica principale costituito dallo svincolo sulla A7 adiacente al Forum, mentre verso Est c solo il ponte in legno provvisorio sul Naviglio Pavese che raggiunge la Statale dei Giovi. Certo, come collegamento Est-Ovest esiste la Tangenziale, ma il doppio ruolo che questa infrastruttura ha assunto: assorbire il traffico autostradale passante ed essere anche lunica infrastruttura che collega i Comuni dellhinterland attorno a Milano, ha dato esito a una perenne saturazione che le impedisce di essere una struttura affidabile e quindi di assorbire altri carichi. Dalla presa datto di questa insostenibile situazione nata lidea della gronda Sud-Ovest per dividere, almeno su questo quadrante, il traffi-

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Laltra opera, indicata nel P.P.,della quale a oggi non c traccia di realizzazione, il nuovo svincolo sulla A7 che non stato ancora approvato dallANAS, dalla quale dipende la Soc. Milano Serravalle, Milano Tangenziali SPA che curiosamente non ha i poteri di aprire nuovi svincoli ma solo sovrappassi sulle autostrade gestite. Questo vuol dire rinunciare al secondo svincolo sulla A7 che avrebbe alleviato il peso dellintero insediamento di MilanoFiori sullo svincolo esistente, punto di crisi del traffico attuale. A questo punto, senza la certezza della realizzazione delle infrastrutture previste, questo P.P. non doveva ricevere i nulla osta da Provincia e Regione. Invece li ha ottenuti, mettendo le premesse per un nuovo punto di crisi nella viabilit del Sud-Ovest. Ci si accontenta dellarrivo del metr, ignorando che con le condizioni della viabilit attuale creare sempre in Milano-Fiori un centro di interscambio che ospiter anche la stazione bus regionali, ora a Famagosta, provocher il collasso delle infrastrutture esistenti rendendo praticamente inaccessibili sia il centro di interscambio che lo stesso MilanoFiori e in definitiva lo svincolo della Tangenziale, il pi utilizzato per la sua vicinanza al centro di Milano. A questo punto occorre fare qualche riflessione sul ruolo che gli Enti interessati a questa parte di territorio hanno avuto in questa pesante evoluzione territoriale del Sud-Ovest milanese. 1) Il Comune di Assago, che con 10.000 abitanti possiede a ovest una abnorme zona industriale non disimpegnata viabilisticamente e una altrettanto abnorme zona terziaria a est, (Milano-Fiori racchiusa tra la A7 e la Statale dei Giovi), si fa approvare da Regione e Provincia un P.P. per il raddoppio di MilanoFiori inserendo nel Piano infrastrutture che non ha certezza di realizzare. Lo dimostra non inserendo queste infrastrutture nel progetto del nuovo PGT, sostituendole con soluzioni autarchiche e senza valenza Metropolitana.

2) La Provincia di Milano, che impone ai Comuni il progetto di una pi che ragionevole gronda Sud-Ovest, ma che invece di aiutare i Comuni interessati alla sua realizzazione, curiosamente preferisce utilizzare le risorse per comperare azioni della Soc. Milano Serravalle, Milano Tangenziale spa, e che una volta proprietaria della stessa Societ, non riesce ad avere dallANAS in tempi ragionevoli il nulla osta del secondo svincolo sulla A7. 3) LANAS, residuo dello Stato centralizzato, interferisce pesantemente con i progetti viabilistici che gli Enti Locali, tra mille difficolt, riescono a darsi. Certo ne sapranno di pi Provincia e Regione se esiste la necessit di aprire altri svincoli, mentre la resistenza che lANAS fa agli Enti Locali appare solo come lotta per la sopravvivenza di obsoleti Enti dello Stato Centralizzato. E per rifiuta lapertura del secondo svincolo sulla A7, oltre a quello tanto richiesto sulla Tangenziale allaltezza delle zone industriali di Assago e Buccinasco, la accessibilit alle quali avviene ora attraverso i centri abitati dei due Comuni. 4) Il Comune di Milano che, pur avendo inserito il progetto della Parkway nel suo Piano Urbano del Traffico vigente e gravando gran parte dellopera sul suo territorio non partecipa alle riunioni dei Comuni interessati con la dovuta attenzione, costringendo cos i Comuni pi piccoli a soluzioni autarchiche. Certo non un bellesempio. Milano dovrebbe invece favorire tutte le soluzioni di collaborazione con i piccoli Comuni ai suoi confini per la realizzazione di una rete portante della Citt Metropolitana che inevitabilmente la interesser, portando influenze benefiche, anche alle sue disastrate frange periferiche. 5) La Regione, che si perde dietro alle grandi infrastrutture, trascura del tutto i reali problemi che emergono puntuali dal territorio, non sostenendo in modo efficiente i Comuni nei loro rapporti con Enti e Societ che dispongono del potere di ese-

cuzione delle infrastrutture. (Provincia, Soc. Milano Serravalle, Milano Tangenziale spa e ANAS). Purtroppo il caso di insediamenti senza infrastrutture si ripresenta ancora una volta a Milano e al suo hinterland. Come gi avvenuto alla Bicocca, nata con il presupposto della gronda Nord e della MM poi non pi realizzate, creando cos un insediamento di problematico accesso. Stesso discorso anche alla Fiera-Rho, dove i collegamenti con la viabilit primaria sono stati realizzati in settori in cui questa non in grado di sopportare nuovi e cos pesanti carichi insediativi. Cosa succeder a Milano-Fiori? Succeder che, rinunciando alle infrastrutture previste dal P.P. e portando il carico delle sue funzioni esclusivamente nel breve tratto della A7 tra tangenziale e Milano, notoriamente gi saturato (spesso la coda ferma addirittura per tutta la lunghezza tra Tangenziale e Milano), tutte le funzioni che questo tratto di A7 dovr sopportare, (Terminale della Milano-Genova, uscita Tangenziale pi vicina al centro di Milano, disimpegno esclusivo di MilanoFiori, centro di interscambio tra auto, MM2 e bus regionali, accesso alla viabilit primaria per zone industriali di Assago e Buccinasco) provocheranno la paralisi del traffico della intera zona a Sud-Ovest di Milano rendendo vana cos anche lunica parte positiva di questo intervento, lavanzamento della MM2 verso lhinterland. In definitiva avvilente constatare come nonostante la lunghezza e la complessit delle procedure burocratiche necessarie per lapprovazione di un P.P., Regione, Provincia e Comuni non siano in grado di impedire la realizzazione di nuovi insediamenti privi delle infrastrutture indispensabili, creando i presupposti per nuovi problemi di congestione del traffico e relativi disagi ai cittadini che vivono in quel settore della citt metropolitana.

NUTRIRE IL PIANETA CON CADAVERI DI PADERNESI Ferruccio Porati


La macchina variamente connessa a EXPO 2015 significa anche rinnovamento e ampliamento dei sistemi stradali e autostradali esistenti e costruzione di nuove infrastrutture dedicate sempre al trasporto automobilistico. Fra questi progetti, rientrano il discorso Pedemontana, la TEM, la BREBEMI, l'ampliamento della superstrada Milano-Meda a tre corsie per senso di marcia con la relativa trasformazione della statale in "strada extraurbana principale" (quindi con spiccate caratteristiche autostradali), la trasformazione della strada provinciale Rho-Monza in autostrada vera e propria, con ricongiungimento diretto sulla Tangenziale Nord, di cui costituir il naturale proseguimento. Fin qui uno direbbe: "perfetto, finalmente una

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botta di rinnovamento". Di tutto questo, per, si trascura un "piccolo" particolare. Si dimentica che stiamo parlando di un tessuto urbano fittamente popolato e in cui territorio da erodere non ce n' pi. Ma proprio pi. In particolare nei comuni del Milanese. Nel caso specifico del progetto RhoMonza, societ Serravalle e Provincia di Milano, con il silenzio/assenso della Regione Lombardia, hanno portato in pre-selezione di gara dappalto un progetto che prevede la trasformazione dell'attuale strada provinciale in autostrada (due corsie per senso di marcia + corsia d'emergenza) che, nel Comune di Paderno Dugnano, non sar solo una riqualifica di un tracciato gi esistente, ma comporter un gigantesco impatto sulle persone residenti, sul territorio, sull'ambiente a trecentosessanta gradi. Secondo i piani, la citt di Paderno Dugnano sar cinta dassedio a Nord dalla Pedemontana; affettata in direzione Nord-Sud dalla Milano-Meda potenziata e tranciata in direzione Est-Ovest dalla nuova autostrada Rho-Monza. La realt odierna di questa citt di 50.000 abitanti una realt di "convivenza" con il pregresso viabilistico realizzato negli anni '60 - '70, cio la Milano-Meda (attualmente due corsie per senso di marcia). La "convivenza" una "sopportazione" al limite, per le parametrizzazioni che il PGT prevedrebbe, in molti casi sbilanciate a favore della strada di grande comunicazione, piuttosto che verso la popolazione residente. In termini della qualit dell'aria e dell'inquinamento acustico. In questo contesto gi critico, il progetto di Serravalle vorrebbe "letteralmente" infilare in affiancamento all'attuale tracciato della Milano-Meda, la nuova struttura della futura Rho-Monza, rubando una striscia di territorio larga una cinquantina di metri alla zona di rispetto della MI-Meda e avvicinandosi di cinquanta metri a una serie di palazzi, portandosi a non pi di dieci metri dalle finestre! Ecco perch io dico sempre che "nello spazio fisico dove ora ci sono quattro nastri d'asfalto autostradali il futuro ce ne riserva 14", aumentando il transito autostradale di un fattore tre, gli inquinanti mortali, e il rumore si impenna - dati di simulazione di progetto Serravalle alla mano - di una decina di decibel, mentre le opere di mitigazione previste, non riescono neanche a recuperarne un paio... Questo progetto prevede di costruire un viadotto di poco pi di un chi-

