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CAPITOLO 7
7. INTRODUZIONE
In questo capitolo ci si prefigge lo scopo di illustrare i principali metodi di trasmissione
del moto tra due assi. In particolare si approfondirà la teoria delle ruote di frizione, delle
ruote dentate e delle cinghie. Alla fine di ogni capitolo sono presenti degli esercizi svolti
o delle procedure di calcolo che possono essere un valido aiuto alla comprensione delle
metodologie di risoluzione.
Un esempio semplice di
trasmissione tra due alberi
non molto distanti tra loro e
quello delle ruote di frizione.
Lateralmente è riportato lo
schema di tale trasmissione,
costituita da due ruote di
diametri D1 e D2, la prima
sull’albero motore con
velocità angolare ωm e
momento motore Mm, la
seconda sull’albero condotto con velocità angolare ωu e momento resistente MR. Il
moto può trasmettersi grazie all’aderenza che fa nascere una forza tangenziale T in
seguito alla forza R con cui vengono spinte le ruote l’una contro l’altra, se f è il
coefficiente d’attrito, sarà:
T = f ⋅R
D1 D2
Nella figura è indicato con I = + l’interasse, si
2 2
pone in evidenza che, in assenza di slittamento, la
velocità periferica del punto di contatto sulla ruota 1 è
uguale a quella del punto di contatto sulla ruota 2.
V1 = V2
D1 D ω1 D2
ω1 ⋅ = ω2 ⋅ 2 e cioè i= =
2 2 ω2 D1
Quindi il rapporto di trasmissione dipende dal diametro delle due ruote. Quest’ultima
formula insieme a quella dell’interasse ci consente di dimensionare correttamente i
diametri delle due ruote.
In pratica, le ruote di frizione hanno un campo d’impiego piuttosto limitato, pur avendo il
vantaggio della silenziosità e della regolarità della trasmissione, poiché sono utilizzabili
solo per potenze modeste. Infatti per potenze elevate deve risultare elevata la forza
T = f ⋅ R ma, poiché il coefficiente d’attrito per i materiali comunemente impiegati
(acciaio, ghisa) è piuttosto basso (f=0,10-0,15), occorrerebbero spinte R molto elevate
con conseguenti eccessive sollecitazioni sugli alberi, sui perni, sui cuscinetti, ecc.
SOLUZIONE:
Per l’interasse I = 0,5 m = 500 mm avremo:
D1 D2
+ = 500
2 2
ω1 n1 500
mentre per il rapporto di trasmissione i = = = = 1,515 avremo:
ω2 n2 330
D2
= 1,515
D1
Pertanto risolvendo i sistema:
⎧ D1 D2
⎪⎪ 2 + 2 = 500 ⎧ D + D = 1000 ⎧ 2,515 ⋅ D = 1000 ⎧ D = 398mm
1 2 1
⎨D ⎨ ⎨ ⎨
1
7.2.1 GENERALITA’
Abbiamo visto che con le ruote di
frizione si hanno dei limiti nella
trasmissione di potenze elevate a
causa delle proibitive sollecitazioni
radiali cui devono essere sottoposte
per garantire l’aderenza. A partire da
due ruote di frizione ideali,
rappresentate dalle circonferenze
tratteggiate, immaginiamo di
ricavare sulle loro superfici esterne una serie di denti, alternati a spazi vuoti, che
durante il moto si compenetrino facilmente; è evidente come, in tal caso, la
trasmissione della potenza non è più affidata all’attrito ma alla spinta che ciascun dente
della ruota motrice esercita su quelli della ruota condotta. In tal modo, purché si
costruiscano denti sufficientemente robusti,
sarà possibile trasmettere potenze anche
grandi. Si definisce INGRANAGGIO un
meccanismo composto da due ruote dentate
una delle quali (motrice) trasmette il moto
all’altra (condotta). A seconda dell’andamento
dell’asse dei denti, la dentatura può essere
diritta (a), elicoidale (b) o bielicoidale (c). Con gli
ω1
velocità angolare della ruota, si definisce rapporto di trasmissione il rapporto i = .
ω2
- diametro primitivo ( d p ), il
- piede del dente, la parte di esso compresa tra la circonferenza interna (detta
anche di fondo o di base) e la circonferenza primitiva;
- passo della dentatura (p), la distanza fra gli assi di due denti consecutivi,
misurata in corrispondenza della circonferenza primitiva; se indichiamo con “z” il
π ⋅dp
numero di denti della ruota, il passo della dentatura sarà dato da p =
z
Perché l’ingranamento sia regolare il passo del pignone deve essere uguale al passo
della rota
π ⋅ d p1 π ⋅ d p2
p1 = p2 = =
z1 z2
d p1 z1
Ciò implica che = e quindi, per il rapporto di trasmissione valgono tutti i
d p2 z2
seguenti rapporti:
ω1 n1 d p 2 z2
i= = = =
ω2 n2 d p1 z1
avremo ancora:
d e − di
- altezza del dente, h = ;
2
de − d p
- addendum, ha = ;
2
d p − di
- dedendum, hd = ;
2
7.2.3 IL MODULO
Il passo, precedentemente definito, è un elemento caratteristico della dentatura che un
tempo veniva utilizzato come riferimento per il dimensionamento di tutte le altre parti.
