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Yoga e alimentazione

Lo yoga ci fornisce molti strumenti per mantenere il corpo in salute, l'alimentazione, l'esercizio,
il rilassamento, la respirazione corretta, ecc.
L’alimentazione, i rimedi naturali, le tecniche di purificazione, ecc. andrebbero scelti in base alla
propria costituzione.
Se da una parte lo yoga ci insegna quale sia lo stile alimentare più corretto per la pratica dello yoga
e per una vita sana, dall’altra l’Ayurveda (l’antica scienza medica indiana) ci insegna che possiamo
ottenere risultati ancora migliori se regoliamo il nostro stile di vita in modo da rispettare la
costituzione.
In realtà tutte le discipline naturali rivolte allo sviluppo ed al mantenimento della salute ci
insegnano questo: la naturopatia, la medicina tradizionale cinese, la medicina tradizionale
mediterranea, ecc. Tutte queste discipline portano l’accento sullo studio della costituzione
individuale
Questo ci fa capire che un determinato alimento, considerato universalmente sano, come ad
esempio il cavolo, potrebbe essere molto adatto ad una persona ma non altrettanto adatto ad
un’altra. Conoscere la propria costituzione individuale quindi è il primo passo verso un migliore
livello di benessere, una volta che ci sia chiara infatti, potremo regolare l’alimentazione, il tipo di
attività fisica (quali posizioni yoga sono più adatte), quali rimedi naturali scegliere in caso di
malattia, ecc.
Per determinare la propria costituzione ci sono molti metodi, e sono tutti in riferimento alla
disciplina naturale a cui si riferiscono: l’Ayurveda ad esempio classifica tre umori principali (vata,
pitta, kapha) che combinandosi tra loro danno vita a delle costituzioni specifiche (prakriti) che
indicano le caratteristiche fisiologiche e psicologiche dell’individuo rivelando la via più adatta al
conseguimento del benessere globale. Allo stesso modo la medicina tradizionale cinese, legata alla
cultura taoista, riconosce una serie di costituzioni basate sulla predominanza dei movimenti base
della vita (i cinque movimenti), gettando le basi per l’arte medica dell’agopuntura.
Oltre alle antiche tradizioni orientali oggi abbiamo anche altri validi strumenti per stabilire la
costituzione individuale, per esempio la naturopatia si avvale del concetto di terreno per stabilire
lo stile di vita più adatto all’individuo. Un valido strumento utilizzato in questo ambito è
l’iridologia, attraverso l’esame dell’iride infatti è possibile rintracciare una enorme quantità di
informazioni che rivelano la costituzione dell’individuo anche riferendola ai concetti delle antiche
tradizioni orientali.
Un concetto fondamentale che sta alla base di tutte le discipline della salute al naturale, è quello
di “capacità di autoguarigione”. Un sistema di cure naturali ha come scopo quello di ristabilire
questa capacità dell’organismo che viene persa a causa di uno stile di vita malsano o di una
malattia che, protraendosi a lungo, esaurisce le riserve energetiche dell’organismo. In generale
questa capacità si manifesta quando gli organi sono liberi da tossine, l’energia vitale scorre in essi
liberamente e l’organismo riesce ad eliminare tutte le sostanze che non gli servono più in modo
efficace.
Ogni disciplina ha il suo modo di ristabilire questa capacità, per esempio la medicina tradizionale
cinese predilige l’uso dell’agopuntura per ristabilire il flusso corretto dell’energia nel corpo, la
naturopatia promuove la detossificazione dell’organismo per ristabilire le funzioni degli organi,
l’ayurveda fa largo uso del massaggio per ristabilire l’equilibrio degli umori corporei. Tutte usano le
piante, l’acqua, il calore o il freddo, la luce, gli elementi della natura in genere. In ogni caso ogni
cultura ha sviluppato un repertorio di rimedi naturali per venire incontro alle esigenze di un
determinato organismo tenendo presenti le sue caratteristiche individuali. Viene preso in cura
l’uomo e non il sintomo. Si cerca di ristabilire la salute più che eliminare la malattia.
La consulenza con un esperto di queste discipline può essere utile per iniziare a prendersi cura del
proprio corpo in modo naturale conoscendone le caratteristiche fondamentali che ne regolano i
processi psico-fisiologici.

Un'alimentazione sana è alla base della salute e del benessere.


E’ fondamentale scegliere il cibo più adatto al proprio organismo.
In generale comunque ci sono delle linee guida che ogni disciplina del benessere indica per creare
una base sana per il proprio stile alimentare..
