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Captolo

Luigi Pirandello

fu Mattia Pascal, cap. 1e cap.

t Prima Premessa e seconda Premessa


ssionidi Mattia Pascal precedono la narrazione della sua particolarissima vicenda,,con continue allusioni alla sua
L iemorto-vivo.
e La suspense è intensificata dall'accenno alle sue due morti e al manoscritto che egli consegna
n cOn l'obbligo peró che nessuno pOSsa aprirlo se non cinquant'anni dopo la mia terza, ultima edefinitiva morten.
al'umanitä, oce

tiolicazione delle premesse si apre lo spazio per alcune importanti considerazi filosofiche. Lo stondo è
Nellamoltiplicazio

della biblioteca
Boccamazza, uno di quei luoghi dimenticati e
Boc
biblioteca

yello polverosi che si rivelano cruciali per l'universo umo-


s t i c op i r a n d e l l i a n o .

Premessa
Una delle poche cose, anzi forse la sola ch'io
sapessi di certo Un avvio ambiguo
era questa: che mi chiamavo Mattia
Pascal. E ll romanzo si apre con una
me ne approfit-
tavo. Ogni qual volta qualcuno de' miei amici o conoscenti riflessione sul nome, che
getta ancora piü ambigui
dimostrava d'aver perduto il senno fino al
punto di venire da tà sul "tu" del titolo.
5 me per qualche
consiglio o suggerimento, mi stringevo nelle
spalle, socchiudevo gli occhi e gli rispondevo:
-

lo mi chiamo Mattia Pascal.


-

Grazie, caro. Questo lo so.


-E ti par poco?
10 Non pareva molto, per dir la verità, neanche a me. Ma ignoravo allora che cosa vo-
lesse dire il non sapere neppur questo, il non
poter più rispondere, cioè, come prima,
all'occorrenza:
-

lo mi chiamo Mattia Pascal.


Qualcuno vorrà bene compiangermi (costa cosi poco), immaginando l'atroce cor
l0
doglio d'un disgraziato,
al quale avvenga di scoprire tutt'a un tratto che... si, niente,
insomma: né padre, né madre, né come fu o come non fu; e vorrà pur bene indignarsi
(costa anche meno) della corruzione dei costumi, e de' vizii, e della tristezza dei tem-
pi, che di tanto male possono esser cagione a un povero innocente.
Ebbene, si accomodi. Ma è mio dovere avvertirlo che non L'appello al lettore
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si trattapropriamente di questo. Potrei qui esporre, di fatti, L'appello al lettore è una
tecnica di straniamento ti
in un albero genealogico, lorigine e la discendenza della mia
pica di Pirandello, che in-
farniglia e dimostrare come qualmente non solo ho conosciu- terrompe la narrazione e
apre lo spazio del romanzo
to mio padre e mia madre, ma e gli antenati miei e le loro
digressioni e riflessioni
azioni, in un lungo decorso di tempo, non tutte veramente metanarrative.
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lodevoli.
E allora?
Ecco: il mio caso è assai più strano e diverso; tanto diverso e strano che mi faccio
a narrarlo.
Fui, per circa due anni, non so se pu cacciatore di topi che guardiano di libri
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nella biblioteca che un monsignor Boccamazza, nel 1803, volle lasciar morendo al

mi faccio: mi
accingo.

