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Le valutazioni tecnico-scientifiche
tra amministrazione e giudice
Concrete dinamiche dell’ordinamento
a cura di
ALFREDO MOLITERNI
Jovene editore
Napoli 2021
LE VALUTAZIONI TECNICO-SCIENTIFICHE
TRA AMMINISTRAZIONE E GIUDICE
CONCRETE DINAMICHE DELL’ORDINAMENTO
PUBBLICAZIONI DEL DIPARTIMENTO DI SCIENZE GIURIDICHE
UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI ROMA «LA SAPIENZA»
1. LEOPOLDO TULLIO (a cura di), La nuova disciplina del trasporto aereo. Commento della
Convenzione di Montreal del 28 maggio 1999, 2006.
2. FABIO VECCHI, Gli accordi tra potestà civili ed autorità episcopali, 2006.
3. ANDREA LONGO, I valori costituzionali come categoria dogmatica. Problemi e ipotesi, 2007.
4. BEATRICE SERRA, Arbitrium et aequitas nel diritto amministrativo canonico, 2007.
5. GIANLUCA BASCHERINI, Immigrazione e diritti fondamentali. L’esperienza italiana tra storia
costituzionale e prospettive europee, 2007.
6. LUIGI COLACINO CINNANTE, Pubblica amministrazione e trasformazioni dell’ordinamento,
2007.
7. G. CASSANDRO - A. LEONI - F. VECCHI (a cura di), Arturo Carlo Jemolo. Vita ed opere di un
italiano illustre. Un Professore dell’Università di Roma, 2007.
8. ROBERTA CALVANO (a cura di), Legalità costituzionale e mandato d’arresto europeo, 2007.
9. LAURA RONCHETTI, Il nomos infranto: globalizzazione e costituzioni. Del limite come principio
essenziale degli ordinamenti giuridici, 2007.
10. VINCENZO CERULLI IRELLI (a cura di), Il procedimento amministrativo, 2007.
11. FABIO FRANCESCHI, La condizione degli enti ecclesiastici in Italia nelle vicende politico-
giuridiche del XIX secolo, 2007.
12. SILVIA SEGNALINI, L’editto Carboniano, 2007.
13. VINCENZO MARINELLI, Studi sul diritto vivente. Prefazione di Augusto Cerri, 2008.
14. PAOLA COCO, L’imputazione del contributo concorsuale atipico, 2008.
15. MAURA GARCEA, I gruppi di società di persone, 2008.
16. FRANCO MODUGNO - PAOLO CARNEVALE (a cura di), Trasformazioni della funzione legislativa.
IV. Ancora in tema di fonti del diritto e rapporti Stato-Regione dopo la riforma del Titolo V della
Costituzione, 2008.
17. MARCO GAMBARDELLA, L’abrogazione della norma incriminatrice, 2008.
18. GIUSEPPE CRICENTI, I diritti sul corpo, 2008.
19. DONATELLA BOCCHESE, L’ipoteca sulla nave in costruzione, 2008.
20. ELEONORA RINALDI, Legge ed autonomia locale, 2008.
21. LUCIA GIZZI, Il getto pericoloso di cose, 2008.
22. GIANLUCA CIAMPA, Il delitto di riduzione o mantenimento in schiavitù o in servitù, 2008.
23. ROMOLO DONZELLI, La tutela giurisdizionale degli interessi collettivi, 2008.
24. ELENA TASSI SCANDONE, Leges Valeriae de provocatione. Repressione criminale e garanzie
costituzionali nella Roma repubblicana, 2008.
25. ALESSANDRO ZAMPONE, Il rischio dell’impossibilità della prestazione nel contratto di passaggio,
2008.
26. FABRIZIO MARONGIU BUONAIUTI, Litispendenza e connessione internazionale. Strumenti di
coordinamento tra giurisdizioni statali in materia civile, 2008.
27. VALERIO MAIO, Contratto collettivo e norme di diritto, 2008.
28. LUIGI PRINCIPATO, La pubblicità commerciale. Fondamento costituzionale e limiti, 2008.
29. MASSIMILIANO PACIFICO, Il danno nelle obbligazioni, 2008.
30. FRANCO MODUGNO (a cura di), Attuazione e integrazione della Costituzione, 2008.
31. LEOPOLDO TULLIO (a cura di), Nuovi profili di responsabilità e di assicurazione nel diritto
aeronautico - Nuevos enfoques de la responsabilidad y del seguro en el derecho aeronáutico, 2009.
32. ANDREA BARTOCCI, Ereditare in povertà. Le successioni a favore dei Frati Minori e la scienza
giuridica nell’età avignonese (1309-1376), 2009.
33. GIUSEPPE SANTORO-PASSARELLI (a cura di), Francesco Santoro-Passarelli e l’autonomia
collettiva. Prima e dopo, 2009.
34. DANIELE PICCIONE, Libertà costituzionali e giudice amministrativo, 2009.
35. ROBERTA PELEGGI, La compensazione: profili di diritto comparato e di diritto del commercio
internazionale, 2009.
36. BERARDINO LIBONATI (a cura di), Giuseppe Ferri e il legislatore, 2009.
37. ALESSANDRA MIGNOLLI, L’azione esterna dell’Unione europea e il principio della coerenza,
2009.
38. EMILIANO MARCHISIO, Usi alternativi del gruppo di società. La regolazione dei gruppi tra
disciplina del «governo» delle società e diritto settoriale delle imprese, 2009.
39. AA.VV., Studi in memoria di Gian Antonio Micheli, 2010.
40. INES CIOLLI, Il territorio rappresentato. Profili costituzionali, 2010.
41. DOMENICO MEZZACAPO, Dirigenza pubblica e tecniche di tutela, 2010.
42. ALESSANDRO ODDI, Il «giusto processo» dinanzi alla Corte dei conti, 2010.
43. NICOLA VICECONTE, La forma di governo nelle regioni ad autonomia ordinaria. Il parlamentari-
smo iper-razionalizzato e l’autonomia statutaria, 2010.
44. GIUSEPPE SANTORO-PASSARELLI (a cura di), Rappresentanza sindacale e contratto collettivo,
2010.
45. MARIA CHIARA GERMANI, La tutela penale delle dichiarazioni «testimoniali» rese nel corso di
un procedimento penale, 2010.
46. ROBERTA APRATI, La notizia di reato nella dinamica del procedimento penale, 2010.
47. LINDA CERASO, I servizi di interesse economico generale e la concorrenza «limitata». Profili
interni, comunitari e internazionali, 2010.
48. LUIGI CAPOGROSSI COLOGNESI, Scritti scelti, 2010.
49. SILVIA SPINACI, Libertà di circolazione, cittadinanza europea, principio di eguaglianza, 2011.
50. IRENE SIGISMONDI, Il principio del buon andamento tra politica e amministrazione, 2011.
51. BARBARA MASTROPIETRO, Destinazione di beni ad uno scopo e rapporti gestori, 2011.
52. ROMOLO DONZELLI, L’azione di classe a tutela dei consumatori, 2011.
53. APAC (a cura di), Prospettive per un governo dell’aviazione civile in Italia. Quale veste giuridica
per l’ENAC (Roma, 26 maggio 2010), 2011.
54. ERNESTO APA, La pubblicità commerciale. Struttura, natura e referenti costituzionali, 2011.
55. SIRO DE FLAMMINEIS, Forme e specie della partecipazione nel medesimo reato, 2011.
56. ANDREA MIGLIONICO, La tutela del risparmio fra intervento pubblico e gestione privata, 2011.
57. MARIA TERESA NAPOLI, La Regia Monarchia di Sicilia. «Ponere falcem in alienam messem»,
2012.
58. NICOLA MADÍA, La tutela penale della libertà di concorrenza nelle gare pubbliche, 2012.
59. AA.VV., Per Gaetano Lo Castro. Omaggio degli allievi, 2012.
60. AA.VV., Il lavoro nei call center: profili giuridici, 2012.
61. DANIELA DI OTTAVIO, Ricerche in tema di «querela inofficiosi testamenti». I. Le origini, 2012.
62. ERSI BOZHEKU, L’infanticidio. Spunti e rilievi di parte generale, 2012.
63. GIOVANNI BONATO, La natura e gli effetti del lodo arbitrale. Studio di diritto italiano e
comparato, 2012.
64. PASQUALINA FARINA, L’aggiudicazione nel sistema delle vendite forzate, 2012.
65. ROBERTA CALVANO, La legge e l’Università pubblica. I principi costituzionali e il riassetto
dell’Università italiana, 2012.
66. PAOLA COCO, La tutela della personalità individuale nel nuovo sistema ‘antistalking’, 2012.
67. FULVIO COSTANTINO, Autonomia dell’amministrazione e innovazione digitale, 2012.
68. FRANCESCO COMPAGNA, Illecito penale ed insindacabilità parlamentare, 2012.
69. MARIA CHIARA ROMANO, Autonomia comunale e situazioni giuridiche soggettive. I regolamenti
conformativi, 2012.
70. MARCO PIERDONATI, Dolo e accertamento nelle fattispecie penali c.d. “pregnanti”, 2012.
71. FRANCO VALLOCCHIA, Studi sugli acquedotti pubblici romani. I. La struttura giuridica, 2012.
72. FRANCO VALLOCCHIA, Studi sugli acquedotti pubblici romani. II. L’organizzazione giuridica,
2012.
73. LIVIO SCAFFIDI RUNCHELLA, Il riconoscimento delle unioni same-sex nel diritto internazionale
privato italiano, 2012.
74. ANGELO SCHILLACI, Diritti fondamentali e parametro di giudizio. Per una storia concettuale
delle relazioni tra ordinamenti, 2012.
75. MARIA GRAZIA DELLA SCALA, Società per azioni e Stato imprenditore, 2012.
76. ANTONIO FIORELLA - ALFONSO MARIA STILE (a cura di), Corporate Criminal Liability and
Compliance Programs. First Colloquium, 2012.
77. LUIGI CAPOGROSSI COLOGNESI - GIOVANNI FINAZZI (a cura di), Ricordo di Mario Talamanca,
2012.
78. LAURA ZOPPO, La soluzione delle controversie commerciali tra Stati tra multilateralismo e
regionalismo, 2013.
79. LAURA MOSCATI (a cura di), Dialettica tra legislatore e interprete. Dai codici francesi ai codici
dell’Italia unita, 2013.
80. ELISA OLIVITO, Le finzioni giuridiche nel diritto costituzionale, 2013.
81. GUIDO ALPA - ALESSANDRO SCHIESARO (a cura di), Teoria e prassi della giustizia. Un dialogo
tra Accademia Magistratura e Avvocatura, 2013.
82. ANGELO CASTALDO - FRANCESCA CERNUTO, Essential Facility Doctrine: tra evoluzione e nuovi
orizzonti. Alla ricerca di un test sistematico, 2013.
83. MARIA CHIARA ROMANO, Situazioni legittimanti ed effettività della tutela giurisdizionale. Tra
ordinamento europeo e ordinamenti amministrativi nazionali, 2013.
84. LUCA DI DONNA, Gentlemen’s agreements. Notazioni sulla fenomenologia degli accordi, 2013.
85. ALFONSO MARIA STILE - VINCENZO MONGILLO - GIOVANNI STILE (a cura di), La responsa-
bilità da reato degli enti collettivi: a dieci anni dal d.lgs. n. 231/2001. Problemi applicativi e
prospettive di riforma, 2013.
86. GIOVANNI MARCHIAFAVA, La natura giuridica dei Protecting & Indemnity Clubs inglesi, 2013.
87. ELENA TASSI SCANDONE, Quodammodo divini iuris. Per una storia giuridica delle res sanctae,
2013.
88. GABRIELLA TOTA, Individuazione e accertamento del credito nell’espropriazione forzata presso
terzi, 2014.
89. MARIO CARAVALE e FRANCESCA LAURA SIGISMONDI (a cura di), La Facoltà giuridica romana
in età liberale. Prolusioni e discorsi inaugurali, 2014.
90. LUIGI PACIFICI, Riflessi penalistici del principio di separazione tra politica e amministrazione,
2014.
91. RACHELE HASSAN, La poesia e il diritto in Orazio. Tra autore e pubblico, 2014.
92. ALFONSO M. STILE - ANTONIO FIORELLA - VINCENZO MONGILLO (a cura di), Infortuni sul
lavoro e doveri di adeguata organizzazione: dalla responsabilità penale individuale alla «colpa»
dell’ente, 2014.
93. GIUSEPPE SANTORO-PASSARELLI, I rapporti di collaborazione coordinata e continuativa. Una
fattispecie in via di trasformazione?, 2015.
94. DONATELLA BOCCHESE, I diritti aeroportuali. Dalle origini ai nostri giorni, 2015.
95. ORAZIO LICANDRO, L’irruzione del legislatore romano-germanico. Legge, consuetudine e
giuristi nella crisi dell’Occidente imperiale (V-VI sec. d.C.), 2015.
96. ANTONIO FIORELLA - ANNA SALVINA VALENZANO (a cura di), La responsabilità dell’ente da
reato nella prospettiva del diritto penale ‘globalizzato’, 2015.
97. ROBERTA TISCINI (a cura di), Il processo del lavoro quarant’anni dopo: bilanci e prospettive,
2015.
98. ANTONIO FIORELLA - ROBERTO BORGOGNO - ANNA SALVINA VALENZANO (a cura di),
Prospettive di riforma del sistema italiano della responsabilità dell’ente da reato anche alla luce
della comparazione tra ordinamenti, 2015.
99. ANGELO LALLI, I beni pubblici. Imperativi del mercato e diritti della collettività, 2015.
100. ANTONELLA MARANDOLA - KATIA LA REGINA - ROBERTA APRATI, Verso un processo penale
accelerato. Riflessioni intorno alla l. 67/2014, al d.lgs. 28/2015 e al d.l. 2798/2014, 2015.
101. ROBERTO DE RUGGIERO - SALVATORE RICCOBONO - FILIPPO VASSALLI, Lezioni 1930-1932.
Scuola di diritto romano e diritti orientali raccolte da Károly Visky, 2015.
102. ENRICA VILLANI, Alle radici del concetto di ‘colpa di organizzazione’ nell’illecito dell’ente da
reato, 2016.
103. LEOPOLDO TULLIO, Scritti inediti di diritto della navigazione, 2016.
104. ALESSANDRA DI MARTINO, Le opinioni dissenzienti dei giudici costituzionali. Uno studio
comparativo, 2016.
105. AA.VV., Studi in onore di Cesare Imbriani, 2016.
106. DANIELA DI OTTAVIO, Uti legassit ... ita ius esto. Alle radici della successione testamentaria in
diritto romano, 2016.
107. ELEONORA RINALDI, Arcana imperii. Il segreto di Stato nella forma di governo italiana, 2016.
108. GIANLUCA BASCHERINI - GIOVANNI RUOCCO (a cura di), Lontano vicino. Metropoli e colonie
nella costruzione dello Stato nazionale italiano, 2016.
109. ALFREDO MOLITERNI, Amministrazione consensuale e diritto privato, 2016.
110. GIANLUCA SCARCHILLO, Mediazione e conciliazione in ambito civile e commerciale. Profili di
diritto dell’Unione europea ed esperienze di diritto comparato, 2016.
111. FRANCO VALLOCCHIA (a cura di), Un manoscritto inedito di Emilio Albertario sulle ‘usurae’
nel diritto romano, 2016.
112. GIANLUCA BASCHERINI, Il dovere di difesa nell’esperienza costituzionale italiana, 2016.
113. DOMENICO DURSI, Res communes omnium. Dalle necessità economiche alla disciplina giuridica,
2017.
114. GIORDANO FERRI, La formulazione della ‘editio libelli’ e la ‘vocatio in ius’ nei secoli XIII-XIV,
2017.
115. ALBERTA FABBRICOTTI (a cura di), Il diritto al cognome materno. Profili di diritto civile italiano,
di diritto internazionale, dell’Unione europea, comparato ed internazionale privato, 2017.
116. GIUSEPPE PASCALE, La tutela internazionale dei diritti dell’uomo nel continente africano, 2017.
117. AA.VV., Un progetto di riforma delle ADR, 2017.
118. MARIA TERESA TRAPASSO, La punibilità delle condotte autoriciclatorie, 2017.
119. ELISA OLIVITO, Il diritto costituzionale all’abitare. Spinte proprietarie, strumenti della rendita e
trasformazioni sociali, 2017.
120. GAIA DI TROLIO, Le leges regiae in Dionigi d’Alicarnasso. Volume I. La monarchia latino-
sabina, 2017.
121. ALESSIO BONAFINE, L’atto processuale telematico. Forma, patologie, sanatorie, 2017.
122. GIOVANNA CAPILLI, L’interpretazione del contratto secondo gli usi, 2017.
123. ELENA TASSI SCANDONE, Terre comuni e pubbliche tra diritto romano e regole agrimensorie,
2017.
124. STEFANO RODOTÀ, Critica del diritto privato. Editoriali e saggi della Rivista Critica del Diritto
Privato raccolti da Guido Alpa e Maria Rosaria Marella, 2017.
125. ALESSANDRA DI MARTINO, Profili costituzionali della privacy in Europa e negli Stati Uniti,
2017.
126. DANIELA COMANDE’, Dall’inderogabilità alla competenza: contratti collettivi e ordinamento
giuridico, 2017.
127. ELISABETTA CORAPI, Il risarcimento del danno antitrust. La direttiva n. 104/2014 UE e la sua
attuazione. Modelli a confronto, 2017.
128. CARMINE B.N. CIOFFI, L’informazione la trasparenza e la causa dei contratti derivati, 2018.
129. MARCO D’ALBERTI (a cura di), Corruzione e pubblica amministrazione, 2017.
130. EMANUELE CIMIOTTA, L’uso della forza nei rapporti tra Nazioni Unite e organizzazioni regionali
e sub-regionali, 2018.
131. ILARIO ALVINO, I rinvii legislativi al contratto collettivo. Tecniche e interazioni con la dinamica
delle relazioni sindacali, 2018.
132. MATTEO VERZARO (a cura di), Il lavoro agile nella disciplina legale, collettiva ed indiviuale.
Stato dell’arte e proposte interpretative di un gruppo di giovani studiosi, 2018.
133. GIANLUCA SCARCHILLO, Responsabilità e tutela dei diritti. Percorsi di diritto privato comparato,
2018.
134. GIANLUCA SCARCHILLO, Profili del diritto societario nella prospettiva della comparazione del
diritto, 2018.
135. ANTONIA FIORI, Espropriare e scomunicare. L’‘executio parata’ delle obbligazioni camerali
(secoli XIV-XIX), 2018.
136. FRANCESCA CAROCCIA, Ordine pubbblico. La gestione dei conflitti culturali nel diritto privato,
2018.
137. LIVIA LORENZONI, I princìpi di diritto comune nell’attività amministrativa, 2018.
138. BENEDETTA AGOSTINELLI, L’«autonoma iniziativa» dei privati nell’economia solidale. Nuove
prospettive della sussidiarietà, 2018.
139. ANGELO SCHILLACI, Le storie degli altri. Strumenti giuridici del riconoscimento e diritti civili in
Europa e negli Stati Uniti, 2018.
140. FEDERICO ROGGERO, Fisco e comunità in età moderna. Regno di Napoli, Ducato di Savoia, Sacro
Romano Impero, 2018.
141. FULVIO COSTANTINO, Libertà di scienza tra autonomia universitaria e centralizzazione
amministrativa, 2018.
142. MICHAELA GIORGIANNI, L’evoluzione della causa del contratto nel codice civile francese, 2018.
143. MARIA ZINNO, Le obbligazioni solidali e le dinamiche della «quota», 2018.
144. CHIARA VENANZONI, Copyright. I diritti e i rimedi nel sistema italiano e nella prospettiva della
comparazione, 2018.
145. VALENTINA BERTOLDI, L’arbitrato e le controversie di lavoro, 2018.
146. INES CIOLLI, La questione del vertice di Palazzo Chigi. Il Presidente del Consiglio nella
Costituzione repubblicana, 2018.
147. FRANCESCA LAURA SIGISMONDI, «Feudalità implicita». Giurisdizione signorile e pontificia in
età moderna, 2018.
148. FRANCESCO BOTTONI, La transazione lesiva, 2018.
149. STEFANO RODOTÀ, Elaboratori elettronici e controllo sociale. Ristampa anastatica a cura di
Guido Alpa, 2018.
150. MEILING HUANG, La promessa unilaterale come fonte di obbligazione. Dai fondamenti
romanistici al prossimo Codice Civile Cinese, 2018.
151. PIETRO BORIA, Il nuovo patto fiscale tra lo Stato ed i cittadini. Un progetto legislativo, 2018.
152. ANDREA CARBONE - ENRICO ZAMPETTI (a cura di), Concetti tradizionali del diritto
amministrativo e loro evoluzione. Atti del Convegno tra giovani studiosi tenutosi alla Sapienza
il 2 febbraio 2017, 2018.
153. SANDRO NARDI, Volontà oltre la morte e rapporto contrattuale, 2019.
154. MARIA IRENE PAPA - GIUSEPPE PASCALE - MARIO GERVASI (a cura di), La tutela internazionale
della libertà religiosa: problemi e prospettive, 2019.
155. AA.VV., Giuseppe Santoro-Passarelli, la Persona e il Giurista. Atti della giornata di presentazione
del Liber Amicorum, Roma 6 dicembre 2018, 2019.
156. NICOLA GIOVANNI CEZZI, L’interpretazione costituzionale negli Stati Uniti d’America. La storia
e il testo, 2019.
157. LAURA MOSCATI (a cura di), Storia e scienze del diritto. Incontro di studio in occasione
dell’LXXX compleanno di Mario Caravale. Roma 5 marzo 2019, 2020.
158. DOMENICO DURSI, Studi sui codicilli. Tra elaborazione casistica e repressione penale, 2020.
159. ROSA MATTERA, Responsabilità e danno nei mercati finanziari. Aspetti di diritto civile, 2020.
160. ROBERTA PELEGGI, Il Contract Farming. Contributo per un dialogo interdisciplinare, 2020.
161. BERNARDINO QUATTROCIOCCHI - PIETRO BORIA (a cura di), Ricerca e sviluppo quali fattori di
crescita e di promozione per le imprese, 2020.
162. STEFANO CAIROLI, Tempi e luoghi di lavoro nell’era del capitalismo cognitivo e dell’impresa
digitale, 2020.
163. CARLA LOLLIO, Lo statuto fiscale della mobilità temporanea all’estero del lavoratore dipendente,
2020.
164. ANTONIO ANGELOSANTO, Prevedibilità degli esiti giudiziali e ius controversum. Tecniche di
‘calcolo’ attraverso le formulae: tracce nel pensiero dei giuristi romani, 2020.
165. DARIO MARTIRE, Pluralità degli ordinamenti giuridici e costituzione repubblicana, 2020.
166. ANTONIO PRETEROTI, Saggio sui contributi sindacali, 2020.
167. DOMENICO MEZZACAPO, Limiti negoziali all’esercizio del diritto di sciopero nei servizi pubblici
essenziali, 2020.
168. ANDREA CARBONE (a cura di), L’applicazione dell’art. 6 CEDU nel processo amministrativo dei
paesi europei, 2020.
169. FRANCESCA MACINO, La verità e i suoi significati. Note sulla dottrina civilistica di diritto
comune, 2020.
170. ANDREA VERNATA, L’Ufficio parlamentare di bilancio. Il nuovo organo ausiliare alla prova del
primo mandato e della forma di governo, 2020.
171. ROBERTA TISCINI (a cura di), Titolo esecutivo ed efficienza della tutela giurisdizionale, 2020.
172. FABIOLA LAMBERTI, I limiti dell’autonomia individuale del lavoratore. Percorsi e prospettive tra
inderogabilità delle norme e disponibilità dei diritti, 2020.
173. GIORGIO REPETTO - FRANCESCO SAITTO (a cura di), Temi e problemi della giustizia costituzio-
nale in Germania. Una prospettiva comparativa alla luce del caso italiano, 2020.
174. M. ALESSANDRA LIVI, Quale diritto all’oblio?, 2020.
175. ALFREDO MOLITERNI (a cura di), Le valutazioni tecnico-scientifiche tra amministrazione e giudice.
Concrete dinamiche dell’ordinamento, 2021.
LE VALUTAZIONI TECNICO-SCIENTIFICHE
TRA AMMINISTRAZIONE E GIUDICE
CONCRETE DINAMICHE DELL’ORDINAMENTO
a cura di
ALFREDO MOLITERNI
JOVENE EDITORE
NAPOLI 2021
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CAPITOLO PRIMO
LE DISAVVENTURE DELLA DISCREZIONALITÀ TECNICA
TRA DIBATTITO DOTTRINARIO
E CONCRETE DINAMICHE DELL’ORDINAMENTO
Alfredo Moliterni
CAPITOLO SECONDO
IL SINDACATO DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO
SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’AMMINISTRAZIONE
IN MATERIA DI SALUTE
Francesca Pileggi
CAPITOLO TERZO
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE
SULLE VALUTAZIONI TECNICHE
DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
NEL SETTORE FARMACEUTICO
Antonio Falchi Delitala
CAPITOLO QUARTO
LA PORTATA DEL SINDACATO DI LEGITTIMITÀ
SULLE VALUTAZIONI TECNICHE
IN MATERIA DI AMBIENTE
Margherita Croce
CAPITOLO QUINTO
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE
SUI PROVVEDIMENTI IN MATERIA DI BENI CULTURALI
E PAESAGGIO
Michele Bray
CAPITOLO SESTO
IL SINDACATO SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA
IN MATERIA DI VALUTAZIONI SCOLASTICHE,
UNIVERSITARIE E CONCORSUALI
Francesco Savo Amodio
CAPITOLO SETTIMO
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE
SULLE VALUTAZIONI TECNICHE
DELL’AUTORITÀ GARANTE DELLA CONCORRENZA
E DEL MERCATO
Silvia de Nitto
CAPITOLO OTTAVO
IL TRATTAMENTO GIURISDIZIONALE
DELLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’ARERA
Federico Caporale
CAPITOLO NONO
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE
SUI PROVVEDIMENTI DELL’AGCOM
IN MATERIA DI COMUNICAZIONI ELETTRONICHE
Livia Lorenzoni
CAPITOLO DECIMO
IL SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE
DELLE AUTORITÀ DI VIGILANZA FINANZIARIA
Leonardo Lippolis
CAPITOLO UNDICESIMO
IL SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE
NEL CONTENZIOSO SUI CONTRATTI PUBBLICI
Massimo Nunziata
CAPITOLO DODICESIMO
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE
SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA
IN RELAZIONE ALL’INFORMATIZZAZIONE
DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Fulvio Costantino
1. Premessa ............................................................................................................. p. 357
2. Quali provvedimenti possono essere adottati dagli elaboratori, e a quali con-
dizioni ................................................................................................................. » 358
3. Discrezionalità tecnica e informatizzazione ...................................................... » 360
4. Discrezionalità tecnica e rispetto degli algoritmi ............................................. » 363
4.1. (Segue) In generale, l’impiego di formule matematiche .......................... » 363
4.2. (Segue) Impiego di algoritmi e adesione del giudice all’operato dell’am-
ministrazione .............................................................................................. » 365
4.3. (Segue) Impiego di algoritmi e principio dell’equivalenza ...................... » 370
4.4. (Segue) Impiego degli algoritmi e intervento critico del giudice ammi-
nistrativo ..................................................................................................... » 372
5. Brevi conclusioni ................................................................................................ » 376
CAPITOLO TREDICESIMO
IL TRATTAMENTO GIURISPRUDENZIALE
DELLA “DISCREZIONALITÀ TECNICA”
NELL’ESPERIENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA
DELL’UNIONE EUROPEA
Mariolina Eliantonio - Annalisa Volpato
1. Introduzione ....................................................................................................... » 379
2. Inquadramento del contenzioso innanzi alla Corte di Giustizia dell’UE ....... » 381
2.1. Architettura giurisdizionale dell’Unione europea .................................... » 381
2.2. I motivi di ricorso alla Corte ..................................................................... » 382
2.3. I soggetti coinvolti ..................................................................................... » 383
3. La portata del sindacato sulla discrezionalità tecnica nell’ordinamento
giuridico dell’Unione: l’evoluzione del criterio dell’«errore manifesto» ........ » 384
3.1. La giurisprudenza risalente e l’approccio deferente ................................ » 384
3.2. La causa Tetra Laval e l’apertura ad un sindacato più approfondito ..... » 386
3.3. Oltre il diritto della concorrenza: l’errore manifesto in materia di salute
pubblica e ambiente .................................................................................. » 386
3.4. Verso un «controllo completo»: sanzioni e diritti fondamentali ............. » 389
4. L’intensità del sindacato della CGUE nella prassi giurisprudenziale: principi
e natura ............................................................................................................... » 391
4.1. Principi e tecniche per l’esercizio del sindacato nella prassi della CGUE » 391
4.2. La prassi giurisprudenziale della CGUE: tra sindacato procedurale e
sostanziale ................................................................................................... » 393
5. Considerazioni di sintesi .................................................................................... » 395
Postfazione di Bernardo Giorgio Mattarella .......................................................... » 399
Notizie sugli autori ................................................................................................... » 403
PREFAZIONE
Marco D’Alberti
Negli Stati Uniti d’America si sono registrate diverse oscillazioni delle corti
di giustizia lungo il Novecento. I giudici sono stati timidi fino alla metà del se-
colo; poi più “attivi” dopo l’Administrative Procedure Act del 1946 e soprattutto
negli anni Sessanta e Settanta con la “hard look doctrine”, che consentiva loro di
effettuare una valutazione penetrante su tutti gli interessi, i fatti e gli altri fattori
(anche tecnici) rilevanti. In seguito, la giurisprudenza ha lasciato prevalere un
orientamento detto di “deference” nei confronti delle decisioni (anche e soprat-
tutto tecniche) delle agenzie amministrative. Il caso “Chevron” degli anni Ot-
tanta, paradigmatico della “deferenza” giudiziale, è divenuto uno spartiacque.
Per cui nella storia statunitense del “judicial review of administrative action” si
distingue la giurisprudenza pre-Chevron da quella post-Chevron. Il giudice è
meno attrezzato delle amministrazioni nelle materie tecniche: valuta la corret-
tezza del procedimento, la “permissible construction of the statute”, la plausibi-
lità della decisione amministrativa, la sua ragionevolezza, senza entrare di regola
nell’esattezza delle valutazioni tecniche.
E ora si può venire all’Italia. La dottrina classica partì – tra fine Ottocento
e primi del Novecento – da un solco concettuale che ripeteva le costruzioni
francesi. Il potere discrezionale della pubblica amministrazione si sostanzia nella
scelta della soluzione migliore nel caso concreto. L’amministrazione sceglie sia
quando non applica regole o criteri tecnici: si pensi ad un’autorizzazione allo
svolgimento di una manifestazione pubblica; sia quando le applica, come nel
caso dell’apposizione di un vincolo a un bene immobile d’interesse artistico.
Dunque, la nozione di discrezionalità è generale e ricomprende anche la discre-
zionalità tecnica. Non esiste spazio concettuale autonomo per quest’ultima.
Le cose cambiarono con la rivoluzione gianniniana in materia di potere di-
screzionale, avviata alla fine degli anni Trenta. La scelta della soluzione migliore
del caso concreto è, per Massimo Severo Giannini, il risultato della discreziona-
lità, non il suo contenuto: questo consta di una ponderazione comparativa tra
interessi pubblici, privati, collettivi e diffusi, più o meno complessa. L’esito della
valutazione e del bilanciamento tra interessi diversi conduce alla scelta. Giannini
cita come esempio di ponderazione particolarmente complessa quella che si
pone in essere quando si vara una programmazione urbanistica.
Ci sono scelte della pubblica amministrazione che non comportano ponde-
razioni tra interessi. Le scelte o decisioni tecniche prescindono da quelle pon-
derazioni e si limitano ad applicare regole tecniche. Così avviene quando l’am-
ministrazione pubblica è chiamata a stabilire se una sostanza sia tossica o no:
non c’è alcun bilanciamento tra interessi.
Di qui la necessità di distinguere tra una discrezionalità vera e propria, che
si concreta nella ponderazione comparativa tra interessi ed è chiamata discrezio-
nalità amministrativa o pura; e una non-discrezionalità basata sull’applicazione di
regole tecniche, impropriamente denominata “discrezionalità tecnica”. Ma que-
sto nome era stato utilizzato già da dottrina e giurisprudenza per indicare una
manifestazione del generale potere discrezionale di scelta e, seppure divenuto im-
proprio per l’evoluzione concettuale del potere discrezionale, è rimasto nell’uso.
PREFAZIONE 3
Alfredo Moliterni
hanno assunto nelle civiltà occidentali, come già sottolineato da E. SEVERINO, La tendenza fonda-
mentale del nostro tempo, Milano, 1988, 76, secondo il quale «la potenza della scienza ottiene un
riconoscimento sociale che non è più ottenuto dalla magia, dalla religione, dalla politica».
2 E anche tale apertura alla tecnica è alla base del processo di «complessificazione» che ha
caratterizzato l’ordinamento giuridico, su cui si veda A. FALZEA, Complessità giuridica, in Enc. dir.,
Annali, I, Milano, 2007, 201 ss. D’altra parte, sono stati sottolineati gli stretti nessi esistenti tra
pervasitività della tecnica, imprevedibilità dei suoi risultati e conseguente accentuazione della
complessità dei problemi sociali: D. SORACE, Diritto delle amministrazioni pubbliche. Una introdu-
zione, Bologna, 2010, 324.
6 ALFREDO MOLITERNI
vanza che ha assunto il problema della corretta definizione degli spazi di in-
gresso e delle modalità di riconoscimento, da parte del diritto, delle regole scien-
tifiche di provenienza extra-giuridica3: e questo, sia al fine di scongiurare un do-
minio incontrollato della tecnica sulla politica, sia al fine di ridurre – in una pro-
spettiva opposta – i rischi di un utilizzo distorto e strumentale della scienza (e
delle sue inevitabili incertezze) da parte del potere politico4.
Nell’ambito di tale percorso di progressiva tecnicizzazione dell’ordina-
mento5, un ruolo ormai rilevantissimo è ricoperto dalle amministrazioni, le quali
sono sempre più direttamente coinvolte nei processi di produzione, validazione
e applicazione delle regole tecniche6: e questo, sia al fine assicurare un più
veloce e rapido adattamento della dimensione giuridica all’evoluzione del pro-
gresso scientifico e tecnologico7, sia nella prospettiva di mettere al riparo la re-
golazione e la gestione di fenomeni complessi dall’imprevedibilità e dall’instabi-
lità della politica8, soprattutto all’interno dei processi sovranazionali di integra-
zione degli ordinamenti9. D’altronde, l’amministrazione – e il suo diritto – si
trovano ormai sempre più al crocevia di una fitta trama di rapporti e di interessi
pubblici, privati e collettivi, soprattutto allorché si affermi un nuovo bisogno da
3 Sul problema del ruolo e della funzione ordinante del diritto nei confronti della tecnica, N.
IRTI, E. SEVERINO, Dialogo su diritto e tecnica, Roma-Bari, 2001; nonché L. MENGONI, Diritto e tec-
nica, in Riv. trim. proc. civ., 2001, 1 ss.
4 Sui rischi di un utilizzo distorto delle conoscenze scientifiche da parte del diritto e del po-
tere politico, anche nella prospettiva di selezionare le conoscenze scientifiche rilevanti, rimane
fondamentale S. JASANOFF, Science at the Bar: Law, Science and Technology in America, Cambridge,
1995 (trad. it. La scienza davanti ai giudici, Milano, 2001). Ma sui rischi di un utilizzo non “neu-
trale” della tecnica, si veda già C. SCHMITT, L’epoca delle neutralizzazioni e delle politicizzazioni, in
Le categorie del ‘politico’. Saggi di teoria politica, tr. it. a cura di G. Miglio e P. Schiera, Bologna,
2013, 179 s.
5 Il quale pone problemi di assoluto rilievo anche e soprattutto per il sistema delle fonti,
base della stessa estensione dell’Administrative State, su cui, da ultimo, C.R. SUNSTEIN, A. VER-
MEULE, Law and Leviathan: Redeeming the Administrative State, Cambridge Ma. (U.S.), 2020.
7 Sull’estensione del fenomeno della produzione di norme tecniche da parte di enti pubblici,
ma anche di soggetti privati, si vedano già A. PREDIERI, Le norme tecniche nello Stato pluralista e
prefederativo, in Dir. econ., 1996, 251 ss.; F. SALMONI, Le norme tecniche, Milano, 2001, 159; non-
ché, F. CINTIOLI, Giudice amministrativo, tecnica e mercato, Milano, 2005, spec. 320.
8 D’altra parte, come sottolineava C. MARZUOLI, Potere amministrativo e valutazioni tecniche,
Milano, 1985, 219 ss. nell’amministrazione «risiedono i mezzi per evitare che il sapere tecnico co-
stituisca veicolo per imporre a tutti i valori solo di alcuni, quelli propri di un determinato gruppo
e della cultura che esso esprime».
9 Sulla tendenza alla riduzione della discrezionalità amministrativa nella regolazione econo-
mica, anche a vantaggio di poteri tecnici, M. D’ALBERTI, Poteri pubblici, mercati e globalizzazione,
Bologna, 2008, 99 ss.
LE DISAVVENTURE DELLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 7
tutelare che – anche per la sua complessità tecnica – non riesce a trovare ade-
guata risposta né a livello solamente normativo, né in sede giurisdizionale10.
Nonostante la grande eterogeneità delle modalità con cui le amministra-
zioni pubbliche vengono ad essere coinvolte dal legislatore nei processi di rico-
noscimento e di validazione di una determinata conoscenza specialistica nel
campo del diritto, nel momento in cui la regola tecnica entra nell’ordinamento
giuridico attraverso l’attività giuridica delle amministrazioni pubbliche essa
viene inevitabilmente ad essere inserita nelle dinamiche e nelle problematiche
che caratterizzano il controllo giurisdizionale sull’attività amministrativa. È pro-
prio in questo momento che assume rilievo pratico il problema del trattamento
giurisdizionale delle valutazioni tecniche dell’amministrazione e, con esso, la
questione teorica della c.d. discrezionalità tecnica: questione che viene sostan-
zialmente a coincidere con l’individuazione del più adeguato (rectius: conforme
ai principi dello Stato di diritto) riparto dei compiti e delle responsabilità tra le-
gislatore, amministrazione e giudice con riferimento al processo di innesto e di
sedimentazione della conoscenze scientifiche extra-giuridiche nell’area del giuri-
dicamente rilevante.
amministrativo italiano, in Riv. trim. dir. pubb., 2010, 389 ss., che lo stesso diritto amministrativo
si starebbe trasformando da «diritto della pubblica amministrazione» a «diritto della società».
11 Sottolinea la centralità del dibattito sulla discrezionalità tecnica per ridefinire la categoria
denziava tutta la problematicità del riferimento alla discrezionalità tecnica, la quale sarebbe un
concetto «di uso comune, e quindi, anche se errato, non più espungibile».
8 ALFREDO MOLITERNI
pubbl., 1998, 158, ha evidenziato che proprio l’intreccio tra considerazioni di ordine sostanziale e
riflessioni di ordine processuale non ha contribuito a chiarire se la limitata cognizione del giudice
amministrativo «dipenda dall’esistenza del merito amministrativo (ragione di diritto sostanziale) o
se, all’opposto, sia l’esistenza del merito amministrativo a dipendere dai limitati poteri di cogni-
zione (aspetto processuale)».
14 Come ha osservato M.S. GIANNINI, Il potere discrezionale della pubblica amministrazione.
Concetto e problemi, Milano, 1939, 42, la nozione di discrezionalità tecnica «interessa soprattutto
il diritto amministrativo processuale». Più di recente, V. CERULLI IRELLI, Lineamenti del diritto am-
ministrativo, Torino, 2014, 294, secondo cui «la dottrina della “discrezionalità tecnica” attiene
propriamente al sindacato giurisdizionale sull’azione amministrativa». D’altra parte, come sottoli-
neato da B.G. MATTARELLA, L’imperatività del provvedimento amministrativo. Saggio critico, Pa-
dova, 2000, 438 s., la stessa distinzione tra scelte discrezionali e scelte tecniche è stata in larga mi-
sura condizionata dalle norme e dell’evoluzione del sistema di giustizia amministrativa.
15 Su cui rimangono fondamentali le ricostruzioni di F. CAMMEO, La competenza di legittimità
della IV Sezione e l’apprezzamento dei fatti valutabili secondo criteri tecnici, in Giur. it., III, 1902
ss. e di E. PRESUTTI, Discrezionalità pura e discrezionalità tecnica, in Giur. it., 1910, pt. IV, 10 ss.
Sulla tendenziale riconduzione delle valutazioni tecniche nell’alveo della discrezionalità, si veda
invece O. RANELLETTI, Principii di diritto amministrativo, Napoli, 1912, 365 ss.; R. ALESSI, Sul con-
cetto di attività discrezionale della pubblica amministrazione, in Foro amm., 1935, 63 ss.
16 Come evidenziato da C. MARZUOLI, Potere amministrativo e valutazioni tecniche, cit., 31
ss., mentre all’origine delle ricostruzioni di Cammeo e Presutti vi era la consapevolezza della com-
plessità del fatto da accertare che lo rendeva per questo insindacabile, nella dottrina successiva si
venne invece erroneamente a saldare il profilo dell’insindacabilità con quello della discrezionalità
e della ponderazione del pubblico interesse.
LE DISAVVENTURE DELLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 9
amm., 1983, 427 ss.; V. CERULLI IRELLI, Note in tema di discrezionalità amministrativa e di sindacato
giurisdizionale, in Dir. proc. amm., 1984, 463 ss.; V. OTTAVIANO, Giudice ordinario e giudice ammi-
nistrativo di fronte agli apprezzamenti tecnici dell’amministrazione, in Studi in memoria di Vittorio
Bachelet. II. Amministrazione e garanzie, Milano, 1987, 405 ss.; G. PASTORI, Discrezionalità ammi-
nistrativa e sindacato di legittimità, in Foro amm., 1987, 3165 ss.; G. AZZARITI, Discrezionalità, me-
rito e regole non giuridiche nel pensiero di Costantino Mortati, in Politica del diritto, 1989, 347 ss.;
G. PARODI, Tecnica, ragione e logica nella giurisprudenza amministrativa, Torino, 1990.
18 Secondo la nota prospettiva di M.S. GIANNINI, Il potere discrezionale della pubblica ammi-
nistrazione, cit., 60, secondo cui le valutazioni tecniche sarebbero l’espressione di un’attività co-
noscitiva ricompresa nell’applicazione della legge e in cui, non venendo in considerazione i carat-
teri sostanziali della scelta puramente discrezionale, il margine di valutazione affidato all’ammini-
strazione coinciderebbe con l’opinabilità dei giudizi scientifici: il «carattere conoscitivo
complesso» della scelta finale darebbe quindi luogo ad una «valutazione di tipo scientifico, con-
cernente cioè il fenomeno naturale in sé, non in coordinazione con gli altri fenomeni sociali».
19 Come messo in luce da F. LEDDA, Potere, tecnica, cit., 371, il sindacato, anziché più tenue,
avrebbe dovuto essere più stringente di quello esercitato sul potere discrezionale, dato che «in
questi casi la norma giuridica assorbe la regola tecnica e l’inosservanza di siffatta regola ridonda
nella violazione della norma di legge»; in una prospettiva non dissimile, V. CERULLI IRELLI, Note in
tema di discrezionalità amministrativa, cit., 468.
20 Nella prospettiva di F. LEDDA, Potere, tecnica, cit., 387, il diritto farebbe propria la nor-
matività presente in una data tecnica traducendola per ciò stesso in normatività giuridica e, da
questo punto di vista, l’attenzione andrebbe spostata sul piano dell’accertamento e dell’apprezza-
mento dei fatti che tradizionalmente sono stati estranei alla cognizione del giudice amministrativo.
21 V. CERULLI IRELLI, Note in tema di discrezionalità amministrativa, cit., 463 ss., che muove
da una netta distinzione tra l’attuazione della legge e la discrezionalità vera e propria da intendersi
come creazione di un quid novi, sottolineando il fatto che la discrezionalità non discenderebbe
dall’imprecisione della norma, la quale può semmai richiedere un’attuazione più complessa ri-
spetto ad altri casi. Secondo l’A. anche l’accertamento del fatto complesso (che si distingue dal
fatto semplice solo per un profilo quantitativo) può ricondursi alla violazione di legge se la legge
individua il suo accertamento come condizione, presupposto, o oggetto dell’esercizio del potere;
e il giudice verrebbe a conoscere di questo fatto in maniera piena perché la legge stessa lo pone a
fondamento dell’esercizio del potere (509 ss.).
10 ALFREDO MOLITERNI
nel senso che i suoi possessori sono gli unici idonei a risolvere certi problemi, ma altresì nel senso
che l’esercizio di quelle competenze (in quanto sapere soggettivamente specialistico) sfugge alle
possibilità di critica dell’opinione pubblica».
26 C. MARZUOLI, Potere amministrativo e valutazioni tecniche, cit., 227, «la valutazione tec-
nica è il tramite dell’imposizione (o della prevalenza) di certi valori rispetto ad altri […] i valori
espressi dall’amministrazione sono (in via generale qualificabili come) più rappresentativi dei va-
lori complessivamente espressi dalla società perché essi sono filtrati e influenzati dai valori del-
l’indirizzo politico».
27 C. MARZUOLI, Potere amministrativo e valutazioni tecniche, cit., 201 ss.; l’amministrazione
ha i mezzi per «imporre a tutti i valori solo di alcuni, quelli propri di un determinato gruppo e
della cultura che esso esprime» (219); ciò è motivo sufficiente per ritenere che la valutazione tec-
nica possa essere «oggetto di attribuzione alla esclusiva competenza dell’amministrazione».
LE DISAVVENTURE DELLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 11
porto nuovo ed originale del soggetto applicante, in quanto frutto di un suo apprezzamento sog-
gettivo, qualificato sotto il profilo valutativo, e innovativo rispetto ai contenuti della norma, la quale
affiderebbe appunto all’autorità applicante il compimento della valutazione». Tale attività valuta-
tiva non discrezionale sarebbe «oggetto di attribuzione di potere» e, non essendo riducibile alla
mera applicazione di una previsione normativa, legittimerebbe «uno spazio di apprezzamento in
ordine alla propria attuazione rimesso all’autorità applicante» (237 s.); si tratterebbe di un’attività
intermedia di «attuazione della legge mediante la quale la pubblica amministrazione pone in essere
apprezzamenti e scelte di carattere valutativo che non hanno ad oggetto interessi; in altri termini e
più riassuntivamente, possiamo chiamarla per ora attività valutativa non discrezionale» (243).
31 In questa prospettiva, secondo D. DE PRETIS, Valutazione amministrativa, cit., 312, sono «i
attuazione del contenuto della norma, in quanto tale da esperire dall’amministrazione necessaria-
mente mediante proprie valutazioni», o se al contrario «tale attività sia stata attribuita dalla legge
all’amministrazione stessa del compito di assumere a tal fine la scelta ultima (s’intende: essendo
essa a ciò organizzatoriamente legittimata)»: così, D. DE PRETIS, Valutazione amministrativa, cit.,
374 s.).
34 D. DE PRETIS, Valutazione amministrativa, cit., 399 ss., secondo cui il controllo di veridi-
cità dei fatti deve essere pieno, poiché se il fatto è individuato dalla norma come condizione di
esercizio del potere, la sua qualificazione e il suo accertamento costituiscono compiti amministra-
tivi non riservati rispetto ai quali vi deve essere un pieno sindacato per difformità dell’attività am-
ministrativa dalla norma (402-403).
12 ALFREDO MOLITERNI
35 Si veda, ad esempio, Cons. St., Ad. Plen., 24 novembre 1989, n. 16; nonché Cons. St., VI
sez., 29 marzo 1983, n. 161. Sul ruolo ricoperto dalla giurisprudenza si veda F. CINTIOLI, Giudice
amministrativo, tecnica e mercato, cit., 109 secondo cui il giudice amministrativo «ha finito per ga-
rantire ai poteri attuativi dei concetti indeterminati un margine di insindacabilità ben superiore a
quello dei poteri discrezionali puri, dato che questi ultimi venivano comunque bersagliati dallo
sviamento di potere».
36 Su cui si vedano, tra gli altri, M. D’ALBERTI, Autorità indipendenti, in Enc. giur., vol. IV,
Roma, 1995; S. CASSESE, C. FRANCHINI (a cura di), I garanti delle regole, Bologna, 1996; G. MORBI-
DELLI, Sul regime amministrativo delle autorità indipendenti, in ID., Scritti di diritto pubblico dell’e-
conomia, Torino, 1996; F. MERUSI, M. PASARO, Autorità indipendenti, in Enc. dir., Agg., vol. VI, Mi-
lano, 2001; M. CLARICH, Autorità indipendenti: bilancio e prospettive di un modello, Bologna, 2005.
37 Secondo G. ROSSI, Principi di diritto amministrativo, Torino, 2017, 292, la tecnica può ve-
delle indipendent agencies39. La peculiare expertise di tali soggetti (che trova ri-
scontro sia sul piano dell’assetto organizzativo, sia nell’elevata competenza del
personale) sembrerebbe infatti un motivo sufficiente – già solo sul piano logico
– per giustificare un sindacato giurisdizionale meno penetrante da parte del giu-
dice, anche alla luce di quelle ricostruzioni dottrinarie che avevano già valoriz-
zato i nessi tra soggettività del giudizio e adeguatezza dell’assetto organizzativo.
D’altra parte, viene sottolineato che alcune delle funzioni attribuite a tali sog-
getti (come quelle antitrust) si sarebbero potute affidare al giudice, come avve-
nuto in altri ordinamenti: tuttavia, l’inequivocabile scelta legislativa di assegnarle
ad organizzazioni pubbliche altamente specializzate verrebbe ad essere contrad-
detta se si consentisse, a valle, un controllo pienamente sostitutivo da parte del
giudice (titolare di competenze generaliste)40.
In una direzione opposta, invece, diverse ricostruzioni dottrinarie hanno
impostato il problema del sindacato giurisdizionale sulle valutazioni tecniche
delle autorità indipendenti valorizzando soprattutto il “polo” dell’assenza di una
diretta legittimazione democraticità delle loro scelte41. Tale profilo – che se-
condo alcuni costituirebbe l’elemento maggiormente caratterizzante tale mo-
dello organizzativo – avrebbe infatti dovuto condurre, quasi in virtù di una spe-
cie di “compensazione” postuma, ad un rafforzamento del sindacato giurisdi-
zionale da parte del giudice amministrativo42: e infatti, proprio attraverso il
rafforzamento delle garanzie – sia procedimentali, sia giurisdizionali – si riusci-
rebbe a stemperare il problema del deficit di legittimazione democratica. Ma al
di là di tale profilo, sarebbe anche e soprattutto la peculiare connotazione tec-
nica – e in taluni casi giustiziale – che caratterizza l’attività di tali soggetti a di-
schiudere, sul piano materiale, degli spazi di maggiore pervasività del controllo
giurisdizionale. E infatti, l’assenza di veri margini di discrezionalità (se non in
39 Si veda, tra gli altri, S. CASSESE, Le autorità indipendenti: origini storiche e problemi
odierni, in S. CASSESE, C. FRANCHINI (a cura di), I garanti delle regole, cit., 219 il quale sottolinea
criticamente che «il sistema giudiziario si è rapidamente impadronito delle autorità, divenendo,
paradossalmente, autorità ultima della concorrenza, del controllo dei mercati, del controllo delle
assicurazioni».
40 Secondo L. BENVENUTI, La discrezionalità e i suoi interpreti, cit., 179, la peculiare struttura
G. MORBIDELLI, Sul regime amministrativo delle autorità indipendenti, cit., 251. Sul problema della
posizione costituzionale delle Autorità, si veda, da ultimo, V. CERULLI IRELLI, L’amministrazione co-
stituzionalizzata, Torino, 2019, 25 ss.
42 Non a caso D. DE PRETIS, Valutazione amministrativa, cit., 321 s., nell’analizzare i diversi
circuiti che assicurano la legittimazione organizzatoria della p.a. – e consapevole della presenza
nell’ordinamento di organismi neutri o con diversi livelli di rappresentatività a cui sono affidati
poteri tecnici – sottolineava il fatto che il carattere democratico dell’organizzazione amministra-
tiva non sarebbe stato un legame sufficiente perché comunque si sarebbe trattato di un principio
mediato da altre esigenze e principi; e che la democraticità sarebbe stata assicurata innanzitutto
dal principio di legalità.
14 ALFREDO MOLITERNI
una prospettiva diversa, F. CINTIOLI, Giudice amministrativo, tecnica e mercato, cit., passim.
44 Come evidenziato da A. LALLI, Il sindacato giurisdizionale sui provvedimenti dell’Autorità
garante della concorrenza e del mercato, in Giorn. dir. amm., 2003, 358 ss.; nonché ID., Disciplina
della concorrenza e diritto amministrativo, Napoli, 2008.
45 P. LAZZARA, Autorità indipendenti e discrezionalità cit., 305-306, secondo cui «l’intensità
del sindacato dipende dall’ampiezza delle situazioni giuridiche soggettive fatte valere; queste, a
loro volta, si atteggiano diversamente a seconda che l’amministrazione sia o meno titolare di un
potere autoritativo»; sul tema si veda anche F.G. SCOCA, Giudice amministrativo ed esigenze del
mercato, in Dir. amm., 2008, 277; sulla prevalenza di «situazioni di diritto soggettivo, spesso addi-
rittura di rango costituzionale», G. SCARSELLI, Brevi note sui procedimenti amministrativi che si
svolgono dinanzi alle autorità garanti e sui loro controlli giurisdizionali, in Foro it., 2002, 491.
46 Sottolinea tale profilo, di recente, S. TORRICELLI, Per un modello generale di sindacato sulle
valutazioni tecniche: il curioso caso degli atti delle autorità indipendenti, in Dir. amm., 2020, 97 ss.
47 E questo, anche alla luce di un processo di progressiva “amministrativizzazione” delle au-
torità medesime, essendo state rigettate le prospettive ricostruttive che avevano tentato di valoriz-
zare la non completa riconducibilità di tale modello a quello delle amministrazioni pubbliche: si
tratta di una parabola che pare essersi definitivamente conclusa con la recente pronuncia della
Corte costituzionale 31 gennaio 2019, n. 13, che ha valorizzato la natura amministrativa delle Au-
torità, al fine di escludere la possibilità per l’AGCM di sollevare in via incidentale la questione di
costituzionalità di una legge per violazione delle regole di concorrenza.
48 Secondo M. CLARICH, Autorità indipendenti: bilancio e prospettive di un modello, cit., 151,
2.3. La discrezionalità tecnica alla prova dell’effettività della tutela: recenti ten-
denze e controtendenze
Tale percorso teorico di apertura ad un sindacato più penetrante sulla tec-
nica – che, a partire dalla fine degli anni Novanta, inizierà a trovare qualche si-
gnificativo riscontro anche in sede giurisprudenziale, in virtù del riconosci-
mento, almeno sul piano teorico, dell’astratta sindacabilità intrinseca delle valu-
tazioni tecniche opinabili49 – si viene peraltro a rinsaldare con il processo di
progressiva trasformazione del sistema di giustizia amministrativa nella prospet-
tiva di assicurare l’effettività della tutela50. Da più parti si sottolinea infatti che,
dinanzi all’accertamento e alla relativa valutazione dei fatti – ancorché “com-
plessi” – posti a fondamento della decisione amministrativa, la p.a. non do-
vrebbe più godere di alcuna attendibilità privilegiata in un processo ammini-
strativo realmente ispirato al principio della parità delle parti51. D’altronde, a
fronte del notevole ampliamento dei mezzi istruttori a disposizione del giudice
amministrativo52, quest’ultimo sarebbe ormai stato messo dall’ordinamento nelle
piene condizioni di ripercorrere internamente la logica e la sostanza della valu-
tazione tecnica53. Al contempo, sul versante dell’amministrazione, si ribadisce il
fatto che tale valutazione dovrebbe comunque muoversi nei binari della rigorosa
interpretazione normativa, senza essere sovraccaricata di una dimensione poli-
tica o valoriale54; e che rispetto alla ricostruzione del fatto non dovrebbe rico-
noscersi alcun margine di discrezionalità55. Proprio in ragione di ciò – non di-
«nella mera applicazione della legge al caso concreto», senza alcuna ponderazione di pubblici in-
teressi. Sul punto si veda anche F. MERUSI, Giustizia amministrativa e autorità amministrative in-
dipendenti, in Dir. amm., 2002, 181 ss.
49 Ancorché nei limiti della loro attendibilità, secondo la nota prospettiva di Cons. St., sez.
Padova, 2000, 308. Sulla centralità del principio costituzionale dell’effettività della tutela giurisdi-
zionale ricavabile dall’art. 24 Cost., F.G. SCOCA, La discrezionalità nel pensiero di Giannini e nella
dottrina successiva, in Riv. trim. dir. pubb., 2000, 1045; in una prospettiva simile, si veda anche N.
PAOLANTONIO, Il sindacato di legittimità sul provvedimento amministrativo, Padova, 2000.
51 A. TRAVI, Il giudice amministrativo e le questioni tecnico-scientifiche: formule nuove e vec-
chie soluzioni, in Dir. pubbl., 2004, 439-60, sulla necessità di perseguire «l’obiettivo di un ‘pro-
cesso amministrativo paritario’, nel quale l’amministrazione non goda di un’attendibilità privile-
giata, ma per il giudice sia semplicemente ‘parte’».
52 L’importanza dell’ampliamento dei mezzi istruttori per l’effettività del controllo giurisdi-
zionale della discrezionalità tecnica è stata segnalata, tra gli altri, da A. TRAVI, Valutazioni tecniche
e istruttoria del giudice amministrativo, in Urb. app., 1997, 1263 ss.; L.R. PERFETTI, Il sindacato giu-
diziale sulla discrezionalità tecnica, in Foro amm., 1997, 1727 ss.; C. VIDETTA, Discrezionalità tec-
nica: problemi vecchi e nuovi dopo la l. 21 luglio 2000, n. 205, in Foro amm. TAR, 2002, 2251 ss.
In giurisprudenza si veda anche Cons. St., sez. IV, 8 ottobre 1998 che è sembrato trarre elementi
a favore di un’intensificazione del sindacato proprio in ragione dell’introduzione della consulenza
tecnica d’ufficio in sede di giurisdizione esclusiva.
53 Secondo A. TRAVI, Lezioni di giustizia amministrativa, Torino, 2014, 268-269, «l’introdu-
zione della consulenza tecnica dovrebbe circoscrivere i margini di insindacabilità delle valutazioni
tecniche dell’amministrazione».
54 In questo senso, M. RENNA, Recensione a F. Cintioli, in Riv. trim dir. pubbl., 2008, 236 ss.
55 Come sottolineato da G. DE GIORGI CEZZI, La ricostruzione del fatto nel processo ammini-
poteri amministrativi anche dal punto di vista della separazione dei poteri: G. D’ANGELO, Giu-
dice amministrativo e valutazioni tecniche dopo la L. 21 luglio 2000 n. 205, in Dir. amm., 2005,
659 ss.
57 Come evidenziato da G. CORSO, Manuale di diritto amministrativo, Torino, 2006, 178, la
tecnicità che ispira la valutazione costituisce «la premessa della sua verificabilità o falsificabilità»
dal momento che «è propria della comunità scientifica (che può essere rappresentata nel processo
dal consulente tecnico), la capacità di verificare i giudizi espressi al suo interno: un interno che
comprende anche le strutture amministrative con competenze scientifiche».
58 Su cui si veda ampiamente il cap. XII di M. Eliantonio e A. Volpato.
59 In questo senso, M. ALLENA, Il sindacato del giudice amministrativo sulle valutazioni tecni-
che complesse: orientamenti tradizionali versus obblighi internazionali, in Dir. proc. amm., 2012,
1602 ss.; nonché F. GOISIS, La Full jurisdiction sulle sanzioni amministrative: continuità della fun-
zione sanzionatoria v. separazione dei poteri, in Dir. amm., 2018, 1 ss. In una prospettiva diversa, F.
CINTIOLI, Giusto processo, CEDU e sanzioni antitrust, in Dir. proc. amm., 2015, 507 ss.
60 Come sottolineato da L. BENVENUTI, La discrezionalità e i suoi interpreti, cit., 68; d’altra
parte, già C. MARZUOLI, Potere amministrativo e valutazioni tecniche, cit., 3, negli anni Ottanta sot-
tolineava in maniera critica il problema dell’onnipotenza della giurisdizione, quale fattore che
avrebbe eccessivamente condizionato l’approccio scientifico al tema.
61 P. CARPENTIERI, Azione di adempimento e discrezionalità tecnica (alla luce del processo am-
sdizione il mancato esercizio del potere sostituivo del giudice amministrativo sulle valutazioni tec-
niche: tra le altre, Cassazione Civile, sez. un., 12.5.2017, n. 11804. Sul tema, di recente, A. CASSA-
TELLA, L’eccesso di potere giurisdizionale e la sua rilevanza nel sistema di giustizia amministrativa, in
Riv. trim. dir. pubbl., 2018, 635 ss.; ma si veda già, M. MAZZAMUTO, L’eccesso di potere giurisdizio-
nale del giudice della giurisdizione, in Dir. proc. amm., 2012, 1677 ss.
64 Si veda F. VOLPE, Discrezionalità tecnica e presupposti dell’atto amministrativo, in Dir.
amm., 2008, 791 ss., il quale distingue nettamente il fatto storico valutato dalla p.a. dal fatto
storico in sé, posto che la valutazione dei fatti non sarebbe mai un mero accertamento.
65 Si veda G. CLEMENTE DI SAN LUCA, Il sindacato giurisdizionale sulle valutazioni tecniche in
materia ambientale, in Giustamm.it, n. 7/2016, 3 ss., secondo cui la discrezionalità tecnica è una
categoria che va salvaguardata: «la norma giuridica richiede alla P.A. di acclarare la sussistenza di
uno o più presupposti tecnico-scientifici, imprescindibili per la sua azione, ma il verificare tale
sussistenza si presenta di controversa accertabilità. In altre parole, affinché possa assumere il
provvedimento, la legge lascia alla P.A. uno spazio discrezionale concernente la verifica della sus-
sistenza dei presupposti tecnico-scientifici di opinabile rilevabilità».
66 Sul punto F. VOLPE, Discrezionalità tecnica, cit., passim. Tale tesi, tuttavia, sembra essere
stata oggetto di parziale riconsiderazione dallo stesso Autore (ID., Eccesso di potere giurisdizionale
e limiti al sindacato della discrezionalità tecnica, in Giur. it., 2013, 692), secondo cui, alla luce del
nuovo codice del processo amministrativo, potrebbe ritenersi che l’art. 63 c.p.a. abbia implicita-
mente determinato un ampliamento dei casi di giurisdizione estesa al merito, la cui tassattività –
sempre nella prospettiva di questo Autore – non sarebbe fornita di una vera copertura costituzio-
nale. Sui limiti alla possibilità di formulare giudizi autonomi per il giudice, nonostante l’ammissi-
bilità della CTU, L. BENVENUTI, La discrezionalità e i suoi interpreti, cit., 176.
67 Come evidenziato da G. CLEMENTE DI SAN LUCA, Il sindacato giurisdizionale, cit., passim.
68 Sulla differenza tra le due tecniche di sindacato, F. CINTIOLI, Tecnica e processo ammini-
strativo, in Dir. proc. amm., 2004, 983 ss., spec. 994 ss.
69 Sul punto F. SALVIA, Considerazioni su tecnica e interessi, in Dir. pubbl., 2002, 603, sostiene
– anche alla luce dell’introduzione della consulenza tecnica – l’ipotesi di un «controllo giurisdi-
zionale “diretto”, ma limitato … alla plausibilità, con esclusione della sostituzione del giudizio
dell’amministrazione con quello del giudice» (622).
18 ALFREDO MOLITERNI
70 Sulla
diversità degli equilibri raggiunti nei diversi settori, si veda già l’analisi di C. MAR-
ZUOLI, La «discrezionalità tecnica» nella giurisprudenza dei T.A.R.: analisi degli orientamenti relativi
ad alcuni settori, in U. ALLEGRETTI, A. ORSI BATTAGLINI, D. SORACE, (a cura di), Diritto ammini-
strativo e giustizia amministrativa nel bilancio di un decennio di giurisprudenza, vol. II, Rimini,
1987, 633 ss.; più di recente, G. SIGISMONDI, Il sindacato sulle valutazioni tecniche nella pratica
delle corti, in Riv. trim. dir. pubbl., 2015, 705 s.
71 In questo senso, si veda ancora C. MARZUOLI, Potere amministrativo e valutazioni tecniche,
neamenti del diritto amministrativo, cit., 291; secondo M. D’ALBERTI, Lezioni di diritto ammini-
strativo, Torino, 2019, 190 «nonostante la terminologia, siamo al di fuori del vero e proprio potere
discrezionale della pubblica amministrazione»; anche M. CLARICH, Manuale di diritto amministra-
tivo, Bologna, 2019, 130, sottolinea l’erroneità del riferimento alla discrezionalità tecnica in ra-
gione dell’assenza dell’elemento volitivo; secondo G. CORSO, Manuale di diritto amministrativo,
cit., 176, solo nel caso in cui sia accettata «l’idea che la discrezionalità attiene non soltanto al mo-
mento della decisione, ma anche al momento logicamente precedente della valutazione del fatto,
ha un senso la categoria della discrezionalità tecnica». In una prospettiva meno critica rispetto al
riferimento al concetto di «discrezionalità», poiché legata alla «esistenza di un’incertezza tecnico-
scientifica» che giustifica una scelta, D. SORACE, Diritto delle amministrazioni pubbliche, cit., 334.
73 Cons. St., sez. VI, 14 ottobre 2015, n. 4747 in materia di dichiarazione di interesse arti-
salità tra la patologia insorta ed i fatti di servizio, in cui si sostanzia il giudizio sulla dipendenza o
LE DISAVVENTURE DELLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 19
meno dal servizio, costituisce tipicamente esercizio di attività di merito tecnico riservato all’organo
di verifica delle cause di servizio».
75 In ambito farmaceutico si è fatto riferimento al concetto di «merito tecnico» con riguardo
piano geografico e merceologico, è espressione del potere di valutazione tecnica che può essere
sindacato solo quando viola il principio di ragionevolezza».
78 Con riguardo alla vigilanza bancaria, TAR Lazio, sez. I, 9 agosto 2005, n. 6157 ha sottoli-
neato che la verifica della «sana e prudente gestione» sarebbe «riconducibile alla categoria delle
valutazioni tecniche complesse».
79 In materia antitrust, Cons. St., sez. VI, 2 luglio 2015, n. 3291 ha fatto riferimento alle
porre a base d’asta non implica una mera scelta di convenienza e opportunità ma una valutazione
che va condotta alla stregua di cognizioni tecniche al fine di escludere profili di arbitrarietà che
possano determinare una «alterazione della concorrenza».
82 Come in materia urbanistica relativamente alla «scelta fra la cessione delle aree necessarie
per la realizzazione delle opere di urbanizzazione ovvero la loro monetizzazione»: Cons. St., sez.
IV, 7 febbraio 2011, n. 824.
83 Si veda Cons. St., sez. II, 18 luglio 2019, n. 5071 in materia di concorsi pubblici.
20 ALFREDO MOLITERNI
All’ampio utilizzo del medesimo nomen – seppur, come si è visto, con fina-
lità e obiettivi non sempre coincidenti – non corrisponde, tuttavia, una reale
uniformità del trattamento giurisprudenziale che se ne fa discendere. L’analisi
dei diversi ambiti e settori in cui è frequente il ricorso alla discrezionalità tecnica
fa emergere, infatti, una grande disomogeneità delle tecniche e delle modalità
che caratterizzano in concreto il sindacato giurisdizionale, con prevalenza spesso
di equilibri interni ai singoli settori in cui interviene la valutazione tecnica, an-
che alla luce del peso attribuito agli specifici precedenti in materia84. Ma non
sono infrequenti discrasie e incoerenze all’interno dei medesimi settori, ove si
possono scorgere orientamenti assai differenti con riguardo alla medesima tipo-
logia di valutazione e di controversia85. In alcuni casi, d’altra parte, è lo stesso
giudice ad esplicitare la possibilità di attivare alternativamente, con riguardo a
certe decisioni, tecniche di controllo di carattere «formale ed estrinseco» o tec-
niche di controllo di carattere intrinseco per verificare «l’attendibilità delle va-
lutazioni/operazioni tecniche»86. Da questo punto di vista, quindi, il riferimento
al concetto di discrezionalità tecnica non conduce all’applicazione di uno stan-
dard di controllo unitario e uniforme: le “fughe in avanti” in termini di mag-
giore pervasività dell’intervento giurisdizionale (spesso assai valorizzate in am-
bito dottrinario) convivono con orientamenti molto più cauti, che si pongono in
linea di forte continuità con il tradizionale e consolidato approccio giurispru-
denziale al tema della discrezionalità tecnica87. La stessa “svolta” intervenuta nel
1999 – che avrebbe dovuto aprire le porte ad un sindacato sull’attendibilità
della valutazione tecnica – appare, in moltissimi casi, completamente ignorata
anche nello stesso settore delle valutazioni medico-legali in cui è intervenuta88: il
che appare in parte da ricondursi al fatto che anche tale pronuncia, al di là delle
condivisibili affermazioni di principio in merito alla distinzione tra opportunità
cit., 454, secondo cui «se si esamina la giurisprudenza amministrativa, i criteri generali possono
essere utili solo in misura limitata: l’impostazione dogmatica spesso non aiuta e il suo spazio è
occupato semmai dalla cosiddetta analisi topica, basata sulla ricerca di equilibri “settoriali”». In
questo senso anche G. D’ANGELO, Giudice amministrativo, cit., 659 ss.
85 È quanto emerge – in maniera più o meno netta – con riguardo ad ogni settore conside-
rato, come si vedrà meglio nei Capitoli che seguono. Come emerge dal cap. VII di S. de Nitto, in
ambito antitrust affianco a pronunce caratterizzate da un controllo «pieno e particolarmente pe-
netrante» (Cons. St., VI, 15 maggio 2015, n. 2479; Cons. St., VI, 21 dicembre 2019, n. 8695), si
riscontrano orientamenti fondati su approcci assai deferenti (Cons. St., VI, 15 maggio 2015, n.
2479). E ancora, – come evidenziato da F. Pileggi nel cap. II – nell’ambito dei giudizi concernenti
la dipendenza da causa di servizio, si registrano isolate, ma significative, decisioni in cui il giudice
ha ritenuto di poter esercitare un sindacato pieno e non di mera logicità e razionalità sugli ap-
prezzamenti medico-legali, attraverso l’ausilio del consulente tecnico (TAR Lombardia, Milano,
sez. III, 21 maggio 2010, n. 1595). Anche in ambito farmaceutico, ove pure appare prevalente un
sindacato di tipo estrinseco, non mancano pronunce in cui il giudice afferma, in linea di principio,
la necessità di esercitare un sindacato di tipo “intrinseco” (TAR Lazio, sez. III-quater, 21 dicem-
bre 2016, n. 12722): si veda il cap. III di A. Falchi Delitala.
86 Così, esplicitamente, con riguardo al sindacato sull’analisi della parte tecnica delle offerte
dei concorrenti che partecipano ad una pubblica gara: TAR Trentino Alto Adige, Trento, 15 feb-
braio 2016, n. 86.
87 G. SIGISMONDI, Il sindacato sulle valutazioni tecniche, cit., 716.
LE DISAVVENTURE DELLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 21
secondo cui «la necessità di un sindacato intrinseco e forte sotto questo profilo rappresenta allora
una forma di garanzia non solo per il privato, ma anche e prima ancora per l’Autorità».
91 Si veda ancora Cons. St., n. 162/2016, secondo cui «le scelte regolatorie in materie tecni-
camente complesse possono risultare incomprensibili agli occhi del profano, ma questo non basta
per desumerne il difetto di motivazione, avendo il giudice l’onere di esaminarle riutilizzando gli
stessi criteri tecnici utilizzati dall’Autorità per verificare se, in tale ottica “specialistica”, la scelta
regolatoria riveli una sua intrinseca attendibilità o ragionevolezza»; sulla necessità di ricorrere alle
«conoscenze tecniche appartenenti alla medesima scienza specialistica applicata dall’amministra-
zione indipendente», di recente, Cons. St., sez. VI, 30 gennaio 2020, n. 780.
92 Come evidenziato in un caso di regolazione dei prezzi per l’accesso alla rete nel settore
delle comunicazioni elettroniche: Cons. St., sez. III, 17 dicembre 2015, n. 5708, relativamente alla
possibilità di verificare la «falsicabilità» ma non la «falsità» del modello scientifico adottato dal-
l’Autorità in materia di algoritmi.
93 Si veda, in materia di comunicazioni elettroniche, anche Cons. St., sez. III, 14 luglio 2016,
n. 3143 anche sulla coerenza del modello economico rispetto alle finalità sottese alla scelta rego-
latoria.
94 Come emerso nelle molte pronunce in materia di canone di accesso alla rete, su cui si
veda ampiamente il cap. IX di L. Lorenzoni. Ad esempio, Cons. St., sez. III, 25 marzo 2013, n.
1645 ha imposto all’Autorità di verificare «con un’analisi di tipo comparato e mediante un ade-
guato approfondimento istruttorio, se la strada indicata dalla Commissione, coerente in toto con
il modello BULRIC, sarebbe stata preferibile rispetto all’adozione del retail minus per i servizi
WLR e WBA, non soltanto per consentire una miglior concorrenza tra gli operatori, ma proprio
per favorire una maggior infrastrutturazione».
22 ALFREDO MOLITERNI
95 Così TAR Lombardia, Milano, sez. II, 26 giugno 2019, n. 1481, nonché Consiglio di Stato,
VI, 2 maggio 2012, n. 2521, ove, in un caso relativo alla regolazione delle tariffe energetiche, si è
fatto riferimento al concetto di «ragionevolezza tecnica». In materia di comunicazioni elettroni-
che, Cons. St., sez. III, 25 marzo 2013, n. 1645.
96 Si veda ampiamente il cap. VIII di F. Caporale, relativamente a TAR Lombardia, n.
1481/2019.
97 Si tratta della recente ordinanza del Cons. St., sez. III, 11 dicembre 2020, n. 7097, la quale
ha sospeso l’ordinanza del TAR Lazio, sez. III, 16 novembre 2020, n. 7069.
98 Pur all’interno di un giudizio cautelare, il giudice ha sottolineato la necessità di procedere
alla «verifica diretta dell’attendibilità delle operazioni tecniche sotto il profilo della loro coerenza
e correttezza, quanto a criterio tecnico ed a procedimento applicativo».
99 Sulla centralità che il settore antitrust ha avuto nel processo di intensificazione del sinda-
cato della Corte di Giustizia sugli accertamenti complessi, si veda il cap. XII di M. Eliantonio e A.
Volpato.
100 Come prospettato nella risalente e nota pronuncia Cons. St., sez. VI, 23 aprile 2002, n.
926, ove si sottolinea la possibilità del giudice di «rivalutare le scelte tecniche compiute da questa,
sia applicare la corretta interpretazione dei concetti giuridici indeterminati alla fattispecie con-
creta in esame».
101 Sul punto, recentemente, Cons. St., sez. VI, 19 marzo 2020, n. 1943.
102 Cons. St., sez. VI, 13 marzo 2020, n. 1832.
LE DISAVVENTURE DELLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 23
103 Si tratta della nota pronuncia del Cons. St., sez. VI, 19 luglio 2019, n. 4990 (Avastin Lu-
centis), ove si precisa che a fronte dell’individuazione normativa della fattispecie lesiva della con-
correnza «il giudice non deve limitarsi a verificare se l’opzione prescelta da quest’ultima rientri o
meno nella ristretta gamma di risposte plausibili che possono essere date a quel problema alla luce
delle scienze rilevanti e di tutti gli elementi di fatto, bensì deve procedere ad una compiuta e di-
retta disamina della fattispecie». Ai fini dell’effettività della tutela, «al sindacato (non sostitutivo)
di “attendibilità” va dunque sostituito un sindacato pieno di “maggiore attendibilità”».
104 Si veda, ad esempio, Cons. St., sez. VI, 3 luglio 2012, n. 3893 in materia di valutazioni
paesaggistiche, su cui si veda il cap. V di M. Bray. Naturalmente, come emerge dal cap. IV di M.
Croce, le ragioni e gli spazi della deferenza si amplificano là dove il giudice valorizza la stessa con-
tiguità tra la valutazione tecnica e la valutazione discrezionale, come in materia di VIA (Cons. St.,
sez. V, 23 marzo 2017, n. 1392).
105 Si veda, in materia di valutazioni medico-legali, Cons. St., sez. IV, 14 marzo 2019, n.
1689.
106 Così, TAR Umbria, sez. I, 11 marzo 2016, n. 222, secondo cui si tratta di un limite che
«permette al giudice amministrativo una valutazione esterna di congruità e sufficienza del giudizio
di non dipendenza, vale a dire sulla mera esistenza di un collegamento logico tra gli elementi ac-
certati e le conclusioni che da essi si ritiene di trarre, mentre l’accertamento del nesso di causalità
tra la patologia insorta ed i fatti di servizio, che sostanzia il giudizio sulla dipendenza o meno dal
servizio, costituisce tipicamente esercizio di attività di merito tecnico riservato all’organo medico».
107 Così Cons St., sez. IV, 30 settembre 2016, n. 4040, in materia di esami di abilitazione per
145 ss., è grave la «mancanza di una esplicita prospettiva (o di una esplicita premessa) unitaria che
possa contribuire a spiegare, insieme e in coerenza con gli elementi di ciascuna fattispecie, perché
in un caso si adotta la soluzione del carattere riservato e in un altro no». Tale difformità continua
spesso ad affermarsi in via di fatto, come già sottolineato da M. NIGRO, Giustizia amministrativa,
IV ed., Bologna, 1994, 288, secondo cui, pur in un conteso di tendenziale self-restraint del giudice,
«in alcune materie (normalmente quelle in cui è più sentita dal Consiglio di Stato l’esigenza di di-
fesa dei diritti e delle libertà individuali dall’ingerenza pubblica: ad es. in materia di autorizza-
zioni) il sindacato de facto è più ampio che altrove».
111 Come sottolineato da A. TRAVI, Il giudice amministrativo e le questioni tecnico-scientifiche,
cit., «il giudice si ritiene competente a stabilire le linee di confine: è lui che decide quali contro-
versie riguardino profili tecnico-scientifici effettivamente controversi e perciò riservati all’ammini-
strazione».
112 Come già denunciato da F.G. SCOCA, Sul trattamento giurisprudenziale della discreziona-
lità, in V. PARISIO (a cura di), Potere discrezionale e controllo giudiziario, Milano, 1998, 114 s., se-
condo cui «per ragioni di semplificazione, la giurisprudenza amministrativa, dinanzi ad una gra-
duazione di possibili giudizi, che contempla giudizi di esistenza e inesistenza, giudizi di esattezza
e inesattezza, giudizi di congruità e incongruità e, in ultimo, giudizi di opportunità e inopportu-
nità, non ha operato una differenziazione sulla base dell’oggetto (o del criterio) del giudizio, ma
ha preferito porre in essere una differenziazione meno analitica, separando i giudizi di esistenza
semplici da tutti gli altri giudizi».
LE DISAVVENTURE DELLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 25
diritto tutti interni al settore considerato, che poi si cerca di amalgamare o ren-
dere compatibili, in maniera più o meno esplicita, all’interno di un modello ge-
nerale di sindacato sulla tecnica: si pensi al peso che – rispetto a un utilizzo as-
sai parsimonioso dei mezzi istruttori in sede processuale – viene ad assumere l’e-
sigenza di ridurre i rischi di disparità di trattamento nei concorsi pubblici113; ma
si pensi anche all’assoluta peculiarità che caratterizza il contenzioso in materia
antitrust, rispetto al quale sono emerse ragioni specifiche di intensificazione del
sindacato giurisdizionale (legate ad esempio all’afflittività del potere esercitato),
che spesso trascendono lo stesso problema della tecnica114.
In tale contesto, appaiono generalmente molto valorizzati, al fine di giusti-
ficare la diversa intensità del sindacato, gli argomenti – invero assai generici –
dell’effettività della tutela giurisdizionale115, da un lato, e dell’esigenza di salva-
guardare la separazione dei poteri, dall’altro116. Sono invece scarsamente inda-
gate sia le concrete modalità con cui – nelle diverse fattispecie – si perviene alla
decisione di natura tecnica, sia il modo in cui, sul piano soggettivo, la valuta-
zione tecnica si inserisce all’interno del processo decisionale, tenuto conto, ad
esempio, dell’eventuale coinvolgimento di organismi tecnici esterni alle singole
amministrazioni e stabilmente individuati dall’ordinamento al di là della speci-
fica fattispecie controversa117. È d’altra parte indicativo che, all’interno dei me-
113 Ad esempio, come emerge nel cap. II di F. Pileggi, il Consiglio di Stato disattende di fre-
quente le risultanze della verificazione e della consulenza tecnica disposte in primo grado, evi-
denziando la «sostanziale irripetibilità» dell’accertamento d’idoneità, in ragione del fatto che «la
legittimità dei provvedimenti amministrativi deve essere apprezzata avuto riguardo allo stato di
fatto e di diritto presente al momento dell’adozione dei relativi provvedimenti» – e, dunque, al
momento in cui i candidati vengono sottoposti alla visita medica in sede concorsuale – anche al
fine di non violare il principio della par condicio dei concorrenti: così Cons. St., sez. III, 7 novem-
bre 2018, n. 6703.
114 Sicuramente il contenzioso in materia antitrust appare caratterizzato da un notevole in-
terventismo e attivismo giudiziale, come dimostra l’elevato numero di sentenza annullamento e ri-
modulazione della sanzione (oltre il 60% dei casi decisi dall’Autorità), soprattutto se comparato
all’intervento del giudice europeo sugli stessi poteri esercitati dalla Commissione (attorno al 40):
si veda, in questa prospettiva, lo studio di A. CASTALDO, M. GRANTALIANO, N.M. FARAONE, La ri-
determinazione giudiziale delle sanzioni antitrust: tra discrezionalità tecnica e metodologica, in Mer-
cato, Concorrenza, Regole, 2018, 487 ss.; a livello europeo, T. TRIDIMAS, G. GARI, Winners and Lo-
sers in Luxembourg: A statistical analysis of Judicial Review before the European Court of Justice
and the Court of First Instance: 2001-2005, in European Law Review, 2010, vol. 35, 160-161.
115 Si veda la recente pronuncia Avastin-Lucentis del Cons. St., n. 4990/2019, ove si sottoli-
nea che «la propensione del giudice amministrativo a spingersi “oltre” la rappresentazione dei
fatti forniti dal procedimento è senza dubbio riconducibile alla nuova configurazione dell’oggetto
e della funzione del processo amministrativo, ispirato al canone della effettività della tutela».
16 Si veda, ad esempio, TAR Campania, sez. IV, 2 febbraio 2017, n. 704, secondo cui «il
principio di separazione dei poteri impone di escludere la possibilità che il g.a. eserciti un sinda-
cato, ad un tempo “intrinseco” (cioè effettuato utilizzando le cognizioni tecniche necessarie) e
“forte” (ossia tale da consentire al giudice di sostituire la propria valutazione tecnica a quella del-
l’Amministrazione) sull’esercizio della discrezionalità tecnica».
117 Si pensi, in materia di valutazioni medico-legali, al ruolo ricoperto dal Comitato di veri-
fica per le cause di servizio, rispetto al quale Corte cost., 21 giugno 1996, n. 209 ha valorizzato la
peculiare autorevolezza e soprattutto imparzialità che sarebbe garantita dalla sua stessa composi-
zione (magistrati, alti dirigenti, superiori medici). In una prospettiva simile, Cons. St., sez. IV, 18
febbraio 2003, n. 877; Cons. St, sez. III, 6 agosto 2015, n. 3878. Sulla rilevanza delle modalità di
26 ALFREDO MOLITERNI
desimi settori (come quello delle valutazioni ambientali), talvolta si valorizzi l’ex-
pertise tecnica delle amministrazioni coinvolte nell’attività istruttoria al fine di li-
mitare il sindacato118; altre volte, invece, viene valorizzata la natura politica del-
l’organo competente ad adottare il provvedimento finale (come ad esempio la
giunta regionale)119.
Scarsa attenzione viene invece generalmente prestata alla specifica dimen-
sione organizzativa del soggetto a cui è affidata la valutazione tecnica. In alcuni
ambiti (come quello dei beni culturali), la riserva in favore dell’amministrazione
sembra assumere un rilievo “immanente” non tanto in ragione della qualifica-
zione soggettiva del “corpo” burocratico a cui è affidata la decisione, quanto e
soprattutto in ragione della obiettiva incertezza e opinabilità delle valutazioni
tecniche, le quali proprio per questo motivo «spettano soltanto» alla p.a.120. Si-
milmente, in ambito ambientale si valorizza non già la particolare competenza
dell’Arpa, ma piuttosto l’assenza di «certezza scientifica» che caratterizza molte
valutazioni specialistiche121. La stessa autonomia riconosciuta all’ordinamento
universitario e alla comunità scientifica, sembra intensificarsi soprattutto in pre-
senza di valutazioni afferenti ad ambiti disciplinari non riconducibili alle scienze
esatte122. Ma appare assai debole la valorizzazione della peculiare competenza e
composizione degli organi tecnici, C. VIDETTA, L’amministrazione della tecnica. La tecnica fra pro-
cedimento e processo amministrativo, Napoli, 2008, 190 ss., 328 ss.
118 Come emerge nel cap. IV di M. Croce, con riguardo a Cons. St., sez. V, 17 gennaio 2011,
n. 220, ove si è valorizzato il fatto che la Regione avesse «fondato la propria decisione su un pa-
rere tecnico emanato da un organo altamente specializzato» (cioè l’Ufficio Regionale per la Tutela
dell’Acqua e del Territorio); e questo anche nella prospettiva di limitare il ricorso ai mezzi istrut-
tori a disposizione del giudice amministrativo, a fronte della stessa infungibilità dei pareri tecnici
resi in sede istruttoria (Cons. St., sez. IV, 27 marzo 2017, n. 1392, relativo al c.d. “gasdotto TAP”).
119 Si veda Cons. St., sez. V, 31 maggio 2012, n. 3254, ove il provvedimento di Via viene in-
teso come «un provvedimento con cui viene esercitata una vera e propria funzione di indirizzo po-
litico-amministrativo con particolare riferimento al corretto uso del territorio (in senso ampio), at-
traverso la cura ed il bilanciamento della molteplicità dei (contrapposti) interessi, pubblici (urba-
nistici, naturalistici, paesistici, nonché di sviluppo economico-sociale) e privati, che su di esso
insistono, come tale correttamente affidata all’organo di governo, nel caso di specie la Giunta re-
gionale».
120 Si veda Cons. St., sez. II, 7 febbraio 2020, n. 983, ove si chiarisce che l’eventuale rela-
zione tecnica di parte ricorrente «presenta (solo) valutazioni opinabili in merito alla compatibilità
paesaggistica del manufatto che, invece, spettano soltanto all’Amministrazione a ciò preposta e co-
stituiscono, come è noto, espressioni di discrezionalità tecnica». È una riserva, che, come eviden-
ziato da M. Bray nel cap. V, si viene ulteriormente a rafforzare con riguardo alle valutazioni delle
opere realizzate da “artisti d’avanguardia”. Valorizza, invece, la peculiare legittimazione organiz-
zatoria del giudizio, in quanto «“rappresentativa” della investitura degli esperti (storici e critici
d’arte) deputati a formularli», TAR Lazio, sez. II-quater, 30 luglio 2006, n. 7757.
121 Si veda Cons. St., sez. IV, 3 settembre 2019, n. 6071, ove in materia di rilascio di un’Au-
torizzazione unica ambientale (AUA) relativa alle emissioni in atmosfera prodotte da un impianto
industriale, si conferma la legittimità del provvedimento dell’ARPA valorizzandosi il fatto che tali
soggetti sono «competenti a formulare valutazioni prognostiche di natura specialistica involgenti
campi del sapere privi del carattere di certezza scientifica».
122 Come emerge chiaramente nel cap. VI di F. Savo Amodio, con riguardo, ad esempio, a
Cons St., sez. VI, 13 dicembre 2019, n. 8471, ove si valorizza il fatto che «il provvedimento tec-
nico-discrezionale si costruisce e si esplica mediante l’attingimento di standard valutativi apparte-
nenti a scienze extra-giuridiche (scienze umane o scienze sociali, secondo una tradizionale termi-
LE DISAVVENTURE DELLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 27
dello specifico modello organizzativo anche con riguardo alle Autorità indi-
pendenti, pur essendovi stata una progressiva convergenza dei relativi orienta-
menti verso la giurisprudenza affermatasi in ambito antitrust123: solo in rare pro-
nunce si è infatti tentato di esplicitare, con chiarezza, la necessità di calibrare il
sindacato tenendo conto della peculiare expertise e conformazione di tali sog-
getti124.
La scarsa attitudine a esplicitare in maniera trasparente le ragioni – anche
“meta-giuridiche” – che nei diversi casi vengono concretamente a giustificare la
differente intensità del controllo giurisdizionale appare ancor più grave se si
considera che essa si unisce spesso ad una – non meno problematica – dissocia-
zione tra il sindacato annunciato e il sindacato concretamente praticato dal giu-
dice125. Al di là dell’utilizzo di massime giurisprudenziali che sono “trapiantate”
da un settore all’altro con esiti radicalmente opposti e senza grande attenzione
al modo in cui la peculiarità della controversia o del settore abbia effettivamente
pesato nella risoluzione del caso specifico, va evidenziata una diffusa discrasia
tra le affermazioni di principio addotte per giustificare un certo tipo di inter-
vento e la concreta modalità con cui viene esercitato il sindacato giurisdizionale:
è una discrasia, che, d’altra parte, appare strettamente riconducibile al fatto che
la stessa prospettazione (teorica) di un sindacato intrinseco non è quasi mai ac-
nologia epistemologica), che presentano per loro natura un alto tasso di opinabilità e che, a diffe-
renza delle scienze così dette esatte, rifuggono da parametri oggettivabili, calcolabili, misurabili in
termini aritmetici». Nella stessa pronuncia, comunque, si valorizza anche l’importanza di aver de-
mandato il giudizio «ad appositi organismi tecnici dotati di speciali competenze nella branca del
sapere direttamente interessata dall’affare amministrativo dedotto in giudizio, specie alla luce del
valore costituzionale dell’autonomia universitaria».
123 Come emerge in TAR Lazio, sez. I, 9 agosto 2005, n. 6157, ove si sottolinea che, relati-
vamente a un’autorizzazione della Banca d’Italia, venendo «in rilievo provvedimenti discrezionali
di un soggetto riconducibile alla categoria delle autorità indipendenti, sembra congruo il richiamo
alla recente giurisprudenza della VI Sezione del Consiglio di Stato, per quanto applicabile, con cui
è stato affrontato funditus, in riferimento agli atti dell’Autorità garante della concorrenza e del
mercato, il complesso tema della discrezionalità tecnica e della sua sindacabilità in sede giurisdi-
zionale».
124 Si veda, con riguardo al sindacato sugli atti dell’Agcom, Tar Lazio, sez. III, 26 novembre
2019, n. 13568, ove si sottolinea che il sindacato in materia di discrezionalità tecnica «si pone in
una dimensione peculiare, in presenza delle regole tecniche e delle competenze, che rientrano nel
bagaglio di conoscenze specialistiche proprie delle cosiddette Autorità indipendenti». In ragione
di ciò, «in ordine all’apprezzamento – condotto in base a dette competenze e insindacabile nel
merito – occorre quindi un’ulteriore riflessione, intesa a coordinare l’evoluzione giurispruden-
ziale, in materia di sindacato di legittimità sugli atti discrezionali, con le peculiari esigenze del giu-
dizio su provvedimenti, emessi dalle citate Autorità Garanti. Per tali provvedimenti, infatti, l’evo-
luzione della giurisprudenza, in materia di sindacato sugli atti discrezionali, non può non incon-
trare una delimitazione almeno in parte diversa, tenuto conto della specifica competenza, della
posizione di indipendenza e dei poteri esclusivi, spettanti alle medesime Autorità» (corsivo ag-
giunto).
125 Come messo in luce già da G. PARODI, Tecnica, ragione e logica, cit., 108 ss., rispetto alla
126 Come emerge, ad esempio, negli stessi settori caratterizzati da un elevato livello di tecni-
calità delle valutazioni, come quello farmaceutico, su cui si veda il cap. III di A. Falchi Delitala, il
quale fa riferimento a TAR Lazio, n. 12722/2016, ove il giudice, in un caso concernente la classi-
ficazione di un farmaco in relazione al profilo di tossicità, pur affermando a livello teorico la ne-
cessità di un sindacato penetrante perviene poi all’annullamento dei provvedimenti solo in virtù
della contraddittorietà della decisione amministrativa rispetto alle risultanze istruttorie del pro-
cedimento.
127 Come evidenziato in maniera critica da M. DELSIGNORE, I controversi limiti del sindacato
sulle sanzioni Agcm: molto rumore per nulla?, in Dir. proc. amm., 2020, 743.
128 Si veda ad esempio Cons. St., sez. VI, 23 settembre 2019, n. 6315, ove si richiama il pre-
cedente Avastin-Lucentis del Cons. St., n. 4990/2019, ma si sottolinea la necessità del giudice, pur
all’interno di un sindacato intrinseco, di limitarsi a «“verificare se siffatta risposta rientri o meno
nella ristretta gamma di risposte plausibili, ragionevoli e proporzionate, che possono essere date a
quel problema alla luce della tecnica, delle scienze rilevanti e di tutti gli elementi di fatto” (Cons.
Stato, sez. VI, 15 luglio 2019, n. 4990). Tale sindacato è stato definito di “attendibilità tecnica” e
“non sostitutivo” (Cons. Stato, sez. VI, n. 4990 del 2019, cit.)».
129 Si veda, ad esempio, Cons. St., sez. III, 19 marzo 2020, n. 1957, il quale – come eviden-
ziato da F. Costantino nel cap. XII – arriva ad esprimere un apprezzamento per la nuova tecnolo-
gia adottata in materia di carte di identità elettroniche, la quale rappresenterebbe «la sintesi delle
soluzioni più avanzate in termini di sicurezza sia logica sia fisica», addentrandosi poi nella pro-
spettazione delle caratteristiche tecnologiche della stessa, anche in comparazione con le tecnolo-
gie pregresse che, ad avviso degli appellanti, sarebbero state invece più sicure.
130 Si veda, in materia antitrust, Cons. St., sez. VI, 4 giugno 2020, n. 3503.
LE DISAVVENTURE DELLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 29
minato: la discrezionalità tecnica della pubblica amministrazione, Napoli, 2007, 219 s. Sull’impreci-
sione e le incoerenze nel concreto utilizzo di tali formule, G. D’ANGELO, Giudice amministrativo,
cit., 659 ss.
132 Si veda, ad esempio, con riguardo al settore farmaceutico, Cons. St., sez. III, 22 dicem-
n. 1768.
134 Ad esempio, in materia di contratti pubblici, TAR Lombardia, n. 1171/2016.
135 Si veda, ad esempio, un recente caso del Cons. St., sez. VI, 11 novembre 2019, n. 7719,
corso contestandosi che la sentenza di appello avesse accertato il carattere non professionale della
malattia senza essere «confortata da un accertamento medico legale sulle condizioni psichiche
della assicurata né da adeguata motivazione».
139 Ad esempio, in ambito ambientale – come sottolineato da M. Croce nel cap. IV – si so-
cembre 2019, n. 33154, secondo cui «tra le nozioni di comune esperienza non possono farsi rien-
trare le acquisizioni specifiche di natura tecnica e quegli elementi valutativi che richiedono il pre-
ventivo accertamento di particolari dati estimativi». In dottrina, sul problema del ricorso alle no-
zioni di comune esperienza rimane fondamentale M. TARUFFO, Studi sulla rilevanza della prova,
Padova, 1970, spec. 197 ss., nonché ID., La prova dei fatti giuridici: nozioni generali, Milano, 1992.
In chiave critica su tale tendenza nel processo amministrativo, C. VIDETTA, L’amministrazione della
tecnica, cit., 327 ss.
141 Così, TAR Lombardia, sez. II, 26 marzo 2014, n. 779 e n. 780, relativamente alla verifica
sulla correttezza del «costo economico» in materia di regolazione tariffaria dei servizi idrici.
142 Si veda il cap. VI di F. Savo Amodio, il quale sottolinea che, all’interno di un contesto di
generale deferenza, spiccano pronunce caratterizzate da una peculiare attenzione del giudice agli
elaborati scritti, come nell’ambito della procedura per l’abilitazione alla professione forense: ad
esempio, TAR Campania, Napoli, sez. VIII, del 3 ottobre 2017, n. 4609, perviene a sancire l’ille-
gittimità della valutazione della prova addentrandosi in considerazioni circa la presunta omissione
da parte del candidato della richiesta di provvisoria esecuzione del decreto ingiuntivo opposto.
LE DISAVVENTURE DELLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 31
143 Si veda, in questo senso, il cap. IV di M. Croce, la quale sottolinea la grande diversità esi-
stente tra la possibile rilevabilità dell’«impatto visivo» prodotto da un parco eolico (TAR Firenze,
sez. II, 15 dicembre 2009, n. 986) e la comprensibilità dell’impatto di un’opera sul ciclo vitale di
un’alga marina (per la quale in Cons. St., sez. IV, 22 gennaio 2013, n. 361, non mancano riferi-
menti a “fatti notori”, come quello per cui «mentre nel caso di spiaggia sottomarina progressiva-
mente declinante, l’energia del moto ondoso, è dissipata su una grande superficie lineare, l’appo-
sizione di una barriera fisica comporta invece che l’assetto del moto ondoso, specie in caso di
mare grosso, si concentri dove avviene l’incontro con la parte sommersa del molo generando ri-
flussi e mulinelli in grado di mettere a rischio tutto ciò che si trova sul fondo prospiciente», tra cui
la posidonia).
144 In questo senso, tra le altre, Cons. St., sez. VI, 23 febbraio 2004, n. 685; Cons. St., sez.
necessarie per verificare l’attendibilità del giudizio dell’organo medico-legale da un sito internet di
carattere scientifico, ritenendo ciò consentito dal fatto che «il notorio coincide con la conoscenza
dell’uomo medio, in un dato tempo e luogo» e tale conoscenza «attualmente è arricchita dall’esi-
stenza di Internet (strumento di larga diffusione della conoscenza)»: così Cons. St., sez. VI, 23
febbraio 2004, n. 685, relativamente ad un caso di riconoscimento della dipendenza dal servizio
di un tumore al polmone.
146 Così Cons. St., sez. III, 3 dicembre 2015, n. 5511; ma anche Cons. St., sez. II, 22 maggio
2020, n. 3241.
147 Anche la Corte costituzionale ha manifestato una diffusa ritrosia ad indagare diretta-
tis del Cons. St., n. 4990/2019, sottolinea il fatto che, se da una parte si afferma la necessità del
giudice di svolgere accertamenti fattuali che arrivino a considerare la maggiore attendibilità della
soluzione adottata dall’Autorità, dall’altra si effettua una sovrapposizione tra gli elementi fattuali
32 ALFREDO MOLITERNI
da verificare nella loro evidenza storica e i presupposti del provvedimento implicanti criteri tec-
nico-economici incerti.
149 In questo senso, si vedano le considerazioni di F. Caporale al cap. VIII, il quale eviden-
zia che il riferimento al criterio della ragionevolezza tecnica spesso conduce ad un assorbimento
al suo interno anche di profili squisitamente giuridici che sono comunque rimessi alla valutazione
del verificatore o del consulente esterno. Ad esempio, in una controversia sulla determinazione
della tariffa di stoccaggio (Cons. St., sez. VI, ord. 3 maggio 2019, n. 2884.), occorreva stabilire il
nesso di causalità tra due elementi tecnici (i CONI e i progetti di investimento): l’accertamento di
tale nesso di causalità è stato integralmente demandato al verificatore nonostante esso venisse a di-
pendere anche da considerazioni di natura giuridica.
150 Con riguardo, ad esempio, alle valutazioni tecniche effettuate nell’ambito di procedi-
menti diretti all’adozione di ordinanze contingibili e urgenti, rispetto alle quali – come evidenziato
da F. Pileggi nel cap. II – il giudice considera spesso tali provvedimenti quale espressione della
sola discrezionalità amministrativa, senza individuare e “isolare” il momento strettamente cono-
scitivo: là dove ciò avviene – con riguardo ad esempio alla sussistenza dei presupposti di pericolo
o pregiudizio per la salute richiesti dal legislatore per l’esercizio del potere di ordinanza – si tratta
in realtà di una mera verifica sull’esistenza di accertamenti tecnici, senza valutare la correttezza del
procedimento o del criterio utilizzati (tra le altre, TAR Lazio, Latina, sez. I, 21 giungo 2010, n.
1070).
151 Come emerge chiaramente dal cap. IV di M. Croce, la quale sottolinea, soprattutto in
materia di VIA, il richiamo alla «amplissima discrezionalità che non si esaurisce in un mero giu-
dizio tecnico, in quanto tale suscettibile di verificazione tout court sulla base di oggettivi criteri di
misurazione, ma presenta al contempo profili particolarmente intensi di discrezionalità ammini-
strativa e istituzionale in relazione all’apprezzamento degli interessi pubblici e privati coinvolti»
(così, da ultimo, TAR Lazio, Roma, sez. III, 17 aprile 2020, n. 4009). Parimenti infrequente è la
distinzione tra la valutazione tecnica presupposta (il parere istruttorio) e la decisione finale, come
invece avvenuto in Cons. St., n. 1392/2017, ove il giudice, affrontando le doglianze espresse av-
verso «l’illegittimità intrinseca della positiva valutazione ambientale», sembra dividere il riesame
in una prima parte incentrata sul decreto di Via e in una seconda parte appuntata sul parere tec-
nico istruttorio «che integra la “causa giustificativa” della scelta», riferendo a quest’ultimo la pre-
senza di «valutazioni opinabili (ovviamente) ma nessuna di esse irrazionale od illogica».
152 Ad esempio, come rilevato nel cap. XI da M. Nunziata, nel settore dei contratti pubblici
si ritiene che abbia natura discrezionale la stessa individuazione della formula matematica da uti-
lizzare per la selezione delle offerte (Cons. St., sez. V, 26 agosto 2010, n. 5952), ma anche la valu-
LE DISAVVENTURE DELLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 33
tazione sulla suddivisione in lotti, la quale pur essendo «normalmente ancorata, nei limiti previsti
dall’ordinamento, a valutazioni di carattere tecnico-economico» risente anche del «bilanciato
complesso degli interessi pubblici e privati coinvolti dal procedimento di appalto» (così Cons. St.,
sez. III, 13 novembre 2017, n. 5224).
153 Sul punto si veda Cass., sez. VI, 15 dicembre 2017, n. 30218, ove si chiarisce che «la con-
sulenza tecnica d’ufficio non è mezzo istruttorio in senso proprio, avendo la finalità di coadiuvare
il giudice nella valutazione di elementi acquisiti o nella soluzione di questioni che necessitino di
specifiche conoscenze». D’altra parte, attraverso il ricorso alla consulenza non può superarsi l’o-
nere di fornire almeno un principio di prova da parte del ricorrente: TAR Lombardia, Milano, sez.
II, 11 gennaio 2018, n. 49.
154 Come sottolineato da F. Pileggi nel cap. II, in ambito sanitario, il giudice spesso riduce
l’ambito di operatività di tali strumenti, e in particolare della consulenza tecnica d’ufficio, ai casi
in cui «il provvedimento impugnato appaia già prima facie affetto da vizi logici o di travisamento»
(Cons. St., sez. IV, 18 febbraio 2003, n. 877). Nel settore farmaceutico – come evidenziato da A.
Falchi Delitala nel cap. III – è stata persino esclusa la rilevanza dell’accertamento peritale dispo-
sto d’ufficio in sede penale sui medesimi fatti di causa (Cons. St., sez. III, 11 maggio 2018, n.
2818). E ancora – come emerge dal cap. IV di M. Bray – nel settore dei beni culturali si è ritenuto
che «una volta acclarata la complessiva congruità e non irragionevolezza delle (pur opinabili) con-
clusioni cui era giunta in sede determinativa l’amministrazione appellata, l’eventuale acquisizione
di una C.T.U mirerebbe puramente e semplicemente ad acquisire un (altrettanto plausibile ma al-
trettanto opinabile) avviso tecnico discrezionale di fatto sostitutivo rispetto a quello – comunque
legittimamente – espresso dall’amministrazione medesima» (Cons. St., sez. VI, 10 settembre 2015,
n. 4220).
155 Come evidenziato da A. TRAVI, Il giudice amministrativo e le questioni tecnico-scientifiche,
cit., 447 ss.; G. SIGISMONDI, Il sindacato sulle valutazioni tecniche, cit., 716.
156 Si veda TAR Puglia, Bari, sez. II, 15 gennaio 2019, n. 61, ove si è sostenuto che sarebbe
stato richiesto al giudice un improprio sindacato sostitutivo, tra le altre cose in ragione della
«complessità dell’iter argomentativo prospettato in ricorso» e della «necessità di avvalersi di una
perizia tecnica». Tuttavia, la pronuncia è stata rigettata da Cons. St., sez. III, 2 settembre 2019, n.
6058, secondo cui il giudice «non può trincerarsi dietro ad una declaratoria di inammissibilità
delle stesse per l’impossibilità di esercitare un sindacato sostitutivo se non ha proceduto almeno
ad un sommario, essenziale, esame delle stesse, nella misura in cui appunto le ritenga idonee a su-
perare detta prova, un esame dal quale si evinca motivatamente che dette censure non disvelano
un’abnormità della valutazione, del tutto illogica e/o parziale, o un manifesto travisamento di
fatti».
34 ALFREDO MOLITERNI
157 Si tratta di un caso – menzionato da F. Costantino nel cap. XI – ove il giudice, con ri-
guardo ad una licitazione privata indetta dall’A.N.A.S. S.p.a. con procedura d’urgenza per l’affida-
mento a un contraente generale della realizzazione di un tratto dell’Autostrada Salerno - Reggio
Calabria, da aggiudicarsi con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa, ha chiesto al
consulente non già di ripetere la valutazione delle offerte tecniche, ma di individuare un «verosi-
mile “percorso logico”, ove esistente, che consenta di apprezzare la congruenza e ragionevolezza
dell’operato della Commissione aggiudicatrice, sulla base dei criteri di valutazione indicati nel
bando di gara, di principi tecnico-scientifici comunemente accettati, nonché di esperienza e buon
senso, idonei a spiegare se, come e quando le varianti apportate dai due concorrenti interessati al
progetto a base di gara» possano qualificarsi come migliorative di esso (così Cons. St. sez. IV, 28
marzo 2011, n. 1871); a tal fine il CTU elabora un algoritmo di formulazione dei punteggi, per ve-
rificare se l’attribuzione dei punteggi e il criterio tecnico adottato dalla p.a. fossero ragionevoli.
158 Come evidenziato nel cap. VIII da F. Caporale, si è assistito ad un grande utilizzo della
verificazione soprattutto nel settore delle valutazioni dell’Arera, con oltre una decina di casi negli
ultimi tre anni; solo raramente, tuttavia, il ricorso alla verificazione in sede di appello ha condotto
ad un ribaltamento della decisione: Cons. St., sez. VI, 15 giugno 2018, n. 3704.
159 Si veda, tra le altre, Cons. Stato, sez. VI, 5 gennaio 2015, n. 11, secondo cui «la differenza
tra verificazione e consulenza consiste, oltre che nella differenza del soggetto che la effettua, nel
fatto che la prima non è diretta ad esprimere valutazioni e a fornire un giudizio tecnico, ma si li-
mita alla natura di mero accertamento tecnico». Secondo G. CLEMENTE DI SAN LUCA, Il sindacato
giurisdizionale, cit., passim, «la distinzione degli ambiti nei quali sarebbe possibile utilizzare l’uno
o l’altro mezzo istruttorio è da considerarsi netta: se la fattispecie normativa contempla un mero
accertamento tecnico, il giudice deve ordinare la verificazione; se invece contempla una discrezio-
nalità tecnica, ovvero una discrezionalità amministrativa a contenuto tecnico, egli deve disporre la
consulenza tecnica».
160 La preferenza verso la verificazione sembrerebbe trovare un fondamento nello stesso co-
dice del processo amministrativo, là dove dispone, all’art. 63, co. 4, che il giudice può disporre la
consulenza tecnica «se indispensabile». In chiave critica su tale previsione, A. TRAVI, Lezioni, cit.,
268 s.
161 Si veda, da ultimo, l’ordinanza istruttoria del Cons. St., sez. III, 9 ottobre 2020, n. 5914,
pronunciata nel giudizio di appello avverso TAR Lazio, sez. III-quater, 1 gennaio 2020, n. 5771,
ove – con riguardo all’autorizzazione rilasciata dal Ministero della salute, sulla base di diversi pa-
reri di organismi tecnici, in merito all’esperibilità di alcune sperimentazioni scientifiche sugli ani-
mali – il giudice si preoccupa di chiarire in sede di motivazione del provvedimento che: «rilevato
infatti che la prima censura, respinta dal primo giudice, era il difetto di motivazione della auto-
rizzazione ministeriale al progetto di ricerca, e che detta motivazione, come detto, appare basata
su spiegazioni scientifiche in parte da approfondire ed in parte da completare, come si dirà, in or-
dine a taluni doverosi aspetti condizionanti il prosieguo della ricerca, che non sono stati esaminati;
considerato, in particolare, che tali profili non costituiscono sindacato della discrezionalità tec-
LE DISAVVENTURE DELLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 35
nica, bensì ambiti su cui sembra non vi sia stata alcuna valutazione o la stessa fosse sottoposta a
condizioni non tenute in conto dalla autorizzazione».
162 Come evidenziato chiaramente da M. CLARICH, Manuale di giustizia amministrativa, Bo-
Direttore del Dipartimento di Scienza e Tecnologie del Farmaco della Università di Torino (ordi-
nanza 22 aprile 2016, n. 563) al fine di chiarire cosa debba intendersi per “principio attivo” e per
accertare se la epoietina beta e la epoietina theta possano considerarsi principi attivi identici o
diversi.
164 Resa ancor più complessa dall’assenza di un albo di consulenti tecnici nel processo am-
ministrativo.
