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R - Comprendo. Mi hai detto in passato che, per quanto la tua coscienza non volesse
sperimentare la droga e altre cose, tuttavia una forza ti costringeva a muoverti in tal
senso; la mente, poi, elaborava la sperimentazione e preordinava i mezzi atti allo scopo.
Come nasce il pensiero? Perché pensiamo?
A - Per quanto abbia compreso tante cose, questo problema mi riesce difficile.
R - Lo credo anch'io. Vediamo di capirci qualcosa. Perché hai pensato alla droga, per
esempio?
A - Perché ero a terra. Ero insoddisfatto di tutto e un mio amico mi disse che per me ci
voleva qualcosa di eccitante, esaltante…
A - Oggi posso dire di sì. Un'esaltazione assurda. Per un attimo d'illusione, un prezzo
troppo alto da pagare, sotto tanti punti di vista.
R - Bene, hai pensato alla droga perché ti ha costretto un'istanza d'insoddisfazione che
preesisteva all'idea-droga. Istanze d'insoddisfazione, d'inappagamento, d'irrequitezza
che, a livello inconscio, rimangono indeterminate, non ancora qualificate.
R - Giusto, l'analisi separa e divide ciò che in fondo è unità. Ma tu mi costringi a usare
l'analisi. Facciamo un'analogia. Paragoniamo la mente all'oceano. Questo rappresenta
una particolare sostanza atta a produrre un'onda, un pezzo di ghiaccio, ecc. Così, la
mente è un certo tipo di sostanza impregnata di consapevolezza, volontà, intelligenza,
ecc., atta a produrre certe cose, ad esempio un'idea-immagine. Dal momento che un
contenuto subconscio non è altro che un evento-idea cristallizzato, coagulato, possiamo
confrontarlo col pezzo di ghiaccio, il quale, appunto, è un contenuto di acqua
cristallizzato, solidificato.
L'associazione di idee rappresenta il continuo flusso delle onde del mare, un'onda segue
l'altra ed è motivata dalle stimolazioni subconscie. La memoria è un fatto, un'idea,
un'immagine che hanno lasciato un solco nella sostanza mentale.
Abbiamo, così, questa sequenza: istanza subconscia, movimento emozionale, ideazione
e concettualizzazione dell'istanza-movimento, azione.
L'istanza o la spinta germinale inconscia può produrre un movimento attrattivo o
repulsivo. Dalla sua condizione inconscia o indeterminata, lentamente viene a
qualificarsi e oggettivarsi.
R - C'è stato un tempo in cui la tua mente era libera da tale contenuto, ma non
dall'istanza d'insoddisfazione. Un bel giorno, o meglio un brutto giorno, una
stimolazione l'ha colpita ed essa, essendo già predisposta, ha recepito il messaggio; in
altri termini, ha risposto. Che cosa è avvenuto poi? Il piacere provato è stato di una forza
tale da solcare la sostanza mentale e impiantare la radice. Dopo qualche tempo è
affiorato il ricordo, riportato dalla radice, che ha sospinto l'immaginazione mentale a
proiettare l'evento; quando l'intera consapevolezza viene oberata dall'immagine mentale
non c'è più scampo, la precipitazione a livello oggettivo è inevitabile. Avendo ripetuto
l'evento, la radice, a sua volta, ha prodotto un seme, un piccolo atomo-forza
condizionante. A questo punto l'esperienza si è concretamente cristallizzata nelle
profondità della mente.
Così, nella tua spazialità psichica esisteva ormai un nucleo-forza tale da costringerti
ritmicamente al movimento emotivo e all'immagine-pensiero. La mente era necessitata a
pensare l'oggetto del suo condizionamento, non esperiva altra idea-immagine se non
quella che aveva radicato e impresso nella sua struttura. Che cosa possiamo dedurre da
tutto ciò? Che la mente, un tempo libera dal pensiero della droga, gradualmente è caduta
nella necessità e nella schiavitù.
Questo processo si verifica anche con il sesso, con la vanità, con l'autoaffermazione, con
l'odio, ecc., tutte droghe che offuscano e sviliscono la coscienza dell'essere.
A - Posso consolarmi. Siamo più o meno tutti drogati. Chi è uso a prendere una droga e
chi un'altra. Riconosco che siamo figli della necessità perché ci è sfuggita di mano
l'autodeterminazione.
