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Capitolo I

LEGAMI TRA IL CANTICO


E IL VANGELO DI GIOVANNI

Che il vangelo secondo Giovanni e il Cantico dei cantici


siano legati da un ilo si è detto da molto tempo, e punti di
contatto tra i due libri sono stati trovati sin dall’antichità, ma
di quale relazione precisa poi si tratti, nonostante qualche lode-
vole tentativo di deinizione1, non è stato mai spiegato in modo
approfondito. Da tempo, come accennato, sono stati elaborati
alcuni possibili collegamenti tra i due libri e nonostante le resi-
stenze di alcuni studiosi (che considerano troppo deboli gli ar-
gomenti per provare che Giovanni si sia ispirato espressamente
al Cantico2) diversi ora sono gli studi che indagano su questo
fenomeno, e di cui renderemo ragione.
Con il presente commento ci preiggiamo non solo di fare il
punto della situazione, ma anche di provare a rivedere alcune
pagine del Quarto vangelo a partire dal Cantico, esplicitando,
cioè, quanto l’evangelista avrebbe potuto egli stesso fare, rileg-
gendo la vita di Gesù (o rappresentandone alcune situazioni) a
partire dall’antico poema d’amore3. Questo tipo di confronto
che mira a riconoscere collegamenti tra un libro biblico e altri
libri appartenenti alla stessa collezione (o “canone”), deinito
nello scorso secolo col nome di “intertestualità”4, parte dall’as-
sunto che i testi o i libri della Bibbia ebraica, pur essendo chiusi
nella loro unità e nel loro signiicato (e infatti hanno un inizio
e una conclusione), siano stati composti però in un dialogo in-
terno alla Bibbia stessa, e per questo possano essere di nuovo

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aperti in un processo di ri-lettura continuo. La pagina biblica, Anche a parere di altri «Gesù stesso conosceva il Cantico
che è stata di volta in volta interpretata o riscritta in un movi- e ha parlato della propria identità messianica con riferimenti
mento sia interno allo stesso ebraismo (i libri delle Cronache, anche a questo libro della Bibbia ebraica», e, di conseguenza,
ad es., rileggono precedenti libri storici della Bibbia ebraica) non è dificile ipotizzare che anche gli autori degli scritti del
sia in quello più propriamente legato alla prospettiva cristiana Nuovo Testamento abbiano potuto spiegare «la messianicità
(come il presente caso: Giovanni che “rilegge” il Cantico), si di Gesù con riferimenti alla teologia messianica del Cantico»6.
lascia riaprire più e più volte. In particolare, il “più” di senso, Di conseguenza, Gesù potrebbe essere stato inluenzato dal
che ha il suo focus in Gesù Cristo, permette di rileggere anti- contenuto del Cantico, perché, ad esempio, la considerazione
che pagine da una prospettiva nuova. È il caso, ad esempio, «nuova e quasi inaudita» che Gesù aveva per le donne derive-
della proclamazione giubilare di Gesù a Nazaret (Lc 4,16-21), rebbe dalla nuova visione della igura femminile che si trova
nella quale Gesù apre un libro, quello del profeta Isaia (Is 61,1- proprio in quel libro. Questo permetteva una «totale rivaluta-
2; 58,6), che però già riprendeva un testo della Torah, il testo zione, a tutti i livelli, della donna che non solo viene sottratta
del Levitico sul giubileo (Lv 25,8-54)5. In quel contesto, Gesù alla situazione di netta inferiorità sociale nella quale la società
prende in mano un rotolo, che racconta di un profeta che aveva antica, e in particolare quella giudaica con le sue rigide norme
a sua volta riletto un altro testo, in un continuum di letture e sull’impurità, l’aveva relegata, ma assume addirittura un ruolo
riletture che danno sensi ulteriori al testo antecedente… privilegiato perché è dificile, per non dire impossibile, fare
Gesù doveva certamente conoscere il Cantico dei canti- un qualsiasi discorso sull’amore senza attribuire alla donna un
ci, che, tra l’altro, al suo tempo poteva già essere proclamato valore essenziale (quando il discorso lo fa un uomo)»7. Ma un
nella Sinagoga, all’interno della liturgia della Pasqua ebraica. tale argomento, in effetti, da solo, anche considerando il gran-
Cinque libri, o, più propriamente “rotoli”, infatti, erano letti de cambiamento di visione della donna che emerge dall’atteg-
durante le feste di Israele: insieme al Cantico, come detto pro- giamento di Gesù, è troppo generico o debole per affermare
clamato a Pasqua, Rut veniva letto a Pentecoste (festa che se- che egli sia stato condizionato dall’antropologia del Cantico.
gue la memoria della liberazione dall’Egitto e commemora già Ugualmente interessante è il confronto tra un detto di Gesù
dall’antichità il dono della Legge); seguiva la lettura del libro Mt 16,25 («Chi, infatti, vuole salvare la propria vita, la perde-
delle Lamentazioni (proclamato alla memoria della caduta del rà….») e Ct 8,7, «se uno desse tutte le ricchezze della sua casa
Tempio di Gerusalemme), di Qoèlet (letto in occasione della in cambio dell’amore, non ne avrebbe che disprezzo»: qui, in
festa delle capanne), e inine del libro di Ester (proclamato per effetti, si può parlare almeno di «un’afinità concettuale, per lo
la festa di Purim). Mentre la Sinagoga celebrava la memoria meno generica, tra il Cantico e le parole di Gesù»8.
dell’esodo dall’Egitto, quindi, potevano acquistare un nuovo In ogni caso, a nostro avviso, all’autore del vangelo di Gio-
signiicato parti del Cantico come quella in cui si legge che vanni non devono essere sembrati essenziali tanto la trama del
l’amica a cui si rivolge l’amante è paragonata «alla puledra del libro o il libro nel suo complesso, quanto, piuttosto, alcuni
cocchio del faraone» (Ct 1,9). aspetti del racconto che potevano intrigarlo, e che quindi avreb-

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be ripreso nella sua narrazione. L’operazione intertestuale, in- La metafora sponsale attraversa, più o meno apertamente, tutto il
fatti, secondo quanto si è accennato sopra, cambia e rielabora i IV vangelo, dalle nozze di Cana (2,1-11), che per la loro stessa collo-
cazione all’inizio della missione di Gesù assumono una portata sim-
signiicati originari, e li riutilizza in un contesto ulteriore, anche bolica potentissima, passando per l’annuncio battista di Cristo come
a costo di “forzarli”. Qualcosa del genere avviene già col Primo lo Sposo della Sposa, alle diverse metamorfosi assunte dall’archetipo
vangelo, quando, ad esempio, Matteo – sempre alla ricerca di femminile, dalla equivoca (prostituta?) donna Samaritana (4,4-42)
cose antiche e nuove da tirar fuori dal suo tesoro di scriba (cfr. – che identiica proprio in Cristo il Profeta/Signore atteso, quindi
Mt 13,52) – applica a Gesù profezie che in origine si riferivano nel linguaggio simbolico di Giovanni il proprio autentico, legittimo
marito/redentore, che toglie dal peccato del concubinaggio con un
ad altro, e che egli però ritiene utili per illuminare alcuni episo- uomo che non è il suo autentico marito –, ai vari personaggi femmi-
di della vita del Signore9. nili di nome Maria (Maria madre di Gesù; Maria di Betania; le tre
Un rapporto tra il vangelo di Giovanni e il Cantico è dun- Marie ai piedi della croce: la madre di Gesù, Maria di Cleofa e Maria
que probabile, anche se nella forma di allusione («il Nuovo Maddalena)11.
Testamento non utilizza mai esplicitamente il Cantico»10),
rapporto che, tra l’altro, era già stato visto nell’antichità da In particolare – come vedremo anche noi meglio più sotto
Ippolito di Roma (prima metà del III sec. d.C.), che per primo – l’aggancio principale che unisce i due libri del Cantico e del
propose un confronto tra l’amata che nel Cantico esce a cerca- vangelo di Giovanni si ritrova ancora (come già era stato nota-
re l’amato (Ct 3,1-5) e Maria Maddalena che esce a cercare il to nell’antichità) nella igura della Maddalena giovannea, che
Risorto in Gv 20,11-18. Tale confronto, ormai divenuto comu- incontrando Gesù nel giardino «assolve la portata simbolica di
ne nell’esegesi giovannea, è stato sviluppato anche per altre sposa/umanità credente e redenta, edenicamente restaurata»12.
pagine del vangelo di Giovanni, e recentemente diversi studi A proposito della metafora sponsale nel Cantico bisognerà
hanno trovato altri collegamenti tra il vangelo di Giovanni e però essere più precisi, perché questa non è così esplicita come
il Cantico. si potrebbe facilmente credere: nel Cantico non si dice che i due
Arriviamo ora ad un punto cruciale, che riguarda i quattro amanti siano sposati. Anche se il tema del matrimonio non è as-
elementi principali – che sono anche denominatori comuni, o sente nel libro (ma il termine “sposa” appare solo in Ct 4,8-5,1,
punti di contatto – che a nostro parere rendono possibile una per 6 volte), si parla qui piuttosto di un amore umano e non
intertestualità tra i due libri del Cantico del Quarto vangelo. speciicamente del matrimonio: «Il Cantico descrive l’amore
Il primo è il contenuto simbolico e metaforico presente in am- sponsale, ma, appunto, l’amore, non l’istituzione, il matrimonio.
bedue i libri e, per quanto riguarda il vangelo di Giovanni, in Quasi a insinuare che i due sposi, anche dopo sposati, debbano
quantità visibilmente maggiore rispetto ai vangeli sinottici. A continuare a essere amici: ciò che li tiene insieme non è un con-
questo livello, e siamo al secondo denominatore, uno dei sim- tratto esterno, ma l’amore. Perciò, appunto, “amica mia”»13.
boli più forti che accomuna i due libri è quello sponsale, pre- Poiché l’unione nel Cantico tra uomo e donna, e tra l’uma-
sente nel libro dell’Antico Testamento, ma che non manca di nità e il Risorto nel vangelo di Giovanni è data dal loro amore,
affacciarsi anche nel racconto giovanneo: è proprio l’amore il terzo elemento che lega i due libri biblici.

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Dire – come scrive l’evangelista Giovanni – che Dio è amore, in una certa prospettiva, come una narrazione che “storicizza”,
signiica dire che il nome “proprio” di Dio è amore, afferma- che cioè costruisce un racconto su un riferimento letterario, il
zione che si trova in Ct 8,6, come è evidente dalla traduzione Cantico dei cantici»16. Detto ancor più chiaramente, «il vangelo
di un commentatore, Giovanni Garbini, «Amore è più forte di di Giovanni [sarebbe] stato concepito sulla falsariga dei sinotti-
morte»: ci, ma in realtà vuole essere una specie di attualizzazione narra-
tiva del pensiero religioso del Cantico dei cantici, partendo dal
Questo passo del Cantico costituisce il fulcro del pensiero dell’au- presupposto che Gesù di Nazaret sia il Messia-Amore»17. Com-
tore. È di fondamentale importanza notare che la parola “amore”
piendo questa rilettura del Cantico, però, l’evangelista Giovan-
è priva dell’articolo, il che signiica che le traduzioni moderne e i
riferimenti a questo brano (quasi tutti facenti capo, in ultima anali- ni, sostiene ancora l’autore di questa interpretazione, «attenua
si, al latino della Volgata) che rendono con “l’amore”, non soltanto la radicalità del messaggio del Cantico, censurandone gli aspetti
commettono un grave errore di grammatica ma fraintendono com- teologicamente più scandalosi (sicché l’amore giovanneo risul-
pletamente il senso della frase. Qui non si sta parlando dell’amore ta del tutto mascolinizzato e desessualizzato) e sovrapponendo
bensì di Amore, la divinità; la quale dopo aver affermato di poter
all’identità del Messia-Amore quella, sapienziale!, del Messia
dare l’immortalità, e quindi vincere la morte, non può cadere nella
contraddizione di avere un potere pari e non superiore ad essa […]: Logos»18. In altre parole, il vangelo di Giovanni avrebbe tol-
Amore deve essere più forte di Morte, perché altrimenti non sarebbe to molto al Cantico della sua forza erotica, rilanciando invece
più Dio (si provi a immaginare un cristianesimo senza la risurrezione verso un tipo di amore diverso, che doveva descrivere non solo
di Gesù, che in tal modo ha vinto la morte)14. l’amore umano, ma – come si è già detto – l’Amore di Dio.
Ma se accettiamo che il vangelo di Giovanni sia una riscrit-
Inine, tra il Cantico e il Quarto vangelo vi è un punto di tura del Cantico, entrano inevitabilmente in campo problema-
contatto molto forte, dato ancora da quella particolare decli- tiche oggi molto dibattute, come quelle che riguardano il rap-
nazione dell’amore, che è l’amicizia. Nel Cantico infatti viene porto tra storia e verità nel Quarto vangelo, questioni molto
sottolineato l’«aspetto amicale dell’amore»15 tra uomo e donna, specialistiche a cui faremo solo qualche accenno trattando del
mentre nel vangelo di Giovanni ritorna più volte, come si dirà dialogo tra Gesù e la Samaritana. Per quanto ci riguarda, noi
meglio sotto, il tema dell’amicizia come forma più alta di amore. preferiamo dire che il poema d’amore è servito da ispirazione
Detto tutto ciò, e appurati tutti questi legami tra i due libri all’evangelista, ed è questa la ragione per cui, a nostro avviso,
biblici – e sui quali ci soffermeremo tra poco –, quale debito diverse pagine del vangelo di Giovanni possono essere spiegate
effettivo può mai aver avuto l’autore del Quarto vangelo nei mediante un confronto proicuo con le pagine del Cantico dei
confronti del Cantico? Oltre a quanto abbiamo già visto so- cantici. È quello che ci apprestiamo a fare, anzitutto trattan-
pra (Gesù deve aver conosciuto il libro, sia nel contesto di una do dell’amore sponsale nel Cantico e nel vangelo di Giovanni,
proclamazione liturgica, sia come testo di studio; gli autori del e poi dell’amicizia, quella forma di amore che, ancora, lega in
Nuovo Testamento si sono ispirati ad esso…), resta da presen- modo speciale il Cantico e il Quarto vangelo.
tare l’ipotesi per cui «il quarto vangelo può essere considerato,

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Capitolo II
L’AMORE NEL QUARTO VANGELO
E NEL CANTICO

La relazione sponsale tra uomo e donna, presente nei rac-


conti biblici sin dalle storie patriarcali, si prestava molto bene
per esprimere una relazione ancora più “grande”, questa volta
spirituale, quella tra Dio e il suo popolo, Israele. Ed è proprio
così che l’unione di un uomo e di una donna è usata come me-
tafora, ad esempio, all’inizio del libro del profeta Osea o nella
lettera di Paolo agli Efesini (nella quale l’amore è visto come il
rapporto che lega Cristo alla sua comunità di credenti; cfr. Ef
5,21-33). Nei più recenti studi sul tema dell’alleanza, tra l’al-
tro, l’origine di questa istituzione non viene più semplicemente
ricondotta ad una base legale o etica, o alle tradizioni giuridi-
che che vigevano tra i diversi popoli del Vicino Oriente Antico
quando stringevano tra loro patti di pace, ma viene vista soprat-
tutto come una estensione delle relazioni familiari: la famiglia,
nella sua realtà tribale, diviene così la cornice vitale delle attività
legali, religiose e politiche dell’antica società semitica, e quindi
anche dell’alleanza stessa19. Insomma, la teologia dell’alleanza
tra Dio e il suo popolo, o tra i diversi popoli tra loro, si sarebbe
ispirata all’alleanza nuziale.
Non è dificile comprendere, pertanto, quanta potenzialità
simbolica sia attiva nel libro del Cantico dei cantici come anche
in alcune pagine del vangelo di Giovanni, forza simbolica che
ha permesso presto di passare dalla “lettera” del testo ad una
sua ulteriore interpretazione.

