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23/04/23, 20:20 Appunti, tutte le lezioni - Fondamenti di conservazione dell'edilizia storica - a.

2) ANALISI DELLE TECNICHE COSTRUTTIVE E FENOMENI DI DEGRADO

Attualmente le nuove tecniche costruttive sono totalmente diverse dai vecchi metodi tradizionali, e si è quindi perso il
“saper fare empirico” caratteristico delle tecniche storiche del costruire.
Conoscere le caratteristiche di un elemento costruttivo storico permette la sua conservazione e il giusto intervento in
fase di restauro; lo studio delle tecniche costruttive permette quindi la conoscenza dei diversi approcci al restauro
(pratiche di manutenzione e intervento). La conoscenza dei materiali è fondamentale poiché materiali diversi
permettevano diverse modalità di costruzione e di utilizzo in cantiere
.
Storia del materiale del costruito
Disciplina che studia l‟esistente con diverse declinazioni e guardando attraverso campi disciplinari differenti in modo
da cogliere la completezza del oggetto architettonico, di come è cambiato nel tempo e dei suoi materiali, con un
occhio alla natura processuale.

Cultura materiale
di ogni gruppo sociale è la somma dell'insieme dei manufatti, delle pratiche messe in atto per produrli, scambiarli,
usarli, scartarli e dei possibili significati (simbolici, economici, religiosi ecc) a loro attribuiti.
Viene sempre accompagnata dalla cultura immateriale (idee, progetto, processo produttivo)

La conoscenza della cultura materiale e immateriale permette di occuparsi delle tecniche costruttive storiche
considerando motivazioni e metodi con cui le cose sono state fatte (la materia, il trasporto, le conoscenze disponibili, i
rapporti tra maestranze, la committenza).
Tutto ciò genera una ricerca interdisciplinare che permette di studiare l'oggetto architettonico.

Analisi ed intervento sull’edilizia storica


1. Le letture vanno effettuate sul „documento principe‟, ovvero l‟edificio stesso nella sua matericità
2. Bisogna sempre evidenziare e sottolineare le differenza e particolarità dell‟edificio, non riferendosi alla
casistica generale
3. Integrare metodi e tecnologie moderne e approcci e interpretazioni di tipo storico
4. Operare con l‟obbiettivo di una migliore e maggiore conservazione degli edifici
5. Urgenza di intervenire e conoscere un patrimonio storico-culturale in deperimento e che rischia di sparire

Strumenti e metodi per lo studio delle tecniche costruttive


1. Trattatistica_ riferimento importante per la conoscenza del modo di costruire, lontani dalla realtà dell‟edilizia
storica, in quanto scritti i da eruditi e non da chi effettivamente creava gli edifici. Affidabili per quanto
riguarda le regole auree ma poco specifici, bisogna
considerare le discrepanze tra i trattati e la pratica del mestiere effettuata sul campo e tramandata da maestri a
braccianti.
2. Manualistica_ ricchissimi di rilevi dell‟esistente con finalità didattiche, sono più orientati al “come costruire”,
non al “come è stato costruito”. Gli studi dell‟ottocento erano fatti per riprodurre, non per mantenere.
3. Manuali del recupero_ manuali declinati al restauro, con casi illustrati che presentano casi reali,
esemplificativi del metodo di costruzione storico con descrizione statica del bene in analisi. Non considerano
il su degrado nel tempo.
4. codici di pratica_ guida alla comprensione delle strutture storiche con suggerimento delle tecniche di
intervento, riferimento a situazioni particolari con raccolta di soluzioni conformi.
5. atlanti_ strumento di conoscenza delle tecniche costruttive tradizionali, con analisi dei fattori socio-economici
che provocano trasformazioni delle tecniche stesse.
6. guide o protocolli_ consigli operativi e indicazioni di carattere metodologico, non indicazioni su come
eseguire ma la filosofia di quale approccio e intervento seguire.
7. glossari_ utili per comprende i testi storici e identificare gli elementi indicati all‟interno.
8. documenti d‟archivio_ fonti indirette sulle tecniche e tipo di materiali usati-scelti, e per identificare la
terminologia usata. analisi di carattere storiografico
Inoltre dagli studi economici sul settore edilizio si possono ricavare informazioni sulla storia delle attività produttive,
sull‟infrastrutturazione e sul lavoro. Questi temi vengono affrontati inoltre con occhio diverso, sottolineando le
logiche che portano a costruire e lo sviluppo del processo costruttivo.

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2) LEGNO_

E‟ uno tra i più antichi materiali da costruzione ma essendo di origine organica difficilmente è arrivato fino ai giorni
nostri.
Le sue caratteristiche lo rendono ampiamente utilizzabile in diverse fasi della costruzione.

Caratteristiche
Presenta buona resistenza a flessione e trazione (meno in compressione), ed è utilizzato quindi per la costruzione di
solai e coperture. Essendo un materiale organico pero‟ puo‟ avere difetti (nodi ecc), è eterogeneo e anisotropo (la sua
resistenza varia in funzione della direzione delle fibre di cui è costituito) e si degrada nel tempo.
Per compensare queste carenza si ricorre al sovradimensionamento degli elementi e viene essiccato prima di venire
utilizzato essendo igroscopico, va comunque protetto da acqua e umidità.

Come è fatto?
Le cellule legnose di cui è costituito hanno sagoma allungata, più adatta al passaggio dei fluidi, organizzate in tessuti
orientati parallelamente all‟asse dell‟albero. Per il legname da costruzione sono interessanti i tessuti che svolgono
funzione meccanica, questi tessuti, le fibre, sono quelli che conferiscono al legno la sua resistenza ed elasticità

Latifoglie o conifere?
La maggior parte del legname usato come materiale da costruzione proviene da
latifoglie (castagno, faggio, frassino) e conifere (pino, larice, cipresso).E‟ importante definire le tipologie di legno nel
recupero dei materiali in restauro, la differenza principale tra le due essenze di legno consiste nei vasi linfatici, che
definiscono un diverso aspetto degli anelli di accrescimento.

Latifoglie_ usati in strutture di copertura di modeste dimensioni, avendo una lunghezza contenuta
nodi molto grandi, tronchi rastremati, crescita lenta
Conifere_ notevoli dimensioni del prodotto finale, permette il loro utilizzo in diverse parti della costruzione,
ma hanno un costo di trasporto del materiale elevato, dovuto alla presenza solo in aree montane.

Riconoscimento delle essenze legnose


La distinzione del legname posto in opera è molto difficile poiché nel tempo il materiale ha modificato notevolmente
il suo aspetto, ci si puo‟ basare su:
1. Colore_ gamma cromatica estremamente differente, ma difficilmente si mantiene nel tempo e non può essere
usato come parametro nell‟edilizia storica
2. Tessitura_ dimensione degli anelli
3. Fibratura_ direzione degli elementi cellulari,
4. Venatura

Legni duri o forti (elevata resistenza, fibre compatte, alcuni hanno fibre dense ma corte e discontinue):
- Quercia_ usata nelle zone di pianura e negli edifici di pregio per l‟orditura primaria, costoso per il difficile trasporto
e la lenta crescita
- Castagno_ poco utilizzato nell‟edilizia in quanto il castagno era più utile a livello alimentare, ha comunque buona
durata e lavorabilità, e buone caratteristiche di resistenza all‟acqua. E‟ però facilmente attaccabile da agenti
patogeni animali
- Olmo_ difficilmente reperibile, molto duro e pesante, in alcune zone usato per il monaco nella capriata per la sua
resistenza a compressione. E‟ resistente all‟acqua
- Noce_ usato molto nella falegnameria, limitato uso in edilizia a porte o teli di finestre.
- Olivo_ legname molto duro, uso esclusivo nella falegnameria
- Faggio_ legno duro ma lavorabile, usato per le parti tornite della fabbrica, alterabile dall‟umidità
- Larice_ conifera ampiamente utilizzata, forse il più utilizzato in edilizia sia in copertura che nei solai, proviene da
molte foreste dell‟arco alpino, ma è ampiamente utilizzato in diverse aree del territorio.
- Cipresso_ duro, compatto e incorruttibile, difficile reperirlo per la lenta crescita.
- Cedro del libano_ durezza e resistenza ai parassiti eccezionale.
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Legni dolci (utilizzati nelle armature, ponteggi, serramenti, meno per gli usi strutturali):
- Abete Bianco_ leggero, non resinoso, tenero e lavorabile, ampiamente diffuso, permette il suo utilizzo in
architettura grazie alle grandi dimensioni in lunghezza. Usato per tavolati. Non è molto resistente all‟acqua e al
tempo.
- Abete Rosso_ colore bianco e lucente, caratterizzato dalla presenza di canali resiniferi. Maggiore durabilità rispetto
all‟abete comune, utilizzato nelle coperture di 800 e 900 per orditura primaria e secondaria
- Pino_ notevolmente diffuso ed estremamente impiegato, alla notevole presenza di nodi consegue difficile
realizzazione di travi e tavole dritte, durevole ma vulnerabile a insetti
- Pioppo_ utilizzata soprattutto per porte e serramenti o orditura secondaria. E‟ un legno leggero con scarsa qualità di
resistenza e durata
- Tiglio e Pero_ facilmente lavorabili sono utilizzati in falegnameria per arredamenti e serramenti,
- Acero_ utilizzato per la realizzazione di tavolati
- Ontano_ ottima resistenza all‟acqua, poco durevole all‟aria, utilizzato per fondazioni e ponti

Legni fini (crescita molto lenta, fibre sottili e unite, la durezza li rende legnami molto usato in ebanisteria)
_bosso
_corniolo
_ciliegio

IL LEGNAME DA COSTRUZIONE
Caratteristiche diverse in base alla provenienza e alla crescita. Venivano svolte indagini sulla pianta prima di tagliarla
per capire le caratteristiche e valutarne l‟utilizzo. Le conoscenze empiriche che consentivano di capire le
caratteristiche della pianta.

Provenienza
 Boschi di pianura_ disboscati già dal „400 a favore di terreni agricoli. Sono principalmente di latifoglie, il
trasporto del legname avveniva via acqua, quindi la produzione avveniva vicino a zone con fiumi, la maggior
parte della legna estratta veniva usata come legna da ardere.
 Boschi di montagna_ di proprietà comunale erano tutelati con leggi riguardanti gli usi. Dal 1300 al 1700
arrivavano a Milano tramite i laghi e i fiumi, soprattutto dal lago Maggiore e dal Ticino. Il legno arrivava
anche dalla Svizzera ma con le limitazioni di dogana. Solo nel 1800 grazie al naviglio Martesana arriva a
Milano il legno della Valtellina.
A Bergamo e Brescia erano usati per l‟artigianato locale e non venivano trasportati a causa della mancanza di
vie fluviali. Per lo stesso motivo i legni provenienti dal Tirolo e dal Trentino erano usati maggiormente nelle
loro zone e non venivano importati.

Abbattimento
 Latifoglie_ il taglio avveniva in corrispondenza dei mesi invernali quando cioè non
avveniva la crescita.
 Resinose_ il taglio avveniva nel periodo estivo quando sono più ricche di resina e
quindi più resistenti.
Le piante da abbattere venivano segnate, abbattute e scortecciate, in base al tipo di legno.

Il taglio
A seconda del tipo di legno e degli usi locali venivano usati attrezzi diversi per il taglio e la lavorazione del legno
(accetta / zappino / segoneda / scure a lama larga / scure a lama stretta)

Anche il tipo di taglio varia a seconda del legno, dell‟utilizzo e degli usi locali.
(a-scure con 2 angoli opposti / b-scure con angolo ampio / c-sega con interposizione di cunei / d-sega con intaccatura
di direzione e tagli laterali con funzione di cerniera)

Metodi di trasporto
Il trasporto era il problema principale dell‟epoca e incideva molto sull‟uso del materiale e sul prezzo.
1. Calata dei tronchi_ Avveniva tra dicembre e febbraio, si facevano scivolare a valle i tronchi, legati con corde e
altre cose, in questo periodo il terreno era ghiacciato e migliorava lo scorrimento.

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2. Trasporto via acqua_ Fino all‟800 avveniva d‟inverno, poi durante tutto l‟anno. Il viaggio avveniva su baconi
e battelli appositi ed era costantemente monitorato. Questo sistema, anche se costoso permetteva di coprire
grandi distanze.
3. Trasporto via terra_ I tronchi venivano legati e trascinati con slitte o caricati su carri poi trascinati dai cavalli.
Questo metodo era il più capillare ma rendeva difficoltoso coprire lunghe distanze prima dell‟introduzione dei
mezzi a motore.

Lavorazione dei legnami


La lavorazione si svolgeva nelle bottega spesso situate vicino all‟acqua in modo da sfruttarla per il trasporto e la forza
cinetica
1. Scortecciatura_ nel bosco
2. Squadratura grossolana_ nel bosco
3. Squadratura definitiva_ iniziava in segheria ma il grosso del lavoro era fatto in cantiere.
4. Dimensionamento_ lavorazione che permetteva di avere una dimensione standard, utilizzabile per più funzioni
che pero‟ variava in base alle varie zone
5. Rifilatura
6. Creazione di fori

Diversi metodi di taglio in modo da ricavare assi con le prestazioni migliori per
l‟uso che se ne doveva fare.
1. Taglio radiale meno deformazioni
2. In parallelo
3. In quarti
4. Verticale semplice, implica grandi diversità all‟interno del materiale
5. Efg, modi per migliorare le prestazioni

Stagionatura_ momento fondamentale per avere una maggiore resistenza, veniva effettuata con l‟acqua era
indispensabile per espellere parassiti e altro.
Essiccazione_ processo di evaporazione dell‟acqua, richiedeva molto tempo anche anni.

Semilavorati_ prodotti commerciali con nomi legati alla produzione. Le dimensioni erano definite tramite grida e leggi
apposite. Le prescrizioni non venivano rispettate nell‟ architettura rurale.
 Travi
 Travetti
 Tavole o assi

Commerci_ venduti in dimensioni standard come definito nelle grida. Si acquistava direttamente dai commercianti o si
poteva affittare il bosco. A Milano in zona navigli troviamo dei magazzini/punti vendita appositi, il commercio era
florido e gli scambi avvenivano anche tra diverse città.
Il materiale veniva venduto al metro quadro ed era soggetto a dazi specifici

Sezioni di riquadratura:
 Sezione circolare
 Sezione rettangolare la sezione ottimale in costruzione
 Sezione quadrata

Ci sono diversi tipi di giunzioni e incastri tra le travi, non avvenivano tramite colle o metodi industriali ma venivano
fatti con incastri specifici. (calettatura, coda di rondine, ecc se vuoi vederteli tutti slide 57-58-59-60-61)
Erano giunzioni perfette e molto ben fatte, anche la giunzione di travi per solai e coperture con più pezzi erano fatto
tramite giunti.

Difetti del legno e degrado


Il degrado puo‟ avvenire sia dopo la posa in opera sia già sulla pianta
Difetti del legno osservati sulla pianta.
 Difetti morfologici del legno_ midollo non è al centro ma spostato poichè a causa del vento la pianta cresce
storta.
 Difetti di fibratura_ fibre non parallele ma elicoidali o intrecciate, comporta il taglio delle fibre durante la
preparazione dei pezzi e quindi una diminuzione delle proprietà meccaniche
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 Difetti degli anelli_ a causa del gelo si ha una separazione tra gli anelli di crescita, anche la presenza di resina
provoca discontinuità
 Lesioni o spaccature_ lesioni longitudinali o trasversali causate dal gelo, le lesioni vengono anche attaccati da
parassiti.
 Discontinuità nella tessitura_ perdita di continuità della tessitura.
La presenza di nodi è causa di discontinuità, l‟innesto dei rami causa
questi nodi, se il ramo era morto il nodo è mobile (si stacca) in
caso contrario è fisso. La quantità di nodi è inversamente
proporzionale alla qualità, una tavola di prima qualità ha 0 nodi,
tavola con nodi è di seconda qualità, una tavola con nodi staccabili
di terza qualità e non utilizzabile in edilizia.

Deformazione e alterazioni.
a. Restringimento perimetrale
b. Imbarcamento in cui si ha una deformazione dell‟elemento
c. Arcuatura
d. Falcatura
e. Svergolamento

Gli elementi si deformano in vari modi in base al tipo di taglio. Ad esempio all‟interno della
trave si aprono delle fessure al posto di deformarsi.
Si creano quindi delle fessure longitudinali da ritiro che a volte vengono coperte con altri
travi. Per evitare queste fessurazioni venivano accostate + tavole oppure si tagliavano le
travi.
In alcuni casi si toglieva il midollo e poi si riassemblava la trave invertita.

Degrado biologico
 Funghi_ molti tipi diversi, parassiti che si insediano nel legno vivo, saprofiti che lo fanno in quello morto.
Alcuni come i cromogeni producono una colorazione blu nerastra ma sono innocui, le carie invece attaccano
lignina e cellulosa alleggerendo e indebolendo il legno.
 Insetti Xilofagi_ mangiano il legno e ci vivono dentro, in forma di larve scavano il legno, con l‟aumentare del
numero e della grandezza dei fori aumenta la pericolosità del degrado.

4) COPERTURE LIGNEE IN LOMBARDIA

Nella storia le coperture sono sempre state bistrattate, questo perché non erano un elemento a vista e non avevano
funzione strutturale, spesso quindi si usavano tecniche e materiali meno costosi, preferendo sostituirle quando rovinate
piuttosto che conservarle. Questo sommato alla poca importanza che gli si dava negli studi di conservazione e alla loro
scarsa accessibilità per la manutenzione, ha fatto giungere fino a noi pochi esempi, sopravvissuti al tempo e ai
bombardamenti.
Si trovano informazioni sui manuali ma lo studio è più difficile rispetto ad altri elementi.

La copertura è costituita dalla struttura di copertura + il manto di copertura. Abbiamo diversi tipi di manti di copertura
nei vari periodi e luoghi, e anche quando viene utilizzato lo stesso materiale (legname, ferro, pietra) spesso viene usato
in odi diversi.

Artigiani e cantiere
Gli artigiani del legno addetti alla realizzazione delle coperture sono i carpentieri e i magistri a lignamine,
l‟organizzazione del cantiere comprendeva:
 Carpentieri, sono i principali esecutori di opere in legno. Specializzati nelle opere di carpenteria. Erano diversi
dai falegnami e dai conciatetto. In un cantiere il maestro carpentiere coordinava e guidava i collaboranti. Si
occupavano anche di realizzare i ponteggi, tagliavano i pezzi di legno e poi li segnavano per favorirne
l‟assemblaggio.
 Magistri, nascono con la nascita delle corporazioni e avevano lo stesso grado dei muraturi, nel 1500 diventano
una categoria a parte.
 Al gradino più basso troviamo i garzoni che erano comunque tra le maestranze più pagate.

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Il legname era di proprietà dei committenti o si affittavano boschi da cui estrarlo. Spesso il legname, ma anche i chiodi
e altro materiale erano di recupero.
I carpentieri realizzavano sia le strutture che i ponteggi Per l‟assemblaggio venivano segnati i pezzi di legno.

Strutture d copertura, terminologia


Falde_ superfici piane o inclinate del tetto
Linea di colmo_ Luogo di intersezione delle falde alla quota più elevate del tetto. In alcuni casi le falde si incontrano
tutte in un punto di colmo.
Linea di gronda_ linea che individua il bordo inferiore della falda, è il punto in cui in genere è ancorata la grondaia
mediante l‟inserimento di cicogne.
Displuvio_ spigolo creato dall‟intersezione di due falde che favorisce lo scolo dell‟acqua piovana
Impluvio_ Canale creato dall‟intersezione di due falde in cui è convogliata l‟acqua piovana

In Lombardia venivano realizzate a falde l‟inclinazione dipendeva dal clima e dall‟ esposizione, le tipologie
comprendevano tetti:
1. A una falda
2. A doppia falda
3. A falda
prolungata
4. A padiglione
5. A piramide
6. A ombrello
7. A mansarda
8. A botte
9. A cono

Le travi di copertura erano squadrate, a volte circolari con addirittura ancora la corteccia
in quanto le coperture erano poco curate e veniva usato il legno locale. Minor scelte e
raffinatezza del materiale rispetto ai solai.
 Orditura principale_ (armatura grossa) poggia su muri ho sostegni principali
 Orditura secondaria_ (armatura minuta) travetti
 Manto di copertura_ (coperto)
Esistono pero‟ molte nomenclature diverse

Orditura alla lombarda


La trave di colmo (colmegna) appoggia su capriate, puntoni o
archi in muratura che vanno a poggiarsi sulla muratura, alle
estremità abbiamo i dormienti (radici, banchine). L‟orditura
secondaria è costituita dalle terzere (correnti, arcarecci) e sopra
ancora abbiamo i travicelli (cantieri, refessi) e poi i listelli
(tempiali, correntini, cotichette, cantiretti) . I puntoni possono essere parte delle capriate o strutture a parte.

Orditura alla piemontese


I falsi puntoni (paradossi) poggiano sulla muratura, l‟orditura secondaria è costituita da
travicelli e poi i listelli costituiscono la travatura secondaria, poi si ha il manto di copertura.

Nodi punti critici delle coperture si hanno in corrispondenza dei cambiamenti di falda o in
altri punti particolari. Li si rinforzava con zeppe o cunei di legno

Capriata tecnica costruttiva di una certa raffinatezza. È una struttura reticolare particolare in quanto i carichi sono
appoggiati alle travi e non sui nodi. Resiste sia a trazione che a compressione. Nella capriata classica il monaco non
appoggia alla catena.
1. Semplice_ puntoni + catena

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2. Capriata con monaco_ importante il collegamento, non poggia mai sulla catena ma è rialzato con un elemento
in ferro.
3. Capriata semplice a nodo aperto, Le saette permettono di collegare il monaco con i due puntoni.
4. Capriata semplice a nodo chiuso, il monaco appoggia sulla catena e quindi si ha un sistema statico diverso.
5. Alla palladiana, raddoppio del puntone nella parte inferiore con 3 monaci e controcatena, diffusa a Venezia e
quindi nel bresciano/mantovano.
6. Pseudo capriate a cavalletto,
7. Capriata tridimensionale, si hanno dei saettoni che vanno a collegare la trave di colmo, funzione di
controventatura.
8. Casi particolari hanno una struttura riconducibile alla capriata ma cambiano gli elementi.

Elementi della capriata


Le connessioni sono il punto debole e vengono realizzati con incastri o con parti in metallo. Il legno di larice e di
quercia sono i migliori per le capriate.

Catena_ a volte viene inglobata nel solaio, a volte si trova un sistema particolare di fissaggio. Puo‟ anche essere
costituita da una trave composta.

Appoggi_ Studiati in modo da favorire il passaggio dell‟aria al fine di evitare eventuali marciscenze, possono essere
delle travi dormienti, dei mensoloni o dei veri e propri muretti di sostegno.

Incastri_ funzionano tramite l‟attrito tra il legno a volte rinforzati con parti metalliche. Il taglio obliquo è il più
favorevole per evitare lo scorrimento. I gattelli e altri elementi lignei aiutano nella tenuta dei nodi e impediscono in
alcuni casi lo scivolamento fino a valle dell‟elemento. Il nodo superiore è risolto solitamente facendo appoggiare la
trave di colmo sul monaco su cui battono anche i puntoni. La staticità migliora in presenza del monaco, quando questo
manca, i puntoni sono collegati tra di loro.
Il nodo catena puntone è particolarmente importante in quanto il puntone non deve scivolare via dalla catena per
questo si utilizzano dei rinforzi metallici come staffe o reggette. Anche elementi provvisori che poi diventano
definitivi come i puntelli sono utili per la stabilità.

Piano di appoggio per il manto


 Manto di tavole
 Pianellato
 Piano di canne, raro
 Orditura di correntini o listelli orizzontali, ottima soluzione per tutte le coperture areate, quindi risulta un
sottotetto molto areato.

Manto di copertura

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Si dividono tra coperture di spessore, che sfruttano un massetto per non fare entrare l‟acqua (es le coperture piane) e
coperture che smaltiscono che fanno scorrere l‟acqua verso il basso.
 Manto in paglia_ copertura che ha bisogno di un‟assidua manutenzione.
 Manto con scandole lignee_ gli elementi venivano curati con attenzione, ad esempio ruotandoli di 90 e poi
180 gradi per farli durare di più, se rovinati venivano sostituiti
 Manto in terra_ lo strato di terra funge anche da isolante
 Manto con piode in pietra_ varia molto da zona a zona, in Valcamonica le beole sono piccole e spesse=>
pendenza notevole e orditura robusta, nel comasco le lastre in pietra di Moltrasio hanno spessori ridotti e
pendenze minori, in Val Malenco le pietre molto sottil permettono pendenze molto limitate.
 Manto in coppi_ la pendenza è fondamenta per lo scorrimento, si ha una sovrapposizione di coppi che
permettono lo scorrimento. Manto di coppi ed embrici, al posto del sottocoppo si ha un elemento liscio.
 Manti in elementi metallici.

Pratiche manutentive vanno svolte regolarmente poiché soggette a degrado a causa di intemperie e altri agenti. La
copertura necessita infatti di attenta manutenzione in modo da evitare la marciscenza del legno ed il conseguente
degrado dell‟edifico.
Metodi di intervento
 Fittonatura_ inserimento di ulteriori elementi di sostegno
 Incalmo_ sostituzione di parte dell‟elemento
 Aggiunta di stampelli o puntelli
 Aggiunta di staffature o altri elementi di connessione di ferro

I sistemi di copertura negli ambienti rurali


In queste zone vige la legge del west, occhio per occhio, dente per dente. Proprio per questo l‟ottimizzazione delle
risorse è una costante. Spesso non abbiamo capriate ma semplici elementi lignei poco lavorati.

