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3. Da dove nasce la motivazione ad apprendere?
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3. Da dove nasce la motivazione ad apprendere?
Principio 3.
La motivazione degli studenti determina, orienta e sostiene
ciò che essi fanno per imparare.
1
M. Maehr e H. Meyer, “Understanding motivation and schooling: Where we’ve been,
where we are, and where we need to go”. Educational Psychology Review, 1997, n. 9, pp.
371409.
2
C. Ames, “Motivation: What teachers need to know”. Teachers College Record, 1990,
n. 91, pp. 409472.
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aspettative
di successo
comportamenti
apprendimento
motivazione CONDUCE A mirati SOSTENGONO
e prestazioni
allo scopo
valore
attribuito
all’obiettivo Figura 3.1. Impatto di valore attribuito all’obiettivo e
aspettative di successo sull’apprendimento e sulle prestazioni.
3
J.W. Atkinson, “Motivational determinants of risk taking behavior”. Psychological Re
view, 1957, n. 64, pp. 369372; Id., La motivazione (1964), trad. it. di M. Baccianini, Il Mulino,
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Obiettivi
Dire che qualcuno è motivato non serve a molto, se non si specifica
che cosa è motivato a fare. Gli obiettivi sono quindi la caratteristica
organizzativa basilare dei comportamenti motivati4: sono come una
bussola che guida un’ampia gamma di azioni intenzionali, relative per
esempio alle attività intellettuali e creative, alle relazioni sociali e in
terpersonali, all’identità e all’immagine di sé, ai bisogni di sicurezza e
di oggetti materiali, al desiderio di essere produttivi e competenti nel
mondo. Spesso, inoltre, vari obiettivi operano contemporaneamente5.
Questo è senz’altro vero per gli studenti che, in uno stesso momento,
vogliono acquisire conoscenze e capacità, fare nuove amicizie, dimo
strare agli altri la propria intelligenza, sentirsi indipendenti e divertirsi.
Nell’osservare come gli obiettivi influenzino i comportamenti di
apprendimento, va notato che gli obiettivi che gli studenti si prefiggo
no possono essere diversi da quelli stabiliti dal docente per loro, come
è evidente nel primo episodio del capitolo. Uno sfasamento più ge
nerale tra obiettivi si verifica quando il docente vuole che gli studenti
puntino all’apprendimento fine a se stesso, mentre loro sono motivati
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C. Dweck e E. Leggett, “A socialcognitive approach to motivation and personality”.
Psychological Review, 1988, n. 95, pp. 256273.
7
A.J. Elliot, “Approach and avoidance motivation and achievement goals”. Educational
Psychologist, 1999, n. 34, pp. 169189; A.J. Elliot e H.A. McGregor, “A 2 × 2 achievement
goal framework”. Journal of Personality and Social Psychology, 2001, n. 80(3), pp. 501519.
8
A.J. Elliot e H.A. McGregor, “A 2 × 2 achievement goal framework”. Journal of Perso
nality and Social Psychology, 2001, n. 80(3), pp. 501519; F. Cury et al., “The social cognitive
model of achievement motivation and the 2 × 2 achievement framework”. Journal of Per
sonality and Social Psychology, 2006, n. 90(4), pp. 666679.
9
Per ulteriori discussioni su obiettivi di apprendimento vs obiettivi di prestazione, cfr.
K. Barron e J. Harackiewicz, “Achievement goals and optimal motivation: Testing mul
tiple goal models”. Journal of Personality and Social Psychology, 2001, n. 80, pp. 706722;
J. Harackiewicz et al., “Shortterm and longterm consequences of achievement goals:
Predicting interest and performance over time”. Journal of Educational Psychology, 2000, n.
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92, pp. 316330; R. Miller et al., “Engagement in academic work: The role of learning goals,
future consequences, pleasing others and perceived ability”. Contemporary Educational
Psychology, 1996, n. 21, pp. 388422; Y. Somuncuoglu e A.Yildirim, “Relationship between
achievement goal orientations and use of learning strategies”. Journal of Educational Re
search, 1999, n. 92, pp. 267277; H. McGregor e A. Elliot, “Achievement goals as predictors
of achievementrelevant processes prior to task engagement”. Journal of Educational Psy
chology, 2002, n. 94, pp. 381395.
10
J. Meece e K. Holt, “A pattern analysis of student’s achievement goals”. Education
Psychology, 1993, n. 85, pp. 582590.
11
M.E. Ford, Stimolare la motivazione e il senso di autoefficacia nell’apprendimento, cit.
