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I

ARTE
MAGICA DILEGUATA
LETTERA
DEL SIGNOR
MARCHESE MAFFEI
AL PADRE
INNOCENTE ANSALDI
DELL' ORDINE DE' PREDICATORI.

IN VE R O N A. MDCCXLIX.
Per Agoftino Carattoni.

CON. LICENZA de' superiori.

-
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. .

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jì L P A D T{ E
CASTO INNOCENTE ANSALDI
Dell' Ordine de'Predicatori
Brefcia

Ttribuifco alla benigna difpofizione


dell’animo Tuo verfodi mela curio-
fità che moftra ,
di fapere il mio fen-
timento intorno al nuovo libro del
Signor Girolamo Tartarotti fopra il

Contreffo Notti/; no delle Lammie. La fervo imme-


diatamente, e lo diftendoa lungo, con patto ch’el-
la Io efamini ,
e col fuo raro ingegno ,
e fapere me
ne dica fchiettamcnte il bene , e il male , e ciò che le
pare pofTa meritare approvazione, o difapprovazio-
nc. Il libro io 1' avea già Ietto, e lodato ancora per
la molta lettura, che l’Autore moflra aver fatta e
,

per la fana confutazione di alcune ridicole opinioni


in propofito delle Streghe, c d’ alcuni nocivi abufi*

A 2 Ma

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.

4
Ma per verità fuor di quello non mi darebbe l'ani-

mo d’approvar tutto; e Ce il big. Muratori con fua


lettera veduta da molti lo ha fatto, o non ha letto
il libro in ogni fua parte , o è d' opinione diverfa in
ciò della mia . La mia vedrà V. P.M. R. nel decorfo ,

che in follanza li conforma appunto a quella, che


nella benigniflìma fua mi accenna tenerli anche da
lei

I. Si pianta, e li fuppone in quell'opera, come


principio indubitato e certo, la reale elillenza dell'
arte Magica ,
e la verità degli elfetti fuoi, fuperiori
alle naturali forze dell'uomo. Le fi dà nomedi Ma-
pag.ióo. già diabolica ,
e lì definifcc cosi : Cognizione di cofe
fupcrfliziofe ,
come parole , verfi , caratteri ,
immagini,
fegni ,
ed altre cerimonie , mediante le quali ottiene il

Mago 1' intento .Ma io mi fento fortemente inclinato


a credere, che i preteli Maghi altro intento non con.
feguifcano, che d‘ ingannar gli altri, e forfè fc ftelfi

ancora ,
c che quella Magia altro in oggi non lia che
chimera . Beneficio maggiore farebbe forfè oggigior-
no ,
chi prendefl'e a dimoflrar ciò di propolito ,
di
chiunque li affatica per far conofcerc, eller vanità,
e fogni gl’ ipogrifi notrurni, c i mirabil viaggi, c fe-
lle, e conviti delle maliarde ;
perchè finalmente del-
le molte menzogne da coftoro fpacciate ,
e fparfe
quella n’è una ,
tolta la quale rimangono tutte 1' al-

tre; tanto piò dannofe, quanto piò facili da crede,


re, non contenendo bizarrie Romanzefche, nè follie

così
s
cosi ridicole, e infane. Troppo onore fembra ad al-

cuni eflerli fatto a quelle favole ,


tanto lludio impie-
gando per dileguarle effendo che ;
i racconti del famo-
fo Noce di Benevento, e delle ragunanze di gente,
che va per aria a tripudiare in altri fimili remoti
luoghi la notte, fanno ridere in oggi (almeno in Ita-
lia ) anche quel minuto popolo ,
che non c llolido,
e feimunito. Che con tutto ciò qualcuno in ogni na-
zione li trovi, che ci abbia fede, anche fra coloro,

chefcrivon libri, anche fra quelli, che fono in digni-

tà collituiti; quello di qualunque opinione ,


per illra-

vagante che lia ,


è avvenuto, e per quanto altri par-
li in contrario ,
o feriva , avverrà pur fempre, ed è
quali una fpezie di neceflirà in cosi immenfa moltitu-
dine ,e diverlità di cervelli, e d'umori: ma dell’ opi-
nion comune ,
e del fentimento univerfale s’ intende
qui, e li fa cafo. Sopra l'arte Magica io non mi tro-
vo veramente in grado di fcrivere a lungo, nè di prò.
polito : accennerò folamente in breve quelle ragioni,
che mi collringono a ridermene , e che mi fanno pen-
der grandemente all’ opinion di quelli , che mera il-

lulione la!timano,e vanità. Avvertirò prima d'al-


tro, che non bilògna lanciarli adombrare dalla veri-
tà, e licurezza delle Magiche operazioni, quali ab-
biamo nel Tellamento vecchio. Da quelle non li può
trarre argomento per verificare la fuppolla Magia
de' tempi noftri. Tanto mollrerò chiaramente nel
procedere del mio difeorfo, e mollrerò, che la mia
ere-
, . ..

6
credenza appunto dalla facra Scrittura deriva ,
e fu

la tradizione de’ Padri fi fonda . Parliamo adunque


per ora degli odierni Maghi
II. Se quell' arte d' infialiti, e maravigliofi effetti

operatrice fi dà,onafce da cognizione fcientifìca ,


e
da Audio, o da fceleratczza di chi rinegò Dio, e col-

tiva, ed invoca il Diavolo. Che a fcientifìca cogni-

zione ,
ed a Audio venga attribuita, fembra talvolta,

pag. 104. nominandofi anche in qucAo libro » veri Mifieri deli-

arte Magica, e affermandoli ,


pochi efièr coloro, che
ne' lunghi , afirufi, e difficili precetti di tal difciplina

fiano veramente ammaefirati C’è chi fpaccia, come


per leggere i libri di tal dottrina ,
tutta l~ età dell'
pag.164.

uomo appena bafia. Vien detta alle volte Scienza ma-


gica e Filofofia magica Vien fatta derivare dalla .

pog.436. filofofia di Pittagora . Vien confiderata l'ignoranza


dell'arte Magica, come una delle cagioni della fcarfi’z-

za de i Maghi Chi ne parla ,


ricorda le fcale deli'

unità e del binomio, c ancora del duodenario orfico;


pi«Hs. l'armonia della natura compofia di proporzione ot-
31 *'
tav a , o dupla, e quinta, o (efquialtcra; i nomi A ra-
menghi, e nulla lignificanti, che hanno fopraumana
forza; il confenfo delle balle ,
e delle alte parti del

Mondo, intefo il quale per via di parole, odi pietre


fi commerzia con gl’ in vifibili ;
i numeri ,
e le no-

te quali corrifpondono a que' Spiriti, che hanno in

dominio i diverfi giorni, o le diverfe parti del cor-

po;circoli, triangoli, c pentagoni, che hanno virtù


di

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di coftringer gli Spiriti; e pili altri arcani di quello

gullo, ridevoli per verità fommamente, ma atti a


rapir la mente di tutti coloro ,
quali tutto ciò che
non intendono , ammirano.

III. Ora benché della faenza naturale, e delle


intrinfeche proprietà ,
e cagioni delle cofe tanto ci
troviamo allofcuro, chi non vede però, che relazio-
ne, o proporzione non può correr veruna fra Spiriti
immateriali, e circoli , o triangoli da noi difegnati,
e nomi polilillabi ,
e nulla lignificanti ? Chi non ve.
de, quanto Ha vano il penfare di farli ubbidire da fo-
llanze invifibili, e ignote col mezzo d'erbe, o pietre,

o fegni da noi fatti, e caratteri ? Per lungo Audio


ch’uom faccia fopra l’immaginata anima del Mon-
do ,
e fopra l’armonia della natura ,
e il confenfo ,
e
l’ influirò, chi non vede, ch’altro mai non ne ritrar-

rà fe non termini , e parole ,


ma non già effetti fcn-

libili, eia naturale umana forza fuperanti ? Per ac-


certarfx di tal verità, bada ortervare, che i preteli
Maghi non furono già nj fono uomini dotti, e fcien-

ziati, ma perfone ignoranti, ed illetterate . Potrem


noi credere ,
che tanti inligni e famofi uomini ,
in

ogni genere di lettere verfatìflimi ,


antichi, e moder-
ni, non averterò voluto, o non averterò potuto com-
prendere, e pofleder quell'arte? e che Platone, Ari-
notele, e que’ tanti Filofofi,de’cui fcritti ci dà notizia
Laerzio, non averterò lafciato di quella materia Trat-
tati? Nè occor fondarli fu I’ opinion comune , che in

altri
altri tempi corfe nel Mondo. Quanti errori l'occu-
paron mai ,
non per quello meno errori , perchè fo f-
fer comuni? non ebbeli già ferma credenza univerfal-
mente , che antipodi non ci fodero ? che il beccare o
node’polli indicane il doverli combattere,© lafciare?
che le rtatue de' loro Dii averterò parlato, o cambia-
to fito? Aggiungali, che i prelligiatori ufavano arti
finirtimc per deludere,
e per far travedere qual ma- :

raviglia però fe riufcì loro d’ ingannare , e di acqui-

fìar fede ne i popoli ? Non fi creda però ,


che tal fe-

de acquiftartero mai predo tutti, e non ci forte fem-


pre chi col lume di fano ingegno la verità non ve-
de de.
IV. Oflerviamo (blamente che ne lentide il piùt

dotto fra gli antichi ,


ed inlieme il piò curiofo, ed at-
tento indagatore d' ogni maraviglia ,
cioè Plinio Egli .

così incomincia il fuo libro trentèlimo, (a) Le Ma-


giche vanità nella parte dì quefì' Opera che precede ,

ovunque il luogo, o il motivo richidieanlo , noi abbiam


fatte conofcere , e le /copriremo adejfo ancora : ma po-
che cofe meritano, che fe ne parli più a lungo, per que-

fto ftejfo cb’ offendo la più fraudolenta di tutte /’ arti


ebbe grandiJJìmo corfo per t ut tot la terra, e per moltif-

fime

(a)Mapicas vanitates lipius quìjcm antecedenti operis par-


te, ubicumque cauli , locufque polccbant , coarguimus, de-
tegcmufque etiamnum. : in paucis tamen digna rcs eli, de qua
plura dicantur, vel eo ipfb quod fraudulentiflinia artium plu-
ximum in toto tcrrarum orbe, plurimifque feculis valuit.

i
l

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. , . .

9
finte età Avea detto altrove (a) la deftrezz a de' Ma-
:

ghi per occultar le fraudi è fagace . Le lor bugìe , fin-

zioni ,
e vanità non meno di fei, o fette altre volte
impugna o deride (b). Rifleffione fopra tutto merita
,

un argomento fortiflìmo, e infuperabile, eh' egli ad-


duce. Annoverate le varie fpezie di Magia , che fi
praticavano con inftrumenti diverfi ,
e in molti diver-
fi modi promettendoli effetti divini, (c) cioè fuperio-
ri alla natura ,
ed anche il poter ragionare co' morti ,
e
colf ombre. Tutte quefìe cofe , foggiunge, (d) a' giorni
nofiri vaneefalfe ha trovate ejfere f Imperador Ne-
rone. Poco dopo . (e) Niun altro mai favor ì verun ar-
te con tanto calore. Per così fatte cofe non gli mancò
certamente ricchezza ,
non forze , non ingegno per im-
parare, e non gli altri fujfidj, a lui ubbidendo il Mondo.
E contrafegno grandiffimo ,
e indubitato della falfità
dell' arte, l’averla abbandonata Nerone. Accenna Sve-
tonio ancora , (f) che per parlare alla Madre uccifa,
in damo tentò col mezzo de' Maghi facrificanti di ri-
B chia-

mo) 1. 19.c-3.ut cft Magorum folertia occultandis fraudibus fagax.