Spesso i materiali che si trovano in loco vengono sfruttati come risorsa, si cerca di limitare al massimo l‟importazione,
in base ai diversi materiali reperibili in loco si sviluppano diversi tipi costruttivi.
Tecniche costruttive delle pianure sono molti diverse da quelle dell‟arco alpino.
Esempi di coperture lignee Lombarde

 Cascina Caldera_ Milano, la capriata ha una caldera (un saettone di


controventatura) sotto abbiamo un egregio sistema ad incastro
(un‟incavallaura)

 Valle Intelvi_ Valle ad ovest del lago di Como, è un esempio di


architettura delle valli alpine, costruita con conoscenze empiriche
tramandate dalle vare generazioni e con materiali reperiti in loco.
Ci sono piccoli edifici che non necessitano di capriate, spesso i legni
non sono tagliati ne scortecciati, e a volte non abbiamo una listellatura
ma de semplici rami, che consentivano una grande areazione.
Quando la capriata è presente è molto semplice, con sistemi di incastri
elementari o semplici chiodature.
Il manto di copertura, come spesso avviene in montagna è in piode.
Le falde, se sono due sono asimmetriche, il nodo di gronda è risolto in due modi, piode
appoggiate direttamente sulla muratura o piode poggiate sul manto di
copertura. Spesso si trovavano dei rifacimenti centrali in tegole e il
contorno in piode, poichè in caso di rifacimenti sostituire le piode
perimetrali è difficilissimo.
Nel colmo una falda sormonta l‟altra in base ai venti e ad altri fattori,
le piode sono più piccole in alto e si allargano andando verso la
gronda. In aree limitate ritroviamo dei manti in coppo grazie alla
presenza di argilla.
Un tipo molto particolare di edificio sono le NEVERE piccoli edifici in cui si conservava o il ghiaccio o la
neve, erano posizionate in zone di ombra, venivano usate per conservare latte e formaggi. Si hanno coperture

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ha 1 o 2 falde, con capriate molto elementari o delle false volte dove gli elementi lapidei sporgendo verso
l‟interno si sovrappongono e chiudono la struttura.

 Val d‟Albano_ (CO) coperture in paglia, struttura molto pendente in modo da far scorrere l‟acqua, spessore
molto ampio in modo da non farla penetrare. Queste coperture erano usate prevalentemente per stalle e fienili.
Spesso troviamo elementi lignei per bloccare la paglia, il costo era irrilevante e il materiale era presente
ovunque ma richiedeva una costante manutenzione.
 Valchiavenna-Valtellina_ caratterizzata dalla presenza di manti lapidei. Struttura in legno e manto in piode,
con differenze in base al materiale lapideo disponibile (valchiavenna meno spesso piu‟ leggero, meno
inclinato). Elementi lignei sovrapposti vanno a definire il timpano dell‟edificio.
 Palazzo Natta Como_ pianta molto complessa dovuta all‟annessione in tempi diversi dei corpi di fabbrica, le
coperture rappresentano bene la complessità dell‟edificio. La gran parte è in coppi marsigliesi e piode e una
parte è in eternit. In uno dei corpi le coperture sono fatte con elementi di recupero mentre le capriate sono ben
fatte. Le catene presentano un decoro nella parte superiore indice di riutilizzo del materiale ligneo.
In un altro corpo si hanno elementi molto più grossolani. Nella corte all‟interno del palazzo si trovano pseudo
capriate come copertura. Ci sono elementi in ferro, alcuni di questi sono per le gronde fatte a mano, altri
elementi sono per connettere.
La facciata è unitaria perché pur variando il periodo e la tecnica costruttiva si è voluto mantenere il disegno
della facciata. Attualmente ospita il palazzo di giustizia. (vuoi le foto? Vattele a vedere! Slide da 101 a 108)
 Palazzo Silvia Persichelli_ Cremona, anche questo è un frankenstein con accorpamento di varie parti. Di
nuovo la copertura è molto varia la copertura è in cannucciato, le capriate sono state rinforzate con puntelli.
Notevole quantità di carpenteria metallica. Troviamo anche capriate affiancate legate da elementi metallici,
tipicamente fascette. Sono state rilevate 7 lavorazione differenti.
 Castello di Masnago_ Varese, quadrilatero con l‟aggiunta di corpi successivi, capriate lignee di notevole
dimensioni (12 metri), prima capriate piccole poi allungate, 2 elementi diversi, la catena viene allungata e
unita ad un nuovo pezzo, le capriate poggiano su mensole lignee. Elementi in ferro e metallo che vanno ad
unire gli elementi ad U.

5) MATERIALI LAPIDEI

I materiali lapidei sono sempre state usati come materiale da costruzione per la loro larga diffusione e per le loro
grandi qualità. Si dividono in:
 Materiali lapidei naturali_ pietre, sono frammenti di rocce di dimensione variabile e forma più o meno
regolare utilizzati in edilizia dopo aver subito lavorazioni superficili come il taglio o la lucidatura.
 Materiali lapidei artificiali (ceramici, malte, stucchi, intonaci), il materiale subisce una serie di lavorazioni per
averne uno diverso.

Minerali
Il minerale è un corpo naturale, per lo più solido ed inorganico, omogeneo dal punto di vista chimico e fisico, in quella
condizione stabile, anisotropa dello stato solido che è lo stato cristallino
Le proprietà fisiche di un minerale ne permettono il riconoscimento in quanto caratteristiche peculiari di ciascuno. Si
dividono tra proprieta:
 Ottiche (rifrangenza, indice di rifrazione, pleocroismo, colore d‟interferenza ecc)
 Scalari (colore, densità, dimensione, peso specifico, calore specifico, punto di fusione ecc)
 Vettoriali (sforzo, deformazione, elasticità, plasticità, fragilità, durezza, tenacità)

Roccia
Associazione naturale costituita da un aggregato mono o polimineralico che rappresenta il risultato di un processo
geologico.
Nelle rocce sono presenti:
 CARBONATI, presenti soprattutto in quelle sedimentarie.
 SOLFATI, derivano dall‟evaporazione di rocce marine e lacustri-> da queste si ricava il gesso.
 SILICATO, costituisce la maggior parete della crosta terrestre.
La pietra è la roccia posta in opera, denominazione della roccia in architettura.
Caratteristiche fondamentali:

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 Struttura_ conformazione dei singoli minerali che compongono la roccia. Ad esempio il calcare di Viggiù ha
una struttura olitica, il marmo di carrara ha una struttura granulo-plastica. Sono entrambi costituiti da calcite
ma la diversa struttura comporta grandi differenze nell‟aspetto e nella lavorazione dei due materiali.
 Tessitura_ disposizione su larga scala dei componenti nello spazio, caratteristica del materiale lapideo in scala
geologica.
 Composizione_ molto importante per la conoscenza e la classificazione, le principali sono le solfatiche,
costituite da gesso, le carbonatiche, costituite fondamentalmente da calcio e le silicatiche, tanto silicio fanno
parte delle rocce magmatiche
La definizione commerciale, divide le pietre in marmo (tutte quelle rocce carbonatiche lucidabili), granito (pietre
silicatiche lucidabili con superficie compatta e struttura cristallina visibile), travertino (calcare di origine chimica
lucidabile) e pietra (tutte quelle rocce non lucidabili che si dividono tra più o meno lavorabili in base alla durezza).

Ci sono diversi tipi di classificazioni


Classificazione in base alla genesi, è la classificazione fondamentale, da questo dipendono molte caratteristiche di
lavorabilità:
 Magmatiche
 Sedimentarie
 Metamorfiche

Rocci magmatiche
Rocce formatesi in seguito alla cristallizzazione del magma, si dividono a loro volta in rocce intrusive (o plutoniche) e
rocce estrusive (o vulcaniche).
Le prime hanno una struttura olocristallina e una tessitura omogenea granulare e compatta, alcuni esempi sono i
graniti, le dioriti, i gabbri e le sieniti, le altre hanno struttura vitrofirica e una tessitura che presenta vacuoli ed elementi
sferoidali, alcuni esempi son i porfidi, le andesiti, i basalti e le trachiti.
Rocce magmatiche in Lombardia:
 Granito rosa di Baveno_ grazie alle caratteristiche del materiale è possibile impiegarlo per
elementi di grosse dimensioni. Lo si trovava in diverse città, dopo la metà dell‟800 vien usato
per le finiture,
 Granito bianco di Montorfano_ ricavato nella zona lacustre bianco puntinato di nero,
 Ghiandone e serizzo = ghiande bianche all‟interno ed è puntinato di grigio e bianco, mente il serizzo è formato
da quarzo e diorite, e spesso s ricavava da massi erratici

Rocce sedimentarie
Derivate da un degrado chimico fisico di rocce preesistenti, costituite da sedimenti che
provengono dalla disgregazione di altre rocce, si formano in quattro fasi:
1. _alterazione delle rocce preesistenti
2. _trasporto, avviene in seguito a eventi geologici, determina una diversa “rifinitura” degli elementi.
3. Deposizione_ la sedimentazione avviene per strati successivi. Possiamo avere diversi tipi di sedimentazione:
meccanica, chimica e biochimica. Nel processo sedimentario non si hanno temperature che raggiungono i 200
gradi.
4. Formazione della roccia dovuta alla pressione esercitata da altri sedimenti che schiacciano (litificazione dei
sedimenti)

Si dividono tra le rocce detritiche o classiche, come i conglomerati, le arenarie, le argille e i tufi e le rocce di
precipitazione chimica o biochimica, come i calcari, le dolomie e le evaporiti

Rocce sedimentarie nell‟architettura Lombarda, ogni area ha il suo ceppo:


 Ceppo del Lambro_ forato da ciottoli, affiora lungo il fiume
 Ceppo del Brembo_ fatto da ciottoli su sfondo giallastro, prevalentemente arriva
dall‟area di Trezzo e Brembate. Ceppo rustico, ceppo mezzano e ceppo gentile. Aveva
un largo impiego per teatri anfiteatri, poi si ha una diminuzione nell‟uso ma poi si ha
un ritorno.

 Pietra Molera, arenaria di Malnate_ colore grigio bluastro ed affiora nella fascia pedemontana, molti
edifici vengono fatti con questo materiale, soprattutto per elementi specifici.

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 Pietra di Viggiù e di Saltrio_ estrazione spesso in gallerie usata ampiamente nella zona di Milano
anche. Ottimo trasporto via acqua.
 Calcare nero di Varenna_ ottimo impiego lucidata da grigia diventa nera con
striature bianche, è impossibile da identificare a volte in quanto è molto simile a
pietre bergamasche.

 Pietre di Arzo_ Rosso di Arzo colore rosso con finiture bianche, lavorabile e
molto lucidabile, impiegato per facciate o pavimentazioni. Broccatello, colore
rosso violaceo con venature bianche usato per balaustre acquasantiere ha una
ottima lavorabilità. Macchiavecchia impiego uguale al precedente ma e
rosso/marroncina con diverse cromie.
 Pietra di Moltrasio_ usato nella città di Moltrasio
 Calcare di Botticino_ costituito da calcite, affiora nella fascia collinare a nord di Brescia e si usa in
molte architetture del luogo ma è stato usato anche in altri luoghi come a Roma.
 Pietra Molera_ roccia che viene usata nella zona lecchese/brianza, proveniva da lecco. Scarsa
durevolezza del materiale una volta messo in opera.
 Pietra di Angera_ colore rosa giallo bianco che varia in base alla cava, sponda orientale del lago
maggiore.

Rocce metamorfiche
Rocce che hanno subito modificazioni nella composizione mineralogica o nella struttura e nella tessitura in seguito a
mutamenti di temperatura e pressione, non si hanno elementi chimici diversi dalla roccia originaria ma solo delle
aggiunte. Possono essere di vario tipo.
Fattori di metamorfismo
 Gradiente geotermico
 Pressione di carico
 Pressione orientata
 Pressione della fase fluida
Tessitura:
 Scistosa, disposizione
 Massiccia, granuli senza un‟orientazione articolare
 Zonata, caratterizzata da bande e are di strutture e colori differenti
 Occhiadina, grossi noduli chiari con bande scure attorno
In base alla roccia originaria si hanno diversi di rocce metamorfiche. La più conosciuta e utilizzata è il marmo,
contiene diversi materiali lapidei, sono abbondanti nell‟appennino toscano (marmo di carrara), ha un colore
variabile (bianco, rosa, giallo,….) in base al luogo. Altra roccia è la serpentite ha un colore verde con pallini neri,
è diffusa nelle valli lombarde e nel nord in generale.
Rocce metamorfiche nell‟architettura lombarda:
 Marmo di Mussi_ ottima compattezza, calcite in prevalenza, usato molto a Como ma in generale usato molto
in Lombardia fin dall‟antichità, recentemente solo come rivestimento.
 Marmo di Candoglia_ colore rosa giallo grigio con venature nere, ottima compattezza, duro. Alcune cave sono
ancora attive in quanto servono per la realizzazione del Duomo, il materiale arrivava via acqua.
 Serpentinite della Valmalenco_ roccia verde proveniente dalla Valmalenco. Usata localmente per la copertura
degli edifici, piode sottili

Materiali lapidei in architettura


a seconda del tipo di roccia e dell‟impiego si ha una diversa nomenclatura:
 Pietra grezza o concia_ pietra grossolanamente lavorata, viene usata per murature ordinarie
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 Pietra da taglio_ usata per murature speciali per la sua superficie liscia e ben squadrate
 Lastre non lucidate né scolpite_ quando si hanno 2 dimensioni che prevalgono sulla terza. Viene usata per
pavimenti, scale, rivestimenti.
Fattori che condizionano l‟uso delle pietre in architettura:
 Fattore geologico, modalità di estrazione, dimensione della cava, tipo di affioramento
 Fattore petrografico, caratteristiche della roccia come chimiche, fisiche, colore, uniformità, durabilità, uso,
lavorabilità (migliore nelle rocce tenere, nelle rocce compatte è più difficile).
 Fattore economico, è dato dal costo della cava dalla “fortuna” che si ha nella ricerca del materiale e dal costo
di cantiere e trasporto.
 Fattore estetico, importante per vedere in che ambito utilizzarlo, pavimenti facciate ecc
Caratteristiche dei materiali lapidei:
 Durezza_ (resistenza alla scalfitura) maggiore durezza comporta scarsa lavorabilità, si misura con la scala
Mohs
 Tenacità_ resistenza all‟urto
 Resistenza a compressione_ dipende dal verso in alcuni casi in base alla conformazione in un verso è molto
resistente mentre nell‟altro si sfoglia.
 Resistenza a trazione_ resistenza alle forze che smembrano il materiale.
 Divisibilità_ possibilità di lavorare una roccia in modo differente.
 Lucidabilità_ non tutte le rocce sono lucidabili, tramite abrasione si rendono lucide.
 Peso specifico apparente_ pietra allo stato naturale
 Peso specifico assoluto_ pietra in polvere
 Grado di compattezza
 Dilatazione che subisce il materiale sottoposto a calore
 Conducibilità termica
 Resistenza ad alta temperature

Coltivazione delle cave


Lo strato superficiale (cappellaccio) deve essere eliminato in quanto è alterato e non può essere usato in architettura.
La profondità dipende dalle caratteristiche del sito. Prima però bisognava cercare la cava idonea da aprire, che avesse
sostenibilità economica.
Ci sono diversi tipi di cave in base alla coltivazione:
 Cave a gradoni_ giacimenti a mezza costa sui rilievi, mangiano la montagna e restano visibili.
 Cave a fossa_ tipiche della pianura e si ha un abbassamento graduale del suolo con trincee scavate in
successione.
 Cave in galleria_ realizzata in sotterraneo, tipica delle miniere/gallerie, grossi pilastri che tengono il terreno
soprastante e poi si estrae il materiale.
Inizialmente la pietra veniva tagliata a mano, si tagliavano le rocce a prisma, cercando di sprecare meno materiale
possibile: Si poneva attenzione a sfruttare discontinuità o altro, poi venivano fatti dei solchi intorno al blocco in modo
da causarne il distacco.
In alcuni posti i le cave si abbandonano lasciando del materiale lapideo inutilizzato.
Inizialmente gli attrezzi per l‟estrazione erano dei cunei che venivano battuti nella pietra fino a romperla.
Grande innovazione è stata l‟introduzione del filo elicoidale, fili fissati nella cava che per sfregamento, con acqua e
sabbia, tagliavano le rocce. L‟evoluzione è il filo diamantato che ha un maggior potere di taglio.

Trasporto
Il peso incideva molto. Avveniva o via terra o acqua. Metodo più semplice era la caduta libera poi si evolve con la
lizzatura (strade inclinate dove il materiale veniva fatto scendere con delle slitte e un sistema di corde) Via terra
veniva trasportato con animali, via acqua invece era più economico e permetteva di coprire maggiori distanze

Lavorazione delle pietre


 Lavorazione a spacco
 Sbozzatura
 Squadratura
Non è possibile risalire allo strumento utilizzato guardando i materiali già finiti in quanto le ultime lavorazioni fanno
sparire la lavorazione iniziale, per capirlo si devono guardare i materiali abbandonati in cava:
 Percussione diretta (o lanciata)_ si usa la martellina, un martello con piccole punte che lascia delle solcature
sulla roccia. La bocciarda invece lascia la superficie puntinata. Ascia
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 Percussione indiretta_ vengono usate punti e scalpelli che vengono battuti e a loro volta battono sul materiale,
gli scalpelli avevano diverse forme e dimensioni in base all‟uso.
Le rocce molto scistose permettono di avere delle rocce perfettamente lisce già dalla prima lavorazione.
La fase successiva è la sbozzatura, era affidata a delle figure storiche, gli sbozzatori.
La squadratura è un processo che permette di avere dei profili quadrati/rettangolari molto precisi, lavoro che occupa
molto tempo 6/7 ore a concio, fatto da maestranze specializzate.
Arrotatura, toglie le impurità
Levigatura e infine la lucidatura (solo per rocce coese e uniformi).

Prodotti della lavorazione


 Blocchi (rocce non scissione e non stratificate, dove non ho stratificazioni) di grandi dimensioni,
 Blocchi di piccole dimensioni (rocce sedimentarie),
 Blocchi di piccole dimensioni per elementi decorativi di ornamentazione,
 Lastre di vario spessore, lastre di grande estensione
 Lastre di grandi dimensioni.
 Lastre di grande estensione

I segni dei lapicidi erano dei segni di utilità, forniscono indicazioni di cantiere, per la messa in opera del materiale e
segni d‟identità (firma dello scalpelliere)
Le modanature e le sculture venivano realizzate come la squadratura ma con elementi e tecniche differenti.
La messa in opera richiedeva l‟uso di macchinari, corde per lo spostamento del concio, olivelle e tenaglie.

6) SOLAI PIANI
Orditure di elementi di varie dimensioni che formano le strutture portanti orizzontali all'interno di un edificio.
I solai piani si dividono in:
-solai lignei
-solai in pietra
-solai in ferro e laterizio

Solai in pietra
I solai in pietra sono stati usati raramente
nell‟edilizia storica.
Principalmente si ha testimonianza di ambienti
scanditi da una serie di fitti pilastri e coperti da
solai piccoli (es: Atene_tempio di Athena Nike
427 a.C.).
I solai hanno dimensioni al massimo di 2-3m, perché la pietra non ha buona resistenza a flessione ed è difficile
ricavarne lastre di grosse dimensioni da disporre orizzontalmente.

Solai lignei
Il solaio ligneo è il più diffuso nell'edilizia storica, per la facile reperibilità degli elementi e per la capacità di resistere
a flessione, nonché coprire grandi luci.
I solai lignei venivano realizzati per lo più in legno di larice, quercia, abete e castagno, ma le possibilità sono molto
più ampie e dipendono anche dalla zona.
Gli elementi del solaio:
 Travi_ elementi della struttura primaria portante
 Travicelli/travetti _ piccola orditura o orditura secondaria su cui poggia il tavolato
 Tavole_ assi usate nella formazione del tavolato. Sul tavolato è eventualmente posta la pavimentazione del piano
sovrastante.

I solai che riscontriamo nell'edilizia storica


sono di due tipi:

Orditura semplice_
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Solaio composto da travi di sezione media che vanno da muro a muro su cui poggia direttamente il tavolato. Si trova per
luci anche abbastanza consistenti, l'interasse degli elementi deve essere abbastanza contenuto, mentre la lunghezza può
essere anche molto estesa. E' il tipo di orizzontamento più semplice, copre luci dai 2 ai 4m e l'interasse varia tra i 20-50cm,
gli elementi dell'orditura principale rientrano nella muratura di 15-20cm.
Si trova nelle aree ricche di legname perché sono necessari elementi delle dimensioni di 18 cm di altezza e 8/12 cm di
larghezza, disposti a distanza ravvicinata. Sull'estradosso viene direttamente fissato il tavolato, che è solitamente
ortogonale alle travi (nell'edilizia veneziana si trova tavolato parallelo alle travi). L'impalcato è costituito da listoni in
castagno o conifera, dello spessore di 2-3cm. Al di sopra del tavolato è presente una caldana, eventuale malta di
allettamento e la pavimentazione. Solai di questo tipo si trovano nei palazzi ma più frequentemente nell'edilizia rurale. I
solai a orditura semplice nei palazzi presentano elementi squadrati e decorati, nell'edilizia rurale diffusa gli elementi spesso
sono solo scortecciati e non squadrati, ma la faccia superiore è sempre resa piana
per garantire la posa del manto.

Orditura doppia o composta_


Costituita da due ordini di travatura, una trave principale, che rientra nella
muratura di 25-30cm, a cui si appoggia un‟orditura secondaria di travicelli sui
quali si ripete poi stesso pacchetto applicato nel solaio semplice. Le travi
principali (o travi rompitratta) sono di grosse dimensioni (50-60cm di diametro
se circolari, 80cm di altezza per quelle quadrate) con interasse intorno ai 3m.
Sopra di esse sono poggiati i travicelli, di sezione minore, che possono essere
posti testa a testa (la testa del travetto si incontra a metà della trave principale) o
sfalsati (per garantire un miglior appoggio); il posizionamento sfalsato si usava
soprattutto nelle residenze di pregio dove il soffitto era a vista. A volte l'orditura
principale non è costituita da un'unica trave ma da due elementi accostati, fissati
e nascosti, una soluzione criticata dai trattatisti perché era impossibile osservare
il degrado dell'elemento. Le travi principali oltre a costituire il piano d'appoggio
hanno la funzione di legare le murature, perciò in alcuni casi si trovano dei
bolzoni che legano i due elementi. Nei solai che richiedevano un certo pregio l'orditura secondaria è incassata in quella
principale, ma così diminuisce la sezione resistente della trave principale e diminuisce lo spessore del solaio.

Casi particolari di orditura composta (con obiettivo di coprire grandi luci)


- elementi posti in diagonale che creano una maglia che copre la struttura
- solaio “alla serlio”: i travetti sono lunghi 2/3 rispetto alle dimensioni dell'ambiente
da coprire

Un punto delicato nei solai lignei è l'appoggio trave-muratura; sono necessari


accorgimenti per evitare lesioni al di sotto del punto di appoggio, per migliorare il
sistema di connessione:
 innesto diretto_ bisogna lasciare areata la testa della trave per evitare la
marciscenza
 mensole in pietra o laterizi_ il solaio è appoggiato su un dormiente appoggiato su mensole
 risega della muratura_ il dormiente si interpone tra solaio e muratura distribuendo meglio gli sforzi, poggia su una
risega della muratura ottenuta con lo sfasamento dei mattoni (v. immagine) innesto
 dormiente_ è un elemento ligneo parallelo alla muratura su cui appoggiano le
travi del solaio, permette di evitare i problemi di alloggiamento della trave
all'interno della muratura
 peducci_ elementi in pietra o legno o altro materiale su cui poggia la trave,
possono anche essere sagomati e decorati e quindi essere un elemento
decorativo
 puntelli_ hanno la funzione di migliorare la connessione con la muratura e di
diminuire la luce minima di inflessione della trave; la luce non va più da mensola
muratura a muratura ma da puntello a puntello. Nella fruizione dell'ambiente è
abbastanza fastidioso, una soluzione molto frequente è quella del solaio ligneo
controvoltato, in cui delle volte leggere in legno appese al solaio coprono solaio
e puntello.

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Esempi di lesioni tipiche che si possono riscontrare al di sotto dell'innesto della trave, per via dell'intensità del carico
puntuale sulla murature, sono crepe e perdita dell'intonaco. Vi sono alcune soluzioni che permettono evitare che si
verifichino tali danni.
- inserimento di mattoni su cui poggia la trave, permettono di distribuire il carico non risiega
più puntualmente ma su una superficie più ampia.
- elemento in legno che può fuoriuscire a sbalzo dalla muratura in modo da aumentare
la superficie di appoggio della trave.

Non sempre la dimensione del solaio deriva dalla lunghezza del fusto dell'albero da cui
la trave è ricavata: soluzione diffusa era quella della trave composta: lo spessore della
trave viene ottenuto con la sovrapposizione e l'accostamento di più elementi incastrati dormiente
in maniera perfetta, da cui deriva la resistenza della trave. Gli attacchi sono invisibili a
occhio nudo e si confondono con le venature del legno.
Un altro modo per aumentare la resistenza della trave è l'affiancamento di più
elementi resi solidali tra loro. Spesso venivano coperte da tavolati in modo che
sembrassero una trave unica, a discapito tuttavia dell‟impossibilità di ispezionare.