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Le nozze di Cana e il Cantico (Gv 2,1-12 // Ct 2,4; 8,1-2) Ci viene in aiuto un altro Targum del Cantico, dove la Su-
lammita ricorda l’incontro avuto col suo amato: «Mi ha intro-
Nel Cantico dei cantici si trova, ormai nell’ultimo capitolo, dotto nella cella del vino e il suo vessillo su di me è amore»
un dialogo tra i due sposi. La Sulammita dice al suo amato: (Ct 2,4). Il Targum, ancora una volta, interpreta e aggiunge: «Il
«Come vorrei che tu fossi mio fratello, allattato al seno di mia Signore mi ha condotto nel luogo di studio per Israele, al Sinai,
madre! Incontrandoti per strada ti potrei baciare senza che al- afinché fossi istruita nella Legge per bocca di Mosè, il grande
tri mi disprezzi. Ti condurrei, ti introdurrei nella casa di mia maestro» (Tg Ct 2,4). È chiaro che qui la cantina di cui si parla-
madre; tu mi inizieresti all’arte dell’amore. Ti farei bere vino va nel Cantico, la «cella del vino» nella quale lo sposo conduce
aromatico e succo del mio melograno» (Ct 8,1-2). Senza poterci l’amata, è divenuta il monte Sinai, e il vino di cui si parla è ora
soffermare più di tanto sul signiicato di questo passo, notiamo la Legge, la Torah di Mosè. Ora diventa chiara l’interpretazione
solo che l’invito della donna al suo amato è stato interpretato del «vino aromatico» di Ct 8,2, nel quale il Targum vi vedeva il
in modo allegorico dalla Sinagoga, allorquando proclamava il «il vino vecchio tenuto in serbo nei suoi grappoli in dal giorno
poema nella liturgia. Come si è visto sopra, infatti, il contenuto in cui fu creato il mondo», e diventa facile, inalmente, anche il
simbolico del Cantico ha agevolato una comprensione spiritua- passaggio al vangelo di Giovanni.
le di alcuni suoi elementi o di tutto il libro nel suo complesso. Da tempo, ormai, è stato proposto di leggere la scena delle
Nel Targum (traduzione verso l’aramaico, ad uso della preghie- nozze di Cana proprio a partire dal simbolo del vino come Paro-
ra sinagogale, per coloro che comprendevano a fatica l’ebraico la di Dio presente nel Targum del Cantico, e anche in altri scritti
antico) del Cantico, tutto il libro viene ampliicato e la storia giudaici. Il segno di Cana, così, può essere interpretato a partire
d’amore tra i due protagonisti umani diventa una rilettura del- dal fatto che per il giudaismo quel vino era immagine della To-
la storia della salvezza tra Dio e Israele. In questa traduzione, rah donata sul Sinai, e conservata ino al tempo di Gesù, in una
anziché «Ti farei bere vino aromatico…» la sposa dice: «E specie di cantina accessibile a chi – come il Messia – sarebbe
berremo il vino vecchio tenuto in serbo nei suoi grappoli in stato capace di andare a prenderlo:
dal giorno in cui fu creato il mondo» (Tg Ct 8,2). Il passaggio
In versione cristiana, l’acqua delle sei giare di Cana – cioè tutta
logico che ha portato a questa differente lettura dell’originale la Torah – è convertita nel “vino” della Parola di Gesù. Ma l’«ora di
ebraico si spiega, come si è già detto, a partire dall’interpreta- Gesù» (cfr. Gv 2,4), cioè il mistero pasquale, rivelerà che Gesù è la
zione allegorica delle igure dello sposo (che qui è Dio), e della Parola divina del Padre, il Verbo (Gv 1,1). […] Alle nozze umane, il
sposa (Israele). Questa donna è ormai la rappresentazione del vino migliore è offerto all’inizio. Alle nozze di Dio col suo popolo,
il vino più squisito è servito alla ine. Con l’architriclino della men-
popolo di Israele, visto nella sua stupenda bellezza, soprattutto
sa di Cana, ogni commensale della Nuova Alleanza può esprimere il
«in quanto sposa del Signore, lodata per il suo impegno assiduo proprio gioioso stupore per il grande dono nuziale: «Hai conservato
nello studio e nella pratica della Torah»20. Ma per comprendere il vino buono ino ad ora…» (Gv 2,10). Il dono del Padre è Gesù21.
appieno la resa del Targum deve essere decodiicato un altro
simbolo, quello del vino.

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Gesù col suo ministero di annuncio è capace di dare di nuo- La Samaritana (Gv 4) e la Sulammita del Cantico
vo il vino migliore, di far gustare la bontà di quella Parola che
forse allora veniva poco capita e ascoltata, e di stabilire con Un’altra pagina del vangelo di Giovanni che viene illuminata
quello stesso vino – che diventerà poi simbolo del suo sangue – dal Cantico è quella della grande scena dell’incontro tra Gesù
la nuova Alleanza (cfr. Mt 26,28). La cantina dove si recano gli e la donna samaritana al pozzo di Giacobbe. Questo dialogo
amanti del Cantico (il monte Sinai) è lo stesso luogo dove Isra- è forse il più noto del Quarto vangelo, e infatti contribuisce a
ele, il popolo a cui si rivolge Gesù, è chiamato a recarsi con lui distinguerlo dagli altri tre per diverse ragioni. Ne ricordiamo
per gustare quel vino conservato appositamente ino ad allora, solo due.
e che non perde di bontà col tempo. Cana di Galilea diventa La prima riguarda la forma in cui la storia di Gesù con la
allora un nuovo Sinai, e l’alleanza stipulata là il terzo giorno Samaritana è stata trasmessa, ovvero proprio quella del dialogo,
(Es 19,16) spiega perché le nozze abbiano luogo proprio nello uno degli espedienti letterari più noti nell’antichità classica, sia
stesso terzo giorno (Gv 2,1). Sul Sinai Dio si era rivelato nella per opere religiose, sia per quelle ilosoiche o retoriche (tra le
sua gloria, e ugualmente Giovanni scrive che Gesù a Cana «ma- quali erano famosi i dialoghi platonici, o quelli di Senofonte, o
nifestò la sua gloria» (Gv 2,11). Così, se alle pendici del Sinai il di Cicerone). Mentre nei sinottici Gesù interviene con la sua
popolo pronunciò il giuramento «Quanto il Signore ha detto, parola soprattutto mediante i discorsi (e ciò è vero in particolare
noi lo faremo» per accettare l’alleanza (Es 19,8), allora Maria di per il vangelo di Matteo, dove ve ne sono ben cinque e molto
Nazaret, in questo contesto, è colei che, da mediatrice, invita ad lunghi) o semplici detti, in quello di Giovanni la forma del dia-
essere nuovamente fedeli all’alleanza con Dio: «Fate quello che logo con un interlocutore è la più comune, soprattutto nella
vi dirà» («Qualsiasi cosa vi dica, fatela»; Gv 2,5b). parte del vangelo ino al capitolo dodicesimo23. Si vedano, ad
Le nozze di Cana esprimono molto più della gioia di due esempio, i dialoghi di Gesù con Natanaele (Gv 1,46-51), con
giovani per le loro nozze, che pure sono un grande evento di Nicodemo (cap. 3), con Marta e Maria (Gv 11,17-40), e i diversi
festa: rilette tenendo presente il modo in cui il Cantico dei can- dialoghi coi Giudei disseminati nel libro. Lo stesso però si può
tici veniva tradotto al tempo di Gesù, per un lettore competen- dire con la scena che abbiamo analizzato sopra delle nozze di
te diventavano l’evocazione di una festa più grande, in cui lo Cana: mentre al “segno” in sé sono riservate poche parole, e
Sposo è il Dio che ama l’umanità, e attraverso il suo Figlio, il senza che il miracolo venga descritto nel suo accadere, dandolo
Re Messia, fa gustare di nuovo il vino della sua Parola eterna. Il quasi per scontato («…come ebbe assaggiato l’acqua diventata
racconto delle nozze di Cana deve essere letto come un raccon- vino»; Gv 2,9), più importante è la discussione che ne segue,
to simbolico, nel quale l’evangelista «dichiara che Gesù a Cana attraverso il breve dialogo tra il maestro di tavola e lo sposo
parlò in un modo che, a confronto con l’acqua della sapienza (Gv 2,9-10). Il dialogo porta avanti la narrazione, il ritmo del
che veniva dall’insegnamento giudaico, era un modo ancora più racconto, forse meglio del discorso. Non solo: mentre per i di-
attraente, un vino delizioso. Gesù a Cana inizia a istruire i suoi scorsi di Gesù è necessario attenderne la conclusione per sapere
discepoli sulla comprensione della Scrittura»22. quali esiti avranno nell’uditorio (ad es., in Mc 1,27, l’evangelista

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scrive che «tutti furono presi da timore»), il dialogo presen- contra ora un’esclusa dalla comunità dei veri credenti, e con ciò
ta le reazioni dell’interlocutore passo per passo, versetto per l’evangelista prepara un ulteriore passo in avanti nel racconto,
versetto, proprio come nel caso del dialogo con la Samaritana, ma nella stessa linea, che ha come esito l’incontro con il fun-
nel quale la sua scoperta dell’identità di Gesù è progressiva e zionario straniero di Cana a cui Gesù guarisce il iglio malato
passa da una conoscenza imperfetta (quella di Gesù semplice- (4,43-54). Insomma, il vangelo si sta aprendo anche agli “altri”,
mente come antagonista “Giudeo”, Gv 4,9, a quella di lui come e attraverso l’incontro con queste categorie di persone viene
“profeta”, Gv 4,19) ad una affermazione di fede («Che sia lui il dato un messaggio importante: «disposte in crescendo queste
Cristo?»; Gv 4,29). tre tipologie di fede, evidenziano sempre più la fondazione del-
La seconda caratteristica di questa scena al pozzo è che ci rac- la fede autentica»24.
conta di un vangelo che già è arrivato nella terra dei Samaritani. È da questo punto che parte una nuova visione delle due
E anche questo elemento distingue Giovanni da Matteo, il cui storie di donne narrate sia nel capitolo quarto del vangelo di
Gesù proibisce ai suoi di dare l’annuncio (Mt 10,5: «Non entrate Giovanni, sia nel Cantico. Anche se è impresa ardua trovare
nelle città dei Samaritani») a quelli che erano considerati come una trama a quest’ultimo libro (un percorso lineare che non lo
stranieri ed eretici, e distingue il Quarto vangelo anche da Luca, veda solo come una sequenza disarticolata di testi poetici), e
che registra il riiuto di questo popolo nei confronti di Gesù (cfr. infatti tra le varie interpretazioni emerse anche solo negli ultimi
Lc 9,52-56). Ma su questa situazione torneremo più avanti. anni si oscilla tra un approccio “drammatico” (nel quale vi sono
Mentre ci accingiamo ora a rievocare la pagina del dialogo due o tre protagonisti principali), e altre interpretazioni (come
di Gesù con la Samaritana, avvertiamo però che non possiamo quelle che non vedono invece nel Cantico uno sviluppo nar-
nemmeno tentare di esaurirne la ricchezza. Il fatto che il pozzo rativo vero e proprio), ultimamente un esegeta ha offerto una
fosse, nelle storie dei patriarchi, il classico luogo degli incontri lettura del dialogo di Gesù con la Samaritana a partire non da
d’amore e di idanzamento (cfr. ad es. Giacobbe che incontra un solo passo, ma dell’intero Cantico dei cantici25.
Rachele; Gen 29,10-11), è solo uno degli elementi importanti. Un contatto letterario tra la storia della Samaritana e il Can-
Ma ricordiamo almeno dove si trova il racconto nel suo conte- tico in effetti era stato già visto nell’antichità, a proposito della
sto. Dopo che il Battista ha parlato di sé come del paraninfo o frase di Ct 4,15 «Tu sei fontana dei giardini, pozzo di acque
“amico dello sposo” (Gv 3,29, di cui diremo più sotto), in un vive che sgorgano dal Libano», nella quale si trova l’espressione
incontro che ha l’apparenza di un vero e proprio “corteggia- «pozzo di acque vive» che richiama l’“acqua viva” offerta da
mento” l’evangelista spiega ora in quale senso debbano essere Gesù alla donna in Gv 4,1026. Ma la tesi di Pino Di Luccio è
intese le nozze a cui il Battista alludeva. Finalmente, poi, dopo diversa, in quanto non si sofferma su un solo punto di contatto,
il racconto della puriicazione del Tempio (2,13-22), ora si spie- e addirittura vede tutta la scena del dialogo tra Gesù e la Sama-
ga quale culto debba essere dato a Dio. Per quanto riguarda il ritana come una reinterpretazione del Cantico. In questo modo,
contesto più ravvicinato, Gesù dopo un lungo dialogo con un egli ritrova cinque atti che scandiscono il dialogo di Gesù con
rappresentante dell’ebraismo uficiale, Nicodemo (3,1-21), in- la donna samaritana, ma che sono già presenti nella trama del

