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Raphael 

LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

COLLEZIONE VIDYA

RAPHAEL (Ordine Asram Vidya)

LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA


QABBALAH

'EHJEH ASER 'EHJEH

Edizione riservata per la Biblioteca dell’O.M.A.T. – Ne è vietata la diffusione in qualunque forma

 

Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

Questa sintetica esposizione della Qabbalah ci dà la chiave per comprendere l'Albero


Sephirotico nella sua esatta configurazione, mettendone in evidenza la Via Mediana o Via
del Fuoco.

Asram Vidya

 

Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

SOMMARIO 

Presentazione .................................................................................................................................................................................. 4 
PRESENTAZIONE ........................................................................................................................................................................... 7 
L'ALBERO SEPHIROTICO ............................................................................................................................................................ 9 
SESSO E QABBALAH ................................................................................................................................................................... 16 
STATI DI VITA ............................................................................................................................................................................... 18 
COLONNE E TRIADI SEPHIROTICHE .................................................................................................................................. 23 
VIA DEL FUOCO ............................................................................................................................................................................ 27 
YESOD .............................................................................................................................................................................................. 28 
HOD ................................................................................................................................................................................................... 30 
NEZACH ........................................................................................................................................................................................... 32 
IDEA‐NUMERO‐NOME .............................................................................................................................................................. 34 
VIA DEL RITORNO ...................................................................................................................................................................... 40 
CHESED‐GEBURAH‐TIPHERETH .......................................................................................................................................... 43 
KETHER‐CHOKMAH‐BINAH ................................................................................................................................................... 46 
POLARITA' ...................................................................................................................................................................................... 49 
SENTIERO METAFISICO ........................................................................................................................................................... 51 
L'ANIMA SECONDO LA QABBALAH * * .............................................................................................................................. 63 
 

 

Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

PRESENTAZIONE 

Questo libro,'Ehjeh 'Aser 'Ehjeh o La Via Del Fuoco secondo la Qabbalah, non è nè un
saggio su questa dottrina nè uno studio storico sulle sue origini, ma una presentazione
sintetica, in forma di aforismi-sutra, per poter "comprendere" e "realizzare" l'insegnamento
in essa contenuto. L'espressione 'Ehjeh 'Aser 'Ehjeh, che significa " Io sono Colui che sono"
o " L'Essere è l'Essere", rappresenta la conoscenza di identità e la Qabbalah, come ogni
autentica dottrina tradizionale, non costituisce semplice erudizione ma esperienza di vita;
ogni verità ha senso se viene integrata nel vivere coscienziale, ogni "filosofia" ha la sua
ragione d'essere se viene coscientizzata.

La Qabbalah ha come simbolo l'Albero Sephirotico in cui sono compendiate le indefinite


possibilità espressive (Sephiroth) del micro e del macrocosmo, al di là del quale si trova la
sfera Ain Soph Aur (Assoluto) che corrisponde all'Uno-senza-secondo (advaita), al
Brahman inqualificato (nirguna) della dottrina Vedanta; così per far comprendere come la
" visione" tradizionale è una con differenti adattamenti spazio-temporali, nel testo vi sono
frequenti accostamenti tra l'insegnamento Advaita Vedanta e quello cabbalistico.

Raphael tenendo conto che la Qabbalah rappresenta, quindi, un insegnamento completo,


cerca di evidenziare soprattutto il sentiero metafisico finora poco trattato dai vari cultori
cabbalistici, i quali si sono interessati generalmente ad aspetti minori e, a volte, persino
poco iniziatici. Così nel capitolo Sentiero Metafisico viene additata e ampiamente chiarita
la sfera metafisica (Ain Soph Aur) alla quale deve tendere chi segue la "Via del Fuoco",
quella "Via" che ogni discepolo, a qualunque ramo tradizionale appartenga, percorre per
realizzare l'identità con la propria Essenza; questa via "operativa" è la "Via Mediana", la "
Via della Freccia" che si snoda lungo il pilastro centrale dell'Albero Sephirotico.

Ma chi segue la "Via del Fuoco" deve abbandonare le immaginazioni, le rappresentazioni e


le concettualizzazioni; deve morire con coraggio ad ogni tipo di oggettivazione mentale e
non farsi coinvolgere dal moto di relazione, dal moto esteriorizzante delle Potenze. Leo
Schaya nell'introduzione al suo libro L'uomo e l'Assoluto secondo la Cabala scrive: " La
sola attività razionale non porterà mai l'uomo ad assimilare la realtà di ciò che è pensato....
Il pensiero lascia sussistere il dualismo tra soggetto conoscente e la cosa conosciuta...
E'questo dualismo intrinseco al pensiero la causa di dubbi e degli errori....La verità non
può quindi essere raggiunta attraverso la sola attività razionale, vale a dire grazie ad una
facoltà che, appunto per la sua natura dualistica, non possiede i mezzi per valicare l'abisso
del proprio dubbio interiore ".

Raphael ci dà la chiave per un giusto accostamento alla " Via del Fuoco" presente anche
nella Qabbalah: "....Lascia il pensare prolisso e discorsivo e spalanca le porte della ragion
 

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pura. La " Via del Fuoco " non si studia ma si carpisce con la folgore dell'intuizione, con la
comprensione del cuore e con l'immedesimazione coscienziale".

I proventi che si ricavano da questo libro - per il quale non si richiedono diritti d'Autore -
verranno impiegati per la ristampa dell'opera.

1978 Asram Vidya, Via Azone 20 - 00165 Roma 1983 Seconda edizione

"... Comprendi e saprai... Dieci Sephiroth, salvo l'Ineffabile, la loro fine è unita al principio
come la fiamma al tizzone, solo il Signore è sopra di esse e non ha secondo " Sepher
Yezirah

 

Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

Raphael

(Ordine Asram Vidya)

'Ehjeh Aser 'Ehjeh lo sono Colui che sono

La Via del Fuoco secondo la Qabbalah

Asram Vidya

 

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PRESENTAZIONE 

La parola ebraica Qabbalah significa "ricezione", "trasmissione", equivalente alla parola


Masorah, e rap presenta la parte esoterica del Vecchio Testamento. Ciò significa che
quest'ultimo, oltre ad avere una funzione esteriore-essoterica, ne ha una più profonda e
significativa che è interiore-esoterica.

In Pirqe Abot I, 1 del Talmud si legge:

" Mosè ricevette la Legge (Torah) sul monte Sinai e la trasmise a Joshua, Joshua agli
Anziani,gli Anziani ai Profeti e i Profeti ai membri della Magna Congregazione"

Così, Mosè è il primo della catena della Tradizione cabbalistica che ha "ricevuto" la
Masorah dalla Voce-suo no divina.

Nella sua composizione integrale la Qabbalah può es sere divisa in due parti che
rispondono a due precisi punti di vista: una comprende il dispiegamento della
manifestazione universale, e sotto questa prospettiva può essere assimilata al darsana
Samkhya (questo termine, come quello di Sephirah, significa "numerazione"); l'al tra
comprende il punto di vista metafisico di Ain Soph da cui ogni cosa è vista come vacuità o
semplice fenomeno evanescente.

L'Ain Soph può essere assimilato al Turiya vedantico, per cui la Qabbalah può, nelle linee
generali, sintetizzare il Samkhya e il Vedanta advaita, per quanto in essa la visione di
quest'ultimo rimanga velata.

'Ehjeh 'Asher 'Ehjeh significa "Io sono ciò che so no", "L'Essere è l'Essere", "lo sono Colui
che sono", ed è la risposta del Divino alla richiesta fatta da Mosè sul Monte Sinai per
sapere il Suo nome.

Questa frase può essere ugualmente assimilata al mantra upanishadico: "Io sono Quello", o
"Io sono Brahman (Aham brahmasmi) ".

Gli aforismi di Raphael (già pubblicati sul periodico Vidya come introduzione alla
conoscenza della Qabbalah), rivisti e fatte poche correzioni, sono stati raccolti in questo

 

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testo. Essi vogliono essere un semplice contributo che serva di stimolo alla realizzazione
cabbalistica, e, soprattutto, sono destinati a coloro che vogliono uscire dalla concezione
prettamente magica (nei suoi vari aspetti) in cui è stata generalmente relegata la Qabbalah,
e spingersi verso la realizzazione iniziatica, scopo ultimo della Tradizione cabbalistica.

Asram Vidya

 

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L'ALBERO SEPHIROTICO 

1. L'Albero sephirotico rappresenta un mandala, un simbolo in cui sono compendiate le


indefinite possibi lità espressive del micro-macrocosmo.

La sua giusta interpretazione svela quindi il signifi cato del mondo dei nomi e delle forme,
dà la compren sione delle energie grossolane e sottili e la possibilità di captarle.

Esso può essere "meditato" a livello metafisico, ontologico, teurgico e psicologico.

Essendo un mandala completo, contiene la Realtà totale.

2. Un simbolo rappresenta il reale che vive dietro le rappresentazioni; in altri termini,


dietro ogni fenomeno, apparenza (maya) o forma si trova un principio universale creatore,
per quanto invisibile e intangibile sensoriamente. Così, la realtà trascendente può
manifestarsi in modo immanente mediante un simbolo.

Sotto questa prospettiva L'universo formale stesso è il simbolo della realtà metafisica. Il
simbolo non s'identifica con il principio che esprime, quindi, per carpire il principio,
occorre far uso dell'intuizione.

3. L'errore che normalmente commette la mente em pirica (manas) è quello di soffermarsi


esclusivamente sul simbolo e, per di più, di dargli una concettualizza zione e una
connotazione rappresentativa.

La mente cerca d'interpretare concettualmente dei gusci vuoti perché fa astrazione dai
princìpi ch'essi ma nifestano.

La mente empirica immaginativa non solo ci allon tana dalla realtà che il simbolo propone,
ma porta a degradare e materializzare lo stesso simbolo fino a rele gare la vita nel mondo
delle ombre e delle parvenze.

 

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4. L'Albero, che rappresenta il fondamento della Qabbalah, è una Via di realizzazione.


Meditandolo e contemplandolo si può realizzare il mondo dei Princìpi, la sua espressione
vitale, la via della discesa (solidificazione) e quella della risalita (soluzione).

Ridurre l'Albero ad un semplice formulario magico e di prestigiatore significa snaturarlo e


svuotarlo del suo effettivo contenuto, oltre ad offrire il destro ai denigratori della
Tradizione di rallegrarsene.

D'altra parte si deve riconoscere che molti discepoli e studiosi dell'Albero non vanno di là
dal materiale e dallo psichico, e che anzi tutta la loro attenzione è rivolta esclusivamente
alla sephirah Yesod, cioè alla sfera della polarità sessuale svuotata di quella intrin seca
realtà che, come simbolo, essa vuole dimostrare

5. Si deve considerare l'Albero sotto un duplice aspetto: involutivo ed evolutivo; ma, forse,
sarebbe bene bandire questi termini dal contesto iniziatico, per cui diremo: di caduta e di
risalita, di sonno e di risve glio, di discesa e di salita, di esteriorizzazione e di
interiorizzazione.

Se si concepisce L'Albero sotto l'aspetto realizzativo, bisogna proporlo in funzione di


risalita o di risveglio perché, appunto, l'Iniziazione rappresenta un'espansione coscienziale
di fattori principiali e universali, che ovviamente si trovano nella loro propria sfera.

Così, se d'Iniziazione si vuol parlare - e non di semplice magìa sessuale o psichica -,


bisogna convenire che compito del discepolo, che sì accosta senza ambiguità all'Albero, è
quello di "svegliarsi" alla co scienza Tiphereth e infine a quella di Kether.

Non si dimentichi che Adamo è un... Dio decaduto e addormentato, e che suo compito è
quello di ripren dere la condizione primigenia. Da qui la concezione del "Risveglio".

6. " Dieci (escluso l'Ineffabile Ain) e non nove, dieci e non undici; comprendi e saprai ",
dice il Sepher Ye zirah; " esercita la tua intuizione su di esse, cerca, discrimina, annota e
ristabilisci le cose al loro posto, e poni il Creatore sul suo trono ".

" Dieci sephiroth, salvo l'Ineffabile; il loro aspetto è simile a quello delle fiamme
scintillanti, il loro compimento si trova nell'infinito. Tramite esse si svela il Verbo di Dio:
ìncessantemente esteriorizzandosi e interiorizzandosi, simili a turbini di fuoco, esse
adempiono la Parola divina inchinandosi al trono dell'Eterno.

 
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Dieci sephiroth, salvo l'Ineffabile; la loro fine è unita al principio come la fiamma al
tizzone; solo il Signore è sopra di esse e non ha secondo.

Qual altro numero puoi tu pronunciare di fronte al numero Uno? ".

7. " Sembra " scrive Fabre d'Olivet (La langue hébraique restituée), " secondo i più famosi
rabbini, che lo stesso Mosè, prevedendo la sorte che poteva subire il suo libro e le false
interpretazioni che i tempi gli avrebbero riservato, sia ricorso ad una legge orale che egli
affidò a viva voce a dei discepoli sicuri, e che incaricò di trasmettere nella segretezza del
santuario ad altri uomini che, a loro volta, trasmettendola di epoca in epoca, la facessero
così pervenire alla più lontana posterità. Questa legge orale... si chiama Qabbalah, dalla
parola ebraica che significa "ciò che è ricevuto", "che viene passato dì mano in mano" ".

Due sono le opere scritte che possono essere considerate la base della Qabbalah: lo Zohar
(Splendore) e il Sepher Yezirah (Numerazione); esse contengono l'insegnamento esoterico
del Vecchio Testamento.

8. Se l'Albero considera anche un aspetto teurgico, questo termine va inteso nella sua
accezione di te¢s =Dio, ergon = opera, attività. La Teurgia non è diretta a fini pratici,
materiali, immediati, utilitaristici e cose di questo genere, ma all'unione con la Divinità,
alla divinizzazione e all'immortalità dell'uomo.

Nel tempo-spazio la coscienza dell'individuo si è metallizzata sempre più costringendosi


nei limiti del materiale e dello psichico.

La Tradizione esoterica occidentale ha perso gra datamente il suo peso e terreno (per
quanto non sia mai morta; una Tradizione non può morire; può solo velarsi, oscurarsi,
ritirarsi) perché gli uomini a cui era destinata hanno dimenticato il Principio, vale a dire il
metafisico da cui ogni cosa deve trarre origine e sostentamento.

Una cultura e una scienza che perdono il punto di vista o, meglio, che si allontanano dal
Principio metafisico non possono non perire perché vengono costruite prive di
fondamenta.

Tutte le scienze tradizionali sono degenerate perché i loro cultori hanno fatto astrazione
dal Principio tra scendente o metafisico. Quando la conoscenza non è sottoposta al

 
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Principio, diventa tecnicismo (scientifico o magico) e una raccolta di fatti, di concetti e di


parole.

9. Per quanto le Espressioni (Intelligenze) divine siano indefinite, tuttavia l'Albero le


raggruppa in dieci,rappresentando questo numero la perfezione. Esse prendono il nome di
sephiroth al plurale e di sephirah al singolare che significano numero o numerazione.

Le sephiroth sono, così, le chiavi che aprono le porte della Conoscenza divina e
dell'utilizzazione pra tica di tale Conoscenza. Sono Potenze gerarchiche che operano
nell'intraindividuale e universale. Occorre perciò considerare il Numero, l'Idea-
Intelligenza e il Nome: su ciò ritorneremo più in là.

10. In Isaia (11, 2) leggiamo: " Sopra di Lui riposerà lo spirito del Signore, spirito di
sapienza (Chokmah), d'intelligenza (Binah), spirito di consigl:o (Chesed) e di fortezza
(Geburah), spirito di scienza e di pietà (Tiphereth)... ". E in Cronache o Paralipòmeni (I,
29,11): " Tua, o Signore, è la magnificenza (Chesed), la potenza (Geburah), la bellezza
(Tiphereth), la vittoria (Nezach), la gloria (Hod); perché tutte le cose che sono in cielo e in
terra sono tue (Yesod = fondamento di tutto); tuo,o Signore, è il regno (Malkuth) e tu sei
sopra tutti i regnanti (Kether),".

" Dio, con la Sapienza (Chokmah), fondò la terra, con l'Intelligenza (Binah) formò i cieli.
Per la sua Scienza (Da'ath) sgorgano le fonti e le nubi stillano rugiada " (Proverbi; III, 19,
20).

11. Le sephiroth sono gli archetipi, le determinazioni essenziali, le cause prime, i princìpi
di tutte le cose manifeste.Così, esse non sono Enti distinti, contrapposti e individuali, ma
rappresentano aspetti vari della Realtà Una (Kether).

Sono semplici "modificazioni" della Mente divina, sono cifre dell'unica Potenza che è l'Uno
(Kether).

L'Albero rappresenta l'Unità della vita manifesta e non manifesta.

 
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Scindere una sephirah da tutte le altre, dandole as solutezza, significa svisare, alterare e
falsare il mandala sephirotico e quindi la realtà sintetica che esso contiene.

12. Una sephirah è un'Idea, una Potenza-Sostanza un Energia, una Forza, a seconda del
unto di vista da cui la si vuole considerare.

Nel campo scientifico si parla di "forza gravita zionale ", di " energia elettronica ", di
potenza luminosa, di legge inerziale, ecc. In altri termini, l'universo è governato da Forze,
da Leggi e da Princìpi; così il mandala sephirotico rappresenta le Forze-potenze o
Intelligenze, le Leggi e i Princìpi.

Una Legge è il comportamento di una Forza-potenza, di un'Intelligenza. Con la


comprensione delle sephiroth-potenze si comprendono altresì le Leggi sottili che operano
dietro il mondo grossolano dei nomi e delle forme che, a sua volta, rappresenta il com
plesso degli elementi di natura.

13. Queste Potenze-Intelligenze sono designate: Ain Soph Aur (l'Infinito, l'Uno metafisico,
il Non-Essere in Quanto puro e inqualificato Essere, l'Assoluto, l'Uno-senza-secondo),
Kether, Chokmah, Binah, Chesed o Gedulah; Geburah, Din (giustizia) o Pachad (paura); Ti
phereth, Nezach, Hod, Yesod, Malkuth. Cè anche una sephirah velata chiamata Da'ath.

Le forme o immagini simboliche normalmente attri buite alle sephiroth sono:

Ain Soph - è di là dal nome e dalla forma.