165 Ad esempio, in una controversia in materia di accertamenti medico-legali svoltasi dinanzi
al TAR Puglia (poi conclusasi con la sentenza TAR Puglia, Bari, sez. III, 16 giugno 2017, n. 643)
il giudice ha formulato il seguente quesito al verificatore: «dica il verificatore, sulla scorta della do-
cumentazione in atti, se l’espletamento del servizio ha costituito fattore causale ovvero concausale
efficiente e determinante per l’insorgenza nel ricorrente della patologia (…), tenendo conto di
tutti i fattori di rischio enunciati nell’istanza e nel ricorso».
166 Così Cons. St., sez. VI, ord. 30 giugno 2017, n. 3211. Si vedano, sul punto, le considera-
tecnica della valutazione spesso viene a giustificare un controllo meno pervasivo del giudice, ma
all’interno di un modello di sindacato unitario. In Francia, ad esempio, il rifiuto del giudice di ad-
dentrarsi nelle maglie di una simile valutazione può risultare giustificato «dans certaines matière
marquées par un caractère de grande technicité (appréciations technique portées par des organismes
administratifs spécialisés tels que commissions d’assistance ou jurys de concours)» (così Y. GAUDE-
MET, Traité de Droit Administratif, t. 1, Paris, L.G.D.J, 2001, 500). Tale tendenza emerge in ma-
36 ALFREDO MOLITERNI
nel secolo scorso hanno condotto all’affermazione della categoria, appare infatti
evidente che la stessa non sia oggi più in grado né di evocare un regime giuri-
dico sostanziale ben definito, né di condurre a conseguenze pratiche realmente
significative dal punto di vista dello standard di sindacato giurisdizionale168.
D’altronde, i concetti – anche e soprattutto quelli giuridici – hanno senso solo
se e nella misura in cui siano in grado di condurre a risultati pratici sufficiente-
mente condivisi – e, quindi, prevedibili –, poiché idonei ad orientare l’attività
degli interpreti e degli operatori del diritto169.
Da questo punto di vista, sia nei casi di accoglimento della categoria della
discrezionalità tecnica, sia nel caso del suo rigetto in favore di altri concetti (ad
esempio di quello di «valutazioni tecniche»), non si è comunque riusciti a pro-
spettare, neanche a livello teorico, un modello generale di sindacato sufficiente-
mente definito con riguardo a tutte le fattispecie in cui la decisione amministra-
tiva è assunta sulla base di parametri tecnico-scientifici: il che è dimostrato dal
fatto che, anche a livello manualistico – dopo una definizione tendenzialmente
concorde del potere discrezionale e del potere vincolato – la discrezionalità tec-
nica continua ad essere prospettata come una categoria problematica e dai con-
fini incerti170. Ogni ricostruzione teorica lascia le ipotesi controverse (i c.d. hard
cases) fuori dallo schema generale, articolandole sulla base di una serie (più o
meno ampia) di eccezioni171, come peraltro dimostra la stessa esperienza di un
ordinamento, come quello tedesco, fondato sul principio della piena sindacabi-
lità dei concetti giuridici indeterminati172. Tali eccezioni continuano ad essere
niera chiara da una recente ricerca sull’intensità del controllo giurisdizionale in diciassette ordina-
menti di sistemi giuridici assai differenti: G. ZHU (ed.), Deference to the Administration in Judicial
Review: Comparative Perspectives, Cham (Switzerland), 2019; su tale volume – e sulle principali
tendenze che si ricavano dalla ricerca – sia consentito il rinvio a A. MOLITERNI, Book Review of
Zhu G., Deference to the Administration in Judicial Review: Comparative Perspectives (Ius Compa-
ratum - Global Studies in Comparative Law vol. 39), Cham (Switzerland): Springer International
Publishing 2019, in Review of European Administrative Law, 2020, n. 3, 219 ss.
168 Come sottolineato da M. D’Alberti nella Premessa al presente Volume.
169 Sulla necessaria natura «operazionale» dei concetti giuridici, rimane fondamentale R.
che «le certezze sono però minori» con riguardo alle ipotesi in cui non vi sia vera discrezionalità.
171 Secondo L. BENVENUTI, La discrezionalità e i suoi interpreti, cit., 74 gli hard cases tendono
a rimanere fuori dalle ricostruzioni teoriche che predicano la piena sindacabilità degli accerta-
menti tecnici.
172 Sulla struttura della valutazione e del sindacato sui «concetti giuridici indeterminati», si
veda M. CLARICH, Manuale di diritto amministrativo, cit., 131, il quale richiama il caso del Bun-
dersverwaltungsgericht del 16 maggio 2007 - 3C 8.06, in materia di esame organolettico sul vino
operato da una commissione di esperti, ove il sindacato giurisdizionale sulla valutazione è stato li-
mitato valorizzando l’elemento della collegialità e della particolare professionalità dei componenti.
Sull’ampiezza delle eccezioni – sia di carattere normativo, sia consolidatesi in sede giurispruden-
ziale – in cui si riconosce un margine di discrezionalità nel processo di concreta applicazione del
concetto giuridico indeterminato, si veda E. SCHMIDT-AßMANN, Art. 19 Abs. 4, in T. MAUNZ, G.
DÜRIG (a cura di), Grundgesetz. Kommentar, München, 2014, 116 ss., il quale evidenzia ad esem-
pio che tali casi riguardano non solo le misure di pianificazione, ma anche misure regolatorie
come quelle adottate nel settore delle comunicazioni elettroniche per ovviare a un potere di mer-
cato dell’impresa (197 a).
LE DISAVVENTURE DELLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 37
173 Segnala tale contraddizione, con riguardo alle ricostruzioni che pervengono a prospettare
la necessità di una riserva in materia di beni culturali, L. BENVENUTI, La discrezionalità e i suoi in-
terpreti, cit., 140.
174 D’altra parte, come già segnalato da C. MARZUOLI, Potere amministrativo e valutazioni tec-
niche, cit., 59, la valutazione tecnica «non vive di luce propria ma di luce riflessa: la sua sorte di-
pende da ciò a cui è connessa».
175 Con conseguente e progressiva erosione sia dell’area dell’attività vincolata, sia di quella
discrezionale pura, come evidenziato da F. CINTIOLI, Tecnica e processo amministrativo, cit., 989 ss.
176 Come già evidenziato da V. BACHELET, L’attività tecnica della pubblica amministrazione,
lutazioni tecniche, cit., passim, potrebbero ricomprendere anche le competenze specialistiche ri-
chieste per l’assunzione di buone scelte amministrative.
178 Come evidenziato dallo stesso Giannini – che pure aveva contribuito sul piano teorico a
distinguere con nettezza la discrezionalità dalle valutazioni tecniche – con riguardo ai «giudizi tec-
nici valutativi», la separazione tra giudizio tecnico e decisione «è più una divisione ideale che
reale: la connessione tra giudizio tecnico e decisione amministrativa è strettissima» (così M.S.
GIANNINI, Diritto amministrativo, 1993, II, Milano, 1993, 57). Di recente, è stato messo in discus-
sione il fatto che la c.d. discrezionalità tecnica «esista distinta dalla discrezionalità tout court», da
F. MERUSI, Il giudice amministrativo fra macro e micro economia, in L. AMMANNATI, P. CORRIAS, F.
SARTORI, A. SCIARRONE ALIBRANDI (a cura di), I giudici e l’economia, Torino, 2018, 63; in una pro-
spettiva simile, C. DEODATO, Nuove riflessioni sull’intensità del sindacato del giudice amministra-
tivo. Il caso delle linee guida dell’ANAC, in Federalismi.it, n. 2/2017.
38 ALFREDO MOLITERNI
179 Come evidenziato da L. BENVENUTI, La discrezionalità e i suoi interpreti, cit., 90 ss. è as-
sai rara la possibilità di avere degli accertamenti tecnici distinti dalla ponderazione a fronte del-
l’intrinseca complessità del procedimento valutativo e dell’iter decisionale; al tempo stesso è solo
teorica la possibilità di distinguere e separare nettamente la valutazione della decisione; ed è diffi-
cile distinguere l’interpretazione dalla discrezionalità se vi sono elementi tecnici contigui alla
scelta discrezionale (p. 100); in una prospettiva simile, con riguardo alla materia ambientale, G.
CLEMENTE DI SAN LUCA, Il sindacato giurisdizionale, cit., passim. D’altra parte, come già sottoli-
neato da F. SALVIA, Attività amministrativa e discrezionalità tecnica, in Dir. proc. amm., 1992, 711,
non si tratta solo di un intreccio nel momento finale tra la valutazione tecnica e la valutazione di-
screzionale, ma di una dinamica più complessa che sin dal momento livello legislativo e sino alla
stessa selezione degli interessi si caratterizza sempre per un condizionamento reciproco tra la di-
mensione tecnica e quella giuridica.
180 Su cui rimane fondamentale F. LEVI, L’attività conoscitiva della pubblica amministrazione,
Torino, 1967, 220 ss.; il punto è stato valorizzato di recente da G. CORSO, Manuale di diritto am-
ministrativo, cit., 170, secondo cui «la discrezionalità in senso proprio riguarda solo» il momento
della decisione «ma nella dottrina e soprattutto nella giurisprudenza la categoria viene usata an-
che con riguardo alla fase logicamente precedente (e qualificabile esclusivamente in termini co-
gnitivi) dell’apprezzamento del fatto».
181 Come già evidenziato da M. NIGRO, Giustizia amministrativa, cit., 286, «il guaio è però
che la distinzione fra questi due tipi di giudizio (giudizio di fatto e giudizio di valore amministra-
tivo)» appare «netta solo se ci si tiene ai due poli estremi dell’antitesi ora rappresentata. Nella
realtà, invece, vi è una transizione progressiva dall’un tipo di giudizio all’altro e vi sono, fra l’uno
e l’altro, una serie di ipotesi intermedie di collocazione difficile». Il punto è stato recentemente
sottolineato, con riguardo alla stessa evoluzione che ha caratterizzato il diritto europeo, da J. MEN-
DES, Administrative discretion in the EU: comparative perspectives, in S. ROSE-ACKERMAN, P.L.
LINDSETH, B. EMERSON (eds.), Comparative administrative law, II ed., Cheltenham (UK)-
Northampton (USA), 2017, 632 ss., la quale critica la distinzione rigida che si è affermata in giu-
risprudenza tra discrezionalità pura e valutazioni tecnico-complesse con riguardo ai poteri delle
Agenzie, sottolineando il fatto che essa è sembrata a volte ispirata soprattutto dall’esigenza pratica
di non porsi in contrasto con i postulati della giurisprudenza “Meroni” (come nel caso ESMA).
182 In tali ambiti, una maggiore contiguità tra tecnica e politica riceve un chiaro riscontro nel
fatto che, come evidenziato da L. BENVENUTI, La discrezionalità e i suoi interpreti, cit., 142 ss., le
valutazioni tecniche sono affidate a organismi interni alla stessa struttura ministeriale (come la va-
lutazione di pericolosità delle sostanze), ovvero le attività istruttorie sono assunte dalle stesse
strutture che assumono la decisione finale (come nel caso della soprintendenza nei beni culturali).
Tuttavia anche là dove vi è una separazione netta – come nel caso della commissione VIA – la giu-
risprudenza non è solita distinguere con nettezza l’emanazione del parere della decisione finale.
LE DISAVVENTURE DELLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 39
183 G. ROSSI, Principi di diritto amministrativo, cit., 289 sottolinea la difficoltà di distinguere
sul piano concreto ciò che è accertamento del presupposto da ciò che è la successiva decisione, il
che emerge quando il presupposto «non è semplicemente da accertare ma è un fatto da valutare
(ad esempio sulle valutazioni tecniche). Ma anche quando si è di fronte ad un fatto da accertare
può darsi proprio che l’accertamento che dovrebbe essere il presupposto della decisione è invece
il frutto della scelta della misura della tutela che si vuole assicurare dell’interesse pubblico». D’al-
tra parte, anche nelle ricostruzioni maggiormente attente a distinguere i processi sussuntivi da
quelli discrezionali – come quella di S. COGNETTI, Legge, amministrazione, giudice: potere ammini-
strativo fra storia e attualità, Torino, 2014, 148 – non si nega il fatto che la qualificazione del fatto
non è sempre pienamente distinguibile dal bilanciamento.
184 La possibilità che, anche nel modello continentale di sindacato sull’amministrazione, si
alcune ipotesi di maggiore interventismo del giudice sulle scelte dell’AGCOM sembrerebbe assu-
mere rilievo il peso riconosciuto a determinati interessi, come quello di favorire gli investimenti
sulla rete infrastrutturale o di favorire l’ingresso di nuovi operatori nel mercato.
186 Parla di «immaginari steccati», spesso slegati dalla realtà, L. BENVENUTI, La discrezionalità
prescindere dalla loro valutazione e apprezzamento (si pensi ai casi relativi all’esistenza di uno
scambio di mail o allo svolgimento di un incontro tra i vertici di imprese concorrenti nell’ambito
di un procedimento antitrust). Nella maggior parte dei casi, tuttavia, la ricostruzione dei fatti è
inestricabilmente intrecciata alla loro valutazione: proprio in questa prospettiva, F. LEDDA, Potere,
tecnica, cit., 432 sottolineava la necessità di superare la distinzione tra apprezzamenti e accerta-
menti, posto che in entrambi i casi la tecnica rileverebbe per il fatto di fornire «approssimazioni
attendibili». Sulla necessaria distinzione tra la veridicità del fatto dalla qualificazione e valutazione
del fatto, si veda D. DE PRETIS, Valutazione amministrativa, cit., 401.
188 In questo senso, è stato sottolineato da R. VILLATA, M. RAMAJOLI, Il provvedimento am-
ministrativo, Torino, 2006, 165 che «rimangono oscuri il momento e le modalità con cui la valu-
tazione tecnica si inserisce nella valutazione di pubblico interesse e viceversa»; si tratta di un pro-
filo che «giustifica il permanere di valutazioni riservate all’amministrazione, salvo naturalmente il
40 ALFREDO MOLITERNI
Una simile tendenza risulta assai evidente nei campi in cui la dimensione
tecnica della valutazione è inestricabilmente intrecciata a profili di valutazione
degli interessi, come si verifica in ambito ambientale, sanitario, farmaceutico e,
più in generale, in tutti i contesti in cui i pubblici poteri sono chiamati a garan-
tire la sicurezza – fisica, sanitaria, ambientale, alimentare, tecnologica – della co-
munità, anche al di là del raggiungimento di certezze condivise sul piano scien-
tifico: in tali contesti – ove non appare spesso possibile distinguere in maniera
netta il momento dell’astratta “valutazione” del rischio da quello della sua con-
creta “gestione” – è quindi proprio l’inevitabile incertezza scientifica a giustifi-
care (rectius: imporre), ad un certo punto, una scelta sul piano amministra-
tivo189. Il che è stato recentemente confermato da una pronuncia del Consiglio
di Stato che – dopo aver contestato internamente la ragionevolezza tecnica della
decisione dell’Aifa di vietare l’utilizzo off-label dell’idrossiclorochina – non ha
mancato di censurare anche il difetto di proporzionalità della scelta posta in es-
sere dall’autorità regolatoria, anche in ragione dell’inadeguata considerazione
dei molteplici interessi pubblici che, soprattutto nel contesto pandemico, veni-
vano in considerazione190.
Anche negli ambiti in cui la valutazione tecnica dovrebbe assumere un ri-
lievo prevalente – come nel caso delle valutazioni in materia di beni culturali e
di paesaggio (in cui la giurisprudenza tende ad escludere la presenza di profili
di vera discrezionalità) – non può tuttavia negarsi il peso che viene concreta-
mente ad assumere l’interesse pubblico primario di riferimento, soprattutto in
relazione agli interessi – spesso economici – ad esso contrapposti191: il che è con-
fermato dal fatto che non mancano indirizzi giurisprudenziali che, pur senza ri-
conoscere espressamente la natura discrezionale della valutazione paesaggistica,
controllo esterno di logicità». D’altra parte, come messo in luce da G. SILVESTRI, Scienza e co-
scienza: due premesse per l’indipendenza del giudice, in Dir. pubbl., 2004, 435 «non bisogna tutta-
via dimenticare che l’attendibilità delle valutazioni tecnico-scientifiche dell’amministrazione deve
essere valutata non in sé e per sé, ma alla luce delle finalità stabilite dalla legge in primo luogo e
dai principi costituzionali in ultima istanza».
189 Sull’importanza del principio di precauzione, C. VIDETTA, L’amministrazione della tec-
nica, cit., 259 ss. D’altra parte, come sottolineato da G. SILVESTRI, Scienza e coscienza, cit., 416, «il
legislatore e l’amministrazione possono (…) modulare natura e contenuti dei propri interventi
sulla base dell’intreccio tra interessi da selezionare e proteggere – secondo una scelta più o meno
libera – anche alla luce del grado di incertezza dei dati oggettivi offerti dagli strumenti di cono-
scenza disponibili». Anche per questo motivo, sono stati sottolineati i rischi di un interventismo
del giudice in materia ambientale da F. FRACCHIA, Sviluppo sostenibile. La voce flebile dell’altro tra
protezione dell’ambiente e tutela della specie umana, Napoli, 2010, 279 ss.
190 A partire dall’esigenza di alleggerire la pressione sui reparti di terapia intensiva negli
ospedali, la quale sarebbe stata indubbiamente favorita dall’autorizzazione dell’Aifa all’utilizzo off-
label dell’idrossiclorichina da parte dei medici di base e con riguardo ai pazienti meno gravi: in
questo senso, si veda la già menzionata ordinanza Cons. St., n. 7097/2020.
191 Sul punto, L. BENVENUTI, La discrezionalità e i suoi interpreti, cit., 138 s. con riguardo alla
materia beni culturali e alla inevitabilità di ricorrere all’argomento autoritativo per la decisione; lo
stesso Autore sottolinea il controverso il rapporto tra valutazione tecnica ed economica, spesso af-
fidata a ponderazione della p.a. (139). Come emerge dal cap. V di M. Bray, la giurisprudenza, tut-
tavia, almeno in astratto, sembra escludere la possibilità di una comparazione tra l’interesse cul-
turale e gli altri interessi (Cons. St., sez. VI, 23 luglio 2015, n. 3652).
LE DISAVVENTURE DELLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 41
hanno poi in concreto fatto riferimento ad un uso sproporzionato del potere au-
torizzatorio rispetto alla concreta situazione da tutelare192.
Ma la difficoltà di isolare i profili discrezionali (o comunque espressione di
scelte di policy) dai profili tecnici emerge anche nei settori in cui la dimensione
tecnica – per una chiara scelta del legislatore – sembrerebbe pervadere e condi-
zionare in maniera più netta l’organizzazione pubblica e il concreto esercizio
delle funzioni amministrative, come nel caso delle Autorità indipendenti193. Al
di là delle Autorità di regolazione e di vigilanza194 – ove tale tendenza è sicura-
mente assai evidente e meno contestata195 – anche con riguardo a quello che do-
vrebbe atteggiarsi come il potere amministrativo maggiormente neutrale e tec-
nico (cioè il potere antitrust) non sembra in realtà possibile escludere categori-
camente la presenza di margini e ambiti di scelta che risentono del contesto
economico e istituzionale di riferimento e degli obiettivi di “politica della con-
correnza” che, di volta in volta, si assumono come rilevanti196. Si tratta di profili
che, in fondo, vengono a condizionare (in maniera del tutto fisiologica) la deci-
sione di avviare o meno un certo procedimento, la ricostruzione del mercato ri-
levante, la qualificazione anticoncorrenziale di certe condotte e, naturalmente,
l’irrogazione (e la quantificazione) finale della sanzione197. D’altra parte, proprio
192 Si veda Cons. St., sez. VI, 29 dicembre 2010, n. 9578, il quale con riguardo ad un parere
paesaggistico sottolinea il fatto che «il giudizio di comparazione dell’opera al contesto da difen-
dere va compiuto tenendo presente le effettive condizioni dell’area in cui il manufatto è stato in-
serito». Sul problema dell’applicazione del parametro di proporzionalità nel settore dei beni cul-
turali, si veda G. SEVERINI, Tutela del patrimonio culturale, discrezionalità tecnica e principio di pro-
porzionalità, in Aedon, n. 3/2016; nonché, G. TROPEA, Il vincolo etnoantropologico tra
discrezionalità tecnica e principio di proporzionalità: “relazione pericolosa” o “attrazione fatale”?, in
Dir. proc. amm., 2012, 718 ss.
193 D’altronde, come sottolineato da M. CLARICH, Autorità indipendenti: bilancio e prospet-
tive di un modello, cit., 79, proprio in relazione ai poteri delle Autorità, «la distinzione tra discre-
zionalità amministrativa e discrezionalità tecnica, chiara in astratto, all’atto pratico si rivela in-
certa». Di recente, pur nella consapevolezza della grande eterogeneità dei poteri attribuiti a tali
soggetti, è stata tuttavia ribadita la necessità di distinguere nettamente le scelte tecniche dalle
scelte politico-discrezionali ai fini della stessa indipendenza delle Autorità: in questo senso, E.
BRUTI LIBERATI, La regolazione indipendente dei mercati. Tecnica, politica e democrazia, Torino,
2019, spec. 75 ss. In ogni caso, come sottolineato S. TORRICELLI, Per un modello generale di sinda-
cato sulle valutazioni tecniche, cit., 97 ss., il fatto di «escludere la natura discrezionale dei poteri
dell’autorità non implica escludere che quei poteri impattino sugli interessi; cambia solo il para-
metro che produce l’impatto e che non è di natura politica».
194 Come evidenziato da L. Lippolis nel cap. X, con riguardo alle Autorità di vigilanza emer-
gono spesso anche valutazioni di politica istituzionale – tra cui il preminente interesse a garantire
la stabilità e la solidità del sistema finanziario – che avvalorano l’atteggiamento maggiormente de-
ferente del giudice.
195 D’altra parte, con riguardo a queste Autorità viene spesso in considerazione soprattutto
un problema di controllo sul concreto esercizio del potere regolatorio (anche di natura tecnica) ri-
spetto alle finalità indicate dalla legge.
196 Come sottolineato da S. de Nitto, nel cap. VII, è indicativo il peso che, in sede di con-
trollo sul potere di accertamento delle ipotesi di abuso di posizione dominante, assume il princi-
pio di proporzionalità, nella prospettiva di scongiurare che l’intervento dell’Autorità possa osta-
colare lo sviluppo di nuovi prodotti, o tecniche commerciali, suscettibili di rappresentare un be-
neficio per i consumatori (in materia di salute): si veda Cons. St., n. 1832/2020.
197 Come confermato, da ultimo, da Cons. St., VI, 23 settembre 2019, n. 6314, secondo cui
nell’esercizio del «potere di valutazione tecnica» finalizzato alla individuazione del “mercato rile-
42 ALFREDO MOLITERNI
vante” «l’Autorità ha esercitato il suo potere discrezionale in modo conforme a tale principio».
Sulla difficoltà di assicurare una separazione netta tra l’accertamento e la valutazione dei fatti nel-
l’ambito dell’attività di repressione degli illeciti antitrust, si veda B. TONOLETTI, L’accertamento am-
ministrativo, Padova, 2001, 323. D’altronde, anche le ricostruzioni che prospettano, sul piano ge-
nerale, la possibilità di una piena sostituibilità in sede giurisdizionale dell’attività interpretativa di
sussunzione e di valutazione dei fatti, non mancano di ricostruire come “fattispecie mista” proprio
gli accertamenti antitrust, alla luce del fatto che, ad esempio, l’avvio officioso dell’istruttoria sa-
rebbe un segno della sicura discrezionalità dell’accertamento: così S. COGNETTI, Legge, ammini-
strazione, giudice, cit., 125.
198 Con conseguente necessità di effettuare ineludibili bilanciamenti tra i diversi interessi in
tolinea che si tratta di un «potere ontologicamente diverso dalla discrezionalità amministrativa che
presuppone una ponderazione di interessi» che «sul piano funzionale» appare «equivalente a
quello del giudice penale». Tale costruzione si basa sull’esaltazione di contrapposizioni che non
trovano però riscontro nella realtà dell’ordinamento (come quella tra un potere antitrust di mero
accertamento e una regolazione economica caratterizzata, invece, da un certo «livello di politi-
cità»). In chiave critica sulla sentenza, anche per gli effetti pregiudizievoli che ne potrebbero di-
scendere dal punto di vista di possibili pronunce propulsive del giudice amministrativo nei con-
fronti delle archiviazioni dell’AGCM, si veda M. CAPPAI, Il problema del sindacato giurisdizionale
sui provvedimenti dell’AGCM in materia antitrust: un passo in avanti, due indietro … e uno in
avanti. Una proposta per superare l’impasse, in Federalismi.it, n. 21/2019.
202 Come sottolineato di recente da A. CARBONE Il dibattito sull’art. 6 CEDU nel dirito
amministrativo italiano ed europeo, in ID. (a cura di), L’applicazione dell’art. 6 CEDU nel processo
amministrativo dei Paesi europei, Napoli, 2020, 1 ss.
203 In questa prospettiva, di recente, F. FOLLIERI, Art. 6 CEDU ed equilibrio dei poteri dello
tutivo sui provvedimenti dell’AGCM, da M. CAPPAI, Il problema del sindacato giurisdizionale, cit.,
passim.
205 D’altra parte il problema del tempo e dei costi andrebbe attentamente considerato nella
prospettiva di regolare i nessi tra intensità del sindacato e pesantezza delle garanzie partecipatorie
e procedimentali, come sottolineato da S. CASSESE, Il sorriso del gatto, ovvero dei metodi nello stu-
dio del diritto pubblico, in Riv. trim. dir. pubbl., 2006, 597 ss.
206 Sulla necessità di evitare una sostanziale sostituzione del giudice all’amministrazione an-
che con riguardo alle scelte tecniche, si veda B.G. MATTARELLA, L’imperatività del provvedimento
amministrativo, cit., 437.
207 Come prospettato da G. D’ANGELO, Giudice amministrativo, cit., 659 ss., secondo cui «la
separatezza tra le due giurisdizioni finisce pertanto col comportare una divergenza di fondo ri-
spetto all’ipotesi di una riserva amministrativa generale di valutazione tecnica. La divergenza ap-
pare ancora più netta alla luce di quella giurisprudenza civile che afferma la compatibilità delle
c.d. norme elastiche con un sindacato puntuale del giudice». Sottolinea tuttavia la diversa posi-
zione del giudice ordinario rispetto all’accertamento pieno dei fatti non oggetto di mediazione
amministrativa, si v. C. MARZUOLI, Potere amministrativo e valutazioni tecniche, cit., 228.
44 ALFREDO MOLITERNI
dei medesimi fatti materiali riguardanti lo stato di salute e il nesso con la speci-
fica condizione lavorativa208. Al di là di tali specifiche ipotesi – in cui effettiva-
mente il self-restraint del giudice amministrativo non appare giustificabile – va
invece adeguatamente valorizzato il fatto che, di solito, l’amministrazione è chia-
mata dalla legge ad integrare il parametro normativo o, comunque, ad assumersi
una responsabilità209 nei confronti dell’ordinamento rispetto alla concretizza-
zione dell’interesse pubblico sotteso all’esercizio di un determinato potere, il
quale, sebbene fondato sull’utilizzo di regole tecniche, non è in grado di travali-
care per ciò solo il principio di separazione dei poteri210. La stessa definizione di
concetti chiaramente appartenenti a specifiche discipline scientifiche – come
quelli di “foresta”, “vulcano” o “ghiacciaio” – là dove è funzionale ad indivi-
duare l’esatta porzione di territorio sottoposta a vincolo ex lege rende necessaria
l’intermediazione dell’amministrazione preposta alla tutela paesaggistica211. Per-
sino la valutazione medica finalizzata ad accertare la «sana e robusta costitu-
zione fisica» o la «piena integrità psichica», se inserita nell’ambito di un con-
corso pubblico per valutare l’idoneità del candidato a ricoprire un certo inca-
rico, potrebbe ragionevolmente risentire della specifica conoscenza da parte
dell’amministrazione dei compiti e delle mansioni che si andranno concreta-
mente a ricoprire e, quindi, della responsabilità da essa assunta nei confronti
dell’ordinamento di avvalersi di professionalità adeguate212.
208 Come evidenziato da F. Pileggi nel cap. II, nei giudizi concernenti il diritto alle prestazioni
previdenziali o assistenziali dei dipendenti pubblici “contrattualizzati”, gli elementi tecnici sono co-
nosciuti con pienezza dal giudice, il quale ricorre normalmente alla consulenza tecnica d’ufficio, ai
sensi dell’art. 445 c.p.c.: con riferimento all’accertamento del nesso di causalità tra il servizio svolto
e la malattia contratta, ai fini del riconoscimento di una rendita per malattia professionale, la Corte
di Cassazione ha precisato che tale accertamento, in quanto giudizio di natura tecnica, «può for-
mare oggetto solo di valutazione tecnica, che il ricorrente deve fornire o sollecitare al giudice, tra-
mite consulenza tecnica d’ufficio» (così Cass. civ., sez. lav., 28 agosto 2002, n. 12629).
209 Come sottolineato da P.L. STRAUSS, Administrative Justice in the United States, Durham,
North Carolina, 2002, 335, il problema del judicial review è quello di «permitting the court control
the lawfulness of agency action without allowing it to displace agency responsibility». È una re-
sponsabilità che è l’esito della stessa decisione del legislatore di conferire certi compiti all’ammi-
nistrazione e non al giudice ed è quindi l’esito di una certa distribuzione del potere di valutazione
dei fatti tra p.a. e giudice (come sottolineato già da C. MARZUOLI, Potere amministrativo e valuta-
zioni tecniche, cit., 4).
210 Non appare condivisibile la prospettiva di G. D’ANGELO, Giudice amministrativo, cit.,
659 ss., secondo cui «per le valutazioni tecniche non possono valere – nemmeno da un punto vi-
sta costituzionale – principi analoghi a quelli che presiedono alla separatezza fra potere esecutivo
ed ordine giudiziario». In chiave critica sull’argomento della separazione dei poteri, si veda anche
M. ALLENA, La full jurisdiction tra sindacato di “maggiore attendibilità” del giudice amministrativo
e mito della separazione dei poteri, in A. CARBONE (a cura di), L’applicazione dell’art. 6 CEDU, cit.,
23 ss.
211 In questo senso, si veda il cap. V di M. Bray, il quale richiama gli orientamenti giuri-
sprudenziali formatisi ad esempio attorno all’individuazione del concetto di bosco e alla sua di-
stinzione dal mero consorzio di alberi: da ultimo, Cons. St., sez. III, 13 febbraio 2020, n. 1124. Sui
vincoli ex lege, S. AMOROSINO, I vincoli paesaggistici ex lege n. 431 del 1985: concetti normativa-
mente indeterminati e valutazioni amministrative, in Riv. giur. ed., 1996; G. SCIULLO, I vincoli pae-
saggistici ex lege: origini e ratio, in Aedon, n. 1-2/2012.
212 Come sottolineato nel cap. II da F. Pileggi, la scelta di assumere nei ruoli della pubblica
amministrazione candidati che soddisfino determinati requisiti di integrità fisica, psichica e attitu-
LE DISAVVENTURE DELLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 45
«il progressivo restringimento delle possibili alternative nel corso del procedimento». Come sot-
tolineato anche G. CLEMENTE DI SAN LUCA, Il sindacato giurisdizionale, cit., passim, «più aumen-
46 ALFREDO MOLITERNI
lungi dal rilevare solo (o tanto) nel momento della valutazione finale (a cui si è
sempre riservata grandissima attenzione sul piano teorico) – dovrebbe condizio-
nare soprattutto il farsi del potere e le concrete modalità del suo esercizio214.
La presenza di un parametro tecnico da accertare o da definire sul piano
amministrativo viene infatti a rafforzare l’esigenza di una piena e rigorosa rico-
struzione materiale di tutti i fatti rilevanti, ma anche l’esigenza di una seria va-
lutazione degli stessi, soprattutto nella prospettiva di assicurare la massima com-
prensibilità e verificabilità dell’iter decisionale concretamente seguito dall’am-
ministrazione215: di qui, la necessità di prestare grande attenzione alle concrete
modalità di coinvolgimento nel processo decisionale delle istituzioni e degli or-
ganismi titolari di determinate competenze tecniche216. Inoltre, la dimensione
tecnica della valutazione viene a rendere vieppiù rilevante le modalità con cui è
assicurata, in sede procedimentale, la possibilità non solo di un contraddittorio
tra le parti217, ma anche di un confronto tra le diverse metodologie e approcci
scientifici per la qualificazione dei fatti o la ricostruzione dei parametri norma-
tivi di riferimento218; e questo, garantendo anche la possibilità di un’adeguata
rappresentazione dei diversi interessi sottesi alla decisione tecnica219. Si pensi,
ad esempio, al rilievo che – rispetto all’utilizzo dell’intelligenza artificiale per ef-
fettuare scelte amministrative concernenti l’attribuzione di benefici pubblici,
mentale oltre a influenzare in vario modo le scelte discrezionali, possono anche condizionare il
contenuto di alcuni apprezzamenti tecnici».
215 Sul punto L. BENVENUTI, La discrezionalità e i suoi interpreti, cit., 189 ss.
216 Anche dal punto di vista dell’autonomia – quantomeno funzionale – rispetto al decisore
finale. Da questo punto di vista, la dimensione tecnica della scelta dovrebbe escludere la possibile
coincidenza tra il responsabile dell’istruttoria e il titolare del potere decisionale che oggi è am-
messa dall’art. 6 della legge sul procedimento amministrativo: ad un simile risultato si potrebbe
pervenire soprattutto intervenendo nelle legislazioni di settore che disciplinano la maggior parte
dei procedimenti caratterizzati da valutazioni tecniche. Il tema assume un rilievo specifico nel-
l’ambito dei procedimenti Antitrust ove effettivamente si pone un problema di inadeguata sepa-
razione tra funzioni istruttorie e decisorie all’interno dell’Autorità alla luce della giurisprudenza
della Corte europea dei diritti dell’uomo 4 marzo 2014, ric. n. 18640/10, Grande Stevens e altri c.
Italia (e come incidentalmente evidenziato, di recente, dalla stessa Corte cost. n. 13/2019).
217 Sulla necessaria intermediazione procedimentale e sul contraddittorio «paritario» che ca-
zione può favorire forme di contraddittorio sin dalla stessa fase di definizione del bando, al fine
di rafforzare la procedimentalizzazione della valutazione tecnica mediante il confronto dialettico
con posizioni esterne alla p.a.: si veda, in questo senso, l’istituto della consultazione tecnica ai
sensi dell’art. 66 del Codice dei contratti (d.lgs. 19 aprile 2016, n. 50).
219 Sull’importanza della partecipazione anche democratica in sede procedimentale, si veda
L. BENVENUTI, La discrezionalità e i suoi interpreti, cit., 76; ma anche C. MARZUOLI, Potere ammi-
nistrativo e valutazioni tecniche, cit., 325, sulla centralità dei procedimenti e dell’organizzazione
«attraverso cui si possono più efficacemente ricollegare i valori espressi dalla tecnica e i valori dei
cittadini».
LE DISAVVENTURE DELLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 47
220 In questo senso, si vedono le considerazioni di F. Costantino nel cap. XII e, in partico-
lare, il riferimento alle più recenti tendenze che si stanno affermando nell’ordinamento statuni-
tense in termini di trasparenza e di adeguatezza del controllo delle Corti sulle modalità di costru-
zione dell’algoritmo, su cui C. COGLIANESE, D. LEHR, Transparency and Algorithmic Governance, in
Adm. Law Rev., 2019, 44.
221 Sulla capacità del giudice di pervenire ad un sindacato assai penetrante attraverso la con-
giudice, F. CINTIOLI, Giusto processo, CEDU e sanzioni antitrust, cit., 507 ss., secondo cui, vieppiù
nel procedimento antitrust «tali garanzie sono un valore sostanziale, addirittura rispondente a un
diritto fondamentale dell’individuo»; il giudice «né può rifugiarsi dietro la considerazione che, in
fondo, il processo è la prosecuzione del procedimento in una sua seconda fase, perché così, in
fatto, non è»; in questa prospettiva, «il giudizio sarà di piena giurisdizione anche se (e solo se) sa-
prà tutelare le garanzie procedimentali. Specie per un processo che, come rilevato, non può essere
sostitutivo in senso pieno».
224 Come evidenziato da G. CLEMENTE DI SAN LUCA, Il sindacato giurisdizionale, cit., passim.
225 Sulla centralità del sindacato di ragionevolezza anche per la tecnica, F. LEDDA, Potere, tec-
nica, cit., 438 s., il quale sottolinea che la ragionevolezza assicura la chiusura e il controllo di tutte
48 ALFREDO MOLITERNI
Si tratta di profili che – se presi “sul serio” sia dal legislatore, sia dall’am-
ministrazione, sia dal giudice – contribuiscono indubbiamente ad ampliare gli
spazi dello stesso sindacato giurisdizionale, nella prospettiva di verificare la se-
rietà, la rigorosità e l’affidabilità dell’intero processo di valutazione tecnica posto
in essere dall’amministrazione. Da questo punto di vista, va quindi ribaltata la
prospettiva che spesso – nelle stesse motivazioni delle sentenze – tende a deru-
bricare a “mera forma” il controllo sul procedimento, in contrapposizione ad un
controllo sulla “sostanza” della decisione226. Soprattutto nell’ambito delle valu-
tazioni tecniche occorre verificare, non già la mera esistenza, ma soprattutto la
congruità, la qualità e la completezza dell’istruttoria, interpretando con grande
rigore i principi contenuti nell’art. 6 della legge sul procedimento amministra-
tivo e le discipline di settore che governano i singoli procedimenti, da intendersi
quali vere e proprie regole di condotta per l’amministrazione tecnica227. Nel-
l’ambito di un simile sindacato volto a verificare la completezza e la rigorosità
dell’istruttoria, potrà rivelarsi necessario per il giudice procedere ad un diretto
accertamento dei fatti storici rilevanti nella loro materialità228 o a considerarne
di nuovi se prospettati come rilevanti dalle parti e non considerati dall’ammini-
strazione (il che non costituisce un indebito sconfinamento dal tradizionale sin-
dacato di legittimità)229. Tutto ciò, ricorrendo al conforto degli esperti per la mi-
gliore comprensione della logicità, della razionalità e quindi dell’attendibilità
delle scelte effettuate dall’amministrazione in sede procedimentale alla luce dei
parametri giuridici e fattuali concretamente presi a riferimento230.
Naturalmente, una simile prospettiva non esclude che, nell’ambito delle di-
le proposizioni giuridiche indeterminate; nonché F. SALVIA, Attività amministrativa, cit., 691. Sot-
tolinea il fatto che il sindacato di ragionevolezza sull’accertamento tecnico sarebbe comunque
qualcosa di diverso dal controllo di ragionevolezza sulla discrezionalità amministrativa, F. CIN-
TIOLI, Giudice amministrativo, tecnica e mercato, cit., 235.
226 Come evidenziato, di recente, anche da S. TORRICELLI, Per un modello generale di sinda-
cato sulle valutazioni tecniche, cit., 97 ss., secondo cui «il procedimento non è solo forma, è anche
sostanza, perché condiziona il risultato che l’azione amministrativa produce. In particolare la par-
tecipazione arricchisce (o imbriglia, a seconda dei punti di vista) l’istruttoria, consegnando al-
l’amministrazione elementi, argomenti, prospettive che essa non può trascurare e che richiedono
una specifica considerazione, anche obbligandola a vagliare la soluzione progettata alla luce delle
prospettive e delle prospettazioni dei soggetti che intervengono. Ciò può incidere a posteriori sulla
intensità del sindacato, perché la proliferazione degli elementi di cui tenere conto e delle soluzioni
da mettere a confronto riduce lo spazio della scelta, facendo risaltare l’eventuale irragionevolezza
della soluzione individuata e che, mancando quei parametri, con difficoltà sarebbe potuta emer-
gere».
227 Sugli obblighi istruttori come regole di condotta, C. CUDIA, Funzione amministrativa e
soggettività della tutela. Dall’eccesso di potere alle regole del rapporto, Milano, 2008, 251 ss.
228 Si tratta di una prospettiva che non è stata contestata neanche dalle ricostruzioni che
sono state più attente a preservare uno spazio di riserva valutativa alla p.a.: D. DE PRETIS, Valuta-
zione amministrativa, cit., 399 ss.
229 Sul punto, si veda G. DE GIORGI CEZZI, Giudizio prova verità. Appunti sul regime delle
prove nel processo amministrativo, in Dir. proc. amm., 2002, 907 ss.
230 D’altra parte, come sottolineato da A. TRAVI, Il giudice amministrativo e le questioni tec-
nico-scientifiche, cit., 459, lo stesso «giudizio di equivalenza» sarà «possibile solo se la valutazione
di ordine tecnico-scientifico dell’amministrazione sia stata previamente verificata dal giudice».
LE DISAVVENTURE DELLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 49
231 Sul punto, sia consentito il rinvio a A. MOLITERNI, Streamlining the Judicial Review of
Administrative Decisions: a Comparative Institutional Approach, in Riv. trim. dir. pubb., 2018,
539 ss.
232 Nonostante diverse ricostruzioni dottrinarie hanno sottolineato la necessità di ricavare
specifiche indicazioni legislative in merito al conferimento di uno spazio valutativo alla p.a. (V. CE-
RULLI IRELLI, Note in tema di discrezionalità amministrativa, cit., 493 ss.; D. DE PRETIS, Valutazione
amministrativa, cit., 376), nella concreta realtà dell’ordinamento ciò non appare affatto agevole
(come evidenziato da L. BENVENUTI, La discrezionalità e i suoi interpreti, cit., 173 ss.), anche per la
difficoltà di distinguere i casi di ambiguità consapevole dai casi di ambiguità inconsapevole del
testo normativo: il punto, come noto, assume un rilievo centrale nel dibattito statunitense sulla de-
ference alla luce di Chevron (Chevron USA, Inc. v. Natural Resources Defense Council, 25 giugno
1894, US Supreme Court, [1984] 467 US 837).
233 Con riguardo, ad esempio, al sindacato sulle sanzioni antitrust un sindacato giurisdizio-
nale integralmente sostitutivo potrebbe al più giustificarsi in ragione della previsione della giuri-
sdizione di merito sull’esercizio del potere sanzionatorio, la quale – già solo sul piano logico – ap-
pare difficilmente dissociabile dalla piena e integrale valutazione della fattispecie sostanziale ad
esso presupposta. In questo senso si veda già A. POLICE, Tutela della concorrenza e pubblici poteri.
Profili di diritto amministrativo nella disciplina antitrust, Torino, 2007, 304 s.
234 Come nel caso del sindacato sul potere di risoluzione di crisi delle banche, ove si è pre-
vista l’inapplicabilità ai relativi giudizi della verificazione e della consulenza tecnica d’ufficio (art.
95, co. 2, d.lgs., 16 novembre 2015, n. 180): sul punto, L. Lippolis nel cap. X.
235 Sulla falsariga dell’ordinamento tedesco ove i diritti fondamentali costituiscono un limite
unitario all’esercizio del potere amministrativo, a prescindere dalle sue caratteristiche più o meno
discrezionali (come prospettato da S. COGNETTI, Legge, amministrazione, giudice, cit., 140). Ma si
tratta di una tendenza che emerge anche in altri ordinamenti, ove la stessa dimensione tecnica
della valutazione – che generalmente giustifica una deferenza del giudice – trova un limite nella
presenza di un diritto fondamentale: si veda G. ZHU (ed.), Deference to the Administration in Ju-
dicial Review, cit., passim.
236 Come sembrerebbe potersi ricavare dall’art. 17 della legge sul procedimento per le valu-
237 Anche in ragione del fatto che, in molti ambiti, come quello della salute o dell’ambiente,
non appare sempre agevole distinguere l’interesse (pubblico) sensibile che giustifica una riserva
dell’amministrazione dal diritto fondamentale della persona a cui è intrecciato, con conseguente
difficoltà di regolare su tali basi l’intensità del sindacato.
238 Sul dovere del giudice di motivare e spiegare il differente livello di intensità del suo scru-
tinio, senza trincerarsi dietro formule standard come avviene spesso per discrezionalità tecnica, si
veda P. CRAIG, UK, EU and Global Administrative Law, cit., 485.
239 Come evidenziato da D. DE PRETIS, Valutazione amministrativa, cit., 386, l’ancoraggio del
problema dell’intensità ad una questione interpretativa fornisce uno stimolo alla razionalizzazione
del sindacato sulla base di una dialettica tra legislatore, amministrazione e giurisprudenza. D’altra
parte, la stessa elaborazione di una compiuta teoria della deferenza appare osteggiata in molti or-
dinamenti proprio per gli eccessivi limiti “esterni” che essa porrebbe alla creatività dell’interprete:
in questo senso, si veda W. JOHN HOPKINS, ‘The “Dreadful Truth” and Transparent Fictions: Defe-
rence in New Zealand Administrative Law’, in G. ZHU (ed.), Deference to the Administration, cit.,
50 ss.
240 Su cui, da ultimo, D. KNIGHT, Contextual review: The instinctive impulse and unstructu-
Francesca Pileggi
2 Occorre, fin da subito, precisare che in tale sede si farà riferimento ad una concezione am-
pia di “valutazione tecnica”, comprensiva tanto degli accertamenti tecnici quanto degli apprezza-
menti (su tali categorie cfr. F. SALVIA, Attività amministrativa e discrezionalità tecnica, in Dir. proc.
amm., 1992, 685 ss.; F. VOLPE, Discrezionalità tecnica e presupposti dell’atto amministrativo, in Dir.
amm., 2008, 823 ss.). Trattandosi, infatti, di un’analisi incentrata sull’esperienza giuridica concreta
si ritiene opportuno allargare l’ambito di indagine a tutti i giudizi cui la giurisprudenza ammi-
nistrativa ha attribuito e attribuisce il carattere della tecnicità, indipendentemente dalla minore o
maggiore complessità dell’operazione tecnica effettuata dall’amministrazione o dall’organo
tecnico.
3 Si tratta, in particolare, degli atti di programmazione sanitaria di competenza delle Re-
gioni ex art. 32, co. 8, della legge 27 dicembre 1997, n. 449 e dei piani di zonizzazione acustica
adottati dai Comuni ai sensi della legge 26 ottobre 1995, n. 447 e del d.lgs. 17 febbraio 2017, n.
42. Sul tema, si vedano R. BALDUZZI, La sanità italiana tra livelli essenziali di assistenza, tutela
della salute e progetto di devolution, Milano, 2004; G. BERTOCCHI, Il ruolo della programmazione
sanitaria nel raccordare la domanda ai bisogni, in M. ANDREIS (a cura di), La tutela della salute tra
tecnica e potere amministrativo, Milano, 2006, 169 ss.; S. MONZANI, La articolazione dei servizi sa-
nitari sul territorio tra vincoli pubblicistici ed esigenze aziendali, in M. ANDREIS (a cura di), La tu-
tela della salute tra tecnica e potere amministrativo, cit., 211 ss. Per quel che concerne la giuri-
sprudenza amministrativa sul punto si rinvia alla “Rassegna monotematica di giurisprudenza”, a
cura di Antonino Masaracchia, aggiornata al 31 dicembre 2018, pubblicata sul sito della giustizia
amministrativa.
IL SINDACATO DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO 53
4 Va preliminarmente precisato che per “dipendente” ai sensi dell’art. 1 del d.P.R. 29 otto-
bre 2001, n. 461 si intende il personale, anche di qualifica dirigenziale, appartenente alle ammini-
strazioni pubbliche di cui all’art. 1, co. 2, del d.lgs. 30 marzo 2001, n. 165, alle Forze di polizia,
anche ad ordinamento militare, o alle Forze armate o alle altre categorie indicate dall’art. 1 del
d.P.R. 29 dicembre 1973, n. 1092 (recante il “Testo unico delle norme sul trattamento di quiescenza
dei dipendenti civili e militari dello Stato”).
Tuttavia, la legge 22 dicembre 22 dicembre 2011, n. 214, (che ha convertito in legge, con
modificazioni, il d.l. 6 dicembre 2011, n. 201) ha abrogato, per i dipendenti civili della pubblica
amministrazione, gli istituti dell’accertamento della dipendenza dell’infermità da causa di servizio,
del rimborso delle spese di degenza per causa di servizio, dell’equo indennizzo e della pensione
privilegiata, per cui, a partire dalla data di entrata in vigore del d.l., tali istituti operano soltanto
con riferimento al «personale appartenente al comparto sicurezza, difesa, vigili del fuoco e soc-
corso pubblico» (art. 6 della l. n. 214/2001). Ad ogni modo, rimangono salvi i «procedimenti in
corso alla data di entrata in vigore del presente decreto, nonché [i] procedimenti per i quali, alla
predetta data, non sia ancora scaduto il termine di presentazione della domanda, nonché [i] pro-
cedimenti instaurabili d’ufficio per eventi occorsi prima della predetta data» (ancora l’art. 6 della
l. n. 214/2001).
5 Il quale contiene il “Regolamento recante semplificazione dei procedimenti per il riconosci-
mento della dipendenza delle infermità da causa di servizio, per la concessione della pensione privi-
legiata ordinaria e dell’equo indennizzo, nonché per il funzionamento e la composizione del comitato
per le pensioni privilegiate ordinarie”. Tale decreto ha innovato il precedente procedimento, la cui
disciplina era dettata dal d.P.R. dell’8 giugno 1994, n. 349.
6 L’amministrazione inizia d’ufficio il procedimento quando un suo dipendente riporta le-
sioni, per certa o per presunta ragione di servizio, tali da poter divenire causa d’invalidità o di al-
tra menomazione dell’integrità fisica, psichica o sensoriale del dipendente stesso o in caso di
morte di quest’ultimo (art. 3 del d.P.R. n. 461/2001).
54 FRANCESCA PILEGGI
privilegiate ordinarie.
8 L’art. 6 del d.P.R. n. 461/2001, come modificato dal d.P.R. 15 marzo 2010, n. 90, dispone
che «i compiti e la composizione della Commissione sono disciplinati dal titolo V del Libro I del
codice dell’ordinamento militare», contenuto nel d.lgs. 15 marzo 2010, n. 66, per cui alle norme
di tale decreto si fa riferimento. Nello specifico, l’art. 193, co. 2, del d.lgs. n. 66/2010, afferma che
«le Commissioni mediche ospedaliere sono costituite presso i Dipartimenti militari di medicina
legale».
9 Entro trenta giorni dalla ricezione del verbale della Commissione, l’ufficio competente ad
emettere il provvedimento finale invia al Comitato, oltre al verbale stesso, una relazione nella
quale sono riassunti gli elementi informativi disponibili, relativi al nesso causale tra l’infermità o
lesione e l’attività di servizio, nonché l’eventuale documentazione prodotta dall’interessato. Al di-
pendente è data comunicazione della trasmissione degli atti al Comitato entro i successivi dieci
giorni, con nota nella quale viene indicata anche la possibilità dell’interessato di presentare ri-
chiesta di equo indennizzo entro il termine di dieci giorni dalla ricezione della comunicazione, se-
condo quanto stabilito dall’articolo 2, co. 3, nonché di presentare opposizione nello stesso termine
di dieci giorni, ai sensi dell’articolo 5, co. 5.
10 Va rilevato che nella previgente disciplina era la Commissione medica ad effettuare il giu-
dizio sulla dipendenza da causa di servizio dell’infermità contratta dal dipendente. Il Comitato
delle pensioni privilegiate ordinarie (oggi sostituito dal Comitato di verifica) veniva interpellato ed
esprimeva il suo parere nell’ipotesi in cui venissero richieste la concessione dell’equo indennizzo
(artt. 5 e 8 del d.P.R. n. 349/1994) e il pensionamento privilegiato (in questa seconda ipotesi, so-
lamente in caso di parere favorevole della Commissione medica ospedaliera o di parere contrario
della stessa cui l’amministrazione non intendeva uniformarsi, ex art. 177 del d.P.R. n. 1092/1973).
Sul punto si veda R. DI PASSIO, Causa di servizio, equo indennizzo e pensionamento privilegiato dei
dipendenti, Santarcangelo di Romagna, 2002, 85 ss., spec. 99.
Si evidenzia sin da ora che la previsione di una duplice valutazione sulla dipendenza da
causa di servizio da parte di organi differenti determinava potenziali contraddizioni e discrasie,
spesso rilevate in sede processuale quale sintomo di eccesso di potere (si vedano a tal riguardo
Cons. St., sez. IV, 18 febbraio 2003, n. 877; Cons. St., sez. IV, 3 marzo 2020, n. 1557).
IL SINDACATO DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO 55
ulteriore parere allo stesso Comitato, parere al quale è poi tenuta ad adeguarsi. Nella previgente
disciplina, invece, il parere del Comitato per le pensioni privilegiate ordinarie era obbligatorio, ma
non vincolante per l’amministrazione, la quale poteva discostarsene, motivandone le ragioni (art.
8, co. 5, d.P.R. n. 349/1994).
12 Sul punto, più diffusamente, R. DI PASSIO, Causa di servizio, equo indennizzo e pensiona-
caso di morte del dipendente – possa presentare, contestualmente o successivamente alla do-
manda di riconoscimento della dipendenza da causa di servizio, la richiesta di equo indennizzo nel
caso di menomazione dell’integrità fisica, psichica o sensoriale ascrivibile ad una delle categorie di
cui alle tabelle A e B annesse al d.P.R. n. 834/1981 o di morte riconducibile all’infermità o lesione
accertata (art. 2, co. 3-6, del d.P.R. n. 461/2001). L’art. 64 del d.P.R. n. 1092/1973 prevede inoltre
che, qualora detta menomazione abbia reso il dipendente inabile al servizio, questi abbia diritto
alla pensione privilegiata. La valutazione circa l’incidenza dell’infermità sull’integrità fisica, psi-
chica e sensoriale del dipendente, nonché sull’idoneità al servizio, spetta alla Commissione medica
ospedaliera (art. 6, co. 6, del d.P.R. n. 461/2001). Sull’equo indennizzo e sul pensionamento pri-
vilegiato si veda R. DI PASSIO, Causa di servizio, equo indennizzo e pensionamento privilegiato dei
dipendenti, cit., 109 ss.; 151 ss.
Si rileva che le controversie in materia di pensione privilegiata sono devolute alla giurisdi-
zione della Corte dei Conti.
14 Si precisa che, nel procedimento in esame, non sono previste forme di partecipazione del-
l’interessato, fatta salva la possibilità per quest’ultimo di essere assistito, durante la visita medica,
da un medico di fiducia che non integra la composizione della Commissione (art. 198, co. 3, del
d.lgs. n. 66/2010).
15 Si vedano, a tal riguardo, il decreto del Ministero dell’Interno del 16 aprile 2012, n. 80
(contenente il “Regolamento recante modalità di accesso attraverso concorso pubblico alla qualifica
iniziale del ruolo dei direttivi del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, ai sensi dell’articolo 41 del de-
56 FRANCESCA PILEGGI
creto legislativo 13 ottobre 2005, n. 217”), il quale all’art. 8, co. 3, dispone che «gli accertamenti
psico-fisici e attitudinali sono effettuati da una commissione nominata con decreto del Capo del
Dipartimento dei Vigili del Fuoco, del Soccorso Pubblico e della Difesa Civile e composta da un
appartenente al ruolo dei dirigenti medici del Corpo nazionale dei vigili del fuoco, che la presiede,
nonché da quattro medici» e il decreto del Ministero dell’Interno del 28 aprile 2005, n. 129 (con-
tenente il “Regolamento recante le modalità di accesso alla qualifica iniziale dei ruoli degli agenti ed
assistenti, degli ispettori, degli operatori e collaboratori tecnici, dei revisori tecnici e dei periti tecnici
della Polizia di Stato”), il quale all’art. 5, co. 3, afferma che «gli accertamenti psico-fisici sono ef-
fettuati da una commissione nominata con decreto del Capo della polizia - Direttore generale
della pubblica sicurezza e composta da un primo dirigente medico, che la presiede, e da quattro
direttivi medici della Polizia di Stato».
16 Si vedano, ad esempio, il “Regolamento concernente i requisiti psico-fisici ed attitudinali
per l’accesso nelle qualifiche dell’area operativa tecnica del Corpo nazionale dei vigili del fuoco” e il
“Regolamento concernente i requisiti di idoneità fisica, psichica e attitudinale di cui devono essere in
possesso i candidati ai concorsi per l’accesso ai ruoli del personale della Polizia di Stato e gli apparte-
nenti ai predetti ruoli”.
17 La scelta di assumere nei ruoli della pubblica amministrazione candidati che soddisfino
determinati requisiti di integrità fisica, psichica e attitudinale risulta, infatti, funzionale al buon an-
damento dell’organizzazione e dell’azione amministrativa ex art. 97, co. 2, Cost., più che alla tu-
tela della salute del singolo candidato.
18 A tal riguardo, l’art. 15, co. 3, del d.P.R. n. 461/2001, dispone che «in conformità all’ac-
di alcuni fattori come, ad esempio, «degli incarichi svolti, dell’età, dell’anzianità di servizio e del-
l’eventuale presenza di patologie pregresse o croniche». Così l’art. 2, co. 2, del decreto del Mini-
stero dell’Interno del 30 giugno 2003, n. 198, recante “Regolamento concernente i requisiti di ido-
neità fisica, psichica e attitudinale di cui devono essere in possesso i candidati ai concorsi per l’accesso
ai ruoli del personale della Polizia di Stato e gli appartenenti ai predetti ruoli”.
IL SINDACATO DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO 57
20 I giudizi di non idoneità al servizio effettuati nel corso del rapporto d’impiego, invece,
vengono adottati dalla Commissione medica territorialmente competente di cui all’art. 6 del d.P.R.
n. 461/2001.
21 Alla base di tale declinazione del diritto di cui all’art. 32 Cost. vi è un concetto di salute
inteso come situazione generale di benessere dell’individuo derivante anche dal godimento di un
ambiente salutare.
22 Per l’esame di queste valutazioni si rinvia al cap. IV di M. Croce, in questo Volume.
23 È il caso delle ordinanze contingibili e urgenti di cui all’art. 9 della legge 26 ottobre 1995,
n. 447 e degli artt. 216 e 217 del r.d. 27 luglio 1934, n. 1265.
58 FRANCESCA PILEGGI
24 La norma attributiva del potere di ordinanza non definisce il tipo di prestazione che l’am-
ministrazione deve adottare né il soggetto destinatario della stessa, per cui si tratta di un potere
che è al di fuori del principio di tipicità dei provvedimenti amministrativi.
Sul tema esiste una copiosa letteratura, in parte risalente. Ci si limita a richiamare F. DI BAR-
TOLOMEI, Potere di ordinanza e ordinanze di necessità, Milano, 1979; F. MIGLIARESE, Ordinanze di
necessità, in Enc. giur., vol. XXII, Roma, 1990, 1 ss.; F. SATTA, Ordine e ordinanza amministrativa,
in Enc. giur., vol. XXII, Roma, 1990, 1 ss. Su tali ordinanze e sui rischi di frizione con il principio
di legalità si veda R. CAVALLO PERIN, Potere di ordinanza e principio di legalità, Milano, 1990; cfr.
V. CERULLI IRELLI, Principio di legalità e poteri straordinari dell’Amministrazione, in Dir. pubbl.,
2007, 377 ss.; C. PINELLI, Un sistema parallelo. Decreti-legge e ordinanze d’urgenza nell’esperienza
italiana, in Dir. pubbl., 2009, spec. 3334 ss.; G. MORBIDELLI, Delle ordinanze libere a natura nor-
mativa, in Dir. amm., 2016, n. 1-2, 33 ss.
Sulla legittimità costituzionale delle ordinanze extra ordinem si rinvia a Corte cost., sent. n.
617 del 1987, la quale ha precisato che «è conforme a Costituzione la possibilità che alle autorità
amministrative siano affidati i poteri di emissione di provvedimenti diretti ad una generalità di cit-
tadini, emanati per motivi di necessità e di urgenza, con una specifica autorizzazione legislativa
che però, anche se non risulti disciplinato il contenuto dell’atto (che rimane, quindi, a contenuto
libero), indichi il presupposto, la materia, le finalità dell’intervento e l’autorità legittimata».
25 In particolare, l’adozione delle ordinanze contingibili e urgenti è condizionata «dall’esi-
stenza dei presupposti tassativi, di stretta interpretazione, di pericolo per l’igiene, la sanità o l’in-
columità pubblica, pericolo che deve essere peraltro dotato del carattere di eccezionalità tale da
rendere indispensabile interventi immediati ed indilazionabili, consistenti nell’imposizione di ob-
blighi di fare o di non fare a carico del privato. Dalla motivazione dell’ordinanza deve emergere
sia la sussistenza della situazione concreta di rischio per gli interessi pubblici sopra indicati, sia la
situazione di emergenza, non diversamente affrontabile (id est, l’extrema ratio)» (così TAR Emi-
lia-Romagna, Parma, sez. I, 28 dicembre 2016, n. 381). Sulla necessità di una limitazione tempo-
rale dell’efficacia di tali provvedimenti si veda Cons. St., sez. VI, 9 febbraio 2001, n. 580; TAR
Campania, Salerno, sez. I, 13 maggio 2015, n. 1000; TAR Campania, Napoli, sez. V, 17 febbraio
2016, n. 860; TAR Puglia, Lecce, sez. I, 12 gennaio 2016, n. 69; TAR Sicilia, Palermo, sez. III, 26
settembre 2016, n. 2268; TAR Campania, Napoli, sez. V, 9 novembre 2016, n. 5162; Cons. St., sez.
V, 26 luglio 2016, n. 3369.
IL SINDACATO DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO 59
delle leggi di pubblica sicurezza”), che attribuisce al Prefetto, nel caso di urgenza e per grave ne-
cessità pubblica, il potere di adottare «i provvedimenti indispensabili per la tutela dell’ordine
pubblico e della sicurezza pubblica».
Per quel che concerne l’individuazione dell’amministrazione competente all’adozione del
provvedimento extra ordinem, l’art. 117 del d.lgs. 31 marzo 1998, n. 112 (“Conferimento di fun-
zioni e compiti amministrativi dello Stato alle regioni ed agli enti locali, in attuazione del capo I della
legge 15 marzo 1997, n. 59”) individua quale criterio dirimente quello della dimensione territoriale
dell’emergenza.
27 Sulla riconducibilità delle ordinanze di protezione civile al genus delle ordinanze di ne-
cessità e urgenza si veda Cons. St., sez. VI, 10 febbraio 2015, n. 701: oggetto della pronuncia era
un’ordinanza adottata ai sensi della previgente disciplina (legge 24 febbraio 1992, n. 225, recante
l’“Istituzione del servizio nazionale della protezione civile”), il cui contenuto è analogo a quello del
Codice della protezione civile.
28 L’art. 5, co. 1, del d.lgs. n. 1/2018 dispone che il Presidente del Consiglio dei Ministri può
esercitare i poteri di ordinanza in materia di protezione civile per il tramite del Capo del Dipar-
timento della Protezione civile «salvo che sia diversamente stabilito con la deliberazione di cui
all’articolo 24», di dichiarazione dello stato di emergenza.
29 A tal riguardo, si veda la raccolta di atti emergenziali contenuta nel sito web di Astrid:
http://www.astrid-online.it/dossier/emergenza-sanitaria-sistema-delle-fonti-privacy/raccolta-atti-
emergenza-covid-19/index.html.
La copiosità di atti emergenziali di diversa natura e provenienti da differenti autorità (cen-
trali e locali) ha sollevato una serie di problemi di coordinamento tra tali atti, parzialmente risolti
dai decreti-legge, che hanno previsto limiti all’operatività delle ordinanze del Ministro della Salute
(di cui all’art. 32 della l. n. 833/1978) e di quelle regionali e sindacali, a beneficio dei decreti del
Presidente del Consiglio dei Ministri (artt. 2, co. 2, e 3 del d.l. 25 marzo 2020, n. 19). Non sono
mancati, tuttavia, cortocircuiti: a tal proposito si vedano il decreto del Presidente del TAR Lom-
bardia, Milano, sez. I, 23 aprile 2020, n. 634 e la sentenza del TAR Calabria, Catanzaro, sez. I, 9
maggio 2020, n. 841. Sul punto cfr. C. PINELLI, Il precario assetto delle fonti impiegate nell’emer-
genza sanitaria e gli squilibrati rapporti fra Stato e Regioni, in Astrid Rassegna, n. 5/2020.
Per una ricostruzione del quadro delle fonti e dei loro rapporti formali nella fase emergen-
ziale si veda M. LUCIANI, Il sistema delle fonti del diritto alla prova dell’emergenza, in Liber amico-
rum per Pasquale Costanzo, 2020. Cfr. M. BORGATO, D. TRABUCCO, Brevi note sulle ordinanze con-
tingibili e urgenti: tra problemi di competenza e controcircuiti istituzionali, in Dirittifondamentali.it,
n. 4/2020.
60 FRANCESCA PILEGGI
30 Nel caso di servizi pubblici essenziali tale facoltà è riservata esclusivamente al Presidente
del Consiglio dei Ministri.
31 Si rileva che, secondo un certo indirizzo giurisprudenziale, «la disposizione di cui all’art.
9 della legge n. 447 del 1995 […] non va riduttivamente ricondotta al generale potere di ordi-
nanza contingibile ed urgente in materia di sanità ed igiene pubblica, dovendo piuttosto essere
qualificato, il potere in essa descritto, alla stregua di rimedio ordinario in tema di inquinamento
acustico, e ciò in assenza di altri strumenti a disposizione delle amministrazioni comunali» (così
TAR Puglia, Lecce, sez. III, 17 dicembre 2019, n. 2010; cfr. TAR Lombardia, Milano, sez. IV, 2
aprile 2008, n. 715; TAR Lombardia, Brescia, sez. II, 2 novembre 2009, n. 1814; TAR Toscana, Fi-
renze, sez. II, 27 luglio 2009, n. 1307).
32 Si vedano, ad esempio, TAR Puglia, Bari, sez. I, 29 settembre 2009, n. 2142, avente ad og-
getto l’impugnazione dell’ordinanza di cui all’art. 9 della l. n. 447/1995, adottata dal Sindaco «an-
che sulla base del verbale di intervento fonometrico effettuato dall’ARPA Puglia»; TAR Lazio,
Roma, sez. II-ter, 3 febbraio 2015, n. 1977, concernente l’impugnazione dell’ordinanza del Sin-
daco ex art. 50, co. 5, del Tuel, adottata in seguito ad un’ispezione all’interno dei locali del ricor-
rente da parte di tecnici della prevenzione dell’ASL di Rieti, all’esito della quale erano stati rile-
vati «gravi inconvenienti igienico-sanitari derivanti dalla detenzione di animali»; TAR Lombardia,
Milano, sez. IV, 18 luglio 2017, n. 1632, avente ad oggetto l’impugnazione dell’ordinanza contin-
gibile e urgente del Sindaco di Milano, adottata ai sensi dell’art. 50, co. 5, del Tuel e dell’art. 32
della l. n. 833/1978, sulla base della relazione dell’Asl competente la quale aveva ritenuto «pre-
senti i presupposti per l’emissione di una ordinanza contingibile e urgente».
Cfr. M.C. CAVALLARO, La rilevanza delle valutazioni tecniche nel procedimento di formazione
del provvedimento amministrativo e i profili del sindacato giudiziario. Il caso delle ordinanze di ne-
cessità, in www.giustamm.it, n. 8/2012, la quale rileva che «l’ordinanza di necessità […] costitui-
sce il terreno classico di applicazione della valutazione tecnica come funzionale all’accertamento
di un presupposto per l’esercizio del potere».
33 Così R. CAVALLO PERIN, Ordinanze (dir. amm), cit., 3981-3982. È stato giustamente evi-
denziato che in questi casi «il potere di urgenza ricade entro i canoni della certezza giuridica di-
IL SINDACATO DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO 61
sposti dal principio di legalità», così F. GIGLIONI, Amministrazione dell’emergenza, in Enc. dir., An-
nali, VI, Milano, 2013, 52. Cfr. M.S. GIANNINI, Diritto amministrativo, Milano, 1993, 267 ss.
34 Tale legge contiene le “Misure per la lotta contro l’afta epizootica ed altre malattie epizooti-
prima disposizione si applica alle industrie astrattamente qualificate come insalubri, in base ad un
apposito elenco. L’art. 216 prevede, infatti, che le “manifatture o fabbriche” che producono va-
pori, gas o esalazioni insalubri o comunque pericolose per la salute dei cittadini, siano inserite in
un elenco, compilato dal Consiglio superiore di sanità, diviso in due classi: la prima comprendente
le industrie maggiormente pericolose che devono essere isolate e tenute lontane dalle abitazioni (a
meno che il titolare dell’industria provi che l’esercizio della stessa non rechi danno alla salute del
vicinato e, conseguentemente, ottenga l’autorizzazione allo svolgimento dell’attività nel centro abi-
tato); la seconda include le industrie che esigono speciali cautele per l’incolumità del vicinato. L’e-
lenco attualmente vigente è contenuto nel decreto del Ministro della Sanità, 5 settembre 1994.
L’art. 217, invece, ha un ambito di applicazione più ampio: la norma prevede, infatti, che le pre-
scrizioni del sindaco siano indirizzate in via generale alle industrie e ai gestori di impianti che pro-
ducano esalazioni pericolose per la salute pubblica, indipendentemente dall’inserimento nell’e-
lenco delle industrie insalubri contenuto nel citato decreto ministeriale. Per un’analisi più detta-
gliata di tali disposizioni si veda C. PASQUALINI SALSA, Diritto ambientale. Principi, norme,
giurisprudenza, Santangelo di Romagna, 2009, 33 ss.
40 Si veda TAR Valle d’Aosta, 14 aprile 2003, n. 52; Cons. St., sez. V, 15 febbraio 2001, n.
41 Cfr. F. LEVI, L’attività conoscitiva della pubblica amministrazione, Torino, 1967, 267 ss., il
quale evidenzia che «l’attività conoscitiva della p.a. può essere orientata verso fatti collegati con la
norma in modo indiretto, attraverso la loro incidenza sull’interesse pubblico, ovvero in modo di-
retto, attraverso la descrizione precisa».
42 Nel mese di aprile del 2020 risultano pubblicate già 15 sentenze del Consiglio di Stato. Il
sono stati negati i benefici connessi al riconoscimento della dipendenza dal la-
voro di patologie o di infermità, come la concessione dell’equo indennizzo.
Spesso, oggetto di contestazione, e di conseguente diretto controllo giurisdizio-
nale, è la valutazione tecnica effettuata dal Comitato di verifica, in quanto vin-
colante per l’amministrazione. Peraltro, con riferimento ai provvedimenti adot-
tati nella vigenza della precedente disciplina, in cui potevano coesistere due dif-
ferenti valutazioni sulla dipendenza da causa di servizio – quella della
Commissione medica ospedaliera e quella del Comitato per le pensioni privile-
giate ordinarie (l’ex Comitato di verifica)43 – risultavano frequenti discrasie tra i
giudizi espressi dai differenti organi tecnici, che venivano individuate quale sin-
tomo di eccesso di potere del provvedimento44.
Consistente risulta anche la giurisprudenza relativa ai giudizi sull’idoneità
fisica, psichica e attitudinale dei candidati per l’accesso ai ruoli della pubblica
amministrazione, nonché dei dipendenti ai fini del mantenimento in servizio
(nel portale istituzionale della giustizia amministrativa risultano pubblicate 8
sentenze del Consiglio di Stato nel 2019, inserendo le parole “idoneità fisica,
psichica, attitudinale” e 7 inserendo la locuzione “idoneità psico-fisica”). Le
cause sono prevalentemente promosse dai candidati esclusi dai concorsi pub-
blici banditi dalle amministrazioni (come il Corpo nazionale dei Vigili del
Fuoco, la Polizia di Stato, la Guardia di Finanza) o dai dipendenti per i quali sia
stata disposta la cessazione dal servizio, che lamentano l’erroneità del giudizio di
inidoneità al lavoro compiuta dalle competenti commissioni.
Quanto alle controversie concernenti le diverse tipologie di ordinanze a tu-
tela della salute pubblica, si tratta di ricorsi promossi dalle imprese e dai singoli
individui destinatari dei provvedimenti ablatori, che contestano l’assenza dei
presupposti cui è subordinato l’esercizio dei poteri di ordinanza. In particolare,
con riferimento alle ordinanze contingibili e urgenti, si lamenta proprio il difetto
dell’urgenza o dell’imprevedibilità del pericolo, il mancato ricorso agli strumenti
ordinari predisposti dall’ordinamento e l’assenza del carattere temporalmente li-
mitato del provvedimento, nonché l’inadeguatezza e il difetto di proporzionalità
43 Sulla previgente disciplina si veda la nota 10. Si precisa che le due valutazioni si inscrive-
vano in due procedimenti differenti: il giudizio della Commissione si inseriva nel procedimento
diretto ad accertare la dipendenza dell’infermità da causa di servizio, mentre la valutazione del
Comitato interveniva nei procedimenti finalizzati alla liquidazione dell’equo indennizzo e della
pensione privilegiata. Nel primo caso l’esame aveva ad oggetto il nesso tra l’evento e l’infermità
che ne derivava, mentre, nel secondo caso, la verifica concerneva il rapporto tra l’infermità stessa
e la conseguente menomazione, per la quale venivano richiesti l’indennizzo e la pensione privi-
legiata.
44 Sul punto si veda, ad esempio, Cons. St., sez. IV, 18 febbraio 2003, n. 877, concernete
l’impugnazione, per violazione di legge ed eccesso di potere, del provvedimento del Consiglio Su-
periore della Magistratura di diniego della concessione dell’equo indennizzo. In particolare, il ri-
corrente, pretore nel circondario di Bari, aveva lamentato la manifesta contraddittorietà del prov-
vedimento, in considerazione del fatto che la competente Commissione medica aveva riconosciuto
la dipendenza dell’infermità “lombosciatalgia” dall’attività lavorativa, mentre il Comitato aveva ri-
tenuto «la patologia in questione ricollegabile esclusivamente a fatti degenerativi connessi al natu-
rale progredire dell’età» (il servizio prestato dall’interessato non poteva aver influito neppure
sotto il profilo concausale). Cfr. Cons. St., sez. IV, 3 marzo 2020, n. 1557.
64 FRANCESCA PILEGGI
45 Si veda TAR Puglia, Lecce, sez. I, 23 marzo 2013, n. 1206; TAR Campania, Salerno, sez.
I, 13 maggio 2015, n. 1000; Cons. St., sez. V, 19 maggio 2016, n. 2090; TAR Campania, Salerno,
sez. II, 21 agosto 2017, n. 1304; Cons. St., sez. V, 29 aprile 2019, n. 2725.
46 A tal riguardo si vedano TAR Campania, Napoli, sez. V, decreto del 18 marzo 2020, n. 41;
Cons. St., sez. III, decreto del 30 marzo 2020, n. 1553; TAR Friuli-Venezia Giulia, decreto del 10
aprile 2020, n. 61; TAR Sicilia, Palermo, sez. I, decreto del 17 aprile 2020, n. 458.
Si rileva che i provvedimenti giurisdizionali finora adottati in tale settore sono soprattutto
decreti monocratici e ordinanze cautelari, in cui il sindacato del giudice è limitato alla verifica
della sussistenza dei presupposti per l’adozione della misura cautelare. Dalla lettura delle pro-
nunce emerge, ad ogni modo, che, nell’attuale fase epidemica, in sede di comparazione degli in-
teressi in conflitto, si «deve dare prevalenza a quello pubblico inerente la tutela della salute della
collettività e della necessità di arginare qualsiasi rischio di contagio» (TAR Calabria, Catanzaro,
sez. I, decreto del 28 marzo 2020, n. 165).
47 Cfr. Cons. St., sez. V, 28 settembre 2009, n. 5807; TAR Lazio, Roma, sez. II, 2 gennaio
n. 6264; Cons. St., sez. III, 24 settembre 2013, n. 4687; Cons. St., sez. III, 12 giugno 2015, n. 2900.
50 Si veda, ad esempio, TAR Campania, Napoli, sez. V, 18 febbraio 2015, n. 1138.
IL SINDACATO DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO 65
infermità è stata, infatti, adottata la nota sentenza del Consiglio di Stato, sez. IV,
9 aprile 1999, n. 60151, che ha tentato di superare il tradizionale orientamento
del giudice amministrativo sul controllo giurisdizionale della discrezionalità
tecnica52.
In tale pronuncia, infatti, il giudice amministrativo, recependo gli indirizzi
provenienti da una parte della dottrina53, ha affermato che le valutazioni tecni-
che, anche se complesse, sono pienamente sindacabili dal giudice amministra-
tivo. In particolare, il Consiglio di Stato ha chiarito che «ciò che è precluso al
DE PRETIS, Discrezionalità tecnica e incisività del controllo giurisdizionale, in Giorn. dir. amm.,
1999, 1179 ss.; M. DELSIGNORE, Il sindacato del giudice amministrativo sulle valutazioni tecniche:
nuovi orientamenti del Consiglio di Stato, in Dir. proc. amm., 2000, 185 ss.; P. LAZZARA, «Discrezio-
nalità tecnica» e situazioni giuridiche soggettive, in Dir. proc. amm., 2000, 212 ss.; A. TRAVI, Nota a
Cons. St., sez. IV, 9 aprile 1999, n. 601, in Foro it., 2001, III, 9 ss.
52 Com’è noto, il giudice amministrativo si è dimostrato in origine molto cauto nel controllo
pubblica, in Dir. proc. amm., 1983, 371 ss., spec. 431 ss., secondo il quale «se è vero che gli ap-
prezzamenti tecnici almeno in certo grado sono opinabili, ciò non giustifica alcuna riserva sul-
l’ammissibilità del sindacato giudiziario […] ma rende piuttosto necessaria una determinazione
dei limiti di questo sindacato»; il giudice, in questi casi, «deve sottoporre a verifica diretta le c.d.
operazioni tecniche, per vagliare la loro correttezza, e può annullare o disapplicare l’atto quando
il giudizio dell’amministrazione risulta inattendibile (o scarsamente verosimile) per l’insufficienza
del criterio o per un vizio del procedimento applicativo» (434). In senso analogo F.G. SCOCA, Sul
trattamento giurisdizionale della discrezionalità, in V. PARISIO (a cura di), Potere discrezionale e con-
trollo giudiziario, Milano, 1998, 107 ss., il quale sottolinea che «il sindacato sulla discrezionalità
tecnica dovrebbe cessare […] di essere ritagliato sul modello di quello (estrinseco) che si opera
sulla discrezionalità amministrativa. Nel controllo delle valutazioni tecniche, cioè, l’oggetto del
sindacato non dovrebbe essere costituito dalla correttezza (formale) del c.d. iter logico seguito
dalla pubblica amministrazione, bensì direttamente dal problema tecnico» (121). In particolare,
secondo tali autori, un sindacato più stringente e un controllo diretto sugli apprezzamenti tecnici
si giustifica in ragione dell’esigenza di assicurare una tutela giurisdizionale piena delle posizioni
giuridiche degli amministrati. Tale orientamento dottrinario era stato espresso anche da V. CE-
RULLI IRELLI, Note in tema di discrezionalità amministrativa e sindacato di legittimità, in Dir. proc.
amm., 1984, 463 ss. e da G. VACIRCA, Riflessioni sui concetti di legittimità e merito nel processo am-
ministrativo, in Studi per il centocinquantenario del Consiglio di Stato, Roma, 1981, 1573 ss.; ma si
veda già U. POTOTSCHNIG, Origini e prospettive del sindacato di merito nella giurisdizione ammini-
strativa, in Riv. trim. dir. pubbl., 1969, 499 ss.
66 FRANCESCA PILEGGI
versa qualificazione della discrezionalità tecnica, cui consegue una diversa definizione dei limiti
del suo sindacato. L’attività di valutazione tecnica della pubblica amministrazione, ancorché com-
plessa, non è espressione di una potestà discrezionale, ma costituisce attività conoscitiva, ricondu-
cibile all’operazione di applicazione della legge. Sul punto si rinvia a D. DE PRETIS, Discrezionalità
tecnica e incisività del controllo giurisdizionale, cit., 181 ss.; P. LAZZARA, «Discrezionalità tecnica» e
situazioni giuridiche soggettive, 226 ss.; C. VIDETTA, Il sindacato sulla discrezionalità tecnica della
pubblica amministrazione nella giurisprudenza successiva alla decisione 9 aprile 1999, n. 601 della
quarta sezione del Consiglio di Stato. Nota a TAR Veneto, sez. I, 15 gennaio 2003, n. 401, in Foro
amm., 2003, 1185 ss.
55 Sulle diverse tappe che hanno determinato la progressiva apertura del processo ammini-
strativo agli strumenti istruttori si rinvia a P. LAZZARA, «Discrezionalità tecnica» e situazioni giuridi-
che soggettive, cit., 239 ss.; C. VIDETTA, L’amministrazione della tecnica. La tecnica fra procedimento
e processo amministrativo, Napoli, 2008, 292 ss. Sulla consulenza tecnica d’ufficio nel processo am-
ministrativo cfr. F. CINTIOLI, Giudice amministrativo, tecnica e mercato, Milano, 2005, 167 ss.
Si ricorda inoltre che, a poco più di un anno da tale pronuncia, la legge 21 luglio 2000, n.
205 ha esteso l’utilizzo della consulenza tecnica a tutti i giudizi demandati al giudice ammini-
strativo.
IL SINDACATO DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO 67
56 Il giudice amministrativo, con tale sentenza, non solo ha chiarito che l’opinabilità delle va-
lutazioni tecniche è cosa diversa dall’opportunità (superando il «timore che, dietro alla tecnica, vi
fosse sempre una questione di merito»), ma ha rivendicato anche la piena cognizione del fatto e
della sua componente tecnica, anche grazie all’esperibilità della consulenza tecnica d’ufficio. Sul
punto si rinvia a F. CINTIOLI, Discrezionalità tecnica (dir. amm.), in Enc. dir., Annali, II, Milano,
2008, 481.
57 Sul punto si vedano A. TRAVI, Il giudice amministrativo e le questioni tecnico-scientifiche:
formule nuove e vecchie soluzioni, in Dir. pubbl., 2004, 446 ss., il quale rileva che nella decisione
del 1999, «accanto ad elementi importanti di novità, emergono conferme di indirizzi tradizionali»
in quanto «il Consiglio di Stato, anche in questa occasione, non si misura direttamente con un ap-
porto qualificato di ordine tecnico (infatti non dispone la consulenza), ma propone un ragiona-
mento che è incentrato su argomenti di diritto o su fonti giurisprudenziali e che quindi si esauri-
sce nell’ambito più strettamente giuridico»; M. DELSIGNORE, Il sindacato del giudice amministrativo
sulle valutazioni tecniche, cit., 209 ss., che sottolinea come «le affermazioni del Consiglio di Stato,
pur di ampio respiro nella parte in diritto, non trovano alcuna applicazione nella decisione del
caso».
58 Sul punto si veda C. VIDETTA, Il sindacato sulla discrezionalità tecnica della pubblica am-
ministrazione nella giurisprudenza successiva alla decisione 9 aprile 1999, n. 601 della quarta sezione
del Consiglio di Stato, cit., 1187; ID., L’amministrazione della tecnica, cit., 314 ss.; G. D’ANGELO,
Giudice amministrativo e riconoscimento della dipendenza della malattia da causa di servizio, in Riv.
it. med. leg., 2012, 1407 ss.
68 FRANCESCA PILEGGI
VI, 27 novembre 2001, n. 5966; Cons. St., sez. IV, 18 febbraio 2003, n. 877; Cons. St., sez. IV, 24
febbraio 2004, n. 719; Cons. St., sez. IV, 16 marzo 2004, n. 1341; Cons. St., sez. V, 14 aprile 2008,
n. 1693; Cons. St., sez. IV, 6 maggio 2010, n. 2619; TAR Campania, Napoli, sez. VII, 11 marzo
2011, n. 1449; Cons. St., sez. IV, 16 maggio 2011, n. 2959; Cons. St., sez. V, 13 aprile 2012, n.
2093; Cons. St., sez. IV, 9 luglio 2012, n. 4049; TAR Umbra, Perugia, sez. I, 11 marzo 2016, n.
222; TAR Lazio, Roma, sez. I, 2 agosto 2016, n. 8933; Cons. St., sez. II, 22 maggio 2020, n. 3241;
Cons. St., sez. II, 12 marzo 2020, n. 1768.
60 Cons. St., sez. IV, 14 marzo 2019, n. 1689. In senso analogo: Cons. St., sez. IV, 22 settem-
bre 2005 n. 4950; Cons. St., sez. VI, 19 luglio 2006, n. 4592; Cons. St., sez. IV, 15 maggio 2008, n.
2243; Cons. St., sez. III, 27 gennaio 2012, n. 404; Cons. St., sez. III, 9 marzo 2010, n. 3827; Cons.
St., sez. VI, 13 febbraio 2013, n. 885; Cons. St., sez. III, 21 luglio 2014, n. 3882; Cons. St., sez. III,
24 giugno 2014, n. 3193; Cons. St., sez. III, 11 novembre 2014, n. 5545; Cons. St., sez. III, 16 giu-
gno 2015, n. 3038; Cons. St., sez. III, 8 luglio 2015, n. 3412; Cons. St., sez. III, 6 agosto 2015, n.
3878; TAR Lazio, Roma, sez. I, 3 gennaio 2019, n. 43; TAR Lazio, Roma, sez. I, 3 gennaio 2020, n.
40; Cons. St., sez. II, 12 marzo 2020, n. 1768; Cons. St., sez. IV, 25 maggio 2020, n. 3275.
61 Cfr. A. TRAVI, Il giudice amministrativo e le questioni tecnico-scientifiche, cit., 447 ss.;
febbraio 2004, n. 685; Cons. St., sez. VI, 4 settembre 2007, n. 4621; TAR Lombardia, Milano, sez.
III, 21 maggio 2010, n. 1595; TAR Puglia, Bari, sez. I, 17 gennaio 2014, n. 67; TAR Puglia, Bari,
sez. III, 16 giugno 2017, n. 643; TAR Piemonte, Torino, sez. I, 1 dicembre 2017, n. 1302; TAR Pu-
glia, Lecce, sez. II, 12 aprile 2018, n. 632.
IL SINDACATO DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO 69
63 Cons. St., sez. II, 18 luglio 2019, n. 5071. Ex multis Cons. St., sez. III, 5 novembre 2002,
n. 1657; Cons. St., sez. IV, 22 ottobre 2004, n. 6965; TAR Lazio, Roma, sez. II, 2 settembre 2005,
n. 6537; Cons. St., sez. III, 25 maggio 2010, n. 453; Cons. St., sez. IV, 17 maggio 2012, n. 2845;
Cons. St., sez. II, 12 agosto 2013, n. 812; Cons. St., sez. III, 2 marzo 2015, n. 1018; Cons. St., sez.
III, 22 dicembre 2015, n. 5813; Cons. St., sez. III, 4 marzo 2016, n. 887; TAR Lazio, Roma, sez.
I-bis, 25 maggio 2017, n. 6225; Cons. St., sez. III, 11 agosto 2017, n. 3999; Cons. St., sez. IV, 6 di-
cembre 2018, n. 6910.
64 Tra le altre, TAR Lazio, Roma, 17 novembre 2002, n. 9584; TAR Campania, Napoli, sez.
IV, 23 gennaio 2014, n. 478; Cons. St., sez. IV, 8 luglio 2003, n. 4053; TAR Valle d’Aosta, sez.
unica, 14 febbraio 2017, n. 3; TAR Lazio, Roma, sez. I-ter, 9 luglio 2018, n. 7582. Cfr. A. TRAVI, Il
giudice amministrativo e le questioni tecnico-scientifiche, cit., 451 ss.
65 Così la già citata sentenza del Cons. St., sez. IV, 8 luglio 2003, n. 4053. In senso analogo
Cons. St., sez. IV, 30 giugno 2004, n. 4811; Cons. St., sez. IV, 14 dicembre 2004, n. 8027.
66 Si vedano, con riferimento alle valutazioni sulla dipendenza da causa di servizio di malat-
tie e infermità, Cons. St., sez. IV, 6 maggio 2010, n. 2619; TAR Campania, Napoli, sez. VII, 11
70 FRANCESCA PILEGGI
marzo 2011, n. 1449; TAR Umbria, Perugia, sez. I, 11 marzo 2016, n. 222, là dove si legge che
«l’accertamento del nesso di causalità tra la patologia insorta ed i fatti di servizio, che sostanzia il
giudizio sulla dipendenza o meno dal servizio, costituisce tipicamente esercizio di attività di me-
rito tecnico riservato all’organo medico». Quanto ai giudizi di idoneità fisica, psichica e attitudi-
nale si vedano: TAR Lazio, Roma, sez. II, 2 settembre 2005, n. 6537; Cons. St., sez. II, 12 agosto
2013, n. 812; Cons. St., sez. III, 27 novembre 2018, n. 6703; Cons. St., sez. II, 18 luglio 2019, n.
5071; Cons. St., sez. IV, 22 maggio 2020, n. 3249.
67 Cfr. Cons. St., sez. V, 28 settembre 2009, n. 5807; TAR Lazio, Roma, sez. II, 2 gennaio
gnazione dell’ordinanza del Sindaco del Comune di Front che aveva disposto l’abbattimento di
tutti i bovini presenti nell’allevamento di proprietà del ricorrente, in ragione del rischio di tra-
smissione all’uomo della malattia da cui risultavano infetti alcuni dei bovini.
69 Si veda Cons. St., sez. III, 24 settembre 2013, n. 4687, avente ad oggetto l’impugnazione
delle ordinanze del Sindaco di Montegiorgio che avevano prescritto, sulla base degli accertamenti
dell’ASL, prima taluni accorgimenti tecnici volti ad eliminare le esalazioni nocive dell’allevamento
suinicolo, poi, in seguito all’inadempimento del ricorrente, la chiusura dell’allevamento. Cfr.
Cons. St., sez. IV, 15 dicembre 2011, n. 6612.
IL SINDACATO DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO 71
70 Così TAR Piemonte, Torino, sez. I, 16 ottobre 2018, n. 1126; cfr. Cons. St., sez. III, 22 lu-
glio 2013, n. 3944; Cons. St., sez. III, 24 settembre 2013, n. 4687.
71 Sui limiti del sindacato sulla motivazione si veda F.G. SCOCA, Sul trattamento giurisdizio-
assumere una decisione sulla base di un parere tecnico vincolante, come nel caso dei decreti di ri-
conoscimento della dipendenza dell’infermità dal servizio. Cfr. TAR Campania, Salerno, sez. I, 11
ottobre 2019, n. 1735; Cons. St., sez. II, 7 febbraio 2020, n. 981.
73 Si vedano, tra le altre, anche Cons. St., sez. IV, 30 ottobre 2018, n. 6169, in cui il giudice
retto da una indicazione chiara, sebbene sintetica, delle ragioni per le quali la infermità discale
sofferta dall’appellante non poteva ritenersi strettamente riconducibile all’attività lavorativa dal
medesimo svolta ma piuttosto a fattori genetici o costituzionali»; Tar Lazio, Roma, sez. I, 3 gen-
naio 2019, n. 43, là dove si afferma che «il giudizio finale è articolatamente motivato ed argomen-
tato e non risulta conseguentemente inficiato da manifesta illogicità, nel qual caso soltanto, pro-
prio per la sua natura tecnica, sarebbe illegittimo e a cascata lo sarebbe anche il decreto che lo ha
fatto proprio»; Cons. St., sez. IV, 22 maggio 2020, n. 3247, in cui si afferma che «il sindacato giu-
risdizionale sulle decisioni dell’Amministrazione che recepiscono il parere del C.V.C.S. sulla di-
pendenza di un’infermità da causa di servizio è ammesso esclusivamente nelle ipotesi di vizi logici
desumibili dalla motivazione degli atti impugnati, dai quali si evidenzi l’inattendibilità metodolo-
gica delle conclusioni cui è pervenuta l’Amministrazione stessa».
74 Si veda, ad esempio, la sentenza del TAR Lazio, Roma, sez. I-bis, 25 maggio 2017 n. 6225,
che ha accolto il ricorso promosso dal candidato escluso in quanto «il giudizio espresso dalla
Commissione, così come rappresentato nella motivazione, oltre a mostrare singolari ed evidenti
contraddizioni logiche, segnala che la Commissione si è limitata ad una mera descrizione del col-
loquio cui il ricorrente è stato sottoposto, utilizzando esclusivamente formule di stile valide per
qualsivoglia candidato, omettendo di valutare e considerare, sotto l’indicato profilo, il pregresso
comportamento attitudinale del ricorrente espresso nel corso del servizio militare».
75 Così TAR Marche, Ancona, sez. I, 3 novembre 2017, n. 837; cfr. TAR Campania, Napoli,
sez. VI, 27 aprile 2018, n. 2818; TAR Lazio, Roma, sez. I, 3 gennaio 2020, n. 40; Cons. St., sez. II,
18 febbraio 2020, n. 1244; Cons. St., sez. II, 22 maggio 2020, n. 3241. Cons. St., sez. IV, 22 set-
tembre 2005, n. 4993; Cons. St., sez. IV, 20 marzo 2006, n. 1471; Cons. St., 19 ottobre 2006, nn.
6239 e 6242.
76 Tale norma prevede che, ai fini del diritto alla pensione privilegiata, «le infermità o le le-
sioni si considerano dipendenti da fatti di servizio solo quando questi ne sono stati causa ovvero
concausa efficiente e determinante».
77 D’ora in avanti anche “c.t.u.”.
IL SINDACATO DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO 73
78 Si vedano, ad esempio, con riferimento ai giudizi in materia di causa di servizio: TAR Li-
guria, Genova, sez. II, 3 settembre 2014, n. 1328, in cui il giudice ha negato la richiesta di istanza
istruttoria, in ragione del fatto che il ricorrente non aveva fornito «alcun elemento (quale, ad
esempio, una perizia medica di parte) a sostegno della tesi inerente alla sottovalutazione delle sue
patologie»; TAR Campania, Napoli, sez. VI, 28 novembre 2018, n. 6901; TAR Emilia-Romagna,
Parma, sez. I, 23 dicembre 2019, n. 299. Quanto ai giudizi sull’idoneità psico-fisica si veda, ex
multis, Cons. St., sez. IV, 22 ottobre 2004, n. 6965. Cfr. Cons. St., sez. II, 12 marzo 2020, n. 1768,
il quale ha evidenziato che «la consulenza tecnica, nel processo amministrativo, costituisce non già
un mezzo di prova, ma al più di ricerca della prova (c.d. consulenza tecnica percipiente), avente
la funzione di fornire al giudice i necessari elementi di valutazione quando la complessità sul
piano tecnico-specialistico dei fatti di causa impedisca una compiuta comprensione (c.d. consu-
lenza tecnica deducente), ma non già la funzione di esonerare la parte dagli oneri probatori sulla
stessa gravanti. Ne consegue che la richiesta di verificazione o di c.t.u. non può essere assecondata
in mancanza di un qualsiasi concreto principio di prova, poiché in tal caso la verificazione o la
c.t.u. finisce per avere carattere meramente esplorativo».
79 Così Cons. St., sez. IV, 18 febbraio 2003, n. 877, concernente l’impugnazione di un di-
niego di concessione dell’equo indennizzo; cfr. Cons. St., sez. VI, 8 maggio 2001, n. 2590; Cons.
St., sez. II, 7 febbraio 2020, n. 981.
80 Si veda A. TRAVI, Il giudice amministrativo e le questioni tecnico-scientifiche, cit., 447 ss.
discrezionale”, anche se solitamente tali giudizi sono ricondotti alla nozione di discrezionalità
tecnica.
74 FRANCESCA PILEGGI
82 Un ulteriore argomento utilizzato dal giudice per superare il tradizionale (e restrittivo) in-
dirizzo giurisprudenziale in materia attiene alla natura della posizione soggettiva tutelata nel caso
di specie: si tratta di un diritto soggettivo al riconoscimento di benefici assistenziali e previdenziali,
in relazione al quale l’amministrazione ha il dovere di verificare il ricorrere dei requisiti propri
della fattispecie.
83 In senso analogo anche TAR Piemonte, Torino, sez. I, 1° dicembre 2017, n. 1302.
84 In questi casi, rileva il TAR, «l’attività valutativa e integrativa della p.a. equivale in tutto e
per tutto a descrivere “implicitamente” l’interesse pubblico che l’atto stesso mira a soddisfare»;
solamente tale tipologia di apprezzamento tecnico rientrerebbe nella nozione circoscritta di di-
screzionalità tecnica – che si distinguerebbe dalla discrezionalità amministrativa per l’assenza di
una valutazione comparativa con altri interessi secondari – soggetta ad un sindacato “intrinseco”,
ma “debole”.
85 In quest’ipotesi mancherebbe, secondo il Collegio, l’attività valutativa propria della di-
screzionalità. Cfr. F. VOLPE, Discrezionalità tecnica e presupposti dell’atto amministrativo, cit., 823
ss., che esprime una posizione simile a quella del TAR.
86 Dunque, mentre normalmente, come si è visto, il giudice ricorre alla consulenza tecnica
n. 2948; TAR Lazio, Roma, sez. II, 6 maggio 2013, n. 4463; TAR Campania, Napoli, sez. IV, n. 23
gennaio 2014, n. 478.
IL SINDACATO DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO 75
88 Si vedano le richiamate pronunce Cons. St., sez. IV, 8 luglio 2003, n. 4053; Cons. St., sez.
IV, 30 giugno 2004, n. 4811; Cons. St., sez. IV, 14 dicembre 2004, n. 8027.
89 Così Cons. St., sez. III, 7 novembre 2018, n. 6703. Tale principio richiede, infatti, che l’ac-
2020, n. 330.
92 Sulla scelta di subordinare la disposizione della consulenza tecnica ad un giudizio d’indi-
la loro qualificazione come fatti notori95. Ad esempio, è stata ritenuta dal Consi-
glio di Stato «di comune dominio la nozione che le artrosi e le discopatie sono
patologie largamente diffuse nella popolazione, sia pure con diversi gradi di sin-
tomatologia, e che si manifestano generalmente con l’avanzare dell’età, senza cor-
relazioni statisticamente significative con l’attività lavorativa esercitata – a mag-
gior ragione se quest’ultima […] non si caratterizza per gli sforzi fisici intensi e
protratti per tutto l’arco della vita lavorativa»96. In un altro caso, il giudice ha de-
sunto le conoscenze tecniche necessarie per verificare l’attendibilità del giudizio
dell’organo medico-legale da un sito internet di carattere scientifico, ritenendo
ciò consentito dal fatto che «il notorio coincide con la conoscenza dell’uomo me-
dio, in un dato tempo e luogo» e tale conoscenza «attualmente è arricchita dal-
l’esistenza di Internet (strumento di larga diffusione della conoscenza)»97.
In generale, però, al di là degli sporadici casi in cui il Collegio verifica ef-
fettivamente – attraverso gli adeguati strumenti istruttori e le necessarie cono-
scenze tecniche – la sussistenza del presupposto del provvedimento impugnato
(valutando l’attendibilità tecnica del giudizio effettuato dall’amministrazione), il
controllo del giudice sulla legittimità delle valutazioni medico-legali avviene pre-
valentemente secondo il modello di sindacato proprio dell’eccesso di potere98. Il
giudice, infatti, come si è evidenziato, limita spesso il suo controllo alle ipotesi
di manifesta irragionevolezza e illogicità, palese travisamento dei fatti, difetto di
istruttoria, finendo per sottoporre la discrezionalità tecnica al medesimo sinda-
cato, esterno e formale, effettuato sulla discrezionalità amministrativa.
Sotto tale profilo si rileva, peraltro, l’evidente contraddittorietà di alcune
pronunce in cui il giudice afferma che il sindacato in tale ambito «è, sì, intrin-
95 Sul ricorso alle nozioni di comune esperienza si rinvia a M. TARUFFO, Studi sulla rilevanza
della prova, Padova, 1970, spec. 197 ss.; ID., La prova dei fatti giuridici: nozioni generali, Milano,
1992. Sui limiti del ricorso alla nozione di comune esperienza si veda, ex multis, Cass. civ., sez. II,
16 dicembre 2019, n. 33154, la quale precisa che «il fatto notorio, derogando al principio dispo-
sitivo delle prove e al principio del contraddittorio, va inteso in senso rigoroso, e cioè come fatto
acquisito alle conoscenze della collettività con tale grado di certezza da apparire incontestabile.
Ne consegue che tra le nozioni di comune esperienza non possono farsi rientrare le acquisizioni
specifiche di natura tecnica e quegli elementi valutativi che richiedono il preventivo accertamento
di particolari dati estimativi».
96 Così Cons. St., sez. III, 3 dicembre 2015, n. 5511 e Cons. St., sez. II, 22 maggio 2020, n.
3241. Si vedano anche TAR Molise, Campobasso, sez. I, 9 maggio 2011, n. 238 e Cons. St., sez.
IV, 5 ottobre 2018, n. 5716.
97 Così Cons. St., sez. VI, 23 febbraio 2004, n. 685. Nello specifico, il ricorrente aveva ri-
chiesto il riconoscimento della dipendenza dal servizio di un tumore al polmone per aver prestato
attività lavorativa in ambiente inadeguato («polveri, umidi e saturi di fumo di sigaretta»). La com-
petente Commissione aveva escluso il nesso di causalità tra la patologia e il servizio in ragione del
fatto che il dipendente era un fumatore abituale e il Collegio ha ritenuto pacifico il fatto che il
fumo costituisca «un fattore di rischio specifico per il tumore al polmone».
Come evidenziato da C. VIDETTA in L’amministrazione della tecnica, cit., la trasformazione di
«cognizioni specifiche in (pretese) massime di comune esperienza» rischia di «banalizzare compe-
tenze ed esperienze» (327).
98 Cfr. TAR Puglia, Lecce, sez. II, 30 ottobre 2009, n. 2369; TAR Puglia, Bari, sez. I, 17
marzo 2018, n. 364; Cons. St., sez. IV, 30 ottobre 2018, n. 6169; Cons. St., sez. II, 20 giugno 2019,
n. 4227.
IL SINDACATO DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO 77
seco» – per cui il Collegio dovrebbe avvalersi delle medesime conoscenze tecni-
che applicate dall’amministrazione99 – «ma limitato ad ipotesi di mancata valu-
tazione di circostanze di fatto ovvero ad irragionevolezza manifesta o palese tra-
visamento dei fatti»100. Tale approccio esterno e superficiale alla valutazione tec-
nica viene giustificato, specie in recenti pronunce del Consiglio di Stato in
materia di dipendenza da causa di servizio, in ragione del fatto che il giudice
non può sostituire le proprie valutazioni a quelle, opinabili, effettuate dalle com-
petenti autorità amministrative101; ma un atteggiamento analogo caratterizza,
come si è visto, anche la giurisprudenza concernente i giudizi di idoneità psico-
fisica102. Il carattere opinabile della valutazione continua, dunque, ad essere per-
cepito come un ostacolo dal giudice amministrativo, specie di secondo grado103.
D’altronde, emerge ancora un’evidente resistenza ad accedere ad una cono-
scenza piena della componente tecnica del fatto: si afferma, infatti, in alcune pro-
nunce giurisdizionali, che le nozioni scientifiche e i dati di esperienza di carattere
tecnico-discrezionale, in quanto estranei al patrimonio culturale del giudice am-
ministrativo, «sono sottratti al sindacato di legittimità» e risultano soggetti al
mero sindacato (esterno) dell’eccesso di potere104. Inoltre, la valutazione medico-
legale continua ad essere ancora considerata, da molti giudici, quale espressione
di “attività di merito tecnico”, invece che attività di accertamento, anche se opi-
nabile, del presupposto richiesto per l’adozione del provvedimento amministra-
tivo105. Il che incide, naturalmente, sul ricorso agli strumenti istruttori.
Tali limiti cognitori e istruttori nell’accertamento della componente tecnica
del fatto non si rinvengono in analoghe controversie devolute alla giurisdizione
del giudice ordinario. Nei giudizi concernenti il diritto alle prestazioni previ-
denziali o assistenziali dei dipendenti pubblici “contrattualizzati”, infatti, gli ele-
menti tecnici sono conosciuti con pienezza dal giudice, il quale ricorre normal-
mente alla consulenza tecnica d’ufficio, ai sensi dell’art. 445 c.p.c.106. Nello spe-
che «il giudice amministrativo può censurare la sola valutazione che si ponga al di fuori dell’am-
bito di opinabilità, in quanto il suo apprezzamento, inevitabilmente opinabile, finirebbe per af-
fiancarsi a quello altrettanto opinabile dell’Amministrazione, sostituendolo ed invadendo l’ambito
delle attribuzioni riservate alla medesima». Cfr. Cons. St., sez. II, 8 maggio 2019, n. 2975; Cons.
St., sez. IV, 22 maggio 2020, n. 3247; Cons. St., sez. IV, 22 maggio 2020, n. 3248.
102 Si veda, a tal riguardo, la nota 65.
103 Tuttavia, in alcuni sporadici casi il giudice ammette un sindacato pieno anche sulle valu-
tazioni tecniche opinabili: è il caso della richiamata pronuncia del TAR Lombardia, Milano, sez.
III, 21 maggio 2010, n. 1595.
104 Così Cons. St., sez. IV, 10 luglio 2007, n. 3911; TAR Puglia, Bari, sez. II, 13 giugno 2008,
n. 1497; TAR Lazio, Roma, sez. III, 13 maggio 2008, n. 4487; TAR Lazio, Roma, sez. I, 3 gennaio
2020, n. 40; Cons. St. sez. II, 12 marzo 2020, n. 1768.
105 Si veda, a tal riguardo, la nota 66.
106 Tale articolo prevede che «nei processi regolati nel presente capo [le controversie in ma-
zioni per l’assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali”, pre-
vede che siano indicate in apposite tabelle le malattie professionali e le lavorazioni che provocano
tali malattie. Nell’ambito di tale sistema “tabellare”, il lavoratore è sollevato dall’onere di dimo-
strare l’origine professionale della malattia. Infatti, una volta che egli abbia provato l’adibizione a
lavorazione tabellata e l’esistenza della malattia anch’essa tabellata e abbia effettuato la denuncia
entro il periodo massimo di indennizzabilità, si presume per legge che quella malattia sia di ori-
gine professionale. La Corte costituzionale, però, con la sentenza del 18 febbraio 1988, n. 179, ha
introdotto il cosiddetto “sistema misto”, estendendo l’operatività della disposizione del d.P.R. n.
1124/1965 anche alle malattie diverse da quelle comprese nelle tabelle e da quelle causate da una
lavorazione specificata o da un agente patogeno indicato nelle tabelle stesse, «purché si tratti di
malattie delle quali sia comunque provata la causa di lavoro». Sul punto si rinvia a S. GIUBBONI,
G. LUDOVICO, A. ROSSI, Infortuni sul lavoro e malattie professionali, Padova, 2020, 203 ss.
108 Così Cass. civ., sez. lav., 28 agosto 2002, n. 12629; cfr. Cass. civ., sez. lav., 1° marzo 2006,
proposto avverso la sentenza della Corte di Appello di Milano in ragione del fatto che la convin-
zione del giudice circa il carattere non professionale della malattia non era stata «confortata da un
accertamento medico legale sulle condizioni psichiche della assicurata né da adeguata motiva-
zione». Cfr. Cass. civ., sez. lav., 10 marzo 2004, n. 4927.
110 Sul punto si vedano Cass. civ., sez. lav., 8 febbraio 2008, n. 3095; Cass. civ., sez. lav., 20
maggio 2002, n. 7311. Cfr. G. SIGISMONDI, Il sindacato sulle valutazioni tecniche nella pratica delle
corti, cit., 716 ss.
IL SINDACATO DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO 79
provvedimento gravato sia annullato è, infatti, necessario che sia affetto da vizi
macroscopici ed evidenti ad un primo esame della fattispecie. Un esempio si rin-
viene nella pronuncia del TAR Piemonte, Torino, sez. I, 16 ottobre 2018, n.
1126, in cui il giudice ha rigettato l’impugnazione proposta dal proprietario di
un allevamento poiché «quanto affermato nel ricorso e nei pareri depositati in
giudizio circa l’insussistenza di pericoli di diffusione della malattia non è suffi-
ciente a fornire la prova dei […] macroscopici profili di erroneità o illogicità
della misura di abbattimento dell’intera mandria».
D’altronde anche il ricorso agli strumenti istruttori e, in particolare, alla
consulenza tecnica d’ufficio, viene limitato ai casi in cui la valutazione appaia già
manifestamente illegittima. È il caso della sentenza del Consiglio di Stato, sez.
III, 22 luglio 2013, n. 3944, che ha ritenuto non «necessario ai fini del decidere
lo svolgimento di una ulteriore istruttoria» poiché nelle valutazioni operate non
erano «riscontrabili elementi sintomatici di illogicità, contraddittorietà, ingiusti-
zia manifesta ovvero arbitrarietà o irragionevolezza», tali da determinare l’an-
nullamento dell’ordinanza di abbattimento degli avicoli presenti nell’alleva-
mento del ricorrente. Dunque, anche in tale settore, la verificazione e la c.t.u. fi-
niscono per essere utilizzati per confermare il convincimento circa l’illegittimità
del provvedimento già maturato nella mente del giudice.
Un atteggiamento analogo si rinviene peraltro in alcune pronunce concer-
nenti le ordinanze di cui agli artt. 216 e 217 del Tuls. Il Consiglio di Stato, ad
esempio, nella sentenza del 24 settembre 2013, n. 4687, ha ritenuto di non di-
sporre la verificazione e la consulenza tecnica d’ufficio richieste dall’appellante,
in quanto le valutazioni peritali presentate da quest’ultimo non evidenziavano
«profili di evidente illogicità, incongruenza o scorrettezza tecnico scientifica»
atti ad inficiare le conclusioni dell’Asl sulla nocività delle esalazioni provenienti
dall’allevamento suinicolo dell’appellante.
Un differente approccio, invece, come si è visto, concerne le valutazioni tec-
niche effettuate nell’ambito di procedimenti diretti all’adozione di ordinanze
contingibili e urgenti. Il giudice, infatti, considera tali provvedimenti quale
espressione della sola discrezionalità amministrativa, senza individuare e “iso-
lare” il momento strettamente conoscitivo. In questi casi, dunque, il sindacato
giurisdizionale non assume mai la forma di un controllo sull’attendibilità, sotto il
profilo tecnico-scientifico, dell’apprezzamento effettuato dall’amministrazione,
ma si svolge attraverso il ricorso alle figure sintomatiche dell’eccesso di potere.
Anche là dove il Collegio verifica la sussistenza dei presupposti di pericolo
o pregiudizio per la salute – richiesti dal legislatore per l’esercizio del potere di
ordinanza – lo fa attraverso il controllo sulla completezza e adeguatezza dell’i-
struttoria procedimentale e sulla sufficienza della motivazione111. In questi casi,
111 Cfr. M.C. CAVALLARO, La rilevanza delle valutazioni tecniche nel procedimento di forma-
zione del provvedimento amministrativo e i profili del sindacato giudiziario, cit., la quale rileva che
«se dentro l’istruttoria ci sono degli apprezzamenti tecnici, il giudice deve verificare che tali ap-
prezzamenti siano correttamente eseguiti. Invece troppo spesso si limita a verificare solo la ragio-
nevolezza e la completezza dell’istruttoria».