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Cantico. La tesi dell’autore è più complessa, ma noi ne tratteg- conduce alla scoperta della “verità”. Nel racconto del Cantico
giamo i passaggi essenziali. – e anche in Gv 4 –, quando con la ricerca la conoscenza ha
1) Il primo atto sarebbe quello che descrive l’emarginazione raggiunto un livello di profondità, si veriica una crisi che pre-
di due donne. All’inizio del Cantico l’amata parla di sé come cede e avvia l’apprendimento dell’Amore»29. Nelle due storie
di una esclusa, emarginata perché «bruna ma bella» (Ct 1,5), la crisi da una parte si conigura nella notte e nell’uscita della
messa a custodire le vigne dai suoi fratelli. Anche la Samari- donna nella città, e nel vangelo di Giovanni essa è innescata dal-
tana è emarginata, costretta ad andare a prendere l’acqua nel la domanda di Gesù sul marito della Samaritana. La crisi è un
momento meno opportuno della giornata. Gesù deve passare momento fecondo, l’inizio della scoperta di una novità e della
per la Samaria, «per guarire l’emarginazione della Samaritana e propria identità: se Gesù è un profeta, la Samaritana si scopre
il suo “amore”, che è “malato”, come quello della giovane del peccatrice.
Cantico (Ct 2,5)»27. Gesù chiede alla Samaritana di “uscire”, 4) La novità. Sia per la Sulammita, sia per la Samaritana, la
dandogli l’acqua viva, così come l’amato chiede alla Sulammita novità viene dalla scoperta della presenza dell’altro dentro di
di “uscire fuori” perché l’inverno è passato. sé. Gesù dice alla Samaritana che si può ora adorare Dio in
2) La conoscenza. La storia d’amore tra i due nel Cantico Spirito e verità, quando cioè «l’Amato non è più di fronte, ma
vede crescere la reciproca conoscenza tra i due amanti. Lo dentro l’Amata, e quando i veri adoratori sono come Gesù, in
stesso processo ha luogo nel dialogo tra Gesù e la Samarita- cui abita la presenza gloriosa del Padre». Anche la Sulammita
na: questa all’inizio pensa che egli sia solo un Giudeo, e poi lo scopre la novità di essere come “carri” (Ct 6,12), come il carro
vede come “un” Signore, ino a comprendere che egli può dare prezioso di Salomone, che nella tradizione giudaica ha un signi-
l’acqua viva. In questo modo la donna «accetta di entrare in icato simbolico: «la giovane del Cantico scopre la sua identità
una relazione di conoscenza più intima di Gesù»28. Il punto di quando comprende il signiicato dell’“assenza” dell’Amato (cfr.
contatto tra il Cantico e il vangelo di Giovanni, a questo livello, Mc 14,3-9). Allora capisce che, senza accorgersene, è diventata
è anche quello dell’acqua che sgorga nel giardino, che però è come il carro di Salomone (Ct 3,9-10), che è il Tempio»30.
bloccato, perché il giardino è “chiuso”. 5) L’inizio. Il nome della giovane del Cantico non è dato su-
3) La ricerca. Il Cantico dei cantici ha un contenuto non solo bito: si scopre che è “Sulammita” (“la paciicata”) solo dopo la
in relazione all’amore di coppia, ma anche alle attese più pro- scoperta dell’Amore e la descrizione dell’Amato. Ora la giovane
fonde dell’umanità. Il “luogo” della presenza dell’Amato è, se- è pronta perché il suo cuore risvegliato è pronto a svegliare altri
condo Di Luccio, il tema principale del Cantico, e questo luogo cuori, e a farli entrare nella storia d’Amore del Cantico, allo
è però soprattutto un luogo interiore, come il cuore al quale stesso modo in cui anche la Samaritana porta ai suoi compaesa-
bussa l’Amato nel sogno della Sulammita. Nella terza parte del ni la Parola di Gesù.
dialogo di Gesù con la Samaritana entra il gioco il tema del Le convergenze tra le due storie – quella della Samaritana
Tempio e del luogo di culto (Gerusalemme o il Garizim) e così al pozzo e quella della Sulammita – sono davvero sorprenden-
«la ricerca dell’Amore, e dell’Amato, comporta una crisi che ti, e aprono alla possibilità che l’evangelista Giovanni avesse

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in mente il cammino interiore dell’amata del Cantico, e l’abbia Una lettura simile viene da Rosanna Virgili34, per la quale il
davvero riprodotto nella igura della donna al pozzo. Per di più, racconto si sviluppa attorno ad un fatto probabile, una visita
questo tipo di interpretazione risolve il problema a cui abbiamo di Gesù al pozzo di Giacobbe (compiuta per l’importanza che
accennato sopra, quello della plausibilità storica dell’incontro e quel luogo aveva nella storia e nella religione giudaica), ma poi
di un dialogo tra Gesù e una donna samaritana (che si scontra il seguito della storia, nei vv. 4,7-15, è una iction vera e propria,
con il divieto dato da Gesù ai discepoli di recarsi nei loro vil- una drammatizzazione. Proiettando sul piano del racconto al-
laggi e il dato storico che proprio a uno di questi gli sia stato cuni elementi storici, «il viaggio di Gesù si rivela, allora, – scrive
negato l’accesso). Il racconto del dialogo al pozzo di Giacobbe l’esegeta – voluto e fatale, come se un debito antico lo portasse
acquista più signiicato se letto in senso simbolico, come una a Nord, come se una vecchia irriducibile spina spingesse i suoi
drammatizzazione di una questione teologica. piedi per condurlo in Samaria, mentre, in verità, avrebbe po-
In modo simile anche altri esegeti hanno interpretato la no- tuto adottare un percorso diverso per raggiungere la Galilea,
stra pagina, e ora diversi sarebbero d’accordo con l’affermazio- volendo evitarla, passando per la Transgiordania». Da questo
ne per cui «in 4,1-42 la tematica uniicante di tutta la pericope debito antico nascerebbero le nozze messianiche.
è la missione ai Samaritani»31. Quanto scrive Giovanni sul fatto In altre parole, se Gesù ha avuto un dialogo con una donna
che Gesù «doveva attraversare la Samaria» (Gv 4,4), si spiega samaritana, è perché aveva un atteggiamento inclusivo anche
allora a un altro livello: più che di una necessità del Gesù sto- verso coloro che un tempo appartenevano all’antico popolo
rico, si allude qui alla profezia di Isaia, secondo la quale i regni di Israele, e tra i quali vi erano discendenti di Giacobbe; quel
separati di Israele e di Giuda sarebbero stati riconciliati da quel dialogo, però, al momento in cui viene scritto dall’evangelista,
re giusto sul quale si doveva posare lo Spirito di Dio per rac- rilette uno sviluppo teologico successivo, che ha la funzione di
cogliere i dispersi di Giuda32. Forse si può andare anche oltre, legittimare la missione ai Samaritani35.
e vedere nella persona di Gesù quella corporativa della Chie- Tutta questa complessa rilessione sulle varie interpretazio-
sa, che deve ormai accettare la missione in Samaria e l’ingres- ni della scena al pozzo ci costringe ad una maggiore apertura
so dei Samaritani nella comunità (nella quale, tra l’altro, erano circa l’intenzione dei testi che stiamo leggendo. Forse è meglio
già entrati nonostante il divieto che era stato posto): in questo accettare il suggerimento di chi crede che non sia necessario
modo, il Gesù di Giovanni dà l’avvio a un processo che invece scegliere tra il senso letterale e il senso allegorico36, ovvero tra
storicamente avrà luogo solo dopo la sua morte! In questa pro- diversi sensi possibili del testo, perché il simbolo ne permette
spettiva, poi, si spiegherebbero le parole del Messia riguardanti molti che non si contraddicono. Il punto fondamentale diventa,
l’adorazione di Dio sul monte Garizim o in Gerusalemme (Gv a questo punto, un altro: che la pagina giovannea descriva pun-
4,21): al tempo in cui viene scritto il Quarto vangelo il Tempio tualmente un incontro avvenuto al pozzo, o parta da quell’in-
di Gerusalemme è distrutto, ma nemmeno il monte sacro della contro per poi assumere un signiicato più ampio, o rappresenti
Samaria può diventare un luogo di culto alternativo: Dio deve la Chiesa che annuncia il vangelo ai Samaritani, o sotto vi sia la
essere adorato «in spirito e verità» (Gv 4,23)33. preoccupazione di autori sacerdotali che parlano del culto con

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un Tempio ormai distrutto (la tesi di Di Luccio), è più impor- si ribellano; ma l’unzione è anche sul “corpo” (cfr. Mt 26,12
tante il modo in cui la scena progredisce e si risolve, passando // Mc 14,8), e quindi, come dice Gesù stesso, per la sepoltura.
dall’esclusione (di una eretica, di un popolo…) all’inclusione, In tutte e quattro le versioni, però, Gesù difende la donna e
meccanismo che vale anche per la donna del Cantico. rimprovera i discepoli. Insomma, nel prendere sul serio queste
La Samaritana – con la sua comunità – è accolta da Cristo differenze, dobbiamo notare che un sostanziale mutamento ha
Gesù; la Sulammita, dal suo amato. Ma si tratta dello stesso avuto luogo nella memoria riguardante la tradizione del gesto
amore. compiuto da quella donna (una peccatrice, una donna anoni-
ma, o Maria di Betania?) nei riguardi di Gesù, il cui senso ori-
ginario è diventato poi dificile o impossibile da ricostruire37.
L’unzione di Betania e gli aromi del Cantico
Se, prima di inoltrarci ancora di più nella versione giovan-
(Gv 12,1-19 // Ct 1,12-13; 4,10-14)
nea, consideriamo anche il contesto giudaico del tempo, come
Uno degli episodi evangelici più suggestivi ma anche più potevano essere comprese lì queste forme di unzione o di lavan-
complessi da interpretare è quello dell’unzione di Gesù da par- da dei piedi? Forse uno dei testi più vicini alla scena dell’unzio-
te di una donna. Trasmesso da tutte e quattro le tradizioni ca- ne è quello tratto da un apocrifo giudaico, Giuseppe e Asenat,
noniche, presenta però notevoli differenze; ne rileviamo solo le composto in Egitto (probabilmente tra il I sec. a.C. e il I o II
principali. Nei vangeli di Marco e Matteo l’unzione ha luogo sec. d.C.), e che racconta del matrimonio tra Giuseppe l’ebreo
in prossimità della passione del Signore, e, anzi, sembra pro- (cfr. Gen 41,45) e la giovane Asenat, conosciuta da lui alla corte
prio anticiparla (cfr. Mt 26,6-13), come in quello di Giovanni del Faraone. Ad un certo punto si legge quanto segue:
(12,1-8); nel vangelo di Luca, però, la scena è staccata dal con-
testo della passione, e si trova molto indietro nel racconto (Lc E Asenat disse a Giuseppe: «Vieni, mio Signore, entra nella nostra
casa, perché l’ho adornata e ho preparato una grande cena». E affer-
7,36-50), quando ancora non è stato annunciato il viaggio verso
rò la sua mano destra e lo condusse nella sua casa e lo fece sedere sul
Gerusalemme dove Gesù troverà la morte. In Luca la donna trono di suo padre. E quando portò l’acqua per lavargli i piedi, allora
che compie il gesto è una peccatrice, negli altri vangeli sinottici Giuseppe le disse: «Che venga una delle vergini a lavarmi i piedi». E
è una donna anonima, mentre in Giovanni è Maria, sorella di Asenat gli disse: «No, mio Signore, perché d’ora in poi sei tu il mio
Lazzaro e Marta. L’olio profumato poi, nella versione lucana e signore, e io sono la tua serva. E perché vuoi che un’altra vergine
giovannea viene versato dalla donna sui piedi di Gesù, mentre lavi i tuoi piedi? I tuoi piedi sono i miei piedi, e le tue mani sono le
in Matteo e Marco sul capo. Anche il signiicato del gesto, dun- mie mani, e la tua anima la mia anima, un’altra donna non potrà mai
lavarti i piedi. E lei insistette, e gli lavò i piedi. E Giuseppe guardò le
que, può variare a seconda delle versioni: l’unzione del “capo”
mani di lei, ed erano come mani di vita, e le sue dita così belle come
richiama proprio l’investitura regale, e dunque Gesù verrebbe le dita di uno scriba che scrive velocemente. E dopo questo Giuseppe
unto re e Messia (cfr. 1Sam 16,12-13) in modo umile, dalle mani afferrò la sua mano destra e la baciò, e Asenat baciò la sua testa e si
di una donna, e nonostante la reazione dei discepoli, che infatti sedette alla sua destra38.