<W 1. 16. c. 4. 17. c. 8. 18. c. 13. 19. c. 4. 37. c. 9. &c.
(e) 1. 30. c. i. divina promittit : praecerea umbrarum info-
rorumque colloquia
(i) Qua; omnia attate noflra Princeps Nero vana , falfaque
compcrit.
(e) Nemo umquamulli artium validius favit Ad bsc non opc» .

ei defucre, non
non difeendi ingenium, aliaque, non patiente
vircs,
(cosi le Pampe tutu, ma leggi non alia ei parentc)Mundo. Immcnfum,
Se indubitatum exemplumeft tàlli artis, quam dereltquit Nero.

(f) Svet. in Ncr. c. 34 Quin & facto per Magos facrificio ,


evocare mancs , & exorare tentavi:
. — ,‘ ,

IO
chiamarne l’ombra . Aggiunge Plinio in oltre, (a)
che venuto a lui Tiridate Mago (Magus dee leggerli,
dove Magnai ha l’Harduino) e avendo condotti feto
Maghi , c iniziatolo con Magiche cene, non per quefto
Nerone con dargli un regno poti da lui ricever tal
,

arte . Atbiafi però per fermo, ejfer ' ejfa deteftabile


vana , e vuota d'effetto -, aver però certe ombre di ve.
rità , ma quefte per virtù d’ arti avvelenatorie , non
Magiche All’ autorità d* un tane' uomo , che a vea
fatte fopra la Magia fpezialiffimc oflervazioni ,
e ri-

cerche, non c’ è che contraporre. Seneca parimente


ch’era dottilfimo, avendoli nelle dodici Tavole fecon-
do il volgar fuppoflo, che non foJJe lecito d’ incantare
gli altrui frutti della terra ,
quello- comento fece a
tal legge, (b) La rozzo antichità crede oa ancora, ebr
con gl'incanti fi facejfe piovere , e fpiovere non poter - :

fi fare nè l' un nè l' altro, è coti chiaro , che non c' è


bifogno d' entrar per quefio nella fcuo/a d' alcun Filofo-

fo. Io non fon già per far ricerca d’ogni limile auto-
rità negli antichi ;
ma veggali in grazia il libro d'Ip-
pocrate del mal caduco ,
che veniva comunemente
credu-
la) Plin. i. 30. e» a. Mago? lecum adduverat : Magici* etiam
ccenis cum initiaverat non tamen cum
:
, hanc ab rcgniiin cidarct
eo rccipcreartem valuit. Proinde ita pcrfualum fir, inteftabilem,
irritam ,inanem effe shabentem tamen q»afdam vernati? umbras,
fed in bis vencficas artes podére, non Magica?..
(b) Nat. Qu. 1 4. c. 7.. Apud nos in duodceim tabulis cave-
.

tur, ne qui? alieno? fruilus excantadit. Rudi? adhuc antiqui-


tas credebat, & attrahi imbres cantibus, Se repelli quorum ni- :

bil polle fieri tam palam eli philo-


, ut hujus rei cauli nuliius
fophi fcbola intranda. Gt

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. .

II
creduto opera degli Dii, per lo che fuchiamato Sa-
ero. Ridefi egli d e' Magii, e ciarlatani (a), che con
incanti ,
e purgazioni divote vantavano di fcacciarlo,

e moflra ,
come profetando cofioro di potere con
le lor malie ofeurare il Sole, attirar la Luna, far buon
tempo, e cattivo ,
indurre abbondanza, e fterilità ,

venivano in tal modo a pretender fu periore l’umana


forza alla divina , e in vece di religione empietà di
moftravano ,
e di non credere che Dii ci fojfero (4). Del-
le vaaità ,
e delle menzogne inventate da Filoftrato,
ed attribuite ad Apollonio Tianeo , foverchio è far

parole ,
eflendo fiate da ottimi Scrittori mete a ba-
flanza in chiaro. Non li dee lafciar d' avvertire, che
il nome di Magia è fiato molte volte prefo in buon
fenfo ,
per Filofofia non trita , e feienza non volga-
re : così va intefa dove dice Plinio fe ben confufamcn-
te ,
che Pittagora, Empedocle, Democrito, Platone l.jo.c. 1 .

viaggiarono per apprenderla. Anzi tutti gli effètti

nuovi » e mirabili a ftregheria facilmente fi aferivo-


no . Per Maghi fummo fpediti anche il Sig. Seguicr,

ed io da taluni, quando nell’ efperienze elettriche ci


videro accender francamente candele fpente , con ac-
collarle all'acqua fredda , il che non fi era veduto,
nè udito ancora . Sogetti di confiderazione non poter
ciò avvenire fenza patto tacito collantemente forten-
gono ancora . La ftravaganza ,
e mirabilità degli ef-.
B a fetti

(a) M xyot tì y ò-aprcu » àyvpTtu .

(b) «Ma <sù IvouQtitf h*Woj , w ti diti in titri

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. ,

XI
fitti elettrici rinde per certo affai piti feufabile chi

non gli crede naturali ,


di quelli che patti taciti han-
no fognato, dov’ era molto più facile addurre natu-
rai ragione

V. Patente vanità effendo adunque, che a maravi-


glie Magiche pervenir fi poffa per via di fapere , e di
fludio, e che nome di Scienza fi poffa dare a cosi fat-
ta fcioccheria ,
ed impoftura, refi a ,
che folamente
per virtù diabolica ottener fi pollano i fuppofti effet-
ti . Dicefi in fatti nel libro ,
che l’ effetto della Magia
par. 16®. è tutto ope ragion del Demonio, e che il Mago in vir-
tù del patto 0 efprejfo, 0 tacito che ba col Demonio
opera tutti quelli apparenti miracoli : la qual /Irte
fecondo la varietà degli effetti , e diverfo modo di pro-
durgli , in più clajji è poi fiata dagli Autori divifa. Ma
qui è da confiderar feriamente in prima ,
fe fi poffa
mai credere, che l’ineffabil fapienza ,
e foinma mi.
fcricordia del Signore voglia concedere all’iftanzcd'
una vii femminuccia , o d’un trillo e difperato bric-

cone ,
che il Demonio gli comparifca ,
che lo am-
maeffri, che 1

ubbidifea ,
che faccia patti con lui. Se
fi poffa credere ,
che permetta al Demonio per com-
. piacere alcun così fatto ghiottone di dettar turbini
di flagellare un tratto di paefe con grandine, di far
foffrire mali dolorofiflìmi a bambini innocenti, anzi
pagato, permetta alle volte per via di arte Magica uccifoni
d’ uomini ancora . Come fi può mai fenza offendere ,
e fenza diffidare dell'onnipotenza divina tali cofe cre-
dere ?
»3
deré? E avvenuto a me più volte, fpezialmente quan-
do fui nelle armate ,
di fapere ,
che perfone abiette
fi eran date pienamente al diavolo ,
e 1' avean chia-
mato a fe con beftemmie orribili ;
ma non per quello
era comparito mai , nè effètto fe n'è mai veduto al-
cuno. Se 1* invocare il Demonio ,
e il rinegar Dio ,

confeguir facefle ciò che l’arte Magica promette, o


quanti e quanti a cosi orrendo ripiego fi darebber mai.'
quanti fono gli empj che per aver danari ,
per fare
una vendetta, per foddisfare un desiderio, alle fcele-
raggini tutte fon pronti! Come per ufcirdi guai al De-
nonio non ricorrerebbero molti di quelli , che nelle
galere , o nelle prigioni , o in altre miferie penando
vivono ? Lunghe ma curiofiffime iftoriette recitar po-
trei di perfone fecondo 1* univerfal credenza amma-
liate, di caie invafatc, di cavalli iqfojlettati o di ar-
,

nefi, ch'io fteffo in varj tempi e luoghi ho veduto fi.

nalmente rifolverfi in nulla. Potrei con più forza di-


re ,
che due favj Religiofi, uno de’quali avea eferci-
tato l'uffizio d’Inquifitorc 24. anni c 1

altro 28, mi
,

aflicuraron già,come fattucchierie fa mofe, e chepa-


rcano evidenti, efaminate con prudenza, e con pa-
zienza da loro, le aveano feoperte fempre furberie,
ed inganni . Che diremo del pretendere , che il De-
monio padre della menzogna infegni a’ negromanti
ilvero circa queff’arte, e fonte com’è di fuperbia,
infegniimodi co’quali polla dal negromante eflèrco-
ffretto a ubbidire ? Superate alcune vecchie preven-

zioni,
»4
zioni, per le quali è fcufabile chi a tali cofe in altri
fecoli predò fede ,
come fi potrebbero mai credere
certe dra vagarne? per cagion d’efempio,che i diavo-
li abbiano carnai commerzio con donne , o in figura
di donne con uomini, e che ne nafcano anche figliuo.

li ? chi crederebbe al prefentechc figliuolo d’ un Fol-


letto fofle Ezzelino? E potrebbe!! egli inventar no.
velia più drana de i patti taciti ? Vogliono, che sai-

tri benché in remoto paefe, ha pattuito col Demo-


nio, che faccia feguire un tale effetto, ogni volta eh’
egli dirà tali parole ,
o farà cotali fegni, fe io che nul-
la fo di tal convenzione, le deffe parole dico ,
o i fe-

gni deffi faccio ,


quell' effetto feguir parimente ne
debba. Vogliono, che chi patteggia col diavolo, ab»
bia autorità di codringerlo a produr quell’effetto ,

non fidamente quando gli farà per modo d' efempio


cotali figure ,
ma altresì quando chiunque altro in

qualunque luogo ,
e tempo, benché con tutt' altra
intenzione ,
le faccia . Veramente quede opinioni deb-
bon fervire a umiliarci ,
facendo conofcere quanto
poca cofa fia 1’ umano intelletto . De’ drani fatti che
fi racconta per patti taciti verificarfi ,
moiri fono in-
teramente falli ,
altri molto in fodanza diverfi ,
ed
alcuni veri, ma naturali ,
e non punto d' opera dia-
bolica bifognofi .

VI. L'evidenza di quede rifleffioni fembra con-


vincere a badanza ,
che l'arre Magica oggi giorno
è un bel nulla. Ma poiché il libro nel far rifpoda
/• '
* alle

J
ry
alle valide difficoltà del Sig. Conte Rinaldo Carli, a
opinione propria d‘ Eretici, e pubicamente punita , pa 5 .j S 4.
afcrive il negarla, qualche parola convien pur dirne
ancora. Per prima ragione di ammetterla fi adduce
1' univcrfal confcnfo del Mondo. Tcftimonj infiniti ,

fiorie ,e tradizione d’ogni popolo , Teologi , Filofo-


fi
f Giurifconfulti : non potrebbe adunque negarli, e ptsvr-

metterfi in dubbio fen^a P orfi follo a piedi la fede


,

umana. Ma quanto queft'afl'erto univerfal confcnfo


fia falfo ,
il poco folamente ,
che al num. IV. fi è
detto ,
bafiantemente dimofira. Orazio, che palla
per uno de' piti favj, e penetranti uomini dell'anti-
chità, annoverava all'incontro tra le virtù all’uo-
mo onefio necelTarie , il non dar fede, anzi il rider fi
<T ogni Magia. All’amico, che per non edere avaro,
di tutta virtù; fi pregiava ,
ciò non bafta , die’ egli :

(a) fei efente dagli altri vi^j , e d igli altri errori ?

fei libero da ambizione ,


da iracondia , e dal timor
della morte ? ti ridi de fogni ,
de’ terrori Magici ,
del-

le Streghe, de' lor miracoli ,


e de' portenti Tejfali? eh’
era quanto dire ,
d’ ogni fpezie di Magia . A che è di-

retto tutto il Fi/opfeude di Luciano, fe non a mette-


re in ridicolo l'arte Magica? ed a che altro il fuo Afi-
no, in cui prefe Apuleio?Gli undici libri di quello, ne r
quali tocca più volte il far retrocedere i fiumi , fer-

mare
(a) lib. 6. Ep. t.
Somnia, terrores Magicos , miranda, Sagas,
Nocturnos Lcmures , portentaque Thcflala rides ì