Ain = nulla. L'Assoluto può essere inteso in termini di "non questo, non questo "

Kether - un volto di Re visto di profilo

Chokmah - un volto di uomo barbuto


 
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Birtah - una bella donna corpulenta

Chesed - un Re con la corona seduto sul suo trono

Geburah - un Re guerriero sul carro di battaglia

Tiphereth - una bellissima figura regale. Un in nocente bambino oppure un glorioso uomo
in croce

Nezach - una bellissima venere nuda

Hod - un ermafrodito

Yesod - un corpulento uomo nudo

Malkuth - una donna sul trono

14. Come si è accennato prima, le sephiroth pos sono essere considerate sotto vari aspetti.

Da un punto di vista filosofico, le sephiroth sono Idee, Archetipi, Princìpi universali che
sono di là dalla forma e dallo stesso nome. Da un punto di vista teologico, rappresentano
le varie divinità o le Gerarchie angeliche di Kether, il Dio creatore, così rispondenti:

1) Kether - Chajoth o Serafini 2) Chokmah - Ophanim o Cherubini 3) Binah - Aralim o


Troni 4) Chesed - Haschemalim o Dominazioni 5) Geburah - Seraphim o Virtù 6)

 
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Tiphereth - Malachim o Potenze 7) Nezach - Elohim o Principati 8) Hod - Ben Elohim o


Arcangeli 9) Yesod þ Cherubim o Angeli 10) Malkuth - Ischim o Anime

Da un punto di vista psicologico universale, rappresentano qualità energetiche,


espressioni vitali psichiche.

Dal punto di vista della fisica formale, rappresen tano " sostanze " interagenti; così Binah è
la sostanza elementare primordiale con cui son fatti tutti i corpi grossolani, sottili
superfisici e noumenici. Malkuth è, invece, la sostanza più grossolana con cui sono fatti i
vari elementi-corpi fisico-materiali. Le sephiroth costi tuiscono, quindi, sostanze a diversi
livelli di condensazione, di vibrazione, di movimento.

Come si può notare,l'Albero può essere studiato dal punto di vista della fisica, della
psicologia, della teurgia, della filosofia e, se consideriamo Ain Soph, anche dal punto di
vista metafisico.

In riferimento alle Vie o Sentieri si possono avere corrispondenze con il sentiero


metafisico, filosofico, teurgico, magico-occultistico, ecc.

 
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SESSO E QABBALAH 

15. Quando alcune particolari sephiroth - vedi Nezach, Hod oppure Yesod - si staccano dal
Principio a cui sono sottoposte e da cui traggono la loro ragion d'essere, il loro proprio
moto espressivo viene degenerato, snaturato e alterato portando ovviamente errori,
conflitti e profonde aberrazioni. Quando, ad esempio, la stessa sephirah Yesod non è
sottoposta al Principio, si ha quella degenerazione sesso-maniaca patologica tipica di chi
interpreta la vita in senso unilaterale, nevrotico e ossessivo.

Vi sono parecchie opere di "magìa sessuale" che prospettano l'acquisizione di Poteri, o


addirittura di unione con l'Assoluto, proponendo esclusivamente L'at tività del sesso, anzi
delle orge; più l'orgia è libera di contenuti subconsci, vincolanti e repressivi, più si svela
Kether, l'Uno, il Dio universale, principiale. Ciò potrebbe portare a credere che Kether - il
Dio-Persona, signore del mondo e di tutti i mondi - e le sue In telligenze prediligano
soprattutto i lupanari che, tra le altre cose, appartengono ad un particolare ordine in
dividuato. E'bene intendersi: non è che con questo si vogliano sminuire certe normali
attività esistenziali né disconoscerle né "moralisticamente" denigrarle. Né, an cora, si vuole
negare la funzione podure nell'ambito del manifesto e in particolare nella nostra
espressione di vita. Ciò a scanso di equivoci: d'altra parte, una vera visione metafisica non
esclude ma include ogni cosa, però fa dipendere il tutto dal Principio.

16. Bisogna anche rilevare, comunque, che per la Tradizione la polarità è insita nello stesso
individuo; così Adamo ha in sé Eva (per L'Oriente L'individuo è l'espressione polare di
Purusa e Sakti che sono posti spazialmente al Centro della testa e alla base della colonna
vertebrale) e la scissura è avvenuta proprio con la "caduta".

Ciò che è "sparso" (dualità), bisogna riunificarlo (unità), e l'unità si realizza quando,
appunto, Eva si risolve in Adamo o quando la Sakti, svegliandosi, si congiunge col Purusa.

La dottrina del Tantrismo, quella sottoposta al Principio, insegna che un uomo e una
donna, possono anche operare nella sfera di Yesod, in modo che si determini una forte
concentrazione di pr na nelle loro aure e, con opportune posizioni, tecniche e
visualizzazioni, risvegliare la Sakti unendola al Purusa o Siva. Ma questo tipo di unione
(ché di unione si può parlare più che di accoppiamento per cercare il piacere) esclude ogni
elemento gratificante. Solo chi si pone in posizione so lare e non lunare può vincere la
grande Dea Kundali.

 
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17. Comunque il sesso, come lo si concepisce normalmente, è il simbolo di una verità più
profonda e più universale. Ma quando di un simbolo si è persa l'anima o il contenuto che
vi è insito, rimane la sua ombra, il suo guscio privo di vitalità espressiva.

La Tradizione si esprime mediante simboli, mandala e idee allo stato puro e, quando si
smarrisce la chiave di tali simboli, ci si serve di scheletri amorfi, di rappresentazioni
inventate dalla mente irrequieta e incompiuta dell'individualità unilaterale.

L'Albero sephirotico è un simbolo-mandala e se non si ha la chiave o le chiavi per la sua


giusta comprensione, si fa delle sephiroth un gioco ad uso e consumo della vanità e della
debolezza individuali.

E si sa che, mettendo l'accento su "certe cose" (sesso, acquisizioni di poteri psichici di varia
natura, ecc.), si hanno certamente molti cultori e molti seguaci. La linea di minor resistenza
è dei più, e si ricorda che molti sono i chiamati e pochi gli eletti. La "Porta stretta" non è di
tutti, non perché vi siano privilegiati o predestinati, ma perché non tutti vogliono "morire
da vivi", non tutti vogliono "cessare di essere" per Essere.

 
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Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

STATI DI VITA 

18. Dunque, le sephiroth sono espressioni particola rizzate, per quanto impersonali,
dell'Unità-Kether e, sebbene ciascun attributo sephirotico abbia la sua connotazione
archetipica o il suo particolare numero ontologico, il suo grado gerarchico e il suo
peculiare "influsso", la loro essenza o la loro vita noumenica s'identifica con l'Unità
indivisibile e inqualificata.

Le sephiroth non sono altro che gradazioni dell'uni co Colore principiale. Una sephirah in
se stessa e per se stessa non può avere esistenza né influsso; chi realizza Kether sintetizza
la totalità sephirotica, così chi realizza la coscienza Tiphereth sintetizza in sé il quaternario
inferiore (Nezach, Hod, Yesod, Malkuth).

L'assieme sephirotico non è "composto" dalle varie sephiroth; non è la quantità che forma
l'Unità. La tota lità sephirotica è l'Unità stessa nella sua espressione determinante. Le
"Numerazioni" non sono altro che "punti" spaziali, e i punti, a loro volta, sono
polarizzazioni del Punto senza dimensione.

Se si dimentica tutto questo si cade nel particolarismo assolutistico (con tutte le


conseguenze del caso) il quale è un'aberrazione della mente empirica che non riesce a
comprendere la totalità-unità-sintesi.

19. Secondo la Qabbalah la manifestazione si divide in quattro stati o mondi esistenziali


che confrontiamo con la dottrina vedanta:

Qabbalah Vedanta

Aziluth Turiya,

Brahman nirguna Briah

Isvara Yezirah
 
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Hiranyagarbha Assiah

Virat

Aziluth è la sfera e la "radice" del Tutto, è l'Assoluto e il sostrato della manifestazione


formale e non-formale. Una determinata manifestazione rappresenta una delle infinite
possibilità espressive di Aziluth. Esso è equiparato all'Ain Soph (radice dell'Albero).

Briah è la sfera principiale creativa, è la causa della manifestazione, è la prima


determinazione di Aziluth a livello non-formale.

Yezirah è la sfera formativa, animativa della manifestazione sottile, archetipale;


rappresenta l'anima mundi il mediatore plastico universale.

Assiah è la sfera corporea, della concretizzazione, del prototipo, dell'oggettivazione.

Tutte le sephiroth operano in queste sfere, anzi ne sono le Potenze creatrici, animatrici e
plasmatrici. Un piano di vita è la concretizzazione dell'energia sephirotica. Ci sono
sephiroth che animano certi piani o particolari sfere e sephiroth che danno vita ad altri
piani.

Così l'unità sephirotica si risolve nella decade armonica che determina indefiniti effetti
vitali; ogni effetto o prototipo è collegato con il suo principio-archetipo sephirotico e,
tramite lo stesso archetipo, con l'Uno principiale o 'Ehjeh (Io sono).

Dal punto di vista della scienza fisica le sephiroth che operano nei tre mondi
rappresentano: gli elementi vitali della natura grossolana, le energie che muovono tali
elementi, le leggi che governano le energie, il Principio unico su cui il tutto è fondato.

20. Briah è animato dalla triade Kether-Chokmah Binah; Yezirah dalla triade Chesed-
Geburah-Tiphereth; Assiah dalla triade Nezach-Hod-Yesod. Si considera Mal kuth come la
sephirah della semplice "precipitazione".

Essa è il mondo degli effetti, dei "precipitati", dell'automatismo, non è il mondo delle cause
o dei princìpi.

Si pone poi Aziluth quale causa delle cause, quindi fuori della stessa determinazione
principiale e causale.

 
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21. Passando al microcosmo, la Qabbalah considera l'uomo come un'unità trina, e cioè:
Neshamah = spirito, Ruah = anima, Nephesh = corpo. Facendo le debite correlazioni si ha:

AZILUTH da cui discendono secondo lo schema di pagina 26:

1) MACROCOSMO

Briah Yezirah Assiah

2) SEPHIROT Prima triade sephirotica Seconda triade sephirotica Terza triade


sephirotica

3) MICROCOSMO Neshamah Ruah Nephesh

Tu e tre sono tra loro parallele

Volendo sintonizzarsi col mondo sephirotico Assiah (Nezach-Hod-Yesod-Malkuth), basta


prendere come supporto il fisico sensoriale.

Se la sintonizzazione deve avvenire con il mondo Yezirah (Chesed-Geburah-Tiphereth),


occorre prendere come supporto Ruah, cioè la propria Anima o il corpo di gloria in
noi;se,infine, ci si vuole sintonizzare con il mondo Briah (Kether-Chokmah Binah), si deve
prendere come supporto Neshamah, la propria Essenza spirituale.

22. Se si vuole "passeggiare" con Chokmah o Chesed bisogna lasciare le proprie "scarpe" a
casa. Al cospetto di Lui bisogna denudarsi di tutto.

 
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Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

Chi pensa di andare nella sfera del Fuoco noumenico portandosi il corpo cellulare - magari
con qualche acciacco e particolari desideri - si sbaglia. Chi pensa di voler realizzare la
mente universale rimanendo con la propria mente individuata e particolare, incorre in una
contraddizione irriducibile. Chi crede di risolversi nell'Unità, rimanendo attaccato alla
molteplicità, s'illude.

Se si tiene ben presente quello che adesso si è detto, si può capire perché molti cultori della
Qabbalah operano nella sfera di Nezach-Hod e, soprattutto, di Yesod, dissociati dai lar¢
princìpi superiori.

23. Si possono rapportare le triadi sephirotiche a quattro aspetti speculativi: metafisico,


ontologico, psi cologico, fisiologico.

Segue schema a pagina 27 che rappresenta: la prima, la seconda e la terza triade con tutti i
loro aspetti:

Prima triade: - Kether - Chokmah - Binah La prima triade comprende: -Sfera ontologica
principiale -Conoscenza d'identità -Mens informalis -(Principio unitario)

La seconda triade: -Chesed Sfera -Geburah -Tiphereth La seconda triade comprende: -


Sfera universale archetipica -Conoscenza intuitiva -(Mediatore plastico)

La terza triade: -Nezach -Hod -Yesod e Malkuth

I primi tre comprendono: -Sfera psicologica e psichica -Cognizione empirico-sensoriale -


(Mediatore plastico)

Malkuth comprende: -Sfera fisico-corporea -I cinque organi di percezione

 
21 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

La sfera di Ain Soph riguarda la metafisica pura.

Così l'Albero, nella sua completezza, abbraccia la totalità della Conoscenza.

Ogni sfera superiore comprende quella inferiore; quindi la visione metafisica comprende
la totalità dei punti di vista conoscitivi. Ogni sfera svela determinati Poteri e Facoltà che
sono peculiari alle sephiroth in questione.

 
22 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

COLONNE E TRIADI SEPHIROTICHE 

24. L'Albero si presenta con una configurazione simbolica (vedi schema a pagina 29 del
libro).

25. Prima di tutto si può mettere in risalto un fatto: l'Albero è composto di tre colonne, di
tre pilastri, che rappresentano lo "scheletro" e che, per comodità, chia meremo A, B, C.

(vedi schema a pagina 28 del libro)

Sotto l'aspetto della fisica, A rappresenta L'Energia e la Forza; C rappresenta L'Elemento di


natura e B la Legge. Sotto l'aspetto psicologico la colonna A rappresenta la conservazione,
la clemenza, la misericordia, la benignità; C rappresenta il rigore, l'attività creativa; B
riguarda la sintesi, la coscienza, l'equilibrio A e C sono funzioni, facoltà, poteri che
esercitano attività; B, invece, è la consapevolezza, l'assimilazione dell'azione polare.

E'la via più soggettiva, la fornace in cui si amalgamano, si fondono e si riconciliano le


direzioni polari. Si parla di polarità perché A e C non rappresentano una dualità assoluta,
ma una semplice polarità (A = positivo; C negativo) scaturita da B-Kether. In Kether - Dio
Persona - si risolvono tutte le polarità sephirotiche e la coscienza che si trova lungo la linea
mediana opera, appunto, in termini di sintesi. Si può dire che la polarità opera in modo
equilibrato quando è sotto l'azione della colonna centrale, cioè della giusta legge.

In termini yoga si ha: A = pingala, maschile, sole, positivo C = ida, femminile, luna,
negativo B = sushumna (in cui si risolvono le due correnti o nadi pingala e ida).

Altre correlazioni sono:

A = energia, rajas, aria C = forma, tamas, acqua B = vita-coscienza, sattva, fuoco.

I tre pilastri hanno una precisa corrispondenza con il Caduceo di Hermes. Ciò che viene
detto dell'Albero può essere riferito al Caduceo.

 
23 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

26. Il pilastro di sinistra rappresenta ancora l'aspetto movimento-azione, quello di destra


l'aspetto incentivazione e propulsione. Binah è la notte in movimento verso l'alba,
Geburah è l'alba e Hod è il giorno. Binah, Geburah, Hod danno "forma" all'energia
propulsiva e indifferenziata di Chokmah, Chesed e Nezach.

Del pilastro di sinistra si può avere altresì questo quadro:

Binah (freccia verso) Geburah (freccia verso) Hod Punto Linea Piano Vita Qualità Forma
Sostanza Intelletto Mente Radice del moto Moto Apparenza Soggetto Oggetto

Sotto l'aspetto qualitativo il pilastro di destra estrinseca:

Chokmah = Volontà

Chesed = Amore

Nezach = Attività

La Volontà si determina come stimolo a "formare" come potenza-suono che mette in moto
le "acque primordiali" (Binah).

L'Amore si determina come giusto rapporto polare, commensura con la vita e giustizia
universale. Amore è giusto accordo tonale (Geburah).

L'Attività si determina come creatività intelligente (Hod).

Il pilastro di centro rappresenta la sintesi dell'aspetto polare, la coscientizzazione delle


facoltà qualitative-formali, l'Asse del mondo, il centro universale, l'Albero della Vita,
mentre quello di sinistra e quello di destra rappresentano l'Albero della Scienza del " male
" e del " bene ", la via del rigore e della clemenza, la via dei "poteri".

Quando, nell'uomo, questi poteri, come già si è detto, non sono sotto la direzione del
Principio si ha "magìa egoica", potere al servizio dell'io empirico.

27. Il complesso sephirotico è diviso ancora in tre triadi:

 
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Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

Kether - Chokmah - Binah = Aspetto vita Chesed - Geburah - Tiphereth = Aspetto qualità
Nezach - Hod - Yesod = Aspetto apparenza, forma.

Malkuth, la decima sephirah, rappresenta il piano delle precipitazioni, dell'oggettività,


dell'apparenza; essa, si è già visto, è un semplice effetto.

Così, al lato opposto, vi è Ain Soph che è il principio prettamente metafisico inqualificato,
non-manifesto. Da un lato la più densa oggettività e materialità,dall'altro la più rarefatta
soggettività ed essenza. L'Alfa e l'Omega.

Il primo triangolo è non-formale e non-manifesto, per quanto principiale-causale. Il


secondo è universale animatore sottile; il terzo è di ordine psichico individuato. Quindi si
hanno: il punto, la linea e il piano.

Una triade è un'unità operativa su un particolare piano esistenziale.

28. Ogni triade è formata da un aspetto polare e da un punto di sintesi, di armonia e di


espressione oggettiva, per cui, ad esempio, si può avere questa triangolazione: (vedi
schema a pagina33 del libro) Lo schema raffigura un tringolo i cui apici ono costituiti da
Geburah, Tipheret e Chesed;Geburah effettua interscambio energetico con Chesed e
scambio unidirezionale con Tipheret; Chesed che che comunica unidirezionalmente con
Tipheret

Quando c'è un interscambio energetico tra Chesed e Geburah, Tiphereth s'illumina


svelando le potenzialità dell'aspetto positivo e negativo delle due sephiroth. Quindi, nel
nostro caso, Tiphereth è il veicolo d'espressione della combinazione polare Chesed-
Geburah.

29. Si è detto che le triadi sephirotiche operano a certi livelli esistenziali, per cui occorre
fare molta attenzione, seguendo la Via del totale risveglio, a non perdersi lungo il sentiero.
Si deve comprendere ciò che è grossolano-materiale, ciò che è sottile-energetico, ciò che è
essenzialmente Principiale e, infine, ciò che è di ordine esclusivamente metafisico.

 
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Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

Per avere una precisa idea della Via del Ritorno è bene riproporre il quadro esplicativo
delle triadi, procedendo dal basso in alto e tralasciando Malkuth.

Vedi schema a pagina 34 del libro; lo schema rappresenta le tre tradi che comunicano tra
loro con direzione a partire dalla prima triade verso la terza e che costituiscono la Sfera
della Natura o Maya - Movimento Le triadi sono così rappresentate: Prima triade: Yesod
Hod Nezach comunica con la seconda triade che è rappresentata da:

Tipheret Geburah Chesed che a loro volta comunicano con la terza triade rappresentata
da:

Binah Chokmah Kether

Tutte afferiscono ad Ain Soph; Sfera soprannaturale; Costante Metafisica

La sfera metafisica è esattamente quella di Ain Soph, e il discepolo che segue la "Via del
Fuoco" ad essa deve tendere.

