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Algebra - Manuale per il biennio


Corso online di matematica per le Scuole Superiori
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A cura di Elena Barbieri


Illustrazioni di Giorgio Amici
Progetto grafico di Valentina Donini

Grazie a tutti gli autori e collaboratori di redooc.com


https://redooc.com/it/home/team
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Copyright 2018 StarRock s.r.l. - redooc.com


Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo volume può essere riprodotta, memorizzata o
trasmessa in alcuna forma o con alcun mezzo elettronico, meccanico, in fotocopia, in disco o in altro
modo, compresi cinema, radio, televisione, senza l’autorizzazione scritta di StarRock s.r.l.
Per informazioni scrivere a librobiennio@redooc.com
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Dedicato a tutti i lettori,


perché nessuno nasce negato:
la matematica è uno sport alla portata di tutti!
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Cos’è questo libro?

Questo non è un libro, è una sintesi dell’algebra del biennio delle Scuole
secondarie di secondo grado, un indice ragionato che ha l’obiettivo
di incuriosire il lettore e di portarlo a porsi delle domande e cercare
le risposte sulla piattaforma redooc.com, dove può trovare tutti i
contenuti di matematica (algebra, geometria, relazioni e funzioni, dati
e previsioni) delle scuole secondarie di 2° grado, teoria ed esercizi,
secondo le indicazioni ministeriali.

Cos’è redooc.com?

Redooc.com è una piattaforma di didattica digitale dedicata alle materie


STEM (Science, Technology, Engineering, Mathematics), che offre tutti i
contenuti di matematica delle Scuole, dalla Primaria alla Secondaria
di 2° grado, con videolezioni, appunti e migliaia di esercizi interattivi
spiegati.

A chi è rivolto?

A tutte le ragazze e i ragazzi che vogliono capire meglio e ripassare i


concetti di base della matematica del biennio.
A tutti i docenti che vogliono sperimentare una didattica digitale
innovativa.
A tutti i genitori che aiutano i loro figli/e con i compiti.
A tutti coloro che vogliono riscoprire e magari fare pace con la
matematica!
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Come si usa?

Cerca un argomento che ti interessa, vai al capitolo e alla lezione, leggi la


spiegazione, guarda l’esempio.
Non ti basta?
Vai su redooc.com per vedere i video narrati di spiegazione e per
allenarti risolvendo migliaia di esercizi interattivi spiegati, in livelli di
difficoltà crescente.

Se redooc.com fosse un libro avrebbe migliaia di pagine, invece puoi


portarlo comodamente con te (nel PC, tablet o smartphone) e utilizzarlo
ovunque tu vada: come, quando e con chi vuoi!

Redooc.com è in continua evoluzione nelle funzionalità e


aggiornamento nei contenuti! Puoi trovare:
• Video lezioni: la teoria è spiegata con brevi video narrati
• Formulari e appunti: brevi appunti per ripassare
• Esercizi interattivi spiegati: in ogni lezione 3 livelli di esercizi
interattivi, di difficoltà crescente, tutti completi di spiegazione. Sono
presentati come un gioco online, con 2 tentativi per rispondere,
feedback immediato, punteggi.
• Profilo utente: dettaglio delle attività svolte, video visti ed esercizi
con i risultati (un semaforo indica il superamento di ciascun livello), il
punteggio raggiunto, i passaggi di status, gli avatar, le classifiche.

Buon allenamento con redooc.com!


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Indice
ARITMETICA E ALGEBRA

Numeri relativi

Numeri razionali

Monomi e polinomi

Scomposizione in fattori

Equazioni lineari

Disequazioni lineari

Numeri reali e radicali

Sistemi lineari di equazioni

Equazioni di secondo grado

Equazioni di secondo grado e parabola

Disequazioni di secondo grado

Piano cartesiano e retta


Aritmetica e Algebra
Numeri relativi INDICE
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Numeri relativi
Scopri l’insieme  dei numeri naturali (tutti i numeri interi non negativi) e
l’insieme  dei numeri relativi (tutti i numeri interi positivi, negativi e lo 0).
Scopri le quattro operazioni (addizione, sottrazione, moltiplicazione,
divisione) e l’elevamento a potenza, con le loro proprietà e l’ordine di
svolgimento.
Scopri cosa sono i numeri primi, la scomposizione di un numero in fattori
primi, M.C.D. e m.c.m.
Infine esplora diversi sistemi di numerazione per capire i concetti di base e di
posizione.

Trovi i video di spiegazione su Redooc.com

Addizione e sottrazione in  Moltiplicazione e divisione in 

Elevamento a potenza in  Ordine e priorità delle operazioni

Numeri primi e divisibilità Scomposizione in fattori primi,


nell’insieme  M.C.D. e m.c.m.

Numeri relativi interi e operazioni Sistemi di numerazione e basi


Aritmetica e Algebra
Numeri relativi INDICE
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Addizione e sottrazione in 
La matematica non può fare a meno dei numeri! I numeri più facili da
imparare sono i numeri naturali, cioè tutti quelli senza la virgola, più grandi
di 0. Ma anche lo 0 è un numero naturale...

Ma oltre a contare, cos’altro possiamo fare con i numeri naturali? Beh già
contando facciamo un’operazione. Stiamo aggiungendo 1 a un numero.
L’operazione “aggiungere” viene chiamata addizione.

E se invece contassimo all’indietro? Invece di aggiungere, stiamo “togliendo”


un numero alla volta. Questa operazione si chiama sottrazione.

Che cosa sono e quali sono i numeri naturali

L’insieme dei numeri naturali si indica con il simbolo  e comprende tutti i


numeri interi non negativi.

 = {0, 1, 2, 3, 4, 5, 6, 7, 8, 9,...}

Nell’insieme dei numeri naturali non ci sono né numeri negativi, né frazioni,


né numeri con la virgola.
E lo 0? A volte si può trovare lo 0 tra i numeri naturali, alcune volte invece
viene escluso. Ogni volta che parli di numeri naturali, ricordati di specificare
se comprendi lo 0 oppure no.

 può essere rappresentato su una semiretta orientata con origine in 0.

I numeri naturali, così come i punti della semiretta, sono infiniti: partendo
da zero e si può andare avanti ad elencarli uno ad uno senza mai fermarsi!
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Come fare l’addizione in 


La somma di due numeri interi è il numero ottenuto contando di seguito al
primo tutte le unità del secondo.
L’operazione per trovare la somma si chiama addizione e i numeri da
sommare si chiamano addendi.
L'addizione si indica con "+".

La somma di due numeri naturali è sempre un numero naturale: la somma


è un’operazione interna in .

Attenzione! Lo 0 è elemento neutro dell’addizione: aggiungendo 0 a


qualsiasi numero naturale, il risultato è il numero stesso.
a+0=0+a=a

ESEMPIO

113 + 0 = 113 0 + 113 = 113

Le proprietà dell’addizione sono tre: commutativa, associativa e


dissociativa.

Proprietà commutativa: cambiando l’ordine degli addendi il risultato


non cambia.
a+b=b+a
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ESEMPIO

3+4=7 è uguale a 4+3=7

Proprietà associativa: la somma di tre o più numeri non cambia se si


sostituisce a due o più di essi la loro somma.
a + b + c = a + b + (d + e) con c = d+e

ESEMPIO

(3 + 4) + 6 = 7 + 6 = 13 è uguale a 3 + (4 + 6) = 3 + 10 = 13

Proprietà dissociativa: la somma di due o più addendi non cambia se a


uno di essi si sostituiscono più numeri la cui somma è uguale all’addendo
sostituito.

ESEMPIO

3 + 4 + 6 = 13 è uguale a 3 + 4 + (3 + 3) = 13
dove 6 è stato sostituito da (3 + 3)

Come fare la sottrazione in 

La differenza di due numeri naturali, se esiste, è il numero che aggiunto al


secondo dà come somma il primo.
L’operazione per ottenere la differenza è la sottrazione.
Il primo numero si chiama minuendo, il secondo sottraendo.
La sottrazione si indica con "-".

Poiché non è sempre detto che la sottrazione di due numeri naturali sia
ancora un numero naturale, la sottrazione non è un’operazione interna in  .
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ESEMPIO

Non esiste un numero naturale che sia il risultato della sottrazione 4 - 10.

La sottrazione ha una proprietà che si chiama invariantiva.

Proprietà invariantiva: la differenza di due numeri non cambia,


aggiungendo o togliendo uno stesso numero sia al minuendo che al
sottraendo.
a - b = (a + c) - (b + c)
a - b = (a - d) - (b - d)
Presi a, b, c, d con

a³b³d

ESEMPIO

12 - 7 = 5 è uguale a (12 + 3) - (7 + 3) = 15 - 10 = 5
ma è anche uguale a (12 - 2) - (7 - 2) = 10 - 5 = 5
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Moltiplicazione e divisione in 
Ora che hai imparato l’addizione e la sottrazione tra numeri naturali,
facciamo la stessa cosa per la moltiplicazione e la divisione!

La moltiplicazione è utile quando dobbiamo sommare tante volte la stessa


quantità.
E la divisione? Ci dice quante volte possiamo moltiplicare il divisore senza
superare il dividendo.

Come fare la moltiplicazione in 

Il prodotto di un numero intero per un altro numero intero è la somma del


primo numero con se stesso per un numero di volte pari al secondo numero.

La moltiplicazione è l’operazione attraverso la quale si ottiene il prodotto.


I numeri che vengono moltiplicati si chiamano fattori.
La moltiplicazione si indica con "×" o con "×" .
Il prodotto di due numeri naturali è sempre un numero naturale: la
moltiplicazione è un’operazione interna in  .

Attenzione! Il numero 1 è elemento neutro della moltiplicazione:


moltiplicando 1 per qualsiasi numero naturale, il risultato è il numero stesso.
a ⋅1 = 1⋅ a = a
ESEMPIO

45 ⋅ 1 = 45 1 ⋅ 45 = 45
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Attenzione allo 0! Qualsiasi numero moltiplicato per 0 dà come risultato 0.


Questa è la legge di annullamento del prodotto.

a⋅0 = 0⋅ a = 0
ESEMPIO

236 ⋅ 0 = 0 0 ⋅ 236 = 0

La moltiplicazione ha diverse proprietà.


Proprietà commutativa: cambiando l’ordine dei fattori il risultato non
cambia.
a⋅b = b⋅ a

ESEMPIO

3 ⋅ 4 = 12 è uguale a 4 ⋅ 3 = 12

Proprietà associativa: il prodotto di tre o più fattori non cambia sostituendo


a due o più fattori il loro prodotto.
( a ⋅ b) ⋅ c = a ⋅ (b ⋅ c )
ESEMPIO

(3 ⋅ 4 ) ⋅ 5 = 12 ⋅ 5 = 60 è uguale a 3 ⋅ (4 ⋅ 5) = 3 ⋅ 20 = 60

Proprietà dissociativa: il prodotto non cambia sostituendo a un fattore più


fattori il cui prodotto è uguale a quello sostituito.

a ⋅ b = a ⋅ (c ⋅ d ) con c ⋅ d = b

ESEMPIO

4 ⋅ 6 = 24 è uguale a 4 ⋅ (3 ⋅ 2 ) = 4 ⋅ 6 = 24 dove 6 è stato sostituito da (3 × 2 )


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Proprietà distributiva rispetto all’addizione: per moltiplicare una somma


per un numero si moltiplica ogni termine della somma per quel numero e poi
si addizionano i risultati parziali.
( a + b) ⋅ c = ( a ⋅ c ) + (b ⋅ c )
ESEMPIO

(3 + 2 ) ⋅ 5 = 5 ⋅ 5 = 25 è uguale a (3 ⋅ 5) + (2 ⋅ 5) = 15 + 10 = 25

Proprietà distributiva rispetto alla sottrazione: per moltiplicare una


differenza per un numero si moltiplicano i termini della differenza per quel
numero e poi si sottraggono i risultati parziali.
( a − b) ⋅ c = ( a ⋅ c ) − (b ⋅ c )
Presi a, b, c con a ³ b

ESEMPIO

(4 − 2) ⋅ 3 = 2 ⋅ 3 = 6 è uguale a (4 ⋅ 3) − (2 ⋅ 3) = 12 − 6 = 6

Come fare la divisione in 

Il quoziente di due numeri naturali, se esiste, è il più grande numero


naturale che, moltiplicato per il secondo, dà un risultato minore o uguale al
primo numero.

L’operazione per ottenere il quoziente è la divisione.


Il primo numero si chiama dividendo, il secondo divisore.
Il resto della divisione è la differenza tra il dividendo e il prodotto fra il
divisore e il quoziente. La divisione si indica con ":".
Attenzione! Il resto è sempre minore del divisore!

R = a − (b ⋅ q ) con a = dividendo e b = divisore


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ESEMPIO

125 : 8
125 è il dividendo e 8 è il divisore.
Poiché 8 ⋅ 15 = 120 ≤ 125 ma 8 ⋅ 16 = 128 > 125, 15 è il quoziente.
Il resto della divisione è 125 − (
8 ⋅ 15) = 125 − 120 = 5.
Osserva che 5 < 8 !
125 : 8 dà come quoziente 15 con il resto di 5.

Se il resto è uguale a 0, il risultato della divisione si chiama quoto o


quoziente esatto e in questo caso il dividendo è divisibile per il divisore ed è
un suo multiplo.
a:b=c e c ⋅ b = a a è multiplo di b e c
ESEMPIO

125 : 5 dà come quoziente 15 con il resto di 0.


15 è un quoziente esatto!
Scriviamo 125 : 5 = 15.
Diciamo che 125 è divisibile per 5 e che 125 è multiplo di 5.
Osserva che 125 è anche divisibile per 15 ed è multiplo di 15!

Attenzione allo 0! La divisione per 0 è un’operazione impossibile.


0 : 0 è un’operazione indeterminata.

Poiché non è sempre detto che la divisione tra due numeri naturali dia come
quoziente esatto un numero naturale, la divisione non è un’operazione
interna in  .
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La divisione ha diverse proprietà.


Proprietà invariantiva: moltiplicando o dividendo i due termini della
divisione per uno stesso numero diverso da 0, il risultato non cambia.
Il resto, se è diverso da 0, è moltiplicato o diviso per lo stesso numero.
a : b = ( a ⋅ c ) : (b ⋅ c )
a : b = (a : d) : (b : d)

ESEMPI

521 : 0 = impossibile
12 : 4 = 3 (quoziente esatto, il resto è 0) è uguale a (12 ⋅ 3) : (4 ⋅ 3) = 36 : 12 = 3
ma è anche uguale a (12 : 2) : (4 : 2) = 6 : 2 = 3
22 : 4 dà 5 come quoziente e il resto è 2
(22 ⋅ 3)
: (4 ⋅ 3)
= 66 : 12 dà 5 come quoziente e il resto è 2 ⋅ 3 = 6
(22 : 2) : (4 : 2) = 11 : 2 dà 5 come quoziente e il resto è 2 : 2 = 1

Proprietà distributiva rispetto all’addizione: per dividere una somma


(dividendo) per un numero (divisore), si può dividere ogni termine della
somma per quel numero e poi sommare i quoti parziali.