lometro, alto come un palazzo di quattro piani (su cui alloggiare la struttura autostradale di cui sopra) e un ponte a scavalco della MI-Meda lungo 250 mt. con campata unica di 80 mt., tagliando in due la zona sud di Paderno, con problemi irrisolti anche rispetto alla prossimit di un centro pediatrico eccellenza della Regione Lombardia, di una scuola elementare e di un centro diurno per anziani. Serravalle darebbe l'assalto a una intera zona residenziale, il cui impatto diretto sugli abitanti, dati di anagrafe alla mano, si aggira su circa 8.000 persone. Lunicit di questa situazione espositiva agli agenti inquinanti del traffico veicolare testimoniata dal fatto che il nostro caso viene studiato da un gruppo di ricercatori dellIstituto dei tumori di Milano, capitanati dal dott. P. Crosignani. Le amministrazioni comunali di Paderno Dugnano hanno espresso la loro riprovazione a questo progetto ed hanno sempre sostenuto che l'opera andava fatta pensando all'interramento di quel nuovo chilometro di autostrada, in quanto la salute della gente, la vivibilit dell'ambiente e la qualit della vita non possono essere subordinati a mere esigenze di budget monetario, anche perch dico io -, se il motto dell'EXPO "ecosostenibilit ed energia per la vita", non si capisce perch noi residenti di Paderno Dugnano dobbiamo morire asfissiati o con un bel tumore al polmone e vedere tutti gli sforzi che abbiamo fatto in questi anni per assicurare un futuro migliore ai nostri figli andare in fumo, compreso il valore delle nostre case, pagate con mutui decennali. Provincia di Milano e Serravalle hanno sempre osteggiato l'ipotesi dell'interramento, cos le associazioni ambientaliste e il comitato cittadino spontaneo CCIRM Comitato dei Cittadini per lInterramento della Rho-Monza da tre anni cercano di sensibilizzare la citt e le istituzioni sulla necessit che il transito autostradale della Rho-Monza avvenga in sotterranea, nellattraversamento della citt. Dopo alterne vicende che ci hanno visto anche al tavolo tecnico della progettazione del tunnel, la macchina burocratica ha mandato avanti il mefitico progetto preliminare originario. I cittadini si sono appellati a tutti, fino al parlamento di Strasburgo, al Presidente Napolitano, ai parlamentari italiani, alle autorit religiose, ma, fino ad ora, nulla riuscito a far cambiare decisione alla coppia Podest & De Nicola, in Provincia di Milano, nep-

pure un censimento dei minori fatto volontariamente dai cittadini, che ha accertato che saranno un migliaio i minori costretti a convivere col PM10 e tutti gli altri veleni. Il livello dello scontro ha gi raggiunto una prima fase di TAR da parte dellamministrazione padernese, cui seguiranno a ruota anche le azioni dei cittadini. Noi non ci fermeremo e chiediamo che si trovino i fondi necessari: dalla politica dei pedaggi, da quella della durata delle concessioni a Serravalle e, se necessario, anche da EXPO stessa o da Roma. Ulteriori informazioni (anche tecniche) sono tutte sul nostro sito (www.padernesi.com) dedicato alla questione Rho-Monza Le motivazioni del comitato affinch questo progetto vada rivisto radicalmente sono in sintesi: 1) preoccupazione assoluta sulla qualit dell'aria (la stima di transito di 200.000 / 220.000 veicoli / giorno, nello stesso spazio fisico attuale); 2) preoccupazione altrettanto grave per il lievitare dell'inquinamento acustico; 3) preoccupazione sulla sicurezza (non) offerta a chi risieder a dieci metri del tracciato autostradale, dove la velocit di transito sul progetto 120 Km/h; 4) erosione sensibile, di territorio a verde; 5) significativa riduzione del parco del Seveso; 6) impatto visivo e architettonico delle nuove infrasttrutture; 7) degradamento dell'ambiente e del tessuto sociale; 8) perdita consistente di valore delle case dei residenti La progettualit che ci vogliono imporre una concezione vecchia degli anni 50 e 60, pagata a caro prezzo. Tutti i progetti autostradali in ambito urbano del mondo civile (da Madrid a Boston, dove, fra laltro lavora un nostro cittadino padernese come capocantiere!) smontano i viadotti e i cavalcavia per realizzare nuove strutture sotterranee e ricucire il tessuto urbano: da noi si realizzer lanti-storia! In sostanza, Paderno Dugnano ce l'ha gi un'autostrada attaccata alle case: la Milano-Meda. Per quanto detto prima non esistono alternative all'interramento della Rho-Monza. E necessario pensare agli interventi viabilistici su Milano-Meda e Rho-Monza in modo unitario, senza commettere l'errore che l'uno non c'entri nulla con l'altro. Bisogna rendersi conto che una modifica viabilistica di questo tipo deve essere pensata in interramento, per non gravare in modo insostenibile su popolazioni ed ambiente. La salute non ha prezzo!!

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SACCONI E LO STOMACO DEL NUOVO OPERAIO Giuseppe Ucciero


Per una volta, bisogna ammettere che il ministro Sacconi ha ragione, anche se solo per paradosso e involontariamente. Il Ministro del Lavoro, insolentitosi sul ridotto peso del costo del lavoro in Fiat, platealmente sbottato Sono solo stron. Il tema lo si pu capire solo in relazione a quello strettamente connesso del pieno utilizzo degli impianti. Sorvoliamo sulleleganza del dire, che ormai contrassegno del degrado civile del berlusconismo, la sua cifra stilistica. Passiamo invece al contenuto per svolgerne il duplice significato, quello inteso da Sacconi e quello da lui evocato, senza intenzione. Per la coscienza di Sacconi, il peso percentuale del costo del lavoro variabile, in funzione del grado di utilizzo degli impianti. Come dargli torto? Se gli impianti sono poco impiegati, consumano meno energia e materie prime e quindi il costo del lavoro maggiore, in senso relativo, di quando sono utilizzati pi intensamente. Se poi son fermi, il peso percentuale del costo del lavoro sar pari al 100%, salvi i costi dellammortamento degli impianti e degli interessi bancari, che ovviamente corrono quale costo del capitale fisso investito, ahim invece produttivamente fermo. In questi casi, la percentuale del costo del lavoro sar ben superiore al 7%, ma, ed quel che pi importa, FIAT in perdita, non generando ricavi per ripagare i costi comunque in corso. Sorvoliamo sul fatto che, se gli impianti sono fermi, il personale viene collocato in Cassa e che quindi di nuovo il loro peso percentuale si riduce, e tacciamo infine sul fatto che la Cassa un bel favore fatto alla FIAT. Fin qui per nulla in contrario, Sacconi ha del tutto ragione, in linea di principio: il peso del costo del lavoro varia in funzione delluso degli impianti. Certo non serve un ministro per capirlo, basta la casalinga di Voghera, ma tant. Quel che non nella coscienza di Sacconi, ma stato dalla sua battuta involontariamente evocato altro, ed di capitale importanza. Quale che sia la % del costo del lavoro in FIAT, la questione evocata da Sacconi la capacit produttiva del lavoro nel suo rapporto con lutilizzo degli impianti, che tradotto in parole povere vuol dire: senza il lavoro degli operai, anche il pi grande investimento resta improduttivo, fermo, incapace non solo di generare profitti ma addirittura di mantenere intatto il suo valore originario. Miliardi di euro investiti in cose non generano un solo euro in pi di valore, se gli impianti non vengono presi in mano dagli operai e da questi utilizzati per fare delle altre cose. Certamente prima di loro, la stessa considerazione deve farsi per i ricercatori e i progettisti, con loro per gli impiegati, e dopo di loro, per il ciclo della vendita e post vendita. A Maurizio Sacconi dobbiamo quindi grande riconoscenza per aver riportato lattenzione allessenziale di qualsiasi vicenda di industria capitalistica. Il Valore prodotto dalla FIAT non nasce nel ventre del capitale, ma dalle mani e dalle teste dei lavoratori. Non c bisogno di essere marxisti per riconoscerlo, tant che questo era pacificamente ammesso dalla Economia Politica Classica: per Smith o Ricardo il Lavoro che genera il Valore, semmai il problema, per loro, era nella redistribuzione sociale. Da questo oggettivo, sia pur involontario, riconoscimento, dovrebbe derivare a questo punto ben

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altra considerazione del contributo e della stessa soggettivit operaia. Ma il Ministro Sacconi, che pure si era quasi avvicinato a scoprire questa elementare verit, subito se ne riallontana, declinando a modo suo limportanza del lavoro nellimpresa manifatturiera: il problema la craxiana governabilit degli impianti. Ora, che unimpresa per funzionare debba essere messa in condizioni di farlo, tanto ovvio quanto poco compreso nelle sue articolate implicazioni. Per il Sacconi pensiero, questo vuol dire tout court che gli operai debbono semplicemente lavorare, alle condizioni stabilite dai contratti capestro imposti dalla controparte, che per parte sua, mentre pretende lesigibilit dei contratti a pena di licenziamento non si obbliga in alcun modo a sua volta. Il contenuto mistificatorio e, davvero, antioperaio del concetto sacconiano di governabilit degli impianti si coglie se si esaminano le percentuali di astensione al lavoro degli operai FIAT negli ultimi anni: valori risibili, prossimi allo zero. In questi anni, FIAT non ha incontrato ostacoli nel governo degli impianti, ma li ha semplicemente lasciati deperire e degradare. Ma nonostante questo, ora si parla di altre misure: introduzione di maggior straordinario, intensificazione del notturno, e certi accorgimenti organizzativi per aumentare la produttivit. Su questi il banco, pi che saltare, stato fatto saltare da Marchionne. Quando si parla di queste

