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LE LETTERE DI GIOVANNI

PRIMA LETTERA La Prima lettera di Giovanni una lettera tradizionalmente attribuita a Giovanni apostolo ed evangelista e inclusa tra i libri del Nuovo Testamento; considerata la quarta delle cosiddette lettere cattoliche. datata attorno al 100. AUTORE Le testimonianze della tradizione concordano nell'attribuire questa lettera a Giovanni l'evangelista. Il contenuto, il vocabolario e lo stile della lettera presentano infatti delle evidenti affinit con il Vangelo secondo Giovanni. Alcuni studiosi moderni ritengono che l'autore della Prima lettera e del "quarto vangelo" siano quindi la stessa persona. Secondo altri, il lavoro di redazione potrebbe invece essere stato realizzato a pi mani. DATAZIONE Probabilmente la lettera, come il vangelo, stata scritta ad Efeso, centro dell'attivit apostolica di Giovanni, e, data la loro affinit, si pu supporre che i due scritti abbiano visto la luce a poca distanza l'uno dall'altro verso la fine del I secolo. Gli studiosi moderni concordano per una datazione attorno al 100, come conseguenza della sua dipendenza dal Vangelo secondo Giovanni e della mutazione nell'atteggiamento nei confronti della parusia. Nel II secolo, tra tutti gli scritti attribuiti a Giovanni, solo la "Prima lettera" era riconosciuta da tutte le chiese come "Sacra Scrittura". DESTINATARI I destinatari della lettera sono pagani delle comunit dell'Asia Minore che si sono convertiti al Cristianesimo. Lo scopo che l'autore si prefigge quello di richiamare le comunit cristiane all'amore fraterno e di metterle in guardia verso i falsi maestri gnostici ed eretici, che negavano lincarnazione di Ges Cristo (2,18-19). La comunione con Dio e con suo Figlio, che si realizza con la verit (1,6), l'obbedienza (2,3), la purezza (3,3), la fede (3,23; 4,3; 5,5) e l'amore (2,7.8; 3,14; 4,7; 5,1), al centro della dottrina della prima lettera. CONTENUTO Prologo La lettera si apre con un prologo (1,1-4) che richiama la testimonianza di Giovanni e chiarisce la natura di annuncio e di comunione dello scritto. La luce e i comandamenti L'autore riprende quindi il tema della luce, gi centrale nel vangelo giovanneo, e lo collega al valore liberatorio del sacrificio di Ges ("Ma se camminiamo nella luce, come egli nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri, e il sangue di Ges, suo Figlio, ci purifica da ogni peccato." 1,7). Segue quindi un invito a osservare i comandamenti: in particolare viene sollecitata la fedelt al Verbo e viene ribadito l'invito all'amore fraterno ("Chi ama suo fratello, rimane nella luce" 2,10). Dopo un appello ai padri, ai giovani e ai figlioli, Giovanni ricorda