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Sezione
La prosa del mondo e la crisi del romanz0

nostro Comune2, È ben chiaro che questo Monsignore dovette conoscer poco
e le abitudini de' suoi concittadini; o forse speró che il Suo lascito dovesse col
indole
e con la comodità accendere nel loro animo l'amore per lo studio. Finora, ne
enpo
posso
rendere testimonianza, non si è acceso: e questo dico in lode de' miei concittarli
Del dono anzi il Comune si dimostrò così poco grato al Boccamazza, che non volle
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neppure erigergli un mezzo busto pur che fosse, e i libri lasciò per molti e molti anni
accatastati in un vasto e umido magazzino, donde poi li trasse, pensate voi in quale
stato, per allogarli nella chiesetta fuori mano di Santa Maria Liberale, non so per auat
ragione sconsacrata. Qua li affidò, senz'alcun discernimento, a titolo di beneficio, e

40
come sinecura, a qualche sfaccendato bern protetto il quale, per due lire al giorno
stando a guardarli, o anche senza guardarli affato, ne avesse sopportato per alcune
ore il tanfo della muffa e del vecchiume.
Tal sorte toccò anche a me; e fin dal primo giorno io concepii cosi misera stima
dei libri, sieno essi a stampa o manoscritti (come alcuni antichissimi della nostra

45 biblioteca), che ora non mi sarei mai e poi mai messo a scrivere, se, come ho detto,
non stimassi davvero strano il mio caso e tale da poter servire d'ammaestramento a
qualche curioso lettore, che per avventura, riducendosi finalmente a effetto l'antica
speranza della buon'anima di monsignor Boccamazza, capitasse in questa biblioteca,
a cui io lascio questo mio manoscritto, con l'obbligo però che nessuno possa aprirlo
50 se non cinquant'anni dopo la mia terza, ultima e definitiva morte.
Giacché, per il momento (e Dio sa quanto me ne duole), io sono morto, si, già due

volte, ma la prima per errore, e la seconda... sentirete.


Linizio ancora
rinviato
Premessa seconda (filosofica) La moltiplicazione delle
premesse, che ritarda
a mo' di scusa
'avvio della narrazione,
55 Lidea, o piuttosto, il consiglio di scrivere mi è venuto dal mio inscrive il romanzo nel sol-
co della tradizione umori-
reverendo amico don Eligio Pellegrinotto, che al presente ha stica, da Laurence Sterne
in custodia i libri della Boccamazza, e al quale io affido il a Adalbert von Chamisso.
manoscritto appena sarà terminato, se mai sarà.
Lo scrivo qua, nella chiesetta sconsacrata, al lume che mi viene dalla lanterna
chiusa da bas-
qua, nell'abside riservata al bibliotecario
e una
lassù, della cupola;
sa cancellata di legno a pilastrini, mentre don Eligio sbuffa Metafora del caos
sotto l'incarico che si è eroicamente assunto di mettere un La biblioteca è metafora
del caos, Babele di lingue
po' d'ordine in questa vera babilonia di libri. Temo che non ne e di verità. Limmagine
verrà mai a capo. Nessuno prima di lui s'era curato di sapere, prepara al tema centrale
almeno all'ingrosso, dando di sfuggita un'ochiata ai dorsi, di questa Premessa: la re
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latività delle certezze del
che razza di libri quel Monsignore avesse donato al Comune: sapere tradizionale.
si riteneva che tutti o quasi dovessero trattare di materie re-
varieta
ligiose. Ora il Pellegrinotto ha scoperto, per maggior sua consolazione, una
di
grandissima di materie nella biblioteca di Monsignore; e siccome i libri furon presi
70 qua e di là nel magazzino e accozzati così come venivano sotto mano, la confusione

è Miragno, cittadina ligure d'invenzione pirandelliana, i cui tratti sembrano però rinviare
2 nostro Comune: riferimento
a
il
a Girgenti, ovvero ad Agrigento.