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.


mare il Sole, ofeurar le Stelle, ecoffringere i Numi,
che li credea in potere della Magia ,
ben fi ravvifa ,

come fon lavorati per farfene beffe , il che non avreb-


be certamente fatto, fe creduto avelie , che porcile
però qualche cofa , anzi che fovrumani effetti per
effa fi otteneflero . Scherza adunque ironicamente,
allorché narra avvenir portenti ( a ) per /’ inefpugnabil
pote/ìà della Magica difciplina , e per la cieca vio-
lenta de sfottati Numi . Era avvenuto al mifero ,

mentre fi credeva diventare uccello, d’ effer trasfor-


mato in afino,per femmina, che
la balorderia d' una
per fretta fcambiò alberello, e gli diede manteca dif-
ferente Termine quali proprio, ove di Magie fi par-
.

lali fu anticamente il chiamarle Ludi


, il che ben ;

mofira, che non gli credevano fatti veri. Operazio-


ni pernitiofe ,e Ludicre chiamò quelle de’Maghi S.Ci-
prianof^) Tertulliano :(c)fe . coftoro con pre/ligi ciar-
latane[chi molti miracoli Giuocano : e nel Trattato
dell' anima: ( d) ebe diremo adunque fia la Magia ?

quello, che quafi tutti dicono, inganno. Minuzio Felice Ce):


Ogni miracolo che Giuocano . Arnobio :
(f) i Giuochi
dell'

(a) lib. } incxpugnabili Magic* difciplins potevate &c.


(b) S.Cypr. de Idol. ad pcrniciola & ludicra .

(0 Tert. Apolog. c. 23. Si multa mìracula ei rcula torca prifii-


giis ludunt.
de An. cap. 57. Quid ergo dicemus
(d) Magiam ? quod omnej
pene , fallaciam
(r) Min. Fcl.quidquid miraculi ludunt.

(/) Asn. Lb. i.Magicarum artium ludi -

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17
dell' arti Magiche. Quella folennefrafe fa conofcere
il fentimento comune ile’ Saggi, (a) Con Indovini ,
e

con Streghe il F attor di villa non s' impacci ,


fcriffe

Columella, perchè /’ un genere e l' altro di perfone con

vana fuperftigione gli animi roggi induce a fpefe , c


quinci a ribalderie . Siha da Svida, (l) che fi chia-
mavano Maghi quelli ,che di falfe immaginagioni s'em-
pieano . Saviamente però parlò Dante, quando dille

d’un tale,
Delle Magiche frodi feppe il Giuoco . Intc.io.

Non fu dunque mai affatto univerfale il credere all’

arte Magica. In oggi fe fi raccoglierti: il voto de'Lec-


terati ,
e il fentimento delle più illufiri Accademie ,

io credo, che d’ogni dieci appena uno o due ne ripor-


terebbe tal’ opinione in fuo favore. Veggo anche uno
degli eruditi corrifpondenti confultati dall’autor del
libro, parlar così . La Magia è un arte ridicola , che p3g. 4 jf,

nulla opera fe non nella tefta del paggo, che fi crede d'
aver autorità di muovere il Diavolo ad appagare i

fuoi defiderj ; ch’è affai buon volgare. Ho veduto in


alcuni Cataloghi di Germania come fi dà in luce una
,

Bibliotbeca Magica :oder grundliche Nacbricbten &c.


ch’è una grandiflima raccolta di fcritti,per dimoftrar
la vanità, e infurtiflenza della Magia. Per far’abbrac-
C ciare

(a)Col. 1. i. c. 8. Harufpiccs Sagafque, qua; utraquc gene-


ra vana fuperftitione rudes animos ad impcnfas , deinceps &
ad flagitia compellunt, ne admiferic.
(b) i<an ràf fxirurlttf «Wairif iavriis'.

i8
dare cotali fàntalìe da molcifllmi, ebbero gran parte-
i Poeti. Perivano fenza quello le pili gioconde inven-
zioni d' Omero . Cosi ne' moderni tempi potrebbe
dirli dell* Ariorto, e d' altri-. Non è qui da tralafcia-
re ciò,, che poco fi accennai parlando di Plinio , cioè

che negli antichi Scrittori li pub alle volte prender'e-


quivoco, perche Maghi furon chiamati in alcune par-
ti quelli, che fi. davano fpezialmente agli.ltudid’A-

ftronomia , Filoforta ,
Medicina: in altrequelli di cer-
ta fcuola, o fetta ;
veggali il proemio di Laerzio.
Scrive Platone, che in Perlia per Magia s intendeva
il culto degli Anche Apuleio nell’ Apologia:
Dei (a).

(l) come leggo appreso molti, in lingua Perfiana Mago

vuol dir Sacerdote S. Girolamo contra Gioviniano:


.

»m. ». Eululus quoque , qui hifiori a m Mitbrue multi i volumi


paBo-H-
n -f)Ut cxpH cav jt t narrat apud Perfas tri a genera Ma-
gorum , quorum primor ,qui fint doEìijflìmi, eloquentif- &
le va-
fin i&e. Si è trovaro ancora chi ha mifchiato
nità dcH’immaginata Magia Demoniaca con là Ma-
gia filofonca, come Cornelio Agrippa ne’ libri de oc-
culta Pbilofopbia.
VII. L’altra ragione per la vera ellllenza , é po-
tenza di quert’arte, vien dedotta dal vederli nelle leg-
gi importa pena di morte agl' incantatori. Che con-
s

cetto dovremmo formar noi de' primi Legislatori ,


quan-
do

* '

(a) in Alcib. X. <v< ii rJr#- 0«2*

(b) Apul. Apol. 1. quoti ego apud plurimos lego,. Perfarum;


lingua. Magus ed, qui nollra. Sacerdas.,

\
\

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.

*9
Jo conchiudejjìmo , che pena /) grave imponejfero ad
una chimera ad un’arte che nulla può
, ? Ma qui è da
confiderar prima ,
che porrebbe facilmente errore co-
munemente invalfo aver' occupate le menti anco di
coloro ,
che leggi fecero ; onde alle lor leggi quel co-
ntento fi converrebbe, che abbiam veduto
fatto da Se.
neca a quella delle dodici Tavole. Delle pene fanta.
mente im porte nella Scrittura alle fcelcraggini de’Ca-
itanei ,
e all’ Idolatria, della quale con le Magie fa-
cean pompa, non èqui luogo di ragionare. Nelle Icg-
gi Greche, delle quali tante e tante ne abbiamo negli
Scrittori, non ho memoria, che di quello delitto men-
zion fi trovi ,
nè pena gli venirti: importa alcuna. L i-

berto appunto porto dire delle leggi Romane ne’ Dige-


fti comprefe. Bensì ne’ Codici di Teodofio, e di Giu-
fliniano fi ha un intero Titolo de' Malefici , con più
leggi, che morte atroce minacciano a' Maghi d' ogni
fpezie. E non fu dunque giuftiflima cotal condanna?
Vantavano coftoro di produr ruine ,
e uccifioni a pia-
cere; a quello fine facean d’ ordinario i loro arfattura-
menti,e le lor trame fempre occultifltmc: perciò (a) i
Maghi tutti in qualunque parte fi trovino , /limici del
genere umano fon da ftimarfi , dille l'Imperador Co-
rtanzo. Che importa fe i lor vanti eran fallì, e vani
i tentativi ? ih) ne' delitti fi confiderà la volontà non le-
C t vento ,

00 Cod. Th. 1. 9. t. 1 6. 1. 6. humani generis inimici credcn-


di funt.
(M D. lib. 48. t. 8. 1. 14. In maleiìciis voluntas Ipe&atur non
exitus
.

io
Coil _ vento, dice la legge. Perciò Coflantino afTolfe quelli,

ivuìcff eòe per tal via profetavano di procurar falute agli


les 3
'
'
uomini, e alle campagne . Ma colloro d’ordinario
tendeano al male, onde (a) nimici della falute comu-
ne fur detti :c per lo meno f'acean travedere il popolo,
ingannavano i femplici, e produceano difordini ,
e di-
fturbi infiniti . Sceleraggini commetteano ancora nell’

iflefla pratica dc'lor fortilegi, per lo che Valentinia-


no l'ultimo fupplizio ordinò, a chi (b) di notte tempo

fi sfor^affe di celebrare preci nefarie ,


apparati Magi-
ci , e facrificj funejìi Cercavano alle volte ancora di
far feguire quel male per altra via, dando poi a inten-
dere, che l’avcano operato con le lor’ arti. Ma che
occor cercare altre ragioni? il primo paffo di chi ri-
correva a efperimenti Magici ,
non era il rinunziare
a Crillo, e al vero Dio ,
e l'invocare il Diavolo ? la

Magia non fu rico.nofciuta ,


e caratterizata per una
fpezie d’idolatria ? e non era dunque ballante ciò per
renderla capitai deiirto? perchè dovea queftodipen-
dere dall’ottenere o no i fini, che fi prometteva? Do-
verli verfo tal gente far correre il rigor delle leggi ,

decretò Onorio ,(c) quando non fojfer pronti a fervar fe-


de

( a) leg. li. communis hoftem fallito.


(b) 1. 7. Ncquis deinceps nocturnis temporibus , aut nefarias
preces, aut Magicos apparatus , aut faerificia funefta celebrare
conetur
(e) 1. 11 nifi parati fini, codicibus erroris proprii fub oculis
Epiicoporum incendio concrematis, Catholiei' religioni! cultul
fidem traderc &c.

-
.
\

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.

de al culto della rcligton Cattolica , abbruciando fit-


to gli occhi de'Vefiovi gli erronei firitti loro
Vili. Ma non poco mirabil parmi , che fe ci fu
mai chi fi riderte della Magia ,
quelli parea per l’ap-
punto efier dovefle l'Autore del nuovo libro; poiché
tutto l’apparato di efio tende a mofirare ,
che non ci
fono Streghe ,
c che fon vanità ,
e follie le cofc, che di
lor fi raccontano . Se cosi è ,
la qucllione è decifa .

Ha fatto ftupire il nuovo affunto , che non fi danno


Streghe, ma che fi danno Maghe che Stregherie non ;

ci fono, ma che ci fono Magie diaboliche: quello fem-


bra a mólti, che fia un affermare , e negare nell’illef.

fo tempo fottodiverfi nomi l'ifteffa cofa . (u) A me


Strega verace con minifterio Magico coti ha promeffo ,

dille Tibullo» cotal dillinzione non conofcendo.Trat-


è

tando della Stregheria e della Magia , ,


affermali nel
libro, che in ammendue interviene il Demonio , e i prodi- r>s

gj: ciò pollo tutte le differenze > che fi cerca poi di ri-

pefeare , fon vane . Se nell’ una e nell’alcra interven-

gono cofe prodigiofe, e quelle per opera del Demonio,


l'effenza loro è l’illcffa. Arbitrario, e contradittorio è
il dir poi che il Mago agifee e la Strega no; che il
, ,

Mago comanda a Satanaffo, la Strega ubbidifee che ;

l' effetto del Mago è vero e quello della Strega im-


,

maginario ;
che nella Magia intervengono i veri patti

efprelfi,o taciti, c che quelli della Stregheria vani fo-


no ,
(4) 1. 1. El. 1. ut mihi vcrax Pollicita eli Magico Saga mini-
fterio.
2J
no, ed immaginari. Perchè mai ciò ? fé il Demonio
comparifce, quand’altri l'invoca ,
e ftipula i Tuoi pat-
ri, tanto lo farà, quando vien'invocato da quella, che
1Autore chiama Strega, quanto da quella ch'egli per
piò civiltà chiama Maga; poiché fe il Demonio fi
muove ,
è modo dal trasferire a lui l’adorazione, e la
fede dovuta a Dio, che quell’ empia perfona ugual-
mente fa s’è plebea ,
e fe nobile, fe dotta, e fe igno-
rante. Aflègnafi per principal differenza , che la Ma-
rie 4>9 già vien da Sacerdoti da Medici , ed
, altri coltivato-
ri delle fidente ;
dove la Stregoneria è un fanatifmo
di povere donniciuole , o
d' altra gente plebea
, e però

P15430
" 0 » ha origine dalla Filofofia, nè da altra fetenza, ma
dalle favole popolari Ma io fiimo, a tutto torto ve-
nir qui fatta all'arte Magica cotanta onorificenza. l£o
moftrato poco fa, benché correntemente, con più au-
torità d’ antichi Scrittori, come dagli uomini favi ve-
niva derifa, e filmata un Giuoco, e come niun’ effetto
arrivò mai a poterne vedere un Imperndor Romano,
che non rifparmiò ftudio,nè fpefa.Ho parimente ac-
cennati già gli equivoci de’ nomi ; che fecero talvolta
confondere con le difcipline Filofofiche, e con le dot-

trine de’ grand’ uomini cosi fatte chimere del volgo


.