innovazioni, due sono i concetti chiave: il rapporto di potere e il contenuto concreto della misura proposta. Sul primo Marchionne, ha preteso e ottenuto carta bianca, annichilendo il potere contrattuale del sindacato. Sul secondo vale la pena di spender qualche parola: una delle pi qualificanti misure la mensa a fine turno, ossia la concessione della possibilit per loperaio di nutrirsi solo dopo 7 ore e 30 minuti dallinizio del tuo turno, poco prima insomma della sua uscita. Ciascuno sa per esperienza diretta che, dopo qualche ora, anche standosene sdraiati sul divano, il bisogno di nutrirsi si manifesta sotto forma di crescente languore. Quale sia la condizione di un operaio che lavora senza sosta da alcune ore quindi facilmente immaginabile, cos come lo sarebbe la reazione sociale se una misura di questo tipo fosse estesa ai milioni di lavoratori dei servizi e del pubblico impiego: di fronte allira funesta di un ministeriale, perfino un Bonanni potrebbe trovare il coraggio di un Non Possumus. Non si dispone di una quantificazione del vantaggio economico che deriva alla propriet dalla mensa a fine turno, ma difficilmente sar superiore a qualche milione. E per raggiungere questo alto risultato gestionale, FIAT distorce la fisiologia di migliaia di lavoratori, comprimendone i bisogni elementari, incurante di effetti che non potranno non verificarsi sul loro benessere, sulla loro sicurezza e su

quella degli stessi impianti, quasi si fosse tornati allepoca doro del capitalismo inglese, quando gli operai erano incatenati alle macchine, imboccati da un ragazzino appositamente addetto cos che non smettessero neppure un istante di lavorare!! Che tempi!! Che produttivit, ragazzi!! Ed ecco cos di fronte a tutti, senza veli, la plateale contraddizione tra le parole e il non detto del ministro Sacconi: i lavoratori sono tanto importanti che senza di loro, senza il loro 2,3,4.7 % del costo totale di gestione dimpresa, nulla si muove e nessun valore si crea o si riproduce, ma al tempo stesso sono tanto poco considerati da non concedere loro pi neppure il normale pasto a met della fatica giornaliera. Il capitale transnazionale non si limita a chiedere il governo incontrastato dellesistente cos comera strutturato prima del suo avvento, ma impone e presuppone il cambiamento della stessa fisiologia umana. Il Corpo del nuovo Operaio deve cambiare, deve essere flessibile: poco cervello (che non serve) e uno stomaco ipertrofico e iperveloce, capace di ingurgitare e processare, nelle improduttive ore del pre - turno, una quantit di cibo tale da lasciar finalmente lavorare in pace le altre membra per tutte le otto successive. C bisogno daltro, Ministro Sacconi, per spiegare il suo alto concetto di Governabilit degli Impianti?

MILANO: IL PIL SCIVOLA SEMPRE INDIETRO Edoardo Ugolini


I politici sempre pi spesso parlano per sentito dire e per slogan, e, quando si trovano davanti dei numeri che li contraddicono, li rifiutano, li maneggiano, li denigrano (ho sentito perfino dire che ISTAT () un ente con chiare finalit poltiche!). Ma, se si guarda ai numeri esposti qui di seguito, un cittadino milanese, e italiano, non pu che, in un primo momento, rattristarsi e poi avere un sussulto di orgoglio per cercare una soluzione, una via di uscita. Linteresse comune per una crescita economica del territorio vigorosa ed equilibrata obiettivo di tutti. LItalia, come tutte le nazioni del G7 entrata in recessione nel 2008 e, come tutte le nazioni analizzate, ha subito una contrazione fino alla prima met del 2009. Il dato di maggiore rilievo che nella fase di ripresa lItalia restata molto indietro: non abbiamo goduto del rimbalzo e perfino il Giappone che era declinato ben pi degli altri nel 2009 ha recuperato pi di noi il terreno perduto (1). Non sto qui ad analizzare i motivi di questa mancanza di reattivit, motivi politici, di debito pubblico, di sistema bancario e industriale, ma la staticit di per se molto preoccupante. Si dir Ma questa la media dellItalia. A Milano, il centro economico e finanziario del nord padano, sar sicuramente diverso. Non cos. Il posizionamento economico di Milano peggiorato nel contesto nazionale: il PIL provinciale che nel 1994 rappresentava il 10.1% di quello italiano, oggi si attesta al 9.5%, cos come il PIL pro-capite che nel 1994 era del 55% superiore a quello italiano, oggi si attesta soltanto al +44%.(2) Da questi dati si evince chiaramente che Milano non pi il motore dItalia, come ci raccontano le fole celtiche, e questo un grido di allarme per la citt e il paese. Se si confronta landamento della economia milanese negli ultimi anni rispetto a quella di aree comparabili dellarea Euro, il quadro ancora pi triste: Milano, insieme allItalia, si sta sganciando dallEuropa e non un problema delle aree metropolitane in genere, ma proprio e solo nostro. Questo vero non solo se si considerano gli anni pi recenti (2004/2009) che sono stati influenzati dalla recessione, ma anche se si considera il quindicennio 1994 / 2009. (3)

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Di fronte a queste tendenze, peraltro registrate in concomitanza con una crescita delloccupazione (+2.6% nel quindicennio 2009/1994 e +0.3% nel quinquennio 2009/04) parlare di declino non un esercizio retorico da disfattisti. Nella provincia di Milano la popolazione cresciuta da 3.72 Mln a 3.95 Mln (+6%), ma linvecchiamento stato rilevante. Nel 1994 la popolazione in et lavorativa rappresentava il 72% del totale, nel 2009 tale rapporto sceso al 66%. A Milano dal 1994 a 2009, come nelle altre citt assimilabili, si avuto uno shift dal settore manifatturiero a quello dei servizi, ma quello che molto pi preoccupante, invece, il confronto in termini di produttivit: il valore aggiunto per occupato del settore manifatturiero sceso del 5.3%, mentre nelle altre aree metropolitane assimilabili cresciuto in media del 24%. Meno grave il gap accumulato in termini di produttivit dai settori che hanno registrato maggiore espansione: i servizi alle imprese (+3% in termini di quota di valore aggiunto) e i servizi finanziari (+3%). Nel primo caso il valore aggiunto per occupato

sceso del 31% rispetto a un dato medio delle altre cinque aree metropolitane del -14%, nel secondo caso salito del 57%, un valore addirittura superiore alla media dell11%. La struttura imprenditoriale negli anni successivi alladesione allEuro non significativamente cambiata: domina sempre la piccola / media impresa. Il numero medio di occupati per azienda nellarea milanese era pari a 4.2 unit: un dato solo marginalmente superiore a quello lombardo (4.1) e a quello nazionale (3.6). Nel quadriennio 2007/04 il numero medio di dipendenti per azienda in provincia di Milano ha registrato un progresso soltanto di 0.1 unit, valore del tutto allineato alle metriche regionali e nazionali. Milano, non si attrezzata alle nuove dimensioni aziendali che lintroduzione dellEuro ha innescato. Le statistiche regionali di Banca dItalia aiutano a delineare i tratti fondamentali del sistema di finanziamento delle imprese e della efficienza del settore creditizio, anche a seguito della crisi finanziaria in atto dal 2008. I margini sul tasso

interbancario applicati al sistema delle imprese registrano una sostanziale stabilit nel quinquennio 2008/04 e pertanto una sostanziale inelasticit alle condizioni di finanziamento degli istituti di credito, attestandosi in un range molto stretto compreso fra il 2.5% (nel 2007) e il 3.36% (nel 2004). In questo quadro le risorse correnti del bilancio comunale dedicate alle cosiddette Funzioni nel campo dello sviluppo economico sono state nel 2009, pari a 15.6 Mln: solo lo 0.84% delle spese correnti. In termini relativi sul totale delle spese il 32% in meno di Torino (1.23%) e il 35% in meno di Genova (1.3%). A titolo informativo i principali capitoli di spesa del bilancio comunale milanese 2009 dedicati alle cosiddette Funzioni nel campo dello sviluppo economico sono intitolati come segue: Piano di Marketing Territoriale 2009, Direct Marketing (partecipazione a diciotto eventi fieristici), Progetti Promozionali, Relazioni Pubbliche, non molto insomma.

(1) VALORI DEL PIL DI GRAN BRETAGNA E PAESI DEL G7 DA QUANDO E INIZIATA LA RECESSIONE

(2)

pil milano/pil italia


(3)

1994 10,1%

2009 9,5%

crescita pil procapite MILANO Altre citta EURO* 2004-2009 -12,0% 0,0% 1994-2009 1,0% 28,0% *Media di Amsterdam, Monaco, Barcellona, Lione

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EARTH SUMMIT 2012. E MILANO DOV? Maurizio Mottini


Nei lunghi mesi della discussione sul PGT siamo stati sovrastati dallincombere dei metri cubi costruibili. Per acquisire aree per interventi pubblici, per il risparmio energetico, per fare nuovi servizi: la risposta sempre facciamo pi metri cubi. Insomma pi che un Piano per governare il territorio si avuta limpressione che fosse un Piano di Fabbricazione. Perch? Perch nel PGT non appare mai il ruolo delle risorse umane e come valorizzarle. E il concetto di risorsa ambientale si riduce allentit delle superfici urbane da destinare al verde. In tutti cera il dubbio; ma chi comprer tutti questi metri cubi? Anche a livello dei non addetti ai lavori, era netta la sensazione di una illusione immobiliare. Illusione certo, ma non priva di rischi come ci ammoniscono le vicende statunitensi, irlandesi e spagnole. Ma in citt qualcosa si mosso in ben altra direzione. La raccolta delle firme per i cinque referendum sulla politica ambientale per Milano stato un fatto rilevante, come pure le iniziative di dibattito sulla green economy del PD milanese. Significativo il contributo del candidato Boeri alle primarie circa gli esempi delle citt davanguardia dellEuropa per laccoglienza per studenti, docenti e ricercatori ma anche imprese, o per il riuso delle abitazioni sfitte a Barcellona. Certemente troppo poco per spezzare il provincialismo in cui caduta Milano da qualche lustro: qui lAmministrazione Civica ignora cosa si realizza nelle grandi citt europee, in applicazione di convenzioni internazionali, al cui rispetto anche Milano dovrebbe attenersi. Mentre non riesce neppure a impostare un decente intervento strutturale per linquinamento da polveri sottili: teleriscaldamento dellarea milanese utilizzando il calore sprecato delle grosse centrali termoelettriche a pochi chilometri da Milano, e parcheggi di corrispondenza nelle stazioni delle Nord e delle FS nella Regione, per spostare su un rinnovato e civile sistema ferroviario il flusso dei pendolari su Milano. Programma vasto? Certamente, ma finanziabile se spendessimo di meno facendo manutenzione invece di rifacimenti, se risparmiassimo informatizzando tutti i servizi civici e con la telemedicina nella sanit. Spendendo meno nel riscaldamento degli edifici con coibentazioni adeguate e risparmiando nel consumo di energia con pannelli solari per lacqua calda e con pannelli fotovoltaici su tutti gli edifici. Arrivando al 70% nella raccolta differenziata dei rifiuti, come a Salerno, e usando molto di pi lacqua calda dellinceneritore Silla 2 di Figino. Libert Eguale, associazione di cultura politica attiva da dieci anni a Milano, intende promuovere la discussione di questi temi con liniziativa del prossimo sabato, 2 aprile, con un convegno presso la Unione Femminile in corso Porta Nuova 36. Sono invitate a partecipare tutte le associazioni, istituti, sodalizi, gruppi, ecc, che a vario titolo si interessano ai temi che riguardano il futuro della nostra citt. La discussione verter sui contributi della metropoli milanese ai temi dellEarth Summit del 2012, dopo venti anni dalla Conferenza di Rio che avvi la riflessione per lo sviluppo sostenibile del nostro pianeta. In quella sede il futuro Sindaco di Milano potr riferire su cosa la citt ha fatto e cosa intende fare per promuovere la creativit delle risorse umane, sul come dar vita alle piattaforme tecnologiche suggerite dallUE, nonch delle azioni per la indispensabile coesione sociale. Cosa intende fare per ridurre limpronta ecologica che misura limmenso territorio di cui ha bisogno Milano per produrre le risorse naturali che consuma nei suoi 180 Kmq. Infine cosa intende fare Milano per cooperare con altre citt italiane ed europee, al fine di dialogare con le megalopoli dellOriente, vicino e lontano. Alle quali saremo sempre pi collegati con la ferrovia, le telecomunicazioni e anche via mare, tramite la nuova via della seta dei progetti TRACECA e TAE, finanziati gi negli anni 90 dalla UE.