Attenzione: tutti i termini della somma devono essere divisibili per il


divisore, cioè con resto 0.
(a + b) : c = (a : c) + (b : c)
Presi a, b, c, con c ¹ 0

ESEMPIO

(20 + 10) : 5 = 30 : 5 = 6 è uguale a (20 : 5) + (10 : 5) = 4 + 2 = 6


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Proprietà distributiva rispetto alla sottrazione: per dividere una differenza


(dividendo) per un numero (divisore), si può dividere ogni termine della
differenza per quel numero e poi sottrarre i quoti parziali.

Attenzione: tutti i termini della differenza devono essere divisibili per il


divisore, cioè con resto 0.
(a - b) : c = (a : c) - (b : c)

ESEMPIO

(20 - 10) : 5 = 10 : 5 = 2 è uguale a (20 : 5) - (10 : 5) = 4 - 2 = 2


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Elevamento a potenza in 
Ora che hai imparato tutte le caratteristiche dell’addizione, sottrazione,
moltiplicazione e divisione tra numeri naturali, scopri come calcolare una
potenza e quali sono le proprietà delle potenze di numeri naturali!

Qual è il concetto di potenza? Elevare un numero a una potenza significa


moltiplicare il numero per se stesso un certo numero di volte.

Che cos’è una potenza

Elevare un numero naturale (a) a una potenza (un numero naturale b),
significa moltiplicare a per se stesso b volte.
a è la base e b è l’esponente (b>0), detto anche grado della potenza.
L’operazione di elevamento a potenza si scrive ab e si legge “a elevato alla b”.

Ecco alcuni casi particolari di elevamento a potenza:


a1 = a per ogni numero naturale a.
a0 = 1 per ogni numero naturale a diverso da 0.
00 non ha significato.

ESEMPI

251 = 25 e 250 = 1

Il risultato dell’elevamento a potenza di un numero naturale con


esponente naturale, quando ha significato, è sempre un numero naturale:
l'elevamento a potenza è un'operazione interna in  .
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Quali sono le proprietà delle potenze

Le potenze e le loro proprietà servono per velocizzare i calcoli.


Vediamo quali sono.

Prodotto di potenze con la stessa base: è uguale alla stessa base elevata alla
somma degli esponenti. Ricorda che base ed esponente non devono essere
contemporaneamente nulli.
am ⋅ a n = am+n

ESEMPIO

2 3 ⋅ 2 4 = 2 3+4 = 2 7 perché (2 ⋅ 2 ⋅ 2) ⋅ (2 ⋅ 2 ⋅ 2 ⋅ 2) = 2
7

Quoziente di potenze con la stessa base: è uguale alla stessa base elevata
alla differenza degli esponenti. Ricorda che base ed esponente non devono
essere contemporaneamente nulli.
am : an = a m−n con m ³ n
ESEMPIO

24 2⋅2⋅2⋅2 2
= 2 4−3
= 2 1
perché = =2
23 2⋅2⋅2 1

Prodotto di potenze con lo stesso esponente: è uguale al prodotto delle basi


elevato allo stesso esponente. Ricorda che base ed esponente non devono
essere contemporaneamente nulli.
am ⋅ b m = ( a ⋅ b ) m con b ¹ 0; m ¹ 0
ESEMPIO

2 3 ⋅ 33 = (2 ⋅ 3) 3 = 6 3
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Quoziente di potenze con lo stesso esponente: è uguale al rapporto delle


basi elevato allo stesso esponente.

am : b m = ( a : b) m

ESEMPIO

6 3 : 2 3 = (6 : 2 ) 3 = 33

Potenza di potenza: è uguale alla base elevata al prodotto degli esponenti.

( am ) n = am⋅n

ESEMPIO

(2 3 ) 2 = 2 3⋅2 = 2 6
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Ordine e priorità delle operazioni


Le espressioni aritmetiche sono una catena di operazioni fra numeri
naturali in cui compaiono anche le parentesi. Come risolvere un’espressione?
In ogni passaggio bisogna fare attenzione all’ordine in cui si risolvono le
operazioni.

La regola per l’ordine delle operazioni si chiama PEMDAS: parentesi,


esponenti, moltiplicazioni e divisioni, addizioni e sottrazioni.

Come risolvere un’espressione aritmetica

Per risolvere un’espressione con parentesi ed operazioni diverse devi seguire


il giusto ordine delle operazioni: PEMDAS!

Cioè…
• parentesi;
• esponenti;
• moltiplicazioni e divisioni;
• addizioni e sottrazioni.

In particolare, quando ci sono le parentesi l’ordine è:


• tonde ( );
• quadre [ ];
• graffe { }.

Con operazioni dello stesso tipo, andiamo in ordine da sinistra a destra.


Con parentesi partiamo dalla più interna e finiamo con la più esterna.
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ESEMPIO

[6 + (2 3 − 2 ) ⋅ 4 : 2] ⋅ (4 ⋅ 2 − 3) =
Segniamo le operazioni che possiamo svolgere subito.

Consideriamo le operazioni all’interno delle parentesi tonde e iniziamo


a svolgere nell’ordine: potenze, moltiplicazioni e divisioni, addizioni e
sottrazioni.

[6 + (2 3 − 2 ) ⋅ 4 : 2] ⋅ (4 ⋅ 2 − 3) =

[6 + (8 − 2 ) ⋅ 4 : 2] ⋅ (8 − 3) =
Ora sostituiamo alle parentesi tonde il risultato delle operazioni al loro
interno.

[6 + 6 ⋅ 4 : 2 ] ⋅ 5 =
E proseguiamo con le operazioni seguendo l’ordine PEMDAS.

[6 + 6 ⋅ 4 : 2] ⋅ 5 =

[6 + 12] ⋅ 5 =

18 ⋅ 5 =
90 è il risultato dell’espressione.
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Numeri primi e divisibilità nell’insieme 

I numeri primi sono numeri naturali particolari che sono divisibili solo per 1
e per loro stessi.
Per sapere se un numero naturale è divisibile per un altro dobbiamo
controllare che il resto sia uguale a zero.

Impariamo i trucchi per scoprire velocemente la divisibilità per 2, 3, 5, 7 e


11: i criteri di divisibilità.

Che cosa sono i numeri primi

Cosa sono i numeri primi? Quanti sono? Queste domande sono molto
frequenti ed hanno fatto discutere anche tanti matematici.
Procediamo con ordine. I numeri primi sono numeri naturali, diversi da 0
e da 1, che hanno come divisori soltanto 1 e loro stessi.

Quanti sono i numeri primi? Elencarli tutti è difficile perché sono infiniti. In
ordine crescente, possiamo però scrivere i primi elementi della successione
dei numeri primi: 2, 3, 5, 7, 11, 13, ecc.

I numeri che non sono primi, quindi che hanno come divisori anche altri
numeri oltre loro stessi e 1, si chiamano numeri composti.

ESEMPI

29 e 181 sono numeri primi.


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51 e 663 sono numeri composti, infatti sono entrambi divisibili per 3,


51 : 3 = 17 con resto 0,
663 : 3 = 221 con resto 0.

Come riconoscere un numero divisibile per 2, 3 o 5

Criterio di divisibilità per 2: un numero è divisibile per 2 se l’ultima cifra è


pari, cioè 0, 2, 4, 6 o 8.

Criterio di divisibilità per 3: un numero è divisibile per 3 se e solo se la


somma delle sue cifre è divisibile per 3.

Criterio di divisibilità per 5: un numero è divisibile per 5 se la sua ultima


cifra è 5 o 0.

ESEMPI

732 è divisibile per 2 perché l’ultima cifra è 2.


è divisibile per 3 perché 7 + 3 + 2 = 12 che è divisibile per 3.
non è divisibile per 5 perché l’ultima cifra non è 0 né 5.

915 non è divisibile per 2 perché l’ultima cifra non è 2, né 4, né 6, né 8, né 0.


è divisibile per 3 perché 9 + 1 + 5 = 15 che è divisibile per 3.
è divisibile per 5 perché l’ultima cifra è 5.
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Come riconoscere un numero divisibile per 7 o per 11

Criterio di divisibilità per 7: un numero (maggiore di 10) è divisibile per


7 se la differenza fra il numero ottenuto cancellando la cifra delle unità e il
doppio della cifra delle unità (o viceversa) è 0, 7 o un multiplo di 7.

ESEMPI

133 è divisibile per 7, infatti 13 − (3 ⋅ 2 ) = 13 − 6 = 7.

159 non è divisibile per 7, infatti (9 ⋅ 2 ) − 15 = 18 − 15 = 3.


Attenzione: 15 − (9 ⋅ 2 ) non è un numero naturale, quindi
scambiamo i termini facendo (9 ⋅ 2 ) − 15.

Criterio di divisibilità per 11: un numero è divisibile per 11 se la differenza


fra la somma delle cifre di posto pari e la somma delle cifre di posto dispari (o
viceversa) è 0, 11 o multiplo di 11.

ESEMPI

1056 è divisibile per 11, infatti (0 + 6) - (1 + 5) = 6 - 6 = 0.

1132 non è divisibile per 11, infatti (1 + 3)-(1 + 2) = 4 - 3 = 1.


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Scomposizione in fattori primi, M.C.D. e m.c.m.


Scopri a cosa servono i numeri primi e perché sono fondamentali nella
scomposizione dei numeri naturali.
E poi scopri che cosa si nasconde dietro le sigle M.C.D. e m.c.m.

Scomposizione in fattori primi

Scomporre un numero in fattori primi significa scrivere il numero


come prodotto di numeri primi: è sempre possibile farlo per il teorema
fondamentale dell’aritmetica.

TEOREMA FONDAMENTALE DELL’ARITMETICA

Ogni numero naturale (n>1) diverso da 0 si può scrivere in modo unico


come prodotto di numeri primi.

Ecco perché i numeri primi sono così importanti!


Per scomporre un numero naturale in fattori primi, occorre trovare un
suo divisore che sia un numero primo (per esempio, puoi usare i criteri
divisibilità!); eseguire la divisione e poi procedere con divisioni successive
fino a ottenere il numero 1.

ESEMPI

340 2 340 : 2 = 170


170 2 170 : 2 = 85
85 5 85 : 5 = 17
17 17 17 è un numero primo!
1 hai finito!

340 = 2 ⋅ 2 ⋅ 5 ⋅ 17 = 2 2 ⋅ 5 ⋅ 17
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756 2 756 : 2 = 378


378 2 378 : 2 = 189
189 3 189 : 3 = 63
63 3 63 : 3 = 21
21 3 21 : 3 = 7
7 7 7 è un numero primo!
1 hai finito!

756 = 2 ⋅ 2 ⋅ 3 ⋅ 3 ⋅ 3 ⋅ 7 = 2 2 ⋅ 33 ⋅ 7

Massimo comun divisore

Il massimo comune divisore è il più grande tra i divisori comuni tra due o
più numeri. Si indica con la sigla M.C.D. scritta con lettere maiuscole.

ESEMPIO

Qual è il M.C.D. tra 45 e 30?


I divisori di 45 sono: 1, 3, 5, 9, 45.
I divisori di 30 sono: 1, 2, 3, 5, 6, 10, 15, 30.
I divisori comuni sono: 1, 3 e 5. Il più grande è 5!
5 è il M.C.D. tra 45 e 30.

Come si può calcolare il M.C.D., senza calcolare tutti i divisori?


Basta:
• scomporre i numeri in fattori primi;
• moltiplicare tra loro i fattori comuni a tutti i numeri, presi una sola volta
con l’esponente minore.
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ESEMPIO

Qual è il M.C.D. tra 180 e 168?


Procediamo con la scomposizione in fattori primi.
180 = 2 2 ⋅ 32 ⋅ 5
168 = 2 3 ⋅ 3 ⋅ 7
I fattori primi comuni sono: 2 e 3.
L’esponente minore con cui compare il fattore 2 è 2.
L’esponente minore con cui compare il fattore 3 è 1.
2 2 ⋅ 31 = 12 è il M.C.D. tra 180 e 168.

Due numeri con M.C.D. uguale 1 sono detti primi tra loro.

ESEMPIO

Qual è il M.C.D. tra 104 e 297?


Procediamo con la scomposizione in fattori primi.
104 = 2 3 ⋅ 13
297 = 33 ⋅ 11
Non ci sono fattori primi comuni! L’unico divisore comune è 1.
Allora il M.C.D. tra 104 e 297 è 1, i due numeri sono primi tra loro.

Minimo comune multiplo

Il minimo comune multiplo è il più piccolo tra i multipli comuni tra due o
più numeri. Si indica con la sigla m.c.m. scritta con lettere minuscole.
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ESEMPIO

Qual è il m.c.m. tra 45 e 30?


I multipli di 45 sono: 45, 90, 135, 180...
I multipli di 30 sono: 30, 60, 90, 120, 150, 180 ...
I multipli comuni sono: 90, 180, .... Il più piccolo è 90!
90 è il m.c.m. tra 45 e 30.

Come si può calcolare il m.c.m., senza calcolare tutti i multipli?


Basta:
• scomporre i numeri in fattori primi;
• moltiplicare tra loro tutti i fattori, comuni e non comuni, presi una sola
volta con l’esponente maggiore.

ESEMPIO

Qual è il m.c.m. tra 180 e 168?


Procediamo con la scomposizione in fattori primi.
180 = 2 2 ⋅ 32 ⋅ 5
168 = 2 3 ⋅ 3 ⋅ 7
I fattori primi sono: 2, 3, 5 e 7.
L’esponente maggiore con cui compare il fattore 2 è 3.
L’esponente maggiore con cui compare il fattore 3 è 2.
L’esponente maggiore con cui compaiono i fattori 5 e 7 è 1.
3
⋅ 32 ⋅ 5 ⋅ 7 = 2520 è il m.c.m. tra 180 e 168.
2
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Numeri relativi interi e operazioni


Che cosa succede se andiamo “sotto 0”? Oltre ad avere freddo, troviamo
altri numeri che si chiamano numeri interi negativi. L’insieme dei numeri
positivi (insieme dei numeri naturali) e dei numeri negativi si chiama
insieme dei numeri relativi.

Che cosa sono i numeri relativi

Un numero relativo è un numero intero positivo o negativo, con segno "+"


o "-", che si trova, rispettivamente, a destra o a sinistra dello 0 sulla retta
ordinata dei numeri interi.

L’insieme dei numeri relativi è indicato con  .


Se un numero relativo è scritto senza segno davanti, allora lo si considera
positivo

ESEMPI

+4, +76, +2.349, +2.430.978 sono numeri relativi, in particolare sono


interi positivi.

-4, -76, -2.349, -2.430.978 sono numeri relativi, in particolare sono


interi negativi.

Il valore assoluto (modulo) di un numero relativo è il numero senza segno.


Il valore assoluto di un numero a si indica con |a|.
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ESEMPI

Il valore assoluto del numero -847 si scrive |-847| ed è uguale a 847.

Il valore assoluto del numero +3269 si scrive |+3269| ed è uguale a 3269.

Due numeri relativi sono:


• concordi se hanno lo stesso segno;
• discordi se hanno segni opposti.

Due numeri relativi sono:


• uguali se hanno lo stesso valore assoluto e sono concordi;
• opposti se stesso hanno lo stesso valore assoluto e sono discordi.