Ma parmidi vedere nel libro medefimo, come real-


mente non fi può far quefta differenza perchè fta in ;

r . s ,i64.
cfl ° > come P uì) dare « che fuperfti^iofe offervan^e ,

figure , caratteri , fcongiuri , e incantefimi , paffati da


uno ad altro, ed a notizia di quefte cattivelle arrivati,

operi -
. .

eptrino, in virtù del tacito acconfentimento all' ajjìftcn-


%a de I Demonio : ecco però levata ogni dirtinzione.
Dicefi in altro luogo, che chiodi, [pilli , offa, cario- pa g ..s«.

ni , mazzetti di capelli , odi flracci , trovati ne’ca-


pezzali de' fanciulli, dare indizio di patto tacito, o
efprejfo parrà ad alcuni-, per la femilitudine che hanno
co' facramenti de' veri Maghi . Di fcioccherie confi-
mili fi fervono adunque e le Streghe, e i chiamati ve-
ri Maghi ,
negli fiefli immaginati patti fi fidano, e
però fotto l’iltefla categoria debbon correr tutti.
IX. Qui per altro ragion vuole ,
che fi faccia fa-
pere .come il far differenza fra Streghe , e Maghe non
è cosi nuovo ,
come fi è ora comunemente creduto

Diffe l’ifteflò quali dugent’anni fono Giovanni Wier


Medico di profeffione- Nifliino ha mai Icritto in tal

materia più a lungo di lui . Veggafi la fùa edizione


fella in Bafilea Dtemonum & incantatio-
De prajìigii/
ni tur Prova che non debbono condannarli a morte
,

le Lamie, perchè fono 1


offefe nel cervello ;
e perchè
le loro feeleraggini fono immaginarie, e non commef-
fe ma peniate; e perchè fecondo la fana giurifpruden-
za confelfione di cofe impolfibili non è valida , e non
può far procedere a condanna . Moftra in qual modo
quelle ftupide vecchie arrivino a immaginarli d’aver
avuto commcrzio con qualche Spirito, o d’elTer’ an-
date per aria. Fin qui ottimamente: ma credendo per
altro, che Magici prodigii fi diano ,
e parendo a Iur pag I39C
. .

41
fteflad’ aver veduto qualche cofa di tal genere , am-
mette

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, , , . , , , , -

*4
mette M agia diabolica ,
e contra i Maghi vuol che
fs. 9- corra il caltigo. Quelli dice effer fovente Soggetti dot
ti e che per imparar l’arte demoniaca hanno viaggia .
ras ''44- to affai ; e inftruiti in Goccia , e Teurgia o dal Demo-
ris.! 7o .niooda libri, fi vagliono di parole ftrane , caratteri,
pjs.654. cforcifmi , efecra^ioni recitano parole /acre ,
e divi-

ni nomi e con molto ftudio apprendono i mifteri della

r*S 74 9 feien^a Satanica ,


onde meritano la morte; ma gran-
de fecondo lui è la differenza fra Maghi ,
e Lamie .

p=g- 9 Imperciochè quelle non hanno libri ,


non eforcifmi ,

caratteri ma la mente , o l' immaginativa dal Demo-
P3g.*o. nio guafta . Chiama Lamia quella ,
che *per ragion di
de Lini. . . , ,
patto immaginano , o per volontà propria o per infin-
to diabolico vien creduta far molti mali ,
e avendo la
fantalia viziata ,
confetta d’ aver fatto cofc ,
che mai
P3g.$4- non fece, nè potè fare. 1 Maghi die’ egli , hanno da
fe fleffi , e dalla propria inclinazione il defderio d' im-
parar l'arte vietata, e ne cercan maeftri : le Lamie non

cercano infrazione , nè maeflro, ma il Diavolo da fe


j'infnua in quelle che vede più atte a efler’illufe
, o
per età fenile, o per naturai melanconico ,
o per pover-

tà ,e difperazione Ognuno facilmente vede, e fi è già


mottratoa bafianza, quante difficoltà , e incongruen-
ze porti feco tutta quella dottrina:confeffa una volta

p»g ' 4 j'


fletto , che alcune cofe fon però comuni . L’ una e
l’altra fpezie al Demonio ha ricorfo ,
e nel Demonio
ha fperanza; effetti nè T una, nèl'altra ottiene. Cre-

de egli alle volte di render più probabile, e quafi di


,
annui-

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,,

*5
annullare la forza Magica, con dire che i Tuoi non fo-

no miracoli, e fatti veri, ma fantafmi, inganni , e ap- wz*


parenze,non confiderando ,ch'anco il fare in tal mo-
do apparire ciò che non è, ha del miracolofo. Le ver-
ghe de’ Maghi di Faraone fi mutaflcro in veri ferpi

0 ferpi a tutti gli occhi fofTero fatte apparire , 1* uno


e l’altro fuperava l’ induflria , e la virtù umana Mol- .

te vanità fi riferifcono in quell’ opera , che non è ne-


celfario andar ricercando. Ci fi mentova ancora la

fciocca favola della Magia di Papa Silvellro II. nata pig.«7 i.

unicamente dall’efler lui fiato di Matematica ftudio-


fo, e di Filofofia, come dimoftrò il Panvinio.
X. Non fi nega nel nuovo libro, che qualche fem-
mina polla darli, la quale coll' ajuto di Satanajfo fia pag-u*.
capace d' operar molte cofe , anche a danno degli uo-
mini : e ciò in virtù del patto o tacito , o efpreffo : e li

aggiunge, che non potrà ciò negarli ,


fe non da chi ar-
rivane a negarla Magia diabolica interamente. Ma
chi non la nega , anzi 1’ afierifee ,
e acremente foftie-

ne, poterli dare chi per virtù diabolica operi anche a


danno degli uomini molte cofe , come poi può negar le

Streghe ? poiché altro efier non fi crede la Strega : e


benché altri conofcefie favola il fuo andar per aria a
1 notturni conviti, non per quello farà illuminato a
ballanza , fe crede poter' ella però con fue malie tor-
mentare, e far morir fanciulli ,
far’cntrare in qualche
corpo Demonio, e più altre cofe operare. Diceli
il

che il Demonio per tener le fue grazie in pregio, e


D ren-
i6
renderle più pre^iofe e defiderabiìi, le fa coftar più ca-
re, mofirando ejfer moffo da mezzi potenti , e da un' ar-
te mifìeriofa ,
ed arcana ;
qual però fembra negarfi al-

la Strega, e concederli al Mago. Ma tal* arte fi tiene


acquiltarfi per l’infegna mento diabolico, e quello fi

tiene ottenerli per l'invocazione, e adorazione del Dia-


volo : onde a tal bettiale ecceflb per lo piò arrivando
chiunque fattucchierie grandi vuol commettere , non
fi vede, perchè altri debba imparare, e altri no, nè
perchè due fpezie di confimili federati, e pazzi deb-
ban diftinguerfi. Anzi chi tiene, e propugna la reali-

tà, e la forza della Magia, molto difficilmente può


negare anche l'entrar ne luoghi chiufi 1

,
e l'elTer por-
tate per aria a' Notturni Congrelfi. Non ferve il pre-
tendere tali cofe impoffibili alle forze umane. Fin do-
ve fi eflendano quelle degli Angeli benché rubelli non
fappiamo. Mi ricordo d’aver’udito ragionare molto
bene in Roma ,
di quanto fia difficile alle volte il deci-

dere d’un miracolo, perchè fin dove fi eftenda il poter


della natura c’ è ignoto . Or quanto più farà difficile
alfegnar le proprietà tutte, e fifTare i limiti di natura
fuperiore,e fpirituale ? Anche la differenza de’calti-
ghi voluta nel libro, rigore ufando co’ Maghi, e in-
dulgenza con le Streghe, non fo quanto fuffirta . Vuol
fenza dubbio la carità ,
che prima d’ altro li cerchi
d'inftruir bene, e d’illuminare quelle femmine pazze,
che per cofe udite raccontare, o lette ,
ingombrate da
falfe immaginazioni, o dadefiderj pervcrli ,
fi aggra-
vano

engf!Ìzóri~bytjuoflle
,

vano confeffando delitti falli ma rapendoli per mo-


:

do d’ cfempio, che fciocca perfona fatto un figurino


lo punga ,
e lo ferifca di tanto in tanto, mormoran-
do ridicole parole , come fapremo fe tal fattura pro-
venga da Stregoneria ,
oda Magia? e però fe la puni-
zione abbia da effer mite, o fevera? effetto non ne fe-
gue in ogni modo veruno, come fi èoffervato più vol-
te , e colui , fopra del quale va la malia, tanto gode
buona falute , fe chi l’ odia è Stregone , come fe è Ma-
go ; ma non pertanto è da confiderare , che l'enormi-
tà delle Streghe , benché vuota d'effetto, non è mai
leggera, mentre hanno rotta a Dìo la fede ,e Ji fono re-
pag .16*.
fe fchiave del Demonio, onde affermano, per le loro
fperienze aver rinunciato a€rifto,e al hattejìmo. Tien-
I*g- J*
fi comunemente , che i Demoni alle nofire Streghe ap.
Pag. *6.
parlfcono, dalle quali fi fanno adorare . Quello certa-
mente è falfilfimo, perchè lor non apparifee nulla; ma
fe così foffe, perchè faranno effe da meno de i pretefi
Maghi, e perchè faranno men ree?
XI. Ora convien finalmente venire a quel punto,
che ha ingannato tanti, e che fa tuttavia inganno a
molti. Dal vedere in più luoghi del vecchio Telia-
mento, che la Magia allora c’era, argomentano, che
ci fia pur’ ancora ,
all’ ifteffo modo
e che tal faccenda
proceda La rifpolìa è fpedita e facile Avea tal po-
.
,
.

teflàil Demonio avanti la venuta del Salvator nollro,

ma dopo confumata da lui la grand’opera della Re-


denzione, non l’ha più. Tanto chiaramente infegna
D a S.Gio-

Digit i zcd by Google


. . . .

li
S. Giovanni nell' ApocaIiflè.(«)P/V // un Angelo difen-
der dal Cielo , avendo in mano la chiave delT Abiffo , e
una gran catena ed : afferrò il drago fanti co ferpente,
eh' è Diavolo , e Satanaffo, e lo legò per mille anni. Dif-

fe mille anni per tempo lunghiffimo, e indeterminato,


poiché abbiam poco dopo, che farà slegato, quando
verrà l'Anticrifto. (b) Quando faran paffati mille anni,
Satanaffo farà fciolto dal fuo carcere Quindi è , che
Magici prodigi al tempo dell’ Anticriflo fi vedranno
di nuovo, come infegna l' Apoftolo. (c) La cui venuta
per opera di Satanaffo farà con ogni forza ,
e con ma-
raviglie, e prodigi mendaci Ma fino a quel tempo,
( d) il Principe di queflo Mondo ,
cioè il Demonio ,
farà cacciato fuori Perciò feri Ile S. Pietro , che
.

