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Chichibìo e la gru

Novella di Giovanni Boccaccio


Decameron, VI, 4
LA GIORNATA

Chichibio e la gru è la
quarta novella della
sesta giornata del
“Decameron” di Giovanni
Boccaccio.

La regina è Elissa e la narratrice è Neifile. Il tema della giornata è la


Fortuna, che deve essere colta al volo da chi è dotato di intelligenza.

Può essere definita una novella di “motto”, poiché si basa su


un’arguta risposta conclusiva, una battuta che cambia e stravolge le
intenzioni ed i sentimenti dei personaggi, risolvendo una situazione
difficile e dimostrando, perciò, l’intelligenza del protagonista.
TRAMA
La vicenda è ambientata verso la metà del 1300 a
Firenze, dove le persone sono solitamente animate da un
clima di profonda avversità con i veneziani. Chichibio è il
cuoco veneziano di Currado Gianfigliazzi, un nobile
fiorentino vissuto tra il Duecento e il Trecento che ebbe
fama di grande generosità e magnanimità. Currado dà a
Chichibio l’incarico di cucinare una gru. Una volta cotta
la gru, entra in cucina Brunetta, la ragazza di cui
Chichibio è innamorato. La ragazza insiste perché
Chichibio le dia una gamba della gru.
Lui cede e così ne porta in tavola solo una. Per difendersi, afferma che questo
uccello ha una gamba sola. Il padrone, Currado, avendo diversi invitati, per il
momento non punisce il servitore. Il giorno dopo, però, all’alba lo porta a constatare
quante gambe abbiano le gru. Inizialmente si vedono le gru ritte su una gamba sola,
perciò Chichibio per un attimo comincia a credersi salvo, ma basta un grido del
padrone, perché le gru spaventate calino giù la seconda gamba e spicchino il volo. Il
padrone è soddisfatto e pronto a punirlo, ma, con una battuta spiritosa (che la
fortuna e la paura gli suggeriscono), Chichibio risponde che, se la sera prima il
padrone avesse egualmente gridato, anche in quel caso sarebbe comparsa la
seconda gamba alla gru. A questo punto, Currado scoppia a ridere riconoscendo il
carattere spiritoso della battuta e rinunciando a punire il servitore Chichibio.
I personaggi e la loro caratterizzazione

Chichibìo Chichibìo viene introdotto da Boccaccio come buon cuoco


di Currado Gianfigliazzi. A causa della sua provenienza
veneziana viene definito come nuovo bergolo cioè
chiacchierone, semplicione. Dunque è un cuoco veneziano
bugiardo, chiacchierone, intelligente, ironico, sfacciato e
innamorato. Oltre alla sua posizione sociale, Boccaccio ci
comunica anche lo stato d'animo di Chichibio: è 'forte
innamorato' di Brunetta. Ed è proprio a causa di questo
amore che Chichibio commette l'errore di togliere una
coscia alla gru.
Le sue risposte sono certamente argute (c'è un doppio senso contenuto nella
risposta a Brunetta: Voi non l’avrì da mi, donna Brunetta, voi non l’avrì da mi,
cui peraltro la donna replica con altrettanta arguzia: se tu non la mi dài, tu non
avrai mai da me cosa che ti piaccia.). Un altro tratto caratteristico di Chichibio
è la paura. Dopo la minaccia del padrone il cuoco è fortemente preoccupato e
si salva dall’errore soltanto tramite una pronta risposta. La battuta spontanea
lo qualifica come uomo irriflessivo ma allo stesso tempo capace
d'improvvisazione. La figura di Chichibio è positiva perché e spontanea e
naturale in tutte le occasioni: quando non sa dire di no all'innamorata, quando
reagisce senza indecisioni di fronte ai padrone e ai suoi ospiti, negando
l'evidenza, e quando riesce a togliersi dall’impiccio con una battuta che gli
procura il perdono del padrone.
I personaggi e la loro caratterizzazione

Currado
Currado Gianfigliazzi personaggio storico, esponente di
una ricca famiglia di banchieri fiorentini, Rappresenta i
valori urbani della buona società fiorentina, capace di
apprezzare l’arte della parola e l’intelligenza di saper fare
motti. E' un notabile cittadino, un gentiluomo, intelligente,
generoso, onesto e persona liberale.
Conduce una vita cavalleresca e si diverte a cacciare con il
falcone; oltre che generoso è anche dotato di autocontrollo
e di ironia.
Rinuncia, infatti, a discutere con il cuoco sul numero di gambe di una gru
durante la cena altolocata e gli concede il beneficio del dubbio con lo scopo di
punirlo il giorno successivo. Come dimostra il finale della novella non è un
nobile puritano, chiuso di mente e severo, ma è un personaggio magnanimo e
ironico, capace di dialogare e riconoscere l’abilità verbale di chi si trova diversi
gradini al di sotto di lui.
I personaggi e la loro caratterizzazione

Brunetta
Brunetta è una «femminetta» come dice
Boccaccio, termine con cui di solito indica una
donna popolana graziosa, furba ed egoista. È
lei a far scattare il conflitto alla base della
trama: con furbizia si fa dare la coscia della gru
senza preoccuparsi delle conseguenze per il
povero cuoco.

Con i due personaggi Currado e Chichibio, Bocciaccio mette a


confronto due ambienti sociali e due classi sociali diverse; alla fine
della novella però avviene un'uguaglianza fra le due posizioni sociali,
un riscatto sociale delle classi umili che è un altro tema del
Decameron.

Fra i personaggi infine ci sono anche gli ospiti invitati da Currado,


orgoglioso di esibire il successo della battuta di caccia, e che si
trovano nella scomoda situazione di assistere al fastidio del
nobiluomo ingannato dal suo cuoco.
IL TEMPO DELLA STORIA E LO SPAZIO
La vicenda è ambientata a Firenze nel '300
e si svolge in due giornate in un momento
indefinito. Il tempo della narrazione è
unitario: tutto si svolge fra la sera e la
mattina. Le prime peripezie sono
collocate la sera quando il padrone deve
cenare. Il secondo giorno invece siamo
alla mattina dove poi si arriva alla
conclusione della novella.
L’ambientazione è realistica, con
riferimenti precisi a località e personaggi.
I luoghi indicati sono veri: Peretola era
effettivamente feudo dei Gianfigliazzi.
Lo sviluppo della novella parte
nell'abitazione di Currado, nella cucina
dove opera il personaggio Chichibio, poi
in sala da pranzo. In un secondo
momento la narrazione la vicenda passa
in campagna dove si conclude.
CONCLUSIONI
I valori celebrati da Boccaccio in questa
novella sono sia l’intelligenza (che per lui
significa prontezza di spirito), sia la
fortuna nell’avere avuto un’ispirazione
improvvisa e giusta.
La battuta non è un compito semplice e lo
sappiamo tutti molto bene per esperienza.
Oltre a divertire, con una battuta ironica,
un motto arguto, puoi anche cavartela e
toglierti dai guai!
Inoltre la novella fa capire che l’ironia
permette anche di superare il dislivello
delle classi sociali e consente alle persone
umili di cavarsela anche di fronte alle
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