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Capitolo
Luigi P i r a n d e l l o

ogni
è indescrivibile. Si sono strette per la vicinanza fra questi libri amicizie ou
stentato non
dire speciose: don Eligio Pellegrinotto mi ha detto, ad esempio, che ha ilibri
donmE,
poco a staccare da un trattato molto licenzioso Dell'arte di amar le
tre di Anton Muzio Porro, dell'anno 1571, una Vita e morte di Faustino Maleru
edita a Mantova
75 Benedettino di Polirone, che tahuni chiamano beato, biografia
nel 1625. Per lumidità, le legature de' due volumi si erano fraternamente appicccae
va
dea
discorre a lungo
Notare che nel libro secondo di quel trattato licenzioso si
e delle avventure
monacali.
tutto l"

piacevolissimi don Eligio Pellegrinotto, arrampicato


Molti libri curiosi e
Ogni qua
scaffali della biblioteca.
80 giorno su una scala da lampionajo, ha pescato negli mezzo, la cnie
tavolone che sta in
volta ne trova uno, lo lancia dall'alto, con garbo, sul Via spa-
rintrona; un nugolo di polvere si leva, da cui due o tre ragni scappano
setta ne
stesso la
do prima col libro
ventati: 10 accorro dall'abside, scavalcando la cancellata;
a leggiucchiarlo.
il libro e mi metto
caccia ai ragni su pe'l tavolone polveroso; poi apro
mi dice che
siffatte letture. Ora don Eligio
85 Cosi, a poco a poco, ho fatto il gusto a va scovando
nella
modello di questi ch'egli
il mio libro dovrebbe esser condotto sul che non
scrollo le spalle e gli rispondo
cioè il loro particolar sapore. Io
biblioteca, aver
mi trattiene.
è fatica per me. E poi altro una
a prendere
don Eligio scende dalla scala e viene
Tutto sudato e impolverato, labside,
qui dietro
trovato modo di far sorgere
90 boccata d'aria nell'orticello che ha

riparato giro giro da stecchi spuntoni.


e
appoggiato
reverendo amico, gli dico io, seduto
sul murello, col mento
mio
-

Eh, -

Non mi par più tempo,


attende alle sue lattughe.
-

al pomo del bastone, mentr'egli della lettera-


In considerazione anche
libri, neppure per ischerzo.
questo, di scriver Maledetto sia
mio solito ritornello:
5 tura, come per tutto il resto, io debbo ripetere il

Copernico! levandosi su la vita, col


che c'entra Copernico!
-

esclama don Eligio,


Oh oh oh,
di paglia.
volto infocato sotto il cappellaccio
la Terra non girava..
C'entra, don Eligio. Perché, quando
-

100 - E dàli! Ma se ha sempre girato!


dunque era come se non girasse. Per tanti,
-

Non è vero. L'uomo non lo sapeva, e


vecchio contadino, e sapete
detto l'altro giorno a un
anche adesso, non gira. L'ho
buona scusa per gli ubriachi. Del resto, anche voi,
come m'ha risposto? ch'era una
Giosuè fermò il Sole3, Ma lasciamo star
non potete mettere in dubbio che
scusate,
vestito da greco o da ro-
la Terra non girava, e luomo,
105 questo. lo dico che quando
altamente sentiva di sé e tanto si compiaceva
così bella figura e così
mano, vi faceva
una narrazione minuta
bene che potesse riuscire accetta
della propria dignità, credo
come voi m'avete
Si legge o non si legge in Quintiliano,
d'oziosi particolari.
e piena
doveva esser fatta per raccontare e non per provare4?
insegnato, che la storia

Su questo stesso colo d.C, nelle Iustitutiones oratoriae


Giosuè fermò ii Sole: Pirandello Bibbia, Giosuè, 10). (Principi dell'arte oratoria) sostiene
il
brano si fondð lattacco poi proces
e
Testamento
in asSO deliAntico so alle teorie di Galileo.
che compito della storia sia quello di
nelSafferma che ail sole si arrestò Marco Fa- raccontare i fatti e non di argomentare
4 Si legge.. per provare:
tramont el clelo non si affrettò
a
e

autore latino del i se- (compito invece dell'arte giuridica).


uast per un giorno» (La bio Quintiliano,

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Sezione
La prosa del mondoe la crisi del romanzo