Cesò Crifto andò in Cielo,(r) foggett atifi gli An-


geli , e le Poteflà ,
e le Virtù : e S. Paolo , che fpo.
gliò di virtù (f) i Principati, e le Poteflà ; e che(g) quan-

do avrà confegnato il Regno a Dio, e al Padre ; avrà


altresì

(a) Et vidi Angelum defeendentem de Cado , haben-


XX. t.
tem clavem Abyfli,& catenam magnani in manu fila. Et ap-
prehendit Draconem Serpemem anriquum , qui eft Diabolus ,
& Satanas, & ligavit eum per annos mille.
(b) v.y. Et cum confummati fuerint mille anni, folveturSa-
tanas de carcere fuo
fecundum opcrationem
(c) i. Theff. II. 9. Cuius eli adventus

Satani in omni virture, & fignis, & prodigiis mendaci bus.


(<0 Io. XII. ji. nuncPrinccps huius Mundi eiicictur foras.
(e) 1. Pet. III. za. profe&us in Cilum fubie&is fibi Angelis,'

& Poteftatibus, Virtutibus. &


Col. II. 1 5. cxfpolians Principatus, Se Potcfiates
(f)
(g)1 Cor. XV. 24. Cu m tradiderit regnu m Dco , & Patri , cum
.

* evacuaverit omnem Principatum , & Poteftatem , & Virtutem.

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,

*9
altresì privato dì forza ogni Principato, e Poteftà ,
e
Virtù . Con quelli nomi fono indicati i varj ordini de’
pervertì fpiriti come fi ricava da più luoghi del Te-
,

flamento Nuovo. Qui per cooofcere come la forza, e


la potenza tolta al Demonio dal Salvatore, altra non

è, che quella d’ingannar più il Mondo con preftigi Ma-


gici ,
e di farli per quella via degli adoratori, bifogna
riflettere ,
che tre furon le vie ,
e furono i modi , co’
quali gl’ infernali Spiriti efercitaronofopra dell’uomo
la Ior malignità, e il lor potere: cioè con tentare, ed
indurre al male; con invadere, e tenere oHefll i corpi;
e con fecondare le Magiche fattucchierie, facendo tal-
volta veder maraviglie, per rapire il culto dovuto»
Dio. Ora di quelle tre potenze il Demonio per la ve-

nuta del Salvatore non perde certamente la prima ,

poiché fappiamo con quanta forza abbia continuato


e continui tuttavia a mettere in opera le fue tentazio-
ni verfo di noi. Ma nò pur la feconda , perchè indento,
niati pur fi trovano ancora , nè li può negare , eh’ an-
co ne' tempi alla Redenzione polleriori, ciò permet-
tendo, di tale ammonizione, o calligo non abbia più
volte fatto ufo il Signore. Rella dunque, che della
terza folamcnte Ha rimafo affatto privo il Demonio,e

che di quella intenda S. Paolo,quando dice che il Sal-


vatore evacuò, cioè refe vuoto, annichilò il potere d'ogni

ordine di Demonj. Senza quello non fi verificherebbe


l'effer legato SatanaJJo con gran catena .
Quinci av-
venne, che dopo la morte del Salvatore, trovandoli
non
?

30
non riofcir più come prima gl’infegnamenti diaboliche
r arti, (a) coloro che fin' allora le avean fignite porta- ,

rono i libri , e punicamente gli abbruciarono . Ch' era-


no principalmente libri d’arte Magica ,
impariamo da
S. Atanagio, il quale a quello luogo allude ove dice ,

(b) quelli cb' erano per Magie ammirati , abbruciarono


i libri . Non mancavano per alerò anche ne’ tempi
più antichi vantatori ,
e profetimi impotenti :
perciò
li ha nell’ Ecclefia dico (
c)Cbi avrà pietà ài incanta-
tore ferito dal ferpe ? Giudei Eforcilli c’erano al tem-
po di S Paolo, (d) che giravano , c fi provavano in

vano a fcacciar Demonj. Sette figliuoli d’ un Principe


de’ Sacerdoti ciò fecero in Efefo. Per quella preven-

Ant.Lt. zione parve a Giofeffo di vedere, che in prefenza di


**’
Vefpafiano.e di molr’altri un Giudeo cacciafle gli Spi-
riti dagli oficfii, mettendo loro nel nafo un anello con
radice infrgnata da Salomone: il qual racconto, fe ben
profefia, che fi facea dar legno a’ Demoni d'elTere uf.

citi, chi non vede, che da ingannato viene, oda in-

gannatore?
XII. Nafce da quanto ho detto, che di virtù Ma-
giche, e di effetti per Magia prodigiofamente avvenu-
ti, più volte fi parla nclTeftamento vecchio, ma men-
zione

(a) Adi. XIX. 19. Qui fucrant curiofa Tediati ,


contalerunt li-

bro? , &
comhuflèrunt coram omnibus.
de Incarn. -niy il Mxyttxc
(b) ./TX; tx; C i/tXd; xarxxxlft.

(c) XII. m.Quìs miferebitur incantatori a ferpente pcrculTo

(<0 Adi. XIX. rt. Tcntavcrunt autem quidam, & de circum-


euntibus Judxis exorciftis &c.
,
. .

3*
zione non fé ne ha veruna nel Nuovo. Siccome non
mancaron mai feduttori, e impoftori, che tal nome fi
attribuirtero, cosi due Maghi avvien che fi nominino
negli Atti degli Aportoli. Elima in Cipro , che prò- AfUuù
curò dirtuadere il Proconfole Romano dall’ afcoltar

le predizioni degli Aportoli > e ne fu in pena accecato;


e Simone in Samaria,che da gran tempo (a) predican-
do fe Jleffì> qualche cofa di grande , uvea fedotto il popolo
di quella Città ; ond’era (limato da tutti univerfal-
menteper cofa divina, e delle maggiori, attefo che
{h conle fue Magie gli uvea per affai tempo fatti im-

paggire cioè travedere, ingannandogli con fue fur-


berie; il che fi è veduto avvenir molte volte in più
luoghi. Che coftui nulla averte ottenuto mai d’opera-
re di maravigliofo , appare ,
non fidamente perchè di
ciò non fi fa motto negli Atti, ma ancora perchè quan-
do vide i miracoli di S. Filippo, (e) ammirava ftupe-

fatto: talché dimandò il battefimo, e non fi allonta-


nava dall’ApoftoIo . Ma avendo prelentato danari a
S. Pietro, per confeguire Aportolica autorità ,
ne fu
rimproverato afpramente ,
e minacciato di caftighi

diverfi ;
{d) de' quali , rifpofe Simone, pregate voi altri

p tr
(a) Vili. 9. feduccns gcntem Samarix , dieens fe effe aliqucm.
magnimi
(b) 11. propter quod multo tempore Magiis fuis l dementaffet
eos.
(c) ij. Vidcns ctiam figna & virtutes maximas fieri, ftupens

admirabatur
( <0 14. Rcfpondens autem Simon dixit: precamini vos prò me
ad Dominum , ut nihil veniat fuper me horum qui dixiftis •
e

3*
per me il Signore, che nulla fopra di me venga. Q_ueffo Al-

quanto li ha d'autentico, e di certo intorno a Simon


Mago. Ma nelle età a' tempi Apoflolici predirne, f
componitori d’opere apocrife, e di ftorie inventate,
avidamente fi approffitarono della profélfion di Ma-
go, fatta già con tanta aftuzia da Simone; e poiché
P arte Magica condifce a maraviglia , e rende curioff,
e guftofi i racconti, prodigi attribuirono a coftui for-
za fine ;
e fpezialmente, che in un publico quafi dueh
lodi S. Pietro e lui difputanti ,
volalTe per l’aria ,
e
folle poi fatto- da S. Pietro precipitare . Del conflitto
di S. Pietro, e Simon Mago relazione apocrifa ,
come
fcritta da un Marcello difcepolo di S. Pietro, abbiamo
alle ftampe , mentovata già da Sigiberto, e data fuo*-

ri, fe la memoria non m’inganna, dal Fiorentini.


Nelle maggiori fra opere apocrife confervate, cioè
l'

le Re cognizioni di S. Clemente , e le Coflit unioni Apoflo-


Uche, gli fi £a dire, ch'ei (<a) potea nnderfi invifibile y

paffute a traverfo i dirupi , cader da altijflmo fenza

danno , legato che foffe far paffute fopra i legatori i le-


gami , aprir le porte cbiufe ,dar'anima alle ftatae , get-
ta rfl nel fuoco [enf ardere ,
mutar la faccia , renderfi
capra , o pecora , volar per aria, limili . Nella fecon-
da fi fa dire a S. Pietro, che Simone andato di mezzo-
giorno nel Teatro in Roma , (4) ordinò al popolo, che
tl
(a) Recoe. 1 2. c. 9. Po/lum enim fàcere
.
, ut Volennbus me
eomprehendere non appaream &c.
(W Conft.. J. 6. C. 9. »; 1 (su T.tTt pLtc r; rfxtpx; TrpttXSrw #Af ri
marpn avruv ,
xiXiùrae to'; àfirafpai xajuì e* toT Otórpw 3-T.rr.r~
r»-V.t7C 7r'r,zt a' àipti Soc.
. ?


ci tirajfe dentro me ancora , promettendo di volar per a-
ria Segue , che coflui volò fublime portato da i dia-
voli, dicendo che andava a! Cielo con applaufi di tue.
to il popolo ,
e che S. Pietro con fue orazioni lo fece
cadere a terra ,
avendogli prima parlato ,
come fode-
ro un predo l’ altro. Vegga fi il racconto, ch’èchia-
ramente mal inventato, e 1
falfo. Veracofaè, che
quelli ed altri antichi ferirti ,- ingannarono alcuni Pa-
dri , c Criltiani autori ,
i quali fenza maggior’efa-
me ebbero fede al volgar grido: fopra di che però più
colè potrebber dirli , ma troppo lungo farebbe il trat-
tar di quelle partitamente. Come fi può fenza tituba-
zione credere a cagion d’efempio, che feri vede S. Giro-
lamo, elfere andatoS.Pietro a Roma, non per piantare
nel Capo del Mondo la Fede, e la prima Cattedra, ma
ad exfmgnandum Simonem Magum c come può non fi

fofpettare , che quelle tre parole palla fièro anticamen-


te nel tefio per nota malamente aggiuntane! margine?
Ma quanto a coftui badi qui confiderare , che riguar-
dando al fonte infetto di libri falli, e ialfamente deno-
minati alla varietà in ciò, e contrarietà di quelli fieflij

e al filenzio de’ Pontefici Romani, ed'altri autori, an-


che profani, che do vean principalmente parlarne, ap-
parifee a ballanza, come quello, e gli altri fuoi Magici
prodigi furon finzioni e novelle popolarmente invai-
,

le . Anco ifcrizione ( che fi crede eflère la tuttavia


elidente, quale io ricopiai già in Roma ) S ANCO
SANCTO SEMONI DEO FIDIO con grand’ equi-
E voco
.