80 FRANCESCA PILEGGI
peraltro, il giudice si limita ad accertare che siano stati effettuati i necessari ac-
certamenti tecnici di ordine igienico-sanitario, senza valutare la correttezza del
criterio tecnico e del procedimento applicativo112. Un esempio si rinviene nella
sentenza del TAR Lazio, Roma, sez. II-ter, 3 febbraio 2015, n. 1977, in cui il
Collegio ha ritenuto illegittima l’ordinanza ex art. 50, co. 5, del Tuel, con cui il
Sindaco del Comune di Borgorose aveva ordinato al ricorrente di allontanare
immediatamente tutti gli animali dal suo allevamento e di provvedere alla puli-
zia delle aree e degli immobili in cui erano custoditi, in quanto adottata «senza
porre in essere alcun tipo di accertamento circa i possibili danni e/o pericoli che
l’allevamento del ricorrente avrebbe potuto arrecare alla salute pubblica». Una
parziale eccezione, invece, è costituita dalla pronuncia del TAR Puglia, Lecce,
sez. III, 17 dicembre 2019, n. 2010, in cui il giudice ha rigettato l’impugnazione
del ricorrente, anche in ragione dell’attendibilità degli «accertamenti tecnici ese-
guiti dall’A.R.P.A. Puglia», i quali costituivano il presupposto dell’ordinanza
sindacale di cui all’art. 9 della l. n. 447/1995, senza esplicare, però la ragione di
tale valutazione di attendibilità.
112 Si vedano TAR Lazio, Latina, sez. I, 21 giugno 2010, n. 1070; Cons. St., sez. V, 27 di-
cembre 2013; n. 6264; TAR Lazio, Roma, sez. III-quater, 9 aprile 2015, n. 5267.
113 Cfr. Cons. St., sez. III, 30 luglio 2013, n. 4024; Cons. St., sez. IV, 22 maggio 2020, n. 3249.
IL SINDACATO DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO 81
quaranta e non inferiore a trenta, nominati con decreto del Ministro dell’Economia e delle Fi-
nanze e scelti tra esperti della materia provenienti dalle diverse magistrature, dall’Avvocatura dello
Stato e dal ruolo dei dirigenti dello amministrazioni dello Stato, nonché tra ufficiali medici supe-
riori delle Forze Armate e qualifiche equiparate delle Forze di polizia di Stato e tra funzionari me-
dici delle amministrazioni dello Stato preferibilmente specialisti in medicina legale e delle assicu-
razioni (così art. 10, co. 2 e 3, del d.P.R. n. 261/2001).
Cfr. Corte cost., 21 giugno 1996, n. 209, là dove la Corte, in riferimento al Comitato di ve-
rifica (allora Comitato per le pensioni privilegiate ordinarie), afferma che «trattasi di un organo la
cui imparzialità è garantita dalla sua stessa composizione, poiché ne fanno parte membri prove-
nienti dalle tre magistrature, ordinaria, amministrativa e contabile, dalla dirigenza del Ministero
del tesoro e dagli ufficiali generali e superiori medici» e la cui opera «contribuisce a realizzare i
principi dell’art. 97 della Costituzione, sotto il profilo del buon andamento, valendo, in partico-
lare, ad arricchire gli elementi di giudizio di cui l’Amministrazione dispone al momento dell’ado-
zione del provvedimento». In senso analogo anche Cons. St., sez. IV, 18 febbraio 2003, n. 877;
Cons. St, sez. III, 6 agosto 2015, n. 3878.
115 Sul punto si veda Cons. St., sez. II, 12 marzo 2020, n. 1768. Sulla composizione degli or-
gani tecnici e sulle conseguenze in termini di sindacato giurisdizionale (specie sostitutivo) si veda
C. VIDETTA, L’amministrazione della tecnica, cit., 190 ss., 328 ss. Sulla fungibilità delle valutazioni
tecniche in esame, con riferimento all’art. 17 della l. 7 agosto 1990, n. 241 cfr. G. D’ANGELO,
Giudice amministrativo e riconoscimento della dipendenza della malattia da causa di servizio, cit.,
1407 ss.
116 Si veda ancora la sentenza della Corte. cost., 21 giugno 1996, n. 209, in cui si afferma che
il Comitato «svolge una funzione consultiva di natura medico-legale, volta a verificare, nel merito,
l’operato delle singole commissioni mediche ospedaliere, onde garantire la tutela dell’interesse del
singolo e, nel contempo, quella non meno importante dell’Erario».
82 FRANCESCA PILEGGI
mento dell’idoneità al servizio del candidato, dovuta anche alla richiamata ne-
cessità di assicurare la par condicio dei concorrenti117. Ma sembra rilevare anche
la specifica competenza tecnica dell’organo preposto alla verifica d’idoneità,
come emerge da una sentenza del Consiglio di Stato, in cui il giudice ha eviden-
ziato che «la valutazione della CMO in sede amministrativa e la consulenza me-
dica di ufficio possono agire tecnicamente sullo stesso piano quanto all’accerta-
mento della malattia e dello stato fisico del paziente, ma non con riferimento
alla verifica di idoneità al servizio, per la quale le valutazioni dell’organo ammi-
nistrativamente preposto devono presumersi, salva la prova contraria, basate su
maggiore preparazione e competenza, stante la conoscenza dei requisiti richiesti
dal servizio e la necessaria uniformità dei parametri da adottare»118.
Dunque, nell’ambito delle valutazioni medico-legali, il minor attivismo giu-
risdizionale appare giustificato, oltre che dall’opinabilità del giudizio tecnico,
anche dalla presenza di uno specifico organo, appositamente istituito – e strut-
turalmente indipendente dall’amministrazione, nel caso del Comitato di verifica,
– cui tale giudizio è demandato119.
Con riferimento alle ordinanze a presupposto necessitato, invece, dall’ana-
lisi delle poche pronunce in materia la deferenza del giudice sembrerebbe esser
condizionata dalla rilevanza – anche in una prospettiva precauzionale – dell’in-
teresse pubblico alla salute sotteso al provvedimento adottato: ciò emerge in
particolare nei giudizi avverso le ordinanze con cui l’amministrazione dispone
l’abbattimento di tutti gli animali di un allevamento (non solo di quelli infetti)
per scongiurare il pericolo di diffusione della malattia120.
Per quanto concerne, invece, le ordinanze contingibili e urgenti e quelle di
cui agli artt. 216 e 217 del Tuls, il self restraint del giudice è dovuto all’inestri-
cabile intreccio – sia sul piano cronologico sia su quello funzionale – tra la valu-
tazione tecnica e la scelta politico-amministrativa. In tali fattispecie, infatti, il le-
gislatore non individua i fatti in presenza dei quali sorge il potere dell’ammini-
strazione (e dunque il bisogno di tutela dell’interesse pubblico), ma è l’autorità
amministrativa che, ai fini del perseguimento dell’interesse pubblico ad essa af-
fidato, ricerca e valuta i fatti che, nello specifico, integrano il presupposto per
l’adozione del provvedimento. Nell’ambito di tale complesso processo decisio-
nale il momento meramente conoscitivo risulta inglobato in quello valutativo:
117 Si veda la nota 89. Sull’irripetibilità del giudizio cfr. V. CERULLI IRELLI, Principio di lega-
consulenza tecnica d’ufficio e accolto il ricorso, ma il Consiglio di Stato ha ritenuto non sussistenti
i presupposti per l’esperimento di una c.t.u. («violazioni dei parametri normativamente previsti,
palesi illogicità o errori nei presupposti») e ha conseguentemente ritenuto che quest’ultima si
fosse «spinta al di là delle sue competenze».
119 In merito all’incidenza della separazione tra organo istruttore e organo che adotta la de-
cisione finale sull’intensità del controllo giurisdizionale (specialmente per quel che concerne la co-
gnizione del fatto) si veda A. MOLITERNI, Streamlining the judicial review of administrative deci-
sions: a comparative institutional approach, in Riv. trim. dir. pubbl., 2018, 568 ss.
120 Si veda, a tal riguardo, la sentenza del TAR Piemonte, Torino, sez. I, 16 ottobre 2018, n.
1126.
IL SINDACATO DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO 83
6. Considerazioni di sintesi
Il quadro delle valutazioni tecniche esaminate in tale indagine risulta al-
quanto disomogeneo e ciò, come si è visto, si è riflesso su un trattamento giuri-
sdizionale estremamente diversificato: accanto a un primo ordine di giudizi
adottati da specifici organi tecnici, in alcuni casi appositamente istituiti (è il
caso del Comitato di verifica) e comunque vincolanti per l’amministrazione de-
cidente, v’è un secondo ordine di valutazioni effettuate, invece, dalla stessa am-
121 Si veda Cons. St., sez. III, 24 settembre 2013, n. 4687, là dove il giudice evidenzia che
«spetta al sindaco, all’uopo ausiliato dall’unità sanitaria locale, la valutazione della tollerabilità o
meno delle lavorazioni provenienti dalle industrie classificate “insalubri”, e l’esercizio di tale po-
testà […] può estrinsecarsi con l’adozione in via cautelare di interventi finalizzati ad impedire la
continuazione o l’evolversi di attività che presentano i caratteri di possibile pericolosità, per ef-
fetto di esalazioni, scoli e rifiuti, specialmente riguardanti gli allevamenti, e ciò per contemperare
le esigenze di pubblico interesse con quelle dell’attività produttiva».
122 Cfr. C. VIDETTA, L’amministrazione della tecnica, cit., 325 ss.
123 Si vedano TAR Campania, Napoli, sez. V, decreto del 18 marzo 2020, n. 41, in cui il giu-
dice ha respinto l’istanza di misure cautelari monocratiche anche in ragione del fatto che «nell’at-
tuale situazione emergenziale a fronte di limitata compressione della situazione azionata, va ac-
cordata prevalenza alle misure approntate per la tutela della salute pubblica»; Cons. St., sez. III,
decreto del 30 marzo 2020, n. 1553, là dove il giudice ha evidenziato che nell’attuale situazione
«per la prima volta dal dopoguerra, si sono definite ed applicate disposizioni fortemente com-
pressive di diritti anche fondamentali della persona – dal libero movimento, al lavoro, alla privacy
– in nome di un valore di ancor più primario e generale rango costituzionale, la salute pubblica, e
cioè la salute della generalità dei cittadini, messa in pericolo dalla permanenza di comportamenti
individuali (pur pienamente riconosciuti in via ordinaria dall’Ordinamento, ma) potenzialmente
tali da diffondere il contagio, secondo le evidenze scientifiche e le tragiche statistiche del pe-
riodo».
84 FRANCESCA PILEGGI
124 Cons. St., sez. VI, 27 novembre 2001, n. 5996; Cons. St., sez. IV, 16 marzo 2004, n. 1341;
Cons. St., sez. VI, 29 gennaio 2010, n. 378; Cons. St., sez. III, 7 novembre 2018, n. 6703; Cons.
St., sez. IV, 14 marzo 2019, n. 1689.
125 Così C. VIDETTA, L’amministrazione della tecnica, cit., 328, la quale evidenzia che «anche
valutazioni apparentemente “di dominio comune” potrebbero indurre in errore il giudice posto
che determinati apprezzamenti tecnici potrebbero, ad un profano, sembrare sbagliati ictu oculi,
ma ad un tecnico apparire esatti, o viceversa (…). Lo scrutinio su una valutazione tecnica, dun-
que, deve essere affrontato con particolare attenzione e, si potrebbe quasi dire, con “umiltà” da
parte del giudice amministrativo».
IL SINDACATO DEL GIUDICE AMMINISTRATIVO 85
126 Mentre, come si è evidenziato nel par. 4.1, il Consiglio di Stato a volte non ricorre alla
c.t.u. proprio poiché ritiene di non poter sostituire le proprie valutazioni, opinabili, a quelle, al-
trettanto opinabili, effettuate dalle competenti autorità amministrative. In tal senso le seguenti, già
richiamate, pronunce: Cons. St., sez. II, 12 marzo 2020, n. 1768; Cons. St., sez. II, 8 maggio 2019,
n. 2975; Cons. St., sez. IV, 22 maggio 2020, n. 3247; Cons. St., sez. IV, 22 maggio 2020, n. 3248.
Cfr. ancora C. VIDETTA, L’amministrazione della tecnica, cit., 340 ss.
127 Sull’evidente diversità di atteggiamento tra giudice amministrativo e giudice ordinario si
vedano F. VOLPE, Discrezionalità tecnica e presupposti dell’atto amministrativo, cit., 792 ss.; G.
D’ANGELO, Giudice amministrativo e riconoscimento della dipendenza della malattia da causa di ser-
vizio, cit., 1417 ss. Sul punto cfr. E. CASETTA, Manuale di diritto amministrativo, Milano, 2008,
450, il quale rileva che «in generale la piena sindacabilità delle valutazioni tecniche è invece rico-
nosciuta al giudice ordinario (v. ad es. Cass. 100037/2007), chiamato però a giudicare di contro-
versie in ordine alle quali la parte deduce la violazione di un diritto soggettivo la cui soddisfazione
non può essere subordinata a scelte amministrative e, dunque, non trova ostacoli nella ricostru-
zione dei fatti operata dal soggetto pubblico»; G. D’AURIA, Discrezionalità tecnica, sindacato giu-
diziario e responsabilità amministrativa dei pubblici funzionari, in Lav. pubbl. amm., 2007, 829 ss.
CAPITOLO TERZO
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE
SULLE VALUTAZIONI TECNICHE
DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
NEL SETTORE FARMACEUTICO
SOMMARIO: 1. La disciplina pubblicistica dei farmaci per uso umano (cenni). – 2. Le va-
lutazioni tecniche nel settore farmaceutico al vaglio della giurisprudenza ammini-
strativa. – 3. L’intensità del sindacato giurisdizionale: orientamenti a confronto. –
4. Le tecniche del controllo giurisdizionale. – 5. Il giudizio in concreto: il sindacato
effettivamente esercitato dal giudice amministrativo. – 6. Conclusioni.
hanno avuto sulla speranza di vita: sul punto, anche per una più ampia panoramica storica, L. CA-
PRINO, Il farmaco, 7000 anni di storia dal rimedio empirico alle biotecnologie, Roma, 2011, spec.
238 ss.
2 Come ricordato da G.F. FERRARI, F. MASSIMINO, Diritto del farmaco, Bari, 2015, 12, il ter-
mine greco phármakon reca un’ambiguità semantica di fondo: il farmaco è al contempo «portatore
di salute, ma anche di malattia, rimedio ma anche veleno».
3 Con ricadute dirette anche nello specifico settore oggetto di indagine: v. Cons. St., sez. III,
88 ANTONIO FALCHI DELITALA
ord. 11 dicembre 2020, n. 7097. L’ordinanza, pubblicata durante la revisione finale di questo
scritto, contiene affermazioni di principio di assoluta rilevanza per il tema trattato in questa sede
di cui si darà sinteticamente conto infra.
4 Così ALB. ROMANO, Autorizzazioni relative alla produzione e al commercio dei farmaci, in Se-
minari di studi giuridici in materia di farmaci, Milano, 1995, 101. Il considerando n. 2 della diret-
tiva 2001/83/CE è chiaro nello stesso senso: «Lo scopo principale delle norme relative alla pro-
duzione, alla distribuzione e all’uso di medicinali deve essere quello di assicurare la tutela della sa-
nità pubblica».
5 Da questo punto di vista, il settore viene inteso quale “mercato”: in proposito v. M. GNES,
Farmaci, in M.P. CHITI, G. GRECO (a cura di), Trattato di diritto amministrativo europeo, Milano,
2007, 1076; G. PASTORI, La normativa comunitaria in tema di autorizzazione e vigilanza sui medici-
nali dalla direttiva n. 65/65 al regolamento n. 2309/1993, in Riv. it. dir. pubb. com., n. 2/1996, 331.
6 Non è possibile dare anche solo sommariamente conto dell’intenso dibattito dottrinale svi-
luppatosi intorno a quelli che in dottrina sono stati definiti “diritti finanziariamente condizionati”:
si tratta di un tema che ha assunto un’importanza centrale negli ultimi anni e di cui peraltro la no-
stra giurisprudenza costituzionale e amministrativa si occupa da lungo tempo, anche con specifico
riferimento al diritto alla salute e alle esigenze di contenimento della spesa farmaceutica. Ci si li-
mita a richiamare, quale significativa testimonianza delle perduranti difficoltà di ricerca di un con-
temperamento tra interessi diversi e spesso divergenti, la recente sentenza del TAR Lazio, sez. III-
quater, 17 gennaio 2020, n. 592.
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 89
7 Per una ricostruzione, oltre al citato volume di G.F. FERRARI, F. MASSIMINO, Diritto del far-
maco, cit., si v. P. COSTANZO (a cura di), Aspetti e problemi della disciplina giuridica dei farmaci,
Genova, 2017; A. CAUDURO, L’accesso al farmaco, Milano, 2017, anche per ulteriori riferimenti
bibliografici.
8 Cfr. art. 2 d.lgs. n. 219/2006. La disciplina codicistica non si applica infatti a prodotti far-
maceutici di diversa origine, come ad esempio ai preparati galenici, per i quali vige la disciplina
amministrativa prevista per le farmacie.
9 Per approfondimenti sul modello amministrativo dell’AIFA, si v. L. CASINI, L’Agenzia ita-
liana del farmaco: ufficio-agenzia o agenzia-ente pubblico?, in Giorn. dir. amm., 2004, 132 ss.; M.
CLARICH, B.G. MATTARELLA, L’Agenzia del farmaco, in G. FIORENTINI (a cura di), I servizi sanitari in
Italia, Bologna, 2004, 263 ss.; più recentemente, M. MONTEDURO, Modelli organizzativi e funzione.
Il caso dell’Agenzia italiana del farmaco, Torino, 2018.
90 ANTONIO FALCHI DELITALA
tifica (CTS)10, a cui sono demandate, tra l’altro, competenze consultive circa il
rilascio di autorizzazioni e la classificazione dei farmaci ai fini del rimborso da
parte del SSN.
Nel sistema italiano un ruolo di non secondaria importanza spetta inoltre
alle Regioni, alle quali è demandata l’organizzazione del servizio sanitario su
base territoriale e la gestione delle relative spese, nel rispetto dei livelli essenziali
delle prestazioni (LEA) definiti a livello statale11.
Sotto il profilo dell’attività amministrativa, il controllo pubblico sul settore
si basa, in sintesi, sui seguenti meccanismi: i) la produzione, importazione e im-
missione in commercio dei farmaci è soggetta ad un controllo preventivo e ac-
centrato di carattere autorizzatorio da parte dell’Amministrazione; ii) l’uso e la
diffusione dei farmaci, in particolare per ciò che concerne il monitoraggio di
eventuali effetti avversi, sono sottoposti a costante controllo, attraverso speciali
banche dati che raccolgono le segnalazioni provenienti a livello nazionale ed eu-
ropeo dai titolari delle autorizzazioni al commercio (c.d. farmacovigilanza); iii)
per le violazioni della normativa da parte dei soggetti operanti nel settore far-
maceutico sono previsti poteri sanzionatori e inibitori dell’attività, esercitati
dalla EMA o dall’AIFA a seconda del livello di competenza, nonché sanzioni
penali.
Per il rilievo che assume nell’esperienza concreta e in sede contenziosa, tra
i provvedimenti di regolazione del settore merita particolare menzione l’auto-
rizzazione all’immissione in commercio dei farmaci (AIC), di regola rilasciata
dall’AIFA, fatta eccezione per talune categorie di farmaci (quali i farmaci c.d.
biotecnologici, ad esempio taluni ormoni e vaccini) per i quali è prevista una
procedura di autorizzazione centralizzata a livello europeo di competenza del-
l’EMA. Il provvedimento di autorizzazione al commercio è accompagnato da un
documento tecnico, detto Riassunto delle Caratteristiche del Prodotto (RCP),
che riporta le indicazioni terapeutiche e le modalità di somministrazione del far-
maco. Si tratta di un atto essenziale, tra l’altro, ai fini dell’impiego “secondo eti-
chetta” (on-label) o “fuori etichetta” (off-label) del farmaco, con importanti ri-
cadute in termini di rimborso da parte del SSN. Rispetto al procedimento di au-
torizzazione, il privato interessato al rilascio dell’AIC – in genere una casa
10 In base a quanto dispone l’art. 19, co. 5, d.m. 20 settembre 2004, n. 245, la CTS si com-
pone di dieci membri «di cui tre designati dal Ministro della salute, uno dei quali con funzioni di
presidente, uno dal Ministro dell’economia e delle finanze e quattro dalla Conferenza permanente
per i rapporti tra lo Stato, le Regioni e le Province autonome di Trento e di Bolzano», oltre al di-
rettore generale dell’AIFA e al presidente dell’Istituto Superiore di Sanità che sono componenti di
diritto, e sono scelti «tra persone di comprovata e documentata competenza tecnico-scientifica al-
meno quinquennale nel settore della valutazione dei farmaci». L’organizzazione e il funziona-
mento della CTS sono disciplinati con regolamento interno dell’AIFA, adottato ai sensi dell’art.
19, co. 6 del citato d.m. n. 245/2004 e da ultimo approvato con delibera del consiglio di ammini-
strazione dell’Agenzia n. 7 del 20 gennaio 2014.
11 In anni recenti, sono sorte numerose questioni di competenza tra il livello statale e il li-
vello regionale, specie per quanto attiene l’individuazione dei farmaci prescrivibili con onere a ca-
rico del SSN: tra le altre, si segnala Corte cost., 11 luglio 2008, n. 271; nella giurisprudenza am-
ministrativa, si v. Cons. St., sez. III, 29 settembre 2017, n. 4546.
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 91
dal Capo III della L. n. 241/1990, sono previste dall’art. 4, co. 2 del regolamento interno del-
l’AIFA recante norme sull’organizzazione e il funzionamento della CTS e del Comitato prezzi e
rimborso approvato con la menzionata delibera del CdA dell’Agenzia n. 7 del 20 gennaio 2014.
13 Solo in senso lato si può infatti parlare di contraddittorio nel procedimento amministra-
tivo, in alternativa alla più appropriata espressione, usata anche dal legislatore, di partecipazione,
concetti tra loro non privi di affinità ma comunque relativi a fenomeni profondamente diversi,
come osserva F. SATTA, Contraddittorio e partecipazione nel procedimento amministrativo, in Dir.
amm., 2010, 2, 999 ss.: «Gli elementi di contatto tra contraddittorio e partecipazione sono evi-
denti. In entrambi i casi viene esercitato il right to be heard, il diritto di essere sentito. Mentre però
il contraddittorio si svolge tra posizioni per definizione antagoniste (tra parti: attore e convenuto,
pubblico ministero e imputato), di fronte ad un’autorità giudicante chiamata ad accogliere o re-
spingere la domanda, assolvere o condannare, la partecipazione non necessariamente vede parti
l’una contro l’altra armate. Il contrasto di interessi può esserci, ma anche non esserci. Ciò cui si
mira è conseguire il risultato più equilibrato, complessivamente il migliore».
14 Per riprendere l’espressione usata da M. D’ALBERTI, La ‘visione’ e la ‘voce’: le garanzie di
15 È in tal senso l’autorevole opinione di ALB. ROMANO, op. cit., 102. Secondo G. PASTORI, op.
cit., 332 ss., la normativa pubblicistica in materia di farmaci dà vita a «un’amministrazione di per
sé a carattere vincolato, comportante peraltro degli accertamenti o delle valutazioni tecniche com-
plesse su date qualità o requisiti di un bene, i farmaci: dotata di quella che si denomina corrente-
mente, per quanto impropriamente, discrezionalità tecnica, in quanto comportante valutazioni
che, per essere applicazione di regole e conoscenze tecnico-scientifiche, hanno una loro naturale
complessità e importano possibili margini di soggettività e di parzialità nel loro svolgimento con-
creto».
16 Il riferimento è alla sentenza di CGCE, 21.1.1999, in C-120/97, Upjohn.
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 93
una ricerca sul sindacato giurisdizionale esercitato in concreto, relativo all’identità del giudice am-
ministrativo chiamato a pronunciarsi: le Sezioni giurisdizionali, sia di primo grado che d’appello,
competenti in materia sono sempre le medesime per la maggior parte del periodo preso in consi-
derazione.
18 Da una ricerca nella banca dati istituzionale della Giustizia Amministrativa, delle oltre
settecento pronunce in materia rintracciate per il periodo 2000-2020, più della metà sono state
rese nell’ultimo quinquennio. Nell’insieme, sono state selezionate circa sessanta decisioni che sono
apparse particolarmente significative perché trattano specificamente la questione dei limiti del
sindacato sulle valutazioni tecniche compiute dall’Amministrazione, o perché riguardano casi che
hanno avuto notorietà anche presso l’opinione pubblica.
19 Il riferimento è alla nota vicenda relativa al commercio dei farmaci Avastin e Lucentis, su
cui si è pronunciato a più riprese sia il giudice amministrativo che la Corte di Giustizia del-
94 ANTONIO FALCHI DELITALA
l’Unione Europea. Le decisioni relative alle sanzioni per illecito antitrust comminate dall’AGCM
(su cui si rinvia al cap. VII di S. de Nitto, in questo Volume) vengono prese in considerazione in
questa sede limitatamente a ciò che concerne le valutazioni compiute sulle caratteristiche dei far-
maci in questione.
20 In tal senso, ad esempio, si v. TAR Lazio, sez. III-quater, 22 luglio 2015, n. 10099, sul noto
caso “Stamina”, dove la difesa erariale aveva eccepito l’inammissibilità dei motivi aggiunti poiché
oggetto dell’impugnazione era «un parere espressione di discrezionalità tecnica», tesi respinta dal
TAR affermando la sindacabilità «nei limiti ben noti in cui sono valutabili, da questo giudice, gli
atti espressione di discrezionalità tecnica, e quindi in primo luogo quelli inficiati da vizi di carat-
tere procedimentale e istruttorio».
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 95
rizzazione21, può definirsi di tipo “estrinseco”, basato sul riscontro di vizi palesi
nella ricostruzione dei presupposti di fatto, senza svolgimento di autonoma atti-
vità istruttoria, e tendenzialmente coincidente con il sindacato sulla ragionevo-
lezza, logicità e non contraddittorietà della decisione22.
All’interno di tale gruppo di decisioni, merita evidenziare un dato: in taluni
casi l’enunciazione formale del sindacato estrinseco viene premessa per ricon-
durre il sindacato giurisdizionale negli «stretti limiti della configurabilità di pro-
fili di manifesta illogicità o di palese erroneità, tali da evidenziare l’inattendibi-
lità della valutazione tecnico-discrezionale censurata»23, e dunque con finalità di
delimitazione del sindacato rispetto alle valutazioni amministrative; in altri casi,
anche recenti, tale richiamo sembra invece finalizzato a riaffermare il principio,
invero pacifico da tempo24, della sindacabilità anche della discrezionalità tec-
nica25, quasi a voler ribadire la piena sottoposizione al controllo giurisdizionale
anche di questo genere di valutazioni.
21 Sul punto, nella vastissima letteratura, per tutti si v. A. GIUSTI, Contributo allo studio di un
n. 85; TAR Lazio, sez. III-quater, 13 dicembre 2019, n. 14408; TAR Lazio, sez. III-quater, 25 feb-
braio 2019, n. 2537; Cons. St., sez. III, 22 febbraio 2019, n. 1233; Cons. St., sez. III, 17 maggio
2018, n. 2964; TAR Lazio, sez. III-quater, 6 marzo 2018, n. 2546, in Rass. dir. farm., 2018, 3, 642
ss.; TAR Lazio, sez. III-quater, 6 giugno 2017, n. 6627; TAR Lazio, sez. III-quater, 10 febbraio
2017, n. 2236; Cons. St., sez. III, 21 novembre 2016, n. 4887; TAR Lazio, sez. III-quater, 1° giu-
gno 2016, n. 6417; Cons. St., sez. III, 1° aprile 2016, n. 1306; Cons. St., sez. III, 3 dicembre 2015,
n. 5503; Cons. St., sez. III, 23 novembre 2015, n. 5312; Cons. St., sez. III, 2 marzo 2015, n. 1026;
Cons. St., sez. III, 22 dicembre 2014, n. 6346.
23 Così Cons. St., sez. III, 22 dicembre 2014, n. 6346, nonché Cons. St., sez. III, 3 dicembre
Padova, 2000, 308, in nota 106: «è principio oggi condiviso dalla giurisprudenza e dalla preva-
lente dottrina quello della piena sindacabilità dei c.d. “concetti giuridici indeterminati” espressi
dalla norma, ossia della possibilità per il giudice di verificare e comunque di ridurre al minimo
quel margine di indeterminatezza nella valutazione delle premesse di fatto. L’evolversi della disci-
plina dell’azione amministrativa, infatti, consente di ottemperare al principio della separazione fra
la vicenda che attiene alla qualificazione ed alla valutazione del fatto (Abwägungsergebnis), sulla
base di un fatto qualificato in termini di completezza».
25 In tal senso, ad esempio, TAR Lazio, sez. III-quater, 17 giugno 2014, n. 6387: «Va breve-
mente premesso, come ormai acquisito in giurisprudenza, che anche la discrezionalità tecnica è
96 ANTONIO FALCHI DELITALA
In altri casi ancora, l’opzione per il controllo estrinseco sembra trovare giu-
stificazione nella natura dell’atto impugnato, come in un caso di impugnazione
delle linee guida adottate dall’AIFA per disciplinare la decadenza dell’autorizza-
zione di un farmaco per mancata commercializzazione (c.d. sunset clause): «Tali
atti amministrativi generali non si sottraggono naturalmente ad un sindacato di
logicità e ragionevolezza da parte del giudice amministrativo soprattutto
quando, come nel caso di specie, essi siano chiamati a riempire spazi lasciati dal-
l’impiego di concetti giuridici indeterminati, come quelli di “casi eccezionali” e
di “ragioni di salute pubblica”, espressivi di discrezionalità tecnica, pura o mi-
sta, e anche l’adozione delle Linee guida non sfugge a tale sindacato laddove
emerga che la loro applicazione condurrebbe a risultati palesemente irragione-
voli, manifestamente iniqui o inammissibilmente discriminatori»26.
È d’altra parte interessante rilevare come in taluni casi è la stessa parte ri-
corrente ad invocare un controllo giurisdizionale soltanto di tipo estrinseco, cir-
costanza ritenuta rilevante dal giudice anche ai fini della valutazione di ammis-
sibilità dell’impugnazione: «Va pregiudizialmente ritenuta l’ammissibilità del ri-
corso e dei motivi aggiunti proposti […] Innanzitutto, va considerato come
l’impugnativa abbia legittimamente messo in dubbio l’esercizio della discrezio-
nalità tecnica da parte dell’AIFA, deducendo specifiche e puntuali censure di
violazione di legge e di eccesso di potere sul piano della manifesta illogicità e
della contraddittorietà, in tal modo sollecitando il sindacato esterno del giudice
sull’azione amministrativa e non anche predicando un’inammissibile sostitu-
zione delle valutazioni giudiziali a quelle tecnico-discrezionali effettuate dall’au-
torità pubblica»27.
Soltanto in casi isolati, invece, risulta che il giudice abbia affermato, in li-
nea di principio, la necessità di esercitare un sindacato di tipo “intrinseco”, pe-
raltro facendo riferimento agli orientamenti giurisprudenziali formatisi in altri
settori28. In tal senso si è significativamente espressa la citata ordinanza del Con-
suscettibile di sindacato da parte del giudice amministrativo là dove emerga la carenza di istrutto-
ria, la incompletezza del procedimento logico valutativo o la sua manifesta irragionevolezza».
26 Così Cons. St., sez. III, 7 gennaio 2020, n. 85. Nello stesso senso le sentenze del TAR La-
dir. farm., 2015, 295 ss., dove l’appellante insiste particolarmente nel denunciare le carenze istrut-
torie del procedimento amministrativo, lamentando la mancata considerazione delle stesse da
parte del giudice di primo grado.
28 TAR Lazio, sez. III-quater, 21 dicembre 2016, n. 12722, che argomenta richiamando una
propria giurisprudenza sul sindacato delle valutazioni per l’abilitazione alle funzioni di professore
universitario e una pronuncia del Consiglio di Stato in materia di provvedimenti dell’Autorità
antitrust.
Al sindacato intrinseco sembra anche riferirsi la recente sentenza del TAR Lazio, sez. III-
quater, 24 agosto 2020, n. 9260: «Orbene, ritiene il Collegio che i concetti di semplificazione e
non inferiorità vadano parametrati su quello dell’utilità della combinazione congiunta, ed è su
quello che l’istruttoria svolta appare convincente, tanto da escludere la verificazione o consulenza
ex officio astrattamente predicabile in casi come quello di specie, in cui il sindacato esterno del
giudice amministrativo si confronta con la discrezionalità tecnica sindacabile per sola evidente il-
logicità o irragionevolezza, non limitandosi alla valutazione della semplice congruità della motiva-
zione c.d. esterna ma giungendo fino alla radice dell’estrinsecazione del potere amministrativo
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 97
(c.d. motivazione interna, correlata alla completezza e legittimità dell’istruttoria compiuta sfo-
ciante nel provvedimento impugnato)».
29 Con affermazioni di principio che, nondimeno, appaiono di notevole portata, pur non es-
sendo possibile stabilire se si tratti della formazione di un nuovo orientamento o di pronuncia ec-
cezionale giustificata dall’emergenza epidemiologica. Ad ogni modo, conviene riportarne un passo
particolarmente significativo per il tema trattato in questa sede: «La c.d. riserva di scienza che
compete ad AIFA non si sottrae al sindacato del giudice amministrativo, nemmeno in sede caute-
lare e meno che mai nell’attuale fase di emergenza epidemiologica, per l’indefettibile esigenza,
connaturata all’esistenza stessa della giurisdizione amministrativa e consacrata dalla Costituzione,
di tutelare le situazioni giuridiche soggettive, a cominciare da quelle che hanno un radicamento
costituzionale come il fondamentale diritto alla salute, a fronte dell’esercizio del potere pubblico
e, dunque, anche della discrezionalità c.d. tecnica da parte dell’autorità competente in materia sa-
nitaria». A prima lettura, l’ordinanza del Consiglio di Stato appare estremamente significativa,
non solo per l’enunciazione di principio, ma anche che per l’indicazione delle concrete modalità
di esercizio del sindacato, esteso ad una verifica sulla “credibilità razionale” della decisione am-
ministrativa, che deve essere “supportata da valide leggi scientifiche e correttamente applicate al
caso di specie”.
30 Si segnalano in tal senso le recenti sentenze del Cons. St., sez. III, 27 febbraio 2019, n.
Cons. St., sez. IV, 15 luglio 1999, n. 1249, in Rass. dir. farm., 2000, 509 ss., che argomenta a par-
tire da una premessa sulla “altissima specializzazione” e sull’“elevatissimo profilo scientifico” della
Commissione Unica del Farmaco (a cui è subentrata l’AIFA). Il concetto di “merito tecnico” ap-
pare nuovamente, ma parrebbe con finalità differenti, anche nella giurisprudenza recente: si v.
TAR Lazio, sez. III-quater, 19 gennaio 2018, n. 662, secondo cui «Le affermazioni riportate negli
atti defensionali e nelle predette relazioni di parte si rivelano pur sempre inidonee a superare il
giudizio della competente commissione AIFA, data la loro genericità o comunque la mera so-
98 ANTONIO FALCHI DELITALA
vrapponibilità dei relativi giudizi espressi rispetto alle valutazioni operate, al riguardo, dalla Com-
missione Consultiva Tecnico Scientifica di AIFA […] Evidente, dunque, come si tratti di afferma-
zioni o giudizi del tutto sovrapponibili, in termini di merito tecnico, rispetto a quelle effettuate
della competente commissione AIFA, senza che la difesa di parte ricorrente abbia in alcun punto
messo in discussione le conclusioni di siffatto organismo sul piano della palese incongruità o della
manifesta erroneità».
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 99
spinge il ricorso di primo grado. È significativo rilevare che il giudice amministrativo di appello,
in questo caso, ha ritenuto assorbenti i motivi di contenuto tecnico relativi al merito della contro-
versia rispetto ai motivi di rito attinenti al vizio di eccesso di potere giurisdizionale dedotto dalla
società controinteressata, appellante principale, e dall’Avvocatura dello Stato, che aveva proposto
appello incidentale adesivo.
34 Il passo è tratto dalla motivazione di Cons. St., sez. III, 8 settembre 2014, n. 4538, che ha
confermato la sentenza di primo grado con cui era stata annullata la delibera della Regione Veneto
che aveva ritenuto equivalenti i principi attivi bevacizumab (Avastin) e ranizumab (Lucentis) ai
fini della rimborsabilità negli usi off-label.
100 ANTONIO FALCHI DELITALA
35 Così TAR Lazio, sez. III-quater, 22 ottobre 2014, n. 10618, in Rass. dir. farm., 2015, 138 ss.
36 Così TAR Lazio, sez. I-bis, 12 ottobre 2001, n. 8465, in Rass. dir. farm., 2001, 988 ss., che
motiva sempre basandosi sulle risultanze documentali, in un quadro normativo e giurispruden-
ziale invero assai differente rispetto a quello attuale. Un analogo approccio si rinviene d’altra parte
anche nelle più recenti pronunce: cfr., ad esempio, TAR Lazio, sez. III-quater, 14 agosto 2020, n.
9214; TAR Lazio, sez. III-quater, 12 agosto 2020, n. 9183; TAR Sicilia, sez. I, 20 luglio 2020, n.
1493.
37 Si tratta delle sentenze del Cons. St., sez. III, 8 gennaio 2019, n. 155, 170 e 186. Si noti
che il verificatore scelto in questi casi, che pure è uno degli organi tecnici di vertice dell’Ammini-
strazione statale, come visto sopra, presenta stretti collegamenti sotto il profilo organizzativo con
l’AIFA, parte pubblica in causa.
38 TAR Piemonte, sez. II, 15 novembre 2016, n. 1409; in questo caso la verificazione è stata
affidata al Direttore del Dipartimento di Scienza e Tecnologie del Farmaco della Università di To-
rino, con ordinanza 22 aprile 2016, n. 563 reperibile anch’essa nella banca dati ufficiale.
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 101
39 Si v. Cons. St., sez. III, 11 maggio 2018, n. 2818, che ha ritenuto irrilevante una perizia,
disposta dalla Corte d’appello di Torino in un giudizio penale sui medesimi fatti, che aveva
escluso la pericolosità dell’impiego di principi attivi nell’ambito della metodica di cura ideata dal
ricorrente: «Circa, poi, l’attenzione prestata sia dalla sentenza appellata sia dagli appellanti alle (al-
terne) risultanze del parallelo processo penale, il Collegio ne rileva: – per un verso, l’inconferenza,
stante la reciproca autonomia tra i due giudizi penale e amministrativo, tanto più ove, come nella
specie, il primo si sia risolto in un nulla di fatto a seguito della declaratoria di intervenuta pre-
scrizione; – e per l’altro, l’ultroneità, giacché la pericolosità per la salute umana delle sostanze in
questione emerge da uno dei dicta (riportato al precedente capo VII.2.) della sentenza n.
1777/2012 di questa Sezione, che hanno acquisito efficacia di cosa giudicata e tale dato non può,
pertanto, più essere messo in discussione da qualsivoglia risultato di questa o quella perizia resa in
un processo penale conclusosi, come detto, con la declaratoria di intervenuta prescrizione».
40 Seppure pervenendo anch’esso al rigetto del ricorso: TAR Lazio, sez. III-quater, 9 feb-
della fattispecie astratta ricavabile dal dato normativo ai fatti tecnici risultanti
dall’istruttoria procedimentale; ben raramente, infatti, le circostanze fattuali
sono oggetto di autonomo accertamento e qualificazione da parte del giudice.
Si comprende dunque il richiamo ai limiti del sindacato estrinseco che,
come visto sopra, caratterizza la maggior parte delle sentenze prese in conside-
razione: la rinuncia all’autonomo accertamento dei fatti impone al giudice di
servirsi unicamente delle principali figure sintomatiche dell’eccesso di potere
per vagliare la legittimità del provvedimento. In questa prospettiva, nella giuri-
sprudenza in materia assumono un rilievo centrale le categorie della ragionevo-
lezza41 e della logicità e non contraddittorietà42 della valutazione tecnica ammi-
nistrativa. È d’altra parte significativo rilevare l’assenza di riferimenti al princi-
pio di proporzionalità, mentre si registrano alcuni richiami, soprattutto tra le
sentenze più recenti, al principio di precauzione43, a cui si fa riferimento anche
in uno dei casi in cui è stata affermata espressamente la necessità di un sindacato
intrinseco delle valutazioni tecniche compiute dall’Amministrazione44: il giudice
amministrativo, accogliendo il ricorso, in quel caso ha ritenuto che il principio
di precauzione fosse stato «irrazionalmente sostenuto negli atti dell’Amministra-
41 Tra le altre, v. Cons. St., sez. III, 2 marzo 2015, n. 1026; 5. TAR Piemonte, sez. II, 15 no-
vembre 2016, n. 1409; TAR Lazio, sez. III-quater, 17 giugno 2014, n. 6387.
42 TAR Lazio, n. 9214/2020 cit.; TAR Lazio, n. 2546/2018 cit.; Cons. St., sez. III, 3 dicem-
sui farmaci Avastin e Lucentis; TAR Lazio, sez. III-quater, 10 gennaio 2017, n. 334, in Rass. dir.
farm., 2017, 1, 114 ss., che ha ritenuto illegittimo un decreto ministeriale che aveva vietato la pre-
scrizione di preparazioni magistrali dimagranti contenenti il principio attivo efedrina, in quanto la
ritenuta pericolosità di tale farmaco era stata motivata dall’Amministrazione con un richiamo al
principio di precauzione basato su valutazioni meramente ipotetiche e non su una valutazione che
tenesse conto della probabilità di un rischio per la salute; sullo stesso tema si v. anche la succes-
siva TAR Lazio, sez. III-quater, 3 ottobre 2018, n. 9703, che ha invece ritenuto legittimi i provve-
dimenti impugnati con cui era stato reiterato il divieto di prescrizione di preparati dimagranti a
base di efedrina e pseudoefedrina, anche alla luce del principio di precauzione, in base agli ap-
profondimenti istruttori condotti dall’Amministrazione e volti a dimostrare i rischi per la salute di
tali farmaci.
Il principio di precauzione è richiamato incidentalmente anche da TAR Toscana, sez. I, 31
ottobre 2012, n. 1744, che conclude per l’accoglimento del ricorso con riferimento alle carenze
dell’istruttoria amministrativa.
Per una più puntuale ricognizione del principio, si v. Cons. St., sez. III, 3 ottobre 2019, n.
6655, che conclude: «anche se esaminate nell’ottica di una corretta applicazione del principio di
precauzione, non si evidenziano nelle scelte sottese agli atti impugnati gli elementi sintomatici di
un esercizio irragionevole del potere. D’altra parte, il sindacato sulla motivazione delle scelte di-
screzionali, anche se pervaso da significative componenti tecniche, deve essere rigorosamente
mantenuto sul piano della verifica della non pretestuosità della valutazione degli elementi di fatto
acquisiti; e, nel caso di specie, se è indiscussa l’attendibilità delle acquisizioni tecnico-scientifiche
poste a base di tale valutazione, altrettanto deve dirsi della plausibile ragionevolezza delle deter-
minazioni che l’amministrazione ha inteso trarne, all’esito della ponderazione dei diversi interessi
affidati alle sue cure».
44 TAR Lazio, n. 12722/2016 cit.: «In sostanza il principio di precauzione, che appare sot-
teso anche se irrazionalmente sostenuto negli atti dall’Amministrazione, andava coniugato con il
diritto alla salute di pazienti che, per essere affetti da una malattia cronica destinata ad aggravarsi
con perdita totale di funzionalità dei reni, hanno come unica prospettiva attuale la dialisi o il tra-
pianto».
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 103
45 Cons. St, n. 1633/2014 cit., in Rass. dir. farm., 2015, 295 ss.; Cons. St., n. 5503/2015 cit.;
Piemonte, sez. II, ord. 22 aprile 2016. n. 563; Cons. St., n. 4538/2014 cit.
47 TAR Lazio, sez. III-quater, 7 novembre 2016, n. 10983: «anche sulla base di un pacifico
48 Il riferimento in particolare è alla citata sentenza del TAR Lazio, n. 12722/2016. Si trat-
perplessità le conclusioni della CTS ed il loro recepimento da parte dell’Agenzia, ma anche alla
luce delle due consulenze richieste proprio per sedare i dubbi sollevati in sede di valutazione della
istanza della ricorrente […] non pare che la CTS quando si è espressa nel senso che “non vi sono
le condizioni per identificare, all’interno delle condizioni terapeutiche registrate, delle sottopopo-
lazioni di pazienti che possano trarre un maggior beneficio clinico”, abbia tenuto conto di quanto
rilevato dalla consulenza conclusasi in senso positivo […] finendo così per confermare l’irrazio-
nalità delle conclusioni recate dall’atto, dedotta da parte ricorrente».
50 Si v. ad es. Cons. St., sez. III, 15 luglio 2019, n. 4967, nell’ambito del contenzioso sui
farmaci Avastin e Lucentis: «In via preliminare si osserva che le valutazioni alle quali l’AIFA è
chiamata sono espressione di un potere nel quale sono presenti profili di discrezionalità sia tecnica
che amministrativa, riservati all’Agenzia nell’ambito delle norme che disciplinano la fattispecie, e
sono sindacabili in sede giurisdizionale solo in presenza di profili di incongruità ed illogicità di
evidenza tale da far emergere l’inattendibilità di tale valutazione tecnico-discrezionale compiuta».
51 In tal senso, ad esempio, TAR Piemonte, sez. I, 14 febbraio 2018, n. 217: «Il fatto che la
Regione Piemonte abbia scelto di indicare ai medici curanti di procedere allo “switch terapeutico”
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 105
6. Conclusioni
I dati esaminati nelle pagine precedenti consentono di svolgere alcune con-
siderazioni conclusive.
La prevalenza di un orientamento tendente a mantenere nel solco del tra-
dizionale sindacato esterno il controllo sulle valutazioni tecniche, senza una ri-
costruzione autonoma dei fatti tecnici, potrebbe trovare ragione non solo, e non
tanto, nelle, pur sempre sussistenti, esigenze di celerità e contenimento dei costi
processuali che caratterizzano i giudizi con parte la pubblica Amministrazione,
quanto, piuttosto, nella elevata specializzazione degli organi tecnici dell’Ammi-
nistrazione competenti in materia55 e nella previsione di specifiche norme a ga-
ranzia della partecipazione dei soggetti portatori di interessi di cui si è detto so-
pra, perlomeno per quanto concerne il livello statale.
Ogni riflessione sulla portata effettiva, e su quella auspicabile, del sinda-
cato giurisdizionale sulle valutazioni tecniche dell’Amministrazione in materia di
nei pazienti già in cura con Enbrel per patologie dermatologiche, sia pure con buona risposta cli-
nica stabilizzata, non è però soltanto espressione di discrezionalità tecnica: tale fatto esprime an-
che la scelta, a carattere eminentemente discrezionale, di prendere posizione e di fare qualcosa di
concreto per indirizzare la spesa sanitaria anche nei pazienti non naive. Rispetto a tale scelta i mar-
gini di sindacato del Giudice Amministrativo sono evidentemente quelli tipici del sindacato gene-
rale di legittimità, e richiedono un riscontro di macroscopica irrazionalità, illogicità o travisamento
che non ha tanto ad oggetto la scelta medica di cambiare la terapia ai pazienti non naive, quanto
piuttosto l’opportunità, in sé considerata, di intervenire in maniera esplicita evitando di delegare
passivamente ogni scelta ai medici curanti».
52 TAR Lazio n. 12722/2016 cit.
53 TAR Lazio, sez. III-quater, 10 gennaio 2017, n. 334, in Rass. dir. farm., 2017, 1, 114 ss.
54 È stato osservato che il principio di precauzione svolge una funzione legittimante, nel
senso che esso consentirebbe l’adozione di misure altrimenti non consentite in ambiti in cui
spesso non vigono certezze scientifiche e la decisione amministrativa si caratterizza per una ine-
stricabile commistione tra l’elemento “politico” e l’elemento tecnico: in proposito si v. C. VIDETTA,
L’amministrazione della tecnica: la tecnica fra procedimento e processo amministrativo, Napoli,
2008, 259-260 e 270.
55 Come viene evidenziato espressamente nella motivazione di talune pronunce, ad es. Cons.
St., sez. III, 13 giugno 2011, n. 3572 e Cons. St., sez. III, 3 ottobre 2019, n. 6655, che sottolineano
l’autorevolezza scientifica dell’AIFA e dell’ISS; nello stesso senso la già citata Cons. St., n.
1249/1999. Particolare attendibilità agli studi e alle valutazioni degli enti pubblici rispetto a quelli
privati è riconosciuta anche da TAR Lazio, n. 662/2018 cit. laddove afferma che «i due studi pro-
dotti in giudizio, pur autorevoli per la fonte ed il relativo contenuto, non provengono in ogni caso
da organismi pubblici interni od internazionali, né da enti comunque dotati di comprovata neu-
tralità e indipendenza di giudizio».
106 ANTONIO FALCHI DELITALA
farmaci, tuttavia, non può prescindere dalla considerazione del fine primario
per il quale sono attribuiti i poteri pubblici in questo particolare settore, la tu-
tela della salute, di sicuro rango costituzionale, sia nella sua proiezione indivi-
duale che collettiva. La diffusione a livello globale di nuove forme di agenti pa-
togeni virali ha rivelato quanto complesso può essere individuare punti di equi-
librio nel perseguimento di tale fine e come questo abbia un impatto diretto
sull’esercizio del potere pubblico e sul sindacato di legittimità del giudice am-
ministrativo56.
È opinione di chi scrive che tale considerazione consenta, e forse persino
imponga, un controllo sui presupposti fattuali dell’esercizio del potere pubblico
che sia il più penetrante possibile che, senza limitarsi al solo richiamo di formule
tradizionali, valuti la legittimità dell’azione amministrativa andando diretta-
mente alla sostanza delle cose, quantomeno in tutti quei casi in cui, per la limi-
tata specializzazione tecnica dell’Amministrazione procedente o per la ridotta
portata delle garanzie di partecipazione in favore dei soggetti interessati57, il
procedimento non si sia concluso con un provvedimento amministrativo basato
sulla ricostruzione completa ed esatta di tutti i profili tecnico-fattuali rilevanti.
56 Come emerge chiaramente dalla richiamata ordinanza del Consiglio di Stato n. 7097/2020,
Margherita Croce
lità tecnica, in Dir. proc. amm., 1992, 685 ss. e G. CLEMENTE DI SAN LUCA, Il sindacato giurisdizio-
nale sulle valutazioni tecniche in materia ambientale, in Giustamm.it, n. 7/2016 che valorizzano i
profili normativi e procedimentali; A. MOLITERNI, Streamlining the Judicial Review of Administra-
tive Decisions: a Comparative Institutional Approach, in Riv. trim. dir. pubbl., 2018, 539 ss., che
sottolinea la necessità di indagare anche la composizione, più o meno tecnica, delle amministra-
zioni coinvolte e di individuare il soggetto ultimo cui è devoluta la decisione amministrativa («the
ultimate decision maker»).
108 MARGHERITA CROCE
l’oggetto della regolazione giuridica, ossia l’ambiente2. Sulla scia delle acquisi-
zioni del pensiero sistemico3, infatti, la costruzione di una nozione unitaria di
ambiente si compie, sul piano della rappresentazione giuridica, concependo lo
stesso come sistema di relazioni tra fattori, forze e fenomeni naturalistici e an-
tropici. Una serie, dunque, di interrelazioni che costituisce oggetto di studio di
discipline specialistiche extra-giuridiche (naturali e sociali) e, contemporanea-
mente, oggetto di regolazione da parte del diritto, che guarda all’ambiente come
risultato mutevole del confronto tra gli interessi esistenziali ed economici che
riescono a trovare nell’ordinamento espressione e tutela4.
La materia ambientale si caratterizza, in senso giuridico, per l’impossibilità
di risolvere una volta per tutte questa dinamica relazionale – che costituisce, ap-
punto, il suo tratto qualificante – non essendo possibile individuare un “inte-
resse” o “valore” ambientale al quale dare prevalenza, a priori, nel giudizio di
comparazione con altri interessi5.
L’attività amministrativa di tutela dell’ambiente si svolge, quindi, all’interno
di un quadro normativo che attribuisce alle autorità chiamate ad applicare il di-
ritto – l’amministrazione, prima, e il giudice, poi – un margine di valutazione
ampio ed elastico6. D’altro canto, la normativa ambientale è caratterizzata anche
2 Sul punto non può prescindersi dal riferimento a M. CAFAGNO, Principi e strumenti di tu-
tela dell’ambiente come sistema complesso, adattivo, comune, Torino, 2007, che espone la dimen-
sione relazionale dell’ambiente a partire da una prospettiva antropocentrica, temperata dal prin-
cipio di sviluppo sostenibile (30 ss. e 38 ss.), e tratta in modo rigoroso le implicazioni regolatorie
che ne discendono.
3 Sviluppatosi a partire dalla convergenza delle acquisizioni della fisica e della biologia, il
pensiero sistemico è un indirizzo di studio incentrato sui sistemi viventi e si caratterizza per
«un’impostazione interdisciplinare o, ancora meglio, transdisciplinare». Esso segna un «muta-
mento del centro di interesse degli scienziati dagli oggetti alle relazioni [che] va contro la tradi-
zione scientifica della cultura occidentale, la cui attenzione si concentrava su realtà pesabili e mi-
surabili, operazione non possibile invece con le relazioni, che dovevano essere mappate. Questi
cambiamenti di ottica – dalle parti al tutto, dagli oggetti alle relazioni, dalla misurazione alla map-
patura – sono caratteristici della tensione tra studio della materia (quantità) e della forma (qua-
lità). La discussione sulla materia si avvale del linguaggio della fisica e della chimica per la descri-
zione delle strutture, delle forze e dei processi che da esse derivano, mentre la discussione sulla
forma comporta una mappatura astratta delle relazioni, volta a descrivere modelli organizzativi
quali reti o cicli di retroazione (feedback loops)», F. CAPRA, U. MATTEI, Ecologia del diritto. Scienza,
politica, beni comuni, Sansepolcro, 2017, 127.
4 Sul punto si v. F. SPANTIGATI, Le categorie giuridiche necessarie per lo studio del diritto del-
l’ambiente, in Riv. giur. amb., 1999 e gli altri rimandi operati al par. 2.
5 L’interesse all’ambiente risulta, piuttosto, il risultato di un compromesso. Nei trattati eu-
ropei, ad esempio, l’obiettivo della protezione e del miglioramento della qualità dell’ambiente (art.
3 TUE) è ancorato al perseguimento di un livello di tutela «elevato» e non “massimo”: scelta che
sancisce la necessità di contemperare libertà economiche e protezione e miglioramento della sa-
lubrità ambientale (M. RENNA, Il sistema degli «standard ambientali» tra fonti europee e compe-
tenze nazionali, in B. POZZO, M. RENNA, L’ambiente nel nuovo Titolo V della Costituzione, Milano,
2004, 96).
6 L’indeterminatezza, la complessità, la scarsa organicità della normativa di riferimento, la
sua attitudine a ricomprendere sempre nuove finalità, l’estesa latitudine e indeterminatezza dei
principi che la governano sono solo alcuni dei principali fattori su cui viene fondata la descrizione
(e la rivendicazione) degli ampi spazi di azione da considerare riservati all’amministrazione. Per
questa prospettiva si vv. D. DE PRETIS, Discrezionalità e ambiente, in D. DE CAROLIS, E. FERRARI,
LA PORTATA DEL SINDACATO DI LEGITTIMITÀ SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 109
A. POLICE, Ambiente, attività amministrativa e codificazione, Milano, 2006, 433 ss. e F. DE LEONAR-
DIS, Le trasformazioni della legalità nel diritto ambientale, in G. ROSSI (a cura di), Diritto dell’am-
biente, Torino, 2015, spec. 127 ss.
7 Il dialogo con la fisica, la chimica, l’ingegneria, la biologia, l’etologia, l’ecologia, la scienza
dei sistemi complessi, etc., è infatti fondante per la stessa efficacia della regolazione giuridica
delle questioni ecologiche, vale a dire per l’«idoneità a conseguire gli obiettivi di tutela» che essa
si prefigge (M. CECCHETTI, La disciplina giuridica della tutela ambientale come “diritto dell’am-
biente”, in Federalismi.it, 17). Sul punto si vv.: N. GRECO, Crisi del diritto, produzione normativa
e democrazia degli interessi. Esemplarità della normazione tecnica ambientale, Roma, 1999 e S.
GRASSI, M. CECCHETTI (a cura di), Governo dell’ambiente e formazione delle norme tecniche, Mi-
lano, 2006.
8 La tecnica è, infatti, una «struttura di potere reale» che «trasforma l’attività non regolata
in attività regolata (perché le sue norme subentrano laddove cessa l’influenza della norma di
legge)»; per questo essa è un «fattore antagonista della situazione di potere (o delle singole situa-
zioni di potere) dell’amministrazione», C. MARZUOLI, Potere amministrativo e valutazioni tecniche,
Milano, 1985.
9 A seguito della crisi della “certezza della scienza” si è acquisita consapevolezza che anche
le più formalizzate teorie scientifiche e le più rigorose pratiche applicative pongono lo scienziato
e il tecnico di fronte a diverse ipotesi ricostruttive e differenti soluzioni operative che, dal punto
di vista dei criteri di controllabilità empirica, si presentano «in situazione di sostanziale pareggio»:
soccorrono, allora, criteri «di secondo ordine» come «la coerenza, il potere esplicativo, la profon-
dità, e talvolta anche il valore estetico ed altri tipi di esigenze di carattere valutativo», V. VILLA, Il di-
ritto come modello per le scienze naturali, in Dir. quest. pubbl., 2005, 33 e 35.
10 Per una serie di istruttivi esempi, a grandi linee comprensibili anche ai profani, si v. A.
BODINI, C. BONDAVALLI, S. ALLESINA, L’ecosistema e le sue relazioni. Idee e strumenti per la valuta-
zione di impatto ambientale e di incidenza, Milano, 2007.
11 G. ROSSI (a cura di), Funzioni e procedimenti, in ID., Diritto dell’ambiente, cit., 65.
12 Come risulta anche dal testo dell’art. 3-bis del d.lgs. 3 aprile 2006, n. 152 (d’ora in poi an-
che “testo unico ambientale” o “testo unico”), secondo cui «i principi generali in tema di tutela
dell’ambiente» sono «adottati in attuazione» anche degli artt. 2, 3, 9, 32, 41, 42 e 44 Cost.
110 MARGHERITA CROCE
entrandovi in conflitto o risultando con esse convergente, potendo poi anche re-
starne assorbita13.
E questa funzione trasversale, per diverse ragioni, è affidata a un’organizza-
zione amministrativa policentrica14. Le funzioni amministrative sono ripartite, in
base ai principi di sussidiarietà e leale collaborazione, tra Stato, Regioni, Province
ed enti locali15, ai quali si affiancano numerosi enti e organismi, dotati di autono-
mia tecnico-scientifica, deputati alle attività di controllo, monitoraggio e ricerca e
anche a fornire supporto tecnico-scientifico alle autorità amministrative. Tra que-
sti ultimi, a livello statale, vi sono organismi tecnici collegiali incardinati nel Mi-
nistero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (ad esempio la Com-
missione istruttoria per l’autorizzazione ambientale integrata-IPPC16) o sottopo-
13 L’iniziale natura conflittuale o “ostativa” dell’interesse ambientale rispetto alla soddisfa-
zione di altri interessi, di tipo produttivo e non produttivo, è stata stemperata dall’affermazione
del principio di «sviluppo sostenibile», volto a inserire le valutazioni sulla salvaguardia della qua-
lità ambientale (anche futura) «nell’ambito delle dinamiche della produzione e del consumo», art.
3-quater, co. 3 del testo unico ambientale.
14 La creazione del Ministero dell’ambiente (ad opera della l. 8 luglio 1986, n. 349) ha sem-
plificato, infatti, solo in parte l’intreccio di competenze amministrative in materia di tutela del-
l’ambiente, nonostante si sia progressivamente trasformato da «ministero di indirizzo e coordina-
mento» a «organo di amministrazione attiva» (P. DELL’ANNO, Trattato di diritto dell’ambiente, Pa-
dova, 2013, vol. I, 318). Questa configurazione trova ragione nel «disallineamento fra la
dimensione dei problemi e quella dei livelli territoriali idonei a risolverli» (G. ROSSI (a cura di), Di-
ritto dell’ambiente, cit., 53), ma è anche il risultato dell’evoluzione disorganica della normativa (sul
punto si v. M. BROCCA, Interessi ambientali e decisioni amministrative. Profili critici e nuove dina-
miche, Torino, 2018, 95 ss.). Il Ministero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (l.
17 luglio 2006, n. 233) è stato ridenominato “Ministero della transizione ecologica” dal d.l. 1
marzo 2021, n. 22. Poiché la giurisprudenza analizzata è antecedente a tale riforma, nel contributo
si utilizza la denominazione precedente.
15 Art. 3-quinques del testo unico ambientale.
vista dall’art. 8-bis del testo unico ambientale, la commissione è composta da ventitré esperti, no-
minati dal Ministro dell’ambiente, provenienti dal settore pubblico e privato e con elevata qualifi-
cazione giuridico-amministrativa (di cui almeno tre scelti fra magistrati ordinari, amministrativi e
contabili) oppure tecnico-scientifica. Nell’ambito dei procedimenti di Aia di competenza statale, la
LA PORTATA DEL SINDACATO DI LEGITTIMITÀ SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 111
sti alle sue «dipendenze funzionali» (ad esempio la Commissione tecnica di veri-
fica dell’impatto ambientale Via e Vas17), ma anche enti dotati di personalità giu-
ridica che operano sotto la sua vigilanza (Istituto superiore per la protezione e la
ricerca ambientale - Ispra18). A livello regionale, un ruolo centrale è svolto dalle
Agenzie regionali per la protezione dell’ambiente - Arpa19: enti strumentali sot-
toposti al potere di indirizzo, vigilanza e controllo delle Giunte regionali.
Dal punto di vista della tipologia, le funzioni amministrative in materia am-
bientale sono ascrivibili fra quelle di regolazione settoriale. La funzione dell’am-
ministrazione, in questo ambito, è, infatti, quella di «garantire» la promozione e
realizzazione di «una pluralità di comportamenti virtuosi da parte dell’insieme
di soggetti privati e pubblici»20. Una regolazione che, è stato notato, non è de-
voluta a un’autorità indipendente, restando affidata alla competenza di una
struttura ministeriale perché contrassegnata da una spiccata politicità delle deci-
sioni finali21.
d.P.R. 14 maggio 2007, n. 90 oggi abrogato dal d.lgs. n. 104/2017. È quest’ultimo atto che ha ri-
dotto la sua autonomia, ponendola «alle dipendenze funzionali del Ministero» al quale assicura il
«supporto tecnico-scientifico». Ciò che fin d’ora è bene sottolineare è che, in base al novellato art.
8 del codice dell’ambiente, la commissione è composta da un numero massimo di quaranta com-
missari (scelti tra personale pubblico – ivi compresi professori o ricercatori universitari e personale
di enti di ricerca – o tra soggetti anche estranei alla pubblica amministrazione con adeguata espe-
rienza professionale di almeno cinque anni) «nominati dal Ministro dell’ambiente e della tutela del
territorio e del mare, senza obbligo di procedura concorsuale e con determinazione motivata esclusi-
vamente in ordine al possesso da parte dei prescelti dei necessari requisiti di comprovata professio-
nalità e competenza nelle materie ambientali, economiche, giuridiche e di sanità pubblica».
Per il funzionamento e l’organizzazione della Commissione, che per lo svolgimento delle
istruttorie tecniche può avvalersi, tramite appositi protocolli d’intesa, anche del Sistema nazionale
a rete per la protezione dell’ambiente, si v. il d.m. n. 342 del 13 dicembre 2017. Per la disciplina
previgente si consulti il d.m. GAB/DEC/150/07 del 18 settembre 2007.
18 L’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) è un ente pubblico
di ricerca, dotato di personalità giuridica di diritto pubblico, autonomia tecnica, scientifica, orga-
nizzativa, finanziaria, gestionale, amministrativa, patrimoniale e contabile, istituito dalla l. 133/
2008 (conversione del d.lgs. 25 giugno 2008, n. 112). L’istituto è nato dalla fusione dell’APAT, del-
l’INFS e dell’ICRAM.
19 Dalle leggi regionali istitutive le Agenzie per la protezione dell’ambiente sono definite
come enti strumentali della Regione, dotati di personalità giuridica di diritto pubblico, di autono-
mia amministrativa, tecnico-giuridica, patrimoniale e contabile; sono sottoposte al potere di indi-
rizzo, vigilanza e controllo (anche preventivo in alcuni casi) della Giunta regionale; il personale
proviene in parte dai servizi delle Asl/Usl in materia ambientale, mentre i direttori sono nominati,
secondo le procedure previste dalla legge per ciascun ente, tra soggetti di elevata professionalità e
qualificata esperienza nel settore ambientale che non ricoprano cariche politiche, amministrative
o societarie in imprese che «partecipano ad attività o programmi dell’ISPRA o delle agenzie» (così
l’art. 8 della l. 28 giugno 2016, n. 132. Le Arpa costituiscono insieme all’Ispra il Sistema nazionale
a rete di protezione dell’ambiente istituito dalla l. n. 132/2016.
20 G. ROSSI (a cura di), Diritto dell’ambiente, cit., 65. In questo senso rileva l’art. 3-ter del te-
sto unico ambientale. Sulla governance ambientale si v. anche P.L. PORTALURI, Tutela dell’ambiente
e poteri amministrativi, in Jus, 2016, 49 ss.
21 R. GIOVAGNOLI, Problematiche giuridiche della protezione dell’ambiente, 2015, pubblicato
su www.giustizia-amministrativa.it.
112 MARGHERITA CROCE
biente (tutela dell’), I) Diritto amministrativo, in Enc. giur. Treccani, 2007, 7 ss.
23 Art. 40 del testo unico ambientale. Sul punto si rinvia anche infra al par. 2. Proprio l’«in-
tensità delle previsioni» è uno dei tratti che hanno indotto la dottrina a configurare un «regime
amministrativo speciale dell’ambiente», la cui giustificazione risiederebbe nella valenza solidari-
stica e doverosa dell’azione di tutela esercitata. G. MORBIDELLI, Il regime amministrativo speciale
dell’ambiente, in Studi in onore di Alberto Predieri, Milano, 1996, 1163 ss.
24 Corte cost., 17 marzo 2006, n. 116.
25 F. FRACCHIA, Sviluppo sostenibile e diritti delle generazioni future, in Riv. quad. dir. amb.,
2010, 19.
26 R. GRECO, Via, Vas e AIA: Queste sconosciute, Relazione al Convegno di studi organizzato
dal Consiglio dell’Ordine degli Avvocati di Salerno sul tema “Attività edilizia fra governo del ter-
ritorio e tutela paesaggistica ed ambientale”, 20 novembre 2009, pubblicato in www.giustizia-am-
ministrativa.it.
27 Per una tassonomia dei procedimenti di settore si v. A. CROSETTI, R. FERRARA, F. FRACCHIA,
N. OLIVETTI RASON, Diritto dell’ambiente, Roma-Bari, 2008, 192 ss. Per indicazioni sintetiche sulle
classificazioni proposte in dottrina: G. ROSSI (a cura di), Diritto dell’ambiente, cit., 65 s.
LA PORTATA DEL SINDACATO DI LEGITTIMITÀ SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 113
dite attività istruttorie28 e dalla loro (ampia) apertura alla partecipazione non
solo di soggetti pubblici, ma anche privati29.
Ciò premesso, un’illustrazione più dettagliata della scansione procedimen-
tale risulta utile con riferimento ai procedimenti che verranno in rilievo nello
spoglio della giurisprudenza, ossia: la Valutazione di impatto ambientale (Via) e
l’Autorizzazione integrata ambientale (Aia)30 e le procedure di messa in sicu-
rezza e bonifica di siti contaminati. Tali procedimenti, oltre a essere significativi
per la loro incidenza quantitativa, offrono spunti di analisi comparativa rispetto
al trattamento giudiziale delle valutazioni tecniche, in virtù della diversità della
loro struttura e delle operazioni tecniche coinvolte.
Il procedimento di Via, che si configura come un sub-procedimento condi-
zionante rispetto all’autorizzazione per la localizzazione e realizzazione di un in-
tervento antropico, può essere suddiviso, semplificando31, in due momenti. Una
prima fase, istruttoria, incentrata sull’elaborazione e la valutazione dello Studio
di impatto ambientale (SIA) avanzato dal proponente e aperta agli apporti col-
laborativi di soggetti privati interessati e dei soggetti pubblici territorialmente o
28 Il capo IV della l. n. 241/1990 prevede che molti istituti di semplificazione non si appli-
chino ai c.d. interessi “sensibili”. Da questa disciplina derogatoria è stata tratta la vigenza del
«principio della necessità di un’istruttoria per l’esercizio di attività tecnico-discrezionali», G.
MORBIDELLI, Il regime amministrativo speciale dell’ambiente, cit., 1145. Secondo la giurisprudenza
europea e nazionale, però, il principio non deve essere interpretato nel senso di escludere dal-
l’ambito di applicabilità degli istituti di semplificazione tutti i procedimenti volti alla protezione in
modo assoluto, ma solo «quei procedimenti complessi per cui, per garantire l’effettività agli inte-
resse tutelati, si renda necessaria un’espressa valutazione amministrativa, quale un accertamento
tecnico o una verifica», P.L. PORTALURI, Autorizzazioni ambientali: tipologie e principi, in G.
GRASSI, M.A. SANDULLI, Trattato di diritto dell’ambiente, Milano, 2014, 47. Per la semplificazione
in materia ambientale si v. anche A. MOLITERNI, Semplificazione amministrativa e tutela degli inte-
ressi sensibili: alla ricerca di un equilibrio, in Dir. amm., 2017, 699 ss.
29 Essa si basa, oltre che sull’applicabilità degli artt. 7 ss. della l. n. 241/1990 (v. spec. art. 9),
sulle discipline specifiche previste dal testo unico ambientale. L’art. 3-sexies, infatti (e a differenza
di quanto prevede l’art. 13 della l. n. 241), assicura la partecipazione del «pubblico» all’elabora-
zione dei piani e dei programmi che ricadono nell’àmbito di applicazione della direttiva
2003/35/CE del Parlamento europeo e del Consiglio, del 26 maggio 2003. Tale direttiva, è im-
portante sottolinearlo, ha stabilito che, a fronte della partecipazione procedimentale, il ricorrente
in sede processuale possa contestare la “legittimità sostanziale” oltre che procedurale di decisioni,
atti od omissioni soggetti alle disposizioni di ciascuna delle direttive sulla partecipazione del pub-
blico. Procedure specifiche di consultazione sono previste, inoltre, nella disciplina della Vas (art.
14) e, soprattutto della Via (art. 24), nell’àmbito della quale è consentito il ricorso allo strumento
dell’inchiesta pubblica (art. 24-bis).
30 Le cui definizioni sono contenute nell’art. 5 del testo unico ambientale.
31 Più precisamente, in base al testo unico ambientale, il procedimento di Via si articola in:
una prima fase relativa all’elaborazione e alla presentazione dello studio d’impatto ambientale da
parte del proponente (art. 21 e 22); una seconda fase in cui si svolgono le consultazioni pubbliche
(art. 24 e 24-bis) e si acquisiscono i pareri tecnici e delle altre amministrazioni coinvolte (art. 24);
una terza fase in cui l’amministrazione competente (il Ministero o gli enti territoriali), procede,
con il supporto delle commissioni di verifica o degli altri enti tecnici, alla valutazione dello studio
d’impatto ambientale, delle eventuali informazioni supplementari fornite dal proponente e degli
esiti delle consultazioni (art. 25); una quarta fase, di adozione del provvedimento di VIA da parte
dell’autorità competente (art. 25) e un’ultima fase di integrazione del decreto di VIA nel provve-
dimento di approvazione o autorizzazione del progetto (art. 26).
114 MARGHERITA CROCE
32 V. nota 15.
33 In base al testo unico ambientale, infatti, il decreto di compatibilità ambientale ha la fina-
lità di «assicurare che l’attività antropica sia compatibile con le condizioni per uno sviluppo so-
stenibile, e quindi nel rispetto della capacità rigenerativa degli ecosistemi e delle risorse, della sal-
vaguardia della biodiversità e di un’equa distribuzione dei vantaggi connessi all’attività econo-
mica» (art. 4, co. 3) A questo scopo, il provvedimento «individua, descrive e valuta, in modo
appropriato, per ciascun caso particolare» (art. 4, co. 4, lett. b), gli impatti ambientali (potenzial-
mente) prodotti dall’attività antropica, ossia gli «effetti significativi, diretti e indiretti» su molte-
plici fattori, quali: «popolazione e salute umana; biodiversità […] territorio, suolo, acqua, aria e
clima; beni materiali, patrimonio culturale, paesaggio» e anche sulle loro dinamiche interazionali
(art. 5, co. 1, lett. c).
34 L’espressione è presa dalla sentenza Cons. St., sez. IV, 1° marzo 2019, n. 1423. Sui molte-
plici significati della nozione di “causa” nel diritto ambientale, si v. P. CARPENTIERI, La causa nelle
scelte ambientali, in Riv. sc. sup. econ. fin., 2006, 99 ss.
35 La Commissione tecnica di verifica (in caso di Via statale), soggetti con competenze tec-
37 In base all’art. 29-quater, co. 5 del testo unico ambientale, la conferenza si svolge ai sensi
degli artt. 14 e 14-ter della l. n. 241/1990. A questa «sono invitate le amministrazioni competenti
in materia ambientale e comunque, nel caso di impianti di competenza statale, i Ministeri dell’in-
terno, del lavoro e delle politiche sociali, della salute e dello sviluppo economico, oltre al soggetto
richiedente l’autorizzazione, nonché, per le installazioni di competenza regionale, le altre ammini-
strazioni competenti per il rilascio dei titoli abilitativi richiesti contestualmente al rilascio del-
l’AIA».
38 V. nota 15.
39 Disciplinata dal Titolo III-bis della Parte II del testo unico ambientale, l’Aia è attuativa
gies indicate negli atti esecutivi della Commissione europea sono derogabili in melius da parte
delle amministrazioni nazionali, mentre la deroga in peius deve essere rigorosamente motivata in
relazione al caso concreto.
46 Richiamato dall’art. 29-bis, co. 1.
116 MARGHERITA CROCE
47 Cons. St., sez. V, 17 ottobre 2012, n. 5292, secondo cui l’Aia: «è atto che sostituisce, con
un unico titolo abilitativo, tutti i numerosi titoli che erano precedentemente necessari per far fun-
zionare un impianto industriale inquinante (assicurando così efficacia, efficienza, speditezza ed
economicità all’azione amministrativa nel giusto contemperamento degli interessi pubblici e privati
in gioco) e incide quindi sugli aspetti gestionali dell’impianto». Negli stessi termini: Cons. St., sez.
V, n. 5299/2012. Nella giurisprudenza di I grado, si v.: TAR Emilia Romagna, Bologna, sez. I, 20
settembre 2010, n. 7892; TAR Sicilia, Palermo, sez. I, 20 gennaio 2010, n. 583. La natura discre-
zionale del provvedimento di Aia è affermata anche dalla giurisprudenza costituzionale. Si. vv. le
sentenze n. 85/2013 e n. 58/2018 relative al caso Ilva, per le quali si rimanda a M. CECCHETTI, La
Corte costituzionale davanti alle “questioni tecniche” in materia di tutela dell’ambiente, in Federali-
smi.it., n. 14/2020, 46 ss.
48 Per questa terminologia, che comprende sia la Via che l’Aia, si v. G. ROSSI (a cura di), Di-
sono di competenza degli organi gestionali delle amministrazioni perché, a differenza della loca-
lizzazione e della perimetrazione delle aree di bonifica rimesse alla competenza del Ministro, essi
non implicano l’esercizio di un potere di indirizzo politico (Cons. St., sez. VI, 6 dicembre 2013, n.
5857).
50 F. GRASSI, Bonifica ambientale di siti contaminati, in G. ROSSI (a cura di), Diritto dell’am-
biente, cit., 432, corsivi aggiunti. Sul punto si v. l’allegato III, al Titolo V, Parte IV del testo unico
ambientale.
LA PORTATA DEL SINDACATO DI LEGITTIMITÀ SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 117
51 Ai sensi dell’art. 242, co. 3: «L’autorizzazione regionale costituisce assenso per tutte le
opere connesse alla caratterizzazione, sostituendosi ad ogni altra autorizzazione, concessione, con-
certo, intesa, nulla osta da parte della pubblica amministrazione».
52 Artt. 242, co. 2 e 3 e art. 246 del testo unico.
118 MARGHERITA CROCE
e dell’analisi del rischio»53. Ai fini della conoscenza delle condizioni fattuali che
giustificano l’adozione del provvedimento, gli enti tecnici svolgono, quindi, atti-
vità riconducibili sia alla categoria degli accertamenti sia a quella delle valuta-
zioni tecniche. Tra queste ultime, attirano un particolare interesse le valutazioni
volte ad accertare la sussistenza del nesso di causalità tra il fenomeno inquinante
e il comportamento del soggetto privato destinatario del provvedimento54. È
solo l’accertamento del titolo soggettivo (colpa o dolo), infatti, a giustificare
l’imposizione di misure di messa in sicurezza e bonifica55.
aver ribadito che la corretta applicazione del principio comunitario “chi inquina paga” impone un
«rigoroso accertamento del nesso di causalità fra il comportamento del “responsabile” e il feno-
meno dell’inquinamento», il collegio considera necessario sottolineare che solo una condotta ille-
cita giustifica l’imputazione in capo a un soggetto dei costi ambientali, che sono in effetti «costi
sociali estranei alla contabilità dell’impresa». Cfr. Cons. St., sez. V, 12 marzo 2020, n. 1759: «[…]
resta fermo che il proprietario del terreno sul quale sono depositate sostanze inquinanti, che non
sia responsabile dell’inquinamento (c.d. proprietario incolpevole), è tenuto solo ad adottare le mi-
sure di prevenzione, mentre gli interventi di riparazione, messa in sicurezza, bonifica e ripristino gra-
vano sul responsabile della contaminazione, ossia su colui al quale sia imputabile l’inquinamento».
56 Per una mappatura dei conflitti ambientali nel mondo è utile la consultazione del database
tata dal fenomeno dell’“accaparramento delle terre”, su cui si v.: M. D’ALBERTI, L’accaparramento
delle terre: tra diritto pubblico e privato, in Riv. it. sc. giur., 2016, 277 ss.; M. MARGULIS, N.
MCKEON, S.M. BORRAS (eds.), Land Grabbing and Global Governance, London, 2014; R. CONNELL,
Il silenzio della terra, in R. CONNELL, L. CORRADI, Il silenzio della terra, Milano, 2014, 103 ss. La
dimensione socioeconomica delle questioni ambientali è presa in considerazione anche a livello
scientifico. Si v., ad esempio, le analisi sui sistemi ecologici condotte da R. LEVINS, Whose scienti-
fic method? Scientific methods for a complex world, in New Sol., vol. 13(3), 2003 (spec. 266).
58 F. SPANTIGATI, Le categorie giuridiche necessarie per lo studio del diritto dell’ambiente, cit.,
LA PORTATA DEL SINDACATO DI LEGITTIMITÀ SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 119
Negli ultimi anni, per un operare congiunto di fattori – dai cui effetti non
vanno indenni anche altre aree del contenzioso – le controversie in materia am-
bientale avviate davanti alla giurisdizione amministrativa, oltre ad essere cre-
sciute in quantità, sono anche cambiate in qualità, nella misura in cui il giudice
rischia, in molti casi, di pronunciarsi sul «conflitto politico e sociale che è sotteso
alla controversia esaminata»59.
La richiesta di mediazione e sintesi politica rivolta al giudice è sicuramente
divenuta più intensa negli ultimi anni, ma si possono trovare casi significativi an-
che agli inizi di questo secolo. Emblematica, sul punto, è una delle prime sen-
tenze sulla realizzazione di un’autostrada nel Veneto60, nella quale il tribunale
regionale, prima di motivare in punto di diritto e disporre l’annullamento del
provvedimento impugnato, premette – riferendosi all’opposizione sociale e delle
amministrazioni locali alla costruzione dell’opera e alle critiche che possono
muoversi al modello economico che ne è sotteso – di sentirsi investito di una
«questione di democrazia sostanziale». Una sentenza che sarà riformata dal
Consiglio di Stato proprio in base alla considerazione per cui il giudice di primo
grado si sarebbe così eretto a «tutore del merito amministrativo»61.
Alla luce di queste brevi considerazioni non stupisce che, nella maggio-
ranza delle controversie aventi ad oggetto i provvedimenti di Via e Aia, prota-
gonisti del processo siano, su un fronte, i cittadini residenti nel territorio inte-
ressato da un’attività antropica potenzialmente nociva e gli enti esponenziali di
interessi diffusi62 e, sul fronte opposto, le imprese titolari (o aspiranti titolari)
dell’autorizzazione alla realizzazione o alla gestione di tali attività. Ai processi
partecipano, quindi, gli stessi soggetti che hanno preso parte al procedimento
amministrativo, che tendono a riproporre in giudizio le osservazioni presentate
in quella sede.
Sul versante pubblico, la struttura dei processi riflette, invece, la complessità
dell’organizzazione policentrica della tutela amministrativa dell’ambiente: le am-
ministrazioni coinvolte nei giudizi, infatti, variano a seconda dell’atto impugnato63.
221 ss., che vede il diritto ambientale come «effetto e causa» del pluralismo e sottolinea la qualità
intrinsecamente soggettiva dei giudizi che riguardano la preservazione e la trasformazione delle ri-
sorse naturali e del contesto ambientale (223). L’esistenza di un’intensa conflittualità sociale è al
centro anche delle ricostruzioni dottrinarie che considerano il diritto dell’ambiente un terreno di
superamento delle categorie della scienza giuridica positivista al fine di spostare l’attenzione dalla
questione della titolarità dei beni (siano essi imputati allo Stato-apparato o a singoli privati pro-
prietari) all’esigenza «di soddisfare gli interessi della collettività che trovano espressione attraverso
lo Stato-comunità», P. MADDALENA, La scienza del diritto ambientale ed il necessario ricorso alle ca-
tegorie giuridiche del diritto romano, in Riv. quad. dir. amb., n. 2/2011, 9.
59 A. PAJNO, Relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario 2018, corsivi aggiunti.
60 TAR Veneto, Venezia, sez. I, 12 maggio 2005, n. 2234.
61 Cons. St., sez. VI, 18 gennaio 2006, n. 129.
62 Sull’evoluzione dei criteri con cui valutare la sussistenza della legittimazione ad agire e
dell’interesse a ricorrere dei comitati e delle associazioni ambientaliste si v. ampiamente Cons. St.,
sez. IV, 9 gennaio 2014, n. 36.
63 Restringendo il campo di osservazione alle controversie prese in considerazione in questo
contributo, si può rilevare che, nella gran parte delle occasioni, parti del processo sono: il Mini-
stero dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare (nel caso di Aia e Via statali), il Mini-
stero dei beni e delle attività culturali e del turismo (che agisce di concerto con il primo nel caso
120 MARGHERITA CROCE
Vi è poi il caso specifico della Via speciale per le opere strategiche64, in cui il
provvedimento di compatibilità ambientale viene adottato dal Comitato inter-
ministeriale per la programmazione economica (su proposta del Mit), che dun-
que partecipa ai relativi giudizi. Infine, ricorrono significative ipotesi in cui par-
tecipa al processo amministrativo anche il Consiglio dei ministri: ciò avviene
quando, nell’ambito della procedura di Via, si attiva su istanza del proponente
o dei ministri interessati la procedura per il deferimento della questione all’or-
gano politico di vertice dell’amministrazione oppure quando questo interviene
per il superamento del dissenso tra amministrazioni65.
Le criticità sottese all’utilizzo di moduli di azione concertativi incidono,
prima ancora che sull’intensità del sindacato giurisdizionale, sulla tenuta degli
equilibri istituzionali: le ipotesi di conflitto tra pubbliche amministrazioni e tra
livelli territoriali di governo sono, infatti, molto ricorrenti. Come riportato dal
Presidente Pajno, il caso delle autorizzazioni alla localizzazione e realizzazione
di infrastrutture strategiche è emblematico di un «sistema di giustizia ammini-
strativa […] sempre più spesso invocato dai livelli di governo territoriale che la-
mentano il loro mancato o non adeguato coinvolgimento nell’adozione di talune
scelte statali»66. Una conseguenza pratica di questa tendenza è che, molto
spesso, le istituzioni di prossimità (specie i Comuni) si trovano ad affiancare i
cittadini residenti e gli enti esponenziali di interessi diffusi, condividendo la
stessa parte processuale67.
di Via statale), gli organi politici o dirigenziali delle Regioni e delle Province (nei casi di procedi-
menti di Via e Aia regionali o provinciali). In molte occasioni poi, poiché le normative prevedono
la convocazione di una conferenza di servizi ai fini del rilascio del provvedimento, ai processi giu-
risdizionali partecipano anche gli altri ministeri che, di volta in volta, hanno preso parte al modulo
procedimentale concertativo. Per quanto di specifico interesse, la convocazione di una conferenza
di servizi è prevista dal testo unico ambientale per il rilascio dell’Autorizzazione integrata am-
bientale (ex art. 29-quater) e per l’approvazione del piano di caratterizzazione o del progetto di
bonifica di cui all’art. 242.
64 Inizialmente prevista dal d.lgs. n. 190/2002 (attuazione della l. n. 443/2001), abrogato dal
d.lgs. n. 163/2006 (art. 182 ss.). Il Codice dei contratti pubblici del 2016 ha abrogato anche que-
st’ultima normativa, disponendo l’applicazione delle norme sulla Via ordinaria. Tuttavia, gli artt.
182 ss. del d.lgs. n. 163/2006 si applicano ancora ai procedimenti avviati precedentemente all’en-
trata in vigore del nuovo Codice e alle varianti. La via speciale si svolge sul progetto preliminare
(più dettagliato del preliminare definito dal Codice dei Contratti) e l’istruttoria è affidata a una
Commissione tecnica ad hoc, composta da diciotto membri, oltre il presidente, scelti tra professori
universitari, professionisti ed esperti particolarmente qualificati in materie progettuali, ambientali,
economiche e giuridiche, e tra dirigenti della pubblica amministrazione (art. 184 d.lgs. n.
163/2006). Il procedimento di Via speciale si conclude con atto del Cipe, adottato su proposta del
Ministero dei trasporti, sulla base del parere espresso dal Ministero dell’ambiente e dal Mibact
(art. 165 del d.lgs. n. 163/2006).
65 In questi casi si applicano rispettivamente l’art. 25 del testo unico ambientale (v. modifi-
cato da ultimo dall’art. 50, co. 1, lett. m), n. 1), d.l. 16 luglio 2020, n. 76), e la disciplina generale
dell’art. 5, co. 2, lettera c-bis), della l. 23 agosto 1988, n. 400 (su questo si v. TAR Lazio, sez. III,
2 novembre 2017, n. 10936).
66 A. PAJNO, Relazione, cit.
67 Sul punto si v. A. AVERARDI, Amministrare il conflitto: costruzione di grandi opere e parte-
cipazione democratica, in Riv. trim. dir. pubbl., 2015, 1173 ss., che riporta una serie di dati statistici
da cui emerge che poco meno della metà delle contestazioni è, non solo sostenuta, ma anche gui-
data da amministratori locali e di enti pubblici.
LA PORTATA DEL SINDACATO DI LEGITTIMITÀ SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 121
68 Per questa ricerca si sono utilizzate le banche dati De Jure e Leggi d’Italia, restringendo
vato all’amministrazione le voci in dottrina sono piuttosto diversificate. Tra quelle che sostengono
la necessità di assicurare un tale spazio, vi è chi mette l’accento sulla legittimazione tecnica degli
organi a cui viene affidata la competenza delle valutazioni (D. DE PRETIS, Valutazione amministra-
tiva e discrezionalità tecnica, Padova, 1995), e chi, invece, facendo leva sulla “complessità” delle
valutazioni tecniche (e quindi sugli intrecci tra opportunità e opinabilità all’interno della stessa va-
lutazione tecnica) fonda la “riserva tecnica” di amministrazione sull’appartenenza (sebbene in
modo mediato) di questa al circuito di rappresentanza democratica (C. MARZUOLI, Potere ammi-
nistrativo, cit.). Posizioni che, invece, in linea di principio si pongono a favore di una riduzione
degli spazi di valutazione riservati, ammettono comunque che alcuni giudizi amministrativi, come
quelli caratterizzati da irripetibilità e soggettività, debbano essere sindacati soli in modo estrin-
seco: v. F. LEDDA, Potere, tecnica e sindacato giudiziario sull’amministrazione pubblica, in Dir. proc.
amm., 1983, 371 ss. e V. CERULLI IRELLI, Note in tema di discrezionalità e sindacato di legittimità, in
Dir. proc. amm., 1984, 463 ss.
122 MARGHERITA CROCE
70 Come è stato notato, il potere amministrativo viene ricostruito nei termini di un giudizio
di prevalenza quantitativa piuttosto che in termini «di giudizio di appartenenza esclusiva (o alla di-
screzionalità tecnica o, all’opposto, alla discrezionalità amministrativa)», F. ANCORA, Alcune preci-
sazioni in tema di «valutazioni di impatto ambientale» contenute in una interessante sentenza, in
Giur. mer., 2001, 1141b (corsivi aggiunti).
71 TAR Lazio, Roma, sez. III, 17 aprile 2020, n. 4009. Si vv., inoltre, tra le tante: Cons. St.,
sez. IV, 28 febbraio 2018, n. 1240; TAR Lazio, Roma, sez. II-bis, 26 novembre 2018, n. 11460;
Cons. St., sez. V, 27 marzo 2013, n. 1783 e Cons. St., sez. V, 22 marzo 2012, n. 1640; Cons. St. sez.
IV, 27 marzo 2017, n. 1392 (sulla Trans-Atlantic Pipeline); TAR Veneto, Venezia, sez. III, 25
marzo 2016, n. 311; Cons. St., sez. IV, 5 luglio 2010, n. 4246.
Per il riferimento alla discrezionalità “mista” si v. invece, TAR Toscana, Firenze, sez. II, 10
luglio 2017, n. 921.
72 Riferimento implicito di tale problematica è la differenziazione tra attività (intellettive) di
giudizio e attività (volitive) di scelta sostenuta da M.S. GIANNINI, Il potere discrezionale della pub-
blica amministrazione, Concetto e problemi, Milano, 1939, 76 ss. e F. LEVI, L’attività conoscitiva
della pubblica amministrazione, Torino, 1967, 220 ss. Sui rapporti tra le categorie di discreziona-
lità “amministrativa” e “tecnica” e l’articolazione del procedimento in fasi conoscitive e disposi-
tive con specifico riferimento alla materia ambientale si v.: G. CLEMENTE DI SAN LUCA, Il sindacato
giurisdizionale sulle valutazioni tecniche in materia ambientale, cit., che, distinguendo le norme che
attribuiscono all’amministrazione un potere qualificabile come “discrezionalità tecnica” da quelle
che, invece, configurano un potere discrezionale “a contenuto tecnico”, conclude che un intreccio
inestricabile tra giudizi tecnici e valutazioni discrezionali, già nel momento conoscitivo, si dà solo
in riferimento all’ultima ipotesi.
73 V. supra note 33 e 34.
74 In termini, TAR Lombardia, Milano, sez. III, 8 marzo 2013, n. 627. Si v. anche TAR To-
scana, Firenze, sez. II, 20 aprile 2010, n. 986 e Cons. St., n. 1783/2013.
75 V. supra nota 47.
LA PORTATA DEL SINDACATO DI LEGITTIMITÀ SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 123
definita come «apprezzamenti tecnici di tipo operativo». Tali attività, che si con-
cretizzano nell’elaborazione di una «terapia» – ossia di «azioni (future) da porre
in atto per risolvere un dato problema sul quale è richiesto l’intervento della
p.a.» – pongono il problema della «preventiva selezione e composizione degli
interessi» da parte dell’organo tecnico che procede alla valutazione76.
Gli stessi pareri tecnici alla base dei provvedimenti comprendono, infatti,
valutazioni complesse relative a bilanciamenti di interessi che le commissioni (e
non solo esse) compiono sulla base di criteri di opportunità77. La difficoltà di
sciogliere tale nodo problematico è accresciuta dal fatto che le Commissioni
(Via/Vas e IPPC) cui sono demandate le valutazioni tecniche sono composte,
non solo da scienziati e tecnici ambientali, ma anche da esperti in materie giuri-
diche ed economiche78.
A ciò si aggiungano i profili di criticità connessi alla disciplina normativa
dei procedimenti, che non chiarisce in modo definitivo il rapporto di condizio-
namento sostanziale che sussiste tra i pareri tecnici resi dai soggetti pubblici
competenti e le decisioni finali79.
Il testo unico ambientale si occupa, infatti, più che altro, di disciplinare i
rapporti tra gli atti conclusivi dei sub-procedimenti (di assoggettabilità a Via80 e
di Via) e i provvedimenti autorizzatori o concessori (tra cui anche la stessa
76 F. SALVIA, Attività amministrativa, cit., spec. 705-708 (corsivi nel testo aggiunti), al quale
a stabilire l’assoggettabilità a Via di un dato progetto (art. 19). In caso di esito negativo, è lo stesso
decreto di non assoggettabilità che può contenere prescrizioni conformative.
124 MARGHERITA CROCE
2017, n. 4327, nella quale si precisa che la Via è impugnabile in modo autonomo dal soggetto in-
teressato quando abbia avuto esito negativo e dai controinteressati in caso di esito positivo.
84 Art. 5, co. 1, lett. o), d.lgs. n. 152/2006.
85 Art. 2 d.m. n. 342/2017.
86 Si v. Cons. St., n. 1392/2017 nella quale l’infungibilità del parere tecnico reso dalla Com-
missione Via è uno degli elementi che «conducono alla reiezione della doglianza, senza che si
possa neppure ipotizzare la necessità di un supplemento di istruttoria da parte del Collegio». In
dottrina è stato comunque contestato che l’infungibilità dei pareri tecnici ambientali sancita dalla
l. n. 241/90, dalla quale discende una «riserva di valutazione tecnica (e [...] di rilascio di pareri)
sul piano procedimentale», «possa automaticamente» comportare «un’analoga riserva anche nei
confronti del giudice amministrativo», C. VIDETTA, Le valutazioni tecniche ambientali tra riserva
procedimentale e self restraint del giudice amministrativo, in Foro amm. Tar, 2005, 1359 ss.
87 Ad esempio, nel giudizio concluso con la sentenza Cons. St., sez. V, 17 gennaio 2011, n.
220, nel quale è stata in parte confermata la legittimità di un’Aia rilasciata ai sensi del d.lgs. n.
59/2005: «conformemente a quanto ritenuto dal giudice di primo grado, l’amministrazione, nel
fare riferimento al parere dell’ufficio regionale […] nel quale è affermato che l’ampliamento si in-
serisce in zona a massima pericolosità geomorfologica tre e non quattro, ha fondato la propria de-
cisione su un parere tecnico emanato da un organo altamente specializzato [l’Ufficio Regionale per
la Tutela dell’Acqua e del Territorio di Pistoia e Prato], rispetto al quale la perizia di parte non è
idonea a dimostrare lo stato di estrema pericolosità di dissesto idrogeologico ipotizzato dalle as-
LA PORTATA DEL SINDACATO DI LEGITTIMITÀ SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 125
Sul punto è interessante notare che anche in recenti studi sulla giurispru-
denza costituzionale in materia ambientale, la ritrosia del giudice delle leggi ad
entrare nel merito delle questioni tecnico-scientifiche è stata ricondotta alle la-
cune dei procedimenti normativi (piuttosto che a pretese manchevolezze del si-
stema di giustizia costituzionale) e, in particolare, all’assenza di una “metanor-
mativa” che disciplini i rapporti tra l’acquisizione dei pareri tecnici e l’assun-
zione di valutazioni politiche nell’ambito del processo legislativo88.
La struttura dei procedimenti ambientali, comunque, influenza gli orienta-
menti giurisprudenziali anche al di là di questo specifico aspetto. Anche in que-
sto ambito sembra, infatti, confermarsi quella più generale linea di trasforma-
zione della giurisdizione amministrativa, tale per cui: in presenza di complesse
istruttorie tecniche e ampie consultazioni pubbliche, il sindacato del giudice «si
evolve e si rivolge non più solo all’atto finale, ma al procedimento, per assicu-
rare una tutela piena, per rinvenire ulteriori elementi di conoscenza e per poter
affermare la legalità procedimentale […]»89. Ma il trade-off tra rispetto delle re-
gole e delle garanzie procedimentali e intensità del sindacato giurisdizionale
viene alla luce soprattutto in sede di controllo sulla motivazione degli atti: è at-
traverso quest’ultima che il giudice valuta la sufficienza dell’attività istruttoria
svolta, specie per quanto riguarda la congrua considerazione dei pareri tecnici e
l’effettivo esercizio del right to be heard dei privati intervenuti90.
Vi sono poi casi in cui l’indirizzo orientato al self-restraint viene dai giudici
argomentato facendo leva sulla natura politica dell’organo competente ad adot-
tare il provvedimento finale. Ciò riguarda in particolare il decreto di Via91, che
viene in questi casi spesso definito come «un provvedimento con cui viene eser-
citata una vera e propria funzione di indirizzo politico-amministrativo con parti-
colare riferimento al corretto uso del territorio (in senso ampio), attraverso la
cura ed il bilanciamento della molteplicità dei (contrapposti) interessi, pubblici
(urbanistici, naturalistici, paesistici, nonché di sviluppo economico-sociale) e
privati, che su di esso insistono, come tale correttamente affidata all’organo di
governo, nel caso di specie la Giunta regionale»92.
Come è stato notato, questa tendenza generale valorizza gli spazi di deci-
sociazioni appellanti». Si v. anche Cons. St., sez. V, 2012, n. 2234 ove i profili di censura, per
carenza di istruttoria, sollevati avverso il provvedimento di Aia «si infrangono su risultanze
dell’istruttoria qualificate (in particolare il parere dell’Arpa) univocamente positive».
88 M. CECCHETTI, La Corte costituzionale davanti alle “questioni tecniche”, cit.
89 F. PATRONI GRIFFI, Relazione di inaugurazione dell’anno giudiziario 2019, che collega tale
tendenza al fatto che «la posizione di equiordinazione tra interessi pubblici, disposta, quasi sem-
pre, dalla disciplina sostanziale, “scarica” la soluzione dei problemi sul procedimento».
90 V. infra par. 4.
91 Per molto tempo la qualificazione dell’atto di Via seguiva il binomio “competenza del-
TAR Emilia Romagna, Parma, sez. I, 8 giugno 2016, n. 218; Cons. St., sez. V, 11 luglio 2016 n.
3059; Cons. St., sez. IV, 10 febbraio 2017, n. 575.
126 MARGHERITA CROCE
93 Per un commento alla riforma di cui al d.lgs. 16 giugno 2017, n. 104 quale conferma di
questa tendenza si v.: R. DI PACE, A. RALLO, A. SCOGNAMIGLIO (a cura di), Impatto ambientale e bi-
lanciamento di interessi. La nuova disciplina della valutazione di impatto ambientale, Napoli, 2018
e, in particolare, i contributi di A. MILONE, M. CECCHETTI e E. SCOTTI.
94 Così M. BROCCA, Interessi ambientali e decisioni amministrative, cit., 180 e 197, che porta
ad esempio la riforma della Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale VIA e VAS,
per opera del d.lgs. n. 104/2017 (cfr. nota 16). Ciò accade, in particolare, quando nel procedi-
mento viene coinvolto l’organo politico di ultima istanza, ossia il Consiglio dei ministri (su cui v.
supra par. 2). Da sottolineare che in queste ipotesi, così come accade anche nei casi di Via speciale
per le opere strategiche, i provvedimenti finali vengono ricondotti alla categoria degli atti di «alta
amministrazione che afferiscono alla discrezionalità tecnica», Cons. St., sez. VI, 18 gennaio 2006,
n. 129. V. il commento di R. LAI, Alta amministrazione e VIA: tra discrezionalità tecnica e «discre-
zionalità politica», in Riv. giur. amb., 2006, spec. 516 ss.
95 Cons. St., sez. V, del 9 aprile 2015, n. 1805 secondo cui: «la funzione di indirizzo politico-
ricostruzione (fatta propria dalla sentenza del Tar appellata, oltre che dalla giurisprudenza del
Consiglio stesso) della Via come atto di indirizzo politico-amministrativo, ritenendo tuttavia che il
provvedimento «è attraversato da profili particolarmente intensi di discrezionalità amministrativa
sul piano dell’apprezzamento degli interessi pubblici in rilievo e della loro ponderazione rispetto
all’interesse dell’esecuzione dell’opera».
97 Ciò dà luogo ad apparati argomentativi di tipo ricorsivo e, alle volte, tautologico. Sul
98 Così la premessa alla parte motiva della sentenza Cons. St., sez. V, 22 maggio 2015, n.
2569.
99 V.supra par. 1.
100 Siv. ad esempio TAR Toscana, Firenze, sez. II, 17 ottobre 2013, n. 107 (relativa alla cen-
trale geotermica Bagnore 4) che, confermando la Via regionale positiva, annulla invece l’autoriz-
zazione unica ambientale per difetto dei presupposti e carenze motivazionali. Il collegio individua
profili di contraddizione tra i verbali di accertamento dell’ARPA, che rilevano l’inottemperanza
alle prescrizioni impartite con la Via, e il rilascio dell’autorizzazione (norma: art. 18 l.r. n.
79/1998), affermando, in linea di principio, che la competenza in materia di verifica dell’ottem-
peranza alle prescrizioni, attribuita all’Arpa, non costituisce espressione dello stesso potere eserci-
tato dall’autorità che ha pronunciato la compatibilità ambientale dell’opera. Infatti: «mentre le de-
terminazioni con le quali si impongono le prescrizioni migliorative al progetto definitivo costitui-
scono l’esercizio di un potere che, incidendo sull’assetto del territorio, avviene mediante scelte che
debbono necessariamente essere rimesse al vertice politico dell’ente competente, la verifica del-
l’attuazione delle prescrizioni, operando sul piano della vigilanza e del controllo, costituisce
espressione della funzione tecnica e non politica».
101 Definite dall’art. 240, co. 1, lett. m) del testo unico. Le «condizioni di emergenza» sono
marzo 2017, n. 1089, sez. VI, 3 gennaio 2019, n. 81; sez. V, 12 marzo 2020, n. 1759.
103 La difficile qualificazione della natura emergenziale o definitiva delle misure di messa in
sicurezza è ben rappresentata in una recentissima sentenza che, in relazione ai siti di bonifica di
interesse nazionale, si occupa di ricostruire i rapporti tra la fase volta all’identificazione del re-
sponsabile dell’inquinamento, di competenze provinciale, e la fase volta all’approvazione delle mi-
128 MARGHERITA CROCE
sure di bonifica, di competenza ministeriale. In questo senso, i giudici chiariscono che quando
non sussistono le condizioni di emergenza di cui all’art. 240, co. 1, lett. t), «l’ordine di adozione
tempestiva di misure di messa in sicurezza» impartito dalla Provincia deve essere qualificato come
«diffida a provvedere». In questi casi, quindi, i provvedimenti provinciali non possiedono imme-
diata e diretta lesività «dovendo il loro contenuto costituire eventuale oggetto del procedimento
di bonifica di competenza ministeriale», Cons. St., sez. IV, 6 aprile 2020, n. 2301.
104 Esemplificative due sentenze del TAR Toscana, Firenze, sez. II, 6 luglio 2010, n. 2316 e
19 maggio 2010, n. 1524, nelle quali i provvedimenti di messa in sicurezza delle acque di falda
vengono annullati per il mancato rispetto delle norme sulla partecipazione, dal momento che «l’o-
nerosità degli obblighi imposti agli interessati impone di instaurare con questi ultimi un ampio
contradditorio». Da sottolineare, inoltre, che in queste pronunce (che fanno riferimento all’esi-
stenza di un consolidato indirizzo giurisprudenziale sul punto) la necessità del contradditorio si
estende anche ai momenti in cui la p.a. svolge operazioni tecniche e, in particolare, al prelievo dei
campioni. Su questo ultimo profilo si v. a contrario Cons. St., sez. V, 10 aprile 2019, n. 2346 che
riforma la sentenza di annullamento impugnata, sulla base della considerazione della diversa na-
tura del provvedimento che approva il piano di caratterizzazione e di quello con cui sono appro-
vate le misure di bonifica (sul punto si v. anche infra la nota 148).
105 V. supra par. 1 nota 55.
106 Cons. St., n. 4009/2020.
107 Tale elencazione è tratta dalla sent. Cons. St., n. 36/2014.
108 Contrapposto al sindacato di tipo estrinseco è quello di tipo “intrinseco”, caratterizzato
dall’uso da parte del giudice delle cognizioni tecniche specialistiche proprie delle discipline extra-
giuridiche impiegate dall’amministrazione ai fini della valutazione tecnica. Tale tipologia di sinda-
cato è soggetta a un’ulteriore differenziazione interna: facendo applicazione di nozioni tecniche il
giudice può, infatti, esercitare un controllo intrinseco “debole”, che si risolve nella mera censura
della valutazione tecnica considerata irragionevole alla luce delle cognizioni impiegate; oppure un
controllo intrinseco “forte”, che si concretizza nella sostituzione della valutazione tecnica risultata
viziata. In teoria, dunque, è solo quest’ultima forma di controllo a sollevare problemi di compati-
bilità relativi al rispetto del principio di separazione dei poteri. In dottrina si v.: F. CINTIOLI, voce
LA PORTATA DEL SINDACATO DI LEGITTIMITÀ SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 129
Discrezionalità tecnica (dir. amm.), in Enc. dir., II-2, 2008; C. VIDETTA, L’amministrazione della
tecnica. La tecnica tra procedimento e processo amministrativo, Napoli, 2008; R. VILLATA, M. RA-
MAJOLI, Il provvedimento amministrativo, Torino, 2017, 135 ss.
109 Ossia appuntato sul procedimento amministrativo inteso come «processo conoscitivo» e
non sulla valutazione tecnica intesa come prodotto. La teorizzazione delle tecniche di sindacato
“diretto e indiretto” è stata proposta da F. LEVI, L’attività conoscitiva della pubblica amministra-
zione, cit. Per la sua importanza pratica si v. G. PARODI, Tecnica, ragione e logica nella giurispru-
denza amministrativa, Torino, 1990, 57 ss.
110 V. supra par. 3 nota 90.
111 Cons. St., sez. V, 23 marzo 2015, n. 1564, che conferma l’annullamento del provvedi-
mento (di approvazione di una variante essenziale al progetto di ampliamento di una discarica),
comprendente anche Via e Aia positive, basandosi interamente sul raffronto tra due pareri
espressi dalla Commissione regionale Via, il secondo reso a seguito dell’istanza di revisione pre-
sentata dalla società appellante. È bene notare che, secondo alcuni autori, in questi casi «oggetto
di controllo non è né la valutazione-prodotto in quanto tale […] né la valutazione-attività», G. PA-
RODI, Tecnica, ragione e logica, cit., 68. Il dispositivo di tale pronuncia si basa, infatti, interamente
sulla valutazione di conformità dell’operato amministrativo ai principi di imparzialità e buon an-
damento (v. par. 5 nota 154).
112 Ad esempio, quando si richiede che le censure mosse dai ricorrenti mettano «in evidenza
mento di compatibilità ambientale è ben espresso nella sentenza del Cons. St., sez. 22 febbraio
2007, n. 933, dove i giudici, nel confermare la legittimità di una Via negativa, fanno più volte ri-
ferimento ai rilievi (negativi) sollevati dal Comitato tecnico regionale, ma valorizzano al contempo
il fatto che la Regione abbia poi svolto una «valutazione finale autonoma».
130 MARGHERITA CROCE
115 V. Cons. St., sez. V, 6 luglio 2016, n. 3000, secondo cui: «[…] un’autonoma valutazione
dei pareri sfavorevoli e dunque un particolare onere di motivazione del diniego, diversa ed ulte-
riore da quella per relationem, è necessaria solo se l’amministrazione procedente si voglia disco-
stare da quei pareri sfavorevoli» (nel caso di specie si dà particolare rilievo al parere tecnico-am-
bientale dell’Arpa). Nel caso in cui le amministrazioni si siano conformate al contenuto dei (posi-
tivi) pareri tecnici istruttori, il sindacato sembra, invece, appuntarsi su un controllo “epidermico”
della correttezza procedimentale.
116 Si vedano: Cons. St., sez. VI, 22 settembre 2014, n. 4775, nella quale il difetto di moti-
vazione per la mancata puntuale reiezione da parte della p.a. procedente dei «rilievi contenuti nel
parere negativo del Comitato ambientale che fa riferimento alla specificità paesaggistica dell’arco
alpino e alle pesanti ripercussioni negative della relativa urbanizzazione» ha condotto alla censura
del provvedimento, in quanto lo «scostamento della deliberazione della Giunta provinciale dal pa-
rere del Comitato ambientale, senza ulteriore attività istruttoria, costituisce, di per sé, indice sin-
tomatico di eccesso di potere inficiante la validità dell’impugnata deliberazione». In tale pronun-
cia svolge, però, un ruolo determinate la valutazione del contesto regolatorio, ossia il fatto che il
fabbisogno energetico della regione fosse codificato a livello normativo e già quasi integralmente
coperto grazie alle fonti di energia rinnovabili (cfr. infra nota 155). Si v. anche TAR Veneto, n.
877/2015, in cui l’annullamento «degli atti e dei provvedimenti preordinati alla realizzazione della
via acquea di accesso alla stazione marittima di Venezia, mediante adeguamento delle attuali di-
mensioni del canale Contorta Sant’Angelo» è fondato sul contrasto tra la scelta progettuale del-
l’autorità portuale e il parere della Commissione tecnica di verifica, considerato indice di un at-
teggiamento irragionevole e aprioristico dell’autorità decidente.