A - Capita che non avendo più alcuni prodotti naturali li sostituiamo con quelli sintetici;
comprendo la perdita di certi prodotti puri con prodotti artificiali; avviene così anche nei
riguardi di noi stessi?
R - Il tuo esempio spicciolo può calzare. Avendo noi perso la Beatitudine senza oggetto,
la sostituiamo con quella sensoriale oggettiva. avendo perso la Conoscenza principiale-
universale la sostituiamo con l'erudizione quantistica dei fenomeni e così via.
Noi viviamo di "surrogati", di "sostituti", di compensazione e di alienazione.
R - Bene, allora ricorda che tutto ciò fa parte della tua natura, del tuo essere. Se non
riesci a modificare il quadro concettuale che hai della natura di un dato, puoi cadere in
grossi conflitti.
Se la tua mente irrequieta si chiede, ad esempio, perché tu sei di ordine maschile e non
femminile, umano o altro, io ti dico che stai andando contro un principio di logica e
razionalità; tu sei maschile perché tale è la tua natura; tu sei ciò che sei, e basta.
Non possiamo discutere sulla natura di un dato perché, appunto, essa è ciò che è; però
possiamo discutere sul funzionamento di tale natura, su come essa opera e si determina.
Il manas è un veicolo d'investigazione che, oltre ad avere necessariamente i suoi limiti,
deve riconoscere che ci sono certi perché che non possono avere risposta per il semplice
fatto che tali perché appartengono alla natura dell'essere. Diremo, ci sono delle realtà
ultime che sono tali perché, appunto, sono ultime.
A - Comprendo. Il difetto non è nella verità o nelle cose perché esse sono, come lei dice,
quelle che sono; il difetto è nella non giusta direzione mentale. La mente-manas è un
semplice veicolo d'indagine e se non c'è dietro quell'illuminazione che ti dice: fai
attenzione a non cadere in un veicolo cieco, tu continui a chiedere l'impossibile.
R - Sono d'accordo. quindi non chiederti, in riferimento alla stessa mente, perché essa
pensa; la mente pensa perché rientra nella sua natura pensare; così sappiamo che
l'umidità è connaturata all'acqua, e così via.
Ritornando al nostro discorso possiamo concludere dicendo che puoi agevolmente
constatare - senza alcuna dimostrazione dialettica - che sei libero di pensare senza
identificarti con il prodotto pensato, come puoi pensare e identificarti con il pensato; e
infine, aggiungiamo adesso, puoi essere anche libero di non pensare.
Abbiamo, dunque, che la mente può operare in modo triplice:
La prima condizione appartiene alla maggior parte degli esseri viventi: da qui la perdita
della propria identità e conseguentemente l'acquisizione di tutti quei surrogati di cui
abbiamo parlato.
La seconda condizione è del realizzato ontologico (se ci è consentita questa
espressione), la terza appartiene a colui che ha trasceso l'istanza di fare con
immedesimazione, e di agire senza assimilazione.
R - Sì, anche da agenti esterni. L'acqua dell'oceano può essere messa in movimento dalla
potenza interna dei suoi icebergs o dalla spinta-stimolo prodotta da un fattore esterno.
A - Tutto quello che abbiamo detto lo trovo di estrema importanza, almeno per me.
Come posso trarre una sintesi per far attecchire durevolmente nella mia sostanza mentale
un tale seme di meditazione?
Quiete Coscienziale
Quiete Coscienziale
Come puoi notare, tra due posizioni di QUIETE, di calma, di riposo, esiste la tensione-
modificazione di coscienza.
Un giorno comprenderai un particolare agire scevro da questa tensione-modificazione, il
che vuol dire che pur agendo sarai in pace e in quiete con te stesso e quindi con la vita;
vuol dire che ti porrai fuori del divenire psichico, fuori del movimento conflittuale
polare. Penso che l'hai intuito quando abbiamo parlato delle estrinsecazioni del manas.
Ma riprendiamo il nostro discorso. L'impulso costituisce un minimum di energia
potenziale di un seme ben radicato nella sostanza mentale. Il movimento è la messa in
moto dell'emozione-sentimento, è la tensione psichica che sospinge la mente
all'ideazione-immaginazione, ad organizzarsi sul piano della programmazione e a
modificare la coscienza. Il movimento rappresenta il divenire-māyā psichico.
L’estinzione del movimento avviene con la cessazione dello stimolo, con la
gratificazione del contenuto direzionale, con lo scarico della tensione.