• 34
voco fu riportata a Sinion Mago da S. Giuftino,e per
la fua autorità da qualch’ altro . Il Pagi all’ anno 41 .
Juflinur aut nominarli vicinitale ,
aut faìfa relatione
deceptur Gran forza in ciò dee fare l' anellazione d’

Origene, che coflui (a) inganni beati taluni con fue


arti Magiche allora , ma dopo mancò ben torto il fuo
credito, onde non credea che trenta della fua fetta fi

trovartero in tutto il Mondo,e quelli in Paleflina.già


che in neffun' altra parte era arrivata la fua fama :

tanto è lontano, eh’ egli forte andato a far miracoli a


Roma, e in Roma gli fi fodero erette fiat ue. Chiu-
de Origene con dire, che dov’era giunto il fuo nome,
vi era giunto per gli Atti degli Apoftoli ;
e che (b) la
verità de'fatti paleti ,
come nulla dì divino ,
cioè di
rtraordinario, c mirabile , fu in Simone . Ma in fiam-

ma niente di maravigliofo abbia m dagli Atti Apofto-

lici eh’ egli operaflè ,


perchè il Salvatore avea refa
inutile ogni Magia.
XIII. Per ciò aflcrir con franchezza, fecondo ufo
mio, dopo le fiacre carte farò olfervare la tradizio-
ne, cioè fe in quello modo veniffero veramente intefi

i fopradetti palli da i Padri, e da gli antichi Scrittori.

Facciam principio da S. Ignazio Martire , Vefeovo d'


Antiochia dopo gli Apoftoli. Egli nella prima delle
fue genuine Epiftole, parlando della nafeita del Sal-
vatore,
(a) con. Cel. 1. 1. n. j 7. Ji noi # S«^«piòc Uà-
T? Titoli *
X# T9Tt VTTA7 1KT» &C. rSf Jt Xf<T>ff

ùxMlifyjrti i'jSatJM T9 0 ,op.sL avr S &C.


(fc) ufi » ìtipyHct ifLXfTvpwtì > òri ùStv 6*ìoi i S ti -
. , .

35
vatore ,
c della Stella che apparve ,
cosi ragiona .
(a}
Per lo che ogni Magia refiò annullata ,
ogni vincolo di
malizia difirutto, l' ignoranza abolita /' antico Regno

diifatto. Qui il dotto Cotelerio : (b) non meno è nota

la dijfolugione de’ Magici prtftigi in quel tempo, la qua-


le d' illuftri tefiimonj manca. Tertulliano nel libro
non
deU'ldolatria .
(c) Sappiamo la congiuntone che hanno
fra fe Magia , ed Aerologia Quefta feien^a fu conce- .

duta fino al tempo del Vangelo , onde nato Crifto ninno


fi faccia più interprete dell'altrui natività per vìa del
Cielo. E poco dopo, (d) Coti quell’ altra fpe^ie di Ma.
già, che fa veder miracoli , ed osò emulare l' opere di
Moti fu fopportata da Dio fino all' Evangelio
,
.

Origene contra Celfo ,de i tre Maghi, e della Stel-


la parlando ,
infegna come la virtù Magica procede-
va, finché altra più forte, e più divina non diede fuo-
ri : ma nato Gesù, (e)/ Demoni fi feoncert arano , e /’

infiacchirono ,diifatti gl'incanti , e annullata la virtù.


E ì I Ma-

(4) Ep. ad Epfl. n. 1 9. 05 .» tXuirr brava Ma>Hj ,


Tra; Slv-
ld; »?3».r»7f retri*; , àyma xa>rpùre, iraXaià fiactXsia t,tfèrtt;iro

(tóNec minus cognita eft diflolutio Magicorum prifligio-


rum per illud tempus , utpote teftes nafta illuftrej.
(c) de Idol. e. 9 Scimus Magi*, & Aflrologi* inter fe focie-
tatem &c. At enim feientia ifta ufque ad Evangelium fuit con-
certa , ut Chrifto edito nemo exinde nativitatem alicuius de cac-
io interpretetur
(d) Sic & aliafpecies Magi®, qui miraculis operatur , etiam
adverfus Moyfem imulata, patientiam Dei traxit ad Evangelium
ufque.
(c) Con.Cel.l. I. n. 60. r 5 r# ». iainmt; irhrvaì »(*J t£nd Circa*
aTjttit Ttf } errati; , t&i rxrxX'jbftvT; ri; infetta;.
, ,

36
I Magi adunque in darno(<*) volendo le folite cofe ope-

rare ,
quali prima con incanti , e malie efeguivano ,
cominciarono a invefligar la cagione; c veduto in Cie.
Io il nuovo fegno congetturarono , ejfer nato chi a gli
fpiriti tutti fuperior fffe e vennero per adorarlo.
S. Atanagio dell' Incarnazione trattando ,
infegna
come il Salvatore (b) ogni cofa Utero dagl inganni e ’

correffe ,fpogliando, come dice Paolo, i Principati, e le

Poteftà . Al num. 46. (c) Quando tacquero, e /vaniro-


no gli Oracoli de’ Greci , e di tutto il Mondo ,fe non do-
po che il Salvatore fi manifefiò in terra ? Quando fu

{d) che f arte Magica ,


e la fua difciplina cominciaro-
no a difpregiarfilfe non allora che apparve negli uomi-
ni la divina prefen^a de! Verbo ? Al num. 47. (e) Una

volta i Diavoli ingannavano con varie larve le menti


degli uomini, e attaccandofi a fiumi ,0 fonti ,
a pietre,

0 legni ,f accano con prefiigi ftupire i mortali fciocchi :

ma tutti quefii inganni dopo la celefle venuta de! Ver-

bo /vanirono. E poco dopo. Ma che (f) fi dovrà dire


della

(a) Oì rimi Mxytu tx ow’Sti Trpxr)»i 6 i’x«»r»p àmp tpmpm Usi

Tiruv iwtpS&l circi &C.


, , . , „
»-
tom. I. p. 87. VI 'ì 7txitx Tràci; xvxTXt nXtcS-ipucI , X*
(fi)

xi> 5 i», «
Ilavxi firn, dmxtii.-di'Jfacf ri vìjxc igxcix;-
àpx*l
(c) n. 46. tlóri ti TX vxp E'xx»n , VI TTxvrxjfi nxnàx triirxv
7 CU &C. ( , ,
nin tì rS; Mxyàxs i Ti\n ni r« t.txcxxXnx tre xxrx-
(d)
dopanti! ;
Trxràù-u « fi in tx I, epàtix tv Xc>7 y,rev.i il
(e) Kxi ttxXxi fifa txilxc.-.; «fwnWMnm» ri x-.Spfi*; &C.
Ti ti Triti TÌ( trxp dcrcìt Mxytixf dm; k-
(f)
tci \9y01 IVI &CC* ÙiiXiP-
trti ; ori 71 rii fifa ftitifireuz ,
*

Vi xSrx , X, xxripytàt TrarriXv.

ijìiized by Googlè
n
della Magia tanto da effi ammirata ? la quale prima
della venuta del Verbo valeva ,
e operava fra Egizi*' t
Caldei, Indiani, e facea ftupire i riguardanti-, ma dal-
ia prefen^a dcllaVcrità , e dall' apparizione del Verbo
fu abbattuta ,
e refa onninamente inutile ancb' ejfa .

Contra Gentili, che attribuirono a Magia i miracoli


del Salvatore (a) che fe lo dicon Mago, come farebbe
:

pofjìbile , che da un Mago in vece di ftabilirjì ,ogni Ma-

gia fi foffe annichilata ?

Nel contento fopra Ifaia ,


a più luoghi de’ Profeti
quella interpretazione diede S. Girolamo, (b) Nella

venuta di Crifto tutte quefle cofe fono da intendere al-


legoricamente : cioè ,
pcrcb’ ogni errore dell' acque d'E-
gitto, e l’arti Malefiche ,
con le quali t' ingannavano
i foggetti popoli, per la venuta di Crifto reftino dificca-
te . E poco dopo . (c) Che Memfi altretì foffe dedita
alt arti Magiche ,
i veftigi dell' errore fino al dì d'oggi
dimofirano. E cori brevemente r' infigna ,
che venendo
il defilamento di Babilonia ,
tutti i configli de' Maghi,
e di

(a) *i Si Ma>« \iywi


i
, irCf iutri l<;ii iti Mùytu xtxrxpjiìàcu
TTXCXV TWt MxytnXI t f4.1f fLxWOI tTUViqxiJcU ;

(b) in If. c. iq. t. 4. p. 104. In advcntu autem Chrifti hic


omnia rpnuxù; intelligenda funt &c. Quod fcilicet omniserror
jigyptiarum aquarum , & artcs Malefici , quibus fubieétis po-
pulis illudcbatur, Chrifti ficcentur adventu 1

ioj. Memphim quoque Magicis Irtibus deditam pri-


(c) p.
ftiniufque ad prxfens tcmpus veftigia crroris oftendunt. Et
hoc quod Babylonia vaftitate veniente, om-
brevitcr indicatur,
nia Magorum confilia , & eorum , qui futurorum fcientiam
promittebant , ftultitix coarguuntur, & in advcntu Chrifti redi-
gantur in nihilum.
. ,

e di quelli , che promette ano la fetenza delle cofe futu-


re, ftolti fi facciati ccnofcere ,
e nella venuta di Crifto fi
riducano tutti al niente. Dice poi di nuovo, come ve-
nuto il Salvatore al Mondo, (.a) te divinazioni , e ogn
altra fraude Idolatrica , che poffedeva il Mondo ingan-

nato, fi vide atterrata ; a fegno che i Magi d' Oriente,


conofeendo effer nato il figlino/ di Dio, il quale tutta la

poteftà dìflruggeva della lor Arte ,


vennero a Bet/eme.
Teofilo Aleflandrino nella Tua epifiola Pafcale a’

Vefcovi dell’Egitto, c infieme S. Girolamo ,


da cui
l'abbiamo tradotta in Latino: (i) Crifio con la fua ve-
nuta i prefligi de' Maghi difi ruffe. E apprefiò: difi rut-
ta effendo perla maefià di Crifto /' Idolatria , fi racco-
glie, ch'anche l' arte Magica ,
madre fua , fia
annul-
lata. Madre d’idolatria li fa ogni arte Magica, men-
tre trasferire in altri il ricorfo,e la fede dovuta a
Dio. S. Ambrogio (r) intende il Mago, che le fue ar-
ti fan venute a fine ,e tu , che arrivati fono i tuoi doni

non intendi ? Più altre autorità potrei qui aggiunge-


re, fe avelli i libri alla mano,o fe avelli tempo di ri-

cercargli.
XIV. Ma
(a) p. 290. ita ut divinationes , & univerfa fraus Idolatria:,
qurdeccptum poffidebatorhcm, fc frachm effe fonti ret in tantum :

ut Magi de Oriente &c intelligentes natum filium Dei,qui om-


nem artis corum dcllruerat poteftatem , venerunt Betl.leem Soc.
(b) S. Hier. t. j.p. 5 70. Quia Chriftus Magorum prxliigia fuo
delevit adventu
Cum autem IdololatriaChrilli maieflate dcleta fit, indicar &
parentem fuam artem Magicam lècum paritcr diflblutam.
(c) in Lue. 1. 2. c. 2. Magus ergo intelligit , fuas cclTarc ar-
tes, tu non intelligis tua dona venifle?
,

39
XIV. Ma non è neceflario andar facendo più lun-
ga, e più minuta ricerca. Batta ben tantoper far vede-
re, come tal fu il fentimento efprelTo non già d’uno,
o d' altro de’ Padri ,
il che non farebbe flato, ma del-
lamaggior parte di quelli , che fecero di quello punto
menzione, i quali non fur molti. Non importa dun-
que, che ne’ fecoli badi, e men colti difleminazioni va-
ne, e fantaftiche d’affatturamcnti ,
e di malie diabo-
liche acquiftaflero ne’ popoli maggior fede , e tanto
più ne' più fcmplici. Vegganli le molte novelle riferi-

te da Saflone Gramatico, e da Olao Magno . Anche


in quelle parti li mantennero le vecchie fole , vedendo-
li in Luciano ,
e in Apuleio, come anche allora colo-
ro che voleano andar per aria, e mutarli in beflie, fi

fpogliavano prima ,
eù ungeanocon certi olii da ca-
po a piedi, e come per Magia ogni forte di portenti
e appunto le medelime Aravaganze li prometteano .