117 Cons. St., n. 6342/2018, che annulla il diniego dell’autorizzazione unica per un impianto
di energia eolica per essersi il provvedimento finale interamente schiacciato sul parere negativo
espresso dall’Arpa che, si sottolinea, non è però titolare di poteri decisori nell’ambito del proce-
dimento.
118 Ciò accade soprattutto in riferimento al “nodo” delle alternative. Sul punto è necessario
premettere che nell’ambito del procedimento di Via il soggetto proponente deve presentare al-
l’amministrazione uno «studio di impatto ambientale» contenente, tra le altre cose, «la «descri-
zione delle alternative ragionevoli prese in esame dal proponente, adeguate al progetto ed alle sue
caratteristiche specifiche, compresa l’alternativa zero, con indicazione delle ragioni principali alla
base dell’opzione scelta, prendendo in considerazione gli impatti ambientali». Successivamente, in
sede istruttoria, al fine di scegliere la soluzione tecnica ottimale per la realizzazione del progetto
(sia sotto il profilo dell’efficacia della protezione ambientale che sotto il profilo della sua fattibilità
economica), la pubblica amministrazione procederà alla valutazione delle alternative (che possono
essere anche ulteriori rispetto a quelle prospettate nello studio), motivando la propria decisione
sulla base di un’accurata attività istruttoria, delle norme giuridiche rilevanti e anche delle risul-
tanze delle consultazioni pubbliche.
LA PORTATA DEL SINDACATO DI LEGITTIMITÀ SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 131
Tale complessa operazione è attirata spesso nell’area del “merito amministrativo”, anche
quando i ricorrenti contestano il fatto che l’amministrazione abbia del tutto omesso di prendere in
considerazione eventuali alternative (Cons. St., sez. V, 9 aprile 2015, n. 1805). In particolare, in al-
cuni casi il giudice rigetta il ricorso perché nell’articolare le proprie preferenze in ordine a solu-
zioni diverse da quella prescelta dall’amministrazione «i ricorrenti, in buona sostanza, attaccano
l’opportunità delle scelte, tecniche e amministrative, rimesse all’autorità preposta alla cura di tutti
gli interessi pubblici e privati coinvolti» (Cons. St., sez. V., 22 marzo 2012, n. 1640).
Solo di rado il giudice tratta il momento della valutazione sulle alternative alla stregua di un
apprezzamento dei presupposti di fatto per l’esercizio del potere amministrativo, qualificandolo,
di conseguenza, come operazione di natura tecnica esposta a un sindacato giurisdizionale pieno o
intrinseco e non sostitutivo. In questo senso si vedano due tra le poche sentenze in cui è stata di-
sposto anche il ricorso a una verificazione. La prima è la sent. Cons. St., sez. VI, 11 aprile 2006,
n. 2001 che ha concluso un giudizio (sul rinnovo di una concessione mineraria per l’estrazione di
“marna da cemento”) all’interno del quale la verificazione è stata disposta in sede cautelare al fine
di accertare l’importanza e la qualità delle fonti idriche, il concreto rischio di eliminazione e la pra-
ticabilità di soluzioni alternative. L’interesse nella pronuncia risiede nel fatto che la verificazione è
stata usata al fine conoscere il “merito” tecnico del provvedimento, mentre la censura dell’attività
amministrativa si è fondata (anche) su argomenti di senso comune e, dunque, sulla ragionevolezza
e non sull’opportunità del provvedimento: «L’utilizzo di acque superficiali non pregiate, sottopo-
ste a trattamenti, in grandi comuni, tra cui Firenze, non costituisce certo motivo per abbassare il
livello di qualità delle acque destinate al consumo umano, ma è invece un campanello di allarme
circa la scarsità sempre maggiore di acque pregiate». La seconda è la sent. TAR Abruzzo, n.
613/2013.
119 Cons. St., sez. V, del 2 dicembre 2014, n. 1805: «le censure dell’appellante si atteggiano
a mere apodittiche e generiche affermazioni di stile, tanto più che, ai fini della legittimità del prov-
vedimento, non era necessaria la puntuale confutazione delle singole osservazioni dei privati, che,
com’è noto, costituiscono semplici apporti collaborativi per l’amministrazione, finalizzati all’ac-
quisizione di elementi di conoscenza per la giusta valutazione delle scelte da compiere, senza dar
luogo ad alcuna peculiare aspettativa qualificata». Cfr: Cons. St., sez. IV, 14 marzo 2018, n. 1619
(su un procedimento di screening) che considera sufficiente la mera “enumerazione” delle osser-
vazioni presentate nel corso del procedimento.
120 Istruttiva è la sent. TAR Campania, n. 3883/2015. Qui, la sufficienza delle operazioni tec-
niche istruttorie e il tenore delle scelte tecniche impiantistiche sono riesaminati solo apparente-
mente. Il controllo giudiziale sulle argomentazioni tecniche (anche trascritte in sentenza) verte
sulla mera plausibilità della narrazione offerta dagli enti tecnici e dall’amministrazione. Infatti, nel
respingere le censure sollevate avverso il parere espresso dell’Arpa (fondato sui principi di effi-
cienza, economicità e fattibilità tecnica di cui all’art. 178 del Tua e contrario a quello della Pro-
vincia, fondato invece sul principio di prevenzione di cui all’art. 179, co. 2) e avverso la scelta tec-
nica relativa all’altezza dei camini del termovalorizzatore (in applicazione dell’art. 8 l. 133/2005),
i giudici non entrano nel “merito tecnico” delle questioni, considerando «le motivazioni addotte
dall’amministrazione […] immuni da palesi profili di irragionevolezza ed illogicità […] in quanto
coerenti con gli esiti degli approfondimenti istruttori attuati con il contributo di organi tecnici». A
chiusura del cerchio, la scarsa efficacia confutatoria attribuita alle doglianze tecniche formulate
anche in sede procedimentale (e poi riproposte in sede processuale) viene definitivamente giusti-
ficata dal fatto che l’amministrazione non è tenuta a confutare analiticamente gli apporti collabo-
rativi. Si veda, inoltre: Cons. St., sez. V, 31 maggio 2012, n. 3254 concernente una valutazione di
impatto ambientale regionale positiva (resa ai sensi della l.r. 2 giugno 2006, n. 9), nella quale i vizi
di difetto di istruttoria e di motivazione lamentati dal Comune sono respinti anche perché le la-
132 MARGHERITA CROCE
In questo senso, sembra che i giudici privilegino una nozione di tecnica in senso
soggettivo piuttosto che oggettivo.
Un meccanismo circolare è presente soprattutto nelle sentenze che, pur se-
parando le valutazioni tecniche dalle decisioni amministrative, limitano, poi, il
sindacato giudiziale su entrambi i momenti in virtù della natura discrezionale
del provvedimento finale121.
Un maggior rigore argomentativo è mostrato, invece, nelle pronunce in cui
i giudici esercitano un sindacato di tipo diretto sulla valutazione tecnica, che
viene intesa quindi come prodotto (e non come processo), sia essa rappresentata
da un parere istruttorio nel suo complesso, dai rilievi tecnici espressi nella moti-
vazione del provvedimento o dalle prescrizioni in questo contenute. Si pensi alle
sentenze in cui i giudici individuano l’oggetto del riesame nel parere istruttorio
reso dalla Commissione tecnica di verifica dell’impatto ambientale, riferendo al
contenuto di quest’ultimo la commistione tra giudizi tecnici e scelte discrezio-
nali122, oppure rilevando l’opinabilità delle valutazioni tecniche ivi incluse123.
cune del Sia (inattualità e incompletezza delle analisi sui profili ambientali) non sono state conte-
state dall’amministrazione in sede procedimentale.
Come notato da R. CARANTA, Still Searching for a Reliable Script: Access to Scientific Know-
ledge in Environmental Litigation in Italy, in Eur. En. Env. Law Review, 2018, 164, il giudice ita-
liano «tend to be satisfied when told a plausible story that gives consistent reasons as to the pro-
cedure followed and the decision taken. Provided that the right to be heard as been sufficiently
safeguarded during the administrative procedure, the courts will not be drawn into adversarial ar-
guments about the relevant facts. Even an articulate alternative presentation of those facts by the
applicant for judicial review will not be enough for the courts to consider asking expert advice».
121 TAR Milano, sez. III, 8 marzo 2013, n. 627: in questa sentenza si distingue tra la fase tec-
nica del giudizio, rappresentata dal confronto in merito allo Studio di impatto ambientale, e il mo-
mento discrezionale, rappresentato dalla valutazione dell’istruttoria da parte del Ministro, ma poi,
in base alla natura discrezionale di quest’ultimo, si limita il sindacato su entrambi i momenti. «In
merito la scelta dell’amministrazione di preferire la realizzazione dell’autostrada in trincea con l’a-
dozione di mezzi di tutela ambientale, piuttosto che realizzarla interrata, rientra in un ambito di
valutazione tecnica che pare esente da vizi macroscopici di illogicità e irragionevolezza. Se infatti
è vero che lo sviluppo del tracciato autostradale in galleria crea un minor impatto ambientale, è
vero anche che è rimesso all’amministrazione di definire quale possa essere il giusto rapporto tra
le esigenze di realizzazione dell’opera e quelle di tutela dell’ambiente e della salute. Infatti, il prov-
vedimento finale della Vias ha una duplice natura tanto di esercizio di discrezionalità tecnica,
quanto di manifestazione di discrezionalità amministrativa». Cfr. Cons. St., n. 3239/2020 dove,
sebbene in premessa sia posta la distinzione tra «valutazioni tecniche svolte in sede di istruttoria
dall’amministrazione» e «determinazioni assunte con il gravato decreto», le «doglianze tecniche»
sollevate dal ricorrente sono considerate non inidonee a confutare la manifesta logicità e ragione-
volezza delle valutazioni tecniche in considerazione della natura discrezionale della determina-
zione finale.
122 V. supra nota 77.
123 Si v. ad esempio: Cons. St., n. 1392/2017 nella quale, affrontando le doglianze espresse
avverso «l’illegittimità intrinseca della positiva valutazione ambientale», il collegio divide il pro-
prio riesame in una prima parte incentrata sul decreto di Via e in una seconda parte appuntata sul
parere tecnico istruttorio «che integra la “causa giustificativa” della scelta», riferendo a quest’ul-
timo la presenza di «valutazioni opinabili (ovviamente) ma nessuna di esse irrazionale od illogica».
Nella giurisprudenza di I grado si vv.: TAR Abruzzo, n. 70/2008, nella quale «l’opinabilità» è chia-
ramente riferita all’«esito della valutazione [tecnica]» rappresentata dal complesso parere istrutto-
rio del Comitato di coordinamento regionale per la Via, la cui tecnicità è destinata a riflettersi an-
che sulla motivazione dell’atto finale; TAR Lazio, n. 6575/2020, in cui le censure di merito relative
LA PORTATA DEL SINDACATO DI LEGITTIMITÀ SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 133
alla (in)adeguatezza delle valutazioni tecniche sono vagliate dal collegio ripercorrendo le argomen-
tazioni svolte dalla Commissione tecnica di verifica nel proprio parere istruttorio motivato.
124 In questo senso rilevano le sentenze di annullamento il cui dispositivo è basato su ragio-
giurisdizionale sulla valutazione di impatto ambientale, in Riv. giur. edil., 2004, 983 ss.); TAR Ve-
neto, n. 2234/2005; TAR Lazio, n. 1345/2009; Cons. St., sez. VI, 23 febbraio 2009, n. 1049; TAR
Lazio, n. 11921/2017; Cons. St., n. 1392/2017, che però, non ne fa un argomento portante, limi-
tandosi a dire che: «è convincimento del Collegio che proprio la pluralità di prescrizioni imposte
dimostri l’affidabilità della istruttoria e la accuratezza della valutazione».
126 Non sono in effetti poche le pronunce nelle quali, sottraendo rilevanza sintomatica alla
mera presenza di prescrizioni, si manifesta un atteggiamento più equilibrato, ossia orientato al-
l’accertamento diretto, e caso per caso, della ragionevolezza delle valutazioni tecniche espresse
dall’amministrazione. Si v.: Cons. St., n. 1170/2020, TAR Toscana, n. 986/2010; TAR Puglia, n.
342/2018; TAR Lombardia, Brescia, sent. non definitiva, 27 aprile 2001, n. 689, con la quale i giu-
dici, al fine di decidere sui motivi di ricorso riguardanti le prescrizioni impartite dall’amministra-
134 MARGHERITA CROCE
zione, hanno anche fatto ricorso alla consulenza tecnica d’ufficio; TAR Lombardia, sez. I, 25 giu-
gno 2003 n. 3513; TAR Toscana, sez. I, 27 maggio 2019, n. 789.
127 Oltre alle sentenze citate nelle note 87 e 88, si vv.: Cons. St., n. 4009/2020 nella quale, in
riferimento al difetto di motivazione della delibera del Consiglio di Ministri, i giudici si limitano a
dire che «le ragioni che hanno condotto il Consiglio dei Ministri a condividere la posizione del
MATTM» sono giustificate dal «riferimento alle valutazioni compiute dalla Commissione tecnica
di VIA»; TAR Lazio, n. 6575/2020 nella quale, per confermare la legittimità del giudizio tecnico
afferente la «rilevanza» delle «biocostruzioni» incise dall’opera, si richiama la competenza dell’I-
SPRA; TAR Campania, n. 3883/2015, in tema di rinnovo/riesame di un’Aia, nella quale la censura
relativa all’omessa valutazione dei presupposti viene dai giudici respinta assumendo a riferimento
il contenuto del parere istruttorio dell’Arpa.
128 Sembra lecito, ad esempio, chiedersi se la contestazione della vetustà dei dati e delle ri-
levazioni utilizzati ed effettuate dalle amministrazioni sia davvero una questione che coinvolge ap-
prezzamenti opinabili. Il Cons. St., n. 4928/2014 risolve il dubbio in senso affermativo, mentre il
TAR Lombardia, Brescia, n. 1532/2010 considera la vetustà delle cartografie utilizzate dalla p.a.
un indice dell’irragionevolezza del provvedimento e della carenza di motivazione dello stesso. In
termini analoghi anche TAR Toscana, Firenze, n. 921/2017 che annulla una Via positiva nella
parte in cui l’istruttoria sull’incidenza sanitaria del progetto si è fondata su «dati risalenti nel
tempo, senza indagini epidemiologiche attuali».
129 A livello esemplificativo: Cons. St., n. 1392/2017; TAR Lazio, n. 11921/2017; Cons. St.,
28 febbraio 2018, n. 1330; TAR Lazio, Roma, sez. III, 15 maggio 2020, n. 6575; TAR Lazio, sez.
III, 1° luglio 2020, n. 7424.
130 Cons. St., sez. V, 22 marzo 2012, n. 1640; TAR Lecce, sez. I, 5 settembre 2014, n. 2304;
TAR Emilia Romagna, Parma, sez. I, 30 giugno 2016, n. 218; TAR Lazio, sez. III, 12 marzo 2020,
n. 3239.
131 La consulenza tecnica d’ufficio (estesa anche alla giurisdizione di legittimità dall’art. 16
della l. 21 luglio 2000, n. 205) trova disciplina nell’art. 67 del codice del processo amministrativo.
Il suo ambito di applicazione sembrerebbe correttamente identificato con i giudizi tecnici di na-
tura complessa e di esito opinabile, come ad esempio quelli in cui sono coinvolte valutazioni di
grado. Distinto è l’ambito della verificazione, disciplinata dall’art. 66, il cui oggetto dovrebbe con-
sistere nelle operazioni di mero accertamento tecnico (che danno luogo a risultati univoci) o co-
munque esprimono giudizi di esistenza o non esistenza dei presupposti. Per un esempio di verifi-
cazione in ambito ambientale si v. TAR Abruzzo, 16 dicembre 2013, n. 613, dove si trattava della
legittimità di un provvedimento emanato ai sensi degli artt. 269 e 275 del testo unico ambientale.
In dottrina si v. G. CLEMENTE DI SAN LUCA, Il sindacato giurisdizionale sulle valutazioni tecniche in
materia ambientale, cit.
LA PORTATA DEL SINDACATO DI LEGITTIMITÀ SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 135
132 Così numerose sentenze di conferma del provvedimento impugnato: Cons. St., sez. V, 2
ottobre 2014, n. 4928 (su Via negativa relativa alla realizzazione di una discarica); Cons. St., sez.
V, 27 marzo 2013, n. 1783 (su Via negativa relativa alla realizzazione di un parco eolico); Cons. St.,
sez. IV, 28 febbraio 2018, n. 1240 (su Via positiva per attività di prospezione geografica per la ri-
cerca di idrocarburi); Cons. St., sez. V, 22 marzo 2012, n. 1640 (su Via positiva per la realizzazione
di un termovalorizzatore); Cons. St., sez. IV, 27 marzo 2017, n. 1392 (su Via positiva per la rea-
lizzazione della Trans-Atlantic Pipeline); TAR Emilia Romagna, Parma, sez. I, 8 giugno 2016, n.
218 (su Via positiva e modifica sostanziale dell’Aia relative a un impianto per la produzione di ce-
mento); TAR Lazio, sez. III, 12 marzo 2020, n. 3239 (su Via positiva relativa all’installazione di
una piattaforma non presidiata, nell’ambito della concessione di coltivazione di idrocarburi liquidi
e gassosi); TAR Lazio, sez. III, 15 giugno 2020, n. 6575 (su provvedimento di non assoggettabilità
a Via della variazione del progetto esecutivo per completare l’ultimo tratto della Tap); TAR Lazio,
Roma, sez. III, 17 aprile 2020, n. 4009 (su Via positiva relativa a un Elettrodotto a 380 kV in dop-
pia terna); TAR Toscana, sez. II, 20 aprile 2010, n. 986 (su Via negativa relativa alla realizzazione
di un parco eolico); TAR Lazio, sez. II-bis, 26 ottobre 2018, n. 11460 (su Via positiva per progetti
di indagine sismica in aree di ricerca di idrocarburi).
133 Cons. St., n. 1783/2013, n. 1240/2018 e n. 1640/2012; TAR Lazio, n. 11460/2018.
134 I delicati equilibri tra sostituibilità delle valutazioni e conoscibilità delle stesse sono stati
segnalati, in termini generali, da C. VIDETTA, L’amministrazione della tecnica, cit., 314 ss., met-
tendo in luce come una confusione sul punto emerga anche nella sentenza n. 601 del 1999 del
Consiglio di Stato, ove il “rivoluzionario” sindacato di «attendibilità» è controbilanciato dalla sua
successiva riduzione al profilo della «correttezza» delle operazioni tecniche «quanto a criterio tec-
nico e a procedimento applicativo». Mentre il primo termine offre al giudice la possibilità di spin-
136 MARGHERITA CROCE
zione e alla consulenza tecnica ai soli «profili accertativi», escludendo quelli «va-
lutativi (a più alto tasso di opinabilità)», sembra condurre ad assimilare due isti-
tuti tra loro diversi, e sembra anche negare la ragione stessa dell’introduzione
della consulenza tecnica nel processo amministrativo, che è quella di fornire an-
che al giudice amministrativo uno strumento conoscitivo in grado di suppor-
tarlo proprio nel riesame delle valutazioni tecniche complesse, fondate su me-
todi e criteri extra-giuridici opinabili di non immediata individuazione e com-
prensibilità.
In questa impostazione, sembra emergere una certa confusione tra le que-
stioni che attengono all’ammissibilità di tale mezzo istruttorio e quelle che, in-
vece, riguardano le condizioni del suo corretto esperimento135. Una confusione
per certi versi paradossale se si pensa al fatto che la differenziazione di tali pro-
fili è stata chiaramente ed esaurientemente articolata in una risalente sentenza
che verteva proprio in materia di ambiente136.
In questo modo, la stessa conoscibilità dei profili tecnico-scientifici della
decisione appare assimilata a un’indebita tecnica di sindacato sostitutivo che
sconfina nel merito amministrativo137. Subordinare l’esperimento di una con-
gersi a considerare anche la «condivisibilità» logica e razionale della valutazione, il controllo sulla
«correttezza» richiama invece una mera verifica sulla «mancanza di un errore» o sulla «conformità
ad un paradigma». In questo senso, la giurisprudenza sembra attribuire ancora valore discrimi-
nante alla distinzione tra scienze esatte e non esatte, costruendo tra l’altro, come argomentato da
A. DE NITTO, Ancora su scienza e tecnica, in F. CERRONE, G. REPETTO (a cura di), Alessandro Giu-
liani: l’esperienza giuridica fra logica ed etica, Milano, 2012, 149, su questo “tralaticio ancoraggio”
la sua propria scientificità.
135 Significativo che la sent. Cons. St., n. 1783/2013, sebbene nella prima parte motiva cor-
rettamente censuri la sentenza di I grado per essersi il giudice interamente schiacciato sulle con-
clusioni del consulente, si limiti poi a ribadire che la valutazione di impatto ambientale è sindaca-
bile solo «ab estrinseco» per illogicità e incongruenze «macroscopiche e manifeste».
136 La sent. Cons. St., n. 5287/2001 costituisce, infatti, un riferimento giurisprudenziale am-
piamente citato al di là degli studi in materia ambientale. In estrema sintesi, tale sentenza ha ar-
gomentato che le condizioni per il corretto esercizio della ctu si sostanziano: per un verso, nel-
l’impossibilità di utilizzare la consulenza tecnica per «supplire l’onere della parte di allegare i fatti
e di introdurli nel processo» e, per altro verso, nella necessità che il giudice, in quanto «“domi-
nus” della qualificazione del fatto», non deleghi al consulente tale compito, recependo acritica-
mente la relazione tecnica, ma elabori in via autonoma le proprie conclusioni avvalendosi solo del
«percorso conoscitivo» mostrato nella relazione. Fermo restando che, anche esperito tale onore di
motivazione, il giudice non può successivamente sostituire le proprie valutazioni tecniche a quelle
compiute dall’amministrazione, anche nel caso in cui esse si siano dimostrate illogiche e irra-
gionevoli.
137 Come è noto, nonostante il proprium della giurisdizione amministrativa sia costituito
provvedimento per vizi di merito, diversi da quelli di legittimità. Sul punto si v. A. TRAVI, Lezioni
di giustizia amministrativa, Torino, 2010, 185 ss. Secondo altre, altrettanto autorevoli, voci, la giu-
risdizione estesa al merito amplierebbe, rispetto alla giurisdizione generale di legittimità, l’esten-
sione dell’«ambito conoscitivo» del giudizio; in questo senso V. CERULLI IRELLI, Note in tema di di-
screzionalità, cit., 521 ss. Anche solo alla luce di queste brevi considerazioni, può comprendersi
perché la nozione di sindacato sostitutivo non sia del tutto pacifica, né in dottrina, né tantomeno
in giurisprudenza.
138 Come è stato notato da G. PARODI, Tecnica, ragione e logica, cit., 108 ss., un sindacato
intrinseco può essere condotto in modo “dissimulato”, ossia attraverso una serie di espedienti
retorici, per disvelare i quali occorre individuare con maggior precisione le diverse tipologie di
argomentazione utilizzate ai fini dell’annullamento o della conferma del provvedimento.
139 Un conto è, infatti, sostenere la immediata rilevabilità dell’«impatto visivo» prodotto da
un parco eolico (TAR Toscana, Firenze, sez. II, 15 dicembre 2009, n. 986), altro conto è sostenere
l’immediata comprensibilità dell’impatto di un’opera sul ciclo vitale di un’alga marina, come sem-
bra accadere in Cons. St., sez. IV, 22 gennaio 2013, n. 361, nella parte in cui censura il decreto di
Via per mancanza di «ogni reale considerazione dell’impatto della struttura sulle praterie di posi-
donie». Qui si afferma che la particolare delicatezza della posidonia è dimostrata dal fatto che «i
relativi arbusti si rinvengono normalmente sugli arenili dopo le mareggiate». Sebbene ciò possa co-
stituire, in effetti, una nozione di comune esperienza, non si vede come si possa considerare «no-
torio che, mentre nel caso di spiaggia sottomarina progressivamente declinante, l’energia del moto
ondoso è dissipata su una grande superficie lineare, l’apposizione di una barriera fisica comporta
invece che l’assetto del moto ondoso, specie in caso di mare grosso, si concentri dove avviene l’in-
contro con la parte sommersa del molo generando riflussi e mulinelli in grado di mettere a rischio
tutto ciò che si trova sul fondo prospiciente», tra cui la posidonia.
140 Cons. St., sez. V, 31 maggio 2012, n. 3254 in cui, con riferimento alle contestazioni del-
l’amministrazione appellante riferite al metodo scelto per stimare gli impatti dello smaltimento di ri-
fiuti di amianto, i giudici ritengono che lo studio di impatto ambientale prodotto dal proponente
sia esente da vizi macroscopici, perché l’assenza di dati statistici attuali è adeguatamente “compen-
sata” da valutazioni prognostiche basate sull’analogia con lo studio della dispersione di altri fattori
inquinanti e alle misure che saranno adottate in sede gestionale, da considerarsi valide in termini
di «ragionevolezza» delle previsioni.
138 MARGHERITA CROCE
141 Rientrano in questo gruppo le sentenze in cui i giudici fanno uso di nozioni di senso co-
mune o riconducibili alla logica formale o giuridica. Per un esempio di sindacato fondato su ar-
gomenti di senso comune si v.: Cons. St., n. 6071/2019, che conferma la legittimità del provvedi-
mento dell’ARPA con cui si è qualificata come “sostanziale” una modifica di un progetto esecu-
tivo. Qui, se per un verso i giudici riconoscono il «perimetro ampio della discrezionalità tecnica
attribuita alle strutture dell’Amministrazione, quali la ARPAE, competenti a formulare valutazioni
prognostiche di natura specialistica involgenti campi del sapere privi del carattere di certezza scienti-
fica», per altro verso, essi basano la decisione anche sulla considerazione (di senso comune) per
cui: «è innegabile che il funzionamento contemporaneo di quattro linee determinerebbe un signi-
ficativo (ed esponenziale) incremento delle emissioni rispetto all’attuale conformazione produt-
tiva, connotata dal funzionamento alternato delle quattro linee de quibus: quattro linee, invero, in-
quinano certo più di una sola». Quanto al sindacato che si fonda sull’uso di argomenti logico-giu-
ridici, esso ha natura estrinseca nella misura in cui le nozioni e i metodi di analisi impiegati fanno
parte del bagaglio professionale del giudice e non sembrano riconducibili all’area della “ragione-
volezza tecnica”. Si v.: Cons. St., sez. V, 2 dicembre 2014, n. 1805 secondo cui la «genericità delle
prescrizioni» è considerata positivamente in quanto espressione di un vincolo di risultato e quindi
di una tecnica di regolazione meno soggetta a inattualità applicative.
142 Si v. ad esempio Cons. St., sez. IV, 9 gennaio 2014, n. 36, secondo la quale non è deter-
minante «al fine di negare il “carattere unitario” dell’intervento (come sostenuto dalle parti ap-
pellanti): la suddivisione di un’area in cinque o più comparti (e ciò a maggior ragione nei casi in
cui la destinazione dell’area complessivamente intesa risulti omogeneamente definita), poiché la
decisione di “parcellizzazione”, variamente attuata, di un’area a fini di pianificazione, se risponde a
possibili (e anche giustificabili) esigenze di chiarezza espositiva dello strumento, non può certo
determinare una modificazione del carattere unitario del territorio materialmente considerato sotto
gli aspetti geografici, paesaggistici, culturali». Sull’indebito frazionamento si v. anche: TAR Veneto,
n. 1539/2009 e Cons. St., n. 1170/2020.
143 Si v. ad esempio: Cons. St. n. 2569/2015 secondo cui è caratterizzata da opinabilità «la
valutazione [svolta dall’Arpa] degli esiti delle analisi del campione [di acqua] prelevato».
144 TAR Puglia, Lecce, sez. I, 5 settembre 2014, n. 2304.
LA PORTATA DEL SINDACATO DI LEGITTIMITÀ SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 139
145 Si. v., TAR Toscana, n. 2316/2010 che annulla un provvedimento di bonifica anche per-
ché l’amministrazione ha mancato di indicare gli elementi tecnici in base ai quali ha prescritto l’in-
tervento e per contraddizioni intrinseche al verbale della conferenza di servizi.
146 Si vv. in particolare le sentenze sui provvedimenti di bonifica in cui le censure relative
alla proporzionalità delle misure dirette a prescrivere l’adozione di barriere di confinamento fisico
sono affrontante facendo riferimento «al quadro istruttorio e motivazionale delineato […] dalla
giurisprudenza […] secondo la quale la scelta in parola richiede: a) un’attenta istruttoria circa gli
effetti che l’indicata barriera avrebbe sortito sulle dinamiche idriche e geologiche dell’area
sottostante; b) un altrettanto attenta istruttoria sulle possibili interazioni tre i due modelli di bar-
riera ipotizzabili (idraulica e fisica), al fine di evitare duplicazioni di interventi, con inutile ag-
gravio dei costi, nonché interazioni negative comportanti aggravamento dei rischi che si intende-
vano scongiurare. A questo proposito deve, anzi, rilevarsi come nel caso di specie il difetto di
istruttoria e di motivazione risulti tanto più grave, alla stregua della circostanza che viene imposta
contestualmente la realizzazione sia della barriera fisica, sia di quella idraulica mediante almeno
due pozzi di emungimento; c) un’analisi costi/benefici in merito alle quantità di materiale con-
taminato di cui la realizzazione dell’opera avrebbe richiesto la movimentazione» (TAR Toscana,
n. 2316/2010).
147 Sul punto: Cons. St., sez. IV, 4 dicembre 2017, n. 5668, che conferma una diffida alla
messa in sicurezza d’emergenza, rilevando che, sulla scorta delle indicazioni derivanti dalla Corte
di Giustizia UE, la giurisprudenza amministrativa esclude l’applicabilità di una impostazione “pe-
nalistica” (incentrata sul superamento della soglia del “ragionevole dubbio”), trovando invece ap-
plicazione, ai fini dell’accertamento della sussistenza del nesso di causalità tra attività industriale
svolta nell’area ed inquinamento dell’area medesima, il canone civilistico del “più probabile che
non”. Cfr. 18 dicembre 2018, n. 7121; 1° aprile 2020, n. 2195; 6 aprile 2020, n. 2301.
148 Cons. St., sez. IV, 8 ottobre 2018, n. 5761.
149 Uno di questi è, ad esempio, l’ipotesi delle contaminazioni storiche, rispetto alle quali la
narrazione costruita sugli indici sintomatici sembra possedere una certa forza persuasiva. Si v.
Cons. St., sez. IV 1 aprile 2020, n. 2195 «nella specie tale (relativa) solidità euristica è stata attinta
dalla Provincia nelle ordinanze gravate, ove si consideri che: – il sito è stato gestito per decenni da
società del gruppo Edison; – il sito è risultato contaminato da mercurio in pressoché tutte le ma-
trici ambientali (suolo, sottosuolo, acque di superficie, acque di falda); – i processi produttivi
adottati dalle società del gruppo Edison che hanno operato in situ si sono basati a lungo proprio
sull’utilizzo del mercurio; – l’assunto secondo cui altre società del settore utilizzavano, all’epoca,
le stesse tecnologie adoperate da Edison, in disparte ogni considerazione in ordine alla sufficienza
della documentazione prodotta a sostegno dell’affermazione, non elide la specifica responsabilità
di Edison per la conseguenze ambientali delle metodologie produttive che questa ha, a suo tempo,
140 MARGHERITA CROCE
liberamente scelto di adottare; – Edison non ha indicato una concreta e credibile soluzione
eziologica alternativa, che non si riduca alla formulazione di mere ipotesi non suffragate da alcun
apprezzabile riscontro oggettivo […]».
150 Così Cons. St., n. 5761/2018. Cfr. Cons. St., sez. IV, 1° aprile 2020, n. 2195 che, invece,
formulata dall’amministrazione, i giudici fanno riferimento anche al fatto che le analisi da essa
condotte sono «sviluppate secondo stilemi metodologici a quanto consta accolti come validi dalla
comunità scientifica». Si v. anche TAR Lombardia, n. 1311/2009 che annulla l’atto di approva-
zione di un piano di caratterizzazione perché i valori presi a riferimento nel parere reso dall’ISS
non risultano in linea con quelli adottati dalla letteratura scientifica internazionale citata dalla ri-
corrente. Tale ultima sentenza è stata riformata in sede di appello (Cons. St., n. 2346/2019 citata
supra alla nota 104), anche in considerazione della natura non direttamente afflittiva del piano di
caratterizzazione. Cfr. anche Cons. St., n. 2569/2015, ove i giudici svolgono considerazioni auto-
nome rispetto alla correttezza del giudizio di verosimiglianza svolto dall’Arpa, che ha qualificato
come acqua di falda il liquido oggetto di campionatura effettuata a una profondità di circa 4 m.
152 A conferma di ciò può notarsi che anche nelle (poche) sentenze in cui giudici “annun-
ciano” la possibilità di procedere ad un sindacato intrinseco sulle valutazioni tecniche, in linea con
i principi enunciati dalla sent. n. 601/1999, il controllo effettivamente esercitato è poi di tipo
estrinseco. Si vv.: Cons. St., n. 1564/2015; TAR Toscana, n. 921/2017; Cons. St., sez. VI, 22 set-
tembre 2014, n. 4775.
153 Tale circostanza è messa in luce anche negli studi storico-comparativi, tra cui si v. recen-
ché quando si tratta di giudicare la conformità del provvedimento rispetto ai principi dell’impar-
zialità e del buon andamento non sembra che il riesame giudiziale si appunti sul giudizio compa-
rativo espresso dall’amministrazione. In questi casi, infatti, sebbene il giudice possa esercitare uno
scrutinio anche molto penetrante dell’attività amministrativa, spingendosi a valutare la «suffi-
ciency of interests taken into consideration» (il c.d. “hard look review” secondo la terminologia
americana, su cui si v. M. D’ALBERTI, Diritto amministrativo comparato. Mutamenti dei sistemi na-
zioni e contesto globale, Bologna, 2019, 142 ss.), esso sembra comunque mantenersi sul piano della
verifica della correttezza procedimentale. Si v., ad esempio, Cons. St., n. 1564/2015 che annulla un
provvedimento positivo per l’ampliamento di una discarica perché: «in attuazione dei principi di
imparzialità e buon andamento dell’azione amministrativa predicati dall’articolo 97 della Costitu-
zione, l’amministrazione, in presenza [dell’]istanza di revisione/riesame [presentata dal privato],
avrebbe in ogni caso dovuto evidenziare le ragioni per le quali il precedente parere [della Com-
missione tecnica di verifica], ancorché favorevole, fosse quanto meno inopportuno ed inadeguato,
evidenziando i motivi che rendevano non irragionevoli o non implausibili le argomentazioni poste
dall’A.T.I.R. a sostegno dell’istanza di revisione, solo così potendo eventualmente giustificarsi il
nuovo iter istruttorio ed il superamento del precedente parere». Sentenza nella quale, non a caso,
è precisato che vi sarebbe stato sconfinamento nella discrezionalità amministrativa se, invece di li-
mitarsi a rilevare le insufficienze motivazionali, i giudici avessero sindacato «l’erroneità in sé della
valutazione positiva di impatto ambientale (il che avrebbe implicato la sostituzione del giudice al-
l’attività volitiva/valutativa propria ed esclusiva dell’amministrazione)».
155 TAR Lazio, Roma, sez. II-bis, 26 novembre 2018, n. 11460, secondo cui le censure volte
a contestare l’omessa valutazione della c.d. “opzione zero” e dell’analisi dei costi-benefici non col-
gono nel segno, dal momento che: «nessun margine valutativo residuava sul punto in capo alle
Amministrazioni resistenti, tenuto conto che tale specifico contemperamento era già stato positi-
vamente risolto a monte dallo stesso legislatore (che, come è noto, costituisce l’organo massima-
mente rappresentativo sul piano democratico nonché degli interessi pubblici) attraverso la previ-
sione dell’art. 38, comma 1, del d.l. 12 settembre 2014, n. 133, convertito con modifiche dalla l.
n. 164 dell’11 novembre 2014, secondo cui le attività di prospezione e di ricerca di idrocarburi ri-
vestono non solo “carattere di interesse strategico”, ma costituiscono, altresì, opere di pubblica
utilità “urgenti e indifferibili”».
156 A titolo esemplificativo si v.: Cons. St., sez. VI, 23 maggio 2011, n. 3107, dove la legisla-
poi contribuito anche l’assenza a monte di un valido procedimento di VAS. Si tratta di un profilo
che, assorbito dal TAR e riproposto in appello dal Comune originario ricorrente, merita di essere
approfondito nella misura in cui consente di inquadrare meglio il vizio funzionale del giudizio di
compatibilità ambientale in esame»; TAR Puglia, n. 342/2018 relativa a un provvedimento di Aia,
e secondo la quale: « l’attività di discarica non costituisce un’attività libera, bensì un’attività, ri-
servata a soggetti muniti di predeterminati requisiti, che assume un rilevante pubblico interesse e
viene “concessa” al gestore ambientale, con un’autorizzazione costitutiva, a fronte della presenta-
zione di una domanda, con il corredato progetto definitivo, che si colloca però all’interno di un’at-
tività pianificatoria e programmatoria delle autorità pubbliche preposte, che individua specifiche esi-
genze e criteri». Rientrano in tale ambito anche le pronunce in cui viene accordato rilievo alla pre-
senza di linee guida nazionali, sovranazionali o internazionali. V. Cons. St., n. 3107/2011.
Sull’incidenza del quadro regolatorio sul giudizio comparativo di interessi si v. in dottrina
D. DE PRETIS, Discrezionalità e ambiente, cit., 243 ss.
158 Si vv., ad esempio, TAR Toscana, n. 107/2014 e TAR Liguria, Genova, n. 9501/2010. Tali
sentenze sono in linea con l’indirizzo giurisprudenziale considerato maggioritario, che subordina
l’uso del principio di precauzione alla sussistenza di un rischio specifico, la cui valutazione deve
essere completa, nel senso di essere fondata su dati scientifici supportati da organismi tecnico-
scientifici, al fine di evitare che il rischio di una anticipazione della tutela del valore ambientale
possa vietare in linea di principio ogni attività rischiosa. Sul punto si v. recentemente L. SAMUELE
FERRETTI, Il principio di precauzione e la giurisprudenza amministrativa tra discrezionalità tecnica e
limiti al sindacato giurisdizionale, in R. DI PACE, A. RALLO, A. SCOGNAMIGLIO (a cura di), Impatto
ambientale e bilanciamento di interessi, cit., 443 ss., che commenta la sent. di conferma dei prov-
vedimenti impugnati Cons. St., 28 febbraio 2018, n. 1230.
Diversa, sembra, però, l’interpretazione del principio di precauzione fatta propria da TAR
Toscana, n. 921/2017, in cui, relativamente alle doglianze tecniche sollevate dai ricorrenti in rela-
zione alla «situazione» di un canale inciso dal progetto sottoposto a Via, si argomenta che: «il mo-
tivo appare fondato laddove viene contestata la permeabilità del canale, nel quale confluiscono gli
scarichi della controinteressata ed anche di altre imprese. Se a fronte di un inquinamento dei se-
dimenti superficiali è “ragionevolmente escludibile” che i contaminanti tendano a migrare nel sot-
tosuolo, secondo quanto afferma A.R.P.A.T. nel suo contributo del 2 settembre 2015, tuttavia l’ap-
plicazione del principio di precauzione impone che vengano messe in sicurezza le rive del corso
LA PORTATA DEL SINDACATO DI LEGITTIMITÀ SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 143
d’acqua poiché la penetrazione degli inquinanti nel sottosuolo non è esclusa in assoluto. Il mo-
dello matematico sviluppato da A.R.P.A.T. la cui mancata contestazione, secondo la controinte-
ressata, renderebbe inammissibile la censura, in realtà conclude nel senso che la mancanza di co-
noscenze sulle impronte dei fanghi del TRL e dei vari flussi di impianto non permette ad oggi di
definire la modalità di distribuzione del PCB-DL sicché “ad oggi non sono disponibili dati per
tracciare una correlazione tra i SST in uscita con lo scarico di S.E. ed i sedimenti superficiali della
foce”».
159 V., ad esempio, TAR Firenze, n. 986/2010, secondo cui le valutazioni che riguardano la
tutela della libera concorrenza o degli interessi economici privati possono trovare spazio solo in
sede di Aia e non di Via e, contra, TAR Lazio, n. 7424/2020.
160 Cons. St., sez. IV, 9 gennaio 2014, n. 36. In termini anche: Cons. St., n. 933/2007; Cons.
St., sez. V, 2 ottobre 2014, n. 4928; Cons. St., sez. VI, 18 marzo 2008, n. 1109; Cons. St., sez. IV,
5 luglio 2010 n. 4246; Cons. St., n. 2234/2012; Cons. St., sez. IV, 24 gennaio 2013, n. 468.
161 Rilevano, ad esempio, Cons. St., sez. IV, 5 luglio 2010, n. 4246, secondo cui la disciplina
del governo del territorio è orientata ad un criterio sostanziale di «non consentire la totale consu-
mazione del suolo nazionale», e Cons. St., sez. IV, 9 gennaio 2014, n. 36: «In questo senso, la na-
tura discrezionale della decisione finale […] rende fisiologico – e coerente con la ratio dell’istituto
innanzi evidenziata – che si pervenga ad una soluzione negativa tutte le volte in cui l’intervento
proposto cagioni un sacrificio ambientale superiore a quello necessario per il soddisfacimento del-
l’interesse diverso sotteso all’iniziativa. Ne discende la possibilità di bocciare progetti che arrechino
un vulnus non giustificato da esigenze produttive».
L’applicazione di questa prospettiva comporta, tendenzialmente, la conseguenza di imporre
un «maggior impegno motivazionale» a carico dell’amministrazione nel caso in cui gli apporti col-
laborativi (anche dei privati) forniti in sede procedimentale abbiano fatto emergere «ricadute po-
tenzialmente negative sul contesto ambientale ed insediativo interessato dall’iniziativa» (Cons. St.,
n. 2234/2012 e Cons. St., sez. V, 2 ottobre 2014, n. 4928).
162 Ispirate alla prioritaria esigenza di conservazione delle risorse naturali e delle matrici
ambientali sono anche le pronunce in cui la rinnovazione del giudizio di compatibilità ambientale
– di regola doverosa allorché siano introdotte delle modificazioni progettuali che determinino la
costruzione di un manufatto significativamente diverso da quello già esaminato – è considerata su-
perflua ogni qualvolta al progetto originario siano apportate modifiche che risultino più conformi
agli interessi pubblici, determinando, in particolare, una più efficace mitigazione del rischio am-
bientale (Cons. St., sez. IV, n. 5972 del 2019).
144 MARGHERITA CROCE
163 Cons. St., 18 gennaio 2006, n. 129 e Cons. St., n. 627/2013: «il concetto di valutazione di
impatto ambientale implica necessariamente che le opere da valutare abbiano comunque un’inci-
denza sugli elementi naturalistici del territorio, modificandoli in misura più o meno penetrante,
giacché tale valutazione è finalizzata a stabilire se le alterazioni conseguenti alla realizzazione delle
opere possano ritenersi “accettabili”».
164 Cons. St., sez. IV, 5 luglio 2010, n. 4246. In questo senso, «ciò che viene “sostenuto” […]
non è la crescita economica, il vantaggio competitivo o altri criteri di misurazione adoperati dagli
economisti, ma l’intera rete della vita dalla quale dipende la nostro sopravvivenza a lungo ter-
mine», F. CAPRA, U. MATTEI, Ecologia del diritto, cit., 57. Tale prospettiva, come rilevato anche
nella sentenza citata, è quella assunta nella regolazione delle aree protette, rispetto alle quali «non
dovrebbe parlarsi di sviluppo sostenibile ossia di sfruttamento economico dell’ecosistema compa-
tibile con esigenza di protezione, ma, con prospettiva rovesciata, di protezione sostenibile, inten-
dendosi con tale terminologia evocare i vantaggi economici che la protezione in sé assicura senza
compromissione di equilibri economici essenziali per la collettività, ed ammettere il coordina-
mento fra interesse alla protezione integrale ed altri interessi solo negli stretti limiti in cui l’utiliz-
zazione del territorio non alteri in modo significativo il complesso dei beni compresi nell’area pro-
tetta; si deve ammettere l’alterazione dei valori ambientali solo in quanto non vi siano alternative
possibili da individuarsi proprio grazie alla procedura di v.i.a.». Sembra si tratti, quindi, di una vi-
sione della protezione ambientale che, pur non spingendosi ad assumere un’etica ecocentrica, tut-
tavia tenta di mitigare gli eccessi estrattivisti della prospettiva antropocentrica.
165 P. CARPENTIERI, La causa nelle scelte ambientali, cit.
166 Cons. St., n. 4775/2014: «Ne consegue, per un verso, che, sul piano della comparazione
degli interessi da compiere in sede di valutazione di impatto ambientale dell’impianto eolico in que-
stione ai fini della rammentata compatibilità, è destinato ad assumere un ruolo preminente il valore
della tutela paesaggistica, con conseguente sussistenza di un onere motivazionale particolarmente
gravoso a suffragio di una VIA ad esito positivo, e, per altro verso, che appare contrario ai prin-
cipi di proporzionalità ed adeguatezza una soluzione, la quale, nonostante la diffusa presenza (con
ulteriori potenzialità espansive), in territorio provinciale, di impianti di produzione di energia elet-
trica da fonte rinnovabile, si orienti verso la realizzazione, in zona alpina, di impianti eolici per la
produzione di energia elettrica (quale quello in esame) a evidente incisivo impatto paesaggistico
nelle aree montane, salvo che venga fornita la prova contraria attraverso una precisa motivazione
che si fondi su elementi puntuali e concreti, da acquisire all’esito di un’approfondita istruttoria».
167 Sul punto v. supra nota 139.
LA PORTATA DEL SINDACATO DI LEGITTIMITÀ SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 145
6. Considerazioni di sintesi
Dall’analisi della giurisprudenza sulle valutazioni tecniche in materia di Via
e Aia, condotta anche attraverso il raffronto con le pronunce rese in tema di bo-
nifica di siti contaminati, è emersa una scarsa rilevanza pratica dell’opposizione
tra discrezionalità amministrativa “pura” e “tecnica”, che risulta spesso sosti-
tuita dalla diversa contrapposizione tra la categoria dei meri accertamenti tecnici
e delle valutazioni (tecnico) discrezionali.
In questa prospettiva, il sindacato sulle cosiddette valutazioni tecniche
complesse, ricondotte nell’ambito di quest’ultima (più ampia) categoria, risulta
schiacciarsi sulle tecniche proprie del sindacato per eccesso di potere. Ciò non
si traduce, tuttavia, necessariamente in una minore intensità del sindacato giudi-
ziale. Nel diritto ambientale, infatti, se per un verso l’ambito del sindacato si re-
168 Resta fermo che la maggiore autonomia del giudizio tecnico non si risolve, necessaria-
mente, nell’esercizio da parte del giudice di un sindacato più penetrante. Anzi, come emerge an-
che dal cap. V di M. Bray, in questo Volume, rispetto alle autorizzazioni paesaggistiche e ai prov-
vedimenti di apposizione del vincolo si registra un diffuso self-restraint del giudice che, però, si
fonda sulla natura altamente opinabile e relativa dei criteri (propri ad esempio della storia, del-
l’arte e dell’architettura) impiegati nei giudizi tecnici. Solo nelle controversie relative alle esporta-
zioni e ai prestiti di opere d’arte, la deferenza giudiziale appare, invece, giustificata in ragione
della natura discrezionale delle scelte amministrative, ricondotte all’ambito della politica culturale.
169 V. Cons. St., n. 1486/2020 che riprende le argomentazioni della sent. Cons. St., n.
3652/2015. Per un commento a quest’ultima si v. A. GIGLI, La funzione di tutela del paesaggio tra
discrezionalità tecnica e compresenza di interessi primari, in Riv. quadr. dir. amb., n. 2/2015, 195 ss.
170 Cons. St., n. 1486/2020: «[…] alla funzione di tutela del paesaggio (che il Ministero dei
beni culturali esercita esprimendo il suo obbligatorio parere nell’ambito del procedimento di
compatibilità ambientale) è estranea ogni forma di attenuazione determinata dal bilanciamento o
dalla comparazione con altri interessi, ancorché pubblici, che di volta in volta possono venire in
considerazione. Esso è atto strettamente espressivo di discrezionalità tecnica, attraverso il quale,
similmente a quanto avviene nell’espressione del parere di cui all’art. 146 del d.lgs. n. 42 del 2004
l’intervento progettato viene messo in relazione con i valori protetti ai fini della valutazione tec-
nica della sua compatibilità con il tutelato interesse pubblico paesaggistico, “valutazione che è isti-
tuzionalmente finalizzata a evitare che sopravvengano alterazioni inaccettabili del preesistente va-
lore protetto” […] Questa regola essenziale di tecnicità e di concretezza, per cui il giudizio di
compatibilità dev’essere, appunto, “tecnico” e “proprio” del caso concreto, applica il principio
fondamentale dell’art. 9 della Costituzione […] Mentre, tuttavia, è sicuramente preclusa all’Am-
ministrazione procedente la possibilità di cercare autonomamente di conciliare l’interesse paesag-
gistico con gli altri interessi in gioco, compreso quello ambientale appannaggio della Commissione
tecnica costituita all’uopo, ciò non vale per la Presidenza del Consiglio dei Ministri, ove venga at-
tivata la procedura prevista dall’art. 5, comma 2, lett. c-bis) [della l. 23 agosto 1988, n. 400]».
146 MARGHERITA CROCE
stringe, poiché si estende l’area delle decisioni discrezionali, per altro verso, i
parametri del controllo esterno si intensificano, potendo arrivare, attraverso lo
scrutinio di proporzionalità, a verificare la scelta amministrativa dal punto di vi-
sta dei costi e benefici prodotti171.
Sembrerebbe, quindi, cogliere nel segno l’osservazione secondo cui la giu-
risprudenza in questa materia si allinea alla tendenza comune a vari ordinamenti
nazionali, volta a superare le rigide distinzioni in tema di sindacato, a favore di
un approccio casistico: lo “spazio di valutazione” riconosciuto all’amministra-
zione è di volta in volta ricostruito in considerazione del contesto normativo e
organizzativo172.
Le cautele del giudice amministrativo, infatti, se, in linea teorica, potreb-
bero comunque giustificarsi in ragione del fatto che le valutazioni tecniche com-
plesse implicano un assorbimento dei momenti deliberativi in quelli propria-
mente decisori173, in concreto, risultano originate anche dalle criticità proprie
della disciplina normativa.
Si pensi, in primo luogo, alla difficile ricostruzione della forza condizio-
nante attribuibile ai pareri tecnici, obbligatori ma non vincolanti, resi dagli enti
171 Emblematico che in alcune occasioni il supremo giudice amministrativo argomenti che i
canoni di controllo della discrezionalità amministrativa e della discrezionalità tecnica si sono evo-
luti su binari paralleli. Cons. St., sez. VI, 8 marzo 2012, n. 1330: «Per quanto riguarda infatti, in
particolare, la segnalata insindacabilità nel merito di apprezzamenti discrezionali, come quelli sot-
tesi alla perimetrazione di un Parco naturale, sembra opportuno ricordare come la predetta insin-
dacabilità abbia subito nel tempo una significativa evoluzione, in linea con i principi costituzionali
e comunitari del “giusto processo” – inscindibile dalla effettività della tutela – e del “giusto pro-
cedimento amministrativo”, che vede la pubblica autorità chiamata a rendere conto in modo sem-
pre più incisivo – e con accresciute modalità di partecipazione e di verifica dei diretti interessati –
della razionalità delle proprie determinazioni. Le vecchie formule, che limitavano il sindacato giu-
risdizionale di legittimità sugli atti discrezionali all’esatta rappresentazione dei fatti ed alla con-
gruità dell’iter logico, seguito dall’Autorità emanante il provvedimento, debbono ormai ritenersi
superate dai parametri di attendibilità della valutazione, che sia frutto di discrezionalità tecnica, e
di non arbitrarietà della scelta, ove sia stata esercitata una discrezionalità amministrativa. Sotto il
primo profilo, è infatti, ormai, pacificamente censurabile la valutazione che si ponga al di fuori
dell’ambito di esattezza o attendibilità, quando non appaiano rispettati parametri tecnici di uni-
voca lettura, ovvero orientamenti già oggetto di giurisprudenza consolidata, o di dottrina domi-
nante in materia […] Un’evoluzione analoga non può non investire la discrezionalità cosiddetta am-
ministrativa, sotto il profilo non tanto dell’“an” e del “quid”, ma del “quomodo”, soprattutto ove le
scelte si proiettino su complessi bilanciamenti di interessi, legati ai parametri costituzionali di buon
andamento e imparzialità dell’Amministrazione. Un criterio di scelta, formulato come discrezionale
e pertanto insindacabile nel merito, può infatti ritenersi funzionalmente deviato – ed essere sin-
dacabile sul piano della legittimità – quando non renda esplicita e verificabile la logica interna che
lo ispira, non consentendo di appurare l’effettivo perseguimento della scelta ottimale fra più solu-
zioni possibili, nell’interesse pubblico ed in comparazione con ogni altro possibile interesse – an-
che privato – coinvolto».
172 D. DE PRETIS, Discrezionalità e ambiente, cit.
173 Sulla scia delle lezioni impartite dalla fisica moderna, secondo cui: «Nelle decisioni pra-
tiche della vita […] La decisione può essere il risultato della deliberazione, ma è nello stesso tempo
complementare alla deliberazione e finisce con l’escluderla», W. HEISENBERG, Fisica e filosofia. La ri-
voluzione nella scienza moderna, Milano, 1961, 246. Nella letteratura giuridica, rispetto allo speci-
fico della materia ambientale, questo fenomeno è stato definito come lo «‘scivolamento’ della di-
screzionalità tecnica in discrezionalità amministrativa», G. CLEMENTE DI SAN LUCA, Il sindacato
giurisdizionale sulle valutazioni tecniche in materia ambientale, cit.
LA PORTATA DEL SINDACATO DI LEGITTIMITÀ SULLE VALUTAZIONI TECNICHE 147
174 Una prospettiva che sembra consentire di mettere a fuoco il problema di cui rendeva
conto F.G. SCOCA, Sul trattamento giurisprudenziale della discrezionalità, in V. PARISIO (a cura di),
Potere discrezionale e controllo giudiziario, Milano, 1998, 115: «La verità è che, probabilmente per
ragioni di semplificazione, la giurisprudenza amministrativa, dinanzi ad una graduazione di possi-
bili giudizi, che contempla giudizi di esistenza e inesistenza, giudizi di esattezza e inesattezza, giu-
dizi di congruità e incongruità e, in ultimo giudizi di opportunità e inopportunità, non ha operato
una differenziazione sulla base dell’oggetto (o del criterio) del giudizio, ma ha preferito porre in
essere una differenziazione meno analitica, separando i giudizi di esistenza semplici da tutti gli al-
tri giudizi: giudizi complessi secondo criteri obiettivi, giudizi complessi secondo criteri opinabili,
giudizi complessi secondo criteri soggettivi (quali, ad esempio possono essere considerati quelli in
materia di vincoli archeologici, storici, e in senso lato culturali e ambientali)».
175 «I dubbi di carattere scientifico non si risolvono con lo strumento del potere […] per
questo aspetto, la bilancia del giudice vale quanto la spada dell’amministrazione», F. LEDDA, Po-
tere, tecnica e sindacato, cit., 434.
176 In questo senso appiano confermate le conclusioni formulate da C. VIDETTA, Le valuta-
zioni tecniche ambientali, cit., secondo cui non solo i giudici si arresterebbero «ad un controllo
estrinseco, più che intrinseco ma debole» ma sarebbe anche «ancora rinvenibile una certa sovrap-
posizione tra il concetto di valutazione tecnico-discrezionale e quello di merito, abbastanza co-
mune nella giurisprudenza anteriore» alla nota pronuncia n. 601 del 1999.
177 Secondo V.R. VILLATA, M. RAMAJOLI, Il provvedimento amministrativo, cit., 129: «il
mancato ricorso alla consulenza tecnica d’ufficio non permette una ricostruzione dei fatti posti a
fondamento della valutazione medesima, il che, a sua volta, impedisce, prima ancora che la sosti-
tuzione della valutazione del giudice a quella effettuata dall’amministrazione, la semplice verifica
dell’attendibilità scientifica della decisione amministrativa assunta. Tuttavia, non va neppure
sottaciuto che sarebbero in gioco delicati equilibri di sistema laddove si attribuisse al binomio
giudice-consulente una credibilità ontologicamente superiore a quella di amministrazioni partico-
larmente qualificate sotto il profilo tecnico».
148 MARGHERITA CROCE
178 F.G. SCOCA, Sul trattamento giurisprudenziale della discrezionalità, cit., 120.
179 F. LEVI, L’attività conoscitiva, cit., 227.
180 Sulle disparità di trattamento e sull’indebita ingerenza nel merito amministrativo asso-
ciate a un sindacato intrinseco “dissimulato” «mediante la fraseologia propria del sindacato estrin-
seco», si v. ancora G. PARODI, Tecnica, ragione e logica, cit., 118 ss.
CAPITOLO QUINTO
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE
SUI PROVVEDIMENTI IN MATERIA DI BENI CULTURALI
E PAESAGGIO
Michele Bray
si veda P. CARPENTIERI, Paesaggio, ambiente e sviluppo: la via italiana della tutela, in Giustamm.it,
2015; G. SEVERINI, Tutela del patrimonio culturale, discrezionalità tecnica e principio di proporzio-
nalità, in Aedon, n. 3/2016 secondo il quale “la particolarità delle “tecniche” da spendere in que-
sto settore – storia, storia dell’arte, architettura, scienze del paesaggio e del territorio, ecc. – è di
un marcato carattere di “non scienza esatta” delle conoscenze specialistiche necessarie alla rico-
gnizione per la dichiarazione di bene culturale o paesaggistico, ovvero alla stima di compatibilità
dell’intervento concretamente immaginato […] non si tratta di hard sciences dai dati sperimentali,
oggettivamente quantificabili, controllabili e ripetibili com’è invece per la fisica, la chimica e altre
scienze naturali o formali; ma di soft sciences, com’è appunto delle “discipline non esatte”; sulla
distinzione tra “scienze umane” e “scienze esatte” si veda altresì F. SALVIA, Attività amministrativa
e discrezionalità tecnica, in Dir. proc. amm., 1992, 685 ss.
3 In particolare, sul punto il Cons. St., sez. VI, 23 luglio 2015, n. 3652, ha ribadito che nel-
l’esprimere la sua valutazione il Ministero abbia invece «illegittimamente compiuto una non con-
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SUI PROVVEDIMENTI IN MATERIA DI BENI CULTURALI 151
sentita attività di comparazione e di bilanciamento dell’interesse affidato alle sue cure (la tutela del
paesaggio) con interessi pubblici di altra natura e spettanza (essenzialmente quelli sottesi alla rea-
lizzazione dell’elettrodotto e, dunque, al trasporto dell’energia elettrica)». Tale circostanza è stata
dedotta dal fatto che il Ministero «fonda il mutamento di giudizio esclusivamente sulla “conside-
rata impossibilità di realizzare l’elettrodotto in cavo [sotterraneo]”: con ciò muovendo dalla con-
siderazione non già dello stretto interesse paesaggistico, ma dall’interesse, da esso stesso fatto su-
periore, alla realizzazione dell’opera: cosa che non è di sua cura. Questo ordine di giustificazioni
ha fatto ritenere fondato il vizio di sviamento di potere».
4 Il d.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 disciplina la dichiarazione dell’interesse culturale agli artt.
13 ss., con riferimento ai beni indicati all’art. 10, comma 3. La dichiarazione d’interesse deve ac-
certare nelle cose, immobili e mobili, appartenenti a privati, la sussistenza di un interesse artistico,
storico, archeologico o etnoantropologico, particolarmente importante. Il soprintendente avvia il
procedimento, anche su motivata richiesta della regione e di ogni altro ente territoriale interessato,
dandone comunicazione al proprietario, possessore o detentore a qualsiasi titolo della cosa. Il ter-
mine per la presentazione di eventuali osservazioni è di 30 giorni e l’atto è adottato dal Ministero.
Successivamente la dichiarazione è notificata al proprietario, possessore e detentore a qualsiasi ti-
152 MICHELE BRAY
tolo della cosa ed è trascritta nei relativi registri, su richiesta del soprintendente. Dei beni vinco-
lati, il Ministero forma e conserva un apposito elenco.
5 In questi termini, si veda la sentenza del Cons. St., sez. VI, 14 ottobre 2015, n. 4747, che
paesaggistici:1) gli immobili e le aree di cui all’articolo 136 caratterizzati da un notevole interesse
pubblico, individuati ai sensi degli articoli da 138 a 141; 2) le aree indicate all’art 142, e cioè i beni
tutelati per legge, in ragione del loro interesse paesaggistico; 3) gli immobili ed aree specifica-
mente individuati ai sensi dell’articolo 136 e sottoposti a tutela dai piani paesaggistici previsti da-
gli articoli 143 e 156.
7 In particolare, la pronuncia del Cons. St., sez. VI, 7 marzo 2016, n. 914, aveva come og-
getto la delimitazione dei confini di una zona da sottoporre a vincolo paesaggistico quale “bellezza
d’insieme” ex art. 136, comma 1, lett. d), del d.lgs. 22 gennaio 2004, n. 42. Le norme che disci-
plinano i “vincoli provvedimentali” contengono in apertura l’enunciazione della motivazione per
la quale le bellezze naturali sono sottoposte a particolare protezione ovvero il loro “notevole inte-
resse pubblico”. L’art 136 del Codice non fa che riprendere il dettato dell’art. 1 della l. 29 giugno
1939, n. 149 e descrive quattro tipologie generali di beni (di notevole interesse pubblico), ricon-
ducibili alle due note categorie delle bellezze individue e delle bellezze di insieme.
8 Nel caso dei vulcani, dei circoli glaciali e dei ghiacciai si tratta di delimitare l’area da vin-
colare, avvalendosi essenzialmente dei portati scientifici della vulcanologia e della glaciologia e, in
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SUI PROVVEDIMENTI IN MATERIA DI BENI CULTURALI 153
da boschi, per i quali la legge non fornisce una definizione giuridicamente auto-
sufficiente, ed è quindi necessaria l’intermediazione di un’attività amministrativa
che stabilisca, ad esempio, quali sono i requisiti che consentono di ricondurre
un consorzio di alberi entro i confini della categoria del bosco. Infatti, a diffe-
renza di altri casi in cui le aree tutelate risultano adeguatamente individuate dallo
stesso legislatore attraverso puntuali e precisi riferimenti metrici ed altimetrici,
ovvero attraversi richiami a precedenti specifiche classificazioni, nei casi dei bo-
schi e delle foreste, stante la genericità della nozione e mancando una specifica
qualificazione, la concreta determinazione del territorio vincolato richiede un
atto ulteriore che ne specifichi la localizzazione e ne delimiti i confini9. Compete
dunque all’amministrazione accertare, per ciascuno e per tutti i numerosi con-
sorzi di alberi esistenti sul territorio, se si sia o meno in presenza di un bosco10.
Infine, si andranno ad esaminare le decisioni che emergono dallo studio
delle pronunce del giudice amministrativo chiamato a valutare il diniego del cer-
tificato di libera circolazione delle opere d’arte emesso dall’Amministrazione.
Infatti, anche la decisione che concerne la circolazione delle opere d’arte e dei
beni culturali presuppone una valutazione circa il particolare interesse artistico,
storico o antropologico del bene al fine di considerare la possibilità di inclu-
derlo, o meno, all’interno del patrimonio culturale nazionale. Anche per questo
filone occorre interrogarsi su quale sia il margine di apprezzamento che il giu-
dice amministrativo ha nel valutare la decisione assunta dall’amministrazione11.
sede applicativa, della consulenza dei geologi e dei vulcanologi, esperti sia a fini scientifici che di
protezione civile. In particolare, sul punto si veda S. AMOROSINO, I vincoli paesaggistici ex lege n.
431 del 1985: concetti normativamente indeterminati e valutazioni amministrative, in Riv. giur. ed.
1996.; G. SCIULLO, I vincoli paesaggistici ex lege: origini e ratio, in Aedon, n. 1-2/2012.
9 Per la maggior parte delle situazioni individuate dall’articolo 142 del Codice, l’individua-
zione avviene mediante operazioni tecniche di misurazione (es. i territori costieri compresi in una
fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, i territori contermini ai laghi compresi
in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia) o mediante un’attività di riscon-
tro con atti normativi o amministrativi di settore che già qualificano giuridicamente queste por-
zioni di territorio e consentono di individuare quali sono e dove si trovano (i fiumi, i torrenti e
corsi d’acqua iscritti negli elenchi di cui al t.u. del 1933, le zone umide incluse nell’elenco di cui
al d.P.R. 13 marzo 1976). Maggiori difficoltà emergono, in relazione alla natura dell’attività svolta
dall’amministrazione, nei confronti delle situazioni territoriali delle quali non è data nella legge
una definizione giuridicamente autosufficiente e delle quali si rende perciò indispensabile una va-
lutazione da parte dell’amministrazione. In relazione a tali tipologie di aree il concetto contenuto
nella legge è indeterminato e non auto esplicativo. Per tali beni è quindi necessaria l’intermedia-
zione di un ulteriore atto che vada a stabilire quali sono i requisiti affinché, ad esempio, un con-
sorzio di alberi sia riconducibile o meno entro i confini della categoria del bosco.
10 I problemi sono in primo luogo quantitativi: qual è la soglia oltre la quale un consorzio di
alberi è qualificabile come bosco? In secondo luogo, oggettuali, in quanto esistono molti tipi di
boschi, con caratteristiche assai differenziate. Sul punto l’orientamento giurisprudenziale preva-
lente (ex multis Cons. St., sez. III, 13 febbraio 2020, n. 1124; Id., IV, 4 marzo 2019, n. 1462; Id.,
V, 10 agosto 2016, n. 3574; Id., VI, 29 marzo 2013, n. 1851; Id., IV, 18 novembre 2013, n. 5452,
aderisce ad una nozione sostanziale di bosco «sebbene, secondo il dettato dell’art. 142, c. 1, lett.
g), d.lgs. n. 24 del 2004, essa risulta nozione normativa, postula la necessaria presenza di un ter-
reno di una certa estensione, coperto da “vegetazione forestale arborea” e – tendenzialmente al-
meno – da arbusti, sottobosco ed erbe».
11 La circolazione dei beni è regolata dal capo V del Titolo I della parte seconda del Codice
dei beni culturali e del paesaggio. Questo si articola in cinque sezioni che hanno come oggetto i
154 MICHELE BRAY
Principi in materia di circolazione internazionale, l’Uscita dal territorio nazionale e ingresso nel
territorio nazionale, l’Esportazione dal territorio dell’Unione Europea, la Disciplina in materia di
restituzione, nell’ambito dell’Unione Europea, di beni culturali illecitamente usciti dal territorio di
uno Stato membro e la Disciplina in materia di interdizione dell’illecita circolazione internazionale
dei beni culturali. In particolare, per quel che interessa ai fini della presente trattazione, l’art. 68
prevede, al comma 4°, che «Nella valutazione circa il rilascio o il rifiuto dell’attestato di libera cir-
colazione gli uffici di esportazione accertano se le cose presentate, in relazione alla loro natura o
al contesto storico-culturale di cui fanno parte, presentano interesse artistico, storico, archeolo-
gico, etnoantropologico, bibliografico, documentale o archivistico, a termini dell’articolo 10» e al
comma 6° che “Il diniego comporta l’avvio del procedimento di dichiarazione, ai sensi dell’arti-
colo 14. A tal fine, contestualmente al diniego, sono comunicati all’interessato gli elementi di cui
all’articolo 14, comma 2, e le cose sono sottoposte alla disposizione di cui al comma 4 del mede-
simo articolo». In entrambi i casi è richiesta all’amministrazione l’esercizio di una valutazione di
carattere tecnico. Sul punto, si veda in particolare A. PIRRI VALENTINI, Il controllo giurisdizionale
sull’esportazione di opere d’arte, in Riv. trim. dir. pubbl., n. 2/2020.
12 I più moderni sviluppi del dibattito giurisprudenziale, a partire dalla ben nota sentenza
del Cons. St., sez. IV, 9 aprile 1999, n. 601, hanno chiarito come il peculiare scrutinio giurisdizio-
nale di tali valutazioni è ambito diverso da un anacronistico privilegio riservato all’amministra-
zione (o a certi settori dell’amministrazione), dovendosi per conto ritenere che «l’effettività della
tutela giurisdizionale sia garantita solo attraverso un sindacato, anche sull’esercizio della c.d. di-
screzionalità tecnica, che non sia meramente estrinseco, limitata all’assenza di palesi travisamenti
o di manifeste illogicità».
13 In questo senso si veda ex multis, Cons. St., sez. VI, 6 novembre 2019, n. 7570; id., IV, 24
maggio 2018, n. 3112; id., VI, 26 luglio 2016, n. 3363; id., VI, 14 ottobre 2015, n. 4747.
14 In questi termini, il TAR Toscana, III, 19 febbraio 2018, n. 279, dopo aver chiarito l’am-
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SUI PROVVEDIMENTI IN MATERIA DI BENI CULTURALI 155
piezza dei poteri del giudice, accoglie il ricorso avverso i pareri negativi della Soprintendenza circa
la compatibilità paesaggistica rilevando un difetto di istruttoria e di motivazione.
15 Così Cons. St., sez. IV, 10 giugno 2019, n. 3870, che riforma la sentenza impugnata e re-
spinge il ricorso di primo grado. È significativo rilevare come in tale circostanza il giudice di ap-
pello, contrariamente da quanto ritenuto da quello di primo grado, ritiene rispondente ad un cri-
terio tecnico del tutto logico, o comunque non irragionevole che l’esistenza di un’autorizzazione
paesaggistica per il solo periodo estivo non implica che la stessa debba necessariamente essere
concessa anche per il periodo invernale. Si tratta infatti di «una valutazione tecnica che, in defini-
tiva non viola il principio di ragionevolezza e rientra nell’ambito riservato all’autorità preposta alla
tutela del vincolo».
16 Il margine di opinabilità delle valutazioni adottate in questo ambito sono ben evidenziate
dalla sentenza del Cons. St., sez. VI, 14 ottobre, 2015, n. 4747, che statuisce che «La relazione tec-
nica di parte prodotta dall’odierno appellante, oltre ad essere inidonea ad intaccare gli elementi
centrali messi in rilievo nella relazione storico-artistica sovrintendentizia, si muove, ad ogni modo,
entro i limiti di opinabilità propri di un giudizio sul pregio storico-architettonico del bene, im-
pingendo nel merito della valutazione espressa dalla Soprintendenza e recepita nell’impugnato
provvedimento, senza essere in grado di evidenziare eventuali errori decisivi sui presupposti di
fatto o sui criteri tecnico-scientifici applicati, tali da inficiare, sub specie di illogicità ed incon-
gruità, l’impugnato accertamento della sussistenza, con riguardo all’edificio in questione, dell’in-
teresse richiesto dall’art. 10, comma 3, lett. a), d.lgs. n. 42 del 2004».
17 In altri termini, la valutazione, ad esempio, in ordine all’esistenza di un interesse culturale
prerogativa esclusiva dell’Amministrazione preposta alla gestione del vincolo e può essere sinda-
cata in sede giurisdizionale solo in presenza di profili di incongruità ed illogicità di evidenza tale
da far emergere l’inattendibilità della valutazione tecnico-discrezionale compiuta.
18 Così Cons. St., sez. VI, 10 settembre 2015, n. 4220. Il ricorso concerneva gli atti con cui
21 Sul rapporto che sussiste, in tale ambito, tra difetto di proporzionalità, irragionevolezza e
incongruenza si veda, G. SEVERINI, Tutela del patrimonio culturale, discrezionalità tecnica e princi-
pio di proporzionalità, cit., il quale precisa che «Si discute in dottrina se, visto l’innesto per il ri-
cordato effetto di espansione (spill over) da oltralpe, il difetto di proporzionalità sia altra cosa
dalle tradizionali irragionevolezza e incongruenza sintomatiche di eccesso di potere: ma non pare
qui il caso, perché la giurisprudenza sul patrimonio culturale usa queste promiscuamente per ad-
ditare un difetto di proporzione nell’uso del potere di tutela. Del resto, ragionevole deriva da ra-
tio, cioè rapporto, misura; e congruo da cum gruere, incontrare, corrispondere, allinearsi: in en-
trambi i casi si evoca un giusto e proporzionato rapporto tra due termini».
22 Così Con. St., sez. VI, 29 dicembre 2010, n. 9578.
23 Così Cons. St., sez. VI, 8 ottobre 2013, n. 4932, il quale conferma la sentenza appellata,
seppur con diversa motivazione, respingendo l’appello del Ministero, ritenendo che «le ragioni
espresse dal provvedimento, che contro la comune conoscenza considerano il vigneto come un
elemento privo di parabola di vita e immutabile quasi fosse una cosa inanimata, appaiono dunque
irragionevoli e travisanti».
158 MICHELE BRAY
24 Infatti, sul punto, il TAR Umbria, sez. I, 1 settembre 2017, n. 556, precisa che «Pur in ra-
gione dell’elasticità e dell’indeterminatezza degli stessi parametri tecnici delle discipline storiche
ed archeologiche, si reputa indefettibile da parte dell’Amministrazione la specificazione dei pre-
supposti di fatto che ne giustifichino l’imposizione tali da consentire di individuare la correlazione
tra estensione del bene archeologico tutelato ed estensione dell’immobile di proprietà privata og-
getto del vincolo».
25 Così Cons. St., sez. VI, 2 gennaio 2018, n. 17. Di indirizzo contrario il giudizio di primo
grado, TAR Campania, Salerno, 29 luglio 2014, n. 1431, secondo il quale «l’apposizione è stata
certo frutto d’una valutazione tecnico-discrezionale […] non v’è stata nella specie un’adeguata
istruttoria in quanto i pareri si sono limitati ad affermare la mera collocazione degli edifici stessi
all’interno della colonia marittima di Salernum ed a render nota la evoluzione delle loro vicende
storiche, ma senza fornire pure una spiegazione sulla loro concreta rilevanza archeologica».
26 Così Cons. St., sez. VI, 18 dicembre 2017, n. 5950. Con riferimento agli oneri motivazio-
nali in capo all’amministrazione il Collegio precisa ulteriormente che «La mera e generica circo-
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SUI PROVVEDIMENTI IN MATERIA DI BENI CULTURALI 159
caso di specie il decreto impugnato si limitava «ad esprimere un generico riferimento alla esigenza
di salvaguardare la godibilità della luce, della prospettiva e del decoro».
28 Così TAR Lazio, Roma, sez. II-quater, 5 ottobre 2015, n. 11477.
160 MICHELE BRAY
29 Così Cons. St., sez. VI, 14 giugno 2017, n. 2920. Recentemente, sulla vicenda si è nuo-
vamente pronunciato il TAR Lazio, Roma, sez. II-quater, 5 maggio 2020, n. 5972, a seguito del
ricorso della società, proprietaria dell’Immobile, che ha impugnato il decreto della Direzione Ge-
nerale Archeologia, Belle Arti e Paesaggio con cui lex Cinema America è stato dichiarato di in-
teresse culturale ai sensi dell’art. 10 co. 3, lett. d) del d.lgs. n. 42 del 2004. In particolare, il col-
legio ha ritenuto il ricorso «palesemente infondato» chiarendo, inoltre, che «il provvedimento
impugnato risulta immune dalle censure d’ordine sostanziale dedotte in quanto il vincolo di tu-
tela è stato determinato dalla considerazione dell’intrinseco rapporto tra arte-architettura, che
costituisce proprio una delle caratteristiche del pregio dell’opera architettonica e della sua esem-
plarità nel panorama delle sale cinematografiche. Ciò è chiaramente indicato nella comunica-
zione di avvio del procedimento in contestazione ed è altrettanto chiaramente illustrato nella
relazione tecnica in cui il nesso arte-architettura è una delle ragioni per cui lex Cinema America
costituisce “emblematico esempio” di tale connubio, fondamentale per la storia dell’arte-archi-
tettura delle sale cinematografiche (che è un interesse diverso rispetto all’interesse della storia ci-
nematografica)».
30 Così, TAR Toscana, Firenze, III, 5 luglio 2018, n. 972. In tale circostanza, il giudice am-
ministrativo riteneva illegittimo il provvedimento della Soprintendenza statuendo che «la motiva-
zione del provvedimento avversato riproduce sostanzialmente le prescrizioni del vincolo che si re-
puta non rispettato, ma non esplicita le concrete ragioni per le quali la disposizione risulterebbe
violata, con ciò non ponendo in grado l’interessata di comprendere, anche alla luce della modesta
rilevanza dell’ampliamento, quali modifiche progettuali (finiture; materiali; forme) consentireb-
bero di raggiungere l’auspicata compatibilità paesaggistica».
31 Così, Cons. St. sez. VI, 17 marzo 2020, n. 1903.
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SUI PROVVEDIMENTI IN MATERIA DI BENI CULTURALI 161
tive di carattere tecnico è chiarita dalla nota, e già citata, sentenza del Cons. St., sez. IV, 9 aprile
1999, n. 601, la quale sul punto prevede che «Il sindacato giurisdizionale sugli apprezzamenti tec-
nici della p.a. può oggi svolgersi in base non al mero controllo formale ed estrinseco dell’iter lo-
gico seguito dall’autorità amministrativa, bensì in base alla verifica diretta dell’attendibilità delle
operazioni tecniche sotto il profilo della loro correttezza quanto a criterio tecnico ed a procedi-
mento applicativo, potendo il giudice utilizzare per controllo sia il tradizionale strumento della ve-
rificazione, che la C.T.U».
33 Il TAR Puglia, Bari, III, 4 maggio 2017, n. 476, precisa ulteriormente che «nell’ambito di
questo sindacato, la consulenza tecnica d’ufficio può essere disposta, solo se risulta oggettiva-
mente indispensabile all’accertamento di uno specifico, essenziale presupposto di fatto, ovvero
per vagliare la correttezza delle regole obiettive di carattere tecnico-scientifico o la loro applica-
zione alla fattispecie concreta».
162 MICHELE BRAY
34 Così Cons. St., sez. VI, 18 luglio 2019, n. 5042. Diversamente, il TAR Puglia, Bari, III, 4
maggio 2017, n. 476, non ricorrendo ad alcun tipo di approfondimento istruttorio, aveva ritenuto
che la «P.A. ha dato prova del valore storico e artistico dell’immobile in esame con le deduzioni
della Soprintendenza del 13.1.2015 e con la relazione tecnica storico-artistica che accompagna il
provvedimento di vincolo, evidenziando il percorso logico che ha indotto la stessa Amministra-
zione al proprio orientamento. È quindi evidente che l’Amministrazione, diversamente da quanto
ritenuto da parte ricorrente, non ha affatto abdicato al proprio ruolo istituzionale».
35 Così Cons. St., sez. VI, 16 gennaio 2017, n. 105.
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SUI PROVVEDIMENTI IN MATERIA DI BENI CULTURALI 163
vazione dell’atto va quindi ritenuta infondata «alla luce di quanto sopra esposto
e dello specialissimo quadro degli elementi di valutazione considerati (la noto-
rietà dell’opera e del suo autore, la significatività e la fortuna del soggetto, anche
presso un pubblico non specialistico, immutata nei secoli e la costante alta qua-
lità dei dipinti realizzati dal Maestro»36.
In altri termini, quindi, il giudice adito ha ritenuto legittima la decisione
dell’amministrazione la quale, seppur supportata da una motivazione non esau-
stiva, ha come oggetto un “capolavoro riconosciuto” che, per intrinseco carat-
tere e natura, è suscettibile di immediato apprezzamento e non necessita, per-
tanto, dell’ordinaria argomentazione motivazionale.
Analogamente, le prerogative del ricorrente nei confronti dell’amministra-
zione appaiono ulteriormente ridotte nel caso in cui il giudizio tecnico verta su
opere di artisti d’avanguardia.
In tale direzione, risultano di particolare interesse le motivazioni espresse
dal Tar del Lazio37 in una pronuncia relativa a un’opera di Pablo Picasso, dal ti-
tolo Le verre, nella quale i ricorrenti contestavano il rifiuto da parte dell’Ufficio
Esportazione di Milano del certificato di libera circolazione.
La sentenza statuisce l’impossibilità qualificata per il giudice amministra-
tivo di esprimersi in merito alle opere realizzate da “artisti d’avanguardia”. Que-
ste ultime, infatti, sono «caratterizzate da estrema relatività e da irriducibile opi-
nabilità, tali da non poter essere ridotti, in sede giurisdizionale, nemmeno me-
diante il ricorso alla consultazione di esperti: infatti, mentre il sindacato delle
valutazioni in cui si esprime in generale la c.d. “discrezionalità tecnica” può es-
sere condotto ricorrendo all’applicazione delle regole della disciplina interessata
con un certo grado di oggettività e condivisibilità […], il giudizio sul rilevante
interesse storico-artistico di un’opera d’arte contemporanea, invece, risulta irri-
ducibilmente caratterizzato da un elevato grado di mutevolezza non solo nei di-
versi periodi storici, in base al cambiamento dei valori estetici dell’epoca, ma,
nello stesso periodo, in virtù della estrema soggettività degli stessi com’è peral-
tro attestato dal drammatico “scollamento” delle valutazioni espresse dai critici
e dal “gradimento” delle opere da parte dei cittadini – fruitori delle stesse – che
ha dato luogo a fatti di cronaca ed al vivace dibattito tra gli stessi studiosi sulla
possibilità di qualificare certi “prodotti artistici” come “opere d’arte”».
In tali ipotesi, quindi, il collegio giudicante chiarisce che l’impossibilità per
il giudice di sostituirsi nella valutazione tecnica posta in essere dagli organi am-
ministrativi competenti è da intendersi in senso ancor più rigoroso «rispetto al-
l’analogo caso dell’impugnazione delle c.d. valutazioni “tecniche” dell’ammini-
strazione, in quanto il giudizio sull’importanza “storico-artistica” di un’opera
d’arte trova l’unica fonte di legittimazione semmai, sul piano meramente orga-
nizzatorio, dalla modalità indirettamente “rappresentativa” della investitura de-
gli esperti (storici e critici d’arte) deputati a formularli». Ne discende, pertanto,
che ove la materia oggetto della controversia sia oggetto di ampi dibattiti anche
tra gli esperti chiamati ad esprimere un parere scientifico professionale, l’impos-
sibilità da parte del giudice di valutare le pronunce dei tecnici dell’amministra-
zione dovrà essere intesa in senso ancor più assoluto.
In sintesi, quindi, la consueta formula che prevede una sindacabilità per i
soli profili di illegittimità e irrazionalità tali da far emergere un’inattendibilità
della motivazione, subisce, in questo ambito, una diversa declinazione a seconda
della possibilità di qualificare l’opera d’arte in esame fosse come arte contem-
poranea o piuttosto come un conclamato capolavoro.
Ma la deferenza del giudice, in questo ambito, non si arresta qui.
Infatti, la valutazione riservata all’Amministrazione si rivela di un’estrema
delicatezza, in ragione sia delle valutazioni da compiere che degli interessi con-
trastanti da contemperare. Se da un lato, infatti, valutazioni tecnico-scientifiche
possono supportare la definizione di un bene come importante per il suo inte-
resse storico artistico, dall’altro vi possono essere valutazioni discrezionali e di
opportunità alla base della decisione di trattenere, o meno, il bene all’interno
dei confini nazionali.
In questo senso, appare emblematica, la pronuncia del Tar Veneto38, che ha
respinto la domanda cautelare proposta da Italia Nostra Onlus finalizzata ad an-
nullare il provvedimento del Direttore delle Gallerie dell’Accademia di Venezia
di autorizzazione al prestito all’estero dello Studio di proporzioni del corpo
umano, detto Uomo Vitruviano in Francia.
In tale sede, il giudice amministrativo non si è soffermato sulle scelte tecni-
che sottese alla decisione amministrativa risultando viceversa “attratto” da un
giudizio sulla scelta discrezionale, di politica culturale, che ha condotto ad au-
torizzare il prestito dell’opera. In questi termini, il giudice amministrativo ha
così statuito che «non appare poter essere sindacata dal giudice amministrativo
in sede di legittimità, senza impingere nel merito delle valutazioni riservate al-
l’Amministrazione, la scelta di consentire l’esposizione ripetuta e ravvicinata nel
tempo dell’opera (a Venezia dal 17 aprile al 14 luglio 2019; a Parigi dal 24 otto-
bre al 14 dicembre 2019), che potrà eventualmente comportare, per rispettare
gli standard di lux/ora cumulabili per anno a cui l’opera può essere esposta, la
sottrazione alla visione del pubblico della medesima per un periodo prolungato
per consentirne il riposo al buio; che infatti tale determinazione non si pone in
contrasto con una specifica previsione normativa, e le scelte relative alle forme e
alle modalità di valorizzazione dei beni culturali sono connotate da ampi mar-
gini di discrezionalità; che pertanto, fermo restando il soddisfacimento delle esi-
genze di tutela delle opere, le scelte dell’Amministrazione, coinvolgenti la com-
parazione e ponderazione di molteplici interessi pubblici, possono essere censu-
rate solo in caso di manifesta illogicità, incongruità, travisamento o macroscopici
difetti di motivazione o di istruttoria»39.
38 Ilriferimento è all’ordinanza del TAR Veneto, Venezia, III, 16 ottobre 2019, n. 436.
39 Sulla tipologia di controllo giurisdizionale esercitato in questa vicenda si veda G. SCIULLO,
Valori “freddi” del diritto e cose d’arte: il caso dell’Uomo Vitruviano, in Aedon, n. 3/2019, il quale
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SUI PROVVEDIMENTI IN MATERIA DI BENI CULTURALI 165
5. Conclusioni
Dalle suddette considerazioni emerge una tendenziale omogeneità del trat-
tamento giurisprudenziale delle valutazioni tecniche nel settore del patrimonio
culturale, rispetto alla quale risulta prevalente un atteggiamento piuttosto defe-
rente del giudice amministrativo. Infatti, ricorrendo un’intrinseca e fisiologica
opinabilità nelle valutazioni tecnica svolte, l’eventuale rivalutazione del fatto da
parte del giudice amministrativo viene intesa, nella maggior parte dei casi, come
una inaccettabile sostituzione rispetto alla decisione adottata dall’amministra-
zione con una conseguente limitazione del sindacato entro i tradizionali confini
del sindacato estrinseco e, quindi, anche dell’apparato probatorio utilizzabile.
Resta fermo, tuttavia, che seppur nell’ambito di un indirizzo giurispruden-
ziale tendenzialmente univoco, nel corso dell’analisi effettuata si è riscontrata la
presenza di pronunce che, mediante l’impiego dei parametri generali di con-
gruenza, proporzionalità e ragionevolezza o attraverso un sindacato circa l’esau-
stività della motivazione del provvedimento, sono andate a ricavarsi degli spazi
più ampi di sindacato.
In questa direzione, infatti, attraverso l’uso di parametri di carattere giuri-
dico, il giudice è andato a censurare l’uso del potere amministrativo esercitato su
basi tecniche, ravvisando o una sproporzione tra l’esercizio della discrezionalità
tecnica e la realtà fattuale da custodire o una incompletezza del percorso motiva-
zionale, così da entrare, concretamente, nella sostanza della decisione adottata.
Tale tendenza è stata riscontrata sia per le decisioni di carattere tecnico che
coinvolgono i beni culturali, sia per quelle che concernono i beni paesaggistici.
chiarisce che «Anzitutto sul piano strettamente tecnico è interessante il modo con cui la decisione
abbia declinato in termini di sindacato giurisdizionale il principio codicistico della priorità della tu-
tela sulla valorizzazione. Il giudice ha prima esaminato se l’amministrazione avesse correttamente
valutato il rischio di danni derivanti al disegno dal ventilato prestito, ossia il profilo della tutela af-
frontato in chiave di sindacato della discrezionalità tecnica (valutazione della salvaguardia del bene
sulla base di apprezzamenti tecnici). Concluso questo vaglio ha considerato la ponderazione degli
interessi sottostanti alla scelta di valorizzazione (rilevanza dell’esposizione, ritorno di immagine
ecc.), ossia l’uso di una discrezionalità tipicamente amministrativa. Per ambedue i profili ha utiliz-
zato il consueto criterio discretivo della non manifesta illogicità, incongruità ecc. In sintesi, senza
operare una commistione fra i due tipi di discrezionalità, l’ordinanza ha svolto un controllo sulla
legittimità della azione amministrativa in relazione a tutti gli aspetti che nella specie venivano in
rilievo, pervenendo a risultati che complessivamente appaiono corretti e persuasivi».
40 In questi termini, V. CERULLI IRELLI, Note in tema di discrezionalità amministrativa e sin-
Le due tutele, quindi, pur essendo autonome e distinte con riguardo ai pre-
supposti e al regime condividono entrambe un giudizio di compatibilità con i
valori protetti dal vincolo mediante l’uso della valutazione tecnico discrezio-
nale41, a cui consegue un controllo giurisdizionale che si limita all’impiego dei
parametri anzidetti.
Neppure risulta differire la tipologia di controllo esercitato dal giudice a
seconda che la controversia abbia come oggetto una dichiarazione di interesse,
con conseguente apposizione del vincolo, o il rilascio di un’autorizzazione. In
entrambi i casi, pur differendo la posizione giuridica in capo al proprietario del
bene – da qualificarsi come di interesse legittimo oppositivo nel primo caso, e di
interesse legittimo pretensivo nel secondo – la giurisprudenza conferma comun-
que un certo self restraint.
In questo quadro, quando il giudizio ha avuto, invece, come oggetto la cir-
colazione d’opere d’arte e beni culturali il sindacato del giudice amministrativo
è risultato ancor più mitigato rispetto al tradizionale orientamento sopra analiz-
zato, specie, soprattutto quando la decisione ha coinvolto, accanto ad aspetti di
carattere meramente tecnico, anche profili afferenti a scelte di politica culturale.
La ragione che ha condotto, nel corso degli anni, a sedimentare gli orienta-
menti delineati è probabilmente ascrivibile al peculiare assetto organizzativo e
alla peculiare natura soggettiva che caratterizza le Soprintendenze, quali organi
periferici del Ministero dotati di un’elevata competenza tecnica e storicamente
chiamate ad assicurare una tutela uniforme del patrimonio culturale nell’ordina-
mento.
È opinione diffusa, infatti, come nel tempo le Soprintendenze abbiano as-
sunto i connotati di una sorta di «magistratura tecnica»42, dove l’autonomia tec-
nico-scientifica che le contraddistingue si traduce in una vera e propria autono-
mia ed indipendenza a cui consegue una sostanziale insindacabilità dei giudizi
tecnici e delle decisioni adottate.
In questa direzione, il modus operandi delle Soprintendenze è divenuto con
il tempo un esempio paradigmatico di un uso quasi «sacerdotale»43 del sapere
specialistico di cui le stesse sono detentrici, con una conseguente ritrosia del
41 Sulle differenze tra tutela in ambito paesaggistico e in ambito culturale si veda G. SEVE-
RINI, Culturalità del paesaggio e paesaggi culturali, in Federalismi.it, n. 16, 27 maggio 2020, il quale
precisa che «si tratta di valutazioni di compatibilità diverse: quella paesaggistica è appunto intesa
alla salvaguardia dell’integrità del pregio visuale del sito e dunque, se non c’è contrasto con
quello, può giungere a legittimare anche una rilevante innovazione; quella culturale mira alla sal-
vaguardia dell’integrità materiale delle tangibili res protette, nei termini che contribuiscono a
esprimere quel valore testimoniale, dunque poco concede alle innovazioni non necessarie alla per-
sistenza della cosa». Sul punto si veda, altresì, Cons. St., sez. IV, 2 febbraio 2016, n. 399, secondo
il quale «Vincolo paesaggistico e vincolo archeologico sono, infatti, funzionali all’attuazione di un
diverso tipo di tutela. Il vincolo archeologico è volto a realizzare la tutela dei beni riconosciuti di
interesse archeologico, il vincolo paesistico la tutela del territorio che li conserva. La tutela pae-
saggistica delle zone di interesse archeologico ha carattere e contenuto diversi rispetto al puntuale
vincolo archeologico».
42 Il termine è impiegato da P. CARPENTIERI, Ruolo del Paesaggio, in Aedon, n. 2/2018.
43 Impiega il termine sacerdotale, con riferimento all’esercizio del potere in ambito cultu-
VILLATA, M. RAMAJOLI, Il provvedimento amministrativo, Torino, 2006, 151: «il mancato ricorso
alla consulenza tecnica d’ufficio non permette una ricostruzione dei fatti posti a fondamento della
valutazione medesima, il che, a sua volta, impedisce prim’ancora che la sostituzione della valuta-
zione del giudice a quella effettuata dall’amministrazione, la semplice verifica dell’attendibilità
scientifica della decisione amministrativa assunta».
45 In particolare, sulla riduzione della discrezionalità in materia di interessi sensibili si veda A.
MOLITERNI, Semplificazione degli interessi sensibili: alla ricerca di un equilibrio, in Giorn. dir. amm.,
n. 4/2017, 735 ss. Sulla riduzione della discrezionalità amministrativa come tratto caratteristico
della regolazione dei mercati e sulla possibile collisione con le esigenze del mercato e della libera
concorrenza, si veda M. D’ALBERTI, Poteri pubblici, mercati e globalizzazione, Bologna, 2008, 99 ss.
46 Sulla predisposizione di linee guida in ambito paesaggistico si veda P. CARPENTIERI, Sem-
plificazione e tutela, in Aedon n. 3/2016, secondo il quale «Tuttavia, sulla considerazione che, nel
paesaggio, le linee guida e le regole tecniche sono già previste (e in parte già introdotte) quali con-
tenuti essenziali dei piani paesaggistici (artt. 135 e 143 del codice di settore) e della “vestizione”
dei vincoli (artt. 138, comma 1, e 141 stesso codice), non appare condivisibile la posizione che in-
tende “rinviare” e posticipare la semplificazione alla previa, completa definizione in tutto il terri-
torio nazionale di linee guida e regole tecniche di dettaglio che rendano fino in fondo autocertifi-
cabile la conformità dell’intervento. Occorre definire i piani paesaggistici e “vestire” i vincoli
“nudi”; occorre, quindi, applicare la legge che cè già da 12 anni, senza prevedere ulteriori, più o
meno ambiziosi atti fonte di rango secondario o terziario». Invece, in ambito culturale, S. DELLA
TORRE, Accertamento ex post di compatibilità in tema di conservazione dei beni culturali: la discre-
zionalità tecnica tra questioni di fatto e di diritto, in Aedon, n. 1/2019, precisa che «Da anni si va
dicendo che gli interventi sui beni culturali hanno bisogno di linee guida metodologiche, come
168 MICHELE BRAY
printendenza di Roma nei lavori della conferenza dei servizi indetta per la realizzazione dello sta-
dio della A.S. Roma. In tale circostanza, infatti, la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Pae-
saggio per il Comune di Roma, con nota prot. n. 3051 del 15.2.2017 ha comunicato l’avvio del
procedimento di dichiarazione di interesse culturale e di prescrizione di misure di tutela indiretta
relativa alla porzione dell’immobile denominato Ippodromo di Tor di Valle ed all’area ad esso cir-
costante al termine del quale ha espresso «motivato dissenso alla realizzazione dell’intervento non
ravvisando condizioni per la sua ammissibilità nel sito proposto». A sostegno di tale decisione il
diniego è stato motivato specificando che «le nuove piantagioni» previste dal progetto «possono
avere un’incidenza negativa in un’area sede di nidificazione e riproduzione di specie di uccelli, ret-
tili e anfibi». Resta il fatto che la diffusione degli anfibi in quelle zone è ascrivibile più ad una si-
tuazione di degrado che ha ingenerato il sorgere di un contesto paludoso.
48 Tale è aspetto risulta anche un’inevitabile conseguenza di politiche che, nel corso degli
anni, hanno trascurato la quantità e la qualità degli organici, lasciando andare in pensione diri-
genti e funzionari, senza garantire un adeguato e fisiologico processo di turn over che assicurasse
un corretto funzionamento delle Soprintendenze. In tale direzione, appare positiva l’istituzione
della Scuola del patrimonio con il fine di valorizzare e sviluppare le risorse umane, la ricerca, la
conoscenza e l’innovazione nei settori del patrimonio culturale e del turismo al livello nazionale e
internazionale.
CAPITOLO SESTO
1 Si vedano, senza pretese di esaustività, gli arresti TAR Emilia-Romagna, Parma, sez. I, 30
marzo 2015, n. 110; TAR Marche, sez. I, 9 ottobre 2015, n. 719; TAR Marche, sez. I, 15 dicembre
2016, n. 718; TAR Lombardia, Milano, sez. III, 5 giugno 2017, n. 1235; TAR Emilia-Romagna,
Bologna, sez. I, 20 novembre 2017, n. 749; TAR Emilia-Romagna, Parma, sez. I, 5 marzo 2018, n.
70; TAR Sardegna, sez. I, 30 maggio 2018, n. 529; TAR Lazio, Roma, sez. III-bis, 21 agosto 2019,
n. 10561; 23 settembre 2019, nn. 11230, 11231, 11232; 11 ottobre 2019, nn. 11777, 11781, 11787;
18 ottobre 2019, n. 12025; 7 novembre 2019, n. 12794; 14 novembre 2019, n. 13041; 3 dicembre
2019, n. 13811; 6 dicembre 2019, n. 14002; TAR Lazio, Latina, sez. I, 8 novembre 2019, n. 651;
TAR Valle D’Aosta, 10 dicembre 2019, n. 56; TAR Sezione Autonoma di Bolzano, 20 settembre
2019, n. 214; TAR Friuli Venezia Giulia, sez. I, 7 gennaio 2019, n. 3; 13 settembre 2019, n. 366; 2
novembre 2019, n. 458; 30 dicembre 2019, n. 564; TAR Lombardia, Milano, sez. III, 13 settem-
bre 2019, n. 1972; 25 novembre 2019, n. 2494; 2 dicembre 2019, n. 2561; TAR Veneto, sez. III,
18 novembre 2019, n. 1258; TAR Lombardia, Brescia, sez. II, 4 febbraio 2019, n. 109; TAR Ve-
neto, sez. I, 31 dicembre 2019, n. 1421; TAR Piemonte, sez. II, 3 gennaio 2019, n. 12; 13 settem-
bre 2019, n. 970; TAR Liguria, sez. I, 9 settembre 2019, n. 717; TAR Emilia-Romagna, Bologna,
sez. I, 23 dicembre 2019, n. 1021; TAR Emilia-Romagna, Parma, sez. I, 1° luglio 2019, n. 182;
TAR Toscana, sez. I, 16 dicembre 2019, n. 1722; TAR Marche, sez. I, 27 dicembre 2019, n. 796;
TAR Umbria, sez. I, 29 ottobre 2019, n. 535; 14 gennaio 2019, n. 23; TAR Sardegna, sez. I, 1°
aprile 2019, n. 287; TAR Campania, Napoli, sez. VIII, 17 luglio 2019, nn. 3854, 3857; 19 dicem-
bre 2019, n. 6031; TAR Campania, Napoli, sez. IV, 15 marzo 2019, n. 1457; TAR Campania, Sa-
lerno, sez. I, 25 ottobre 2019, n. 1841; TAR Molise, sez. I, 3 dicembre 2019, n. 427; TAR Basili-
cata, sez. I, 12 gennaio 2019, n. 48; TAR Puglia, Bari, ss.uu., 5 settembre 2019, n. 1184; TAR Pu-
glia, Bari, sez. III, 30 settembre 2019, n. 1253; TAR Puglia, Lecce, sez. II, 17 settembre 2019, n.
1480; TAR Sicilia, Catania, sez. III, 20 dicembre 2019, n. 3041; Cons. St., sez. VI, 7 febbraio 2017,
n. 540; 10 aprile 2017, n. 1649; 12 aprile 2017, n. 1710; 26 luglio 2017, n. 3693; 12 ottobre 2017,
nn. 4729, 4730, 4731; 13 febbraio 2018, n. 937; 23 febbraio 2018, n. 1155; 6 marzo 2018, n. 1440;
6 aprile 2018, n. 2132; 17 maggio 2018, n. 2982; 9 novembre 2019, n. 6333; 3 dicembre 2018, n.
6848; 4 febbraio 2019, n. 851; 12 febbraio 2019, n. 1016; 29 maggio 2019, n. 3578; 9 luglio 2019,
n. 4817; 15 luglio 2019, n. 4994; 27 agosto 2019, n. 5917.
172 FRANCESCO SAVO AMODIO
amministrativo rispetto alle valutazioni tecniche compiute dal collegio dei do-
centi circa il livello di apprendimento conseguito dagli alunni.
In particolare, nella giurisprudenza esaminata è sovente contenuto un rife-
rimento esplicito alla natura discrezionale del provvedimento impugnato, tale da
escluderne la piena sindacabilità.
La gran parte delle decisioni prese in esame, infatti, individua espressa-
mente quale limite al sindacato amministrativo, le figure sintomatiche della ma-
nifesta illogicità, del difetto d’istruttoria e del travisamento dei fatti.
In particolare, secondo l’indirizzo giurisprudenziale prevalente, le valuta-
zioni del collegio dei docenti circa il grado di preparazione e maturità del singolo
studente non costituiscono il frutto dell’applicazione di scienze esatte, tali da
condurre ad un risultato certo ed univoco4, bensì sono connotate da un fisiolo-
gico margine di opinabilità, per sconfessare il quale non è sufficiente eviden-
ziarne la mera non condivisibilità, dovendosi piuttosto dimostrarne la palese inat-
tendibilità. Viene quindi posto in capo al ricorrente l’onere di dedurre elementi
idonei e sufficienti a evidenziare la presenza di una chiara illogicità, tale da infi-
ciare la coerenza della motivazione espressa dalla commissione valutatrice5.
Similmente, nella materia in esame risulta assolutamente consolidato il
principio della non predicabilità della disparità di trattamento, se non in circo-
stanze del tutto eccezionali. Invero, il giudice amministrativo ha in più occasioni
riconosciuto che «nemmeno in presenza delle medesime valutazioni in termini
numerici si può parlare di identità di posizioni fra due o più studenti, essendo
al riguardo rilevanti altri parametri, quali: la base di partenza di ciascuno, la co-
stanza nell’applicazione, la condotta, i crediti scolastici maturati e, soprattutto,
la prognosi favorevole circa la proficua frequenza della classe superiore pur in
presenza di debiti formativi»6.
In alcuni casi, tuttavia, la disparità di trattamento, più che emergere quale
vizio in sé, finisce per essere ricondotta dal giudice amministrativo alla viola-
zione da parte del consiglio di classe dei criteri o parametri di giudizio previsti
a livello generale o autoimpostisi.
Invero, in molti casi l’accoglimento del ricorso è legato proprio al rilevato
mancato rispetto di tali requisiti oggettivi e predeterminati. Questi ultimi, specie
là dove prefissati dalla stessa commissione valutatrice, finiscono per porsi come
ostativi di ogni ulteriore esercizio di discrezionalità, considerata come ormai
esaurita nell’atto stesso della loro individuazione7.
A tale ipotesi devono ricondursi anche i giudizi in cui l’illegittimità del
provvedimento non discende dall’inattendibilità della valutazione del grado di
apprendimento dello studente, bensì dall’aver, il consiglio di classe, omesso di
dare specifica comunicazione alla famiglia del carattere eccessivo del numero di
assenze che si andava maturando nel corso dell’anno.
4 In via esemplificativa, si v. TAR Lombardia, Milano, sez. III, 5 giugno 2017, n. 1235.
5 Sul punto, si v., da ultimo, TAR Lazio, Roma, sez. III-bis, 3 dicembre 2019, n. 13811.
6 Così TAR Marche, sez. I, 27 dicembre 2019, n. 796.
7 Si v., ex multis, TAR Toscana, Firenze, sez. I, 16 dicembre 2019, n. 1722.
174 FRANCESCO SAVO AMODIO
8 Tra cui si v., ad esempio, TAR Lazio, Roma, sez. III-bis, 23 settembre 2019, n. 11231.
9 Così TAR Puglia, Bari, sez. III, 30 settembre 2019, n. 1253, ma si v., altresì, TAR Lazio,
Roma, sez. III-bis, 3 ottobre 2018, n. 9720; 10 aprile 2019, n. 4684; 7 novembre 2019, n. 12794.
In senso contrario, però, si v. la pronuncia TAR Piemonte, sez. II, 13 settembre 2019, n. 970, ove
si afferma che l’esistenza di un disturbo dell’apprendimento non può di per sé giustificare la pro-
mozione di uno studente, a prescindere da ogni considerazione relativa agli apprendimenti e alle
competenze. Nel caso di specie, tuttavia, il giudice piemontese aveva in precedenza accertato la
corretta attuazione del piano didattico differenziato.
SINDACATO SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA IN MATERIA DI VALUTAZIONI SCOLASTICHE 175
10 Così di nuovo il TAR Lazio, Roma, sez. III-bis, 3 dicembre 2019, n. 13811.
176 FRANCESCO SAVO AMODIO
dente, ammesso in via cautelare alla frequenza dell’anno successivo, abbia poi
conseguito la promozione alla classe terza. Il giudice d’appello, invero, afferma
esplicitamente che tale giudizio positivo ha, in via di fatto, superato la stessa va-
lutazione impugnata, realizzando «in pieno lo schema previsto dalle disposizioni
citate, avendo consentito in concreto una valutazione più ampia, ponderata e
consapevole dei livelli di apprendimento raggiunti dall’alunno, su base biennale,
come ivi prefigurato». Non si può non rilevare, pertanto, come sia proprio la si-
tuazione di fatto successivamente venuta in essere ad aver inciso in misura de-
terminante sulla valutazione del Giudice circa l’adeguatezza della motivazione,
in linea con i contenuti della già descritta teoria dell’assorbimento11.
All’opposto, l’orientamento giurisprudenziale senza dubbio prevalente in
relazione alle fattispecie concernenti il secondo ciclo scolastico si pone in ter-
mini decisamente più deferenti rispetto alla particolare expertise degli insegnanti
e, soprattutto, del loro effettivo grado di conoscenza degli studenti, diretta e
consolidata nel tempo12.
In relazione alle medesime fattispecie, la legittimità delle valutazioni gra-
vate viene solitamente confermata anche nel caso della comprovata mancata at-
tivazione, nel corso dell’anno, di adeguate iniziative di supporto agli studenti o
di una piena comunicazione alla famiglia delle carenze dell’alunno.
Invero, malgrado il riconoscimento della gravità di tali vizi, la prevalente
lettura giurisprudenziale non si spinge sino a farne conseguire l’illegittimità del
provvedimento censurato, privilegiando piuttosto l’accertamento in concreto
dell’insufficiente grado di preparazione dello studente e dell’incompletezza del
suo percorso di maturazione.
Anzi, in più di una pronuncia, il giudice amministrativo si è premurato di
sottolineare come la mancata ammissione alla classe successiva non costituisca in
alcun modo una misura punitiva per l’alunno, bensì rappresenti la mera consta-
tazione oggettiva della necessità da parte di quest’ultimo di rafforzare la propria
preparazione, laddove la promozione all’anno successivo finirebbe per «costi-
tuire, anziché un vantaggio, uno svantaggio per l’allievo»13. In tale prospettiva,
l’eventuale violazione da parte della scuola dei propri doveri di assistenza e sup-
porto perde ogni rilevanza rispetto alla legittimità del provvedimento, potendosi
alla stessa riconnettere unicamente conseguenze di tipo risarcitorio14.
11 Un altro chiaro esempio del diverso, e più penetrante, sindacato sull’opportunità del
provvedimento di non ammissione alla classe successiva del primo ciclo scolastico (della scuola
primaria, nel caso specifico) è rappresentato dalla pronuncia TAR Sicilia, Catania, sez. III, 20 di-
cembre 2019, n. 3041. In tale occasione, il giudice ha censurato la mancata adeguata pondera-
zione, in sede di scrutinio, «della grave situazione familiare e personale che ha comportato una
scarsa frequenza scolastica» e, in particolare, «delle pesanti ripercussioni che il provvedimento
avrebbe avuto sulla patologia psichica del minore».
12 Così TAR Lazio, Roma, sez. III-bis, 6 dicembre 2019, n. 14002.
13 Così TAR Calabria, Catanzaro, sez. II, 27 novembre 2019, n. 1975; 2 dicembre 2019, n.
1986.
14 Idem. In senso conforme si v., ex multis, TAR Puglia, Lecce, sez. II, 19 gennaio 2015, n.
252; TAR Piemonte, sez. II, 29 gennaio 2015 n. 155; TAR Lazio, Roma, sez. III-bis, 29 dicembre
2014, n. 13155; 28 marzo 2014, n. 3468; TAR Abruzzo, sez. I, 15 aprile 2013, n. 232.
SINDACATO SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA IN MATERIA DI VALUTAZIONI SCOLASTICHE 177
15 Si v., in particolare, TAR Lazio, Roma, sez. III-bis, 21 agosto 2019, n. 10561; TAR Ligu-
ria, sez. I, 9 settembre 2019, n. 717; TAR Friuli-Venezia Giulia, sez. I, 2 novembre 2019, n. 458;
30 dicembre 2019, n. 564.
16 Fra le tante, cfr. Cons. St., sez. IV, 4 febbraio 2014, n. 505; 8 ottobre 2012, n. 5209; sez.
dano, senza pretese di esaustività, TAR Lazio, Roma, sez. III, 13 luglio 2017, n. 8453; 18 aprile
2018, n. 4283; 14 febbraio 2019, n. 1966; sez. III-bis, 4 luglio 2017, n. 7695; 30 gennaio 2019,
180 FRANCESCO SAVO AMODIO
n. 1203; Cons. St, sez. VI, 24 febbraio 2014, n. 859; 16 settembre 2016, n. 3897; 24 gennaio 2017,
n. 291; 23 marzo 2017, n. 1375; 10 aprile 2017, n. 1662; 27 aprile 2017, nn. 1949, 1950, 1951; 14
giugno 2017, n. 2921; 5 luglio 2017, n. 3316; 31 luglio 2017, n. 3817; 7 agosto 2017, n. 3938; 6
settembre 2017, n. 4242; 12 settembre 2017, n. 4317; 18 settembre 2017, n. 4362; 3 ottobre 2017,
n. 4596; 2 novembre 2017, n. 5059; 2 novembre 2017, n. 5060; 2 novembre 2017, n. 5065; 19 gen-
naio 2018, n. 354; 20 febbraio 2018, n. 1083; 5 marzo 2018, n. 1355; 6 aprile 2018, n. 1355; 6
aprile 2018, n. 2133; 16 aprile 2018, n. 2244; 18 aprile 2018, n. 2351; 4 luglio 2018, n. 4114; 29
agosto 2018, n. 5081; 5 ottobre 2018, n. 5727; 6 novembre 2018, n. 6332; 14 gennaio 2019, n. 334;
18 gennaio 2019, n. 476; 29 gennaio 2019, n. 729; 25 febbraio 2019, n. 1321; 19 giugno 2019, n.