Per quanto alcune triadi possano esprimere qualità eccezionali e universali, tuttavia si
trovano ed operano nel dominio del "naturale", dell'oggettivo, del duale (soggetto-
oggetto), del divenire e quindi del tempo spazio-causalità.

La via mediana è la "Via del Fuoco" che da Malkuth porta a Tiphereth, a Da'ath, a Kether e,
infine, al Non-Essere in quanto Assoluto-costante.

 
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Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

VIA DEL FUOCO 

30. Si è parlato di "Via del fuoco" in riferimento alla Qabbalah, all'Advaita Vedanta e
all'Asparsa Yoga e, per quanto i nostri lettori abbiano già capito il suo significato, tuttavia
è bene chiarirlo.

La "Via del Fuoco", ovviamente, non ha alcun riferimento con l'elemento fuoco
propriamente detto; essa vuol essere solo quella "Via" da percorrere (sadhana) per
realizzare la propria Essenza. Anche in termini yoga si può dire che il fuoco Kundalini, che
dimora alla base della spina dorsale, deve unirsi con quello di Siva al sommo della testa.
E', dunque, via sperimentale, operativa, realizzativa.

Potremmo usare anche l'espressione "Via del Suono" (sabda marga) perché anche il Suono
sottostà alla manifestazione e il discepolo si realizza come Suono e infine come Essenza
non-sonora. Aum è il suono primordiale, è la saetta vibrante; anche la Luce è il Fuoco
primordiale. Così si può parlare di Suono luminoso e di Luce o Fuoco sonoro. In sanscrito
"suono" si dice svara e "luce" svar; suono e luce sono uniti dalla loro essenziale affinità
fonetica. In base a questa identità di luce e suono, nel Rg Veda il Cantore è detto
svabhanavah, cioè " colui che è autoluminoso".

Secondo la Qabbalah, la Luce-verbo emerse dalle profondità delle Tenebre. Dunque, la


"Via del Fuoco" è il sentiero che ogni discepolo percorre in ogni ramo della Tradizione; è la
Via del "Ritorno". Di conseguenza, non è né un insegnamento particolare e individuale, né
ancora una via collaterale a quella che è l'unica e la sola Via maestra. In verità, tale
espressione è nata in modo innocente, ma pertinente. A chi scrive, avendo ricevuto
l'insegnamento asparsa e advaita-vedanta, ad un certo punto della sadhana è stato detto di
accendere il Fuoco, di bruciarsi col Fuoco e di risolversi nel Fuoco.

Questa "Via" ha attinenza anche con il Dio Agni, considerato nei Veda come il Signore del
triplice mondo. Ma Agni rappresenta altresì la fiamma dell'aspirazione verso l'Alto, che
alla fine colma il cuore del Fuoco divorante della Pura consapevolezza. (E'ovvio che certi
suggerimenti possono avere un valore solo per chi li riceve).

Studiando poi alcuni rami della Tradizione, lo scrivente si è accorto che in definitiva ogni
discepolo, a qualunque ramo possa appartenere, segue la sua "Via del Fuoco".

 
27 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

YESOD 

31. E'il caso di esaminare adesso in modo particolareggiato ciascuna sephirah,


incominciando dal basso.

Yesod (= fondamento) è il fondamento e la sostanza con cui sono fatte tutte le cose a livello
oggettivo.

Esprime le "Acque inferiori", simbolo di quelle superiori rappresentate da Binah. Tra


Yesod e Binah esistono, così, corrispondenze precise; da una parte Binah (sostanza
primordiale, equivalente alla Prakrti del Vedanta, Madre-natura universale), stimolata da
Chokmah-Kether, è causa materiale della manifestazione; dall'altra parte Yesod (sostanza-
natura lunare inferiore, più "materiale" e grossolana) porta in manifestazione oggettiva
(Malkuth) le impressioni immaginative ricevute da Hod-Nezach. Nel microcosmo-uomo la
sua corrispondenza sono gli organi riproduttivi. Questo fatto illumina la funzione di
Yesod, come a livello superno illumina la condizione di Binah, se la si considera Madre
universale. In termini yoga la corrispondenza è col prana (elemento superfisico), ed è nella
guaina-corpo pranamaya che esiste anche il cakra svadhisthana, centro creatore del seme
generatore.

Yesod è la quintessenza della materia dopo il solido, liquido, gassoso, aeriforme, o dopo
l'elemento terra, acqua, aria e fuoco. Dunque è sostanza che va di là dal sensibile-materiale
perché è un elemento superfisico: Ogni cosa-evento del fisico denso è originata in Yesod;
ogni correzione, trasformazione o trasmutazione che si pensa di fare a livello fisico deve
essere preparata in Yesod. Così, ogni trasformazione che si vuole fare nella costituzione
cellulare di un essere umano deve avvenire prima di tutto nel gene che è l'archetipo-codice
della cellula fisica. Quindi, Yesod è sostanza pre-materiale fisica in cui convergono e si
concretizzano gli archetipi prodotti da Hod, e che poi vengono precipitati come prototipi
in Malkuth. Le vere "operazioni" devono es sere preparate in Yesod, non in Malkuth.
Questa so stanza Yesod è plastica, mobile, fluida, sensibile ad ogni stimolo. Come si sa,
l'elettrone è sensibile alla semplice presenza di un osservatore a tal punto che ha portato
Heisenberg a formulare la sua teoria d'indeterminazione.

Ma Yesod è sensibile soprattutto a Hod che rappresenta la mente, altra sostanza ancor più
duttile, più sottile, più potente e penetrante.

In riferimento alla polarità sessuale si deve dire che Yesod, essendo per natura la sfera
della causa di ogni oggettività, rappresenta la propulsione all'unione polare per generare e
procreare. Tutti i movimenti ed impulsi sessuali avvengono a questo livello e si servono
dei corrispondenti organi fisici per il compimento e la precipitazione.

 
28 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

L'iperstimolazione di questa sfera può portare molti conflitti e degenerazioni e, di


conseguenza, è solo volgendo l'attenzione su tale sfera, e non sul fisico, che essi possono
essere risolti.

Non è sul piano denso che occorre operare per risol vere certe disarmonie organiche, nel
caso specifico quelle sessuali, ma sul piano di Yesod, quale causa seconda della
disarmonia-degenerazione, e ancor più su quello di Hod-Nezach quale causa prima.

In conformità alla potenza impulsante di Hod, la sostanza Yesod può cristallizzare un


evento-cosa per sì lungo tempo da renderlo inerziale. Da qui nasce quello che
generalmente si definisce un "contenuto subconscio" di ordine istintuale-organico,
materiale.

L'uomo, essendo una copia perfetta del macrocosmo e sintetizzando in sé la totalità vitale,
possiede dei centri-finestre che si aprono sui vari piani esistenziali.

Generalmente questi centri-finestre sono chiusi (è aperto solo quello del piano fisico
denso), per cui egli non riesce né a vedere né ad operare sui vari livelli di vita, ma spesso
riesce a percepirli, se ha una certa "sensibilità".

In due modi ci si può mettere in rapporto col mon do delle Potenze in genere:

1) Con l'aprire questi centri-finestre, e quindi con perfetta consapevolezza essere ed


operare sui vari piani.

2) Con il rito, e allora si fa della Teurgia. E'pre feribile tralasciare quella che oggi
comunemente viene denominata "mag¡a".

 
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Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

HOD 

32. Si è detto precedentemente che Yesod è sensibile all'influsso di Hod, anzi la sua attività
è proprio determinata da Hod. Hod è l'agente positivo-attivo e Yesod quello negativo-
passivo; quando essi si congiungono avviene la precipitazione in Malkuth. In altri termini,
Quando l'idea incontra la sostanza plastica formativa si ha l'espressione sul piano
oggettivo; oppure, Quando il pensiero incontra le corde vocali - che sono fibre nervose - si
ha la parola o suono esprimente quel pensiero.

Un'idea che non diviene "carne" rappresenta un fenomeno di vana sterilità e di puro
onanismo che può nuocere essenzialmente al suo stesso creatore.

Hod è sostanza mercuriale ancor più vibrante e rarefatta di Yesod, e ciò che si chiama idea
è suo figlio.

Una forma archetipica su Yesod, non alimentata da Hod, costituisce un corpo senza
anima; si può dire, rappresenta un aborto. Le immagini archetipiche di Hod sono dei
vettori energetici che plasmano la sostanza pranico-eterica di Yesod.

Hod non agisce direttamente su Malkuth, ma su Yesod. Hod è, dunque, ideazione


creativa; in Hod si contempla l'idea, in Yesod si crea il supporto e l'idonea intelaiatura, in
Malkuth quell'idea si esprime e si palesa.

Si ha così una triplicità espressiva che rappresenta la modalità creativa degli Dei e degli
uomini. Questa triplicità compendia lo spirito, L'anima, il corpo. Lo spirito è l'essenza-
nucleo o il noumeno: è l'Ente a Qualunque natura, dimensione e grado possa appartenere;
l'anima è l'acqua formativa, il mediatore plastico, la placenta che nutre il nucleo
portandolo a maturazione; il corpo è il veicolo di espressione oggettiva del nucleo-ente.

Il vero demiurgo opera soprattutto nella sfera di Hod; a seconda della sua "potenza
contemplativa", Yesod automaticamente si plasma facendo precipitare in Malkuth il seme
della contemplazione. Un demiurgo non s'interessa molto al materiale grezzo, fa in modo
che il mediatore plastico si modelli convenientemente dietro la spinta del solo atto
contemplativo.

33. Hod è sostanza essenziale noumenica o principiale (in riferimento alla triade psichica
individuata), ma riceve l'impulso di vita dalla sfera di Nezach. Nei riguardi di Nezach,
Hod diviene passivo e negativo, mentre, come si è visto, è attivo e positivo nei riguardi di
Yesod.
 
30 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

Nezach rappresenta l'impulso originario a manifestare l'amore di vita e di vivere (la sua
ottava inferiore è rappresentata dal desiderio). E'la forza primigenia di discesa, di
esteriorizzazione, di precipitazione. Senza questo impulso vitale, Hod non avrebbe
l'opportunità di organizzarsi come nucleo, né Yesod come mediatore plastico, né, ancora e
di conseguenza, vi sarebbero forme sul piano fisico-oggettivo. Nezach è la forza della
natura che preme a formulare (Hod). La sua ottava superiore mediana è Chesed e quella
suprema universale è Chokmah. Come a livello prettamente oggettivo senza desiderio non
si ha effetto formativo, così senza la potenza volitiva di Nezach non si ha neanche
l'impulso a pensare'si vuol dire "pensare", non essere pensati; i più sono oggetti passivi del
disordine pensativo, per questo non creano.

In Nezach l'impulso amore-vita procede verso la esteriorizzazione, in Hod questo impulso


si concretizza in noumeno, in Yesod trova il suo alimento animatore e in Malkuth si palesa
e appare.

Sotto questa prospettiva si ha una triade completa più il piano della precipitazione.

Nezach = vita generante - Venere Hod = nucleo - qualità emergente - Mercurio Yesod =
archetipo plasmato - Luna

 
31 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

NEZACH 

34. Nezach significa "vittoria", "fermezza" perché è L'impulso vittorioso e fermo che genera
e determina sul piano di Hod. Si possono avere ancora queste correlazioni: Nezach è
l'ispiratore, Hod l'ideatore, il compositore, e Yesod il plasmatore; Nezach intuisce e vuole,
Hod geometrizza, Yesod anima e precipita.

Senza la potenza impulsante di Nezach, Hod rimane sterile, e, a sua volta, senza l'impulso
ideale di Hod, Yesod rimane quiescente, in latenza. La mente presa a sé stante non
conferisce alcun potere; se però è elettrificata dalla potenza incisiva e direzionale di
Nezach, allora diventa un "campo teso", pronto per coagulare un nucleo-ente.

Nezach, Hod, Yesod e Malkuth formano il quaternario inferiore perché si riferiscono, per
quanto riguarda l'essere umano, all'individualità. L'individualità è composta, appunto, da
queste sephiroth che, mal dirette, sospingono all'egotismo, alla separazione e alla
differenziazione. Così, l'impulso di vita di Nezach può essere teso all'individuazione. Ciò
che si chiama mondo psichico è composto da queste tre sephirot (rappresentando Malkuth
l'elemento fisico); è il mondo dell'ombra. Se poi si tiene presente che i più, nel tempo-
spazio, con il potere di Hod, hanno creato indefinite forme-immagini che dimorano nella
sfera sottile, allora si può comprendere la difficoltà di percepire il Vero, il Giusto e il Bello.

Con il suo potere mentale mercuriale, l'uomo ha creato tanti mostri psichici che, sempre
più alimentati, si sono sovrapposti ai veri archetipi del piano Briah. Uno di questi mostri è
l'io empirico. Questo è un complesso psichico con cui la coscienza s'identifica. La magìa, le
evocazioni, le pseudo intuizioni, la medianità, le ricezioni sonore, luminose, ecc., per il
novanta per cento provengono da queste forme-immagini di ordine psichico. Esse sono
vive, pulsanti e concrete sì da ingannare un esperto conoscitore. Le apparizioni di Enti
quali il Cristo, il Buddha e altri appartengono a questo mondo psichico intermedio. Molte
scritture spirituali, occultistiche, ecc., sono date da fantasmi del mondo Hod-manasico
(manas=mente) sovrapposto al mondo principiale. A volte sono "ispirazioni" innocue, altre
volte sono ispirazioni che creano confusione e distorsione della verità, altre volte ancora
sono ispirazioni nefaste che arrecano molti conflitti, sbandamenti e false verità in ogni
campo dell'attività umana sì da portare ad un vicolo cieco. Le forze antitradizionali
operano in questa sfera fantasma creata dall'irresponsabilità e dall'ignoranza
dell'individuo. Lþ sfera della individualità, quando non è sottoposta alla potenza
Tiphereth, lavora quindi per l'individuale,per il particolare,per l'autoaffermazione, per la
sete di acquisizioni e di godimenti; la sua azione mira a compensare la mancanza della
propria compiutezza che si trova invece nel suo stato trascendente.

L'uomo è universale, e se cerca di circoscriversi e limitarsi nel particolare e individuale


non può non degenerare e perire. Egli non è soltanto Nezach, Hod, Yesod e Malkuth, è
 
32 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

anche Tiphereth, Chesed e Geburah; è, anzi, qualcosa di più. Se la sua direzione non è
verso l'alto, verso il completamento di sé, verso il risveglio della sua integrale natura, si
trova a percorrere la via del samsara, del divenire conflittuale e della compensazione.
L'individualità crea ogni cosa in questo mondo di fantasmi per compensare la sua
impotenza e la sua irrequietezza. Coloro che operano magicamente ed esclusivamente in
tale sfera, contribuiscono a creare maggior disordine e maggiore sofferenza.

La magia sessuale (Yesod), quella ritualistica e im maginativa (Hod}, astratte dal principio
direttivo Tiphereth, portano ad un vicolo cieco e al mondo delle Qelipp¢th, al mondo, cioè,
delle tenebre, della disarmonia e dello squilibrio. L'unilateralità, il fanatismo, l'egotismo
ecc., sono effetti squilibrati della Realtà armonica universale.

 
33 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

IDEA‐NUMERO‐NOME 

35. Sephirah significa " numero ", perché rappresenta uno specifico grado o un'armonica
della nota-Kether; con tiene anche ciò che la Qabbalah chiama Idea e Nome.

II dispiegamento universale e il suo riassorbimento sono riprodotti in uno schema


numerico il quale rispecchia, nelle sue combinazioni, la trama e l'architettura dell'edificio
cosmico e ne fissa i vari stadi.

Il Nome è la Parola di Potere, il Verbo che il Primordiale Kether, l'Uno noumenico, il


Suono fondamentale assume su quel determinato piano di esistenza.

Pronunciare il Nome di una particolare sfera sephirotica significa farla vibrare; è come far
vibrare un tasto sul pianoforte, è mettere in azione l'Intelligenza preposta alla sfera.La
totalità esistenziale di un ente è racchiusa in un Nome, e questo equivale al Suono
luminoso.

L'Idea è un'Intelligenza, una Potenza, un Principio una Legge attiva della vita, un Centro
universale di azione "personalizzato". E'il Nome che si è individuato che ha preso una
precisa configurazione.

Si hanno, così, dieci Nomi, che sono sottosuoni dell'unico Nome-suono divino, e dieci
Intelligenze-Poteri preposte all'attività legislativa.

Se il Nome è causa del movimento di un piano, l'Idea-intelligenza ne è la direzione, lo


sviluppo, il principio che governa quel piano.

In riferimento alla triade sephirotica di cui si è trattato precedentemente, il Nome della


numerazione Yesod è Shaddai (onnipotente),l'Idea-intelligenza è L'Arcangelo Gabriel
(uomo di Dio) che è a capo della schiera angelica dei Cherubini (i Forti); ogni qualvolta,
quindi, si invocano queste schiere angeliche - che sono vibrazioni particolari producenti
certi effetti - esse rispondono.

La numerazione-sephirah Hod ha Nome Elohim Shabaoth (Dio delle armate), mentre


l'Idea-intelligenza è Michael (simile a Dio) che è a capo degli angeli Ben Elohim (Figli di
Dio).

La numerazione-sephirah Nezach ha Nome Tetragrammaton Shabaoth o Adonai Shabaoth


(Dio degli Eserciti), mentre l'Idea-intelligenza è Haniel (grazia di Dio) che è a capo degli
angeli Elohim (Dei).

V'è da considerare che nella Hamsa Upanishad, che fa parte dello yoga upanishad, la via
del Brahman consiste nel graduale riconoscimento di dieci suoni. Ad un certo punto
 
34 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

l'Upanishad propone: " Bisogna trascendere le prime nove sonorità e concentrare la


propria attenzione sulla decima che è quella del tuono...egli diviene Brahman alla decima,
realizzando l'unità dell'anima col Brahman ". Questa Upanishad, come si può notare, è di
ordine metafisico perché trascende i nove suoni che rappresentano il mondo di maya o
della natura. In termini cabbalistici si può dire: bisogna trascendere le nove sephiroth e
risolversi in Kether. Questa è la Via del Fuoco centrale, la Via metafisica, quella iniziatica,
quella che compete all'uomo che si è svegliato alla consapevolezza del suo essere
trascendente.

36. Il nome e la forma presi a sé non hanno alcun valore. Il nome non è altro che la
denominazione di una Forza, di un'Energia di una realtà retrostante. Ad esem pio, si
attribuisce ad una certa energia-realtà il nome di "elettrone". Il nome scisso dalla realtà
nominata è un puro niente. Così la forma (immagine, figura, sembianza, effigie) designa la
configurazione, la conformazione, lo aspetto di quella realtà. Se, in fondo, il nome e la
forma sono semplici rappresentazioni mentali ciò che essi designano è, invece, reale.