La scelta del cibo secondo la scienza dello yoga, viene fatta in base ad alcuni fattori:
Il primo di questi è legato alla qualità "vibrazionale" degli alimenti: l'energia vitale, nel suo fluire
continuo attraverso le cose animate di questo universo, si esprime secondo tre fattori (guna) che
gli antichi yogi hanno classificato in questo modo:
• Sattva: fluire armonioso e regolare dell'energia
• Rajas: fluire agitato e disordinato dell'energia
• Tamas: fase statica dell'energia, inerzia
Ogni alimento, come ogni cosa di questo universo, è caratterizzato da una proporzione diversa di
questi tre fattori: certi alimenti hanno una forte caratteristica "rajasica" che li rende eccitanti, altri
cibi avendo una forte componente "tamasica" rendono la mente cupa e il corpo molto grezzo, la
fisiologia sottile del corpo legata al sistema PNEI (psico-neuro-endocrino-immunologico), si
"intasa".
Il cibo giusto per lo yogi è quindi quello "sattvico", che fornisce al corpo e alla mente un'energia di
buona qualità e con una vibrazione armonica. Un cibo quindi che favorisce la pratica della
meditazione e dello yoga. Vediamo quindi come si suddividono i vari alimenti secondo questo
sistema:
• Cibo sattvico: tutti i cereali, la frutta, frutta secca, verdure, alghe, legumi, il latte ed i latticini,
le spezie leggere, i semi, lo zucchero, il miele, il sale, i thè di erbe, le medicine omeopatiche e
naturopatiche.
• Cibo rajasico: Spezie forti, caffè e thè nero, bevande gassate e dolcificate, cioccolata, e
medicine allopatiche.
• Cibo tamasico: Carne e derivati, pesce e frutti di mare, uova, aglio, cipolle, porri, funghi,
alchool, tabacco, droghe, formaggi piccanti, cibi non freschi o in decomposizione.
Il cibo rajasico può diventare sattvico in quei luoghi dove la temperatura scende sotto lo zero,
mentre il cibo sattvico diventa tamasico se ingerito in eccessive quantità.
Di solito chi è abituato ad una dieta mediterranea rimane sorpreso dal fatto che aglio e cipolla
siano considerati alimenti tamasici, in effetti usati in un certo modo possono essere anche alimenti
curativi, ma rimane il fatto che sulla mente hanno un effetto controproducente per la pratica della
meditazione: l'aglio agita la mente (ma può essere un buon antibiotico se non lo usiamo mai nella
dieta), la cipolla tende a deprimere e rendere la mente cupa (ma può essere un lassativo potente,
infatti irritando le pareti del colon stimola l'evaquazione).
Vediamo quindi che la dieta dello yogi è una dieta vegetariana, questo non è solo determinato
dalla scelta secondo i guna degli alimenti, di seguito sono spiegati altri motivi che determinao
questa scelta.
Il secondo fattore è legato al concetto di vita: la vita viene dalla vita. Un alimento sano quindi deve
portare con se energia vitale, per questo motivo uno yogi non mangia cibi "morti". La carne con
tutti i suoi derivati, il pesce e tutti i "frutti" di mare sono alimenti che arrivano morti nel nostro
piatto. Il nostro corpo potrà prendere da questi alimenti le sostanze nutrientti ma non prenderà
certo una buona dose di energia vitale, in quanto questa ha già abbandonato la parte materiale,
fisica dell'alimento da tempo.
Il terzo fattore è legato ai principi etici dello yoga: il rispetto per la vita è alla base di questa scelta.
Uno yogi, impegnandosi a conseguire la pace, segue la via della "non violenza". Si potrebbe a
questo punto obbiettare dicendo che anche le piante hanno una vita! Secondo il Tantra anche le
piante e gli animali hanno una coscienza e, avendo la possibilità di scegliere, bisognerebbe
sacrificare la forma di coscienza meno sviluppata. Quindi prima di macellare un animale
bisognerebbe sempre pensare se effettivamente sia indispensabile cogliere quella vita. Mangiare
la frutta o la verdura, ad esempio, non conporta "l'uccisione" della pianta, e anche se in altri casi
una pianta viene sacrificata per la nostra alimentazione, l'impatto sulla natura circostante è
sicuramente minore di quello provocato dall'uccisione di un animale.