Legamenti e connessioni
 chiodature_ rappresenta la maggior parte del legame fra gli elementi
 staffature_ si trovano quando ci sono elementi di rinforzo
puntlli
 incastri

Il tavolato_
All'estradosso dei travicelli si trova il tavolato ligneo su cui poi viene posato il manto di copertura. Il tavolato era
costituito da tavole semplicemente affiancate o incastrate, con un minimo di tre chiodi; i travicelli per avere il minor
scarto possibile tra le giunzioni dovevano essere posti ad una distanza di 50 cm. La caldana era realizzata con
semplice terra o terra e calce, quindi spesso tra le tavole c'erano dei regoli che chiudevano gli interstizi ed impedivano
che la terra cadesse.
Il tavolato poteva anche essere realizzato in pianelli di cotto: formelle in terracotta spesso
decorate o dipinte, usati principalmente nei luoghi di maggior reperibilità del materiale.

Solaio a graticcio_
Orditura in legno di castagno con maglia di materiale ligneo o vegetale. Usato in stalle,
fienili o nei metati, dove venivano conservate le castagne; in questi caso venivano lasciati
degli spazi nella maglia per permettere al fumo di salire negli ambienti superiori e così graticcio
essiccare il raccolto.

Orditura semplice/doppia in assito in legno con interposizione di malta_


Le travi dell'assito sono trapezoidali in sezione, il vuoto che creano viene riempito in malta.
Nella malta venivano annegati anche elementi lapidei o laterizi. La distanza tra i travetti è
molto limitata (10-15cm) per impedire la caduta del materiale. Si trova in casi sporadici
(Chiavenna e Valle Intelvi), soprattutto in corrispondenza di passaggi coperti.

Caldana_
Strato steso al di sopra dei travicelli con funzione di regolarizzare il piano per la
solaio con interposizione di malta
successiva posa della finitura, di isolamento termico e acustico. E‟costituito da sola terra
o da terra con l‟aggiunta di una sorta di malta che presenta detriti e grassello di calce. Lo
spessore dello strato è di 10cm (fino a 50-60cm nel "terrazzo alla veneziana).

Solaio con regolo_

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Il regolo è un elemento di forma trapezoidale, situato sui travicelli, che serviva a coprire i punti di giunzione del
tavolato e impedire la caduta di polvere o altro materiale. La posa veniva realizzata per incastro una volta previsto il
posizionamento del tavolato sovrastante.

Solaio a regolo di convento_


Si tratta si un solaio a regolo nel quale vengono applicate delle soluzioni
decorative per nascondere le irregolarità. Il risultato è un solaio di particolare
pregio, ricco di decorazione nel quale si utilizzano materiali di alta qualità.

Elementi che caratterizzano il solaio a regolo di convento:


- regolo_ tavoletta di piccole dimensioni posta tra travicello e tavolato, dove
convergono due tavole affiancate, per nascondere il punto di giunzione tra esse. La
dimensione è generalmente standard e possono in qualche caso fungere da
elemento decorativo.

- contro regoli_ elementi lignei ortogonali ai regoli, coprono la giunzione tra tavola e travetto, formano una specie di
solaio a cassettoni.
- fascia_ finitura posta tra i travicelli per coprire la trave sul muro, raccorda il solaio alla muratura
- bussola_ elemento disposto a 45° che copre il dislivello/vuoto che si crea nel solaio a orditura doppia tra l‟orditura
principale e quella secondaria. Tra la bussola e la trave c'è il bastone, elemento che raccorda il piano del soffitto con la
quota della trave e nasconde la differenza di quota tra il solaio e la trave principale.

La decorazione degli elementi lignei che compongono il solaio veniva eseguita in opera o prima della posa dei
materiali. A testimonianza di ciò vi è il fatto che le travi sono interamente decorate, anche nelle zone che dopo la posa
non sono più raggiungibili.

Solaio a lacunari_
Particolare tipologia di solaio a regolo nel quale vengono aggiunti elementi lignei aggiuntivi
con l‟obiettivo di camuffare quelli portanti. Non si ha dunque più la percezione di quali siano
effettivvamente elementi portanti e quali solamente decorativi.

Solaio alla veneziana_


Nella città di Venezia si è dovuto studiare un modo per realizzare strutture che si adattino al terreno poco stabile della
laguna. Le soluzioni applicate fanno in modo che la struttura permetta gli stessi movimenti
del terrreno. Il solaio è appoggiato su dei dormienti "reme" che fungono da cordoli sopra
le murature, su cui appoggia un solaio a orditura semplice composto da travi rettangolari
che variano da 12 x 18 cm a 15 x 20 cm con una luce di 4/7 m. Il tavolato può essere sia
ortogonale che parallelo ai travetti.

Elementi decorativi che nascondono e regolarizzano le irregolarità insite nel materiale:


semplici elementi lignei che nascondono gli spigoli e le giunzioni oppure fodere che ricoprono completamente la
trave.

SOLAI IN FERRO E LATERIZI


Nell'edilizia storica recente sono presenti solai composti da travi
profilate in acciaio tra le quali vengono inserite voltine o volterranee.

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SOFFITTI
Spesso il solaio coincide con il soffitto, altre volte il solaio è nascosto da un controsoffitto.
 integrati_ soffitti integrati nello spessore del solaio che nascondono il vuoto tra le travi
dell'orditura.
 controsoffitti a cassettoni o lacunari_ soffitti agganciati al solaio che ne nascondono la vera
orditura. SI possono riscontrare casi in cui l'elemento del solaio diventa decorativo e quindi lo stesso solaio è un
solaio a lacunari o cassettoni, oppure vi sono casi in cui il
controsoffitto a cassettoni o lacunari si aggancia al solaio
con sola funzione decorativa.
 tavolato piano_ è la soluzione più diffusa nell'edilizia semplice, si tratta di elementi in legno o in canna (soffitto
incannucciato) fissati alle travi del solaio a nasconderne l‟intradosso. Il soffitto viene poi completato con uno strato
di finitura di intonaco. In casi particolari possono essere utilizzati materiali del luogo, come l‟ardesia a Genova,
anch‟essi successivamente intonacati.

7) LA MALTA
La malta cementizia non fa parte dell'architettura storica.
È formata da 4 componenti:
1. legante
2. aggregato
3. eventuali additivi
4. acqua
NB: non confondere il legante con la malta: nella malta di calce il legante è la calce a cui sono poi aggiunti aggregati
e additivi.

IL LEGANTE
È "quel materiale che impastato con acqua forma una massa plastica che serve a collegare vari materiali usati in un
manufatto e che, aderendo ad essi ed indurendo, forma un insieme monolitico in grado di resistere alle sollecitazioni
meccaniche" _ definizione NorMal (36/92)
Il legante può essere modellato perché si presenta come un materiale plastico una volta unito all‟acqua, ma quando
indurisce diventa solidale e resistente tanto quanto un materiale lapideo.
Il procedimento di posa avviene in due fasi. Nella prima fase, detta presa, la malta viene posata e assume la forma
desiderata; durante la seconda fase, indurimento, la massa aumenta la resistenza meccanica in maniera progressiva nel
tempo.
Si possono distinguere due categorie di leganti
 Leganti aerei_ permettono alla malta di indurire solo in presenza di
aria.
- Gesso_ ottenuto dalla cottura della pietra da gesso, usato per
stucchi e intonaci
- Calce aerea*_ ottenuta dalla cottura di rocce calcaree pure e successivo spegnimento, è il legante più usato
in edilizia storica
 Leganti idraulici_ permettono alla malta di indurire anche in ambiente umido, subacqueo o semi-immerso
- Calce idraulica_ cottura di calcari che presentano una percentuale d'argilla, più aumenta più la % più la
calce è idraulica
- Cemento_ ha avuto effetti deleteri sull'edilizia storica ed è stato largamente usato per tutto il MM,
prodotto dal clinker
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Calce aerea
La materia prima è la pietra calcarea: viene estratta e cotta,
viene eliminata la CO2 e si ottiene la calce viva, che viene
spenta mettendola a contatto con l'acqua, si ottiene calce idrata
o grassello, che è il legante usato per la produzione della malta;
con un processo di carbonatazione si ritorna al Carbonato di
Calcio (CaCO3), e quindi alla pietra calcarea di base. Materia
prima e prodotto finale coincidono.
La materia prima è la roccia calcarea di origine sedimentaria,
con un contenuto di CaCO3 superiore al 95%, quindi quasi
puro; storicamente le caratteristiche indispensabili per garantire
una buona qualità della calce erano di natura visiva, il calcare
doveva essere infatti bianco, brillante, omogeneo e senza venature. Il 5% è costituito da impurità, soprattutto di
origine minerale che però non hanno sempre funzione negativa, a volte permettono di migliorare le caratteristiche
della malta.
- calce grassa_ deriva da calcari puri
- calce magra_ deriva da calcari con maggior percentuale di impurità

Estrazione_ condotta con sistemi tradizionali


- Cave di monte_ l‟estrazione avviene presso cave che spesso erano le stesse per l'estrazione dei blocchi di pietra (es:
nelle cave di marmo gli scarti di piccole dimensioni si usano per la calce)
- In alveo_ una calce di ottima qualità deriva dai ciottoli di fiume, l'estrazione in alveo presenta il vantaggio di poter
prelevare pezzi già dimensionati, di piccole dimensioni per la cottura e senza depositi terrosi o impurità.
- ammassi detritici derivanti da estrazione nelle cave di calcari e marmi bianchi.
- frammenti di marmo di reimpiego_ molti edifici o elementi statuari sono stati demoliti per fare calce.

Rottura del materiale_


frantumare la pietra (nel caso di elementi di grosse dimensioni) in pezzi grossolani, al massimo di 20-30cm. La rottura
degli elementi permette una miglior circolazione del gas di cottura.

Calcinazione_
cottura tra 900 e 950° della materia prima frantumata la temperatura aumenta progressivamente, a 600° comincia la
dissociazione. Partendo dal CaCO3, con la cottura si perde la CO2 e si ottiene l'ossido di calcio CaO ("calce viva"),
diminuendo il peso e il volume complessivo della pietra, che raggiunge le dimensioni di 0,1 micron a grano.
In base alla temperatura del forno si distingue in base alle dimensioni dei cristalli
- calce dolce_ i grani sono di piccole dimensioni (max 1,2 micron), il che permette di avere una densità maggiore e
una diminuzione di pori che si possono formare dopo la posa.
- calce media
- calce forte

I forni sono generalmente situati in prossimità della cava per limitare il


trasporto di materiale. Esistono 3 tipologie di fornaci:
- cottura a fossa_ è il forno più semplice e primitivo, è costituito da una
fossa all‟interno della quale è situato il bracere, il calcare da cuocere viene
appoggiato su una banchina e la fossa è coperta da assi e terra. Si ottiene una
materia di bassa qualità poichè il calcare si mescola con le ceneri del fuoco.
- forni periodici con focolare alla base_ si tratta di un forno a fuoco a
intermittenza, il processo di cottura dura giorno e notte. La struttura è cilindrica e

cottura a fossa

forno periodico

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può essere suddivisa in due parti: la base costruita in argilla conteneva la legna necessaria alla cottura, la parte
superiore era costituita dalle pietre che dovevano essere cotte. In una prima fase si utilizza legno di faggio per
mantenere una temperatura bassa, successivamente si passa al legno di abete. Generalmente questa tipologia di forni
veniva posta in prossimità dei pendii delle montagne in modo da avere facile accesso alla parte bassa del forno dove
avveniva la combustione e la possibilità di far calare dall'alto il materiale.
Le ottime caratteristiche della calce magnesiaca del passato non si hanno più in quelle moderne per via delle
condizioni di cottura che in passato erano molto più accurate.
- forni a fuoco continuo_ si alternano strati di calcare e di carbone, che comportano però una contaminazione del
materiale calcareo col carbone ottenendo calce di bassa qualità, nonostante il calore emesso dal forno continua
continuo e non alternato.

Spegnimento _
si conduce immergendo le zolle di calce viva nell'acqua,
che cominciano a reagire liberando molto calore (+15,6
kcal) e formando idrossido di calcio; è un processo
esotermico, ovvero avviene con una reazione esplosiva
durante la quale la pietra esplode e si forma una pasta, la
calce spenta o idrata. Se non si cuoce a sufficienza la
pietra rimangono degli elementi nella calce in opera,
danneggiandola e provocandone la frantumazione, il
calcinaccio.
La velocità di questa reazione è detta reattività della
calce, dipende dalla materia di base, dal tipo di cottura e dalla granulometria della calce; più lo spegnimento è veloce
più la calce è reattiva.
Dallo spegnimento si ottengono 4 prodotti in base alla quantità d'acqua usata:
- fior di calce o calce idrata_ polvere spenta con l'acqua strettamente necessaria.
- grassello_ si ottiene con una quantità maggiore d'acqua, circa il 40% in più di quello strettamente necessaria,
ottenendo una pasta
- latte di calce_ con il 30% di acqua in più del necessario.
- acqua di calce_ è una soluzione acquosa, usata come finitura negli intonaci e per sterilizzare gli intonaci (interni
delle stalle).

Lo spegnimento/estinzione può essere fatto in diversi modi:


 estinzione spontanea_ lasciare la calce all'area sottoponendola all'azione lenta e continua dell'umidità
dell'atmosfera. In questo modo si ottiene una calce di qualità non ottimale, perché lo spegnimento non è omogeneo
 estinzione in fossa_ è il procedimento più diffuso e consiste nel regolare lo spegnimento della calce in una fossa
provvista di una porta di regolazione
 estinzione per immersione_ immergere la calce viva precedentemente ridotta in blocchi di piccole dimensioni in
acqua per pochi secondi e poi tolta prima della fusione. È difficile regolare il tempo di immersione e ottenere uno
spegnimento completo, per questo motivo non è un processo molto usato ed è sconsigliato per il rischio di avere
parti non completamente idratate.

Stagionatura_
Fonti di trattatisti suggeriscono di aspettare un periodo che va dai 5 ai 6 anni prima di utilizzare la calce in modo da
permettere a tutte le parti di spegnersi completamente. Spesso tuttavia questa precauzione non veniva rispettata e i
tempi si riducevano a 6 mesi / 1 anno. Durante questo periodo si ottiene il legante idoneo per la malta: attraverso la
carbonatazione avviene la solidificazione (presa e indurimento) e si ottiene di nuovo il carbonato di calcio CaCO3.

Caratteristiche_
rendimento in grassello: rapporto tra volume del grassello e quantità di calce viva di partenza:
 calce dolce o grassa = deriva da una giusta cottura dei calcari contenenti impurità minori all'1%
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 calce magra = impurezze 2-8%, la roccia di partenza ha una quantità di CaCO3 inferiore al 95%, maggior quantità
di componente argillosa
 calce forte = hanno delle deboli doti idrauliche, si ricavano da calcari con tenori di argilla fino al 10%, che
conferisce caratteristiche idrauliche alla malta --> è possibile costruire opere subacque quasi come quelle della
calce idraulica, o cmq idonee ad un ambiente umido
 calce idrata in polvere = calce finissima polvere secca che si ottiene spegnendo la calce viva con la giusta quantità
d'acqua, raramente usata nell'edilizia storica
La calce in area lombarda
Proviene da:
 area varesina (Lago Maggiore)_ numerose cave rifornivano tutta la pianura del ducato
 area lariana:_ sponda occidentale del Lago di Como
 Gera d'Adda: raccolta di pietre calcaree dagli alvei dei fiumi, agevole raccolta e trasporto
 Pavia_ giungeva la clace di Pavone, di Stradella e di Lodi
 Lago di Garda_ soprattutto calcari puri
 Alto mantovano_ proveniva dai bacini di produzione dell‟area lombardo veneta
 Cremona_ proveniva dal piacentino, dalla bergamasca bresciana e lodigiana
Nell'architettura storica si usavano molto le calci magnesiache, derivanti dalla cottura di calcare dolomitico, non puro,
avevano caratteristiche particolari e un'ottima qualità.

Calce idraulica
Legante adatto ad indurire anche in ambienti molto umidi o in acqua. Il processo produttivo è molto più complesso di
quello della calce aerea e non è circolare, NON si ritorna alla materia prima, si ottiene un prodotto finale diverso. La
materia prima sono argille calcaree o materiali marmosi, materiali calcarei con percentuale di argilla superiore all'8%,
che vengono calcinati. Le calci idrauliche naturali venivano ottenute attraverso la fase di cottura e calcinazione.
La calce idraulica poteva essere inoltre prodotta a posteriori in modo artificiale, ovvero unendo la calce spenta con
l'argilla dopo la fase di cottura.
Cottura_
L‟acqua deve essere eliminata con un aumento di temperatura costante in modo da non avere formazione di
componenti vetrosi, i quali si verificano con sbalzi di temperatura. I frammenti vetrosi impediscono la combinazione
corretta dei componenti.
Vagliatura_
dal materiale cotto devono essere eliminate le parti non cotte o polverose.
Spegnimento o stagionatura_
Le calci eminentemente idrauliche vengono estinte per aspersione, mentre le calci debolmente idrauliche vengono
estinte in bagnoli; il processo non permette perdita di calore e risulta più lento rispetto a quello della calce aerea. La
stagionatura avviene sotto una tettoia, si esala una gran quantità di vapore acqueo.
Setacciatura_
Con la setacciatura si ottengono diversi prodotti:
- calce idraulica leggera o fior di calce _ più sottile, polvere finissima ad elevata superficie specifica
- calce idraulica pesante_ costituita dalle parti grossolane che non si sono spente nel primo spegnimento
- grappiers_ rimangono dopo lo spegnimento della seconda fase, sono dei residui in forma di grani duri, non sono
leganti ma aggregati.
Indurimento_
- indurimento idraulico_ si forma un reticolo cristallino di silicati
- indurimento aereo_ analogo alla calce aerea, consiste nella carbonatazione della calce
Nella calce aerea si ha solo indurimento aereo, in quella idraulica per via della presenza dell'argilla c'è anche
l'indurimento idraulico.
Caratteristiche_
Dipendono dal quantitativo di minerali argillosi presenti nella roccia naturale o nelle miscele artificiali.
L'indice di idraulicità definisce i diversi tipi di calci idrauliche: le calci debolmente idrauliche presentano un fattore di
0,1-0,16% di argilla (bassa quantità di argilla). Aumentando la percentuale di argilla e diminuendo quella di carbonato

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di calcio, aumenta l'indice di idraulicità e si velocizzano i tempi di presa. E' un indice fondamentale, definisce sia le
caratteristiche di resistenza sia i tempi di presa.

Cemento
La fabbricazione di leganti idraulici per cottura di marne ebbe inizio nel XIX secolo. il capostipite degli attuali
cementi è quello ottenuto da J.Aspidin nel 1824 da lui chiamato cemento Portland.
Questa materia prima cotta tra 1400° e 1500° C si trasforma in una nuova massa cristallina nella quale normalmente
non c‟è CaO libero.

Gesso
E' un legante molto usato nell'architettura per la sua elevata disponibilità, unita ad una bassa richiesta di calore per la
cottura e a metodi di produzione piuttosto rudimentali.
Si ottiene per cottura della pietra da gesso, il solfato di calcio bidrato- GaSo4 - che si trova in natura in pietre diverse:
selenite, alabastro gessoso e pietra del deserto. In area lombarda l'utilizzo è limitato per la scarsa disponibilità sul
territorio; veniva usato essenzialmente per gli stucchi ed era importato dalla Francia o dagli Appennini emiliani.
Cottura_
già con una cottura a 130° si ottiene un ottimo prodotto, il "gesso di Parigi", a 160° si ottiene il gesso da stuccatori. Se
la cottura è troppo elevata si ottiene il gesso cotto (300-900° C) o cotto a morte( oltre 900°) che non è utilizzabile
come legante ma come aggregato.
Macinazione e setacciatura_
finalizzata ad ottenere una granulometria finissima, eliminando i grani più grandi.
Le tipologie di gesso si identificano per variazione di temperatura di cottura, dimensione della granulometria e qualità
della materia prima. in particolare ne risultano le seguenti classi: gesso di alabastro o di Volterra, gesso da modellatori
o scultori, scagliola, gesso crudo,
gesso ordinario, di parigi, da presa o da fabbrica, gesso da pavimenti, gesso da finiture, gesso cotto a morte.
Nella fase di presa il gesso si reidrata = "presa del gesso" (?)

GLI AGGREGATI
L‟aggregato è "il materiale che viene aggiunto ad un legante al fine di ridurre
i fenomeni di ritiro dell'impasto e modificare le proprietà meccaniche"
(NorMal 36/92).
L‟aggregato è frequentemente usato nell'edilizia storica e dipende dalla
disponibilità dei materiali. La funzione principale è quella di permettere la
carbonatazione della malta, ovvero il passaggio di anidride carbonica
all‟interno della malta. Inoltre trasmettono particolari caratteristiche alla
malta, come per esempio alcuni aggregati i quali conferiscono caratteristiche
idrauliche a calci aeree.
Devono avere una buona resistenza a compressione, longevità, una bassa porosità, non devono essere presenti
composti idrosolubili che potrebbero inficiare la qualità della malta ne‟ sostanze argillose.
Classsazione_
Una buona cassazione si ha quando l‟aggregato presenta grani che permettano di riempire in modo più omogeneo
possibile tutti gli spazi. La granulometria dell'aggregato e la sua geometria sono quindi caratteristiche fondamentali
per riconoscerli e classificarli.
- grani con stesso diametro_ materiale ben selezionato
- finissimi_ sabbie
- medi_ ghiaietto
Gli aggregati possono essere sia naturali che artificiali:
Naturali
 Sabbie
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 Pozzolana
 Pomice
 Caolino
 Polvere di marmo
 Materiali fibrosi
Artificiali _ permettono di avere malta con proprietà idrauliche con la calce aerea come legante
 Cocciopesto
 Argilla espansa
 Pozzolana
 Ceneri volanti
 Polistirolo
 Frammenti di malte da ripiego

Gli aggregati possono reagire o non reagire chimicamente con il legante. Si possono creare dunque situazioni
differenti a seconda delle combinazioni che si utilizzano nella produzione della malta.
Calce aerea + legante aereo
Calce idraulica + legante idraulico
Calce idraulica + legante aereo + aggregato con caratteristiche

Aggregati non reattivi


Sabbia
E' il prodotto del disfacimento delle rocce ad opera di agenti atmosferici, corsi d‟acqua o di onde marine.
È composta da una o più specie di minerali, la migliore usata in architettura è quella di fiume in quanto di facile
estrazione, con contenuti terrosi minimi e a granulometria generalmente tondeggiante. Si preleva infatti a metà dei
corsi dei fiumi, dove la corrente è ancora consistente e non premette l‟infiltrazioni di dosi eccessive di terra. La sabbia
prelevata in casa di contro è molto più spigolosa mentre quella di mare nonostante abbia particelle levigate contiene
una quantità di sodio che se non elimitato a sufficienza potrebbe intaccare le proprietà della malta.

In area lombarda:
 A Milano si usavano quelle raccolte dall'Adda, dal Ticino e
dall'Olona
 Lago di Como
 Entroterra: proveniente da scavi di fondazione dell'edificio stesso
 Mantova: dal Mincio

Ghiaia
Prodotto del rotolamento di frammenti di roccia staccati da pendici montuose. Le dimensioni dipendono dal percorso
compiuto

Pietrisco
Schegge e frammenti di pietra a spigolo vivi, ricavato mediante .

Polvere di marmo
Deriva dalla frantumazione e lavorazione di rocce calcaree, oppure dai marmi di risulta
delle demolizioni di edifici. Si tratta di un aggregato molto usato negli stucchi o per le
finiture degli intonaci, conferisce una finitura particolare alla malta, fine e liscia, facendola
sembrare quasi marmo, Influenza anche le caratteristiche meccaniche conferendo alla malta
più resistenza e lavorabilità.

Calcite spatica
E' una calcite da vena, proviene dalle venature bianche che si trovano nei marmi neri e ha la stessa composizione della
polvere di marmo ma ha una diversa dimensione dei cristalli, sono più grossi, lucenti, brillanti e con bordi netti.
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Aggregati reattivi
Reagiscono attivamente con la calce aerea conferendo alle malte proprietà idrauliche e quindi la possibilità di indurire
anche in acqua. Non hanno in sé le proprietà dei leganti, queste derivano
dalla reazione tra ossido di calcio e aggregato. Si dicono a
comportamento pozzolanico.

Pozzolana naturale
È un tufo trachitico poco coerente (molti vuoti e pori, poco omogeneo, formato con un processo
effusivo e ricco di componente vetrosa), grigiastro, rossastro, violaceo o bruno. Era molto usato in
epoca romana, nelle zone in cui la malta doveva far presa in presenza di acqua.

Tufi vulcanici o tufi di pozzolana


Sono rocce formate dall‟azione di acque idrotermali sulle terre vulcaniche, ricche di silicati di
alluminio o vetro vulcanico, simili alla pozzolana.

Cocciopesto
E' uno dei più utilizzati, si ottiene dalla polverizzazione del laterizio e da prodotti di spessore sottile (tegole, stoviglie)
ben cotti. Dove il laterizio è più cotto si ha una scomposizione del silicato di alluminio e delle parti vetrose, che solo
ridotti a polvere sottile reagiscono col CaCO3 e permettono di ottenere una malta rosa con puntini rossi (molto diffusa
a Milano).
Il cocciopesto ha due importanti caratteristiche: l'alta cottura e la grana finissima solo in presenza di queste due
caratteristiche vengono trasmesse le proprietà idrauliche alla malta.