Chiamare con il suo giusto nome una cosa significa stimolarla renderla attiva, responsiva.
Così, chiamare un individuo per nome significa metterlo in condizione significa metterlo
in condizione di rispondere. Sotto questa prospettiva possiamo parlare di INVOCAZIONE
che, a sua volta, suscita un'EVOCAZIONE. Si vogliono intendere questi due termini in un
senso speciale, non in quello che comunemente hanno.

Chi comprende la " legge dell'Invocazione " e dell'Evocazione può "dialogare con la Vita.

E'ovvio che se si tratta di un individuo umano per evocare in lui una risposta occorre solo
invocarlo col suo nome pronunciato verbalmente, con la voce, col suono vocale,perchè è
con questa modalità che egli recepisce l'invocazione. Ciò implica che ogni livello, sfera di
vita o piano esistenziale, si esprime con il suo linguaggio (suono) e con la sua forma
(colore).

Chi, ad esempio, volesse invocare Kether mettendosi ad una finestra e gridando


semplicemente questo nome potrebbe attendere anni ecicli cosmici senza ricevere una
risposta. Ciò che qui si vuol dire è qualcosa che geneticamente precede qualsiasi nome
formulato e ogni epsressione cocettuale logicamente fondata. E' qualcosa di primordiale e
sopraconcettuale e quindi non ha riferimento con la comprensione intellettiva. Gli Egizi
chiamavano questo aspetto indefinibile del suono-nome un "grido" del Dio Thot. La
Hamsa Upanishad parla del "tuono".

Quando evochiamo in noi un nome o una parola, si può notare - se abbiamo sensibilità a
tale parola - che, come l'eco di una tromba o di una campana, il nostro essere incomincia a
 
35 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

vibrare, a rispondere fino ad essere completamente preso, esaltato, a volte estasiato


(samadhi).

Più che di Parola si potrebbe parlare di "Sillaba risuonante"; o, ancora, di " Monosillaba
vibrante" perché evoca quel "grido" o suono primordiale sopraconcettuale che diede inizio
alla manifestazione.

L'Aitareya Upanishad (I, 4) include il Suono primordiale nell'Uovo cosmico: " Lo covò
(Purusa). E, avendolo covato, la sua bocca si spaccò come un uovo.

Dalla bocca venne la parola, dalla parola il fuoco". Quindi suono e luce o, come
precedentemente si è detto, suono luminoso e luce-fuoco sonora.

II suono è veicolo di creazione o di distruzione e il nome, cioè la particolare combinazione


sonora, ne rappresenta il simbolo e il sigillo. Pronunciare, così, quel nome significa far
vibrare tutto ciò che di vitale dipende da esso.

Si ricordino i tre dati: Nome, Idea, Numero, oppure Suono, Qualità, Numero.

La combinazione sonora dipende dal numero scalare e lo stesso suono produce dei toni
(idee); Nome, Idea, Numero (Suono-vibrazione, qualità, numero) sono una unità trina. Si
ha, di conseguenza, il Suono che produce numero e qualità, oppure si ha il Numero che
produce suono e qualità, ecc.

La qualità o valore tonale costituisce l'aspetto soggettivo, mentre il numero tonale


rappresenta il dato oggettivo.

" La ricchezza del saman è il tono musicale (svara) ",

(Brhadaranyaka Up.: I, III, 25)

"Il Tao colma l'intero universo... Questa essenza non si può richiamare col rumore, ma con i suoni".

(Chuang-tsè: XVI, 1)

Una sephirah-Numero costituisce l'elemento oggettivo dell'Idea-Intelligenza che presiede


a quel determinato piano esistenziale, il Nome è l'Armonica della Nota primordiale
(Kether). Per captare la qualità-idea occorre rieducare la propria corda coscienziale, la
sensibilità interiore (condizione che va di là dal sensibile psichico, essendo questo una
semplice reazione animale) sì da potersi sintonizzare con la qualità-suono-fuoco di una
sephirah.

 
36 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

Se si procede lungo la corda centrale dell'Albero (Via del Fuoco) si ha la possibilità di


percepire e comprendere la qualità sonora luminosa in se stessi (essere Idea, vivere
l'Armonia sephirotica); mentre se si opera sulle corde laterali si ha soprattutto numero-
suono (rito), ma allora bisogna fare molta attenzione perché la corda coscienziale
dell'operatore, non essendo rapportata alla potenza qualitativa dell'ente evocato, può
spezzarsi.

L'uomo opera sempre al di fuori di sé, è sempre un esecutore di azioni rituali, sia egli
scienziato, mago, filosofo o musico, ma la Realtà è in se stessi, e per poterla comprendere e
valutare occorre viverla, cioè vibrarla; occorre essere. La Qualità espressiva della vita può
essere vibrata e vissuta da una corda coscienziale adeguatamente addestrata.

E'necessario riflettere che la Qabbalah non è un formulario per giocare a carte, né un libro
di evocazione dei " defunti ", né un ricettario di magia da prestigiatori, né ancora una
mistica religiosa come comunemente s'intende questo termine.

La Qabbalah è una Scienza e una Metafisica tradizionali, quindi opera nei piccoli e nei
grandi Misteri, è apara e para vidya.

La scienza dell'Invocazione-evocazione, essendo di ordine vibratorio, di giusta posizione


coscienziale, di giusto ritmo, non può essere insegnata a tutti. Essa implica un'adeguata
qualificazione perché è anche frutto di intuizione.

Così, occorre non porsi "di fronte" alla Forza-legge, ma essere quella Forza-legge,
incarnare, incorporare, annettere quella Forza, soprattutto se si tocca il mondo dei Princìpi
senza-forma.

L'uomo è un centro di risonanza: può captare e trasmettere il Verbo; è un vaso che può
accogliere e travasare; non ha necessità del Tempio materiale per operare e attirare le
Intelligenze perché è egli stesso il Tempio-simbolo vivente mediante cui l'Idea si svela.

37. Dunque, bisogna distinguere tra Realizzare una Potenza, fino a essere unità con Essa, e
porsi sul piano di un dualismo magico e oggettivato.

Certo, il primo metodo implica trasfigurazione di sé, accordo di sé, comprensione di sé,
significa rivoluzionare la propria incompiutezza e limitatezza, significa trascendere il
formale; il secondo implica solo pratica e addestramento empirico.

I più sono per la magia cerimoniale di ardine for male perché non vogliono trasformarsi o
lavorare su se stessi, ma semplicemente ottenere briciole di curiosità, di notizie

 
37 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

insignificanti, di informazioni su questo o quello, di energie per poter dominare i deboli e


gli ignoranti, di giochi per sbalordire gli ingenui.

L'Albero sephirotico non rappresenta una modalità operativa per accattivarsi la simpatia
di qualche sephirah, ma un Sentiero di Fuoco per essere Dei più che uomini, un Sentiero
per svelare Kether, e, per coloro che sono pronti, integrarsi in Ain Soph Aur.

38. L'uomo, è bene ripeterlo, essendo un essere ad immagine di Kether, ha in sé la totalità


vibratoria esistente nel cosmo. Suo intento dev'essere quello di risuonare entro se stesso
certe corde che possono metterlo in condizione di sintonizzarsi con le Intelligenze
universali. In questo modo egli si universalizza e diviene compartecipe del Tutto esistente.

Quando, ad esempio, vibra l'Amore, viene a sintonizzarsi con Tiphereth-Chesed. Si vuol


dire vibrare, non pronunciare semplicemente con le corde vocali il nome della sephirah o
dell'Intelligenza - su questo punto ci sembra di essere stati chiari.

Se l'universo è retto da Enti vibratori che estrinsecano qualità, quindi influssi, evocando in
sé la qualità, ci si può rapportare con il particolare Ente. Volendo evocare la triade
mediana Chesed-Geburah-Tiphereth, vibrando in sé odio e separatività, si corre il rischio
di attirare gli influssi delle Qlippoth anziché la triade desiderata.

L'universo cabbalistico è formato di dieci corde sonore che risuonano particolari qualità
emananti specifici influssi. L'individuo, nella sua totalità, ha queste corde-finestre e se sa
risuonarle entra in rapporto con la sinfonia universale.

I1 discepolo che segue la "Via del Fuoco", quindi la Via operativa o di realizzazione, deve
saper trovare in sé le giuste note che lo mettano in grado di appartenere all'universale
confraternita dell'Armonia delle sfere.

Normalmente l'uomo esprime qualità che lo sintonizzano con gli aspetti squilibrati delle
sephiroth. Compito dell'Albero è di stimolare la Coscienza ad esprimere l'Accordo,
l'Armonia e l'Unità della vita, e, per chi è pronto, a far trascendere completamente il
mondo stesso delle qualità vitali (Sentiero Metafisico puro). Per attuare tutto questo v'è da
considerare che la triade inferiore riceve la sua ragion d'essere dalla triade mediana e
volerla scindere da essa significa fare dell'individualità un ente assoluto, privo di anima e
di spirito.

Così, se si vuole che Nezach, Hod e Yesod siano in armonia con la Vita universale, che il
microcosmo sia in sintonia con il macrocosmo, bisogna porre l'attenzione sulla nota
Tiphereth. Ciò implica realizzare non più una via di discesa, ma di salita; significa alzare i

 
38 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

toni; comporta la trascendenza della semplice individualità e della specifica parte,


sottoponendosi al Principio; Principio che è il Centro effettivo dell'essere come persona.

Per fare ciò è bene esaminare la seguente triangolazione: (vedi schema a pagina 53 del
libro)

Da questo quadro si può dedurre quanto segue:

a) La triade inferiore rappresenta il simbolo di quella superiore.

b) Yesod è il centro creativo della triade inferiore e Tiphereth di quella superiore.

c) Hod, Nezach e Yesod costituiscono i canali tramite cui la coscienza individuata può
esprimersi.

d) Tiphereth, con Geburah e Chesed, rappresenta il canale della coscienza universale.

e) Il passaggio dall'individuale all'universale avviene con la rottura di livello dell'io o


dell'egoità. Ciò implica prendere l'Iniziazione, quella reale, perché tutte quelle che
normalmente vengono date oggettivamente sono solo simboliche.

f) L'individuale opera tramite l'istinto (Yesod), il sentimento (Nezach) e la mente


immaginativa (Hod); l'universale tramite l'intuizione-luce (Tiphereth), l'amore-
armonia (Chesed) e la volontà (Geburah).

 
39 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

VIA DEL RITORNO 

39. Il sentiero o via che da Yesod porta a Tiphereth è il 25°, chiamato Intelligenza della
Tentazione o delle prove.

Le "Vie della Saggezza" sono le strade luminose attraverso le quali gli uomini possono
pervenire ai Centri nascosti. Esse sono 32.

40. I chakra corrispondenti alle sephiroth in questione sono:

CAKRA SEPHIRAH ORGANO FISICO

Svadhisthana Yesod Generazione

Visuddha Hod Laringe

Manipura Nezach Plesso solare

Anahata Tiphereth Timo - cuore

41. Per operare il processo di riorientazione e di soluzione delle energie si possono seguire
tre tipi di ascesi che poggiano - a seconda dei casi - sulla Volontà, Armonia-Bellezza e
Conoscenza (triade mediana).

E'ovvio che tale processo di morte-nascita dev'essere seguito da un cabalista esperto che
abbia avuto l'iniziazione di Tiphereth e che, trovandosi con la coscienza nel
sopraindividuale, possa conseguentemente condurre altri nell'universale.

Vi sono persone che sanno volere, comprendere oppure sentire il ritmo e la bellezza in
ogni dove.

Mediante la Volontà si possono captare la comprensione e l'Armonia-Bellezza, oppure


mediante l'Armonia-Bellezza si possono scoprire la comprensione e la Volontà-giustizia-
equilibrio; o, ancora, tramite la comprensione si possono scoprire l'Armonia-Bellezza e la
Volontà uni versale.

 
40 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

La comprensione priva di Armonia-Bellezza e di equilibrio o giustizia universale rimane


squilibrata. In effetti si può dire che non si è toccata Tiphereth; o, meglio, evocando
Chesed, questa invece di passare per Tiphereth passa per Nezach e poi Hod,
determinando così una passione squilibrata (Qlipoth). Il fanatismo religioso, a volte anche
delittuoso, nasce da questo squilibrio dell'individualità iperstimolata da una potenza
superiore. Così è anche della volontà (Geburah) che passi direttamente tramite Hod e non
Tiphereth.

Se non si è accorti e ben guidati nell'evocare le Potenze-intelligenze, si possono creare delle


iperstimolazioni con conseguenti scissure dell'individualità.

La volontà-dharma universale è spiegata convenientemente nel Bhagavad-Gita.

Essa non è, ovviamente, quella individuale, partitica, settaria; non è neanche la volontà
riferentesi ad un particolare regno di natura.

Tutti i regni di natura esprimono gli archetipi qualitativi universali e quindi l'Archetipo
primordiale.

Il quaternario inferiore scisso dalla triade mediana universale può sviluppare ed


eventualmente affinare i vari sensi, così il manas-Hod accresce l'intelligenza utilitaristica,
certe facoltà inerenti alla difesa (non soltanto fisica) e anche all'offesa (fino ad inventare
mezzi sofisticati), ma non sviluppa quel senso di universalità, di onnicomprensione, di
spiritualità verticale che opera sintesi ed unità coscienziali.

Ciò che normalmente si chiama "progresso" è una sorta di abilità mostruosa e di


intelligenza squilibrata che operano ai fini della " conservazione" dell'io, come corpo e
come psiche. Anzi, questo supposto progresso offusca quella "sensibilità" alla sintesi,
all'unità, alla spiritualità trascendente. L'intelligenza acquisitiva e conservatrice che lavori
esclusivamente nell'ordine dell'individuale non fa progredire minimamente la coscienza
dell'uomo "decaduto". Il cosiddetto progresso non è altro che un fenomeno di
metallizzazione, solidificazione o terrestrizzazione, vale a dire limitazione della
consapevolezza. Il progresso di un individuo si determina nella misura in cui egli è capace
di inserirsi nel contesto dell'armonia universale, di riconoscersi elemento attivo o anello
della catena cosmica della vita, di scoprirsi fratello fra fratelli, e non solo nell'ambito della
modalità vitale umana.

42. Occorre considerare una cosa: molti pensano di essere già individualità integrate, ma
non è così, per...fortuna. Sono pochi quelli che vogliono, pensano, sentono e agiscono.

Nella maggior parte degli individui sono certe "energie" che si estrinsecano, e il centro-
coscienza automaticamente e impotentemente vi si identifica. Quindi a seconda
dell'energia del momento - pensiero, emozione, istinto,ecc. - essi sono necessitati e
determinati. Le loro facoltà energetiche sono scisse, separate e non coordinate dal centro-
 
41 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

coscienza. Vi sono persone che sono impulsate e condizionate da una certa linea di
pensiero, altre da una particolare direzione emozionale-sentimentale, ecc., senza che se ne
rendano conto.Inoltre, questo volere, pensare, sentire, così dissociato, entra in rapporto
"simpatico" con l'inconscio collettivo per cui si ha un'ulteriore condizionamento reciproco,
si hanno interazioni che sospingono sempre più ad automatismi. Quamdo poi si evocano
particolari Energie sephirotiche, allora la questione si complica perchè, come prima si
accennava, vengono iperstimolate e potenziate le correnti energetiche individuate e, nello
stesso tempo, non integrate dall'io-coscienza.

Scaturiscono quindi tendenze della realtà in senso unilaterale; si può evare


un'accentuazione concettualistica, sentimentalistica o istintuale-sessuale della realtà. Si
può essere anche, e spesso, ossessionati dalla volontà di potenza o, meglio, dal desiderio di
potenza caratterizzato da una sorta di compensazione del centro-io. Vi sono degli
"spiritualisti" e anche degli "iniziati" che hanno sviluppato e potenziato Hod-mente, e sono
trascinati -loro malgrado - sul piano della critica, della contrapposizione,
dell'individualismo dogmatico, del "saggio" che vuole giudicare o dimostrare un punto di
vista ad ogni costo; possono anche trasformarsi in giustizieri, in fustigatori, in boia che
impugnano la mannaia vendicatrice più che lo scettro dell'imperturbabilità; usano i
concetti magicamente per colpire più che per svelare innocentemente la verità; e tutto ciò
mentre impiegano parole come: universalità, comprensione, unità vitale, ragione, identità,
realtà metafisica. Oppure vi sono "adepti" che parlano in nome dell’amore, della
fratellanza, ecc., ma con una cecità tale che sono capaci di astiosa vendetta se qualcuno osa
loro contrapporsi. I primi sono più pericolosi perché la potenza magica di Hod non ha
limiti, il manas-Hod può essere capace di tutto, crea alibi formidabili a cui pochi possono
resistere; sul piano delle parole tutti hanno ragione e tutti trovano valide giustificazioni e
difese. Si giustificano oltraggi, assolutismi, invidie, acrimonie, separatività, vendette,
delitti e mille altre cose, solo perché la potenza magica dell'immaginazione concettuale si
pone al servizio del mostro egoico.

Si è, certamente, nella dimensione delle Qlipoth, dell'ossessione e dell'alterazione del


giusto Accordo.

Quando, poi, il potenziamento avviene non sulle singole facoltà o sul particolare potere
psichico, ma sullo stesso io, quale sintesi direzionale di tali facoltà, allora il pericolo è
maggiore, ed è veramente talmente grande da augurarsi che la storia umana, per quanto
ne abbia avuti tanti, possa registrare sempre meno casi del genere.

 
42 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

CHESED‐GEBURAH‐TIPHERETH 

43. Chesed, Geburah e Tiphereth, si è visto, rappresentano la triade mediana, l'Anima


universale, l'intermediario tra l'oggettivo e l'integralmente soggettivo. Se la notte profonda
la si può paragonare alla triade primordiale o principiale e il giorno alla triade materiale,
l'aurora la si può connettere alla triade mediana.

La triade inferiore individualizza perché è di ordine selettivo, la triade mediana


universalizza perché è di ordine sintetico; la prima opera soprattutto sul piano della
"dispersione", la seconda sul piano della "coesione" e unione.

Questi termini sono sempre simboli che esprimono peculiari energie o Intelligenze. Nel
mondo fisico si hanno energie che esprimono coesione, fusione o fissione ed energie che
esprimono dispersione, disgregazione o scissione; queste forze sono effetti di cause che
hanno la loro origine nella triade mediana. Fino a che tali forze sono in equilibrio vi è vita
e armonia; quando, per determinati fattori, sono squilibrate vi è morte e disarmonia.

Riguardo ai suoi pianeti, il sole mette in azione una forza bipolare d'attrazione e
repulsione nello stesso tempo. Se essa dovesse squilibrarsi o disarmonizzarsi, vi sarebbe
inevitabilmente la morte dei pianeti perché questi, o sarebbero attratti e "ingeriti"
completamente dal sole, oppure sarebbero allontanati, respinti fino a perdersi negli spazi
interstellari. Così è dell'atomo fisico: se la sua forza coesiva-repulsiva non operasse
armonicamente, esso troverebbe la morte.