PGT. LA CASSETTA DEGLI ATTREZZI Emilio Vimercati


Lapprovazione del PGT del 4 febbraio scorso lascia residui di delusione. C che si aspettava una bocciatura sonora del Piano, chi sperava nellaccoglimento delle proprie osservazioni, chi in un tonfo della Giunta. Niente di tutto questo. Possiamo affermare che la discussione sul nuovo strumento urbanistico che ha sostituito il vecchio PRG si fermata al momento delladozione il 14 luglio 2010. Ora si attende la sua entrata in vigore che avverr tra due / tre mesi quando sar pubblicato sul BURL, Bollettino Ufficiale della Regione Lombardia. Giusto alla vigilia delle prossime elezioni comunali. Lappuntamento delle osservazioni aveva suscitato aspettative troppo ottimistiche quando invero questo processo di partecipazione non ha mai capovolto alcunch specialmente dopo che la modalit per lelezione diretta del sindaco e dei consiglieri nonch il decadimento generale delle istituzioni ha trasformato le aule consiliari in curve di tifosi. I condizionamenti e i ricatti fanno s che non vi siano pi le premesse per accordi che capovolgono le decisioni autoritative della maggioranza. Occorre ammettere che effettivamente le osservazioni vere e proprie non saranno state pi della met, ma non le avrebbero discusse neanche se fossero state cento. E la met erano comunque un buon numero e di contenuto apprezzabile considerando che le associazioni rappresentano gruppi numerosi di aderenti come ad esempio i sindacati dei lavoratori e degli operatori. Non era infatti possibile pensare che i singoli cittadini milanesi fossero attrezzati per entrare nel merito di un progetto di cui a malapena avevano letto qualche titolo sui giornali. Stupisce che lassessore alla partita nelle sue percentuali sul rapporto fra popolazione e numero delle osservazioni abbia compreso anziani e bambini, pensionati e ragazzi. Le osservazioni non possono essere considerate dal punto di vista numerico ma dalla qualit di ci che suggeriscono e solo chi volutamente e con il solito spregevole atteggiamento ha usato il paraocchi non pu

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essersi accorto della bont e della saggezza delle singole proposte, respingendole a blocchi raggruppati e ingiustificati. Ora ci si appella ai ricorsi ma occorre farsi una ragione del fatto che sulla possibilit di spuntarla incombono molte incognite, specie se si fondano sul metodo essendo, statuto e regolamenti, atti soggetti a molteplici interpretazioni. Difficilmente il tribunale amministrativo conceder la sospensiva del provvedimento e quindi si dovr attendere lesito della sentenza in un periodo fra sei mesi e un anno, se va bene, a elezioni avvenute e a fatti ormai spuntati. In ogni caso il giudizio finale incertissimo e se fosse sollevata solo una questione di legittimit del

metodo il piano sarebbe facilmente riproponibile cos com. Attenzione perch nel frattempo si verranno a consolidare dei diritti da cui non sar pi possibile retrocedere. Rinegoziabili s, forse, con il comune costretto a chinarsi con il cappello in mano, chiunque governi. E con le SCIA, segnalazione certificata inizio attivit (che ha sostituito la DIA, denuncia di inizio attivit), non c ritorno. Lefficacia del PGT sar lenta. Lentrata in vigore del nuovo PGT presumibile che non avr effetti immediati ma determiner una fase di intervallo dellattivit almeno per queste ragioni: il mercato, che si muover con circospezione per capire se e come effettuare gli investimenti; linsicurezza sulla

applicazione delle normative; limpreparazione da parte degli uffici che dovranno assimilare le novit procedurali, limpiegato allo sportello estraneo alla ratio del PGT; le risorse che non ci sono. Cosa rimane? Attrezzarsi per gestire lattuazione del piano. Vincere le elezioni per cambiare il PGT con una sana Variante Generale nellauspicio che non vi siano insulti e litigi fra moderati e radicali intransigenti pena dopo qualche mese di passare altri ventanni allopposizione. Pur nelle difficolt viviamo nella citt pi avanzata del paese e quindi occorre far convivere accanto a quello della sostenibilit il tema dello sviluppo.

RUBRICHE MUSICA questa rubrica curata da Palo Viola rubriche@arcipelagomilano.org Musicisti e ruoli
Qualche amico che suona o ha suonato per anni in orchestra si lamentato con me perch la settimana scorsa, parlando di alcuni loro colleghi, ho scritto: ottimi strumentisti ma come quasi inevitabile che accada poco avvezzi a giocare nella parte del solista. Si ha bel dire che si tratta sempre e solo di musicisti ma non vero, hanno approcci e sensibilit molto diverse, vi una sorta di conflitto di interessi: o stai con lorchestra e il suo direttore oppure sei un altro che concerta con loro. Qualcun altro si lamentato perch ho pi volte criticato e lho chiamata malvezzo labitudine sempre pi diffusa, di suonare e dirigere insieme; lo fanno Uto Ughi, Vladimir Askhenazy, Andras Schiff, Daniel Barenboim, lo fa quasi sempre - e lo ha fatto anche laltra sera al Conservatorio - Salvatore Accardo. Insomma, sembra che passare da un ruolo a un altro (professore dorchestra, solista, direttore) stia diventando pi che lecito normale e che se si bravi musicisti, e ancor pi se si ha avuto successo in un ruolo, conti poco lo specifico del mestiere, la specializzazione, la scelta del campo. Si pu giocare in libert e cambiare la parte con grande disinvoltura. Ebbene non ci credo, e soprattutto credo che i risultati dimostrino sempre, salve rarissime eccezioni, che le cose non stanno cos. E invece vero il contrario e cercher di dimostrarlo. Cominciamo dal professore dorchestra che si presenta alla ribalta come solista, con uno strumento ad arco, un legno, un ottone o larpa, la cosa non cambia; per quanto bravo sia - magari una prima parte che ha vinto un concorso difficile per entrare in orchestra, o un ottimo insegnante del proprio strumento, forse anche di grandissima cultura, musicale e non solo gli mancher sempre quella misteriosa capacit di creare il rapporto diretto, forte, esclusivo con il pubblico, di sentirne il respiro mentre suona, di entrare in sintonia con la sala come se suonasse esclusivamente per ciascun ascoltatore, parlandogli a tu per tu, toccandogli lanima. E una capacit che si acquista con gli anni, affrontando il pubblico da solo per centinaia e migliaia di volte, una capacit che non innata (come difficile, agli inizi, vincere la paura del pubblico!), e che certamente non la si impara suonando nelle fila dellorchestra. Inoltre il solista fatalmente impegnato a dare una interpretazione fortemente soggettiva del testo, una lettura possibilmente nuova ancorch ortodossa, mentre in orchestra si impara lopposto, a reprimere la propria individualit per fondersi con il suono dei colleghi, a rinunciare a una interpretazione personale per fare propria quella del direttore. Il contrario solisti che siedono in orchestra - accade raramente, per esempio in qualche festival estivo come quello di Lucerna, quando per un breve periodo si costituisce una orchestra composta per lo pi da solisti e prime parti; ma si tratta di amici e sodali che si riuniscono intorno a un direttore amico per fare musica insieme, e dunque lo spirito quello di un grande ensemble di musica da camera piuttosto che di una vera e propria orchestra, stabile e consolidata come normalmente la si vuole. E veniamo al solista che sale sul podio. Sappiamo che ogni musicista - non solo chi la scrive ma anche chi esegue la musica (sul proprio strumento o conducendo quel grande strumento che lorchestra) - ha il terrore di annoiare il pubblico, o meglio di non riuscire a catturarne lattenzione, a tenerlo avvinghiato alle note e concentrato nellascolto. Questa tensione ovviamente difficile da creare e ancor pi difficile tenere viva per tutta la durata di un pezzo, mentre facilissimo farla venir meno da un istante allaltro, farla improvvisamente cadere anche solo per un istante di banalit, di distrazione, di incertezza, o semplicemente per un banale vuoto di memoria. Il pericolo mortale, per i musicisti, la noia di chi li ascolta.

