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Cesare, Commentarii de bello Gallico (libro I)

L'inizio della guerra: la campagna contro gli Elvezi.

Apud Helvetios longe nobilissimus fuit et ditissimus Orgetorix. Is, M. Messala


M. Pisone consulibus, regni cupiditate inductus, coniurationem nobilitatis fecit
et civitati persuasit ut de finibus suis cum omnibus copiis exirent: (sott. dicebat)
perfacile esse, cum virtute omnibus praestarent [sogg. gli Elvezi], totius Galliae
imperio potiri.

Presso gli Elvezi di gran lunga il più nobile e il più ricco [nobilissimus e
ditissimus sono superlativi relativi rafforzati da longe; ditissimus è il superlativo
di dives] fu Orgetorìge. Egli, sotto il consolato di Marco Messala e di Marco
Pisone [ablativo assoluto senza participio] spinto [participio perfetto congiunto
di induco] dal desiderio [c. causa efficiente] di regnare [letteralmente regnum è
un sostantivo], fece un patto giurato con la nobiltà e convinse la popolazione a
uscire [persuadeo regge il dativo e la completiva volitiva] dal proprio territorio
[finis al plurale significa «territorio»] con tutte le forze armate: (diceva che,
sottinteso) era molto facile, dal momento che (gli Elvezi sott.) superavano tutti in
valore [il verbo di eccellenza praesto è costruito con il dativo della persona
rispetto alla quale si è superiori e l’ablativo di limitazione della cosa nella quale
si è superiori], impadronirsi del dominio dell’intera Gallia [potior è costruito
con l’ablativo; totus=tutto intero].

Caesari cum id nuntiatum esset eos [gli Elvezi] per provinciam nostram iter
facere conari, maturat [soggetto: Cesare] ab Urbe proficisci et quam maximis
potest itineribus in Galliam ulteriorem contendit et ad Genavam pervenit.
Provinciae toti quam maximum potest militum numerum imperat (erat omnino in
Gallia ulteriore legio una); pontem qui erat ad Genavam iubet rescindi.

Dopo che fu annunciato [nuntiatum esset congiuntivo piuccheperfetto passivo


nel cum narrativo] a Cesare ciò [il pronome id è prolettico, cioè anticipa la
successiva infinitiva], che essi (gli Elvezi) tentavano di marciare [conari da
conor] attraverso la nostra provincia [la provincia per eccellenza è per i romani
la Gallia Narbonese, attuale Provenza], (Cesare) si affrettò a partire da Roma e a
marce il più possibile forzate [magna itinera = marce forzate; qui con il
superlativo rafforzato da quam] si diresse nella Gallia al di là (delle Alpi) e
giunse a Ginevra. Ordina all’intera provincia (di fornirgli) il maggior numero
possibile [maximus superlativo di magnus rafforzato da quam] di soldati (in tutto
c’era nella Gallia transalpina una sola legione): ordina che il ponte che c’era
verso Ginevra sia tagliato [rescindi infinito presente passivo da rescindo]

Helvetii iam per angustias et fines Sequanorum suas copias traduxerant et in


Haeduorum fines pervenerant eorumque agros populabantur. Haedui cum se
suaque ab iis defendere non possent, legatos ad Caesarem mittunt rogatum [per
chiedere] auxilium: [sott. dicevano che] ita se omni tempore de populo Romano
meritos esse, ut paene in conspectu exercitus nostri agri vastari, liberi eorum in
servitutem abduci, oppida expugnari non debuerint.

Gli Elvezi avevano già fatto passare [traduxerant = piuccheperfetto indicativo


da traduco] le loro truppe attraverso le strettoie e il territorio dei Sequani [per
con l’accusativo = c. moto per luogo] ed erano giunti [piuccheperfetto
indicativo] nel territorio degli Edui e saccheggiavano i loro campi. Gli Edui, non
potendo difendere [cum narrativo con congiuntivo imperfetto di possum] da
quelli se stessi e i propri beni, mandano ambasciatori a Cesare per chiedere
[rogatum supino attivo] aiuto: (sott. dicevano che) in ogni circostanza [omni
tempore] si erano comportati nei confronti del popolo romano [mereor seguito
da de con l’ablativo significa «comportarsi nei confronti di qualcuno»] in modo
tale [ita] che [ut introduce una consecutiva che ha come verbo debuerint,
congiuntivo perfetto di debeo, da cui dipendono gli infiniti passivi vastari,
abduci, expugnari] quasi sotto gli occhi [paene in conspectu] del nostro esercito
[exercitus è della IV coniug.] i campi non sarebbero dovuti essere devastati, il
loro figli (non sarebbero dovuti) essere ridotti in schiavitù, le città (non
sarebbero dovute) essere conquistate [la consecutiva è costruita con il
parallelismo soggetto-verbo all’infinito passivo, per sottolineare la protesta
disperata degli Edui, che chiedono con forza l’aiuto di Cesare in quanto alleati
di Roma].

Helvetii, omnium rerum inopia adducti, legatos de deditione ad eum [Cesare]


miserunt. Qui [nesso relativo: gli ambasciatori mandati dagli Elvezi] cum eum in
itinere convenissent seque ad pedes proiecissent suppliciterque locuti flentes
pacem petissent, atque eos in eo loco quo tum essent [traduci questo verbo come
se fosse un indicativo] suum adventum exspectare iussisset [sogg. Cesare],
paruerunt.

Gli Elvezi, indotti dalla mancanza [participio perfetto con c. causa efficiente] di
tutte le risorse, mandarono a lui (Cesare) ambasciatori riguardo alla resa. Essi
[qui = nesso relativo = gli ambasciatori degli Elvezi], avendolo incontrato lungo
il cammino ed essendosi gettati ai (suoi) piedi e avendo chiesto [cum narrativo
con tre congiuntivi piuccheperfetti: convenissent, proiecissent, petissent]
piangendo [flentes participio presente nominativo maschile plurale congiunto] la
pace parlando [locutus participio perfetto con valore di contemporaneità, da
loquor] in tono supplichevole, e [Cesare: attenzione, qui cambia il soggetto]
avendo ordinato che loro attendessero [eos expectare: infinitiva] il suo arrivo in
quel luogo nel quale [in eo loco quo] allora si trovavano [essent], obbedirono.

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