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Dal testo appena visto sopra, un elemento emerge chiara- di ogni balsamo. Le tue labbra stillano nettare, o sposa, c’è miele e
mente: la scena rappresenta un gesto di profonda devozione e latte sotto la tua lingua e il profumo delle tue vesti è come quello del
Libano. Giardino chiuso tu sei, sorella mia, mia sposa, sorgente chiu-
di amore. Se torniamo ora alla versione dell’unzione del Quarto sa, fontana sigillata. I tuoi germogli sono un paradiso di melagrane,
vangelo, per certi versi questa sembra mancare addirittura della con i frutti più squisiti, alberi di cipro e nardo, nardo e zafferano,
coerenza interna dei racconti di Marco e Matteo (che collegano cannella e cinnamòmo, con ogni specie di alberi d’incenso, mirra e
l’unzione alla sepoltura) o di quello di Luca (che comprende àloe, con tutti gli aromi migliori».
l’unzione in relazione al perdono per la peccatrice). Mentre il
Le stesse sostanze odorose presenti nel Cantico, poi, sono
gesto della donna di asciugare i piedi di Gesù si spiega dopo
portate alla tomba di Gesù, sempre secondo il vangelo di Gio-
che questi sono stati lavati (Luca), asciugare i piedi con i pro-
vanni: «trenta chili di una mistura di mirra e àloe» (Gv 19,39).
pri capelli dopo l’applicazione di un unguento è un gesto im-
Tale prossimità lessicale basata sul termine “nardo” come la
previsto (Gv 12,3) e dificilmente giustiicabile. Quanto più da
corrispondenza di elementi erano già state notate nell’antichità,
vicino si guarda al racconto giovanneo, tanto più esso appare
dai padri della Chiesa e soprattutto da Origene, che comprese
meno coerente, al punto che per qualcuno, con un giudizio se-
Ct 1,12 proprio alla luce di Gv 12,3. Nell’interpretazione alle-
vero, il racconto di Giovanni «è una imperfetta fusione delle
gorica dello scrittore ecclesiastico, la sposa del Cantico e Maria
due tradizioni marciana e lucana dell’unzione, fatta da qualcu-
sono l’anima che unge Gesù, assorbendone la fragranza (il suo
no che evidentemente non aveva capito appieno il signiicato di
insegnamento e lo Spirito Santo); quella fragranza passa così a
entrambi»39. In realtà, è proprio qui, a partire da questa appa-
Maria attraverso i capelli che asciugano l’unguento, e poi alla
rente incongruenza giovannea, che può avvenire il passaggio al
ine riempie la casa, cioè la Chiesa, e il mondo intero42. Difici-
Cantico dei cantici. Perché a questo punto nella scena non vi
le, a questo punto, ritornare a un signiicato più letterale della
è solo la protagonista Maria di Betania, ma anche il profumo40
scena giovannea; non possiamo far altro che accettare come in
che da essa viene usato, profumo che nella versione giovannea
essa l’evangelista abbia tenuto sullo sfondo un contesto – come
non è un myron, ma il nardo41.
è quello del Cantico – «erotico-sponsale»:
Il nardo è una essenza profumata molto costosa, perché ot-
tenuta da una radice di una pianta che cresce in India, ed è no- Il dettaglio molto sensuale dei capelli sciolti di Maria ad avvolgere
minato nel Cantico dei cantici, in Ct 1,12-13 («Mentre il re è sul quasi in un abbraccio i piedi di Gesù e impregnarsi del suo profumo,
suo divano, il mio nardo effonde il suo profumo. L’amato mio costituisce un preciso rimando al Cantico dei cantici. È come se i ca-
pelli di Maria fossero ricolmi della stessa fragranza del nardo effuso
è per me un sacchetto di mirra, passa la notte tra i miei seni»), su Gesù, e che il suo fosse lo stesso profumo del Maestro (Teodoro
come anche in Ct 4,10-14, dove la scena è di nuovo costruita sui di Mopsuestia). La maniera così emotivamente intensa di rapportarsi
profumi e gli aromi: a Gesù nel corso dell’ultimo segno e i dettagli dell’unzione sono, so-
prattutto alla luce del Cantico, la manifestazione evidente dell’affetto
Quanto è soave il tuo amore, sorella mia, mia sposa, quanto più intenso e della devozione che legavano Maria a Gesù. […] Maria di
inebriante del vino è il tuo amore, e il profumo dei tuoi unguenti, più Betania, come sosteneva Origene, spande in maniera sovrabbondan-

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te il suo nardo su Gesù reclinato a mensa e si appropria della soavità Se questo è vero, allora non ci si deve scandalizzare della
«non tanto del nardo, quando dello stesso Verbo di Dio per mezzo portata simbolica che il gesto dell’unzione dei piedi di Gesù
dei capelli con cui ne asciugava i piedi, e ponendosi sul capo non
tanto la fragranza del nardo, quanto quella di Cristo»43. può avere, e che rappresenta l’amore che ci si deve scambiare
in Cristo:
Se dunque, come sembra possibile, Giovanni ha ripreso l’i-
dea dell’unzione di Gesù dagli altri vangeli, ha fatto di tutto Nel rievocare le immagini del Cantico dei cantici, il narratore de-
scrive l’intima relazione di Maria con Gesù, il suo amato, che, come il
per inserirvi quei dettagli che rappresentavano l’affetto verso
re del Cantico dei cantici, è “preso dalle sue trecce” [Ct 7,6]. I tratti
di lui da parte di una donna che è rappresentata come sua vera erotici segnalano la profondità di questa relazione tra l’amato e l’a-
discepola, Maria di Betania, qui ritratta come la Sulammita del mata, relazione intima che, a sua volta, rilette l’amore che i discepoli
Cantico di fronte al suo amato Re. Rispetto alle altre tre, infatti di Gesù sono invitati a scambiarsi vicendevolmente (Gv 13,34-35),
la donna che unge Gesù, Maria, «non è una donna anonima, o e descrive anche la relazione di Gesù con i suoi discepoli, così come
anche la sua e la loro relazione con Dio (Gv 15,9-12; 16,27; 17,21-
una peccatrice, o fuori da questa cerchia. Appartiene a quella
23.26)46.
famiglia che i lettori hanno imparato a riconoscere come quella
degli amici intimi di Gesù (Gv 11,1-44). Questo aspetto rende
caratteristica l’unzione, che qui descrive la relazione tra Gesù
La ricerca del Risorto e la notte della Sulammita
e Maria, e quindi non può essere compresa astraendola da tale
(Gv 20,1-18 // Ct 3,1-5)
relazione»44.
È con queste intenzioni che Giovanni inserisce a questo pun-
Un’altra pagina del Quarto vangelo, pagina ancora densa di
to del suo vangelo il racconto dell’unzione, nei capitoli 11-12,
quando la morte di Gesù viene evocata e preigurata con tale amore, che si lascia spiegare a partire dal Cantico dei cantici è
gesto, e proprio poco prima dell’ingresso messianico di Gesù quella forse più nota, e più studiata proprio per questo aspetto.
a Gerusalemme: «il re unto durante il pasto di Betania entra Si tratta cioè dell’incontro tra Gesù e Maria Maddalena47 il mat-
a Gerusalemme come re, muore come un re sulla croce, ed è tino di Pasqua, nel giardino davanti alla tomba vuota. Diversi
sepolto come un re»45. Maria comprende appieno, con la forza esegeti sono d’accordo sul fatto che il Cantico sia rilevante per
del suo affetto, il signiicato di quello che sta per accadere al re comprendere appieno la scena, e in effetti si possono riscontra-
Messia, e che invece viene ignorato o criticato dai discepoli, e re vari punti di contatto tra la ricerca da parte di Maria Mad-
particolarmente da Giuda (Gv 12,4). Ancora una volta, la storia dalena del corpo del Signore in Gv 20,1.11.15 e la ricerca della
(il modo in cui può aver avuto luogo l’evento dell’unzione di Sulammita del suo amato in Ct 3,1-5.
Gesù, secondo le testimonianze sinottiche, e il modo in cui poi Le due scene si corrispondono per diversi aspetti: la donna
Giovanni può aver rielaborato l’episodio) e il simbolo si intrec- del Cantico cerca il suo amato di notte (Ct 3,1), e Maria si reca
ciano, e con l’allusione al Cantico – dove si racconta dello stesso al sepolcro quando ancora è buio (Gv 20,1); la Sulammita gira
amore – diventano ancor più inseparabili. per la città e chiede in giro dove sia l’amore della sua anima, che

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non riesce a trovare (Ct 3,2-3), e Maria corre a chiedere a Pie- intenzione da parte sua»50, si spiega meglio attraverso le lenti
tro, e poi a un giardiniere, dove sia il Signore, che non si trova del Cantico dei cantici. Da tale confronto si vede come Maria
nel sepolcro (Gv 20,2.15); la donna del Cantico trova l’amato e Maddalena sia mossa dall’amore per Gesù, e dal desiderio di
inalmente lo stringe forte, senza volerlo lasciare (Ct 3,4), così toccare quel corpo che avrebbe pietosamente preparato per la
come Maria tenta di trattenere Gesù (Gv 20,17). I riferimenti sepoltura se fosse rimasto nella tomba, invece trovata vuota la
lessicali veri e propri per qualcuno sono piuttosto deboli (ad mattina di Pasqua. «Immaginiamo quindi la gioia di chi ama,
esempio, tutte e due le due pagine contengono il verbo «cer- nel vedere che il proprio amato non è morto! E come diversa-
care», ma quelli che esprimono il voler afferrare o trattenere mente potrebbe venire espressa una tale gioia, se non mediante
l’amato o Gesù – di cui diremo sotto – sono verbi differenti l’afferrare e il tener stretto, giurando di non voler mai lascia-
nel Cantico e nel vangelo). Per chi si è soffermato su questo re»51, proprio come dice la Sulammita, «Lo strinsi forte e non
confronto48, Maria Maddalena è simbolicamente rafigurata in lo lascerò» (Ct 3,4)?
quella mattina di Pasqua come l’amata dell’amante del Cantico,
la sposa della nuova alleanza, la igura rappresentativa del nuo-
vo Israele che emerge dalla nuova creazione. La collocazione Conclusione
dell’incontro tra i due in un giardino, da parte di Giovanni (che
in ciò è originale rispetto ai vangeli sinottici, che non parlano In conclusione, almeno quattro situazioni mettono in pa-
di un giardino), avrebbe pertanto la funzione di rievocare sia il rallelo il Cantico dei cantici con il vangelo di Giovanni, e illu-
racconto della creazione in Genesi, dove Dio cammina e parla minano quattro pagine di quest’ultimo a partire dall’amore: le
con la prima coppia proprio in un giardino (Gen 2,15-17; 3,8) e nozze di Cana, il dialogo di Gesù con la Samaritana, l’unzione
promette salvezza attraverso una donna (Gen 3,15), sia il Can- di Betania da parte di Maria e la ricerca di Gesù nella mattina
tico: «In questo giardino della nuova creazione e della nuova di Pasqua da parte di Maria Maddalena. Una donna sola, la Su-
alleanza, Gesù, che è sia il liberatore promesso della nuova cre- lammita, viene reinterpretata in quattro igure femminili diver-
azione sia lo sposo del nuovo Israele, incontra la donna che se nelle quattro pagine: Maria (la madre di Gesù), una donna
è simbolicamente la comunità giovannea, la chiesa, il nuovo po- di Samaria, Maria di Betania, Maria Maddalena. Ciò che tiene
polo di Dio»49. unite le pagine del Primo e del Nuovo Testamento è lo stesso
Pertanto, leggere Gv 20 sullo sfondo del Cantico dei can- amore, che lega l’amato e l’amata del Cantico, e Gesù con le
tici può aiutare a spiegare uno dei passi più dificili di tutto il persone che gli vogliono bene.
vangelo, ovvero il comando di Gesù a Maria in 20,17: “Non mi
toccare”. «Questo versetto – come ha sottolineato una studiosa
ebrea del Quarto vangelo, Adele Reinhartz –, versetto nel quale
non si dice espressamente che Maria abbia cercato di afferrare
o trattenere Gesù, o ci sia riuscita, e presume almeno una tale

146 147
Capitolo III
L’AMICIZIA NEL QUARTO VANGELO
E NEL CANTICO

Un ulteriore confronto che illumina reciprocamente i libri


del Cantico dei cantici e del vangelo secondo Giovanni prende
l’avvio, da una parte, dall’espressione «amica mia», che – attra-
versando tutto il poema d’amore, a partire da Ct 1,9 ino all’ul-
tima occorrenza in 6,4 – si trova sulle labbra della voce maschile
che in questo modo si rivolge alla sua amata, e, dall’altra parte,
da quello che è uno dei temi più caratteristici del Quarto van-
gelo, l’amicizia.
Nel mondo classico l’amicizia era tenuta in altissima consi-
derazione, e interi trattati ilosoici vennero composti sull’ar-
gomento, come quello di Marco Tullio Cicerone (106-43 a.C.),
Laelius sive de amicitia, più noto, appunto, con il titolo De ami-
citia, dove non si parla di amicizia solo nella prospettiva di un
possibile sostegno politico, in una logica opportunistica e clien-
telare, ma anche di come questa possa essere fondata su principi
etici o virtù morali (come la ides, la costantia, o la suavitas). Ma
rimane il fatto che spesso nell’antichità l’amicizia è vista come
qualcosa di esclusivo condivisibile solo con poche persone (così
Aristotele, nella sua Etica Nicomachea, di cui si dirà più sotto),
al punto che l’ideale diventa l’amicizia con un solo altro amico52
(e famose sono quelle tra Achille e Patroclo, o Oreste e Pilade).
Di amicizia si parla anche nella Bibbia53. Mentre si ricorda
più spesso quella tra Davide e Gionata (cfr., ad es., 1Sam 18,1-
5), o si fa riferimento a qualche detto di carattere sapienziale