Chesed-Geburah è un'Intelligenza-energia bipolare coesiva-repulsiva e trova il suo punto


di estrinsecazione armonico in Tiphereth; ora, se la coscienza individuata della triade
inferiore non è responsiva al ritmo armonico di Tiphereth, avviene che essa si disgrega e si
scinde sempre più fino a disperdersi caoticamente. E' la torre di Babele, per usare una
correlazione. (Oggi sul pianeta Terra, e sul piano umano, abbiamo due forze politico-
sociali: l'una individuale e selettiva e l'altra coesiva, comunitaria e collettivista, ma sono
forze che si contrappongono, che lottano e si fronteggiano oltre ad essere esclusiviste e
rigide. Se si riesce a trovare il punto di unione, ovviamente trascendente la concezione
materialista dell'una forza e dell'altra, l'umanità potrà incamminarsi verso un periodo
fecondo di interrelazioni armoniche e stabili. Meditando a fondo L'Albero sephirotico
possono essere spiegati anche gli avvenimenti peculiarmente umani).

Se la triade inferiore vuole operare armonicamente, deve alzare gli occhi al cielo e seguire
la "via del Tao",la via dell'Armonia celeste, la via della Bellezza-ordine,la via del Fuoco
universale. La Gerusalemme terrestre deve uniformarsi a quella Celeste.

 
43 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

L'Iniziato-Tiphereth vive questa Gerusalemme celeste, o la Bellezza-ordine, perché vi si è


sottoposto, avendo riportato la sua Forza coesiva-selettiva al giusto ritmo archetipico.

La Coscienza-Tiphereth svelata dai più grandi Avatara ha portato sul piano fisico l'energia
bipolare coesi va-selettiva. Gesù disse che, oltre all'Amore universale aveva portato anche
la spada. Samkara ha portato sul piano fisico la Conoscenza coesiva e unitiva, ma anche
una rivoluzione, e così è stato anche del Buddha; però le loro azioni sono state in armonia
con L'Ordine universale mentre in molti loro seguaci vi è stata più energia selettiva,
disgregante, individuata, e a volte oppressiva (Geburah squilibrato).

44. E'bene ricordare che evocare le sephiroth Chesed o Geburah senza prima armonizzare
le proprie energie individuate significa iperstimolare certe correnti energetiche che
operano nella nostra spazialità psicofisica; significa portarsi senza accorgersene verso il
dominio delle Qlipoth; è così che si è costretti nell'unilateralità espressiva maniaco-
sessuale, sentimentale-passionale o concettuale-rappresentativa.

Si vuole ancora insistere che mèta immediata dell'iniziando cabbalistico è l'evocazione


della sephirah Tiphereth e dell'Intelligenza Raphael che presiede a tale sephirah.

Tiphereth esprime Bellezza, che è ordine, euritmia e sacrificio perché si dona, si offre e si
concede affinché le " tenebre possano risplendere ". Tiphereth è dominato dal sole e
rappresenta la prima Iniziazione maggiore; con l'occhio di Tiphereth si vede L'universo-
vita in termini di Armonia, di Accordo, di Ordine e di Comprensione.

Rappresenta, altresì, il Cristo-amore cosmico, il Maestro di vita, il Cuore centrale, il Sole


riflesso del suo Polo superiore Kether. Tiphereth è figlio di Kether, su un particolare piano
esistenziale, come il Cristo terreno è figlio del Padre celeste.

45. Come si è detto altrove, vi sono molti che, invece di raggiungere Tiphereth, amano
trastullarsi manipolando energie prettamente individuate per scopi profani, utilitaristici e
imprigionanti; ma occorre anche dire che vi sono molti i quali, giunti a maturità, e osando
sfidare le "potenze" di certe sfere inferiori materiali, sanno prendere il volo verso cime
maestose di Compiutezza e di Pienezza.

 
44 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

46. Kether è l'Uno in cui tutto E', da cui tutto promana e nel quale ogni cosa ritorna. Da'ath
è il Primogenito che opera a livelli non-formali, è la Mente universale (Mahat); Tiphereth è
il secondogenito che opera a livelli formali. " Chi vede Me, vede il Padre ": tal è la
consapevolezza di Tiphereth.

Questa sephirah è un raggio di luce di Kether offerto agli esseri formali-oggettivi che
vivono nelle tenebre dell'individualità perché possano trovare la Via del Bello, del Giusto
e del Bene. Tiphereth è il Cristo universale donato ai figli degli uomini acciocché possano
divenire figli di Dio.

La salvezza degli esseri conflittuali, unilaterali e passionali risiede, dunque, in Tiphereth,


perché essa è la sephirah centrale, mediatrice e unificatrice; è il vero cuore di Kether, cuore
che unisce e fonde in sé il superiore e l'inferiore, il lato destro e quello sinistro dell'Albero.
Tiphereth è considerata la Piccola Faccia perché sintetizza le sei sephiroth dell'Edificio
universale.

 
45 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

KETHER‐CHOKMAH‐BINAH 

47. La prima sephirah è chiamata Corona perché sovrasta tutte le altre, anche il Vecchio, il
Primordiale o la Punta levigata (" Quando il Setima de-kol setimim, mistero dei misteri,
decise di svelarsi, determinò dapprima una sola Punta; inizialmente l'Infinito era
completamente ignoto e non diffuse alcuna luce prima della manifestazione di questo
Punto di Fuoco"), la Testa bianca o la Faccia lunga; essa contiene tutte le altre sephiroth e
le svelò nel seguente ordine: la sephirah maschile, attiva o positiva denominata Chokmah
e la sua polarità opposta negativa, passiva, femminile chiamata Binah. Queste due
polarità, dette anche 'Abb (padre) e 'Imm (madre), produssero la potenza unificatrice
Da'ath (onniscenza), la quale rimane nascosta, velata o esoterica perché si trova sul piano
del non-formale, del principiale. La triade (Chokmah-Binah-Da'ath) determinò la polarità
Chesed, maschile, positiva, attiva, e Geburah o Din, femminile, negativa, passiva; a sua
volta tale polarità produsse la potenza unificatrice Tiphereth.

Da questa Intelligenza unificatrice ebbe origine Nezach, maschile, positiva, attiva, con il
suo polo opposto Hod, femminile, negativa, passiva. Tale polarità originò la potenza
unificatrice Yesod che, a sua volta, precipitò Malkuth, chiamata anche Shekinah, sul piano
dell'oggettività.

48. La triade iniziale o principiale - Kether, Chokmah e Binah - esprime l'aspetto diffusore
primordiale; rappresenta il seme di Vita universale allo stato ancora non manifesto.

Essa è la Causa prima (mentre la triade mediana è la causa seconda della vita oggettiva), è
il noumeno dell'intero manifesto e non-manifesto.

" In Lui (Kether) tutto è lato destro ", perché quello sinistro è rivolto verso Ain Soph,
l'Infinito.

Kether è anche considerato come la Corona suprema, il Punto entro il circolo,l'Antico dei
giorni,l'Amen, L'Altezza inscrutabile e l'Aun. Il suo Nome è 'Ehjeh (= Io sono); la sua Idea-
Intelligenza è chiamata Metatron. E'il Dio-persona adorato da tutti i mistici e dai religiosi
in genere. Invero non è una persona, come noi intendiamo questo termine; l'uomo
antropomorfizza gli stessi Princìpi.

Kether è l'essenza esistenziale, puro Essere da cui tutto promana; è la certezza dell'unità
della vita, è il superamento di ogni possibile dualità e frammentarietà.

 
46 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

Con l'occhio di Kether, ciò che per noi è molteplicità si vede come unità indivisa. La
molteplicità non è che apparenza, distorsione visiva che non riesce ad abbracciare la
sintesi-unità micro-macrocosmica, individuale e universale, formale e non-formale.

Kether, vista dalla prospettiva individuata, è immanente e trascendente, dentro e fuori, ma


dalla sua stessa prospettiva non è né l'uno né l'altro, perché trascende ogni dualismo
inventato da Hod-Nezach; Essa è la Corona che sovrasta la testa perché racchiude il tutto
esistente, è al di sopra dell'Uomo Universale o Adam Kadmon, al di sopra delle stesse
Intelligenze manifeste: Volontà, Amore, Conoscenza.

Chi si avvicina a Kether si avvicina alla morte di ogni condizione formale e qualitativa, per
quanto la sua Essenza sia "sostanziata" di forma e qualità.

Kether è sul pilastro mediano della Freccia, della Mitezza o dell'Equilibrio e la sua
esperienza, se di esperienza si può parlare, è quella dell'Unione; meglio, dell'Identità.

II vero Mago Bianco è colui che, prima di ogni operazione, si è armonizzato con la Potenza
Kether-Metatron (ovviamente, non soltanto a parole). Il vero Mago cabbalistico è colui che
ha deposto ogni fardello e ogni recipiente per far fluire, mediante il suo "strumento di
contatto", la Vita-armonia divina.

Si è accennato che l'esperienza Kether è d'Identità con l'Essenza, ciò implica che si è di là
da ogni evocazione, di là dall'Energia, dal mondo delle Intelligenze, dalla Teurgia e da
tutto ciò che implichi dualismo e forma grossolana o sottile. La realizzazione di Kether è
per via negationis o, meglio, soluzione di entrambe le triadi, mediana ed inferiore.

49. Kether, l'Uno, punto primordiale, si polarizza in Chokmah e Binah, costituendo


un'Unità trina. I due punti basali del triangolo sono, dunque, polarizzazione del punto
superiore.

La sephirah Chokmah rappresenta la Sapienza suprema, il Raggio fecondatore di Luce


primordiale (Padre) che è causa della fertilità di Binah (Madre).

Il suo Nome è JeHoVaH. La sua Idea-intelligenza è Raziel.

" Io [Sapienza-Chokmah] amo coloro che mi amano e chi mi cerca mi troverà...

Dio mi creò fin dall'inizio dei suoi atti, prima ancora delle opere sue..

L'abisso ancor non era: io fui concepita quando ancora non zampillavano le fonti...

Quando fissava i cieli, io ero presente, quando tracciava un cerchio sulla faccia dell'abisso...
 
47 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

...chi trova me trova la vita e ottiene il favore del Signore; chi invece mi perde danneggia se stesso; e
chi mi odia, ha scelto la morte ".

(Proverbi; VIII, 17,22,24,27,35)

La sephirah Binah rappresenta l'Intelligenza primigenia formatrice e creatrice. Il suo


Nome è Jehovah Elohim, la sua Idea-intelligenza è Tzaphkiel.

 
48 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

POLARITA' 

50. Si è detto che Chokmah rappresenta il Padre ('Abb) supremo, lo stimolatore universale,
e Binah la Madre ('Imma Marah = il Grande Mare); ci si può esprimere in altri termini e
considerare Chokmah come Essenza e Binah come Sostanza, oppure Chokmah come il
Raggio di luce bianca primordiale e Binah come lo strumento tramite cui appare il prisma
dei colori. Binah è il Grande Mare, le Acque primordiali, le tenebre ricettive e procreanti
dell'Abisso. Esse possono essere rapportate a Purusa e Prakrti del Samkhya, o a Visnu e
Brahma del Vedanta.

Sotto la prospettiva fisiologica umana rappresentano lo spermatozoo maschile e l'ovulo


femminile; il loro incontro determina un terzo fattore che è il Figlio dell'Unione polare. Il
Figlio è il prodotto della Beatitudine unitiva (ananda = amore).

Le Intelligenze, le forme universali di ogni ordine e grado sono figlie di 'Abba-'Imma.

Binah, quale causa materiale creatrice del mondo dei nomi e delle forme, è anche la
distruttrice; in Binah le forme nascono e in Binah crescono e muoiono; sotto questo aspetto
la sua immagine è la Severità (Kali); infatti costituisce l'inizio del Pilastro laterale sinistro
chiamato, appunto, della Severità, mentre Chokmah inizia quello della Clemenza-
Benignità.

Attenzione però a non considerare questi due termini (Severità-Benignità) nell'accezione


psicologica, morale e individuale.

Le forme" non sono altro che strumenti, apparati, complessi cellulari mediante cui la Vita
circola e le qualità si svelano. A seconda delle Qualità e della Vita, le forme mutano,
subiscono variazioni e assumono nuove espressioni. Per Chokmah-Binah esse sono un
"giuoco' di prestigio, apparenze" "movimento conformato", sono quindi maya, per dirla
con il Vedanta.

Ciò che appare non può non scomparire, ciò che nasce non può non morire; così il Datore
di vita formale non può non essere il Datore di morte; ma apparizione e sparizione sono
un giuoco illusorio, un semplice ed evanescente fenomeno che può essere considerato
evento drammatico solo da quella coscienza che lo concepisce come reale assoluto.

Come si può notare, la progressione delle varie sottopolarità avviene secondo l'ordine
espresso nel simbolo a pag. 69.

Lo studio e la comprensione delle polarità (e del loro punto di sintesi) nelle diverse
configurazioni delle quali quella sessuale propriamente detta non è che una e la più bassa -

 
49 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

danno la chiave per aprire le molte porte (sono 50 secondo la Qabbalah) che acce dono ai
Sentieri di saggezza, cioè alla Liberazione.

Non è il caso di dire che i due termini: ovulo e spermatozoo primordiali rappresentano
una semplice analogia e un'esemplificazione di una realtà ontologica.

 
50 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

SENTIERO METAFISICO 

51. " La Cabala descrive il processo cosmogonico anche in altri modi, per esempio
ricorrendo all'immagine del Pargod o "cortina" cosmica. Il Sohar dice che l'"Anziano degli
anziani" tirò davanti a sé una cortina sulla quale si formò l'immagine del Suo regno... Si
può pertanto dire che nella misura in cui Dio abbassa davanti a Sé la Sua "cortina", si
"ritira" in se stesso.

La cortina si alza davanti a Lui come un'oscurità, che essenzialmente s'identifica con la sua
ricettività cosmica in cui la Sua luce infinita è interrotta o fermata come da un velo, onde
appare soltanto come un lontano e flebilissimo riflesso di Lui stesso, come la "vana"
esistenza di tutto ciò che è finito.

Dio è nascosto in tutto ciò che crea, quasi come la luce negli innumerevoli baluginìi di un
ingannevole miraggio. Il deserto in cui si forma il miraggio simboleggia il vuoto cosmico,
o "luogo del mondo" in seno a Dio, creato dal Zimzum (contrazione della pienezza
luminosa divina), mentre lo schermo inafferrabile sul quale compaiono le forme illusorie
che ingannano il viandante è il simbolo della "cortina" o "specchio" di Dio, della sua
autoricettività creatrice, la Shekinah.

Nei confronti dell’ "Uno senza secondo" l'intera creazione con i suoi archetipi - in quanto
non sono assorbiti dall'unico Reale ma emanano le cose create assume l'apparenza
illusoria di un "secondo". Perciò la Cabala, per definire la natura del creato, affianca alle
idee di Zimzum e di Pargod anche quella di "vanità" illusione - o Habel, derivata
dall'Eccles. 1, 2: "Vanità delle vanità (Habel habalim)!... Tutto è vanità (habel)!". E il Sohar
commenta: "In questo libro il re Salomone ha parlato delle sette vanità (habalim) su cui poggia il
mondo; esse sono le sette colonne (sephirotiche dell'Edificio Cosmico) che sorreggono il cosmo
nei suoi sette cieli (che da esse derivano), Vilon, Rakija, Shechakim, Sebul, Ma'on, Machon,
Araboth (nonché nei loro sette effetti terrestri o "sette terre" e infine anche nelle loro tenebre
infere o "sette inferni"). E'appunto nei confronti di questi che Salomone ha esclamato: "Vanità
delle vanità!... Tutto è vanità!". Esistono sette cieli o firmamenti e altri (più profondi piani
esistenziali) che (essi pure con una divisione settenaria) derivano da quelli e con essi
rimangono uniti, sicché si danno sette vanità (fondamentali) e altre ancora che derivano da
esse (e tutte insieme formano la "grande illusione" del "secondo"; in realtà, dell"'Uno senza
secondo"). Nella sua saggezza, Salomone ha parlato di tutte queste illusioni (nonché dei
loro archetipi e cause, cioè delle sette sephiroth dell'Edificio cosmico) " (Da: L'uomo e
l'Assoluto secondo la Cabala, di Leo Schaya. Rusconi).

 
51 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

Secondo l'Advaita Vedanta: " Di certo maya ha due poteri: quello proiettivo (viksepa-
shakti) e quello velante (avrti-shakti). Dal corpo sottile a quello grossolano, tutto è creato
dalla potenza proiettiva " (Drgdrsyaviveka: 13. Ed. Asram Vidya).

Pargod (cortina o velo cosmico) equivale a avrti-shakti e zimzum (limitazione,


contrazione, concentrazione proiettiva) a viksepa shakti.

L'Albero o l'Edificio cosmico, nelle sue varie dimensioni e nei suoi vari gradi, visto da Ain
Soph non è altro che una semplice proiezione o un debole riflesso della Realtà senza
secondo.

Le dieci sephiroth rappresentano "modificazioni" ideali di Kether e lo stesso Kether non è


che un riflesso di Ain Soph.

Se alla parola Realtà si vuole dare L'accezione di Infinito, Indeterminato, Costante,


Assoluto, fuori del tempo-spazio-causa, allora essa può essere attribuita solo all'Ain Soph.

Kether è una semplice "armonica" spazio-temporale dell'infinita possibilità di Ain Soph.


Kether è L'Immobile non-manifesto principiale e le dieci sephiroth sono il movimento; di
là dal moto e non-moto esiste l'Ain Soph, l'Assoluto senza secondo, il sostrato
indifferenziato da cui i riflessi oggettivati si dipartono e si propagano.

Se ci troviamo nella triade inferiore Nezach-Hod-Yesod, siamo nell'ombra e nel fenomeno


essenzialmente evanescente; se ci troviamo nella triade mediana Chesed-Geburah-
Tiphereth, siamo nel mondo delle Idee o degli Archetipi; se ci troviamo nella triade
superiore Kether-Chokmah-Binah, siamo nel mondo principiale, causale,generante; se,
infine, ci troviamo nell'Ain Soph siamo di là dall'ombra, dall'Idea e dal Principio, siamo
nell'Infinito e nella sola e unica Realtà, quindi siamo nella più profonda Pax profunda,
nella Beatitudine senza oggetto, nella Soavità dell'Incondizionato e dell'Illimitato.

La "Via del Fuoco" si snoda lungo la linea o pilastro centrale, tocca Malkuth, Yesod,
Tiphereth, Da'ath, Kether e, infine, Ain Soph. Sono cinque centri che bisogna bruciare
entro la propria spazialità psichica, cinque scheletri che occorre incenerire.

52. Si è detto precedentemente che il Sentiero che da Yesod porta a Tiphereth è il 25ø,
quello della tentazione o delle prove. Ciò implica che, discendendo, il mondo individuato
rappresenta una forte tentazione e una prova per L'anima che vi si avventura.