- Possiamo, trovando una forza uguale e contraria, fermare il movimento sensitivo. Ciò
rappresenta un comprimere la forza emotiva sensoriale-sentimentale.
- Possiamo fermare l'impulso originario della sostanza mentale prima ancora che
determini l'esaltazione emozionale.
Quest'ultima possibilità costituisce lo stato ottimale poiché, tra l'altro, non è frutto di
inibizione, come noi intendiamo tale termine, in quanto l'annullamento avviene a livelli
molto profondi, fuori del quadro conscio.
In altri termini scendiamo negli "inferi" per sradicare sul posto la nostra incompiutezza e
la nostra insoddisfazione. Se adoperiamo questo procedimento, possiamo servirci
contemporaneamente anche dei primi due, perché gradatamente la tensione viene
allentata; se invece ci serviamo solo delle prime due fasi, non risolviamo integralmente
il problema perché la soluzione avviene a livelli troppo superficiali della psiche. Ti
avevo dato qualche tecnica a tale scopo, e in seguito ne riparleremo.
COMPENSAZIONI DELL'IO
R - Come puoi vedere c'è una sempre più perfetta sintonizzazione dei nostri cuori.
Incomincio a pensare che, gradualmente, ci comprenderemo non più in termini verbali,
ma per Accordo vibratorio. Realizzando la Verità, siamo Verità e la Verità si dimostra da
sè, si palesa innocentemente, si svela come il fuoco del sole, nel silenzio che tutto
compenetra.
Vorrei ricordarti alcune cose in riferimento ai supporti di cui hai parlato.
Vi sono molti discepoli che hanno attuato un forte distacco dalla vita profana: si sono
disciplinati sul piano dell'attrazione verso cose materiali, sul piano della dieta, degli
stessi rapporti umani, limitandoli al minimo, e cose di questo genere. Sembrano dei
realizzati, e vivono anche di silenzio. Osservandoli si può pensare che siano "fuori del
mondo". Ad un attento occhio però risulta che essi hanno trasferito a livello soggettivo
quello che prima era un mondo ideale che risponde perfettamente alla gratificazione
dell'io. Da estroversi si sono resi introversi. Non hanno abbandonato niente, ma hanno
operato una trasferenza energetica e di sfere.
Gradatamente la coscienza si adatta - quando non è proprio la sua linea di minor
resistenza - a questo movimento ideale e trova ugualmente quell'appagamento che prima
trovava fuori di sè. Abbiamo così i sognatori che si gratificano con i loro sogni. Vi sono
individui che s'immaginano campioni sportivi, attori, politici, capitani d'industria, capi
religiosi, maestri e avatāra o messia, dominatori di folle; insomma, personaggi
importanti che hanno sempre un seguito; a tutto questo immaginare, a volte, viene data
una motivazione altruistica e ciò risulta estremamente più pericoloso e subdolo perché
l'io-istanza trova un canale sgombro, rispondendo ad un certo tipo di morale comune,
una situazione ideale che può essere accettata, accolta, al limite, con compiacimento, per
cui la coscienza tranquillizzandosi non si contrappone e lascia via libera alla
soddisfazione egoica. E' una grande astuzia istintiva dell'energia condizionante, un
piacevole alibi dell'io avido e psichicamente onanista.
Per capire quest'evento bisogna che tu riconosca la dinamica operativa dell'istanza-
desiderio.
A - Ho sperimentato personalmente questo processo nel campo del sesso e della droga.
Lo trovo rispondente ad un dato di fatto. Ma come risolvere completamente, in maniera
integrale, simile evento?
A - Ormai ne sono certo. In questi tempi ho compreso tante cose, mi sono visto, ho
sperimentato, ho analizzato con la mia consapevolezza e ho concluso che l'altalena la
devo completamente risolvere, essa non è più per me, costituisce un assurdo, un
semplice gioco da bambini.
R - Allora occorre che tu recida alla radice la causa del desiderio e del divenire-
conflittuale; occorre che tu trascenda la fonte dell'altalena soggettiva e oggettiva, e la
fonte risiede - per dirla con l'advaita - nel corpo causale-germinale. Qui sono interrate le
radici dell'avidya, in questo corpo dimora la tua sorgente potenziale energetica che ti
costringe nell'altalena del piacere-dolore, a livello sottile e grossolano, soggettivo e
oggettivo. Questo corpo, sfera, condizione, ecc., chiamalo come vuoi, rappresenta il
ricettacolo del potenziale istintuale, in senso lato, che, fino a quando non trova
soluzione, irrompe nell'atto tramite qualche canale di scorrimento. E se tu chiudi un
canale, con la sua pressione insoddisfatta, esso ne apre un altro. Abbiamo riscontrato che
respingendo un desiderio, dopo un pò di tempo ci troviamo con un altro desiderio di
diversa orientazione.