Tuttavia il passo presenta l’inconveniente di essere un numero con la virgola in quanto
per il suo calcolo dobbiamo utilizzare il π. Allora è stato introdotto il modulo (m) definito
come il rapporto tra il diametro primitivo e il numero dei denti:
dp
m=
z
Il calcolo delle ruote dentate si basa sul calcolo del modulo individuato il quale si passa
al proporzionamento modulare secondo il seguente schema:
CARATTERISTICA FORMULA
Passo p = π ⋅m
Diametro primitivo dp = m⋅ z
Diametro esterno d e = d p + 2 ⋅ m = m ⋅ ( z + 2)
Diametro interno di = d e + 2 ⋅ h = d e + 2, 25 ⋅ m
Addendum ha = m
Dedendum hd = 1, 25 ⋅ m
Spessore vano m
s =v =π ⋅
2
Larghezza b = λ ⋅m
Gioco m
g=
4
interasse z1 + z2
a = m⋅
2
b
λ= viene assunto normalmente pari a 10 nelle ruote a denti dritti, mentre per ruote
m
elicoidali può assumere valori molto maggiori.
Prof. Matteo Intermite 9
Istituto Professionale Statale per l'Industria e l'Artigianato
"L.B. Alberti" - Rimini
Nella costruzione delle ruote dentate, per evitare il più possibile il fenomeno dello
strisciamento tra i fianchi a contatto dei denti, i denti delle ruote dentate devono essere
costruiti con particolari profili, detti profili coniugati. Il profilo maggiormente usato per la
costruzione delle ruote dentate è quello ad evolvente in quanto si ottiene più facilmente
con le macchine utensili e inoltre tale profilo mantiene costante il rapporto di
trasmissione anche se per difetto di montaggio varia la distanza tra i centri degli
ingranaggi (interasse). Gli altri vantaggi del profilo ad evolvente sono la maggiore
silenziosità e la maggiore resistenza alla flessione.
I denti della ruota motrice trasmettono ai denti della ruota condotta una spinta F che ha
direzione tale da formare un angolo di pressione θ con la tangente comune alle due
circonferenze.
La forza utile trasmessa dalla ruota motrice alla ruota condotta è la componente della
spinta S sulla tangente alle due circonferenze primitive.
La forza utile trasmessa dalla ruota motrice alla ruota condotta è la componente della
spinta F sulla tangente alle due circonferenze
primitive e vale.
Cm C R
FT = F ⋅ cos θ = =
R1 R2
Cm = Coppia motrice
CR = Coppia resistente
FT = F ⋅ sinθ
Il valore dell’angolo di pressione influisce sul numero minimo di denti che una ruota può
avere affinché il profilo del dente sia tutto coniugato. In pratica si assegna il numero di
denti in funzione dell’angolo di pressione e del rapporto di trasmissione utilizzando la
seguente formula:
2
Z min =
i + (1 + 2i ) ⋅ sin 2 θ − i
2
i 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10
15° 21 25 26 27 28 28 29 29 29 29
θ 20° 13 15 15 16 16 16 17 17 17 17
25° 9 10 10 11 11 11 11 11 11 11
Numero minimo di denti in funzione dell’angolo di pressione e del rapporto di trasmissione
Le ruote a denti diritti, a causa della brusca variazione dei carichi quando si passa da
una coppia di denti in presa alla successiva, sono fonti di vibrazioni, urti e rumorosità
sempre più evidenti all’aumentare della velocità. Si può risolvere l’inconveniente
facendo in modo che l’ingranamento avvenga con maggiore gradualità. Ciò si può
ottenere utilizzando ruote a denti elicoidali che garantiscono la massima gradualità
dell’ingranamento con un sensibile aumento dell’arco d’azione ed il conseguente
vantaggio della massima silenziosità oltre ad una efficace riduzione del numero minimo
di denti. Come si vede, il
dente assume la direzione di
un’elica di inclinazione α
(normalmente variabile da
10° a 45°) rispetto alla
direzione dell’asse della
ruota. A causa di ciò, delle
due componenti della forza
che si scambiano i denti,
quella tangenziale “F”, risulta
perpendicolare all’asse dei