4182; 23 ottobre 2019, n. 7206; 4 novembre 2019, n. 7528; 13 dicembre 2019, n. 8471; 3 febbraio
2020, n. 585; 16 marzo 2020, n. 1866.
SINDACATO SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA IN MATERIA DI VALUTAZIONI SCOLASTICHE 181
didato avesse raggiunto, relativamente ad almeno due dei criteri numerici sopra
indicati, un valore soglia fissato dallo stesso allegato A, ovvero il valore della me-
diana della relativa distribuzione nel gruppo considerato.
Il complementare giudizio in merito alla qualità e all’originalità, in termini
assoluti, dei risultati delle ricerche compiute dal candidato assumeva, invece, ca-
ratteri marcatamente più discrezionali, sebbene anche in questo caso gli atti nor-
mativi citati non mancassero di indicare i criteri e i parametri che avrebbero do-
vuto guidare la commissione nel valutare i titoli universitari conseguiti e le pub-
blicazioni scientifiche prodotte, pur consentendo alla stessa di discostarvisi,
fornendo, però, un’adeguata motivazione sul punto, sia preventivamente che nel
giudizio finale19.
Tale disciplina è stata di recente sostituita, tramite l’adozione del regola-
mento di cui al d.P.R. 4 aprile 2016, n. 95 (Regolamento recante modifiche al de-
creto del Presidente della Repubblica 14 settembre 2011, n. 222, concernente il
conferimento dell’abilitazione scientifica nazionale per l’accesso al ruolo dei pro-
fessori universitari, a norma dell’articolo 16 della legge 30 dicembre 2010, n. 240)
e del d.m. MIUR 7 giugno 2016, n. 120 (Regolamento recante criteri e parametri
per la valutazione dei candidati ai fini dell’attribuzione dell’abilitazione scientifica
nazionale per l’accesso alla prima e alla seconda fascia dei professori universitari,
nonché le modalità di accertamento della qualificazione dei Commissari, ai sensi
dell’articolo 16, comma 3, lettere a), b) e c) della legge 30 dicembre 2010, n. 240,
e successive modifiche, e degli articoli 4 e 6, commi 4 e 5, del decreto del Presi-
dente della Repubblica 4 aprile 2016, n. 95) di sua attuazione. La normativa del
2016, tuttavia, ha sostanzialmente conservato l’impianto del previgente d.m.,
confermando, in particolare, il principio secondo il quale il conferimento dell’a-
bilitazione dipende dall’esito positivo della valutazione di due distinti profili,
rappresentati dai criteri e dai parametri di valutazione delle pubblicazioni, da un
lato, e dall’accertamento dei titoli, incluso l’impatto della produzione scientifica,
dall’altro, effettuato, quest’ultimo, attraverso indicatori distinti per i settori con-
corsuali bibliometrici e per quelli non bibliometrici.
Il nuovo decreto ha tuttavia mutato il valore di riferimento degli indicatori
a partire dal quale il candidato riceve un giudizio positivo, sostituendo al con-
cetto di mediana la nozione di valore-soglia e passando, dunque, dalla regola del
superamento dei valori di riferimento (mediane) a quella del raggiungimento
delle soglie, definite con decreto ministeriale su proposta dell’Agenzia nazionale
di valutazione del sistema universitario e della ricerca (ANVUR) e sentito il
Consiglio universitario nazionale (CUN)20.
In relazione al giudizio qualitativo, invece, l’art. 4 del d.m. n. 120/2016 in-
dica cinque criteri per la valutazione delle pubblicazioni scientifiche: a) la coe-
renza con le tematiche del settore concorsuale o con tematiche interdisciplinari
ad esso pertinenti; b) l’apporto individuale nei lavori in collaborazione; c) la
19 Si v. sul punto quanto previsto dagli artt. 5 e 6 del citato d.m. n. 76/2012.
20 Si v. l’art. 6 del d.m. n. 120/2016.
182 FRANCESCO SAVO AMODIO
ricostruzione di tutti gli elementi fattuali della controversia le sentenze TAR Lazio, Roma, sez. III,
SINDACATO SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA IN MATERIA DI VALUTAZIONI SCOLASTICHE 183
13 luglio 2017, n. 8453 (in cui si evidenzia, oltre all’errore compito dalla commissione nell’indivi-
duazione del titolo di una delle monografie esaminate, la mancata di valutazione da parte della
stessa di alcune delle opere presentate), Cons. St., sez. IV, 3 ottobre 2017, n. 4596 (ove si rileva
l’assenza della discontinuità temporale della produzione scientifica asseritamene censurata dalla
commissione valutatrice).
24 Così la già richiamata pronuncia Cons. St., sez. VI, n. 8471/2019.
25 Ibidem, § 6.
26 Si v., ex multis, Cons. St., sez. VI, 27 dicembre 2016, n. 547; 10 aprile 2017, n. 1662; 5 ot-
ministrativo è la pronuncia Cons. St., 21 novembre 2017, n. 5065, in cui, tra gli altri indici valo-
rizzati dal Collegio per dimostrare la contraddittorietà del giudizio di non idoneità formulato dalla
commissione valutatrice, si censura la mancata adeguata considerazione del peso della ricono-
sciuta collocazione editoriale su riviste editoriali qualificate e del peculiare profilo professionale e
curriculare del candidato.
28 Tale orientamento, che come si vedrà risulta condiviso anche dalla giurisprudenza relativa
ai concorsi, appare compiutamente espresso dalle pronunce Cons. St., sez. IV, 3 marzo 2016, n.
1446; sez. VI, 19 gennaio 2013, n. 614; 12 giugno 2013, n. 5947; 10 aprile 2017, n. 1662. Que-
st’ultima, in particolare, mette in evidenza un ulteriore elemento fattuale idoneo a dimostrare
l’infondatezza della censura. Invero, come dimostrato in atti, alla commissione era consentito «ac-
cedere per via telematica alle pubblicazioni scientifiche e agli altri titoli di ciascun candidato sic-
ché, una volta messe a disposizione, sulla piattaforma, le domande dei candidati e la documenta-
zione, e individuato uno schema di giudizio individuale adeguato, i commissari avrebbero potuto
avviare le operazioni di lettura degli allegati e procedere singolarmente all’elaborazione dei giudizi
individuali con una metodologia di lavoro legittima, tanto più se si considera che l’intera proce-
dura era stata impostata proprio sul libero accesso dei commissari alla piattaforma delle domande
con la documentazione allegata, subito dopo la formulazione collegiale dei criteri avvenuta nella
seduta preliminare dell’11 marzo 2013».
29 Esemplificative sul punto le sentenze TAR Lazio, Roma, sez. III, 23 dicembre 2014, 11500
parzialmente dai criteri predeterminanti per legge, individuando quelli tra que-
sti ultimi a cui dare maggior rilievo o introducendone di nuovi, ovviamente
dando alle proprie determinazioni adeguata evidenza e motivazione. Simil-
mente, anche la disciplina del 2016 prevede, sia pur in misura meno incisiva, la
possibilità per la commissione di individuare i criteri a suo giudizio più idonei.
Pur riconoscendo tale potestà e il margine di discrezionalità ad essa asso-
ciato, il giudice amministrativo non ha mancato, però, di sottoporne l’esercizio
ad uno stringente scrutinio di legittimità.
In particolare, è possibile identificare un costante indirizzo giurispruden-
ziale volto a censurare la definizione di standard di valutazione tali da alterare il
metro di giudizio complessivo e, quindi, non coerenti con il modello normativo
di riferimento.
Secondo il Consiglio di Stato, infatti, la formulazione di un adeguato giu-
dizio di maturità scientifica del candidato è resa possibile proprio dall’unitarietà
e dalla ponderata considerazione che caratterizza il complesso organico dei cri-
teri normativi, la cui proporzionalità deve, pertanto, essere costantemente man-
tenuta, pur in esito alle modifiche effettuate30.
Al fine di scongiurare tali squilibri, il penetrante sindacato del giudice am-
ministrativo si è concentrato primariamente sulla valutazione della corrispon-
denza dei nuovi criteri definiti dalla commissione rispetto al livello qualitativo
proprio della tipologia abilitativa considerata. Si è inteso in tal modo censurare
l’utilizzo per l’abilitazione a professore di seconda fascia – per la quale è richie-
sta la “sola” maturità scientifica – di un metro di valutazione fondato sulla pre-
senza di quegli elementi di necessaria eccellenza – e quindi di piena maturità –
previsti per il giudizio di idoneità alle funzioni di prima fascia31.
30 Così
le sentenze del Cons. St., sez. VI, 24 aprile 2017, nn. 1949, 1950, 1951.
31 Aderiscono a questo indirizzo ermeneutico, ex multis, le pronunce Cons. St., sez. VI, 29
dicembre 2016, n. 5534; 27 aprile 2017, nn. 1949, 1950, 1951; 2 novembre 2017, n. 5059; 9 no-
vembre 2018, n. 6332.
186 FRANCESCO SAVO AMODIO
2017, n. 3316. La medesima conclusione è contenuta, altresì, nella circolare MIUR del 11 gennaio
2013.
33 «Ciò comporta – chiarisce la sentenza del Cons. St., sez. VI, 21 novembre 2017, n. 5065 –
che le commissioni possono non attribuire l’abilitazione ai candidati che superino le mediane per il
settore di appartenenza, ma sulla base di un giudizio di merito negativo della commissione, ovvero
possono attribuire l’abilitazione a candidati che, pur non avendo superato tutte le mediane pre-
scritte, siano stati valutati dalla commissione con un giudizio di merito estremamente positivo».
34 Così la pronuncia Cons. St., sez. VI, 31 ottobre 2017, n. 4596.
35 Sul punto si v., ex multis, Cons. St., sez. VI, 3 ottobre 2017, n. 4596; 19 gennaio 2017, n.
226; 26 maggio 2015, n. 2665; 10 febbraio 2015, n. 723; 21 novembre 2017, n. 5065; 16 aprile
2018, n. 2244. Particolarmente interessante è, poi, la sentenza Cons. St., sez. VI, 4 luglio 2018, n.
4114, ove espressamente si sottolinea proprio la capacità dei requisiti oggettivi di porsi quale
forma di «giudizio espresso nei fatti da tutta la comunità scientifica di riferimento». Sullo speci-
fico punto, si v. anche Cons. St., sez. VI, 21 settembre 2017, n. 4523 e 2 novembre 2017, n. 5065.
36 Così Cons. St. sez. VI, 19 gennaio 2017, n. 226. In senso conforme si v. altresì Cons. St.,
sez. VI, 26 maggio 2015, n. 2665; 10 febbraio 2015, n. 723; 3 ottobre 2017, n. 4596.
37 Cfr. Cons. St., sez. VI, 13 dicembre 2019, n. 8471.
SINDACATO SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA IN MATERIA DI VALUTAZIONI SCOLASTICHE 187
11354; 13 giugno 2017, n. 8453; Cons. St., sez. VI, 18 settembre 2017, n. 4362; 25 febbraio 2019,
n. 1321; di contro, maggior rispetto per l’esercizio dei poteri tecnico-discrezionali si rinviene nella
pronuncia Cons. St., sez. VI, 2 novembre 2017, n. 5060, in relazione allo specifico giudizio di
scarsa originalità formulato dalla commissione.
39 Sul punto, cfr. le pronunce Cons. St., sez. VI, 10 aprile 2017, n. 1662; 18 settembre 2017,
n. 4346; 30 ottobre 2017, n. 4596; 23 ottobre 2018, n. 7206; 4 novembre 2019, n. 7528; con
quella, di segno opposto, del medesimo giudice del 18 gennaio 2018, n. 476. Quest’ultima, rela-
tiva ad una fattispecie di tipo concorsuale, ha disatteso le censure fatte proprie dal giudice di
prime cure (concernenti, tra gli altri, il maggior prestigio internazionale derivante dalla partecipa-
zione a uno specifico progetto o dal conseguimento di un premio rispetto ad un altro), conside-
randole come incidenti sul merito della scelta, ma ha nondimeno dichiarato l’illegittimità del prov-
vedimento gravato in ragione della scelta, giudicata erronea, dell’amministrazione di distinguere
tra pubblicazioni relative al diritto pubblico e quelle di diritto amministrativo.
40 Il medesimo onere di valutazione analitica dell’apporto individuale del candidato all’in-
terno di opere collettane si rinviene anche nella pronuncia Cons. St., sez. VI, 3 ottobre 2017, n.
4596.
41 Così le sentenze Cons. St., sez. VI, 16 aprile 2018, n. 2244; 12 settembre 2017, n. 4317.
Sull’onere del collegio di esaminare in modo attento e completo i giudizi dei singoli commissari,
188 FRANCESCO SAVO AMODIO
ponendosi quale luogo di sintesi degli stessi, si v. anche l’arresto Cons. St., sez. VI, 7 agosto 2017,
n. 3938.
42 Così Cons. St., sez. VI, 10 aprile 2017, n. 1662.
SINDACATO SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA IN MATERIA DI VALUTAZIONI SCOLASTICHE 189
non congruità del giudizio rispetto alle premesse, da cui emerge un profilo pro-
fessionale comunque significativo»43.
In conclusione, al fine di comprendere pienamente il grado di intensità del
sindacato del giudice amministrativo sulle valutazioni tecnico-discrezionali nel-
l’ambito in esame, appare quanto mai opportuno dedicare alcune riflessioni an-
che alla giurisprudenza in materia di riedizione del potere valutativo conse-
guente all’annullamento di un provvedimento viziato44.
Nel dettaglio, proprio al fine di tutelare l’ampia sfera di discrezionalità in
capo agli organi universitari e l’autonomia di cui la stessa è espressione, il Col-
legio, dopo aver dichiarato l’illegittimità e annullato la valutazione gravata, è so-
lito disporne la rinnovazione da parte della commissione giudicatrice, eventual-
mente in diversa composizione, astenendosi così dal pronunciarsi sull’effettiva
spettanza in capo al candidato dell’abilitazione richiesta. In tal sede, tuttavia, il
giudice tende a specificare in maniera espressa se la rinnovazione dell’attività va-
lutativa debba essere totale o parziale45.
Secondo l’orientamento giurisprudenziale prevalente, tuttavia, anche nel
caso in cui l’ordine di rivalutazione sia espressamente esteso al giudizio valuta-
tivo nella sua interezza e, quindi, alla commissione giudicatrice in diversa com-
posizione sia consentito rivedere e modificare anche eventuali profili positivi di
giudizio espressi in precedenza, la stessa non può in alcun occasione estendere
ad libitum l’esercizio del proprio potere discrezionale, finendo altrimenti per
violare i principi di buon andamento e di imparzialità dell’azione amministra-
tiva, oltre a ledere l’affidamento del candidato.
Più specificamente, la marcata ed immotivata divaricazione tra le valuta-
zioni espresse in sede di rinnovazione e quella rese in precedenza, e non censu-
rate in giudizio, costituisce, nel costante insegnamento giurisprudenziale, un
chiaro profilo di eccesso di potere. Invero, come posto in luce la giurisprudenza,
il sovvertimento della portata delle valutazioni precedenti, senza alcuna traspa-
rente constatazione della erroneità delle stesse, non può che risultare sintoma-
tico di un andamento perplesso e contraddittorio della pubblica amministra-
zione. Tale censura risulta ancor più forte laddove i due – o in alcuni casi i tre –
giudizi qualitativi risultino in marcato disaccordo tra loro, non essendo dato
comprendere – si legge nella sentenza del Consiglio di Stato, sez. VI, del 25 feb-
braio 2019, n. 1321 – come la medesima comunità scientifica – sia pure a mezzo
di studiosi differenti – possa valutare, applicando i medesimi parametri di giu-
43 In merito al medesimo indirizzo si v. anche, fra le tante, Cons. St., sez. VI, 16 aprile 2018,
n. 2244, ove si evidenzia come «la commissione giudicatrice, sulla base dei soli rilievi (gli unici di
tenore negativo) della scarsità complessiva della collocazione editoriale delle pubblicazioni e del
carattere limitato dell’impatto delle pubblicazioni scientifiche all’interno delle settore concorsuale
08/B2, peraltro in parziale aperta contraddizione intrinseca con le superiori valutazioni di tenore
positivo, è pervenuta, ex abrupto, ad un giudizio finale negativo sull’idoneità del candidato, con il
voto di tre su cinque componenti».
44 Più in generale, sul tema, si v. anche P. CARPENTIERI, Azione di adempimento e discreziona-
dizio, in modo così divergente la qualità scientifica espressa dai lavori e dai titoli
presentati dal medesimo candidato.
La pronuncia appena citata risulta quanto mai significativa anche in ra-
gione delle conclusioni, altamente innovative, cui giunge46.
La vicenda da cui trae origine è indubbiamente peculiare, in quanto carat-
terizzata dall’annullamento di ben tre valutazioni successive, ciascuna presen-
tando chiari indici di irragionevolezza. Il Consiglio di Stato, dovendosi quindi
pronunciare in appello sull’illegittimità del terzo provvedimento, dopo aver con-
fermato le conclusioni del giudice di primo grado, si è interrogato sulla que-
stione della “riduzione” dei margini di discrezionalità amministrativa (anche
tecnica) in conseguenza del suo progressivo esercizio, virtuoso o vizioso, da
parte dell’organo burocratico.
In particolare, sia pur dopo aver ribadito, secondo l’orientamento consoli-
dato, che «il giudice non è chiamato, sempre e comunque, a sostituire la sua de-
cisione a quella dell’Amministrazione, dovendo verificare se l’opzione prescelta
da quest’ultima rientri o meno nella ristretta gamma di risposte plausibili che
possono essere date a quel problema alla luce delle scienze rilevanti e di tutti gli
elementi di fatto», il Collegio ha sottolineato che, in concreto, è possibile assi-
stere ad una progressiva riduzione della discrezionalità e che quest’ultima, oltre
ad essere l’effetto, sul piano sostanziale, degli auto-vincoli discendenti dal dipa-
narsi dell’azione amministrativa, contrassegnata dal crescente impiego di fonti
secondarie e terziarie, può essere causata anche dalla dinamica giurisdizionale.
In altre parole, l’erosione dei margini di opinabilità del giudizio può essere
conseguenza, sul piano processuale, di specifici meccanismi giudiziari – si pensi
alla combinazione di ordinanze propulsive e motivi aggiunti avverso l’atto di rie-
sercizio del potere, ma anche alle preclusioni istruttorie e alla regola di giudizio
fondata sull’onere della prova – che, sollecitando l’amministrazione resistente a
compiere ogni valutazione rimanente sulla materia controversa, consentono di
focalizzare l’accertamento, attraverso successive approssimazioni, sull’intera vi-
cenda di potere, concentrando in un solo episodio giurisdizionale tutta quella
attività di cognizione che prima doveva necessariamente essere completata in
sede di ottemperanza47.
In via del tutto innovativa, però, la sentenza in esame giunge sino a soste-
nere che «la consumazione della discrezionalità può essere anche il frutto della
insanabile “frattura” del rapporto di fiducia tra amministrazione e cittadino, de-
rivante da un agire reiteratamente capzioso, equivoco, contraddittorio, lesivo
quindi del canone di buona amministrazione e dell’affidamento riposto dai pri-
vati sulla correttezza dei pubblici poteri».
46 Per una più completa e attenta disamina dei profili di rilevanza di questa pronuncia, si v.
F. CAPORALE, Discrezionalità tecnica della p.a. e azione di condanna ad un facere, in G. dir. amm., 4,
2019, 499 ss.
47 Sul punto, si v. anche A. TRAVI, Garanzia del diritto d’azione e mezzi istruttori nel diritto
amministrativo, in Dir. proc. amm., 1987, 558 ss. e D. DE PRETIS, Discrezionalità tecnica e incisività
del controllo giurisdizionale, in G. dir. amm., 1999, 1180 ss.
SINDACATO SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA IN MATERIA DI VALUTAZIONI SCOLASTICHE 191
48 Significativamente, questa pronuncia ha ottenuto anche l’avallo delle SS.UU. della Corte
di cassazione, che, nella propria recente sentenza del 7 settembre 2020, n. 18592, hanno giudicato
le conclusioni dalla prima raggiunte «il frutto di un’interpretazione articolata ed evolutiva delle
norme del codice del processo amministrativo, a partire dall’art. 34, comma 1, lett. e) – e come
tale rappresentante il proprium della funzione giurisdizionale affidata al giudice amministrativo –,
che consente al giudice della cognizione di disporre le misure idonee ad assicurare l’attuazione del
giudicato e delle pronunce non sospese, ivi compresa la nomina di un commissario ad acta, eser-
citando così un potere, una volta spendibile solo nella successiva sede dell’ottemperanza».
49 Come espressamente affermato nell’arresto Cons. St., sez. VI, 4 luglio 2018, n. 4114.
192 FRANCESCO SAVO AMODIO
del loro livello di diffusione e del valore loro attribuito dagli altri studiosi. In tal
senso, anche la sola pubblicazione in una rivista di collocazione editoriale eccel-
lente è stata letta dalla giurisprudenza come un chiaro sintomo di validità del-
l’opera prodotta50.
Di contro, la preservazione di un ragionevole margine di discrezionalità in
capo alla singola commissione valutatrice risulta funzionale a tutelare l’autono-
mia della comunità scientifica nazionale di cui il candidato aspira a diventare
parte. Invero, la circostanza che il giudizio ultimo sulla qualità dell’aspirante
professore sia demandato ad accademici di comprovata competenza appare
volta proprio a scongiurare che un candidato non idoneo possa trarre vantaggio
dalla specifica configurazione, definita a livello ministeriale, dei criteri di im-
patto o degli altri parametri quantitativi, specie in quei contesti disciplinari
meno compatibili con una rappresentazione puramente bibliometrica.
Pur astrattamente ammettendo l’eventuale divergenza tra queste due valu-
tazioni, il giudice amministrativo appare porsi come garante dell’intrinseca coe-
renza dell’intero sistema, andando a censurare ogni situazione di manifesta di-
stonia tra i due giudizi. In tale prospettiva, le indicazioni quantitative o d’im-
patto costituiscono i parametri di riferimento – se non più propriamente i limiti
– per l’esercizio potere discrezionale riconosciuto in capo alla singola commis-
sione. Finisce così per ridursi in misura significativa quel margine di insindaca-
bile opinabilità del giudizio in concreto, pur formalmente riconosciuto dalla giu-
risprudenza a salvaguardia dell’autonomia della comunità scientifica.
In un contesto così delicato, si comprende agevolmente perché il Consiglio
di Stato, di fronte alla plurima reiterazione del conflitto tra il giudizio statistico-
oggettivo e quello valutativo-soggettivo, sia giunto a parlare di frattura del rap-
porto di fiducia. Al di là delle considerazioni più ampie e sistematiche51, nel-
l’ambito specificamente oggetto del contenzioso il presupposto della fiducia a
cui fa riferimento l’arresto da ultimo commentato è proprio la coerenza interna
del sistema di valutazione, ovvero del meccanismo di correlazione logica e reci-
proco completamento tra due giudizi espressi, sia pur in forme diverse, dalla
medesima comunità scientifica.
Là dove, quindi, l’illegittimo esercizio del potere discrezionale, sconfinante
i margini di ammissibile opinabilità, finisce per porsi in un insanabile e reiterato
contrasto con il diverso e più ampio giudizio statistico fornito dalla comunità
scientifica nella sua interezza, il giudice amministrativo, al fine di preservare la
legittima aspettativa del candidato, ha ritenuto – in via forse eccessiva – di non
poter far altro che dichiarare colpevolmente esaurita l’autonomia valutativa
50 Di contro, la pronuncia Cons. St., sez. VI, 19 settembre 2017, n. 4362, conclude, in me-
rito alla presenza di pubblicazioni in fascia A, che «un candidato all’abilitazione scientifica nazio-
nale per professore di prima fascia non possa esser privo di tale requisito».
51 Su cui si vedano, senza pretesa di esaustività, G. GRECO, L’accertamento autonomo del rap-
porto nel giudizio amministrativo, Milano, 1980; B. SASSANI, Impugnativa dell’atto e disciplina nel
rapporto. Contributo allo studio della tutela dichiarativa nel processo civile e amministrativo, Pa-
dova, 1989.
SINDACATO SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA IN MATERIA DI VALUTAZIONI SCOLASTICHE 193
17; TAR Campania, Napoli, sez. VIII, 28 marzo 2017, n. 1706; TAR Puglia, Bari, sez. I, 23 feb-
braio 2017, n. 188; TAR Lazio, Roma, sez. II, 2 novembre 2016, n. 10813; Cons. St., sez. IV, 6 feb-
braio 2017, n. 492; 1° giugno 2018, n. 3326.
55 Tra le più rilevanti, anche sotto il profilo quantitativo, si ricordano i concorsi per l’assun-
zione dei funzionari dello Stato, per l’accesso ai ruoli della magistratura contabile, le prove
d’esame per il conseguimento dell’abilitazione nazionale forense o, ancora, il concorso per l’ac-
cesso alla professione notarile.
194 FRANCESCO SAVO AMODIO
ricchezza tipologica delle procedure concorsuali ogni anno avviate in Italia non
corrisponde un livello di differenziazione della normativa applicabile, quanto-
meno nei suoi caratteri essenziali, parimenti significativo. Di conseguenza, anche
le censure sottoposte dai ricorrenti all’attenzione del giudice amministrativo ap-
paiono sostanzialmente comuni alle diverse procedure concorsuali.
Anche sotto il profilo quantitativo, l’ambito d’indagine si conferma decisa-
mente ampio; da una sommaria rilevazione realizzata tramite il motore di ricerca
della Giustizia amministrativa è emerso che le pronunce del Consiglio di Stato
contenenti le parole-chiave «concorso», «pubblico», «valutazione» e «tecnica»
pubblicate nel 2020 sono ben 87, mentre sia nel 2019 che nel 2018 il numero di
sentenze emanate superava le 140 unità, avendo registrato invece una lieve fles-
sione nel 2017, arrestandosi a 7156.
In particolare, il contenzioso si concentra, innanzitutto, sulla valutazione
dell’adeguatezza, della legittimità e della ragionevolezza dei criteri e dei para-
metri di giudizio di volta in volta individuati dalla singola commissione di con-
corso e, chiaramente, sulla loro applicazione. In particolare, spesso i ricorrenti
lamentano l’erroneità e l’apoditticità della motivazione espressa a corredo dei
giudizi discrezionali impugnati, censurando per lo più l’utilizzo della sola valu-
tazione numerica57.
Più raramente, invece, si fa riferimento alla figura sintomatica della dispa-
rità di trattamento, anche in ragione della marcata cautela del giudice ammini-
strativo nel rilevare tale vizio58.
59 Cons. St., sez. V, 7 dicembre 2016, n. 5086 in materia di concorso per magistrato ordina-
rio. Similmente, anche la Cassazione ha individuato i limiti esterni del sindacato del giudice am-
ministrativo nella rilevazione di fattispecie d’irragionevolezza, arbitrarietà e violazione del princi-
pio della par condicio tra i concorrenti; così Cass., SS.UU., 13 febbraio 2020, n. 3562; 28 maggio
2012, n. 8412; 19 dicembre 2011, n. 27283.
60 Così, Cons. St., sez. IV, 30 agosto 2018, n. 5117, che a sua volta, richiama il precedente
nuncia TAR Lazio, Roma, sez. I, 23 febbraio 2019, n. 2372. In senso conforme anche TAR Lazio,
196 FRANCESCO SAVO AMODIO
Roma, sez. I, 1° marzo 2019, n. 2672; Cons. St., sez. IV, 30 agosto 2018, n. 5117; sez. V, 4 no-
vembre 2019, n. 7495.
63 Cons. St., sez. V, 24 settembre 2019, n. 6358 e, in senso conforme, anche sez. IV, 5 di-
cembre 2016, n. 5099; 8 gennaio 2018, n. 76; 1° agosto 2018, n. 4745; sez. V, 30 novembre 2015,
n. 5407; sez. VI, 11 dicembre 2015, n. 5639.
64 Così Cons. St., sez. IV, 28 ottobre 2013, n. 5196; 27 giugno 2007 n. 3745.
65 Cons. St., sez. IV, 30 agosto 2018, n. 5117. In senso conforme, id., sez. IV, 27 maggio
66 Cons. St., sez. V, 17 dicembre 2018, n. 7115. Ma si v., altresì, Cons. St., VI, 3 marzo 2014,
n. 990; 26 gennaio 2015, n. 325; 19 marzo 2015, n. 1411; 27 settembre 2016, n. 3976; 17 maggio
2017, n. 2334.
67 Cons. St., sez. III, 29 marzo 2019, n. 2091; id., sez. VI, 19 gennaio 2018, n. 353.
68 In particolare, la valutazione del giudice d’appello si fonda sul presupposto che «il vaglio
69 In via esemplificativa, si v. la pronuncia TAR Lazio, Roma, sez. I, 1° marzo 2019, n. 2672.
SINDACATO SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA IN MATERIA DI VALUTAZIONI SCOLASTICHE 199
cora in tempi più recenti, tali relazioni sono state valorizzate dalla giurisprudenza di primo grado,
ma solo raramente il loro utilizzo si traduce in un vero e proprio sconfinamento del giudice oltre
il margine di opinabilità della valutazione amministrativa. In particolare sul punto, si v. la sentenza
TAR Lazio, Roma, sez. I 8 agosto 2019, n. 10419, citata alla successiva n. 76.
74 In relazione a questo orientamento si v. Cons. Stato, sez. IV, 11 gennaio 2008, n. 71; sez.
13271/2019, ove il Giudice si spinge a verificare la correttezza dei rilievi della commissione in me-
rito all’incompletezza dell’atto della candidata, sottolineando, in particolare, l’assenza dell’indivi-
duazione del soggetto deliberante, oltre all’indicazione, per l’aumento del capitale sociale, di un
importo diverso da quello specificato nella traccia.
76 TAR Campania, Napoli, sez. VIII, del 3 ottobre 2017, n. 4609.
77 Ibidem.
78 La medesima conclusione appare suffragata anche dall’analisi, tra le altre, delle pronunce
TAR Lazio, Roma, sez. III, 16 novembre 2015, n. 12950 e Cons. St., sez. IV, 30 agosto 2018, n.
5117.
SINDACATO SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA IN MATERIA DI VALUTAZIONI SCOLASTICHE 201
79 TAR Lazio, Roma, sez. I, 8 agosto 2019, n. 10419. Tale pronuncia appare molto interes-
sante anche in relazione alla valorizzazione della relazione peritale di parte in essa contenuta. Nel
caso di specie, tuttavia, il Collegio si premura di sottolineare che il ricorso «non si limita a dare
conto della opinabilità propria delle valutazioni caratterizzate da discrezionalità tecnica nel campo
delle scienze non esatte (quale quello in esame), che in quanto tale non sarebbe indizio sufficiente
circa la illegittimità della valutazione operata, ma mette in luce la coerenza degli elementi emersi
nell’ambito della prova giudicata insufficiente rispetto ai parametri generali il cui possesso deve
essere dimostrato dai candidati e che sono stati riconosciuti dalla stessa Commissione in occasione
della correzione delle altre due prove».
80 Sul punto, si v. Cons. St. 2 novembre 2017, n. 5059.
81 Si v. la pronuncia Cons. St. 14 gennaio 2019, n. 334, particolarmente indicativa della per-
vasività del sindacato del g.a. sull’aderenza del profilo specifico della candidata vincitrice a quello
indicato nel bando.
202 FRANCESCO SAVO AMODIO
5. Considerazioni di sintesi
Gli ampi margini di opinabilità che caratterizzano il contenuto dei provve-
dimenti maggiormente oggetto di contenzioso in tutti e tre i macro-settori con-
siderati, stante anche l’assenza di regole tecniche sufficientemente dettagliate da
indirizzare e oggettivare in toto l’attività valutativa dell’amministrazione, giusti-
ficano, ad una prima analisi, il generalizzato atteggiamento, sin qui descritto, di
deferenza del giudice amministrativo rispetto al potere di tecnico-discrezionale
della p.a.
D’altra parte, sia in merito al contenzioso che riguarda le valutazioni scola-
stiche che a quello relativo alla materia universitaria, al dovuto rispetto per l’au-
tonomia didattica e accademica e per la libertà scientifica, di cui tali apprezza-
menti sono espressione, si aggiunge, nel condizionare l’atteggiamento del giu-
dice, nella prima ipotesi, la consapevolezza del carattere complesso e diacronico
della valutazione del grado di maturità di uno studente, che non potrebbe di
certo essere efficacemente sostituita da un apprezzamento esterno, quale quello
giurisdizionale, e, nella seconda, il carattere altamente specialistico dell’oggetto
della valutazione – ovvero la qualità scientifica dei lavori e delle esperienze ma-
85 In cui la maggior conoscenza della materia da parte del giudice induce quest’ultimo ad
n. 505; sez. V, 17 dicembre 2018, n. 7115; TAR Lazio, Roma, sez. I 8 agosto 2019, n. 10419.
87 Sul punto, cfr. con M. ALLENA, Art. 6 Cedu. Procedimento e processo amministrativo, Na-
poli, 2012, ove si pone in luce come, rispetto alle valutazioni delle autorità scolastiche o universi-
tarie e delle commissioni istituite nell’ambito delle procedure per l’abilitazione all’esercizio delle
professioni, la prevalente giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo ha escluso l’ap-
plicabilità delle garanzie previste dall’art. 6, § 1, della Cedu, sostenendo la pertinenza delle stesse
a «profili del potere esercitato del tutto estranei a questioni giuridiche, cioè aspetti che sfuggono
totalmente al dominio delle regole fornite dall’ordinamento giuridico».
SINDACATO SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA IN MATERIA DI VALUTAZIONI SCOLASTICHE 205
zione dello studente in un più ampio giudizio prognostico sulla sua capacità di
maturazione, personale e didattica, durante il regolare percorso scolastico.
Invero, proprio tale scostamento da un giudizio puntuale sul grado di co-
noscenza acquisito, in un dato momento storico, dallo studente verso un più ge-
nerale apprezzamento circa l’intera carriera scolastica di quest’ultimo, ha per-
messo la sostanziale riduzione dei margini di discrezionalità tecnica della valuta-
zione, consentendo, quindi, un più penetrante sindacato giurisdizionale avente
ad oggetto la completezza della ricostruzione del percorso scolastico, oltre che
l’attendibilità e la ragionevolezza di detto giudizio90.
In misura non dissimile, anche nella materia concorsuale si è evidenziata la
particolare intensità assunta dal sindacato giurisdizionale sul fatto e, in partico-
lare, l’attenzione posta dal giudice nel confrontare la veridicità di tutti i rilievi
posti dalla commissione a fondamento dei propri giudizi di valore, tanto da
spingerlo a prendere diretta visione dell’elaborato formulato. Così come pene-
trante risulta l’interesse della giurisprudenza per la ragionevolezza e l’adegua-
tezza dei criteri e dei parametri valutativi fissati dalla singola commissione esa-
minatrice, in quanto preliminare oggettivazione del potere discrezionale in con-
creto esercitato.
In conclusione, quindi, il costante approccio del giudice si caratterizza per
due tendenze peculiari e contrapposte. Da una parte, si rileva la perdurante con-
dotta di self-restraint della giurisprudenza amministrativa, soprattutto d’appello,
rispetto al sindacato dei profili più marcatamente tecnico-discrezionali degli ap-
prezzamenti qui considerati, giustificata, d’altronde, dall’ineliminabile margine
di opinabilità valutativa coessenziale alla natura stessa dei giudizi sin qui consi-
derati e rispetto al quale il giudice appare consapevole di non possedere gli stru-
menti idonei a sostituirsi all’amministrazione91.
D’altra, invece, come si è appena posto in evidenza, la descritta forte spinta
verso la progressiva oggettivazione del processo valutativo ha amplificato, nel-
l’ottica di garantire una tutela giurisdizionale piena ed effettiva, la pervasività del
sindacato del giudice sulla completezza dell’analisi tecnica compiuta dall’ammi-
nistrazione e sulla ragionevolezza e la coerenza delle conclusioni raggiunte92.
Proprio questa continua tensione nella ricerca di un instabile equilibrio tra
il rispetto dell’elevata competenza settoriale propria dei soggetti valutatori93
90 In tal senso non può che richiamarsi anche quanto osservato in merito al diverso grado di
intensità dell’onere motivazionale conseguente alla specifica età dello studente, § 2.3.
91 Cfr., in particolare, con V. CERULLI IRELLI, Note in tema di discrezionalità amministrativa e
sindacato di legittimità, in Dir. proc. amm., 1984, 463 ss., ove si fa riferimento a due caratteristiche
essenziali della valutazione, ovvero la soggettività e l’irripetibilità del giudizio, in ragione delle
quali l’attività amministrativa non è soggetta al sindacato giurisdizionale «non perché discrezio-
nale ma per la particolare struttura del tipo di attività svolta, che la renderebbe insindacabile da
qualunque soggetto venisse svolta» (p. 497).
92 Cfr. Cons. St., sez. VI, 25 febbraio 2019, n. 1321 e, M. FILICE, Verso un sindacato consa-
pevole sulle valutazioni tecnico discrezionali, in G. dir. amm., 2016, 684 ss.
93 Sebbene, si badi bene, le pronunce facciano tutte riferimento sempre alla discrezionalità
tecnica della singola commissione in quanto tale e quasi mai alla specifica competenza dei com-
ponenti della stessa.
SINDACATO SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA IN MATERIA DI VALUTAZIONI SCOLASTICHE 207
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE
SULLE VALUTAZIONI TECNICHE
DELL’AUTORITÀ GARANTE DELLA CONCORRENZA
E DEL MERCATO
Silvia de Nitto
zionalità tecnica, Padova, 1995, 310, la quale afferma che «in questi casi diviene centrale l’indivi-
duazione del soggetto chiamato ad assumere la determinazione definitiva, controllabile, quanto ai
suoi termini di conformità con la norma, ma non sostituibile con la scelta ad opera di un altro sog-
getto».
2 Le Autorità indipendenti preposte al perseguimento del public interest declinano, infatti, le
finalità di regolazione attribuite dalla legge mediante l’esercizio di un potere pubblicistico che
vede fronteggiarsi situazioni di interesse legittimo, sia rispetto all’an che al quomodo dell’inter-
vento, in considerazione anche di una ponderazione delle diverse situazioni giuridiche soggettive
che vengono in rilievo nella situazione concreta. Il grado di incidenza e di integrazione della valu-
210 SILVIA DE NITTO
tazione amministrativa dipenderà, oltre che dalla situazione concreta, dal tipo di parametro tec-
nico a cui si fa riferimento e dal settore di competenza. Si vedano, in tal senso, i capp.: VIII di F.
Caporale, IX di L. Lorenzoni e X di L. Lippolis, in questo Volume.
3 Si fa riferimento alla distinzione di G. AMATO, Autorità semi-indipendenti ed autorità di ga-
ranzia, in Riv. trim. dir. pubbl., n. 3, 1997, il quale, dopo aver registrato la pericolosa tendenza dot-
trinaria alla realizzazione di «semplificazioni unificanti» non in grado di valorizzare le diversità tra
le varie autorità indipendenti – pertanto non costituenti un autonomo genus –, individua il mo-
dello incarnato dall’Autorità antitrust, «che ha compiti esclusivamente di aggiudicazione e non di
regolazione dei settori di cui si occupa, giacché decide sillogisticamente di casi concreti appli-
cando la legge».
4 In tal senso F.G. SCOCA, F. DEGNI, Autorità amministrative indipendenti e sindacato giuri-
sdizionale, in L. PAGANETTO (a cura di), Authorities. Imparzialità e indipendenza, Roma, 2007, 20-
21, secondo i quali si tratta di una «attività che si qualifica come un’operazione ermeneutica
norma-fatto (e non norma-potere-fatto)».
5 Sulla base dello schema “Norma-potere-effetto”, prospettato nella nota sistemazione teo-
rica – ripresa dalla teoria di Guicciardi – di E. CAPACCIOLI, Interessi legittimi e risarcimento dei
danni, Milano, 1963, 119 ss., secondo il quale «la struttura del sistema normativo si ordina neces-
sariamente in uno di questi due schemi fondamentali: lo schema norma-fatto o lo schema norma-
potere»; tale ricostruzione è stata recentemente utilizzata con riferimento alle autorità amministra-
tive indipendenti da P. LAZZARA, Autorità indipendenti e discrezionalità, Padova, 2001.
6 In tal senso si veda M. LIBERTINI, Autorità indipendenti e giurisdizione (con particolare rife-
rimento all’Autorità Garante della Concorrenza), in Astrid Rassegna, n. 3, 2019, 12-13, secondo il
quale «quando si dice che le autorità di concorrenza non fanno regolazione, si fa un’affermazione
solo parzialmente vera»: se è opportuno che i profili regolatori rimangano assenti nell’esercizio
delle funzioni “tradizionali”, risultano invece presenti, ad esempio, «nelle autorizzazioni condizio-
nate delle operazioni di concentrazione, nelle decisioni con impegni ed anche nella configurazione
delle diffide e dei successivi controlli sull’ottemperanza».
SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’AUTORITÀ GARANTE 211
7 Sul punto si veda Cons. St., sez. VI, 12 aprile 2017, n. 1708, in cui si sottolinea l’ambito
discrezionale che il potere presuppone: «l’uso delle parole “accertamento”, “valutazione” e “pos-
sibili violazioni”, per la loro valenza semantica, indicano in maniera palese la volontà del Giudice
di rimettere all’Autorità la scelta, che resta, quindi, discrezionale, sia delle modalità di acquisi-
zione istruttoria delle informazioni suddette (“accertamento” resta una parola neutra, quanto agli
strumenti formali delle verifiche imposte), sia dell’apprezzamento della rilevanza giuridica delle
notizie così ottenute (nel ché si risolve il significato della parola “valutazione”), sia, infine, della
configurazione di infrazioni alle regole della concorrenza (le parole “possibili violazioni” signifi-
cano chiaramente l’affidamento all’Autorità del pertinente scrutinio, che non può, pertanto, in-
tendersi assorbito e compreso nella decisione passata in giudicato)».
8 Corte cost., 31 gennaio 2019, n. 13, secondo la quale l’Autorità, essendo «portatrice di un
interesse pubblico specifico, che è quello alla tutela della concorrenza e del mercato (artt. 1 e 10
della legge n. 287 del 1990)», svolge una funzione amministrativa discrezionale, il cui esercizio
comporta la ponderazione dell’interesse primario con gli altri interessi pubblici e privati in gioco.
Tale carattere «emerge con particolare evidenza nei rilevanti poteri pararegolatori e consultivi at-
tribuiti all’Autorità garante (artt. 21, 22, 23 e 24 della legge antitrust […]) e nell’ampio margine
di discrezionalità amministrativa che connota istituti quali le autorizzazioni in deroga di intese vie-
tate, l’accettazione degli “impegni” e i cosiddetti programmi di clemenza (rispettivamente, artt. 4,
14-ter e 15, comma 2-bis, della legge antitrust)».
9 Così G. MORBIDELLI, Sul regime amministrativo delle autorità indipendenti, in ID., Scritti di
giuridico italiano, in Concorrenza e Autorità Antitrust. Un bilancio a 10 anni dalla legge. Atti del
convegno, Roma 9-10 ottobre 2000, in www.agcm.it, 72.
212 SILVIA DE NITTO
parative Institutional Approach, in Riv. trim. dir. pubbl., 2018, 560-561, secondo il quale «in order
to compare the systems of control, it is necessary to pay great attention, for example, to the diffe-
rent levels of concentration of political and executive powers in each legal system and, in particu-
lar, to the different relations between administration and government. Therefore, it is fundamen-
tal to consider carefully the constitutional position of the specific administration and, above all,
the concrete tasks entrusted by the law to the agencies, since the intensity of judicial review
should be different in case of agencies entitled to the interpretation of the statutes, or if they are
in charge of the implementation of the law (with or without technical standards) or, again, in case
the agencies are entitled to carry on autonomous policies».
12 Recante il Regolamento in materia di procedure istruttorie di competenza dell’Autorità
cumenti, deduzioni e pareri e di accedere ai documenti (art. 7, co. 1 e 2 del d.P.R. n. 217/1998) e
possono essere discrezionalmente ammessi dall’Autorità a rappresentare il loro punto di vista nel-
l’ambito dell’audizione finale (art. 14, co. 6).
14 Il novero dei soggetti destinatari delle richieste non è circoscritto alle imprese parti
dell’istruttoria, ma ricomprende chiunque sia in possesso di documenti utili a fini istruttori, che
deve per ciò solo considerarsi obbligato a fornire le informazioni richieste.
SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’AUTORITÀ GARANTE 213
15 Si pensi che sul portale istituzionale della giustizia amministrativa, inserendo la locuzione
“intese antitrust”, risultano pubblicate, solo per il 2020 (fino a luglio), 88 sentenze, di cui 52 del
Consiglio di Stato (sez. VI), a fronte delle 29 sentenze per le fattispecie di “abuso di posizione
dominante”.
16 Corte giust. UE, 5 dicembre 2013, C-449/11P.
17 Cons. St., sez. VI, 13 giugno 2014, n. 3032; Cons. St., sez. VI, 24 ottobre 2014, nn. 5274,
l’impresa, grazie al suo potere di mercato, sia in grado di attuare pratiche e ot-
tenere benefici che non potrebbe conseguire in un contesto competitivo. L’ille-
cito in esame punisce, dunque, quell’impresa che, stante la propria forza di mer-
cato, si insinua nella dinamica concorrenziale al fine di minarla a proprio van-
taggio, a danno dei concorrenti o dei consumatori: stretto è il legame tra il
concetto di potere di mercato con quello, a rigore successivo, di abuso di tale
potere, nel senso che «intanto può predicarsi la sussistenza di un potere di mer-
cato in quanto è possibile che la impresa che lo detiene sia in grado di abu-
sarne»18. Questo costituisce il profilo di maggiore confronto processuale, anche
in ragione del fatto che l’elenco di condotte riportate all’interno dell’art. 102
TFUE e dell’art. 3 della l. n. 287/1990 non è considerabile come esaustivo: esso
riporta solo alcuni esempi di siffatti abusi, non esaurendo le modalità di sfrutta-
mento abusivo di posizione dominante contrastanti con la normativa. Partico-
larmente delicate appaiono le ipotesi in cui si contesti la sussistenza dei presup-
posti per l’applicazione della dottrina delle cc.dd. ‘essential facilities’.
Una parte rilevante delle pronunce ha a oggetto la valutazione relativa alla
determinazione della misura sanzionatoria, sotto un duplice profilo: il primo ri-
guarda la qualificabilità – ai fini sanzionatori – dell’illecito come “grave” o
“molto grave”19; il secondo attiene più propriamente al quantum. Relativamente
a quest’ultimo aspetto, occorre registrare che la legge 5 marzo 2001, n. 57 ha
modificato l’art. 15 della l. n. 287/1990, eliminando l’ammontare minimo (pari
all’1 per cento) della sanzione e prevedendone solamente uno massimo (pari al
10 per cento) da rapportare all’intero fatturato dell’impresa cui deve essere ap-
plicata la sanzione e non più solo al fatturato relativo ai prodotti oggetto del-
l’intesa o dell’abuso di posizione dominante. Ciò ha, da una parte, attribuito una
maggiore discrezionalità all’Autorità nella determinazione dell’entità della mi-
sura e, dall’altra, comportato la necessità di una più adeguata motivazione, at-
traverso l’indicazione di criteri di ordine generale o mediante specifiche e ap-
profondite spiegazioni relative ai singoli casi.
Con riferimento, invece, alle funzioni ancillari ma connesse a quella istitu-
zionale dell’Autorità, il potere in materia di protezione diretta dei consumatori
– da realizzare nelle ipotesi in cui si verifichino delle pratiche commerciali in-
gannevoli o aggressive considerabili sleali quando contrarie alle norme di dili-
genza professionale e quando falsino o siano idonee a falsare in misura rilevante
il comportamento economico, in relazione al prodotto, del consumatore medio
che le pratiche raggiungono o al quale sono dirette (direttiva 2005/29/CE) –
non pone particolari problematiche relative a profili di interpretazione e utilizzo
di tecnicismi o, meglio, di tecnicalità, tali da giustificare un’analisi specifica delle
relative pronunce. Occorre, però, precisare sul punto che un rafforzamento
20 Art. 7, c. 1, d.lgs. 19 gennaio 2017, n. 3. Sul punto, in senso critico, M. LIPARI, Il sindacato
pieno del giudice amministrativo sulle sanzioni secondo i principi della CEDU e del diritto UE. Il re-
cepimento della direttiva n. 2014/104/EU sul private enforcement (decreto legislativo n. 3/2017):
le valutazioni tecniche opinabili riservate all’AGCM, in Federalismi.it, n. 8, 2018.
21 Sulle ragioni di tale estensione, il giudice amministrativo ha rinvenuto nell’indipendenza e
nella complessità tecnica delle valutazioni le ragioni di un trattamento giurisdizionale comune: sul
punto si veda Tar Lazio, sez. I, 9 agosto 2005, n. 6157, che, relativamente a un’autorizzazione
della Banca d’Italia, afferma che, venendo «in rilievo provvedimenti discrezionali di un soggetto
riconducibile alla categoria delle autorità indipendenti, sembra congruo il richiamo alla recente
giurisprudenza della VI Sezione del Consiglio di Stato, per quanto applicabile, con cui è stato af-
frontato funditus, in riferimento agli atti dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, il
complesso tema della discrezionalità tecnica e della sua sindacabilità in sede giurisdizionale».
22 La prima formula è intesa come analisi volta a verificare che la scelta amministrativa sia
‘corretta’, ossia rientri tra quelle ragionevolmente possibili, anche alla luce delle valutazioni tecni-
che svolte, mentre la seconda come controllo in cui è possibile per il giudice elaborare una ‘pro-
pria’ scelta finale. Sul punto, Cons. Stato, sez. VI, 10 dicembre 2014, n. 6050, secondo cui «il giu-
dice amministrativo – nella ricerca di un punto di equilibrio, da verificare di volta in volta in re-
lazione alla fattispecie concreta, tra le esigenze di garantire la pienezza e l’effettività della tutela
giurisdizionale e di evitare che il giudice possa esercitare egli stesso il potere amministrativo che
compete all’Autorità – può sindacare con pienezza di cognizione i fatti oggetto dell’indagine ed il
processo valutativo, mediante il quale l’Autorità applica al caso concreto la regola individuata, ma,
ove ne accerti la legittimità sulla base di una corretta applicazione delle regole tecniche sottostanti,
il suo sindacato deve arrestarsi, in quanto diversamente vi sarebbe un’indebita sostituzione del
giudice all’amministrazione, titolare del potere esercitato (cfr. in tal senso anche Cons. Stato, sez.
VI, 13 settembre 2012 n. 4873)». Tale sentenza è stata successivamente ripresa da Cons. St., sez.
216 SILVIA DE NITTO
VI, 14 ottobre 2016, n. 4266, secondo cui «Il controllo operato dal giudice di primo grado risulta
circoscritto in maniera appropriata a una verifica in ordine ai presupposti di fatto e alla ragione-
volezza, logicità e coerenza, delle argomentazioni e delle valutazioni finali posti dall’AGCM a fon-
damento del provvedimento impugnato in primo grado, alla luce della normativa di riferimento e
delle caratteristiche del caso concreto».
23 F. CINTIOLI, Giudice amministrativo, tecnica e mercato. Poteri tecnici e “giurisdizionalizza-
zione”, Milano, 2005, 409, il quale per questo afferma che non si pone «la questione delle conta-
minazioni tra opinabilità e opportunità».
24 Cons. St., sez. III, 2 aprile 2013, n. 1856.
25 Sul punto, A. MOLITERNI, Streamlining Judicial Review of Administrative Decisions: a Com-
parative Institutional Approach, cit., 552 ss. secondo cui «the repetition of standard formula of
“manifest error” or “misuse of power” frequently occurs, without the explication of the factors
that have determined the different application and intensity of the single standard of review». E
ancora «there is a lacking inclination of Courts in evaluating deeply the economic analysis provi-
ded by the Antitrust Authority and, despite an “announced” strong judicial intervention on these
decisions, usually the Courts tend to consider mainly the rationality, the coherence, and the logi-
cality of the final decision from a legal point of view: this is confirmed by the lacking inclination
of judges in relying on technical external consultants, as well as in exercising the full jurisdiction
provided by the law on “questions of fact”».
26 Cons. St., sez. VI, 23 aprile 2002, n. 926.
27 Sempre Cons. St., sez. VI, 20 febbraio 2008, n. 597. Nello stesso senso, Cons. St., sez. VI,
17 marzo 2010, n. 1550; Tar Lazio, Roma, sez. I, 9 aprile 2010, n. 6185.
SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’AUTORITÀ GARANTE 217
28 Cons. St., sez. VI, 15 maggio 2015, n. 2479, in quanto «si svolge tanto con riguardo ai vizi
denti, si v. – ex plurimis – Cons. St., sez. VI, 15 maggio 2015, n. 2479; Cons. St., sez. VI, 15 di-
cembre 2014, n. 6154; Cons. St., sez. VI, 10 dicembre 2014, n. 6050; Cons. St., sez. VI, 12 no-
vembre 2014, n. 5548; Cons. St., sez. VI, 11 settembre 2014, n. 4629; Cons. St., sez. VI, 8 agosto
2014, n. 4228; Cons. St., sez. VI, 6 maggio 2014, n. 2302; Cons. St., sez. VI, 21 maggio 2013, n.
2722; Cons. St., sez. VI, 13 settembre 2012, n. 4873; Cons. St., sez. VI, 14 luglio 2012, n. 4283;
Cons. St., sez. VI, 4 luglio 2012, n. 2901; Cons. St., sez. VI, 2 maggio 2012, n. 2521; Cons. St., sez.
VI, 11 marzo 2012, n. 1192; Cons. St., sez. VI, 6 febbraio 2009, n. 694; Cons. St., sez. VI, 4 set-
tembre 2007, n. 4635.
31 Seppur con qualche variazione, la formula utilizzata di frequente dal giudice amministra-
488.
35 In tal senso, ex plurimis, Cons. St., sez. VI, 30 giugno 2016, n. 2947 e 13 giugno 2014, n.
3032.
36 Sul punto, Corte di Giustizia, 11 settembre 2014, C 67/13 P, Groupement des cartes ban-
vere il mercato rilevante a quello italiano relativo agli analoghi delle prostaglandine (tra i quali il
latanoprost, principio attivo dello Xalatan prodotto da Pfizer), con esclusione dei principi attivi
appartenenti alle altre classi di farmaci antiglaucomatosi, aventi diverse peculiarità terapeutiche, si
appalesa congruamente motivata e legittima sotto i profili sindacabili in giudizio, ristretti, secondo
un consolidato principio che il Collegio condivide (per tutte, Cons. Stato, sez. VI, 21 maggio
2013, n. 2722), ai soli vizi logici, di difetto di istruttoria e di motivazione, ovvero attinenti ad un
errore manifesto di valutazione, che nella specie non è dato riscontrare». Nello stesso senso, Cons.
St., sez. VI, 18 giugno 2020, n. 5156; 19 marzo 2020, n. 1943, secondo cui «la individuazione del
mercato, sul piano geografico e merceologico, è espressione del potere di valutazione tecnica che
può essere sindacato solo quando viola il principio di ragionevolezza».
41 Cons. St., sez. VI, 8 agosto 2014, n. 4228, secondo cui «il T.A.R. non si è limitato a rile-
vare l’asserita non congruità delle valutazioni che avevano indotto l’Autorità a ritenere che il mer-
cato qui rilevante si estendesse “quanto meno a livello provinciale”, ma – per poter affermare la
sussistenza dei presupposti dell’abuso di posizione dominante – si è spinto sino a sostituire la pro-
pria autonoma individuazione del mercato geografico rilevante, in tal modo ponendosi in evidente
antitesi con i richiamati e consolidati orientamenti giurisprudenziali»; Cons. St., sez. VI, 8 aprile
2014, n. 1673, secondo cui si tratta di una «valutazione complessa, che rapporta fattispecie giuri-
diche che, per il loro riferimento alla varia e mutevole realtà economica, sono di loro necessaria-
mente indeterminate, come quelle di mercato rilevante e di abuso di posizione dominante, al caso
specifico: una tale imprescindibile contestualizzazione sconta fatalmente “margini di opinabilità”
(tra tanti, Cons. Stato, VI, 20 maggio 2011, n. 3013; 16 settembre 2011, n. 5171)».
220 SILVIA DE NITTO
42 Sul punto, recentemente, Cons. St., sez. VI, 19 marzo 2020, n. 1943.
43 Corte di Giustizia, 11 luglio 2013, C-439/11 P, Ziegler SA, punto 72.
44 Recentissima è la pronuncia del Cons. St, sez. VI, 4 giugno 2020, n. 3503, in cui, ai fini di
una approfondita valutazione della individuazione del mercato rilevante svolta dall’Autorità, si ri-
percorre tale distinzione: «In materia di abuso di posizione dominante […] in linea di principio,
la definizione del mercato rilevante costituisce un presupposto per valutare l’eventuale esistenza
di una posizione dominante, dovendosi definire il perimetro all’interno del quale esaminare la
questione se l’impresa sia in grado di tenere comportamenti alquanto indipendenti nei confronti
dei suoi concorrenti, dei suoi clienti e dei consumatori (cfr. Corte di Giustizia U.E., 30 gennaio
2020, in causa C-307/18, Generics (UK) Ltd). In materia di intese, invece, la definizione del mer-
cato rilevante tende a determinare se l’intesa sia tale da arrecare pregiudizio al commercio tra Stati
membri (per quanto di interesse nel presente giudizio, in cui si fa applicazione dell’art. 101
TFUE) e abbia per oggetto o per effetto di impedire, restringere o falsare in modo sensibile il
gioco della concorrenza nell’ambito del mercato comune (cfr. Corte di Giustizia U.E., 11 luglio
2013, in causa C-439/11 P, Ziegler SA, punto 71)». In tal senso – ex multis – Cons. St., sez. VI, 10
marzo 2006, n. 1272; sez. VI, 13 maggio 2011 n. 2925 secondo cui la definizione del mercato ri-
levante è successiva rispetto all’individuazione dell’intesa in quanto sono l’ampiezza e l’oggetto
dell’intesa medesima a circoscrivere il mercato su cui l’abuso è commesso.
45 Cons. St., sez. VI, 13 marzo 2020, n. 1832.
SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’AUTORITÀ GARANTE 221
3.1. I principali orientamenti sulla valutazione del quantum delle misure sanzio-
natorie pecuniarie
La necessità di un sindacato esteso al merito sull’entità della misura san-
zionatoria pecuniaria risulta pacifica: il controllo è di «natura forte» dal mo-
mento che «la tutela giurisdizionale deve essere riconosciuta in maniera piena,
tenuto conto della vigenza, in materia di sanzioni pecuniarie, del principio di le-
galità che tutela il diritto del privato a non subire imposizioni patrimoniali al di
fuori dei casi previsti dalla legge (art. 23 Cost.)»46. Il consolidarsi, anche grazie
al forte impulso proveniente dalle pronunce della Corte europea dei diritti del-
l’uomo47, di tale esigenza è stato, nel 2010, recepito formalmente dal legislatore
con la previsione contenuta nell’art. 134, comma 1, lett. c) del Codice del pro-
cesso amministrativo, a norma della quale la cognizione del giudice amministra-
tivo relativamente alle sanzioni pecuniarie, comprese quelle applicate dalle au-
torità amministrative indipendenti, viene estesa al merito. Ma, alla soluzione
prevista dal legislatore, non è seguita un’uniformità interpretativa della norma.
Se, infatti, in via di principio si è affermata la tendenza a considerare il sin-
dacato sul calcolo della sanzione rinforzato dal potere di correggere il quantum
sanzionatorio con l’ammontare risultante dalla rinnovata operazione di calcolo
posta in essere dal giudice, non si è, invece, arrivati, ancora, a ritenere sciolto il
nodo concernente le modalità di tale sindacato. Il complesso di guidelines48 trat-
46 Cons. St., sez. VI, 23 aprile 2002, n. 926. Secondo A. LALLI, Il sindacato giurisdizionale sui
provvedimenti dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato, in Giorn. dir. amm., n. 4, 2003,
365, proprio l’esistenza di un diritto non meglio connotato a non subire impostazioni patrimoniali
al di fuori dei casi previsti dalla legge «costituisce il presupposto logico-giuridico in virtù del quale
il Consiglio di Stato ha ritenuto applicabile nella fattispecie l’art. 23 della l. n. 689/1981», che con-
sente al giudice di annullare in tutto o in parte l’ordinanza che irroga la sanzione amministrativa
o di modificarla anche limitatamente all’entità della sanzione dovuta. Nello stesso senso si veda la
nota alla medesima pronuncia di F. FRACCHIA, C. VIDETTA, La tecnica come potere, in Foro it., 2002,
III, 497, secondo i quali «esigenze di ordine costituzionale e situazioni di “riserva” (per usare una
terminologia volutamente vaga) non giustificano […] l’esclusione tout court del sindacato giuri-
sdizionale, il che sarebbe tra l’altro in contrasto con gli artt. 24 e 113 Cost., ma unicamente la con-
figurazione del sindacato secondo la sua versione “debole”».
47 Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, sez. II, 27 settembre 2011, n. 43509/08, A. Mena-
rini Diagnostics Srl v. Italia. Significativo, in particolare, l’intervento del giudice Pinto secondo il
quale il controllo esercitato dal Consiglio di Stato si è limitato «ad un beneplacito formale e ad un
controllo meramente interno», non idoneo a garantire alcuna forma di tutela ai soggetti sottopo-
sti alla misura sanzionatoria. Sulla stessa linea, Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, sez. II, 4
marzo 2014, n. 18640/10, Grande Stevens e altri, dove si afferma che «le sanzioni pecuniarie in-
flitte ai ricorrenti, benché severe, non sembrano sproporzionate rispetto alla condotta loro
ascritta. Al riguardo, la Corte osserva che, nel fissare l’importo delle sanzioni, la CONSOB ha
preso in considerazione la posizione occupata dalle persone interessate e l’esistenza di un dolo e
che la corte d’appello ha ridotto le sanzioni inflitte a tre dei ricorrenti. Di conseguenza, non si può
considerare che le autorità interne abbiano applicato le sanzioni senza tenere conto delle circo-
stanze particolari del caso di specie o del fatto che i ricorrenti sono stati costretti a sostenere un
onere eccessivo e sproporzionato».
48 Gli Orientamenti per il calcolo delle ammende inflitte in applicazione dell’art. 23, par. 2,
lett. a), del Regolamento CE 1/2003, 2006/C 210/02 e le Linee Guida sulla modalità di applicazione
dei criteri di quantificazione delle sanzioni amministrative pecuniarie irrogate dall’Autorità in appli-
cazione dell’art. 15, comma 1, della L. n. 287/1990, in «Boll.», 42, 2014.
222 SILVIA DE NITTO
teggiato a livello sia europeo che interno fornisce sicuramente una cornice me-
todologica indispensabile per ancorare l’ampia discrezionalità tecnica di cui
gode l’Autorità a una serie di parametri deterministici, dai quali è consentito di-
stanziarsi al fine di valorizzare, nei margini della flessibilità prevista, la specifi-
cità dei singoli casi: è fisiologico che ciò accada, tanto in sede amministrativa
quanto in sede di rideterminazione della sanzione da parte del giudice. In tal
caso, però, assume una particolare rilevanza la motivazione relativa non solo alla
ragione del distacco dai criteri delle linee guida ma anche alle diverse scelte
compiute per la determinazione dell’entità della sanzione. Patologica diventa,
invece, l’ipotesi in cui il giudice, prescindendo dai limiti cui soggiace il potere
dell’AGCM, applichi una metodologia che non rientra tra quelle previste dalle
guidelines49, senza specificare dettagliatamente le ragioni della diversa scelta50.
Gli orientamenti giurisprudenziali sul punto si muovono, dunque, tuttora su
crinali ancora assai incerti: da un lato, è stato sottolineato che, anche se la san-
zione è amministrativa51, avendo essa natura punitiva-afflittiva, devono trovare
applicazione gli istituti e le garanzie tipiche di tutte le sanzioni di carattere puni-
tivo. Occorre, dunque, che il controllo da parte del giudice amministrativo sia in-
cisivo e «sfugg[a] da impropri automatismi»52, non potendosi sottrarre all’ambito
precettivo della generalità dei principi di diritto amministrativo e in particolare
del principio di proporzionalità53, sia in senso assoluto che relativo54, così te-
nendo in adeguato conto la realtà economica entro la quale opera l’impresa.
Dall’altro lato, invece, non mancano pronunce in cui il giudice, nonostante
la titolarità della giurisdizione estesa al merito, assume un atteggiamento defe-
rente nei confronti della determinazione effettuata dall’Autorità: appare, in tal
senso, emblematica la constatazione del fatto che il giudice abbia frequente-
mente rigettato la censura relativa a un asserito difetto di proporzionalità delle
sanzioni irrogate per un’intesa di prezzo limitandosi a osservare che il tratta-
mento sanzionatorio fosse caratterizzato da una «singolare tenuità afflittiva»55,
laddove, invece, «la valutabile gravità dell’intesa, (riguardata con riferimento al-
49 Per un’analisi economica che consideri i riflessi che l’incertezza metodologica alla base
della rideterminazione della sanzione da parte del giudice produce sulla capacità deterrente della
sanzione e sull’economia processuale si veda A. CASTALDO, M. GRANTALIANO, N.M.F. FARAONE, La
rideterminazione giudiziale delle sanzioni antitrust: tra discrezionalità tecnica e metodologica, in
Mercato Concorrenza Regole, n. 3, 2018, 487 ss.
50 Indicativa in tal senso è Tar Lazio, sez. I, 4 luglio 2002, n. 368.
51 Cfr., Corte cost., 4 giugno 2010, n. 196 che richiama la giurisprudenza della Corte di Stra-
sburgo, formatasi in particolare sull’interpretazione degli artt. 6 e 7 Cedu: Corte di Giustizia UE,
13 febbraio 1979, C-85/76 e Corte di Giustizia UE, 19 gennaio 2006, C-240/03.
52 Cons. St., sez. VI, 24 luglio 2020, n. 4737.
53 Sul punto, Cons. St., sez. VI, n. 1943 del 2020, che sottolinea gli ultimi sviluppi della giu-
l’intensità del coinvolgimento delle parti, alla durata del concordamento posto
in essere da queste ultime, nonché alle divisate ricadute sul mercato di un bene
di così largo e diffuso consumo), ben [avrebbe] potuto condurre all’applica-
zione di misure afflittive caratterizzate da minore timidezza repressiva». E ciò
però senza procedere a una sua rideterminazione in peius. Ancor più significa-
tiva è una recente pronuncia del Consiglio di Stato, secondo cui, dovendosi con-
siderare «jus receptum (arg. ex Cons. St., sez. IV, 15 maggio 2017 n. 2256) che,
in tal materia, rientra nei poteri [del] Giudice non la riduzione della misura
della sanzione concretamente irrogata, ma la verifica del rispetto del principio di
proporzionalità in sede di quantificazione concreta della misura stessa e, dun-
que, del corretto esercizio del potere discrezionale da parte della P.A.», ci si
debba limitare ad un controllo che si limiti a considerare se la misura della san-
zione irrogata sia «ictu oculi irrazionale o sproporzionata»56.
come si vedrà successivamente, si afferma la necessità del giudice di svolgere accertamenti fattuali
che arrivino a considerare la maggiore attendibilità della soluzione adottata dall’Autorità, dall’al-
tra parte, si effettua una sovrapposizione tra gli elementi fattuali da verificare nella loro evidenza
storica e i presupposti del provvedimento implicanti criteri tecnico-economici incerti, come di-
mostra la seguente affermazione: «La sussunzione delle circostanze di fatto nel perimetro di esten-
sione logica e semantica dei concetti giuridici indeterminati (ad esempio, quella del “mercato rile-
vante”) è una attività intellettiva ricompresa nell’interpretazione dei presupposti della fattispecie
normativa, in quanto il tratto “libero” dell’apprezzamento tecnico si limita qui a riflettere esclusi-
vamente l’opinabilità propria di talune valutazioni economiche».
224 SILVIA DE NITTO
mento59. Se, infatti, la valutazione dei fatti non pone in senso stretto un pro-
blema di compatibilità – ma piuttosto di individuazione delle modalità e dei li-
miti entro cui svolgere l’istruttoria processuale – con l’opinabilità della scelta, né
con l’applicabilità dei criteri tecnici, particolari difficoltà emergono, invece,
come si vedrà, con riguardo alla considerazione dei presupposti del provvedi-
mento, soprattutto quando legati o basati su criteri socio-economici60, di teoria
economica (si pensi all’utilizzo della cosiddetta ‘teoria dei giochi’ nella regola-
zione antitrust) o tecnico-scientifici incerti, per i quali è possibile che l’esercizio
di un “apprezzamento” imponga all’Autorità l’effettuazione di una scelta.
59 Seppur con riferimento al settore ambientale, sul punto si veda G. CLEMENTE DI SAN LUCA,
l’Antitrust le imprese potevano vantare posizioni di interesse legittimo, senza tenere in considera-
zione la distinzione tra poteri di regolazione e quelli di repressione degli illeciti. In particolare, in
tal senso, si veda TAR Lazio, sez. I, 5 maggio 1994, n. 652, secondo cui rispetto al conseguimento
dell’interesse protetto «la posizione dei singoli – individui o imprese – che abbiano strumenti con-
trattuali ed organizzativi incisivi della libertà di concorrenza è garantita soltanto in quanto corri-
spondente al fine di interesse generale cui si è fatto riferimento e – quindi – con la tecnica propria
dell’interesse legittimo quale posizione soggettiva tutelata in modo diretto e occasionale in un pro-
cedimento amministrativo che tende a ripristinare – con il provvedimento finale – condizioni
piene ed effettive di libera concorrenza su un mercato nazionale».
SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’AUTORITÀ GARANTE 225
62 Tra le tante, di assoluto rilievo sono due pronunce del Consiglio di Stato (Cons. St., sez.
VI, 23 aprile 2002, n. 2199 e Cons. St., sez. VI, 1° ottobre 2002, n. 5156) con le quali si è deli-
neato un modello di sindacato debole, fondato sulla distinzione netta tra ciò che costituisce mera
acquisizione di fatti e ciò che invece ne costituisce elaborazione.
63 Cass., sez. I, 20 maggio 2002, n. 7341, secondo la quale, al di là della natura amministra-
tiva delle autorità, alcune di esse – e in particolar modo il Garante per la protezione dei dati per-
sonali e l’AGCM – si vedono attribuiti dei «poteri decisori in materia di diritti soggettivi di rango
costituzionale». Più in particolare il potere antitrust «si occupa dell’esercizio del diritto soggettivo
alla libertà di impresa, verificandone la compatibilità con l’interesse pubblico alla conservazione
della struttura concorrenziale». E ciò accade dal momento che «non è affatto disconosciuto, al si-
stema delle Autorità indipendenti, la attribuzione di un potere amministrativo decisorio su diritti
soggettivi veri e propri, basato cioè sulla identificazione di posizioni giuridiche tutelate e non di
valutazioni semplicemente discrezionali».
64 Sul punto, M.S. GIANNINI, Il potere discrezionale della pubblica amministrazione. Concetto
e problemi, Milano, 1939, 71, secondo il quale «l’applicazione di regole [tecniche] per determi-
nare un fatto onde qualificarlo giuridicamente, dà luogo ad un giudizio (qualificatorio) che è uno
dei momenti dell’applicazione della legge».
65 Cons. St., sez. VI, 29 marzo 2018, n. 2002, secondo cui è superfluo valutare se il singolo
partecipante all’intesa abbia avuto all’interno della stessa un ruolo maggiore o minore, attivo o ad-
dirittura meramente passivo, in quanto «l’intesa risulta contestabile anche nei confronti di chi si
limiti a trarne vantaggio assumendo un ruolo meramente passivo, dovendosi riconoscere l’esonero
della responsabilità solo in caso di dissociazione espressa dall’intesa».
66 Basti vedere la formulazione dell’art. 2, co. 2, che descrive le circostanze fattuali in cui si
può ritenere verificata un’intesa restrittiva della libertà di concorrenza. Nello stesso senso, assai em-
226 SILVIA DE NITTO
blematica, sul punto, è la formulazione dell’art. 5 della l. n. 287/1990, che definisce in maniera
precisa tutte le ipotesi fattuali in cui l’operazione di concentrazione si realizza, ossia «a) quando
due o più imprese procedono a fusione; b) quando uno o più soggetti in posizione di controllo di
almeno un’impresa ovvero una o più imprese acquisiscono direttamente od indirettamente, sia
mediante acquisto di azioni o di elementi del patrimonio, sia mediante contratto o qualsiasi altro
mezzo, il controllo dell’insieme o di parti di una o più imprese; c) quando due o più imprese pro-
cedono, attraverso la costituzione di una nuova società, alla costituzione di un’impresa comune».
67 Riassume i casi di pratiche commerciali scorrette Cons. St., sez. VI, 19 febbraio 2019, n.
1167: «Per “pratiche commerciali” – assoggettate al titolo III della parte II del […] Codice del con-
sumo – si intendono tutti i comportamenti tenuti da professionisti che siano oggettivamente “corre-
lati” alla “promozione, vendita o fornitura” di beni o di servizi a consumatori, e posti in essere an-
teriormente, contestualmente o anche posteriormente all’instaurazione dei rapporti contrattuali. La
condotta tenuta dal professionista può consistere in dichiarazioni, atti materiali, o anche semplici
omissioni». La ratio della disciplina in materia di pratiche scorrette è, pertanto, «quella di salva-
guardare la libertà di autodeterminazione del destinatario di un messaggio promozionale da ogni er-
ronea interferenza che possa, anche solo in via teorica, incidere sulle sue scelte e sui riflessi econo-
mici delle stesse fin dal primo contatto pubblicitario» (Cons. St., sez. VI, 2 dicembre 2019, n. 8227).
68 Sul punto, Cons. St., sez. VI, 8 maggio 2019, n. 2979, in cui si sottolinea che «la verifica
di piena corrispondenza di quanto sanzionato al fatto costituisce l’ubi consistam del sindacato di
legittimità avente ad oggetto la sanzione impugnata», espressione di una valutazione «non assimi-
labile a quella involgente un apprezzamento tecnico complesso e non involgente […] il sindacato
di merito sull’opzione attinta dall’Autorità». Nel caso di specie, dunque, «valorizzando (gli ele-
menti di fatto emersi nel) l’ispezione effettuata nello stabilimento della ricorrente dall’ASL – con-
clusasi con il rilievo che l’utilizzo di impianti di produzione e di metodologie differenti da quelle
classiche “legittima la locuzione artigianale al fine di qualificare un elemento che si differenzia so-
stanzialmente, per i metodi produttivi e tecnologici impiegati, da quello tradizionalmente pro-
dotto in larga scala” –, e nel sottoporre a giudizio critico l’addebito contestato si garantisce la
piena ed effettiva tutela all’impresa incolpata».
69 In tal senso, Cons. St., sez. VI, 21 settembre 2011, n. 5307, secondo cui «alla luce di
quanto detto, erroneamente l’Autorità ha ritenuto di ascrivere alla società appellata di aver posto
in essere una pratica commerciale “aggressiva”, in difetto dei presupposti voluti dalla legge per ri-
tenere sussistente tal genere di condotta»; e, di recente, Cons. St., sez. VI, 25 ottobre 2019, n.
7296: «Si tratta […] di una condotta concreta che integra gli estremi della condotta tipica della
pratica commerciale aggressiva consistente nella fornitura di servizi non richiesti. In particolare,
risulta che: i) i servizi in esame siano stati preimpostati e preattivati sulle carte SIM senza che il
consumatore sia stato adeguatamente informato in modo chiaro e adeguato; ii) il professionista ha
richiesto il pagamento del servizio non richiesto».
70 Possibile è, allora, la dichiarazione di invalidità del provvedimento dell’Autorità che non
abbia svolto un’istruttoria idonea a dimostrare che la condotta della società destinataria del prov-
vedimento integrasse effettivamente una pratica anticoncorrenziale. In tal senso si veda Cons. St.,
sez. VI, 20 febbraio 2019, n. 957, con riferimento ad una pratica commerciale scorretta.
71 Cons. St., sez. IV, 17 aprile 2000, n. 2292, secondo cui «la tutela giurisdizionale, per es-
sere effettiva, non può limitarsi ad un sindacato meramente estrinseco, ma deve consentire al giu-
SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’AUTORITÀ GARANTE 227
di vista fattuale, della sostanza della decisione, indipendentemente dal fatto che
si voglia considerare la situazione soggettiva su cui incide l’attività tecnica del-
l’Autorità antitrust come interesse legittimo, come diritto soggettivo72 o come
entrambi possibili a seconda della fattispecie concreta73. Contrariamente, infatti,
a quanto si è ritenuto fino ai primi anni del Duemila, il giudice amministrativo,
chiamato a verificare la corretta individuazione, interpretazione e applicazione
delle disposizioni giuridiche antitrust, ha iniziato ad assumere un atteggiamento
più incisivo e a prestare una particolare attenzione all’effettiva verifica della le-
sione concorrenziale.
Più in particolare, egli può conoscere il contenuto tecnico dell’atto ed ef-
fettuare una «verifica diretta dei fatti posti a fondamento della decisione impu-
gnata», come ora espressamente previsto dall’art. 7 del d.lgs. 19 gennaio 2017,
n. 374 e come avviene nelle azioni risarcitorie c.d. stand alone 75 (ossia non pre-
cedute da una decisione dell’Autorità), dove il giudice civile – sia pure a fini ri-
sarcitori – è chiamato a verificare direttamente e in prima persona l’illecito. Una
Brevi note sui procedimenti amministrativi che si svolgono dinanzi alle autorità garanti e sui loro
controlli giurisdizionali, in Foro it., 2002, 491, il quale, però, prosegue affermando che «le situa-
zioni di privato vantaggio affidate alla cura delle autorità garanti debbano considerarsi situazioni
di diritto soggettivo, spesso addirittura di rango costituzionale». Sul punto si esprime anche F.G.
SCOCA, Giudice amministrativo ed esigenze del mercato, in Dir. amm., n. 2, 2008, 277, il quale pur
premettendo che «si tratta di tutela di diritti soggettivi mediante un processo impugnatorio», pro-
segue sottolineando l’importanza che si consideri anche, come oggetto del processo, il procedi-
mento, il quale deve mantenere integra la sua rilevanza.
73 Secondo A. ROMANO TASSONE, Situazioni giuridiche soggettive e decisioni delle autorità in-
novembre 2014. L’art. 7 del d.lgs. n. 3/2017 aggiunge, di seguito alla frase sopra riportata, la se-
guente: «e si estende anche ai profili tecnici che non presentano un oggettivo margine di opinabi-
lità», ponendo non pochi problemi interpretativi. Sul punto si veda M. LIPARI, Il sindacato pieno
del giudice amministrativo sulle sanzioni secondo i principi della CEDU e del diritto UE, cit., 28, il
quale ha ritenuto «auspicabile la rapida cancellazione di una norma, la quale, seppure potrebbe
essere finalizzata a delineare ambiti di sindacabilità del fatto molto estesi, è in concreto destinata
a creare inutili complicazioni del sistema». Nello stesso senso erano già intervenute le Sezioni
Unite della Corte di Cassazione (20 gennaio 2014, n. 1013) che, riprendendo alcuni precedenti
(Cass., SS.UU., 29 aprile 2005, n. 8882; 17 marzo 2008, n. 7063; 13 maggio 2013, n. 11345),
hanno confermato la tesi secondo cui il sindacato di legittimità del giudice amministrativo sui
provvedimenti delle autorità indipendenti comporta la verifica diretta dei fatti posti a fondamento
del provvedimento impugnato e si estende anche ai profili tecnici.
75 Diversa è l’ipotesi delle azioni risarcitorie c.d. follow up, in cui il giudice civile non può
4.2. Il problematico controllo giudiziale dei profili che presuppongono una valuta-
zione economica della fattispecie
Se oramai non sembrano più operare limiti relativamente all’accertamento
e alla ricostruzione della componente di fatto della norma, problemi sorgono
quando la «questione di fatto del processo»79 non risulta facilmente scindibile
da profili che presuppongono una valutazione anche economica della fattispecie
oggetto del giudizio: l’ipotesi ricostruttiva formulata dall’Autorità nell’ambito
dei procedimenti antitrust, infatti, si serve di leggi economiche e di «massime di
76 Cons. St., sez. VI, 15 luglio 2019, n. 4990, sulla quale si veda il commento, in parte cri-
tico, di M. CAPPAI, Il problema del sindacato giurisdizionale sui provvedimenti dell’AGCM in mate-
ria antitrust: un passo in avanti, due indietro … e uno in avanti. Una proposta per superare l’im-
passe, in Federalismi.it, n. 21, 2019.
77 Sulla stessa linea, già Cons. St., sez. VI, 4 settembre 2014, nn. 4511 e 4513, secondo cui
«sussist[o]no tutti gli elementi per supportare in modo adeguato l’attivazione del potere sanzio-
natorio esercitato nei confronti della società appellante e ciò non soltanto sulla base del dato for-
male ed estrinseco rappresentato dalla partecipazione alle riunioni in quanto tali, ma in base al
dato sostanziale ed intrinseco inerente la consistenza oggettiva della condotta individuale posta in
relazione alla condotta collettivamente realizzata dalle altre imprese partecipanti e la valutazione
della sua oggettiva gravità».
78 Ancora Cons. St., sez. VI, 15 luglio 2019, n. 4990.
79 Relativamente all’applicazione da parte del giudice di uno standard valutativo ricavato
da situazioni culturali non giuridiche ma appartenenti all’arte, alla scienza e alla tecnica, A. FAL-
ZEA, Gli standards valutativi e la loro applicazione, in Ricerche di teoria generale del diritto e di
dogmatica giuridica, cit., 419, sottolinea l’importanza della distinzione «tra componente di fatto
della norma e questione di fatto del processo».
SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’AUTORITÀ GARANTE 229
esperienza comuni a tutti gli esperti della disciplina»80, che rendono complicata
l’individuazione dei confini entro i quali si deve mantenere il giudizio.
Ma quali sono i criteri guida utilizzati dal giudice per la valutazione dei
fatti in termini “giuridici”, una volta che si sia provveduto al loro accertamento?
Senza dubbio l’individuazione dei parametri di valutazione giudiziale ha ri-
sentito del dibattito dottrinario ancora non del tutto sopito tra coloro che si
sono espressi a favore dell’utilizzo di un approccio economico nell’applicazione
del diritto antitrust e coloro che invece si sono mostrati a esso contrari. La scelta
metodologica effettuata dall’Autorità antitrust – ma anche dalla Commissione
europea – dell’approccio da seguire ha, infatti, comportato delle conseguenze si-
gnificative sulle modalità e sulla relativa intensità del controllo giudiziale. A par-
tire dagli anni Duemila è progressivamente divenuto prevalente l’utilizzo del co-
siddetto approccio economico81 che ha posto al centro della valutazione anti-
trust non già, come avveniva in base all’approccio tradizionale82, la conformità
(o difformità) delle pratiche indagate alle regole della disciplina antitrust, ma gli
effetti che da esse è ragionevole attendersi83. Ne sarebbe dovuta derivare una
prevalenza delle valutazioni di contesto rispetto alle presunzioni di illiceità. In
80 F.G. SCOCA, Sul trattamento giurisprudenziale della discrezionalità, in V. PARISIO (a cura di),
Potere discrezionale e controllo giudiziario, Milano, 1998, 121. Sul punto, S. KUHN, La struttura
delle rivoluzioni scientifiche, Torino, 2009, 73-74, esemplifica e relativizza l’importanza dell’espe-
rienza nella determinazione dei paradigmi delle ‘scienze normali’ – ossia di quelle fondate su uno
o su più risultati raggiunti dalla scienza del passato, ai quali una particolare comunità scientifica
riconosce la capacità di costituire il fondamento della sua prassi ulteriore –, riportando il caso di
un ricercatore che, sperando di sapere qualcosa circa l’opinione degli scienziati a proposito della
natura della teoria atomica, chiede a un famoso fisico e a un eminente chimico, se un singolo
atomo di elio fosse una molecola o no. Entrambi risposero senza esitare, ma in maniera opposta,
uno in ragione della teoria cinetica dei gas e l’altro in ragione dell’assenza di uno spettro moleco-
lare. Presumibilmente, conclude l’A., «entrambi parlavano della stessa particella, ma essi la consi-
deravano secondo le differenti prospettive delle loro rispettive formazioni ed attività di ricerca.
[…] Senza dubbio le loro esperienze avevano avuto molti punti in comune, ma in questo caso,
portavano i due specialisti a conclusioni diverse».
81 Si veda in tal senso un Report to Article 82 del 2005 dell’Economic Advisory Group on
Competition Policy.
82 F. DENOZZA, A. TOFFOLETTO, Contro l’utilizzazione dell’«approccio economico» nell’inter-
pretazione del diritto antitrust, in Mercato Concorrenza Regole, n. 3, 2006, i quali osservano «che
molte decisioni antitrust (probabilmente la maggior parte di quelle che richiedono «bilancia-
menti»), non diversamente da tutte le altre decisioni normalmente assunte da giudici ed autorità
varie, risolvono conflitti tra diversi interessi facenti capo a diversi soggetti. Questa banalità non
avrebbe avuto neppure bisogno di essere ribadita, se non fosse per la diffusione della distorta no-
zione di consumer welfare […] che in realtà è giuridicamente inutilizzabile. Se i consumatori
hanno interessi contrapposti, non ha senso operare con un concetto che presuppone la lineare
massimizzazione di un interesse comune».
83 Tra i molti, si veda, ad esempio, il recente provv. n. 28043/2019, nel quale l’AGCM af-
ferma che «Queste condotte hanno inciso sulla concorrenza non solo mediante il peggioramento
delle condizioni competitive sul mercato, con l’indebolimento ed esclusione di RN e del suo ac-
quirente, ma anche con effetti negativi consistenti nei maggiori costi che le rivendite promiscue
devono sostenere. Anche se la numerosità di tali rivendite è esigua, si deve osservare che tutto
questo avviene in un contesto di contrazione del mercato, nel quale la quantità delle rivendite di
quotidiani e periodici si riduce sempre più. Tali condotte, quindi, contribuiscono ad acuire la
profonda crisi del settore e, pertanto, non possono essere trascurate nell’analisi degli effetti per la
concorrenza».
230 SILVIA DE NITTO
realtà, anche l’effect based approach ha finito per produrre presunzioni o, me-
glio, per trasformare principi di analisi e teoria economica in presunzioni dotate
di valenza giuridica84. Sul piano processuale, ne è conseguito che l’onere della
prova venisse attentamente distribuito, sia escludendo la possibilità di presun-
zioni assolute, sia richiedendo all’Autorità antitrust un’attenta e non formale
considerazione delle controdeduzioni delle parti, con un rispetto sostanziale del
principio di completezza dell’istruttoria e dell’obbligo di motivazione85.
Più nel dettaglio, un criterio che è stato negli anni elaborato è quello «della
c.d. congruenza narrativa, in virtù del quale l’ipotesi sorretta da plurimi indizi
concordanti può essere fatta propria nella decisione giudiziale quando sia l’u-
nica a dare un senso accettabile alla “storia” che si propone per la ricostru-
zione»86 di un illecito anticoncorrenziale. La giurisprudenza, infatti, consapevole
della rarità dell’acquisizione di una prova piena, ha ritenuto «che la prova della
pratica concordata, oltre che documentale, possa anche essere indiziaria, purché
gli indizi siano gravi, precisi e concordanti»87. Tra questi, particolare valore as-
sumono la durata, l’uniformità e il parallelismo dei comportamenti; l’esistenza di
incontri tra le imprese; gli impegni, ancorché generici e apparentemente non
univoci, di strategie e politiche comuni; i segnali e le informative reciproche; il
successo pratico dei comportamenti, che non possono derivare da iniziative uni-
laterali, ma solo da condotte concertate88.
Ciò ha assunto particolare rilevanza nella distinzione tra le diverse fattispe-
cie che possono configurare un’ipotesi di intesa restrittiva della concorrenza, os-
84 Recentissimi sono i provv. n. 28044/2019, in cui l’AGCM delibera di non avviare l’istrut-
toria perché «Alla luce di quanto precede, si ritiene che non sia necessario ricorrere ad ulteriori
approfondimenti in merito all’impatto dell’operazione sotto il profilo degli effetti unilaterali» e n.
28047/2019 secondo cui «In ogni caso, nell’operazione in esame non appare necessario pervenire
a una più puntuale definizione dei mercati merceologici rilevanti, in quanto in tutte le possibili
configurazioni degli stessi non si produrrebbero effetti pregiudizievoli per la concorrenza».
85 L. TORCHIA, Il diritto antitrust di fronte al giudice amministrativo, in Mercato Concorrenza
fetto”, che ricorrono quando non sussistono i presupposti per configurare la sussistenza di una in-
tesa per “oggetto”, con la conseguenza che diventa necessario verificare in concreto quali siano gli
effetti che esse causano nel mercato, sottolinea come la figura dell’accordo, rispetto alla diversa
ipotesi della pratica concordata, sia rara nella prassi in quanto «gli operatori del mercato, ove in-
tendano porre in essere una pratica anticoncorrenziale, ed essendo consapevoli della sua illiceità,
tenteranno con ogni mezzo di celarla, evitando accordi scritti o accordi verbali espressi e ricor-
rendo, invece, a reciproci segnali volti ad addivenire ad una concertazione di fatto». Nello stesso
senso, Cons. St., sez. VI, 31 luglio 2019, n. 5401; Cons. St., sez. VI, 29 maggio 2018, n. 3197. Già
prima, Cons. St., sez. VI, 29 marzo 2018 n. 2002, secondo cui l’esistenza di una pratica o di un ac-
cordo anticoncorrenziale può essere dedotta da un certo numero di coincidenze e di indizi che,
considerati nel loro insieme, possono rappresentare, in mancanza di un’altra spiegazione coerente,
la prova di una violazione delle regole sulla concorrenza.
A livello europeo, si veda Corte di giustizia CE, 17 settembre 2015, Total Marketing Servi-
ces v. Commissione, C-634/13 e 10 luglio 2010, Knauf Gips v. Commissione, C-407/08.
88 Tra le tante in tal senso, si veda Cons. St., sez. VI, 4 settembre 2015, n. 4123; Cons. Stato,
sia quella intercorrente fra intese restrittive per oggetto e per effetto – contenuta
nell’art. 101, paragrafo 1, TFUE e riprodotta nell’art. 2 della legge n. 287/1990 –,
capace di incidere sul contenuto della prova da acquisire nell’ambito del proce-
dimento antitrust89: un accordo, infatti, può qualificarsi come intesa restrittiva
della concorrenza per oggetto ove presenti, di per sé, «un grado di dannosità per
la concorrenza sufficiente per ritenere che non sia necessario individuarne gli ef-
fetti»90. Si pensi agli accordi che, comportando una riduzione della produzione
e un aumento dei prezzi, in considerazione del loro tenore letterale, dei relativi
obiettivi e del contesto di riferimento, si caratterizzano per una scorretta alloca-
zione delle risorse – con pregiudizio dei consumatori, producendo effetti nega-
tivi sul prezzo, sulla quantità o sulla qualità dei prodotti e dei servizi – talmente
alta da ritenere inutile dimostrare la produzione in concreto di effetti sul mer-
cato. L’accordo può, invece, essere qualificato come intesa restrittiva per effetto
ove di fatto impedisca, restringa o falsi in modo sensibile il gioco della concor-
renza: occorre pertanto valutare quale sarebbe stato il gioco della concorrenza
nel contesto economico e giuridico di riferimento, se l’accordo non fosse stato
concluso, in particolare, verificando la relativa incidenza sui parametri di con-
correnza, quali il prezzo, la quantità e la qualità dei prodotti o dei servizi91.
L’Autorità è, dunque, tenuta a valutare la situazione concreta in cui l’accordo è
realizzato, tenendo conto del contesto economico e giuridico nel quale operano
le imprese interessate, della natura dei beni o servizi coinvolti, nonché delle con-
dizioni reali del funzionamento e della struttura del mercato in esame. Si ag-
giunga che nel caso delle restrizioni verticali per effetto, così come non occorre
accertare la comune volontà anticompetitiva tra le parti della medesima intesa
verticale, non risulta parimenti necessario accertare una comune volontà esterna
alla singola intesa verticale, riferita alla condotta tenuta sul mercato di riferi-
mento.
Tale specifica distinzione tra intese anticoncorrenziali per oggetto e per ef-
fetto, evidenziata di frequente dalla giurisprudenza e con riflessi immediati sul
piano probatorio92, si serve di schemi concettuali che, però, lungi dal poter es-
prospettive di uno stesso fenomeno, che passa da un effetto anticoncorrenziale potenziale (og-
getto) a un effetto anticoncorrenziale effettivamente prodotto (effetto), con i seguenti corollari sul
piano del regime probatorio: per un verso, la prova dell’effetto concreto è sufficiente ai fini del-
l’accertamento della violazione del divieto e, per altro verso, il divieto può applicarsi anche in caso
di effetto anticoncorrenziale solo potenziale» (Cons. St., sez. VI, 29 marzo 2018, n. 2006). Nel
caso, dunque, delle intese anticoncorrenziali per effetto non risulta necessario verificare l’intento
anticoncorrenziale, essendo sufficiente riscontrare la comune volontà delle parti di tenere un dato
comportamento sul mercato. La volontà soggettiva delle parti di escludere dal mercato i propri
concorrenti costituisce, infatti, un elemento che, pur potendo essere preso in considerazione per
valutare l’illiceità dell’intesa, non risulta a tali fini essenziale (cfr. Corte di Giustizia U.E., 2 aprile
2020, in causa C-228/18, Gazdasági Versenyhivatal, punto 53). Ciò è confermato sia dagli Orien-
tamenti sulle restrizioni verticali (Comunicazione della Commissione Europea 2010/C 130/01),
secondo cui «perché vi sia accordo ai sensi dell’articolo 101, è sufficiente che le imprese in que-
232 SILVIA DE NITTO
causa T203/01, Michelin; Tribunale Ue, 17 dicembre 2003, T219/99, secondo cui «qualora un’im-
presa in posizione dominante ponga effettivamente in essere una pratica che produca un effetto
preclusivo nei confronti dei propri concorrenti, la circostanza secondo cui il risultato voluto non
sia stato raggiunto non è sufficiente ad escludere la sussistenza di un abuso di posizione domi-
nante ai sensi dell’art. 102 TFUE».
SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’AUTORITÀ GARANTE 233
99 In tal senso, ex multis, Cons. St., sez. VI, 24 settembre 2012, n. 5067; Cons. St., sez. VI, 9
aprile 2009, n. 2201; Cons. St., sez. VI, 20 febbraio 2008, n. 594: l’ipotesi sorretta da plurimi in-
dizi concordanti può essere fatta propria nella decisione giudiziale quando sia l’unica a dare un
senso accettabile alla “storia” che si propone per la ricostruzione della intesa illecita, o sia co-
munque nettamente preferibile rispetto ad ogni ipotesi alternativa astrattamente esistente.
100 Segue tale criterio basato sulla dimostrabilità dell’interpretazione alternativa dei fatti
Cons. St., sez. VI, 14 gennaio 2019, n. 322, secondo cui «Gli elementi emersi ben possono trovare
una loro giustificazione alternativa a quella prospettata dall’Autorità nell’ottica di un’usuale pra-
tica imprenditoriale lecita tra imprese operanti nel medesimo settore, tra cui alcune […] legate da
rapporti di fornitura e non in diretta concorrenza». La giurisprudenza, infatti, riconosce alle im-
prese accusate la possibilità di «fornire una giustificazione diversa dei contatti e delle informazioni
e, in particolare, spiegare la razionalità economica delle condotte parallele in una prospettiva di
autonome iniziative di impresa» (Cons. St., sez. VI, 2 dicembre 2005, n. 618). In tal senso, già
Cons. St., sez. VI, 4 settembre 2015, n. 4123, secondo cui «l’assoluzione [dei concorrenti autori
della stessa condotta parallela] costituisce, di per sé, la prova dell’esistenza di spiegazioni alterna-
tive alla concertazione, dimostrando che la condotta contestata, lungi dal poter essere ricondotta
all’unica spiegazione possibile di un parallelismo collusivo, [è] plausibilmente riconducibil[e] ad
autonome e razionali scelte indipendenti e unilaterali dei vari operatori». Il Consiglio di Stato ha,
dunque, rilevato un vizio ab imis dell’approccio metodologico seguito dall’AGCM atteso che nella
valutazione delle condotte d’incremento tariffario era stato utilizzato il parametro del ricavo me-
dio unitario anziché il «corretto criterio, aderente alla fattispecie anticoncorrenziale addebitata
alle odierne appellate, di un’analisi concreta e puntuale dei prezzi reali applicati dalle singole com-
pagnie a raffronto, per tratte, singoli momenti della stagione e tipologie di viaggio e di servizi of-
ferti». Il criterio di analisi economica utilizzato dall’Autorità è stato quindi ritenuto non attendi-
bile o meno attendibile di quello proposto dalle parti. Proseguendo tale verifica dei profili tecnici,
il Consiglio di Stato, esercitando un intenso scrutinio sull’iter logico-probatorio seguito dall’Au-
torità, ha individuato molteplici spiegazioni al parallelismo dei prezzi, idonee a escludere l’asserita
pratica concordata vietata ai sensi dell’art. 101 TFUE.
101 Tale modello di analisi è stato approfonditamente esaminato nella pronuncia del Cost. St.,
sez. VI, n. 4990/2019, che nel riprendere quanto già affermato dalle Sezioni Unite della Corte di
Cassazione con la citata pronuncia n. 1013/2014, ne sottolinea le potenzialità applicative: esso con-
sente di superare il sindacato di «“attendibilità tecnica” e “non sostitutivo”», lasciando invece in-
variato il limite di intangibilità della valutazione amministrativa complessa sul modello dei giudici
dell’Unione europea (che «hanno precisato che, nel controllo giurisdizionale sulle sanzioni anti-
trust, nessun ostacolo alla pienezza del sindacato può discendere dal “potere discrezionale di cui
dispone la Commissione, in forza del ruolo assegnatole, in materia di politica della concorrenza, dai
Trattati UE e FUE […] (Corte di Giustizia, 11 settembre 2014, in causa C-382/12, punto 156)”».
102 Si veda, ad esempio, Tar Lazio, sez. I, 10 febbraio 2016, n. 1934, in cui si verifica in sede
giurisdizionale la correttezza e attendibilità delle tesi proposte dalle parti e alternative all’analisi
svolta dalla Autorità indipendente.
SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’AUTORITÀ GARANTE 235
103 Così il documento dell’Ufficio studi, massimario e formazione del Consiglio di Stato su
“Autorità indipendenti e sindacato giurisdizionale”. Ogni potere ha il suo giudice e a tale regola ge-
nerale non sfuggono le Autorità indipendenti, 28.
104 S. TORRICELLI, Per un modello generale di sindacato sulle valutazioni tecniche: il curioso
caso degli atti delle autorità indipendenti, in Dir. amm., 2020, 97 ss., il quale, in via critica rispetto
al nuovo paradigma proposto dalla pronuncia, sottolinea il fatto che si tratterebbe di una scelta
ordinamentale che attiene al «grado di opinabilità della valutazione autonoma che il giudice com-
pie» (108); questo, però, «non stravolge la natura del rapporto giudice/amministrazione, ma […]
cambia qualitativamente il rapporto tra giudice e ausiliario tecnico, consulente o verificatore, mar-
ginalizzando il primo oltre i limiti in cui la sua decisione possa essere considerata consapevole e
sorretta da una base legittimante» (110).
105 A ben vedere, però, la pronuncia n. 4990/2019 non definisce in maniera precisa l’ambito
di applicabilità del criterio della maggiore attendibilità, non premurandosi di individuare come
fondamento giuridico alla base dell’esigenza di garantire un controllo di full jurisdiction sulle san-
zioni irrogate dalle Autorità indipendenti il fatto che rispetto alle sanzioni pecuniarie l’art. 134, co.
1, lettera c), c.p.a. abbia previsto una giurisdizione di merito. La norma, infatti, sembrerebbe es-
sere richiamata dal Consiglio di Stato solamente ai fini della ricostruzione delle tendenze di con-
trollo sulle misure antitrust.
106 Cons. St., sez. VI, 21 gennaio 2020, n. 512, secondo cui «il criterio guida per prestare il
consenso all’ipotesi ricostruttiva formulata dall’Autorità garante è quello della c.d. congruenza
narrativa»; Cons. St., sez. VI, 5 agosto 2019, nn. 5558-5564 e 2 settembre 2019, nn. 6022, 6023,
6025, 6027, 6030, 6032, che, nel rinviare a Cons. St., sez. VI, n. 4990/2019, riportano una frase
della sentenza in realtà dedicata alla ricostruzione del modello precedente, quello della “attendi-
bilità tecnica”. Indicativo – ai fini della registrazione delle tendenze giurisprudenziali – è il fatto
che le pronunce siano state redatte dallo stesso giudice estensore delle sentenze indicate con
riferimento al sindacato debole sull’attività di individuazione del “mercato rilevante”, alla
nota 39.
107 Cons. St., sez. VI, 13 febbraio 2019, n. 1025, secondo cui occorre non solo che i singoli
passaggi della valutazione si connotino «per la loro coerenza inferenziale interna e non-contrad-
dittorietà» ma anche che la valutazione stessa, «nella sua globalità e secondo un approccio meto-
dologico olistico combinato a quello analitico, si connot[i] per la congruità narrativa rispetto ai
fatti». Nello stesso senso, già Cons. St., sez. VI, 29 marzo 2018, n. 2006.
236 SILVIA DE NITTO
108 Sul punto, Cons. St., sez. VI, 2 luglio 2018, n. 4010: «le singole condotte delle imprese
vanno valutate tenendo conto del quadro complessivo e non in modo atomistico. Infatti, in mate-
ria di intese restrittive, i singoli comportamenti delle imprese (i quali, presi isolatamente, potreb-
bero apparire privi di specifica rilevanza), qualora si rivelino elementi di una fattispecie complessa
[…] debbono essere considerati quali “tasselli di un mosaico, i cui elementi non sono significativi
di per sé, ma come parte di un disegno unitario, qualificabile quale intesa restrittiva della libertà
di concorrenza… in tale ipotesi, è sufficiente che l’Autorità garante tracci un quadro indiziario
coerente ed univoco, a fronte del quale spetta ai soggetti interessati fornire spiegazioni alternative
alle conclusioni tratte nel provvedimento accertativo della violazione concorrenziale” (Cons. St.,
sez. VI, 1 marzo 2012, n. 1192)»; nello stesso senso, Cons. St., sez. VI, 30 giugno 2016, n. 2947;
Cons. St., sez. VI, 11 luglio 2016, n. 3047 e Cons. St., sez. VI, 8 aprile 2014, n. 1673, in cui il Con-
siglio di Stato ha annullato una pronuncia del TAR che aveva ritenuto interrotto il nesso di cau-
salità tra la condotta abusiva e gli effetti della stessa, analizzando le varie condotte poste in essere
dall’abusante; tali condotte, seppur individualmente lecite, sono state ritenute nel loro complesso
oggettivamente idonee a limitare la concorrenza, senza che potessero valere «successive, aleatorie
reazioni di terzi»; in ambito europeo, tra le varie, si veda Corte di giustizia UE, 18 luglio 2013, C-
136/12: «le indicazioni di associazioni di imprese di tenere un determinato livello di prezzi, anche
laddove non vincolanti e costituenti una mera raccomandazione, costituiscono intese restrittive
della concorrenza, anche nell’ipotesi in cui richiamino a giustificazione della propria condotta la
dignità della professione o la qualità della prestazione».
109 Sulla quale si veda Cons. St., sez. VI, 17 gennaio 2008, n. 102.
110 In tal senso, tra le tante, si veda Corte giust., cause riunite C-23 89/85, C-104/85, C-
114/85, C-117/85 e da C-125/85 a C-129/85, secondo la quale «se la spiegazione del parallelismo
di comportamenti basata sulla concertazione non è l’unica plausibile […], il parallelismo di com-
portamenti accertato dalla Commissione non può costituire la prova della concertazione».
111 Sul punto, Cons. St., sez. VI, 27 aprile 2020, n. 2674, secondo cui «per evitare che l’in-
dagine accertativa della collusione anticoncorrenziale tra le ridette imprese rimanga costretta nel-
l’alveo della “congettura” occorre(va) qualificare meglio, dal punto di vista della concretezza pro-
batoria, in cosa potesse essere consistito il patto non scritto tra le imprese, tale da potersi consi-
derare una vera e propria “intesa”. […] non si ravvis[a] nell’istruttoria svolta dall’Autorità quel
complesso di indizi seri, precisi e concordanti di una previa concertazione che sono (comune-
mente) considerati presupposto indispensabile per poter dimostrare l’intervenuta intesa collusiva,
con riferimento alle 16 gare più volte richiamate, tra Chef Express e MyChef, venendo dunque in
SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’AUTORITÀ GARANTE 237
“esogeno”112. Resta fermo che la circostanza per cui «la prova sia indiretta (o in-
diziaria) non comporta necessariamente che la stessa sia meno forte», potendo
«presentare attitudine dimostrativa pari, se non superiore, a quella diretta
quando faccia applicazione di una regola fondata su criteri universalmente ac-
cettati o comunque adeguatamente motivati con argomentazioni non contrad-
dette»113.
evidenza un significativo deficit istruttorio che si riflette sull’ambito motivazionale del provvedi-
mento sanzionatorio impugnato in primo grado».
112 La giurisprudenza ha, infatti, distinto due tipologie di elementi indiziari: quelli endogeni,
ossia collegati alla stranezza intrinseca della condotta, ovvero alla mancanza di spiegazioni alter-
native nel senso che, in una logica di confronto concorrenziale, il comportamento delle imprese
sarebbe stato sicuramente o almeno plausibilmente diverso da quello in pratica riscontrato, e
quelli esogeni, concernenti invece i riscontri esterni circa l’intervento di un’intesa illecita e atti-
nenti, in particolare, ai contatti tra le imprese e, soprattutto, agli scambi di informazioni, non al-
trimenti spiegabili in un contesto di sano confronto concorrenziale e, quindi, sintomatici di un’in-
tesa illecita. Nel primo caso, la prova dell’irrazionalità delle condotte grava sull’Autorità; nel se-
condo caso, l’onere probatorio contrario viene spostato in capo all’impresa (Cons. St., sez. VI, 13
maggio 2011, n. 2925; sez. IV, sentenza 23 maggio 2012, n. 3026).
113 Cons. St., sez. VI, 18 maggio 2015, n. 2514.
114 N. PAOLANTONIO, Il sindacato di legittimità sul provvedimento amministrativo, Padova,
2010, 368, secondo il quale l’operazione in cui «il giudice può far prevalere la propria personale
opinione tecnica su quella dell’amministrazione, nella misura in cui ciò sia necessario a rendere
giustizia, […] è non solo legittima, ma addirittura doverosa». Nello stesso senso, F. PATRONI
GRIFFI, Il sindacato del giudice amministrativo sugli atti delle Autorità indipendenti, in Giustizia-
amministrativa.it, 12, secondo cui «il principio di legalità e di azionabilità delle pretese in giudizio
richiede che il sindacato giurisdizionale, ordinario o amministrativo, sui provvedimenti delle au-
torità, di regolazione o sanzionatorie che siano, sia “pieno ed effettivo”, esteso ai fatti e alle valu-
tazioni tecniche»; C. CONTESSA, Forme e metodi del sindacato giurisdizionale sugli atti delle Auto-
rità indipendenti, in Giustizia-amministrativa.it, 26, il quale sottolinea che «Si tratta, del resto, di
una soluzione resa necessaria non solo dall’esigenza di garantire piena legittimazione democratica
(ex ante ed ex post) all’operato delle Autorità di settore, ma anche dalla concomitante esigenza di
riaffermare il principio di esclusiva soggezione alla legge (art. 101, II, Cost.) che rappresenta a
propria volta il fondamento stesso della legittimazione della Magistratura in un sistema genuina-
mente democratico».
238 SILVIA DE NITTO
norma descrive come integranti gli illeciti anticoncorrenziali da quello che at-
tiene alla valutazione dei fatti in termini “giuridici”, difficilmente scindibili da
profili che presuppongono un’analisi anche economica della fattispecie.
Con riguardo agli elementi fattuali alla base del provvedimento, non ap-
pare più trascurabile la necessità di una ricostruzione fattualmente precisa – in
quanto legata alla verità ‘storica’ – e sostanzialmente concreta e diretta115, non
sul piano meramente declamatorio ma nell’effettivo procedere del giudice116.
Molto più problematico risulta, invece, il controllo delle misure antitrust
quando l’individuazione della quaestio facti e la sua riconduzione all’interno de-
gli illeciti anticoncorrenziali previsti dal legislatore richiedono l’utilizzo di criteri
di natura tecnico-economica del provvedimento.
A partire dalla prima metà degli anni Duemila ha preso vita un filone giu-
risprudenziale attento alla verifica dei criteri tecnico-economici costitutivi della
scelta amministrativa. Ciò risulta avvenuto, più in particolare, nei casi in cui il
Consiglio di Stato ha riformato sentenze di primo grado di annullamento del
provvedimento sanzionatorio, accogliendo il ricorso dell’Autorità antitrust117: la
maggiore intensità di controllo, in tali ipotesi, ha trovato ragione nella necessità
– più o meno esplicita – di verificare il corretto bilanciamento tra l’interesse
pubblico a garantire l’effettività della tutela del mercato dai comportamenti di-
storsivi e quello privato al libero esercizio dell’attività economica, così potendo
valutare le condotte per quello che economicamente significano e adeguarle alla
utilità economica che perseguono. Indicativo della maggiore intensità è – nel
caso dell’abuso di posizione dominante – il riferimento al principio di propor-
zionalità, che consente di contemperare gli interessi in gioco, così verificando –
e magari scongiurando – che l’intervento dell’Autorità non costituisca un deter-
rente allo sviluppo di nuovi prodotti, o tecniche commerciali, suscettibili di rap-
presentare un beneficio per i consumatori118.