Il quarto fattore è legato alla natura dell'apparato digerente dell'uomo: se confrontiamo le
caratteristiche fisiche e fisiologiche dell'uomo con quelle dei mammiferi carnivori ed erbivori, ne
concluderemo che l'uomo non è un carnivoro! L'intestino degli animali carnivori, ad esempio, è
molto corto mentre lo stomaco di tali animali è molto grosso; la carne infatti entra molto
velocemente in uno stato di putrefazione e per questo deve essere digerita bene (stomaco grosso)
ed espulsa velocemente dall'organismo (intestino corto). L'uomo ha uno stomaco molto più
piccolo rispetto a quello degli animali carnivori, ed inoltre un intestino molto lungo proprio come
gli animali erbivori, quindi la carne nel nostro organismo non ha il tempo sufficiente per essere
digerita completamente e rimane nell'intestino molto a lungo andando in putrefazione. Inoltre
anche i denti ed i succhi gastrici nonché la saliva degli animali carnivori sono molto differenti da
quelli dei vegetariani. La struttura dell'apparato digerente dell'uomo, le sue ghiandole salivari la
sua pelle porosa ed i suoi succhi gastrici sono uguali a quelli degli animali erbivori, e da ciò ne
deduciamo che l'uomo non è un carnivoro. Probabilmente lo è diventato nel tempo ma per
esempio in Asia, da sempre gli indù sono vegetariani.
Per vedere l'effetto di una alimentazione carnivora basta osservare le abitudini di animali
predatori come i leoni, le tigri ecc. Essi dormono praticamente tutto il giorno, e diventano attivi
quando devono procurarsi il cibo sviluppando una forte aggressività. Invece gli animali vegetariani
sono molto docili e hanno bisogno di molte meno ore di sonno, per non parlare della forza di cui
sono capaci, basta osservare i cavalli, gli elefanti, i rinoceronti, le mucche, i gorilla ecc.
Inoltre ci sono altri rischi nell'assunzione della carne: a parte tutti i conservanti utilizzati per
rallentarne la decomposizione, basti pensare alle malattie degli animali, ai cibi che gli vengono
somministrati durante il periodo dell'allevamento e alle condizioni in cui sono costretti a vivere
prima di essere macellati.
A questo punto di solito chi affronta l'argomento del vegetarianesimo per la prima volta, si chiede
da dove è possibile procurarsi le proteine necessarie a mantenere l'organismo in buona salute; la
risposta è semplice: la soja, il latte i latticini ed i legumi in generale, sono in grado di fornirci molte
più proteine di una bistecca! Le proteine comunque non devono essere assunte in quantità
eccessiva poiché sono difficili da digerire e le proteine animali sono ancora più difficili da
assimilare.
Praticando Yoga lentamente, ciascuno con i propri tempi, nel rispetto del proprio cammino, si
diventa vegetariani. Mai e poi mai imporsi di essere Vegetariani o Vegani perché si fa Yoga!
Sarebbe fare violenza al proprio corpo. Deve venire da sé! Senza forzature! Tutto accadrà se ci sarà
una pratica costante.

UPAVASA: IL DIGIUNO YOGICO


Mantenere l'organismo pulito è sicuramente il primo passo per garantirsi un buon livello di salute.
Anche quando seguiamo un'alimentazione sana, il nostro organismo tende ad accumulare un certo
quantitativo di tossine. Il cibo, l'aria, l'acqua, e tutte le sostanze che entrano in contatto con il
nostro corpo, al termine dei processi metabolici, lasciano comunque degli scarti che se accumulati
nei tessuti possono col tempo appesantirli e ostacolarne le funzioni..
Mantenere gli organi "emuntori" in efficienza (quelli cioè che eliminano queste sostanze, fegato,
reni, intestino, pelle e polmoni) è quindi fondamentale per avere l'organismo libero e bello 8^)
Oltre ai rimedi che la natura ci offre per purificare e sostenere questi organi (piante, oligoelementi,
ecc.) lo yoga suggerisce vari metodi molto efficaci, uno di questi è il digiuno.
Upavasa , il digiuno secondo la disciplina dello yoga, oltre ad essere un metodo di purificazione
fisica è anche uno strumento per rendere la mente più pura. Durante la pratica del digiuno infatti
abbiamo più tempo a disposizione da dedicare a noi stessi ed eventualmente alle pratiche dello
yoga, della meditazione e all'introspezione.
In particolare upavasa viene praticato in armonia con i cicli della natura, ovvero in questo caso
seguendo le fasi lunari. In certi giorni del ciclo lunare infatti il digiuno produce effetti migliori in
quanto i liquidi del corpo sono influenzati dalla luna. Digiunando in questi giorni si ottiene una
purificazione più profonda dell'organismo e si contrastano alcuni effetti che la luna ha sul sistema
endocrino. Infatti l'attrazione lunare sui liquidi del corpo influisce sull'organismo e gli antichi yogi
avevano colto questa sottile connessione sviluppando l'abitudine a digiunare in questi giorni.
Ekadasi è il periodo che cade tre giorni prima della luna piena e tre giorni prima della luna nuova.
Questo è il momento più adatto a fare il digiuno.