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Ora immaginatevi come si possa combattere questa tremenda battaglia contro la noia, come si possa tener tesa la corda dellattenzione e della concentrazione del pubblico, quando si impegnati a far parlare il proprio strumento, a fargli raccontare una storia piena di magia, e contemporaneamente a trasferire il proprio sentire a decine di altri musicisti, con la preoccupazione di dar loro attacchi precisi, ottenere da loro un certo colore del suono, sviluppare con loro il fraseggio che si ha in testa, mentre si presi da una parte dalla tensione della e nella orchestra, dallaltra da quella del e con il pubblico. E un esercizio da acrobata, da giocoliere; come si concilia con la necessit di scavare nella profondit del proprio pensiero, con la capacit di trasferirlo al pubblico per evocarne sentimenti ed emozioni, di tessere quel sottile filo che tiene insieme una sala da concerto? La prova dei fatti si resa evidente con il concerto di Accardo della settimana scorsa: modeste, scialbe, prive di energia vitale le opere per violino e orchestra - sia le Romanze di Beethoven (opere 40 e 50) che il Concerto di Viotti (n. 22 in la minore) - ottima invece la Sinfonia n. 29 in la maggiore K. 201 di Mozart, nonostante quel grande violinista non abbia mai brillato come direttore dorchestra. E riuscito perch evidentemente ha potuto concentrarsi totalmente e senza distrazioni su un unico impegno mentale, su ununica corda emozionale, stabilendo un rapporto diretto e chiaro con lorchestra da una parte e il pubblico dallaltra. Con il bis si rovesciata la situazione e Accardo stato perfetto (anche se gli consiglieremmo di

lasciare ai pi giovani, che devono dimostrare di avere acquisito una buona tecnica, pezzi di puro virtuosismo paganiniano) perch lorche stra taceva e ascoltava e lui si finalmente concentrato sul suo strumento. I prossimi appuntamenti * venerd 25 febbraio al Conservatorio Michele Campanella torna a Milano per un concerto straordinario a favore di VIVES (www.vises.it) ed esegue nella prima parte alcune rarit dellultimo misterioso Liszt e, nella seconda parte, i celeberrimi Quadri di unesposizione di Musorgskij. Assolutamente imperdibile. * sabato 26 febbraio nella sala piccola del teatro Dal Verme (ingresso libero) un concerto nel quale il pianista Gregorio Nardi proporr un programma di pezzi di Liszt molto anticipatori della musica che verr dopo di lui. * sabato 26 febbraio ma alle 15.30, allAuditorium di Largo Mahler, vi sar per i pi piccini una commedia giocosa che Roberto Vacca ha liberamente tratto dal Ratto del Serraglio di Mozart, testi di Paola Campanini, con lOrchestra amatoriale e il coro di voci bianche della Verdi il cui titolo Chi rap la topina Costanza? * luned 28 febbraio al Conservatorio, per Serate Musicali, lOrchestra di Padova e del Veneto in tutto Brahms, con il Concerto per Violino opera 77 e la quarta Sinfonia opera 98, direttore e solista (siamo alle solite!) laustriaco Thomas Zehtmaier * marted 1 marzo ancora al Conservatorio ma per la Societ del

Quartetto, il giovane pianista palestinese-israeliano (Nazareth, 1976) Saleem Abboud Ashkar, che ha gi una bella storia di concertista alle spalle, debutta in Italia con un programma un po strampalato che va da Bach (Suite inglese n. 2) a Schubert (Sonata il la minore D 784) e si conclude con Brahms (Variazioni e fuga su tema di Hndel) * mercoled 2 marzo sempre al Conservatorio, per la Societ dei Concerti, il grande pianista Paul Lewis eseguir un programma totalmente schubertiano con le Sonate in do maggiore (D 840) e re maggiore (D 850) e i tre Klavierstuecken (D 946) * il 3, 4 e 6 marzo allAuditorium di largo Mahler lOrchestra Verdi con la sua direttrice Xian Zhang in tre opere molto note e accattivanti: il Capriccio spagnolo di Rimskij Korsakov, il Concerto in Re per violino (Arabella Steinbacher) e orchestra di ajkovskij e il poema sinfonico Cos parl Zarathustra di Richard Strauss * domenica 6 marzo al Dal Verme un concerto di Carnevale per bambini in maschera con lOrchestra I piccoli pomeriggi musicali diretta da Daniele Porziani * il 2, 4, 6, 23 e 25 marzo alla Scala la seconda ondata di repliche della Tosca, diretta da Omer Meir Wellber (una rivelazione) di cui si dicono meraviglie - almeno dal punto di vista musicale - nonostante le prime sostituzioni di alcuni cantanti influenzati non abbiano incontrato il favore (e neppure la clemenza) del pubblico.

ARTE questa rubrica a cura di Virginia Colombo rubriche@arcipelagomilano.org Una domenica fuori porta. Rauschenberg a villa Panza a Varese
Ultima settimana disponibile per vedere la mostra Robert Rauschenberg. Gluts, nella prestigiosa sede di Villa Panza a Varese. Due serie (198689 e 199195), fatte da assemblaggi di oggetti di recupero, per lo pi in metallo, che rappresentano lultima serie di sculture del maestro. Lesposizione propone una selezione di quaranta opere provenienti da istituzioni e collezioni private internazionali, che dopo un tour mondiale che ha coinvolto importanti sedi quali il Guggenheim di Venezia, il museo Tinguely di Basilea e il Guggenheim di Bilbao, giunge a Varese, dove stata arricchita da un nuovo nucleo di opere. Perch proprio Villa Panza come tappa finale? Pronta la risposta. Il grande collezionista e mecenate di artisti americani, Giuseppe Panza di Biumo, recentemente scomparso, fu uno dei primi, in Italia, a interessarsi e a collezionare opere di Rauschenberg. E fu proprio un altro grande sperimentatore dellepoca, il compositore (di rumori) John Cage a introdurglielo, poich, amico dellartista texano, aveva intuito il carattere pionieristico della visione artistica di Panza, nonch la sua sensibilit per larte americana, ai tempi assolutamente unica. Come ci possono far capire meglio le dirette parole del conte Panza. Alla fine degli anni 50 ho acquistato Rauschenberg che considero un trait dunion tra lEspressionismo

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Astratto e la Pop Art, perch utilizza immagini della vita reale per creare un rapporto con il passato come memoria. Se si guarda alle sue opere si vede anche il segno dipinto non solo il collage e loggetto. Per questa ragione era naturale capire la Pop Art () Ma cosa significa il termine Gluts che d il nome alla mostra ma che compare anche come titolo di ogni singola opera? Gluts significa eccesso. Ed leccesso inteso come scarto, rifiuto, poich le opere presenti in mostra sono state costruite interamente con materiali di recupero. Lamiere, cartelli stradali, reti metalliche, oggetti vari che Rauschenberg aveva trovato nelle discariche americane. Oggetti di rifiuto della societ, eccedenze che aveva prodotto luomo e che non trovavano ormai pi posto nella sua vita. Ma eccesso anche in un altro senso. A met degli anni 80 leconomia del Texas si trov nel bel mezzo di una recessione dovuta ad una produzione eccessiva di petrolio. Rauschenberg parte da questa contraddizione

insita nel mercato (un eccesso che produce recessione, non benessere), e registra la devastazione economica della regione raccogliendo insegne di distributori di benzina ormai chiusi, pezzi di automobili abbandonate e altri rifiuti industriali dannosi per lambiente, creando i suoi primi Gluts. A chi gli chiese di commentare il significato dei Gluts, Rauschenberg rispose: E il momento dell eccesso, lavidit rampante. Tento solo di mostrarlo, cercando di svegliare la gente. Voglio semplicemente rappresentare le persone con le loro rovine. Penso ai Gluts come a souvenir privi di nostalgia. Rauschenberg sceglie questi oggetti non solo per il loro valore quotidiano ma anche per le loro propriet formali, la forma, il colore. Individualmente o nel loro insieme, materiali come questi sono alla base del suo vocabolario artistico, la sua empatia per gli oggetti di scarto assolutamente profonda. Gli oggetti abbandonati mi fanno simpatia e cos cerco di salvarne il pi possibile.

Ecco perch la mostra, divisa in due zone, nelle scuderie della villa e al primo piano, diviene strumento per ripensare ai nostri valori e alla produzione industriale che avanza senza tener conto del rispetto dell ambiente e delluso parsimonioso delle risorse. Unoccasione anche per veder inserite queste lamiere in un ambiente spiazzante, appese sulle candide pareti, o nei saloni neoclassici della villa, con pavimenti a intarsi lignei, lampadari di cristallo, antichi arredi, ma accanto, comunque, a opere di artisti contemporanei americani altrettanto spiazzanti, come i monocromi di Sims e Simpson, le tele a righe di Cole e le meravigliose luci al neon di Dan Flavin.

Robert Rauschenberg. Gluts, Villa e Collezione Panza,Varese, fino al 27 Febbraio 2011, Orari: 10-18 mardom, Costi: Intero, per mostra, Villa e Collezione Permanente,10 euro; ridotto: 5 euro; aderenti FAI, 2 euro.