ESEMPI

-56 e -78 sono concordi perché entrambi hanno segno negativo.

+56 e -78 sono discordi perché uno ha segno positivo e uno negativo.

-78 e -78 sono uguali perché hanno stesso valore assoluto e sono
concordi.

-56 e + 56 sono opposti perché hanno stesso valore assoluto e sono


discordi.

Come sommare due numeri relativi

Il risultato della somma tra due numeri relativi è:


• se i numeri sono concordi, un numero relativo che ha valore assoluto
uguale alla somma dei valori assoluti dei singoli addendi e che ha lo stesso
segno degli addendi;
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• se i numeri sono discordi, un numero relativo che ha valore assoluto


uguale alla differenza fra il maggiore e il minore (in valore assoluto) e che
ha lo stesso segno del maggiore (in valore assoluto) fra i due addendi.

ESEMPI

(-56) + (-78) =
I due numeri sono concordi.
Facciamo allora la somma tra i valori assoluti dei numeri.
|-56| = 56 |-78| = 78 56 + 78 = 134
Prendiamo lo stesso segno degli addendi e il risultato è
(-56) + (-78) = -134

(+56) + (-78) =
I due numeri sono discordi.
Facciamo allora la differenza tra il maggiore e il minore in valore assoluto.
|-56| = 56 |-78| = 78 78 - 56 = 22
Prendiamo lo stesso segno del maggiore in valore assoluto e il risultato è
(+56) + (-78) = -22

La sottrazione tra due numeri relativi è la somma del minuendo con il


sottraendo cambiato di segno.
Attenzione! Tra numeri relativi è sempre possibile calcolare la differenza.

Poiché la sottrazione fra numeri relativi può essere trasformata in addizione,


queste due operazioni tra numeri relativi costituiscono un’unica operazione
detta somma algebrica.
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ESEMPI

(-56) - (-78) =
Cambio il segno del sottraendo -78 diventa +78.
(-56) + (+78) = +22

(-56) - (+78) =
Cambio il segno del sottraendo +78 diventa -78.
(-56) + (-78) = -134

Come moltiplicare o dividere i numeri relativi

Il prodotto di due numeri relativi è un numero relativo che ha:


• come valore assoluto, il prodotto dei valori assoluti;
• come segno:
• segno positivo se i numeri sono concordi, + e +, - e -;
• segno negativo se i numeri sono discordi, + e -.

ESEMPI

(−5) ⋅ (−8) =
I due numeri sono concordi. Il prodotto ha segno +.
(−5) ⋅ (−8) = +40

(+5) ⋅ (−8) =
I due numeri sono discordi. Il prodotto ha segno -.
(+5) ⋅ (−8) = −40
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Il quoziente di due numeri relativi è un numero relativo che ha:


• come valore assoluto, il quoziente dei valori assoluti;
• come segno:
• segno positivo se i numeri sono concordi, + e +, - e -;
• segno negativo se i numeri sono discordi, + e -.

Come per i numeri naturali, il quoziente è esatto solo se il resto della
divisione è 0!

ESEMPI

(−60 ) : (−6 ) =
I due numeri sono concordi. Il quoziente ha segno +.
(−60 ) : (−6 ) = +10

(−60 ) : (+6 ) =
I due numeri sono discordi. Il quoziente ha segno -.
(−60 ) : (+6 ) = −10

Come calcolare la potenza di un numero relativo intero

La potenza di un numero relativo intero è un numero intero che ha:


• come valore assoluto, la potenza del valore assoluto;
• come segno:
• segno negativo se la base è negativa e l’esponente dispari;
• segno positivo in tutti gli altri casi.
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ESEMPI

(-2)3 =
La base è negativa, l’esponente è dispari.
Il risultato dell’elevamento a potenza ha segno -.
(−2 ) 3 = (−2 ) ⋅ (−2 ) ⋅ (−2 ) = (+4 ) ⋅ (−2 ) = −8

(-3)2 =
La base è negativa, l’esponente è pari.
Il risultato dell’elevamento a potenza ha segno +.
(−3) 2 = (−3) ⋅ (−3) = +9

Attenzione! Le scritture (-2)4 e -24 sono diverse!


(-2)4= in questo caso la base è -2, l’esponente è pari quindi il risultato è
positivo (-2)4 = +24 = +16.
-24 = in questo caso la base è +2, il segno - è esterno alla potenza: è
come scrivere -(24).
-(24) = -(16) = -16.

Valgono gli stessi casi particolari che hai già incontrato con i numeri
naturali:
Se l’esponente è 1, il risultato è uguale alla base a1 = a.
Se l’esponente è 0 e la base è diversa da 0, il risultato è 1 a0 = 1.
00 non è definito.

ESEMPIO

(-2)1 = -2 e (-2)0 = +1
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Sistemi di numerazione e basi

Che cosa sono e a cosa servono i sistemi di numerazione? Noi, per esempio,
contiamo utilizzando un sistema a base 10. Ma come si scrive il numero
23 in base 4? In questa lezione imparerai a esprimere qualsiasi quantità
utilizzando diversi sistemi di numerazione!

Sistema decimale e posizionale

La base di un sistema di numerazione è l’insieme dei simboli (cifre) che il


sistema utilizza.
Noi contiamo utilizzando un sistema base 10, che cioè ha 10 cifre che vanno
dallo 0 al 9.

Le cifre in un sistema di numerazione assumono un valore diverso a seconda


della loro posizione.
Per questo il nostro sistema si chiama posizionale.

ESEMPIO

I numeri 23 e 32 sono costituiti dalle stesse cifre, 2 e 3, che però occupano


posizioni diverse.
Il numero 23 ha 2 decine e 3 unità.
Il numero 32 ha 3 decine e 2 unità.
Ecco perché la posizione delle cifre è importante e il nostro sistema di
numerazione è posizionale.
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Come trasformare un numero dalla base 10 a una


base qualsiasi

Qualsiasi quantità può essere espressa utilizzando diversi sistemi di


numerazione.

L’algoritmo delle divisioni successive serve per passare dalla base 10 a una
base diversa, per esempio alla base 2.
Basta dividere successivamente per 2 (o un’altra base) fino ad ottenere 0
come quoziente (anche non esatto).
Con i resti presi in ordine inverso componiamo il nuovo numero.

ESEMPI

Trasformiamo 143 ( base 10 ) in base 2.

In base 2 le quantità si esprimono utilizzando due cifre: 0 e 1.


Scriviamo 14310 per indicare che il numero è espresso in base 10.
Dividiamo per 2 fino a ottenere quoziente 0 e registriamo i resti.
143 : 2 = 71 con resto 1 8 : 2 = 4 con resto 0
71 : 2 = 35 con resto 1 4 : 2 = 2 con resto 0
35 : 2 = 17 con resto 1 2 : 2 = 1 con resto 0
17 : 2 = 8 con resto 1 1 : 2 = 0 con resto 1 e hai finito!

Ora prendiamo tutti i resti in ordine inverso, dall’ultimo al primo.


100011112 = 14310
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Trasformiamo 89 ( base 10 ) in base 5.

In base 5 le quantità si esprimono utilizzando cinque cifre: 0, 1, 2, 3 e 4.


Scriviamo 8910 per indicare che il numero è espresso in base 10.
Dividiamo per 5 fino a ottenere quoziente 0 e registriamo i resti.
89 : 5 = 17 con resto 4
17 : 5 = 3 con resto 2
3 : 5 = 0 con resto 3 e hai finito!

Ora prendiamo tutti i resti in ordine inverso, dall’ultimo al primo.


3245 = 8910

Come trasformare un numero da una base qualsiasi alla


base 10
L’algoritmo di Horner serve per passare da una base qualsiasi alla base 10.
Basta moltiplicare ciascuna cifra, dall’ultima alla prima, per potenze
successive della base e infine sommare tutti i risultati ottenuti.

ESEMPI

Trasformiamo 1010012 in base 10.


Partendo dall’ultima cifra, moltiplichiamo per potenze successive di 2 e
sommiamo.
1 ⋅ 2 0 + 0 ⋅ 21 + 0 ⋅ 2 2 + 1 ⋅ 2 3 + 0 ⋅ 2 4 + 1 ⋅ 2 5 =
1 ⋅ 1 + 0 ⋅ 2 + 0 ⋅ 4 + 1 ⋅ 8 + 0 ⋅ 16 + 1 ⋅ 32 =
1 + 0 + 0 + 8 + 0 + 32 = 41
1010012 = 4110

Su Redooc.com trovi le videolezioni e gli esercizi interattivi spiegati, in 3 livelli di difficoltà


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Numeri razionali
L’insieme  dei numeri razionali è un ampliamento dell’insieme  dei
numeri interi relativi.

Il risultato della divisione tra due numeri razionali (se il divisore è diverso
da 0) è ancora un numero razionale che si rappresenta con una frazione
2
(per esempio ) oppure con un numero con la virgola (per esempio 0,5 o
3
1,6666...).
Anche le percentuali possono essere scritte sotto forma di frazione.
Impara a svolgere le operazioni e a confrontare le frazioni!

 PREREQUISITI: Numeri relativi

Trovi i video di spiegazione su Redooc.com

Frazioni, proprietà e Rappresentazione sulla retta e


semplificazione confronto di numeri razionali

Addizione e sottrazione
Moltiplicazione e divisione in 
nell’insieme 

Elevamento a potenza in  Frazioni e percentuali

Frazioni e decimali Calcolo approssimato


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Frazioni, proprietà e semplificazione


Le frazioni sono un rapporto tra due numeri interi (il secondo diverso 0!) che
chiamiamo numeratore e denominatore.
Impara a distinguere le frazioni proprie, improprie o apparenti.
Impara come semplificare e ridurre ai minimi termini una frazione.

Che cos’è una frazione

Una frazione è un’espressione che rappresenta il quoziente esatto tra due


numeri naturali, di cui il secondo deve essere diverso da 0.
a
Si rappresenta con il simbolo a, b Î  b¹0
b

Il primo numero, il numeratore, ci dice quante parti dell’intero vengono


considerate.
Il secondo numero, il denominatore, ci dice in quante parti è stato diviso
l’intero.

ESEMPIO

2
è una frazione che ha come valore il risultato della divisione 2 : 3.
3
2 è il numeratore. 3 è il denominatore.

Attenzione! Non esistono frazioni con denominatore nullo perché la


divisione per 0 non ha senso.

Invece il numeratore può essere uguale a 0! Una frazione con numeratore


nullo vale 0.
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0
è un’espressione indeterminata.
0

ESEMPI

3 0
non ha senso. rappresenta il numero 0.
0 3

a
Una frazione può essere:
b
• propria, quando il numeratore è minore del denominatore a < b;
• impropria, quando il numeratore è maggiore del denominatore a > b
e non è un suo multiplo;
• apparente, quando il numeratore è un multiplo del denominatore.

Le frazioni proprie rappresentano un numero compreso tra 0 e 1, (1 escluso).


Le frazioni improprie rappresentano un numero maggiore di 1.
Le frazioni apparenti rappresentano un numero naturale maggiore o uguale
a 1.

ESEMPI

2
è una frazione propria perché 2 < 3.
3

4
è una frazione impropria perché 4 > 3 e 4 non è un multiplo di 3.
3

3 9
e sono frazioni apparenti perché 3 e 9 sono multipli di 3.
3 3

3 9
rappresenta il numero 1. rappresenta il numero 3.
3 3
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Frazioni equivalenti SAGGIO GRATUITO PER DOCENTI

Due frazioni si dicono equivalenti quando, pur essendo scritte in modo


diverso, rappresentano lo stesso valore.
Possiamo individuare velocemente due frazioni equivalenti tra loro
eseguendo un prodotto incrociato:

a c a c
Le frazioni e sono equivalenti, cioè = , se e solo se a ⋅ d = b ⋅ c .
b d b d

ESEMPI

2 12 2 12
e sono equivalenti, cioè = infatti 2 ⋅ 18 = 3 ⋅ 12 = 36
3 18 3 18

2 5 2 5
e non sono equivalenti, cioè ¹ infatti 2 ⋅ 6 = 12 ≠ 3 ⋅ 5 = 15.
3 6 3 6

Abbiamo visto che le frazioni sono espressioni che rappresentano delle vere e
proprie divisioni. Quindi anche per esse vale la proprietà invariantiva.

Proprietà invariantiva per le frazioni: se moltiplichiamo o dividiamo per


uno stesso numero, diverso da 0, il numeratore e il denominatore di una
frazione, otteniamo una frazione equivalente.

ESEMPI

2 2 ⋅ 10 20 2 20
è equivalente a = , quindi =
3 3 ⋅ 10 30 3 30

14 14 : 7 2 14 2
è equivalente a = , quindi =
35 35 : 7 5 35 5
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Come semplificare una frazione

Per semplificare una frazione applichiamo la proprietà invariantiva,


dividendo numeratore e denominatore per un fattore comune e ottenendo
così una frazione equivalente.

ESEMPIO

8
può essere semplificata.
12
Per esempio, 8 e 12 hanno 2 come fattore comune.
8:2 4
Applichiamo la proprietà invariantiva: =
4 12 : 2 6
8 4
Possiamo scrivere 6=
12 6
Puoi semplificare ancora?

Per ridurre una frazione ai minimi termini bisogna dividere numeratore e


denominatore per il loro M.C.D. (Massimo Comune Divisore). In una frazione
ridotta ai minimi termini, cioè semplificata il più possibile, il M.C.D. tra nu-
meratore e denominatore è uguale a 1, cioè i due numeri sono primi tra loro.

ESEMPI

9
non è una frazione ridotta ai minimi termini, infatti il M.C.D. tra 9 e
12
12 è 3 (quindi è diverso da 1!).
Semplifichiamo utilizzando il M.C.D.
3
9 3
=
124 4
Il M.C.D. tra 3 e 4 è proprio 1!

5
è una frazione ridotta ai minimi termini, infatti il M.C.D. tra 5 e 12 è 1.
12
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Rappresentazione sulla retta e confronto di


numeri razionali

Le frazioni e alcuni numeri con la virgola fanno parte dell’insieme dei


numeri razionali. Le frazioni si possono rappresentare su una retta
orientata: per farlo è importante imparare a confrontare i numeri scritti
sotto forma di frazioni.

L’insieme dei numeri razionali e le frazioni

I numeri razionali sono il risultato della divisione fra due numeri interi, il
secondo dei quali è diverso da 0.
Si rappresentano con una frazione o con un numero con la virgola.

L’insieme  dei numeri razionali è un ampliamento dell’insieme  (numeri


relativi).

ESEMPI

2
e 0,4 rappresentano lo stesso numero razionale, cioè appartengono
5
all’insieme  . 2 : 5 = 0,4

2
e 0,666666... rappresentano lo stesso numero razionale, cioè
3
appartengono all’insieme  . 2 : 3 = 0,6666666...

E il numero -0,4? Anch’esso appartiene all’insieme  .


Possiamo scriverlo sotto forma di frazione - 2 .
2 −2 2 5
Attenzione! − = =
5 5 −5
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Confronto tra numeri razionali

Vediamo due metodi per confrontare le frazioni.