Se ci abituiamo a praticare upavasa regolarmente in questi giorni avremo una cadenza di un
digiuno ogni quindici giorni, due volte al mese. Per chi volesse dedicarsi con più energia a questa
pratica, anche amavasya (luna nuova) e purnima(luna piena) sono giorni in cui il digiuno produce
migliori risultati. Digiunando anche in questi giorni di luna nuova e luna piena ci troveremo ad
avere quattro digiuni in un mese, essendo ekadasi a tre giorni di distanza da purnima o
da amavasyail periodo tra i due digiuni potrà essere utilizzato per seguire una dieta più leggera e
favorire le pratiche dello yoga.
Molte persone quando si avvicinano all'idea di praticare i digiuni, temono di andare incontro a
svenimenti, cali di pressione drammatici, o altre sciagure imprevedibili ma un digiuno di un giorno
non comporta questi problemi. Semmai procura una pausa di riposo all'organismo. Durante le 36
ore di un digiuno yogico tipico, il corpo può dedicarsi a raccogliere le tossine accumulate nei
tessuti dei vari organi per poterle successivamente eliminare attraverso gli organi emuntori (reni,
intestino, ecc.)
Il senso di disagio che alcune persone sperimentano durante i primi digiuni, è causato proprio da
questo lavoro di pulizia, il sangue infatti, per alcune ore funge da veicolo per l'eliminazione delle
tossine, e ci si sente affaticati e appesantiti. Dopo i primi digiuni questa sensazione scompare per
lasciare posto ad un senso di leggerezza e vitalità. In effetti siamo abituati a mangiare molto di più
rispetto al vero fabbisogno dell'organismo: colazione, merendina, pranzo, merendina, cena, ecc
Nello yoga esiste una massima: "la mattina mangia come un re, a pranzo come un signore, a cena
come un accattone". Mangiare nelle ore in cui il sole è già tramontato infatti appesantisce
notevolemtne l'organismo. L'Ayurveda , scienza della vita e medicina tradizionale dello yoga, ci
insegna che durante le ore solari, l'organismo è impegnato ad assimilare i nutrimenti del cibo,
della luce dell'aria e dell'acqua, e che durante le ore notturne l'organismo lavora per l'eliminazione
degli scarti prodotti dal metabolismo. È quindi importante rispettare questi cicli e mangiare solo
durante le ore in cui il sole si manifesta.
La pratica di upavasa è sicuramente adatta a tutti mentre per i digiuni più lunghi ed impegnativi è
sempre meglio consultarsi con un esperto. In ogni caso prima di un digiuno bisogna verificare di
non avere problemi di pressione o problemi ai reni.
Come praticare il digiuno
Il digiuno yogico inizia la sera dopo aver cenato, si protrae per l'intero giorno successivo e si
interrompe con la colazione della mattina (che segue il giorno di digiuno), si tratta quindi di un
digiuno di circa 36 ore.
Ad esempio, decido di digiunare domenica poiché è il giorno di ekadasi , sabato dopo cena inizierò
il digiuno che interromperò lunedì con la colazione.
Ci sono vari livelli: posso fare un digiuno di sola frutta mangiando ogni tanto un frutto quando la
fame sia insopportabile (con l'abitudine la fame non si sente nemmeno)
Posso fare un digiuno con soli succhi di frutta o verdura.
Alcuni si limitano a evitare solo legumi e cereali..(diamo per scontato un regime vegetariano)
Tuttavia il vero digiuno è quando non mangiamo assolutamente niente.
Quando si sia acquisita esperienza e si è abituati a digiunare, astenersi anche dai liquidi darà un
risultato più profondo. È questa la vera pratica di upavasa secondo il tantra (la cultura dello yoga).
Niente cibo né acqua per tutto il periodo del digiuno.
Ma ripetiamo: solo quando si sia già acquisito un certo livello di purificazione dell'organismo,
quindi dopo ad esempio 6 mesi (12 digiuni). In questo modo bevendo acqua naturale aiuteremo i
reni ad eliminare le prime tossine che l'organismo scova nei tessuti durante i primi digiuni.
Quando non introduciamo cibo nell'organismo, anche il bisogno di acqua diminuisce, il nostro
corpo infatti è composta per il 75% da liquidi, e non moriremo certo di sete per 36 ore di digiuno.
Evitando i liquidi invece otterremo una purificazione profonda dei tessuti in particolare
elimineremo più acidi, nemici delle articolazioni e dei legamenti.
Roberto Boschini – Sw Dhyan Nirman Massage & Yoga Trainer Via P. Gaona, 22 Martina Franca (TA)
Cell. 334-3329814 P.I.02913420739
Attività professionale di cui la Legge 14 gennaio 2013, N°4

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