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quindi la caducit delle cose del mondo ("E il mondo passa con la sua concupiscenza, ma chi fa la volont di Dio rimane in eterno", 2,17) L'ultima ora e l'Anticristo Il passo successivo dedicato all'ultima ora. Il termine di "Anticristo" appare per la prima volta proprio in questo scritto e subito dopo nella sola seconda lettera giovannea. Queste due lettere trovano la loro giustificazione nel precisare il modo corretto e quindi non gnostico, di interpretare il precedente scritto di Giovanni, il vangelo, togliendo ogni possibilit di fraintendimento. Con il termine "Anticristo" Giovanni si riferisce a quelli che lui ritiene "falsi maestri", impegnati attivamente in un apostolato in cui insegnano una concezione dualista della relazione Padre-Figlio, che ha come conseguenza quella di separare il Figlio dal Padre. In questa lettera e nella seguente Giovanni ribadisce quanto gi aveva scritto nel suo vangelo. Gi dal vangelo di Giovanni si evince, infatti, che il Padre e il Figlio sono uno pur essendo due. L'Anticristo, quelli cio che Giovanni definisce falsi maestri nell'insegnare la natura del Cristo, negano anche l'incarnazione del Cristo, che cio il Figlio del Padre pur essendo Dio sia nello stesso tempo vero uomo. La negazione dell'umanit di Ges appare a Giovanni come la caratteristica principale che permette di individuare l'Anticristo. Il comandamento dell'amore Giovanni invita quindi i lettori a riconoscersi come figli di Dio ("Quale grande amore ci ha dato il Padre per essere chiamati figli di Dio, e lo siamo realmente!", 3,1) nell'attesa della sua piena manifestazione. Il comandamento centrale diventa quindi quello dell'amore ("Chi non ama, rimane nella morte", 3,14)), anche a costo del sacrificio ("Da questo abbiamo conosciuto l'amore: Egli ha dato la sua vita per noi; quindi anche noi dobbiamo dare la vita per i fratelli.", 3,16). L'amore che i cristiani vengono chiamati a praticare viene quindi messo in relazione con l'amore di Dio che si sacrificato per la salvezza degli uomini. Lo stesso amore diventa inoltre una chiave per la conoscenza di Dio: "Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui perfetto in noi." (3,16). La riflessione finale quindi dedicata alla fede, dove nuovamente la figliolanza da Dio trova una sua espressione nella pratica dell'amore: "Chiunque crede che Ges il Cristo, nato da Dio; e chi ama colui che ha generato, ama anche chi da lui stato generato." (5,1). Epilogo La lettera si conclude con un epilogo (5,13-21) che riprende sinteticamente alcuni dei temi affrontati nella lettera: la fiducia in Dio, la minaccia del peccato, la sicurezza del credente e la conoscenza di Dio come garanzia della vita eterna. USO LITURGICO Nel rito cattolico, la lettura di brani della Prima lettera di Giovanni comune nel tempo di Natale e nel tempo di Pasqua. Alcuni passi vengono poi utilizzati nei riti della penitenza (1,5-10 e 2,1-11), delle esequie (3,14-16) e del matrimonio (4,713).

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SECONDA LETTERA La Seconda lettera di Giovanni una lettera tradizionalmente attribuita a Giovanni apostolo ed evangelista e inclusa tra i libri del Nuovo Testamento; considerata la quinta delle cosiddette lettere cattoliche. stata scritta attorno al 100. COMPOSIZIONE La Seconda e la Terza lettera di Giovanni sono, tra le lettere del Nuovo Testamento, quelle pi simili alle lettere private ellenistiche. Inoltre, usano lo stesso linguaggio, concordano in lunghezza e nella forma epistolare (indirizzo, introduzione, conclusione) e anche per questo motivo si ritiene che furono scritte dallo stesso autore. La lingua quella della popolare della Koin, come avviene per il quarto vangelo. Trattandosi di un testo tanto breve e poco originale nel contnuto, ebbe qualche difficolt a inserirsi nel canone dei libri ispirati. Ne danno per autorevole testimonianza Ireneo, il Canone muratoriano, Agostino e altri. AUTORE E DATAZIONE All'inizio della lettera (1) l'autore si identifica semplicemente come " ", il presbitero. Secondo gli studiosi, o questo un titolo generico, che indica l'appartenenza al presbiterio, oppure un riferimento ai "presbiteri" che erano guardiani della tradizione apostolica. E' ignota la localit di provenienza. La data di composizione dovrebbe oscillare intorno alla fine del I secolo. Nel V secolo nacque la tradizione che l'autore della Seconda lettera di Giovanni fosse Giovanni apostolo ed evangelista; gli studiosi moderni ritengono tuttavia che l'autore non sia lui. DESTINATARI La lettera indirizzata alla "eletta Signora e ai suoi figli", chiaro riferimento a una chiesa locale di cui ignoriamo l'identit. Come per le altre lettere giovannee, anche questa si prefigge il fine di sostenere la purezza della fede, di invitare alla pratica dell'amore e della carit fraterna, e di mettere in guardia verso i falsi maestri. STRUTTURA E CONTENUTO La lettera formata da un unico capitolo, per un totale di 245 termini, suddivisi in 13 versetti. Il testo pu essere suddiviso in quattro parti. Saluto iniziale L'indirizzo iniziale presenta l'autore (il "Presbitero") e la comunit cui lo scritto destinato, che viene indicata con il termine di "Signora eletta"(1), di cui non oggi possibile una sicura identificazione. Esortazione alla carit L'autore si rallegra quindi per i progressi della comunit e la invita a continuare nell'obbedienza ai comandamenti e nella pratica dell'amore: "E in questo sta l'amore: nel camminare secondo i suoi comandamenti. Questo il comandamento che avete appreso fin dal principio; camminate in esso." (6). Falsi dottori