- Non nego, - risponde don Eligio, - ma è vero altresi che non


ON sisi so
110
son mai
libri cosi minuti, anzi minuziosi in tutti i più riposti particolari, come
come daccs dacché, seritti
a
dire, la Terra sè messa a girare. vostro
l e ore ollo
-

E va bene! /l signorconte si levó per lempo, e


mezzoo precise.
La signom contessa indossò un abito lilla con una ricca fioritura.
116 alla gola... Teresina si moriva di fame... Lucreza spasimava d'amel e t
santo Dio!e che volete che me n'importi? Siamo o non slamo su un'invisihit.

tolina, cui fa da ferza un fil di sole, su un granellino di sabbia impazzito cho


bile t
che gira e
gira e gira, senza saper perché, senza pervenir mai a destino, come se ci
gusto a girar cosi, per farci sentire ora un po' più di caldo, ora un po' pi di t
120 e per farci morire - spesso con la coscienza d'aver commesso una sequela di freddo
sciocchezze - dopo cinquanta o sessanta giri? Copernico, Copernico, don Eligie
ha rovinato Ilumanità, irrimediabilmente. Ormai noi tutti ci mio
Il ricordo di Blaise
siamo a poco a poco adattati alla nuova concezione dell'infinita Pascal
nostra piccolezza, a considerarci anzi men che niente nell'Uni- Pur non
menzionato,i flo-
sofo francese Blaise
scal fa sentire qui la Pa
125 verso, con tutte le nostre belle scoperte e invenzioni; e che
sua
valore dunque volete che abbiano le notizie, non dico delle influenza: la sua
critica
nostre miserie particolari, ma anche delle generali calamità? all'antropocentrismo
Suona anche piü avant
Storie di vermucci ormai, le nostre. Avete letto di quel picco- nell'immagine degli uomini
lo disastro delle Antille?" Niente. La Terra, poverina, stanca atomi infinitesimali.
130 di girare, come vuole
quel canonico polacco', senza scopo0, ha avuto un piccolo
moto
d'impazienza, e ha sbuffato un po' di fuoco per una delle tante sue bocche. Chi sa
che
cosa le aveva mosso
quella specie di bile. Forse la stupidità degli uomini che non sono
stati mai così nojosi come adesso. Basta. Parecchie
migliaja di vermucci abbrustoliti.
E tiriamo innanzi. Chi ne parla
più?
135 Don Eligio Pellegrinotto mi fa però osservare
che, per quanti sforzi facciamo nel
crudele intento di strappare, di
distruggere le illusioni che la provvida natura ci ave-
va create a fin di
bene, non ci riusciamo. Per fortuna, l'uomo si distrae facilmente.
Questo è vero. II nostro Comunes, in certe notti
segnate nel calendario, non fa
accendere i lampioni e spesso se è nuvolo
-

ci lascia al bujo.
-

140 Il che vuol dire, in


fondo, che noi anche oggi crediamo che la luna non stia per
altro nel cielo, che per farci lume di
notte, come il sole di giorno, e le stelle per offrire
un magnifico
spettacolo. Sicuro. E dimentichiamo
spesso e volentieri di essere atoi
infinitesimali per rispettarci e ammirarci a
vicenda, e siamo capaci di azzuffaret per
un pezzettino di terra o di dolerci di certe cose,
145 che, ove fossimo veramente come
netrati di quello che siamo, dovrebbero
parerci miserie incalcolabili"

5 Il signor conte d'amore...: la


raccolta
...