Primo metodo: riscriviamo le due frazioni come frazioni equivalenti con


denominatori uguali.
• Il nuovo denominatore delle due frazioni è il m.c.m. (minimo comune
multiplo) dei denominatori e si chiama minimo comune denominatore.
• Il nuovo numeratore di ciascuna delle due frazioni si ottiene
dividendo il nuovo denominatore per il denominatore di partenza
e poi moltiplicando il risultato per il numeratore di partenza.
• La frazione con il numeratore maggiore è la maggiore.

Attenzione! In caso di frazioni negative attribuiamo, per comodità, il segno


al numeratore.

ESEMPIO

3 7
Stabiliamo quale tra le frazioni
e è la maggiore con il primo metodo.
5 11
Il minimo comune denominatore è il m.c.m. tra i denominatori 5 e 11.

Quindi è 55. Riscriviamo le due frazioni come frazioni equivalenti con

denominatore 55.

3 55 : 5 ⋅ 3 33 7 55 : 11 ⋅ 7 35
= = = =
5 55 55 11 55 55
33 35
33 < 35 allora 3 7
< quindi < .
55 55 5 11
7 3
è maggiore di .
11 5
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Secondo metodo: utilizziamo il prodotto incrociato tra le due frazioni.


• Confrontiamo il prodotto tra il numeratore della prima e il denominatore
della seconda, con il prodotto tra il denominatore della prima e il
numeratore della seconda.
• La relazione di maggiore, minore o uguale (>, <, =) tra i due prodotti
coincide con la relazione tra le due frazioni.

Attenzione! In caso di frazioni negative attribuiamo, per comodità, il segno


al numeratore.

ESEMPIO

3 7
Stabiliamo quale tra le frazioni e è la maggiore con il secondo metodo.
5 11
Confrontiamo i prodotti incrociati delle due frazioni in questo ordine:
3 7
e .
5 11
Otteniamo i due prodotti 3 ⋅ 11 = 33 e 5 ⋅ 7 = 35.
3 7
33 < 35 quindi < .
5 11
7 3
è maggiore di .
11 5

Come rappresentare i numeri razionali sulla retta

Per rappresentare una frazione sulla retta dei numeri, dividiamo il


segmento unità in tante parti quante sono indicate dal denominatore e ne
prendiamo tante quante indicate dal numeratore.
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Attenzione! Una frazione con segno negativo deve essere rappresentata nella
parte negativa che corrisponde ai numeri negativi, a sinistra dello 0.

ESEMPI

2
Rappresentiamo sulla retta dei numeri.
3
Dividiamo l’unità in 3 parti uguali e ne prendiamo 2.
Questo numero è compreso tra 0 e 1.

15
Rappresentiamo sulla retta dei numeri.
4
Dividiamo l’unità in 4 parti uguali e ne prendiamo 15.
Questo numero è maggiore di 1. Anzi è quasi 4!

3
Rappresentiamo - sulla retta dei numeri.
5
Dividiamo l’unità in 5 parti uguali e ne prendiamo 3, nella parte che
corrisponde ai numeri negativi.
Questo numero è compreso tra -1 e 0.
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Addizione e sottrazione nell’insieme 

L’addizione e la sottrazione tra frazioni diventano somma o differenza tra


numeri interi: basta trovare le frazioni equivalenti con il denominatore
comune! Trasforma tutti i numeri razionali in frazioni e poi svolgi le
operazioni con le frazioni!

Somma di numeri razionali

Per calcolare il risultato dell’addizione di due frazioni:


• se hanno denominatore uguale, si sommano i numeratori e si lascia lo
stesso denominatore;
• se hanno denominatore diverso, bisogna trasformarle in frazioni
equivalenti, trovando il minimo comune denominatore.

ESEMPIO

3 1
+ =
4 5
I denominatori sono diversi, quindi cerchiamo il minimo comune
denominatore.
Tra 4 e 5, il minimo comune denominatore è 20.
Troviamo i nuovi numeratori e sommiamo.
3 1 (20 : 4 ⋅ 3) + (20 : 5 ⋅ 1) 15 + 4 19
+ = = =
4 5 20 20 20

Attenzione! In  (come in  e  ) valgono le proprietà commutativa e


associativa dell’addizione.
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Differenza di numeri razionali

La sottrazione fra due frazioni può essere trasformata nella somma della
prima frazione con l’opposto della seconda frazione (somma algebrica).
Basta quindi applicare le regole dell’addizione fra due frazioni.

ESEMPIO

3 1
− =
4 5
3 1
Trasformiamo questa differenza nella somma tra e- .
4 5
3  1 
Quindi + −  =
4  5 
Procediamo come abbiamo fatto per la somma ottenendo
3  1  15 + (−4 ) 11
+ −  = =

4  5  20 20

Attenzione! In  (come in  e  ) vale la proprietà invariantiva della


sottrazione.
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Moltiplicazione e divisione in 
Scopri come moltiplicare o dividere due frazioni o, detto in un altro modo,
fare il prodotto e il quoziente tra numeri razionali. Impara le proprietà di
queste due operazioni e scopri come usarle per fare calcoli veloci e senza
errori!

Come moltiplicare due frazioni

Il prodotto di due frazioni è la frazione che ha:


• come numeratore il prodotto dei numeratori;
• come denominatore il prodotto dei denominatori.

ESEMPIO

2 1
⋅ =
5 4
Eseguiamo il prodotto dei numeratori e quello dei denominatori.
2 ⋅1 2
= =
5 ⋅ 4 20
1
2 1
=
20 10
10

Puoi anche semplificare in croce prima di eseguire la moltiplicazione.


1
2 1
⋅ =
5 4
2
Eseguiamo il prodotto dei numeratori e quello dei denominatori.
1⋅1 1
=
5 ⋅ 2 10
Ora il risultato è già semplificato!
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Attenzione! In  (come in  e  ) valgono le proprietà commutativa e


associativa della moltiplicazione e anche la proprietà distributiva rispetto
all’addizione e alla sottrazione.

a b
Il reciproco di una frazione non nulla è la frazione .
b a
Il prodotto di una frazione per il suo reciproco è 1, che è elemento neutro
della moltiplicazione.

ESEMPIO

3 7
Il reciproco di è .
7 3
3 7
Se moltiplichiamo × , semplificando in croce, otteniamo:
7 3
1 1
3 7 1
⋅ = =1
7 1 31 1

Come dividere due frazioni

Il quoziente di due frazioni è uguale al prodotto della prima frazione per il


reciproco della seconda frazione.

ESEMPIO

2 3
: =
5 4
Trasformiamo la divisione nella moltiplicazione per il reciproco della
seconda frazione.
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2 4
⋅ =
5 3
Non si può semplificare in croce, quindi eseguiamo il prodotto dei
numeratori e quello dei denominatori.

2⋅4 8
=
5 ⋅ 3 15

Attenzione! In  (come in  e  ) vale la proprietà invariantiva della


divisione e anche la proprietà distributiva rispetto all’addizione e alla
sottrazione.
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Elevamento a potenza nell’insieme 

Quale altra operazione possiamo fare con le frazioni? L’elevamento a


potenza! Scopri come elevare a potenza una frazione e quale differenza c’è
quando l’esponente è positivo o negativo: cambia qualcosa oppure no?

Come elevare a potenza una frazione

Una frazione elevata a potenza ha:


• come numeratore, il numeratore elevato a potenza;
• come denominatore, il denominatore elevato a potenza.

ESEMPIO

2
 3
  =
 5 

Eleviamo a potenza sia il numeratore che il denominatore.


32 9
2
=
5 25

Potenza di una frazione con esponente negativo

Una frazione elevata a potenza negativa è uguale alla frazione reciproca


elevata all’esponente con segno positivo.
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ESEMPIO

−2
 3
  =
 5 

Trasformiamo la frazione nel suo reciproco e cambiamo il segno


all’esponente.
+2
 5
  =
 3 

Eleviamo a potenza sia il numeratore che il denominatore.

52 25
2
=
3 9
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Frazioni e percentuali
Che cosa sono le percentuali? Se ne sente tanto parlare in giro, ma conosci il
loro significato? Sono frazioni, solo scritte in maniera diversa. Scopri come
trasformare le frazioni in percentuali.

Che cos’è la percentuale?

Una percentuale è una frazione con denominatore 100: indica una porzione
di un numero intero diviso in 100 parti.
La percentuale si indica con il numero intero seguito dal simbolo %.
Per trasformare una frazione in percentuale basta scriverne una equivalente
con denominatore uguale a 100.

ESEMPIO

7 14
ha come frazione equivalente, con denominatore 100, la frazione .
50 100
7 14
= che è come scrivere 14%.
50 100

Come rappresentare una percentuale

Una percentuale si può rappresentare con un grafico a torta, divisa in 100


fette.
La torta (denominatore) rappresenta il 100% o l’intero (unità).
Il numero di fette colorate (numeratore) rappresenta la percentuale %.
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ESEMPIO

3
La frazione ha come frazione equivalente, con denominatore 100, la
10
30
frazione e corrisponde quindi al 30%.
100
Di una torta divisa in 100 fette uguali ne prendiamo 30.
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Frazioni e decimali

Impara a trasformare le frazioni in numeri decimali finiti o decimali infiniti


periodici semplici o misti dividendo il numeratore per il denominatore.
Scoprirai anche cos’è e a cosa serve la frazione generatrice!

Numeri decimali, periodici, irrazionali e reali: è solo questione di virgole e


di numeri dopo la virgola? Che cos'è un numero irrazionale? Quanti numeri
dopo la virgola ha un numero irrazionale?

Numeri decimali finiti e periodici

Le frazioni possono essere scritte come numeri decimali finiti o numeri


decimali infiniti periodici dividendo il numeratore per il denominatore.

Attenzione! Se la frazione è apparente (cioè il numeratore è multiplo del


denominatore) si ottiene un numero intero.
I numeri decimali finiti hanno un numero finito di cifre dopo la virgola.

ESEMPIO

5
La frazione può essere scritta come un numero decimale finito.
4
Infatti, basta trovare il quoziente esatto della divisione 5 : 4 = 1,25.
Il numero decimale 1,25 ha un numero finito di cifre dopo la virgola.
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La frazione rappresenta un numero decimale periodico se il risultato della


divisione tra numeratore e denominatore è un numero con infinite cifre
dopo la virgola, che, da un certo punto in poi, si ripetono sempre uguali.

Il numero decimale periodico può essere:


• semplice, se dopo la virgola ci sono solo le cifre che si ripetono, dette
periodo;
• misto, se dopo la virgola ci sono alcune cifre, dette antiperiodo, seguite da
cifre che si ripetono, periodo.

ESEMPI

1
La frazione può essere scritta come un numero decimale periodico
3
semplice.
Infatti, 1 : 3 = 0,33333333..., che possiamo scrivere con il simbolo 0, 3 .
3 è il periodo.

3
La frazione può essere scritta come un numero decimale periodico
11
semplice.
Infatti, 3 : 11 = 0,27272727..., che possiamo scrivere con il simbolo 0, 27 .
27 è il periodo.

5
La frazione può essere scritta come un numero decimale periodico
6
misto.
Infatti, il quoziente esatto della divisione è 5 : 6 = 0,833333333...,
che possiamo scrivere con il simbolo 0, 83 .
8 è l’antiperiodo mentre 3 è il periodo.
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Frazione generatrice

Un numero decimale può essere trasformato in una frazione, detta frazione


generatrice. Ci sono 3 casi.

Caso 1. Numero decimale finito:


• numeratore: il numero moltiplicato per la potenza di 10 avente come
esponente il numero delle cifre dopo la virgola;
• denominatore: la potenza di 10 avente come esponente il numero delle
cifre dopo la virgola.

ESEMPI

La frazione generatrice del numero 0,4 ha


numeratore: 0, 4 × 101 ;
denominatore: 101.
4 2
quindi 0, 4 = = .
10 5

La frazione generatrice del numero 1,02 ha


numeratore: 1, 02 × 10 2 ;
denominatore: 102.
102 51
quindi 1, 02 = = .
100 50

Caso 2. Numero decimale infinito periodico semplice:


• numeratore: la differenza tra il numero senza la virgola e il numero
formato dalla parte intera;
• denominatore: il numero formato da tanti 9 quante sono le cifre del
periodo.
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ESEMPI

La frazione generatrice del numero 4, 3 ha


numeratore: 43 - 4;
denominatore: 9.
39 13
quindi 4, 3 = = .
9 3

La frazione generatrice del numero 0, 12 ha


numeratore: 12 - 0;
denominatore: 99.
12 4
quindi 0, 12 = = .
99 33

Caso 3. Numero decimale infinito periodico misto:


• numeratore: la differenza tra il numero senza la virgola e il numero
formato da tutte le cifre che precedono il periodo (parte intera e
antiperiodo);
• denominatore: il numero formato da tanti 9 quante sono le cifre del
periodo seguiti da tanti 0 quante sono le cifre dell’antiperiodo.

ESEMPIO

La frazione generatrice del numero 2, 83 ha


numeratore: 283-28 ;
denominatore: 90.
255 17
quindi 2, 83 = = .
90 6
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Numeri irrazionali e numeri reali

E se un numero decimale avesse infinite cifre dopo la virgola senza


ripetizioni regolari?

Hai sicuramente già visto numeri fatti così, ad esempio p o 2 .


Questi sono i numeri irrazionali e non hanno una frazione generatrice!
I numeri irrazionali  sono contenuti nell’insieme  dei numeri reali, che
contiene anche l’insieme  , che contiene  , che contiene  .

ESEMPIO

p = 3,14159265358979323846264338327950288419716939937510
5820974944592307816406286208998628034825342117067982148
0865132823066470938446095505822317253594081284811174502
841027019385211055596446229489549303819644288109756...
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Calcolo approssimato

Quando un numero ha tante cifre dopo la virgola e non è possibile scriverle


tutte ti conviene approssimare!

Numeri approssimati, errori e somme fra numeri approssimati ti


sembrano strani? Oppure credi che siano molto utili per fare i calcoli più
velocemente? Dopo aver imparato che cosa sono e come si fanno tutte le
operazioni con le frazioni sarai pronto a usare i numeri con la virgola.

Concetto di approssimazione

Per semplicità di calcolo possiamo approssimare i numeri decimali, cioè


ridurre il numero di cifre dopo la virgola. Ci sono due modi per farlo.

Approssimazione per troncamento:


• scegliamo il numero di cifre dopo la virgola che vogliamo lasciare;
• cancelliamo quelle alla loro destra.

ESEMPIO

Se vogliamo approssimare per troncamento alla prima cifra decimale il


numero -3,15428, cancelliamo tutte le cifre a destra dell’1 e otteniamo -3,1.

Approssimazione per arrotondamento:


• scegliamo il numero di cifre dopo la virgola che vogliamo lasciare;
• consideriamo il valore della prima cifra che vogliamo togliere.
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Procediamo quindi con:

• approssimazione per eccesso: quando il valore della prima cifra che


vogliamo togliere è maggiore o uguale a 5, allora aumentiamo di 1 l’ultima
cifra;
• approssimazione per difetto: quando il valore della prima cifra che
vogliamo togliere è minore di 5, allora non cambiamo l’ultima cifra.