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La lettera prosegue quindi con un invito a guardarsi dai falsi dottori. Ritorna anche il termine di Anticristo, riferito a quello che per Giovanni era un falso insegnamento sulla vera natura di Ges. Saluti Lo scritto si conclude quindi con una formula di congedo e con l'auspicio di potersi vedere di persona.

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TERZA LETTERA La Terza lettera di Giovanni una lettera inclusa tra i libri del Nuovo Testamento ed considerata la sesta delle cosiddette lettere cattoliche. Come la seconda di Giovanni, anche quest aletter indirizzata dall'anonimo presbitero a un non meglio noto Gaio, di cui vene lodata la fede, la carit e la fedelt, e al quale vengono raccomandati i cosiddetti apostoli itineranti, "in cammino per il nome di Ges", e bisognosi di aiuto e d'assistenza da parte dei fedeli. Per contro si biasima un certo Diotrefe che, geloso del suo potere, vuol fare da padrone nella chiesa. Identica nella conclusione alla seconda lettera, questo biglietto ne condivise probabilmente la datazione (fine I secolo), come ne condivise le difficolt a inserirsi nel canone biblico. AUTORE La lettera stata tradizionalmente attribuita a Giovanni l'evangelista, seguendo la stessa sorte della seconda: la parentela contenutistica e stilistica con la prima lettera sembra infatti ricondurre lo scritto a Giovanni, o quanto meno alla cerchia dei suoi discepoli. Gli studiosi moderni ritengono tuttavia che l'autore non sia l'apostolo Giovanni: in tale linea si posto anche il papa Benedetto XVI, che pone attenzione alla figura del presbitero Giovanni. STRUTTURA E CONTENUTO La lettera costituisce lo scritto pi breve del corpus giovanneo: in tutto, conta 219 vocaboli, oggi raccolti in 15 versetti. L'occasione per la scrittura della lettera il rifiuto, da parte del leader di una comunit cristiana, Diotrefe, di accogliere gli inviati del presbitero. Questi trovano quindi riparo nella casa di Gaio, cui la lettera destinata. Elogio di Gaio La lettera inizia con il saluto a Gaio ed esprime gioia per il suo cammino nella verit (Non ho gioia pi grande di questa, sapere che i miei figli camminano nella verit, 4). L'autore si augura che Gaio stia bene in tutto, nel fisico oltre che nello spirito. Diotrefe e Demeterio L'autore si lamenta quindi del fatto che Diotrefe, che ambisce ai primi posti nella comunit, rifiuta di accogliere i fratelli inviati dal presbitero e impedisce di riceverli anche a chi vorrebbe farlo. L'invito a Gaio di perseverare nel bene: Carissimo, non imitare il male ma il bene (11). Nella lettera viene quindi citato Demetrio, forse il latore della lettera, come testimone della verit. Saluti La lettera si conclude con i saluti e con l'augurio di potersi presto parlare a voce. CONCLUSIONE Giovanni parlando di dottori di menzogna indica ai cristiani i criteri della vita autenticamente cristiana: criteri di ordine morale: . evitare il peccato (3, 6) . non amare il mondo (3, 15)
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. camminare nella luce (1, 7) . praticare la giustizia (2, 29; 3, 10) . osservare i comandamenti (2, 3-5; 3, 24; 5, 2) soprattutto il comandamento dellamore fraterno criteri dottrinali: . rimanere nellinsegnamento udito . ascoltare quelli che, nella Chiesa, insegnano la verit (4. 6) . credere e riconoscere che Ges il Cristo, il Figlio di Dio

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