149
(ad es. Pr 17,17, «Un amico vuol bene sempre, è nato per essere Luca, tre negli Atti, sei in Giovanni, due volte nella Terza lettera
un fratello nella sventura»), ci si dimentica che Abramo nella di Giovanni, due nella Lettera di Giacomo, e una sola in Matteo
Scrittura è chiamato l’amico di Dio (Is 41,8), e che nel libro (Gesù “amico” dei pubblicani).
dell’Esodo si legge che «il Signore parlava con Mosè faccia a Ma ci concentriamo ora, come promesso, sul vangelo di Gio-
faccia, come uno parla con il proprio amico» (Es 33,11). In que- vanni, per rileggerlo alla luce del Cantico. Certo, nel Cantico
sto modo, gli autori sacri ci permettono di vedere l’amicizia non abbiamo solo un’espressione, usata dall’amato per la sua amata,
solo come una relazione tra persone umane, ma anche come mentre nel vangelo sia il Battista sia Gesù parlano dell’amicizia,
una relazione che esprime un rapporto profondo con Dio: «an- e qui terminano i confronti diretti. Ma oltre a questo vi sono
che tra Dio e gli uomini ci può essere amicizia […]. Chi si inte- altre possibili piste per accostare i due libri guardando a come
ressa alla legge è degno di essere chiamato “amico di Dio”»54. trattano dell’amicizia.
Nel Cantico dei cantici l’epiteto “amica mia” ( ) è solo
uno degli undici modi in cui l’amato si rivolge all’amata (insieme
a “mia sorella”, “mia colomba”, “più bella tra le donne”, “Su- L’amico dello sposo nel Quarto vangelo e nel Cantico
lammita”, e, ancora, “nobile iglia”, “amata”, “bella iglia”)55. (Gv 3,25-30 // Ct 3,7-8)
L’espressione «amica mia» appare nove volte nel libro (1,9.15;
2,2.10.13; 4,1.7; 5,2; 6,4), e svolge diverse funzioni. Anzitutto La prima pagina che nel vangelo di Giovanni ha a che fare
esprime la comunione e la tenerezza56, e poi mette in rilievo «la con l’amicizia riguarda il Battista. La sua igura storica ultima-
dimensione non istituzionale dell’amore»57. Forse da una esplo- mente è stata oggetto di numerose ricerche, molte delle quali
razione più precisa di questo termine nel suo uso biblico, riu- centrate soprattutto sulla relazione tra questi e Gesù di Naza-
sciremo però a trovare ulteriori ragioni per il suo signiicato nel ret. Il contributo particolare che il Quarto vangelo offre a ri-
Cantico. guardo è vario; sottolineiamo solo due aspetti. Il primo è che
Per quanto riguarda invece il Nuovo Testamento, oltre ai solo in questo vangelo il Battista indica esplicitamente Gesù
brani dal vangelo secondo Giovanni che leggeremo più da vi- come colui che deve essere seguito, dicendo ai suoi discepoli:
cino, il termine “amico” (philos) ricorre anche a riguardo di «Ecco l’agnello di Dio!» (Gv 1,36). Il Battista non tiene stretti
Gesù, quando viene deinito «amico degli esattori delle tasse e a sé i discepoli, ma li rimanda ad un’altra sequela, quella di
di peccatori» (Mt 11,19). L’espressione poi – ma nell’altra for- chi viene ora espressamente riconosciuto come l’inviato di Dio.
ma greca hetaire (vocativo di hetairos, sinonimo più prossimo Negli altri vangeli, però, non vi è qualcosa di corrispondente,
a philos, e usato spesso in modo interscambiabile) – si trova anzi: proprio la domanda che il Battista porge a Gesù dalla sua
in due parabole, la prima delle nozze (Mt 20,13), e la seconda prigionia, mediante una delegazione (Mt 11,2-19), implica che
della vigna, e inine è Gesù a usarlo, quando si rivolge a Giu- il primo si attendeva un Messia secondo parametri diversi da
da, dopo il suo bacio: «Amico, per questo sei qui» (Mt 26,50). quelli che gli vanno via via riferendo di Gesù. Nel giudaismo
In totale, la parola philos ricorre quindici volte nel vangelo di precristiano il Cristo era immaginato in una decina di modi

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differenti (un Messia davidico, uno di Aronne, uno di Efraim, si issa successivamente59, ma certo aveva cura di questi aspetti:
di Giuseppe, uno angelico, una personalità corporativa come del idanzamento e della preparazione delle nozze vere e pro-
il popolo di Israele…), e quello che sarà realizzato da Gesù è prie, in particolare del contratto di matrimonio; della scorta per
originale per tanti versi. Il Battista, soprattutto, si aspettava un prelevare la sposa insieme ad altri compagni, alla vigilia del rito,
Messia che avrebbe portato quella soluzione radicale al peccato dalla casa paterna, per portarla poi alla casa dello sposo, nella
(l’estirpazione dei peccatori; cfr. Mt 3,7-12), che Gesù – annun- quale avevano luogo le nozze (cfr. in parte Mt 25,1-13); della
ciatore della misericordia – non attuerà mai. avvenuta consumazione delle nozze, allorquando lo shoshbin ve-
Solo nel Quarto vangelo, poi, Battista è deinito l’amico del- niva invitato dallo sposo stesso a gioire per il signum virginitatis
lo sposo, in occasione della sua ultima apparizione nel racconto che poteva mostrargli: tale amico particolare «attende davanti
(Gv 3,25-30): alla porta della camera nuziale e partecipa alla gioia del suo ami-
25
co, quando questi conosce la propria sposa come vergine»60.
Nacque allora una discussione tra i discepoli di Giovanni e un Se ora ci spostiamo verso il Cantico dei cantici, scopriamo
26
Giudeo riguardo alla puriicazione rituale. Andarono da Giovanni e
gli dissero: «Rabbì, colui che era con te dall’altra parte del Giordano e
che l’amico dello sposo vi compare proprio nel ruolo di guida
al quale hai dato testimonianza, ecco, sta battezzando e tutti accorrono della scorta, composta di un drappello di uomini valorosi, per
27
a lui». Giovanni rispose: «Nessuno può prendersi qualcosa se non
28
la sposa che si reca alle nozze in Ct 3,7-8: «Ecco, la lettiga di
gli è stata data dal cielo. Voi stessi mi siete testimoni che io ho detto: Salomone: sessanta uomini prodi le stanno intorno, tra i più
29
“Non sono io il Cristo”, ma: “Sono stato mandato avanti a lui”. Lo
valorosi d’Israele. Tutti sanno maneggiare la spada, esperti nella
sposo è colui al quale appartiene la sposa; ma l’amico dello sposo, che è
presente e l’ascolta, esulta di gioia alla voce dello sposo. Ora questa mia guerra; ognuno porta la spada al ianco contro il terrore della
30
gioia è piena. Lui deve crescere; io, invece, diminuire». notte». Queste righe illuminano il modo in cui il Battista viene
rafigurato nel Quarto vangelo in rapporto a Gesù61; come lo
Si tratta dell’ultima caratterizzazione di Giovanni, che segue sposo è accompagnato al talamo da un gruppo di donne (vedi
quelle in cui viene descritto come il “testimone” della luce (Gv la parabola delle dieci vergini di Mt 25,1-13), la sposa è scor-
1,7), o la “voce” che grida nel deserto (1,25), allorquando nel tata da uomini. In questo modo, non solo viene evidenziata la
terzo capitolo del vangelo viene ritratto inalmente come il “mi- dimensione sociale dell’amore, che non appartiene solo ai nu-
glior amico”, o paraninfo, che esulta per le nozze dello sposo, bendi, ma riguarda tutta la comunità, e si mette anche in rilievo
e poi, una volta raggiunta la pienezza della gioia, si appresta a un aspetto della vita umana. Questi uomini valorosi infatti sono
“diminuire” (3,29). Sullo sfondo di questa rappresentazione del armati «contro il terrore della notte», espressione che in ebrai-
Battista vi sono le usanze giudaiche relative alle nozze, nelle qua- co ricorre altrove nella Bibbia quando si parla dei prodi che di-
li una igura fondamentale era proprio quella dello shoshbin, il fendono Davide (2Sam 23,8-9; dove però i compagni non sono
iduciario dello sposo58. Quali ruoli speciici al tempo di Gesù sessanta, ma solo trenta). La presenza di uomini valorosi al mo-
dovesse ricoprire per la preparazione del matrimonio è dificile mento delle nozze aveva la inalità di difendere il corteo della
da dire con precisione, poiché la letteratura che ne parla di fatto sposa dai pericoli occulti, come quelli delle strade, soprattutto

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di notte, ma anche di proteggere idealmente i giovani sposi in 11
Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra
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uno dei momenti cruciali della loro esistenza: gioia sia piena. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni
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gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore più grande di
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La notte è il tempo dell’amore (cfr. Ct 3,1), e, perciò dei pericoli questo: dare la sua vita per i propri amici. Voi siete miei amici, se
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connessi con l’amore. La credenza negli spiriti del male era largamen- fate ciò che io vi comando. Non vi chiamo più servi, perché il servo
te diffusa nel mondo antico. L’amore, la sessualità, la gravidanza sono non sa quello che fa il suo padrone; ma vi ho chiamato amici, perché
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momenti cruciali della vita dell’uomo, dove si rischia la vita e la mor- tutto ciò che ho udito dal Padre mio l’ho fatto conoscere a voi. Non
te. Non è da meravigliarsi che in questi momenti si vedano all’opera voi avete scelto me, ma io ho scelto voi e vi ho costituiti perché an-
le forze del male e ci si senta indifesi nei loro confronti. Secondo il diate e portiate frutto e il vostro frutto rimanga; perché tutto quello
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Talmud, ci sono tre persone che hanno bisogno di particolare prote- che chiederete al Padre nel mio nome, ve lo conceda. Questo vi
zione: il malato, lo sposo e la sposa, e secondo il Midrash il baldacchi- comando: che vi amiate gli uni gli altri.
no degli sposi è tutelato da angeli speciali. Per vincere gli spiriti del
male connessi con la sessualità (il «terrore della notte») il Cantico dei Il brano si trova all’interno del racconto dell’ultima Pasqua
cantici non fa ricorso a riti magici, come avveniva nelle culture vicine, di Gesù secondo Giovanni (11,1-20,29), più precisamente nel
ma alla protezione dei prodi d’Israele, cioè alla solidarietà del popolo contesto dei discorsi d’addio tenuti durante la cena (13,1-17,26),
di Dio. […] La società, cioè, ha un ruolo altamente positivo, non
soltanto negativo, nei confronti dell’amore, quello di essere gli amici
dove sono state collocate quelle parole di Gesù molto antiche
dello sposo, che sanno custodire la sposa dagli assalti notturni62. riguardanti la vita dei discepoli nel mondo dopo il suo ritor-
no al Padre (15,1-16,33)63, che prendono l’avvio dalla parabola
Come i prodi difendono le nozze degli amanti nel Cantico, della vita e dei tralci (15,1-10), e contengono il “comandamen-
così il Battista è colui che, proprio nella sua ultima comparsa to dell’amore” (15,11-17). Scegliamo di commentare due brevi
nel vangelo, dona la vita per il suo amico, lo sposo. Non solo parti di questa pericope, il v. 15,13 e i vv. 15,14-15.
non si appropria del suo ruolo, ma si mette da parte perché sia Nessuno ha un amore più grande (Gv 15,13). La massima del
Gesù ad inaugurare le nozze tra Dio e Israele, tra Dio-sposo e v. 13 («Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la sua
gli uomini. vita per i propri amici») ci interessa particolarmente. Essa anzi-
tutto deve essere spiegata in un senso inclusivo e non esclusivo,
in quanto «afferma in maniera assoluta che la dimostrazione
Dare la vita per gli amici (Gv 15,11-17 // Ct 1,9 ecc.; 8,6) più grande dell’amore che si ha per le persone amate è arrivare
a dare la propria vita per loro e non certo che l’amore cristiano
Oltre al modo in cui il Battista considera lo sposo un ami- debba limitarsi ai soli amici»64. Detto questo, gli studiosi si chie-
co – mettendosi da parte e lasciandogli spazio – il linguaggio dono se le parole di Gesù sull’amicizia debbano essere lette sul-
dell’amicizia viene usato da Gesù stesso per descrivere l’amore lo sfondo della concezione biblica o di quella greco-ellenistica.
più grande. Per il Gesù del vangelo di Giovanni infatti l’amici- Chi sceglie di interpretare il detto di Gesù sul dare la vita per
zia è il massimo dell’amore, secondo quanto egli stesso dice in gli amici sullo sfondo biblico giudaico, mette l’accento sul fatto
Gv 15,11-17: che «gli amici di Gesù sono coloro che si aprono alla sua rive-

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lazione e al suo amore»65, proprio come i già citati Abramo e il gesto di amore che Gesù compie nei confronti dell’amico gli
Mosè e tutti coloro che dopo di lui sono stati amici di Dio. Chi, costa la vita. E così anche l’amore nel Cantico dei cantici viene
invece, cerca dei precedenti nelle letterature e ilosoie classi- presentato come un amore «più forte della morte» («forte come
che, e ritiene che «l’interpretazione giovannea dell’amore in Morte», a seconda delle traduzioni che abbiamo visto sopra di
termini di amicizia è con molta probabilità ripresa dal mondo Ct 8,6), con quella espressione in cui «il Cantico trova il suo
greco-ellenistico per interpretare la morte di Gesù come supre- vertice. Il rapporto tra morte e amore si sviluppa nel Nuovo
ma espressione di dedizione»66, trova soprattutto un termine di Testamento nel senso che amare è dare la vita per chi si ama
confronto con l’Etica Nicomachea di Aristotele (384-322 a.C.), (cfr. Gv 15,13); si tratta però di un amore da cui nessuno può
i cui libri VIII e IX sono dedicati all’amicizia67. Il passo che separarci, perché è un amore che nasce dalla morte e risurrezio-
normalmente viene avvicinato alle parole di Gesù sul dare la ne del Cristo (cfr. Rm 8,35-39)»71.
vita per gli amici è il seguente: «Per quanto riguarda l’uomo ec- Non servi ma amici (Gv 15,14-15). L’amicizia sincera, oltre
cellente, è vero che egli compie molte cose per gli amici e per la a dare la vita per l’altro, permette di descrivere uno speciale
patria, anche se dovesse morire per loro: sacriicherà ricchezze, rapporto tra persone che non sono più considerate come servi,
onori e in generale i beni che sono oggetto di contesa, riservan- in una dipendenza da un padrone, ma amici, in una relazio-
do per sé il bell’agire» (IX, 8, 1169a)68. La frase di Aristotele ne paritaria, come dice Gesù in Gv 15,14-15. Anche se l’essere
dimostrerebbe, perciò, che l’evangelista Giovanni «ha rivestito “servi” nel linguaggio biblico non implica qualcosa di negativo
con un linguaggio biblico una classica regola sull’amicizia, in – si pensi al «Servo di Yhwh» nel libro del profeta Isaia, o a
modo da applicarla alla relazione di Gesù coi suoi discepoli, e a Gesù stesso che è paragonato alla igura di Servo dall’evange-
quella dei discepoli tra loro»69. lista Matteo (8,17; 12,17-21), o, ancora, a Maria che si dichiara
Se rileggiamo alcuni tratti del Quarto vangelo da questa pro- «serva del Signore» (Lc 1,38) – qui probabilmente Giovanni ha
spettiva, emerge un altro elemento non ancora notato: davvero in mente quella distinzione che il ilosofo ebreo della diaspora
Gesù ha dato la vita per quelli che ha chiamato amici, e ha ini- Filone faceva a proposito della sapienza, che «è amica di Dio,
ziato a farlo dal momento in cui ha rianimato Lazzaro, l’“amico” piuttosto che sua serva» (De sobrietate 11). La differenza che
di Gesù (Gv 11,11). È infatti dopo la sua risurrezione che, scri- pone Giovanni tra l’essere servi o amici di Gesù corrisponde
ve Giovanni, radunatosi il sinedrio (che nei vangeli sinottici alla differenza, nota agli ebrei, tra l’essere servi o amici di Dio.
si ritrova invece in un altro momento) «decisero di uccidere» Gesù ha sollevato i suoi discepoli da una condizione servile e
Gesù (Gv 11,53). Quanto è accaduto e ha coinvolto Lazzaro li ha elevati ad un amore sincero, che si esprime nell’amicizia,
è talmente grande che non lascia indifferenti: e se molti hanno la quale non implica semplicemente la fedeltà e il servizio, ma
creduto, grazie a questo segno, a Gesù, «la notizia di Lazzaro, anche la condivisione profonda dei cuori: «Non vi chiamo più
tornato in vita dopo essere stato quattro giorni nel sepolcro, servi, perché il servo non sa quello che fa il suo padrone; ma vi
deve aver seminato il panico tra le autorità che, in gran fretta, ho chiamato amici, perché tutto ciò che ho udito dal Padre mio
decidono una riunione straordinaria del Sinedrio»70. Davvero l’ho fatto conoscere a voi» (Gv 15,15).