ESEMPI

Se vogliamo approssimare per arrotondamento alla quarta cifra decimale


il numero -3,15428, guardiamo la quinta cifra, 8, che è maggiore di 5.
Allora, approssimando per eccesso, otteniamo -3,1543.

Se vogliamo approssimare per arrotondamento alla terza cifra decimale il


numero -3,15428, guardiamo la quarta cifra, 2, che è minore di 5.
Allora, approssimando per difetto, otteniamo -3,154.

Concetto di errore

L’errore di approssimazione indica la distanza del numero arrotondato dal


numero originale.

L’errore può essere misurato rispetto al numero arrotondato:


• in termini assoluti (errore assoluto);
• in termini relativi (errore relativo).
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Per trovare l’errore assoluto calcoliamo il valore assoluto (che indica la


distanza) della differenza tra il numero arrotondato e il numero originale.

ESEMPIO

Approssimando 1,23572 con 1,24 l’errore assoluto è |1,23572-1,24| = 0,00428

Per trovare l’errore relativo calcoliamo il valore assoluto del quoziente tra
l’errore assoluto e il numero arrotondato.

ESEMPIO
1, 23572 − 1, 24
Approssimando 1,23572 con 1,24 l’errore relativo è = 0, 00345...
1, 24
Possiamo trasformare questo valore in percentuale.
L’errore relativo percentuale è circa dello 0,345%

Operazioni con i numeri approssimati

Facendo delle operazioni con numeri arrotondati, numeri che si portano


dietro un errore, otterrai dei risultati “errati” per definizione.

Questo vuol dire che non è possibile fare le operazioni con i numeri
approssimati? Certo che no! Otterrai un numero "errato", ma puoi calcolare
il valore massimo dell’errore assoluto a seconda dell’operazione che stai
facendo.
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Il valore massimo dell’errore assoluto delle somme e delle differenze è uguale


alla somma degli errori assoluti.

ESEMPIO

Vogliamo eseguire la somma 1,23572 + (-3,15428) utilizzando i valori


approssimati 1,24 e -3,154.
Gli errori assoluti sono 0,00428 e 0,00028, rispettivamente.
Allora la somma ha come risultato -1,914 con un errore assoluto di
0,00428 + 0,00028 = 0,00456.

Il valore massimo dell’errore relativo di un prodotto o di un quoziente di


numeri arrotondati è uguale alla somma degli errori relativi dei fattori.

ESEMPIO

Vogliamo eseguire il prodotto 1, 23572 ⋅ (−3, 15428) utilizzando i valori


approssimati 1,24 e -3,154.
Gli errori relativi percentuali commessi sono 0,345% e 0,0089%,
rispettivamente.
Allora la somma ha come risultato -3,91096 con un errore assoluto di
0,345% + 0,0089% = 0,3539%.

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Monomi e polinomi
In matematica non esistono solo i numeri! Ci sono anche le lettere!
Ogni scrittura in cui compaiono numeri e lettere legati tra loro da operazioni
è chiamata espressione algebrica.
Ma cosa rappresentano le lettere? La risposta corretta è “dipende”! Esse
possono essere delle variabili, delle incognite o delle costanti.
Impara a svolgere i calcoli con le lettere!

 PREREQUISITI: Numeri razionali

Trovi i video di spiegazione su Redooc.com

Introduzione ai monomi Operazioni con i monomi

M.C.D. e m.c.m. tra monomi Introduzione ai polinomi

Addizione, sottrazione e
moltiplicazione tra polinomi Prodotti notevoli

Funzioni polinomiali Divisione tra polinomi

Teorema del resto, teorema di


Regola di Ruffini
Ruffini e casi particolari
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Introduzione ai monomi

Impara a riconoscere i monomi, cioè un'espressione algebrica costituita


da un coefficiente numerico e una parte letterale dove non compaiono
addizioni e sottrazioni, ma solo moltiplicazioni. Scopri tutte le loro
caratteristiche: riduzione in forma normale e grado di un monomio.

Che cos’è il calcolo letterale

Quando leghi dei numeri ad altri numeri o a delle lettere con uno o
più simboli di operazione crei quello che in matematica si chiama
un’espressione algebrica.

ESEMPI

7x
2a e sono espressioni algebriche.
9 ax + 2

Ma che cosa stanno ad indicare le lettere? La risposta corretta è che dipende


dal contesto!
Una lettera può rappresentare un numero:

• variabile, cioè un numero di cui non vuoi specificare il valore;


• incognita, cioè un numero di cui non conosci il valore, ma vuoi trovarlo;
• costante, cioè un numero che ha sempre lo stesso valore, ma per comodità
si rappresenta tramite una lettera.
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Che cos’è un monomio

I monomi sono le espressioni algebriche più semplici, dove compaiono


coefficienti, cioè numeri, e lettere.

Un monomio è un’espressione algebrica formata da numeri e lettere legate


dalla sola operazione di moltiplicazione, in cui le lettere possono essere
elevate a potenza. Il segno di moltiplicazione usualmente viene omesso.

Attenzione! Le lettere possono avere come esponenti solo numeri positivi


maggiori o uguali a 1 ! Non compaiono mai al denominatore!

ESEMPI

5a 2 b è un monomio.

3p - 2s non è un monomio! Infatti in un monomio non compaiono


addizioni o sottrazioni.

3
e -6 x-2 non sono monomi! Infatti in un monomio le lettere non
x
compaiono mai al denominatore né con esponente negativo.

La forma normale di un monomio

Un monomio è ridotto a forma normale quando è scritto come prodotto di


un solo numero per alcune lettere, ciascuna lettera scritta una sola volta ed
eventualmente elevata a potenza.
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ESEMPI

5a 2 b è un monomio in forma normale.

1
10 a × a × × b non è in forma normale.
2

In un monomio c'è sempre


un numero chiamato
coefficiente numerico e
alcune lettere chiamate parte
letterale. Se il coefficiente
non compare, vale 1 ; ma se c’è
un segno - davanti alla parte
letterale, vale -1 .

Come si calcola il grado di un monomio

Il grado del monomio è la


somma di tutti gli esponenti
della parte letterale.
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Operazioni con i monomi

Impara a fare le operazioni con i monomi: somma algebrica, potenza,


moltiplicazione e divisione. Quando fai una di queste operazioni tra due
monomi ottieni sempre un monomio come risultato?

Come sommare due monomi

La somma algebrica (addizione e sottrazione) di monomi si scrive utilizzando


il segno "+" o "-" tra i monomi.

ESEMPI

-3x + 6y e 7xy - (-9 ) sono somme algebriche di monomi.

Ma il risultato di una somma algebrica è un monomio? Non sempre…


Il risultato di una somma algebrica di monomi è un monomio solo se essi
sono simili.
Due monomi sono simili se hanno la stessa parte letterale.

ESEMPI

1 2
-3a 2 b e a b sono monomi simili perché hanno la stessa parte letterale a2b.
2

-3a 2 b e 7ab non sono monomi simili perché hanno parte letterale diversa.

La somma algebrica di monomi simili, è un monomio che ha:


• la stessa parte letterale;
• come coefficiente, la somma algebrica dei coefficienti.
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ESEMPIO

1 2  1  2 5

−3a b + a b = −3 +  a b = − a2 b
2

2  2  2

Due monomi che hanno la stessa parte letterale ma coefficienti opposti si


dicono monomi opposti. La somma tra un monomio e il suo opposto dà
come risultato 0 !

ESEMPIO

-3a 2 b e +3a 2 b sono monomi opposti.


-3a 2 b + 3a 2 b = (-3 +3 )a 2 b = 0a 2 b = 0

Come fare la potenza di un monomio

La potenza di un monomio è un monomio che ha:


• come coefficiente, il coefficiente elevato a potenza;
• come parte letterale, le lettere elevate ciascuna a potenza.

Ricorda che puoi sfruttare la proprietà della potenza di potenza, cioè


( an ) m = an⋅m = a nm
Ricorda anche che (a n )1 = a n e che (a n )0 = 1 !
Ricorda che base ed esponente non devono essere contemporaneamente
nulli!

ESEMPIO

(5a b) = 5 (a )b
2 3 3 2 3 3
= 125a 6 b 3
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Come fare la moltiplicazione tra monomi

La moltiplicazione di due monomi è un monomio che ha:


• come coefficiente, il prodotto dei coefficienti;
• come parte letterale, il prodotto delle parti letterali (ogni lettera ha
esponente pari alla somma degli esponenti nei singoli monomi).

Ricorda che puoi sfruttare la proprietà delle potenze sul prodotto di due
n m n+m
potenze con la stessa base, cioè a ⋅ a = a
Ricorda che un monomio moltiplicato per 0 dà come risultato 0 !

ESEMPIO

1  1  2+1 1+1 5 3 2
5a b ⋅ ab = 5 ⋅  a b = a b
2

2  2  2

Puoi sempre fare la divisione tra due monomi?

Un monomio (dividendo) è divisibile per un altro monomio (divisore) solo


quando contiene tutte le lettere del divisore con grado maggiore o uguale.

ESEMPI

1
5a 2 b è divisibile per ab
2

1 3
5a 2 b non è divisibile per a b.
2
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1 2
5a 2 b non è divisibile per a bc.
2

Quando due monomi sono divisibili, il loro quoziente è un monomio che ha:

• come coefficiente, il quoziente dei coefficienti;


• come parte letterale, il quoziente delle parti letterali (ogni lettera ha
esponente pari alla differenza fra esponente nel dividendo e esponente nel
divisore).

Ricorda che puoi sfruttare la proprietà delle potenze sul quoziente di potenze
n m n−m
con la stessa base, cioè a : a = a

ESEMPIO

1  1  2−1 1−1
5a b : ab = 5 :  a b = 10 a
2

2  2 
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M.C.D. e m.c.m. tra monomi

Impara a calcolare il M.C.D., cioè il Massimo Comun Divisore, e il m.c.m., cioè


il minimo comune multiplo, tra due o più monomi.
Ricordati però come li calcolavi tra due o più numeri!

Come calcolare il M.C.D. tra monomi

Il Massimo Comune Divisore (M.C.D.) tra due o più monomi, è un monomio


che ha:
• come coefficiente, il M.C.D. dei coefficienti (se i coefficienti non sono tutti
numeri interi, allora vale 1 );
• come parte letterale, le lettere comuni a tutti i monomi, ognuna presa una
sola volta e con l’esponente minore.

ESEMPIO

Il M.C.D. tra 5a 3 , 3a 2 c 2 e a 2 bc è a 2 , infatti il M.C.D. tra 5, 3 e 1 è 1 e a è


l’unica lettera comune ed è presa con l’esponente minore, cioè 2 .

Come calcolare il m.c.m. tra monomi

Il minimo comune multiplo (m.c.m.) tra due o più monomi, è un monomio


che ha:
• come coefficiente, il m.c.m. dei coefficienti (se i coefficienti non sono tutti
numeri interi, allora vale 1);
• come parte letterale, tutte le lettere (comuni e non comuni), ognuna presa
una sola volta e con l’esponente maggiore.
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ESEMPIO

Il m.c.m. tra 5a 3 , 3a 2 c 2 e a 2 bc è 15a 3 bc 2 , infatti il m.c.m. tra 5, 3 e 1 è


15 e la lettera a è presa con l’esponente maggiore, cioè 3 , la lettera b
con l’esponente maggiore, cioè 1 e infine la lettera c con l’esponente
maggiore, cioè 2 .
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Introduzione ai polinomi

Stai studiando il calcolo letterale e hai già capito bene che cos’è un
monomio, adesso è arrivato il momento di fare il prossimo passo nello studio
di monomi e polinomi. Vediamo insieme che cosa sono i polinomi.

Che cos’è un polinomio

Un polinomio è una somma algebrica di monomi.


Così semplice? Sì, così semplice.
In particolare se il polinomio è formato da due termini si chiamerà binomio,
se ha tre termini diciamo trinomio e se è formato da quattro termini
quadrinomio.

ESEMPI

3a + 5a 2 è un binomio.

1 + 3a - 5a 2 è un trinomio.

1 + 3a - 5a 2 + 4a 3 è un quadrinomio.

3a 5 a 2 è un monomio non ridotto a forma normale, non è un polinomio.


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Che cosa significa polinomio ridotto a forma normale

Un polinomio può anche contenere monomi simili.


In tal caso si sommano i monomi simili e il polinomio che si ottiene è ridotto
a forma normale.

ESEMPIO

3a + b + b non è ridotto in forma normale.


Sommiamo i termini simili e otteniamo 3a + 2b .
3a + 2b è un polinomio ridotto a forma normale.

Come calcolare il grado di un polinomio

Il grado del polinomio è il grado del monomio di grado maggiore tra i


monomi che lo compongono.

ESEMPIO

3b + 5ab è un polinomio di grado 2, infatti 3b è di grado 1 e 5ab è di grado


2. Il grado maggiore è 2.

Un polinomio è omogeneo se è composto da monomi dello stesso grado.

ESEMPI

3b 2 + 5ab è un polinomio omogeneo perché tutti i monomi hanno grado 2.

3b + 5ab non è un polinomio omogeneo perchè non tutti i monomi hanno


lo stesso grado.
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Un polinomio ordinato ha i termini scritti in modo che gli esponenti di una


lettera siano in ordine crescente o decrescente.

ESEMPIO

3b + 5ab 2 + a 2 - 4a 3 b è un polinomio ordinato in modo crescente


rispetto alla lettera a ma non lo è rispetto alla lettera b .

In un polinomio si chiama termine noto il termine del polinomio di grado 0


(cioè quello che “non ha la parte letterale”).

ESEMPI

Il termine noto del polinomio 3b + 5ab è 0.

Il termine noto del polinomio 3b + 5ab - 5 è - 5.


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Addizione, sottrazione e moltiplicazione tra


polinomi

Ora che hai capito cosa sono i polinomi è arrivato il momento di imparare a
fare le operazioni con i polinomi.

Come fare l’addizione e la sottrazione tra polinomi

Il risultato dell’addizione tra due polinomi è un polinomio che ha per


termini tutti i termini degli addendi.

ESEMPIO

(5a 2 + 3a + 7) + (3a 2 - 2) =
= 5a 2 + 3a + 7 + 3a 2 - 2 =
Sommiamo i termini simili e otteniamo:
= 8a 2 + 3a + 5

Per fare la sottrazione invece devi prima imparare che cos’è il polinomio
opposto: cambiando il segno a tutti i termini di un polinomio si ottiene un
polinomio chiamato polinomio opposto.
La somma di due polinomi opposti è 0.

ESEMPIO

-5a 2 - 3a + 7 è il polinomio opposto di 5a 2 + 3a - 7.


(5a 2 + 3a - 7) + (- 5a 2 - 3a + 7) = 0.
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La sottrazione tra due polinomi è uguale alla somma del primo polinomio
con l’opposto del secondo.

ESEMPIO

(5a 2 + 3a + 7) - (3a 2 - 2) =
Scriviamo la somma con l’opposto del secondo polinomio
5a 2 + 3a + 7 + (- 3a 2 + 2) =
Eseguiamo la somma e otteniamo 5a 2 + 3a + 7- 3a 2 + 2 = 2a 2 + 3a + 9.