Caolino
Si tratta di una qualità più pregiata di argilla, ricca di silice e alluminia. Il coalino cotto e macinato funge da potente
idraulizzante se fatto interagire con la calce viva durante la fase di spegnimento.
Utilizzato principalmente nel nord Italia (porto di Genova)

Ferrugine del basso fuoco, loppe d’alto forno e scorie


Sono prodotti di scarto dell'industria siderurgica antica, spesso di natura vetrosa, ottenuti per reazione tra la ganga e i
costituenti del minerale in fusione. Possono avere caratteristiche e forme diverse a seconda della miscelazione.
Argille cotte
Ottenute dal riscaldamento a 600-900° delle argille, molto reattive con la calce

Ceneri volanti
Sono prodotti di combustione di carbone polverizzato

Microsilice
Ceneri di riso
Deriva dalla combustione della pula del riso

ADDITIVI
Sostanze aggiunte per ridurre il ritiro che la malta subisce durante l'essicazione, ritardare o accelerare la presa, favorire
l'adesività al supporto, aumentare la plasticità o lavorabilità, migliorare l'integrabilità e conferire maggiori
caratteristiche meccaniche.

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ACQUA
Elemento fondamentale per l‟aggregazione della malta e il suo dosaggio in rapporto al legante e agli altri inerti
dipende da fattori connessi con la “lavorabilità” e la resistenza. In passato non era semplice trovare un'acqua adatta
alle caratteristiche di che si volevano trasferire alla malta, infatti esse derivano direttamente dalla quantità ma
soprattutto dalla qualità dell‟acqua utilizzata .
Acque piovane_ considerate le migliori in passato perchè non contenevano sali sciolti ed erano pure (oggi sono
inquinate e non va bene usarle), venivano raccolte in cisterne e lasciate decantare.
Acque di fiume o lago_ sono idonee solo se derivano da zone non acquitrinose con continuo ricambio d'acqua in modo che
non ci siano sostanze organiche disciolte.
Acque sotterranee_ modificano in negativo le proprietà della malta perché presentano molti sali disciolti.
Acqua di mare_ non è consigliabile l‟utilizzo per via delle grandi quantità di sodio, tuttavia in alcune città di mare veniva
usata ugualmente per la grande disponibilità.

L'acqua non deve contenere impurità in sospensione o disciolte, per una normativa vigente deve essere limpida, dolce
e non contenere cloruri e solfati in percentuali dannose (rispettivamente 5% e 1%). In cantiere veniva versato un
piccolo quantitativo di latte di calce e si filtrava l'acqua per ottenerne acqua pura.
La temperatura dell'acqua ha influenza ai fini di un biuon impasto e condiziona il tempo di presa della malta. La
temperatura ottimale è fra i 15° e i 20° C. in particolare è da tener presente che ad un aumento della temperatura
corrisponde un‟accelerazione del tempo di presa della malta e che sono da evitare gelificazioni nel periodo
precedentemente alla presa .
La quantità dell'acqua ideale è la minima necessaria ad avere un impasto omogeneo, che viene definita in base al
grado di finezza del legante, al tipo di legante, alla quantità e alla qualità, quantità, tipologia di tutti gli elementi che la
compongono. Se l'acqua è abbondante la presa è più lenta e la sospensione delle particelle dell'acqua determina una
maggior porosità e minore efficienza.

8) MALTE
“Miscela di legnati organici, aggregati prevalentemente fini,
acqua ed eventuali composti organici (o miscela di solo
legante ed acqua) in proporzioni tali da conferire alla miscela,
allo stato fresco, un‟opportuna lavorabilità e , allo stato
indurito, adeguate caratteristiche fisico-meccaniche(
resistenze meccaniche, deformabilità, capacità adesive,
porosità, permeabilità all‟acqua in fase vapore e in fase
liquida, ecc), di aspetto, di durabilità, ecc.”
Usate molto in architettura per intonaci, finiture, decorazioni,
per stuccatura, riempimento, allettamento
impermeabilizzazioni.
Bisogna distinguere tra malte, paste e calcestruzzi ( il calcestruzzo in edilizia storica non è quello usato oggi ma è una
malta con componenti di grosse dimensioni)
Malte
Requisiti e proprietà delle malte:
-Lavorabilità dell'impasto
-Assenza di segregazione o essudazione allo stato fresco_ allo stato fresco (appena
prodotta) non deve dividersi e non deve formarsi una pellicola d'acqua in superficie,
il che avviene se viene preparata male o con troppa acqua
-Coesione_ caratteristica intrinseca, capacità di aderire a se stessa e a elementi che
deve unire
-Adesione e compatibilità con il supporto
-Ritiro il più possibile contenuto_ per evitare crepe e fessurazioni che comportano
una durata limitata della malta (l'acqua entra e danneggia)
-Resistenza agli agenti atmosferici e al degrado
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-Resistenza meccanica
Comportamento all'acqua_ la malta è un materiale poroso, deve avere la capacità di opporsi al passaggio dell'acqua e alla
fuoriuscita del vapore acqueo, avere quindi una microporosità che garantisce il passaggio del vapore ma non quella
dell'acqua. Una malta cementizia non permette la traspirazione della muratura, mentre una malta di calce aerea si, quindi la
malta cementizia è dannosa se usata per restauro.
-Aspetto_ caratteristiche estetiche valide soprattutto per finiture

La malta può avere diversi rapporti tra legante e aggregato, che determinano un aspetto estetico diverso e
caratteristiche meccaniche o di ritiro differenti. In linea di massima all‟aumentade del legante aumenta il ritiro della
malta.
I vuoti sono cavità di forma variabile, possono essere comunicanti con l'esterno o meno. È fondamentale indicale il
rapporto tra volume del poro e totale del volume di malta, nonché indicare le cause della formazione dei pori stessi

Classificazione_ N.B. malte idrauliche non coincidono per forza con calci idrauliche!!!

Malte aeree

Malta di calce aerea_


- sabbia + calce idrata in polvere o grassello + acqua
Costituisce la forma di malta più usata in edilizia storica, ha un forte rendimento volumetrico
della calce viva, l'impasto ha una buona lavorabilità ma comunque minore rispetto a quella
cementizia. La porosità si aggira intorno al 20/30%, è una malta sensibile al gelo, con bassa
resistenza a compressione.
Questa tipologia presenta dei tempi di presa molto lunghi e permette al costruttore di assestarsi mentre si procede con
altri lavori di cantiere.
In edilizia storica la preparazione più diffusa era fatta con il grassello, il legante più usato, che veniva miscelato a
lungo per avere una completa omogeneità. La quantità d'acqua deve essere dosata in modo da permettere in maniera
completa l'indurimento, ma non deve essere troppa perché durante la posa la muratura ne assorbe in quantità
causando danni.

Malte idrauliche

Malte pozzolaniche_
-calce aerea + pozzolana + eventali altri materiali, aggregati o additivi, in grado di aumentare l‟idraulicità e la
resistenza
-calce idraulica + sabbia + pozzolana(da sola o con altri materiali a comportamento pozzolanico) + scaglie e
frammenti di pietra
L‟aggiunta di pozzolana permette di fare presa in acqua, è usata in ponti e murature di notevole spessore in cui la
CO2 non riesce ad entrare e non si riuscirebbe a fare la carbonatazione, che invece è possibile con la pozzolana.
Presenta proprietà meccaniche superiori rispetto alla malta di calce aerea.
I trattatisti ne consigliano l‟utilizzo per le opere di fondazione in mare o nei fiumi, e specificano un rapporto di 1:3 per
quanto riguarda i volumi rispettivamente di grassello e pozzolana.
Poco presente in area lombarda.

Malta con coccio pesto_


-calce + coccio pesto
La qualità aumenta con la diminuzione di granulometria del coccio pesto, se molto fine ne è
necessario anche poco per fare un prodotto di qualità

Malta di calce idraulica_


- legante idraulico + aggregato + acqua

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veniva preparata da calce idraulica in zolle (spegnimento e mix con sabbia) o da leganti in polvere (mix a secco con
sabbia asciutta e calce idraulica)

Malte bastarde_

Malte cementizie_
-cemento + sabbia + acqua
Impermeabilità, rigidità, sensibilità al ritiro. Incompatibili con le caratteristiche delle malte e degli intonaci dell'edilizia
storica,.

Calcestruzzo_
-calce + sabbia + ghiaia
caratterizzato dalla presenza di elementi lapidei grossolani

INTONACO
Si definisce intonaco un rivestimento murale con funzione di protezione e finitura superficiale, costituito da uno o più
strati di malta applicati in sequenza. Varia con le aree geografiche e variano le modalità di applicazione nel tempo.

1. INTONACO DI ARGILLA_
Con eventuale aggiunta di fibre che ne migliora le caratteristiche, è presente nelle murature in terracruda.
L‟indurimento avviene per perdita d‟acqua, e il ritiro è compensato e ridotto dalla presenza delle sostanze
organiche come la paglia, che migliorano l‟aderenza.
2. INTONACO A BASE DI GESSO_
Grazie alla disponibilità in diverse aree, ha un ampio utilizzo nonostante la scarsa stabilità e ridotte caratteristiche
meccaniche. La facilità di estrazione, la cottura a basse temperature e la velocità di presa sono tutti ulteriori fattori
che hanno favorito l‟uso di questo tipo di intonaco.
3. INTONACO DI CALCE_
Composizione analoga alle malte di calce, ma con una particolare attenzione alla qualità dei materiali utilizzati.
- L‟acqua all‟interno presenta additivi che ne aumentano le capacità adesive,
- Il Grassello deve essere stagionato da lungo tempo e ottenuto da materiali puri,
- la Sabbia, fine e setacciata, presenta granulometrie differenti a seconda dello strato.

I trattatisti consigliano la sua stesura in 6+1 strati, ma nella pratica non veniva mai effettuato.
Viene consigliato l‟uso di calce aerea con inerti progressivamente decrescenti dal più grezzo al più sottile, dall‟interno
all‟esterno. Gli strati consigliati sono:
- 1 strato grossolano
- 3 strati di sabbia con malta
- 3 strati finali di qualità sempre migliore, con ultimo uno di polvere di marmo.

Strati dell‟ INTONACO DI CALCE_


1. RINCOCCIATURA, primo strato, da regolarità alla muratura,
copre le cavità del muro ed è costituito da frammenti di pietra e mattoni che colmano gli spazi di maggior
dimensione.
2. RINZAFFO, superficie scabra ma complanare, ha una malta più grassa, con maggior quantità di legante rispetto
all‟aggregato. Presenta inerti più fini verso l‟esterno.
La sabbia è di granulometria media-grossa (come nella malta di allettamento);
il rapporto tra calce-sabbia è 1-3, e la stesura deve avvenire con il muro assestato, per stesure orizzontali.
3. ARRICCIO, è applicato alcuni giorni dopo il rinzaffo, per avere una prima compattazione dello strato sottostante.
E‟ costituito da un numero variabile di strati.
Il rapporto calce-aggregato è di 1-2, 1-1/2 (maggiore rispetto allo strato sottostante).
L‟impasto deve essere ben stendibile sulla superficie, con aggregati molto fine, per ottenere una superficie liscia.
Nei vari strati vero l‟esterno, abbiamo una granulometria degli aggregati sempre minore, e la presenza di polvere
di marmo.
4. FINITURA_ presenta moltissime variazioni regionali, che vanno dalla semplice calce, all‟affresco.

I più utilizzati nell‟edilizia storica sono:

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1. INTONACO DI CALCE E POLVERE DI MARMO_


2 strati di malta con 3 parti di polvere di marmo e 1 parte di calce.
(possibile utilizzo anche di sabbia al posto del marmo, con minore pregio è qualità rispetto al precedente).
2. INTONACO CON LEGANTI IDRAULICI_
usata per ovviare agli inconvenienti dell‟uso della calce aerea.
3. MALTE CON COCCIOPESTO PER INTONACO_
Cocciopesto Insieme alla pozzolana sono molto utilizzati nelle cisterne e nelle architetture rurali.
4. INTONACO CON MALTA CEMENTIZIA_ fine „800- inizio „900
Nell‟edilizia storica è incompatibile con le caratteristiche delle murature di calce (diverso comportamento
all‟acqua) e quindi è sconsigliata la sua applicazione sulle apparecchiature murarie.
5. INTONACO DI MALTE BASTARDE_
Si ottiene mescolando leganti diversi nello stesso impasto. Per bilanciare la diversa velocità di presa e la resistenza
all‟acqua, si utilizzano leganti diversi nello stesso impasto (da cui bastarde). Ne sono un esempio:
- Malte di calce idraulica e area con pozzolana.
- Malte di calce e gesso con o senza polvere di mattone, che diminuisce la velocità di idratazione del gesso con la
resistenza della calce area (il gesso ha scarsa resistenza all‟acqua).

FINITURE
Le tecniche di finitura e tinteggiatura sono moltissime, e spesso sono coperte dal segreto delle maestranze (anche
attraverso indagini è difficile capire l‟esatto tipo di additivi che sono stati usati in opera).
Sono divisi in 2 grosse categorie:
1. INTONACHINO COLORATO IN PASTA, Impastare pigmenti o polvere di pietre con funzione di inerte e
colorante:

a. INTONACHINO PIGMENTATO, intonaco di finitura con grassello di calce aerea e uso di pigmenti naturali
ocra, gialli, rossi, terre di Siena, verdi.
Nell‟ 800 anche utilizzo di ossidi di ferro (importante attenzione che non reagiscano con la calce aerea).
Poteva essere usato il cocciopesto al posto del colorante, con colorazioni dal giallo al rosso.
b. MARMORINO, realizzazione di una finitura complessa che imita la superficie realizzata in marmo.
Le finiture realizzate con maestria non sono distinguibili dal marmo reale, in quanto ne imita anche le
venature.
Il processo di sfregamento con sapone di Marsiglia e piastre di ferro scaldate era utilizzato per compattare e
lucidare-specchiare lo strato.
c. COLLA, di diverse varianti, è diffusa in Italia centrale:
Normale, brodata, alla genovese, di marmo o di travertino, dipende dal tipo di inerte mescola nell‟impasto.
Molto diluita è data sul muro su più mani sovrapposte. Il colore dipende dal tipo di pigmenti usati.

2. TINTEGGIO, Ultimo strato di tinteggio applicato al di sopra dell‟intonaco (finito) con cariche coloranti
stemperate in acqua.

a. AFFRESCO, stesura di un composto colorante su intonaco non ancora indurito.


Nello specifico, viene posto prima che la carbonatazione sia completata.
Osservando gli affreschi si possono riconoscere le giornate di lavorazione, divise per grandi campiture di
colore.
Si ottiene un ottimo prodotto in quanto i pigmenti vengono legati insieme allo strato di calcio della malta.
Il disegno deve essere finito prima che avvenga la completa asciugatura della superficie.

b. GRAFFITO, polvere di carbone o di paglia bruciata. Un primo strato è composto da una crosta di colore grigio
scuro. Prima dell‟asciugatura viene steso uno strato di bianco su cui viene riportato il disegno da realizzare che
una volta scavato portando alla luce il colore sottostante.
c. TINTEGGIO A TEMPERA, OLIO o COLLA, diffusissimo nell‟edilizia comune.
d. PITTURA AD ENCAUSTO, utile nel risolvere problemi igienici, vista l‟azione disidratante che ha sulla
muratura.
e. SCIALBO o TINTEGGIO A CALCE

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10) LE STRUTTURE SPINGENTI

SISTEMA TRILITICO_ è il sistema più diffuso, composto da 3


elementi monolitici in pietra, utilizzato nella definizione delle
aperture sulla parete. Gli elementi che lo compongono, architrave
e piedritti sono in materiale lapideo, ma le prime possono esser
anche in legno.
I carichi verticali sono scaricati sui piedritti ma in parte assorbiti dall‟architrave che tende a inflettersi verso il basso
(nell‟architrave vi sono fibre compresse in alto e tese in basso, con sforzo massimo al centro).
Un sistema di corpi inclinati sopra l‟architrave annulla il peso della muratura sull‟architrave e scarica il peso solo sui
piedritti, poiché le forze verticali si scompongono nei due elementi.

PSEUDOARCHI E PSEUDOVOLTE_ sono coperture in cui le forze sono tutte verticali


e non si generano spinte oblique. Composte da elementi sovrapposti l‟uno all‟altro,
sporgendo leggermente coprono l‟ambiente sottostante (come nelle nevere).
Si riscontrano spesso in ambienti seminterrati. Esempi di pseudocupole sono rappresentati
dai trulli pugliesi, ma ne troviamo svariati esempi anche in tombe etrusche o di epoca pre-
romana.

ARCO_
Struttura spingente con diverse funzioni, da stabilità ai
vani, sostiene le scale e definisce le aperture.
Funzione estetica e funzione statica.
Produce sui supporti spinte orizzontali, devia e
concentra il peso in due punti -i piedritti- alla base
dell‟imposta.
IMPOSTA_ punto iniziale dell‟arco, è sottolineata
spesso da pietre modanate in materiali differenti
CHIAVE_ punto di massima altezza, chiude l‟arco al
suo apice.

Nel caso di uso di materiale lapideo, ogni pezzo


dell‟arco è detto CONCIO.

La costruzione, per i primi 30 ° - RENI- può avvenire per semplice sovrapposizione dei pezzi, oltre questi è necessario
applicare strutture di sostegno come le centine (ponteggi).

Le CENTINE sono strutture di appoggio che sorreggono l‟arco durante la sua costruzione. Sono strutture provvisorie
che vengono costruite in legno, più raramente possiamo trovarle in muratura.
La costruzione parte da entrambi i lati dell‟arco insieme sia per motivi costruttivi che per evitare il cedimento della
centina.

Ci sono diversi tipi di archi:


1. MONOCENTRICI_ linea di intradosso continua
a. A. TUTTO SESTO (l‟altezza è pari alla metà della base, ogni punto dell‟arco è equidistante dal centro)
b. A. SESTO RIBASSATO-RIALZATO (il centro di curvatura è posto sotto o sopra della linea di imposta)
c. A. ELLITTICO (intradosso ha una tripla curvatura con 3 centri differenti)
d. A. SESTO ACUTO (arco simmetrico, con 2 centri di curvatura nei punti di imposta dei piedritti)
3. A. ZOPPO o COLLO D‟OCA (usato solo a sostegno di scale e difficilmente per le aperture)
2. POLICENTRICI_ linea di intradosso discontinua
a. A. MORESCO tipico delle costruzioni in aree arabe.

Abbiamo diversi tipi di MATERIALI:


• Archi in muratura_ lavorati da scalpellini, posso essere di più tipologie.
• Archi in materiali disgregati_ arco di tipo gettato, il materiale informe è colato in casseformi dove viene
formato.

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• Archi in conglomerato cementizio o in metallo_


• Archi in legno_
Gli archi hanno diverse geometrie in base alle esigenze statiche dettate
dall‟architettura.
Possono formarsi anche naturalmente, detti ARCHI NATURALI DI SCARICO,
formati dal cedimento dell‟apparecchiatura muraria che in modo naturale si è
modificata e disposta in modo da scaricare il peso sui piedritti.
PIATTABANDA_ struttura spingente con intradosso orizzontale, assimilabile ad
un arco triplo a dosso retto (non ha nulla a che fare con l‟architrave!).
I carichi sono trasferiti sui piedritti, generando delle spinte orizzontali pronunciate. Per questo motivo è utilizzata solo
in coperture di piccoli elementi, come aperture di porte e finestre.
Per equilibrare la spinta, i piedritti devono essere interrati o inseriti nella muratura.
La disposizione degli elementi che lo compongono deve esser fatta in modo che i lati convergano nello stesso punto.

VOLTE_ Struttura spingente di copertura ad intradosso curvato ad arco. In sequenza parliamo di volte a botte.
Sistema ampiamente utilizzato per coprire ambienti di grandi dimensioni. Gli elementi che lo definiscono sono gli
stessi dell‟arco.

- VOLTE SEMPLICI, superfici di intradosso continue (come le volte a botte, bacino, vela)
- VOLTE COMPLESSE (compenetrazione di più volte, come la volta a crociera)

1. VOLTA A BOTTE, può essere vista come una sequenza di archi, è cilindrica e ad
appoggio continuo.
Usata spesso negli interni, è generata da archi a tutto sesto, ribassato o ellittico. Si
trovano in scale e scale a chiocciola, come la volta a BOTTE RAMPANTE.
I carichi sono disposti lungo tutti i piedritti, e le facce esterne sono tutte scariche da pesi.
2. VOLTA A PADIGLIONE, composta da più porzioni di volte a botte, è una volta complessa,
utilizzata anch‟essa spesso negli interni.
Copre ambienti a base quadrata, rettangolare o poligonale.
In base alla tipologia di intersezione delle botti, si generano padiglioni differenti.
3. VOLTA A SCHIFO, volta a botte tagliata da un piano orizzontale, parallelo al piano di
imposta. Può essere lunettata.
Si trova in saloni di palazzi ed è decorata con stucchi o pitture.
4. VOLTA A BOTTE CON LUNETTE, le lunette sono piccole unghie inserite
frequentemente per aprire finestre o porte, interrompendo la distribuzione delle forze
sulle murature perimetrali.
Disposte in sequenza, creano un appoggio puntuale sul perimetro. Il comportamento statico è spesso evidenziato
da nervature. Di forme differenti può anche essere rampante.
5. VOLTA A BOTTE CON TESTE DI PADIGLIONE, volta a botte chiusa con due fusi
sui lati minori.
Appoggio è continuo lungo tutto il perimetro e non solo su due lati. E‟ una sorta di volta
a padiglione a pianta rettangolare, con l‟accorgimento che i i fusi laterali non si incontrino nello stesso punto.
6. VOLTA A BOTTE CON TESTE DI PADIGLIONE E LUNETTE, le lunette possono
essere impostate su mensole in pietra.
La distribuzione degli sforzi non avviene lungo il perimetro, ma la spinta si concentra nei
punti di imposta delle lunette.
7. VOLTA A RISALTI INCLINATI, i piani di imposta possono essere inclinati. E‟ usata in
corrispondenza di aperture esterne o nei vani scala.
8. VOLTA ANULARE
9. VOLTE CONICHE
10. VOLTA A CROCIERA, adatta alle diverse conformazioni planimetriche, è
caratterizzata da appoggi puntuali. Volta composta da tanti fusi quanti sono i lati del
poligono di base.
Su base poligonale è detta VOLTA AD OMBRELLO.
Il vertice comune sulla verticale della volta stessa è baricentro dell‟ambiante coperto.
E‟ usata per coprire porticati e spesso nelle chiese.
Data dall‟intersezione di due volte a botte (differente dalla volta a padiglione), ha 4 unghie
che convergono nello stesso punto.
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La crociera a pianta rettangolare presenta volte a sesto acuto con ampiezze differenti.
Anche qua, le nervature definiscono la volta e sottolineano la distribuzione degli sforzi.
11. VOLTA A VELA, porzione di superficie sferica, limitata da curve contenute in piani verticali.
Si ottiene per intersezione di un prisma a base rettangolare con una sfera. L‟intradosso è continuo e gli appoggi
sono puntuali. Su pianta poligonale è tagliata da tanti piani, quanti sono i lati della base.

UNGHIE_ possono essere di diverse dimensioni e forme:


cilindriche, rettangolari, triangolari o a sesto acuto
NERVATURE_ All‟interno delle volte possiamo trovare delle nervature, elementi che definiscono la forma e le
particolarità delle varie volte. Le linee seguono l‟andamento dei carichi e creano disegni geometrici. Caratterizzano
l‟architettura gotica.

TECNICHE COSTRUTTIVE_ armature e centine:


1. CENTINA A SBALZO, centina per archi di grosse dimensioni, è appoggiata ai risalti
della volta stessa e non a terra.
2. CENTINA FISSA, utilizzata per costruire singole volte e non viene successivamente
riutilizzata.
3. CENTINA MOBILE, una volta utilizzata viene abbassata, spostata e riutilizzata per la
costruzione di più volte uguali.
La struttura lignea ha elementi principali in legno inchiodati fra loro, ed elementi secondari
in legno o laterizio che definiscono la forma della curva.
Uno strato di terra o malta veniva steso sulla centina per ridurne le irregolarità della forma.

Classificazione in base ai MATERIALI_


1. VOLTE IN PIETRA, volte apparecchiate con pietre naturali, lavorate in forme di solidi cuneiformi.
La preparazione è estremamente complessa, per la difficoltà nell‟incastrare i pezzi.
La stereotomia, è lo studio del taglio dei conci, in funzione della struttura da realizzare.
2. VOLTA IN PIETRAME, volte semplicemente sbozzate prima della messa in opera, tipica delle aree rurali.
3. VOLTE IN LATERIZIO, rappresenta il materiale più disponibile e utilizzato. Diverse sono le disposizioni
possibili dei pezzi.
La facilità di utilizzo ne ha permesso lo sviluppo di qualsiasi dimensione e disposizione in fase di costruzione.
Gli elementi disposti in filari paralleli o inclinati, permettono di realizzare volte semi-autoportanti.
4. VOLTE DI CONCREZIONE, mescola di inerti e malte che gettate in casseformi mantengono la forma. (pietra
artificiale)
5. VOLTE IN FERRO E VETRO, evoluzione storica delle antiche volte in laterizio delle cattedrali.