Teste composite, ridicole e reversibili. Tra Leonardo e Caravaggio, lArcimboldo riscoperto


lanese dorigine lArcimboldo e la sua cultura figurativa, che proprio qui si form, e soprattutto cercare di capire il motivo che spinse Massimiliano II dAsburgo a volerlo alla sua corte. Ecco perch le undici sezioni della mostra tracciano un excursus lungo ed esaustivo, da Leonardo al giovane Caravaggio, sul clima artistico che caratterizz gli anni giovanili dellArcimboldo. Si parte allora con i magnifici disegni di Leonardo e dei suoi seguaci, fondamentali per capire il punto di partenza per la creazione delle famose teste arcimboldiane. Fu Leonardo, infatti, studiando e disegnando volti di vecchi, personaggi tipizzati e infine volti apertamente caricaturali, che diede il via a quel genere di disegni, declinati sotto varie forme e aspetti dai suoi allievi. Melzi, Figino, Luini, Della Porta, De Predis, Lomazzo e altri ancora sono solo alcuni dei nomi presentati in mostra, con disegni che ci mostrano non solo lo studio attento dei volti ma anche la rivoluzionaria apertura alla natura e alla sua descrizione analitica iniziata sempre dal maestro fiorentino e trasmessa ai suoi allievi, come Cesare da Sesto. Per capire il clima della Milano del 500, la seconda sezione introduce a quello che era il fiore allocchiello della citt in quel secolo, le arti suntuarie. Botteghe di armaioli, cristallai, ricamatori, orafi, intagliatori di gemme e tessitori, i cui prodotti erano richiestissimi dalle corti di tutta Europa. Milano capitale del lusso e delle nuove tendenze non solo ora, ma anche cinque secoli fa. Si prosegue con i primi lavori giovanili di Arcimboldo, le vetrate del Duomo realizzate sui suoi disegni, a confronto con quelle del padre Biagio, artista di una generazione precedente, ancora estraneo ai tormenti manieristici; e il grande arazzo del duomo di Como realizzato sempre su un suo cartone. La sezione successiva dedicata agli studi naturalistici, illustrazioni di piante e animali, con disegni autografi dellArcimboldo stesso, attraverso i quali si potr capire il lato scientifico del Rinascimento e la smania di collezionismo dei signori di tutta Europa attraverso la creazioni di Wunderkammer, camere delle meraviglie, in cui racchiudere tutte le rarit, le stranezze e anche le mostruosit della natura. Lallestimento, curatissimo in ogni dettaglio, aiuter il visitatore a entrare nello spirito dellepoca, con la ricostruzione di parte di un vero studiolo cinquecentesco.

Vertunno (Ritratto di Rodolfo II), 1590 olio su tavola; 68x56 cm Castello di Skokloster, Svezia

Dopo la grande mostra di Parigi del 2007, finalmente anche Milano celebra un suo grande artista con unesposizione importante e densa di contenuti e nuove scoperte. Lartista in questione ovviamente Giuseppe Arcimboldi, meglio conosciuto come lArcimboldo, genio venerato dai contemporanei, dimenticato dalla critica dei secoli scorsi, riscoperto e osannato solo dai Surrealisti in poi. Una mostra, quella allestita a Palazzo Reale, che ha come scopo quello di reinserire nel contesto mi-

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Si arriva infine a quelli che sono i dipinti pi famosi e ammirati dellArcimboldo, le Quattro Stagioni, qui presenti nelle tre versioni esistenti, quelle di Monaco, di Vienna e del Louvre. Unoccasione unica per confrontarle e vederne gli sviluppi stilistici, con anche una nuova scoperta. Si ritiene infatti che la prima versione, quella di Monaco (1563), sia stata fatta dal giovane Arcimboldi a Milano e portata come dono di presentazione agli Asburgo nel 1562. Non pi dunque unorigine doltralpe, ma unulteriore conferma che le Stagioni si situano nella tradizione milanese delle teste iniziata da Leonardo e analizzata nella prima sezione. Oltre alle Teste, si potranno ammirare anche i Quattro Elementi, mezzi busti umani ma costruiti con oggetti e animali relativi ai diversi elementi naturali: pesci e animali marini per lAcqua, armi da fuoco, candele e acciarini per il Fuoco, una incredibile variet di volatili per lAria, elefanti, alci e cinghiali per la Terra. Animali studiati nel dettaglio di cui si possono riconoscere fino a cinquanta specie diverse per opera. Arcimboldo come straordinario pittore naturalista in linea con gli interessi del secolo. Passando attraverso i disegni degli accademici della Val di Blenio, che aprirono la tradizione della poesia dialettale milanese e ripresero le teste di Leonardo in senso fortemente caricaturale, si arriva alla sala delle feste, dove sono stati ricostruiti anche due esempi di apparati effimeri. Laustera Milano di san Carlo Borromeo era per anche la Milano degli sfrenati festeggiamenti del Carnevale, delle mille occasioni per inscenare balli, feste pubbliche, tornei e sfilate in costume. Arcim-

boldo fu un grande ideatore di eventi e costumi speciali, tanto che si pensa sia stata la sua abilit in questo campo a farlo conoscere allimperatore; in questa sezione sono presentati alcuni disegni originali (in ogni senso) di vestiti e modelli per apparati trionfali dedicati a Massimilano II. LArcimboldo ebbe un gran successo presso la corte asburgica, tanto che lo volle presso di s anche il successore di Massimiliano, Rodolfo II, che decise di lasciarlo tornare in patria solo a 61 anni, come ci dice in modo camuffato lArcimboldo stesso in un suo bellissimo autoritratto, con la promessa per di continuare a mandargli dipinti e disegni. Eccolo dunque creare le sue opere pi ammirate dai contemporanei, la Flora (ora dispersa), e il Vertunno, straordinario ritratto dellimperatore in veste del dio, creato attraverso frutti composti insieme e osannato dagli umanisti del tempo attraverso rime, madrigali e panegirici. Oltre che alle teste ridicole, il Bibliotecario e il Giurista, mezzi busti creati con gli elementi tipici del proprio mestiere, Arcimboldo dipinse anche due bellissimi esempi di teste reversibili, lOrtolano e la Canestra di frutta. Se guardati a prima vista, le composizioni sembrano rappresentare solo una banale natura morta. Se rovesciati, appunto, questi due dipinti ci mostrano nuovamente due ritratti, due volti, creati con un perfetto assemblaggio di ortaggi e frutta. Un divertissement pregiato e ricercato per lepoca. Si arriva infine allultima opera di Arcimboldo, tra laltro di recente scoperta e attribuzione: la Testa delle quattro stagioni dellanno, un mix di tutti gli elementi naturali gi usati in precedenza, per andare a

creare forse la sua opera somma. Chiss che il giovane Caravaggio, che abitava a poca distanza dal grande artista, non abbia visto le sue nature morte assolutamente innovative e moderne, e sia partito proprio da l per ripensare, a suo modo, questo tema. Insomma una mostra ben curata, scientificamente innovativa, che anche grazie allallestimento assolutamente suggestivo, permetter di comprendere appieno e sotto nuova luce unartista per molti secoli ingiustamente dimenticato.

Il bibliotecario olio su tela; 97x71 cm Castello di Skokloster, Svezia

Arcimboldo. Artista milanese tra Leonardo e Caravaggio. Palazzo Reale, 10 febbraio 22 maggio 2011 Orari: tutti i giorni 9.30-19.30, Luned 14.30-19.30, Gioved e Sabato 9.30-22.30. Costi: Intero 9,00. Ridotto 7,50

Terre vulnerabili atto secondo. Interrogare ci che ha smesso per sempre di stupirci
AllHangar Bicocca iniziata la seconda fase di Terre vulnerabili. Un progetto site specific che prevede lallestimento di quattro mostre diverse nellarco di sette mesi, legate tra loro dal tema specifico della vulnerabilit. Unidea innovativa e interessante per un progetto mai stabile ma in continuo divenire e cambiamento, curato da Chiara Bertola con la collaborazione di Andrea Lissoni. Un progetto sperimentale in quattro fasi, come quelle lunari, che arriver ad esporre i lavori di trenta artisti internazionali, aggiunti gradualmente di mostra in mostra. Iniziato il 21 ottobre con la mostra Le soluzioni vere arrivano dal basso; continua con questa esposizione, inaugurata il 2 febbraio, dal titolo Interrogare ci che ha smesso per sempre di stupirci; per poi arrivare a quelle dei prossimi mesi, con Alcuni camminano nella pioggia altri semplicemente si bagnano, marzo 2011, e Lanello pi debole della catena anche il pi forte perch pu romperla, aprile 2011. Un lavoro sperimentale anche per il modo in cui stato ideato il progetto. Dal settembre 2009 infatti, la curatrice e i vari artisti interpellati si sono pi volte incontrati per discutere, riflettere, condividere idee e progetti per creare delle opere adatte al tema e in dialogo tra loro. Ecco perch il risultato non mai definitivo. Gli artisti infatti si riservano di modificare, trasformare, spostare, aggiungere e correggere il proprio lavoro, per accordarlo agli altri e al pubblico. Il progetto in evoluzione continua, germinativo e organico, secondo le parole dei curatori, per permettere al pubblico e agli artisti di continuare a prendersene cura, crescerlo e nutrirlo.

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Otto gli artisti presenti in questa seconda esposizione, che vanno ad aggiungersi ai quindici della prima esposizione: Bruna Esposito, Yona Friedman, Carlos Garaicoa, Invernomuto, Kimsooja, Margherita Morgantin, Adele Prosdocimi, Remo Salvadori, Nico Vascellari. Otto lavori diversissimi per forma, materiali, dimensioni, in cui viene declinato e sviluppato in modo personale il concetto di vulnerabilit. Perch stato deciso di riflettere proprio su questo tema? La vulnerabilit non una caratteristica solo dei materiali con cui sono state fatte le opere (fogli di carta, candele, cartone, cera, suoni, luci, fili, immagini proiettate), ma anche una capacit empatica di riconoscersi come parte di un insieme, di una comunit in cui bisogna aver rispetto per gli uomini e lambiente. Vulnerabilit come presa di coscienza del nostro essere fragili, vulnerabili appunto, e della necessit di una comprensione pi profonda degli altri e di s.

Ma anche vulnerabilit della terra, del nostro mondo, visto come risorsa limitata che in breve tempo si esaurir. Infine la vulnerabilit intesa anche come dissolvenza dei corpi e dei limiti. In un mondo ormai caratterizzato dal mescolarsi di uomini, frontiere, culture e lingue, la vulnerabilit diventa non pi una debolezza, qualcosa di negativo, ma unarma per assorbire e far entrare in noi laltro, la diversit. E disposizione mentale ad arricchirci. Ed ecco allora aggiungersi alle opere gi presenti per la prima mostra, per esempio, la grotta del trio di Invernomuto, una copia della grotta di Lourdes ma fatta di cera, destinata a dissolversi nel tempo della mostra sotto le lampade alogene. Si incontra poi il poetico lavoro di Adele Prosdocimi, tappeti di feltro con ricamate le riflessioni scaturite dai vari incontri tra gli artisti e i curatori; un video, ma non un documentario, sulle emissioni di radiazioni solari di Margherita Morgantin, per studiare

e curare lo stato di salute del nostro pianeta; per arrivare poi allomaggio ai morti di Bruna Esposito, un angolo votivo con tanto di ceri accesi e malinconica musica in sottofondo, opera piccola e solitaria, dedicata alla paura di morire. Insomma un coagulo di esperienze e punti di vista diversi che vanno a riflettere su un argomento spinoso e forse un po tab. E sempre difficile parlare delle nostre debolezze e ammettere di essere, nel nostr intimo, vulnerabili.