Al descritto controllo particolarmente penetrante si è affiancata una ten-
denza di sindacato formalmente legata alle formule tipiche del controllo intrin-
seco ma sostanzialmente lontana dalla considerazione dei percorsi di valutazione
115 Così F.G. SCOCA, La discrezionalità nel pensiero di Giannini e nella dottrina successiva, in
Riv. trim. dir. pubbl., 2000, 1065, secondo cui «la piena tutela giurisdizionale assicurata dalla Co-
stituzione nei confronti dell’amministrazione pubblica, impone che le valutazioni tecniche, riguar-
dando l’accertamento dei fatti, possano essere pienamente sindacate (e, quindi, debbano esserlo),
anche quando siano opinabili, in sede giurisdizionale».
116 Sul punto, Cons. St., sez. VI, n. 926/2004, secondo cui significativo è «il fatto che la Corte
di Giustizia abbia ritenuto ammissibile la C.T.U. nell’ambito dei giudizi in materia di concorrenza,
ma abbia poi utilizzato lo strumento con estrema cautela (per un caso di utilizzo, vedi Corte Giust.,
CE, C-89/85, 31-3-93, Woodpulp - Pasta di legno, in cui è stato affidato ai periti l’incarico di accer-
tare alcuni fatti contestati alle imprese e determinate caratteristiche del mercato in esame)».
117 Si veda, ad esempio, Cons. St., sez. VI, 8 aprile 2014, n. 1673, secondo cui è necessario
considerare le condotte «come stretti atti economici, in rapporto agli interessi concreti cui sono
orientate. Il che postula di renderle, a questi fini, indifferenti alle qualificazioni che eventualmente
ricevono altrove: e perciò di assumerle solo nella loro dimensione utilitaristica, prescindendo dalle
attribuzioni formali che possono caratterizzarle alla luce di altri ordinamenti di settore».
118 Cons. St., sez. VI, 13 marzo 2020, n. 1832, che sottolinea la delicatezza di tale valutazione,
soprattutto quando vengano in gioco interessi e valori fondamentali come il diritto alla salute.
SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’AUTORITÀ GARANTE 239
119 Per un’analisi in tal senso a livello europeo, si veda la ricostruzione di A. KALINTIRI,
What’s in a name? The marginal standard of review of “complex economic assessments” in EU com-
petition enforcement, in 53 Common Market Law Review, 2016, Issue 5, 1315-1316, secondo il
quale «Although the “manifest error of assessment” test progressively became boilerplate in the
judgments of EU Courts, its operation remains by and large wrapped in a cloud of elusiveness, in
part due to the difficulties in defining the notion of complex economic appraisals and in part due
to the somewhat “sibylline” description of marginal review by the European judges».
120 Cons. St., sez. VI, 19 febbraio 2019, n. 1167, che riprende Cass. civ., SS.UU., 14 maggio
2014 n. 10411: «il sindacato, oltre che in un controllo di ragionevolezza, logicità e coerenza della
motivazione del provvedimento impugnato, è limitato alla verifica della non esorbitanza dai sud-
detti margini di opinabilità, non potendo il giudice sostituire il proprio apprezzamento a quello
dell’Autorità Garante».
121 Nello stesso senso si veda, tra le tante, Cons. St., sez. VI, 12 ottobre 2017, n. 4733: «il
giudice amministrativo […] deve valutare i fatti, onde acclarare se la ricostruzione di essi operata
dall’Autorità risulti immune da travisamenti e vizi logici, e accertare che le disposizioni giuridiche
siano state correttamente individuate, interpretate e applicate, mentre, laddove residuino margini
di opinabilità in relazione ai concetti indeterminati, il giudice amministrativo non può comunque
sostituirsi all’AGCM nella definizione di tali concetti, se questa sia attendibile secondo la scienza
economica e immune da vizi di travisamento dei fatti, da vizi logici e da vizi di violazione di legge
(in tal senso, ex plurimis, Cons. Stato, VI, 30 giugno 2016, n. 2947; id., 13 giugno 2014, n. 3032)».
Nello stesso senso, Cons. St., sez. VI, 28 febbraio 2017, n. 928; 11 luglio 2016, n. 3047; 13 giugno
2014, n. 3032; 13 maggio 2011, n. 2925; 9 febbraio 2011, n. 896; 2 marzo 2004, n. 926.
122 Tra le tante, Tar Lazio, sez. I, 17 ottobre 2019, n. 11958, secondo cui «l’individuazione
del mercato rilevante, presupposto dell’esistenza della posizione dominante, che identifica e deli-
mita il contesto sociale ed economico ove opera l’impresa soggetta all’accertamento, è riservata al-
l’AGCM e il giudice amministrativo non può sostituirsi ad essa, salvo che l’operato dell’Autorità
presenti vizi di travisamento dei fatti, vizi logici e vizi di violazione di legge (T.A.R. Lazio, Roma,
sez. I, 25 luglio 2016, nn. 8499, 8500, 8502, 8504 e 8506; Cons. Stato, sez. VI, 8 aprile 2014, n.
1673, id. 14 gennaio 2014, n. 693)»; Cons. St., sez. VI, 10 dicembre 2014, n. 6050, secondo cui «il
Tar non si è sostituito in modo indebito all’Autorità nell’esercizio di poteri istruttori e valutativi
riservati a quest’ultima, così travalicando i confini della giurisdizione amministrativa, ma si è limi-
tato – anche, come detto, in risposta a deduzioni e questioni sollevate da PosteMobile nel ricorso
introduttivo – a verificare i presupposti di fatto e a sindacare la ragionevolezza, logicità e coerenza
delle argomentazioni, valutazioni e conclusioni dell’Autorità sul carattere scorretto e/o inganne-
vole della pratica commerciale posta in essere da PosteMobile»; Cons. St., sez. VI, 11 settembre
2014, n. 4629; Cons. St., sez. VI, 8 agosto 2014, n. 4228, secondo cui «il T.A.R. non si è limitato
240 SILVIA DE NITTO
del giudice stesso della mancanza del necessario grado di competenza specifica
e del rispetto del principio costituzionale della separazione dei poteri123, oltre
che della necessità di consolidare la corrispondenza a livello sostanziale e pro-
cessuale di prassi applicative concorrenziali. E ciò tanto nel caso in cui il con-
tenzioso tragga origine da un accordo o un’intesa restrittiva del mercato quanto
in quello scaturente da un abuso di posizione dominante. Tale atteggiamento
giurisprudenziale altalenante non risulta, dunque, dipendere dall’oggetto del
giudizio. Un fattore che, invece, sembra incidere e che non ha certamente age-
volato lo svolgimento di un controllo effettivo e concreto è dovuto alla vaghezza
che ha caratterizzato, anche a livello europeo, i confini della categoria dei “con-
cetti giuridici indeterminati e complessi”, rispetto ai quali si compie l’errore di
confondere valutazioni economiche complesse – per le quali l’Autorità compie
una scelta politica basata sull’economia – con studi, calcoli o dati economici
complessi124. In ragione, dunque, della sovrapposizione e dell’intreccio tra la va-
lutazione tecnica e la scelta politico-amministrativa e del fatto che, nell’ambito
del complesso processo decisionale, il momento meramente conoscitivo risulta
inglobato in quello valutativo il giudice finisce per svolgere un controllo formale
ed epidermico.
Una certa rilevanza sulla diversa intensità del controllo giurisdizionale sem-
bra, inoltre, assumerla il fatto che determinati ‘filoni’ giurisprudenziali risultano
consolidarsi in ragione del succedersi di pronunce che vedono lo stesso giudice
estensore: la tecnica del rinvio a precedenti casi aventi a oggetto fattispecie ana-
loghe o simili parrebbe confermare ciò. Significativo in tal senso, ad esempio, è
a rilevare l’asserita non congruità delle valutazioni che avevano indotto l’Autorità a ritenere che il
mercato qui rilevante si estendesse “quanto meno a livello provinciale”, ma – per poter affermare
la sussistenza dei presupposti dell’abuso di posizione dominante – si è spinto sino a sostituire la
propria autonoma individuazione del mercato geografico rilevante, in tal modo ponendosi in evi-
dente antitesi con i richiamati e consolidati orientamenti giurisprudenziali».
123 Da ultimo, la recentissima sentenza del Cons. St., sez. VI, 24 luglio 2020, n. 4737, se-
condo cui «il sindacato giurisdizionale che viene in considerazione nell’ambito in esame è finaliz-
zato a verificare se l’Autorità ha violato il principio di ragionevolezza tecnica, senza che sia con-
sentito, in coerenza con il principio costituzionale di separazione dei poteri, sostituire le valuta-
zioni, anche opinabili, dell’amministrazione con quelle giudiziali»; Cons. St., sez. VI, 2 settembre
2019, n. 6032, secondo il quale il «sindacato giurisdizionale volto ad accertare le intese anticon-
correnziali è finalizzato a verificare se l’Autorità ha violato il principio di ragionevolezza tecnica,
senza che sia consentito, in coerenza con il principio costituzionale di separazione, sostituire le va-
lutazioni, anche opinabili, dell’amministrazione con quelle giudiziali».
124 M. JAEGER, The Standard of Review in Competition Cases Involving Complex Economic
Assessments: Towards the Marginalisation of the Marginal Review?, in Journal of European Com-
petition Law & Practice, 2011, vol. 2, no. 4, 313, secondo il quale «The […] mistake is to confuse
complex economic assessments with complex economic studies, calculations, or data. There
should be no ‘deference’ as to these types of evidence on which the Commission may rely in its
decisions. Complex economic assessments should be understood as situations where the Com-
mission has to make an economics-based choice of policy. It should only be in such situations that
marginal review should be applied». Prosegue affermando che «the lingering doubts […] about
the exact meaning of the expression ‘complex economic assessments’ could lead to some inconsi-
stencies. This lack of clarity about an essential criterion defining the judicial control’s intensity –
and, consequently, the role of the judge – is definitely not satisfying and, having regards to today’s
context, it could be time to clear up this uncertainty».
SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’AUTORITÀ GARANTE 241
il fatto che la sentenza del Consiglio di Stato n. 926/2004125 con la quale si è di-
chiarata la necessità di estendere la valutazione sino al controllo dell’analisi eco-
nomica compiuta dall’Autorità sia stata redatta dallo stesso giudice estensore
della pronuncia n. 2199/2002, una tra le prime sentenze nelle quali il giudice ha
preso coscienza dell’insufficienza e della limitatezza di un approccio meramente
estrinseco.
Con riferimento, infine, al profilo che attiene alla rideterminazione della
misura sanzionatoria, non risulta esplicitato il criterio – ammesso che esista – in
base al quale il giudice, una volta dichiarata illegittima la quantificazione della
sanzione comminata dall’Autorità, decida di rimettere a quest’ultima la nuova
determinazione dell’importo della sanzione o, invece, provveda egli stesso a ri-
quantificarla. Una delle ragioni per cui si può ipotizzare che il giudice non prov-
veda a una rideterminazione in peius della misura risiede nel pericolo di violare
il principio della corrispondenza tra ‘chiesto e pronunciato’. Si aggiunga che an-
cora di recente si è ribadito il rischio che l’esercizio della giurisdizione estesa al
merito possa compromettere l’attività propria dell’Autorità. Il mancato utilizzo
da parte del giudice degli strumenti probatori – in grado di consentire lo svolgi-
mento di una ricostruzione autonoma della fattispecie e di una valutazione con-
creta delle condotte poste in essere, che si riferisca al tenore degli obiettivi che
esse mirano a raggiungere, nonché al contesto economico e giuridico nel quale
si collocano126 – non fa che amplificare tale timore, soprattutto in considera-
zione della circostanza per cui la rideterminazione della misura sanzionatoria,
qualora venga effettuata, deve essere in ogni caso operata sulla base dei diversi
parametri utilizzati e indicati in motivazione dal giudice127.
VI, 8 febbraio 2008, n. 421; Cons. St., sez. VI, 8 febbraio 2007, n. 515; Cons. St., sez. VI, 17 di-
cembre 2007, n. 6469, che hanno contribuito a delineare la nuova tendenza di sindacato.
126 Sul modello di quanto previsto dalla giurisprudenza eurounitaria, nella valutazione di
tale contesto, bisogna prendere in considerazione anche la natura dei beni o dei servizi coinvolti e
le condizioni reali del funzionamento e della struttura del mercato o dei mercati in questione. In
particolare, in tal senso si veda Corte di Giustizia UE, 11 settembre 2014, C-67/13 P, Groupement
des Cartes Bancaires; 14 marzo 2013, C-32/11, Allianz Hungária Biztosító Zrt.
127 Cons. St., sez. VI, 19 dicembre 2019, n. 8591, secondo cui «vertendosi in un caso di giu-
risdizione con cognizione estesa al merito – che consente, ai sensi dell’art. 134, comma 1, lett. c),
cpa, al giudice amministrativo di modificare, in base a una propria valutazione, la misura delle
sanzioni pecuniarie comminate dall’AGCM – devono rinviarsi gli atti all’Autorità per una nuova
quantificazione dell’importo della sanzione determinata. Tuttavia tale rivalutazione andrà operata
secondo i parametri diversi indicati in motivazione (ossia, la rideterminazione del valore delle ven-
dite in capo all’impresa appellante tenendo in considerazione la quota di partecipazione al RTI;
l’applicazione della percentuale ex art. 12 delle Linee guida come originariamente individuata
nella misura del 20%)».
242 SILVIA DE NITTO
lutativo128, in grado di fornire «un contributo molto importante alla ricerca della
verità»129. Significativa è la circostanza per cui, a cavallo tra la fine dello scorso
secolo e l’inizio del nuovo, il legislatore130 abbia non solo fatto crollare la barriera
fondata sul regime di distinzione dei mezzi istruttori ammessi a seconda delle
giurisdizioni131 ma anche introdotto la consulenza tecnica d’ufficio fra i mezzi
istruttori esperibili nel processo amministrativo, sempre nel rispetto del principio
che pone l’onere della prova a carico delle parti e del principio dispositivo nel-
l’ambito di un giudizio impugnatorio. Anche a livello giurisprudenziale, nono-
stante qualche iniziale incertezza applicativa132, si è iniziato negli stessi anni pro-
gressivamente ad ammettere, sulla scorta di quanto sostenuto a livello europeo133,
l’utilizzo della consulenza tecnica d’ufficio134: essa consente «di accertare tutti i
presupposti di fatto del rapporto controverso, anche quando l’applicazione della
norma di legge richiede all’amministrazione apprezzamenti di natura tecnica»135,
128 In tal senso si veda M.A. SANDULLI, La consulenza tecnica d’ufficio, in Foro amm. TAR, n.
12, 2008, 3533 ss., secondo la quale «il sindacato giurisdizionale sugli apprezzamenti tecnici della
p.a. non è più circoscritto al mero controllo formale ed estrinseco dell’iter logico seguito dall’au-
torità amministrativa, ma può estendersi alla verifica diretta dell’attendibilità delle operazioni tec-
niche eseguite per valutarne la correttezza, sia in ordine al criterio tecnico utilizzato che al proce-
dimento applicativo, con la conseguenza che coerentemente il giudice deve poter utilizzare, per
tale controllo di adeguatezza dei mezzi istruttori, sia il tradizionale strumento della verificazione,
che la c.t.u.».
129 F. CINTIOLI, Giusto processo, sindacato sulle decisioni antitrust e accertamento dei fatti
(dopo l’effetto vincolante dell’art. 7, d.lg. 19 gennaio 2017, n. 3), in Diritto proc. amm., 4, 2018, 1234.
130 Con l’art. 7, c. 3 della l. 21 luglio 2000, n. 205, poi ripreso dal Codice del processo am-
ministrativo, all’art. 63, secondo cui «Qualora reputi necessario l’accertamento di fatti o l’acquisi-
zione di valutazioni che richiedono particolari competenze tecniche, il giudice può ordinare l’ese-
cuzione di una verificazione ovvero, se indispensabile, può disporre una consulenza tecnica».
131 È già nell’ordinanza del Consiglio di Stato (sez. IV, 17 aprile 2000, n. 2292) di rimessione
alla Corte costituzionale che si pose la questione della legittimità costituzionale del divieto di uti-
lizzare tale strumento probatorio nella giurisdizione generale di legittimità, così eliminando «aree
di privilegio amministrativo» incompatibili con i principi elementari dello Stato di diritto e,
quindi, con gli artt. 3, 24, co. 1 e 2, e 113, co. 1 e 2 Cost.
132 Il Consiglio di Stato, infatti, riteneva non solo irrilevante l’effettiva necessarietà dello
strumento ma anche inammissibile la possibilità di «far “ripercorrere” dal C.T.U. le complesse va-
lutazioni rimesse in prima battuta all’amministrazione e sottoposte poi […] al sindacato giurisdi-
zionale» (Cons. St., sez. VI, n. 2199/2002).
133 Corte di giustizia Ce, Grande Sezione, 15 febbraio 2005, C-12/03, Commissione v. Tetra
Laval, secondo cui «Se la Corte riconosce alla Commissione un margine di valutazione in materia
economica, ciò non implica che il giudice comunitario debba astenersi dal controllare l’interpre-
tazione, da parte della Commissione, di dati di natura economica. In effetti, il giudice comunita-
rio deve in particolare verificare non soltanto l’esattezza materiale degli elementi di prova addotti,
la loro attendibilità e la loro coerenza, ma anche controllare se tali elementi costituiscano l’insieme
dei dati rilevanti che devono essere presi in considerazione per valutare una situazione complessa
e se essi siano di natura tale da corroborare le conclusioni che se ne traggono». In senso contra-
rio, R. CHIEPPA, Il controllo giurisdizionale sugli atti delle autorità antitrust, in Dir. proc. amm.,
2004, 4, 1043, ritiene che la giurisprudenza comunitaria abbia optato per un tipo di sindacato giu-
risdizionale non pieno.
134 Cons. St., sez. VI, 2 marzo 2004, n. 926, secondo cui «la riconosciuta ammissibilità an-
che della consulenza tecnica, quale strumento di verifica di fatti ed elementi rilevanti ai fini del-
l’analisi economica e delle valutazioni complesse effettuate dall’Autorità, conferma il grado di ef-
fettività della tutela giurisdizionale».
135 Così F. CINTIOLI, Consulenza tecnica d’ufficio e sindacato giurisdizionale sulla discreziona-
senza, però, arrivare a «oltrepassare i confini sostanziali della funzione, come de-
rivano dall’ampiezza delle situazioni giuridiche soggettive tutelate»136.
Il giudice, infatti, grazie a tale strumento utile a ridurre la complessità del-
l’istruttoria – purché questa poggi su valutazioni economiche opinabili e com-
plesse e non semplicemente su un’abbondanza di fatti agevoli da conoscere –,
amplia la sua conoscenza137; ma, proprio perché “dominus” della qualificazione
del fatto, non può mai limitarsi a recepire acriticamente le risultanze della con-
sulenza tecnica, essendo sempre tenuto ad un’autonoma valutazione e rielabora-
zione del fatto anche “alla luce” dei dati tecnico-scientifici offerti dal c.t.u. Gli è
dunque consentito considerare più che la valutazione finale del consulente, che
pure troverà gli opportuni spazi nella relazione illustrativa, il percorso conosci-
tivo che questi avrà svolto nel ripercorrere l’intero iter della determinazione tec-
nica assunta dall’amministrazione138.
Antitrust, in Giorn. dir. amm., 2006, n. 2, 187. Sul punto, a livello giurisprudenziale, si veda Cons.
St., sez. V, 4 febbraio 2015, n. 533, secondo cui l’utilizzo dello strumento della consulenza tecnica,
ma anche della verificazione, a supporto degli elementi indiziari di eccesso di potere denunciati al-
l’attenzione del giudice amministrativo incontra il solo limite dell’insindacabilità del merito dell’a-
zione amministrativa; e Cons. St., sez. VI, 29 settembre 2009, n. 5864, secondo cui la richiesta di
consulenza tecnica di ufficio «ha la funzione di fornire all’attività valutativa del giudice l’apporto
di cognizioni tecniche non possedute, ma non è certo destinata ad esonerare la parte dalla prova
dei fatti dalla stessa dedotti e posti a base delle proprie richieste; fatti che devono essere dimo-
strati dalla medesima parte alla stregua dei criteri di ripartizione dell’onere della prova posti dal-
l’art. 2697 c.c. (Cons. Stato, VI, 12 marzo 2004 n. 1261)».
137 Soprattutto considerato quanto affermato di recente da Cass., sez. I, 15 giugno 2018, n.
15774, secondo cui al «divieto per il consulente tecnico di ufficio di compiere indagini esplorative
è consentito derogare solo quando l’accertamento di determinate situazioni di fatto possa effet-
tuarsi unicamente con l’ausilio di speciali cognizioni tecniche, essendo, in questo caso, consentito
al consulente di acquisire anche ogni elemento necessario a rispondere ai quesiti, sebbene risul-
tante da documenti non prodotti dalle parti, sempre che si tratti di fatti accessori e rientranti nel-
l’ambito strettamente tecnico della consulenza (Cass. 11 gennaio 2017, n. 512)».
138 I confini riguardanti l’utilizzabilità della consulenza tecnica d’ufficio in settori caratteriz-
zati da profili tecnici emergono all’interno della giurisprudenza amministrativa in ambito cultu-
rale, ma il Consiglio di Stato, in più pronunce, ha riportato massime a ciò relative adattandole al-
l’ambito della concorrenza e del mercato: in tal senso si veda Cons. St, sez. VI, 13 febbraio 2020,
n. 1165, che rinvia a Cons. St., sez. IV, 18 dicembre 2019, n. 8559, e Cons. St., sez. VI, n.
2199/2002, che rinvia a Cons. St., sez. IV, 6 ottobre 2001, n. 5287, secondo cui, attraverso l’uti-
lizzo della C.T.U., può essere delegato al consulente l’accertamento sotto il profilo tecnico di un
ben individuato presupposto del fatto: la consulenza tecnica d’ufficio, infatti, «è uno strumento di
conoscenza posto a disposizione del giudice, che giova unicamente ad arricchirne la cognizione di
nozioni che non appartengono al patrimonio dell’intera collettività, né sono desumibili dalle mas-
sime di comune esperienza. Grazie all’apporto del consulente il giudice fruisce di conoscenze tec-
nico-specialistiche appartenenti a campi del sapere caratterizzati da obiettiva complessità, ai quali
non si accede senza la disponibilità di sofisticati strumenti di indagine». Il Consiglio di Stato si
premura, però, di precisare che «in primo luogo, la c.t.u. non può supplire l’onere della parte di
allegare i fatti e di introdurli nel processo; in secondo luogo che il compito della fissazione e qua-
lificazione del fatto non è delegabile al c.t.u., ma dev’essere espletato direttamente dal giudice». In
base a tali premesse, il Consiglio di Stato fa derivare la conclusione secondo cui «nella decisione
impugnata tali regole non sono state rispettate, poiché il Tribunale non ha eseguito una valuta-
zione autosufficiente sulla correttezza delle valutazioni tecniche del Comitato tecnico forestale, ma
si è pressoché interamente piegato sulle conclusioni finali del consulente. L’assenza di una riela-
borazione effettiva di queste conclusioni, del resto, è comprovata, oltre che dalla motivazione
244 SILVIA DE NITTO
della sentenza, dal fatto che il Tribunale non ha posto adeguatamente in luce le contraddizioni
emergenti dal testo della relazione e le sue obiettive incertezze».
139 Tale dato è confermato nel documento prodotto dall’Ufficio studi, massimario e forma-
zione del Consiglio di Stato su “Autorità indipendenti e sindacato giurisdizionale”, cit., 17.
140 Si veda, in tal senso, Tar Lazio, sez. I, 16 giugno 2016, n. 6921, che ha annullato un prov-
quali sul punto rinviano a una significativa pronuncia del Tar Lazio, sez. I, 11 maggio 2005, n.
3655, secondo cui «la casistica è molto ampia e presenta aspetti di uniformità nelle modalità di
contrattazione che, nel corso dell’istruttoria, l’Autorità avrebbe dovuto individuare e considerare
nell’accertamento dell’attuazione delle condotte illecite e dell’intenzionalità di tali condotte (ele-
mento soggettivo dell’illecito). A fronte di un cliente “forte”, era opportuno chiedersi quale effet-
tivo rilievo avesse la domanda rispetto all’offerta in quel settore, accertando in concreto i reali rap-
porti di forza e, conseguentemente, la consistenza della posizione di dominanza di TI. Il provve-
dimento è, pertanto, illegittimo per difetto di istruttoria in quanto l’Autorità ha omesso di
effettuare tale indagine, utilizzando pedissequamente le verifiche fatte nell’ambito di altre fatti-
specie, in applicazione di un principio astratto di abuso di posizione dominante. In sostanza è
mancata una corretta contestualizzazione della nozione indeterminata di “abuso di posizione do-
minante” alle circostanze fattuali, poiché l’Autorità ha, pregiudizialmente, trasposto nella fattispe-
cie in questione l’accertamento relativo alla conduzione della gara Consip, dove, peraltro, è stato
trattato il solo profilo della non replicabilità dell’offerta».
142 In questo senso, P. LAZZARA, Le competenze comunitarie e i limiti al sindacato giurisdizio-
nale in materia Antitrust, cit., 188; analogamente, F. MERUSI, Giustizia amministrativa ed autorità
SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’AUTORITÀ GARANTE 245
6. Considerazioni conclusive
La circostanza per cui le determinazioni antitrust sono fondate su presup-
posti tecnico-economici incerti e opinabili che richiedono apprezzamenti o
scelte valutative amministrative e di opportunità, in quanto tali non sostituibili
in sede processuale, non deve valere a costituire uno scudo dietro il quale il giu-
dice amministrativo sia legittimato a celarsi. Sicuramente – a meno che non si
voglia arrivare a ipotizzare una disposizione legislativa che preveda una giurisdi-
zione estesa al merito per la generalità delle valutazioni tecniche147 – al giudice
amministrativo rimane impedito lo svolgimento di un giudizio che assuma ca-
rattere sostitutivo attraverso l’introduzione di una valutazione che possa non te-
nere in adeguata considerazione la competenza tecnica, l’affidabilità e l’espe-
rienza dell’Autorità antitrust, oltre alle specificità proprie della struttura proce-
indipendenti, in Dir. amm., 2002; e F. CINTIOLI, Tecnica e processo amministrativo, in Dir. proc.
amm., 2004, 1014 ss.
143 R. VILLATA, M. RAMAJOLI, Il provvedimento amministrativo, cit., 172, i quali, per tale ra-
pensiero e l’opera di Perelman, afferma che, nell’ordine definito «isonomico», «prova e verità
sono strumenti per rendere giustizia».
145 E. FAZZALARI, Introduzione alla giurisprudenza, Padova, 1984, 30.
146 Il fenomeno della «dipendenza da percorso», o «path dependence» è stato sottolineato da
C. OSTI, Un giudice a Berlino. Controllo giudiziale del giudice amministrativo italiano, nella sua re-
lazione tenuta al Convegno Poteri e garanzie nel diritto antitrust: l’esperienza italiana del sistema
della modernizzazione del 23 luglio 2007, 29 ss., secondo il quale, una volta avviato il procedi-
mento dall’AGCM, questo «si concluderà, inevitabilmente, salvi eventi prossimi al miracoloso,
con una condanna spesso pesante ovvero, in tempi più recenti, con la presentazione di impegni,
di regola assai stringenti e gravosi».
147 Sui pericoli che deriverebbero dalla previsione di una full jurisdiction nei casi di esercizio
148 Logica propria della rule of reason nella sua forma più pura.
149 M. POLO, A favore di un approccio economico nell’applicazione del diritto antitrust, in Mer-
cato Concorrenza Regole, n. 1, 2007, 136. Nello stesso senso, R. PARDOLESI, Chi ha paura dell’in-
terpretazione economica del diritto antitrust?, in Mercato Concorrenza Regole, n. 1, 2007, 127, se-
condo cui non si tratterebbe tanto di «un set di regole operazionali, che rimane prerogativa del
giurista, quanto un impianto teorico persuasivo, un’economic wisdom cui ispirarsi per divisare
coordinate appropriate, capaci di incidere dov’è davvero opportuno farlo (almeno per quanto ci è
dato capire, sulla base del bagaglio di conoscenze di cui disponiamo). Ciò non significa, benin-
teso, consegnare un segmento dell’esperienza giuridica a nuovi sacerdoti, che ripetono da altri sa-
peri una legittimazione arbitraria. Implica, piuttosto, l’abbandono di comodi preconcetti e sillogi-
smi formali, alla ricerca di una disciplina che non abbia, dalla sua, i soli crismi della liturgia, ma
miri con sagace umiltà a fare autentica giustizia (economica)».
150 Sul punto, S. TORRICELLI, Per un modello generale di sindacato sulle valutazioni tecniche:
il curioso caso degli atti delle autorità indipendenti, cit., 123-124, secondo il quale riemerge «il tema
della partecipazione come onere, dal che derivano conseguenze preclusive (non in termini di pre-
clusioni processuali, ma di preclusioni alla rilevanza di certi elementi sul piano sostanziale della le-
gittimità dell’atto). Se così è, si comprende allora perché la procedimentalizzazione è in grado di
incidere sul sindacato sulle valutazioni tecniche».
151 Si veda, ad esempio, Cons. St., sez. VI, 15 maggio 2015, n. 2479, secondo cui «Il Colle-
gio ribadisce ancora una volta che tale fase di sindacato giurisdizionale, per quanto approfondita,
non può però consistere in una puntuale reiterazione di ogni specifico e minimo, se pure impor-
tante, passaggio logico della fase procedimentale dinanzi al Garante della concorrenza».
152 In particolare l’elemento della distinzione tra uffici (aventi funzioni istruttorie) e collegio
(avente funzione decisoria) non viene valorizzato dal giudice che, sulla base della distinzione ef-
fettuata a livello sovranazionale tra un diritto penale in senso stretto (“hard core of criminal law”)
e casi non strettamente appartenenti alle categorie tradizionali del diritto penale (Corte EDU, 23
novembre 2006, 73053/01, Jussila c. Finlandia), sottolinea che non tutte le garanzie di cui all’art.
6, c. 1 della CEDU, devono essere necessariamente realizzate nella fase procedimentale ammini-
strativa, potendo esse, almeno nel caso delle sanzioni non rientranti nel nocciolo duro della fun-
zione penale, collocarsi nella successiva ed eventuale fase giurisdizionale. Risultano, dunque, se-
condo il giudice, compatibili con l’art. 6, c. 1 le sanzioni “penali” imposte in prima istanza da un
organo amministrativo – anche a conclusione di una procedura priva di carattere giudiziale, vale
a dire che non offra garanzie procedurali piene di effettività del contraddittorio –, purché sia as-
sicurata una possibilità di ricorso dinnanzi ad un giudice munito di poteri di “piena giurisdizione”
e, quindi, le garanzie previste dalla disposizione possano attuarsi compiutamente quanto meno in
sede giurisdizionale (Cons. Stato, sez. VI, n. 1596 del 2015). Il problema persiste, dunque, quando
tale “giurisdizione piena” non si esercita.
SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’AUTORITÀ GARANTE 247
153 E che, secondo R. VILLATA, M. RAMAJOLI, Il provvedimento amministrativo, cit., 172, è tale
da «far temere che il giudice non sia in grado di esercitare un controllo approfondito sui casi sot-
toposti al suo esame».
154 Cons. St., sez. VI, 7 marzo 2017, n. 1066: «il provvedimento dell’AGCM presenta un vi-
zio di intrinseca illogicità, nella misura in cui non riesce a spiegare in maniera plausibile in che
modo l’intesa sia stata conclusa e attuata senza il coinvolgimento di altre compagnie assicurative.
[…] Il parallelismo di condotte, in effetti, come appunto confermato dal fatto che alle gare non
partecipavano neanche le imprese estranee alla contestata intesa, può allora essere giustificato
sulla base di diverse valide ragioni economiche, nella specie rappresentate, come è emerso sia nel-
l’istruttoria davanti all’AGCM, sia nel presente giudizio, da ragioni di non appetibilità economica
dell’offerta. In particolare, assumono rilevanza, come valide spiegazioni alternative fornite del pa-
rallelismo di condotte, la scarsa remuneratività del comparto (il servizio assicurativo della respon-
sabilità civile a favore delle aziende di trasporto pubblico locale), e la strutturale carenza infor-
mativa e conseguente incertezza sulla remuneratività delle singole gare per le compagnie diverse
dal fornitore storico».
155 Si veda Cons. St., sez. VI, 31 agosto 2016, n. 3769, con cui il Consiglio di Stato ha cen-
surato l’accertamento relativo alla condotta collusiva, ritenendo vi fosse una «significativa incoe-
renza» sul piano logico motivazionale tra il provvedimento impugnato e le numerose segnalazioni
e i provvedimenti con i quali, a partire dal 1995, l’Autorità antitrust aveva espressamente criticato
la regolamentazione adottata dalla Regione Campania, ritenendola ostativa al pieno dispiegarsi
delle dinamiche concorrenziali nel mercato dei golfi di Napoli e Salerno. L’Autorità avrebbe per-
tanto dovuto approfondire l’istruttoria al fine di valutare l’influenza della regolamentazione regio-
nale e illustrare le ragioni per le quali riteneva di modificare le precedenti valutazioni svolte nelle
proprie segnalazioni e nel provvedimento del 25 ottobre 2009 di chiusura del procedimento con
impegni.
248 SILVIA DE NITTO
156 Cons. St., sez. VI, 8 febbraio 2019, n. 957, secondo cui, «è necessario che la condotta
scorretta sia causalmente riconducibile al professionista cui essa è addebitata. Nella fattispecie
concreta in esame, l’Autorità non ha dimostrato la sussistenza di tutti gli elementi costitutivi della
pratica scorretta. [Pertanto] l’appello va accolto, con conseguenziale invalidità del provvedimento
dell’Autorità che ha ritenuto sussistente una pratica commerciale scorretta, senza avere svolto una
istruttoria idonea a dimostrare che detta pratica fosse effettivamente riconducibile ad una con-
dotta della società appellante».
157 Cons. St., sez. III, 2 aprile 2013, n. 1856. Nello stesso senso, C. Cass., SS.UU., 20 gennaio
2014, n. 1013, secondo la quale, qualora vi sia una valutazione tecnica che presupponga una scelta
tra un ventaglio di soluzioni possibili, essendo così destinata inevitabilmente a risolversi in un ap-
prezzamento non privo di un certo grado di opinabilità, «il sindacato del giudice, essendo pur sem-
pre un sindacato di legittimità e non di merito, è destinato ad arrestarsi sul limite oltre il quale la
stessa opinabilità dell’apprezzamento operato dall’amministrazione impedisce d’individuare un pa-
rametro giuridico che consenta di definire quell’apprezzamento illegittimo. Con l’ovvio corollario
che compete comunque al giudice di vagliare la correttezza dei criteri giuridici, la logicità e la coe-
renza del ragionamento e l’adeguatezza della motivazione con cui l’amministrazione ha supportato
le proprie valutazioni tecniche, non potendosi altrimenti neppure compiutamente verificare quali
siano in concreto i limiti di opinabilità dell’apprezzamento da essa compiuto».
158 S. COGNETTI, Principio di proporzionalità. Profili di teoria generale e di analisi sistemica,
in Dir. amm. proc., 1984, 463 ss., il quale ritiene che, mentre per il controllo giurisdizionale sugli
elementi fissi il sindacato sulla legalità deve essere rigido, invece quello non di legalità ma di
legittimità sugli elementi elastici deve essere necessariamente elastico.
160 F.G. SCOCA, Giudice amministrativo ed esigenze del mercato, cit., 279, secondo cui la co-
gnizione giurisdizionale sui provvedimenti resi dall’AGCM «deve spingersi a stabilire se esse siano
le più convincenti, alla luce del confronto con le tesi tecniche alternative portate in giudizio dalle
parti, introdotte dall’eventuale consulenza tecnica d’ufficio, o elaborate dallo stesso giudice am-
ministrativo».
SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’AUTORITÀ GARANTE 249
161 In tal senso, da ultimo, Cons. St., sez. VI, 2 settembre 2019, n. 6030; Cons. St., sez. VI,
17 febbraio 2012, n. 853, secondo cui «circa la censura inerente la quantificazione della sanzione
di Euro 215.000 in concreto irrogata, il Collegio premette che la sanzione dovrà essere ridetermi-
nata dall’Autorità, atteso che con la sentenza impugnata (avente contenuto dispositivo di parziale
accoglimento) è stato espressamente disposto il parziale annullamento del provvedimento impu-
gnato in relazione ai profili della ritenuta sussistenza della aggressività della condotta ascritta a
Eutelia s.p.a.».
162 In tal senso, B. SORDI, Giustizia e amministrazione nell’Italia liberale. La formazione della
nozione di interesse legittimo, Milano, 1985, 420, secondo cui il giudice avrebbe il compito di ri-
solvere, in chiave giurisdizionale e «nei limiti che il potere di cognizione incontra nell’assenza o
imprecisione dei parametri normativi, i margini di autonomia degli apparati».
163 In tale prospettiva appare utile, al fine di favorire l’utilizzo di criteri di controllo più de-
finiti da parte di giudici con una maggiore sensibilizzazione tecnica, considerare l’ipotesi di pre-
vedere udienze ‘tematiche’, dedicate esclusivamente, in uno stesso giorno, alla trattazione di casi
limitati decisi dall’Autorità; o di prevedere espressamente – oltre alla già esistente devoluzione,
proprio per tale ragione, delle fattispecie alla competenza funzionale inderogabile del Tar Lazio,
sede di Roma (art. 135, co. 1, lett. b), c.p.a.), scelta che ha senza dubbio contribuito ad accrescere
progressivamente la comprensione da parte dei giudici delle rationes e dei concetti tipici della le-
gislazione antitrust – una Sezione ad hoc per il settore interessato dall’azione dell’Autorità anti-
trust nel contenzioso amministrativo. O, ancora, potrebbe ipotizzarsi una modifica legislativa che
condizioni il potere di rimodulazione della sanzione da parte del giudice alla richiesta di una con-
sulenza tecnica d’ufficio. O, sul modello europeo dell’Administrative Board of Review in ambito
bancario e finanziario, si potrebbe istituire un Consiglio indipendente composto da soggetti di
elevatissima competenza tecnica, che svolga un’attività di nudging, di “suggerimento” alla legitti-
mità della misura, tanto per l’Autorità garante stessa, quanto per il giudice amministrativo. Altra
cosa sarebbe, invece, intendere la specializzazione nel senso di includere nei collegi giurisdizionali
anche soggetti dotati di competenze e conoscenze non giuridiche ma tecniche-economiche.
164 Si veda, ad esempio, E. PRESUTTI, I limiti del sindacato di legittimità, Milano, 1911, 16, se-
Autorità indipendenti, cit., 1-2, secondo il quale «i diritti del consumatore – la cui protezione re-
clama una tutela effettiva – si inseriscono, come ogni diritto che viva nella modernità, in un com-
plesso sistema di bilanciamento tra diritti, valori e doveri, che – a mio avviso – non consente di
“ridurre” la disciplina della concorrenza a una questione di tutela dei diritti dei consumatori: la
disciplina della concorrenza serve anche a evitare le distorsioni del liberismo selvaggio, a correg-
gere il mercato in funzione di protezione dei soggetti deboli (che non sono soltanto i consuma-
tori), ad assicurare crescita e sviluppo in un mercato libero e tra liberi mercati, e così via».
166 Sullo stretto legame tra le politiche concorrenziali e la disuguaglianza sociale, si veda J.B.
BAKER, S.C. SALOP, Antitrust, politica della concorrenza e disuguaglianza, in Mercato Concorrenza
Regole, n. 1, 2016, 7 ss., secondo cui, in riferimento al sistema americano, «la Corte Suprema po-
trebbe riconoscere quali obiettivi antitrust le preoccupazioni economiche e sociali connesse alla
disuguaglianza, congiuntamente al benessere del consumatore e all’efficienza. In alternativa (o in
aggiunta), il Congresso potrebbe inserire nello Sherman Act e nel Clayton Act un esplicito obiet-
tivo di “interesse pubblico”, attribuendo alle corti la facoltà di interpretare gli statuti nella pro-
spettiva di utilizzare la disciplina antitrust per valorizzare gli effetti distributivi. Analogamente, le
autorità di regolazione chiamate ad affrontare questioni concorrenziali in base al proprio standard
di “interesse pubblico”, potrebbero apprezzare gli aspetti distributivi quali obiettivi espliciti e con
elevata priorità in termini di interesse pubblico» (30).
167 In tal senso, Tar Lazio, Roma, sez. I, 17 ottobre 2019, n. 11960, secondo cui «il provve-
dimento gravato risulta gravemente lacunoso, nel suo percorso motivazionale, in ragione dei tra-
visamenti e delle carenze istruttorie nell’analisi della idoneità della prima condotta contestata a
produrre effetti anticoncorrenziali, nonché per la presenza di considerazioni apodittiche circa la
rilevanza, ai fini della dimostrazione dell’esistenza di una medesima strategia escludente, della se-
conda condotta». Prosegue: l’«Agcm non chiarisce, quindi, nel provvedimento, e neppure pro-
spetta a livello presuntivo, in che modo tali dati potevano essere utilizzati da Acea per orientare o
monitorare l’efficacia della sua politica di marketing volta a “trattenere” la clientela già presente
nel mercato tutelato. La condotta illecita di Areti viene, del resto, ricostruita in chiave puramente
presuntiva, in assenza di alcuna spiegazione plausibile sulla astratta capacità delle informazioni
acquisite di “facilitare” la realizzazione del piano di svuotamento del mercato tutelato».
CAPITOLO OTTAVO
IL TRATTAMENTO GIURISDIZIONALE
DELLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’ARERA
Federico Caporale
1 Sull’importanza del sindacato giurisdizionale come uno dei possibili contrappesi per evi-
tare che l’indipendenza si trasformi in separazione, compromettendo il complesso del sistema isti-
tuzionale, cfr. G. MAJONE, Independence vs. Accountability? Non-Majoritarian Institutions and
Democratic Government in Europe, EUI Working Paper SPS no. 94/3.
2 Cfr. F. SCLAFANI, Scelte regolatorie comunitarie e nazionali e sindacato giurisdizionale, in M.
DE FOCATIIS, A. MAESTRONI (a cura di), Libertà di impresa e regolazione del nuovo diritto dell’ener-
gia, Milano, 2011, 51 ss., specie 53-54. Sulla sindacabilità delle decisioni delle autorità indipen-
denti, cfr. diffusamente P. LAZZARA, Autorità indipendenti e discrezionalità, Padova, 2001.
252 FEDERICO CAPORALE
non ha molto senso, perché sussistono differenze profonde, da settore a settore, come per la di-
screzionalità tecnica degli altri moduli organizzativi, come ha ricordato R. VILLATA, Giurisdizione
esclusiva e amministrazioni indipendenti, in Dir. proc. amm., 2002, 792 ss.
5 Cfr. F.A. ROVERSI MONACO, L’autorità per l’energia e il gas, in E. BRUTI LIBERATI, F. DONATI
(a cura di), Il nuovo diritto dell’energia tra regolazione e concorrenza, Torino, 2007, 59 ss.
6 Sull’evoluzione della regolazione dell’energia elettrica, come esempio paradigmatico per i
servizi pubblici a rete, cfr. F. VETRÒ, Il servizio pubblico a rete. L’esempio paradigmatico dell’ener-
gia elettrica, Torino, 2005.
7 Cfr. d.l. 6 dicembre 2011, n. 201, art. 21, co. 19, convertito con la l. 22 dicembre 2011,
n. 214.
8 Cfr. d.lgs. 4 luglio 2014, n. 102.
9 Cfr. l. 27 dicembre 2017, n. 205, art. 1, co. 527 ss.
10 Per la regolazione del settore elettrico, cfr. F. VETRÒ, Il servizio pubblico a rete, cit., 213 ss.,
delle energie, in E. PICOZZA, S.M. SAMBRI (a cura di), Il diritto dell’energia, in Trattato di diritto del-
IL TRATTAMENTO GIURISDIZIONALE DELLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’ARERA 253
l’economia, diretto da E. Picozza e E. Gabrielli, Padova, 2015, 131 ss. e F. VETRÒ, Il servizio pub-
blico a rete, cit., 174 ss.
12 Sul rapporto tra politica e tecnica nella regolazione del gas e dell’energia, cfr. F.A. ROVERSI
MONACO, L’autorità per l’energia e il gas, cit., 60 ss. e, con particolare riferimento al rapporto tra
regolazione indipendente e politica energetica, E. BRUTI LIBERATI, Regolazione indipendente e poli-
tica energetica nazionale, in Riv. regol. mercati, 2014, 81 ss.
13 Si pensi all’adozione degli schemi tariffari. Sul rapporto tra funzioni di regolazione indi-
pendente e decisioni organizzative degli enti locali, sia consentito rinviare a F. CAPORALE, Politica
e amministrazione nei servizi pubblici locali: in cerca di un equilibrio tra rappresentatività ed effi-
cienza economica, in Diritto amministrativo e società civile. Muovendo dalle opere di F.A. Roversi
Monaco, III, Bologna, 2020, 421 ss.
14 Come ha sottolineato F.G. SCOCA, Sul trattamento giurisprudenziale della discrezionalità, in
V. PARISIO (a cura di), Potere discrezionale e controllo giudiziario, Milano, 1998, 107 ss., la giuri-
sprudenza amministrativa, tradizionalmente, non ha distinto «secondo quali criteri debba essere
reso tale “giudizio” [tecnico scientifico], se si tratta cioè di un giudizio effettivamente da infor-
mare all’interesse pubblico o, viceversa, di un giudizio da condurre alla stregua di criteri scienti-
fici o tecnici, che possono essere nell’esperienza comune (o generale) ovvero nell’esperienza di
esperti qualificati, ma di certo non nell’esperienza “riservata” di organi amministrativi. La verità è
che probabilmente, per ragioni di semplificazione, la giurisprudenza amministrativa, dinanzi ad
una graduazione di possibili giudizi, che contempla giudizi di esistenza e inesistenza, giudizi di
esattezza e inesattezza, giudizi di congruità e incongruità e, in ultimo, giudizi di opportunità e
inopportunità, non ha operato una differenziazione sulla base dell’oggetto (o del criterio) del giu-
dizio, ma ha preferito porre in essere una differenziazione meno analitica, separando i giudizi di
esistenza semplici da tutti gli altri giudizi» (114-115).
15 In questo senso, cfr. G. CLEMENTE DI SAN LUCA, Il sindacato giurisdizionale sulle valuta-
zioni tecniche in materia ambientale, in giustamm.it, n. 7/2016, 3 ss. Del resto, come hanno osser-
254 FEDERICO CAPORALE
vato diversi autori, fra cui, ad esempio, M.S. GIANNINI, Lezioni di diritto amministrativo, Milano,
1950, 110 e F.A. ROVERSI MONACO, Autorizzazioni cinematografiche di polizia e discrezionalità tec-
nica, in Giur. it., 1966, pt. II, 385 ss., specie 393, la discrezionalità tecnica sarebbe un concetto «di
uso comune, e quindi, anche se errato, non più espungibile», dal momento che non esiste una di-
screzionalità tecnica, ma solo un’attività vincolata all’applicazione di norme tecniche oppure
un’attività discrezionale vera e propria, normale, basata sull’utilizzo anche di norme tecniche.
16 Sulle ragioni e sulle conseguenze della scelta di collocare la sede a Milano, cfr. P. RANCI,
tare contrasti con il Consiglio di Stato: tanto che quest’ultimo è stato considerato «particolar-
mente “incombente”» in questo settore (così, A. TRAVI, Autorità per l’energia elettrica e giudice
amministrativo, in Il nuovo diritto dell’energia, cit., 73 ss., specie 78).
18 In questo senso, cfr. A. TRAVI, Autorità per l’energia elettrica e giudice amministrativo, cit.,
78.
19 Cfr. Cons. St., sez. VI, 19 gennaio 2016, n. 162, su cui cfr. M. FILICE, Verso un sindacato
consapevole sulle valutazioni tecnico-discrezionali, in Giorn. dir. amm., 2016, 684 ss. Sulle resistenze
del giudice amministrativo nell’uso degli strumenti istruttori, cfr. S. LUCATTINI, Il giudice ammini-
strativo alla prova dei fatti: per una specialità di servizio, in Judicium, 2016, 1 ss. e G. D’ANGELO,
Giudice amministrativo e valutazioni tecniche dopo la legge 21 luglio 2000, n. 205, in Dir. amm.,
2005, 659 ss. Tradizionalmente, infatti, la conoscenza del fatto è stata mediata dal provvedimento
e sindacare la qualificazione proposta dall’amministrazione era considerata un’invasione del me-
IL TRATTAMENTO GIURISDIZIONALE DELLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’ARERA 255
rito della decisione. Sull’importanza dell’accertamento del fatto nel processo amministrativo, cfr.
G. DE GIORGI CEZZI, La ricostruzione del fatto nel processo amministrativo, Napoli, 2003.
20 L’espressione è di TAR Lombardia, Milano, sez. II, 12 novembre 2015, n. 2381, § 1.2.
Nello stesso senso, cfr. anche Cons. St., sez. VI, 15 dicembre 2014, n. 6153; Cons. St., sez. VI, 18
novembre 2016, n. 4825; Cons. St., sez. VI, 5 settembre 2017, n. 4199.
21 Così, Cons. St., sez. VI, 8 luglio 2014, n. 3465, in cui il primo vocabolo compare ben sei
volte e il secondo addirittura dieci. Il Consiglio di Stato ha ritenuto legittimo il provvedimento del-
l’autorità.
22 Così, Cons. St., sez. VI, 5 settembre 2017, n. 4199, § 4. Il Consiglio di Stato ha ritenuto
prosegue rilevando che «[l]a scelta rivelatasi, in base ad un giudizio formulato ex post, inoppor-
tuna può rivelarsi al contempo immune dai suddetti vizi allorché dall’esame degli atti si possa de-
sumere che l’AEEGSI, nel momento di assunzione della scelta stessa, abbia operato in maniera
non palesemente illogica, valutando correttamente le circostanze fattuali presupposte e compa-
rando altrettanto correttamente i diversi interessi investiti dalla decisione». Nello stesso senso, cfr.
anche TAR Lombardia, Milano, sez. II, 21 settembre 2017, n. 1842, § 74. In entrambi i casi, il
provvedimento dell’autorità è stato ritenuto legittimo.
24 Così, Cons. St., sez. VI, 27 novembre 2017, n. 5530, § 5. Nello stesso senso, cfr. Cons. St.,
256 FEDERICO CAPORALE
sez. VI, 4 maggio 2020, n. 2807. Il Consiglio di Stato ha ritenuto legittimo il provvedimento del-
l’autorità, nell’ultimo caso addirittura riformando la sentenza di primo grado.
25 Cfr. Cons. St., sez. VI, 19 gennaio 2016, n. 162, § 10.
IL TRATTAMENTO GIURISDIZIONALE DELLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’ARERA 257
St., sez. VI, 15 febbraio 2021, n. 1392, § 21 ss., in cui questo approccio ha portato all’annulla-
mento di un provvedimento prescrittivo in materia di dispacciamento.
IL TRATTAMENTO GIURISDIZIONALE DELLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’ARERA 259
31 Per un’analisi della separazione dei poteri dopo il codice del processo amministrativo, si
rinvia a G. TROPEA, L’“ibrido fiore della conciliazione”: i nuovi poteri del giudice amministrativo tra
giurisdizione e amministrazione, in Dir. proc. amm., 2011, 965 ss. e F. CORTESE, Amministrazione e
giurisdizione: poteri diversi o poteri concorrenti?, in P.A.-Pers. e amm., 2/2018, 99 ss.
32 Cfr., ad esempio, il frequente richiamo a Cons. St., sez. VI, 6 febbraio 2001, n. 1671;
Cons. St., sez. VI, 20 marzo 2001, n. 4118; Cons. St., sez. VI, 17 dicembre 2007, n. 6469; Corte di
Cassazione, sez. Unite, 20 gennaio 2014, n. 1013, § 4.3.
33 Questo approccio è sintetizzato in maniera molto efficace da Cons. St., sez. VI, 15 feb-
braio 2021, n. 1492, secondo cui «il controllo giurisdizionale, teso a garantire una tutela giurisdi-
zionale effettiva, anche quando si verta in tema di esercizio della discrezionalità tecnica dell’Au-
torità indipendente, non può essere limitato ad un sindacato meramente estrinseco, estendendosi
al controllo intrinseco, anche mediante il ricorso a conoscenze tecniche appartenenti alla mede-
sima scienza specialistica applicata dall’amministrazione indipendente, sulla attendibilità, coe-
renza e correttezza degli esiti, in specie rispetto ai fatti accertati ed alle norme di riferimento at-
tributive del potere. In tale contesto, in tema di esercizio della discrezionalità tecnica dell’Autorità
indipendente, il giudice non può sostituirsi ad un potere già esercitato, ma deve solo stabilire se
la valutazione complessa operata nell’esercizio del potere debba essere ritenuta corretta, sia sotto
il profilo delle regole tecniche applicate, sia nella fase di contestualizzazione della norma che nella
fase di raffronto tra i fatti accertati ed il parametro contestualizzato; anche l’apporto conoscitivo
tecnico, conseguito tramite apporti scientifici, non è ex se dirimente allorché soccorrono dati ul-
teriori, di natura più strettamente giuridica, che limitano il sindacato in sede di legittimità ai soli
casi di risultati abnormi, ovvero manifestamente illogici. Sul versante tecnico, in relazione alle mo-
dalità del sindacato giurisdizionale, quest’ultimo è volto a verificare se l’Autorità abbia violato il
principio di ragionevolezza tecnica, senza che sia consentito, in coerenza con il principio costitu-
zionale di separazione, sostituire le valutazioni, anche opinabili, dell’amministrazione con quelle
giudiziali. In particolare, è ammessa una piena conoscenza del fatto e del percorso intellettivo e
volitivo seguito dall’amministrazione (cfr. Consiglio di Stato, sez. VI, 5 agosto 2019, n. 5559)».
260 FEDERICO CAPORALE
34 Il caso più emblematico è TAR Lombardia, Milano, sez. II, 26 giugno 2019, n. 1481.
35 Cfr. TAR Lombardia, Milano, sez. II, 30 giugno 2020, n. 1249.
36 Per un approfondimento, cfr. E. QUADRI, I provvedimenti tipici dell’ARERA; la loro clas-
sificazione e i riflessi sull’ambito del sindacato giurisdizionale, pubblicato l’11 marzo 2019, all’indi-
rizzo www.giustizia-amministrativa.it.
37 Infatti, l’elaborazione di atti sulla base di regole tecniche, specialmente nella regolazione
economica, non esclude che vi sia anche un momento di espressione di potere amministrativo in
senso proprio, come ha ricordato A. TRAVI, Il problema generale del sindacato giurisdizionale degli
atti delle Autorità indipendenti; il riparto di giurisdizione e il controllo della Cassazione sulle deci-
sioni del Consiglio di Stato, 3, pubblicato l’11 marzo 2019, all’indirizzo www.giustizia-amministra-
tiva.it.
IL TRATTAMENTO GIURISDIZIONALE DELLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’ARERA 261
38 Cfr. Cons. St., sez. VI, 7 marzo 2019, n. 1586, § 5.2. Nello stesso senso, cfr. anche Cons.
St., sez. VI, 11 gennaio 2021, n. 341 e Cons. St., sez. VI, 30 marzo 2021, n. 2672, in cui lo scruti-
nio equilibrato, serio e attento della valutazione tecnica si concretizza, poi, nella verifica delle al-
ternative regolatorie o, comunque, della pienezza dell’istruttoria svolta dall’autorità. Nella se-
conda, in particolare, il sindacato giurisdizionale sugli atti di regolazione è descritto in maniera
molto efficace: «in tema di sindacato del giudice amministrativo sull’attività di regolazione, è am-
messa una piena conoscenza del fatto e del percorso intellettivo e volitivo seguito del regolatore.
L’unico limite in cui si sostanzia l’intangibilità della valutazione amministrativa complessa è quella
per cui, quando ad un certo problema tecnico ed opinabile (in particolare, la fase di c.d. “conte-
stualizzazione” dei parametri giuridici indeterminati ed il loro raffronto con i fatti accertati) l’Au-
torità ha dato una determinata risposta, il giudice (sia pure all’esito di un controllo che si avvale
delle medesime conoscenze tecniche appartenenti alla scienza specialistica applicata dall’Ammini-
strazione) non è chiamato, sempre e comunque, a sostituire la sua decisione a quella dell’Autorità,
dovendosi piuttosto limitare a verificare se siffatta risposta rientri o meno nella ristretta gamma di
risposte plausibili, ragionevoli e proporzionate (sul piano tecnico), che possono essere date a quel
problema alla luce della tecnica, delle scienze rilevanti e di tutti gli elementi di fatto. Nel caso
della regolazione economica, il controllo giurisdizionale “non sostitutivo” trova giustificazione in
ragione di una specifica scelta di diritto sostanziale: quella per cui il legislatore, non essendo in
grado di governare tutte le possibili reciproche interazioni tra i soggetti interessati e di graduare il
valore reciproco dei vari interessi in conflitto, si limita a predisporre soltanto i congegni per il loro
confronto dialettico, senza prefigurare un esito giuridicamente predeterminato. In tali casi, l’atti-
vità integrativa del precetto corrisponde ad una tecnica di governo attraverso la quale viene ri-
messo all’Autorità di delineare l’interesse pubblico concreto che l’atto mira a soddisfare, senza al-
cuno spazio all’interno del quale il giudicante possa sostituirsi all’Autorità».
39 Cfr., ad esempio, Cons. St., sez. VI, 29 luglio 2019, n. 5315.
40 È emblematica Cons. St., sez. VI, 8 luglio 2014, n. 3465, in cui il giudice amministrativo
effettua una ricostruzione molto accurata e precisa delle valutazioni tecniche dell’autorità, ma
262 FEDERICO CAPORALE
sempre a partire dalle motivazioni offerte nel provvedimento amministrativo. Cfr. anche TAR
Lombardia, Milano, sez. II, 30 giugno 2020, n. 1249.
41 Infatti, data l’opinabilità dei risultati scientifici e la riduzione del perimetro delle scienze
esatte (cioè di quelle scienze in cui il risultato scientifico è uno, oggettivo, misurabile e riproduci-
bile), si sono ampliati i casi in cui i risultati scientifici dipendono da parametri non quantitativi e
da premesse logiche soggettive. Queste circostanze hanno comportato due fenomeni. In primo
luogo, se la decisione tecnica è influenzata da premesse soggettive e parametri non quantitativi, il
diritto riacquista una funzione ordinante, avendo il compito di stabilire gli interessi che la tecnica
deve servire, perché premesse soggettive e parametri non quantitativi della valutazione tecnica de-
vono essere conferenti con i fini legali dell’esercizio del potere. In secondo luogo, la decisione è
opinabile, ma il metodo scientifico utilizzato (o, in altre parole, il “procedimento” attraverso il
quale si giunge a un certo risultato) no: questo procedimento ha delle regole sue proprie (di ca-
rattere scientifico) che sono soggette al controllo del giudice e integrano le regole sulla correttezza
del procedimento amministrativo nel suo complesso.
42 Motivazione e partecipazione, infatti, rappresentano un canale di legittimazione insosti-
tuibile, in assenza di quello politico, per le autorità indipendenti e integrano, almeno in chiave
procedimentale, il principio di legalità, che, nella sua dimensione sostanziale, nel caso dei poteri
di regolazione, è attenuato. Sul rapporto tra procedure partecipative, principio di legalità in senso
procedimentale e principio di legalità in senso sostanziale, cfr. Cons. St., sez. VI, 27 dicembre
2006, n. 7972. Sulle procedure di partecipazione e sugli obblighi di motivazione nelle autorità in-
dipendenti, anche in chiave funzionale, cfr. M. RAMAJOLI, Procedimento regolatorio e partecipa-
zione, in E. BRUTI LIBERATI, F. DONATI (a cura di), La regolazione dei servizi di interesse economico
generale, Torino, 2010, 189 ss. Sulle ragioni della dequotazione del principio di legalità in senso
sostanziale nelle autorità indipendenti, cfr. F. MERUSI, Sentieri interrotti della legalità. La decostru-
zione del diritto amministrativo, Bologna, 2007, 65 ss.
IL TRATTAMENTO GIURISDIZIONALE DELLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’ARERA 263
delle valutazioni tecniche dell’Arera, cfr. A. MARRA, Brevi note sugli effetti dell’annullamento di
una delibera dell’Arera in tema di costi di sbilanciamento e sul legittimo affidamento delle imprese,
in Riv. regol. mercati, 2018, 252 ss. e ID., Ottemperanza al giudicato e regolazione retroattiva, ivi,
2015, 199 ss.
44 Così M. RAMAJOLI, L’attuale configurazione delle Autorità indipendenti di regolazione dei
mercati: la natura giuridica delle funzioni e la tipologia degli atti, 13, pubblicato il 18 marzo 2019
all’indirizzo www.giustizia-amministrativa.it.
45 In questa categoria non vanno considerati, invece, gli atti di risoluzione delle controversie
che, come ha osservato M. RAMAJOLI, L’attuale configurazione delle Autorità indipendenti, cit., 9,
«pur avendo un ambito soggettivo di applicazione limitato alle sole parti coinvolte, possono tra-
dursi in vere e proprie raccomandazioni rispettate dall’intero settore in virtù dell’effetto c.d. di
moral suasion, assumendo una funzione generale di tipo regolatorio (regulation by litigation)».
46 Sulle garanzie di partecipazione nei procedimenti individuali, cfr. M. RAMAJOLI, Procedi-
1183; TAR Milano, sez. II, 8 maggio 2019, n. 1031; TAR Milano, sez. II, 25 febbraio 2019, n. 399.
264 FEDERICO CAPORALE
48 Sul sindacato giurisdizionale sulle sanzioni delle autorità indipendenti, cfr. Cons. St., sez.
VI, sent. n. 4990/2019; nonché F. CINTIOLI, Giusto processo, sindacato sulle decisioni Antitrust e ac-
certamento dei fatti (dopo l’effetto vincolante dell’art. 7, d.lg. 19 gennaio 2017, n. 3), in Dir. proc.
amm., 2018, 1207 ss.; M. LIPARI, Il sindacato pieno del giudice amministrativo sulle sanzioni
secondo i principi della CEDU e del diritto UE. Il recepimento della direttiva n. 2014/104/EU sul
private enforcement (decreto legislativo n. 3/2017): le valutazioni tecniche opinabili riservate al-
l’AGCM, in Federalismi, 2018/8 e C. CONTESSA, Forme e metodi del sindacato giurisdizionale sugli
atti delle Autorità indipendenti. Le peculiarità dell’AGCOM, in C. CONTESSA, P. DEL VECCHIO (a
cura di), Codice delle comunicazioni elettroniche, Piacenza, 2018, 27 ss., specie 41 ss.
49 Sulla differenza tra poteri di regolazione e di sanzione, cfr. M. D’ALBERTI, Poteri pubblici,
n. 4322.
51 Un esempio è Cons. St., sez. VI, 26 maggio 2017, n. 2481, sul computo dei costi di inve-
stimento nella disciplina tariffaria del settore idrico dopo il referendum, in cui il collegio ha basato
la propria decisione interamente sulla relazione dei consulenti, tralasciando (o comunque trattando
solo liminalmente) altri aspetti giuridici rilevanti, come l’effetto giuridico del referendum.
52 Del resto, come ha segnalato M. CLARICH, Le autorità indipendenti tra regole, discreziona-
lità e controllo giudiziario, in Foro amm. TAR, 2002, 3859 ss., specie 3867, spesso è difficile di-
stinguere, all’atto pratico, tra casi di discrezionalità tecnica e pura.
IL TRATTAMENTO GIURISDIZIONALE DELLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’ARERA 265
53 Valgono ancora le riflessioni di A. TRAVI, Autorità per l’energia elettrica e giudice ammini-
strativo, cit., 80. Si veda, ad esempio, Cons. St., sez. VI, 29 luglio 2019, n. 5315.
54 Come ha ricordato A. TRAVI, Il problema generale del sindacato giurisdizionale degli atti
delle Autorità indipendenti, cit., 9, esorbiterebbe dal sindacato giurisdizionale «solo la “personale
condivisibilità” della soluzione, profilo che è al di là dell’ordine tecnico ed implica che, di fronte
a più soluzioni tutte tecnicamente sostenibili, sia operata una scelta per l’una anziché per l’altra».
55 Per una più ampia illustrazione di questo concetto, cfr. F. MERUSI, Ragionevolezza e di-
screzionalità amministrativa, Napoli, 2011, 28 ss., che sottolinea come si tratti di «una logica
“opaca” di tipo di sintetico, favorita dal fatto che l’accertamento giudiziario è preceduto da un
confronto dialettico fra ricorrente e resistente su alcune fasi logico-linguistiche descrittive della
razionalità o non razionalità dell’esercizio del potere».
56 In questo senso, cfr. A. TRAVI, Il problema generale del sindacato giurisdizionale degli atti
delle Autorità indipendenti, cit., 5, secondo cui i vizi relativi all’istruttoria vanno ancora conside-
rati alla stregua di vizi formali.
57 Cfr., ad esempio, A. TRAVI, Garanzia del diritto di azione e mezzi istruttori nel giudizio am-
ministrativo, in Dir. proc. amm., 1987, 558 ss.; L.R. PERFETTI, Il sindacato giudiziale sulla discrezio-
nalità tecnica, in Foro amm., 1997, 1727 ss.; A. TRAVI, Valutazioni tecniche e istruttoria del giudice
amministrativo, in Urb. app., 1997, 1263 ss.; S. MIRATE, La consulenza tecnica nel giudizio di legit-
timità: verso nuovi confini del sindacato del giudice amministrativo sulla discrezionalità tecnica della
pubblica amministrazione, in Giur. it., 2000, 2402 ss.; F. CINTIOLI, Consulenza tecnica d’ufficio e sin-
dacato giurisdizionale della discrezionalità tecnica, in F. CARINGELLA, M. PROTTO (a cura di), Il
nuovo processo amministrativo dopo la legge 21 luglio 2000, n. 205, Milano, 2001, 913 ss.; C. VI-
DETTA, Discrezionalità tecnica: problemi vecchi e nuovi dopo la l. 21 luglio 2000, n. 205, in Foro
amm. TAR, 2002, 2251 ss.
266 FEDERICO CAPORALE
58 Per un’analisi dell’ampliamento dei mezzi istruttori, dopo il 2000, cfr. L.S. BERTONAZZI,
L’istruttoria nel processo amministrativo di legittimità. Norme e principi, Milano, 2005 e M. LIPARI,
I principi generali dell’istruttoria nel processo amministrativo dopo la l. n. 205 del 2000. Le trasfor-
mazioni del giudizio e gli indirizzi della giurisprudenza, in Dir. proc. amm., 2003, 55 ss. Per un’ana-
lisi della disciplina dell’istruttoria nel nuovo codice del processo amministrativo, cfr. P. CHIRULLI,
L’istruttoria, in R. CARANTA (a cura di), Il nuovo processo amministrativo, Bologna, 2011, 521 ss.
Per un quadro della conformazione tradizionale dei poteri istruttori del giudice amministrativo,
cfr. F. BENVENUTI, L’istruzione nel processo amministrativo, Padova, 1953.
59 Come ha osservato S. BACCARINI, Giudice amministrativo e discrezionalità tecnica, in Dir.
proc. amm., 2001, 81 ss., prima dell’estensione della consulenza tecnica, «il controllo v[eniva] ef-
fettivamente esercitato nei casi più semplici, là dove il giudice ri[usciva] ad arrivare con le regole
di esperienza dell’uomo medio o con quelle che apparten[evano] al suo personale patrimonio cul-
turale»: di conseguenza «l’affermazione della insindacabilità d[oveva] attribuirsi, più che ad in-
timo convincimento del giudice, a carenza di elementi conoscitivi» (94). L’impossibilità di esperire
la consulenza tecnica nel giudizio di legittimità era percepita nitidamente come un vulnus alla pie-
nezza della tutela giurisdizionale, come è evidente da Cons. St., sez. IV, ord. 17 aprile 2000, n.
2292, su cui cfr. S. MIRATE, La consulenza tecnica nel giudizio di legittimità, cit., 2402 ss.
60 In linea con la consapevolezza che l’accesso al fatto è un tassello fondamentale per redi-
gere una sentenza “giusta”, come ha ricordato F. PATRONI GRIFFI, La sentenza “giusta” e il metodo
di decisione del giudice amministrativo, in Dir. proc. amm., 2018, 106 ss.
61 Il riferimento è sempre a Cons. St., sez. VI, 19 gennaio 2016, n. 162, § 10.
IL TRATTAMENTO GIURISDIZIONALE DELLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’ARERA 267
aveva presentato una propria relazione tecnica; nel successivo giudizio di appello, il Consiglio di
Stato ha, invece, disposto una verificazione (cfr. TAR Lombardia, Milano, sez. II, 4 marzo 2016,
n. 439 e Cons. St., sez. VI, 6 marzo 2019, n. 1550).
64 Fra i pochi casi in cui la verificazione è stata essenziale per accogliere l’appello, cfr. Cons.
alle garanzie del contraddittorio. In proposito, mi sia consentito rinviare a F. CAPORALE, L’uso dei
mezzi istruttori nel trattamento giurisdizionale della discrezionalità tecnica. Il caso dell’Arera, in Riv.
trim. dir. pubbl., 2020, 429 ss., specie 445.
70 Cfr., ad esempio, Cons. St., sez. VI, 19 giugno 2018, n. 3774; Cons. St., sez. VI, 26 set-
tembre 2016, n. 3939; Cons. St., sez. VI, 16 maggio 2013, n. 2659.
268 FEDERICO CAPORALE
Dal punto di vista delle conseguenze sul piano dell’intensità del sindacato,
non è possibile registrare un indirizzo uniforme. Nella maggioranza dei casi, la
tecnica del controllo giurisdizionale è rimasta la stessa e l’istruttoria ha consen-
tito solo di conoscere meglio la dimensione fattuale della controversia (comun-
que, un’evenienza non secondaria)71; in qualche altro caso, però, le verificazioni
sono state usate per penetrare nella decisione amministrativa in maniera più ap-
profondita.
Ad esempio, in un caso, il collegio ha affidato al verificatore un controllo
affine al test di proporzionalità72, cui diversi settori caratterizzati da discreziona-
lità tecnica sono impermeabili73, chiedendogli di esaminare l’idoneità, l’adegua-
tezza e la necessità della misura assunta dall’Arera: il giudizio si è concluso con
la dichiarazione di legittimità del provvedimento impugnato, ma il collegio, at-
traverso la verificazione, ha saggiato «l’adeguatezza/congruità/logicità della pre-
visione del requisito della duration, risolventesi nella fissazione di uno standard
minimo di efficienza del sito di stoccaggio, rispetto all’obiettivo (enunciato dal-
l’art. 37, comma 3, d.-l. n. 133/2014) di accrescere la risposta del sistema nazio-
nale del gas in termini di punta di erogazione, non travalicando l’adozione di tale
criterio i margini di attendibilità e di ragionevolezza tecnica della determinazione
tariffaria incentivante adottata dall’Autorità (in rapporto agli obiettivi prefissati
dal legislatore), per il resto insindacabile nel merito. […] Del pari, deve ritenersi
osservato il criterio della minimizzazione dei costi, contemplato dalla stessa
norma e da riferire, sotto un profilo tecnico, ai costi di immobilizzo legati al vo-
lume di gas immagazzinato, risultando preferiti i sistemi che, a parità di presta-
zioni di punta, richiedano l’immobilizzazione di minori volumi, con conseguenti
minori costi da sostenere»74 (i corsivi sono aggiunti).
In un altro caso ancora, è stato chiesto al verificatore di stabilire la «cor-
retta procedura per determinare la quantità di combustibile fossile consumata
nel periodo in cui è contestato il superamento della QSI dall’impianto CCT di
cui in premesse, se quella adottata dall’Autorità, o quelle prospettate dalla ri-
corrente appellante, o altra; determini poi secondo la procedura ritenuta cor-
retta la quantità in questione e dica se essa superi la QSI», esercitando un tipo
di sindacato che poteva preludere a una sostituzione piena, salvo poi essere ri-
condotto dal collegio entro i consueti binari75.
Quest’ultima tendenza è dovuta a due aspetti.
71 Cfr., ad esempio, Cons. St., sez. VI, 6 marzo 2019, n. 1550 e Cons. St., sez. VI, 21 maggio
2013, n. 2715.
72 Sul principio di proporzionalità e sulla struttura trifasica che lo caratterizza, cfr. A. SAN-
pio di proporzionalità: “relazione pericolosa” o “attrazione fatale”?, in Dir. proc. amm., 2012, 718 ss.
74 Cfr. Cons. St., sez. VI, 7 marzo 2019, n. 1578, § 5.5.
75 Cfr. Cons. St., sez. VI, ord. 2 marzo 2017, n. 984, in cui il verificatore – come richiesto dal
collegio – ha predisposto quattro diverse formule per determinare il consumo di gas da parte della
linea CCT e ha calcolato la quantità di combustibile fossile effettivamente consumata dall’im-
pianto. Questa attività, che è consistita, di fatto, in una sostituzione piena del giudice amministra-
IL TRATTAMENTO GIURISDIZIONALE DELLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’ARERA 269
tivo, è stata ricondotta entro i limiti canonici del sindacato del giudice amministrativo dal collegio,
che ha osservato che «[a]i fini della decisione, non è necessario seguire nei dettagli il ragiona-
mento tecnico scientifico svolto nei documenti di cui sopra, perché soccorrono dati ulteriori, di
natura più strettamente giuridica. Va infatti ricordato che l’apprezzamento dell’Autorità è espres-
sione di un potere discrezionale, il quale, per giurisprudenza costante, che come tale non neces-
sita di puntuali citazioni, è sindacabile nella presente sede di legittimità nei soli casi di risultati ab-
normi, ovvero manifestamente illogici. Alla luce degli elementi acquisiti, il carattere abnorme o il-
logico della decisione dell’Autorità nel caso presente non si riscontra. Dall’istruttoria tecnica
svolta, infatti, alcuni elementi emergono come certi e sono ad avviso del Collegio sufficienti a de-
cidere. In primo luogo, ci si muove in una situazione di incertezza, che rende possibile effettuare
il calcolo che interessa, ovvero verificare il superamento della QSI, solo a prezzo di una serie di
ipotesi, plausibili quanto si vuole, ma pur sempre oggetto di supposizione. La stessa contestazione
dei risultati ottenuti dal verificatore da parte dei consulenti della ricorrente appellante segue que-
sta metodologia, ovvero modifica le ipotesi di partenza seguite dal verificatore con altre, che por-
tano a un risultato diverso e più favorevole, sulla base di diverse condizioni di funzionamento del-
l’impianto che si sarebbero potute verificare, ma non sono certe ed obiettive» (cfr. Cons. St., sez.
VI, 6 marzo 2019, n. 1550, § 4.12 e 4.13).
76 Questa crisi è avvertita non solo nella prospettiva logico-filosofica del dibattito sul rap-
porto tra verità e scienza, ma è tangibile nella quotidianità della ricerca scientifica, dal momento
che la gran parte degli esperimenti non supera i test di riproducibilità (cfr. M. BAKER, 1,500 scien-
tists lift the lid on reproducibility, in Nature, 25 maggio 2016, consultabile all’indirizzo www.na-
ture.com/news/1-500-scientists-lift-the-lid-on-reproducibility-1.19970).
77 In linea con una tendenza generale al mancato utilizzo della consulenza tecnica, almeno
nel contenzioso relativo alle autorità indipendenti, fino al 2008, come rilevato da M.A. SANDULLI,
La consulenza tecnica d’ufficio, in Foro amm. TAR, 2008, 3533 ss., specie 3551.
78 Cfr., ad esempio, TAR Lombardia, Milano, sez. III, ord. 26 maggio 2011, n. 1367, che ri-
leva l’inutilità della consulenza e TAR Lombardia, Milano, sez. II, 11 gennaio 2018, n. 49, che la-
menta l’assenza di un principio di prova, in cui la richiesta istruttoria è diventata ragione – fra
molte – per presumere la legittimità del provvedimento («[l]’insussistenza di solidi argomenti a
confutazione delle previsioni impartite dall’AEEGSI con la deliberazione n. 208/2013 (sostrato
della ripetizione degli indebiti conguagli delineata nella deliberazione n. 134/2016), è, infine, in-
direttamente confermata dalla richiesta di ammissione di una consulenza tecnica d’ufficio diretta
ad “acquisire le necessarie valutazioni tecniche sull’analisi del meccanismo della Del. 208/2013 e
sulle conseguenze distorte della sua applicazione al caso particolare di GSEI per l’anno 2011, con
particolare riferimento alla macroscopica sproporzionalità dell’impatto applicativo della del. 134
sull’anno 2011 rispetto alla media tendenziale dei corrispettivi ricevuti da GSEI per gli anni pre-
cedenti e successivi”»). Vi sono stati anche casi in cui i collegi hanno declinato la richiesta istrut-
toria, rispondendo nel merito alle censure dell’istante e non riconducendo il rifiuto né all’inutilità
né al difetto di prova (cfr., ad esempio, Cons. St., sez. VI, sent. n. 2659/2013).
270 FEDERICO CAPORALE
domandare alle parti nuove memorie sui profili tecnico-scientifici delle conte-
stazioni della società ricorrente79.
Probabilmente, questo deriva anche dalla residualità della consulenza tec-
nica nell’impianto del codice del processo amministrativo: il giudice può di-
sporla solo se «indispensabile»80, una condizione che non è prevista per la veri-
ficazione, a dimostrazione della preferenza del legislatore per quest’ultimo
mezzo istruttorio.
Inoltre, per disporre la consulenza tecnica è necessario un principio di
prova: perciò, la scarsa frequenza con cui viene esperita potrebbe dipendere an-
che dalla difficoltà di bilanciare principio di prova dedotto dalle parti, formula-
zione dei quesiti da sottoporre al consulente e autonomia del consulente nella
redazione della propria relazione. È possibile ipotizzare che i collegi temano che
il consulente tecnico – nello svolgimento del suo mandato – possa andare al di
là dei quesiti proposti (e, quindi, del principio di prova), sbilanciando l’istrutto-
ria verso il metodo acquisitivo81.
Non sembrano condivisibili quelle letture secondo cui la resistenza all’uso
della consulenza sarebbe dovuta alla grande complessità tecnica del settore in
esame (che renderebbe difficile, per i giudici, comprendere i consulenti) o a un
modello di sindacato a intensità progressiva (in cui la consulenza verrebbe di-
sposta solo se non sono emersi evidenti segnali di illegittimità)82: infatti, la con-
sulenza tecnica ha comunque il merito di affiancare al giudice un esperto che
può chiarire, anche solo parzialmente, l’oscurità del dato tecnico. Peraltro, lo
stesso problema si porrebbe anche per gli altri mezzi istruttori (verificazione e
interrogatorio libero) ed è proprio della controversia nel suo complesso e non
del singolo mezzo istruttorio, che, anzi, può sempre essere d’aiuto.
Semmai, un ostacolo può essere rappresentato, per il giudice, dalla difficoltà
di motivare l’adesione alla relazione tecnica di uno dei consulenti, in luogo degli
altri: un’attività molto complessa, quando non si possiedono competenze tecni-
che specifiche (e del resto, se il giudice le avesse avute, non avrebbe disposto la
consulenza). E quindi, sempre per l’elevata complessità tecnica, può accadere
che i giudici di prime e seconde cure interpretino diversamente le risultanze delle
relazioni, ribaltando l’esito del giudizio, come accaduto nella controversia sulla
determinazione delle tariffe per l’erogazione dei servizi di trasmissione, distribu-
79 Cfr. TAR Lombardia, Milano, sez. IV, ord. 28 marzo 2011, n. 823. Le parti hanno poi
fatti o l’acquisizione di valutazioni che richiedono particolari competenze tecniche, il giudice può
ordinare l’esecuzione di una verificazione ovvero, se indispensabile, può disporre una consulenza
tecnica».
81 Sul principio che governa l’istruttoria nel processo amministrativo, cfr. F. BENVENUTI, L’i-
struzione nel processo amministrativo, cit., 187 ss. Sul rapporto tra principio dispositivo e metodo
acquisitivo, cfr., da ultimo, L.R. PERFETTI, L’istruzione nel processo amministrativo e il principio di-
spositivo, in Riv. dir. proc., 2015, 72 ss. e A. TRAVI, recensione a R. Briani, L’istruzione probatoria
nel processo amministrativo. Una lettura alla luce dell’articolo 111 della Costituzione, in Riv. trim.
dir. pubbl., 2014, 514 ss.
82 In questo senso, M. FILICE, Verso un sindacato consapevole, cit., 690.
IL TRATTAMENTO GIURISDIZIONALE DELLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’ARERA 271
zione e misura dell’energia elettrica per l’anno 2009, in cui la medesima con-
sulenza tecnica, esperita in primo grado, è stata utilizzata dal TAR Milano per
accogliere il ricorso e dal Consiglio di Stato per accogliere l’appello83.
Quanto all’utilizzo concreto, la consulenza tecnica è stata disposta per lo
più in quei casi in cui, dopo un primo controllo epidermico, il giudice ha dei
dubbi circa la legittimità del provvedimento. Del resto, il sospetto di illegittimità
del provvedimento presuppone l’esistenza di un principio di prova e l’indispen-
sabilità del mezzo istruttorio ai fini del giudizio84.
La consulenza è diventata un mezzo per confortare il giudice circa la fon-
datezza di un vizio del provvedimento, già emerso nel contraddittorio docu-
mentale. Nella pratica, insomma, si registra un’inversione della funzione di que-
sto mezzo istruttorio: non è utilizzato per aumentare l’intensità del sindacato
giurisdizionale, né per garantire l’effettività della tutela, né per configurare un
sindacato “progressivo” sulla discrezionalità tecnica, né per ripetere la valuta-
zione tecnica, né per sostituirsi all’amministrazione nella decisione, ma per sot-
toporre a un ulteriore controllo, ancora più attento, un provvedimento già ap-
parentemente illegittimo85.
Questo non esclude che, in qualche caso, la consulenza tecnica possa effet-
tivamente accompagnarsi ad un incremento dell’intensità del sindacato giurisdi-
zionale: così, in un caso, in cui però la vicenda aveva carattere principalmente
fattuale e i profili tecnici erano piuttosto semplici, la consulenza tecnica è stata
propedeutica a un controllo di proporzionalità del provvedimento86.
Nel contenzioso sugli atti dell’Arera ha trovato spazio, per quanto molto
raramente e solo in primo grado, anche un terzo strumento istruttorio: l’interro-
gatorio libero delle parti87.
83 Cfr. TAR Lombardia, Milano, sez. IV, ord. 21 ottobre 2008, n. 269, con cui è stato dispo-
sto il mezzo istruttorio e TAR Lombardia, Milano, sez. IV, 29 dicembre 2009, n. 6269, specie § 2
e 3, con cui è stato definito il giudizio e Cons. St., sez. VI, 27 luglio 2010, n. 4906. In particolare,
il Consiglio di Stato ha sostenuto che il TAR, in alcuni passaggi, avesse «acriticamente recepito le
risultanze della CTU» e, in altri passaggi, invece, se ne fosse «immotivatamente discostato».
84 Questo utilizzo della consulenza tecnica nella giurisprudenza amministrativa è evidente,
ad esempio, in Cons. St., sez. VI, 12 ottobre 2011, n. 5519, § 5.2, secondo cui il TAR aveva cor-
rettamente escluso l’esperimento di un consulenza tecnica «poiché dall’esame delle valutazioni
tecniche poste a base della delibera di aggiornamento non emergono vizi di illogicità, irragione-
volezza o travisamento dei fatti, né elementi tali da far ritenere che sia stato superato l’ambito di
opinabilità secondo i correnti criteri tecnico-scientifici, trattandosi di valutazioni rispettose dei
margini di opinabilità/plausibilità propri dei giudizi connotati da ampia discrezionalità tecnica,
quali quelli in esame». Si veda anche Cons. St., sez. VI, 7 marzo 2016, n. 900, in cui la consulenza
tecnica è stata disposta per verificare se sussistessero davvero alcuni profili di illegittimità emersi
nel contraddittorio documentale, di cui il collegio aveva rilevato prima facie la fondatezza.
85 Questa dinamica si percepisce in maniera evidente in Cons. St., sez. VI, 7 marzo 2016, n.
900, § 7.4, in cui il collegio ha disposto la consulenza tecnica per verificare se alcune apparenti
contraddizioni del provvedimento impugnato, «insuperabil[i] alla luce delle attuali risultanze
istruttorie», potessero sciogliersi e scongiurare l’annullamento.
86 Cfr. TAR Lombardia, Milano, sez. IV, 1 dicembre 2011, n. 3012, relativa all’illegittimità di
una disposizione che prevedeva la presenza obbligatoria del cliente durante le operazioni di di-
stacco della fornitura per risoluzione del contratto o per morosità.
87 Si tratta di uno strumento assolutamente eccentrico rispetto al processo amministrativo,
ritenuto tradizionalmente inadatto alla prova testimoniale per il carattere formale dell’attività am-
272 FEDERICO CAPORALE
delle parti, si rinvia a P. DIVIZIA, Riflessioni in tema di confessione ed interrogatorio libero nel pro-
cesso amministrativo, in Foro Amm. Tar, 2002, 2729 ss. e TAR Lombardia, Milano, sez. III, ord. 6
aprile 2011, n. 904.
90 Cfr., ad esempio, TAR Lombardia, Milano, sez. II, ord. 18 giugno 2013, n. 1575, in cui il
collegio, nel riassumere sinteticamente quanto esposto dai rappresentanti delle parti, sottolinea i
fatti non oggetto di contestazione.
91 Cfr. TAR Lombardia, Milano, sez. II, ord. 4 novembre 2013, n. 1174.
92 Il provvedimento in questione ha dato luogo a un contenzioso seriale, in cui è sempre
stato disposto l’interrogatorio libero delle parti. Una delle ordinanze in questione è TAR Lom-
bardia, Milano, sez. III, ord. 21 giugno 2012, n. 1766.
93 Cfr. TAR Lombardia, Milano, sez. II, 27 dicembre 2013, n. 2973. È il contenzioso in cui
sono state emesse le già menzionate TAR Lombardia, Milano, sez. II, ord. 4 novembre 2013, n.
1174 e TAR Lombardia, Milano, sez. II, ord. 18 giugno 2013, n. 1575.
IL TRATTAMENTO GIURISDIZIONALE DELLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’ARERA 273
Allo stesso modo, nella decisione relativa al metodo di calcolo del corri-
spettivo riconosciuto ai produttori di energia che rendono disponibile la capa-
cità produttiva dei loro impianti, il giudice doveva comprendere se la disciplina
penalizzasse o meno i produttori di energia da fonti rinnovabili94. Anche in que-
sto caso, l’interrogatorio libero è servito a chiarire un fatto complesso la cui
comprensione era necessaria per interpretare un problema squisitamente giuri-
dico.
Insomma, non si tratta propriamente di ipotesi di discrezionalità tecnica,
ma di discrezionalità pura, il cui presupposto, però, è un fatto tecnicamente
complesso95.
94 Cfr. TAR Lombardia, Milano, sez. III, 17 ottobre 2013, n. 2310. È il contenzioso in cui è
stata emessa la già citata TAR Lombardia, Milano, sez. III, ord. 21 giugno 2012, n. 1766.
95 In questi casi, l’interrogatorio libero delle parti è da preferirsi alla consulenza tecnica e
alla verificazione perché consente di accelerare la durata del giudizio e limitare i costi pro-
cessuali.
274 FEDERICO CAPORALE
IV, 1 dicembre 2011, n. 3012, in cui i mezzi istruttori sono stati propedeutici al controllo di pro-
porzionalità della valutazione tecnico-scientifica dell’Arera.
99 La citazione è tratta da A. TRAVI, Il problema generale del sindacato giurisdizionale degli
atti delle Autorità indipendenti, cit., 5, secondo cui i vizi relativi all’istruttoria vanno ancora consi-
derati alla stregua di vizi formali.
100 Ad esempio, l’indispensabilità della consulenza tecnica è stata motivata con la necessità
di «assicurare la completezza dell’istruttoria» (così Cons. St., sez. VI, ord. 14 ottobre 2015, n.
4745 e Cons. St., sez. VI, ord. 7 marzo 2016, n. 899) o di far fronte all’«elevato tecnicismo» della
materia (TAR Lombardia, Milano, sez. IV, ord. 21 ottobre 2008, n. 269). Non è chiaro, in parti-
colare, se si tratti dello stesso concetto di indispensabilità che va applicato per l’acquisizione di
nuovi mezzi di prova e nuovi documenti in appello, su cui cfr. F. SAITTA, Onori (?) ed oneri della
“processualcivilizzazione”: Palazzo Spada alle prese con il controverso concetto di indispensabilità
della prova, in Dir. proc. amm., 2012, 1069 ss.
IL TRATTAMENTO GIURISDIZIONALE DELLE VALUTAZIONI TECNICHE DELL’ARERA 275
istruttori ben al di là del diligente comportamento delle parti, per garantire l’ef-
fettività della tutela processuale101.
Infine, nella prassi, si evidenzia un forte schiacciamento tra soluzione dei
problemi di interpretazione giuridica delle disposizioni applicate e delle valuta-
zioni tecniche rilevanti nella decisione della causa.
Spesso, infatti, è molto difficile distinguere tra merito delle valutazioni del-
l’autorità e margine di opinabilità tecnico-scientifica, specialmente quando non
esiste una posizione comune neppure nella comunità scientifica di riferi-
mento102. In questi casi, il confine tra problemi giuridici e questioni tecniche ri-
levanti nella decisione della causa è labile e il giudice tende a risolvere le prime
appoggiandosi acriticamente sulle seconde; un problema che si riverbera anche
nell’istruzione probatoria, perché i quesiti sottoposti allo specialista esterno lam-
biscono (o comunque coinvolgono) aspetti inerenti all’interpretazione della
legge e dei poteri dell’autorità103.
Quanto alla nozione di discrezionalità tecnica, essa viene utilizzata in ma-
niera onnicomprensiva ed assorbente: onnicomprensiva, perché la giurispru-
denza applica la categoria di discrezionalità tecnica a valutazioni tecniche ogget-
tive e valutazioni tecniche opinabili; a valutazioni tecniche che si abbinano a
un’attività di ponderazione di interessi, a valutazioni tecniche che intervengono
nella qualificazione giuridica di presupposti di fatto del provvedimento, a valu-
tazioni tecniche che sono funzionali a un mero accertamento di fatti; assorbente,
perché la giurisprudenza, quando si trova di fronte una valutazione tecnica, in-
clude nella sfera della discrezionalità tecnica anche gli aspetti della decisione in
cui l’amministrazione esercita discrezionalità pura.
Il quadro finale è in chiaroscuro: il giudice amministrativo ha ancora diffi-
coltà a conoscere direttamente la valutazione tecnica dell’amministrazione, veri-
ficando che il metodo scientifico adottato sia ragionevole e conferente agli
obiettivi stabiliti dalla legge e che, in concreto, sia stato svolto correttamente. La
logica del sindacato giurisdizionale appare ancora legata prevalentemente a un
101 Queste decisioni sono segnalate da P. LOMBARDI, Riflessioni in tema di istruttoria nel pro-
cesso amministrativo: poteri del giudice e giurisdizione soggettiva “temperata”, in Dir. proc. amm.,
2016, 85 ss., specie 104, secondo cui si rischia di assistere a una «una supplenza del giudice ri-
spetto a “negligenze” della parte», in qualche caso dovute anche a «una maliziosa strategia difen-
siva», per evitare la quale è necessario «un rigoroso accertamento della specifica rilevanza dell’ap-
porto probatorio».
102 Lo si coglie in maniera chiara in Cons. St., sez. VI, 26 maggio 2017, n. 2481, § 5.1.2,
quando il collegio osserva che «le critiche al riguardo mosse dai consulenti di parte e dai rispettivi
difensori […] vengono ad impingere nel merito delle valutazioni dell’Autorità, ritenute dall’or-
gano peritale rientranti entro i limiti dei margini di opinabilità tecnico-scientifica dei settori delle
conoscenze dell’economia industriale, della finanza aziendale e dell’economia della regolamenta-
zione e della finanza».
103 In questi casi, il collegio sembra appiattire la propria decisione finale sulla relazione del
tecnico. Un esempio di questa tendenza può essere offerto da Cons. St., sez. VI, 26 maggio 2017,
n. 2481, sul computo dei costi di investimento nella disciplina tariffaria del settore idrico dopo il
referendum, in cui il collegio ha basato la propria decisione interamente sulla relazione dei con-
sulenti, tralasciando (o comunque trattando solo liminalmente) altri aspetti giuridici rilevanti,
come l’effetto giuridico del referendum.
276 FEDERICO CAPORALE
104 Si fa riferimento, in particolare, alle sentenze del Cons. St., sez. VI, 11 gennaio 2021, n.
341, Cons. St., sez. VI, 15 febbraio 2021, n. 1392 e Cons. St., sez. VI, 30 marzo 2021, n. 2672.
CAPITOLO NONO
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE
SUI PROVVEDIMENTI DELL’AGCOM
IN MATERIA DI COMUNICAZIONI ELETTRONICHE
Livia Lorenzoni
1 Si veda in proposito l’art. 25 d.lgs. 1° agosto 2003, n. 259, Codice delle comunicazioni elet-
troniche.
278 LIVIA LORENZONI
tervento dell’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, sia sotto il pro-
filo della tutela della concorrenza2 sia in materia di protezione dei consumatori3.
L’attività regolatoria dell’Agcom è disciplinata in larga parte dalla norma-
tiva di derivazione europea. In particolare, il decreto legislativo 1° agosto 2003,
n. 259, recante il “Codice delle comunicazioni elettroniche”, rappresenta il re-
cepimento di una serie di direttive europee che hanno interamente riformato la
regolazione di settore per gli Stati membri4. Tale normativa prevede una neces-
2 Sul rapporto tra regolazione di settore e tutela della concorrenza in materia di comunica-
zioni elettroniche la letteratura è molto vasta. Si vedano, senza pretese di esaustività, M. D’AL-
BERTI, La tutela della concorrenza in un sistema a più livelli, in Dir. amm., n. 4/2004, 705; F. DI
PORTO, La regolazione “geneticamente modificata”; c’è del nuovo in tema di rapporti tra regolazione
e concorrenza, in Riv. it. dir. pubbl. comun., n. 6/2006, 946; H. SCHWEITZER, The History, Interpre-
tation and Underlying Principles of Sec. 2 Sherman Act and Art. 82 EC, EUI Working Paper, 2007;
J. VICKERS, Competition Law and Economics: a mid-Atlantic viewpoint, in Eu. Competition Journal
1/2007; S. CASSESE, La nuova Costituzione economica, Roma-Bari, 2007; M. D’ALBERTI, Competi-
tion Law and Regulatory Reform, in P. PAVLOPOULOS, S. FLOGAITIS (edited by), Multilevel Gover-
nance and Administrative Reform in the 21st Century, London, 2008, 273; M. D’ALBERTI, Poteri
pubblici, mercato e globalizzazione, Bologna 2008, 79; G. MONTI, Managing the Intersection of Uti-
lities Regulation and EC Competition Law, in Comp. Law Rev., 2/2008; F. CINTIOLI, Integrazione e
sovrapposizione tra regolazione e antitrust. Il caso dei servizi di interesse economico generale, in giu-
stamm.it 29/12/2009; P. IBÁÑEZ COLOMO, On the Application of Competition Law as Regulation:
Elements for a Theory, in Yearbook of European Law, 1/2010; P.L. PARCU, The surprising conver-
gence of antitrust and regulation in Europe, EUI Working Papers RSCAS, 35/2011. Sia consentito
rinviare, altresì, a L. LORENZONI, The role of Competition Law in network industries subject to sec-
tor-specific regulation in L. ORTIZ BLANCO, N. RUIZ GARCÍA (edited by), Derecho de la Competencia
Europeo Y Español, vol. XI, Madrid, 2013, 243-287.
3 L’individuazione di un chiaro riparto di competenze tra autorità Antitrust e Agcom si è ri-
velato problematico soprattutto in materia di pratiche commerciali sleali. Sul tema, nell’ultimo de-
cennio, si sono succeduti numerosi interventi normativi e giurisprudenziali, tra i quali Cons. St.,
sez. I, parere 3 dicembre 2008, n. 3999; Cons. St. Ad. Plen., 11 maggio 2012, n. 11, n. 12, n. 13,
n. 14, n. 15 e n. 16. Si vedano, poi, l’articolo 23, comma 12-quinquiesdecies, d.l. 6 luglio 2012, n.
95, aggiunto dalla legge di conversione 7 agosto 2012, n. 135; TAR Lazio, Roma, sez. I, 18 feb-
braio 2013, n. 1742, n. 1752 e n. 1754; Autorità garante della concorrenza e del mercato, Provve-
dimento n. 24467 «Adeguamento a giurisprudenza tar su competenza Agcom» in Bollettino Set-
timanale Anno XXIII - n. 38, pubblicato sul sito www.agcm.it, 30 settembre 2013; procedura d’in-
frazione n. 2013/2169 del 18 ottobre 2013, ai sensi dell’articolo 260 del Trattato, per violazione
della direttiva 2005/29/CE relativa alle pratiche commerciali sleali tra imprese e consumatori nel
mercato interno; articolo 1, comma 6, lett. a), d.lgs. 21 febbraio 2014, n. 21, Attuazione della di-
rettiva 2011/83/UE sui diritti dei consumatori, recante modifica delle direttive 93/13/CEE e
1999/44/CE e che abroga le direttive 85/577/CEE e 97/7/CE; Cons. St., Ad. Plen., 9 febbraio
2016, n. 3 e n. 4. Da ultimo, si vedano le rimessioni alla Corte di giustizia in ordine alla Autorità
competente a sanzionare un operatore economico per pratica commerciale scorretta, TAR Lazio,
Roma, sez. I, ord. coll., 17 febbraio 2017, n. 2547 e Cons. St., sez. VI, ord. coll., 17 gennaio 2017,
n. 167 e n. 168, sfociate nella pronuncia della CGUE del 13 settembre 2018, nelle cause riunite C-
54/17 e C-55/17. Tale sentenza è riportata nelle più recenti sentenze amministrative sul tema. Tra
le molte, TAR Lazio, Roma, sez. I, 16 aprile 2019, n. 922. Per alcune considerazioni sul tema, pre-
cedenti a questi ultimi interventi giurisprudenziali, sia consentito rinviare a L. LORENZONI, Il Ri-
parto di competenze tra Autorità Indipendenti nella repressione delle Pratiche Commerciali Scor-
rette, in Rivista Italiana di Antitrust/Italian Antitrust, 2015, 1 83-132.
4 Si vedano, in particolare, la direttiva 2002/19/CE del Parlamento europeo e del Consiglio,
del 7 marzo 2002, relativa all’accesso alle reti di comunicazione elettronica e alle risorse correlate,
e all’interconnessione delle medesime (direttiva accesso); la direttiva 2002/20/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 7 marzo 2002, relativa alle autorizzazioni per le reti e i servizi di co-
municazione elettronica (direttiva autorizzazioni); la direttiva 2002/21/CE del Parlamento euro-
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SUI PROVVEDIMENTI DELL’AGCOM 279
peo e del Consiglio, del 7 marzo 2002, che istituisce un quadro normativo comune per le reti ed i
servizi di comunicazione elettronica (direttiva quadro); la direttiva 2002/22/CE del Parlamento
europeo e del Consiglio, del 7 marzo 2002, relativa al servizio universale e ai diritti degli utenti in
materia di reti e di servizi di comunicazione elettronica (direttiva servizio universale); la direttiva
2002/77/CE della Commissione, del 16 settembre 2002, relativa alla concorrenza nei mercati delle
reti e dei servizi di comunicazione elettronica.
5 Art. 12 Codice delle comunicazioni elettroniche. Si veda, sul tema, A. PRETO, B. CAROTTI,
Il sindacato giurisdizionale sulle Autorità indipendenti: il caso d AGCOM, in Riv. trim. dir. pubbl.,
1/2016, 123-154.
6 La letteratura sul tema è sconfinata. Si vedano, senza pretese di esaustività, M. D’ALBERTI,
Autorità indipendenti (diritto amministrativo), in Enc. giur., IV, Roma, 1995; G. AMATO, Le auto-
rità indipendenti nella costituzione economica, in Regolazione e garanzia del pluralismo, le autorità
amministrative indipendenti, in Quad. riv. trim. dir. proc. civ., Milano, 1997, 3; M. CLARICH, I. MAR-
RONE, Autorità Garante della Concorrenza e del mercato, Concorrenza, in Enc. giur., IV, Roma,
1998; P. LAZZARA, Autorità indipendenti e discrezionalità, Padova, 2001; F. CINTIOLI, Giudice am-
ministrativo, tecnica e mercato: poteri tecnici e «giurisdizionalizzazione», Milano, 2005; M. DE BE-
NEDETTO, Autorità indipendenti, in S. CASSESE (a cura di), Diz. dir. pubbl., Milano, 2006, 588; A.
POLICE, Tutela della concorrenza e pubblici poteri. Profili di diritto amministrativo nella disciplina
antitrust, Torino, 2007; A. LALLI, Disciplina della concorrenza e diritto amministrativo, Napoli,
2008; A. PRETO, B. CAROTTI, Il sindacato giurisdizionale sulle Autorità indipendenti: il caso d AG-
COM, in Riv. trim. dir. pubbl., 1/2016, 123-154. Di recente, sul potere sanzionatorio delle autorità
indipendenti, si vedano le pronunce della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo del 27 settembre
2011, ricorso n. 43509/08, A. Menarini Diagnostics Srl c. Italia, in Riv. it. dir pubbl. com., 2012,
414; sez. II, 4 marzo 2014, ricorso 18640/10, 18647/10, 18663/10, 18668/10, 18698/10, Grande
Stevens e altri c. Italia, in Giorn. dir. amm., 2014, 1053, con nota di M. ALLENA, Il caso Grande Ste-
vens c. Italia: le sanzioni Consob alla prova dei principi CEDU. Su tali pronunce, si vedano, tra i
molti, F. GOISIS, La full jurisdiction sulle sanzioni amministrative: continuità della funzione sanzio-
natoria v. separazione dei poteri, in Dir. amm., 1/2018, 1. F. CINTIOLI, Giusto processo, sindacato
sulle decisioni antitrust e accertamento dei fatti (dopo l’effetto vincolante dell’art. 7, d.lg. 19 gennaio
2017, n. 3), in Dir. proc. amm., 4/2018, 1207; L. PREVITI, Il tramonto della full jurisdiction per gli
280 LIVIA LORENZONI
antitrust infringements: la chiusura italiana ai principi dettati dalla corte europea dei diritti
dell’uomo in tema di sanzioni amministrative e giusto processo. il caso delle intese anticoncorren-
ziali, in Dir. process. amm., 4/2018, 1325.
7 Si veda supra, nota n. 3.
8 Si vedano, senza pretese di esaustività, TAR Lazio, Roma, 14 gennaio 2002, nn. 249, 250,
quest’ultima riformata da Cons. St., sez. VI, 12 novembre 2003 n. 7257; TAR Lazio, Roma, sez.
III, 16 novembre 2007, nn. 11258, 11260, 11261, 11262 riformate in appello da Cons. St., sez. VI,
25 gennaio 2010 n. 243; 5 febbraio 2010, n. 535; 26 gennaio 2010 n. 281; 9 febbraio 2010 n. 644;
TAR Lazio, Roma, sez. I, 13 maggio 2014 n. 4926, confermata in appello dal Con. Stato, sez. III,
7 luglio 2015 n. 3388. Da ultimo, si vedano TAR Lazio, Roma, sez. III, 16 aprile 2019, n. 4934;
TAR Lazio, Roma, sez. III, 17 giugno 2019, 7783; TAR Lazio, Roma, sez. III, 11 giugno 2018, nn.
6458, 6459, 6461 e 6463, riformate dal Cons. St., sez. VI, 8 ottobre 2019, n. 6881. Si vedano, al-
tresì, Cass. civ., sez. un., 24 giugno 2011, n. 13905; Cass. civ., sez. un., 20 gennaio 2014, n. 1013;
Cass. civ., sez. un., 27 dicembre 2017, n. 30974; Cass. civ., sez. un., 9 aprile 2018, n. 8719.
9 Cons. St., sez. III, 2 aprile 2013, n. 1856; TAR Lazio, Roma, sez. I, 18 febbraio 2015, nn.
2769, 2772, 2775; TAR Lazio, Roma, sez. I, 9 marzo 2015 n. 3916, sulle quali si veda A. PRETO,
Unbundling 2013 e Tar del Lazio, «turning point» della regolazione, in Corriere delle comunicazioni,
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SUI PROVVEDIMENTI DELL’AGCOM 281
braio 2020, n. 2375; Cons. St., sez. VI, 19 febbraio 2020, n. 1257.
15 TAR Lazio, Roma, sez. III del 26 novembre 2019, n. 13568.
16 TAR Lazio, Roma, sez. III, 19 luglio 2018, n. 8151; TAR Lazio, Roma, sez. III, 8 gennaio
l’esistenza di una rete unitaria di fornitura del servizio. Sulla base di tale osser-
vazione, è stato escluso che la valutazione dell’Autorità potesse essere qualificata
“irragionevole”17.
Anche in materia di determinazione ministeriale delle tariffe per le presta-
zioni obbligatorie fornite dagli operatori di telecomunicazioni a fronte di richie-
ste di intercettazioni e di informazioni provenienti dall’Autorità Giudiziaria, il
Collegio giudicante di primo grado ha avallato il provvedimento poiché prece-
duto da «un’intensa e mirata attività istruttoria, che si è concretizzata nella co-
stituzione […] di un gruppo di lavoro, al quale sono stati attribuiti compiti di
analisi ed elaborazione delle voci di costo necessarie per l’aggiornamento del li-
stino»18.
Analogamente, in un caso relativo all’assegnazione di frequenze televisive
alle emittenti locali per la Regione Lazio, il fatto che gli enti coinvolti nel pro-
cesso regolatorio fossero stati ausiliati da un apposito supporto tecnico da parte
di un soggetto dotato di specifica competenza nel settore19 è stato considerato
determinante nel limitare la possibilità di sindacato del giudice20.
In altri casi, il Consiglio di Stato ha ritenuto l’elevato tasso di discrezionalità
esercitata dall’Amministrazione quale limite al sindacato giurisdizionale. Ad
esempio, in relazione ad un provvedimento dell’Agcom in materia di condizioni
giuridiche ed economiche di restituzione degli invii affidati ad altri operatori e
rinvenuti nella rete di Poste Italiane, si è sostenuto che la valutazione dell’Auto-
rità in questo campo involge la necessità di ponderare una variegata serie di
aspetti, interessi e obiettivi (come l’affidabilità delle reti di distribuzione postale,
la posizione del fornitore del servizio universale, la libera concorrenza nel mer-
cato dei servizi postali, ecc.), la cui composizione non è riducibile a mere valuta-
zioni tecniche dell’Autorità, bensì ad un vero e proprio giudizio di opportunità21.
Un secondo orientamento appare, invece, favorevole ad un sindacato mag-
giormente incisivo, esteso anche all’indagine sul contenuto di concetti giuridici
indeterminati (mercato rilevante; sostituibilità fra servizi; orientamento al costo
dei canoni di accesso alla rete). In questi casi, la decisione del giudice è stata
17 «Sulla base di tali premesse non può dirsi “irragionevole” la valutazione compiuta dal-
l’Autorità circa la qualificazione sostanziale dei contratti o accordi commerciali stipulati tra Posta
Power GMBH e i diversi operatori postali facenti parte della rete di imprese coordinata dalla
ricorrente» (TAR Lazio, Roma, 3 maggio 2019, n. 5625).
18 TAR Lazio, Roma, sez. III, 9 aprile 2019 n. 4596.
19 Si trattava, nel caso specifico della Fondazione Bordoni, ente morale senza fine di lucro,
sottoposto alla vigilanza del Ministero dello Sviluppo Economico, avente lo scopo di effettuare e
sostenere ricerche e studi scientifici ed applicativi nelle materie delle comunicazioni elettroniche,
dell’informatica, dell’elettronica, dei servizi pubblici a rete, della radiotelevisione e dei servizi au-
diovisivi e multimediali in genere, al fine di promuovere il progresso scientifico e l’innovazione
tecnologica. Tale Fondazione coadiuva operativamente lo stesso Ministero, altre Amministrazioni
pubbliche e Autorità amministrative indipendenti, tra cui Agcom, nella soluzione delle problema-
tiche di carattere tecnico, economico, finanziario, gestionale, normativo e regolatorio connesse alla
loro attività.
20 Cons. St., sez. III, 1 marzo 2018, n. 1272.
21 Cons. St., sez. VI, 25 settembre 2017, n. 4460.
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SUI PROVVEDIMENTI DELL’AGCOM 283
22 Si vedano, tra le molte, TAR Lazio, Roma, 14 gennaio 2002, nn. 249, 250, quest’ultima
riformata da Cons. St., sez. VI, 12 novembre 2003 n. 7257; TAR Lazio, Roma, sez. III, 16 novem-
bre 2007, nn. 11258, 11260, 11261, 11262 riformate in appello da Cons. St., sez. VI, 25 gennaio
2010 n. 243; 5 febbraio 2010, n. 535; 26 gennaio 2010 n. 281; 9 febbraio 2010 n. 644; TAR Lazio,
Roma, sez. I, 13 maggio 2014 n. 4926, confermata in appello dal Con. Stato, sez. III, 7 luglio 2015
n. 3388. Da ultimo, si vedano TAR Lazio, Roma, sez. III, 16 aprile 2019 n. 4934; TAR Lazio,
Roma, sez. III, 17 giugno 2019, 7783; TAR Lazio, Roma, sez. III, 11 giugno 2018, nn. 6458, 6459,
6461 e 6463, riformate dal Cons. St., sez. VI, 8 ottobre 2019, n. 6881.
284 LIVIA LORENZONI
nica – esercita i suoi poteri23. A parere della Corte, si era trattato «di un sinda-
cato dei giudici amministrativi operato su soluzioni tecniche di problemi opina-
bili risolti in contrasto con le leggi e in modo irrazionale, che non ha inciso sul
merito del provvedimento, ma che ha individuato i limiti normativi e logici en-
tro cui l’atto amministrativo impugnato e la discrezionalità che in esso si mani-
festa può e deve essere esercitata per essere legittima»24. Di conseguenza, le Se-
zioni Unite hanno escluso che la questione attenesse ai limiti della giurisdizione
del giudice amministrativo o al tipo di tutela da questo erogabile25.
Un secondo importante filone di contenzioso è relativo alle determinazioni
dell’Agcom che hanno quantificato l’ammontare dei canoni di accesso alla rete.