Come fare la moltiplicazione tra polinomi

Il prodotto di un monomio per un polinomio è un polinomio che ha, come


termini, i prodotti del monomio per ciascun termine del polinomio. Si
applica, quindi, la proprietà distributiva della moltiplicazione sulla somma.
Il risultato è la somma di tanti prodotti tra monomi!

ESEMPIO

(3a 2 )(5a 2 + 3a + 7) =
Applichiamo la proprietà distributiva e otteniamo
(3a2 ⋅ 5a 2 ) + (3a2 ⋅ 3a) + (3a2 ⋅ 7) =
Infine svolgiamo i prodotti tra monomi 15a 4 + 9a 3 + 21a 2 .
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Il prodotto di un polinomio per un polinomio è un polinomio che ha


per termini i prodotti di ogni termine del primo polinomio per ciascun
termine del secondo polinomio. Anche in questo caso si applica la proprietà
distributiva e il risultato è la somma di prodotti fra monomi.

ESEMPIO

(5a 2 + 3a + 7)(3a 2 - 2)=


Applichiamo la proprietà distributiva e otteniamo
(5a2 ⋅ 3a2 ) + (5a2 ⋅ (−2 )) + (3a ⋅ 3a2 ) + (3a ⋅ (−2 )) + (7 ⋅ 3a2 ) + (7 ⋅ (−2 )) =
Infine svolgiamo i prodotti tra monomi 15a 4 + 9a 3 + 11a 2 - 6a -14.
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Prodotti notevoli
Impara a riconoscere ed usare i prodotti notevoli: un prodotto tra polinomi
in cui puoi calcolare il risultato finale saltando i passaggi, se conosci
la regola. Somma per differenza, quadrato del binomio, quadrato del
trinomio e cubo del binomio.

Somma per differenza

Il prodotto della somma di due monomi per la loro differenza è uguale a un


binomio composto dalla differenza dei loro quadrati.
(A + B)(A - B) = A2 - AB + BA - B2 = A2 - B2
Allora saltiamo i passaggi e scriviamo (A + B)(A - B) = A2 - B2
dove al posto di A e di B possiamo inserire un monomio o anche un
polinomio!

ESEMPIO

(3ab − 5)(3ab + 5) = (3ab ) 2 − 52 = 9 a 2 b 2 − 25

Quadrato del binomio

Il quadrato di un binomio è un trinomio composto da:


• i quadrati dei due termini;
• il doppio del prodotto del primo termine per il secondo termine.

( A + B ) 2 = ( A + B )( A + B ) = A2 + AB + BA + B 2 = A2 + 2 AB + B 2
Allora saltiamo i passaggi e scriviamo ( A + B ) 2 = A2 + 2 AB + B 2
dove al posto di A e di B possiamo inserire un monomio o anche un
polinomio!
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ESEMPIO

(3ab − 5) 2 = (3ab ) 2 + 2 (3ab )(−5) + (−5) 2 = 9 a 2 b 2 − 30 ab + 25

Quadrato del trinomio

Il quadrato di un trinomio è un polinomio di sei termini composto da:


• i quadrati dei tre termini;
• i doppi prodotti di ciascun termine per ogni altro.

( A + B + C ) 2 = ( A + B + C )( A + B + C ) =
A2 + AB + AC + BA + B 2 + BC + CA + BC + C 2 =
A2 + B 2 + C 2 + 2 AB + 2 BC + 2CA

Allora saltiamo i passaggi e scriviamo


( A + B + C ) 2 = A2 + B 2 + C 2 + 2 AB + 2 BC + 2CA
dove al posto di A, di B e di C possiamo inserire un monomio o anche un
polinomio!

ESEMPIO

(3ab + a − 5) 2 = (3ab ) 2 + a2 + (−5) 2 + 2 (3ab )( a) + 2 ( a)(−5) + 2 (−5)(3ab ) =


9 a2 b 2 + a2 + 25 + 6 a2 b − 10 a − 30 ab

Cubo del binomio

Il cubo di un binomio è un quadrinomio composto da:


• i cubi dei due termini;
• il triplo del quadrato del primo termine per il secondo termine;
• il triplo del quadrato del secondo termine per il primo termine.
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( A + B)3 = ( A + B)2 ( A + B) =
( A2 + 2 AB + B 2 )( A + B ) =
A3 + A2 B + 2 A2 B + 2 AB 2 + AB 2 + B 3 =
A3 + 3 A2 B + 3 AB 2 + B 3

3 3 2 2 3
Allora saltiamo i passaggi e scriviamo ( A + B ) = A + 3 A B + 3 AB + B
dove al posto di A e di B possiamo inserire un monomio o anche un
polinomio!

ESEMPIO

(3ab − 5) 3 = (3ab ) 3 + 3(3ab ) 2 (−5) + 3(3ab )(−5) 2 + (−5) 3 =


27 a 3b 3 − 135a2 b 2 + 225ab − 125
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Funzioni polinomiali

Sei pronto per capire che cosa sono gli zeri di un polinomio? In questa
lezione vedrai che cosa sono gli zeri di una funzione polinomiale e scoprirai
anche che cos'è l'identità dei polinomi e perché è utile capirla.

Che cosa sono gli zeri di un polinomio

Gli zeri di una funzione polinomiale in x (che corrisponde a un polinomio


con una sola lettera, x ) sono i valori della variabile per i quali la funzione
polinomiale si annulla.
Un polinomio corrisponde a una funzione del tipo y = f(x) .
Nello studio (che ci permette di disegnare un grafico sul piano cartesiano)
di una funzione, un'informazione importante è sapere dove la funzione
incontra l'asse delle x , ovvero per quali valori di x la funzione si annulla.

Quando due polinomi sono identici

Un̓ identità è un'uguaglianza tra due espressioni letterali: è vera per ogni
valore che assumono le lettere.
I polinomi identici sono polinomi in x che sono tra loro uguali per qualsiasi
valore assunto dalla x.

ESEMPIO

Il polinomio 200a + 15t è identico al polinomio -(-200a -15t ), ovvero


assume lo stesso valore per qualsiasi a e per qualsiasi t .
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Divisione tra polinomi

Vediamo alcuni argomenti più avanzati che fanno sempre parte del
calcolo letterale e in particolare dello studio di monomi e polinomi. Non
preoccuparti perché anche qui stiamo parlando di concetti semplici che, con
un po̓ di attenzione e di concentrazione, puoi capire e non scordare più!

Divisione di un polinomio per un monomio

Un polinomio è divisibile per un monomio se ogni termine del polinomio è


divisibile per il monomio.

Possiamo anche dire che un polinomio A (dividendo) è divisibile per un


monomio B (divisore, diverso da 0) se esiste un polinomio Q che moltiplicato
per B dà come risultato A .

A : B = Q Q⋅B = A

ESEMPIO

2 5 3
(5a + 3a) : (2 a) = a +
2 2
5 3 

(2 a) ⋅  a +  = (5a2 + 3a)
 2 2 
5a2 + 3a
Possiamo anche scrivere la divisione sotto forma di frazione
2a
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Divisione tra polinomi

La divisione tra il polinomio A e il polinomio B è possibile soltanto se il grado


di A è maggiore o uguale al grado del polinomio B .
Possiamo dire che esiste un polinomio Q e un (polinomio) resto R tali che
B ⋅ Q + R = A.

ESEMPIO

Eseguiamo la divisione
(5a 2 + 3a + 7) : (a - 2).

5a 2 + 3a + 7 a -2
-5a 2 + 10a
5a + 13
13a + 7
-13a + 26

+33

Dividiamo 5a 2 per a e otteniamo 5a.


Moltiplichiamo 5a per (a -2) e riportiamo con i segni cambiati.
Sommiamo in colonna con il dividendo e otteniamo 13a+7.
Dividiamo 13a per a e otteniamo 13.
Lo moltiplichiamo nuovamente per (a-2) e riportiamo con i segni
cambiati.
Sommiamo ancora in colonna e otteniamo il resto di 33.
Il risultato della divisione sarà 5a+13.
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Regola di Ruffini
Hai imparato come fare la divisione tra un polinomio qualsiasi e un
binomio! Ora scoprirai un metodo più semplice per farlo: la regola di Ruffini.

Che cos̓ è la regola di Ruffini

La Regola di Ruffini permette di calcolare (velocemente) i coefficienti del


polinomio quoziente e il resto della divisione di un polinomio in x per un
binomio della forma x -a dove a è un numero.
Per applicare la regola di Ruffini devi fare attenzione al dividendo e al divisore.

Il dividendo deve essere in forma completa: a partire dal termine di grado più
elevato deve contenere tutti i termini di grado inferiore fino a quello di grado 0.
Attenzione! Se un termine manca, inseriscilo con coefficiente 0.

Il divisore deve essere di tipo x -a , o riconducibile a questo.


Se è:
• cx-a: basta dividere il dividendo e il divisore per c e moltiplicare il resto per c;
• x +a : basta scrivere il binomio come x -(-a ).
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ESEMPIO

Eseguiamo la divisione
(5a 2 + 3a + 7) : (a -2)
utilizzando la regola di Ruffini.

5 3 7

+2 10 26

5 13 33

• Scriviamo i coefficienti di 5x 2 + 3x + 7 nella prima riga della tabella e il


valore di a (cioè 2) in basso a sinistra.
• Riportiamo il 5 al di sotto della linea orizzontale, lo moltiplichiamo
per a e scriviamo il risultato (-10) che sommiamo in colonna con il
secondo cofficiente del polinomio (3), quindi scriviamo accanto al 5 il
risultato.
• Ripetiamo lo stesso procedimento che abbiamo seguito con il 5 e
moltiplichiamo il 13 per a, scriviamo il risultato sotto il termine noto,
sommando nuovamente otteniamo 33, che è il nostro resto.
• Il risultato della divisione è dato dai coefficienti scritti al di sotto della
linea orizzontale (5 e 13) accompagnati dall'incognita abbassata di un
grado rispetto al polinomio di partenza;
• sarà quindi 5x + 13 il risultato della divisione.
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Teorema del resto, teorema di Ruffini e


casi particolari

Dopo aver visto la regola di Ruffini e la divisione tra polinomi, imparerai due
teoremi molto utili: il teorema del resto e il teorema di Ruffini.

A cosa serve il Teorema del resto

Il Teorema del resto serve a calcolare velocemente il resto della divisione di


un polinomio A in x qualsiasi per un binomio nella forma (x -a ).
Basta sostituire alla x del dividendo la a del binomio divisore.

ESEMPI

Per trovare il resto della divisione (5x 2 + 3x + 7) : (x - 2) basta


sostituire 2 alla x del dividendo.
Quindi R = 5 ⋅ 2 2 + 3 ⋅ 2 + 7 = 20 + 6 + 7 = 33.

Per trovare il resto della divisione (5x 2 + 3x + 7) : (x + 4) basta


sostituire -4 alla x del dividendo.
Quindi 5 ⋅ (−4 ) 2 + 3 ⋅ (−4 ) + 7 = 80 − 12 + 7 = 75.

A cosa serve il Teorema di Ruffini

Il Teorema di Ruffini serve a capire velocemente se un polinomio A in x è


divisibile esattamente (cioè con resto nullo) per un binomio nella forma x -a .
Il polinomio A è divisibile esattamente per il binomio x -a se, sostituendo
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alla x del polinomio il valore a , il polinomio è uguale a 0.


Il Teorema di Ruffini è un caso particolare del Teorema del resto!

ESEMPI

Dall’esempio precedente scopriamo che il polinomio 5x 2 + 3x + 7 non


è divisibile né per (x - 2) né per (x + 4), perché i resti della divisione
calcolati grazie al Teorema del resto, sono diversi da 0.

Per trovare il resto della divisione (- x 2 + 3x - 2) : (x - 2) basta


sostituire 2 alla x del dividendo.
Quindi −1 ⋅ 2 2 + 3 ⋅ (2 ) − 2 = −4 + 6 − 2 = 0.
Per il Teorema di Ruffini - x 2 + 3x - 2 è divisibile per (x - 2).

Su Redooc.com trovi le videolezioni e gli esercizi interattivi spiegati, in 3 livelli di difficoltà


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Scomposizione in fattori
Che cosa significa scomporre un polinomio? Significa cercare di scrivere un
polinomio come prodotto di due o più polinomi di grado minore.
Quando ci riusciamo, diciamo che il polinomio è riducibile, altrimenti è
irriducibile.

 PREREQUISITI: Monomi e polinomi

Trovi i video di spiegazione su Redooc.com

Scomposizione di polinomi M.C.D. e m.c.m. di polinomi

Operazioni e potenze di frazioni


Frazioni algebriche
algebriche
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Scomposizione di polinomi

Vuoi sapere come si fa la scomposizione di polinomi? Niente panico!


Continuiamo il nostro viaggio nel calcolo letterale e in particolare nel mondo
di monomi e polinomi.
È il momento di vedere come si scompone un polinomio.

Scomposizione in fattori e polinomi riducibili

Come i numeri naturali, ad eccezione dei numeri primi, possono essere


scritti come prodotto di numeri più piccoli, anche i polinomi, ad eccezione di
quelli irriducibili, possono essere scritti come prodotto di polinomi di grado
inferiore.
La scomposizione di un polinomio in fattori irriducibili è unica, così come
è unica la scomposizione di un numero naturale in fattori primi.

ESEMPI

x 2 - 2x + 1 può essere scomposto come (x - 1)2.

5x – 7 è irriducibile.

Raccoglimento a fattor comune

Esistono diversi metodi per scomporre un polinomio.


Raccoglimento a fattore comune totale: se in tutti i termini del polinomio è
presente uno stesso fattore (lettera o numero) possiamo “mettere in
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evidenza” il fattore comune tra tutti i termini, dividendoli poi tutti per
il fattore estratto. Il polinomio si riscrive come prodotto del polinomio
ottenuto per il fattore messo in evidenza.

ESEMPIO

x 2 - 2x può essere riscritto mettendo in evidenza la x ottenendo la


scomposizione x(x - 2).

Raccoglimento a fattore comune parziale: la stessa operazione può essere


fatta anche quando il fattore è comune solamente ad alcuni termini del
polinomio.
Il raccoglimento a fattor comune parziale è solo un passaggio intermedio.
L’obiettivo è dopo quello di scomporre il polinomio ad esempio utilizzando il
raccoglimento totale.

ESEMPIO

xy - y + zx - z può essere riscritto mettendo in evidenza la y tra i primi


due termini e la z tra gli ultimi due. Otteniamo y(x - 1) + z(x - 1).
Osserviamo poi che possiamo mettere in evidenza il fattore (x - 1)
ottenendo (x - 1)(y + z ).
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Scomposizione in fattori rapida

Se il polinomio è un prodotto notevole, possiamo scomporlo “tornando


indietro”, riscrivendolo cioè come prodotto dei suoi fattori iniziali.

Ecco le scomposizioni con i prodotti notevoli:

differenza di quadrati
A2 − B 2 = ( A − B )( A + B )

quadrato di binomio
A2 ± 2 AB + B 2 = ( A ± B ) 2

quadrato di trinomio

A2 + B 2 + C 2 + 2 AB + 2 BC + 2 AC = ( A + B + C ) 2

cubo di binomio
A3 ± 3 A2 B + 3 AB 2 ± B 3 = ( A ± B ) 3

somma e differenza di cubi


A3 ± B 3 = ( A ± B )( A2  AB + B 2 )

dove A, B e C sono monomi o polinomi.