Terre vulnerabili. 2/4 Interrogare ci che ha smesso per sempre di stupirci. Dal 3 febbraio, gli altri quarti il 10 marzo e il 13 aprile HangarBicocca, Via Chiese 2 (traversa V.le Sarca) Orario: tutti i giorni dalle 11.00 alle 19.00, gioved dalle 14.30 fino alle 22.00, luned chiuso Ingresso: intero 8 euro, ridotto 6 euro

Chi parte e chi arriva. Anticipazioni di una primavera interessante


Momento di considerazioni e anticipazioni sulla situazione delle mostre milanesi, presenti e future. Entriamo infatti nellultima settimana di apertura di diverse mostre, tra cui quella che letteralmente stata il fenomeno dellanno, la mostra di Salvador Dal. Tante parole sono gi state dette per descrivere questo artista e questa mostra, dai risultati incredibili, ma che appunto per questo merita che si spendano ancora due parole di commiato. Una mostra per cui s, ci si aspettava un discreto successo di pubblico visto il nome assolutamente famoso e di richiamo di Salvador Dal, ma che ha lo stesso stupito tutti per lo straordinario afflusso di visitatori. Non c stato giorno, o quasi, in cui la fila dei visitatori non arrivata almeno fino alla piazzetta reale. Se non direttamente in piazza Duomo. Coda sotto la pioggia, il nevischio, il freddo pungente, ore e ore per aspettare di vedere quella che stato il successo dellanno. Peccato che, una volta entrati dopo questa gran fatica, nelle sale, suggestive ma troppo anguste, si facesse fatica a muoversi e bisognasse di nuovo mettersi in coda per arrivare a vedere da vicino i quadri del pittore spagnolo. Tutto questo per non ha fermato i temerari visitatori che hanno affollato le sale della mostra a tutte le ore, usufruendo anche delle aperture straordinarie di Palazzo Reale in queste ultime settimane. Non senza per risparmiare critiche alla gestione degli spazi e degli ingressi. Per motivi di organizzazione, purtroppo questa mostra non sar prorogata, per cui chi ancora si fosse perso questo evento, che rester nella memoria (soprattutto di chi ci ha lavorato ogni giorno spesso in ardue condizioni), deve affrettarsi perch ancora pochi giorni lo separano dalla chiusura di questa rassegna sullartista catalano. Altrettanto importanti mostre in chiusura sono quella sulla scultura italiana del XXI secolo alla Fondazione Pomodoro, originale, divertente e molto rappresentativa, non finiremo mai di dirlo; quella sullarte islamica al piano terra di Palazzo Reale, di qualit, interessante, specialistica, ma forse proprio per questi motivi non apprezzata fino in fondo dal gran pubblico; in chiusura anche il Capolavoro per Milano del Museo Diocesano, la Nativit di Filippo Lippi, che a breve torner a Prato. Ma per tante mostre che se ne vanno, ne sono in previsioni altrettante nuove, tra originalit e vecchie glorie sempreverdi. Tre le nuove esposizioni che saranno ospitate a Palazzo Reale a partire dal mese di febbraio in poi. La principale, quella su cui ci si aspetta un successo pari almeno alla met di quello di Dal, la mostra sullArcimboldo. Un nome conosciuto per chi si intende darte, ma ancor pi famoso, forse in modo inconsapevole, tra il grande pubblico, per i suoi quadri pi noti: le celeberrime teste delle Quattro stagioni, della Flora e del Vertumno composti da frutta, verdura e fiori. Nature morte sotto forma di ritratti. Una mostra importante dal punto di vista delle opere esposte, dei nomi presenti e anche scientificamente valida. Lo scopo quello di ridare peso agli anni milanesi dellArcimboldo, che tanto tempo invece lavor a Praga e Vienna, per capirne maestri, retroscena e sviluppi. Non solo Arcimboldo dunque, ma una grande carrellata dai leonardeschi a Caravaggio per contestualizzare il suo operato. Altra mostra nuova e decisamente originale sar quella su Alberto Savinio. La commedia dellarte. Fratello del ben pi celebre Giorgio De Chirico, gi simbolo di casa BoschiDi Stefano, questa mostra ce lo fa conoscere meglio presentandocelo come un personaggio poliedrico e versatile, che con il suo lavoro ebbe a che fare non solo con larte in senso stretto, ma anche con letteratura, teatro, musica, architettura e mitologia. Un gradito ritorno quello degli Impressionisti, a Milano da marzo, con una mostra itinerante, a

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pi di dieci anni dallultima esposizione. Saranno esposti moltissimi capolavori della Clark Collection di Boston, e Milano stata scelta proprio come prima tappa del loro tour europeo. Gli Impressionisti, in ogni loro versione, tema e accezione, hanno sempre attirato moltissimi visitatori, ragionevole pensare che anche questa volta avranno un grande successo di pubblico. Ultima mostra veramente rilevante quella intorno a Caravaggio, Gli occhi di Caravaggio, presso il Museo Diocesano in data da definirsi, tra la met di febbraio e quella di

marzo. Una rassegna non su Caravaggio, si badi bene, ma sul periodo, ancora un po incerto, della sua formazione e dei suoi primi viaggi. Tanti nomi importanti per capire a chi, dove e come il grande maestro si ispir agli inizi della sua attivit, per poi creare il suo stile unico e inconfondibile. Insomma la primavera, che a livello espositivo sempre stata un po in sordina, questanno si far sentire in modo forte con tante nuove proposte diversissime tra loro, per accontentare tutti i gusti. Dai capricci dellArcimboldo (che faranno impazzire i bambini), agli

evergreen dellImpressionismo, alla pittura magica di Savinio, per finire con uno dei pi grandi, Caravaggio.

Arcimboldo. Artista milanese tra Leonardo e Caravaggio. Palazzo Reale, dal 10 febbraio al 22 maggio. Savinio. La commedia dellarte. Palazzo Reale, dal 25 febbraio al 12 giugno. Gli Impressionisti. I capolavori della Clark Collection. Palazzo Reale, dal 2 marzo al 19 giugno. Gli occhi di Caravaggio. Museo Diocesano.

Benvenuto, Novecento!
Dopo tre anni di lavori, progetti e polemiche si finalmente inaugurato il Museo del Novecento nello storico palazzo dellArengario, completamente rinnovato, con oltre 5 mila metri quadrati di spazio per ospitare le oltre 400 opere delle Civiche Raccolte milanesi. Grande evento mondano stata linaugurazione stessa, avvenuta il 6 dicembre, alla quale hanno partecipato volti noti della cultura e della politica milanese. Un progetto innovativo e futuristico, pi unistallazione che unarchitettura, come racconta Italo Rota, architetto responsabile del progetto. Grandi vetrate, scalone a spirale che ricorda il Guggenheim di New York, nicchie e passerelle che collegano lArengario col primo piano di Palazzo Reale. A coronamento di questo edificio lenorme Neon di Lucio Fontana, progettato nel 1951 per la IX Triennale, ed esposto in una terrazza vetrata che domina la piazza del Duomo e diviene faro e simbolo del museo stesso. E poi un ristorante nella Torre, un bookshop ben fornito e spazi per la didattica, oltre che luoghi in cui possibile sostare. Un museo come non ce nerano mai stati a Milano, ma che oltre ai pregi inconfutabili, tra cui quello di raccogliere in un solo luogo pezzi fondamentali della storia artistica milanese ma non solo, si porta dietro, quasi inevitabilmente, uno stuolo di polemiche. A cominciare proprio dallinizio del percorso espositivo. Dopo un ingresso avveniristico, con armadietti luminosi e monitor appesi al soffitto, si sale lenorme rampa spiraliforme che conduce ai vari piani del museo. Ma c un primo problema. Sulla sinistra, quando meno te lo aspetti, ecco comparire lenorme tela del Quarto stato di Pellizza da Volpedo, prelevata dalla sede storica della Galleria darte moderna e messa in una nicchia dal fondo nero. Proprio questa nicchia divenuta oggetto di questioni e polemiche. Una collocazione poco adatta, troppo poco visibile per un quadro di quella importanza, significato e dimensioni. Dovrebbe aprire idealmente il percorso storico artistico. Si trova relegato in un punto di passaggio: quasi ci si passa davanti senza accorgersene, anche per il fondo troppo scuro su cui posto. Il percorso prosegue poi in modo pi funzionale. Aprono le danze alcune opere della collezione Jucker, prima conservata a Brera; la favolosa serie dei quadri di Boccioni, Carr, Balla e degli altri Futuristi, con la famosissima scultura di Boccioni Forme uniche nella continuit degli spazi, esposte in sale con pannelli color crema e colonne di marmo. Si prosegue poi con gli anni Venti e Trenta e le sale monografiche di Morandi, De Chirico, Martini.Il percorso continua in ordine cronologico. Il ritorno allordine del gruppo di Novecento, gli antagonisti della Scuola Romana, i Chiaristi, De Pisis. Si incontrano poi, in un continuo dentro e fuori un po labirintico, Manzoni e Burri, il Gruppo T, lArte Povera, Marino Marini. Lucio Fontana ha una sala tutta per s che si affaccia sul celebre Neon e dove possibile ammirare, nel mezzanino, il famoso soffitto realizzato da lui nel 1956 per la sala da pranzo dellHotel del Golfo di Procchio allIsola dElba, decorato con segni, tagli e incisioni operati direttamente sullintonaco fresco e riempiti di colori puri. Soffitto che ha subito rocambolesche vicende e che stava per essere distrutto nel corso di un radicale intervento di ristrutturazione delledificio. Solo la Soprintendenza di Brera e la Fondazione Fontana con il loro intervento, hanno permesso il salvataggio del soffitto. Al centro delledificio scorre un imponente impianto di doppie scale mobili. Un po centro commerciale, un po Centre Pompidou. Una parte molto importante quella dedicata allarte davvero contemporanea, che ospitata nel piano superiore di Palazzo Reale, collegato da una passerella che conduce in sale grandi e adatte alle dimensioni fuori misura di certe opere. Rotella, Pistoletto, la Land art, la Pop art, larte concettuale, istallazioni ottiche e reali in cui lo spettatore pu entrare e lasciarsi stordire dai giochi di specchi, luci, suoni. Finalmente a Milano un museo di arte contemporanea degno di questo nome, nel cuore della citt. Con un ultimo interrogativo. E Casa Boschi-Di Stefano? Moltissime opere esposte al museo provengono da quello straordinario ambiente espositivo che era la casa dei coniugi Boschi. Certo, questo trasferimento era gi in programma fin dai tempi della loro donazione, ma sicuramente la fisionomia di questa casa-museo radicalmente cambiata e forse anche snaturata. Rimane Savinio, simbolo della casa, ma se ne sono andati importanti e altrettanto significativi Sironi, De Chirico, Manzoni e Fontana. Come fare per non cambiare la fisionomia della casa-museo ma allo stesso tempo permettere di avere una visione globale della storia artistica del Novecento? Questa lardua questione. Per ora ci accontentiamo di questo nuovo e veramente attuale museo, gratuito fino al 28 febbraio.