ELEMENTI DI RINFORZO_
Elementi come le catene o i rinfianchi, realizzati in ferro, possono essere intradossali o estradossali o a braga.
La catena veniva -tirata- per esercitare forza di trazione. Era posta in opera calda e raffreddandosi esercitava trazione
naturale, oppure era posta in opera fredda e tirata con elementi che generassero la trazione desiderata.
Un bozzone o paletto che chiude la catena fuori dal muro serve come fissaggio.

CUPOLE_
Criteri costruttivi generali: geometria, studio degli spessori, contrafforti, scarichi e uso dei materiali (materiali più
pesanti alla base e più leggeri verso l‟alto).

1. CUPOLE APPARECCHIATE, composta da elementi tagliati che vanno ad occupare una determinata posizione
precisa e necessitano di un utilizzo di malta molto limitato o nullo.
2. CUPOLE IN CALCESTRUZZO, ossature principale affogata nel calcestruzzo.
3. CUPOLA GETTATA, creata con casseformi e mescola gettata in opera
4. CUPOLA IN CARPENTERIA
5. CUPOLA A COSTOLE PORTANTI, ossature in pietra a vista, o affogata in altri materiali da costruzione.
6. CUPOLA A TUBI FITTILI, elementi in terracotta cilindrici cavi, incastrati uno nell‟altro e fissati con la malta di
calce o gesso.
Sono elementi costruiti a tornio. Ne sono un esempio il Sacello di Sant‟Aquilinio

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BATTISTERO NERONIANO, Ravenna 450 d.C. esempio di cupola in Tubi Fittili.


Cupola del diametro di 11m, con doppia fila di tubi fittili. La parte finale è realizzata con altri materiali per
l‟impossibilità di chiuderla con i tubi prefabbricati.
Alcuni fori nella cupola, sono simbolo di utilizzo di lampadari che pendevano dal soffitto.
BASILICA DI S. VITALE, Ravenna 547 d.C. altro esempio di cupola in tubi fittili, molto presenti nell‟area ravennate
utili per un terreno fragile grazie alla loro leggerezza. Disposti a chiocciola, presentano anfore di alleggerimento
all‟esterno, nei reni, che favoriscono anche la carbonatazione della malta.

CALOTTA_ elemento costruttivo, formato da più cupole sovrapposte, esterne interne e intermedie (semplice, doppia
o tripla).
La lanterna è un elemento che può essere presente in edicola a coprire e chiudere le cupole.
Il Tamburo è un elemento cilindrico che se presente alza la linea di imposta della cupola.

11) VOLTE LEGGERE IN CAMERE CANNA _ FINTE/FALSE VOLTE

Sono volte che hanno funzione puramente estetica. Utili a chiudere e definire un ambiente, sono stuccate e decorate e
non hanno funzione strutturale.
Leggere ed economiche, hanno proprietà coibenti dovute ai materiali con cui vengono costruite.
Spesso l‟intonaco (lo stesso delle murature) copre sia estradosso che intradosso con funzione protettiva della volta.
Le dimensioni delle ghiere principali variano da 10 a 15 cm.

Tipologie costruttive:
- SOFFITTI A CURVATURA RIDOTTA o PLAFONI, usati per la copertura di sale di
teatro
- VOLTE CENTINATE, usate nelle chiese e nei palazzi signorili, sono di diversa
geometria (botte, padiglione, crociere…)
Le centine delle volte leggere sono strutture a perdere, ovvero rimangono in opera e non
vengono eliminate dopo la costruzione.

VOLTE A BOTTE_ Le strutture sono realizzate con centine trasversali perpendicolari


all‟asse delle volte. Sopra le centine (tavole accostate e inchiodate insieme) abbiamo i -
tambocci- elementi di controventamento ortogonali, i -paconcelli- elementi terziari
paralleli alle centine, e infine -stuoie in canne- che finiscono l‟intradosso.

VOLTE A CROCIERA_ Vengono usate centine diagonali a cui si collegano archi


trasversali. Le centine sono gli elementi principali, mentre le stuoie, gli elementi
secondari, finiscono di definire la forma della volta.

VOLTE A PADIGLIONE_ sono di 3 tipologie:


A_ centina angolare con ghiere trasversali che si appoggiano alle centine e alla
muratura
B_ centine diagonali con una o più ghiere mezzate
C_centine normali alla muratura che si incrociano nello spigolo
L'impiego della tipologia cambia a seconda della destinazione della cupola, sia per
dimensioni che per successive lavorazioni.

Spesso le coperture leggere sono legate al solaio soprastante. Per migliorare la capacità portante della struttura leggera
ci sono elementi lignei disposti verticalmente che collegano solaio e volta leggera come CANDELE E PENDINI.

Le stuoie di canna spaccate longitudinalmente che vanno a definire l‟intradosso sono legate al supporto con chiodi a
testa alta. Successivamente sono intonacate. Se vengono utilizzate canne palustri di piccole dimensioni non vengono
spaccate ma solo accostate tra loro e quindi legate.

STATO DI CONSERVAZIONE_
Le strutture in camera canna, se realizzate a regola d‟arte e sottoposte ad
una corretta manutenzione, sono adatte a preservare l‟intradosso da
fessurazioni e deterioramenti.

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Spesso queste strutture sono in stato di conservazione precario a causa di diversi fattori interni al sistema o di fattori
esterni (problemi di infiltrazioni d‟acqua)

CHIESA DELLA DISCIPLINA DI VEROLANUOVA (BS)_ caso studio


Gli archi traversi in muratura reggono la struttura, che originaria era con
copertura lignea a vista, solo successivamente venne aggiunta la volta
leggera che si lega alla copertura.
Le centine sono a una distanza di 80 cm costituite da più parti data la
lunghezza della chiesa (per questo sono necessari anche pendini).
All'esterno ci sono elementi che permettono il passaggio per l'ispezione
della copertura soprastante e per la volta (elementi di controventamento
che legano le centine).

Il degrado delle coperture ha permesso di poter vedere come sono


composte le volte leggere al di sotto dello strato di intonaco

12) SEMINARIO SULL’ARCHITETTURA ROMANA


L‟architettura romana ha influenzato la distribuzione degli spazi urbani e pubblici.

MALTE_ La malta è un conglomerato costruito da una miscela di legante (calce o cemento), aggregati, acqua ed
eventuali additivi. L‟impasto bagnato deve risultare lavorabile e resistere meccanicamente una volta indurito.

CALCE_ La calce aerea è documentata a partire dal II millennio a.C. in Mesopotamia, ma solo dai greci e romani è
diventato il materiale da costruzione più diffuso.
- La calce era usata da greci sopratutto per la preparazione di stucchi, intonaci dipinti e rivestimenti di cisterne.
- Furono i romani però che sviluppano la tecnologia delle malte di calce: a loro si deve la schematizzazione dei
metodi di produzione dei leganti e delle tecniche di confezionamento, l‟introduzione degli aggregati pozzolanici e la
codificazione delle caratteristiche degli aggregati e dei leganti necessari per produrre una buona malta.
- uso del latte di calce (per finiture superficiale),
- malta di calce pura come malta di allettamento,
- opus caementicium (con pozzolana o terracotta).

OPUS CAEMENTICIUM_ Rivoluzione dal punto di vista costruttivo: inizialmente rispondente solo a caratteri
economici e funzionali (costi inferiori di materiali e manodopera non specializzata, molto più rapida, solidissima);
poi verrà apprezzata anche per i risultati estetici, come è avvenuto per il cls armato.

MALTA POZZOLANICA_ Realizzata con calce, acqua, materiali lapidei e pozzolana (tufo vulcanico cavato nei
dintorni di Pozzuoli). Quest‟ultima garantiva l‟indurimento anche in acqua ed era pertanto fondamentale nella
realizzazione delle murature e dei piloni dei ponti.

ETA‟ REGIA-REPUBBLICANA (506-31 a.C.) dalla repubblica romana fino all‟unificazione del mediterraneo.
- Età di grande influenza sia dell‟ellenismo greco che dell‟influsso etrusco, pur manifestando una sua originalità,
- Età di realizzazioni di grandi opere infrastrutturali (ciserne, ponti, magazzini…)
- Primi Trattati - VITRUVIO, definizione dei caratteri dell‟architettura firmitas, utilitas, venusta.

→ TEMPLI murature realizzate in materiale lapideo locale rivestiti poi in malta di calce e altri materiali ad
imitazione dei templi greci. Si cerca di emulare l‟architettura classica greca.
Tempio di Ercole Vincitore - Esempio di autonomia costruttiva rispetto ai greci (base circolare e fossa votiva
al centro)
→ SANTUARIO della Fortuna Primigenea, Palestrina, particolari terrazzamenti che collegano la città al
santuario. Troviamo una serie di tecniche costruttive nuove e antiche (volte, terrazzamenti) che si affermano.
I santuari laziali avranno una profonda influenza sull‟architettura della villa del rinascimento.

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MURATURE E COLONNE_
Murature in pietra (da taglio, squadrata, pietrame vario)
Murature in Laterizi, Mattoni crudi, Fango (Pisè)

OPERA POLIGONALE_ taglio sommario dei blocchi in opera (I e II maniera)


OPERA QUADRATA_ sistema di blocchi tagliati in parallelepipedi e disposti in filari continui
OPERA AFRICANA_ tecnica a ossatura e riempimento, con catene verticali di blocchi
alternati a file orizzontali di pietre più piccole
OPUS INCERTUM_ pietre piccole e informi, scompare con l‟età repubblicana
OPUS VITTATUM_ blocchi rettangolari disposti regolarmente usati in età augustea.
OPUS SPICATUM_ disposizione alternata di pietre inclinate a 45° (tipico aree
fluviali)
OPUS MIXTUM_ paramenti misti di pietre e mattoni, raggruppa vari tipi di
murature

OPERA A GRATICCIO_ i muri, oltre ad essere realizzati con grandi blocchi o


pietre di piccole dimensioni venivano realizzate anche a graticcio. Tipo di
muratura utilizzata in mancanza, qualità mediocre o eccessiva durezza delle
pietre.
Molto deperibile ne abbiamo oggi poche testimonianze a Ercolano e Pompei.
Utilizzato per tramezzi interni e pareti esterni nei piani superiori.

OPUS TESTACEUM_ MURATURA IN LATERIZIO_


Durante il periodo imperiale, il mattone non viene più usato crudo ma viene cotto. Abbiamo una massiccia produzione
di materiali edili a scala industriale.
ARCO_
Tecnologia greca ed etrusca viene fatta propria e perfezionata in epoca romana. Con l‟utilizzo dell‟arco vien
soppiantato definitivamente il sistema trilitico.
VOLTE E CUPOLE_ strutture costruite in diverse tipologie di forma e materiale: pietra, gettata, laterizio.

13) EDILIZIA E CANTIERE STORICO

L‟unica energia utilizzata nei cantieri prima del 900 derivava dalla forza animale e da quella umana, dalla quale
derivano una serie di soluzioni nella modalità di procedere nelle diverse fasi di lavoro.
Attraverso trattati e rappresentazioni artistiche abbiamo il riscontro delle strategie organizzative atte durante le fasi di
costruzione di un edificio.
Attraverso bassorilievi e illustrazioni abbiamo il riscontro delle strategie in atto durante le fasi di costruzione di un
edificio.
Sono evidenti le presenze di maestranze specializzate, rappresentate nelle fasi del montaggio della costruzione.
I sistemi di elevazione, ad esempio, richiedevano la specializzazione di carpentieri che dovevano adattare la macchina
alle dimensioni dell‟edificio. Queste macchine erano costituite da semplici sistemi di scale, carrucole e funi.
Pinze metalliche, erano collegate alle gru per innalzare blocchi da costruzione, e grazie alla presenza di fori laterali ai
blocchi stessi, pinze si inserivano e aggrappavano. In assenza di fori, venivano poste delle protuberanze (anche detti
orecchioni) alle quali delle corde si legavano per il sollevamento. I fori e le protuberanze o venivano successivamente
nascosti da altri blocchi adiacenti o annegati in rifiniture esterne come intonaci o stucchi.

Il cantiere storico ha una lunghissima durata, causata dalle antiche tecnologie ma anche da obbligate interruzioni
stagionali, durante le quali materiali come la calce non potevano essere prodotti sotto certe temperature.
Grazie a questo gli artisti hanno potuto rappresentare le costruzioni in fase di opera.

Spese di trasporto dei materiali contribuivano a determinare le scelte costruttive e strutturali dell‟architettura.

- Buche Pontaie, elementi parte integrante dell‟architettura, erano fori realizzati in modo che all‟interno vi si
potessero inserire dardi in legno, che bagnati gonfiavano il legno facendolo incastrare nella muratura, sui quali una
volta sovrapposte e posizionate assi orizzontali, si creavano ponteggi dove gli operai potevano lavorare in alzato.
In fase di restauro risultano però un problema, essendo punti in cui i volatili tendono a creare nidi.

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Leggendo un‟architettura sono evidenti segni e tracce sulla pelle esterna, che apparentemente casuali mostrano invece
gli elementi costruttivi utilizzati in fase di opera, come le Centine in legno, che lasciavano segni orizzontali continui
lungo l‟arco interno delle volte.

Le fasi di un cantiere sono evidenti anche nella realizzazione di Affreschi.


Le pareti affrescate, anch‟esse in cantiere hanno una divisione in fasi e giornate, durante le quali l‟artista doveva finire
parti dell‟opera nel momento in cui l‟intonaco sottostante era ancora “fresco”.
Questo permetteva al colore di di aggrapparsi alla parete e non rovinarsi col passare del tempo.
Le parti in cui sono divise le opere affrescate sono evidenti e utilizzate in fase di restauro e analisi dell‟opera per
capire il tempo di realizzazione. Incisioni e punti che si notano sotto i colori degli affreschi sono elementi utilizzati
dagli artisti per riportare l‟opera sul muro da un disegno fatto con punteruoli o carboncini su una maschera in cartone.

Attrezzature tecniche,
- Squadre e filo a Piombo erano gli unici metodi per gli operai al fine di posare correttamente i materiali in opera,
- Metri e compassi, strumenti per la misurazione e il disegno
- Ceste, usate per il trasporto dei materiali
- Mazze, utilizzate per scolpire i blocchi
- Scope, utilizzate per tenere in ordine e pulito il cantiere
- Badili e cazzuole per la lavorazione e stesura della calce
- Corde e Carrucole, utili al sollevamento dei materiali
- Buca della calce, posta lungo il perimetro dell‟edificio durante la fase dei lavori, diveniva parte integrante delle
fondazioni

LE FONDAZIONI
Le caratteristiche del terreno e le problematiche della zona sono elementi determinanti la scelta della tipologia di
fondazioni
Importante è determinare la resistenza a cui devono essere sottoposte, in quanto spesso erano realizzate con materiali
di qualità non ottimali.
Attenzione era posta all‟altezza delle acque di falda che determinano la profondità delle fondazioni per impedire
all‟acqua di interferire con gli elementi della struttura.
Il carotaggio, era un metodo di ispezione del terreno, che permetteva di indagare sulla stratigrafia dei materiale
presenti nel sottosuolo.

Le FONDAZIONI CON PALIFICATE, sono un particolare sistema di fondazioni, tipiche dell‟area bresciana,
utilizzate nel caso di spesa onerosa dello scavo del terreno. I pali erano inseriti nel terreno fino a trovare un livello di
terra nel quale vi sia un adeguato grado di compattezza.
Sono utilizzate in terreni non bonificati, ponti ed edifici di laguna.
Questo tipo di fondazioni hanno un limite di profondità, soprattutto per l‟altezza nella produzione dei pali. Ad ovviare
il problema, un reticolo murario, collega tutti i pilastri della fondazione, garantendo un maggiore equilibrio e
compattezza della fondazione, e creando una sorta di armatura.
Presentano limiti conservativi a causa dell‟umidità dei terreni e degli animali che intaccano il legno. I problemi che
conseguono si riscontrano solamente quando si presentano cedimenti in facciata.

FONDAZIONI SUPERFICIALI CONTINUE


Semplici fondazioni caratterizzate da uno scavo di pochi centimetri, nel quale si getta una mescola di pietrame e calce,
e sulla quale si viene a poggiare l‟edificio. Sono fondazioni considerate pericolose.

FONDAZIONI CONTINUE IN BLOCCHI


Pietre squadrate e lavorate, creano uno strato compatto sul quale si poggia il materiale superiore che crea l‟edificio.
Questa fondazione è esterna al terreno, e si innalza fino ad una quota di 2 metri.

FONDAZIONI SU ARCHI ROVESCI


Tecnica che garantisce risparmi di materiale e permetteva la creazione di spazi sotterranei come cantine e rifugi.
Sono fondazioni che spesso si trovano in corrispondenza degli elementi puntuali delle strutture superiori (Colonne -
Pilastri).
Le fondazioni su archi sono difficili da realizzare in quanto bisognava fare scavi progressivi e quindi poi realizzare i
pilastri da inserirvi.

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FONDAZIONI SU PLATEA
Fondazioni continue, sono positive dal punto di vista sismico.

Vi sono anche zone in cui non è necessario realizzare delle fondazioni, in questo caso si ha un appoggio diretto della
muratura sulla roccia esistente.

I CEDIMENTI, sono reazioni della struttura all‟ abbassamento differenziale del terreno sottostante. Cause:
- differenti pressioni trasmesse dalle strutture al terreno,
- mutamento delle caratteristiche del terreno.

La lettura delle fessurazioni da cedimento tiene conto di :


- direzione e dimensione delle fessurazioni,
- comportamento delle fessurazioni in corrispondenza delle discontinuità murarie.
In presenza di fessure che vanno dal basso verso l‟alto è molto probabile che il problema sia collegato ad un
cedimento delle fondazioni.
Le scosse sismiche, facendo vibrare il terreno sono causa di cedimenti inevitabili delle fondazioni.

STRUTTURE IN ELEVATO_ MURATURE


Differenti e numerose sono le classificazioni delle tipologie delle murature, che cambiano anche a livello geografico.
Un primo sistema è quello che distingue, tra le murature ben fatte e quelle mal fatte.
Sistema tipico di classificazione dei trattati, come nei trattati del Palladio e dell‟Alberti.
Una buona muratura, presenta una continuità negli elementi murari, in modo che i carichi e gli sforzi siano distribuiti
in modo omogeneo. Altro elemento caratterizzante sono gli ANGOLARI, elementi di contenimento della muratura,
che restituiscono anche un‟importanza a livello estetico dell‟elemento finito.

Classificazione:
- MURATURE PIENE
- MURI DI TELAIO, murature portanti
- MURI DI TRAMEZZO, leggeri sono realizzati in legno o cannucciato e rivestiti in intonaco

OPERE DISORDINATE_ costituiscono la maggior parte delle murature, sono costruite con materiali di risulta e
utilizzati in vario modo, risultato anche in seguito a restauri grossolani.
Pietre, ciottoli e mattoni sono legati assieme in modo casuale e disordinato.
In molti casi, questa tipologia era destinata ad essere rivestita da intonaci o lastre di marmo.
Ma una cattiva muratura portante è causa di cedimenti e problemi strutturali nel corso del tempo.
Grazie a indagini conoscitive si può conoscere la stratigrafia della muratura e riscontrare la qualità del manufatto.
OPERA POLIGONALE_ blocchi di pietra, nell‟apparente disordine, non sono lavorati ma sono collocati in modo
scelto all‟interno dell‟apparecchiatura muraria. L‟unica lavorazione è quella della sagomatura e sbozzatura.
Punti di irregolarità nella muratura, consentono nel momento di un sisma, a mantenere in piedi la struttura.
Nel corso del tempo, vi è una progressione della qualità costruttiva e attenzione alla lavorazione esterna.
Spesso è assente il legante tra una pietra e l‟altra, indice di precisione nella scelta delle posizioni delle pietre.

OPERA QUADRATA_ Progressione ulteriore nella lavorazione dei blocchi. Non sono utilizzati materiali di scarto.
Regolarità delle forme e uso di leganti come la malta per l‟unione dei blocchi. Riutilizzo di materiali di scarto nella
parte centrale della muratura poi ricoperta da una superficie con pietra quadrata lavorata.
Mattoni o blocchi di pietra, sono incastrati in modo differente sempre in modo da garantire la compattezza della
struttura.

Il sistema semplice di costruzione prevede la posa a 2 teste, con conseguenti misure limitate dello spessore murario.
La posa di più teste, permette di avere una muratura più spessa, con l‟accorgimento di disallineare i singoli blocchi
Elementi di connessione, zanche in metallo (ferro o piombo), fuse in fori nella pietra e direttamente colata all‟interno.

OPERA CEMENTIZIA_
Standardizzazione del lavoro e utilizzo di casseformi per la messa in opera.
Con l‟uso di questa tecnica si limita l‟uso dei blocchi al solo paramento esterno.

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OPUS INCERTUM_ Utilizzo di materiali poveri, spesso ciottoli di forma ovoidale, disposti per piani orizzontali o per
piani inclinati. Lavorati ma lasciati ognuno con una forma diversa dall‟altro.
Muratura a sacco, l‟opus incertum è usato come rivestimento in modo poco coeso, e riempito con materiali di scarto
grossolanamente mescolati. E‟ una muratura debole, per questo motivo sono presenti angolari solidi.
Di vario genere, può avere alternanza di ciottoli grossi e ciottoli piccoli, presenza di mattoni (creano orizzontamenti),
o nessun ciottolo piccolo e solo grossi annegati nella malta.

OPUS VITTATUM_ Blocchi parallelepipedi di pietra di altezza uniforme, accostati secondo file orizzontali e legati
con malta. Non riempiono interamente la muratura, ma ne rivestono solo la superficie (usato anch‟esso nella muratura
a sacco).

OPUS SPICATUM_ Usata molto in edifici di epoca medioevale, in età romana era usata per basamenti e fondazioni.
Disposizione delle pietre a spiga. Resistente ai movimenti sismici.

OPUS AFRICANUM_ Usata in Africa settentrionale e introdotta in Sicilia dal VI sec.


Muratura mista, caratterizzata dalla presenza di un “telaio” formato da catene verticali di grandi blocchi di pietra posti
alternativamente orizzontali e verticali (elementi portanti), riempiti con blocchi di pietra più piccoli.

OPUS TESTACEUM_ Muratura caratterizzata da blocchi in laterizio rettangolari regolari di ridotto spessore, spesso
suddivisi in parti più piccole in triangoli. Nel tempo si riscontra una variazione di dimensioni dei mattoni, che sono
passati da dimensioni grandi a sempre più piccole, sia per motivi economici che per differenti tecniche di produzione.
Tramite il tipo di mattone quindi è possibile risalire all‟anno di realizzazione del muro.

OPUS LISTATUM_ muratura di tipo ripiego, denominazione di vari tipi di murature, in generale intende paramenti
nel quale si utilizzano pietre e mattoni alternati in fasce parallele.

MURATURA A SACCO_
Usata in edifici di altezze ridotte e larghezze contenute in moda da resistere meglio alle sollecitazioni del terreno.
Conci riquadrati a scalpello, riempiti con avanzi di cava e di lavorazione.
Tecnica usata solo da maestranze esperte, consentiva di utilizzare tutto il materiale cavato e di ripiegare il materiale
derivato dalle demolizioni. Veniva usata una buona malta di allettamento. Anche prive di intonaco nel tempo hanno
mantenuto un buon livello di conservazione.

GRADO E TIPO DI LAVORAZIONE DEL MURO_


Anche l‟uso di malte (usata per la regolarizzazione dei muri) è importante in architettura e differenti tipi di malte
presentano differenti tipologie di posa in opera.

GRADO E TIPO DI LAVORAZIONE DEL MURO_


PRIVI DI LAVORAZIONE_ Muri composti da ciottoli fluviali
LAVORAZIONE PARZIALE_ Sfaldatura e spaccatura
LAVORAZIONE EVIDENTE_ BOZZE_ Blocchi appena lavorati.
BUGNE_ Blocchi squadrati con 4 spigoli laterali finiti e faccia vista in rilievo.
CONCI_ blocchi quadrati e spianati sulla faccia a vista. (lavorazione a scalpello)
I blocchi posati in diversi modi, cambiano le caratteristiche di resistenza e durata nel tempo.
Possono essere lavorati per mezzo di strumenti come: Scalpello, Subbia, Gorbia e Gradina (differenti punteruoli).

TIPO DI POSA del LATERIZIO_


- DI FASCIA,
- DI TESTA, il numero delle teste definisce lo spessore della muratura (1
testa, 2 teste, 3 teste…)
- DI COLTELLO, disposti nel muro verticalmente con la faccia interna al
muro
- DI FOGLIO, funzione di tamponamento

CLASSIFICAZIONE DI FINITURE_
- STILATURA, effettuata tramite un ferro che passato nella fessura dei
blocchi forma un solco ben delineato
- SCIALBATURA, tecnica che precede l‟applicazione del colore nell‟affresco
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- SCALPELLO, lavorazione grezza con graffi evidenti dello scalpello sulla superficie
- SAGRAMATURA, tecnica di stesura dell‟intonaco, composto da calce e cocciopesto, steso a pennello in modo da
lasciare vedere la tessitura muraria sottostante.