Se vuoi totalmente risolvere l'altalena del divenire, occorre che tu ti riporti alla Pax
profunda, che è beatitudine senza oggetto, senza desiderio, senza gratificazione; che è
Pace e non un riposo effetto dello scarico di tensione, nè esaltazione o estasi sensoriale.
Fratello mio, l'asparśa yoga è lo yoga senza sostegni, è lo yoga che estirpa le radici nelle
loro profondità, è lo yoga dell'integrale soluzione.
R - Ti darò un'altra meditazione. Ritma poi sempre meglio il respiro, impugna con
decisione e persistentemente la spada della viveka (discriminazione tra il Reale e il non-
reale) e di vairāgya (distacco psicologico). La tua attenzione sia rivolta alla Visione, e
abbandonati alla dolcezza del Sè. Se a volte osservi i fuochi fatui, spegnili e vivi nella
gioia degli "ultimi respiri".
(tratto da Tat Tvam Asi, Raphael, pag 121-125)
R - Hai parlato prima di subcoscienza. Penso che la chiave del tuo problema sta proprio
in questa parola: subcoscienza. Il Vedānta, abbiamo visto in passato, parla di vāsanā e di
saṁskāra: idee cristallizzate. Il tuo "mostro" da abbattere è questo mondo cristallizzato,
invecchiato, coagulato. Comunque, dobbiamo riconoscere che hai dato molti colpi al
"mostro" e la sādhanā si è portata abbastanza avanti.
In tempi passati parlavamo di morte. Non è che tu debba morire fisicamente - sarebbe
molto più facile - , ciò che ti occorre è invece la morte di quell'idea coagulata che tu sei
un serpente e non la corda, che tu sei corpo, sensi, ecc. e non Quello, l'ātman
eternamente risplendente, l'Uno-senza-secondo, la Quintessenza di ogni possibile
quintessenza.
A - A volte mi sembra di trovarmi già nell'ultima Verità, altre volte la Verità mi appare
molto lontana. Ci sono momenti in cui penso che l'individuo stia giocando con se stesso,
o meglio si stia giocando; basterebbe fermare il gioco e tutto ritornerebbe al suo posto.
Da oggi in avanti devo rifiutare l'idea di essere questo o quello, devo rifiutare ogni idea
di differenziazione; magari impazzirò, ma non permetterò all'idea mostro d'invadere la
mia coscienza.
R - Condivido questa tua decisione e sono sicuro che prima o poi non potrai non ottenere
ciò che t'imponi. Tempo addietro hai detto che vuoi uscire dai giochi infantili. In ogni
modo, non si tratta di rifiutare di contrapporsi alla subcoscienza. Tu devi comprendere il
movimento subconscio, devi capire che una palla sollecitata ha una sua traiettoria, e la
sua forza d'inerzia la fa andare avanti anche quando la sollecitazione è finita.
È importante per te, oggi, non alimentare o sollecitare ancora quell'idea-mostro,
diversamente ti creerai un conflitto enorme.
A - E che cosa posso fare? L'idea-mostro è sempre presente. Occorrono mezzi energici.
A - Allo stato attuale, allora, oltre i doveri della mia sadhana, che cosa mi consiglia di
fare?
R - Devi, come abbiamo detto l'altro giorno, sempre più compenetrarti dell'idea di essere
Quello, il Brahman, l'Essenza di tutte le cose, lo schermo su cui s'intessono in chiaro-
scuri della vita fenomenica. Abbandonati a tale consapevolezza, non contrastare la
Realtà che è in te, deponi ogni fardello mentale, emotivo e reattivo fisico, e vivi nella
gioia della non-resistenza. Alla Libertà si perviene dominando e trascendendo la
necessità del movimento.
A - Agli inizi del nostro dialogo non abbiamo parlato di teorie, nel caso specifico di
teoria di Vedanta? Perché abbiamo alimentato la mente con qualcosa che ha non senso?