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Museo del Novecento, Palazzo dell Arengario, Piazza Duomo, Ora-

ri: lun 14.30 - 19.30, mar mer ven dom 9.30 - 19.30 giov sab 9.30 -

22.30 Ingresso gratuito fino al 28 febbraio 2011

CINEMA questa rubrica a cura di M. Santarpia e P. Schipani rubriche@arcipelagomilano.org Il Grinta


di Ethan e Joel Coen [True Grit, USA, 2010, 110] con: Jeff Bridges, Hailee Steinfeld, Matt Damon, Josh Brolin, Barry Pepper
La distinzione sta tra un atto che sbagliato in s e un atto che sbagliato secondo le nostre leggi e i nostri diritti, riflette la piccola Mattie Ross (Hailee Steinfeld). Nota arguta e contemporanea in ogni periodo storico, ma calzante specialmente nel contesto con cui Mattie deve confrontarsi. Il Grinta [True Grit, USA, 2010, 110], di Ethan e Joel Coen, ambientato nelle terre dellArkansas del 1870. Remake del film omonimo girato da Henry Hathaway nel 1969, padre dellunico premio Oscar vinto da John Wayne nella sua carriera. I fratelli Coen, per, scelgono di affidarsi pi al romanzo originale di Charles Portis [True Grit, 1968], seguendone fedelmente la sua traccia attraverso la narrazione a posteriori di una ormai matura Mattie Ross. Il racconto si sviluppa sulle tracce di Tom Chaney (Josh Brolin), codardo assassino del padre di Mattie, scappato verso i territori indiani. La ragazzina, dopo la morte del padre, vuole una cosa soltanto: vendetta. Si deve pagare per tutto in questo mondo, secondo lei, e per regolare i conti con Chaney disposta a qualsiasi cosa. Per farsi aiutare assolda Rooster Il Grinta Cogburn (Jeff Bridges), sceriffo corpulento e col vizio del whisky, ma ottimo pistolero. Inoltre, si aggiunge ai due anche il Texas ranger LaBoeuf (Matt Damon), interessato alla taglia pendente sulla testa di Chaney. Il risultato una cavalcata nel selvaggio West, ricca di cadaveri e pistole, speroni e pentole di fagioli. I Coen, dopo tanti capolavori (tra i quali spicca il premiato Non un paese per vecchi), giocano con il pi codificato immaginario americano quello Western e si presenteranno tra qualche giorno alla notte degli Oscar con dieci nomination. Il Grinta un film western. Semplice, lineare, perfettamente nei canoni del genere. Tra la bella fotografia di Roger Deakins (pensiamo alla cavalcata notturna di Cogburn e Mattie) e i dialoghi affilati, a noi in sala il tempo ci sfugge, proprio come sussurra Mattie Ross sul finire del film. Si aggiungono le interpretazioni di Damon e Brolin, la splendida goffaggine di Lebowski travestito da cowboy-Wayne (con la benda sul locchio destro, a differenza del Grinta-Wayne che la portava sul sinistro) ma, specialmente, il carattere di Hailee Steinfeld classe 1996 giustamente in corsa per la statuetta come miglior attrice non protagonista. Anche se il titolo del film rimanda al soprannome di Cogburn il Grinta, appunto la grinta vera (True) nella determinazione della bambina, Mattie, che pur di onorare la morte del padre accetta di inserirsi nel sottile confine tra legge e fuori legge. Non importa se la soluzione sta in un atto che sbagliato secondo le nostre leggi e i nostri diritti. E se lempio fugge anche se nessuno lo insegue [Proverbi, 28:1] citazione biblica dapertura -, il giusto sicuro come un giovane leone [Proverbi, 28:1] o, in questo caso, una giovane leonessa. Paolo Schipani In sala: Milano Apollo SpazioCinema Arcobaleno Filmcenter, Colosseo, Ducale Multisala, Gloria Multisala, Orfeo Multisala, Plinius Multisala, UCI Cinemas: Bicocca, Certosa; The Space Cinema Rozzano; UCI Cinemas: MilanoFiori, Pioltello, Lissone, Como; Le Giraffe Multisala Paderno Dugnano; Skyline Multiplex Sesto San Giovanni; The Space Cinema; Vimercate, Cerro Maggiore, Arcadia - Bellinzago Lombardo, Cinelandia Multiplex Gallarate

Rabbit Hole
di John Cameron Mitchell con Nicole Kidman, Aaron Eckhart, Dianne Wiest, Tammy Blanchard, Miles Teller
Non c' pi niente di piacevole. Con questa frase concisa Becca (Nicole Kidman) ha appena distrutto le esigue speranze di suo marito Howie (Aaron Eckhart) di recuperare quell'intimit che i due coniugi hanno visto irrimediabilmente svanire a seguito della scomparsa del figlio di quattro anni. La loro vita godeva di ogni privilegio che caratterizza l'agiata media borghesia statunitense. Una villetta a due piani, il giardino per le feste con amici e vicini, un cane. proprio quest'ultimo che, scappando dal cancello di casa, ha provocato la foga infantile di Danny. Appena fuori dal recinto domestico il bambino stato fatalmente investito dall'auto di un ragazzo. Rabbit Hole inizia a raccontare la quotidianit di Becca e Howie circa otto mesi dopo la tragedia che li ha colpiti e che, come un terremoto di magnitudo incalcolabile, ha creato un solco cos profondo nel terreno immaginario che sostiene le basi della loro coppia da dividere indissolubilmente i loro spazi. Non c' nulla che riesca a riavvicinare i loro percorsi di vita. Howie ha deciso di provare ad affrontare il dolore attraverso le sedute di un gruppo di sostegno, Becca passata dalla negazione all'odio riversato contro chiunque per liberare la rabbia repres-

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sa. Non c' conforto per la donna nelle parole della madre e non c' appiglio in una qualsiasi entit metafisica che in alcun modo riesce a sentire vicina. L'unica e inspiegabile forma di sollievo rappresentata dai lunghi pomeriggi passati sulla panchina del parco a chiacchierare con il ragazzo che, in quel nefasto pomeriggio, era al volante dell'automobile che ha ucciso suo figlio. Il ragazzo ha disegnato e scritto un romanzo a fumetti, Rabbit Hole. Citando fedelmente Alice nel Paese delle Meraviglie, la tana del coniglio conduce verso mondi paralleli. Universi che sono

frutto della fantasia del giovane ma che servono a Becca, attraverso l'opera di una rassicurante e fervida immaginazione, per pensarsi felice e ancora circondata da tutte le persone che ama. Martin Luther King ha detto: l'amore l'unica forza capace di trasformare un nemico in un amico. Consapevole dell'inesauribile energia sprigionata da questo sentimento, il regista se ne serve in Rabbit Hole come collante per richiudere il profondo solco che separa Becca e Howie. John Cameron Mitchell, nel corso della pellicola, riesce sapientemente a non cadere nella trappola

della retorica del dolore. Merito notevole di fronte a un tema cos duro e drammatico. Il cast non delude. Spicca al suo interno Nicole Kidman, esordiente come produttrice e nominata all'Oscar. L'attrice australiana offre una stupefacente prova di bravura. Il ricorso, forse eccessivo, alla chirurgia estetica non le ha impedito di trasmetterci ogni singola emozione che le imponeva il personaggio. Marco Santarpia In sala a Milano: Cinema Skyline Multiplex

TEATRO questa rubrica a cura di Guendalina Murroni rubriche@arcipelagomilano.org Tarantino... E non solo da vedere.
In scena al Teatro Out Off Trittico di Antonio Tarantino: Torino Bacau - Roma, Cara Medea e Una casa razzista, regia di Cristina Pezzoli dal 22 al 27 febbraio. Antonio Tarantino uno dei migliori drammaturghi italiani contemporanei. Scrittura unica, un modo di dare il nome - ai personaggi poco italiano e tipico del Nuovo Mondo: Tarantino ha infatti immaginato uno Sharon e Arafat, entrambi sconfitti, a dialogare e vagare senza meta, esiliati in luoghi spersi, accusandosi e insultandosi a vicenda nel suo testo La Pace. Raro vedere questo approccio, infatti un modo innovativo, ironico, politico ma soprattutto profondamente libero di fare teatro tra satira e surrealismo. Nasce come pittore autodidatta e sboccia nel teatro all'et di cinquantacinque anni vincendo il Premio Riccione, con la convinzione di non riuscire a scrivere per scrivere ma dando al tempo il tempo giusto per creare, dopo il panico aver subito il blocco di ogni drammaturgo o scrittore sulla faccia della terra. Tarantino anche un drammaturgo da leggere, non solo da vedere, come un vero e proprio autore degno del titolo e della posizione che gli spetta figura spesso travisata in Italia.

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VIDEO BRUNO TABACCI: MILANO, IO E IL CANDIDATO SINDACO


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