LETTI DI POSA DELLE MURATURE_ segni della lavorazione:


- a scivolo
- concava
- cuspidata
- sottosquadro
- doppia inclinazione
- frattazzata

14) MATERIALI CERAMICI


Ceramica
Materiale inorganico, non metallico, ottenuto da materie prime minerali, forgiato a freddo e consolidato i modo
irreversibile mediante cottura. La materia prima è l‟argilla che si trova abbondantemente nelle pianure umide. La
presenza di acqua è fondamentale, infatti l‟argilla è formata da minerali naturali(argillosi), frammenti detritici, altri
composti cristallini e colloidali (scheletro) e sostnze organiche tutti finissimi (grana inferiore ai 4 micron) che in
presenza di acqua diventano plastici. La plasticità è fondamentale, sfruttandola si
puo‟ conferire al manufatto una forma che poi con la cottura vien fissata.
I materiali argillosi puri sono bianchi, in natura esistono argille bianche pure (o primarie) ma la maggior parte, quelle
lacustri, marine o alluvionali sono colorate per la presenza di ossidi

Caratteristiche
_Plasticità: possibilità di deformazione e mantenimento della forma. Alle argille vengono aggiunti degli sgrassanti
(sabbie vulcaniche ecc) per modificare la plasticità
_Porosità: molto elevata, a causa della perdita d‟acqua nell‟impasto (rimangono spazi vuoti) con la cottura pero‟ viene
diminuita
_Impermeabilità: I primi strai di argilla si saturano d‟acqua impedendo di far arrivare acqua anche in profondità
_Refrattarietà: resistenza a temperature elevate senza deformazioni
_bassa conducibilità: che viene abbassata ulteriormente con l‟aggiunta di calcite e altri materiali.

Lavorazione
1. Estrazione_ facilmente estraibile a causa delle fessurazioni che la materia prima presenta in natura, se la
presenza di componenti organiche è elevata, le caratteristiche diminuiscono e quindi non è utilizzabile e non
viene estratta.
2. Preparazione della materia prima_ avviene in due fasi, la prima è la purificazione in cui vengono separati gli
elementi grossolani, a volte viene setacciata per dividere il materia di diversa granulometria, puo‟ anche essere
macinata. Poi c‟è la stagionatura migliora le caratteristiche dell‟argilla, viene effettuata durante l‟inverno.
3. Preparazione dell‟impasto_ Vengono miscelati diversi materiali argillosi aggiungendo materiali non plastici.
Di solito la percentuale d‟acqua è del 20-30% se la percentuale aumenta si parla di barbottina, in caso
contrario è un impasto secco.
4. Battitura_ l‟impasto viene battuto a mano, con degli stampi se è barbottina, pressato se è un impasto secco.
5. Foggiatura
6. Essiccamento_ puo‟ essere naturale (ponendo i materiali al sole) oppure in forni appositi. In questa fase il
materiale si ritira, il processo dura 12/24 ore
7. Cottura_ Avviene in forni con pianta ad “otto” prima della fossa principale ce ne è una piu‟ piccola
(prefurnium per i romani). Nella cottura avvengono trasformazioni irreversibili, il materiale perde
completamente la sua plasticità e diventa laterizio.
Cottura
La cottura in atmosfera ossidante (+ ossigeno) produce un colore rosso, la
cottura riducente (-ossigeno) produce una colorazione scura; la cottura in
fornaci Hoffman (XIX)sono state il primo tentativo di creare una produzione
continua, senza dover spegnere la fornace.
Attualmente si usano i forni a tunnel a fiamma libera. Un lungo tunnel
attraversato da rotaie dove su un carrello entra e si muove il materiale, il
percorso lento permette di perdere l‟umidità residua, cuocersi e raffreddarsi.

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La temperatura e l‟aereazione sono fondamentali, se è eccessiva la T° ne risultano laterizi ferrioli, l‟eccessiva chiusura
dei fori provoca difficoltà di aderenza con la malta.
Più in particolare:
 T° < 250° genera una perdita dell‟acqua di idratazione, adsorbimento e un materiale igroscopico
 300° < T° < 600° genera una perdita d‟acqua del reticolo e induce processi di ossidazione e riduzione dei
componenti ferrosi
 600° < T° < 1000° Le componenti mineralogiche cambiano fase, ci sono minerali di neoformazione
 T > 1100° iniziano i processi di fusione, si arriva ad una fase vetrosa
 T° 1400° avviene la vetrificazione
Se la smaltatura avviene dopo la seconda cottura si avranno colori ceramici, se la cottura è una sola si avranno dopo la
coloritura colori a freddo
Nella preparazione del coppo la foggiatura avviene prima in piano e poi l‟elemento viene piegato su una gorbia, le
parti in eccesso vengono eliminate con dei regoli

Prodotti ceramici
 Terracotta
 Maiolica_ tra la prima e la seconda cottura si aggiunge uno strato di rivestimento (ad esempio un film
protettivo)
 Faenza silicea
 Gres_ la porosità e bassissima, solo il 40-50% del materiale ne presenta. Può essere bianca o colorata
 Terraglia_ doppia cottura, materiale poroso di colore bianco
 Porcellana_ materiale bianco e compatto, a volte traslucido. La componente vetrosa in superficie chiude i pori
Rivestimenti
 Ingobbio
 Patina ceramica
 Smalto
 Vetrina

Decorazioni
Le decorazioni non influiscono sulle caratteristiche fisiche o meccaniche del materiale, puo‟ avvenire in diversi modi:
 Incisione_ asportazione di materiale
 Impressione_ deformazione della superficie
 Barbottina, sabbiatura_ applicando materiale
Finiture a freddo:
 Sagramatura dei mattoni
 Scialbatura (una tintura diluita in latte di calce) di mattoni e terracotte
 Policromia a freddo di mattoni e terracotte

Prodotti usati in architettura


si usano prodotti esclusivi e usati su larga scala e prodotti per scopi indipendenti il cui impiego per l‟architettura è
secondario, ad esempio le anfore usate dai romani per alleggerire le murature.

I laterizi, sono il prodotto principe, è possibile datarli poiché nel tempo per massimizzare i tempi di produzione le
dimensioni sono diminuite. Ne esistono di molti tipi diversi
 Mattoni per muratura comune_ Mattoni pieni (foratura inferiore al 15%) e semipieni (foratura minore del
45%)
 Alveolati_ Mattoni semipieni caratterizzati della presenza di pori con un diametro nell‟ordine dei millimetri (a
volte gli alveoli possono essere riempiti con polistirolo espanso)
 Mattoni facciavista_ Mattoni pieni o semipieni con una finitura superficiale che conferisce caratteristiche
estetiche
 Mattoni forati_ Foratura tra il 55 e il 70%
 Tavelle_ elementi forati di notevole lunghezza (50-200cm) e limitato spessore (6-8cm)
 Elementi per le coperture: tegole curve a sezione tronco-conica (coppi) o tegole piane
 Elementi per la pavimentazione_ pieni, di forme diverse, con spessore minore di 2 cm
Inoltre si realizzano tubature, vengono impermeabilizzate internamente con la vetrina e mattonelle di decorazione,
rivestimento vetroso o smaltato applicato dopo la cottura

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15) PAVIMENTAZIONE
Hanno diverse caratteristiche in quanto hanno diversi usi e posizionamenti e devono rispondere a diversi requisiti.
Strato di finitura del piano di calpestio sia interno che esterno. Requisiti:
- TECNOLOGICO-STRUTTURALI,
compatibilità con la struttura portante
resistenza all‟usura
impermeabilità all‟acqua piovana
resistenza all‟umidità di sottosuolo
- REQUISITI DI FORMA
interessano funzionalità e resistenza al degrado, cambiano a secondo della tipologia.

Elementi che compongono le Pavimentazioni: Sottofondo, Rivestimento e Finitura.

1. PAVIMENTI IN CONGLOMERATO_
• Semplicemente battuti: Costipazione del terreno e successiva battitura.
• Battuti di Argilla: stesa a secco o ad umido, ha come difetto una scarsa resistenza all‟umidità e alle
sollecitazioni meccaniche (usura). Impossibilità di riparare le crepe.
• Battuti di Calce: costituito da opus signinum ovvero mescola di calce e coccio pesto.
• Battuti di Gesso

Terrazzo alla veneziana, è un terrazzo formato da malta con elementi lapidei annegati all'interno.
Fondo: 10-15 cm formato da calce grossolana e rafforzato da mazzapicchio, un giorno di riposo e ulteriormente
compattato.
Secondo strato: 2-3 cm di polvere di calce o mattoni, si possono trovare pezzi di marmo per il rafforzamento
compattati.
Arrotatura: si gratta la superficie in modo da portare in superficie la granulometria di marmo .
Levigatura: Lucidatura dell‟ultimo strato di pavimento tramite piastre calde di ferro

2. PAVIMENTI IN ELEMENTI LAPIDEI_


• Tarsie, elementi sagomati in modo da creare disegni e decorazioni.
• Seminati: via di mezzo tra pavimento alla veneziana e mosaico, in quanto solo i contorni venivano sviluppati
e gli elementi interni ai contorni venivano gettati o seminati in modo da riempire lo spazio.
• Selciati: elementi tondeggianti, affiancati spesso a lastricati. Posto in opera su letto di sabbia e legante
bagnato.
• Lastricati: pietre di grosse dimensioni con spessore ridotto rispetto alle altre dimensioni. Sottofondo sabbia e
ghiaia
• Mosaico di ciottoli, si gioca con la cromia dei ciottoli posati in modo minuzioso, sviluppati in ambito
Genovese.
Colori principali usati sono il bianco e il nero.

3. PAVIMENTI DI LATERIZI_
• Ammattonati di piatto, lato maggiore in vista
• Di punta
• Di coltello

4. PAVIMENTI IN LEGNO_
• Ordinari, tavolato del solaio funge da pavimentazione, altrimenti un doppio tavolato
• Pavimenti intarsiati e parquet, si gioca sulle diverse cromie del legno (Palazzo serbelloni).
• Graticcio, solaio semiaperto usato per essiccazione delle castagne fatto da listelli in legno con spazi vuoti.

16) SCALE_ COLLEGAMENTI VERTICALI


(16)_
Si passa da scalinate monumentali fino a piccole
scale in legno per l‟accesso ai fienili.
Parti delle scale (figura)_
Gabbia_ vano in cui è inserita la scala.
Scalino di invito_ primo della rampa
Scalino di uscita_ ultimo scalino della scala

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FORME_
• Scala a 1 o + rampe rttilinee
• Scale a 3 rampe rettilinee
• Scale giranti,
formate da + rampe curvilinee di forma aperta
• Scale a Chiocciola,
Rampe curvilinee a forma chiusa
• Scaloni, scale molto complesse, erano la parte principale
del palazzo, la scala faceva da elemento decorativo
dell‟intera abitazione e ne indicavano anche l‟importanza
sociale. Vano scala + atrio sono elemento importante dell‟architettura.
• SCALE A POZZO, cingono uno spazio lasciando un vano al centro. Spesso erano decorate con colonne e
archi.
• SCALE DOPPIE SIMMETRICHE, 2 rampe simmetriche che salgono nella stessa stanza.
• SCALE TENAGLIA, 3 rampe di cui 1 centrale + 2 laterali, si usa prima quella centrale poi arrivati al
pianerottolo si sdoppia in 2
• SCALE A FORCHETTA, simile a quella prima ma con 3 pianerottoli.
• SCALE A RAMPA INCROCIATA O ALLA PALLADIANA,
scale che si incrociano tra di loro ma sono indipendenti le une dalle
altre.

SCHEMI STRUTTURALI_
E‟ difficile dividere lo schema strutturale da quello dei materiali, ma le
principali sono:

• SCHEMA A COLLO, gradini sorretti per tutta la lunghezza


• SCHEMA A VOLO, rampa sorretta solo agli estremi dei pianerottoli
• SCHEMA A SBALZO, la gabbia ha struttura portante in quanto gli
scalini si incastrano solo nella muratura.

MATERIALI_

• SCALE IN LEGNO_ sono fatte con diversi legni, e sono di diversi


tipi.
I Gradini possono essere massicci, e quindi sono soggetti a
spaccature.
Più diffuse sono le “Scale a sole pedate”, con tavola incastrata nei
lati, si hanno in alcuni casi dei frontali che servono come copertura.
Scala a scalini sovrapposti, sagome di legno laterali su cui vengono
inchiodati i gradini.
Scala a chiocciola. Scale a sbalzo. Scale a pioli.

• SCALE IN PIETRA_ si hanno in:


Muratura piena (seminterrati o primo piano), i gradini possono
avere diversi spessori, ha grande resistenza all‟umidità.
Scala sorretta da struttura voltata, volte rampanti su cui vengono
poggiati i gradini.
Possiamo anche trovare dei gradini ammorsati nella muratura o su
delle riseghe in muratura o su mensole.
Troviamo anche scale a chiocciola in pietra, sono gradino con
anima ovvero con il tondo centrale che creano il supporto interno
o senza anima. Oppure Scale a chiocciola sorretta da volte.

• SCALE IN MURATURA E MATTONI_ su strutture voltate e fatte in muratura e poi ricoperte con mattoni.
Scale a pozzo: 3 branche e ballatoio.
Scale alla romana, scale a pozzo con vuoto centrale sorrette da strutture voltate a sbalzo.

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• SCALE IN FERRO_ usato per strutture portanti non per i gradini fatti solitamente in pietra.

17a) APERTURE e SERRAMENTI

Vani delle porte


Variano in base alla situazione in cui ci si trova e cambiano i materiali e le funzioni.
Un esempio di architettura rurale è quello con stipiti non sgozzati e architrave ligneo, avendo gli architravi uno spessore
minore della muratura in cui sono inseriti e quindi ne troviamo più di uno, affiancati tra loro e in alcuni casi sovrapposti.
In caso di muratura in mattoni crudi gli stipiti sono in mattoni crudi e l‟architrave è lignea.
Dove abbiamo murature lapidee spesso troviamo architravi in pietra, e anche in questo caso troviamo + architravi
affiancati, a volte sono realizzati con elementi monolitici poi scolpiti e decorati e infine ammorsati alla muratura. Possiamo
anche trovare dei sopraluci fatti in pietra, spesso vengono lasciati aperti ma possono essere tamponati col vetro.
Spesso si hanno degli architravi ribassati nella parte superiore della porta.
L‟apertura può anche essere sagomata e fatta rientrare perfettamente nel profilo in pietra (?), ci sono anche casi in cui sopra
l‟architrave in pietra troviamo un arco che distribuisce meglio i carichi.
Vani delle finestre
I vani venivano realizzati in modo analogo alle porte, troviamo un davanzale in pietra sottile o in alcuni casi ligneo. Negli
architravi questi due elementi possiamo trovarli anche sovrapposti.
Porte esterne e portoni
Hanno numerose funzioni e sono molto diverse dalle porte interne in quanto abbiamo esigenze diverse. Le differenze
derivano spesso dall‟impiego della porta e dalla funzione dell‟edificio (fienile-palazzo). Esistono porte ad 1 o 2 battenti e
con aperture minori per far etrare la luce, a volte ci sono decorazioni.
Nei portoni di grandi dimensioni all‟interno si trova il portello che evita di aprire tutto il portone, può essere ricavato in una
sola anta del portone o in entrambe.
Le porte sono principalmente realizzati in legno da tavole lignee affiancate o + travi lignee affiancate.
Tipi costruttivi:
 Porte a imposta semplice_ semplici tavole affiancate tra loro e inchiodate ad elementi orizzontali posti
all‟interno; a volte si trovavano delle spranghe metalliche orizzontali.
 Porta a imposta doppia, abbiamo 2 tavolati, quello esterno con assi verticali, quello interno con assi orizzontali,
in alcuni casi la chiodatura diventa un elemento decorativo.
 Porta alla mercantile_ porta a doppio tavolato e con chiodi battuti.
 Porte intelaiate_ intelaiatura perimetrale al cui interno è inserito un tavolato come tamponamento, la parte
portante diventa l‟intelaiatura e non il tavolato come in precedenza. In alcuni casi la tamponatura è in vetro.
 Porte sagomate o squadrate_ le prime riprendono la sagomatura esterna(?), nelle altre si fanno coincidere le porte
con gli stipiti.

Elementi della porta


Le battute, lavorazioni fatti per migliorare la presa dell‟infisso in modo da non avere spifferi. Ci sono diversi tipi di
incastro tra battute.
Connessioni: chiodature, collanti, connessioni e incastri.
Dispositivi di movimento: I cardini sono chiamati gangano(?) o bandella di ferro(un elemento inchiodato sul serramento e
inserito nella bandella in modo da permettere il movimento della porta). Spesso le bandelle diventano anche elementi
decorativi.
Per i portoni grandi viene usato il bilico che serve a sorreggere la porta e a farla girare. Altro metodo di connessione è la
cerniera.
Dispositivi di chiusura: dispositivi lignei, modo + semplice è fatto da stanghe e sono agganciate con stanghe con piatti di
ferro. Troviamo anche serrature a mola che permettono con una molla la chiusura automatica del Sali scendi. Altro sistema
è quello del paletto che blocca le ante solo tramite un paletto che blocca l‟elemento, sono bloccati con piastrine metalliche
o altro.
Battacchio o battocchio = elemento che funge da campanello e per segnare la porta. Può avere diverse forme e fantasie,
batte su un elemento in ferro in modo da non rovinare il serramento ligneo.

17b) FINESTRE
Il telaio in legno è analogo a quello delle porte mentre per quanto riguarda i nodi, ve ne sono di diverse tipologie a incastro
fissati poi tramite chiodatura. Particolare attenzione deve essere posta per il battente e il controbattente in modo da evitare
l‟ingresso di acqua,

Tipi di tamponamenti:
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impannate
lastre traslucide naturali_ lastre che assottigliate permettevano il passaggio della luce.
Vetro soffiato_ si soffiava la lana vetrosa in modo da creare una vetrata, poi le varie lastre venivano collegate a piombo.
Lastre di vetro_ sistema attuale, possono essere incastrate negli infissi in vario modo.

Dispositivi per l‟oscuramento


-scuri interni
-persiane
-scuri esterni
o interni all‟edificio o elementi esterni collegati direttamente alla muratura o interne. Persiane chiusure esterne che
coprono il profilo della finestra, ce ne sono di differenti tipi, si ha anche l‟opzione di aprire sono un pezzo del telaietto.

Ferramenta
-cardini
……………………….
-cremonese
-spagnoletta_ unica asta che può traslare e ruotare.

Spesso nei piani inferiori si utilizzano inferiate fatte da paletti forati con incastro di paletti passanti o cornici di ferri piatti o
legno che vanno a creare dei motivi decorativi.

18) ARCHEOLOGIA DELL’ARCHITETTURA


La conoscenza dell‟edificio passa attraverso la ricerca storico documentaria e lo studio dell‟edificio.
L‟archeologia si divide tra:
 archeologia di scavo,
 l‟archeologia di superficie o del paesaggio (senza scavo,
osservazione del territorio e ambiente per interpretare paesaggio)
 archeologia dell’architettura, del costruito o dell’elevato
È un osservazione dell‟esistente per capire le sue modificazioni nel tempo.
Disciplina che studia quanto costruito dall‟uomo per ricostruirne la storia.
E‟ finalizzata alla conoscenza ma anche alla conservazione dell‟edificio.
L‟edificio stesso è paragonabile ad un palinsesto, nel tempo le stratificazioni
successive si possono leggere ancora, osservando con attenzione e facendo l‟analisi della stratigrafia.
Analisi delle stratigrafia è un termine preso dall‟archeologia di scavo. Nel nostro caso non ci sono veri e propri strati
ma si possono stabilire i vari passaggi avvenuti nel tempo e capirne l‟ordine, evitando di rimuovere gli strati
soprastanti.
Bisogna capire la sequenza storica dei manufatti architettonici (costruzioni, progetto, uso, modifiche,
rifunzionalizzazioni, abbandono, distruzione).
Nell‟edilizia storica l‟intervento era minimo e di piccola scala, si sistemavano piccoli pezzi o si aggiungevano nuovi
strati. Ora invece ad esempio se devo cambiare l‟intonaco lo tolgo tutto e lo rimetto cancellando tutta la storia
pregressa.

Storia di un edificio
 All‟inizio la fossa, poi il cantiere, una azione che si protrae nel tempo
 L‟attività di cantiere lascia delle tracce (buchi dei ponteggi (buche pontaie)) al termine del cantiere si inizia ad
usare l‟edificio
 L‟edificio viene usato vengono fatte piccole modifiche e piccoli segni di usura, degrado dissesto.
 Il degrado insieme al modificarsi delle condizioni e dei modi d‟uso porta ad un nuovo cantiere che interviene
sull‟edificio.
 Al termine di questo processo l‟edificio ha subito grosse modifiche

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Metodo indiziario
Osservazione attenta
Ogni aspetto dell‟architettura è un segno archeologico che magari oggi non ha significato ma che potrà averlo domani,
vanno quindi documentati gli atti volontari (costruzione del muro, apertura di una finestra) e gli atti involontari,
comunque importanti, (degrado, storia dell‟uso)

La base da cui partire è l‟unità stratigrafica: ogni azione costruttiva di origine antropica, che ha continuità nel tempo e
nello spazio.
Due colonne sono due unità stratigrafiche, una muratura una, anche se fatta con materiali diversi. Continuità nel tempo
perchè la realizzazione della singola unità deve avvenire senza interruzioni.
Le unità stratigrafiche si dividono tra:
 positive (aggiungo una stanza)
 negative (distruggo un pezzo di muro, ad esempio per inserire una finestra, asporto parte del basamento per
allargare l‟ingresso, rimuovo il camino
Si dividono inoltre tra:
 principali
 secondarie
 di rivestimento,
Per semplificarle è utile identificare delle sottounita, la finestra dell‟immagine puo‟ essere
un‟unica unita, ma zoomando possiamo dividerla in 3 sottounita.

Analisi stratigrafica
1) Riconoscimento delle unita stratigrafiche fondamentali. In questo processo sono fondamentali i bordi
(interfaccia), ci sono bordi rotti (frastagliato, unità negativa), bordo finito, bordo di attesa (34), bordo di
appoggio o complementare)
2) Creare una sequenza stratigrafica, si basa sui rapporti tra le varie unità, i rapporti fondamentali sono tagliare,
svuotare, coprire, addossarsi, riempire, legarsi. Ad esempio osservando il bordo vediamo che la malta della
muratura sotto si conforma a quella sopra quindi la muratura sotto, al contrario di quanto suggerisce la logica
è posteriore

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Uguaglianza di unità stratigrafiche o analogia


Analogia: due unità distinte ma della stessa epoca (due finestre distinte), uguaglianza (sembrano due ma sono una)
Elemento nascosto, elemento che non si vede o si vede in minima parte (uro dietro a intonaco)
Elemento scomparso (elementi di cui non è rimasto nulla ma di cui ci sono tracce)

Passi dell’analisi stratigrafica


1) Osservazione
2) Rilievo, particolareggiato, pietra per pietra o intonaco per intonaco, fotoraddrizzamento
3) Scomporre, dividere l‟edificio nelle sue unità stratigrafiche (osservando i materiali, le malte, le tecniche
costruttive ecc) facendo una sorta di mappatura, linea sottile per le unita positive e piu‟ spessa per le unità
negative
4) Nominare, ogni unità deve avere un nome, generalmente numeri e sigle.
5) Schedare, ad ogni unità bisogna assegnare una scheda in cui si registrano tutte le informazioni sulle unità e i
suoi rapporti con le unità vicine. Le schede devono essere fatte in modo chiaro in modo che latri possano
capire
6) Mappare, sul rilievo effettuato si riportano i nomi delle schede
7) Annotare, si usano sigle di identificazione, contorni e superfici, simboli per i rapporti stratigrafici ecc ma non
essendo normati ognuno fa bordello, fondamentale è quindi la leggenda
8) Campionare
9) Organizzare/schematizzare si usa il diagramma o matrix di harris,
10) Semplificare. Il grafico di prima è improponibile quindi lo semplifico
11) Confrontare, unendo relazioni dirette ed indirette ottengo il diagramma stratigrafico relativo
12) Raggruppare, raggruppo per interpretare e metto insieme tutti gli elementi che concorrono ad un azione (es
apertura di una finestra raggruppo rottura del muro, costruzione finestra ecc..) essendo una interpretazione è
soggettiva
13) Periodizzare. divido in fasi, magari usando i raggruppamenti fatti prima
14) Schematizzare, associo alle fasi, se le ho ricavate, date precise o intervalli storici. Bravo hai ottenuto il
diagramma stratigrafico assoluto
15) Ricostruire, ricostruzione mentale e grafica
16) Comunicare, tutti questi elaborati servono per comunicare la storia dell‟edificio basandosi su informazioni
ottenute.
Problema della datazione
Nei documenti storici spesso ci sono moltissime date, al contrario negli edifici non sono presenti date, se non molto
raramente. Inoltre non sempre è facile capire la corrispondenza tra la documentazione e la realtà. Altro modo di agire
sono le analisi.
Metodi diretti (sull‟oggetto) o indiretto (altre fonti) relativi (sequenza cronologica) o assoluti (data o periodo)
autonomi o dipendenti (hanno bisogno di curve di riferimento, ad esempio l‟analisi del legno (dendrocronologia))

METODI DI DATAZIONE

Cronotipologia metodo per cui ad una determinata tipologia associo una datazione, basata su osservazione diretta, poi
individuo in un territorio elementi dello stesso tipo che rimangono invariati nel tempo e posso quindi stabilire che, ad
esempio in una certa epoca in un certo periodo si faceva un certo tipo di finestre, se nel mio caso reale trovo una
finestra di questo tipo posso datarla. Mi baso su abachi di riferimento, dietro cui c‟è un lavoro enorme. È un metodo
applicabile all‟edilizia diffusa, non alle grandi opere eccezionali, si basa sul concetto d lunga durate delle tecniche
costruttive e sulle graduali variazioni che non avvengono mai repentinamente.