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12
A. Valle et al., “Multiple goals, motivation and academic learning”. British Journal of
Educational Psychology, 2003, n. 73, pp. 7187.
13
A. Wigfield e J. Eccles, “The development of achievement task values: A theoretical
analysis”, cit.; Id., “Expectancyvalue theory of achievement motivation”, cit.
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Aspettative di successo
Per essere motivati a perseguire un risultato bisogna riconoscerne il
valore, ma ciò non basta. La motivazione nasce verso obiettivi e risul
tati che si crede di poter raggiungere; in assenza di questa convinzio
ne, invece, l’individuo non sarà motivato ad adottare i comportamenti
necessari. I teorici chiamano queste convinzioni aspettative; ne descri
viamo ora due forme che aiutano a capire il comportamento motivato.
Per essere motivati a perseguire determinati obiettivi, gli studenti
devono avere aspettative di risultato positive. Le aspettative di risultato
riflettono la convinzione che certe azioni porteranno al risultato desi
derato e altre no15; le aspettative positive corrispondono a pensare: “Se
leggo tutti i testi assegnati e partecipo alle discussioni in classe, riusci
rò ad assimilare il materiale abbastanza bene da risolvere gli esercizi
della verifica e avere la sufficienza”. In questo caso, l’aspettativa di
risultato positiva lega il comportamento all’esito desiderato. Al con
trario, le aspettative di risultato negative consistono nella convinzione
che date azioni non abbiano effetto sul risultato sperato. Un esempio è
pensare: “Per quanto mi impegni, non avrò un buon voto”. È probabi
le che fosse questa la dinamica in gioco per alcuni studenti della pro
fessoressa Rovelli nell’episodio all’inizio del capitolo. La professoressa
ha avvertito gli studenti che probabilmente un terzo di loro avrebbe
avuto il debito a settembre, anche nel caso si fossero impegnati più
che mai; di conseguenza, molti hanno sviluppato aspettative di risul
tato negative, cioè hanno iniziato a dubitare che impegnarsi a fondo
sarebbe servito a raggiungere la sufficienza, e si sono così demotivati.
Paradossalmente, quello che secondo la professoressa Rovelli avrebbe
dovuto “dare la carica”agli studenti ha forse tolto loro ogni motivazio
ne. Per essere motivati ad adottare i comportamenti che favoriscono
l’apprendimento, gli studenti devono credere fermamente che ci sia
un legame tra quei comportamenti e il risultato desiderato.
Le aspettative di risultato positive sono necessarie per il compor
tamento motivato, ma insufficienti: occorrono anche le aspettative
14
S. Hidi e K.A. Renninger, “The fourphase model of interest development”.
Educational Psychologist, 2006, n. 41(2), pp. 111127.
15
C.S. Carver e M.F. Scheier, Autoregolazione del comportamento: scopi e processi di con
trollo retroattivo (1998), trad. it. di G. Lo Iacono, Erickson, Trento 2004.
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18
M.E. Ford, Stimolare la motivazione e il senso di autoefficacia nell’apprendimento, cit.
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19
D. Hansen, “Lesson evading and dissembling: Ego strategies in the classroom”.
American Journal of Education, 1989, n. 97, pp. 184208; M.E. Ford, Stimolare la motivazione
e il senso di autoefficacia nell’apprendimento, cit.
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Dimostrare equità Gli standard e i criteri usati per valutare gli ela
borati devono essere equi; ciò è particolarmente importante se i voti
vengono assegnati da più persone. Se si diffonde l’impressione di va
lutazioni non omogenee fra uno studente e l’altro o tra un compito e
l’altro, le aspettative di successo degli studenti potrebbero risentirne.
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Riepilogo
In questo capitolo abbiamo esaminato alcune variabili alla base del
la motivazione. Abbiamo basato l’analisi sul concetto di obiettivo: gli
studenti spesso ne hanno di vari e diversificati, che magari si discosta
no da quelli del docente. Abbiamo descritto un modello in cui il valore
soggettivo attribuito agli obiettivi e le aspettative di successo risultano
cruciali per la motivazione.
Abbiamo visto come il valore soggettivo, le aspettative di efficacia
e la percezione dell’ambiente (incoraggiante o scoraggiante) interagi
scono e orientano il comportamento degli studenti. Speriamo che, ca
pendo il ruolo di queste variabili nella motivazione e adottando alcune
strategie pratiche, il docente riesca a rafforzare la motivazione degli
studenti e a migliorarne l’apprendimento.
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Approfondimento 2.
Che cosa sono le rubriche di valutazione e come usarle?