denti e quindi ulteriormente scomponibile nella componente utile, responsabile della
coppia motrice Fu = F ⋅ cos α e in una componente assiale, che finisce per sollecitare sia
7.2.7 ROTISMI
Coppie di ruote dentate possono essere accoppiate tra loro in diversi modi allo scopo di
soddisfare particolari condizioni di progetto:
- rapporto di trasmissione;
n1 Z 2 n2 Z 4 n3 Z 6
i1 = = i2 = = i3 = =
n2 Z1 n3 Z 3 n4 Z 5
n1 n2 n3 Z 2 Z 4 Z 6 n1
iTOTALE = i1 ⋅ i2 ⋅ i3 = ⋅ ⋅ = ⋅ ⋅ =
n2 n3 n4 Z1 Z 3 Z 5 n4
10,9 ⋅ M
m= 3
λ ⋅ Z ⋅ σ ad
3
σ ad = Tensione ammissibile dinamica Æ σ ad = σ amm ⋅
3 +V
⎡ N ⎤ σ
σ amm = Tensione ammissibile del materiale ⎢ 2⎥
Æ σ amm = R
⎣ mm ⎦ n
n = coefficiente di sicurezza
⎡m⎤
V = Velocità periferica della ruota ⎢ ⎥
⎣s⎦
b
λ= Æ λ = 10 − 15 costruzione poco rigida
m
λ = 15 − 25 supporti scatolati
10,9 ⋅ M
m=
b ⋅ z ⋅ σ ad
⎡ N ⎤ pam (N/mm2)
σR ⎢ Durezza HB
⎣ mm ⎥⎦
2
Materiale
Ghisa sferoidale G 25 260 210 320
Acciaio fuso Fe 520 520 150 230
Acciaio fuso Fe 560 600 175 250
Acciaio da costruzione Fe 490 490 150 230
Acciaio da costruzione Fe 590 590 180 275
Acciaio da costruzione Fe 690 690 210 300
Acciaio bonificato C 40 700 180 350
Acciaio bonificato C 45 740 185 360
Acciaio bonificato C 50 800 200 375
Acciaio bonificato C 60 840 210 380
Acciai legati da bonifica 750 ÷ 1500 260 ÷ 400 450 ÷ 700
Acciai al carbonio da cementazione 500 640 1000
Acciai legati da cementazione 800 ÷ 1400 650 1000
Bronzi allo stagno in getti 200 ÷ 320 90 ÷ 115 140 ÷ 175
Caratteristiche dei principali materiali utilizzati per la realizzazione delle ruote dentate
6 6,5 7 8 9 10 11 12 14 16
18 20 22 25 28 32 36 40 45 50
Moduli unificati (UNI 6586-69)
P 2 ⋅π ⋅ n
1 Dalla potenza determiniamo la coppia Æ M = dove ω =
ω 60
⎡ giri ⎤
M [ N ⋅ m] P [W ] n⎢
⎣ min . ⎥⎦
si sceglie, per il pignone, un numero di denti Z1 > Z min tale che sulla ruota possa
2
Z min =
i + (1 + 2i ) ⋅ sin 2 θ − i
2
⎡m⎤
4 Si fissa una velocità periferica di tentativo V = 3 − 4 ⎢ ⎥
⎣s⎦
3
6 Si calcola la σ ad σ ad = σ amm ⋅
3 +V
10,9 ⋅ M 10,9 ⋅ M
m= 3 m=
λ ⋅ Z ⋅ σ ad b ⋅ z ⋅ σ ad
π ⋅n⋅m⋅ z
8 Si verifica che la velocità periferica V = risulti minore o uguale a quella
60 ⋅1000
di tentativo scelta al punto 4. Se non viene verificato bisogna ritornare al punto 4
e rifare il calcolo con una velocità superiore.
Numero di denti Z1 e Z 2
Addendum ha = m
Dedendum hd = 1, 25 ⋅ m
Altezza dente h = ha + hd = 2, 25 ⋅ m
Larghezza dente b = λ ⋅m
Diametro primitivo Dp = m ⋅ z
Diametro esterno De = D p + 2 ⋅ m
Diametro interno Di = De − 2 ⋅ h
Passo p = π ⋅m
Angolo di pressione θ
Rapporto di trasmissione Z2
i=
Z1
Interasse m ⋅ ( Z1 + Z 2 )
I=
2
Infine si procede al proporzionamento delle restanti parti delle ruote dentate secondo le
7.3.1 GENERALITA’
- Sono utilizzate per trasmettere potenza a lunga distanza;
- Ideali per trasmissioni con urti e vibrazioni;
- Non adatte per trasmissioni di elevata potenza;
- Non è garantita la costanza del rapporto di trasmissione a causa di piccoli scorrimenti
(ad esclusione elle cinghie dentate).
Le cinghie devono la flessibilità al materiale di cui sono fatte. Le catene devono la
flessibilità al moto relativo tra gli elementi che le compongono.
T +t
Tm =
2
d d d Mm ⋅2
Mm −T ⋅ +t⋅ = 0 Æ Mm − ⋅ (T − t ) = 0 Æ (T − t ) =
2 2 2 d
Il rapporto tra le tensioni dipende inoltre in modo esponenziale dal coefficiente d’attrito f
e dall’angolo di avvolgimento α:
T
= e f ⋅α
t
P 2⋅ Mm 2⋅ MR
Fu = = =
V d D
Dove P è la potenza trasmessa, V la velocità della cinghia, d la puleggia motrice e D la puleggia
condotta.
T
Poiché Fu = T − t e = e f ⋅α avremo:
t
e f ⋅α 1
T = Fu ⋅ e t = Fu ⋅
e f ⋅α − 1 e f ⋅α
−1
Dalle quali si possono ricavare le tensioni nella cinghia noti la potenza, l’angolo di avvolgimento e il
coefficiente d’attrito.