Molti ritrovanfi ,
a’quali il non credere i portenti de’
Malcficii, fa un certo orrore, quali li negaflero con
cibi miracoli , o fi negafle l’efiftenza de’ diavoli; e ri-
cordano, che fra gli ordini Chericali , c’ è pur quello
degli Eforcifli, e come benedizioni e orazioni con- ,

tra l’ operar de i Demoni contengono pure Rituali i .

Ma qui non bifogna confonderli ,


c co fe diverfiflìme
mandare a mazzo. I miracoli, e le maraviglie per di-
vina virtù operate, non debbon far creder vere anche
le attribuite al Demonio, anzi infegnar debbono, che
quella giurifdizione a fe riferbò il Signore. L’efiften-
za,

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40
za, e le tentazioni de’ maligni /piriti fon pur troppoa
tutti note. Il grado degli Eforcirti fu già anche ne'pri-
mitivi Criltiani tempi, e fc ne fa da più antichi Pa-
dri menzione; ma in niuno fi trova , che folle diretto

contra ftregherie, o fimili baie , ma bensì fempre co-


me pur'ora ,
per liberar dall’invafione gl’indemoniati:
ad abiicicndor Demone: de corporibus obfejjii
, dicono

leOrdinazioni . Non fi nega , che non permetta qual-


che volta l’onnipotente Iddio per fuoi fini imperfcru-
tabili, ch’entri nel corpo di taluno il Demonio, e lo
flrazii; fi nega ,che il Demonio ciò faccia mai per ub-
bidire, o per compiacere a qualche vii meretrice, o a
qualch’uomo federato, e pazzo. Non fi nega, che per
caftigo de’peccati non fi pofTa fervirc Iddio talvolta
de’ maligni Spiriti anche fu quella terra in più modi;
mittit fiquidem Dominai tram & furor e m fuum per An-
t .
Eph
diceS. Girolamo. Ma fi nega ,che que-
'* 5
1 '

ìVi
llo avvenga mai per virtù di figure, di parole, di fegni
da trifle e fciocche perfone adoprati ,
e per autorità
che abbiano fopra il Demonio uomini trilli, o donne
pazze. Il Santo Padre vivente ,
che tante e tante co-
fe infegna negli aurei fuoi libri ,
tratta a lungo dell'
vcJ. de opere mirabili del Demonio , riferite nel Tellamento
4 p.i.c. vecchio, ma nè pur mentova (tregherie, o magie av-
venute ne’ tempi alla Redenzion polleriori. Abbiamo
nel Ritual Romano orazioni, e benedizioni per ogni
bifogno,eper ogni occorrenza ;
abbiamo imprecazio-
ni ed cforcifmi contra i Demonj ma dove fia puro,
;

e da

Qigitized by Gc
. , ,

4*
e da particolari, c pofleriori aggiunte efcnte,non ci li

ha menzione di perfonc,o di mobiglie malefìciate. An-


zi è noto, che più libri di tale argomento contenenti
,

preci da qualche particolare di nuovo comporto, fono


proibiti. E' proibito il Circuita Aurcut ,
che mette
fcongiuri grandi verfo i Demoni infernali, celefi , ter-

refri , ignei ,
aerei , ed acquo/!, per diftruggere male-
fida, incantationet , ligaturar,& fatturar in qualun-
que luogo Ciano gli alFatturamenti nafcorti, o liano an-
che dati dati a mangiare, e di qualunque materia ften

fabricati ,
e lia flato mafchio, o femmina ,five Magur,
five Sortilega
e non ottanti quibufcumque conventioni-
tur , & patiit inter eot & Maleficum per Magam ini tir.
II proibirfi cotcfte orazioni dalla Chicfa dovrebbe pu-
re illuminare a battanza, che le cofe in ette fuppotte
fon falfe, e alla vera religione, e alla fana divozione
nocive Tre anni fono fu flampato in quella Città un
.

libretto(non però d’autor Veronefe) per infegnare il


modoEnergumenor liierandi,& Malefida queelibct dif-
folvendi Ci fi ha che qui maleficiit obflritii funt vi- g*-
, ,
«!•'

tam agunt acerbi/fimam, qua poti ut prolixa morr difen-


da eft fimi ler recenti cadaveri Sic. E non balla, perchè
:

fere omner intereunt : e fe fon fanciulli, cito moriuntur.


Vedi qual poteflà fopragrande li attribuifca da buone
pcrfone non Attamente al diavolo, ma a viliflima gen-
te, qual li penfa aver col diavolo amicizia, e commer-
2Ìo. Segni di cosi onnipotenti fatture fi nota poi elfe-

tc ,fcori_e , erbe , piume , o/fi, chiodi , capelli ; ma fi av-


F verte

verte, che le piume non fono fegnodi Stregheria, fc
non fono connejfe infieme informa di cerchio, o quafi. E
bifogna avvertire ancorale certa muliercula diede a
mangiar qualche cofa,o ad odorar fiore, o toccò la fpal-

la. Per correggere così fatte, e fimili femplicità può


fervire egregiamente l’amplilfima raccolta fatta dal
P.Martene De antiquii Eccleft* Ritiiui : perchè nell'

infinità d’orazioni , e d’cforcifmi,e di benedizioni ufate


in ogni tempo ,
e in ogni parte della Criftianità , men-
zione alcuna non fi rinviene di Malefici, di
Stregherie,

diMagie, o d’opere Magiche. Si comanda bensì al De-


monio in nome del Salvator noltro di ufcire, e d allon-
tanare js’implora il divino aiuto, perchè ci liberi della

potelìà di lui, nella quale per l'originai peccato


fi na-

fupplica perchè 1* acqua benedetta e il fale, e


fte; fi ,
,

per
l'incenfo diventino facramenti per fugar l’inimico,
non cader nc’fuoi lacci ,e per non temere gl' immondi
ma non fa mai motto , che 1 agir di quefti
{piriti; fi.

provenga da malie, nè fi prega mai Dio , perchè ci


guardi, o liberi da quelle. Tanto è lontano,
che deb-

bano averli per vere le fole, quali fi raccontano, che


ho memoria ferma d’aver letto grandilfimo tempo fa
in antichi Sommilli , come il credere , che
veramente
maraviglie tali per arte Magica avvengano, dee com-
putarli fra' peccati gravi . A tal propofito, non fo per

qual'equivoco ,V autor del libro nuovo cita due volte


certo Manulcritto come cfillente in altra libreria,
quan-
PS- ,

« 1$.
do è natiflimo, che fu comperato per me a gran prez-
zo»
, . 4

43
zo,non fapcndo io, che mancale della più importan-
te e curio/a parte. Veggafi quel che ne ho detto negli
Opufcoli,che fono flati a 11' /fioria Teologica aggiunti. r«s-M».

Ma balla ricordare,com’anco nel famofo Canone Epi.


[copi recitato prima da Reginone, abbiamo quelle de- 1. >. ».
1
cretali parole, {a) Moltitudine innumerabile da quefta
falfa opinione ingannata , crede quefte cofe vere , e cre-
dendo deviano dalla vera Fede , e negli errori de' Paga-
ni / involgono , mentre penfano qualche divinità, o qual-
che Deità trovarfi fuor del fola Iddio .

XV. Dal tutto il fin qui detto ben’apparifce quan-


to lontano dalla verità, quanto contrario agl’inftituti
della Chiefa, e quanto avverfo all’autorità più facro-
fante fia il volgar grido di quella fognata arte Magica,
e quanto danno potrebbe inferire alla cattolica e fana
dottrina, e alla regolata devozion de’Criftiani il lalciar
correre, e il favorire opinioni cosi bizarre. Leggefi nel
libro: che diremo de' Folletti ,
prodigio fi notorio e co- pigjsa
,

mune ? maraviglia è l'eflcr prodigio, e comune. Segue ;

non v' ha Città ,


per non dir Villaggio , che più efempi
non poffa fomminiftrarne. Ma paelì io certo ho veduto
non pochi, anni conto non meno di 74. curiofo fono
flato anche in quello forfè piu del bifogno; e in tanta
abbondanza niun prodigio di quello genere m’è avve-

nuto mai d’incontrare; e niuno averne incontrato mai


Fi mi
(a) Ciuf. 16. Qu. {. cap. 11. Innumeri multimelo , hac falfa
opinione decepta , hxc vera effe credunt , & credendo a rctìa
fide devianr,& errore Paganorum involvuntur , cura aliquid
dmnitatis aut numinis extra unum Deum arbitrantur
44
mi atteri già più d’un favio Inquifitore flati lunghitti-

mo tempo in ufizio. Molti e molti creduti e pretefi


Folletti mi fono bensì paffati per le mani in lacchè, ca-

valli, armi, parrucche,carte,cafe,e che fo io, ma gli ho


trovati Tempre ,
e fatti conofcer vanie . Una fpezie
maliziofa fe ne vanta ,che s'innamora delle belle gio-
vani, e poi tutt'al contrario fi vuole ,
che le Streghe
ficn tutte vecchie. Quanto non farebbe dcfiderabile

lofgombrare dall'immaginaziondel popolotante paz-


zie, che con la Tana credenza, e con la foda pietà mal
poffono accoppiarli. Le ingermature, che afficurano

dalle ferite, gli anelli, ne' quali fi porta il Folletto, i

bullettini , che guarifcono dalla quartana, le parole,

che fanno indovinare i numeri del lotto, lo (laccio, che

fi fa girare per ifcoprir chi fece alcun furto, la cabala,

che per via di vcrfi e rifpofle, finte nafcerc da menti-


ta combinazion di parole, rivela le cofe occulte , fon
cofe anche al dì d* oggi, o per efìrema femplicità, o
per poca religione affai frequenti, e che fpefle volte fi
comperano a prezzo , non cfTendo mancati i profeti
Mich. mentovati da Michea, che in pecunia divinaiant. Non
III. li.
fi notano in piùDiarj i giorni faufìi ed infaufti, come
fi fece un tempo con nome d’ Egiziaci ? Non s’ impedi-
re d'abitar le cafe, fpargendo che ci fi fente ? cioè a

dire ,
che la notte fpettri e ftrcpiti di catene le infetta-

no, altri volendo che fieno Diavoli ,


ed altri che ani-
me di trapalati ;
dove è mirabile , che fiano anime, o
diavoli ,
fol di notte hanno poteftà di farfi fentire . E
quante

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4S
quante volte Amelie brighe malfimamente fra paefani
fon nate per imputazioni, o per accufe fra loro datefi
di fattucchierie? Ma che dirò degli Spiriti incubi, c
fuccubi, che a difpetto dell* impoflìbilità pur fi voglio-
no? Il Sig. Muratori ove tratta della Fantafia ,
mette
però quella con quella del Noce di Benevento e ,
dice,
che opinioni sì fatte oggidì fono in tal maniera feredi- pag.ur.

tate y che non ci ba più fe non la gente ro^a ,


che fe le

tee con facilità Mi fece ridere un amico l'altra fera,

quando della prima parlandoli , di He, che chi ciò cre-


de, poca prudenza ufa, fe fi ammoglia. Che diremo de
patti taciti tante volte anche nel libro mentovati , e
fuppolti? Non hanno confiderato,che fi viene con tal’

opinione a far del diavolo un Dio ;


perchè s’ altri tre

mila miglia lontano pattuifee per cagiond'efcmpio con


lui, che tenendo un pendolo fopra un bicchiero, deb-
bano batter l’ore come in ben regolato orologio, que-
lla maraviglia fecondo loro fuccede fubito anche in
quella Città, e va tal virtù in un illante per tutto il

Mondo, e dura fempre. Quello è ben altro, che porta-


re una Strega per aria a notturno congreffb , il che fu-
perar le forze diaboliche fi pretende nel libro. Quello
è attribuire al Demonio poco meno che immenfità.e
onnipotenza. E che feguirà, fe per certe parole, o ligure
altri avrà pattuito con uno fpirito,che venga buon tem-
po, ed altri con altro che venga tempella? Il buon Pa-
dre le Brun vuol fi attribuifeano a patti taciti tutti que-
gli effetti, de' quali non fi fa rendere naturai ragione:

oquan-

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e.