 
52 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

Sulla linea di salita, per ritrovarsi Tiphereth bisogna:

a) Risolvere le cristallizzazioni operate da Hod; sono forme immagini viventi che


dimorano nella spazialità individuale psichica e che rendono la vita inerziale.

b) Fermare il moto discendente delle energie. Ciò implica costituirsi come centro
neutro nel flusso e riflusso energetico.

c) Riorientare verso L'alto il movimento psichico, risolvendo, così, la via orizzontale


dell'individualità. In altri termini, occorre operare una curva a U. Ciò comporta,
ancora, passare da uno stato esteriorizzato ad uno interiorizzato.

Questa ascesi di soluzione, di fissione e di riorientazione non può essere descritta perché è
pertinente al particolare soggetto che opera l'ascesi.

Ogni discepolo ha il suo stato coscienziale, il suo karma, il suo bagaglio energetico, ecc., e
L'ascesi va vista in riferimento a questi dati. In ogni modo si possono dare delle note
sintetiche a coloro che sono pronti.

53. Non c'è forma o qualità che non tenda alla sua estinzione, alla sua morte, al suo
annullamento.

Si tenta di perpetuare il mondo della forma e della qualità ch'esso esprime con un grande
dispendio di energia; eppure la sua conclusione - malgrado ogni sforzo contrario - è la
trans-formazione (di là dalla forma) e la trans-qualità (inqualificazione).

In termini di fisica, l'essere è forma (corpo-volume); in termini di psicologia, è qualità


(psiche); in termini teologici e filosofici, è Coscienza-Vita (Principio); in termini metafisici,
è Uno-senza-secondo, Costante assoluta, Infinito inqualificato e indeterminato.

Così abbiamo: schema a pagina 74:

Infinito - Ain Soph o Costante da cui discende Coscienza - Kether o Principio immobile da
cui a sua volta discende Qualità Forma queste ultime due possono essre anche dette
Movimento (le 9 sephirot)

 
53 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

Si possono sentire le reazioni della forma, si possono sentire le qualità facendo astrazione
dalla forma e ci si può sentire Vita in quiete, intessuta di Silenzio; Vita che riposa in se
stessa e per se stessa.

Quando si è raggiunto il grande Silenzio, allora la Coscienza, avendo risolto il moto, viene
attirata da Ain Soph.

54. L'Uno è la Coscienza, il due la qualità, il tre la forma; i tre non sono scissi, ma
rappresentano modalità diverse di espressione vitale dell'Unità indivisa.

L'Uno è il Silenzio (Kether), il due il movimento (Chesed-Geburah-Tiphereth), il tre la


prigione (Nezach Hod-Yesod).

La "Via del Fuoco" consiste nel rompere la prigione, risolvere il movimento e trascendere
lo stesso Silenzio primordiale.

Se si è attratti dall'Azione o dalle Qualità (che impulsano aIl'azione) o dal Silenzio


principiale che tutto avvolge e compenetra, non si è pronti per seguire la "Via del Fuoco".

Se si è interrati nell'Azione si è schiavi degli eventi se si è impulsati dalle Qualità si è


schiavi dei godimenti, se si è attratti dal Silenzio si è prigionieri del Nirvana, della
Beatitudine o del Paradiso.

55. La via per Ain Soph è una via di negazione (delle apparenze) e di affermuzione
(dell'Ain Soph), è una via di morte e di risveglio, è una via di solitudine, di coraggio e di
comprensione.

Molti amano farsi trastullare dalle Potenze, pochi amano dominare le Potenze, pochissimi
amano trascendere le Potenze.

56. La triade inferiore è il fiore, la triade mediana è lo stelo e la triade superiore è il Seme:
la "Via del Fuoco" è l'estinzione o la soluzione del Seme.

Un Seme-principio è uno degli infiniti Semi che Ain Soph può proiettare sul suo stesso
schermo senza limiti. Un Seme-principio, visto da Ain Soph, è già determinazione,
prigione, condizionamento. La Realtà assoluta è più di un semplice Seme-principio, per
quanto indefinito possa essere nelle sue espressioni vitali.

Chi si pone nel Seme-principio si pone sul piano della Necessità; chi si pone o, meglio, si
risolve in Ain Soph ha realizzato la Libertà totale e assoluta.
 
54 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

La vera Libertà non è quella "di fare", ma è quella di essere liberi "di fare" e "di non fare" - e
questa Libertà appartiene solo all'aspetto metafisico.

Nella triade inferiore il "fare" comanda l'individuo; nella triade mediana si dirige l'agire
(ma non si può non agire); nella triade superiore si è nel "non agire"; solo sul piano di Ain
Soph si è totalmente Liberi dalla necessità di fare e non-agire.

57. Nella triade inferiore si è sotto la Legge, in quella mediana si è la Legge, in quella
superiore si è causa di Legge, in Ain Soph si è di là o al di sopra di ogni Legge; si è,
dunque, trascendenti le Leggi dell'Essere.

Chi è comunque contro la Legge, chi è fuori di ogni Legge, chi è violatore della Legge, non
è in Ain Soph.

58. La mente, nella sua estensione totale, può arrivare fino alla Causa prima, ma se vuole
andare al di là deve fermarsi, perché Quello (Ain Soph) non può essere oggetto percettivo
mentale ma è frutto di realizzazione.

L'Infinito non procede da un centro, da un punto, perché è senza centro e senza punto, ma
proietta un centro-punto che si chiama Kether.

La mente, se si risolve nel centro-punto, non produce " rappresentativo" poiché nel centro-
punto più pensiero il soggetto e l'oggetto spariscono.

Se ci si "pensa" centro-unità si cade in un grosso equivoco che è tipico della mente che non
comprende il suo stesso funzionamento. La mente empirica può solo rappresentarsi il
centro-unità o Punto principiale; per essere Punto, occorre abbandonare il volume, il piano
e la linea, occorre risolversi nell'Essenza, occorre non pensarsi centro. Molti pensano o si
rappresentano il Silenzio, ma non sono Silenzio. Il Silenzio è la più alta realizzazione sul
piano del manifesto. Bisogna distinguere tra rappresentarsi ed essere.

Ogni rappresentazione è sempre riferita a qualche cosa, ma l'Essere non è riferito a niente
se non a se stesso in quanto, appunto, puro Essere.

Dietro la rappresentazione vi è Colui che rappresenta, e quando Colui che rappresenta


non rappresenta più si ha Silenzio, si ha Essere o Coscienza senza sovrapposizioni o
immaginazioni.

59. L'imperfetto e il perfetto, il relativo e l'asso luto, il male e il bene l'inferiore e il


superiore, ecc., sono rappresentazioni di Hod il quale opera tramite "l'immaginare polare".
 
55 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

Ain Soph non si lascia immaginare, ma semplicemente realizzare. Immaginare è più facile
che realizzare per cui i molti immaginano Kether, Chokmah e persino Ain Soph.

Chi segue la "Via del Fuoco" deve abbandonare le immaginazioni, le rappresentazioni e le


concettualizzazioni; deve morire con coraggio ad ogni tipo di oggettivazione mentale.
L'unica legge che deve seguire è quella che conduce alla Libertà.

Sulla Via del Ritorno occorre estinguersi per veramente Essere.

Per spegnere il triplice Fuoco (triplice triade) bisogna avere Maturità, Dignità, Arditezza e
Conoscenza intuitiva.

Chi ha spento il triplice Fuoco - avendo ancora un corpo - è un "cadavere vivente" (jivan-
mukta = liberato vivente).

Un "cadavere vivente" non lascia orme o impronte; non ha scopo da raggiungere, né


dovere da adempiere.

Il Compiuto vive solo di Compiutezza e di Pienezza, e questa Pienezza prescinde da ogni


determinazione, da ogni azione, da ogni finalità.

60. Tiphereth è Comprensione universale, è armonia vitale, è anche Conoscenza, per cui
riveste la figura di Istruttore, ma deve saper trovare l'ardire e la determinazione di valicare
l'Abisso e di non intrattenersi più, per quanto non per fini individuali, col mondo delle
"ombre".

II suo volo verso Kether dev'essere di rondine senza agitazione o strepitìo, deve lasciarsi
"attirare" deve planare senza alcuno sforzo, senza alcuna resistenza nell'Uno senza moto.

In questo volo che porta sempre più in alto, e quindi verso il confine del non-formale, non
si vedono "altri"; le parole mancano, i pensieri tacciono, i propositi non hanno senso; non
ci sono risposte per nessun perché; in tale volo le circonferenze incominciano a sfumare,
perché gradualmente si scopre che non esiste niente eccetto il Sé.

Al fulgore dei raggi del Sole polare le "ombre" si snebbiano, diventano limpide e si
risolvono in punti senza dimensione.

Con chi parlare se gli "altri" non sono? Con che cosa pensare se non c'è una mente
proiettiva e, quindi, problemi da risolvere? A chi "aggrapparsi" se non c'è un secondo
come sostegno? La "Via del Fuoco" è la Via del senza sostegno del senza rapporto, perché
la Verità ultima, o la Realtà, poggia solo su se stessa. La "Via del Fuoco" è la Via dei Forti,

 
56 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

di coloro che osano tuffarsi nell'Oceano senza nome, lasciandosi felicemente morire,
decomporre, depolarizzare, come un pezzo di sale che si scioglie nell'acqua.

61. Un attimo di disattenzione e ci si ritrova a guardare in basso: le "ombre", così,


riappaiono, si stagliano sull'orizzonte-schermo e il moto di relazione ricoinvolge.

Alcuni sarebbero pronti, ma mancano di decisione; decisione che non è desiderio, né


aspirazione e neanche volontà, è qualcosa che nasce dalla consapevolezza che il Tutto
esistente non è... esistente.

Non ci sono tecniche a certi livelli, né filosofie, né Dei da adorare, né qualità energetiche
da esprimere.

Per "risolversi" occorre quella Dignità e quella Consapevolezza che sono consustanziali
all'Essere che ha compreso.

La Via dell'Abisso è una Via di ritrovamento, di reintegro e di svelamento della vera,


suprema e incommensurabile Libertà.

62. Per chi ama la Libertà (non certo quella dell'io-ombra) altra strada non v'è se non quella
dell'Ain Soph; chi ama la Libertà, che è pace e soavità di pienezza, l'Abisso l'attende.
Abisso che sa spezzare le catene che per lunghe età hanno costretto nell'identificazione e
nello smarrimento.

Per chi ama la Libertà vi è un Sentiero di Fuoco che sa estinguere il desiderio di potenza e
di esistenza (individuata e universale); desiderio che, quale surrogato, disperatamente
tenta di supplire a quella Libertà che non è frutto di proiezioni umane né divine.

Chi intravede la vera Libertà non può più accettarsi nella necessità, anche se questa
appartiene alla triade mediana e superiore.

Chi vuole essere libero da ogni ingannevole dualismo, non può concedersi debolezze,
titubanze, rinvii, alibi per quanto nobili e irreprensibili.

Chi ama la Libertà lascia che il mondo triplice della necessità miseramente si estingua,
senza rimpianti, senza lamenti, senza stupori: quando la rischiarante luce del sole brilla

 
57 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

all'orizzonte, chi mai oserebbe attaccarsi al debole riflesso della luna? Ciò che si chiama
vita è morte, necessità e tenebra; ciò che si definisce morte è Libertà e pienezza di Essere.

Binah è creatrice di necessità ma anche di Libertà; se si sa osare, il Fuoco distruttore di


Binah può incenerire quella vita-morte a cui ci si aggrappa infantilmente per ignoranza
metafisica.

Se è dei deboli il vivere formale, è dei deboli attaccarsi ai molteplici sostegni corporali, è
dei deboli il preservare; è invece dei forti il morire coscientemente, è dei forti spegnere il
Fuoco alimentatore di qualità e di corporeità.

Tiphereth, Kether, Ain Soph: questa è la Via del Fuoco. Tiphereth, quale umile riflesso,
deve reintegrarsi in Kether; Kether, quale semplice determinazione o Punto di Ain Soph,
deve morire a se stesso e ritrovarsi Libertà assoluta.

63. Vi sono anime che scendono, anime che conservano ciò che hanno e anime che
depongono il fardello, di ogni ordine e grado e, in silenzio ardimentoso, prendono la Via
metafisica dell'Infinito inqualificato.

Se Ain Soph è la Realtà assoluta e la Libertà senza costrizione, allora che cosa bisogna
temere? Che cosa può trattenere nel mondo della necessità? Vi sono anime che difendono
il proprio egoismo, vi sono anime che difendono la propria missione, la propria azione
disinteressata e la propria istanza kshatriya (ordine dei legislatori e governanti), e vi sono
ancora anime che si risolvono nel Silenzio metafisico avendo trasceso ogni tipo di fare e
non-fare, di agire e non-agire, di essere e non-essere.

La Via dell'Abisso è Via di Silenzio; ma, attenzione, il rumore potrebbe ri-allettare; quelli
che furono i nostri compagni-ombra di caduta potrebbero offrirci sofismi stimolanti e farci
ricadere nel rumore imprigionante. Occorre vigilanza: ciò che per alcuni è cibo, per altri
può essere veleno.

64. Stiamo prospettando la via per Ain Soph, non quella di Yesod o Malkuth; stiamo
proponendo la via " della depolarizzazione" non quella della "polarizzazione" stiamo
additando la via del Reintegro non quella dell'estroversione e della generazione.

Se il composto ferro (massa) vuole risolversi in energia deve portarsi al silenzio e morire a
se stesso(in quanto elemento ferro).

 
58 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

La Via del Ritorno è via di soluzione è via di maturità, di smagnetizzazione. La Via del
Ritorno è via di maturità di conversione di distacco. Ma non è via di abbandono, di fuga,
di contrapposizione. E'bene riflettere su ciò.

65. La conoscenza è sete di Verità,l'amore è sete di Unione-identità, la volontà è sete di


Essere, l'Ain Soph è di là dal conoscere, dall'amare e dal volere.

66. Riproponiamo quanto è stato detto sull'Asparsa yoga (si veda Mandukya upanishad
con i versi-karika di Gaudapada, pag. 18 e seguenti - Ed. Asram Vidya), lo yoga metafisico
puro, perché lo riteniamo pertinente al sentiero per Ain Soph.

"L'uomo - secondo Meyerson " fa della metafisica così come respira, senza pensarci".

E'insita nella natura umana la spontanea esigenza di trascendersi e di porre dei traguardi
che sono sempre di là dalla sua stessa dimensione transeunte. La metafisica è nata col
cosmo stesso poiché ogni particella dell'universo è protesa verso la sua totale
reintegrazione esistenziale.

L'uomo è un essere di inquietudine, ed è stato sempre impulsato a superarsi, ossia a


scavalcare la sua stessa condizione naturale, a conquistare un al di là spesso difficile a
definirsi, ma che rappresenta, in effetti, negazione o rifiuto di ogni limitazione e, quindi,
negazione del mondo composito finito delle apparenze.

"Il segreto del metodo - dice Cartesio - consiste nel ricercare in tutto, con cura, ciò che vi è
di più assoluto.

L'esigenza dell'Assoluto è esigenza primaria e implica che in tutti gli ordini di realtà
dev'esserci un termine Primo (adhi) che sia condizione di tutto il resto - come tale
indipendente, almeno nel suo ordine che nel senso più proprio del termine possa
considerarsi assoluto e il solo assoluto, senza alcun secondo.

Si può notare che quella filosofia (soprattutto moderna e occidentale) che contesta la
capacità di scoprire l'Assoluto, non fa che trasferire nel mondo dell'esperienza sensibile il
carattere di assolutezza.

Il metafisico va per la strada diritta della consapevolezza integrale e della reintegrazione


conoscitiva nell'Essere assoluto da cui tutto promana. Più che interessarsi del mondo
fenomenico e strutturale, più che guardare come è fatto "l'oggetto-universo", le sue leggi e
i suoi fenomeni magici e deformanti, più che conquistare una potenza formale, egli si
dirige all'Essere assoluto aprincipiale, o Non-Essere, all'Indifferenziato, all'Ineffabile,
all'Inconoscibile (per i sensi).

 
59 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

La metafisica s'interessa di ciò che è "di là dalla fisica, dalla natura, dalle forme grossolane,
sottili e causali, dal sostanziale, dall'Uno stesso principiale, dal Dio-persona; di là
dall'oggettivo e dal soggettivo, di là da ogni possibile polarità. Ciò implica che la
metafisica tratta dell'Assoluto, della Costante, dell'Infinito, del Non-Essere in quanto puro
e unico Essere, dell'Incondizionato, dell'Uno-senza-secondo (advaita). La metafisica va,
così, di là dal fisico, dallo psichico e dallo spirituale.

Tutto ciò che ha attinenza con l'individuale, e quindi con il generale, si riferisce alla
scienza; tutto ciò che ha attinenza con l'universale, con l'unità trascendentale, con la
totalità si riferisce alla metafisica.

Se la metafisica è ricerca dell'Assoluto o della Realtà senza secondo, allora non può essere
schematizzata, concettualizzata o fatta rientrare in certi quadri mentali individuali.

L'Assoluto, o Realtà suprema, non può essere circoscritto, rappresentato o portato sul
piano di un relativismo empirico, né può costituire proprietà esclusiva di un individuo o
di un popolo.

Per la Realizzazione metafisica, senza dubbio, necessitano certe qualificazioni - prima fra
tutte, una mente capace di sintesi e di comprendere l'atemporale.

Gran parte degli individui è aggiogata al tempo-spazio-causalità e, invero, è difficile


uscirne fuori, ma se si vuole realizzare la conoscenza metafisica occorre volare, bisogna
portarsi di là dal tempo e dallo spazio, di là dal contingente, dall'individuale e dal
generale; occorre, in altri termini, saper rimanere senza sostegni. Da qui il nome asparsa
che significa non-contatto, privo di relazione, di rapporto e di sostegno. Da qui, altresì, la
giusta attenzione che bisogna accordargli, avendo di fronte un tipo particolare e speciale
di conoscenza che non opera in modo conforme al conoscere discorsivo o empirico
comunemente usato. Essa costituisce la vera "Via del Fuoco" perché brucia al suo tocco
ogni possibilità oggettivante di maya e perché l'ente si svela e si dimostra nella sua
autorisplendenza. Cogliere nell'immediatezza l'atemporalità significa non poggiare su
alcuna pratica empirica yogica o esercizio psicofisico, significa sprofondare di colpo nel
Presente onnicomprensivo e onnipervadente. La Realizzazione metafisica può essere
attuata tramite quel particolare tipo di mente che si può chiamare mens informalis...

La difficoltà di cogliere l'assolutezza è grande perché non è con la mente, la quale opera
nel dominio del soggetto-oggetto, che si può comprendere la non-dualità.