C’è poi un altro metodo di scomposizione molto usato che riguarda i trinomi
particolari che si possono scomporre come prodotto di due binomi.

Il trinomio particolare è un trinomio del tipo x 2 + sx + p dove s è la somma


di due numeri s = a + b e p ne è il prodotto p = a × b .
Allora x 2 + sx + p = (x + a )(x + b ).
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ESEMPIO

Per capire se x 2 - 2x - 15 è un
p = -15 s
trinomio notevole completiamo la
tabella accanto.
-1 +15 +14
s = -2 deve essere la somma di
due numeri e p = -15 deve essere il +1 -15 -14
prodotto di questi due numeri.
-3 +5 +2
Cominciamo a completare la tabella
cercando due numeri il cui prodotto
+3 -5 -2
è -15 e valutandone poi la somma.

I numeri che cerchiamo sono a = + 3 e b = -5 infatti la loro somma è


s = -2.
Allora il polinomio è un trinomio notevole e la scomposizione è
x 2- 2x - 15 = (x + 3)(x - 5).

Zeri di un polinomio e scomposizione con Ruffini

Grazie al teorema di Ruffini sappiamo che se troviamo un valore a che


sostituito all’incognita x del polinomio lo annulla, cioè se a è uno zero del
polinomio, allora il polinomio è divisibile esattamente per ( x - a ).

Quindi se troviamo uno zero di un polinomio troviamo anche il modo di


scomporlo in due fattori P (x ) = ( x - a ) Q (x ) con Q (x ) il quoziente della
divisione: sappiamo infatti che non c’è resto.

Come facciamo però a trovare tutti gli zeri del polinomio?


Ci viene in aiuto una regola: se un numero intero annulla un polinomio
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a coefficienti interi, esso è un divisore del termine noto. Quindi possiamo


cercare gli zeri del polinomio tra i divisori del termine noto.

Attenzione! Non tutti i divisori del termine noto sono zeri del polinomio.

ESEMPIO

Scomponiamo il polinomio 2x 2 + 8x - 24 con il Teorema di Ruffini.


Il termine noto è -24 e i suoi divisori interi sono
±1, ±2, ±3, ±4, ±6, ±8, ±12, ±24.
Tra tutti questi candidati 2 è uno zero del polinomio:
2 ⋅ 2 2 + 8 ⋅ 2 − 24 = 8 + 16 − 24 = 0.
Ma, per esempio, 1 non lo è!
Infatti: 2 ⋅ 12 + 8 ⋅ 1 − 24 = 2 + 8 − 24 = −14 ≠ 0.
Possiamo allora dividere il polinomio per (x - 2) e scomporre il
polinomio 2x 2 + 8x - 24 = (x - 2)(2x + 12).
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M.C.D. e m.c.m. di polinomi

Impara a scomporre in fattori irriducibili i polinomi per trovare il


Massimo Comun Divisore e il minimo comune multiplo.

Che cos’è il Massimo Comune Divisore

Il Massimo Comune Divisore fra due o più polinomi è il polinomio di grado


maggiore, divisore di tutti i polinomi dati.
Per trovare il M.C.D. dobbiamo prima scomporre i polinomi in fattori
irriducibili.

ESEMPIO

Per trovare il M.C.D. tra 2a 2b - 2b 3 e a 3 - 2a 2b + ab 2, prima di tutto


scomponiamo i polinomi.

2 a2 b − 2 b 3 = 2 b ( a2 − b 2 ) = 2 b ( a − b )( a + b )
I fattori sono 2, b , (a - b ) e (a + b ).
a3 − 2 a2 b + ab 2 = a ( a 2 − 2 ab + b 2 ) = a ( a − b ) 2
I fattori sono a e (a - b ).
L’unico fattore comune è (a - b ) con esponente minore cioè 1.
Il M.C.D. è (a - b ).

Minimo comune multiplo: che cos’è e come si calcola

Il minimo comune multiplo fra due o più polinomi è il polinomio di grado


minore, multiplo di tutti i polinomi dati.
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Per trovare il m.c.m. dobbiamo prima scomporre i polinomi in fattori


irriducibili.

ESEMPIO

Per trovare il m.c.m. tra 2a 2b - 2b 3 e a 3 - 2a 2b + ab 2, prima di tutto


utilizziamo le scomposizioni che abbiamo trovato nell’esempio precedente.

2 a2 b − 2 b 3 = 2 b ( a − b )( a + b )
I fattori sono 2, b , (a - b ) e (a + b ).
a3 − 2 a2 b + ab 2 = a ( a − b ) 2
I fattori sono a e (a - b ).
Prendiamo tutti i fattori comuni e non comuni con esponente maggiore.
Il m.c.m. è 2ab(a - b )2 (a + b ).
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Frazioni algebriche

Le frazioni algebriche: dal nome sembra un argomento difficile, ma non lo è!


Impara a riconoscere le frazioni algebriche e a riconoscere e semplificare
le frazioni algebriche equivalenti.

Frazioni algebriche e condizioni di esistenza

Quando eseguiamo la divisione tra polinomi non sempre il risultato è soltanto


un polinomio.
Se dividiamo il polinomio A (x ) per il polinomio B (x ), non nullo, il risultato si
A( x)
chiama frazione algebrica .
B ( x)

Attenzione! Monomi e polinomi sono frazioni algebriche con denominatore 1.


Come le frazioni numeriche, anche quelle algebriche perdono di significato se
il denominatore è nullo. Dobbiamo sempre verificare che l'incognita
non annulli il denominatore e quindi esplicitare le condizioni di esistenza
(C.E.).

ESEMPIO

x
è una frazione algebrica.
x +1
Le C.E. sono x + 1 ≠ 0 cioè x ≠ −1.
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Frazioni algebriche equivalenti

Possiamo dire che, come le frazioni numeriche, anche quelle algebriche sono
equivalenti se i prodotti "in croce" sono uguali.
A( x) C ( x)
. equivalente a se e solo se A ( x ) D ( x ) = B ( x )C ( x ).
B ( x) D ( x)
Anche per le frazioni algebriche vale la proprietà invariantiva:
moltiplicando o dividendo numeratore e denominatore per uno stesso
polinomio non nullo otteniamo una frazione algebrica equivalente.

ESEMPIO

x-2 ( x − 2 )( x + 1)
è una frazione algebrica equivalente a , quando sono
x x ( x + 1)
rispettate le C.E.
In questo caso A ( x ) = x − 2, B ( x ) = x, C ( x ) = ( x − 2 )( x + 1), D ( x ) = x ( x + 1)
Infatti ( x − 2 ) ⋅ x ( x + 1) = ( x − 2 )( x + 1) ⋅ x

Semplificazione di frazioni algebriche

Per semplificare le frazioni algebriche dobbiamo:


• scomporre in fattori sia il numeratore che il denominatore e porre la C.E.;
• applicando la proprietà invariantiva, dividere numeratore e denominatore
per i fattori comuni.

Attenzione! Per semplificare è necessario scrivere numeratore e


denominatore come prodotti, infatti si possono semplificare i fattori, ma
non gli addendi.
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ESEMPIO

x2 − x − 2
Semplifichiamo la frazione algebrica 2
.
x +x
Prima di tutto scomponiamo il numeratore e il denominatore.

x 2 − x − 2 ( x + 1)( x − 2 )
2
= =
x +x x ( x + 1)
Poi poniamo le C.E.
x¹0
x + 1 ≠ 0 cioè x ≠ −1
Infine semplifichiamo i fattori comuni
( x + 1) ( x − 2) x−2
=
x ( x + 1) x
x -2
Attenzione! Non è corretto semplificare gli addendi: è sbagliato!
x
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Operazioni e potenze di frazioni algebriche

Impara a eseguire tutte le operazioni con le frazioni algebriche: somma


algebrica, moltiplicazione, divisione, potenza.

Somma algebrica di frazioni algebriche

Nel caso di frazioni algebriche con lo stesso denominatore, la somma


algebrica è una frazione algebrica che ha:
• come denominatore, lo stesso denominatore degli addendi;
• come numeratore, la somma algebrica dei numeratori;
• ricordati di porre le condizioni di esistenza.

Quindi A( x) C ( x) A( x) + C ( x)
+ =
B ( x) B ( x) B ( x)

ESEMPIO

3a −7 a
2 2
+ 2 2
= I denominatori sono uguali.
2(a − b ) 2(a − b )

3a + (−7 a)
2 2
= Sommiamo i numeratori, lasciamo
2(a − b )
invariato il denominatore.
-4 a
2 ( a2 - b 2 )
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Nel caso di frazioni algebriche con denominatori diversi, la somma si ottiene:


• scomponendo in fattori i denominatori e ponendo le C.E.;
• riducendo le frazioni algebriche allo stesso denominatore (m.c.m. dei
denominatori);
• eseguendo le moltiplicazioni al numeratore (come nella somma di frazioni
numeriche);
• eseguendo le somme al numeratore;
• semplificando la frazione algebrica, quando possibile.
Quindi:
A( x ) C ( x ) A( x ) D ( x ) + B ( x )C ( x )
+ =
B ( x) D ( x) B ( x) D ( x)
ESEMPIO

3a −7 a
2 2
+ =
a −b 2 a + 2b
I denominatori sono diversi, allora li scomponiamo in fattori.
a2 - b 2 = (a + b )(a - b ) e 2a + 2b = 2(a + b )
Attenzione! Ricordati di porre le C.E.!
Il m.c.m. tra i denominatori è 2(a + b )(a - b ).
Riscriviamo la somma sotto forma di un’unica frazione con
denominatore comune.
3a ⋅ 2 + (−7 a) ⋅ ( a − b )
=
2 ( a + b )( a − b )
Eseguiamo le operazioni al numeratore.
6 a − 7 a2 + 7 ab
=
2 ( a + b )( a − b )
Possiamo raccogliere a fattore comune la lettera a al numeratore.
a(6 − 7 a + 7b)
2 ( a + b )( a − b )
In questo caso non è possibile semplificare ulteriormente la frazione.
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Moltiplicazione e divisione

Il prodotto di due o più frazioni algebriche è una frazione algebrica che ha:
• come numeratore, il prodotto dei numeratori;
• come denominatore, il prodotto dei denominatori.

In particolare:
• scomponiamo in fattori i numeratori e i denominatori e poniamo le C.E.;
• semplifichiamo le frazioni algebriche, quando possibile.

Quindi
A( x) C ( x) A( x) ⋅ C ( x)
⋅ =
B ( x) D ( x) B ( x) ⋅ D ( x)

ESEMPIO

3a −7 a
2 2
⋅ =
a − b 2 a + 2b
I numeratori sono già scomposti.
Scomponiamo in fattori i denominatori.
a 2 - b 2 = (a + b )(a - b )
2a + 2b = 2(a + b )
Attenzione! Ricordati di porre le C.E.!
Riscriviamo il prodotto sotto forma di un’unica frazione moltiplicando i
numeratori e i denominatori.
3a ⋅ (−7 a)
2
=
2 ( a + b) ( a − b)
−21a2
2 ( a + b)2 ( a − b)
In questo caso non è possibile semplificare ulteriormente la frazione.
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La divisione tra due frazioni algebriche è la moltiplicazione della prima


frazione per il reciproco della seconda frazione.
Quindi
A( x) C ( x) A( x) D ( x) A( x) ⋅ D ( x)
: = ⋅ =
B ( x) D ( x) B ( x) C ( x) B ( x) ⋅ C ( x)

Attenzione! Le C.E. sono:


B ( x ) ¹ 0 e D ( x ) ¹ 0 , come prima, ma anche C ( x ) ¹ 0.

ESEMPIO

3a −7 a
2 2
: =
a − b 2 a + 2b
I numeratori sono già scomposti.
Scomponiamo in fattori i denominatori.
a 2 - b 2 = (a + b )(a - b )
2a + 2b = 2(a + b )
Attenzione! Ricordati di porre le C.E. e quindi anche −7 a ≠ 0.
Riscriviamo la divisione trasformandola in un prodotto.
3a 2 ( a + b)
⋅ =
( a + b )( a − b ) −7 a
Riscriviamo il prodotto sotto forma di un’unica frazione moltiplicando i
numeratori e i denominatori.
3a ⋅ 2 ( a + b )
=
( a + b )( a − b ) ⋅ (−7 a)
6 a( a + b)
=
−7 a ( a + b )( a − b )
Semplifichiamo la frazione.
6
-7 ( a - b )
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Potenza di una frazione algebrica

La potenza di una frazione algebrica è una frazione algebrica che ha:


• come numeratore il numeratore elevato a potenza;
• come denominatore il denominatore elevato a potenza.

Quindi:  A( x) 
n
( A ( x )) n
  =
 B ( x )  ( B ( x )) n

Presi A(x), B(x), n, con B ( x ) ¹ 0 ; B(x) e n, A(x) e n, non contemporaneamente


nulli.

ESEMPIO

3
 3a 
  =
 a2 − b 2 

Il numeratore è già scomposto.


Scomponiamo in fattori il denominatore.
a 2 - b 2 = (a + b )(a - b )
Attenzione! Ricordati di porre le C.E.
Eleviamo a potenza il numeratore e il denominatore

(3a) 3
3
=
[( a + b )( a − b )]
27 a3
( a + b)3 ( a − b) 3

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Equazioni lineari
Scopri il concetto che sta alla base delle equazioni: l’identità.
Scopri come applicare i principi di equivalenza delle equazioni per risolvere i
diversi tipi di equazioni.
Scopri le equazioni determinate, indeterminate e impossibili.
Impara a risolvere le equazioni numeriche intere e fratte e arriva fino alle
letterali.

 PREREQUISITI: Monomi e polinomi

Trovi i video di spiegazione su Redooc.com

Concetto di identità Introduzione alle equazioni

Risoluzione e principi di
Equazioni numeriche intere
equivalenza

Equazioni numeriche fratte Equazioni letterali intere e fratte


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Concetto di identità
Cos’è un’identità? Come possiamo riconoscerla?
Le identità sono importanti in matematica! Sono il primo passo verso le
equazioni.

Concetto di identità

ESEMPIO

3a = 5a - 2a è un’identità.
1 1
b = b + b è un’identità.
Anche
2 2
3a = 2b non è un’identità.

Un’identità è semplicemente un’uguaglianza sempre vera tra due


espressioni. Le espressioni possono contenere lettere e numeri.
L’uguaglianza è un’identità se è valida per qualsiasi valore dato alle lettere.

Come si fa a capire se un’uguaglianza è un’identità? Si fanno i calcoli per


vedere se quello che c’è prima dell’uguale è uguale a quello che c’è dopo.

Condizioni di esistenza
2a 2a
5a +
Abbiamo visto che 5a = 3a + 2a è un’identità. Anche = 5a +
b b
è un’identità?
L’espressione a sinistra è uguale a quella che c’è a destra. Però b è al
denominatore della frazione. Cosa succede se b vale 0? Abbiamo una frazione
priva di significato, quindi l'uguaglianza non è più un'identità.
Quindi per essere un’identità non ci devono essere espressioni che non
hanno significato, cioè, per esempio, non ci possono essere divisioni per zero.
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Introduzione alle equazioni


Che cosa succede se abbiamo un’uguaglianza che non è un’identità, cioè
un’uguaglianza che non è verificata per ogni valore delle variabili? Abbiamo
un’equazione!