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o quanti adunque patti taciti faranno a! Mondo .'Egli
ebbe fede alle favole della bacchetta divinatoria ,
per
ritrovar con effa i ladri ,
c gli omicidi , benché conftaf-
def.Prat.
poco dopo a tutta la Francia, che ilprimo autore
lu'TrAc- fu un fourbe , e che chia mato a Parigi ,
nulla potè mai
rom.j.
far VC(j ere q uanto vantava Che qualche effètto o- .

perino fu certi legni l’acqua in poca diffanza e i me- ,

talli, chi fa quanti fiano al Mondo i corpicelli che non


fi veggono ,
quanti effluvii efeano femprc da i corpi
naturali ,
e quanto mirabili ,
e occulti effètti produca-
no, noi troverà così ffrano. Egli ebbe fede anco a chi
fparfe, che infezioni, e morie nate negli animali eran
Tenute per fortilegio ;
e a colui che aderì, come fuo
padre,efua madre per fett'anni erano flati inabili,

ti.c.». che una vecchia ruppe il maleficio ,


e gli lafcià liberi
Cita qui un Rituale, di cui il P. Martenc non fa men-

zione, onde per autentico noi riconobbe. Per faggio


di fua credulità baffi vedere Tifforietta di Danis,che
apporta. Ma compendio incomparabile di così fatte

maraviglie è un non breve libro, dedicato già al Car-


dinale Orazio Malici ,
intitolato Compendium Malefi-
carum , e ff ampato l’anno 1 6c8 in Milano.
XVI. In fomma non è di poca importanza lo fgom-
brare popolari errori, che fanno torto agl’inalterabi-
li attributi dell' onnipotente Iddio ,
quali egli fi fofle

fatto legge, di condefcendcrc agli empj ,


e bizarri vo-

leri dc'maligni fpiriti,edi que’ pazzi, che a lor ricor-


rono, fecondandogli ,c permettendo i maravigliofi ef-
fetti

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47
fétti da Ior voluti. Con qual raggio di buon giudizio fi

può egli credere, che il fommo autor del tutto, ilqua-


le le noftre vive e reiterare preci per private, o per
publiche bifogne ,
fecondo i fuoi fini imperfcrutabili
più volte non efaudifce,alle brame di vile e trilla per-

fona prontamente permettendo condefcenda ? Finché


fi crederà ,
che l'arte Magica fia cofa vera, e opera-
trice di maraviglie, e che per ella fi coflringa il De-
monio a ubbidire, avranno bel predicare i buoni Reli-
gioficontra il peccato di fuperflizione,e contra Iefce-
leraggini,e le follie de' maliardi : molti ci faranno fem-
pre,che ci fi proveranno, e faranno i lor tentavi, e di
riufeirvi s'immagineranno ancora Per ifmorbare co- .

si fatta pelle, convien prima d’altro far ben’ intende-


re, che cosi orribil peccato fi commette in vano, che
per non fi ottien mai nulla, che fon tutte cian-
tal via

ce, e chimere quelle che in taf propofito fi raccontano.


Non farà difficile il perfuaderne ogni perfona ragione-
vole, facendo fidamente riflettere, come pollano ve-
rificarli i vantati portenti, mentre la Magia non è mai
fiata da tanto di dar danari, il che farebbe tanto più
facile. Come potrà e(Ta le maraviglie, di produr ma-
lattie in corpo làno, di rendere i coniugati impotenti,
di far diventare invulnerabili, o invifibili ,
mentre non
fi è mai dato cafo,che per efla fiano flati trafportati al
Mago cento feudi, che un altro tenefle chiufi nella fua
calTa i E
perchè di tal’arte portentola altri non fa ufo
in guerra ? E perchè non fc ne curano i Principi, e i

lor

lor Miniftri? Per fare che tali vane immaginazioni fva-
nifcano, rimedio farà cfficaciffimo il non parlarne pun-
to, e il lafciarle perire nel fiIenzio,e nell’oblivione. Se
in luogo, dove non fi fia da immemorabil tempo avuto
di malie fofpetto, fi fpargc effere arrivato un Religio-
fo , che le perfeguita , e le disfà , tu vedi fubito donne
iberiche, e malati ipocondriaci concorrere. Vedi lo-
fio effer portati bambini da Urani malori infettati, ed
odi afferirfi, che fono effetti di affatturamene, e rac-
contarli ancora quando ciò avvenne, e come. Nè ben
configliato è, chi predicando o fcrivendo,efatti, e
fentenze contra le Streghe facendo (lampare ,
narra
le cofe da quelle fciocchc afTerite,e i fatti, che fi dicono
avvenuti, e modi; poiché per quanto nell’iflefTo tem-
i

po ci declami contra, abbiali per certo , che fi trova


fubito chi di quelle mirabilità fi compiace , e di tanto
flraordinarie, e fuperioricofès'invaghifce,e mette quei
modi in opera, e tenta d’entrare in quella fognata tur-
plg.1 19. ba Ottimamente però fi dice nel libro , che lo fletto
.

uo>
cafligo dà credito alle volte al delitto, eche Ih più ab-
bondano le Streghe, ove più fi cafligano. M’ è caro di

terminare con una lode di querto libro ,


perchè tanto
meglio fi vegga , che unicamente a buon fine nel pun-
to dell'arte Magica io parlo contra .

XVII. La fpeditezza , con cui quello ragionamen-


to ho dittefo, mi ha fatto dimenticar più cofe, che
poteano averci buon luogo. Gran contratto farà a que-
lla mia opinione, il ritrovarli talvolta anche fra per-
fone
I
e

49
fone di qualche dottrina ,
e di fermo , chi dice , ma io
ho veduro quello, e quell' altro ;
e chi afferma ,
a me
ItefFò è avvenuto di fcorgere il tal facto ,
ed i! tale.

Qui coiwien prima rifletter bene, quante maraviglie


apparir ci facciano! Giocolati deliri edefperti, «quan-
to non ingannino anche gli uomini piit avveduti e fa-
gaci . E'poirfa confideTare,come foprumani fembrar
pedono ben fòventtf effetti naturafilTimi, fe con arti-
ficio rapprefentari fono. Io vidi tempo fa chi cacciando
un chioda, o uno fpillone nella teftad’un pollo, il con-
ficcava con cilo fopra una tavola , per lo che parea
morto' ,
e tale era creduto da rutti . Pòi levando il

chiavello, e moArfndofer certi fegni,H pollo lì ravvi-


vava, e camminava per la flarrea. Il fegreto è, che
quegli animali nella parte dinanzi della tefla hanno
una eonrmilTura di due olii ,
fra quali chi con maeflria
deliramente inferifee qualche cofa ,
gli addolora ,ma
non gli uccide. Spilli ben fenlibili fi poffono far’ en-
trare nella polpa delle gambe umane fenza ferita,
fenza dolore , fe non- di leggerilfima puntura nel prin-
cipio dell’- inferimenro : fopra che è flato fatto alle
volre da taluni gran giuoco. Nell* orto di cala mia,
quale per operar del mio Signor Scguier è divenuto
botanico, c è l’Onagra, pianta che viene all’altezza
d- un uomo, ma che il giorno Han-
e be’fiori porta,
no ehiufi, nè punto appaiono: fidamente al tramon-
tar del Sole fi aprono ,
e inoltrano: C non già a poco
a poco, come in altre notturne piante avviene ,
m*
G sbuc-
50
sbucciano a un tratto , e in un momento interamente
fi formano. Poco prima,che il calice crepi fi gonfia al-
quanto. S’altri valendoli di quefio quali occulto fegno,
volefie dar’ a credere a’femplici,di far nafcerc afua vo-
glia con qualche magica parola momentaneamente un
bel fiore, chi gli preltalTe fede non mancherebbe. II ren-
derli invulnerabili vien’oggi dalla gente comune An-
golarmente cercato : con che maggior fede moftrano
alla Magia, che gli antichi avellerò, i
quali che potef-
fe nel male crcdeano , ma non già per far bene per- :

ciò i Giudei ragionevoli ,a chi attribuiva al demo-


nio i miracoli del Salvatore, numquid , di fièro ,
d<e.

lo tu. monìum potcft ctcorum oculo / aperire ? Ora piti modi


ci fono di far’ in ciò travedere. Non fi farebbe cre-
der Mago ,
chi dicclTe a’circoftanti, io pollo a voglia
mia far che la palla di quella pillola trapali! quella
tavola, overo la tocchi ,
e fenza piìr le cada innan-
zi? e pure ciò fi può facilmente fare :
perchè s altri

nel caricare in vece di calcar lo lloppacciolo fopra la

palla com' è in ufo, la lafcia in libertà ,


e mene i»
cambio poca lloppa preflb la bocca della canna ; ti-

rando poi, fe alzerà alquanto la bocca, talché la pal-


la refii a fuo luogo la pillolettata farà il fuo colpo :

ma fc all’incontro abballa la bocca in modo che la


palla fcorra ,
e venga ad appoggiarli alla floppa eh*

è all'imboccatura, allora la palla darà nella tavola,


e fenza penetrare caderà a terra. Mi pare che di co-

la limile parli il Redi nelle naturali Efperititi f, quali


ora

Cj<y>gle
ora non ho alla mano. Quanti altri maravigliofi iogan-
ni rammentar fi potrebbero? Balla vedere il Porta, ed

altri. Non farebbe però da computar fra quelle magie


quellj,che un amico in cortefe lettera due meli fono
fcherzevolmentc mi accennò. Eflendofi in una cafa

firepitofo fulmine accefo, e non l’avendo egli eh’ era


nella proffima piazza, e nè pur verun’ altro punto ve-

duto, a mera arte magica fcrive erter forza ciò attri-

buifeano coloro , che nella volgar prevenzione di cre-


dere che dal Cielo , e dalle nubi tal fuoco venga,
perfillono . Ardirò io dire ancora in propofito degli
effetti elettrici ,
che quelli i quali a un fluido elettri-
co nafcolto ne' corpi, e ad un altro che fuor di elfi al-
berghi, gli a feri vono, qualche cofa di men mirabile
e Urano direbber forfè, fe gli derivartero da Magia ?
10 mi fono ingegnato nell’ ultima lettera ,
ch’è con
quelle de’ Fulmini, di fpiegare in qualche parte tali
maraviglie, e almen l'ho fatto fenza arbitrariamente
inventare due materie elettriche univerfali,quali vada-
no dentro e fuori. Molta fatica rifparmiata avrebbero
ne’ partati tempi i filofofi,che fpecularono fopra il Ma-
gnete, fc averterò creduto ufeirne , con attribuitele
fue llupende proprietà a uno fpirito magnetico. Ma
11 piacere di ragionar con lei, mi farebbe facilmente
entrare in altri propofiti,onde fenza piòmirartegno.

IL FINE.
pag. 47. tentavi Ag, tentativi
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oo ^66 z.

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