6 Avete letto.. Antille?: si riferi- 7 canonico polacco: il riferimento


parodistica degli incipil or Sce a un'eruzione vulcanica avvenuta
mai consunti della
letteratura dam- ancora a
Copernico
biente e popolare di fine Ottocento nel 1902 che causò moltissime vittime. 8 nostro Comune: il riferimento
e

Nota l'ossimoro
«piccolo disastro», che l
avvicina questo passo di
Pirandello a sottolinea la sproporzione tra a Miragno.
pensieri molto simili che
circoleran gli eventi
umani e quelli cosmici. Il riferinento
9 Il che vuol dire .. incalcolabill: distilt
no di li a poco nelle pagine di seritto queste riflessioni cone
ri europei, come André Breton e Faul
allepisodio consente di ambientare la
SI
soprat
l'eco leopardiana, sop
Vicenda del romanzo nel a sente ye
Valéry Novecento. primissimo to quella del Copernico (scena
Ginestra.
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Capitolo

Luigi Pirandello

Ebbene, in grazia di questa distrazione provvidenziale, oltre che per la stranea

del mio caso, 10


parlerò di me, ma quanto più brevemente mi sara
possi
cioè soltanto quelle notizie che stimerò necessarie.
Alcune dl esse, certo, non mi faranno molto onore; ma io mi trovo ora in una

150 dizione cosi eccezionale, che posso considerarmi come già fuori della vita; e dunque
senza obblighi e senza scrupoli di sorta.
Cominciamo.

Muida all'analisi T4
Imotivo del nome trama principale siano più importanti della succes-
sione degli eventi; dall'altro, il richiamo a Coper-
ea biblioteca polverosa
delle
nico, che già Leopardi aveva compiuto in una

teorie astronomiche
aprima delle due Premesse afronta la questione Operette morali, e alle sue
mostra che la perdita di un centro organizzatore e
tel nome,connessa con quelladella crisid'identità dei punti di riferimento non è solo una scelta narra
Gel personaggio. 1l tenma del nome è strettamente
Correlato alla perdita di un soggetto coerente e im- tiva, ma ha rilevanza ideologica. Pirandello si serve
mutabile. Il fu Mattia Pascal rientra nel suo ruolo della "rivoluzione copernicana" come metafo
inutile di bibliotecario, custode di unsapere caotico raperindicare la erisi radicale delle certezze
enon piuingrado difornire certezze. La biblioteca Tuomo moderno non puòpiùcredere nelle
ideologie
Boccamazza, che ha sede in una chiesa sconsacrata, tradizionali, né puð continuare a sentirsial centro
si rivela dunque come l'habitat naturale per la rein- del mondo. Il relativismo moderno è dunque la
carnazione di un personaggio visibilmente a disagio prospettiva entro cuivanno inquadrate le vicende
nel narrare la sua autobiografia, il cui solo pregio è del protagonista: su una Terra ridotta a «un'invi-
nell'eccezionalità del caso. Quella del protagonista è sibile trottolina» la linea della storia sembra aver
però una scelta consapevole: estraniatosi dalla vita, Subitoun'irreparabile deviazione, togliendo eredi-
egli può abitare solo in un luogo di confine, ai mar- bilità, anche nelle trame di romanzo, a qualsiasi
gini dell'esistenza, laddove è possibile acquistare movimento lineare, progressiv0.
una seconda vista e vedere le cose come dal di fuori.
ntorno a lui,labiblioteca diventa cosi allegoria
della erisi novecentesca del romanzo:tra polve-
Teetopiche rodono le pagine si afferma che ormai
ella società contemporanea la figura dell'intellet-
tuale ècondannata a una definitiva esclusione.
relativismo copernicano
laseconda Premessa dichiara sin dal titolo la sua
hatura filosofica. Nonostante la voce narrante la
accl come un ulteriore pretesto («a m0 di scu-
)per rinviare l'inizio del racconto, della cui uti-
protagonista non sembra convinto, in realtà
a nuova Premessa ha il compito di definire
prospettiva filosofica entro cui va interpreta-
VIcenda di Mattia Pascal. Duplice dunque la
nalità: da un iato, il rinvio umoristico rivela A Lemuel Maynard Willes, Un bel libro letto, seconda metà xx secolo,
nel romanzo pirandelliano le deviazioni dalla olio su tela (collezlone prlvata).

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