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Mensiocronologia metodo non distruttivo, attraverso la misurazione degli elementi in laterizio permette di ottenere
una datazione assoluta. Si basa su curve regionali o locali. Dal medioevo fino al settecento i laterizi , di pochi
millimetri per volta, hanno diminuito le loro dimensioni. Ad esempio esistono delle curve molto precise dei laterizi di
Genova.
Se messe in un grafico le dimensioni dei laterizi di un edificio otteniamo:
 curva a campana => costruzione omogenea,
 curva a sella => epoche poco distanti o due fornaci diverse della stessa
epoca,
 curva a doppia campana => due epoche, o posa in arte di materiale di
recupero,
 valori dispersi o piccoli gruppi => edificio fatto con materiale di recupero

Datare con le epigrafi, poste a celebrazione di una data o di un impresa, si trovano di solito su archi e portali, se
verificate permettono di datare il manufatto

Datare con lo scavo


Datare in modo indiretto basandosi su trovare cose, elementi di coccio usati per un riempimento di una buca ecc

19 IL RILIEVO DELLE GEOMETRIE_ METODO DIRETTO E INDIRETTO_ 22 MAGGIO

rilievo delle geometrie_ rilievo indiretto - TOPOGRAFICO


rilievo diretto - LONGIMETRICO
rilievo FOTOGRAMMETRICO
rilievo MATERICO
rilievo DEGRADO
non sono metodi alternativi fra loro ma coesistono nella realizzazione di un rilievo.

RILIEVO GEOMETRICO_ momento di conoscenza e critica dell‟edificio, permettono nel momento del restauro di
fare pochi errori. In un edificio storico, documenta gli elementi di cui è costituito e definisce come questi siano
collegati tra loro.
E‟ uno strumento di gestione dell‟informazione, materiali, tecniche, degrado…

RILEVARE_ significa saper individuare i punti significativi di un oggetto, quelli a cui bisogna far riferimento in fase
di restauro. Produrre mediante uno strumento grafico un modello che restituisca l‟oggetto reale, determinato da un
certo numero di punti e definito da un sistema di misure collegate.

La precisione è un requisito essenziale.


La precisione di un rilievo è anche qualitativa, ovvero un mezzo per trovare le diversità dove l‟approssimazione vede
solo identità.

Il rilievo fornisce una serie di informazioni fondamentali, dando la possibilità di stimare i costi reali di intervento che
non potrebbero essere ottenuti con un rilievo superficiale.

Prima della misurazione, bisogna PROGETTARE il rilievo.


Attraverso la lettura della fabbrica, in una prima fase bisogna dividere in insiemi
Le differenze all‟interno del manufatto, sono differenze che si riscontrano nelle diverse fasi costruttive, nel quale
anche piccoli cambiamenti mostrano le diverse maestranze che si sono approcciate alla costruzione.

SOPRALLUOGHI_ procedere con una serie di sopralluoghi preliminari che servono alla conoscenza dell‟edificio e a
definire il miglior approccio per il suo studio.
- scegliere le tecniche più adatte
- impostare eidotipi necessari
- verificare accessibilità e possibili difficoltà logistiche
- eseguire una prima campagna fotografica di studio per la pianificazione;

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Predisporre inizialmente quelli che sono i materiali per registrare le informazioni raccolte (rilievi preesistenti, schede
per eidotipi da redigere sul posto, strumentazione fotografica)

1. RILIEVO INDIRETTO (TOPOGRAFICO)_


Fornisce un sistema di riferimenti metrici che costituiscono la struttura del modello geometrico dimensionale
dell‟oggetto.
Nel rilievo indiretto si acquisiscono 2 tipi di grandezze: ANGOLI E DISTANZE, rendendo possibile la
determinazione di punti non accessibili, ma collimabili.

Funge da appoggio, che imposta e gestisce le fasi di rilievo successive.

STRUMENTI_
- goniometri, teodolite_ strumento che consente la determinazione nello spazio di una direzione uscente del centro
dello strumento. La posizione di un punto P è determinata dalla direzione dell‟asse (angoli fondamentali azimutale e
zenitale).
- stazioni totali, strumento che combina la teodolite con il distanziometro elettronico. Fornisce la posizione esatta di
un punto determinata per angoli e distanze. strumenti in grado di immagazzinare dati e trasferirli direttamente a
computer.
- laser scanner, Per ogni punto lo strumento misura un angolo orizzontale, un angolo verticale e una distanza
inclinata.
Le distanze sono calcolate con il tempo di volo del segnale luminoso.
L‟impostazione preliminare dello strumento (numero di coni ottici e la densità dei punti -nuvole di punti-) permette
la procedura di acquisizione successiva totalmente automatizzata.
Il rilievo permette la possibilità di avere successivamente sezioni di qualsiasi tipo, a differenza del rilievo diretto,
dove bisogna in principio conoscere la posizione della sezione che si vuol effettuare per non incorrere nel dover
reiterare il rilevo in caso di errori
Per ottenere modelli tridimensionali più rispondenti si usa inoltre integrare il rilievo tridimensionale con la
fotogrammetria digitale, che rispondente all‟oggetto reale riporta la qualità delle superfici.

TRIANGOLAZIONE, metodo delle intersezioni.


Scomporre gli insiemi in TRIANGOLI, ciascuno connesso da un lato comune. il triangolo non è deformabile e
attraverso la misura di distanze e angoli, definisce in modo inequivocabile le dimensioni di un manufatto
architettonico.

Può essere impiegato anche per rilevare il perimetro di un edificio.


Lo strumento di misurazione è posto a distanza dal profilo di facciata su una retta, di cui prendiamo le distanze delle
diverse misurazioni che definiscono la punta delle triangolazioni verso l‟edificio. (costruendo una POLIGONALE
ESTERNA di capisaldi).
Un altro metodo di rilievo per intersezioni in topografia è il RILIEVO PER COORDINATE POLARI.
Fissato un caposaldo di rilevazione, vengono misurate distanze di diversi punti dell‟edificio a raggiera rispetto al
punto iniziale.

Occorre tracciare una griglia topografica di riferimento prima di procedere alle diverse misurazioni.

Altro aspetto fondamentale è l‟accortezza di rilevare dei punti notevoli per il rilievo diretto degli interni.
Per far ciò bisogna livellare il terreno, ponendo delle tacche di riferimento all‟interno della struttura, rilevati dallo
strumento topografico, definendo quindi un livello orizzontale su cui si andranno ad agganciare le misurazioni
successive.

2. RILIEVO DIRETTO o LONGIMETRICO_


In longimetria si misurano solo le distanze dei punti. E‟ necessario pertanto l‟accessibilità al punto da misurare. Fasi di
rilievo:
- definizione del progetto di rilievo
- elaborazione degli eidotipi necessari
- creazione di un PIANO ORIZZONTALE di sezione
- trilaterazione dei punti principali (minimizzare la propagazione degli errori separando le fasi di misura)
- rilievo degli alzati e del dettaglio

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Le operazioni di misura sono precedute da una campagna di livellazione che fissa la quota della sezione orizzontale a
cui apparterrà la pianta dell‟edificio e da cui si misureranno le altezze per la definizione delle sezioni/prospetti.

STRUMENTI_
- PIANO ORIZZONTALE_ permette di misurare gli andamenti delle pavimentazioni e dei soffitti. Quindi si parla di
riconoscere cedimenti e deformazioni dei piani orizzontali, che altrimenti non verrebbero rilevati.
- LIVELLA A BOLLA D‟ARIA
- LIVELLA AD ACQUA_ principio fisico dei vasi comunicanti. Principio fisico secondo il quale un liquido
contenuto in due contenitori comunicanti raggiunge lo stesso livello indipendentemente dalla forma dei recipienti.
Viene usato un tubo in gomma.
- FILO A PIOMBO, filo flessibile con all‟estremità una massa pesante. permette di proiettare verticalmente punti sul
piano di sezione.
- LONGIMETRO (bindella, asta metrica, triplometro)
- FLESSOMETRO, e DOPPIOPETTO strumenti di dettaglio, per misure lineari
- CALIBRO, strumento di dettaglio usato per sezioni cilindriche di piccolo diametro)

In longimetria si misurano le distanze, muovendosi all‟interno di sistemi di riferimento verticali e orizzontali. Si


misura per:
1. triangolazioni, fissaggio di capisaldi per le misurazioni, dai quali si prendono le distanze dai punti di interesse,
2. coordinate cartesiane, dopo aver creato un sistema di riferimento si prendono le misure delle coordinate di ascisse e
ordinate, si ha sempre una doppia misura x y.
3. misure lineari parallele, si tratta della misurazione tradizionale di distanze.

La TRIANGOLAZIONE permette di avere un modello affidabile. Ciò si ottiene scomponendo la sua geometria in
triangoli:
- TRILATERAZIONE A CATENA, un lato in comune (alta incidenza di propagazione dell‟errore).
- TRILATERAZIONI A RETE
- TRILATERAZIONE ANCORATA AD UNA BASE, avendo più lati in comune, l‟errore in una misurazione non si
propaga in tutte le altre misurazioni successive.
Avendo il più possibile triangoli equilateri è possibile contenere gli errori in fase di rilievo.

Il metodo delle COORDINATE CARTESIANE, è utilizzato principalmente per il rilievo delle sezioni attraverso
l‟utilizzo di coltellazioni. Spostandosi su un livello orizzontale e misurando con il disto la distanza verso l‟alto
spostandosi sull‟asse di un interasse di ca. 50cm. Nel caso in cui fossero presenti delle decorazioni fitte, è necessario
diminuire l‟interasse aumentando il numero delle misure da rilevare.

3. RILIEVO FOTOGRAMMETRICO_
Si basa sull‟utilizzo della fotografia come mezzo di misurazione. Consente di acquisire un modello non costituito da
punti, ma di fotogrammi in continuità con il reale.
La fotogrammetria consente di riportare fedelmente gli elementi singolari dell‟architettura. E‟ un dato semicontinuo,
la sua precisione è dovuta alla risoluzione in pixel dell‟immagine digitale.
Non è un metodo autonomo, ma si appoggia ed ha sempre bisogno di un appoggio topografico e di misurazioni dirette.
Attraverso una griglia di riferimento sarà così possibile procedere successivamente al fotoraddrizzamento per avere le
dimensioni reali dell‟oggetto architettonico.
Punto di debolezza sono i problemi di accessibilità: la sua applicabilità dipende infatti dalla possibilità di fotografare
l‟oggetto secondo precise modalità.

Primo aspetto è la corretta condizione di illuminazione del contesto.

Principi base_
La fotografia è una proiezione conica di un volume su un piano negativo. L‟operazione fissa nello spazio un fascio di
raggi che partono dalla camera e arrivano a ciascuno dei punti dell‟oggetto.
E‟ necessario che l‟oggetto rappresentato sia posto tutto in uno stesso piano e che l‟asse ottico della camera da presa
sia posta perfettamente perpendicolare all‟oggetto, evitando così problemi di effetti distorcenti dell‟immagine.

OMOTETIA_ omologia tra due piani in cui elementi siano uniti e in cui il piano oggetto e il piano pellicola siano
paralleli. Oggetto e immagine sono legati da proporzionalità diretta.

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OMOGRAFIA_ il piano oggetto e il piano di ripresa non sono paralleli. il rapporto non è costante, ma lo è il bipartito
(invariante che si conserva in ogni proiezione e che garantisce la verificabilità delle operazioni).

Il rilievo fotogrammetrico si divide in 2 metodologie:

5. FOTOGRAMMETRIA STEREOSCOPICA (sistema di coppie di fotogrammi)


permette di ricostruire oggetti con una spiccata tridimensionalità. permette di governare qualunque tipo di
superficie irregolare o complessa (terreno, superficie scultorea..)
Si basa sula fatto di costruire un modello attraverso almeno 2 immagini, riproducendo la visione stereoscopica.
E‟ necessario che i diversi fotogrammi siano quasi completamente sovrapponibili.
Permette di ottenere svariate modalità di restituzione delle immagini (per curve di livello, per mesh di punti) a
seconda delle finalità dello studio.

STRUMENTI_
- Camere fotografiche metriche, semimetriche o non metriche: strumenti da utilizzare durante la campagna di
rilevamento
- Apparati di restituzione, composti da elaborati meccanici o elettronici:
a. metodo degli occhiali attivi_ immagini a video alternate e occhiali che chiudono alternativamente la vista agli
occhi.
b. metodo degli occhiali passivi_ immagini alternate, gli occhiali permettono ad ogni occhio di vedere un
immagine diversa

6. FOTOGRAMMETRIA PIANA (fotogrammetria semplificata bidimensionale)


utilizza la singola immagine per individuare misure nell‟ipotesi che gli oggetti siano piani, tutti i punti di presa
giacciono sullo stesso piano.
Metodo molto utilizzato alla scala architettonica. Permette di passare da una vista prospettica ad una vista
bidimensionale, sfruttando le proprietà della geometria proiettiva, ricavando da prese fotografiche
prospetticamente deformate a fotogrammi in rigorosa proiezione ortogonale.
Per far questo si usano metodi analitici, ovvero l‟utilizzo di programmi di fotoraddrizzamento (Photometric, RDF)
che attraverso algoritmi di calcolo ricampionano l‟immagine digitale di partenza ottenendo un immagine analoga
alla proiezione ortogonale.

Stabilito un sistema di riferimento, le relazioni tra fotogramma e oggetto dipendono da 9 parametri che descrivono:
- la posizione della lastra nello spazio
- le caratteristiche geometriche della camera

Per ogni immagine e indispensabile individuare almeno 4 punti di cui si conoscano le coordinate XY, che devono
essere fisicamente riconoscibili nella fotografia. Banalmente corrispondono a degli spigoli, a delle decorazioni, che
possono essere misurate con rilievo diretto o indiretto ( Il rilievo diretto deve determinare dei punti mediante
trilaterazione ).
I 4 punti devono essere il più possibile posti in modo da occupare la maggior parte dell‟area fotografata, in quanto
l‟area raddrizzata in modo corretto corrisponderà all‟area interna ai 4 punti.

Le singole immagine raddrizzate vengono successivamente unite fra loro ricomponendo l‟oggetto studiato,
eliminando le differenze tra le immagini di partenza, dovute all‟illuminazione in fase di presa o ad errori di
scansione.

METODO GEOMETRICO, EMPIRICO


dove non ho la possibilità di accedere direttamente alla misurazione dell‟oggetto, si utilizzano le regolarità
dell‟oggetto per arrivare a delle proporzionalità tra le parti e ottenere l‟oggetto reale raddrizzato.

LIMITI_ possono sussistere errori dovuti alla non complanarità di alcuni elementi (conci sporgenti, cornici,
modanature, aggetti) i punti che non giacciono sul piano di proiezione presentano uno spostamento dell‟immagine
chiamato ERRORE DI ALTEZZA. In questi punti viene eliminata l‟immagine fotografica e si lascia al di sotto il
disegno geometrico ricostruito.
Per questo otteniamo elaborati in:
RESTITUZIONE MISTA_ la canoniche rappresentazioni in pianta o sezione geometriche sono arricchite da
fotopiani digitali relativi, ad esempio, di pavimenti, soffitti, o muri di particolare interesse.

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FORMAZIONE DELLO STATUTO DISCIPLINARE

PRIMA DELL‟800
Fino all‟800 non esisteva il restauro come lo intendiamo noi oggi, come una disciplina precisa e regolata da norme comuni.
Gli interventi sugli edifici erano principalmente di carattere pratico, si sopperiva ad una mancanza dell‟edificio, si facevano
interventi che andassero bene nell‟immediato. Non vi era cioè l‟attenzione sul materiale, sulla tecnica con la quale
l‟edificio era stato costruito.

ILLUMINISMO
Agli inizi dell‟800 si inizia ad avere una visione di riconoscibilità e conservazione dei monumenti, il restauro assume un
imortanza tale da diventare una vera e propria disciplina. Tuttavia gli architetti che si occupano delle nuove costruzioni
sono anche i primi che si cimentano in opere di restauro, per questo motivo spesso i primi interventi tengono poco in conto
dell‟identità dell‟edificio da restaurare ma risentono di uno stile proprio dell‟epoca.

(Restauro archeologico del Colosseo è più in linea con le idee attuali. Si fa un setto
obliquo in modo da mantenere la struttura che stava collassando inoltre tamponano
degli archi in modo da rendere la struttura più solidali.
Arco sono usati degli atteggiamenti giusti ma che non erano quelli che voleva fare ai
tempi)

Questo è anche il periodo in cui l‟edificio storico diventa fonte di ispirazione per
architetti e teorici. Non solo ci si preoccupa di recuperare edifici storici danneggiati dalle grandi distruzioni dell‟epoca
napoleonica, ma vengono anche costruiti edifici ex novo con uno stile che riprende i monumenti dell‟antichità.
Viollet Le Duc è il padre di questa corrente di pensiero, che mira alla purezza e alla fedeltà
della ricostruzione storica. Venivano infatti rimosse tutte le parti aggiunte in periodi
successivi alla costruzione/concezione dell‟edificio per ricostruire fedelmente. È
naturalmente fondamentale una conoscenza storica approfondita che permetta di
riconoscere e saper interpretare gli stili.
-A Notre Dame il suo intervento è abbastanza in linea con la storia dell‟edificio, lo
“completa” aggiungendo una guglia, riapre le bifore, rimette le statue e ricompone gli archi
con un doppio portale, e riesce a mantenere lo stile.
-Castello di Carcassone paesino medievale dove si restaura una torre visigota. In questa
occasione viene aggiunta ex novo una torre prima inesistente.
-Castello di Pierrefonds, le Duc fa un rilievo dell‟esistente e di quello conservato, completando poi con il restauro
complessivo

J. Ruskin al contrario propone un approccio per il quale un edificio ha un ciclo di vita da compiere, al termine del quale
non bisogna intervenire in alcun modo. L‟edificio storico sottoposto ad interventi di restauro diventa a tutti gli effetti un
edificio nuovo.
Altra figura importante nel campo del restauro è Camillo Boito, che predilige un restauro filologico (?), ottenendo un
revival medievale.

L‟ESPERIENZA ITALIANA
Fondaco dei Turchi a Venezia
Inizialmente Berchet che lo vuole trasformare in museo civico, e si pensa di
recuperarlo in uno stile arabo bizantino. Lui cerca di ricostruire il più possibile il
passato ma cerca di correggerlo eliminando eventuali errori. Quindi alla fine si ha un
palazzo nuovo, anche la balaustra era disomogenea e quindi si modifica anche questa.
Il procedimento non si fonda quindi sull‟autentictà storica, come succedeva con Viollet
le Duc, bensì si procedeva con correzioni di carattere soggettivo nelle quali la ricerca storica era per lo più assente

CARTE ITALIANA DEL RESTAURO


Prima carta Italia del restauro, 1883

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Precedentemente sono state realizzate numerose carte che però non hanno valore legislativo ma sono solo indicazioni, per
questo considerati documenti con dei limiti di utilizzo.
Punti principali della carta:
 Meglio consolidare che riparare, meglio riparare che restaurare (considerata come ultima possibilità).
 Le aggiunte devono avere carattere diverso e quindi devono essere riconoscibili.
 Quando si tratta di fare completamenti di parti danneggiate devono essere di diverso materiale
 Fotografie dell‟intervento, documentazione, notorietà.
 Saranno considerate per monumenti e trattate come tali le aggiunte.
Il valore relativo del palinsesto poteva essere fatto vedere tramite un‟immagine.
Nel caso di palazzo Ducale alcuni elementi che non sono stati rilevati in immagini storiche vengono eliminate o ritenute
superflue in quanto non presenti storicamente ma magari ritenute come aggiunte postume.

1902: nascita degli edifici regionali e delle moderne soprintendenze, viene redatta la prima legge nazionale “La
conservazione dei monumenti e degli oggetti d‟arte”.
Restauro di porta ticinese a Milano. Prima del restauro 1860 non aveva più la valenza ne‟ l‟importanza di porta di Milano
in quanto aveva perso la sua collocazione storica. Boito cerca di rivendicare l‟importanza del monumento.

LUCA BELTRAMI è stato un assistente di Boito, titolare dell‟ufficio regionale di


tutela dei documenti. Sviluppa l‟idea di Boito, cerca con un atteggiamento più
rigoroso di non cadere negli stessi errori. A questo proposito propone l‟idea di
RESTAURO STORICO, ovvero documentato e limitato alla corretta riproposizione
di ciò che manifestamente è esistito. Da qui la diversità rispetto al RESTAURO
STILISTICO.
Interventi di Luca Beltrami_ Palazzo Marino, Milano 1888-1892; Castello
Sforzesco, Milano.1893-1905
GUSTAVO GIOVANNONI propone il RESTAURO SCIENTIFICO, per il quale si
considera il monumento come documento d‟arte e di storia.
A lui si deve l‟inizio dello studio del restauro dei monumenti.
Introduce il tema dell‟anastilosi, che regola la ricostruzione dei monumenti quando si hanno sufficienti informazioni. Gli
elementi aggiunti devono essere ben in vista e si possono recuperare si hanno almeno 2/3 dell‟edificio originale e
abbastanza documenti storici.

Tipi di restauro:
 Restauri di consolidamento opere di rinforzo messe in sicurezza
 Restauri di ricomposizione analstilosi
 Restauri di completamento fatta solo su monumenti vivi
 Restauri di innovazione introduzione di parti fondamentali
 Restauri di liberazioneisolano l‟edificio per dargli personalità nello spirito.

21) RILIEVO DEI MATERIALI

La conoscenza delle tipologie dei materiali che costituiscono l‟edificio, le loro caratteristiche e la loro predisposizione a
determinare tipologie di degrado risultano fondamentale importanza per la valutazione delle più adatte metodologie da
utilizzare nell‟intervento conservativo. Il progetto deve infatti fondarsi su valutazioni il più possibile oggettive e verificate
dalle caratteristiche del manufatto.
Il rilievo consiste nel ridisegno puntuale di ciò che si osserva, creando una legenda di materiali specifici dell‟edificio.
In base alla tecnica di rilievo che uso si possono avere risultati differenti e in base all‟obbiettivo del mio progetto di
restauro si utilizzano tecniche differenti.
È stata redatta la carta del rischio dove si danno indicazioni dei materiali storici e soggetti a rischi.
.
Esempio nella facciata con rilievo materico con differenza dei materiali non ci deve essere nessun punto vuoto.
Anche quando devo individuare dei ciotoli o pietre non possiamo solo indicare di cosa si tratta ma non la provenienza e la
composizione del ciotolo in quanto non ne abbiamo le conseguenze.

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Il riconoscimento del materiale avviene sia a livello visivo che a livello tattile. È possibile poi fare delle verifiche in
collaborazione con chimici specializzati che possono fornire ulteriori informazioni sul materiale e il suo
comportamento.
Il passo successivo è comporre un‟analisi stratigrafica, ovvero un rilievo geometrico in cui vengono inseriti i modo
puntuale tutti gli elementi e le componenti della struttura studiata, distinguendo i materiali attraverso differenti retini e
legenda corrispondente.
Il rilievo deve comprendere anche le irregolarità presenti nell‟edificio, i metodi per realizzare ciò sono diversi e
passano da un rilievo geometrico manuale, alle tecniche di foto raddrizzamento con successive elaborazioni.
La classificazione che si attua nel rilievo materico cambia a seconda delle esigenze e delle finalità dell‟intervento:
posso scegliere di classificare uno o più elementi in modo diverso.
È d‟aiuto avere una conoscenza ampia delle tipologie di materiali e aggregazioni di materiali dalla quale attingere nel
momento in cui si compone il rilievo.
Il risultato finale del rilievo è un elaborato grafico dell‟edificio nel quale emergono geometrie, materiali classificati in
legenda e irregolarità, il tutto accompagnato da fotografie di riferimento.

Il rilievo è un fotografia che mi permette di dare nome e cognome a tutti i materiali.


 Materiali artificiali_ sono degli aggregati che derivano da una trasformazione e non troviamo in natura.
 Materiali sintetici_ non hanno nulla di naturale.
 Materiali metallici_ bisogna avere lo stesso grado di precisione su tutti i materiali, quindi nel caso non si
conoscano alcuni metalli è consigliabile lasciare una classificazione generica per tutti.
 Materiali lapidei naturali, (stesso discorso dei metalli)
 Materiali organici naturali_ legno.

Un metodo di classificazione dei materiali utilizza la codificazione precisa dal sistema :
CARTA DEL RISCHIO DEL PATRIMONIO CULTURALE_ documento redatto dalla regione Lombardia, cataloga tutti
gli edifici monumentali di rilevanza storica. Il documento presenta una lista materiali che più si riscontrano in un rilievo, li
codifica e li racchiude in 5 macro-categorie: materiali lapidei, materiali organici-lignei, materiali metallici, materiali
artificiali (nati dalla lavorazione di materiali naturali -intonaci-), materiali sintetici (prodotti da una lavorazione di materiali
chimici)

DEGRADO MATERICO

Problemi dovuti al degrado:


Ci sono varie problematiche diverse tra loro che a volte sembrano le stesse ma non lo sono.
Disgregazione disgregazione in piccoli granuli per motivi interni al materiale.
Erosione disgregazione in piccoli granuli per agenti esterni.

Altro problema è l‟assegnazione dei retini, in quanto devono essere trasparenti e devono seguire le forme della normativa.