In questo campo, il Consiglio di Stato ha ritenuto condivisibile l’affermazione
delle appellanti sulla possibilità per il giudice di effettuare, nei confronti delle
valutazioni tecnico discrezionali delle Autorità indipendenti, «un sindacato
pieno e penetrante», con il solo limite dell’opinabilità in relazione a concetti giu-
ridici indeterminati, purché la motivazione esposta nel provvedimento risulti
«comprensibile, attendibile secondo la scienza economica, e immune da travisa-
mento dei fatti, da vizi logici o da violazioni di regole normative»26. In una re-
cente sentenza (di ben 181 pagine), il giudice di appello ha apertamente criti-
cato l’orientamento del T.A.R. che «trincerato dietro i limiti del sindacato sulla
discrezionalità tecnica»27, ha recepito le tesi dell’Autorità senza prendere in suf-
ficiente considerazione le difese dei privati ricorrenti. Il Consiglio di Stato ha
analiticamente ripercorso tutto l’iter istruttorio che, con il coinvolgimento della
Commissione europea ed il Berec, ha condotto alle determinazioni dell’Agcom,
per esaminare l’esistenza o meno di un difetto di istruttoria o motivazione sulla
rispondenza dei prezzi e le condizioni tecniche di accesso alla rete ai criteri in-
dividuati dalla disciplina europea e nazionale ed ha concluso per la riforma dei
provvedimenti adottati dall’Autorità nazionale28.
23 Si vedano, in questo senso, Cass. civ., sez. un., 24 giugno 2011, n. 13905; Cass. civ., sez.
un., 20 gennaio 2014, n. 1013; Cass. civ., sez. un., 27 dicembre 2017 n. 30974; Cass. civ., sez. un.,
9 aprile 2018, n. 8719.
24 Cass. civ., sez. un., 24 giugno 2011, n. 13905.
25 In senso analogo, è stato affermato che «il Consiglio di Stato ha esercitato il sindacato di
che si pone al di fuori dell’ambito di opinabilità, cosicché il sindacato non divenga sostitutivo con
l’introduzione di una valutazione parimenti opinabile. Qualora residuino margini di opinabilità in
relazione a concetti indeterminati, la valutazione compiuta dall’Autorità non può ritenersi viziata
se, attraverso le motivazioni esposte, risulti comprensibile, attendibile secondo la scienza econo-
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SUI PROVVEDIMENTI DELL’AGCOM 285
mica, e immune da travisamento dei fatti, da vizi logici o da violazioni di regole normative». Il
Collegio ha precisato che le impugnazioni in esame si erano mantenute nei limiti del sindacato di
legittimità consentito al giudice amministrativo. La sentenza ha ribadito il principio per cui «il li-
mite del sindacato giurisdizionale, al di là dell’ormai sclerotizzata antinomia [antitesi] forte/de-
bole, deve attestarsi sulla linea di un controllo che, senza ingerirsi nelle scelte discrezionali della
pubblica autorità, assicuri la legalità sostanziale del suo agire, per la sua intrinseca coerenza, an-
che e […] soprattutto in materie connotate da un elevato tecnicismo, per le quali vengano in ri-
lievo poteri regolatori con i quali l’autorità detta, appunto, “le regole del gioco”; e sottolineare
che, anche nel presente giudizio, il controllo invocato, di volta in volta, dagli operatori economici
appellanti, sulla correttezza del modello economico in concreto applicato dal AGCom a fini di re-
golazione, “non mira a sostituire la valutazione del giudice a quella della competente Autorità, ma
solo a verificare se tale modello, una volta adottato, sia stato coerente nei suoi sviluppi proprio alla
luce delle finalità che la scelta regolatoria, nel suo complesso, mira a perseguire. L’incoerente o in-
completa applicazione di quel modello, ponendosi in contrasto con i principi che l’informano,
può infatti frustare le stesse finalità che hanno giustificato la sua adozione, essendo indubbio che
anche teorie o principi economici possano essere applicate ben al di là del loro margine di elasti-
cità e opinabilità, con risultati non consentanei alle loro premesse e, dunque, erronei» (Cons. St.,
sez. III, 14 luglio 2016, n. 3143).
29 Il cosiddetto “margin squeeze” si configura quando il differenziale tra il prezzo dell’input,
31 Il Collegio ha così motivato: «se è pur vero che in generale sussiste la sindacabilità della
discrezionalità tecnica delle determinazioni delle cc.dd. Autorità indipendenti, nei termini su cui
infra, è altrettanto vero che sia inibito al Giudice imporre verifiche tecniche diverse da quelle pre-
viste dal vigente quadro regolatorio. Infatti, sebbene il sindacato giurisdizionale, pieno ed effet-
tivo, sugli atti regolatori delle Autorità indipendenti si estenda anche all’accertamento dei fatti
operato dall’Autorità sulla base di concetti giuridici indeterminati o di regole tecnico-scientifiche
opinabili (al fine di evitare che la discrezionalità tecnica trasmodi in arbitrio specialistico; v. sul
punto, ex plurimis, Cons. St., sez. III, 25 marzo 2013, n. 1645), e implichi la verifica del rispetto
dei limiti dell’opinabile tecnico-scientifico (e, nell’ambito di tali confini, anche del grado di atten-
dibilità dell’analisi economica e delle valutazioni tecniche compiute, alla stregua dei criteri della
ragionevolezza e della proporzionalità), attraverso gli strumenti processuali a tal fine ritenuti ido-
nei (ad. es., consulenza tecnica d’ufficio, verificazione, ecc.), tale sindacato non può, tuttavia, spin-
gersi fino al punto di sostituire le valutazioni discrezionali dell’Amministrazione, come avvenuto
nel caso di specie, peraltro sulla base di una motivazione apodittica non supportata da specifici ri-
ferimenti normativi ed adeguati elementi istruttori (cfr. in termini Cons. St., sez. VI. 25 settembre
2017 n. 4460)», Cons. St., sez. VI, 19 febbraio 2020, n. 1257.
32 Sotto questo diverso aspetto, il Consiglio di Stato ha motivato in senso favorevole ad un
sindacato più intrusivo: «va ribadito che, relativamente ai provvedimenti tecnici delle Autorità
amministrative indipendenti, pur non potendo il giudice sostituirsi all’Amministrazione in ciò che
è ad essa riservato, in ordine al merito della funzione amministrativa, il sindacato giurisdizionale
non può limitarsi ad un esame estrinseco della valutazione discrezionale (secondo i noti parame-
tri di logicità, congruità e completezza dell’istruttoria) ma deve estendersi, invece, dall’esatta rap-
presentazione dei fatti all’attendibilità delle operazioni tecniche, sotto il profilo della correttezza
dei criteri applicati, secondo i parametri della disciplina nella fattispecie rilevante: quanto sopra in
coerenza con il principio – costituzionale e comunitario – di effettività della tutela giurisdizionale.
Tale principio impone che l’esercizio della discrezionalità tecnica sia verificabile nel giudizio di le-
gittimità, sotto i profili della coerente applicazione delle regole tecniche, rilevanti per il settore,
nonché della corrispondenza degli atti emessi ai dati concreti, in modo logico e non arbitrario; sia
l’apprezzamento dei fatti che i profili tecnici, sottostanti al provvedimento, sono quindi censura-
bili, quando risulti superato il margine oggettivo di opinabilità delle scelte (cfr. ad es. Cons. St.,
sez. VI, 12 giugno 2015, n. 2888). Come ribadito ancora di recente dalla sezione (cfr. ad es. sen-
tenza 8 ottobre 2019 n. 6881), è assodato (cfr. Cass. civ., sez. un., n. 30974/2017), che la discre-
zionalità tecnica non sia espressione di un potere di supremazia della P.A., tant’è che le relative va-
lutazioni, inserite in un procedimento amministrativo complesso e dipendenti dalla valorizzazione
dei criteri predisposti previamente, sono assoggettabili al sindacato giurisdizionale di questo Giu-
dice, senza che ciò implichi l’invasione della sfera del merito amministrativo», Cons. St., sez. VI,
19 febbraio 2020, n. 1257.
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SUI PROVVEDIMENTI DELL’AGCOM 287
modo pieno sui fatti posti alla base dei provvedimenti impugnati, secondo i pa-
rametri della disciplina applicabile, anche mediante il ricorso allo strumento
della consulenza tecnica d’ufficio36.
Nelle decisioni esaminate in materia di comunicazioni elettroniche, tutta-
via, l’indagine sui fatti assunti alla base della valutazione tecnica non sembra
agevolmente distinguibile da quella sulla valutazione tecnica in senso stretto. Ol-
tretutto, quest’ultima è generalmente svolta direttamente dagli stessi giudici am-
ministrativi, in assenza di consulenza tecnica d’ufficio.
La ricostruzione in fatto costituisce, nella quasi totalità dei casi studiati, so-
stanzialmente, un’analisi della disciplina applicabile e dei concetti giuridici in-
determinati alla base dei provvedimenti impugnati (ad esempio, la nozione di
servizio universale, di diritto di accesso non discriminatorio alla rete, di verifica
di replicabilità dell’offerta, di servizi postali). Il giudice, ancorando la situazione
fattuale ai concetti giuridici a fondamento della valutazione tecnica che ne di-
scende, ha potuto effettuare un sindacato piuttosto penetrante, mediante l’ana-
lisi delle vicende evolutive dei mercati di riferimento, del contesto economico e
sociale, dello sviluppo tecnologico.
Ad esempio, le sentenze in materia di ripartizione dei costi del servizio uni-
versale contengono precise indicazioni sui criteri che l’Autorità dovrebbe se-
guire nell’analisi di sostituibilità. Si afferma che i suddetti criteri debbano essere
non solo incentrati sull’analisi dello sviluppo del mercato della telefonia mobile,
ma su come l’espansione della domanda in tale settore abbia inciso negativa-
mente sulla domanda di telefonia fissa37. Le pronunce, tuttavia, non contengono
alcuna indagine sui fatti posti alla base delle decisioni amministrative oggetto di
impugnazione. Sul punto, le Sezioni Unite della Cassazione hanno espressa-
mente affermato che «la circostanza che non siano stati messi in discussione i
dati fattuali delle delibere impugnate non esclude che potesse esprimersi, come
in effetti è stato espresso, un giudizio di adeguatezza sugli stessi, tale da com-
portare un giudizio di insufficienza dell’attività istruttoria scolta e soprattutto
dei parametri assunti da Agcom […]»38.
In altri casi, il giudizio di attendibilità sulla scelta regolatoria è stato effet-
tuato alla luce della coerenza tra il modello economico adottato e le finalità della
regolazione. Ciò è emerso, in particolare, nelle pronunce in materia di canone di
accesso alla rete. In tale ambito, è stata valutata la coerenza tra il modello eco-
nomico di riferimento per il calcolo delle tariffe, rispetto all’obiettivo di favorire
36 Si veda Cons. St., sez. IV, 9 aprile 1999 e successive pronunce conformi.
37 Si veda, ad esempio Cons. St., sez. III, 7 luglio 2015 n. 3388.
38 Cass. civ., sez. un., 27 dicembre 2017 n. 30974. Nella medesima pronuncia è stato chiarito
che «la non estensione al merito del sindacato giurisdizionale sugli atti dell’Autorità Garante im-
plica, certo, che il giudice non possa sostituire con un proprio provvedimento quello adottato da
detta Autorità, ma non che il sindacato sia limitato ai profili giuridico-formali dell’atto ammini-
strativo, restandone esclusa ogni eventuale verifica dei presupposti di fatto, in quanto la pienezza
della tutela giurisdizionale necessariamente comporta che anche le eventuali contestazioni in
punto di fatto debbano esser risolte dal giudice, quando da tali contestazioni dipenda la legitti-
mità del provvedimento amministrativo che ha inciso su posizioni di diritto soggettivo».
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SUI PROVVEDIMENTI DELL’AGCOM 289
39 Cons. St., sez. III, 25 marzo 2013, n. 1645. Per il giudizio di ottemperanza sulla sentenza
si veda Cons. St., sez. III, 17 dicembre 2015, n. 5707, che ha respinto le censure di elusione del
giudicato da parte del provvedimento successivamente adottato dall’Agcom affermando che «il
sindacato giurisdizionale sull’esercizio della discrezionalità tecnica, persino in sede di ottempe-
ranza, ha ad oggetto che la falsificabilità, e non già la falsità, del modello scientifico prescelto dal-
l’Amministrazione e verifica se tale modello, una volta prescelto dall’autorità competente, sia poi
applicato da essa coerentemente e conformemente alle premesse, regole e ai principi propri di
quel modello e, cioè, iuxta propria principia, senza giungere a risultati aberranti o, per la diver-
genza del risultato rispetto al fine del potere esercitato, sconfinanti nell’eccesso di potere. Il giu-
dice amministrativo non può sostituire il proprio modello scientifico a quello individuato dal-
l’Amministrazione, ma solo verificare se l’ipotesi in concreto seguita dall’Amministrazione si sia
avverata, e sia quindi verificabile, secondo i principi e le regole del modello. Tali principi e tali re-
gole, nel caso, però, della scienza economica, non sono fissi, rigidi e immodificabili, poiché essi,
proprio per l’oggetto di questa, hanno un grado o un margine di elasticità e di opinabilità tale da
giustificare, come in questo caso l’Autorità ha motivatamente giustificato, l’adozione di formule
miste o di soluzioni “miste”, purché nel complesso garantiscano la coerenza e l’efficienza degli
obiettivi in concreto raggiunti dall’Amministrazione rispetto alla causa del potere che le è attri-
buito».
40 Cons. St., sez. III, 25 marzo 2013, n. 1645.
290 LIVIA LORENZONI
41 Il Consiglio di Stato ha riformato le sentenze di primo grado che avevano avallato la de-
cisione dell’Agcom, nonostante essa fosse difforme dal parere della Commissione europea. Tali
pronunce avevano escluso la sussistenza di particolari vizi di manifesta irragionevolezza o di grave
ingiustizia e concluso per la non sindacabilità delle scelte dell’Autorità considerate valutazioni di
merito. Su tali pronunce, prima dell’esito dell’appello, si era soffermata la dottrina che aveva in-
dividuato il tale giurisprudenza «una lettura teleologica delle norme europee di settore», volta a
ricercare «una soluzione giurisdizionale coerente e condivisa», tesa «al consolidamento dell’ordi-
namento di settore in prospettiva non solo nazionale, ma europea» (A. PRETO, B. CAROTTI, Il sin-
dacato giurisdizionale sulle Autorità indipendenti: il caso d AGCOM, cit., 139). Il Consiglio di Stato
ha giustificato il proprio intervento affermando che «non viene chiesto al giudice di sostituirsi ad
una valutazione opinabile spettante ad Agcom, ma solo di sindacare una lacuna fondamentale del
procedimento di determinazione del prezzo, così che, una volta riscontrata l’illegittimità derivante
dal mancato orientamento al costo, spetterà poi ad Agcom in sede conformativa rivedere le ta-
riffe» (Cons. St., sez. III, 14 luglio 2016, n. 3143). La decisione finale viene, quindi, rimessa al-
l’Autorità di settore, alla quale il giudicato ha imposto l’obbligo di riconsiderare motivatamente le
parti dei provvedimenti interessate, tenendo conto dei profili critici indicati.
42 TAR Lazio, Roma, sez. III, 31 ottobre 2017 n. 10920.
43 Ibid.
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SUI PROVVEDIMENTI DELL’AGCOM 291
44 Cons. St., sez. VI, 19 febbraio 2020, n. 1257. Nello specifico, il Collegio ha chiarito che,
ai fini della verifica della replicabilità delle offerte al dettaglio dell’operatore dominante, l’Autorità
è chiamata ad applicare un duplice test di prezzo. La prima analisi (c.d. DCF) è volta a verificare
il recupero dei costi complessivi, fissi e variabili, relativi all’offerta in esame e considera, pertanto,
in senso complessivo costi e ricavi generati dall’insieme delle promozioni applicate all’offerta in
un dato periodo di riferimento (un anno). La seconda analisi (c.d. period by period) mira, invece,
ad accertare il recupero dei costi variabili generati da ogni nuovo cliente dell’offerta ed è pertanto
applicata separatamente a ogni singola promozione. Il test DCF verifica la redditività globale del-
l’investimento sotteso alla commercializzazione dell’offerta, mentre la verifica period by period è
volta ad accertare che ciascuna promozione sia caratterizzata da un livello di prezzo superiore alla
soglia dei costi variabili, ossia dei costi incrementali generati dall’acquisizione del nuovo cliente
che aderisce alla promozione. La sentenza di appello ha censurato la pronuncia del TAR per aver
considerato meramente esemplificativa la previsione dei test di prezzo, reputando, a contrario, ne-
cessaria un’analisi unitaria delle diverse offerte, intese nella loro sommatoria e combinazione, nel
lungo periodo, con riferimento all’effetto che possono avere avuto sulle dinamiche del mercato di
riferimento, con ciò reputando integrato un difetto di istruttoria negli atti impugnati. Il Consiglio
di Stato ha concluso imponendo all’Agcom di rideterminarsi «con una valutazione svolta ex ante
circa la corretta e non contraddittoria qualificazione delle offerte in discussione, anche con riferi-
mento all’offerta limited edition, tramite il canale web, in specie a fronte della reiterazione della
stessa».
45 TAR Lazio, Roma, sez. III del 26 novembre 2019, n. 13568.
46 Le Sezioni Unite della Cassazione, nei giudizi in materia di ripartizione del costo per il
servizio universale è stato ricordato che «i provvedimenti dell’Autorità Garante sono sindacabili
dal giudice amministrativo per vizi di legittimità e non di merito, nel senso che non è consentito
al giudice amministrativo esercitare un controllo c.d. di tipo “forte” sulle valutazioni tecniche opi-
nabili, che si tradurrebbe nell’esercizio da parte del suddetto giudice di un potere sostitutivo
spinto fino a sovrapporre la propria valutazione a quella dell’amministrazione, fermo però re-
stando che anche sulle valutazioni tecniche è esercitabile in sede giurisdizionale il controllo di ra-
gionevolezza, logicità e coerenza» (Cass. civ., sez. un., 27 dicembre 2017 n. 30974). Si veda anche
TAR Lazio, Roma, sez. III del 26 novembre 2019, n. 13568 dove si legge che: «si parla […] di
“sindacato debole”, ritenendosi non consentito per il giudice l’esercizio di un potere accertativo,
anche espresso mediante affidamento ad un consulente tecnico d’ufficio delle complesse valuta-
zioni, riservate agli organismi in questione (ad eccezione di quanto previsto per le sanzioni pecu-
niarie, sulle quali è ammesso un controllo più penetrante). […] Il Collegio non ignora pronunce
(cfr. in tal senso, fra le tante, Cons. St., sez. III, 25 marzo 2013, n. 1645), in cui non emerge (o è
addirittura esclusa) la qualificazione riduttiva di “sindacato debole”, ma le sfumature lessicali non
mutano il quadro sostanziale di un settore, nell’ambito del quale si impongono competenze spe-
cialistiche di alto profilo e strumenti istruttori di particolare complessità, non pienamente riper-
292 LIVIA LORENZONI
corribili dal giudice amministrativo; quest’ultimo, tuttavia, può utilizzare la più ampia dimensione
del controllo di legittimità su atti, che siano espressione di discrezionalità tecnica, per effettuare il
proprio apprezzamento in una dimensione maggiormente analitica dell’eccesso di potere, ove non
risulti un’adeguata ponderazione dell’Autorità, per ogni fattore rilevante ai fini della decisione da
assumere».
47 Cons. St., sez. III, 14 luglio 2016, n. 3143.
48 Si vedano, tra le molte, TAR Lazio, Roma, sez. III, 14 febbraio 2019, n. 1964; TAR Lazio,
Roma, sez. III, 17 giugno 2019, n. 7783; Cons. St., sez. III, 2 aprile 2013, n. 1856; Cons. St., sez.
VI, 19 febbraio 2020, n. 1257.
49 TAR Lazio, Roma, sez. III, 17 giugno 2019, n. 7783.
50 Cons. St., sez. VI, 19 febbraio 2020, n. 1257.
51 Ibid. La sentenza richiama diversi precedenti del Consiglio di Stato sul punto, non solo in
materia di comunicazioni elettroniche. Si vedano, tra le molte, Cons. St., sez. VI, 23 aprile 2002,
n. 2199.
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SUI PROVVEDIMENTI DELL’AGCOM 293
52 TAR Lazio, Roma, sez. III, 19 luglio 2018, n. 8151; TAR Lazio, Roma, sez. III, 8 gennaio
cipato tutti gli operatori del settore, non è stata considerata sufficiente ad impe-
dire l’intervento giurisdizionale56.
Il diverso atteggiamento del giudice amministrativo di fronte alle valuta-
zioni tecniche complesse può essere ricondotto ad alcune considerazioni gene-
rali da parte del giudice circa il diverso peso degli interessi pubblici coinvolti
che sembra aver condizionato implicitamente il sindacato.
Un esempio utile in tal senso si può evincere dall’analisi dei casi relativi al
canone di accesso alla rete. In tale contenzioso appare aver rivestito un’impor-
tanza particolare la considerazione da parte del Collegio dell’interesse pubblico
ad incentivare gli investimenti nell’infrastruttura da parte dell’operatore storico,
che ha giustificato un sindacato maggiormente incisivo. Infatti, la scelta dell’Ag-
com di rapportare il costo di accesso alla rete alle condizioni effettive dell’infra-
struttura, invece che ad un modello teorico di rete efficiente e moderna, sembra
costituire, in concreto, un freno allo sviluppo tecnologico ed all’efficientamento
dell’infrastruttura, consentendo, sostanzialmente, al gestore di coprire i costi
delle proprie inefficienze con i canoni pagati dai fornitori dei servizi di comuni-
cazioni elettroniche. Tale contenzioso assume, peraltro, particolare interesse
sotto il profilo del bilanciamento tra interessi pubblici e privati. Il Consiglio di
Stato ha riformato la sentenza del T.A.R. per non aver sufficientemente consi-
derato le tesi dei privati ricorrenti, aderendo acriticamente alla ricostruzione Ag-
com e non attribuendo la necessaria rilevanza a quanto emerso dalle consulta-
zioni con gli operatori del mercato prodromiche all’adozione dei provvedimenti
impugnati.
Nel caso della contribuzione agli oneri del servizio universale, i Collegi giu-
dicanti sembrano essersi basati, altresì, su considerazioni di ordine generale
circa l’evoluzione dei mercati di telefonia fissa e mobile e su regole di comune
esperienza, al fine di individuare un criterio che consentisse di ripartire gli oneri
del servizio universale in modo coerente con le finalità della regolazione asim-
metrica di favorire l’ingresso di nuovi operatori sul mercato. I giudici hanno, in-
fatti, evidenziato in più occasioni come il significativo sviluppo del mercato
della telefonia mobile non abbia avuto, soprattutto tra fine anni Novanta e primi
anni Duemila (quando venivano adottati i provvedimenti impugnati), un rile-
vante impatto su quello della telefonia fissa57. Le suddette affermazioni, tuttavia,
non sono fondate su precise analisi di mercato effettuate da appositi organismi
tecnici, bensì su ciò che il Collegio ritiene “notorio” sulla base dell’esperienza
comune58.
Gli effetti concreti dell’intervento regolatorio sul mercato sono risultati de-
terminanti, altresì, nel contenzioso relativo alle autorizzazioni delle offerte com-
merciali dell’operatore dominante. In tale ambito, il giudice di primo grado ha
ritenuto necessaria, ai fini dell’analisi di replicabilità dell’offerta, la considera-
zione della frequenza nel tempo delle promozioni, pur non imposta da alcuna
disposizione regolatoria. La reiterazione delle pratiche commerciali dell’opera-
tore dominante, autorizzate dall’Agcom, è stata valutata dal giudice per eviden-
ziarne l’effetto significativo sulle dinamiche del mercato di riferimento, anche
alla luce anche del numero complessivo di attivazioni conseguite59. Il Collegio
ha ritenuto di annullare i provvedimenti sulla base di un «“dato di fatto” ogget-
tivo e non eludibile»60, costituito dalla reiterazione di analoghe promozioni in
un prolungato arco di tempo, e del relativo effetto complessivo sul mercato. Se-
condo il TAR, quindi, l’Agcom non avrebbe adeguatamente considerato gli ef-
fetti sul mercato delle pratiche oggetto di contestazione.
Sotto questo profilo, il Consiglio di Stato ha censurato l’atteggiamento ec-
cessivamente intrusivo del giudice di primo grado, ritenendolo sostitutivo ri-
spetto alle scelte tecnico discrezionali dell’Autorità. Ciò alla luce dell’inesistenza
– riconosciuta dallo stesso T.A.R. – di disposizioni normative o regolamentari
che imponessero all’Autorità una verifica più estesa rispetto a quella effettuata
59 Ad esempio, il TAR di Roma ha affermato che «rientra nel notorio non solo che attual-
mente la telefonia fissa e quella mobile sono largamente integrate, ma altresì che, dopo l’introdu-
zione, nella seconda metà del trascorso decennio, degli standard 3G (3§ generazione) – come
UMTS e HSPA – accompagnata dalla propagazione delle celle, quella mobile ha ormai raggiunto
un grado di efficienza, anche nel servizio di trasmissione dati, tale da indurre un numero crescente
di utenti a rinunciare alla linea fissa (e alle relative spese) adeguatamente surrogata da quella mo-
bile. È dunque possibile sostenere che, negli ultimi anni, si è creato un adeguato livello di con-
correnzialità del mercato tra fisso e mobile – per cui l’onere sopportato dal gestore del servizio
universale va debitamente ripartito anche con i gestori di telefonia mobile; ma è assai più opina-
bile che ciò fosse già vero nel periodo compreso tra il 1999 e il 2003». La sentenza ha affermato
che le promozioni offerte dall’incumbent, «per come proposte, finivano per integrare una offerta
sostanzialmente stabile i cui effetti in termini di acquisizioni di nuovi clienti non possono essere
esaminati solo in modo frazionato, soltanto cioè con riguardo ad un singolo mese (come
l’AGCOM mostra di avere fatto), bensì sono da valutare anche in modo “aggregato”, facendo
cioè riferimento all’intero periodo di loro reiterazione» (TAR Lazio, Roma, sez. III, 31 ottobre
2017 n. 10920).
60 La presente pronuncia non mira a svolgere un sindacato di tipo sostitutivo rispetto
all’esercizio della discrezionalità tecnica già compiuto e riservato all’AGCOM, né, in questa ottica,
questo Giudice può affermare che le promozioni TIM SMART in contestazione debbano neces-
sariamente essere sottoposte, ora per allora, al test di replicabilità aggravato (DCF e PdP), trat-
tandosi di valutazione altamente tecnica e di scelte che competono all’Autorità. Il Collegio, vice-
versa, senza esorbitare dai limiti entro i quali è ammesso il proprio sindacato giurisdizionale ri-
spetto all’esercizio di poteri 27/29 regolatori in materie connotate da elevato tecnicismo (vedi
Cons. St., sez. III, 14 luglio 2016, n. 3143; 2 aprile 2013, n. 1856), ritiene fondata la censura di di-
fetto di istruttoria e, conseguente carenza di motivazione degli atti impugnati, per essersi l’Auto-
rità limitata a considerare il limitato impatto della singola offerta promozionale di volta in volta
approvata, senza avere considerato anche il “dato di fatto” oggettivo e non eludibile, costituito
dalla reiterazione di analoghe promozioni “limited edition” della TIM succedutesi in un pro-
lungato arco di tempo (quanto meno, dal luglio del 2016 in poi), la valenza delle quali doveva
essere certamente tenuta in debito conto al fine di vagliare l’effetto complessivo di esse sul
mercato.
296 LIVIA LORENZONI
6. Considerazioni conclusive
L’intensità del sindacato giurisdizionale sulle valutazioni tecniche nel set-
tore delle comunicazioni elettroniche appare differenziarsi a seconda delle fatti-
specie oggetto del giudizio, degli interessi pubblici in gioco e del rilievo (anche
in termini numerici) del contenzioso.
Dall’esame casistico sono stati individuati due principali orientamenti.
Il primo, maggiormente deferente, che ravvisa nell’elevata competenza tec-
nica dell’autorità di settore e nel coinvolgimento di diversi soggetti istituzionali
(politici e tecnici) nell’ambito del procedimento regolatorio un elemento di
freno rispetto al possibile intervento giurisdizionale. Nell’ambito di tale orienta-
mento si inseriscono le sentenze in materia di autorizzazioni per lo svolgimento
del servizio postale ad operatori nel mercato del corriere espresso; di tariffe per
le prestazioni obbligatorie degli operatori telefonici a fronte di intercettazioni ri-
chieste dall’autorità giudiziaria; di assegnazione di frequenze televisive; di rego-
lazione delle restituzioni degli invii affidati ad altri operatori e rinvenuti nella
rete di Poste Italiane.
Il secondo, maggioritario, che, al contrario, tende ad avvalersi proprio dei
pareri e delle osservazioni di soggetti terzi (Commissione europea, Berec, orga-
nismi tecnici) emersi nel lungo e complesso procedimento di definizione della
regolazione di settore per poter contestare la sostanza e la razionalità delle deci-
sioni assunte dall’Agcom. Tale orientamento appare prevalente soprattutto nelle
controversie in materia di rapporti tra operatore dominante e nuovi entranti nel
mercato della telefonia mobile.
Leonardo Lippolis
1 M. CLARICH, (voce) Autorità di vigilanza sul mercato finanziario (profili generali), in Enc.
torità indipendenti, ci si limita qui a segnalare i più significativi: M. D’ALBERTI, (voce) Autorità In-
dipendenti (dir. amm.), in Enc. giur. Treccani, Roma, 1995; M. MANETTI, Autorità indipendenti (dir.
Cost.), in Enc. giur. Treccani, Roma, 1997; M. CLARICH, Autorità indipendenti. Bilancio e prospet-
tive di un modello, Bologna, 2005; C. FRANCHINI, Le autorità amministrative indipendenti, in Riv.
trim. dir. pubbl., 1988, 549 ss.; A. MASSERA, “Autonomia” e “indipendenza” nell’amministrazione
300 LEONARDO LIPPOLIS
dello Stato, in Scritti Giannini, III, Milano, 1988, 449 ss.; G. VESPERINI, Le funzioni delle autorità
amministrative indipendenti, in Dir. banc. merc. fin., n. 1/1990, 415 ss.; A. CAGLI, Il quadro nor-
mativo delle amministrazioni pubbliche indipendenti, in Foro amm., 1991, 1627; N. LONGOBARDI,
Le “amministrazioni indipendenti”: profili introduttivi, in Scritti per M. Nigro, Milano, 1991, 173
ss.; C. FRANCHINI, Le autorità amministrative indipendenti, in Riv. trim. dir. pubbl., 1988, 549 ss.;
A. MASSERA, “Autonomia” e “indipendenza” nell’amministrazione dello Stato, in Scritti Giannini,
III, Milano, 1988, 449 ss.; G. VESPERINI, Le funzioni delle autorità amministrative indipendenti, in
Dir. banc. merc. fin., n. 1/1990, 415 ss.; A. CAGLI, Il quadro normativo delle amministrazioni pub-
bliche indipendenti, in Foro amm., 1991, 1627 ss.; N. LONGOBARDI, Le “amministrazioni indipen-
denti”: profili introduttivi, in Scritti per M. Nigro, II, Milano, 1991, 173 ss.; R. RODORF (a cura di),
Le autorità amministrative indipendenti, Quest. giust., 2002, 407 ss.
3 Ognuna di queste autorità è caratterizzata da una genesi e da un percorso evolutivo pluri-
decennale assai diverso. A differenza delle altre autorità indipendenti, che sono nate sotto la
spinta propulsiva del diritto comunitario (come quella antitrust, quella garante della privacy, o
quelle di regolazione dei servizi pubblici) l’insieme delle autorità di vigilanza finanziaria «sono
emerse progressivamente per forza propria nell’ambito dell’ordinamento giuridico nazionale» (in
tal senso F. MERUSI, M. PASSARO, (voce) Autorità indipendenti, in Enc. dir., Milano, 2002, 187).
Come si vedrà, il diritto europeo ha poi contribuito a ridefinire i connotati del sistema di regola-
zione di vigilanza finanziaria, innescando profondi cambiamenti costituzionali che sono culminati
con l’istituzione del Sistema europeo di vigilanza finanziaria (SEVIF), e la creazione della Unione
bancaria europea (UBE).
4 Si pensi al coordinamento della vigilanza tra Banca d’Italia e CONSOB, ove alla prima
spetta la tutela della stabilità e del buon funzionamento del sistema finanziario, mentre la seconda
è competente per quanto riguarda la trasparenza e la correttezza dei comportamenti (art. 5, d.lgs.
n. 58 del 1998, di seguito t.u.f.). Ad esempio, la Consob include nel suo raggio di azione anche i
prodotti emessi dalle banche e dalle imprese di assicurazione (art. 25-bis t.u.f.), al fine di garantire
una protezione omogenea del risparmiatore investitore che acquista un prodotto finanziario a pre-
scindere dalla sua natura (mobile, bancaria, assicurativa) e dal soggetto che lo emette (è il c.d.
level playing field).
5 Come evidenziato da F. MERUSI, in G. BRANCA (a cura di), Commentario della Costituzione,
stica dei rapporti tra Stato e mercato6, per aprire le regolazioni di settore alle re-
gole della libera concorrenza. Ciò ha determinato un progressivo affrancamento
delle autorità finanziarie dalla dipendenza ministeriale, seguito dal loro parallelo
inserimento nel concerto dei regolatori emersi al livello europeo. La crisi finan-
ziaria mondiale del 2008, causata dai mutui sub prime, ha dimostrato la neces-
sità di un approccio sempre più globale ed integrato tra organismi di regola-
zione nazionale ed internazionali. Al livello europeo, il processo di convergenza
ha portato, in un primo momento, alla istituzione di nuove autorità europee al-
l’interno del Sistema europeo di vigilanza finanziaria (SEVIF), con funzioni di
impulso e di indirizzo delle autorità finanziarie nazionali. Si è giunti, quindi, a
individuare un disegno normativo istituzionale di ampio respiro, l’Unione Ban-
caria Europea (Banking Union), con l’obiettivo principale di rompere il circolo
vizioso tra rischio sovrano e rischio bancario7.
Tale disegno riformatore, attraverso l’attribuzione agli apparati amministra-
tivi di vigilanza di poteri caratterizzati dall’ampiezza, dalla flessibilità e dalla pe-
netratività, ha sancito la prevalenza dell’elemento tecnico, nell’ottica di favorire
l’omogeneità delle regole e della loro applicazione8.
In questo contesto, può forse considerarsi accidentale, ma senza dubbio
opportuna, la spinta interna all’omologazione tra le autorità finanziare nazionali
operata dalla legge sul risparmio (L. n. 262 del 20059), che ha introdotto nuove
forme di coordinamento paritario e orizzontale, tese a garantire un flusso di
informazione completo e continuo fra i controllori, e ha dettato regole comuni
cui l’autorità di vigilanza determina in positivo la conformità delle scelte imprenditoriali all’inte-
resse pubblico, si deve a M.S. GIANNINI, Osservazioni sulla disciplina della funzione creditizia, in
Scritti giuridici in onore di Santi Romano, II, Padova, 1940, 707 ss.
7 Il progetto di Unione Bancaria poggia su tre pilastri: (i) il Meccanismo di Vigilanza Unico
(Single Supervisory Mechanism - SSM) nell’area Euro, affidato alla Banca Centrale Europea e, per
le banche less significant, alle autorità di vigilanza nazionali; (ii) un sistema centralizzato di ge-
stione delle crisi (Single Resolution Mechanism - SRM); (iii) uno schema unico di garanzia dei de-
positi (EDIS), il quale dovrebbe così superare l’attuale network di sistemi di garanzia dei depositi
nazionali armonizzati introdotto con la Direttiva 2014/49/UE (DGS). Sull’Unione bancaria, cfr. F.
CAPRIGLIONE, L’Unione bancaria europea: una sfida per un’Europa più unita, Torino, 2013; G. BOC-
CUZZI, L’Unione bancaria europea. Nuove istituzioni e regole di vigilanza e di gestione delle crisi ban-
carie, Roma, 2015; D. BUSCH, G. FERRARINI, European Banking Union, Oxford, 2015; R. IBRIDO,
L’Unione bancaria europea. Profili costituzionali, Torino, 2017. Con specifico riferimento al primo
pilastro dell’Unione bancaria, cfr. C. BRESCIA MORRA, La nuova architettura della vigilanza bancaria
in Europa, in Banca Impresa Società, n. 1/2015, 73 ss. Sull’evoluzione della disciplina nazionale,
con riguardo al settore bancario, cfr. M. CLARICH, La disciplina del settore bancario in Italia: dalla
legge bancaria del 1936 all’Unione bancaria europea, in Giur. comm., fasc. 1, 2019, 32 ss.; con ri-
guardo al settore finanziario, cfr. G. FERRARINI, Il Testo Unico della Finanza 20 anni dopo, in Riv.
soc., n. 1/2019, 1 ss.
8 In questi termini A. NIGRO, Il nuovo ordinamento bancario e finanziario europeo: aspetti
terrogativi sul ruolo delle autorità di vigilanza, sulla ripartizione dei loro poteri, sulle tecniche di
repressione e prevenzione delle frodi, sulla corporate governance degli emittenti quotati ecc. Per ri-
ferimenti sulla legge sul risparmio, cfr. P. ABADESSA, F. CESARINI, La legge per la tutela del rispar-
mio, Bologna, 2007.
302 LEONARDO LIPPOLIS
aveva esteso la giurisdizione esclusiva del giudice amministrativo alla materia dei servizi pubblici.
L’originario dettato dell’art. 33 recava un esplicito riferimento ai «servizi afferenti al credito» in-
tesi in senso lato; successivamente, la lettera della disposizione veniva rimodulata dalla l. 21 luglio
2000, n. 205, ricomprendendo tra i pubblici servizi ricondotti alla giurisdizione amministrativa
unicamente «quelli afferenti alla vigilanza sul credito»
13 Cfr. art. 1, c. 2, d.lgs. 17 gennaio 2003, n. 5, successivamente confermato sul punto dalla
14 Cfr. C. cost., 20 giugno 2012, n. 162, in relazione alle sanzioni irrogate dalla Consob, e C.
cost., 9 maggio 2014, n. 94, in relazione alle sanzioni irrogate dalla Banca d’Italia, entrambe in
www.cortecostituzionale.it.
15 Art. 44, co. 1, l. 69/2009: «Il Governo è delegato ad adottare, entro un anno dalla data di
entrata in vigore della presente legge, uno o più decreti legislativi per il riassetto del processo
avanti ai tribunali amministrativi regionali e al Consiglio di Stato, al fine di adeguare le norme vi-
genti alla giurisprudenza della Corte costituzionale e delle giurisdizioni superiori, di coordinarle
con le norme del codice di procedura civile in quanto espressione di princìpi generali e di assicu-
rare la concentrazione delle tutele».
16 Il ragionamento della Consulta, richiamando gli orientamenti del Consiglio di Stato e
della Cassazione a cui il Governo non si sarebbe adeguato, riposa sulla ritenuta assenza di discre-
zionalità amministrativa nell’attività di applicazione delle sanzioni (sia pecuniarie che interdittive),
da parte delle Autorità in discussione. Pertanto, dall’attività di vigilanza in senso stretto, la quale
concerne, tra l’altro, la sana e prudente gestione dei soggetti vigilati, oltre alla stabilità comples-
siva, all’efficienza e alla competitività del sistema finanziario, e si basa perciò su valutazioni di ca-
rattere discrezionale, andrebbe distinta l’attività sanzionatoria, che, invece, avrebbe natura vinco-
lata, e sarebbe retta dai principi generali dettati in materia dalla legge 24 novembre 1981, n. 689.
Di conseguenza, venendo in rilievo una posizione di diritto soggettivo (ricavabile dall’art. 23
Cost., per cui «nessuna prestazione personale o patrimoniale può essere imposta se non in base
alla legge»), la giurisdizione spetterebbe al giudice ordinario.
17 M. CLARICH, A PISANESCHI, Le sanzioni amministrative della Consob nel “balletto” delle giu-
TROISE MANGONI, Le sanzioni irrogate dalla Consob e dalla Banca d’Italia: riflessioni in tema di
giurisdizione, in Dir. amm., n. 1/2018, 33 ss.
19 Cfr. L. TORCHIA, La nuova governance economica dell’Unione europea e l’Unione bancaria,
in M.P. CHITI, V. SANTORO (a cura di), L’unione bancaria europea, 2016, 61.
304 LEONARDO LIPPOLIS
tecnica dell’amministrazione, sia della loro indipendenza. Due sono, quindi, gli
elementi che, ai fini del sindacato giurisdizionale, accomunano le autorità am-
ministrative indipendenti e che vengono inevitabilmente ad assumere rilievo an-
che sotto il profilo del sindacato giurisdizionale.
Il primo è proprio il massiccio ricorso a scienze sociali non esatte (ad es. ra-
gioneria, aziendalistica, micro e macroeconomia) ed applicazione di concetti
giuridici indeterminati che esse specificano nella loro prassi applicativa, tramite
la propria normativa secondaria, ovvero direttamente con i singoli provvedi-
menti amministrativi20.
Il secondo elemento che accomuna l’azione delle autorità indipendenti è
che le loro decisioni sono assunte al di fuori del circuito dell’indirizzo politico,
per il perseguimento di un obiettivo fissato direttamente dalla legge, di talché il
sindacato giurisdizionale si esercita su di un potere tendenzialmente neutrale21.
Nel sistema costituzionale di “pesi e contrappesi” il judicial review – insieme
con il contraddittorio procedimentale che incide sull’esplicazione dei poteri da
parte dell’amministrazione – rappresenta l’unica forma di controllo successivo
all’esercizio del potere compatibile con l’indipendenza di tali soggetti.
Entrambi i fattori evidenziano che il problema del sindacato sui poteri
delle autorità indipendenti attiene, da una parte, alla tematica generale dei limiti
e delle modalità del controllo giurisdizionale sulla c.d. discrezionalità tecnica, e,
dall’altra, alla delicata ricerca di un punto di equilibrio tra l’esigenza di garantire
un sindacato pieno ed effettivo – che non si appiattisca sulla valutazione effet-
tuata dall’amministrazione – e il necessario rispetto dell’indipendenza ricono-
sciuta all’autorità22.
Il tema è particolarmente sentito con riguardo all’agire delle autorità finan-
ziarie, che possono esercitare poteri conformativi particolarmente incisivi ri-
spetto all’autonomia imprenditoriale dei soggetti sottoposti alla loro vigilanza23.
Peraltro, l’ampiezza dei poteri di amministrazione attiva è resa vieppiù pro-
blematica dalla grande elasticità e indeterminatezza che caratterizza le formule
legislative, che dischiudono un ampio spazio per l’esercizio di poteri regolatori
da parte delle autorità a completamento della normativa: con la conseguenza
20 Si pensi, in riferimento al settore qui interessato, alle “clausole generali” che costituiscono
le finalità dell’azione di queste autorità quali «la sana e prudente gestione dei soggetti vigilati», «la
salvaguardia della fiducia nel sistema finanziario» o la sua stabilità, il suo buon funzionamento e
la sua competitività, «la tutela degli investitori»; ovvero criteri generali di comportamento imposti
agli intermediari e, specularmente, obiettivi da presidiare per il loro agire amministrativo, quali gli
obblighi di «comportarsi con diligenza, correttezza e trasparenza per servire al meglio l’interesse
dei clienti e per l’integrità dei mercati» oppure svolgere «una gestione indipendente, sana e pru-
dente» e adottare «misure idonee a salvaguardare i diritti dei clienti sui beni affidati».
21 Su questo profilo, da ultimo, cfr. E. BRUTI LIBERATI, La regolazione indipendente dei mer-
in Foro Amm. CDS, 2003, 1360 ss., che esprimeva nel contempo la preoccupazione che «un giu-
dice speciale (o tale sostanzialmente) in definitiva rischierebbe, per usare un concetto caro agli
economisti, ma che il giurista non può ignorare, di essere ‘catturato’ dall’autorità o al contrario di
sostituirsi ad essa».
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELLE AUTORITÀ DI VIGILANZA FINANZIARIA 305
giorno (art. 53, co. 3, t.u.b., 7, co. 1, t.u.f., 188, co. 1, c. ass.). La Banca d’Italia può spingersi ad
adottare specifici provvedimenti sull’attività della banca (art. 53, co. 3, lett. d, t.u.b.), nonché nella
fase di gestione delle crisi bancarie, come si vedrà in seguito.
24 Sul punto si veda I. BORRELLO, La Banca d’Italia, in G. VESPERINI, G. NAPOLITANO (a cura
di), Le autorità indipendenti: norma, procedimento e giudice, Viterbo, 1998. Sul tema più generale
della soft law in rapporto ai poteri delle autorità indipendenti cfr. M.E. BUCALO, Autorità indipen-
denti e soft law-forme, contenuti, limiti e tutele, Torino, 2018.
25 In questi termini, Cons. St., sez. IV, 6 ottobre 2001, n. 5287, in www.giustizia-ammini-
strativa.it.
26 Il favor verso regolazioni indipendenti contrasta i tentativi delle politiche nazionali di re-
sistere all’instaurazione di un quadro comune, di un mercato interno (art. 3 del Trattato sul-
l’Unione Europea), teso ad assicurare la parità delle relazioni concorrenziali. Sul tema cfr. M.
D’ALBERTI, Il valore dell’indipendenza, in M. D’ALBERTI, A. PAJNO (a cura di), Arbitri dei mercati,
Bologna, 2010, 16.
27 Su tali profili cfr. E. GALANTI, Discrezionalità delle autorità indipendenti e controllo giudi-
ziale, in Quaderni di ricerca giuridica della Banca d’Italia, Roma, 2009, 68 ss.
306 LEONARDO LIPPOLIS
28 TAR Lazio, sez. I, 15 maggio 1986, n. 661, secondo cui, rispetto alle valutazioni sottese
all’esercizio dell’attività bancaria, perde «d’incisività il sindacato del giudice, perché si allarga al
potere di merito».
29 Corte App. Roma, sez. I, 27 aprile 1994, n. 1006; Corte App. Roma, sez. I, 31 maggio
2005, n. 1007; Corte App. Roma, sez. I, 23 novembre 1994, n. 2444; Corte App. Roma, sez. I, 4
febbraio 1995, n. 307. In una pronuncia, ad esempio, il giudice ordinario, rinunciando ad avva-
lersi della consulenza tecnica d’ufficio, ha sottolineato che gli accertamenti che sorreggono l’eser-
cizio del potere sanzionatorio, essendo «operati da un organo tecnico di grande esperienza non-
ché sicuramente affidati in ragione delle garanzie di imparzialità connesse alla sua posizione di ter-
zietà, devono ritenersi del tutto attendibili» (Corte App. Roma, sez. volont. giurisdiz., 18 maggio
1995, decreto n. 3).
30 Cfr. F. CINTIOLI, Giudice amministrativo, tecnica e mercato: poteri tecnici e giurisdizionaliz-
sez. I, 9 agosto 2005, n. 6157; con riferimento alla Consob, TAR Lazio, sez. I, 26 novembre 2002,
n. 10709.
32 Cons. St., sez. VI, 2 marzo 2004, n. 926. Tale orientamento, peraltro, ha trovato conforto
nella più recente giurisprudenza comunitaria: si veda Corte di Giustizia CE, 15 febbraio 2005,
causa C-12/03 P, ove si precisa che il giudice comunitario «è tenuto in particolare a verificare non
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELLE AUTORITÀ DI VIGILANZA FINANZIARIA 307
solo l’esattezza materiale degli elementi di prova addotti, la loro attendibilità e la loro coerenza,
ma altresì ad accertare se tali elementi costituiscono l’insieme dei dati rilevanti che devono essere
presi in considerazione per valutare una situazione complessa e se sono di natura tale da corro-
borare le conclusioni che se ne traggono».
33 Cons. St., sez. IV, 9 aprile 1999, n. 601, in Foro it., 2001, III, 9, ma non mancano prece-
denti importanti anche nella giurisprudenza dei primi anni novanta del secolo scorso. Ne offre
una ricostruzione G. D’ANGELO, Giudice amministrativo e valutazioni tecniche dopo la l. 21 luglio
2000, n. 205, in Dir. amm., 2005, 659 ss., spec. 672, nota 40.
34 TAR Lazio, sez. I, 9 agosto 2005, n. 6157, in www.giustizia-amministrativa.it.
308 LEONARDO LIPPOLIS
35 Come osservato da uno dei pochi studi pubblicati in merito (G. SIGISMONDI, Il sindacato
sulle valutazioni tecniche nella pratica delle corti, in Riv. trim. dir. pubbl., n. 2/2015, 705 ss.), il pro-
blema sembra generalizzato.
36 In questo senso, A. MOLITERNI, Vigilanza creditiza e diritto amministrativo nella fase di av-
vio della procedura di amministrazione straordinaria delle banche, in Foro amm. CDS, n. 6/2011,
1919.
37 Sull’intreccio fra i poteri individuali e il generale potere normativo, e sul rischio di un ec-
cesso di discrezionalità derivante dall’attribuzione alla stessa autorità di vigilanza della specifica-
zione delle regole fondamentali della propria azione di vigilanza, si veda, in riferimento alla Banca
d’Italia, M. NIGRO, Intervento alla Tavolo rotonda sull’attuazione della II Direttiva Cee in materia
bancaria - LUISS 1992, in Diritto della banca e del mercato finanziario, 1993, 187 ss. Sull’estensione
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELLE AUTORITÀ DI VIGILANZA FINANZIARIA 309
dell’autolimite anche alla discrezionalità tecnica si veda C.M. VIPIANA, L’autolimite della pubblica
amministrazione, Milano, 1990, 265.
38 Un filone giurisprudenziale interessante riguarda una serie di pronunce del TAR Lazio
(TAR Lazio, sez. I, 7 aprile 2000, n. 2907, in Dir. banc. merc. fin., 2000, 491; TAR Lazio, sez. I, 22
febbraio 2005 n. 1437, in Foro Amm. TAR, 2005, 410 ss.; TAR Lazio, sez. I, 28 febbraio 2006 n.
1475, in Foro amm. TAR, n. 2/2006, 633 ss.; TAR Lazio, sez. I, 23 giugno 2010, n. 20463, in Dir.
economia assicur., n. 3/2011, 1116 ss., con nota di G. PROSPERETTI) riguardanti decreti del Ministro
del Tesoro in materia di requisiti di onorabilità e professionalità degli esponenti di intermediari fi-
nanziari, richiesti ai sensi dell’art. 26 t.u.b. In particolare, i giudici amministrativi hanno costante-
mente rilevato l’illegittimità per illogicità ed ingiustizia di quelle previsioni che prevedevano, come
“situazione impeditiva”, quella di aver svolto, nei due esercizi precedenti l’adozione dei relativi
provvedimenti, funzioni di amministrazione direzione e controllo in imprese sottoposte a proce-
dure concorsuali.
39 In particolare, i ricorrenti avevano chiesto l’annullamento delle disposizioni – articoli 144-
quater, commi 3 e 4, e 144-sexies, commi 2 e 9 – che prevedono, per le società cooperative quo-
tate, sia una soglia riferita al capitale sociale (pari allo 0,5%, con facoltà statutaria di prevedere
una minore percentuale) sia una soglia da stabilire in via statutaria, riferita solo al numero dei soci
(per la quale si fissa il limite massimo di 500 soci), per l’asserito contrasto delle norme regola-
mentari indicate, ed, in particolare, della previsione di una soglia riferita al capitale sociale, con i
principi generali posti alla base della disciplina delle società cooperative.
40 TAR Lazio, 28 marzo 2008, n. 2684, con nota di G. BONFANTE, Le banche popolari, la
Autorità indipendenti e AIR, in M. D’ALBERTI, A. PAJNO (a cura di), Arbitri dei mercati, cit., 135.
42 In tal senso M. D’ALBERTI, Lezioni di diritto amministrativo, Torino, 2018, 308-310.
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELLE AUTORITÀ DI VIGILANZA FINANZIARIA 311
3.1. Soft law e sindacato giurisdizionale: le istruzioni e le circolari della Banca d’I-
talia
Se con riguardo agli atti formalmente regolamentari il giudice è stato in
grado di esercitare un sindacato talvolta penetrante – anche valorizzando la
maggiore formalizzazione delle relative garanzie procedimentali – la forte pre-
senza, in funzione regolatoria, di atti atipici e spesso di soft law (caratterizzati da
un certo grado di informalità e che svolgono un ruolo di moral suasion43) ha in-
vece contribuito a circoscrivere enormemente la possibilità di un sindacato ef-
fettivo da parte del giudice44.
Nonostante la loro natura (formalmente) non vincolante, tali strumenti rie-
scono a scardinare il sistema delle fonti come tradizionalmente inteso, collocan-
dosi in quel processo generale di progressiva destrutturazione dell’assetto delle
fonti, per come disegnato nella Costituzione repubblicana, che ha interessato so-
prattutto la normazione secondaria.
Riguardato in termini generali, il dibattito sorto intorno al ricorso agli stru-
menti di regolazione flessibile ha dato il via ad una disputa in ordine agli effetti
e dunque agli obblighi che tali atti producono. Pur non essendo ascrivibili tra le
fonti del diritto (né primarie, né secondarie), le prescrizioni in essi contenute
possono tuttavia produrre effetti pratici, che si traducono non solo in un auto-
vincolo per l’amministrazione45, ma anche in una “influenza” verso i destina-
tari”46. Di qui, l’interrogativo di fondo: l’effetto pratico è anche giuridicamente
rilevante? l’atto è sindacabile dal giudice?
La risposta non può essere univoca, perché diverse e variegate sono le ma-
nifestazioni della soft law, ad ognuna delle quali corrispondono effetti diversi47.
La tematica ha interessato soprattutto la Banca d’Italia. Il potere regolato-
rio dell’Autorità si esplica principalmente nelle “istruzioni di vigilanza”, che
presentano la forma di circolare, e che, sul piano quantitativo, regolano presso-
ché tutti gli aspetti dell’attività bancaria48. Le disposizioni in esse contenute si
43 Sul ruolo della moral suasion nella regolazione finanziaria si veda F. CAPRIGLIONE, Strut-
tura ordinamentale del settore finanziario, in F. CAPRIGLIONE (a cura di), L’ordinamento finanziario
italiano, I, Padova, 2005, 189 ss.
44 In tal senso I. BORRELLO, cit., 1998, 39.
45 Con riguardo all’effetto di autovincolo, una conferma si rinviene nella decisione 19 luglio
2016, C-526/14 Kotnik e A., ove la Corte di Giustizia ha ritenuto che una comunicazione della
Commissione europea sul settore bancario fosse un atto di soft law non vincolante per gli Stati, ma
vincolante per la Commissione.
46 Tanto che in un rapporto di studi del Conseil d’État del 2013 dedicato a Le droit souple
si legge: «il y a identité de fonction entre le droit dur et le droit souple. Tous deux ont pour objet
d’influencer le comportament de leur destinataire».
47 Cfr. G. MORBIDELLI, Degli effetti giuridici della soft law, cit.; M.E. BUCALO, Autorità indi-
d’Italia di regolare vari aspetti fondamentali dell’attività bancaria; l’art. 117, co. 8, t.u.b., che pre-
vede, per la violazione delle norme emanate dalla Banca d’Italia, cause di nullità di diritto civile,
ponendosi sullo stesso piano delle norme del codice civile sulla nullità del contratto; l’art. 133
t.u.b., che nel disciplinare il reato di abuso di denominazione bancaria, attribuisce alla Banca
312 LEONARDO LIPPOLIS
presentano più come consigli o indicazioni per una buona gestione che come
fonti di obblighi giuridici: non contengono preamboli o clausole di entrata in vi-
gore, né prevedono sanzioni (che, invece, sono previste dalla legge, ed irrogate
anche per la violazione delle «disposizioni» della Banca d’Italia, ai sensi dell’art.
144 t.u.b.).
La ambigua natura delle istruzioni di vigilanza si riflette nel modo in cui il
legislatore del testo unico bancario del 1993 ha disciplinato il potere normativo
della Banca d’Italia, che dimostra una certa confusione terminologica49.
Tale ambiguità non poteva che riversarsi sulla qualità del sindacato giuri-
sdizionale. Due sono le questioni che, direttamente o incidentalmente, hanno in-
teressato le corti: (i) la sindacabilità delle istruzioni di vigilanza, che sottende il
problema della loro vincolatività; (ii) l’ambito del sindacato del giudice a fronte
di scelte tecniche errate effettuate dall’Autorità di vigilanza attraverso le sue
istruzioni.
Dall’analisi della casistica giurisprudenziale sul tema emerge anzitutto un
dato. Nella pressoché totalità dei casi le istruzioni e le circolari della Banca d’I-
talia rilevano in via indiretta, non essendo quasi mai oggetto di impugnazione
diretta, proprio perché non vincolanti giuridicamente.
Il classico terreno su cui si registra tale tendenza è rappresentato dai pro-
cedimenti sanzionatori. Spesso il ricorrente, in relazione alle sanzioni irrogate in
dipendenza della violazione delle Istruzioni di Vigilanza e di circolari, invoca la
loro natura di atti interni, inidonei a produrre obblighi di comportamento per i
terzi. Fermo è l’orientamento della Corte di Appello di Roma, confermato poi in
sede si legittimità, secondo cui, al di là della formale denominazione degli atti,
occorre considerarne la «natura sostanziale di norme di rango secondario, ema-
nate dalla Banca d’Italia»50. Dalla affermata vincolatività delle Istruzioni – che
per la giurisprudenza sembra trovare fondamento in un argomento di carattere
pratico più che dogmatico51 – ne potrebbe discendere la sindacabilità dei pre-
d’Italia la definizione dei casi in cui le parole vietate possono essere usate: le norme della Banca
d’Italia, dunque, incidono in materia penale, ponendo cause di giustificazione speciali; infine,
l’art. 144 t.u.b., che assoggetta a sanzione pecuniaria la violazione non solo di varie norme del te-
sto unico, ma anche delle relative disposizioni della Banca d’Italia.
49 B.G. MATTARELLA, Il potere normativo della Banca d’Italia, in U. DE SIERVO (a cura di), Os-
servatorio sulle fonti, Torino, 1996, 243-244. L’analisi condotta dall’A. dimostra che il legislatore
non ha voluto risolvere il nodo del potere normativo della Banca d’Italia, preferendo perpetuare
una situazione di ambiguità. Secondo l’A. sarebbe stato preferibile, seguendo un criterio sostan-
ziale, riconoscere la natura normativa di molte disposizioni della Banca d’Italia, che spesso inci-
dono anche nella sfera giuridica di soggetti diversi da quelli sottoposti a vigilanza, e distinguerle
chiaramente dalle istruzioni che esauriscono i loro effetti nell’ambito del rapporto di vigilanza.
50 In questi termini, ex multis, Cass., sez. I, 3 maggio 2016, n. 8730.
51 Cfr. M. CLARICH, L’attività normativa della p.a., I poteri normativi della Banca d’Italia, in A.
SPENA, G. GIMIGLANO (a cura di), Le fonti del diritto bancario, Milano, 2003, 70-71. Secondo l’A.,
con l’apertura del mercato e il progressivo abbandono dell’idea di un ordinamento sezionale
chiuso, la natura di meri atti interni di tali disposizioni è entrata in crisi; da ciò andrebbe confer-
mata l’idea che a prescindere dal nomen utilizzato, le istruzioni siano norme regolamentari vere e
proprie, ma solo con riferimento ai soggetti sottoposti alla vigilanza, nei cui confronti solamente
può sussistere un generale potere di normazione.
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELLE AUTORITÀ DI VIGILANZA FINANZIARIA 313
incentrata sulla conformità della disposizione “interna” (come “declinata” dall’Autorità di vigi-
lanza) alle norme europee (art. 10 del Regolamento delegato n. 241/2014 UE, che integra il Re-
golamento n. 575/2013/UE), il Consiglio di Stato replicava, a sua volta, che il legislatore nazionale
«a fronte di più “opzioni” comunitariamente consentite ha l’obbligo di scegliere quella che meglio
assicuri il rispetto dei principi costituzionali nazionali».
55 Sull’ordinanza di remissione alla Corte costituzionale si veda S. AMOROSINO, Incostituzio-
nalità della riforma delle banche popolari per decreto legge e con l’attribuzione a Banca d’Italia di po-
teri regolamentari e derogatori «in bianco» in Dir. banc. merc. fin., n. 2/2017.
314 LEONARDO LIPPOLIS
56 Corte cost., 15 maggio 2019, n. 99, in Riv. dir. soc., 2018, 868, con nota di D.U. SANTOSUSSO.
57 Cons. St., sez. VI, ord. 26 ottobre 2018, n. 6129, con nota di S. AMOROSINO, La “teleno-
vela” giurisdizionale delle “limitazioni” del rimborso dei soci recedenti dalle banche popolari trasfor-
mate in s.p.a., in Riv. dir. banc., dirittobancario.it, 58, 2018.
58 Questo il “nocciolo duro” della motivazione dell’ordinanza: «– nel testo della circolare le
parole “limitare” e “rinviare” sono invertite di posizione rispetto a quella che esse hanno nel testo
della fonte sovranazionale; – nel testo della circolare figurano due virgole, ai lati del frammento
dell’espressione costituito dalle parole “in tutto o in parte e senza limiti di tempo”, che non esi-
stono invece nel testo della fonte sovranazionale e che, per come collocate nella circolare, possono
effettivamente ingenerare il convincimento che detto frammento debba reputarsi riferito, indistin-
tamente, sia al caso della ‘limitazione’ sia a quello del ‘rinvio’ (del rimborso delle azioni); nel testo
della fonte sovranazionale sia il frazionamento della frase in due periodi sia, e soprattutto, la tec-
nica compositiva del secondo dei due, lì dove viene utilizzata una “o” con valenza disgiuntiva,
conduce a poter ritenere che la possibilità della ‘non limitazione temporale’ valga esclusivamente
per il caso della ‘limitazione’ (del rimborso delle azioni); – nel testo della fonte sovranazionale non
figurano affatto le parole ‘in tutto o in parte’ che invece, nella circolare, risultano con sufficiente
certezza tali da legittimare una limitazione o rinvio (del rimborso delle azioni) anche assoluto (ol-
tre che anche senza limiti di tempo). Una legittimazione che la citata sentenza della Corte costitu-
zionale, anzi, conferma».
59 Cons. St., ult. cit., par. 19.4.
60 Corte giust. UE, sez. I, 16 luglio 2020, in causa C-686-18.
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELLE AUTORITÀ DI VIGILANZA FINANZIARIA 315
61 Così Corte giust. UE, ult. cit., secondo cui «il diritto di proprietà […] non costituisce una
prerogativa assoluta e […] il suo esercizio può essere oggetto di restrizioni a condizione che tali
restrizioni rispondano effettivamente a obiettivi di interesse generale perseguiti dall’Unione e non
costituiscano, rispetto allo scopo prefissato, un intervento sproporzionato e inaccettabile, tale da
ledere la sostanza stessa del diritto così garantito». Nel caso di specie, gli obiettivi di interesse ge-
nerale sono dati dalla esigenza di «assicurare la stabilità del sistema bancario e finanziario nonché
di evitare un rischio sistemico». I servizi finanziari svolgono infatti «un ruolo centrale nell’econo-
mia dell’Unione», sia perché «banche e gli istituti di credito sono una fonte essenziale di finan-
ziamento per le imprese attive nei diversi mercati», sia perché le banche sono sempre più spesso
interconnesse e «la grave difficoltà di una o più banche rischia di propagarsi rapidamente alle al-
tre banche». In quest’ottica, «vi è un chiaro interesse pubblico a garantire che l’investimento nel
capitale primario di una banca non venga improvvisamente ritirato e ad evitare in tal modo di
esporre detta banca nonché l’intero settore bancario a un’instabilità prudenziale».
62 In particolare, secondo Corte giust. UE, ult. cit., occorre valutare la sussistenza degli ele-
menti di cui all’art. 10 del regolamento delegato n. 241 del 2014 (ossia la «situazione complessiva
dell’ente in termini finanziari, di liquidità e di solvibilità», nonché «l’importo del capitale prima-
rio […] rispetto all’importo complessivo dell’esposizione al rischio»).
63 In tal senso A. NIGRO, L’autorizzazione «all’attività bancaria» nel t.u. delle leggi in materia
bancaria e creditizia, in U. MORERA, A. NUZZO (a cura di), La nuova disciplina dell’impresa banca-
ria, Roma, 1996.
316 LEONARDO LIPPOLIS
lità della attività di vigilanza. La sana e prudente gestione diviene, dunque, il pa-
rametro legale integrativo dell’azione di controllo della vigilanza durante l’intero
arco di vita delle imprese («dalla culla alla tomba»64): dall’autorizzazione dell’at-
tività, al sistema di governance societario, alle fusioni e scissioni ecc.
L’elasticità della clausola attribuisce alle authorities un ampio margine di
valutazione che viene inevitabilmente ad incidere sulla qualità e sull’intensità del
sindacato giurisdizionale.
In tale settore, la pratica delle corti è stata tradizionalmente caratterizzata
da un sindacato particolarmente deferente e indiretto, limitato ai profili di ma-
nifesta illogicità, erroneità, irragionevolezza del provvedimento impugnato. Tale
approccio risponde, storicamente, al timore di una sostituzione del giudice nel-
l’esercizio di un potere riservato ad un’Autorità particolarmente qualificata sul
piano tecnico, a cui si aggiunge il carattere composito delle decisioni assunte,
spesso caratterizzate da una certa sovrapponibilità tra valutazione tecnica com-
plessa e valutazione di merito.
Come già accennato, l’avvento della ‘nuova stagione’ del sindacato giuri-
sdizionale sulle valutazioni tecniche delle autorità indipendenti, accompagnata
dall’inclusione di tutta l’attività di vigilanza sul credito nell’ambito della giuri-
sdizione esclusiva del giudice amministrativo, avrebbero dovuto favorire l’affer-
marsi di un sindacato più intenso sull’attività di vigilanza finanziaria.
Per delineare compiutamente il quadro attuale del sindacato giurisdizio-
nale sul potere decisorio delle autorità finanziarie si analizzeranno le principali
tipologie di decisione che hanno interessato le corti, partendo dall’esercizio del
potere autorizzatorio, per passare alla vigilanza sulla governance societaria, fino
al sindacato esercitato sulle decisioni prese nel campo della gestione delle crisi.
zioni tecnico complesse svolte dalle autorità indipendenti65, per la prima volta
dichiara l’intento di porre in essere un sindacato penetrante, sul modello di
quello esercitato con riferimento all’attività antitrust, spinto a verificare l’atten-
dibilità della valutazione circa la compatibilità delle operazioni assentite di ac-
quisizione della partecipazione bancaria con la garanzia di stabilità del credito e
con i principi di «sana e prudente gestione».
Nell’applicazione concreta del modello, tuttavia, il giudice sembra aver
mantenuto un atteggiamento di self restraint, che mal si concilia con il principio
affermato in astratto. I punti della decisione su cui si sono addensanti maggiori
dubbi circa la corretta applicazione del modello di sindacato sulle decisioni
delle autorità indipendenti hanno riguardato: (i) la cognizione sull’accertamento
dei fatti a fondamento della decisione; (ii) la verifica della attendibilità della
scelta effettuata.
Quanto al primo profilo, il giudice ha svolto un sindacato piuttosto blando:
in realtà, oggetto di istruttoria del Tar è stata solo la documentazione già rac-
colta dall’Istituto, al fine di valutare la correttezza dell’istruttoria stessa, con
un’evidente petizione di principio66.
Sul secondo punto, il giudice avalla l’interpretazione della Banca d’Italia
per cui il rispetto del grado di patrimonializzazione e il coefficiente di solvibilità
deve verificarsi al momento delle acquisizioni delle quote e non dell’autorizza-
zione. In tal modo, la valutazione della Banca d’Italia, che altrimenti sarebbe ri-
dotta a mera verifica contabile, si fonda su un giudizio prospettico caratterizzato
da un alto tasso di discrezionalità tecnica, teso a verificare se il rafforzamento
patrimoniale progettato dalla banca richiedente sia congruo in relazione all’en-
tità dell’acquisizione ipotizzata. Su questa premessa, il giudice si limita a verifi-
65 La questione sulla natura discrezionale o vincolata dell’attività autorizzatoria della Banca
d’Italia, sia ai sensi dell’art. 14 t.u.b. che, per l’acquisto di partecipazioni, dell’art. 19 t.u.b., non
era stata superata con l’emanazione del t.u.b. Secondo alcuni, da una parte i poteri autorizzatori
della Banca sono caratterizzati come vincolati al rispetto di requisiti oggettivi, di modo che i rela-
tivi provvedimenti sarebbero di mero accertamento (per tutti R. COSTI, L’ordinamento bancario,
Bologna, 2001, 293). Altri Autori caratterizzavano i provvedimenti singolari della Banca come di-
screzionali (in tal senso, M. NIGRO, L’autorizzazione «all’attività bancaria, cit., 78). Il richiamo, da
parte del giudice amministrativo, alla sana e prudente gestione quale architrave dell’attività di vi-
gilanza, è utilizzato per caratterizzare in senso “monodimensionale” l’interesse pubblico alla base
dell’attività di autorizzazione all’acquisizione di partecipazione nelle banche. In questa prospettiva
l’attività svolta dalla Banca d’Italia sarebbe priva di discrezionalità amministrativa e dovrebbe mi-
rare all’accertamento del requisito prescritto secondo il modello delle valutazioni tecniche com-
plesse (in tal senso E.L. CAMILLI, Verso un modello generalizzato di sindacato sui poteri neutrali?,
in For. amm., Tar, n. 11/2005, 3564).
66 Come è stato osservato da E.L. CAMILLI, cit., 3564, tale carenza era aggravata dalla disci-
plina vigente al tempo dell’adozione dei provvedimenti autorizzatori, non essendo ancora stata va-
rata la c.d. legge sul risparmio, contenente i principi del contraddittorio procedimentale applica-
bili a tutte le autorità di vigilanza finanziaria. Nel contesto descritto, dunque, l’accertamento dei
fatti derivava dalle informazioni fornite dai soggetti regolati, più che da una dialettica in sede pro-
cedimentale. All’interno di questo modello, al fine di verificare la correttezza delle valutazioni del-
l’Organo di vigilanza, assumeva un profilo fondamentale l’esercizio del suo potere di controllo
sulle informazioni fornite (la c.d. vigilanza ispettiva). Il deficit di trasparenza, però, avrebbe po-
tuto essere recuperato a livello giurisdizionale, mediante una valutazione stringente dell’operato
istruttorio della Banca.
318 LEONARDO LIPPOLIS
sensi dell’art. 111 t.u.b., della società Finworld S.p.a. dall’elenco degli intermediari di cui all’art.
107 t.u.b., in cui il giudice ha disposto una c.t.u. volta a verificare «il livello di importanza delle
irregolarità accertate dalla Banca d’Italia ed il grado di incidenza delle stesse sul rispetto dello
standard della “sana e prudente gestione”» da parte dell’intermediario»; TAR Campania, sez.
staccata di Salerno, 4 giugno 2010, n. 8315, avente ad oggetto il diniego di autorizzazione all’atti-
vità bancaria sull’istanza avanzata dalla Cooperativa Meridionale, in cui la c.t.u. è stata disposta
per verificare se fossero stati rispondenti ai canoni di riferimento le modalità di svolgimento del-
l’ispezione presso la società ricorrente e se le negative evenienze in tale occasione riscontrate (pa-
trimonio inferiore a quello indicato; non idoneità dell’assetto organizzativo della società e degli
esponenti) presentassero effettivo fondamento.
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELLE AUTORITÀ DI VIGILANZA FINANZIARIA 319
cietà appellante era effettivamente venuta meno al canone normativo della vigi-
lanza bancaria (esplicitato dall’art 5 del d.lgs. n. 385 del 1993 e ripreso dall’art.
107 con riferimento al settore degli intermediari finanziari) costituito dalla «sana
e prudente gestione» dei soggetti vigilati, intesa come sostenibilità anche pro-
spettica e non solo contingente dell’iniziativa imprenditoriale»71.
Nella maggioranza dei casi, invece, il sindacato si arresta ad un giudizio
sulla coerenza della decisione assunta, alla luce del quadro d’insieme degli ele-
menti raccolti in sede istruttoria dall’autorità di vigilanza72.
via di gravi criticità nei processi creditizi e nelle procedure di controllo della banca. Problematici
erano apparsi, inoltre, i rapporti tra quest’ultima ed un intermediario della Repubblica di San Ma-
rino, con il quale sussistevano collegamenti proprietari e gestionali che la Banca d’Italia aveva
(inutilmente) raccomandato di rescindere.
74 Tra le misure richieste, vi erano il rafforzamento patrimoniale, il divieto (con efficacia im-
mediata e nelle more delle operazioni di aggregazione o della messa in liquidazione della società)
di effettuare erogazioni di credito a nuovi clienti e di ampliare le linee di credito esistenti, la re-
strizione della struttura territoriale, il divieto di aprire e trasferire sportelli, il divieto di istituire
una rete di promotori finanziari e nuove linee di prodotto.
320 LEONARDO LIPPOLIS
val alla prova dei fatti. Note minime intorno al caso Credito di Romagna s.p.a., in Riv. dir. banc., n.
9/2017.
76 Secondo i primi commentatori (F. CIRAOLO, La Banca d’Italia e il potere di rimozione degli
esponenti aziendali, in Banca impresa soc., n. 1/2016) il removal, invece, può essere considerato,
alla luce dei criteri Engel elaborati dalla giurisprudenza della Corte EDU, come un provvedi-
mento di natura sanzionatoria (con esso si intendono colpire i soggetti responsabili, uti singuli o
collettivamente, di una gestione della banca non conforme al criterio della sana e prudente ge-
stione), da cui conseguirebbe l’applicazione delle garanzie procedurali, di stampo penalistico, che
informano i procedimenti sanzionatori stricto sensu punitivi. Sul tema sia consentito il rinvio a L.
LIPPOLIS, Ne bis in idem e illeciti finanziari: un’analisi alla luce di Corte cost. n. 102/2016 e della
nuova disciplina eurounitaria sul market abuse, in Federalismi. it, settembre 2016, ed in Rassegna
Avvocatura dello Stato, n. 3/2016, 33 ss.
77 La Banca d’Italia può disporre nei confronti di una banca «la rimozione degli esponenti
di cui all’articolo 69-vicies-semel, quando risultano gravi violazioni di disposizioni legislative, re-
golamentari o statutarie o gravi irregolarità nell’amministrazione ovvero quando il deterioramento
della situazione della banca o del gruppo bancario sia particolarmente significativo, e sempre che
gli interventi indicati nella medesima lettera a) o quelli previsti negli articoli 53-bis non siano suf-
ficienti per porre rimedio alla situazione».
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELLE AUTORITÀ DI VIGILANZA FINANZIARIA 321
78 Già nel 2010 il Credito Romagna era stato sottoposto ad amministrazione straordinaria, ai
sensi dell’art. 70 T t.u.b., per violazioni e irregolarità commesse dagli esponenti della banca, in
particolare per le operazioni svolte insieme all’istituto bancario sanmarinese, attività per le quali
gli amministratori ed il direttore generale sono stati anche condannati in sede penale e sottoposti
a sanzioni amministrative. Su questa base, il Tar ult. cit. conclude che «nella particolare situazione
del Credito di Romagna […] è evidente che le misure di vigilanza prudenziale non sarebbero state
da sole sufficienti, in quanto già da alcuni anni era emerso che tale situazione della banca era do-
vuta anche alla inadeguatezza organizzativa e gestionale della banca, rispetto alla quale, peraltro,
tutti gli interventi tesi a garantire la discontinuità con la gestione precedente all’Amministrazione
straordinaria si sono rivelati inefficaci. È quindi, dimostrato anche il presupposto della insuffi-
cienza della misure disposte ai sensi dell’art. 53-bis come richiesto dall’art. 69-octiesdecies e come
contestato dalla difesa ricorrente».
79 Essi sono, principalmente: 1) lo strumento della cessione di tutte le attività e le passività,
o parte di esse, a terzi o a un ente-ponte, che li rilevano assicurando la continuità dell’attività ban-
caria; 2) il bail-in, che appunto incide sul passivo, cancellando le azioni, gli strumenti finanziari e
i debiti nella misura necessaria per conseguire gli obiettivi della risoluzione.
80 TAR Lazio, sez. II, 30 dicembre 2016, n. 12886, n. 12887, 12888, nonché Tar Lazio, sez.
maturate in occasione della nota vicenda sulla risoluzione delle “quattro ban-
che” (Banca delle Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di Ri-
sparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio di Chieti) nel novembre 2015.
Principalmente, si contestava l’effettivo verificarsi del presupposto del dis-
sesto, costituito dalle «perdite patrimoniali di eccezionale gravità» (art. 17, co. 1,
lett. b), d.lgs., n. 180/2015. In particolare, la difesa non contestava integralmente
le perdite, ma riteneva che queste fossero state la conseguenza di una eccessiva
svalutazione dei crediti deteriorati operata dalla Banca d’Italia.
Il TAR respinge le censure, osservando come il giudizio tecnico dell’auto-
rità sia stato condotto attraverso una approfondita istruttoria, in maniera
conforme ai criteri di valutazione maggiormente realistici e prudenziali elaborati
in sede europea81. La valutazione della situazione di crisi, effettuata seguendo
tali stringenti criteri, ha comportato nuove svalutazioni, tali da determinare un
considerevole aggravio delle perdite, ma tale impianto, secondo il giudice, ap-
pare perfettamente in asse con la strategia comunitaria di prevenzione e risolu-
zioni delle crisi bancarie.
Tali considerazioni permettono al giudice di respingere, altresì, la que-
stione di legittimità costituzionale sollevata dalle ricorrenti con riferimento al-
l’art. 95, co. 2, d.lgs. 180/2015, che rende inapplicabile a tali giudizi la verifica-
zione e la consulenza tecnica d’ufficio, con un evidente incrinatura dei principi
di effettività della tutela giurisdizionale82. Si afferma, in maniera piuttosto laco-
nica, che la completezza della documentazione presentata e le approfondite di-
samine istruttorie svolte scongiurano la necessità di disporre tali strumenti
istruttori, di talché la censura di illegittimità costituzionale non appare rilevante
ai fini della controversia.
La sottrazione diretta della consulenza tecnica d’ufficio e della verifica-
zione agli strumenti istruttori a disposizione del giudice può essere vista coma
81 La questione della valutazione dei crediti deteriorati è stata posta come elemento di at-
tenzione per la situazione di crisi generale delle banche. Proprio al fine di ovviare a tale situazione
di deterioramento del credito del sistema bancario sono stati indicati dalla Commissione, nella co-
municazione sul trattamento delle attività che hanno subito una riduzione di valore nel settore
bancario comunitario (la comunicazione 2009/C72/01), criteri in base ai quali il portafoglio cre-
diti di una banca debba essere valutato in modo il più possibile rispondente all’effettivo valore di
mercato.
82 Si evidenzia che la sottrazione della c.t.u. agli strumenti istruttori a disposizione del giudice
non rappresenta una misura imposta dal diritto dell’Unione Europea ma rientra nell’ambito della
discrezionalità riconosciuta ai legislatori nazionali in virtù del principio di autonomia processuale
degli Stati membri. Al riguardo, emblematico appare il considerando 89 della Direttiva BRRD: «Le
misure di gestione delle crisi intraprese da autorità nazionali di risoluzione possono richiedere com-
plesse valutazioni economiche e un ampio margine di discrezionalità. Le autorità nazionali di riso-
luzione sono specificamente dotate delle competenze necessarie per effettuare tali valutazioni e de-
terminare il corretto uso del margine di discrezionalità. È quindi importante assicurare che le com-
plesse valutazioni economiche effettuate dalle autorità nazionali di risoluzione in tale contesto
servano da base ai giudici nazionali che riesaminano le misure di gestione delle crisi interessate.
Tuttavia, la complessa natura di tali valutazioni non dovrebbe impedire ai giudici nazionali di esa-
minare se le prove sulle quali l’autorità di risoluzione si è basata sono accurate, affidabili e coerenti,
se contengono tutte le informazioni pertinenti di cui occorre tenere conto per valutare una situa-
zione complessa e se possono confermare le conclusioni che ne sono state tratte».
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELLE AUTORITÀ DI VIGILANZA FINANZIARIA 323
83 In questo senso, in dottrina, si vedano E. RULLI, Contributo allo studio della disciplina
della risoluzione bancaria. L’armonizzazione europea del diritto delle crisi bancarie, Torino, 2017,
70-71; F. FIORDIPONTI, Le aspettative restitutorie di azionisti e creditori ai tempi del bail-in, in Ana-
lisi giuridica dell’economia, n. 2/2016, 547-550; G.L. CARRIERO, Crisi bancarie, tutela del risparmio,
rischio sistemico, in AGE, n. 2/2016, 378 ss.
84 A tal punto da esser stata definita «diabolica» (G.L. CARRIERO, op. ult. cit., 379).
85 Sul valore probatorio dei verbali ispettivi della Banca d’Italia cfr. G. FAUCEGLIA, Osser-
vazioni sul valore processuale dei verbali ispettivi della Banca d’Italia, in Giur. comm., n. 5/2018,
812 ss.
86 C. App. Roma, sez. volont. giurisdiz., decr. 14.11-17.12.2001, Decr. 5 novembre - 29 di-
che assiste gli atti della pubblica amministrazione87; (iii) al fatto che gli accerta-
menti stessi sono effettuati «da un organo tecnico di grande e specifica espe-
rienza nonché sicuramente affidabile in ragione delle garanzie di imparzialità
connesse alla sua posizione di terzietà»88.
A tali considerazioni si aggiunge il fatto che, dal punto di vista processuale,
a fronte della particolare attendibilità che i citati elementi conferiscono al rap-
porto ispettivo, semplici affermazioni del soggetto sanzionato non possono es-
sere considerate elementi sufficienti a convincere il giudice dell’opportunità di
disporre una C.T.U.89.
Tale ultimo profilo riconduce alla peculiare natura della consulenza tecnica
d’ufficio, la quale è un mezzo istruttorio (e non una prova vera e propria): essa
è finalizzata infatti ad integrare le conoscenze extragiuridiche del giudice di me-
rito e il suo concreto utilizzo è sottratto alla disponibilità delle parti, essendo af-
fidato al prudente apprezzamento del giudice stesso. Il suddetto mezzo di inda-
gine, pertanto, non può esonerare la parte dal fornire la prova di quanto assume
ed è negato qualora la parte tenda con essa a supplire alla deficienza delle pro-
prie allegazioni o offerte di prova, ovvero cerchi di compiere una indagine
esplorativa alla ricerca di elementi, fatti o circostanze non provati90.
Si scorge, allora, una certa sintonia di vedute tra gli orientamenti del giu-
dice ordinario e del giudice amministrativo, entrambi rispettosi del “nucleo
duro” delle valutazioni tecnico-discrezionali delle Autorità. Non sembra che su
tale assetto abbia neanche inciso la recente riforma del sistema sanzionatorio at-
tuata su impulso del diritto dell’Unione europea.
Come è noto, il recepimento della CRD IV (Capital Requirements Direc-
tive, direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 26 giugno 2013, n.
2013/36/UE) ha rappresentato l’occasione per introdurre importanti novità
nella disciplina delle sanzioni amministrative. La direttiva realizza un importante
rafforzamento del sistema sanzionatorio, indicando le violazioni per le quali
deve essere prevista una sanzione, elevando la misura massima delle sanzioni pe-
cuniarie ed elencando i criteri in base ai quali l’autorità di vigilanza deve orien-
tare la scelta della sanzione applicabile.
87 In tal senso C. App. Roma, sez. volont. giurisdiz., decr. 14-28 gennaio 2002, causa n.
4663/2000, Guariglia ed altri; Id., decr. 14 novembre - 17 dicembre 2001, causa n. 4669/2000,
Messina.
88 C. App. Roma, sez. volont. giurisdiz., decr. 3-18 maggio 1995, proc. n. 889/1994, Mari-
noedaltri; Id., decr. 8.5-22.7.1995, proc. n. 886/1994, Barone; Id. decr. 4.2.1995; decr. 25.5-21 set-
tembre 2001.
89 In questo senso Cass. civ., sez. II, 7 settembre 2016, n. 17689, Banca di Credito coopera-
tivo di Aversa.
90 Cfr. M. ADORNO, La consulenza tecnica d’ufficio nel codice del processo amministrativo, in
Dir. proc. amm., 2014, 486 ss. In giurisprudenza, di recente, cfr. Cass. civ., sez. II, 12 marzo 2018,
n. 5917, in riferimento ad un provvedimento sanzionatorio delle Banca d’Italia emanato per rile-
vate «carenze nell’organizzazione e nei controlli interni da parte dei componenti del Consiglio di
Amministrazione»; Cass. civ., sez. II, 12 febbraio 2019, n. 4099, in riferimento ad una sanzione pe-
cuniaria irrogata dalla Consob nei confronti di amministratori e sindaci di un intermediario, per
l’inadeguata rappresentazione, nei confronti della stessa Autorità di controllo, delle vicende rela-
tive ai prospetti informativi relativi all’acquisizione della Banca Antonveneta.
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELLE AUTORITÀ DI VIGILANZA FINANZIARIA 325
6. Il sindacato del giudice nazionale alla luce degli orientamenti delle Corti so-
vranazionali (Corte di Giustizia dell’Unione europea, Corte Europea dei di-
ritti dell’Uomo)
Gli orientamenti espressi dal giudice nazionale, e sin qui ripercorsi, pos-
sono ora apprezzarsi alla luce del sindacato esercitato dalle corti sovranazionali
sulle valutazioni tecniche delle autorità di vigilanza finanziarie.
Con riguardo alla giurisprudenza maturata in seno all’Unione europea, le
prime pronunce sulle decisioni di vigilanza della BCE sembrano testimoniare la
volontà del giudice dell’Unione di aderire a un modello di sindacato che, seppur
rigorosamente limitato al vaglio di legittimità, non rinuncia alla messa a punto di
tecniche volte a consentire un controllo più incisivo sull’esercizio della funzione
e meno deferente rispetto al margine di apprezzamento riservato alle istituzioni
dell’Unione92.
91 Corte eur. dir. uomo, 4 marzo 2014, Grande Stevens e altri c. Italia, divenuta definitiva il
7 luglio 2014, a seguito del rigetto dell’istanza del Governo italiano di rinvio alla Grande Camera,
in www.echr.coe.int. Per i primi commenti alla sentenza Grande Stevens cfr. M. ALLENA, Il caso
Grande Stevens c. Italia: le sanzioni Consob alla prova dei principi Cedu, in Giorn. dir. amm., 2014,
1053 ss.; F. D’ALESSANDRO, Tutela dei mercati finanziari e rispetto dei diritti umani fondamentali, in
DPP 2014, 614 ss.; G. DE AMICIS, Ne bis in idem e “doppio binario sanzionatorio”: prime riflessioni
sugli effetti della sentenza “Grande Stevens” nell’ordinamento italiano, Atti dell’incotro di studio: Il
principio del ne bis in idem tra giurisprudenza europea e diritto interno, Aula Magna della Cassa-
zione, in www.cortedicassazione.it, 2014; G.M. FLICK, V. NAPOLEONI, Cumulo tra sanzioni penali e
amministrative: doppio binario o binario morto? “Materia penale”, giusto processo e ne bis in idem
nella sentenza della Corte EDU, 4 marzo 2014, sul market abuse, in Rivista AIC, 3/2014; A.F. TRI-
PODI, Uno più uno (a Strasburgo) fa due. L’Italia condannata per violazione del ne bis in idem in
tema di manipolazione del mercato, in www.penalecontemporaneo.it, 2014; V. ZAGREBELSKY, Le san-
zioni Consob, l’equo processo e il ne bis in idem nella Cedu, in Giur. it., 2014, 1196 ss.
92 Com’è noto, il diritto dell’Unione non conosce una distinzione netta tra discrezionalità
Banking Union and in the EU financial architecture, in Quaderni di Ricerca Giuridica della Banca
d’Italia, n. 84, 2018; C. BRESCIA MORRA, The administrative and judicial review of decisions of the
ECB in the supervisory field, in Aa.Vv., Scritti sull’Unione Bancaria, in Quaderni di Ricerca Giuri-
dica della Banca d’Italia, n. 81, 2016.
94 L’attività di vigilanza bancaria risulta caratterizzata da un forte intreccio tra tecnica e po-
litica (cfr. L. TORCHIA, La nuova governance economica dell’Unione europea e l’Unione bancaria,
cit., 2016, 61). La discrezionalità della BCE, infatti, non si esaurisce nella sola dimensione tecnica
di valutazione, tendenzialmente neutrale, di presupposti tecnico-giuridici dal contenuto opinabile,
ma assume altresì una dimensione lato sensu politica, come del resto espressamente riconosciuto
dall’art. 127, par. 6, TFUE, allorché prevede che alla BCE possono essere attribuiti «compiti spe-
cifici in merito alle politiche che riguardano la vigilanza prudenziale degli enti creditizi».
95 Com’è noto, la questione dello standard of review sulle scelte discrezionali e sulle valuta-
BPCE c. BCE; causa T-757/16, Société générale c. BCE; causa T-751/16, Confédération nationale
du Crédit mutuel c. BCE; causa T-758/16, Crédit agricole SA c. BCE; causa T-768/16, BNP Pari-
bas c. BCE, con nota di A. MAGLIARI, Sindacato sulla discrezionalità e decisioni di vigilanza della
BCE, in Giorn. dir. amm., n. 1/2019, 82 ss.
97 Il coefficiente di leva finanziaria indica il rapporto fra l’esposizione della banca e i fondi
propri. L’obiettivo che il legislatore europeo si è posto, sulla base dell’esperienza emersa dalla
crisi, è quello di arrivare ad obbligare le banche ad adottare livelli di leva finanziaria adeguati al
proprio modello aziendale.
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELLE AUTORITÀ DI VIGILANZA FINANZIARIA 327
98 È, infatti, al fine di ottenere maggiore liquidità che un istituto di credito può trovarsi ad
adottare misure non previste nel piano di impresa, ivi compresa una dismissione immediata delle
proprie attività.
99 A. MAGLIARI, cit., 87-88.
328 LEONARDO LIPPOLIS
tuel Arkéa100), relativa a una decisione con cui la BCE aveva imposto a un isti-
tuto di credito francese la detenzione di fondi propri supplementari nell’ambito
del processo di revisione e valutazione prudenziale (SREP) di cui all’art. 97 della
CRD IV. Oggetto del sindacato era la valutazione tecnico-discrezionale della
BCE relativa alla sussistenza di rischi prudenziali tali da non assicurare una ge-
stione solida e una copertura dei rischi da parte dell’istituto. In particolare, i ri-
schi attinenti alla sana e prudente gestione derivavano dalla possibile separa-
zione dal gruppo bancario Crédit mutuel cui l’ente ricorrente aderiva, eventua-
lità che veniva ricavata dall’esistenza di un conflitto interno al gruppo. Il
Tribunale – pur senza sostituire una propria valutazione circa il profilo di ri-
schio rispetto a quella effettuata dalla BCE – ha verificato le singole circostanze
fattuali sintomatiche dell’esistenza di un conflitto tra l’istituto e il gruppo di ap-
partenenza, concludendo, infine, che l’eventuale separazione dal gruppo non ri-
sulta così improbabile da rendere la determinazione dell’autorità di vigilanza vi-
ziata da un errore manifesto di valutazione.
Anche in tal caso il sindacato assume carattere non sostitutivo delle scelte
riservate all’autorità di vigilanza, venendosi ad attestare in presenza di situazioni
economico-finanziarie dall’accertamento complesso, su una verifica dell’attendi-
bilità dei presupposti di fatto sottesi alla valutazione tecnico-discrezionale.
Un siffatto approccio, coniuga, allo stesso tempo, due fondamentali esi-
genze: quella di garantire una tutela effettiva dei privati potenzialmente lesi nei
propri diritti fondamentali dalle decisioni di vigilanza, insieme con la necessità
di controbilanciare l’espansione dei poteri dell’amministrazione europea attra-
verso forme di controllo giurisdizionale più incisive101.
Tali istanze, inoltre, si pongono in linea con il concetto di full jurisdiction
elaborato, sin dagli inizi degli anni Ottanta102, dalla Corte europea dei diritti
dell’uomo. Quest’ultima coincidente con il potere del giudice di riformare
qualsiasi punto, in fatto come in diritto, della decisione impugnata, senza rite-
nersi vincolato dai precedenti accertamenti degli organi amministrativi su punti
decisivi per l’esito del caso, così prescindendo da un esame indipendente di tali
questioni.
In particolare, tale sindacato pieno consente di rimediare ex post ai deficit
del procedimento amministrativo, nell’ottica funzionale di un’integrazione vir-
tuosa tra procedimento e processo103.
100 Trib. UE, sent. 13 dicembre 2017, T-712/15, Crédit mutuel Arkéa c. BCE
101 J. SCHWARZE, Il controllo giurisdizionale, cit., 158.
102 Corte eur. dir. uomo, 10 febbraio 1983, nn. 7299/75 e 7496/76, Albert and Le Compte v.
Belgium, in ww.echr.it.
103 Come è stato osservato da F. GOISIS, La full jurisdiction nel contesto della giustizia ammi-
nistrativa: concetto, funzioni e nodi irrisolti, in Dir. proc. amm., 2, 2015, 546 ss., sotto questo pro-
filo la giurisprudenza CEDU sembra confermare la nota osservazione del Kelsen per cui, due sole
essendo le funzioni di base dello Stato (la creazione e l’applicazione delle norme) e non essendo
quindi logicamente giustificabile il principio di separazione dei poteri, «se la costituzione pre-
scrive che non vi possano essere interferenze con la proprietà, la libertà o la vita degli individui
salvo che attraverso un giusto processo, ciò non implica necessariamente un monopolio delle corti
sulla funzione giudiziale», bastando che «il procedimento amministrativo attraverso cui la fun-
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELLE AUTORITÀ DI VIGILANZA FINANZIARIA 329
7. Conclusioni
Dall’indagine condotta in relazione al sindacato giurisdizionale sulle valu-
tazioni esercitate nel settore bancario e finanziario emerge che la giurisprudenza
amministrativa, al di là delle dichiarazioni di principio, ha tendenzialmente
mantenuto – salvo casi isolati – un approccio deferente nei confronti delle auto-
rità finanziarie, venendo a valorizzare l’estensione dei poteri di intervento con-
zione giudiziale è esercitata» sia «organizzato in modo da corrispondere all’idea di giusto pro-
cesso» (H. KELSEN, General Theory of Law and State, Harvard, 1945, 269 ss., citato dall’A.).
104 Corte eur. dir. uomo, sez. V, 24 novembre 2005, caso n. 49429/99, Capital Bank AD v.
Bulgaria, in ww.echr.it.
105 Corte eur. dir. uomo, cit., § 113: «The Court, for its part, is prepared to accept that the
BNB’s opinion on this issue carries significant weight because of its special expertise in this area.
However, it is not persuaded that the domestic courts, if need be with the assistance of expert opi-
nion, could not themselves ascertain whether the applicant bank was insolvent or not. The diffi-
culties encountered in this respect could also be overcome through the provision of a right of ap-
peal against the BNB’s decision to an adjudicatory body other than a traditional court integrated
within the standard judicial machinery of the country, but which otherwise fully complies with all
the requirements of Article 6 § 1, or whose decision is subject to review by a judicial».
106 Corte eur. dir. uomo, sez. V, 31 luglio 2008, caso n. 72034/01, Družstevní záložna Pria
la formula della «sana e prudente gestione» dei soggetti vigilati. Secondo D. SICLARI, Costituzione
e autorità di vigilanza bancaria, Padova, 2007, 294, «il parametro di legittimità dell’azione dell’au-
torità di vigilanza ha un contenuto così indeterminato ovvero rimesso alla determinazione succes-
siva e caso per caso della stessa autorità da rappresentare, in realtà, la leva che consente di esclu-
dere legittimamente il principio di legalità».
108 Ciò è stato evidenziato da M. D’ALBERTI, La «visione» e la «voce»: le garanzie di parteci-
pazione al procedimento amministrativo, in Riv. trim. dir. pubbl., 2000, I, 1, che ha sottolineato
come nell’ambito dei procedimenti di carattere generale il procedimento amministrativo e la par-
tecipazione degli amministrati trovino la loro ragion d’essere proprio nell’opportunità di dare evi-
denza agli interessi coinvolti nella ponderazione nel corso del farsi dell’azione.
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELLE AUTORITÀ DI VIGILANZA FINANZIARIA 331
109 Secondo S. CASSESE, Negoziazione e trasparenza nei procedimenti davanti alle autorità in-
dipendenti, in AA.VV., Il procedimento davanti alle autorità indipendenti, Torino, 42, la partecipa-
zione procedimentale divenendo correttivo, sia del deficit di legittimazione democratica, sia della
perdita di legalità sostanziale, conferirebbe alle autorità indipendenti un diverso sistema di legitti-
mazione, nel quale la ragione giustificativa «non discende dalla democrazia politica ma dalla de-
mocrazia procedimentale».
110 I fatti addebitati, tra i quali rientrava la grave circostanza che i vertici erano stati con-
dannati in sede penale, non sono stati contestati dai ricorrenti, con ciò giustificando la necessità
di discontinuità nella governance societaria.
111 Così si evince dal tenore letterale dell’art. 69-vicies-semel, che fa salva, da un lato, la pos-
sibilità in ogni momento di disporre l’amministrazione straordinaria della banca (procedura ba-
sata, del resto, su presupposti oggettivi quasi del tutto identici a quelli della rimozione collettiva),
contemplando, dall’altro, il potere di rimuovere singoli esponenti aziendali ai sensi dell’art. 53-bis,
co. 1, lett. e), ove ritenuto sufficiente per porre rimedio alla situazione. Cfr., sul punto, F. CIRAOLO,
Il removal alla prova dei fatti, cit.
112 Sul punto cfr. A. CASTIELLO D’ANTONIO, L’amministrazione straordinaria delle banche nel
nuovo quadro normativo. Profili sistematici, in AGE, 2/2016, 557 ss., a parere del quale la discre-
332 LEONARDO LIPPOLIS
Tali istanze, tuttavia, non sembrano essere state recepite nei più recenti orienta-
menti aventi ad oggetto provvedimenti di rimozione individuale113.
Un ragionamento analogo può compiersi in riferimento al sindacato sul po-
tere di risoluzione di crisi bancarie. Anche qui si è al cospetto di una decisione
composta, in cui la valutazione tecnica sulla sussistenza dei presupposti di fatto
(il dissesto irreversibile della banca) è servente rispetto ad una scelta propria-
mente discrezionale (la misura più adattata a perseguire gli obiettivi di conti-
nuità aziendale, nell’ottica macroeconomica di stabilità del credito). Ne do-
vrebbe conseguire, quindi, una diversa modulazione del sindacato giurisdizio-
nale: incisivo, rispetto alla verifica dei presupposti di fatto, sino alla possibilità
di ripercorrere, senza sostituirsi all’autorità di vigilanza, la correttezza della va-
lutazione effettuata; deferente, invece, rispetto all’opportunità della misura indi-
viduata, da valutare alla luce del principio di proporzionalità. Tale modello di
sindacato, tuttavia, non ha trovato riscontro in relazione alla risoluzione delle
“quattro banche”. Qui, dove si dibatteva se la Banca d’Italia avesse proceduto
ad una eccessiva svalutazione dei crediti deteriorati, tale da favorire il presup-
posto della risoluzione, rappresentato dalle “perdite eccezionali di eccezionale
gravità”, il TAR Lazio si è limitato a verificare se l’istruttoria compiuta dalla
Banca d’Italia fosse o meno conforme ai criteri di valutazione realistici e pru-
denziali elaborati in sede europea.
Tale atteggiamento restrittivo delle corti si è poi riflesso in uno sporadico
ricorso ai mezzi istruttori da parte del giudice. Si è osservato che la consulenza
tecnica d’ufficio rappresenta la principale tecnica di tutela invocata dai ricor-
renti per sindacare le valutazioni tecniche. Tuttavia, trattandosi dell’applicazione
di un mezzo istruttorio che ripercorre quanto “fisiologicamente” appartiene al
procedimento amministrativo, il rischio di sostituzione nelle valutazioni riser-
vate all’amministrazione spiega l’atteggiamento restrittivo dei giudici nel di-
sporla. Le rare volte in cui è stata disposta è dipeso: a) dalla novità della mate-
ria trattata; b) dalla singolarità del caso affrontato (intrinseca o rapportata all’e-
sperienza del giudice).
zionalità dell’Autorità di vigilanza, nell’esercizio della scelta di uno dei provvedimenti della triade
removal individuale – removal collettivo – amministrazione straordinaria, troverebbe un limite nel-
l’onere di motivazione gravante sulla Banca d’Italia, dovendo quest’ultima dare conto, secondo le
nuove norme del t.u.b., «non già soltanto delle ragioni intrinseche alla scelta effettuata ma anche,
e soprattutto, dei motivi della reputata inadeguatezza di ogni altra alternativa potenzialmente pra-
ticabile».
113 Si veda, ex multis, TAR Lazio, sez. II, 7 agosto 2018, n. 8868, avente ad oggetto un prov-
vedimento di rimozione individuale da una società operante nel campo del private equity e degli
investimenti alternativi, adottato, ai sensi dell’art. 7, co. 2-bis, t.u.f., dalla Banca d’Italia. Il giudice
amministrativo, in prima battuta, respinge le censure sulla gradualità della sanzione, osservando
come la rimozione individuale sia rimessa al prudente apprezzamento dell’Autorità di vigilanza,
senza che per essa sia stabilito, come per altre più incisive misure, alcuna clausola di sussidiarietà
(v. artt. 53-bis, co. 1, lett. e), e 7, co. 2-bis, t.u.f.). Nel merito, poi, si limita ad affermare che «come
riportato nel provvedimento», era emersa una strumentalizzazione della società da parte del ri-
corrente in favore delle finalità del gruppo e delle altre società che lo compongono, attraverso il
conseguimento di indebiti vantaggi personali, il mancato rispetto dei termini di pagamento da
parte delle società creditrici, l’imposizione di commissioni maggiorate e di condizioni svantaggiose
per gli investitori adempienti e l’imputazione alla società di costi non di sua pertinenza.
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE DELLE AUTORITÀ DI VIGILANZA FINANZIARIA 333
per causa di servizio, Corte eur. dir. uomo, sez. II, 21 gennaio 2014, caso n. 48754/11, Placì v.
Italy, §§ 78 e 79, con commento di L. PRUDENZANO, Giusto procedimento amministrativo, discre-
zionalità tecnica ed effettività della tutela giurisdizionale nella giurisprudenza della Corte europea
dei diritti dell’uomo, in AIC, 2014.
CAPITOLO UNDICESIMO
Massimo Nunziata
ferte, ivi inclusa l’eventuale valutazione della loro anomalia o congruità. Seb-
bene l’approfondimento sulla discrezionalità tecnica si soffermi per lo più sul
frangente della procedura ad evidenza pubblica, giova evidenziare che non mi-
nore sfumatura tecnica hanno le scelte che l’amministrazione deve compiere
nella fase esecutiva del rapporto, come ad esempio per l’accertamento dei pre-
supposti per ricorrere alle varianti in corso d’opera o nello stadio finale del col-
laudo quando deve accertare la corretta l’esecuzione della commessa.
La gara e l’esecuzione del contratto pubblico non richiedono naturalmente
solo decisioni riconducibili alla sfera della discrezionalità tecnica.
Da un lato, la legge e gli atti normativi secondari tendono a predeterminare
diversi aspetti relativi alla partecipazione dei concorrenti, come ad esempio
quelli relativi ai requisiti, conseguentemente comprimendo gli spazi di discre-
zionalità rimessi all’amministrazione. A tal riguardo, la giurisprudenza è sempre
stata chiara nel ritenere che la discrezionalità di cui gode la stazione appaltante
nel fissare le condizioni di una gara (riguardo, ad esempio, i requisiti di parteci-
pazione e i documenti richiesti) trova un limite in quelle condizioni già previste
in via generale dalla legge e comunque va esercitata in conformità ai principi di
ragionevolezza e imparzialità1.
D’altro lato, le scelte che l’amministrazione compie soprattutto prima del-
l’indizione della gara, per individuare le migliori modalità per soddisfare l’inte-
resse pubblico, rappresentano espressione anche della ordinaria discrezionalità
amministrativa. Secondo la giurisprudenza, «la determinazione del contenuto
del bando di gara (in ordine alle prestazioni delle parti, e dunque a quelle da
eseguire da parte dell’aggiudicatario e alle somme dovute dalla stazione appal-
tante) costituisce espressione un potere discrezionale in base al quale l’Ammini-
strazione può effettuare scelte riguardanti gli strumenti e le misure più adeguati,
opportuni, congrui, efficienti ed efficaci ai fini del corretto ed effettivo perse-
guimento dell’interesse pubblico concreto, oggetto dell’appalto da affidare. Le
scelte così operate, ampiamente discrezionali, impingono nel merito dell’azione
amministrativa e si sottraggono, pertanto, al sindacato del giudice amministra-
tivo, salvo che non siano ictu oculi manifestamente irragionevoli, irrazionali, ar-
bitrarie o sproporzionate, specie avuto riguardo alla specificità dell’oggetto e al-
l’esigenza di non restringere la platea dei potenziali concorrenti e di non preco-
stituire situazioni di privilegi»2.
Così, ad esempio, è rimesso alla discrezionalità dell’amministrazione ag-
giudicatrice individuare una procedura piuttosto che un’altra per l’affidamento
di una determinata commessa. Inoltre, si è ritenuto che siano rette da valuta-
zioni principalmente di opportunità le scelte che l’amministrazione compie in
sede di redazione degli atti di gara in merito all’individuazione del criterio di
aggiudicazione e degli elementi di valutazione delle offerte; in particolare, «sia
[…] la scelta del criterio più idoneo per l’aggiudicazione di un appalto (tra
3 Cons. St., sez. V, 19 novembre 2009, n. 7259 e in termini analoghi, tra le molte, Cons. St.,
sez. V, 16 giugno 2010, n. 3806; Id., 16 febbraio 2009, n. 837; TAR Lazio, Roma, sez. III, 24 aprile
2012, n. 3663; TAR Umbria, 1 dicembre 2011, n. 389; TAR Liguria, sez. II, 24 agosto 2011, n.
1343; TAR Calabria, Catanzaro, sez. I, 3 aprile 2012; Id., sez. II, 6 ottobre 2010, n. 2576. Più con-
troverso l’orientamento in seno all’Autorità di regolazione settoriale. Con determinazione 8 otto-
bre 2008, n. 5, l’AVCP ha ritenuto che «la scelta del criterio di aggiudicazione rientra nella di-
screzionalità tecnica (e non certo amministrativa) delle stazioni appaltanti» anche se in successivi
interventi si è riconosciuta la sfumatura tecnica della declinazione della formula, soprattutto
quanto al necessario equilibrio tra la componente del prezzo e della qualità (AVCP, deliberazione
23.3.2011, n. 41).
4 Cons. St., sez. V, 26 agosto 2010, n. 5952; Cons. St., sez. VI, 17 novembre 2004, n. 7522;
Cons. St., sez. V, 28 settembre 2005, n. 5194; Cons. St., sez. V, 10 settembre 2008, n. 4327.
5 Cons. St., sez. VI, 8 marzo 2012, n. 1332; Id., sez. V, 29 dicembre 2011, n. 6980; Id., 1 ot-
7 Per un’indagine in tal senso, può vedersi D. SENZANI, Discrezionalità della pubblica ammi-
nistrazione ed offerta economicamente più vantaggiosa, in Riv. trim. app., n. 3/2013, 902 ss.
8 M. D’ALBERTI, Interesse pubblico e concorrenza nel codice dei contratti pubblici, in Dir.
cura di), La giustizia amministrativa negli appalti pubblici in Europa, Milano, 2012, 95 ss.
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE NEL CONTENZIOSO SUI CONTRATTI PUBBLICI 339
link https://www.giustizia-amministrativa.it/studi-e-rassegne/-/asset_publisher/M2jdZL26fejg/con-
tent/analisi-di-impatto-del-contenzioso-amministrativo-in-materia-di-appal-1.
340 MASSIMO NUNZIATA
11 Come noto, infatti, esaminando gli orientamenti della giurisprudenza del secolo scorso,
emerge che «nonostante gli sforzi della dottrina, il giudice amministrativo sia rimasto, con qual-
che rarissima eccezione, “arroccato” praticamente per tutto il secondo scorso su posizioni imper-
meabili alle citate istanze garantiste, perseverando nel considerare sostanzialmente intangibili le
valutazioni tecniche dell’amministrazione, (auto)limitando la propria capacità di controllo ai soli
aspetti formali ed estrinseci del provvedimento amministrativo», C. VIDETTA, L’amministrazione
della tecnica, Napoli, 2008, 286.
12 Cons. St., sez. IV, 9 aprile 1999, n. 601, secondo cui «non è, quindi, l’opinabilità degli ap-
prezzamenti tecnici dell’amministrazione che ne determina la sostituzione con quelli del giudice,
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE NEL CONTENZIOSO SUI CONTRATTI PUBBLICI 341
In questa prima fase, dunque, la maggiore intensità del sindacato era volto
a verificare l’effettiva attendibilità delle valutazioni tecniche compiute dall’am-
ministrazione.
In epoca più recente, poi, l’orientamento della giurisprudenza si è ulterior-
mente evoluto consentendo al giudice di entrare ancor più nel dettaglio della
decisione amministrativa anche mediante l’utilizzo dei mezzi istruttori quali ve-
rificazioni e consulenze tecniche d’ufficio.
L’esame empirico delle decisioni mostra un orientamento abbastanza omo-
geneo della giurisprudenza rispetto alle varie fasi della procedura ad evidenza
pubblica in cui le controversie si originano.
Nei successivi paragrafi verranno illustrati alcuni casi esemplificativi di
esercizio del sindacato, seguendo l’ordine del normale iter del procedimento di
gara, muovendo dalla determinazione della base d’asta e dall’eventuale suddivi-
sione in lotti della commessa, per arrivare alla valutazione tecnica delle proposte
dei concorrenti e all’esame delle offerte sospette di anomalia.
ma la loro inattendibilità per l’insufficienza del criterio o per il vizio del procedimento appli-
cativo».
342 MASSIMO NUNZIATA
è derivata dalle sole pressioni esercitate da due operatori del settore che hanno
vantato di poter offrire prodotti di livello superiore alla sola condizione di poter
aspirare a praticare un prezzo più elevato». Di talché, il TAR disponeva l’annul-
lamento integrale della gara assumendo che, potendo ben accadere che un’am-
ministrazione si avveda di essere incorsa in errore nella fissazione di una base
d’asta, essa ha però l’obbligo di motivare adeguatamente la ragione per cui ha
improvvisamente disatteso un’indagine di mercato soprattutto se per un im-
porto così rilevante13.