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È ancora nel trattato ilosoico di Aristotele Etica Nicoma- L’amicizia tra Gesù e Simon Pietro (Gv 21,15-19)
chea che si trovano elementi illuminanti. L’amicizia per Aristo-
tele implica, tra altre cose, la reciprocità e non può rimanere Nella sua Etica Nicomachea Aristotele afferma come la vera
nascosta, ma deve essere visibile, cerca il bene dell’altro e non amicizia tra persone sia una cosa rara, perché essa, tra l’altro,
il proprio interesse, perdura nel tempo e, come si diceva, rende «ha bisogno di tempo e di consuetudine». Per spiegare questo
uguali: requisito, lo Stagirita riferisce un detto: «Secondo il proverbio,
non si arriva a conoscersi reciprocamente prima di aver consu-
In tutte le amicizie che si basano sulla superiorità [come ad esem-
mato la quantità di sale di cui si dice, e quindi prima di ciò non
pio quella del padre per il iglio e in generale del più anziano verso il
più giovane, del marito verso la moglie e di ogni specie di governante ci si può accettare e riconoscere reciprocamente come amici,
per il sottoposto] deve essere proporzionale anche l’affetto, cioè, per prima cioè che ciascuno si mostri reciprocamente all’altro come
esempio, il migliore deve essere amato più di quanto deve amare, e degno di amicizia e di iducia» (VIII, 4, 1156B)73. Il proverbio
ciò vale anche per il più utile e per tutti gli altri; quando l’affetto si
ci fa tornare alla mente quanto è scritto all’inizio degli Atti degli
genera secondo il valore allora si produce in qualche modo un’ugua-
glianza, la quale, in conclusione, pare essere la caratteristica tipica Apostoli, laddove alcune traduzioni moderne riferiscono che
dell’amicizia (VIII, 8, 1158b). Gesù, «Mentre si trovava a tavola con essi [= gli Apostoli], or-
dinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere
Se dunque rileggiamo ora in questa luce – come si è già fatto l’adempimento della promessa del Padre» (At 1,4; traduzione
per il Quarto vangelo – le parti del Cantico in cui l’amata vie- CEI). Il verbo che viene reso con «trovarsi a tavola» in greco
ne chiamata «amica mia», allora comprendiamo perché questo in realtà è synalizomai, un composto della preposizione greca
epiteto è così importante, in quanto mette in rilievo, come si è “con” e di un verbo legato alla parola greca halas, “sale”, e che
detto, non solo la dimensione non istituzionale dell’amore, ma dunque alla lettera signiica «mangiare sale insieme»74. Il ruolo
soprattutto, a questo punto, «il fatto che l’amata è posta sullo di questo verbo nel contesto del versetto e della scena è così
stesso piano dell’amato, come sua amica, appunto»72, in una dificile che alcuni preferiscono vedervi non l’azione di man-
dimensione paritaria. giare insieme, ma quella di radunarsi in assemblea dei discepoli
Un ultimo elemento che per Aristotele deinisce l’amicizia con Gesù, mentre altri vi cercano una diversa modalità di let-
è che essa richiede la frequentazione assidua («ha bisogno di tura del greco, che verrebbe corretto nel senso di «passare del
tempo e di consuetudine»). Ma questo ci permette di passare tempo con qualcuno»75. Alla luce di quanto si è letto dall’Etica
all’ultima scena del vangelo di Giovanni che parla di amicizia, e di Aristotele, però, non ci si dovrebbe stupire di questo verbo,
che vede Gesù e Simon Pietro per l’ultima volta insieme. e proprio a questo punto del racconto. Gesù infatti sta per la-
sciare i suoi discepoli per tornare al Padre, ma solo dopo, però,
che ha passato un tempo congruo con loro, espresso col sim-
bolo biblico del numero quaranta («quaranta giorni»; At 1,3).
Il tempo necessario, cioè, per ristabilire la relazione di amicizia

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dopo la tragedia della croce. Questo tempo, signiicativamente, imparato la lezione. Dicendo di amare Gesù con l’amore di
viene trascorso anche nello stare a tavola insieme o, meglio nel amicizia, si impegna ad un amore che è capace di dare la vita
“consumare il sale” insieme76. per Gesù, suo amico, proprio come Gesù gli aveva insegnato:
Qualcosa del genere si ritrova nel penultimo capitolo del «Nessuno ha un amore più grande di questo: dare la vita per i
vangelo di Giovanni, quando una mattina il Risorto inizia a propri amici (philon)» (Gv 15,13).
preparare il pasto per i suoi discepoli affannati e delusi dal fatto Per tutte queste ragioni, si può affermare che la categoria
che non riescono ad incontrarlo. Solo dopo aver mangiato con dell’amicizia è una delle punte più importanti della teologia gio-
loro, inizia il dialogo tra Gesù e Pietro nel quale compare di vannea, quella che esprime la relazione più stretta con l’altro.
nuovo l’amicizia, e di cui riportiamo solo l’attacco: «quand’eb- Per usare l’espressione di una esegeta che si è soffermata a lun-
bero mangiato, Gesù disse a Simon Pietro “Simone, iglio di go sulla questione, se l’«amicizia è normalmente relegata alla
Giovanni, mi ami più di costoro?”. Gli rispose: “Certo, Signo- sfera secolare […], la citazione dal vangelo di Giovanni [Gv
re, tu lo sai che ti voglio bene”. Gli disse: “Pasci i miei agnelli”» 15,12-15] dimostra che niente è più lontano dalla verità. Per
(Gv 21,15). Gesù l’amicizia è la punta più alta del rapporto con Dio e con
A questo punto possiamo anche spiegare la differenza – su gli altri»79. Infatti «l’amicizia nel Quarto vangelo è l’emanazione
cui tanti si sono già soffermati – riguardante i verbi usati da dell’amore di Dio che si incarna in Gesù e che Gesù coraggiosa-
Gesù per chiedere a Pietro del suo bene nei suoi confronti (Gv mente mette a disposizione al mondo»80. L’amicizia, insomma, è
21,15-17): per le prime due volte Gesù formula la domanda col «il centro teologico del vangelo di Giovanni»81.
verbo agapao, amare (vedi il greco agápe, “amore”), e solo l’ul- Questo ragionamento ha delle conseguenze importanti, an-
tima usa philein, che più propriamente signiica “voler bene”, che per la comprensione del Cantico dei cantici. Ci siamo do-
ma che è un verbo connesso chiaramente con la philía, l’amici- mandati sopra se il fatto che nel Cantico l’amato chiami la sua
zia. Giustamente si deve accettare il fatto che «nonostante vari amata «amica mia» avesse qualche signiicato ulteriore rispetto
tentativi di individuare delle differenze nell’uso dei due verbi, a quelli già evidenziati, riguardanti la comunione, la tenerez-
gli studiosi moderni si sono allineati sulle posizioni dei primi za o la dimensione non istituzionale dell’amore. Guardando al
esegeti cristiani, che consideravano i due verbi come sinonimi e Quarto vangelo, ci siamo accorti che l’amicizia tra i due aman-
come semplici variazioni stilistiche»77, ma forse di può aggiun- ti del Cantico può essere paragonata all’amicizia tra Gesù, il
gere qualcosa. Anzitutto, il testo non sembra voler necessaria- Battista, e Lazzaro, e all’amicizia tra Gesù e i suoi discepoli. A
mente esprimere, la terza volta in cui Gesù si rivolge a Pietro, nostro parere, l’amicizia in questi contesti non dice soltanto l’a-
una resa da parte di Gesù di fronte a chi non ha il coraggio more, ma esprime, se possibile, qualcosa ancora di “più”, come
di rispondere che lo ama (agapao) ma che può “solo” volergli la reciprocità, la visibilità, la possibilità di essere sullo stesso
bene (philein)78. Soprattutto, se abbiamo invece dimostrato che piano, uguali (anche se l’amicizia non elimina le differenze). Per
l’amicizia nel Quarto vangelo è così importante, addirittura il essere amici ci si deve frequentare, si deve passare del tempo
vertice dell’amore, allora qui sembra proprio che Pietro abbia insieme, “mangiando il sale” con l’altro/Altro, come Gesù ha

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fatto con i suoi quel mattino sul Lago di Galilea. Per l’amico si l’amicizia possegga profondità, è indispensabile che si manifestino e
può dare la propria vita. si aprano all’esterno le energie che dà l’amicizia, cioè è indispensabile
l’amore agapico per i fratelli. La philía sul piano ecclesiale generale
L’amicizia però non è qualcosa di chiuso, una specie di porta della salvezza […] è il “lievito”, mentre l’agápe è il “sale” che preser-
serrata ad altri. Alla domanda se «l’amicizia non debba forse va dalla corruzione i rapporti umani83.
annullarsi a beneicio di una carità che si estenda a tutti gli uo-
mini, senza distinzione», e, ancora, se nell’amicizia vi sia «qual-
cosa di elettivo e con ciò di escludente»82, la risposta è “no”:
l’amore cristiano – come il teologo ortodosso Pavel Florenskij
(1882-1937) ha scritto – può e deve essere vissuto nelle due for-
me, quella elettiva dell’amicizia (amore di philía), e quella più
estensiva dell’amore (agápe). In forza del fatto che Gesù Cristo
per noi è Uomo (nel mistero dell’incarnazione), l’amicizia è sia
il modo giusto per descrivere il rapporto orizzontale, tra perso-
ne umane, sia, per il fatto che Gesù è vero Dio, il modo corretto
per dire un’amicizia verticale, quella dell’amore di Dio per noi
e degli uomini per Dio. Ma lasciamo parlare, anche se solo per
lo spazio di un brevissimo estratto, Florenskij, alla cui Lettera
sull’amicizia – una delle più suggestive opere su questo tema
– rimandiamo per ulteriori approfondimenti, che potrebbero
davvero fare da sintesi a quanto abbiamo tentato di dire sull’a-
more e l’amicizia nel Cantico dei cantici e nel vangelo secondo
Giovanni.

La necessità di avere di un amico diventa più acuta se ci sono dei


fratelli e l’esistenza dell’amico include la necessità dei fratelli. […]
Per vivere tra i fratelli bisogna avere un Amico, anche lontano; per
avere un Amico bisogna vivere tra i fratelli, per lo meno essere tra
loro in ispirito. Infatti per poter trattare tutti come se stessi, bisogna
vedere e sentire se stessi almeno in uno, bisogna in quest’uno perce-
pire la vittoria già ottenuta, anche se parziale, sulla aseità. L’Amico è
proprio quest’uno, e l’amore agapico per lui è conseguenza dell’amo-
re di philía per lui. D’altra parte perché l’amore di philía per l’amico
non degeneri in una specie di amore per se stessi, perché l’amico
non diventi semplicemente condizione per una vita comoda, perché

162 163
Capitolo IV
CONCLUSIONE

Al termine di questo percorso di serrato confronto tra due


libri biblici così suggestivi come il Cantico dei cantici e il van-
gelo secondo Giovanni, possiamo inalmente presentare qual-
che conclusione. I temi che abbiamo affrontato sono quelli che
hanno a che fare con le realtà più importanti della vita, come
le relazioni d’amore e d’amicizia. Senza mai uscire dalle pagi-
ne bibliche (se non per qualche necessaria incursione verso lo
sfondo giudaico in cui sono stati composti i due libri, e quello
classico greco-romano, nel quale il Quarto vangelo avrà la sua
ricezione), abbiamo trovato diversi elementi che sembrano pro-
vare come il Cantico dei cantici può aver ispirato alcune scene
del vangelo di Giovanni.
Per tutto il percorso della nostra ricerca, ci siamo anche resi
conto che non è necessario scegliere tra una interpretazione
simbolica o una letterale dei due libri: sia per il Cantico, che
per il Quarto vangelo, le storie lì narrate (una storia d’amore
tra due giovani; le storie di Gesù di Nazaret e dei suoi incontri)
possono essere lette a più livelli, che tra loro né si contraddico-
no né si elidono. Su questo punto, vale la pena spendere però
qualche ultima parola.