Vani sono gli sforzi di colui che tende a porre l'Assoluto come semplice oggetto di
rappresentazione mentale. Si può dire che L'asparsa, per essere veramente compreso
impone necessariamente e senza equivoci un approccio d'Identità. In altri termini, essendo
uno yoga senza rapporto, è, ovviamente e soprattutto, uno yoga senza sostegni. Così si
esige un porsi immediato nel Sé, senza appoggiarsi né ad oggetti esterni né a qualificazioni

 
60 
Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

della stessa individualità come il sentire, il volere o il conoscere empirico. Gli altri tipi di
yoga richiedono un'aspirazione, uno slancio verticale, un impulso che partano sempre
dall'individualità in quanto effetto, e si dirigano verso la sua trascendenza; abbisognano,
quindi, del desiderio. Nel sentiero metafisico puro non è più il desiderio a determinare,
ma è la consapevolezza stessa di "trovarsi", di Essere. Il discepolo non è spinto, è
trattenuto; si può dire, necessitato non all'acquisizione di qualcosa di inferiore o superiore,
ma alla risoluzione di ogni istanza mayahica, compresa quella dell'Unione comunemente
intesa.

Il discepolo dell'asparsa yoga s'interiorizza e comprende l'Assoluto, che si dispiega in tutta


la sua maestà, nel segreto alveolo del suo cuore. Di là da ogni idea, concetto, ideale, idolo,
fenomeno, c'è Quello, che è la Totalità, non soggetto o dipendente da alcun concetto o
cambiamento. Il "Reintegrato metafisico" ha la virtù e il privilegio di vedere tutti i
fenomeni della vita alla luce dello Zero metafisico.

L'asparsa yoga porta alla liberazione o, meglio, alla reintegrazione attiva (effettivamente
non si può parlare neanche di liberazione in questo tipo di yoga) e realizza quell'Essenza
una, indifferenziata e increata o quello stato acausale, immanifesto e impersonale da cui
ogni universo-oggetto è emerso quale catena di percezioni di luce mayahica. L'essere è, e
non si può aggiungergli altro perché il dire che L'Essere è "questo o quello" significa che
quell'Essere non è. Sostenere ancora che possa essere diverso da ciò che è, significa
affermare che un dato è e nel tempo stesso non è. Inoltre, se l'Essere è "divenuto" questo o
quello, deve pur essere venuto o da un Essere o da un non-essere. Se viene da un non-
essere si afferma L'assurdo perché dal nulla, nulla si crea; se viene dall'Essere, allora si
deve convenire che l'Essere nasce dall'Essere, il che significa che rimane sempre identico a
se stesso nella sua indivisibilità e, in tal caso, non si può parlare di "divenire" o "nascere" o
trovarsi in altra condizione, perché l'Essere che rimane identico a se stesso non subisce
alcun movimento, alcuna nascita, alcun cambiamento.

Occorre un certo tipo d'intendere, non di ordine sensoriale, e considerare che ciò che è
universale, assoluto, aformale non può essere trasposto in una prospettiva dialettica
particolare, né in una concettualità razionale dogmatica. Il sentiero metafisico si pone sul
piano dell'intelligenza informale, per cui la sfera emozionale ne è completamente esclusa.
Questo tipo di yoga è quello del puro intuire le cose o le apparenze, va di là da ogni
fenomenologia, da ogni ragione comune, da ogni tipo di religione, di morale sociale
mutevole e di esperienze sensoriali, essendo tutte queste cose frutto di un conoscibile
mediato. La verità metafisica non può trovare schemi, concetti o costrutti mentali analitici
poiché trascende ogni esperienza fisica. D'altra parte, meditare su ciò che non risponde ad
un dato sensoriale-formale non è facile; la mente sensoriale ha necessità di concepire ogni
realtà in relazione ad una forma, ad una immagine, e il più delle volte la stessa immagine
imprigiona il pensatore che invece dovrebbe essere sempre indipendente. Il sentiero
metafisico presenta delle difficoltà poiché si deve abbandonare il normale processo
 
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Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

pensativo e spostarsi su condizioni di comprensione adimensionale, aformale, inusitate.


Richiede, ovviamente, un abbandono dell'inconscio personale e collettivo.

Un prematuro accostamento a questo sentiero potrebbe paralizzare il normale processo


percettivo e pensativo sensoriale, senza conseguire l'accesso o la possibilità comprensiva
superiore. Ne risulterebbe un'inerzia mentale e una confusione senza limiti con stati di
coscienza aberranti e sfocianti in annichilimento della dinamica mentale rappresentativa.
Questo pericolo può rendersi acuto qui in Occidente poiché si propende più per un tipo di
mente sensoriale-formale, riconoscendole, fra l'altro, un valore unico e insostituibile.
Quella metafisica è certamente una strada che comprende l'Infinito con le sue virtuali
possibilità manifestanti e manifestate; ma questa comprensione è Realizzazione integrale
in quanto si invera nell'adepto un'Identità effettiva, cosciente, nan teoretica (poiché in
questo caso la conoscenza sarebbe solo di ordine sensoriale o razionale-formale, quindi
eruditiva), né virtuale perché tale condizione è sempre esistita e non è venuta mai meno.
All'asparsa yoga non si arriva per disciplina autoimposta né per fede né per devozione né
per qualunque azione mossa dalla espressione individuale-sensoriale, ma per
un'autoconsapevolezza interiore profonda, per cui ogni moto estrovertito energetico tende
ad esaurirsi, rendendosi lo spirito completamente affrancato. Una volta che il Punto
indiviso è raggiunto, la nozione di movimento traslatorio non esiste più; lo spirito,
eliminando la forma o spegnendosi il suo riflesso, rientra nella sua essenza, priva di causa,
tempo e spazio.

L'asparsa yoga rappresenta l'ultimo gradino e il traguardo di ogni esperienza e possibilità


realizzativa umana. Di là da ogni esperienza c'è il "momento" della comprensione totale
della nostra stessa essenza; è la maturità dell'equilibrio perfetto e dell'acondizione
preesistenziale. L'individuo comune è legato ai concetti di tempo e spazio, quindi al
manifesto, all'oggetto evolvente;sono pochi coloro che possono svelare quell'eterno
presente, alfa e omega di ciò che comunemente si chiama mutamento. Il metafisico, non
pago di aver conosciuto e trasceso il soggetto-oggetto limitato, osa arrampicarsi fino
all'ultimo gradino informale della scala vibratoria universale per... scoprirsi.

L'asparsa yoga può considerarsi la più alta espressione del conoscere spirituale, quel
conoscere, anzi, quel "comprendere" per immedesimazione autoesistenziale che porta
integralmente dall'irreale al Reale, dalla morte alla Vita, dal finito all'Infinito, dal relativo
(umano-divino) all'Assoluto inqualificato senza secondo, dalla differenziazione illusoria
all'Identità suprema... ".

 
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Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

L'ANIMA SECONDO LA QABBALAH * *  

Estratto dalla comunicazione fatta alla Società Psicologica di Monaco nella seduta del 5
marzo 1887 da C. De Leiningen

67. Fra tutti i problemi di cui si occupa la filosofia, quello della nostra essenza, e della sua
immortalità, non ha mai cessato di preoccupare l'umanità. Dappertutto e in tutti i tempi, i
sistemi e le dottrine su questo soggetto si sono avvicendati, con varietà e contraddittorietà,
e la parola "Anima" è servita a designare i più svariati concetti di esistenza e le più svariate
sfumature di essere.

Di tutte queste dottrine,a volte antagoniste, incontestabilmente la più antica e la più vicina
al vero è quella della Qabbalah. Tramandata, oralmente - come rivela il suo nome essa
risale all'origine della specie umana specie umana e, perciò, forse, in parte è anche il
prodotto di quella intelligenza non ancora offuscata, di quello spirito penetrante verso la
verità che secondo l'antica Tradizione,l'uomo possedeva nel suo stato primordiale.

Per quanto la natura sia un tutto complesso, secondo la Qabbalah, vi troviamo comunque
tre aspetti apparentemente distinti: il corpo, l'anima e lo spirito (la massa, l'energia e il
noumeno principiale). Essi si differenziano tra loro come il concreto, il particolare e
l'universale, in modo che l'uno è il riflesso dell'altro e ciascuno, anche in se stesso, offre
questa triplice distinzione.

Il primo aspetto, il corpo, con la sua triplice modalità, nella Qabbalah prende il nome di
Nephesh; il secondo, l'anima, sede della volontà-intelletto, che costituisce propriamente la
personalità umana, con la sua triplice espressione, si chiama Ruah; il terzo, lo spirito, con i
suoi tre poteri, nella Qabbalah prende il nome di Neshamah.

Come prima accennavamo, questi tre aspetti dell'uomo non sono completamente distinti e
separati, ma sono l'uno dentro l'altro come i colori dello spettro, i quali, sebbene si
susseguano, non possono essere distinti completamente perché fusi l'uno nell'altro.

A partire dal corpo, dal potere più basso di Nephesh e attraverso l'anima (R£ah) risalendo
fino a più alto grado dello spirito (Neshamah) si trovano tutte le gradazioni, come quando
si passa dall'ombra alla luce attraverso la penombra.

Inversamente, dalle parti più elevate dello spirito fino a quelle fisiche grossolane, si
percorrono tutte le sfumature di radiazione, come dalla luce si passa all'oscurità attraverso
il crepuscolo. E soprattutto, grazie a questa fusione degli aspetti, il numero Nove (la
triplice modalità di ogni aspetto)si perde nell'Unità per produrre l'uomo, spirito vitale che
unisce in sè i due mondi.

 
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Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

Ora, se tentiamo di rappresentare questa dottrina con uno schema, otteniamo la figura a
pag.92.

Il cerchio a indica Nephesh, e i cerchi interni 1,2,3 sono le sue modalità suddivise: 1
corrisponde al corpo,la parte più bassa e materiale nell'uomo; b è Ruah (l'anima) e i cerchi
interni 4, 5, 6 sono le sue qualità.

Infine c'è Neshamah (lo Spirito) con gradi della sua essenza, 7,8,9. Quanto al cerchio
esterno 10, questo rappresenta la "totalità" dell'essere vivente.

vedi schema a pagina 92.

Consideriamo più da vicino queste diverse parti fondamentali, cominciando da quella di


grado inferiore, Nepheseh. Questo è il principio della vita, o forma dell'esistenza concreta,
e costituisce la parte esteriore dell'uomo; in esso domina la passiva sensibilità per il mondo
esterno, mentre troviamo una minore attività ideale. Nepheseh è in diretta relazione con
gli esseri concreti. Solo a causa dell'influenza di questi, egli produce una manifestazione
vitale, però è ugualmente attivo nel mondo esteriore perché fa emergere dalla sua
esistenza materiale nuove forze vitali grazie alla sua potenza creatrice, sì da ridare ciò che
riceve. Questo grado concreto costituisce un tutto armonico e in esso l'essere umano trova
la sua esatta rappresentazione esteriore. Osservato come un tutto unico, questo aspetto
vitale comprende, a sua volta,tre gradi che stanno tra loro come il concreto,il particolare e
l'universale, o come la materia plasmata, l'energia-forza plasmante e il principio, e che
nello stesso tempo costituiscono gli organi nei quali e per i quali l'aspetto interiore, lo
spirito, opera e si manifesta esteriormente.

Questi tre gradi sono, dunque, sempre più elevati e interni, e ognuno di essi possiede
diverse sfumature. Le tre modalità di Nephesh in questione sono disposte e agiscono nel
modo che fra poco esporremo a causa delle tre divisioni di Ruah.

Questo secondo elemento dell'essere umano,Ruah (l'anima), non è così sensibile come
Nephesh alle influenze del mondo esteriore; la passività e l'attività si trovano in
proporzioni uguali; esso consiste piuttosto in un essere interno, ideale, nel quale tutto ciò
che la vita corporea e manifesta esteriormente come quantitativo e materiale, si ritrova
interiormente allo stato virtuale.

Questo secondo elemento umano fluttua dunque tra l'attività e la passività o, meglio,
l'introversione e l'estroversione; nelle sue funzioni, esso non appare chiaramente nè come
qualcosa di passivo e esteriore mè come qualcosa di attivo e interiore, ma come qualcosa
di mutevole che dall'interno all'esterno si manifesta sia attivo che passivo e che, sebbene,
 
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Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

di natura ricettiva,dà. Da ciò il perchè l'intuizione e il concetto nell'anima, benché non


siano così nettamente separati da non confondersi facilmente l'una con l'altro.

La modalità esistenziale di ciascun essere dipende esclusivamente dal grado più o meno
elevato þella sua coesione con la natura e dalla maggiore o minore attività o passività che
ne è la conseguenza; l'appercezione dell'individuo è in proporzione alla sua attività. Più
egli è attivo interiormente, più è elevato e più gli è possibile indagare nelle intime
profondità dell'essere.

Questo Ruah, composto di forze che sono alla base dell'essere materiale oggettivo, gode
anche della proprietà di distinguersi da tutte le altre parti come un individuo speciale, di
disporre di se stesso e manifestarsi al di fuori con un'azione libera e volontaria.

Questa "anima" che rappresenta ugualmente il trono e l'organo dello spirito è, come
abbiamo già detto, anche l'immagine dell'intero uomo; come Nephesh, essa si compone di
tre gradi dinamici che stanno,l'uno in rapporto all'altro, come il concreto, il particolare e
l'universale o come la materia azionata, la forza-energia agente e il principio: in modo che
esiste un'affinità non solo tra il concreto in Ruah, che è il suo grado più basso e più
esteriore (il cerchio 4 dello schema), e l'universale in Nephesh, che forma la sua sfera più
alta (cerchio 3), ma anche tra l'universale in Ruah (cerchio 6) e il concreto nello spirito
(cerchio 7).

Nello stesso modo in cui in Ruah e in Nephesh sono compresi tre gradi dinamici, questi
hanno i loro tre corrispondenti anche nel mondo esteriore, come apparirà più chiaro col
paragone tra Macrocosmo e Microcosmo. Ogni forma particolare di esistenza nell'uomo ha
una vita propria nella sfera del mondo che le corrisponde, con la quale essa è in rapporto
di continui scambi dando e ricevendo, per mezzo dei suoi sensi e dei suoi organi speciali.

Inoltre, questo Ruah,a causa della sua parte concreta, ha bisogno di comunicare col
concreto che sta sotto di lui; allo stesso modo la parte universale gli conferisce una
tendenza verso le parti universali che gli sono superiori. Nephesh non potrebbe
congiungersi a Ruah se non ci fosse qualche affinità tra loro né Ruah si congiungerebbe a
Nephesh e a Neshamah se tra loro non ci fosse qualche affinità.

Così, da una parte, nel concreto che la precede,l'anima attinge, la pienezza della sua realtà
oggettiva, e dall'altra, nell’universale che la domina, attinge l'interiorità pura,l'Idealità che
si organizza da sola nella sua attività indipendente. Dunque Ruah è il legame tra
l'Universale o Spirituale e il Concreto o Materiale, i quali uniscono nell'uomo il mondo
interno intelligibile col mondo grossolano esterno; esso è, nello stesso tempo, il supporto e
la sede della personalità umana.

L'anima, in questo modo, si trova in un duplice rapporto coi suoi tre oggetti, cioè:

 
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Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

1) col concreto che è al di sotto di lei;

2) col particolare che risponde alla sua natura e che è al di fuori di lei;

3) con l'universale che è al di sopra di lei.

In lei, in due sensi contrari, avviene una circolazione di tre correnti frammischiate, perché:

1) è eccitata da Nephesh che è al di sotto di lei e a sua volta essa agisce su di lui
ispirandolo

2) si comporta anche attivamente e passivamente con l'esterno corrispondente alla sua


natura cioè col particolare;

3) tale influenza che trasforma nel suo seno, dopo averla ricevuta o dal basso o
dall'esterno dà a lei il potere di elevarsi sufficientemente così da stimolare
Neshamah nelle regioni superiori. Attraverso questa operazione attiva, le facoltà
superiori eccitate producono un'influenza vitale più elevata, più spirituale, che
l'anima, ridivenendo passiva, riceve per trasmetterla all'esterno e al di sotto di lei.

Perciò a Ruah, benché abbia una forma di esistenza particolare, benchè abbia un'esistenza
propria, non è affatto vero che il primo impulso della sua attività vitale gli venga
dall'eccitazione del corpo concreto che gli è inferiore. E così anche il corpo, per uno
scambio di azione grazie alla sua impressionabilità, è penetrato da lei, mentre essa stessa,
diviene come partecipante del corpo. In ugual maniera, l'anima, attraverso la sua unione
con lo Spirito, ne è riempita e ispirata.

La terza parte fondamentale dell'essere umano, Neshamah, può essere designata con la
parola Spirito, nel senso in cui è impiegata nel Nuovo Testamento. In essa la sensibilità
passiva verso il mondo esterno non si ritrova più; l'attività domina la recettività. Lo Spirito
vive di vita propria e soltanto per l'universale, o per il mondo spirituale col quale si trova
in rapporto costante. Tuttavia, come Ruah, Neshamah non soltanto ha bisogno,in ragione
della sua natura ideale, dell'Universale assoluto o Infinito divino, ma anche, a causa della

 
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Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

sua reale e concreta espressione, di qualche relazione col particolare e col concreto che
sono al di sotto di lui e se ne sente attratto.

Anche lo Spirito è in doppio rapporto col suo triplice oggetto:verso il basso verso l'esterno
e verso l'alto; in lui avviene dunque, in due sensi contrari, una triplice corrente intrecciata,
del tutto simile a quella descritta più sopra per Ruah. Neshamah è un essere puramente
interiore, ma anche passivo e attivo nello stesso tempo e Nephesh, col suo principio vitale
il suo corpo, e Ruah, con le sue forze, rappresentano le sue immagini esteriori. Ciò che c'è
di quantitativo in Nephesh e di qualitativo in Ruah viene dallo Spirito - Neshamah
puramente interiore e ideale.

Ora siccome Nephesh e Ruah racchiudono tre gradi diversi di esistenza, o potenzialità di
spiritualizzazione,in modo che ognuno è un'immagine più piccola dell'intero essere
umano (vedere lo schema), cos'la Qabbalah distingue ancora tre gradi in Neshamah.

E'particolarmente a questo elemento superiore che si applica ciò che è stato detto all'inizio,
che le diverse forme di esistenza della costituzione umana non sono esseri distinti, isolati,
separati, ma, al contrario, sono frammischiati gli uni agli altri perché tutto qui si
spiritualizza sempre più, sempre più tende all'unità.

Delle tre forme superiori d'esistenza dell'uomo che sono riunite nella più larga accezione
della parola Neshamah, quella inferiore può essere designata come il Neshamah
propriamente detto. Essa ha ancora qualche affinità con gli elementi superiori di Ruah;
consiste in una conoscenza interiore e attiva del qualitativo e quantitativo che sono al di
sotto di lei.