La decisione del TAR veniva poi riformata dal Giudice di appello, il quale
riteneva che «a differenza di quanto sostenuto dall’originaria ricorrente, la de-
terminazione dell’Amministrazione è motivata congruamente con riferimento
alle istanze svolte da taluni operatori economici e alle nuove indagini di mercato
effettuate»14.
Nell’ambito del percorso argomentativo il Consiglio di Stato ha ribadito al-
cuni principi che governano la determinazione dell’importo da porre a fonda-
mento del confronto competitivo, rammentando che la base d’asta va indivi-
duata facendo riferimento a criteri oggettivamente verificabili e che essa, sep-
pure non deve essere corrispondente necessariamente al prezzo di mercato,
tuttavia non può essere arbitraria o manifestamente sproporzionata, con conse-
guente alterazione della concorrenza15.
Secondo il Giudice d’appello, quindi, la misura del prezzo a base d’asta
non implica una mera scelta di convenienza e opportunità ma una valutazione
che va condotta alla stregua di cognizioni tecniche che si riferiscono, tra l’altro,
all’andamento del mercato nel settore, alle tecnologie richieste alle ditte per l’e-
spletamento dell’appalto, al numero di dipendenti che devono essere impiegati,
al rapporto qualità-prezzo per ogni contratto.
In altri termini, il valore da porre a fondamento della competizione deve
essere determinato facendo riferimento a criteri verificabili, in quanto «[…] la
base d’asta stessa, seppure non deve essere corrispondente necessariamente al
prezzo di mercato, tuttavia non può essere arbitraria perché manifestamente
sproporzionata, con conseguente alterazione della concorrenza»16.
Del resto, la legge prevede che le stazioni appaltanti debbano garantire la
qualità delle prestazioni, non solo nella fase di scelta del contraente (cfr. art. 97,
d.lgs. n. 50/2016, in tema di esclusione delle offerte anormalmente basse) ma
anche nella fase di predisposizione dei parametri della gara (cfr. art. 30, comma
1, d.lgs. n. 50/2016). Il che ha portato la giurisprudenza amministrativa a rite-
nere che «la determinazione del prezzo posto a base di gara non può, quindi,
prescindere da una verifica della reale congruità in relazione alle prestazioni e ai
costi per l’esecuzione del servizio, ivi comprese le condizioni di lavoro che con-
2168.
16 Cons. St., sez. V, 28 agosto 2017, n. 4081; Id., sez. III, 10 maggio 2017, n. 2168.
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE NEL CONTENZIOSO SUI CONTRATTI PUBBLICI 343
6355/2019, cit.
20 Cons. St., sez. V, 22 ottobre 2018, n. 6006.
21 Cons. St., sez. III, 24 settembre 2019, n. 6355.
344 MASSIMO NUNZIATA
guardo, fra l’altro, la giurisprudenza ha precisato «il diverso spessore che il dovere di suddivisione
ha assunto nel passaggio dalla previgente disposizione di cui all’art. 2, comma 1-bis, d.lvo n.
163/2006, che ne subordinava l’assolvimento a condizioni di “possibilità” e “convenienza econo-
mica”, a quello attualmente vigente di cui all’art. 51 d.lvo n. 50/2016, laddove più perentoria-
mente e, verrebbe da aggiungere, incondizionatamente sancisce che “le stazioni appaltanti suddi-
vidono gli appalti in lotti…”, rafforzando tale dovere con la previsione di uno specifico onere mo-
tivazionale», Cons. St., sez. III, 26 settembre 2018, n. 5534.
23 Cons. St., sez. III, 13 novembre 2017, n. 5224.
24 Cons. St., sez. V, 6 marzo 2017, n. 1038; in argomento, anche Id., sez. III, 22 febbraio
2018, n. 1138.
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE NEL CONTENZIOSO SUI CONTRATTI PUBBLICI 345
25 Cons. St., sez. III, 4 marzo 2019, n. 1491, in cui la valutazione negativa della ragionevo-
lezza della scelta amministrativa è dipesa dalla considerazione unitaria del basso numero dei lotti
in cui l’appalto è stato suddiviso, dal loro rilevante importo, dalla notevole estensione temporale,
dalla concreta articolazione sotto il profilo negoziale e produttivi.
26 Cons. St., n. 5534/2018, cit.
346 MASSIMO NUNZIATA
27 Cons. St., n. 1491/2019, cit., secondo cui «per contro, le reali ragioni sottese alla suddivi-
sione dell’appalto in sei macro-lotti non sono state specificamente indicate negli atti di gara. Né le
finalità delle scelte complessivamente adottate sono ricavabili dagli atti istruttori della Commis-
sione Tecnica Regionale depositati nel giudizio di primo grado dall’Azienda […] dai quali emerge
solo genericamente un richiamo alla contiguità territoriale delle Aziende Sanitarie».
28 Ad esempio, nel giustificare la mancata suddivisione in lotti di una commessa che preve-
deva prestazioni sia di vigilanza armata che di portierato, Cons. St., n. 1138/2018, cit. si sofferma
sulla difficoltà tecnica di distinguere nettamente i profili riconducibili ai due servizi.
29 Di recente, Cons. St., sez. V, 8 gennaio 2019, n. 173; Id., sez. III, 21 novembre 2018, n.
6572.
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE NEL CONTENZIOSO SUI CONTRATTI PUBBLICI 347
33 Cons. St., sez. III, 2 settembre 2019, n. 6058, in cui si è precisato che, soprattutto laddove
le censure proposte sono idonee a superare la c.d. prova di resistenza e quindi a rivelarsi astratta-
mente decisive, il giudice «non può trincerarsi dietro ad una declaratoria di inammissibilità delle
stesse per l’impossibilità di esercitare un sindacato sostitutivo se non ha proceduto almeno ad un
sommario, essenziale, esame delle stesse, nella misura in cui appunto le ritenga idonee a superare
detta prova, un esame dal quale si evinca motivatamente che dette censure non disvelano un’ab-
normità della valutazione, del tutto illogica e/o parziale, o un manifesto travisamento di fatti».
34 Cons. St., n. 6058/2019, cit.
35 Cons. St., sez. III, 15 novembre 2018, n. 6439.
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE NEL CONTENZIOSO SUI CONTRATTI PUBBLICI 349
che – nel confermare sotto questo profilo i rilievi dell’ordinanza di rimessione (Cons. St., sez. V,
22 gennaio 2015, n. 284) – ha sottolineato che «il principio della previa fissazione dei criteri di va-
lutazione delle prove concorsuali che devono essere stabiliti dalla commissione esaminatrice, nella
sua prima riunione – o tutt’al più prima della correzione delle prove scritte – deve essere inqua-
drato nella ottica della trasparenza dell’attività amministrativa perseguita dal legislatore, che pone
l’accento sulla necessità della determinazione e della verbalizzazione dei criteri stessi in un mo-
mento nel quale non possa sorgere il sospetto che questi ultimi siano volti a favorire o sfavorire al-
cuni concorrenti; e tra la necessaria fissazione dei criteri anzidetti e la legittimità dell’attribuzione
del voto numerico che legittimamente sintetizza la valutazione della commissione sussiste un nesso
indissolubile, poiché – se mancano criteri di massima e precisi parametri di riferimento cui rac-
cordare il punteggio assegnato – risulta illegittima la valutazione dei titoli in forma numerica»,
Cons. St., Ad. Plen., 13 aprile 2015, n. 4.
350 MASSIMO NUNZIATA
2012, n. 4206.
44 Cons. St., sez. V, 18 febbraio 2013, n. 974.
SINDACATO SULLE VALUTAZIONI TECNICHE NEL CONTENZIOSO SUI CONTRATTI PUBBLICI 351
45 Cons. St., sez. V, 28 ottobre 2010, n. 7631; Id., 12 giugno 2009, n. 3769; Id., 18 settembre
2008, n. 4494.
46 Cons. St., sez. V, 5 febbraio 2019, n. 881; Id., 5 settembre 2014, n. 4516; Id., 6 giugno
49 TAR Trentino Alto Adige, Trento, 15 febbraio 2016, n. 86 e Id., 11 febbraio 2015, n. 60.
50 Cons. St., sez. VI, 3 maggio 2002, n. 2334. In termini simili (ma l’orientamento è molto
nutrito), può vedersi anche TAR Piemonte, 14 agosto 2015, n. 1320, secondo cui «per costante
giurisprudenza, anche di questa Sezione, le valutazioni della commissione di gara sulle offerte tec-
niche devono considerarsi espressione di discrezionalità tecnica della stazione appaltante e,
quindi, sono assoggettabili ad un sindacato giurisdizionale limitato alla presenza di macroscopiche
illogicità o di evidenti errori di fatto (cfr., ex multis, di recente, Cons. St., sez. V, sentt. nn. 1565 e
1567 del 2015), dovendosi peraltro tenere distinti i profili meramente accertativi da quelli valuta-
tivi (a più alto tasso di opinabilità) rimessi all’organo amministrativo, con la precisazione che il
sindacato del giudice amministrativo può esercitare più penetranti controlli, anche mediante c.t.u.
o verificazione, solo avuto riguardo ai primi (così Cons. St., sez. V, n. 533 del 2015; TAR Pie-
monte, questa II sez., nn. 854 e 995 del 2015). Si è quindi ritenuto che il riscontro del giudice am-
ministrativo su tali valutazioni discrezionali deve essere svolto “extrinsecus”, nei limiti della rileva-
bilità ictu oculi dei vizi di legittimità dedotti, risultando preclusa una sostituzione dell’amministra-
zione che costituirebbe un’ipotesi di sconfinamento non ammesso della giurisdizione di legittimità
nella sfera riservata alla p.a. (così TAR Lazio, Roma, sez. II-ter, n. 13119 del 2014; TAR Friuli-Ve-
nezia Giulia, n. 65 del 2014)».
354 MASSIMO NUNZIATA
5. Osservazioni conclusive
La ricostruzione del sindacato sulle valutazioni tecniche in materia di con-
tratti pubblici ha contribuito ad evidenziare il tendenziale superamento dell’ori-
ginario self restraint che caratterizzava il primo approccio giurisprudenziale, in
favore di uno scrutinio che appare oggi più penetrante.
Nonostante questa indubbia evoluzione, il sindacato si rivela ancora in
larga parte insoddisfacente nel senso che permane un atteggiamento troppo ti-
mido della giurisprudenza che, trincerandosi dietro la formula del sindacato de-
bole o estrinseco, di fatto preclude una tutela piena ed effettiva dinanzi alle va-
lutazioni di carattere tecnico.
Alla luce dell’approfondimento sin qui condotto sembra che le ragioni di
tale insoddisfazione non derivino da ostacoli di carattere tecnico-giuridico, po-
tendo questi essere efficacemente affrontati con il ricorso ai mezzi istruttori della
verificazione e consulenza tecnica d’ufficio56, ma siano più di origine culturale, ri-
sultando difficile superare la tradizionale ritrosia del giudice amministrativo ad
entrare nei contenuti di una decisione amministrativa di tipo tecnico.
Una conferma di ciò si rinviene nel fatto che gli orientamenti più evoluti
sembra si stiano formando sugli istituti di più recente applicazione empirica
(come ad esempio la suddivisione in lotti) in merito ai quali gli schemi interpre-
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE
SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA
IN RELAZIONE ALL’INFORMATIZZAZIONE
DELLA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE
Fulvio Costantino
1. Premessa
Ci si chiede se e come sinora il giudice amministrativo abbia effettuato il
sindacato sulle valutazioni tecniche dell’amministrazione in tema di informa-
tizzazione.
La ricerca di pronunce che facciano riferimento all’uso dell’informatica da
parte dei poteri pubblici, rispetto alle quali sia posto il tema del sindacato tec-
nico del giudice amministrativo, restituisce pochissimi risultati, e le decisioni
rinvenibili non costituiscono un filone: le sentenze non si citano a vicenda, i ri-
ferimenti in esse contenuti sono relativi a principi consolidati relativi alla discre-
zionalità tecnica, non vengono enunciati dei principi specifici. Dall’analisi della
giurisprudenza amministrativa non emergono così indicazioni univoche relative
all’uso di algoritmi, alla predisposizione e all’impiego di software, alla digitaliz-
zazione dell’operato della pubblica amministrazione in connessione con la di-
screzionalità tecnica.
Un approfondito esame delle pronunce dell’ultimo decennio consente tut-
tavia di identificare alcuni casi nei quali il legame tra informatizzazione e ammi-
nistrazione è presente e in cui si fa riferimento al sindacato sulla discrezionalità
tecnica: proprio perché, come accennato, queste decisioni non sono tra di loro
legate e non sono numerose, non è però possibile fondare agevolmente un di-
scorso ragionato e coerente sul tema.
358 FULVIO COSTANTINO
1 Non ci si sofferma sulla nozione di algoritmo. Per comodità, ci si richiama alla sentenza
Cons. St., sez. VI, 8 aprile 2019, n. 2270 secondo la quale si tratta genericamente di «una sequenza
ordinata di operazioni di calcolo».
2 Sul punto sono fondamentali i lavori di A. MASUCCI, L’atto amministrativo informatico.
Primi lineamenti di una ricostruzione, in Enc. dir., Milano, 1997, Aggiorn. vol. I, 221; F. SAITTA, Le
patologie dell’atto amministrativo elettronico e il sindacato del giudice amministrativo, in Riv. dir.
amm. elettronico, 2003, 2; A.G. OROFINO, La patologia dell’atto amministrativo elettronico: sinda-
cato giurisdizionale e strumenti di tutela, in Foro amm. CDS, 2002, 2256 e in Giur. merito, 2003,
400; G. DUNI, L’amministrazione digitale. Il diritto amministrativo nella evoluzione telematica, Mi-
lano, 2008; P. OTRANTO, Decisione amministrativa e digitalizzazione della p.a., in Federalismi.it,
2018. Ricostruiscono le vicende, nella dottrina più recente, L. VIOLA, L’intelligenza artificiale nel
procedimento e nel processo amministrativo: lo stato dell’arte, in Federalismi.it, 2018; I.A. NICOTRA,
V. VARONE, L’algoritmo, intelligente ma non troppo, in Rivista AIC, 2019; M.C. CAVALLARO, G.
SMORTO, Decisione pubblica e responsabilità dell’amministrazione nella società dell’algoritmo, in Fe-
deralismi.it, 2019. In merito all’attività vincolata, si vv. M. MINERVA, L’attività amministrativa in
forma elettronica, in Foro amm., 1997, 1304 e B. SELLERI, Gli atti amministrativi “in forma elettro-
nica”, in Dir. soc., 1982, 140.
3 A.G. OROFINO, La patologia dell’atto amministrativo elettronico: sindacato giurisdizionale e
strumenti di tutela, cit.; F. SAITTA, Le patologie dell’atto amministrativo elettronico e il sindacato del
giudice amministrativo, cit., 19; A. MASUCCI, L’atto amministrativo informatico. Primi lineamenti di
una ricostruzione, Napoli, 1993, 116.
4 U. FANTIGROSSI, Automazione e pubblica amministrazione, Bologna, 1993, 55.
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 359
traducibili nel software5. Maggiori perplessità sono state manifestate rispetto alla
produzione automatizzata di provvedimenti discrezionali: il cuore dell’attività, la
ponderazione degli interessi pubblici, non appare facilmente riducibile ad un
calcolo matematico effettuato da un elaboratore6. In questa direzione, si è anche
affermato che l’automazione richiede un carattere di univocità della soluzione,
che non si verificherebbe quando i risultati dell’analisi tecnica, operata attra-
verso il riferimento a scienze non esatte, siano opinabili: per questa ragione l’au-
tomazione degli atti amministrativi oggetto di discrezionalità tecnica appari-
rebbe esclusa in radice7. Nel caso in cui la disciplina scientifica che trova appli-
cazione desse invece luogo ad un risultato esatto, non vi sarebbero ostacoli
particolari all’automazione, sulla base del verificarsi del presupposto, accertato
con l’applicazione della regola scientifica; nel caso di analisi tecnica che avvenga
in fase istruttoria, invece sarebbe possibile una parziale automazione8.
La giurisprudenza amministrativa più recente non ha escluso che anche
l’attività discrezionale e tecnica possano essere oggetto di ricorso agli strumenti
informatici, pur riconoscendo che sarà l’attività vincolata più facilmente e stati-
sticamente oggetto di tale trattamento: «Né vi sono ragioni di principio, ovvero
concrete, per limitare l’utilizzo all’attività amministrativa vincolata piuttosto che
discrezionale, entrambe espressione di attività autoritativa svolta nel persegui-
mento del pubblico interesse. In disparte la stessa sostenibilità a monte dell’at-
tualità di una tale distinzione, atteso che ogni attività autoritativa comporta una
fase quantomeno di accertamento e di verifica della scelta ai fini attribuiti dalla
legge, se il ricorso agli strumenti informatici può apparire di più semplice uti-
lizzo in relazione alla c.d. attività vincolata, nulla vieta che i medesimi fini pre-
detti, perseguiti con il ricorso all’algoritmo informatico, possano perseguirsi an-
che in relazione ad attività connotata da ambiti di discrezionalità. Piuttosto, se
nel caso dell’attività vincolata ben più rilevante, sia in termini quantitativi che
qualitativi, potrà essere il ricorso a strumenti di automazione della raccolta e va-
lutazione dei dati, anche l’esercizio di attività discrezionale, in specie tecnica,
può in astratto beneficiare delle efficienze e, più in generale, dei vantaggi offerti
dagli strumenti stessi»9.
relative alla trasparenza degli algoritmi. Sebbene esse non si occupino direttamente del sindacato
sulla discrezionalità tecnica, vi sono dei profili meritevoli di attenzione, soprattutto per gli sviluppi
futuri, visto l’interesse che esse hanno suscitato. Nella pronuncia Cons. St., sez. VI, 8 aprile 2019,
n. 2270, con conclusioni confermate da Cons. St., sez. VI, 13 dicembre 2019, n. 8742, si afferma
che «la regola tecnica che governa ciascun algoritmo resta pur sempre una regola amministrativa
generale, costruita dall’uomo e non dalla macchina, per essere poi (solo) applicata da quest’ul-
tima, anche se ciò avviene in via esclusiva. Questa regola algoritmica, quindi: possiede una piena
360 FULVIO COSTANTINO
valenza giuridica e amministrativa, anche se viene declinata in forma matematica, e come tale,
come si è detto, deve soggiacere ai principi generali dell’attività amministrativa […] La discrezio-
nalità amministrativa, se senz’altro non può essere demandata al software, è quindi da rintracciarsi
al momento dell’elaborazione dello strumento digitale; vede sempre la necessità che sia l’ammini-
strazione a compiere un ruolo ex ante di mediazione e composizione di interessi, anche per mezzo
di costanti test, aggiornamenti e modalità di perfezionamento dell’algoritmo (soprattutto nel caso
di apprendimento progressivo e di deep learning); deve contemplare la possibilità che […] sia il
giudice a “dover svolgere, per la prima volta sul piano ‘umano’, valutazioni e accertamenti fatti di-
rettamente in via automatica”, con la conseguenza che la decisione robotizzata “impone al giudice
di valutare la correttezza del processo automatizzato in tutte le sue componenti”. In merito poi al
sindacato, si afferma l’irrinunciabile necessità di poter sindacare come il potere sia stato concreta-
mente esercitato, ponendosi in ultima analisi come declinazione diretta del diritto di difesa del cit-
tadino, al quale non può essere precluso di conoscere le modalità (anche se automatizzate) con le
quali è stata in concreto assunta una decisione destinata a ripercuotersi sulla sua sfera giuridica.
Solo in questo modo è possibile svolgere, anche in sede giurisdizionale, una valutazione piena
della legittimità della decisione; valutazione che, anche se si è al cospetto di una scelta assunta at-
traverso una procedura informatica, non può che essere effettiva e di portata analoga a quella che
il giudice esercita sull’esercizio del potere con modalità tradizionali. In questo senso, la decisione
amministrativa automatizzata impone al giudice di valutare in primo luogo la correttezza del pro-
cesso informatico in tutte le sue componenti: dalla sua costruzione, all’inserimento dei dati, alla
loro validità, alla loro gestione. Da qui, come si è detto, si conferma la necessità di assicurare che
quel processo, a livello amministrativo, avvenga in maniera trasparente, attraverso la conoscibilità
dei dati immessi e dell’algoritmo medesimo. In secondo luogo, conseguente al primo, il giudice
deve poter sindacare la stessa logicità e ragionevolezza della decisione amministrativa robotizzata,
ovvero della “regola” che governa l’algoritmo». Su queste due sentenze la dottrina è cospicua: per
tutti, si v. V. CANALINI, L’algoritmo come ‘atto amministrativo informatico’ e il sindacato del giudice,
in Giorn. dir. amm., 2019, 781; R. FERRARA, Il giudice amministrativo e gli algoritmi. Nota estem-
poranea a margine di un recente dibattito giurisprudenziale, in Dir. amm., 2019, 773.
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 361
delle stesse discipline o tecnologie di fondo, perché è sempre riservato alla pub-
blica amministrazione un potere/dovere di opzione per l’una o per l’altra nel
merito non contestabile da qualsivoglia soggetto dell’ordinamento, per quanto
direttamente interessato al mercato di riferimento»10. Il giudice si è posto il pro-
blema del sindacato dell’esercizio della discrezionalità tecnica nei limiti della ra-
gionevolezza e della logicità, e ha finito per rigettare le censure11, pur dopo
avere esaminato nel dettaglio i profili tecnici relativi alle due tecnologie, averle
comparate e quindi effettuato una valutazione nuova ed approfondita, con un
sindacato sul contenuto della scelta. In questo senso, il Consiglio di Stato arriva
ad esprimere un apprezzamento per la nuova tecnologia, che «rappresenta […]
la sintesi delle soluzioni più avanzate in termini di sicurezza sia logica sia fisica
e, a riprova di ciò, è non a caso adottata dalla quasi totalità dei Paesi aderenti al-
l’Unione europea», dando una valutazione che appare esorbitante rispetto al
sindacato di mera logicità della amministrazione, e giunge a spiegare nel detta-
glio i profili tecnici e i benefici della tecnologia che giustificano la scelta del-
l’amministrazione12.
10 § 6.2.
11 In particolare per il ricorrente la nuova CIE 3.0 sarebbe stata una soluzione meno efficace
e sicura rispetto alla 2.0, in ordine ai rischi di contraffazione, falsificazione, clonazione e furto di
identità; a ulteriore supporto della propria prospettazione esso osservava anche che il sistema
pubblico per la gestione dell’identità digitale (SPID) e l’attuazione dell’Anagrafe Nazionale della
Popolazione Residente (ANPR), necessari per il funzionamento della CIE 3.0, non erano stati por-
tati a termine.
Il Consiglio di Stato replica alle affermazioni della parte ricorrente attraverso una lunga ed
articolata spiegazione tecnica dell’operatività della CIE 2.0 e CIE 3.0. Difatti esso afferma che «la
CIE 2.0 è una carta di identità emessa presso Comuni cc.dd. sperimentatori e, a bordo della carta,
è presente un chip “a contatti”, la cui lettura necessita, cioè, di un contatto elettrico e, sul retro,
di una banda ottica, tecnologia esclusiva del gruppo HID Global, commercializzata in Italia dalla
società ricorrente; che la banda ottica riporta, leggibili a vista, la foto del titolare, alcuni dati ana-
grafici e il codice fiscale e gli stessi dati sono, poi, riportati in modo codificato e leggibile solo con
dei dispositivi speciali; che la scrittura della banda ottica avviene presso il Comune di emissione,
attrezzato con speciali dispositivi di scrittura forniti dalla ricorrente. Al tempo stesso afferma che
la CIE 3.0, in linea con i documenti di sicurezza più avanzati, è dotata di elementi di sicurezza sul
supporto, è stampata centralmente in laser engraving (una tecnica che non utilizza inchiostri o
pigmenti, ma brucia letteralmente l’interno della carta in modo irreversibile), ed è dotata di un
chip senza contatti che assicura le stesse funzionalità dei passaporti e dei permessi di soggiorno
emessi in Europa; che la sicurezza di questa soluzione è garantita da certificazioni di sicurezza in-
ternazionali perché la tecnica della CIE 3.0 consiste, come detto, nella bruciatura degli strati in-
terni della carta ed è considerata, attualmente, la più sicura tecnica di stampa su documenti».
12 Ad ulteriore supporto della decisione, il collegio disegna anche l’evoluzione della tecno-
logia, affermando che «si deve considerare che la sicurezza moderna si basa su algoritmi ritenuti
sicuri a livello internazionale e non sui dispositivi necessari al loro uso; che la scelta, effettuata nel
2000, di prevedere una banda ottica sulla carta di identità rispondeva, in quel tempo, all’esigenza
di inserire un elemento legato alla persona e realizzato al laser presso il Comune di emissione; che
la personalizzazione e, cioè, la stampa dei dati anagrafici e delle foto nonché la memorizzazione
dei dati sul microchip avveniva presso il Comune e le tecniche di stampa di allora non consenti-
vano di realizzare tali elementi senza specifiche macchine industriali; che negli ultimi anni i note-
voli progressi tecnologici hanno consentito di realizzare ologrammi all’interno della struttura della
carta (interlaver hologram) e stampare in laser direttamente negli strati interni della carta (laser
engraving); che dal 2006 sono sorti documenti conformi alle specifiche ICAO 9303, che permet-
tono di memorizzare informazioni in formato interoperabile all’interno di un microchip e queste
362 FULVIO COSTANTINO
tecnologie hanno avuto una rapida diffusione, attese la loro portata innovativa e la loro compro-
vata efficacia; che, attesa la rapida obsolescenza della c.d. banda ottica, il suo utilizzo è rimasto
confinato a poche tipologie di documenti».
Il giudice arriva quindi a dire che «la CIE 3.0 è stata progettata al fine di garantire sia livelli
che soluzioni di sicurezza svincolati anche da possibili limiti di disponibilità commerciale, in
quanto l’utilizzo dell’interlaver hologram, combinato con la stampa in laser engraving della foto
del titolare, determina un’unione inscindibile e non modificabile tra il dato e la carta su cui è
apposto».
Sulla base di queste motivazioni il giudice rigetta la tesi per cui «la nuova tecnologia della
CIE 3.0 sarebbe meno sicura di quella, già sperimentata, della CIE 2.0, dovendosi aggiungere che
anche il nuovo Reg. UE/2019/1157 ha definito le caratteristiche minime di sicurezza delle carte di
identità elettroniche, rilasciate dagli Stati membri, e tali caratteristiche coincidono con quelle della
CIE 3.0, appena sintetizzate. La nuova tecnologia adottata consente di superare, del resto, la si-
tuazione di lock in, determinata dal diritto di esclusiva vantato dall’odierna appellante, che impe-
disce alla stessa pubblica amministrazione di cambiare facilmente fornitore alla scadenza del pe-
riodo contrattuale perché non sono disponibili le informazioni essenziali che consentirebbero ad
un nuovo fornitore di subentrare al precedente in modo efficiente».
Il Consiglio di Stato ritorna sul punto, allorché contesta l’affermazione per cui «la tecnolo-
gia sarebbe stata adottata sul presupposto della sua coerenza con la rete SPID e con l’ANPR, non
ancora completati, e per consentire la lettura del chip anche con la tecnologia touchless, di cui
nessuna pubblica amministrazione sarebbe dotata, il Consiglio di Stato afferma che la soluzione
tecnologica adottata non si basa sul completamento di ANPR e di SPID, in quanto al massimo
consente di ottenere l’identità digitale SPID in maniera più rapida. In secondo luogo, si afferma
che il chip contactless, permette già la verifica automatica del documento CIE presso gli stessi
punti dove viene utilizzato il passaporto, dotato della medesima tecnologia (come negli aeroporti
di Fiumicino e Malpensa), e – quanto alle pubbliche amministrazioni e ai notai – la dotazione dei
lettori necessari alla verifica del chip contactless avverrà progressivamente, secondo una logica in-
crementale, via via che vi sarà un volume sufficiente di CIE 3.0 circolanti, e comunque la lettura
delle informazioni presenti sul chip della CIE 3.0 e la verifica dell’autenticità delle stesse può ben
essere effettuata anche attraverso dispositivi di utilizzo comune».
13 Ai sensi del Programma Operativo Nazionale (PON) “FESR Ricerca e Competitività
2007-2013”, sulla base del decreto del ministro dello sviluppo economico 24 settembre 2009, sul
Fondo rotativo per l’Innovazione Tecnologica (FIT). La sentenza è richiamata in S. TORRICELLI,
Per un modello generale di sindacato sulle valutazioni tecniche: il curioso caso degli atti delle auto-
rità indipendenti, in Dir. amm., 2020, 97, nota 16.
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 363
14 Il Comitato tecnico per l’innovazione tecnologica ha motivato nel dettaglio la non finan-
ziabilità del progetto, rilevando che si trattasse soltanto di attività di sviluppo industriale ordina-
rio di un sistema per lo sviluppo della piattaforma di e-learning per la formazione continua, e che
non contenesse nulla di innovativo, non facendo rifermento a open data, e modalità cloud per l’e-
rogazione del servizio. All’esito del supplemento istruttorio il gestore aveva confermato il giudizio,
rilevando che alcune funzionalità/attività riportate dalla società proponente sotto la voce “innova-
zione da inseguimento” non potevano essere ritenute funzionalità/attività finanziabili secondo il
bando, in quanto erano un mero adeguamento agli standard tecnologici di mercato pro tempore
vigenti nel 2009.
15 Sul punto si v. S. BACCARINI, Motivazione ed effettività della tutela, in Foro amm. TAR,
2007, 3311; M. MATTALIA, L’offerta economicamente più vantaggiosa e l’applicazione della formula
matematica prevista dal disciplinare di gara, in Foro amm. CDS, 2010, 2400.
16 TAR Lazio, Roma, sez. III, 9 giugno 2020, n. 6248, Cons. St., sez. V, 12 giugno 2013, n.
formule matematiche non esclude affatto che ci si muova nell’ambito delle valu-
tazioni tecniche e sul punto si è chiaramente affermato che le «valutazioni tec-
niche sono giudizi (che tali restano anche laddove implichino l’impiego di for-
mule matematiche)»17.
La scelta della formula quindi rientra nell’attività discrezionale tecnica, per
cui la massima ripetuta dalla giurisprudenza sul punto afferma che «la scelta
della formula matematica da utilizzare per la valutazione dell’offerta economica
è rimessa alla discrezionalità della pubblica amministrazione e di conseguenza
nei confronti di tali scelte, che sono tipica espressione di discrezionalità tecnico-
amministrativa, il sindacato giurisdizionale può intervenire solo nei casi in cui le
stesse risultino abnormi, sviate o manifestamente illogiche»18. Molti sono i casi
in cui è stato applicato e rispettato questo principio19.
scelta del criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa sulla base del miglior rapporto
qualità/prezzo utilizzato per aggiudicare l’appalto in questione, in quanto non si sarebbe tenuto
conto dell’evidente sproporzione tra il peso del prezzo rispetto alla valutazione del merito tecnico;
TAR Toscana, Firenze, sez. III, 5 aprile 2018, n. 478, in cui è stata contestata la formula di attri-
buzione del punteggio all’offerta economica asserendo che detta formula «non è ancorata ai ri-
bassi, ma al mero rapporto fra i prezzi considerati» e che la medesima sarebbe dovuta consistere
in un metodo conducente ad attribuire 0 punti all’offerta peggiore ed il massimo punteggio al-
l’offerta migliore; TAR Lazio, Roma, sez. I, 20 aprile 2017, n. 4737; TAR Lazio, Roma, sez. I, 29
marzo 2017, n. 4001; TAR Veneto, Venezia, sez. III, 10 giugno 2016, n. 619, in cui il ricorrente ha
contestato la formula di attribuzione del punteggio economico per violazione dei principi di eco-
nomicità, ragionevolezza e proporzionalità, in quanto la formulata matematica utilizzata avrebbe
consentito ai concorrenti di conoscere, in anticipo, il punteggio che avrebbero conseguito per la
propria offerta economica; in TAR Lombardia, Milano, sez. IV, 10 giugno 2016, n. 1171, è stato
denunciato il criterio previsto dal disciplinare per valutare le offerte economiche (all’offerta eco-
nomica è stato attribuito un punteggio massimo all’importo più basso e alle altre offerte punteggi
inversamente proporzionali, con il risultato – ritenuto dal ricorrente irragionevole – di ridurre ec-
cessivamente la rilevanza del profilo economico dell’offerta); Cons. St., sez. VI, 23 ottobre 2015,
n. 4883; Cons. St., sez. V, 22 gennaio 2015, n. 257 in cui si è ritenuta illegittima la formula previ-
sta dal bando di gara per l’attribuzione del punteggio all’offerta economica, che non sarebbe stata
idonea ad esprimere adeguatamente il notevole divario esistente tra i ribassi percentuali offerti,
determinando un illegittimo appiattimenti dei punteggi conseguiti dalle singole offerte in gara;
TAR Puglia, Bari, sez. I, 8 gennaio 2015, n. 14; TAR Calabria, Catanzaro, sez. II, 13 marzo 2014,
n. 4; TAR Molise, Campobasso, sez. I, 10 ottobre 2014, n. 520 diffusamente ha precisato che,
nelle procedure selettive, la formula da utilizzare per la valutazione dell’offerta economicamente
più vantaggiosa può essere scelta dall’Amministrazione con ampia discrezionalità, con la conse-
guenza che essa dispone di vasti margini sia nella determinazione dei criteri che nella individua-
zione delle formule matematiche, purché i criteri stessi siano coerenti con le prestazioni che for-
mano oggetto specifico dell’appalto e pertinenti alla natura, all’oggetto e al contenuto del con-
tratto e il sindacato giurisdizionale nei confronti di tali scelte, tipica espressione appunto di
discrezionalità tecnico-amministrativa, è consentito unicamente in casi di abnormità, sviamento e
manifesta illogicità; Cons. St., sez. IV, 22 dicembre 2014, n. 6278 ha stabilito, in un caso in cui
l’autorità portuale di Venezia ha appellato la sentenza con la quale il TAR ha rigettato i suoi ricorsi
che chiedevano l’annullamento dell’ordinanza della Capitaneria di Porto di Venezia, recante ade-
guamento delle tariffe di rimorchio e la parziale ristrutturazione delle tariffe stesse, che la norma-
tiva che affida le tariffe alla certificazione dei dati ed alla formula matematica che li elabora regola
il potere dell’amministrazione in materia e, se dispone limitazioni sul punto, si tratta di autolimi-
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 365
tazioni previste dalla normativa e che nella sua discrezionalità l’amministrazione stessa può ed ha
ritenuto di disporre, per cui la contestazione sulla formula stessa costituisce richiesta di ap-
profondimento di un sindacato che non può estendersi agli aspetti attinenti al “merito tecnico”
delle scelte operate dall’amministrazione; TAR Lazio, sez. II, 4 giugno 2014, n. 5889.
20 In particolare, per mancata attribuzione del punteggio per il patrimonio, mancata mag-
giorazione del punteggio per l’esercizio in ambito infraregionale di frequenze impiegate anche da
altre emittenti, riconsiderazione dello stesso punteggio per copertura di rete.
21 Il Collegio rileva che gli studi sulla base dei quali l’amministrazione ha adottato la sua
determinazione non sono disconosciuti dal ricorrente ma ritenuti «molto cautelativi»: fenomeni di
colata idrica o di ostruzione dell’alveo non possono escludersi; e gli eventi del 2004 avrebbero di-
mostrato che i calcoli, gli algoritmi non sono in grado di prevenire ogni possibile rischio, in
quanto erano state collaudate, sulla base della sola documentazione, opere di mitigazione del ri-
schio terminate da poco e che la colata idrica dell’agosto aveva in parte travolto, non perché pre-
sentassero difetti costruttivi ma perché l’evento era stato caratterizzato da una energia maggiore di
quella prevista. Di conseguenza, non ritiene affetta da manifesta illogicità o travisamento la valu-
tazione secondo cui le aree di proprietà del ricorrente sono esposte ad un rischio idrogeologico
connesso alla vicina presenza del Torrente Frejus.
366 FULVIO COSTANTINO
calcoli, gli algoritmi non sono in grado di prevenire ogni possibile rischio». Cio-
nonostante, il collegio non è arrivato a mettere in dubbio le scelte di fondo del-
l’amministrazione.
Altro caso di applicazione da parte dell’amministrazione di algoritmi è af-
frontato dal Consiglio di Stato nella pronuncia sez. III, 17 dicembre 2015, n.
5707 (caso 5)22, relativa al settore delle telecomunicazioni: si tratta di un giudi-
zio di ottemperanza di una pronuncia che ha parzialmente annullato la delibera
n. 578/10/CONS dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni, nella parte
in cui essa, fissando il prezzo dei servizi di accesso all’ingrosso alla rete fissa, ha
ritenuto di mantenere il sistema del retail minus (secondo cui, a partire dal
prezzo al dettaglio, viene definito il prezzo all’ingrosso al fine di assicurare un
adeguato margine di remunerazione delle attività per chi opera nel mercato in-
termedio), e non quello dell’orientamento al costo, nella determinazione del
prezzo dei servizi di accesso a banda larga all’ingrosso (WBA) e di rivendita del
canone all’ingrosso (WLR). Tale fissazione è il frutto di due algoritmi23: per en-
trambi risultano fondamentali input e dati24, ma per la ricorrente nessuno di
questi ultimi sarebbe sufficientemente motivato, determinato e, comunque, cor-
retto25. Il Consiglio di Stato ha deciso per la correttezza dell’analisi eseguita dal-
l’Autorità: il ragionamento a fondamento del calcolo è stato ripercorso e non è
stato ritenuto viziato da alcun errore logico ma anzi è stato valutato come lim-
pido, lineare, coerente26; il Consiglio ha altresì smentito che l’Autorità avesse
22 La sentenza è menzionata, per via del suo riferimento alla “falsificabilità”, da A. CASSA-
TELLA, L’eccesso di potere giurisdizionale e la sua rilevanza nel sistema di giustizia amministrativa, in
Riv. trim. dir. pub., 2018, 635.
23 Il primo dei quali utile a condurre alla determinazione del costo medio per linea (“AC”)
sopportato dall’operatore alternativo per fornire il servizio broadband al dettaglio avvalendosi del-
l’accesso disaggregato alla rete locale (“ULL”) e il secondo utile per identificare la dimensione mi-
nima della centrale che rende conveniente per l’operatore alternativo avvalersi dell’ULL anziché
acquistare il bitstream dall’operatore incumbent.
24 Quali il valore dei costi fissi di infrastrutturazione (“FC”) dell’operatore alternativo, la
penetrazione della banda larga nell’area di riferimento e la quota di mercato dell’operatore al-
ternativo.
25 «Per la ricorrente a) i costi fissi di infrastrutturazione sarebbero aprioristicamente e apo-
ditticamente determinati sempre nella misura di 20 euro, senza considerare la variabile della si-
tuazione e della localizzazione della singola centrale, dalla quale dipendono; b) la percentuale di
penetrazione, determinata nel 65%, non indica se si tratti di penetrazione del servizio in tutte le
centrali in aree non aperte all’ULL; c) la quota di mercato si fonderebbe su un’obiettiva sovra-
stima, incentrata sulle figure di un ipotetico operatore “A” e di un ipotetico operatore “B”, che
sono ben lontane e anzi del tutto sganciate dalla realtà del mercato, privando di qualsiasi attendi-
bilità la valutazione effettuata dall’Autorità. La ricorrente critica quindi l’assunto sul quale si
fonda l’Autorità e, cioè, la sua rinnovata scelta di discostarsi dal modello dell’orientamento al co-
sto e alla formula indicata nel Rapporto ERG 2009, andando in direzione esattamente “opposta”
[…], dando per dimostrato un profilo – quello di innalzare il costo del bitstream – che doveva, in-
vece, preventivamente valutare e giustificare, dando luogo ad un vizio proprio della delibera n.
86/15/CONS, per eccesso di potere, e a un vizio di inottemperanza, per elusione del giudicato».
26 «Nel § 21 della delibera n. 86/15/CONS l’Autorità, utilizzando l’apparato analitico for-
nito nel Rapporto ERG 2009, premette di voler procedere, nell’ottica del confronto richiesto da
questo Consiglio, nella sentenza n. 1645/2013, tra l’efficacia della metodologia retail minus in
luogo dell’orientamento al costo, ad una analisi quantitativa volta a dimostrare la ragionevolezza e
la congruità dell’applicazione dello spazio economico fissato nella delibera n. 578 ottobre CONS.
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 367
posto a base dei propri calcoli dati inspiegabili, immotivati e/o erronei27; le cen-
sure28, a detta del collegio, sono frutto di un malinteso senso degli effetti confor-
mativi del dictum giudiziale e viziate da un fondamentale errore metodologico,
che consiste nell’assolutizzare il valore del modello economico dell’orienta-
mento al costo, dimenticando che esso, al pari di ogni ipotesi scientifica, può es-
sere falsificato, come insegna l’epistemologia moderna, e non è dunque un
dogma o un punto di partenza indispensabile, ma semmai il risultato, preferibile
o meno, di una indagine rigorosamente condotta sul piano istruttorio dall’Auto-
rità competente. Secondo il giudice amministrativo «il sindacato giurisdizionale
sull’esercizio della discrezionalità tecnica, persino in sede di ottemperanza, ha
ad oggetto la falsificabilità, e non già la falsità, del modello scientifico prescelto
dall’Amministrazione e verifica se tale modello, una volta prescelto dall’autorità
Per analizzare il problema da un punto di vista analitico, chiarisce il successivo § 23 della delibera
n. 86/15/CONS, è necessario calcolare il costo medio per linea sostenuto da un operatore alter-
nativo che fornisce il servizio broadband alle proprie divisioni commerciali utilizzando il servizio
ULL regolamentato. L’Autorità ha espresso il valore di questo costo medio attraverso un’equa-
zione, indicata sempre nel § 23, nella quale assume importanza fondamentale la variabile C, che è
in funzione della dimensione totale della centrale (numero di linee attive S), della penetrazione dei
servizi broadband al dettaglio (P) e della market share dell’operatore alternativo (M). Affinché un
operatore alternativo, caratterizzato da una certa quota di mercato (market share), possa avere co-
sti di infrastutturazione inferiori al prezzo dei servizi bitstream, con conseguente convenienza eco-
nomica ad infrastrutturarsi passando all’ULL, la dimensione della centrale locale S deve essere su-
periore ad un valore minimo (Smin), perché, come si evince dai §§ 24-25 della delibera, più basso
è il prezzo del bitstream, maggiore dovrà essere la dimensione della centrale per far sì che l’ope-
ratore alternativo sia incentivato a collocarsi presso di essa e ad investire in ULL».
27 «Il costo fisso di infrastrutturazione in ULL per un operatore alternativo […] è quello de-
finito dal modello BU-LRIC per l’anno 2012 […]. La percentuale di penetrazione dei servizi
broadband, “in coerenza con i dati utilizzati nel modello di costo” (§ 30 della delibera n.
86/15/CONS), è stata ritenuta pari al 65% sulla base di una ragionevole stima, effettuabile nel
2010 (quando la penetrazione era, circa, il 60%), del valore nazionale nel 2012. L’Autorità ha ben
spiegato, peraltro, che ai fini della scelta del valore medio nazionale, quale valore medio di pene-
trazione, concorra il fatto che le politiche di marketing degli operatori venivano definite dagli ope-
ratori, all’epoca della delibera n. 578 ottobre CONS, in maniera pressoché omogenea sul territo-
rio nazionale e ne ha tratto la ragionevole conclusione che un operatore, nel prendere una deci-
sione di investimento, valuti il rischio di tale investimento, presupponendo che la penetrazione dei
servizi broadband nelle aree interessate sia allineata al valore nazionale. La quota di mercato,
identificata nel 20% per l’operatore di tipo A, tiene conto del fatto che nel 2010 la quota di mer-
cato dell’operatore alternativo di dimensioni maggiori era pari al 15% (e al 21% nelle aree ULL),
mentre i due operatori che seguivano, nella distribuzione dimensionale, vantavano quote di mer-
cato confrontabili, sebbene inferiori, a quelle del primo».
28 Immediatamente prima aveva scritto: «Ritiene il Collegio che il tessuto argomentativo
della delibera n. 86/15/CONS resista, quindi, alle censure qui sollevate, il cui impianto di fondo
appare viziato, in radice, da un errore prospettico, nell’interpretare la sentenza di questo Consi-
glio, laddove essa, senza assumere il modello dell’orientamento al costo ad un assioma, ha de-
mandato all’Autorità di rivalutare, “con un’analisi di tipo comparato e mediante un adeguato ap-
profondimento istruttorio, se la strada indicata dalla Commissione, coerente in toto con il modello
BU-LRIC, sarebbe stata preferibile rispetto all’adozione del retail minus per i servizi WLR e
WBA, non soltanto per consentire una miglior concorrenza tra gli operatori, ma proprio per
favorire una maggior infrastrutturazione”. E tanto l’Autorità ha fatto, nella delibera n. 86/
15/CONS, in modo motivato, logico, e ragionevole, senza eludere l’indagine demandatale e senza
sviare il suo potere, anche istruttorio, per contestare ex post, in sede di riesame dopo l’annulla-
mento giurisdizionale, scelte regolatorie già assunte e già una volta annullate».
368 FULVIO COSTANTINO
«ben consapevole dei rischi di un’ingerenza del sindacato giurisdizionale in una sfera di valuta-
zioni discrezionali (quelle relative al giudizio sugli elementi delle offerte tecniche e sulla conse-
quenziale attribuzione dei punteggi) pacificamente riservata all’Amministrazione; tuttavia, è ormai
da circa un decennio che la giurisprudenza è approdata a una più chiara consapevolezza della de-
marcazione esistente tra le valutazioni di opportunità afferenti alla discrezionalità “pura”, ovvero
addirittura al merito amministrativo, e quelle che la p.a. è chiamata a condurre alla stregua di re-
gole tecniche richiamate dalla stessa legge: si è così pervenuti ad ammettere da parte del giudice
un sindacato non soltanto limitato alla verifica di coerenza logica tra le regole tecnico-scientifiche
cui si è fatto ricorso nella scelta discrezionale e la determinazione conclusiva (c.d. sindacato estrin-
seco), ma bensì esteso anche alla stessa attendibilità delle operazioni tecniche e dei loro risultati
(c.d. sindacato intrinseco)». «Secondo l’indirizzo ormai prevalente, un tale sindacato va condotto
sotto il duplice profilo della correttezza del criterio tecnico individuato dalla p.a. e della corret-
tezza del procedimento seguito dalla stessa Autorità per l’applicazione del criterio tecnico pre-
scelto, e si giustifica sulla base della netta distinzione tra la “opinabilità” che caratterizza le valu-
tazioni tecniche e la “opportunità” che connota invece le scelte di merito, tale da rendere da un
lato giustificata e ragionevole la riserva delle seconde all’amministrazione, ma al tempo stesso do-
veroso e imprescindibile il controllo di legalità (anche) sulla corretta applicazione delle regole tec-
niche cui fa richiamo la norma giuridica, che costituisce comunque il parametro di riferimento del
giudizio di legittimità dell’azione amministrativa». «Nella giurisprudenza successiva, peraltro, è
stato chiarito che il predetto sindacato “intrinseco” deve pur sempre arrestarsi al momento della
370 FULVIO COSTANTINO
verifica di congruenza del procedimento tecnico adottato dalla p.a., senza pretendere di sostituire
al giudizio di quest’ultima quello del giudice (c.d. sindacato “debole”): ciò in quanto, allorché vi
siano interessi la cui cura sia dalla legge espressamente delegata ad un certo organo amministra-
tivo, l’ammettere che il giudice possa “autoattribuirseli” rappresenterebbe quanto meno una vio-
lazione delle competenze, se non addirittura del principio di separazione tra i poteri dello Stato».
35 Il collegio riconosce come un progresso ineliminabile, sul piano delle garanzie per i citta-
dini amministrati, la possibilità di accesso del giudice al fatto attraverso lo strumento della C.T.U.,
e la conseguenziale piena censurabilità anche del vizio di eccesso di potere, sotto la figura sinto-
matica dell’erronea rappresentazione o dal travisamento dei fatti. Si ritiene la formulazione dei
quesiti e la “rigorosa” modalità seguita «un esempio quasi emblematico di esercizio di un sinda-
cato sulle valutazioni tecnico-discrezionali dell’Amministrazione».
36 Secondo il quale, in linea con il suo antecedente diretto, l’art. 68 d.lgs. n. 163/2006, l’of-
ferente può dimostrare, con qualsiasi mezzo appropriato e idoneo, che le soluzioni offerte corri-
spondono in maniera equivalente alle prestazioni ed ai requisiti funzionali dell’amministrazione
aggiudicatrice.
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 371
stabilisce che un concorrente non può essere escluso se possiede una certifica-
zione equivalente ovvero se propone caratteristiche tecniche sostanzialmente
equivalenti e corrispondenti agli standard richiesti dall’amministrazione. Nel
caso esaminato, oggetto del contenzioso era un algoritmo relativo ad una fun-
zionalità37 e, secondo la ricorrente, una delle società vincitrici non avrebbe alle-
gato alla propria offerta idonea letteratura scientifica tale da dimostrare l’effica-
cia dello stesso, asseritamente equivalente a quello richiesto dal capitolato38. In
questo caso il collegio ha ribadito trattarsi di valutazione tecnica e che lo scruti-
nio del Tar doveva intendersi come di carattere estrinseco e non sostitutivo, nei
limiti della apparente logicità e congruenza della scelta opinabile condotta dal-
l’amministrazione, e per tale ragione ha accettato la decisione della commissione
secondo cui la finalità era stata comunque perseguita. Il collegio entra molto nel
dettaglio, ma per confermare quanto sostenuto dalla commissione alla luce della
letteratura scientifica presentata39.
Nello stesso senso, Consiglio di Stato sez. V, 11 giugno 2020, n. 3716 (caso
10): l’appellante impugna la sentenza che aveva accolto il ricorso proposto dal
secondo classificato per l’affidamento dei servizi di sviluppo e gestione del Si-
stema Informativo Agricolo Nazionale (SIAN) per AGEA. Il giudice, a detta
dell’appellante, avrebbe equivocato l’impostazione della gara, ritenendola a
«produttività vincolata», perché la modalità di presentazione dell’offerta econo-
mica era strutturata in modo tale che i concorrenti, avvalendosi di un file excel
messo a loro disposizione, avrebbero dovuto indicare le sole tariffe unitarie per
le figure professionali previste dal capitolato, mentre la formulazione del prezzo
finale della prestazione sarebbe scaturito da un algoritmo basato su un determi-
nato indice di produttività minima stimata dal capitolato. Dal momento che in-
vece l’appellante aveva giustificato il costo delle proprie prestazioni dichiarando
un indice di produttività superiore a quello posto a base dell’algoritmo, la sen-
il ritmo cardiaco intrinseco e stimolare il meno possibile”; “nei pazienti con malattia del nodo del
seno, si mira a una stimolazione del tipo AAI, visto che la stimolazione del ventricolo destro può
essere a lungo termine dannosa. Secondo la valutazione tecnica della commissione, l’algoritmo
della società vincitrice assicura una stimolazione fisiologica (e non una stimolazione ventricolare
che potrebbe determinare anzi un danno). Sul presupposto che l’obiettivo sia la riduzione della
stimolazione ventricolare destra non necessaria, la commissione ha ritenuto l’algoritmo offerto cli-
nicamente equivalente a quello della “commutazione automatica AAI-DDD”. Quanto ritenuto
dalla Commissione trova peraltro pertinente supporto nella letteratura scientifica offerta e men-
zionata. La società indicata ha quindi conseguito il punteggio relativo alla caratteristica migliora-
tiva, in quanto ha dimostrato di possedere la dotazione di un algoritmo di monitoraggio. secondo
il collegio le differenti tecnologie sono riconducibili alle categorie basate su una gestione dell’in-
tervallo AV e quelle basate sul cambio modo AAI/DDD».
372 FULVIO COSTANTINO
4.4. (Segue) Impiego degli algoritmi e intervento critico del giudice amministra-
tivo
In altri casi ancora la giurisprudenza amministrativa ha ritenuto l’algoritmo
illegittimo.
Nel caso affrontato dal Consiglio di Stato sez. III, 23 gennaio 2017, n. 268
(caso 11), ai fini dell’attività di gestione dei rimborsi dei farmaci, la Regione Pu-
40 Per l’appellante, invece, il Capitolato era univoco nel qualificare la produttività posta a
base dell’algoritmo come “minima stimata”, e la legge di gara non ha previsto in nessun punto
l’obbligo per le imprese di vincolarsi a quella produttività anche nel calcolare i costi che avreb-
bero dovuto sostenere per eseguire la prestazione richiesta. Inoltre, una simile impostazione, oltre
che contrastante con la lettera della legge di gara, sarebbe manifestamente irragionevole e disfun-
zionale: da un lato, si costringerebbero le imprese a misurarsi in sede di giustificativi con una pro-
duttività predefinita e virtuale, e dunque prescindendo dalle caratteristiche effettive della loro or-
ganizzazione aziendale; dall’altro lato, si costringerebbero i concorrenti a contenere i costi esclu-
sivamente sul versante della manodopera, impedendo loro di sfruttare tutte le altre variabili del
processo di produzione.
41 «Ritiene il Collegio che, nonostante per la lex specialis, l’indice di produttività ivi stimato
costituisca il dato convenzionale rilevante per la quantificazione del corrispettivo dovuto per la
realizzazione del singolo function point, ciò non può significare una predeterminazione del costo
che ciascuna impresa dovrà in concreto sopportare, atteso che la procedura concorsuale in que-
stione non tende all’acquisizione di un ammontare predeterminato di personale, bensì all’acquisi-
zione di un determinato numero di function point. Ciò che rileva, in sostanza, è il risultato, e non
la quantità di personale con cui lo stesso sarà raggiunto. Non può condividersi, quindi, la statui-
zione del primo giudice, secondo cui l’espressione “produttività minima stimata” finisce per coin-
cidere con quella di “produttività massima stimata”. Se la lex specialis di gara avesse voluto espri-
mere questo concetto, avrebbe dovuto precisare con una formulazione espressa che si trattava di
un dato inderogabile per i concorrenti sia in peius che in melius. Ed invero, la produttività di-
pende da due elementi: il costo del lavoro e l’efficienza organizzativa; la stessa non può essere,
quindi, vincolata. Aderendo all’interpretazione sposata dalla sentenza, si finirebbe con il limitare
il confronto competitivo sulla componente del prezzo esclusivamente alla remunerazione del per-
sonale, così da premiare il concorrente che riesce a risparmiare sulla retribuzione dei dipendenti
e penalizzare quello che, invece, riesce a contenere i costi sviluppando l’efficienza delle altre va-
riabili del proprio processo produttivo, come la produttività. Questo determinerebbe, peraltro,
l’utilizzazione di personale meno specializzato e che impiega più tempo per espletare le proprie
mansioni, invece di assumere dipendenti più qualificati in grado di produrre quanto richiesto in
un tempo minore. Se la legge di gara obbligasse a questo, contrasterebbe con la ratio ispiratrice
della disciplina europea e nazionale in materia di evidenza pubblica».
42 L’appellante perciò non si ritiene abbia modificato l’algoritmo alla base del foglio di cal-
colo, ma ha, piuttosto, dimostrato di sopportare minori costi in relazione ad una più elevata
produttività.
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 373
glia e le ASL competenti si erano avvalse di una società di servizi che ha proce-
duto, dietro presentazione delle Distinte Contabili Riepilogative (DCR) mensili
da parte delle singole farmacie ed applicazione del relativo algoritmo, a compu-
tare i rimborsi spettanti alle farmacie43; a seguito di controlli, la Regione, dopo
diversi anni, si è resa conto che l’algoritmo applicato ancorava erroneamente a
base di calcolo il prezzo di riferimento, anziché il prezzo di vendita al pubblico
e aveva avviato un procedimento per la correzione della base di calcolo e il re-
cupero delle somme indebitamente corrisposte alle farmacie. Il caso, che non
rientra nella tipologia delle pronunce in cui vengono dichiarati illegittimi gli al-
goritmi dal giudice, è comunque interessante. Il collegio dà per acquisita l’erro-
neità dell’algoritmo, non interviene sul punto, e invita a rivalersi sulla società in-
teressata: infatti la sentenza del Tar era stata impugnata per violazione dell’art.
2033 c.c. (norma sull’indebito oggettivo), sul presupposto che, poiché le società
di servizi avevano errato nella elaborazione dell’algoritmo, sarebbero state esse
tenute a rispondere del danno e non i farmacisti, ignari dell’erroneità del sistema
di calcolo dello sconto. Il Collegio indica che l’illegittimità del comportamento
delle Società di servizi potrebbe generare una responsabilità contabile per il ri-
tardato percepimento delle somme, ma che tale profilo esula dai giudizi. La di-
screzionalità tecnica dell’amministrazione, che il giudice ribadisce essere sot-
tratta al proprio sindacato, è ricordata nel testo anche con riferimento alle con-
dotte più recenti: quali la decisione di acquisire pareri sulla vicenda, la
possibilità di adottare procedure concordate ed eventuali formule transattive,
pur non lambendo il profilo relativo all’algoritmo.
Venendo invece ai casi in cui l’algoritmo è stato ritenuto illegittimo, va ri-
cordata la pronuncia del Consiglio di Stato sez. VI, 12 giugno 2015, n. 2888
(caso 12) in merito alle modalità di determinazione delle tariffe del gas. Il colle-
gio ha osservato che gli incrementi previsti fossero in contrasto con l’art. 23,
comma 3, del d.lgs. n. 164 del 2000, secondo cui «le tariffe per il trasporto e il
dispacciamento e le tariffe per lo stoccaggio tengono conto della necessità di
non penalizzare le aree del Paese con minori dotazioni infrastrutturali, ed in
particolare le aree del Mezzogiorno»: ciò in quanto i nuovi criteri non rispon-
43 Oggetto della controversia, come ricorda il collegio, è il calcolo degli “sconti” che le far-
macie devono riconoscere al SSN per i farmaci inseriti nelle c.d. liste di trasparenza previste dalla
legge n. 405/2001 (specialità con brevetto scaduto ed equivalenti o generici) oltre che sull’ossi-
geno terapeutico (ex art. 1, c. 40, della Legge 23 dicembre 1996, n. 662), che consistono in una
quota sull’importo al lordo dei ticket e al netto dell’IVA. Ex art. 7 del d.l. n. 247 del 2001, con-
vertito con legge 405 del 2001, i farmaci erano rimborsati al prezzo più basso del corrispondente
farmaco generico esistente sul mercato, e alle Regioni era demandata la disciplina del prezzo di
rimborso. Le regioni si sono mosse in maniera difforme e la situazione è stata successivamente
riformata dall’art. 48, c. 32 del d.l. 30 settembre 2003, n. 269, convertito nella legge 24 novembre
2003, n. 326 che prevede “dal 1° gennaio 2005, lo sconto […] si applica a tutti i farmaci erogati
in regime di SSN, fatta eccezione per l’ossigeno terapeutico e per i farmaci, siano essi specialità o
generici, che abbiano un prezzo corrispondente a quello di rimborso” (poi per questi ultimi, con
art. 11, comma 6, del d.l. n. 78/2010 convertito in legge n. 122/2010 è stato fissato uno sconto ag-
giuntivo). Tra gli ulteriori interventi sul punto va ricordata l’istituzione dell’Agenzia Italiana del
Farmaco (AIFA), che pubblica i prezzi (di riferimento, rimborso e di vendita al pubblico) dei far-
maci a brevetto scaduto e generici e/o equivalenti.
374 FULVIO COSTANTINO
devano alle esigenze di copertura dei «costi effettivi» del servizio, con «recupero
delle quote di ricavo riconducibili al capitale», in corrispondenza al principio di
«semplificazione amministrativa». Il Consiglio di Stato non ha contestato la pre-
disposizione di un algoritmo, in cui avrebbero dovuto trovare adeguata compo-
sizione le numerose variabili, da considerare per la determinazione delle tariffe
di cui trattasi, ma ha censurato l’assenza di adeguati supporti – logici e/o nor-
mativi – all’avvenuto sbilanciamento fra le due componenti tariffarie, o all’indi-
viduazione di un «baricentro del mercato […] ubicato nel centro-nord e segna-
tamente nella pianura padana»44.
44 «Di tale scelta – presumibilmente penalizzante, per la valutazione della componente mag-
gioritaria capacity, in funzione del percorso del gas dai punti di ingresso del meridione – l’Auto-
rità non fornisce motivazioni ulteriori, rispetto a quelle riferite alla concentrazione nell’area in
questione dei siti di stoccaggio, nonché della quota più rilevante dei consumi. Viene poi soste-
nuto, in modo apodittico, che il vecchio si sistema di ripartizione, fra le componenti commodity e
capacity, avrebbe determinato un “sussidio incrociato, a vantaggio degli utenti del servizio che uti-
lizzano le infrastrutture, lontane dal baricentro del mercato”, tenuto conto del fatto che, “quanto
più il luogo di ingresso del gas è lontano dal luogo di consumo, tanto più alti sono i costi per il
trasporto del gas”. In quanto, poi, deve ritenersi interesse della collettività che il gas costi il meno
possibile, l’obiettivo dovrebbe essere perseguito acquistando la risorsa “nel luogo più vicino […]
al punto di consumo, minimizzando i costi di trasporto complessivi”; i soggetti interessati, per-
tanto, dovrebbero essere incentivati “ad acquistare il gas il più vicino possibile ai luoghi di con-
sumo e ai siti di stoccaggio”. Le argomentazioni sopra sintetizzate appaiono poco convincenti. At-
tendibilmente, infatti, la società appellata segnala l’assenza di comprensibili parametri istruttori, in
base ai quali l’individuazione del cosiddetto “ baricentro “ possa ritenersi conciliabile con l’art.
23, comma 3, del citato d.lgs. n. 164 del 2000, che richiede di non penalizzare le aree “con minori
dotazioni infrastrutturali”, né è dato comprendere in che modo la fissazione del medesimo bari-
centro – appunto nel luogo con più dotazioni strutturali e maggiori consumi – potrebbe incenti-
vare l’ingresso di nuovi operatori sul mercato e la maggiore rispondenza delle tariffe ai costi
effettivi del trasporto, come richiesto anche dal regolamento n. 715/2009/CE.
Appaiono, infatti, indebitamente trascurate circostanze anche estrinseche, legate alle con-
tingenze possibili del mercato internazionale, per cui gli acquisti di gas potrebbero trovare mag-
giore spazio, di volta in volta, presso Paesi diversi e collocati in aree geografiche anche opposte:
quanto sopra, in corrispondenza a situazioni reali e di sistema di primario rilievo, necessariamente
da considerare per una valutazione attendibile. Al. tempo stesso, non possono ragionevolmente
essere escluse ragioni aziendali che, in regime di libera concorrenza, comportino forniture e con-
sumi concentrati, per alcuni operatori, nelle aree meridionali del Paese, con non comprovata pos-
sibilità di riequilibrio nel rapporto entry-exit. Le circostanze sopra indicate richiedono l’indivi-
duazione di punti di immissione nella rete, riconducibili non solo (come prospettato dall’Autorità)
all’elemento della statica vicinanza ai siti di stoccaggio o ai luoghi di maggior consumo, ma anche
a ragioni geografiche, ambientali, economiche e, in senso lato. politiche.
La complessità del quadro generale di riferimento, pertanto, non appare al Collegio ade-
guatamente considerata negli equilibri tariffari di cui trattasi. È dunque convincente la rappresen-
tazione di uno sbilanciamento, a favore degli interessi del principale gestore della rete, la cui po-
sizione è stata rafforzata in rapporto a qualsiasi variabilità del mercato, attraverso la forte prepon-
deranza della componente capacity, associata ad un “baricentro”, in realtà fortemente decentrato.
Quanto sopra in un sistema marcatamente svincolato dai percorsi reali, soprattutto per le imprese
operanti – in via principale se non esclusiva – nelle zone meridionali del Paese (mentre – è il caso
di ricordarlo – l’art. 23, comma 3, d.lgs. n. 164 del 2000 impone di tenere conto della “distanza di
trasporto in misura equilibrata, al fine di evitare le penalizzazioni territoriali”).
Fondatamente, pertanto, la società appellata richiama l’esigenza di una diversa ripartizione
fra trasportatori e utenti “dei rischi derivanti da andamenti della domanda complessiva di gas,
difformi rispetto alle previsioni, per ragioni climatiche, macroeconomiche, o per motivi connessi
con l’andamento dei mercati energetici”».
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 375
zione dei punteggi relativi alla componente economica dell’offerta, che avrebbe portato all’“ef-
fetto di appiattimento” dei punteggi relativi alle offerte economiche la stazione appaltante appli-
cando la formula individuata nella lex specialis, effetto che avrebbe determinato una illegittima
sterilizzazione della incidenza dei ribassi, di modo che l’aggiudicazione della gara è venuta preva-
lentemente a dipendere dalla valutazione tecnico-discrezionale della qualità dell’offerta tecnica.
Invero per effetto della peculiare formulazione del logaritmo di calcolo pel punteggio dell’offerta
economica le due offerte economiche sono venute a differenziarsi di soli 1,33 punti, sebbene le
stesse siano caratterizzate da un’oggettiva diversità e il ribasso formulato da una concorrente sia
considerevolmente superiore rispetto a quello formulato dall’altra.
Sul punto: “nell’ambito delle gare da aggiudicarsi con il criterio dell’offerta economica-
mente più vantaggiosa è necessario che, nell’assegnazione dei punteggi venga utilizzato tutto il po-
tenziale differenziale previsto per il prezzo – attribuendo il punteggio minimo pari a zero all’of-
ferta che non presenta sconti rispetto al prezzo a base di gara, ed il punteggio massimo all’offerta
che presenta lo sconto maggiore – al fine di evitare uno svuotamento di efficacia sostanziale della
componente economica dell’offerta” (Cons. St., sez. V, 14 agosto 2017, n. 4004). È stata quindi ri-
tenuta illegittima la previsione di una formula matematica per la valutazione delle offerte econo-
miche incentrata sul rapporto tra la base d’asta e i valori assoluti delle offerte presentate, anziché
sul rapporto tra i ribassi percentuali con attribuzione del punteggio massimo al maggior ribasso,
con conseguente notevole restrizione dei differenziali di punteggio per tale componente, malgrado
differenze di prezzi altrettanto significative (cfr. Cons. St., sez. V, 28 agosto 2017, n. 4081)».
«Il criterio per la valutazione e l’attribuzione dei punteggi relativi alla componente econo-
mica dell’offerta previsto nella lex specialis è stato quindi considerato illegittimo per palese irra-
gionevolezza. La formula individuata dall’Amministrazione, infatti, ha svuotato di contenuto la
componente economica in relazione alla quale erano previsti 30 punti, in modo tale che la stazione
appaltante ha finito per snaturare lo stesso criterio di aggiudicazione scelto dell’offerta economi-
camente più vantaggiosa, in quanto dalla formula applicata ne è conseguita una significativa con-
centrazione tra i punteggi, tale da svilire il profilo economico delle offerte presentate dalle parte-
cipanti. In senso contrario non vale il riferimento della difesa del Ministero e della controinteres-
sata alle linee guida n. 2 dell’ANAC, in quanto, a prescindere da quanto fin qui osservato sulla
legittimità della formula in questione, la formula individuata dalla stazione appaltante figuri tra
quelle indicate dall’ANAC nelle sue linee guida. Le medesime linee guida, infatti, sottolineano l’e-
sigenza di evitare “formulazioni oscure o ambigue assicurando la trasparenza dell’attività e la con-
sapevolezza della partecipazione”, al fine di consentire ai concorrenti di calibrare consapevol-
mente la propria offerta. Tuttavia l’Amministrazione ha individuato un algoritmo che è frutto
della combinazione di una formula “indipendente” (per le quali il punteggio attribuito al concor-
rente non dipende dal punteggio attribuito agli altri concorrenti, cfr. pag. 13 linee guida ANAC)
e di una formula c.d. “parabolica (o non lineare)” che non rientra tra quelli espressamente sugge-
riti o comunque considerati nel paragrafo IV delle linee guida (sulla valutazione degli elementi
quantitativi). […] La medesima ANAC, pur ritenendo “possibile utilizzare anche formule indi-
pendenti” ha sottolineato la possibilità che queste diano luogo a “rischi di coordinamento tra i
concorrenti, facilitati dalla maggiore trasparenza nelle procedure di gara, o tra la stazione appal-
376 FULVIO COSTANTINO
5. Brevi conclusioni
L’indagine, pur nella difficoltà di rinvenire pronunce in cui fosse evidente
il legame tra discrezionalità tecnica e attività informatizzata (o informatizzabile),
ha messo in evidenza come il Consiglio di Stato e i Tar si siano già in alcune oc-
casioni ritrovati a sindacare la discrezionalità tecnica con riferimento ad algo-
ritmi.
Dalle pronunce emerge come il giudice amministrativo sostanzialmente ap-
provi l’operato dell’amministrazione che vi faccia ricorso (casi 3-10). Si assiste
ad una sostanziale deferenza nei confronti delle decisioni di carattere tecnico-di-
screzionale con l’eccezione di due casi, l’uno relativo ad una valutazione della
offerta economica, l’altro alla tariffazione: nel primo tuttavia l’algoritmo era
stato ritenuto già dall’amministrazione erroneo (caso 11); nel secondo il giudice
ha ritenuto di dovere intervenire, peraltro su un tema e in un ambito (tariffe del
gas, fissata da autorità indipendente) nel quale notoriamente il sindacato è con-
siderato penetrante (caso 12).
Il collegio spesso si limita semplicemente a rifiutare di addentrarsi nel-
l’esame delle valutazioni tecniche (caso 2, caso 3); talaltra, invece, ripercorre le
decisioni dell’amministrazione, anche approfonditamente, arrivando persino ad
integrarle (caso 1), ma forse non casualmente, in chiave adesiva. Si accontenta
inoltre che la valutazione non sia frutto di macroscopiche illogicità o travisa-
menti (caso 4).
Là dove il sindacato sembra più penetrante, il giudice comunque sottolinea
che non può sostituire il proprio modello scientifico a quello individuato dal-
l’amministrazione, ma solo verificare se i risultati abbiano rispettato i principi e
le regole del modello (caso 5) o se sia stata correttamente seguita la procedura
prevista (caso 6).
Qualora invece l’algoritmo abbia l’effetto di impedire la partecipazione ad
una competizione (caso 9) o comunque di ostacolare le soluzioni più efficienti ai
problemi per i quali è posto il bando (casi 9-10), il collegio non esita a conte-
starne l’impiego.
Solo in uno dei casi è stato richiesto l’intervento del CTU (caso 8), laddove
invece si sarebbe potuto ipotizzare un ricorso più intenso, e in quel caso, peral-
tro, il giudice si è preoccupato che l’intervento fosse molto rispettoso dell’ope-
rato dell’amministrazione.
Se questo è il quadro delle pronunce, più difficile è trarre considerazioni
generali, valide sia rispetto ai casi esaminati, sia rispetto agli sviluppi futuri.
Si è assistito sinora ad una sottovalutazione del fenomeno. Gli algoritmi ap-
paiono configurati semplicemente come delle mere istruzioni, che devono essere
applicate per giungere al risultato atteso, e ciò sebbene la scelta degli stessi sia
tante e uno o più operatori, per la determinazione del punto di flesso ad un livello idoneo a favo-
rire questi ultimi”. Ciò in quanto “ribassi superiori a quelli del punto di flesso danno vantaggi
molto limitati in termini di punteggio”, indipendentemente dai rischi corruttivi o collusivi, la co-
noscenza ex-ante del punto di flesso incentiva l’allineamento delle offerte verso quel valore”».
IL SINDACATO GIURISDIZIONALE SULLA DISCREZIONALITÀ TECNICA 377
già stata qualificata come esercizio di discrezionalità tecnica (§ 4), e quindi me-
ritevole di una dedicata attenzione. A riprova, anche laddove, per la soluzione di
un caso, venga nominato un CTU, questi viene scelto in quanto esperto di lavori
pubblici e non certo in quanto informatico (caso 8).
Eppure il fenomeno della progressiva informatizzazione richiede che alla
maggiore complessità degli algoritmi e al loro crescente impiego, per le valuta-
zioni più disparate, corrisponda una maggiore attenzione nei loro confronti.
Proprio per queste ragioni ci si può chiedere se sia stato, anche dalla dottrina,
sufficientemente posto il tema della costruzione degli algoritmi: essi non pos-
sono essere elaborati se non da esperti, ma è fondamentale che siano resi com-
prensibili, controllabili, verificabili ex ante, e non solo in sede giurisdizionale,
per evitare pregiudizi.
Il sindacato del giudice non si potrà evidentemente limitare a verificare se
essi abbiano operato bene, ma dovrà indagare come essi siano stati costruiti, se
siano stati neutrali e quali scelte di fondo implicassero, il che però impone a
monte l’assunzione di un modello o comunque il rispetto dei principi procedi-
mentali, così come a valle una maggiore attenzione agli stessi.
Nell’attuale situazione, è plausibile immaginare che la complessità degli al-
goritmi possa scoraggiare un sindacato intenso del giudice (caso 8): simili preoc-
cupazioni sono presenti nella letteratura statunitense, sulla base dell’esperienza
giurisprudenziale maturata46. Proprio per tali ragioni, l’introduzione di indica-
zioni procedimentali e metodologiche potrebbe svelare nuovi scenari.
Rev., 2019, 44: «Federal courts have long demonstrated a tendency to defer to administrative
agencies’ judgments in cases involving complex mathematical modelling and scientific analysis.
Although the arbitrary and capricious test calls for judges to ensure that agencies have carefully
considered relevant factors, the Supreme Court has also indicated that, when a government deci-
sion “‘requires a high degree of technical expertise,’ we must defer to ‘the informed discretion of
the responsible agencies.’” Designing and validating a machine-learning algorithm will certainly
require a high level of technical expertise. Furthermore, as the Ninth Circuit Court of Appeals has
noted, when a governmental action “involves a great deal of predictive judgment,” these “judg-
ments are entitled to particularly deferential review.” Enhancing the government’s ability to make
predictive judgments constitutes the main purpose of designing and validating machine-learning
algorithms, so we should expect that judicial deference would be afforded in cases where agencies
rely on algorithmic governance». Il contributo esamina poi nel dettaglio il caso Alaska v. Lub-
chenco (825 F. Supp. 2d 209 (D.D.C. 2011). In questo senso, osserva che i tribunali si limitano a
verificare se ci sia stato un chiaro errore di giudizio nel disegnare e validare un algoritmo per per-
seguire uno scopo valido, non se il risultato specifico sia spiegabile in maniera intuitiva; e prevede
che, nella maggior parte dei casi, sarà probabilmente sufficiente che i funzionari governativi sod-
disfino il test se possono dimostrare che (a) un sistema algoritmico è stato costruito per ottenere
un obiettivo legalmente valido, (b) funziona correttamente e (c) viene utilizzato come previsto.
CAPITOLO TREDICESIMO
IL TRATTAMENTO GIURISPRUDENZIALE
DELLA “DISCREZIONALITÀ TECNICA”
NELL’ESPERIENZA DELLA CORTE DI GIUSTIZIA
DELL’UNIONE EUROPEA
1. Introduzione
La creazione e la progressiva espansione delle competenze attribuite al-
l’Unione europea (UE) hanno determinato lo sviluppo di un apparato ammini-
strativo a livello sovranazionale che esercita poteri discrezionali in una vasta va-
rietà di ambiti. Dalla gestione della politica agricola comune alla definizione di
complesse norme di dettaglio per la regolamentazione del mercato interno, le
istituzioni europee sono costantemente chiamate ad adottare atti di natura am-
ministrativa, sia di carattere individuale sia di carattere generale1. Sebbene
l’adozione di tali atti si sia accompagnata sin dall’inizio all’attribuzione di un
1 Per una analisi dell’apparato amministrativo europeo e degli atti da esso adottati, si rinvia
a H.C.H. HOFMANN, G.C. ROWE, A.H. TURK, Administrative Law and Policy of the European
Union, Oxford, 2011; P. CRAIG, EU Administrative Law, Oxford, 2012; D. CURTIN, Executive
Power of the European Union, Oxford, 2009; M.P. CHITI, G. GRECO (a cura di), Trattato di diritto
amministrativo europeo, Milano, 2007.
380 MARIOLINA ELIANTONIO - ANNALISA VOLPATO
stration: Probing the Limits of Law, in Common Market Law Review, 2016, 419-451. V. anche
H.C.H. HOFMANN, G.C. ROWE, A.H. TURK, Administrative Law and Policy of the European Union,
cit., 498.
5 L’Avvocato Generale LEGER qualifica questo tipo di valutazione come «discrezionalità
European Law, in Common Market Law Review, 2010, 364. V. anche M. PREK, S. LEFÈVRE,
“Administrative discretion”, “Power of Appraisal” and “Margin of Appraisal”, cit., 344 ss.
IL TRATTAMENTO GIURISPRUDENZIALE DELLA “DISCREZIONALITÀ TECNICA” 381
7 Regolamento UE 2015/2422 del Parlamento europeo e del Consiglio che modifica il pro-
tocollo n. 3 sullo Statuto della Corte di giustizia dell’Unione europea (Euratom) [2015] GU
L341/14. V. C. AMALFITANO, Note critiche sulla recente riforma dello Statuto della Corte di giustizia
dell’Unione europea, in Il diritto dell’Unione europea, 2019, 29-53.
382 MARIOLINA ELIANTONIO - ANNALISA VOLPATO
8 Per una disamina del procedimento innanzi alla CGUE, si rimanda a C. AMALFITANO, M.
CONDINANZI, P. IANNUCCELLI (a cura di), Le regole del processo dinanzi al giudice dell’Unione euro-
pea - Commentario articolo per articolo, Napoli, 2017.
9 A. ALBANESE, Il sindacato sulla discrezionalità nell’ordinamento europeo, cit., 263.
10 Questi ricorsi rappresentano la maggior parte delle cause decise dal Tribunale: dal 2015 al
2019 i ricorsi per annullamento hanno rappresentato il 47,39% delle nuove cause davanti al Tri-
bunale, mentre i ricorsi in carenza l’1,49%, v. CGUE, Annual Report 2019 - Judicial Activity,
Luxembourg, 2020, 285. Per ulteriori informazioni su dati quantitativi sul contenzioso della
GCUE, è possibile consultare le statistiche contenute nelle relazioni annuali sul sito https://cu-
ria.europa.eu/jcms/jcms/Jo2_7000/en/.
11 Per un’analisi più approfondita dei vizi in relazione al sindacato sulla discrezionalità, v. A.
the Problem of Intensity Control of Legality, in C. HARLOW, P. LEINO, G. DELLA CANANEA (a cura
di), Research Handbook on EU Administrative Law, Cheltenham, 2017, 295.
13 GCUE, 12 novembre 1996, in causa C-84/94, Regno Unito c. Consiglio, EU:C:1996:431,
para 23.
14 Art. 263 co. 1 TFUE.
15 Sul fenomeno della c.d. ‘agenzificazione’ dell’amministrazione europea, v., inter alia, M.
EVERSON, C. MONDA, E. VOS, European Agencies in between Institutions and Member States,
Alphen aan den Rijn, 2014; M. CHAMON, EU Agencies. Legal and Political Limits to the Transfor-
mation of the EU Administration, Oxford, 2016; E. CHITI, Le agenzie europee. Unità e decen-
tramento nelle amministrazioni comunitarie, Padova, 2002; C. TOVO, Le agenzie decentrate del-
l’Unione europea, Napoi, 2016; J. ALBERTI, Le agenzie dell’Unione europea, Milano, 2018.
16 In causa T-411/06, Sogelma, para 36. V. ora art. 263 TFUE: La Corte «esercita inoltre un
controllo di legittimità sugli atti degli organi o organismi dell’Unione destinati a produrre effetti
giuridici nei confronti di terzi».
17 Art. 263, co. 3 TFUE.
18 Art. 263, co. 4 TFUE.
19 V. GCUE, 15 luglio 1963, in causa 25/62, Plaumann c. Commissione europea,
EU:C:1963:17, 107. Per una critica v. J. BAST, New Categories of Acts after the Lisbon Reform:
384 MARIOLINA ELIANTONIO - ANNALISA VOLPATO
c. Einfuhr- und Vorratsstelle für Getreide und Futtermittel, EU:C:1975:44; CGUE, 25 gennaio
1979, in causa 98/78, A. Racke c. Hauptzollamt Mainz, EU:C:1979:14.
22 V., ad esempio, CGUE, 22 dicembre 2010, in causa C-77/09, Gowan Comércio Interna-
cional e Serviços Lda c. Ministero della Salute, EU:C:2010:803, sulla questione se una sostanza sod-
disfi i requisiti di sicurezza di cui alla direttiva 91/414/CEE del Consiglio relativa all’immissione
in commercio dei prodotti fitosanitari.
IL TRATTAMENTO GIURISPRUDENZIALE DELLA “DISCREZIONALITÀ TECNICA” 385
34; CGUE, 17 novembre 1987, in cause riunite 142 e 156/84, BAT and Reynolds, EU:C:1987:490,
para 62; CGUE, 28 maggio 1998, in causa C-7/95, Deere c. Commissione, EU:C:1998:256, para
34; CGUE, 8 dicembre 2011, in causa C-272/09 P, KME Germany c. Commissione, EU:C:2011:810,
para 39; CGUE, 12 ottobre 2004, in causa C-87/00, Roberto Nicoli c. Eridania SpA, EU:C:2004:604,
para 37. V., nell’ambito della politica agricola comune, CGUE, 25 gennaio 1979, in causa 98/78,
A. Racke c. Hauptzollamt Mainz, EU:C:1979:14.
24 V., inter alia, CGUE, 12 ottobre 2004, in causa C-87/00, Nicoli c. Eridania, EU:C:2004:305,
para 37; CGUE, 6 ottobre 1999, in causa T-123/97, Solomon c. Commissione, EU:T:1999:245,
para 47; CGUE, 16 settembre 2013, in causa T-333/10, Animal Trading Company (ATC) BV e
Others c. Commissione, EU:T:2013:451, para 64.
25 P. CRAIG, EU Administrative Law, cit., 411.
26 CGUE, 5 marzo 2015, in causa C-667/13, Estado português c. Banco Privado Português,
Appraisal”, cit., 368. In rari casi la Corte ha cassato la sentenza del Tribunale, ritenendo che non
ci fossere elementi di complessità tali da giustificare un sindacato minimo, v. CGUE, 22 dicembre
2008, in causa C-487/06 P, British Aggregates Association c. Commissione, EU:C:2008:757, para
114-115; CGUE, 21 giugno 2012, in causa C-452/10 P, BNP Paribas e BNL c. European Commis-
sion, EU:C:2012:366, para 103-104.
28 Art. 33, co. 1 del Trattato istitutivo della Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio,
Law, cit., 387 ss. V. anche H.C.H. HOFMANN, G.C. ROWE, A.H. TURK, Administrative Law and
Policy of the European Union, cit., 495.
33 V., ad esempio, CGUE, 13 dicembre 2011, in causa T-377/07, Evropaïki Dynamiki - Proig-
cit., 55.
35 P. CRAIG, EU Administrative Law, cit., 415-416.
36 CGUE, 15 febbraio 2005, in causa C-12/03 P, Tetra Laval, EU:C:2005:87. Per alcuni
autori, i primi segnali della svolta giurisprudenziale sono invece da riconoscere già nella sentenza
Technische Universität München (in causa C-269/90, Technische Universität München c. Hauptzol-
lamt München-Mitte, EU:C:1991:438) del 21 novembre 1991, v. R. WIDDERSHOVEN, The European
Court of Justice and the Standard of Judicial Review, cit., 55.
37 CGUE, 15 febbraio 2005, in causa C-12/03 P, Tetra Laval, EU:C:2005:87, punto 39. Per
l’esame del criterio Tetra Laval e la distinzione tra l’accertamento dei fatti rilevanti ai fini
dell’adozione della decisione e la loro valutazione, nonché il diverso controllo esercitato dai giu-
dici dell’Unione, v. M. SCHIMMEL, R. WIDDERSHOVEN, Judicial Review after Tetra Laval: Some
Observations from a European Administrative Law Point of View, cit., 61.
IL TRATTAMENTO GIURISPRUDENZIALE DELLA “DISCREZIONALITÀ TECNICA” 387
38 CGUE, 15 febbraio 2005, in causa C-12/03 P, Tetra Laval, EU:C:2005:87, punto 39. Tale
criterio è stato ripreso in una lunga linea giurisprudenziale successiva a quest’ultima, v. CGUE,
8 dicembre 2011, in causa C-389/10 P, KME Germany e a. c. Commissione, EU:C:2011:816,
punto 121; CGUE, 15 dicembre 2016, in causa T-177/13, EU:T:2016:736, punto 79. Per
un’analisi di Tetra Laval e della successiva giurisprudenza, v. A. MEIJ, ‘Judicial Review in the EC
Courts: Tetra Laval and Beyond’ in O. ESSENS, A. GERBRANDY, S. LAVRIJSSEN (a cusa di), National
Courts and the Standard of Review in Competition Law and Economic Regulation, Amsterdam,
2009, 8-21.
39 A. KALINTIRI, What’s in a name? The marginal standard of review of “complex economic
assessments” in EU competition enforcement, in Common Market Law Review, 2016, 1285, con ul-
teriori riferimenti alla discussione relativa allo standard di controllo nelle questioni economiche.
40 CGUE, 11 settembre 2002, in causa T-13/99, Pfizer c. Consiglio, EU:T:2002:209, punto
172.
41 E. BARBIER DE LA SERRE, A.L. SIBONY, Expert evidence before the EC Courts, in Common
rica c. Independent Music Publishers e Labels Association (Impala), EU:C:2007:790, punto 240.
388 MARIOLINA ELIANTONIO - ANNALISA VOLPATO
3.3. Oltre il diritto della concorrenza: l’errore manifesto in materia di salute pub-
blica e ambiente
La suddetta evoluzione del criterio dell’errore manifesto è stata riscontrata
anche al di là dell’ambito del diritto della concorrenza. Un primo esempio di con-
trollo più approfondito delle scelte discrezionali dell’amministrazione dell’Unione
è rappresentato dalla sentenza Pfizer, che riguardava la contestazione di un prov-
vedimento di revoca dell’autorizzazione di un additivo per l’alimentazione degli
animali50. Anche in questo caso, il Tribunale, senza discostarsi formalmente dal
criterio dell’«errore manifesto», ha proceduto ad una valutazione approfondita
per valutare se la Commissione avesse commesso un errore manifesto. Questo
stesso orientamento è stato parimenti ripreso in una giurisprudenza successiva re-
lativa alla regolamentazione dei rischi per la sanità pubblica o per l’ambiente51.
44 CGUE, 19 novembre 2008, in causa T-187/06, Ralf Schrader c. Ufficio comunitario delle
Ltd, EU:C:2010:377.
47 W. WILS, The Increased Level of EU Antitrust Fines, Judicial Review and the European
Convention on Human Rights, in World Competition law and Economics Review, 2010, 31; S. LA-
VRIJSSEN, M. DE VISSER, Independent Administrative Authority and the Standard of Judicial Review,
in Utrecht Law Review, 2006, 131; LENAERTS e GERARD rilevano che, «nonostante i termini dell’ar-
ticolo [263 TFUE], il criterio dell’“errore manifesto di valutazione” per controllare l’applicazione
da parte della Commissione dell’art. [101 (3) TFUE], ad esempio, si è notevolmente evoluto verso
uno standard di controllo completo». K. LENAERTS, D. GERARD, Decentralisation of EC Competi-
tion Law Enforcement: Judges in the Frontline, in World Competition, 2004, 340.
48 V. inter alia CGUE, 21 gennaio 2016, in causa C-603/13 P, Galp Energía España SA and
Others c. European Commission, EU:C:2016:38, para 72; CGUE, 26 settembre 2018, in causa C-
99/17 P, Infineon Technologies AG c. European Commission, EU:C:2018:773, para 48.
49 M. BARAN, The Scope of EU Courts’ Jurisdiction and Review of Administrative Decisions -
l’Unione europea, EU:T:2002:209. V. E. VOS, The European Court of Justice in the Face of Scientific
Uncertainty and Complexity, in B. DE WITTE, E. MUIR, M. DAWSON (a cura di), Judicial Activism at
the European Court of Justice, Cheltenham, 2013, 152-160.
51 V. CGUE, 9 settembre 2011, in causa T-475/07, Dow Agro Sciences Ltd e a. c. Commis-
IL TRATTAMENTO GIURISPRUDENZIALE DELLA “DISCREZIONALITÀ TECNICA” 389
sione, EU:T:2011:445, para 150-153; CGUE, 9 settembre 2011, in causa T-257/07, Francia c. Com-
missione, EU:T:2011:444, punto 87.
52 Inter alia, CGUE, 30 novembre 2016, in causa C-486/15 P, Orange SA c. European Com-
mission, EU:C:2016:912, para 87-88; CGUE, 2 settembre 2010, in causa C-290/07 P, European
Commission c. Scott SA, EU:C:2010:480, para 68.
53 CGUE, 15 marzo 2018, in causa T-211/16, Caviro Distillerie Srl and Others c. European
Commission, EU:T:2018:148, para 49; CGUE; 4 marzo 2010, in causa T-410/06, Foshan City
Nanhai Golden Step Industrial Co., Ltd c. Consiglio dell’Unione europea, EU:T:2010:70, para 64-
67. V. M. PREK, S. LEFÈVRE, “Administrative discretion”, “Power of Appraisal” and “Margin of
Appraisal”, cit., 359; R. WIDDERSHOVEN, The European Court of Justice and the Standard of Judicial
Review, cit.
54 Si confrontino, ad es., le sentenze CGUE, 7 marzo 2013, in causa T-93/10, Bilbaína de Al-
CGUE, 22 gennaio 2014, in causa C-270/12, Regno Unito c. Parlamento europeo e Consiglio,
EU:C:2014:18.
56 Con riferimento alla giurisprudenza in materia di regolamentazione del rischio, G.C. LEO-
NELLI, The Fine Line between Procedural and Substantive Review in Cases involving Complex
Technical-Scientific Evaluations: Bilbaìna, in Common Market Law Review, 2018, 1218.
390 MARIOLINA ELIANTONIO - ANNALISA VOLPATO
dicembre 2006, in causa T-228/02, Organisation des Modjahedines du peuple d’Iran c. Consiglio,
EU:T:2006:384, e CGUE, 23 ottobre 2008, in causa T-256/07, People’s Mojahedin Organization of
Iran c. Consiglio, EU:T:2008:461.
62 Kadi I, punto 96.
63 Kadi I, punto 142.
64 CGUE, 18 luglio 2013, in causa C-584/10 P, Kadi II, EU:C:2013:518, punto 74.
IL TRATTAMENTO GIURISPRUDENZIALE DELLA “DISCREZIONALITÀ TECNICA” 391
dei fatti addotti nell’esposizione dei motivi sottesa a tale decisione, cosicché il
controllo giurisdizionale non si limiti alla valutazione dell’astratta verosimi-
glianza dei motivi dedotti, ma consista invece nell’accertare se questi motivi, o
per lo meno uno di essi considerato di per sé sufficiente a suffragare la mede-
sima decisione, siano fondati»65. L’ampiezza dell’indagine, più marcata che in al-
tri ambiti66, è dunque non solo auspicabile, ma anche sempre più diffusa in ma-
teria di diritti fondamentali nell’ordinamento europeo67.
para 133.
70 Ibidem.
71 Inter alia, CGUE, 16 giugno 2015, in causa C-62/14, Gauweiler, EU:C:2015:400, para 69.
72 H.C.H. HOFMANN, The Interdependencies between Delegation, Discretion and the Duty of
Care, in J. MENDES (a cura di), Discretion in EU Law, London, 2019, 235 ss.
392 MARIOLINA ELIANTONIO - ANNALISA VOLPATO
73 V. inter alia, CGUE, 13 dicembre 2001, in cause riunite T-45/98 e T-47/98, Krupp Thys-
sen Stainless GmbH e Acciai speciali Terni SpA c. Commissione, EU:T:2001:288, para 237. Per
un’analisi del ruolo del dovere di diligenza nella giurisprudenza della CGUE, H.C.H. HOFMANN,
The Duty of Care in EU Public Law, in Review of European Administrative Law, 2020.
74 R. WIDDERSHOVEN, The European Court of Justice and the Standard of Judicial Review, cit.,
54.
75 V. inter alia, CGUE, 12 giugno 1997, in causa T-504/93, Tiercé Ladbroke, EU:T:1997:84,
para 158 ss.; CGUE, 10 luglio 2012, in causa T-304/08, Smurfit Kappa Group, T:2012:351, para
110 ss.
76 A. VOLPATO, Judicial Review of the Acts of EU Agencies: Discretion Escaping Scrutiny?,
capitolo 3; J. SCHWARZE, European Administrative Law: Revised First Edition, London, 2006, capi-
tolo 5.
78 V. C. BACKES, M. ELIANTONIO (a cura di), Casebook Judicial Review of Administrative
del test è più controversa nell’ambito del controllo delle scelte discrezionali del-
l’amministrazione dell’Unione79.
Secondo De Búrca, che ha svolto uno studio approfondito sull’utilizzo del
principio di proporzionalità da parte del giudice dell’Unione, il ruolo di questo
principio nel sindacato giurisdizionale varia in funzione della relativa expertise,
della posizione e della competenza della Corte nei confronti dell’autorità che ha
deciso80. Mentre in alcuni casi il rispetto di questo principio è semplicemente ap-
piattito ad una verifica dell’assenza di manifesta inappropriatezza della misura81,
in altri casi questo principio si è dimostrato uno strumento utile nelle mani dei
giudici europei soprattutto in combinazione con il dovere di diligenza82. Così, ad
esempio, in una causa riguardante taluni regimi di importazione sul mercato
della banana, il Tribunale ha sottolineato che, quando le istituzioni dell’UE di-
spongono di un ampio potere discrezionale, il giudice è tenuto ad esaminare
«solo la manifesta inidoneità di un provvedimento adottato in tale ambito, ri-
spetto allo scopo che l’istituzione competente intende perseguire»83. Invece, nella
causa Gauweiler, relativa allo strumento OMT elaborato dalla Banca centrale eu-
ropea (BCE) per fronteggiare la crisi finanziaria, la CGUE ha efficacemente ri-
chiamato il dovere di diligenza all’interno dell’analisi della proporzionalità84 e,
nonostante il margine di discrezionalità goduto dalla BCE, ha proceduto ad una
analisi puntuale delle valutazioni condotte e delle ragioni addotte85.
emersa vistosamente nella recente sentenza PSPP della Corte costituzionale tedesca, BVerfG, 5
maggio 2020 -2 BvR 859/15.
80 G. DE BÚRCA, The principle of proportionality and its application in EC law, in Yearbook of
38. L’approccio della Corte è stato criticato da AG Kokott nelle sue conclusioni in causa C-
558/07, SPCM and others, EU:C:2009:142, para 73-77.
82 H.C.H. HOFMANN, The Interdependencies between Delegation, Discretion and the Duty of
EU:T:2001:96, para 94. V. anche CGUE, 21 settembre 2011, in causa T-343/10, Etimine,
EU:T:2011:509, para 98. In relazione agli atti delle agenzie, v. CGUE, 7 marzo 2013, in causa T-
94/10, Rütgers e a. c. ECHA, EU:T:2013:107, para 134: «l’ECHA dispone di un ampio potere di-
screzionale in un settore che richiede da parte sua scelte di natura politica, economica e sociale ri-
spetto alle quali essa è chiamata ad effettuare valutazioni complesse. Solo la manifesta inidoneità
di una misura adottata in tale ambito, in rapporto allo scopo che il legislatore intende perseguire,
può inficiare la legittimità di una siffatta misura».
84 CGUE, 16 giugno 2015, in causa C-62/14, Gauweiler, EU:C:2015:400, para 66-69. Per
un’analisi della sentenza e delle sue implicazioni per il concetto di discrezionalità, v. J. MENDES, Di-
scretion, Care and Public Interests in the EU Administration: Probing the Limits of Law, cit., 419.
85 See also, inter alia, CGUE, 7 aprile 2016, in causa C-556/14 P, Holcim (Romania),
EU:C:2016:207.
394 MARIOLINA ELIANTONIO - ANNALISA VOLPATO
CGUE hanno spostato l’attenzione dal contenuto dell’atto, nei confronti del
quale rimane fermo il divieto per giudice di sostituire le proprie valutazioni a
quelle dell’amministrazione, alla procedura con la quale tale atto è stato adottato,
la quale deve presentare garanzie tali da indurre il giudice a confermarne la va-
lidità. La necessità di prendere in considerazione tutti gli elementi, di vagliarli
accuratamente e imparzialmente, di dare la possibilità di essere sentiti e di mo-
tivare adeguatamente l’atto sono, infatti, aspetti prettamente procedurali dell’a-
dozione dell’atto86. Analogamente, anche il giudizio sulla proporzionalità di una
misura da parte della CGUE ha conosciuto una forma di “proceduralisation”87,
ovvero di applicazione in senso procedurale, come emerso in Gauweiler e in
successive sentenze88.
La crescente attenzione per questi aspetti mira a compensare il sindacato
marginale sulla sostanza tradizionalmente adottato dalla CGUE. Questo sposta-
mento del punto focale dell’analisi, infatti, appare lungi dall’essere casuale; al
contrario, è stata ritenuta una scelta deliberata da parte del giudice europeo89.
Nel 2012, Koen Lenaerts, attualmente presidente della Corte, auspicava l’ado-
zione di una «process-oriented review» che permettesse di intensificare il sinda-
cato giurisdizionale sul processo decisionale delle istituzioni europee, senza però
intromettersi nelle scelte politiche90. Pur non aderendo esplicitamente alle teorie
strutturaliste statunitensi91, egli riconosceva come tale forma di sindacato miri a
migliorare il modo in cui le istituzioni politiche adottano le loro decisioni92.
Plausibilmente, questa motivazione sta alla base del più intenso scrutinio adot-
tato dalla CGUE negli ultimi anni.
Sebbene concentrato sugli aspetti procedurali nell’individuazione dell’er-
rore manifesto, l’approccio della CGUE tende talvolta a sconfinare nella so-
stanza della decisione, mettendo in luce quanto sfumata sia la linea di demarca-
zione tra sindacato “procedurale” e sindacato “sostanziale”93. Emblematica in
86 G.C. LEONELLI, The Fine Line between Procedural and Substantive Review in Cases invol-
sion, EU:C:2016:207, para 80; CGUE, 19 dicembre 2012, in causa C-534/10P Brookfield New
Zealand and Elaris c. CPVO and Schniga, EU:C:2012:813, para51; CGUE, 16 dicembre 2008, in
causa C-47/07 P Masdar (UK) c. Commission, EU:C:2008:726, para 92 e 93.
89 R. WIDDERSHOVEN, The European Court of Justice and the Standard of Judicial Review, cit.,
60.
90 K. LENAERTS, The European Court of Justice and Process-Oriented Review, in Yearbook of
2007, citato a p. 3.
92 K. LENAERTS, The European Court of Justice and Process-Oriented Review, cit., 3. Casi em-
blematici per LENAERTS sono le sentenze: CGUE, 8 giugno 2010, in causa C-58/08,Vodafone and
Others, EU:C:2010:321; CGUE, 9 novembre 2010 in cause riunite C-92 e 93/09, Volker und
Markus Schecke GbR, EU:C:2009:284; CGUE, 1 marzo 2011, in causa C-236/09, Association belge
des Consommateurs Test-Achats and Others, EU:C:2011:100.
93 G.C. LEONELLI, The Fine Line between Procedural and Substantive Review in Cases invol-
questo senso è la causa Bilbaìna, nella quale la Corte è stata chiamata a pronun-
ciarsi sulla legittimità della classificazione di una certa sostanza ai sensi del re-
golamento (CE) n. 1272/2008 da parte della Commissione94. Soprattutto nella
comparazione con una precedente sentenza su una fattispecie analoga95, appare
evidente come l’esame del giudice «se tale istituzione abbia esaminato, in modo
accurato e imparziale, tutti gli elementi rilevanti della fattispecie sui quali si fon-
dano le conclusioni che ne vengono tratte»96 si sia tradotto de facto in una ri-
messa in discussione del contenuto stesso dalla decisione della Commissione. La
CGUE, infatti, ritenendo che la decisione fosse viziata poiché la Commissione
non aveva tenuto in debito conto un limite della metodologia utilizzata per la
classificazione, è giunta di fatto a imporre alla Commissione di adottare una di-
versa metodologia nella sua decisione. Il confine tra sindacato della non manife-
sta erroneità della decisione e quello della sostanziale verifica della sua corret-
tezza scientifica appare dunque estremamente labile, se non latentemente su-
perato97.
5. Considerazioni di sintesi
Il trattamento giurisprudenziale della discrezionalità tecnica nell’esperienza
della CGUE presenta in sostanza un quadro complesso e non privo di incoe-
renze. L’orientamento adottato dal giudice europeo è asseritamente deferente,
limitato a sanzionare vizi manifesti della misura dell’amministrazione europea
ogni qualvolta essa sia frutto di valutazioni ritenute tecnicamente, scientifica-
mente, economicamente o socialmente complesse. Ciononostante, nel corso de-
gli ultimi anni il sindacato della CGUE è divenuto via via più intrusivo, giun-
gendo a vagliare la sostanza della decisione attraverso un’inedita attenzione per
il rispetto delle garanzie procedurali e i principi di buona amministrazione.
Questa evoluzione, tuttavia, è più evidente soltanto in alcune materie su cui
la CGUE è chiamata a pronunciarsi, quali il diritto della concorrenza e la tutela
dei diritti fondamentali. Quest’intensità differenziata del sindacato della CGUE
– nel tempo e negli ambiti di applicazione – mette ancor più in luce la discrasia
tra una formula stereotipata, quella dell’errore manifesto elaborata nelle prime
pronunce, e l’atteggiamento concretamente assunto oggi dal giudice rispetto alla
valutazione tecnica compiuta da istituzioni e agenzie dell’UE.
Strettamente legata a questa discrasia, sebbene non necessariamente in un
rapporto di causa-effetto, è l’assenza nel diritto dell’UE di una chiara concet-
tualizzazione della nozione di discrezionalità tecnica e di una distinzione dal
cit., 152 ss.; G.C. LEONELLI, The Fine Line between Procedural and Substantive Review in Cases
involving Complex Technical-Scientific Evaluations: Bilbaìna, cit., 1218. V. anche M. LEE, EU
Regulation of GMOs, Cheltenham, 2008, 84 ss.; C. ANDERSON, Contrasting Models of EU Admini-
stration in Judicial Review of Risk Regulation, in Common Market Law Review, 2014, 432 ss.
100 H.C.H. HOFMANN, G.C. ROWE, A.H. TURK, Administrative Law and Policy of the Euro-
103 E.BARBIER DE LA SERRE, A.L. SIBONY, Expert Evidence before the EC Courts, cit., 973 ss.
104 A.W.H. MEIJ, Courts in Transition: Administration of Justice and how to Organize It, in
Common Market Law Review, 2013, 6 ss.; F. DEHOUSSE, The Reform of the EU Courts. The Need
of a Management Approach, in Egmont Paper 53, 2011, 21, F. DEHOUSSE, The Reform of the EU
Courts (II). Abandoning the Management Approach by Doubling the General Court, in Egmont
Paper 83, 2016; J. ALBERTI, Verso un sistema giurisdizionale “a specializzazione decentrata”? Brevi
note sulla specializzazione del sapere giudiziario dell’Unione all’indomani della riforma del Tribu-
nale, in Il Diritto dell’Unione europea, 2018, 23.
105 V. M. ELIANTONIO, Europeanisation of Administrative Justice, Zutphen, 2008; D.U. GA-
LETTA, Procedural Autonomy of EU Member States: Paradise Lost?, Heidelberg, 2010; F. GRASHOF,
National Procedural Autonomy Revisited: Consequences of Differences in National Administrative
Litigation Rules for the Enforcement of European Union Environmental Law, Zutphen, 2016; J.
JANS, Europeanisation of Public Law, Zutphen, 2016, capitolo 6.
106 Inter alia, CGUE, 21 gennaio 1999, in causa C-120/97, Upjohn, EU:C:1999:14; CGUE,
24 aprile 2008, in causa C-55/06, Arcor, EU:C:2008:244; CGUE, 6 ottobre 2015, in causa C-
71/14, East Sussex County Council, EU:C:2015:656; CGUE, 21 dicembre 2016, in causa C-203/15,
Tele2 Sverige, EU:C:2016:970; CGUE, 28 luglio 2011, in causa C-69/10, Samba Diuf,
EU:C:2011:524; CGUE, 16 maggio 2017, in causa C-682/15, Berlioz, EU:C:2017:373. V. anche T.
PALONIITTY, M. ELIANTONIO (a cura di), Special Issue: Scientific Knowledge in Environmental Judi-
cial Review: Safeguarding Effective Judicial Protection in the EU Member States, in European
Energy and Environmental Law Review, 2018, 108 ss.
107 R. WIDDERSHOVEN, The European Court of Justice and the Standard of Judicial Review, cit.,
39 ss.
POSTFAZIONE
Altre domande è lecito porsi e altri elementi di risposta sono offerti dal li-
bro. La giurisprudenza amministrativa sulle valutazioni tecniche delle ammini-
strazioni si è evoluta realmente negli ultimi decenni? Ha raccolto le suggestioni
offerte dalla scienza giuridica e le potenzialità, in termini di mezzi istruttori, of-
ferte dai cambiamenti del processo amministrativo? Sembra doversi rispondere,
nel complesso, in modo negativo: a volte la giurisprudenza si attesta sul modello
proprio del sindacato sulla discrezionalità amministrativa, arrestandosi corretta-
mente sulla soglia dell’opinabilità; a volte si ferma ancora prima, rinunciando a
verificare che la valutazione tecnica sia stata operata applicando correttamente
le conoscenze specialistiche e facendo a meno di ricorrere alla consulenza tec-
nica. Maggiore uso, in alcune materie, viene fatto della verificazione: segno,
forse, che il giudice continua a muoversi, almeno in teoria, nella logica dell’ac-
certamento dei fatti piuttosto che in quella della loro valutazione esperta.
Ci si può chiedere, ancora, se l’assetto raggiunto sia soddisfacente. Anche
qui, gli scritti raccolti nel volume consentono di formulare elementi di risposta,
ma di una risposta che non può essere unitaria: si può solo rilevare le differenze
e segnalare, qualora ce ne fosse bisogno, che ogni caso è diverso dagli altri e che
le ragioni che possono aver indotto il giudice a un controllo più o meno rigoroso
possono essere le più varie e inerire alle peculiarità del settore o a quelle del
caso concreto.
Ciò premesso, non senza avere rilevato che l’uniformità delle tecniche di
giudizio è comunque auspicabile e la prevedibilità delle decisioni un valore da
tutelare, la lettura del libro consente di affermare che la presenza di valutazioni
tecniche costituisce ancora, troppo spesso, un freno eccessivo al controllo del
giudice. In molti casi esso rinuncia a utilizzare gli strumenti a sua disposizione
per verificare la correttezza del percorso decisionale seguito dall’amministra-
zione. La tecnica propria del controllo per eccesso di potere, che implica l’ap-
plicazione di princìpi e regole generali e non richiede conoscenze specialistiche,
è adeguata al controllo delle valutazioni squisitamente amministrative – quelle
che la nostra tradizione riconduce alla ponderazione di interessi e considera se-
parate da quelle tecniche – ma non sempre lo è per le valutazioni che richiedono
l’applicazione di arti, scienze o tecniche particolari. Essa consente, per esempio,
di verificare che il procedimento amministrativo si sia svolto in modo corretto,
ma non che altrettanto sia avvenuto per il procedimento tecnico, all’interno di
un laboratorio di analisi o di un foglio di calcolo. Consente di verificare che
l’amministrazione abbia compiuto un’istruttoria adeguata, ma non che la sua va-
lutazione tecnica abbia tenuto conto di tutti i dati rilevanti. Il controllo della
correttezza del processo di formazione del provvedimento, infatti, può richie-
dere il ricorso a conoscenze specialistiche, ferma restando l’insindacabilità delle
valutazioni opinabili.
Rimane la domanda più rilevante sotto il profilo dogmatico, quella posta
da Marco D’Alberti nella prefazione e dal curatore nel suo saggio introduttivo:
quella relativa al concetto di discrezionalità tecnica. L’analisi della giurispru-
denza ne giustifica l’esistenza? La risposta non può prescindere dalla circo-
402 BERNARDO GIORGIO MATTARELLA
MICHELE BRAY
Dottore di ricerca in diritto pubblico presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università
Sapienza di Roma. Viceprefetto Aggiunto presso la Prefettura di Lucca
FEDERICO CAPORALE
Assegnista di ricerca in diritto amministrativo presso il Dipartimento di Giurisprudenza
della LUISS Guido Carli. È abilitato alle funzioni di professore associato di diritto ammi-
nistrativo
FULVIO COSTANTINO
Ricercatore di diritto amministrativo presso il Dipartimento di Scienze Politiche, della Co-
municazione e delle Relazioni Internazionali dell’Università di Macerata. È abilitato alle
funzioni di professore ordinario di diritto amministrativo
MARGHERITA CROCE
Dottoranda di ricerca in diritto pubblico presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università
Sapienza di Roma e Research Collaborator presso la Scuola IMT Alti Studi Lucca
MARCO D’ALBERTI
Professore emerito di diritto amministrativo presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Uni-
versità Sapienza di Roma
SILVIA DE NITTO
Assegnista di ricerca in diritto amministrativo presso il Dipartimento di Giurisprudenza
della LUISS Guido Carli
MARIOLINA ELIANTONIO
Professor of European and Comparative Administrative Law and Procedure presso la
Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Maastricht
LEONARDO LIPPOLIS
Dottore di ricerca in diritto pubblico presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università
Sapienza di Roma
LIVIA LORENZONI
Ricercatrice di diritto amministrativo presso il Dipartimento di Scienze Politiche dell’Uni-
versità degli Studi Roma Tre. Abilitata alle funzioni di professore associato di diritto ammi-
nistrativo
404 NOTIZIE SUGLI AUTORI
ALFREDO MOLITERNI
Ricercatore di diritto amministrativo presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università
Sapienza di Roma. È abilitato alle funzioni di professore ordinario di diritto amministrativo
MASSIMO NUNZIATA
Ricercatore di diritto amministrativo presso l’Università Tor Vergata di Roma. È abilitato
alle funzioni di professore associato di diritto amministrativo
FRANCESCA PILEGGI
Dottoranda di ricerca in diritto pubblico presso la Facoltà di Giurisprudenza dell’Università
Sapienza di Roma
ANNALISA VOLPATO
Assistant professor in European Administrative Law presso la Facoltà di Giurisprudenza
dell’Università di Maastricht