165
La lettura mistica del Cantico e del Quarto vangelo lo cercai e non lo trovai. Mi alzerò e andrò in giro per la città; per le
vie e per le piazze cercherò colui che l’anima mia ama (Ct 3,1-2)». E
dopo molti affanni dice che lì l’ha trovato (Ct 3,4)84.
Iniziamo dalla seconda chiave di lettura, il livello spirituale a
cui si possono portare sia il Cantico, sia Giovanni, per poterne
comprendere il senso. Dobbiamo ricordare a questo punto che
L’interpretazione storica-letterale
il Cantico fu il libro biblico più commentato nei monasteri me-
dievali, e che Giovanni ha ricevuto più commenti di ogni altro del Cantico e del Quarto vangelo
vangelo, almeno nel periodo tra il IV e il V secolo. Se vogliamo
ricordare almeno due tipi di approcci simbolici al Cantico, tro- In questo modo papa Benedetto XVI ebbe a spiegare nella
viamo in primo luogo quello della Sinagoga, allorquando nella sua enciclica Deus caritas est il processo di cambiamento erme-
proclamazione liturgica pasquale del rotolo del Cantico, Israele neutico avvenuto nei confronti del Cantico:
diventa l’amata, e il Signore il suo amato. Per quanto riguar- Secondo l’interpretazione oggi prevalente, le poesie contenute in
da la capacità del Cantico di mettere in evidenza il percorso questo libro sono originariamente canti d’amore, forse previsti per
spirituale dell’anima con Dio, in una lettura cristiana basterà una festa di nozze israelitica, nella quale dovevano esaltare l’amo-
ricordare un solo nome, quello di san Giovanni della Croce, col re coniugale» [(n. 6), ma] «la ricezione del Cantico dei cantici nel
canone della Sacra Scrittura [è] stata spiegata ben presto nel senso
suo Cantico Spirituale (scritto in prigionia, a Toledo, nel 1577,
che quei canti d’amore descrivono, in fondo, il rapporto di Dio con
e nominato così successivamente dal curatore delle opere nel l’uomo e dell’uomo con Dio. In questo modo il Cantico dei cantici
1630, che scelse il titolo avendo in mente il Cantico dei cantici). è diventato, nella letteratura cristiana come in quella giudaica, una
In una strofa del poema, l’anima che cerca lo sposo, Dio, di not- sorgente di conoscenza e di esperienza mistica, in cui si esprime l’es-
te, è paragonata proprio alla Sulammita del Cantico; ma non è senza della fede biblica» (n. 10).
dificile trovarvi anche la storia di Maria Maddalena la mattina
di Pasqua, secondo Gv 20. Nel commento alla sua poesia, Gio- Se l’interpretazione spirituale del Cantico – che pure vi ha
vanni della Croce scrive: colto alcune strutture di signiicato effettivamente presenti nel
testo – è stata così ricca di risultati, d’altra parte, però, ha sot-
L’anima deve qui comprendere bene che per trovare veramente tovaluto la genesi della storia che lì viene narrata, quella d’a-
Dio non basta solo pregare con il cuore e la lingua e nemmeno cer-
more di due giovani, al modo in cui una lettura spirituale del
care l’aiuto di altri, ma accanto a questo è necessario che si aiuti da
sola; perché Dio stima più una cosa fatta da soli che molte cose fatte Quarto vangelo spesso dimentica il complesso quadro storico
da altri. E per questo ricordandosi di quando l’Amato dice cercate e nel quale esso nasce, e i problemi che esso vuole via via affron-
troverete (Lc 11,9), l’anima decide di uscire nel modo che abbiamo tare. Nel caso del Cantico, soprattutto, la lettura simbolica
detto sopra, per cercarlo da sola senza fermarsi prima di averlo tro-
ha addomesticato troppo l’aspetto erotico del Cantico, e ha
vato, [...] perché così lo cercava lo cercava la Sposa del Cantico dei
cantici senza trovarlo inché non uscì a cercarlo. Lo disse con queste ragione chi parla di un «fondato sospetto che alla base della
parole: «Nel mio letto, di notte, cercai colui che la mia anima ama, lettura allegorica vi sia una visione negativa della sessualità,

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una sorta di a-priori metodologico che impedisce al lettore di frase riportata da Mt 18,20 «Dove due o tre sono riuniti nel
aprirsi al senso più ovvio del Cantico: l’amore di coppia»85. È mio nome, lì sono io, in mezzo a loro», frase destinata a quei
qui, infatti, a questo livello, che il Cantico come poema dell’a- lettori di Matteo, che già conoscevano il concetto – poi negli
more umano può esprimere un vero e proprio signiicato reli- scritti rabbinici – di Shekinah (o presenza di Dio), di cui si
gioso, anche quando parla dell’amore reale, concreto, erotico, legge, per esempio, nella Mishnà: «Se due siedono insieme, e
di un uomo e di una donna. Anche perché Dio, effettivamen- le parole tra di loro non sono di Torah, questa è una seduta di
te, nel Cantico, non c’è. stolti, come sta scritto: “Non siede in compagnia degli stolti”
(Sal 1,1). Ma se due siedono insieme e vi sono tra loro parole
[di studio] di Torah, la Shekinah è in mezzo a loro» (Avot 3,3).
Anche se Dio “non c’è” La Shekinah non era vista limitatamente alla presenza divina
nel Tempio di Gerusalemme (che, quando scrive l’evangelista
Gli ebrei, nel recepire il Cantico come libro che «sporca Giovanni, non c’era già più), ma era applicata a ogni manife-
le mani» (cioè, ispirato), si sono domandati per quale ragio- stazione della presenza di Dio, in ogni tempo e in ogni spazio,
ne in esso non fosse presente il santo nome di Dio. È vero, e tra le persone87. Anche nella relazione d’amore (o forse, me-
alcuni tendono a ritrovarvelo comunque, magari nascosto tra glio, di amicizia), della Sulammita e del suo Amico amato.
le pieghe delle righe, nell’espressione «iamma di Yah» di Ct Dicevamo all’inizio di questo libro che il Cantico non si la-
8,6: «Mettimi come sigillo sul tuo cuore, come sigillo sul tuo scia “afferrare”, come nemmeno l’Amore, Gesù, può essere
braccio; perché forte come la morte è l’amore, tenace come semplicemente “trattenuto” dall’amata, Maria che lo cerca e
il regno dei morti è la passione: le sue vampe sono vampe di inalmente lo trova (cfr. Gv 20,17). Abbiamo cercato di trovar-
fuoco, una iamma divina!» (traduzione CEI; traduzione Maz- ne una trama, e di coglierne alcuni temi che potessero servire
zinghi: «iamma del Signore»). Questa espressione, alla lettera a spiegare pagine e parti del vangelo secondo Giovanni. Forse
«iamma di Yah» può signiicare, come molti studiosi ritengo- però ha ragione un poeta, Guido Ceronetti, che dopo essersi
no, un superlativo (“iamma altissima”), ma il sufisso ebraico cimentato nella dificile traduzione del testo originale del Can-
può essere preso anche come lo ha inteso la Sinagoga, «e cioè tico verso l’italiano, ha dovuto ammettere, a partire dall’assenza
come la forma abbreviata del Tetragramma, l’unico riferimen- del nome di Dio nel libro, che «Dio nel Cantico non c’è, eppu-
to esplicito nel poema a quel Signore che si rivela a Mosè sul re Dio lo riempie. È poesia erotica il Cantico, eppure l’amore
Sinai (cfr. Es 3,13-15)»86 attraverso quel suo nome misterioso. umano non ne è che l’ombra sul muro»88.
Se però dovessimo accettare che il nome di Dio nel Cantico,
semplicemente, è assente – come lo è anche nella versione ori-
ginale ebraica del libro di Ester – non dovremmo preoccupar-
ci troppo. Dio è comunque lì, nell’amore dei due che nel Can-
tico si amano. Proprio come anche Gesù ha insegnato, con la

168 169
Note bibliografiche l’Antico Testamento in senso cristologico, in Il popolo ebraico e le sue sacre
Scritture nella Bibbia cristiana, 13.
1
C. BERNABÉ UBIETA, «Trasfondo derásico de Jn 20», Estudios Bíblicos 10
L. MAZZINGHI, Cantico dei cantici. Introduzione, traduzione e commen-
49 (1991) 209-228, ha preso brevemente in considerazione i collegamenti to, San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2011, 17.
tra il Cantico e i racconti delle nozze di Cana (Gv 2,1-12), dell’annuncio del 11
G. LETTIERI, «Il corpo di Dio. La mistica erotica del “Cantico dei can-
Battista (Gv 3,28-30), dell’unzione di Betania (Gv 12,1-11), della sepoltura tici” dal “Vangelo di Giovanni” ad Agostino», in R. GUGLIELMETTI (ed.), Il
di Gesù (Gv 19,38-42), e, naturalmente, dell’incontro con Maria in Gv 20; cantico dei cantici nel Medioevo, Atti del Convegno Internazionale dell’Uni-
A.R. WINSOR, A King Is Bound in the Tresses. Allusions to the Song of Songs versità degli Studi di Milano e della Società Internazionale per lo Studio del
in the Fourth Gospel, Peter Lang, New York 1999, ha studiato le allusioni Medioevo Latino (S.I.S.M.E.L.), Gargnano sul Garda, 22-24 maggio 2006,
al Cantico in Gv 12,1-8 e 20,11-18; S.M. SCHNEIDERS, «Encountering and SISMEL – Edizioni del Galluzzo, Firenze 2008, 3-90; 5.
Proclaiming the Risen Jesus (John 20:11-18)», in ID., Written That You May 12
Ibid., 9.
Believe. Encountering Jesus in the Fourth Gospel, Crossroad Publishing 13
G. BARBIERO, Non svegliate l’amore. Una lettura del Cantico dei cantici,
Company, New York 2003, 211-223, ha preso in considerazione, invece, il Paoline, Milano 2007, 25.
Cantico per Gv 20,11-18. 14
G. GARBINI, Cantico dei cantici, 273-274. L. MAZZINGHI, Cantico dei
2
Tra i più scettici a riguardo di questo modello interpretative vi è M. cantici, 105, traduce diversamente, «forte come Morte è Amore», ma sempre
TAIT, «The Bridegroom/Husband in Canticles and in Later Second Temple senza l’articolo davanti ad “Amore”.
Jewish Literature», in ID., Jesus, The Divine Bridegroom, in Mark 2:18-22. 15
L. MAZZINGHI, Cantico dei cantici, 45.
Mark’s Christology Upgraded, Gregorian and Biblical Press, Roma 2010, 16
G. GARBINI, Cantico dei cantici, 334.
201-225. 17
Ibid., 334.
3
A parere di P. DI LUCCIO, «Shulamìt e la samaritana», ad esempio, e 18
Cfr. su questa tesi di Garbini il commento di G. LETTIERI, «Il corpo di
come si dirà meglio sotto, «la lunga conversazione tra Gesù e la Samaritana Dio», 5, n. 17.
nel vangelo di Giovanni potrebbe essere compresa come un’interpretazione 19
Cfr. S. HAHN, «Covenant in the Old and New Testaments. Some Cur-
del Cantico dei cantici» (p. 124). rent Research (1994-2004)», Catholic Biblical Quarterly 3 (2005) 263-293.
4
Coniato dalla psicanalista e critica letteraria Julia Kristeva nel 1967, il 20
A. SERRA, Miryam di Sion. La Donna di Nazaret e il femminile a partire
concetto di “intertestualità” considera ogni testo come un “mosaico di cita- dal giudaismo antico, Paoline, Milano 1997, 167.
zioni”, il risultato di una interazione testuale che viene prodotta all’interno 21
A. SERRA, «Temi di Gv 2,1-12 alla luce della letteratura giudaica»,
di un testo. Il testo letterario sarebbe l’esito non solo di quanto un autore Theotokos 1 (1999) 195-212; 211-212.
crea, ma anche di un assorbimento e di una rielaborazione di precedenti 22
J.F. MCHUGH, John 1–4, T&T Clark International, London – New
testi, direttamente evocati o ai quali indirettamente l’autore allude. Nessun York 2009, 196. Il segno di Cana può essere paragonato ai segni che invece
testo esiste in un vuoto, tutti i testi sono inseriti in una rete più grande di testi – secondo il vangelo di Marco – Gesù inaugurerà a Cafarnao, insegnando
tra loro collegati, e per questa ragione la lettura intertestuale è inevitabile. nella Sinagoga e liberando gli uomini dai loro demoni (cfr. Mc 1,21-39).
5
Sul passaggio intertestuale tra Isaia e Levitico, si veda A. PITTA, L’anno Non per nulla, c’è chi ha visto che Cana e Cafarnao si corrispondono: cfr.
della liberazione. Il giubileo e le sue istanze bibliche, San Paolo, Cinisello P. RICHARDSON, «What has Cana to do with Capernaum?», New Testament
Balsamo (MI) 1999, 55-62. Studies 48 (2002) 314-331.
6
P. DI LUCCIO, «Shulamìt e la samaritana», 123. 23
Si veda sui dialoghi in Giovanni lo studio di J. THOMASKUTTY, Dialogue
7
G. GARBINI, Cantico dei cantici, Brescia, Paideia 1992, 328-329. in the Book of Signs. A Polyvalent Analysis of John 1:19–12:50, Brill, Lei-
8
Ibid., 332. den – Boston 2015, e, per la lingua italiana, almeno B. MAGGIONI, La brocca
9
Si veda quanto scrive la Pontiicia Commissione Biblica in un docu- dimenticata. I dialoghi di Gesù nel vangelo di Giovanni, Vita e Pensiero,
mento del 2001 sulla libertà che i cristiani si concedevano nell’interpretare Milano 1999.