Le equazioni sono molto importanti in matematica. Possiamo cercare, se esiste,


il valore di una variabile in modo che l’uguaglianza diventi un’identità. Se
questo valore esiste, abbiamo trovato la soluzione dell’equazione.

Concetto di equazione

Un’equazione è un’uguaglianza tra due espressioni letterali verificata solo


per alcuni valori (che in alcuni casi particolari possono anche non esistere o
essere infiniti) di una o più delle lettere che vi compaiono.

Le lettere per le quali cerchiamo i valori che rendono vera l’uguaglianza si


chiamano incognite.
La parte prima del simbolo "=" è detta primo membro, la parte dopo il
simbolo "=" è detta secondo membro.

ESEMPIO

3
x +
x + = 12 − 1 è un’equazione.
2
3

x+x+ è il primo membro e 12 − 1 è il secondo membro.
2

Forma normale e riduzione

Un’equazione lineare è ridotta a forma normale quando tutte le incognite


sono al primo membro e non ci sono termini simili.
Il termine senza incognita si chiama termine noto.
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ESEMPIO

x + 2x + 1-12 = 0 non è un’equazione in forma normale.


Puoi ridurla a forma normale sommando i termini simili x e 2x e poi
anche -12 e + 1.
3x - 11 = 0 è un’equazione ridotta a forma normale.

Grado di un’equazione

Il grado dell’equazione (ridotta a forma normale) è il massimo esponente


con cui compare l’incognita.

Le equazioni di primo grado si chiamano lineari, perché si possono


rappresentare con una linea retta.

ESEMPI

3x -11 = 0 è un’equazione di primo grado, quindi è un’equazione


lineare. Il termine noto è -11.
−2 x 2 + x 3 + x = 0 è un’equazione di terzo grado. Quindi non è

un'equazione lineare. Il termine noto è 0.

Come capire se un’equazione è intera o fratta, numerica o


letterale

Le equazioni si possono classificare in diversi tipi. Cominciamo considerando


i coefficienti e vediamo se un’equazione è numerica o letterale:

• equazione numerica: oltre all’incognita sono presenti solo numeri;


• equazione letterale: oltre all’incognita sono presenti altre lettere
(parametri).
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ESEMPI

3
2x +
= 11 − x è un’equazione numerica. Oltre all’incognita x, ci
2x + 1
sono solo numeri.

3a
2 ax +
è = 11 − x un’equazione letterale. Oltre all’incognita x, c’è
2
anche la lettera a.

Poi consideriamo la posizione dell'incognita per capire se è fratta o intera:


• equazione intera: l’incognita è presente solo ai numeratori;
• equazione fratta: l’incognita è presente anche ai denominatori.

ESEMPI

3
2x +
= 11 − x è un’equazione intera. L’incognita è solo al numeratore.
2
3
x+
2 = 11 − x è un’equazione fratta. L’incognita è presente anche
2x + 1
al denominatore.

Equazioni determinate, indeterminate, impossibili

I valori che rendono vera l’uguaglianza si chiamano soluzioni


dell’equazione. Diciamo che questi valori soddisfano o verificano
l’equazione.

Per verificare se un valore è soluzione di un’equazione basta sostituirlo


al posto dell’incognita e vedere se l’uguaglianza è verificata, cioè se è
un’identità.
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ESEMPI

2 ⋅ 4 + 3 = 11 è
x = 4 è soluzione dell’equazione 2x + 3 = 11. Infatti
un’identità.
1 3
x=− non è soluzione dell’equazione 2 x + = −1 .

2
 1 3 2
2 ⋅  −  + = −1 non è un’identità.
Infatti
 2 2

Un’equazione è determinata se ha un numero finito di soluzioni.


Un’equazione è indeterminata se ha un numero infinito di soluzioni.
Un’equazione è impossibile se non ha soluzioni.

ESEMPI

2x + 3 = 11 è un’equazione determinata perché ha solo una soluzione, x = 4.


3x = x + 2x è un’equazione indeterminata perché è sempre verificata.
3x = x + 2x + 1 è un’equazione impossibile perché non è mai verificata.
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Risoluzione e principi di equivalenza


Per risolvere un’equazione di primo grado dobbiamo trovare il valore
dell’incognita per cui quello che sta a sinistra dell’uguale, cioè al primo
membro, è identico a quello che sta a destra, cioè al secondo membro.

Per trovare la soluzione utilizziamo due principi, detti principi di


equivalenza e alcune regole che ne conseguono.

Risoluzione algebrica e concetto di principio di equivalenza

Due o più equazioni contenenti la stessa incognita sono equivalenti se


hanno le stesse soluzioni.

Per risolvere un’equazione la trasformiamo in una equivalente, via via più


semplice, fino a che non arriviamo alla forma x = “un numero” o
“un numero” = x. Questo numero è la soluzione dell’equazione.

Le regole di trasformazione si chiamano principi di equivalenza.


Questo tipo di strategia si chiama risoluzione algebrica, perché si utilizzano
gli strumenti dell’algebra per cercare le soluzioni delle equazioni.

ESEMPIO

2
x = 8 e 2x = 24 sono due equazioni equivalenti perché hanno

3
entrambe come unica soluzione x = 12.
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Primo principio di equivalenza

Possiamo trasformare l’equazione in una equivalente aggiungendo


o sottraendo a entrambi i membri uno stesso numero o una stessa
espressione.

ESEMPI

x + 3 = applichiamo il primo principio x + 3 − 3 = 0 − 3 e otteniamo x = -3.

1 1
− applichiamo
2x + = x − 2x −2 x + + 2 x = x − 2 x + 2 x
il primo principio
5 5
1
e otteniamo x =
5

Il primo principio di equivalenza permette, data un’equazione, di:

• trasportare: otteniamo un’equazione equivalente se trasportiamo un


termine da un membro all’altro (cioè da destra a sinistra dell’uguale o
viceversa) cambiandolo di segno;
• cancellare: otteniamo un’equazione equivalente se cancelliamo in
entrambi i membri i termini uguali.

ESEMPI

x + 3 = 0 trasportiamo + 3 cambiando il segno e otteniamo x = -3.

1


2 x + = x − 2 x cancelliamo i termini uguali a sinistra e a destra
5
1 1
−2 x + = x −2 x e otteniamo x = .
dell’uguale
5 5
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Secondo principio di equivalenza

Possiamo trasformare l’equazione in una equivalente moltiplicando o


dividendo entrambi i membri per uno stesso numero diverso da 0.

ESEMPI

-x = 3 applichiamo il secondo principio − x ⋅ −1 = 3 ⋅ −1


e otteniamo x = -3.

5 x 10
5x = 10 applichiamo il secondo principio =
5 5
e otteniamo x = 2.

Il secondo principio di equivalenza permette, data un’equazione, di:

• cambiare segno: otteniamo un’equazione equivalente se cambiamo segno


a tutti i termini di un’equazione, perché equivale a moltiplicare entrambi i
membri per -1;
• semplificare con un comun denominatore: otteniamo un’equazione
equivalente se moltiplichiamo ciascun termine per il comun denominatore
tra tutti i termini.

ESEMPI

-x = 3 cambiamo il segno a destra e a sinistra e otteniamo x = -3.

x 1 5x

− = moltiplichiamo a sinistra e a destra per il comun
2 3 6
x 1 5x
⋅ −6⋅ = 6⋅
denominatore 6 e otteniamo 3x - 2 = 5x e possiamo
2 3 6
risolvere l’equazione applicando ancora i principi di equivalenza.
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Equazioni numeriche intere


Le equazioni numeriche intere sono facili da riconoscere. Infatti l’incognita
è solo al numeratore e non ci sono altre lettere. Quindi non c’è bisogno di
trovare le condizioni di esistenza.

Per risolvere un’equazione numerica intera basta sapere come applicare i


principi di equivalenza delle equazioni.

Come risolvere le equazioni intere

Sfruttando i due principi di equivalenza è sempre possibile trasformare


un’equazione di primo grado numerica intera in un’equazione equivalente
scritta come ax = b: al primo membro c’è il termine con l’incognita, ax, al
secondo membro solo il termine noto, b.
b
Se a è diverso da 0, l’equazione è determinata e otteniamo x = .
a
Se invece a = 0, l’equazione può essere:
• impossibile se b ≠ 0
• indeterminata se b = 0

ESEMPIO

 2  x+4
L’equazione
 1 + x  ⋅ 9 = 1 − è equivalente all’equazione 37x = -52.
 3  6

a = 37 ≠ 0 e b = -52.
−52
Allora l’equazione è determinata e la soluzione è x = .
37
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Come riconoscere le equazioni impossibili

Un’equazione lineare è impossibile se, dopo averla trasformata in


un’equazione del tipo ax = b, risulta che a =a0=e37
b ≠ 0.
Infatti se a = 0, il primo membro è 0 qualsiasi sia il valore di x, e,
a =se37b
≠ 0 , il
secondo membro è diverso da 0. Otteniamo un’uguaglianza sempre falsa.
L’equazione è impossibile, non ha soluzione!

ESEMPIO
2
 1  1 7
L’equazione  2 x
−  + (2 − x )  2 x −  − x − 2 x ( x + 1) = −3 è equivalente
 3  2 6
19
all’equazione 0 x = − .
9
19
b = − ≠ 0.
a = 0 e
9
Allora l’equazione è impossibile.

Come riconoscere le equazioni indeterminate

Un’equazione lineare è indeterminata se, dopo averla trasformata in


un’equazione del tipo ax = b, risulta che a = 0 e b = 0.
Infatti se a = 0, il primo membro è 0 qualsiasi sia il valore di x, e se b = 0,
anche il secondo membro è uguale 0. Otteniamo un’uguaglianza sempre
vera. L’equazione è indeterminata, ci sono infinite soluzioni!
ESEMPIO

L’equazione 3  x + 1  − = 2 x +
2 1 5
3  2 2
5 5
è equivalente all'equazione cioè
2x + = 2x + 0x = 0.
2 2
a = 0 e b = 0.
Allora l'equazione è indeterminata.
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Equazioni numeriche fratte

Come riconoscere un’equazione numerica fratta? E come si risolve?


Finalmente entriamo nel vivo del capitolo sulle equazioni lineari, che sono
quelle di primo grado.

Vediamo insieme come si risolvono le equazioni lineari numeriche fratte.


Abbiamo già imparato come si risolvono le equazioni lineari numeriche
intere e quindi adesso siamo pronti per affrontare il prossimo passo.

Condizioni di esistenza

Riprendiamo la definizione di equazione numerica fratta: un’equazione è


numerica fratta se l’incognita compare almeno una volta al denominatore e
non ci sono altre lettere oltre all’incognita.

Risolvere le equazioni numeriche fratte non è difficile ma occorre ricordare


di mettere sempre le condizioni di esistenza (C.E.), cioè di escludere i valori
dell’incognita che annullano il denominatore: ricorda che una frazione con
denominatore uguale a zero perde di significato!

ESEMPI

2
+ 1 = 3 C.E.
x ¹ 0.
x

5
+ 1 = 6 C.E. x − 3 ≠ 0 .
x−3
quindi, applicando il 1° principio di equivalenza, x ¹ 3
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Come risolvere le equazioni con la x al


denominatore

Per risolvere le equazioni fratte seguiamo questi passaggi:

• Definiamo le condizioni di esistenza (C.E.) delle frazioni algebriche.


• Calcoliamo il minimo comune denominatore delle frazioni algebriche.
• Moltiplichiamo entrambi i membri di partenza per il minimo comune
denominatore, trasformando l’equazione fratta in equazione intera (2°
principio di equivalenza).
• Risolviamo l’equazione intera.
• Controlliamo che i risultati rispettino le condizioni di esistenza (C.E.):
in caso positivo abbiamo le soluzioni, in caso negativo l’equazione non ha
soluzione.

ESEMPI

2
3 + = 0. C.E. x ¹ 0 .
x
2
L’equazione è determinata e la soluzione è x = −
3
2x − 6
= 0 C.E. x ¹ 3 .
3x − 9
L’equazione è impossibile!

1 2 2
=
+ x ≠ ±1 .
C.E.
x − 1 x + 1 ( x − 1)( x + 1)
L’equazione è impossibile!

N.B. La risoluzione delle equazioni fratte può essere utile anche nei problemi
di fisica…
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Equazioni letterali intere e fratte

Le equazioni letterali sono equazioni dove, oltre all’incognita, c’è anche


un’altra o più lettere, che sono chiamate parametri.

La risoluzione delle equazioni letterali è uguale a quella delle equazioni


numeriche, perché il parametro si comporta come un numero. Una volta
giunti alla soluzione però, dobbiamo discutere l’equazione letterale. Si dice
“discutere” perché la soluzione dipende dal valore dei parametri.

Quindi è necessario studiare, al variare dei parametri, come varia la


soluzione dell’equazione letterale.

Equazioni letterali intere

Riprendiamo la definizione di equazione letterale intera: un’equazione è


letterale intera se presenta una o più lettere oltre all’incognita e se l’incognita
non appare mai al denominatore.

Nella risoluzione delle equazioni letterali intere dobbiamo capire per


quali valori delle lettere l’equazione è determinata, indeterminata o
impossibile.

ESEMPI

ax - 2a = 3x è un’equazione letterale intera. La lettera x è l’incognita, la


lettera a è un parametro. Discutiamo l’equazione:
Se a = 3, l’equazione è impossibile.
2a
Se a ¹ 3, l’equazione è determinata e la soluzione è
x= .
a−3
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(a - 2)x = a - 2 è un’equazione letterale intera. La lettera x è l’incognita,


la lettera a è un parametro. Discutiamo l’equazione:
Se a = 2, l’equazione è indeterminata.
a ¹ 2 , l’equazione è determinata e la soluzione è x = 1
Se

Equazioni letterali fratte

Riprendiamo la definizione di equazione letterale fratta: un’equazione è


letterale fratta se presenta una o più lettere oltre all’incognita e se l’incognita
appare almeno una volta al denominatore.

Nella risoluzione delle equazioni letterali fratte dobbiamo porre le condizioni


di esistenza sull’incognita e poi capire per quali valori delle lettere presenti
l’equazione è determinata, indeterminata o impossibile.

Attenzione! Ricorda sempre di controllare se le soluzioni soddisfano le


condizioni di esistenza!

ESEMPIO

ax + 1 2
= è un’equazione letterale fratta. La lettera x è l’incognita, la
ax − a a
lettera a è un parametro.
C.E. sul parametro a ¹ 0 .
sull’incognita x ¹ 1.
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Discutiamo l’equazione:
Se a = 0, l’equazione perde di significato.
Se a = -1, la soluzione x = 1 non è accettabile, quindi l’equazione è
impossibile.
Se a = 2, l’equazione è impossibile.
a ¹ 2 e a ¹ 0 e a ≠ −1 , l’equazione è determinata e la soluzione è
Se
3
x =− .
a−2

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