Degrado e dissesti:
 Valutazione (tipologie di degrado)
 Registrazione
 Interpretazione delle possibili soluzioni

Tipi di degrado, le situazioni di degrado creano:


1. Problemi ai materiali costruttivi
2. Problemi statici, il peso può provocare il cambio di baricentro e quindi cambia l‟equilibrio, oppure con terremoti
l‟equilibrio varia.
3. Problemi dovuti a cause esterne umidità, calamità naturali, muschio
4. Forme d‟uso

A volte il degrado non si ha su tutti i materiali ma solo su alcuni, e provoca un‟alterazione delle caratteristiche del
materiale che generalmente provoca:
- Riduzione resistenza

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- Aumento fragilità
- Aumento porosità
- Perdita di materiale
Le cause possono essere intrinseche quindi di progettazione, di materiali impiegati, di cantiere, d‟intervento di restauro
(spesso si sono usate delle malte sbagliate) e di destinazioni d‟uso.

Degrado materico delle facciate


NON SCRIVERE MAI CREPA!!!!!! (W LE FESSURE)
- Distacco parti della muratura che stanno per distaccarsi parete s72
- Lacuna/mancanza parti della parete che hanno ceduto lasciando delle lacune in facciata s74

Degrado:
- Eflorescenze saline s77
- Patina ossidazione naturale, fa cambiare anche colore al materiale originario s78
- Deposito polvere che c‟è nell‟aria, si crea una crosta nera molto resistente s79
- Ruscellamento da condensa problema che si ha nelle tombe dove la differenza di calore crea della condensa s83
- Crostaconseguenza dell‟azione antropica diretta, si forma una crosta superficiale di alterazione dello strato
originale s84
- Patina biologica strato sottile, morbido e omogeneo di natura biologica. È costituita prevalentemente da
microrganismi cui possono aderire polvere, terriccio ecc s85
- Pellicola strato superficiale di sostanze coerenti tra loro ma non con il materiale che rivestono, spesso dato lo
spessore ridotto si stacca dalla superficie s86
- Restauro con materiali incompatibili come il cemento che provoca delle differenze di degrado ??
- Condizioni di esposizione sfavorevole azioni fisico meccaniche prodotte da pioggia, dilavamento, raggi solari,
azione eolica ecc.. s88
- Alterazione cromatica avviene su intonaci scuri. Per far tonare il colore originario bisogna fare una lucidatura
della superficie ma si perde parte del materiale. Diverso dalla perdita di colore. S89
- Deformazione una lastra troppo sottile rispetto alle sue dimensioni viene fissata in punti rigidi e quindi le si
forma una pancia nonostante sia una pietra rigida, causa principale peso nel tempo provoca degli incurvamenti.
Nel degrado materico si ha una differenziazione dei tipi di degrado con successiva descrizione.

DEGRADO STATICO o DISSESTO

Cause principali
Statiche_ carichi accidentali, peso proprio, deformazioni di volume derivanti da cambiamento di temperatura, cedimenti
del terreno
Dinamiche_ terremoto, vento, vibrazioni

Elementi che condizionano il comportamento strutturale dell‟edificio_


-carenza di conoscenze all‟epoca di costruzione
- errori di valutazione concettuali: sottodimensionamento, carichi eccentrici, spinte non contrastate
- cambiamento delle condizioni ambientali o strutturali

Dissesti_
Riconoscibili attraverso deformazioni, espulsione di materiali, cedimenti differenziali del terreno.

22) Le indagini diagnostiche


Indagini da eseguire sul manufatto per comprenderlo meglio. La conoscenza è una parte fondamentale per il progetto
di intervento conservativo, tutto l‟iter deve partire da un indagine preliminare che ci fornisce dati scientifici precisi.
Nella diagnostica abbiamo competenze diverse, dall‟ingegneria alla chimica passando per architettura e fisica. Inoltre
il progetto di diagnostica coinvolge diverse figure.
Inoltre le norme UNI ci danno delle “direzioni” per lo studio dei metodi di conservazione da utilizzare nei vari casi,
non sono leggi ma indicazioni di massima.
2085, esecuzione e valutazione preventiva di interventi di manutenzione straordinaria e ordinaria
La norma contiene:
 Descrizioni di conservazione e anamnesi,
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 Quale tipo di degrado con che intensità


 Presenza di vegetazione
 Situazioni ambientali
 Descrizione dettagliata della campionatura di materiale (che campioni prendere e come prenderli.
 Interpretazione dei risultati

Schema che spiega le analisi da eseguire (bibliografica, storica e dell‟edificio), molte tecniche si possono intersecare
per ottenere più informazioni sull‟edificio. Le indagini devono essere progettate, va definito il tipo il luogo e la durate
dall‟intervento. (molti monitoraggi climatici richiedono 12 mesi in quanto abbiamo molti tipi di clima da analizzare).
E‟ doveroso sapere cosa voglio che l‟analisi mi dica.
Ho umidità di risalita  in maniera meno distruttiva possibile ( in anni passati si demoliva la muratura per le indagini
diagnostiche) devo fare delle analisi per scoprirne la causa.
La mappa dai pallini rossi mostra dove fare i campionamenti.
I campi d’indagine sono divisi in tre gruppi:

1. Terreno: problemi dovuti ai “piedi dell‟edificio”


2. Struttura muraria: analisi struttura sub-stucco
3. Superfici murarie: ma anche aperture e salai

Nella relazione è comunque presente la storia dell‟edificio cosi come la causa che è l‟elemento che causa il degrado,
non ha senso intervenire sugli effetti e non sulla causa del danno.
Le indagini si dividono tra, indagini:
 In sito
a) Indagini qualitative: indagini storica
b) Indagini quantitative: indagine geometrica

 In laboratorio: prevedono una certa connotazione distruttiva in quanto


prevedono il prelievo di un campione dal sito e essere portato
indisturbato in laboratorio (es. mani pulite durante il prelievo), il
risultato non è immediato e molto dispendioso.

Le indagini possono essere:


 Passive: Non richiede la sollecitazione attiva dell‟oggetto
 Attive: richiede sollecitazioni (scaldo, eletrizzo, ecc.) il campione
 Passive/attive:
inoltre si dividono tra;
 Non distruttive: attacco sonde al campione senza compromettere il campione
 Distruttive/micro distruttive: prelievo di campioni carotaggi.

Il problema di fondo è la perdita di materiale prezioso, ma da un campione posso ottenere un gran numero di
informazione
LE INDAGINI DIAGNOSTICHE
Si dividono in:
1. Chimiche
2. Fisiche
3. Termografiche
4. Endoscopiche
5. Soniche ed elastiche

Verifica diretta

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La prima indagine diagnostica è la vista diretta, con occhi attenti e preparati devo raccogliere la maggior parte di
informazioni possibili. Da qui devo determinare le varie informazioni per una prima mappatura del degrado (notare
bombature o crepe nell‟intonaco).
Misura dei parametri microclimatici (da slide 32)
è significativo avere informazioni in almeno un arco stagionale completo (anno), i parametri monitorati sono
soleggiamento, temperatura, umidità, velocità dell‟aria. La sonda ambientale va posizionata in un punto significativo
(non particolarmente umido o secco). Le informazioni poi sono elaborati dal computer che produce grafici che
possono essere riportati su di una mappa.
Prove psicometriche: valutazione delle condizioni di umidità, permettono la creazione di dati certi e celeri sulla
quantità e le anomalie (variazioni improvvise di valori vicino ad aperture o impianti) di umidità, misura non continua
ma puntuale, va fatta almeno tre volte.
Indagini sulle strutture murarie:
1. Termografia
2. ponderale o gravimetrico
3. prove soniche
4. prove ultrasoniche
5. Magnetometria
6. Martinetti piatti
7. Monitoraggio dei quadri fessurativi
Termografia (slide 41)
Non è distruttiva, puo‟ essere attiva (vario io la T° di un ambiente) o passiva, viene fatta con la termo-camera (sta
spiegano cos‟è una termo-camera -.-“), questo ci permette di trasferire su di una mappa cromatica i nostri preziosi dati.
Ogni oggetto con T °al di sopra dello zero assoluto emette radiazioni infrarosse, grazie alla termo-care ci permette di
determinare la temperatura del corpo soggetto ad analisi.
Termo passiva: mi dice cosa succede solo nei primi cm di intonaco
Termo attiva: il calore interessa anche l‟interno della muratura, ho maggiori informazione sulle capacità di
assorbimento di calore da parte del materiale.
l‟emissività di un materiale dietro all‟intonaco va scoperta con questo metodo, una volta differenziare le emissività
posso scoprire orditure di solaio o differenziazione di materiali sotto l‟intonaco, cosi come possiamo scoprire le
centine di false volte, o ancora se è presente acqua nella muratura ( umidità di risalita e infiltrazioni). Posso inoltre
scoprire casi di distacco di materiale di finitura “zone di stacco”, infatti il calore si propaga in maniera diversa
nell‟aria dietro all‟intonaco.
Drilling e metodo ponderale (da slide 61)
Misuro la differenza di peso dell‟intonaco, in tre punti diversi della muratura, allo stato naturale e allo stato secco, per
individuare al differenza di umidità. E‟ un metodo invasivo e va fatto senza scaldare preventivamente la muratura.
Endoscopia (da slide 62)
Fascia di fibre ottiche inserite in una guaina, alcuna fibre trasportano l‟immagine all‟apparecchio mentre altre portano
luce in sito. Ovvero la morfologia tipologica e lo stato di conservazione dei materiali. E‟ molto usato per osservare
luoghi inaccessibili.

Magnetometria (da slide 68)


Si usa il magnetometro è usato per vedere i ferri in maniera qualitativa, viene creato un campo elettro-magnetico che
varia a seconda dei ferri che interferiscono. Usata molto nelle indagini archeologiche.
Soniche e Ultrasoniche (da slide 71)
Vengono emesse delle onde e registrate delle variazioni che ci danno le informazioni sulla coesione della stratigrafia.
Molto usato su muratura a mattoni. Dopo aver predisposto una maglia di punti sulla muratura vengono inviati, tramite
un “martello” che picchia sui punti di battitura le onde elastiche e dall‟altra parte della muratura si registrano, grazie ai
punti di ricezione i dati in input.
Martello strumentato e accelerometro emettono e ricevono le onde elastiche, analizzando la presenza di eventuali
discontinuità, se le velocità sono basse abbiamo molti vuoti. E‟ una prova non distruttiva.

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Le onde ultrasoniche hanno lo stesso principio, cambia la lunghezza d‟onda sonica. Le indagini ultrasoniche sono
molto usate sul calcestruzzo e sul legno, riescono a quantificare la profondità dei vuoti o il degrado superficiale del
legno e quanto si trova in profondità e il comportamento fisico meccanico delle superfici.
Rilievo e monitoraggi dei quadri fessurativi (slide 83)
Manifestazione di una crisi statica di un edificio o comunque segale che qualcosa non funziona. Può essere causata dal
contesto, dalle fondazioni (per dissesti della fondazione l‟edificio si muove e si può scomporre in blocchi, a seconda
del movimento del terreno la lesione cambia  scorrimento, traslazione, ecc.), eventi sismici, carichi orizzontali
eccessivi, eccessivi carichi verticali o localizzati, ecc.
Per evidenziare i tipi di danneggio devo svolgere un rilievo del quadro fessurativo, questo ci permette di comprendere
la meccanica della struttura e preparare un piano di mantenimento dell‟edificio. Nel rilievo del quadro fessurativo,
descrivo l‟evoluzione delle lesioni, se la lesione è recente i bordi avranno elementi laterali ancora in fase di distacco e
presenza di polvere. Le lesioni si distinguono in passanti (visibile da ambo gli estremi del muro) e non passanti, inoltre
è importante la profondità e lo spostamento della fessurazione (scorrimento tra i due lembi).
Slide che spiegano il rapporto tra carico e crepa.
E‟ importante nel rilievo del quadro fessurativo individuare tutte le fessurazioni importanti, distinguere le fessurazioni
dell‟intonaco da altre più gravi, esse sono lesioni apparenti causate dal gelo e non hanno importanza.
Le cose più importanti da misurare di una crepa all‟interno del rilievo del quadro fessurativo sono:
 Le cuspidi (punti di inizio e fine)
 I cigli (bordi della crepa, nuovi sono marcati e vivi in una frattura vecchia sono arrotondati)
 Il ventre o gola ( parte centrale )

I verso della fessurazione e la sua morfologia, essa ci rivela la direzione seguita dalla crepa. In genere nel rilievo del
quadro fessurativo si indica con colori e spessori convenzionali le diverse crepe e le loro caratteristiche (passanti o non
passanti).
A seguito del rilievo dobbiamo avere un monitoraggio che ci indica se il quadro fessurativo è in evoluzione o meno,
nel caso in cui lo sia bisogna stabilire se lo è in maniera più o meno preoccupante, con velocità incrementale,
diminuita o stazionaria.
Fessurimetro (da slide 114)
Strumenti semplici come il vetrino che ci dice se la fessura si è mossa o meno, o più complessi che ci dicono di quanto
si è mossa. Possono essere fissi o mobili (attaccati al muro o usati e poi rimossi), i fisi sono più precisi è ci danno
direzione e ampiezza della fessura. Il fessurimetro è attaccato tramite pasta al muro. Il rilievo è fatto mettendo degli
accelerometri in funti fondamentali della struttura (faccio il rilievo della torre campanaria mentre suona la campana o
mentre sul ponte mentre c‟è traffico )  cioè in condizioni di azioni dinamiche

Martinetto piatto (da slide 123)


Studio lo stato di sollecitazione locale della muratura, quanto è sottoposta a sforzo una muratura. Prova di tipo
distruttiva, iter:
 Posiziono le mire ad una distanza nota,
 Effettuo un taglio, di 30 40 cm, nella muratura con la lama rotante (nel giunto di malta se il muro è composto
da mattoni) nella posizione intermedia tra le mire,
 Inserisco il martinetto nel taglio,
 Il martinetto che è un sacchetto di olio che aumenta di pressione,
 Quando si ritorna alla posizione iniziale delle mire (che si sono mosse dopo il taglio ) abbiamo gli sforzi che
interessano la muratura storica.
Questa prova può essere fatta anche con due martinetti per determinare lo sforzo uni-assile di una porzione di
muratura.
Carotaggi (da slide 133)
Prova distruttiva, effettuata da Bugs Bunny, estraggo delle carote di muratura per capire la stratigrafia e, tramite prove
su campioni in laboratorio, la risposta a compressione da varie direzioni.
Indagini sulle catene metalliche (da slide 142)
Prove per determinare il tiraggio della catena, a quali sforzi è sottoposta e quali sono le variazioni di carico nel tempo,
lo stato della sua testa o semplicemente la sua presenza.
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Termoumidimetro (da 145)


Capisco l‟umidità nel legno dalla sua conducibilità elettrica, l‟acqua causa una diminuzione delle resistenza elettrica,
lo strumento è composto da chiodi che fungono da elettrodi.
Resistografo (da 146)
Punta penetra nel legno ruotando in maniera costante, e registra le resistenze che incontra oltre che la presenza di
vuoti. Usato per capire se ci sono parassiti (che causano i vuoti) nel legno.
Sclerometro per legno
L‟asta è graduata è non ho capito altro, prove penetrometriche
ANALISI DI SUPERFICI
Saggi distrutti/parzialmente distruttivi
Osservazione, tecnica non distruttiva, viene effettuata mediante (da 151)
 L‟utilizzazione della luce radente per vedere distacchi o difetti di intonaco o superfice pittorica
 Utilizzare microscopi
 Confronto di osservazione con U.V. e luce normale, questo permette di notare fessurazioni, degradi biologici,
perdite di cromatismi.
 Analisi superficiale per scoprire la stratigrafia dell‟intonaco andando a scrostare progressivamente l‟intonaco
di finitura.

Analisi di laboratorio (indagini minimamente distruttive poiché richiedono il prelievo di campioni, vengono usate
per studiare superfici di pregio
Prove chimico fisiche (da 160)
Servono per capire quali compatibilità ho con i materiali di restauro, oltre a stabilire porosità, distribuzione e
grandezza dei pori, peso specifico.
I prelievi (campionamenti) possono essere superficiali o profondi e è importante
 Dove, punto significativo
 Come, utilizzo lo strumento più adatto, scalpelli o pennelli
 Quanti, quante variazioni ho all‟interno della porzione di muratura
I campioni sono conservati in recipienti chiusi ermeticamente, etichetti e datati. E‟ importante inoltre documentare il
punto di prelievo con delle foto. In seguito sono analizzati
Microscopia (da 163)
Sezione sottile, osservato in trasparenza in quanto si tratta di una sottile lamina osservata con luce sub-oggetto  luce
trasmessa
Sezione lucida, campione immerso in un gel e lucidato per ottenere una superfice perfettamente lucida (usata per
osservare la stratigrafia completa dell‟intonaco), osservato con luce trasmessa.
Diffrazione a raggi X (xrd) da 170
Analisi componenti cristallini che compongono i minerali della muratura. La prova va fatta su un campione
polverizzato, quindi si ha la perdita del materiale
Porosimetria ad intrusione di mercurio (da 170)
Materiale immerso nel mercurio e a pressione crescente il mercurio penetra nei pori, cosi capiamo quanti pori sono
aperti (pori in contatto con la faccia esterna) e che caratteristiche hanno. Otteniamo cosi un grafico che rappresenta la
situazione in fase di carico e di scarico.
Cromatografia ionica da 175)
Rileva la presenza di ioni in un campione.
Uni 11100 da 177
Analizzo l‟anidride carbonica che viene espulsa dal campione di malta a contatto con acido cloridico.
Analisi granulometrica da 180
Utilizzo una serie di setacci per stabilire la composizione dell‟aggregato di una malta, divido quindi l‟aggregato a
seconda della granulometria.
Uni 10921 183
Uni 10859
-Stabilisco quanta acqua assorbe il campione immerso nell‟acqua, la resistenza al passaggio di umidità.
-Prove di pulitura con carta velina e sostanze varie
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Sclerometro a pendolo da 185


Prove di pulitura
INDAGINI GEOTECNICHE SUL TERRENO (da 188)
Servono a stabilire la portanza del terreno
-carotaggi, stratigrafia del terreno
-georadar, analisi della propagazione delle ode elettromagnetiche per indagare il terreno
-prove penetrometriche. Resistenza al passaggio di una forza di penetrazione
In fine è fondamentale analizzare la propagazione delle forze delle fondazioni nel terreno. Sono molto importanti dei
monitoraggi periodici.

23) PROGETTO DI CONSERVAZIONE E STRATEGIA PROGRAMMATA DEL PATRIMONIO STORICO

Diviso in Macrofasi, il processo di recupero del patrimonio storico è un processo regolare…

La nascita dell‟approccio conservativo…


La cosiddetta scuola milanese, è stata additata per essere un approccio che “imbalsamava gli oggetti”; un approccio di
conservazione che consisteva nel…
non deve essere quindi mimetico ma deve distinguersi - grande distinzione tra nuovo ed esistente - sia di materiali che
tecniche.

Un altro atteggiamento conservativo è quello della scuola romana, che parte anch‟essa da una grande attenzione al
costruito che hanno portato alla redazione di manuali di restauro degli anni 70. La visione dell‟intervento è di tipo
tradizionale, rivitalizzare e sostenere le maestranze che usano le tecniche storiche di costruzione e quindi intervenire
sul bene in mimesi con l‟esistente.

Conservare è la capacità di riconoscere le storie all‟interno di un edificio e facendo in modo che ad oggi, sia garantita
la conservazione dei segni per le generazioni future; si tratta di un approccio scientifico che presuppone lo studio di
generazioni differenti sulla storia del manufatto antico.

Sostenibilità dell‟intervento_ materiali e tecniche compatibili, mettono in moto un processo sostenibile della
conservazione, spostando l‟attenzione al minimo approccio di intervento.
impiegare materiali locali per una sostenibilità economica.

L‟intervento conservativo è finalizzato al mantenimento delle sue funzioni, alla valorizzazione del sito in cui sorge.
la funzione che vi viene inserita non deve essere prevaricante sul manufatto
Solo conservando la matericità naturale…

Conoscere per Conservare_ si sposta l‟attenzione sulle analisi che portano alla conoscenza del patrimonio storico, più
importanti dell‟approccio di intervento stesso sul bene.

L‟intervento di conservazione ha un grado di complessità superiore rispetto ad un intervento di nuova costruzione.


Il suo progetto si traduce in una serie di azioni finalizzate a:
- conservare l‟esistente; conservare = gestire il mutamento dell‟esistente con la minima perdita di materia, pensando
al comportamento del sistema nel futuro.
- progettare ciò che deve essere accostato e dialogare all‟esistente (che si tratti di impiantistica o di nuovi edifici).

Il rilievo imposta la qualità del successivo restauro. In base alla metodologia di rilievo effettuata in fase iniziale di
analisi, si differenzia la modalità di approccio nelle successive fasi di intervento pratico.

Le mappature, strumento decisionale e operativo, negli studi preliminari permettono di documentare, visualizzare e
confrontare i dati emersi dalla diagnostica, dall‟analisi dei materiali e del degrado.
Nel progetto permettono di indicare la misura degli interventi e misurarne l‟estensione e quindi i costi.
In cantiere permettono di documentare e localizzare le lavorazioni effettuate.
A restauro concluso permettono di localizzare le zone a rischio futuro_ strumento di controllo e gestione del
manufatto.
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Le indagini storiche sono uno strumento che serve ad orientare le scelte di intervento tramite un adeguata
consapevolezza del manufatto e della sua storia. Tramite fonti indirette bibliografiche ci si approccia alle prime
informazioni sull‟edificio, passando successivamente alle fonti dirette provenienti da archivi storici e che identificano
le fasi di sviluppo nel tempo dell‟edificio.

Diagnostica_ Si articola in fasi di graduale approfondimento che generalmente prevedono l‟attivazione…

L‟intervento di conservazione ha un grado di complessità superiore rispetto ad un intervento di nuova costruzione.


le scelte delle tecniche di intervento sono legate alla destinazione d‟uso successiva. e devono affrontare tematiche
relative ad:

- Accessibilità. fruibilità degli utenti, anche con ridotte capacità motorie o sensoriali. Ottenuta non sempre con
adeguamenti edilizi ma anche con strumenti gestionali ed organizzativi. Non deve essere garantita
l‟accessibilità totale, ma una distribuzione funzionale che limitando gli interventi garantisca la visibilità degli
ambienti.
- Sicurezza sismica e antincendio, attraverso sistemi di allarme sensibili e la compartimentazione del manufatto,
con personale specializzato e competente sulle modalità di azione.
- Efficienza energetica, migliorare le prestazioni dell‟edificio senza alterarne la struttura storica.

- reversibilità
- minimo intervento
- compatibilità e sostenibilità
MANUTENZIONE_
Nell‟ambito della conservazione dei manufatti storici è importante la fase della manutenzione, prima causa di degrado.
Non facendo attenzione a semplici elementi di degrado come la formazione di piante e vegetali sul manufatto, ad
esempio, si può incorrere negli anni alla formazione di arbusti di grandi dimensioni che vanno ad intaccare la struttura
e la sua stabilità.

La mancata manutenzione e prevenzione aumenta la vulnerabilità del manufatto e quindi rischi sismici.

Tutte le carte del restauro ribadiscono l‟importanza della manutenzione.


Vi sono solide basi teoriche nella teoria della conservazione, in particolare nella strategia di conservazione
programmata,
prevista sia dal codice dei beni culturali che da decreti legislativi nella progettazione delle opere pubbliche.

TEORIA DELLA CONSERVAZIONE PROGRAMMATA, nata negli anni ‟70


La strategia può essere sintetizzata nella convergenza di due percorsi:
- TOP DOWN, strategia che avviene “dall‟alto” dalle regioni, dal ministero
tramite una catalogazione sistemica…
- BOTTOM UP, lavoro svolto sul territorio, dai proprietari e dai progettisti
tramite…

Prevenzione significa attuare delle strategie che evitino “malattie”, quindi affrontare un percorso di profilassi tramite
una buona manutenzione che impedisca che il bene vada in rovina.
(“La cura deve tenere attenzione della personalità del malato e quindi prendersi cura del malato e non della malattia”)

“La CONSERVAZIONE viene assicurata mediante una coerente, coordinata e programmata attività di studio,
prevenzione, manutenzione e restauro” ART 29 D.Lgs 42/2004

Tante attività che il codice riconosce come attinenti alla pratica della conservazione storica.
Risultano quindi attività finanziabili,
Definizioni dai codici legislativi:
- Prevenzione, attività idonee che limitano le situazioni di rischio connesse al bene culturale nel suo contesto.
Quindi le azioni rivolte verso un bene possono anch‟essere solamente indirette di gestione e
- Manutenzione, attività e interventi destinati al controllo delle condizioni del bene culturale e al mantenimento
dell‟integrità ed efficienza delle funzioni.

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MANUALE D‟USO_ strumento dato a colui che usufruisce direttamente del bene. Deve essere quindi uno strumento
di facile comprensione e utilizzo da utenze non specializzate nel campo del restauro.
Contiene l‟insieme delle regole da seguire per un uso
MANUALE DI MANUTENZIONE_
PROGRAMMA MANUTENTIVO_

Piano di Manutenzione distinto dal Piano di Conservazione.


E‟ un sistema di gestione dell‟edificio legato al singolo intervento, costruito per problematiche attribuite ai singoli
elementi tecnologici.
La manutenzione è intesa NON come ripetizione di operazioni ma…

1999-2000_ La “carta del rischio” fornisce le linee guida per i piani di manutenzione a livello regionale.
Obbiettivi:

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