170 171
24
G. VIOLI, «“Gesù di Samaria”. Dalla lontananza alla prossimità», in tratta propriamente di una lavanda dei piedi di Gesù, quanto piuttosto di
ID. (ed.), Terra di Dio. Dove la Parola si è fatta carne, Cittadella, Assisi 2013, una unzione, le corrispondenze tra il romanzo giudeo-ellenistico sono state
63-99; 86. notate, ad es., da M. NICOLACI, Egli diceva loro il Padre: i discorsi con i Giudei
25
P. DI LUCCIO, «Shulamìt e la Samaritana». a Gerusalemme in Giovanni 5-12, Città Nuova, Roma 2007, 141-142.
26
Cfr. R.A. NORRIS, The Song of Songs. Interpreted by Early Christian 39
U.C. VON WAHLDE, The Gospel and Letters of John. Introduction,
and Medieval Commentators, Eerdmans, Grand Rapids, MN – Cambridge Analysis, and Reference, 2., Commentary on the Gospel of John, Grand Rap-
2003, XIV. ids, MI – Cambridge 2010, 534.
27
P. DI LUCCIO, «Shulamìt e la Samaritana», 126. 40
Si veda, per questo rapporto, J. LUZÁRRAGA, «El nardo y la Sulamita en
28
Ibid., 127. la unción de Maryam (Jn 12,1-8)», Gregorianum 83 (2002) 679-715.
29
Ibid., 129. 41
Alla lettera, Gv 12,3: «mirra di nardo», ovvero «unguento di puro
30
Ibid., 130. nardo»; cfr. R. INFANTE, Giovanni. Introduzione, traduzione e commento, San
31
G. VIOLI, «“Gesù di Samaria”. Dalla lontananza alla prossimità», 86. Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2015, 293.
32
Cfr. Ibid., 87. 42
Cfr. J. MCWHIRTER, The Bridegroom Messiah and the People of God. Mar-
33
Sulla stessa linea interpretativa si può collocare il commento di T.L. riage in the Fourth Gospel, Cambridge University Press, Cambridge 2006, 1-2.
BRODIE, The Quest for the Origin of John’s Gospel. A Source-Oriented Appro- 43
R. INFANTE, Giovanni, 292-293.
ach, Oxford University Press, Oxford 1992, 81-84; 117, secondo il quale il 44
H. HEARON, «The Story of “the Woman Who Anointed Jesus” as
cap. 4 del vangelo di Giovanni è una riscrittura di elementi che si trovano in Social Memory», 115.
Marco e in Luca. 45
N. CALDUCH-BENAGES, The Perfume of the Gospel: Jesus’ Encounters
34
Cfr. R. VIRGILI, «“Era verso mezzogiorno”. Gv 4,1-42: la narrazione di with Women, Gregorian and Biblical Press, Roma 2012, 86.
un dialogo» in F. PILLONI (ed.), Quando lo sposo è con loro, Effatà Editrice, 46
H. HEARON, «The Story of “the Woman Who Anointed Jesus” as
Cantalupa (TO) 2005, 35-63. Social Memory», 115-116.
35
È la tesi di chi, come l’autrice di un contributo sulla questione, S. 47
Piuttosto che «Maria di Màgdala», presente nella versione CEI,
MILLER, «The Woman at the Well: John’s Portrayal of the Samaritan Mis- preferiamo tradurre alla lettera «Maria Maddalena», con la Vulgata (Maria
sion», in P.N. ANDERSON – F. JUST – T. THATCHER, John, Jesus, and History, Madgalene).
2. Aspects of Historicity in the Fourth Gospel, Society of Biblical Literature, 48
Cfr. S.M. SCHNEIDERS, «Encountering and Proclaiming the Risen Jesus
Atlanta, GA 2009, 73-81, fa parte di un gruppo di studiosi che intendono (John 20:11-18)». Ha studiato la questione, con due contributi a riguardo,
ribadire l’attendibilità storica del Quarto vangelo. anche C. BERNABÉ UBIETA, «Trasfondo derásico de Jn 20»; ID., «El Cantar de
36
Così, ad es., X. LÉON DUFOUR, Lettura dell’Evangelo secondo Giovanni, los Cantares y el Nuevo Testamento», Reseña Bíblica 22 (1999) 47-55.
San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2007, 321, a riguardo della questione dei 49
S.M. SCHNEIDERS, «Encountering and Proclaiming the Risen Jesus
“cinque mariti” della Samaritana. (John 20:11-18)», 217.
37
Cfr. H. HEARON, «The Story of “the Woman Who Anointed Jesus” 50
A. REINHARTZ, Befrieding the Beloved Disciple. A Jewish Reading of the
as Social Memory: A Methodological Proposal for the Study of Tradition Gospel of John, Continuum, London – New York 2001, 108.
as Memory», in A. KIRK – T. THATCHER (ed.), Memory, Tradition, and Text. 51
Ivi, 110.
Uses of the Past in Early Christianity, Society of Biblical Literature, Atlanta, 52
Cfr. G. STÄHLIN, «Philos», in G. KITTEL – G. FRIEDRICH (ed.), Theo-
GA 2005, 99-118. logical Dictionary of the New Testament, 9, Eerdmans, Grand Rapids, MN
38
J. CHARLESWORTH (ed.), The Old Testament Pseudepigrapha, 2. Expan- 1974, 153.
sions of the “Old Testament” and Legends, Wisdom and Philosophical Litera- 53
Un intero numero di Parola, spirito e vita 70 (2014) è dedicato all’a-
ture, Prayers, Psalms, and Odes, Fragments of Lost Judeo-Hellenistic Works, micizia nella Bibbia. Ma se vi si trova un capitolo dedicato a Gv 15,12-17,
Doubleday, New York 1985, 234. Anche se nel vangelo di Giovanni non si manca una trattazione dell’amicizia nel Cantico dei cantici.

172 173
54
S. GRASSO, Il vangelo di Giovanni. Commento esegetico e teologico, 70
R. INFANTE, Giovanni, 283.
Città Nuova, Roma 2008, 620-621. 71
L. MAZZINGHI, Cantico dei cantici, 106.
55
R.E. MURPHY, The Song of Songs. A Commentary on the Book of Can- 72
L. MAZZINGHI, Cantico dei cantici, 44.
ticles or the Song of Songs, Fortress Press, Minneapolis, MN 1990, 80. 73
Il proverbio citato da Aristotele trova un corrispondente in quello
56
R.E. MURPHY, The Song of Songs, 81. arabo «Ci si conosce davvero solo dopo aver mangiato un chilo di sale
57
L. MAZZINGHI, Cantico dei cantici, 44. insieme» (cfr. B. SALVARANI, Vocabolario minimo del dialogo interreligioso
58
Su questo tema si veda in particolare R. INFANTE, «L’amico dello sposo, per un’educazione all’incontro tra le fedi, EDB, Bologna 2003, 79), mentre
igura del ministero di Giovanni Battista nel Quarto Vangelo», Rivista Biblica Cicerone nel citato De amicitia riferisce un proverbio simile a quello dello
31 (1983) 3-19. Stagirita: Multos modios salis simul edendos esse, ut amicitiae munus expletum
59
Cfr. D.J. WILLIAMS, «Bride, Bridegroom», in J.B. GREEN – S. MCK- sit («Bisogna mangiare insieme molti moggi di sale, perché il dovere dell’a-
NIGHT – I.H. MARSHALL (ed.), Dictionary of Jesus and the Gospels, Intervarsity micizia sia compiuto»).
Press, Downers Grove, IL – Leicester 1992, 86; S. GRASSO, Il vangelo di 74
Questa la traduzione in H. BALZ – G. SCHNEIDER, Dizionario Esegetico
Giovanni, 177. del Nuovo Testamento, 2, 1473.
60
W. FENEBERG, «Philos», in H. BALZ – G. SCHNEIDER, Dizionario Ese- 75
Cfr. W. ARNDT – F.W. DANKER, A Greek-English Lexicon of the New
getico del Nuovo Testamento, 2, Paideia, Brescia 1998, 1802-1803. Anche se Testament and other Early Christian Literature, University of Chicago Press,
il ruolo dell’amico dello sposo nel constatare l’avvenuta consumazione del Chicago, IL 2002, 964.
rapporto e la verginità della sposa è uno degli argomenti più frequentati per 76
Sull’espressione «mangiando con loro del sale» si è soffermato con
spiegare la voce del Battista che esulta in Gv 3,29 (così, ad es., C. BENNEMA, delle utili considerazioni J. RATZINGER – BENEDETTO XVI, Gesù di Nazaret.
Encountering Jesus. Character Studies in the Gospel of John, Paternoster, Dall’ingresso in Gerusalemme ino alla risurrezione, Libreria Editrice Vatica-
Milton Keynes 2009, 27), altri studiosi ritengono che questa lettura non sia na, Città del Vaticano 2011, 299-302.
fondata. 77
R. INFANTE, Giovanni, 476.
61
G. BARBIERO, Non svegliate l’amore, 39. 78
Questa interpretazione si trova, ad es., nella catechesi di Benedetto
62
Ibid., 40-41. Per quanto riguarda rituali e superstizioni per proteggere XVI per l’udienza generale del 24 maggio 2006: «In greco il verbo “philéo”
persone particolarmente fragili o in determinate situazioni (come, secondo esprime l’amore di amicizia, tenero ma non totalizzante, mentre il verbo
una Baraita, i malati, la levatrice, la sposa e lo sposo) si veda ad es. la voce “agapáo” signiica l’amore senza riserve, totale ed incondizionato. Gesù
«Superstition in Judaism» di Rivka ULMER, in J. NEUSNER – A.J. AVERY-PECK domanda a Pietro la prima volta: “Simone... mi ami tu (agapâs-me)” con
– W. SCOTT GREEN (ed.), The Encyclopedia of Judaism, 4, Brill, Leiden – Bo- questo amore totale e incondizionato (cfr. Gv 21,15)? Prima dell’esperienza
ston – Köln 2000, 1905-1915. del tradimento l’Apostolo avrebbe certamente detto: “Ti amo (agapô-se) in-
63
Cfr. R. INFANTE, Giovanni, 348. condizionatamente”. Ora che ha conosciuto l’amara tristezza dell’infedeltà,
64
Ibid., 355-356. il dramma della propria debolezza, dice con umiltà: “Signore, ti voglio bene
65
Ibid., 356. (philô-se)”, cioè “ti amo del mio povero amore umano”. […] Verrebbe da
66
S. GRASSO, Il vangelo di Giovanni, 621. dire che Gesù si è adeguato a Pietro, piuttosto che Pietro a Gesù!».
67
Cfr., sul trattato di Aristotele, V. MAJURI, «Il concetto di “amicizia” 79
G. O’DAY, «I Have Called You Friends», Christian Relection: A Series
nell’“Etica a Nicomaco” di Aristotele» (prima parte), Itinerarium 45 (2010) in Faith and Ethics, April (2008) 20-27; 20.
83-92; ID., «Il concetto di “amicizia” nell’“Etica a Nicomaco” di Aristotele» 80
G. O’DAY, «Jesus as Friend in the Gospel of John», Interpretation 58
(seconda parte), Itinerarium 46 (2010) 87-104. (2004) 144-157; 157.
68
ARISTOTELE, Etica Nicomachea, traduzione di C. Natali, Editori Later- 81
G. O’DAY, «Friendship as the Theological Center of the Gospel of
za, Bari 1999, 385. John», in D. FLEER – D. BLAND (ed.), Preaching John’s Gospel: The World It
69
Cfr. G.R. BEASLEY-MURRAY, John, Word, Dallas, TX 2002, 274. Imagines, Chalice Press, St. Louis, MO 2008, 33-42.

174 175
82
S. ZAMBONI, Teologia dell’amicizia, EDB, Bologna 2015, 10. INDICE
83
P.A. FLORENSKIJ, La colonna e il fondamento della verità. Saggio di teo-
dicea ortodossa in dodici lettere, Nuova edizione a cura di Natalino Valentini,
San Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2010, 424.
84
GIOVANNI DELLA CROCE, Cantico Spirituale, traduzione e introduzione
di Stefano Arduini, Città Nuova, Roma 2008, 72.
85
L. MAZZINGHI, Cantico dei cantici, 19.
86
L. MAZZINGHI, Cantico dei cantici, 105.
87
Cfr. G. MICHELINI, Matteo. Introduzione, traduzione, commento, San Introduzione 5
Paolo, Cinisello Balsamo (MI) 2013, 300.
88
G. CERONETTI, Il Cantico dei Cantici, Adelphi, Milano 2001, 122.
Prima parte
Mariateresa Zattoni - Gilberto Gillini
Il Cantico parla oggi alle coppie
Un commento in chiave relazionale

Capitolo I
No all’ideologia del gender 11
La differenza esiste 11
La voce delle neuroscienze 12
Il nostro piano di lavoro 14

Capitolo II
Sì al confronto con la realtà 17
La differenza in una coppia eterosessuale oggi 17
Presentiamo la prima sonda 18
Valutiamo i risultati 21
La meraviglia di lui e di lei 23
L’altro/a non funziona come me 24
La seconda sonda 25
Analisi delle risposte 27
Lo spazio sacro e misterioso della coppia 28
Uno spazio che evolve e matura 29
La terza sonda 31
I risultati 32

176 177
Parlano gli uomini 33 Capitolo VI
Alcune annotazioni sulle risposte degli uomini 37 Amore e morte 107
Parlano le donne 39 L’Amore è un prodotto dei due che si amano? 107
Alcune annotazioni sulle risposte delle donne 43 La risposta del Cantico 108
Il bivio 109
Capitolo III Le grandi acque 110
Il miracolo dell’amore 45 Conclusione 112
Premessa 45 Una quarta proposta di lavoro 114
Il testo biblico in una graica particolare 48
Ct 1,1 Cantico dei cantici, di Salomone 48
La rivalutazione del femminile Seconda parte
in una cultura maschilista 62 Giulio Michelini
L’amore tra un uomo e una donna di stirpi diverse 64 Due modi per dire lo stesso amore
L’andamento dell’amore tra terra e cielo 68 Rileggere il Quarto vangelo
alla luce del Cantico dei cantici
Capitolo IV (e viceversa)
Il gioco d’amore 81
Premessa 81
Una prima proposta di lavoro 81 Capitolo I
La sindrome da “vincitrice di concorso” 83 Legami tra il Cantico e il vangelo di Giovanni 121
Tra autoritarismo e permissivismo 85
La dignità di essere se stessi 86 Capitolo II
La contemplazione dell’amata 89 L’amore nel Quarto vangelo e nel Cantico 129
Le insidie che lavorano contro l’amore 90 Le nozze di Cana e il Cantico (Gv 2,1-12 // Ct 2,4; 8,1-2) 130
Una seconda proposta di lavoro 92 La Samaritana (Gv 4) e la Sulammita del Cantico 133
L’unzione di Betania e gli aromi del Cantico
Capitolo V (Gv 12,1-19 // Ct 1,12-13; 4,10-14) 140
La ricerca del Risorto e la notte della Sulammita
Sfasature e distanza 93
(Gv 20,1-18 // Ct 3,1-5) 145
Premessa 93 Conclusione 147
Sfasature 94
Per aver cura della relazione bisogna essere creativi 96 Capitolo III
La notte oscura 100 L’amicizia nel Quarto vangelo e nel Cantico 149
Una distanza buona 103 L’amico dello sposo nel Quarto vangelo e nel Cantico
Una terza proposta di lavoro 105 (Gv 3,25-30 // Ct 3,7-8) 151

178 179
Dare la vita per gli amici (Gv 15,11-17 // Ct 1,9 ecc.; 8,6) 154
L’amicizia tra Gesù e Simon Pietro (Gv 21,15-19) 159

Capitolo IV
Conclusione 165
La lettura mistica del Cantico e del Quarto vangelo 166
L’interpretazione storica-letterale
del Cantico e del Quarto vangelo 167
Anche se Dio “non c’è” 168

180

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