Le rubriche di valutazione sono strumenti per assegnare voti che rap
presentino in modo esplicito le prestazioni richieste dal docente per un
compito o un elaborato; dividono il compito nelle sue componenti e
forniscono una descrizione chiara dei vari livelli di qualità associati a cia
scuna. Si possono usare le rubriche di valutazione per una vasta gamma
di compiti: articoli, progetti, presentazioni orali, rappresentazioni arti
stiche, progetti di gruppo, ecc. Sono anche utilizzabili come guide per la
valutazione o l’assegnazione dei voti, e forniscono valutazioni formative
che guidano e sostengono l’impegno successivo nell’apprendimento.
L’uso delle rubriche presenta diversi vantaggi sia per i docenti che
per gli studenti. Un insieme di criteri, pensato per riflettere l’impor
tanza relativa degli obiettivi del compito, aiuta a garantire che il do
cente assegnerà i voti in modo coerente in tutto il compito. Inoltre, an
che se stilare la rubrica di valutazione richiede tempo, se ne risparmia
poi nell’assegnazione dei voti, perché la rubrica riduce le ambiguità e
permette al docente di farvi riferimento invece di scrivere lunghi com
menti. Infine le rubriche di valutazione sono utili nelle attività trasver
sali perché aiutano a mantenere la coerenza nell’assegnazione dei voti
tra docenti di discipline diverse.
Dal lato della didattica, le rubriche di valutazione aiutano il docente
a farsi un quadro più chiaro dei punti forti e deboli dell’intera classe.
Annotando i voti sulle varie componenti dei compiti e determinando
per ciascuna il numero di studenti che non raggiungono la sufficienza,
i docenti possono identificare le abilità o i concetti che richiedono più
ore di lezione o impegno da parte degli studenti.
Fornite insieme alla descrizione del compito, le rubriche possono aiu
tare gli studenti a controllare e valutare i propri progressi verso obiettivi
di apprendimento chiaramente indicati. Quando sono fornite insieme ai
compiti corretti, gli studenti riconoscono più facilmente i punti forti e de
boli dei propri elaborati e orientano i loro sforzi di conseguenza.
Alcuni esempi di rubriche di valutazione sono riportati nell’Appendice.
Informazioni dettagliate su come stilare una rubrica di valutazione sono
fornite da Dannelle D. Stevens e Antonia J. Levi20.
20
D.D. Stevens e A.J. Levi, Introduction to rubrics: An assessment tool to save grading time,
convey effective feedback and promote student learning, Stylus, Sterling (Virginia) 2005.
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Idee digitali
Rubriche di valutazione
Per semplificare la produzione di rubriche di valutazione, anche personalizzan-
dole, è possibile fare ricorso a software automatici o a piattaforme web che ne
permettono la creazione guidata. Tra queste la più completa appare Rubistar,
piattaforma in lingua inglese. In Rubistar, le rubriche di valutazione si trovano
suddivise in macrocategorie (lettura, scrittura, matematica, scienze, produ-
zioni, multimedia, progetti orali, arte, competenze lavorative), ciascuna delle
quali apre a possibili rubriche specifiche, relative, per esempio, alla redazione
di un giornale scolastico, alla produzione di relazioni di laboratorio, a progetti
di problem-solving matematico, ecc. Il docente può scegliere in un menu a
tendina un indicatore tra quelli proposti e trovare compilati automaticamente i
descrittori, potendo comunque agire per modificare i contenuti e aggiungerne
dei propri prima di salvare o stampare.
Piattaforma analoga, interamente in italiano ma con richiesta di iscrizione, è
Impari-scuola, in cui è possibile ritrovare quasi tutte le opzioni di Rubistar, con
una grafica più accattivante.
Per chi voglia invece usare rubriche pronte, da riadattare dalla lingua ingle-
se, aggiornate anche su compiti che prevedano l’uso didattico di strumenti di-
gitali, un ampio archivio di grande interesse è reperibile al sito Kathy Schrock’s
rubric page.
Il consiglio d’uso per le rubriche di valutazione è infine quello di evitarne la
stampa cartacea e la compilazione manuale. È sicuramente più vantaggioso
riprodurre le rubriche in un modulo Google Forms o Microsoft One Drive per
ottenere, completata la compilazione interattiva, la produzione automatica di
tabelle riepilogative e istogrammi dei risultati. Inoltre, inviando le rubriche agli
studenti è possibile sollecitarne un’attività di autovalutazione che ne stimoli il
senso di responsabilità, l’autonomia di giudizio e la motivazione ad apprendere.
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