Il secondo potere di Neshamah, che è l'ottavo elemento dell'uomo, è chiamato, dalla


Qabbalah, Chajoth. La sua essenza consiste nella conoscenza della forza interna superiore,
intelligibile, che serve di base all'essere oggettivo manifestato e che, per conseguenza, non
può essere percepito nè da Ruah nè da Nephesh e non potrebbe essere riconosciuto da
Neshamah propriamente detto. Il terzo potere di Neshamah, il nono e il più elevato
elemento nell'uomo, è Jechidad (cioè l'unità stessa), la sua propria essenza consiste
nell'Unità fondamentale assoluta di tutte le varietà, dell'Uno assoluto originario.

Ora questo rapporto segnalato fin dall'inizio, di Concreto, di particolare e di Universale


che collega Nephesh, Ruah, e Neshamah in modo che ciascuno offra l'immagine del tutto,
si ritrova in questo quadro:primo grado di Nephesh, il corpo,il concreto nel concreto;
secondo grado, il particolare nel concreto; terzo, l'universale nel concreto.

Ugualmente in Ruah: il primo potere, il concreto nel particolare; secondo il particolare nel
particolare; terzo, l'universale nel particolare.

Infine in Neshamah; primo grado, il concreto nell'universale; secondo grado (Chajoth), il


particolare nell'universale; terzo (Jechidad), l'universale nell'Unità.
 
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Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

E'così che si manifestano le diverse attività e le virtù di ciascuno di questi elementi


dell'essere.

L'anima (Ruah) ha senza dubbio una sua propria esistenza, ma tuttavia essa è incapace di
uno sviluppo indipendente senza la partecipazione della vita corporale (Nephesh), e così
avviene nei confronti di Neshamah.

Inoltre Ruah è in duplice rapporto con Nephesh; influenzato da questo, è rivolto allo
stesso tempo all'esterno per esercitare una libera reazione, in maniera che la concreta vita
corporale possa partecipare allo sviluppo dell'anima. La stessa cosa avviene per lo Spirito
in rapporto all'anima, ovvero per Neshamah in rapporto a Ruah; attraverso Ruah esso è
anche in duplice rapporto con Nephesh. Tuttavia Neshamah ha, inoltre, nella propria
costituzione "la sorgente" della sua azione, mentre le azioni di Ruah e di Nephesh non
sono che le emanazioni libere e viventi di Neshamah.

Parimenti Neshamah si trova, in una certa misura, nello stesso doppio rapporto con la
Divinità perchè l'attività vitale di Neshamah è già in sè un incitamento per la Divinità di
intrattenere in questo rapporto, di procurargli l'influenza necessaria alla sua sussistenza.
Così lo Spirito di Neshamah, quale intermediario, e Ruah con Nephesh vanno ad attingere
del tutto involontariamente all'eterna sorgente divina, facendo irradiare continuamente
l'opera della loro vita verso l'alto, mentre la Divinità penetra costantemente in Neshamah e
nella sua sfera per dare vita a lui, a Ruah e a Nephesh.

Ora secondo la dottrina della Qabbalah, l'uomo, invece di vivere nella Divinità e di
ricevere costantemente da lei l'influsso di cui ha bisogno, si è immerso sempre più
nell'amore di se stesso e nel mondo dell'errore, dal mo mento della sua " caduta " o subito
dopo, così da lasciare il suo centro eterno per la periferia. Questa discesa e
l'allontanamento sempre maggiore dalla Divinità hanno avuto come conseguenza un
decadimento dei poteri nella natura umana, e quindi nell'umanità intera.

La scintilla divina sempre più si è oscurata nell'uomo, e Neshamah ha perso 'unione


intima con Dio. Allo stesso modo Ruah si è allontanato da Neshamah e Nephesh ha perso
la sua intima unione con Ruah. A causa di questo decadimento generale e del rilassamento
parziale dei legami tra gli elementi, la parte inferiore di Nephesh, che nell'uomo
originariamente era un corpo luminoso, è diventata il nostro corpo materiale; perciò
l'uomo è stato assoggettato alla dissoluzione nelle tre parti principali della sua
costituzione.

Secondo la Qabbalah, la morte dell'uomo non è che il passaggio a una nuova forma di
esistenza. Egli è chiamato a ritornare finalmente nel seno di Dio, ma questa riunione non
gli è possibile allo stato attuale a causa della materialità del suo corpo. Questo stato, co me
gli altri che compongono l'essere umano, deve dunque subire una purificazione necessaria
per raggiungere quel grado di spiritualità richiesto dalla nuova vita.
 
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Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

La Qabbalah distingue due cause che possono portare la morte: la prima consiste nella
diminuzione graduale o repentina dell'"influenza" continuamente esercitata dalla Divinità
su Neshamah e su Ruah in modo che Nephesh, diminuendo la forza con la quale vitalizza
il corpo grossolano, ne provoca la morte. Nel linguaggio dello Solare essa potrebbe essere
definita "la morte dall'alto o dall'interno all'esterno ".

Invece, la seconda causa della morte potrebbe essere denominata "la morte dal basso, o
dall'esterno all'interno". Essa avviene quando il corpo, forma di esistenza inferiore ed
esteriore, disorganizzandosi sotto L'influenza di qualche turbamento o qualche lesione,
perde la duplice proprietà di ricevere dall'alto e di esercitare l'influenza necessaria per
stimolare Nephesh, Ruah e Neshamah a scendere fino a lui.

Poiché ciascuno dei tre gradi di esistenza dell'uomo nel corpo ha la sua sede particolare e
la sua sfera d'azione corrispondenti al grado della sua spiritualità, ed essendosi trovati
tutti e tre legati a questo corpo in periodi diversi della vita, essi abbandonano il cadavere
in momenti differenti e secondo un ordine inverso.

Ne deriva che il processo della morte si estende per un periodo di tempo molto più lungo
di quanto si pensi comunemente.

Neshamah, che ha la sua sede nel cervello e che, nella sua qualità di principio di vita
spirituale superiore si è unito per ultimo al corpo materiale - quest'unione ha inizio all'età
della pubertà - è il primo a lasciare il corpo; solitamente ancora prima del momento che
noi designano col nome di "morte". Esso non lascia nella sua Merkabah che
un'illuminazione, poiché l'individualità umana, come si dice nell'Esarah Maimoroth, può
sussistere anche senza la presenza effettiva di Neshamah.

Prima del momento che a noi sembra quello della morte, la coscienza sale al grado più
elevato di Ruah da dove l'individuo scorge ciò che nella vita era nascosto ai suoi occhi;
spesso la sua vista penetra lo spazio e può distinguere gli amici e i parenti defunti. Appena
arriva l'istante critico, Ruah si espande in tutte le membra del corpo e prende congedo da
loro. Poi tutta l'essenza spirituale dell'uomo si ritira nel cuore e là si mette al riparo dai
Masikim (entità subconscie) che si precipitano sul cadavere, come una colomba inseguita
si rifugia nel suo nido.

La separazione di Ruah dal corpo è sentita e Ruah o l'anima vivente fluttua, come dice
l'Ez-ha-Chaiim, tra le alte regioni spirituali, infinite (Neshamah) e quelle inferiori
corporali, concrete (Nephesh), piegando ora verso l'una, ora verso l'altra, essa che, in
quanto organo della volontà, costituisce l'individualità umana. La sua sede è nel cuore,
questo dunque è come la radice della vita, è il Melekh, Re, il punto centrale, la linea che
unisce il cervello col fegato, e siccome è in tale organo che l'attività vitale si manifesta
all'origine, è anche in questo che finisce. Così al momento della morte Ruah sfugge e,

 
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Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

secondo l'insegnamento del Talmud, esce dal cuore, attraverso la bocca, con L'ultimo
respiro.

II Talmud distingue novecento specie di morti diverse. La più dolce è denominata il


"bacio", la più penosa è quella nella quale il morente prova la sensazione di una spessa
corda di capelli strappata dalla gola.

Appena Ruah si è separato, l'uomo sembra morto; tuttavia Nephesh abita ancora in lui.
Nephesh è l'anima della vita elementare nell'uomo e ha la sua sede nel fegato. Esso, in
quanto potenza spirituale inferiore, possiede molta attrazione per il corpo separandosene
per ultimo, come è stato il primo a unirglisi.

Tuttavia, dopo la separazione di Ruah, i Masikim prendono possesso del cadavere. Questa
invasione, unita alla decomposizione del corpo, obbliga ben presto Nephesh a ritirarsi;
tuttavia esso resta ancora a lungo vicino alla sua spoglia per piangerne la perdita. Di
solito, soltanto quando sopraggiunge la putrefazione completa egli si eleva al di sopra
della sfera terrestre.

La disintegrazione dell'uomo, conseguente alla morte, non è una separazione completa,


perché ciò che una volta è stato un solo tutto non può disgiungersi completamente; rimane
sempre qualche rapporto tra le parti costitutive, di modo che sussiste un certo legame tra
Nephesh e il suo stesso corpo già putrefatto. Dopo che questo recipiente materiale
esteriore è scomparso con le sue forze vitali fisiche, resta ancora qualcosa del principio
spirituale di Nephesh, qualcosa di imperituro che discende fino nella tomba, nelle ossa,
come dice lo Zohar; è ciò che la Qabbalah chiama il respiro delle ossa o lo spirito delle
ossa. Questo principio, imperituro, del corpo materiale che ne conserva completamente la
for ma e le pieghe (portamento), forma lo Habal di Garmin, che possiamo tradurre press'a
pocþ con "il corpo della resurrezione" (corpo sottile luminoso).

Dopo che le diverse parti costitutive dell'uomo sono state separate dalla morte, ciascuna si
reca nella sua sfera attirata dalla propria natura e costituzione; esse sono accompagnate
daþli esseri a loro simili che già circondavano il letto di morte. Siccome nell'Universo
intero tutto è nel tutto, ciò che nasce, vive e perisce è retto da una sola e identica legge; così
il più piccolo elemento è la riproduzione del più grande e gli stessi princìpi reggono
ugualmente tutte le creature, dalla più bassa alla più spirituale, dai poteri più elevati.

L'Universo intero, che la Qabbalah chiama Atziluth e che comprende tutti i gradi, dalla
materia più grossolana fino alla pura spiritualità - L'Uno -, si divide in tre mondi: Assiah,
Yezirah e Briah, corrispondenti alle tre divisioni fondamentali dell'uomo: Nephesh, Ruah e
Neshamah.

Assiah è il mondo in cui noi ci muoviamo, tuttavia ciò che di questo mondo percepiamo
con i nostri sensi è solo la sfera inferiore, la più materiale, per il fatto che con gli organi

 
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Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

sensoriali non percepiamo che i princìpi inferiori, i più materiali dell'uomo, cioè il suo
corpo.

Lo schema precedentemente proposto, dunque, è uno schema dell'Universo e anche


dell'uomo, perché secondo la Qabbalah, il Microcosmo è del tutto analogo al Macrocosmo;
l'uomo è l'immagine di Dio che si manifesta nell'Universo.

Così, dunque il cerchio a rappresenta il mondo Assiah, e le sfere 1, 2, 3 corrispondono a


quelle di Nephesh; b rappresenta il mondo Yezirah analogo a Ruah, e 4, 5, 6 ne sono i
poteri.

Infine il cerchio c raffigura il mondo Briah, le cui sfere 7, 8, 9 raggiungono, come quelle di
Neshamah, il più alto potere della vita spirituale.

II cerchio 10 è l'immagine del Tutto-Aziluth e rappresenta anche l'insieme della natura


umana.

I tre mondi che corrispondono, secondo la loro natura e il grado della loro spiritualità, ai
tre princìpi costitutivi dell'uomo, rappresentano anche i diversi soggiorni di questi
princìpi. Il corpo, guaina più materiale, rimane nella sfera inferiore del mondo Assiah
nella tomba; lo spirito delle ossa resta solo sepolto in esso, formando, come abbiamo detto,
lo Habal di Garmin. Nella tomba è in uno stato di oscuro letargo che, per il giusto, è un
dolce sonno; molti passi di Daniele e dei Salmi di Isaia vi fanno allusione. Poiché lo Habal
di Garmin conserva nella tomba una sensazione oscura,il riposo di coloro che dormono
quest'ultimo sonno può essere turbato in tutte le maniere. Ecco perché presso gli Ebrei era
vietato sotterrare una accanto all'altra persone che, nella loro vita, erano state nemiche, o
collocare un santo vicino a un criminale. Al contrario si aveva cura di seppellire insieme
due persone che si erano amate, perché nella morte questo attaccamento potesse
continuare ancora.

II più grande turbamento per coloro che dormono nella tomba è L'evocazione, poiché
quando Nephesh lascia la sepoltura, lo spirito delle ossa" resta ancora attaccato al
cadavere e può essere evocato; ma questa evocazione raggiunge anche Nephesh, Ruah e
Neshamah.

Senza dubbio sono già in soggiorni distinti ma rimangono anche, sotto certi rapporti, uniti
l'uno all'altro, in maniera che uno risente di ciò che provano gli altri. Ecco perché le Sacre
Scritture vietavano di evocare i morti.

Poiché i nostri sensi non possono percepire che il cerchio più basso, la sfera inferiore del
mondo Assiah solo il corpo grossolano dell'uomo è visibile agli occhi fisici, corpo che -
anche dopo la morte - resta nel dominio della sfera sensibile; le sfere superiori di Assiah
non sono più percepibili a noi, e allo stesso modo lo Habal di Garmin sfugge già alla
nostra percezione; anche lo Zohar dice: " Se ciò fosse permesso ai nostri occhi, potremmo
 
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Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

vedere nella notte, quando viene lo Shabbath, alla luna nuova o nei giorni di festa, i
Diuknim (gli spettri) drizzarsi nelle tombe per lodare e glorificare il Signore".

Le sfere superiori del mondo Assiah servono da soggiorno a Nephesh. Lo Ez-ha-Chaiim


dipinge questo soggiorno come il Gan-Eden inferiore, anche nel mondo Assiah si estende
a sud del paese Santo al di sopra dell'Equatore ".

Il secondo principio dell'uomo, Ruah, trova nel mondo Yezirah un soggiorno appropriato
al suo grado di spiritualità. E poiché Ruah, che costituisce l'individualità è il supporto e la
sede della Volontà, è in lui che risiede la forza produttiva e creatrice; così il mondo Yezirah
è, come lo designa il suo nome, il mundus formationis, il mondo della formazione.

Infine, Neshamah risponde al mondo Briah che lo Zohar chiama "il mondo del trono
divino", e che comprende il più alto grado della spiritualità.

Come Nephesh, Ruah e Neshamah non sono forme completamente distinte di esistenza,
ma al contrario procedono l'una dall'altra elevandosi in spiritualità, così le sfere dei vari
mondi si incatenano l'una all'altra e si elevano dal cerchio più basso, più materiale, del
mondo Assiah, che è percepibile ai nostri sensi, fino ai poteri più elevati, più immateriali
del mondo Briah.

Da ciò si vede chiaramente che, benché Nephesh, Ruah e Neshamah soggiornino ciascuno
nel mondo che loro conviene, essi restano uniti in un tutto unico. Specialmente a causa
degli Zelem, questi rapporti intimi tra le parti sono resi passibili.

Con il nome di Zelem la Qabbalah intende la figura, l'abito sotto il quale sussistono i
diversi princìpi del l'uomo e attraverso il quale essi operano. Nephesh, Ruah e Neshamah,
anche dopo che la morte ha distrutto il loro involucro corporale esteriore, conservano una
certa forma che corrisponde alla sembianza dell'uomo originario. Questa forma, per
mezzo della quale ogni parte persiste e opera nel suo mondo, è possibile solo grazie allo
Zelem; così è detto nel salmo 39, 7: " Essi sono dunque come nello Zelem (il fantasma) ".

Secondo Luria, lo Zelem, per analogia con tutta la natura umana, si suddivide in tre parti:
una luce interiore spirituale e due Makifim o luci awolgenti. Ogni Zelem e i suoi Makifim
corrispondono, nella loro natura, al carattere o al grado di spiritualità di ognuno dei
princìpi ai quali essi appartengono. E'soltanto attraverso il loro Zelem che è possibile a
Nephesh, Ruah e Neshamah manifestarsi al di fuori. E'su di essi che riposa tutta l'esistenza
corporale sulla terra, poiché tutto l'influsso dall'alto sui sentimenti e sui sensi interni
dell'uomo avviene per la mediazione di questi Zelem, suscettibili d'altronde di essere
affievoliti o rinforzati.

Il processo della morte si produce unicamente nei diversi Zelem, poiché Nephesh, Ruah e
Neshamah non sono modificati da essa. Così la Qabbalah dice che trenta giorni prima
della morte, i Makifim si ritirano dapprima da Neshamah, per poi scomparire,
 
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Raphael  LA VIA DEL FUOCO SECONDO LA QABBALAH 

successivamente, da Ruah e da Nephesh, in questo senso c'è da comprendere che essi


allora cessano di esercitare la loro forza; tuttavia, nello stesso istante in cui Ruah se ne va,
essi si aggrappano, come dice la Mishnath Chasidim, al processo della vita " per sentire il
gusto della morte". Tuttavia bisogna guardare gli Zelem come esseri puramente magici;
ecco perché lo Zelem dello stesso Nephesh non può agire direttamente nel mondo della
nostra percezione sensibile esterna.

Ciò che si offre a noi nell'apparizione di persone morte è il loro Habal di Garmin e la
sottile materia aerea o eterea del mondo Assiah di cui si riveste lo Zelem di Nephesh per
rendersi percettibile ai nostri sensi.

Ciò si applica a qualsiasi specie di apparizione, si tratti di un angelo, di un defunto o di


uno spirito inferiore. Allora non è lo Zelem stesso che possiamo vedere e percepire con i
nostri occhi, ma solo una sua immagine che, costruita col "vapore" sottile del mondo
esteriore, prende una forma capace di dissolversi immediatamente.

Per quante varietà offra la vita degli uomini sulla terra, altrettanto varia è la loro sorte
negli altri mondi; infatti, più infrazioni alla legge divina sono state commesse quaggiù, più
bisogna subire purificazione nell'altro mondo.

Lo Zohar dice a questo proposito: "La bellezza dello Zelem dell'uomo pietoso dipende
dalle buone opere che ha compiuto quaggiù", e più oltre: " Il peccato macchia lo Zelem di
Nephesh ". Luria dice anche: "Nell'uomo pio questi Zelem sono puri e chiari, nel peccatore
sono torbidi e oscuri". Ecco perché ogni mondo, per ognuno dei princìpi dell'uomo, ha il
suo Gan-Eden (Paradiso), il suo Nahur-Dinur (fiume di fuoco per la purificazione
dell'anima) e il suo Gei-Hinam, luogo di tormento; da ciò anche la dottrina cristiana del
paradiso, del purgatorio e dell'inferno.

Tipografia Albedo - Roma 1983

 
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