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I Cubburi: segni della storia sui Nebrodi


Innumerevoli i segni e le reliquie del passato. Capita,
talvolta, di passarvi accanto, di osservarle distrattamente
senza comprenderne la rilevanza storica, senza
avvertirne il peso culturale.
Le campagne dei Nebrodi sono un luogo eminente in tal
senso. Vi si trovano disseminate, nei pressi di
Montalbano Elicona (ma anche nei territori di Tripi,
Floresta, Roccella Valdemone), numerose piccole
costruzioni rurali a pianta circolare costruite con pietre a
secco e coperte con una rudimentale cupola. Alcune di
esse sono molto basse, tanto che per entrarvi bisogna
abbassarsi ed oltrepassare lingresso a carponi o
Cubburo
addirittura bisogna starvi in posizione distesa. Hanno in
comune molti caratteri tecnici ed estetici tanto che
possibile accomunarli in ununica tipologia. Queste costruzioni vengono dette cubburi nel dialetto di Montalbano
Elicona, ed assumono denominazioni dialettali diverse a secondo del territorio in cui si trovano (casotti, stazzi,
cuba). Molti di questi cubburi risalgono ad epoca remota e sono riconducibili a popolazioni pre-elleniche che nei
tempi antichi abitavano la Sicilia. Altri manufatti della stessa tipologia invece sono di epoca relativamente recente:
alcuni sono stati datati al tempo della dominazione musulmana della Sicilia (IX secolo) ed possibile fare questa
deduzione da piccole varianti architettoniche come laltezza del manufatto o la forma della cupola leggermente
diversa. La loro costruzione accertata anche in periodi molto pi recenti: vi sono casi anche di cubburi costruiti
nel XIX secolo, ma la loro forma molto pi simile a quella di un insediamento abitativo.
E possibile dedurre quindi che luso e la struttura di vari manufatti cambi nel corso delle varie epoche
prestandosi ad esigenze diverse e adattandosi a nuovi usi. Le ipotesi sulluso originario di tali costruzioni sono
diverse: mancano in tal senso studi approfonditi nellambito dellantropologia culturale e delle scienze storiche,
quindi possibile solo elencare una serie di ipotesi sullutilizzo che ne fecero le popolazioni che le edificarono. Vi
chi ha ipotizzato che si trattasse di tombe e ci spiegherebbe la loro bassa altezza visto che sarebbero state
destinate ad accogliere i corpi in posizione fetale: un tumulo di pietre che grazie alla cupoletta non gravava col
proprio peso sul corpo del defunto. A sostegno di questa tesi letimologia del termine cubburo che deriverebbe dal
latino cubescere, cio dormire in posizione raccolta. Altri vorrebbero invece che si trattasse di preistorici
insediamenti abitativi o addirittura militari, considerando talvolta la loro ubicazione come punti di osservazione.
Sul loro uso originario non vi sono quindi certezze; in seguito invece sembra siano diventati ricoveri per i pastori
che vi trascorrevano la notte quando portavano il bestiame a pascolare in quei luoghi.
Se dal punto di vista dellantropologia culturale e delle scienze storiche gli studi sono stati carenti, vi sono invece
molti approfondimenti nel campo dellingegneria e dellarchitettura. Ci sono studi condotti in questo ambito da
illustri ricercatori (si vedano in particolare i lavori del prof. Pietro Imbornone della Facolt dIngegneria
dellUniversit di Palermo, che ha pubblicato i suoi studi nel dicembre 1994 nella rivista semestrale di architettura
ed arte Demetra) grazie ai quali si venuti a conoscenza delle tecniche di costruzione dei materiali impiegati. I
cubburi sono costituiti da muri perimetrali portanti costruiti a secco, fatti con pietre squadrate in modo rudimentale
e di forma non omogenea disposte in anelli; lingresso realizzato con la collocazione di uno o due architravi
poggiati sulla muratura perimetrale e la copertura costituita con pietre di varia natura, stratificate, agevolmente
sezionate in lastre e adatte alla formazione di anelli regolari e concentrici, ogni pietra della copertura sporge a
mensola su quelle inferiori ed sfalsata rispetto a quelle degli anelli adiacenti. Sullanello superiore poggiata
una lastra a chiusura del vuoto centrale. La particolarit strutturale di queste costruzioni legata alla copertura: la
pseudo-cupola, che segna il passaggio intermedio dal sistema trilite al sistema ad arco, avvenuto in tutto il bacino
del Mediterraneo in periodo pregreco. Tale pseudo-cupola accomuna quindi nella tecnica costruttiva i cubburi ad

altre costruzioni che possono essere databili alla stessa epoca come i trulli pugliesi, le caciare abruzzesi, o le
ancora pi famose tholoi di Micene. A tal proposito bene spiegare che il termine Tholos, che indica nello
specifico le tombe ipogee di Micene, ha assunto in archeologia il significato di copertura ogivale, facendo
rientrare quindi in questa tipologia anche altre costruzioni, come i cubburi, i nuraghi, ed i gi citati trulli e caciare.
Il termine per vale la pena di sottolinearlo indica unanalogia architettonica relativa alla copertura delle
costruzioni e non un legame storico e culturale con la civilt Micenea.
Caratteristica importante dei cubburi la capacit
termica, infatti significativa la differenza di temperatura
tra linterno e lesterno; inoltre allinterno di molte di
queste costruzioni sono presenti piccole nicchie,
utilizzate probabilmente per appoggiare oggetti. Questi
sono senza dubbio dati in favore di chi ritiene che i
capanni a Tholos dei Nebrodi abbiano avuto un uso
abitativo.
La pietra utilizzata unarenaria quarzosa micacea con
cemento calcareo ed elementi litoidi, una pietra che
affiora negli stessi luoghi di costruzione ed facilmente
lavorabile, per tali motivi veniva impiegata con poche
modifiche e semplici adattamenti.

Rilievi dei cubburi - Itinerario delle Tholos (brochure)

Sarebbe molto interessante incrociare gli studi sui Cubburi dei Nebrodi con eventuali studi su altre costruzioni
simili presenti in molte altre campagne della Sicilia, per stabilire se, oltre che dal punto di vista delle tecniche di
costruzione vi siano, si possano ricostruire, da un punto di vista storico, le tracce di ununica civilt. Certo non
possibile ignorare, per restare alla zona di Montalbano, tracce di epoca preistorica che potrebbero essere messe
in rapporto con i cubburi, come ad esempio limponente e suggestivo complesso megalitico dellArgimusco (dal
greco argimoschion, altopiano delle grandi propaggini) costituito da gigantesche rocce modificate da mano
umana e probabilmente sede di riti religiosi. Notevole anche la Mandurra Gesuittu, ovile ciclopico costituito da
enormi blocchi di origine antichissima e situato nei pressi di Portella Zilla, lungo la strada che da Polverello
conduce a Montalbano. Luoghi senza dubbio molto suggestivi che hanno ispirato in passato i miti ma anche la
fantasia di scrittori. Luoghi che oggi attirano per il loro fascino e che meriterebbero maggiori studi.
Lo scorso 13 settembre il consorzio intercomunale Tindari Nebrodi ha inaugurato il cosiddetto Itinerario delle
Tholos: un piano per il recupero e la valorizzazione di queste costruzioni rurali caratteristiche dei Nebrodi. I
quattro comuni titolari delliniziativa (San Piero Patti, Montalbano Elicona, Raccuja e Floresta) hanno redatto e
messo in opera un progetto con lo scopo di salvaguardare e valorizzare le antiche costruzioni di pietra. Un primo
aspetto che pu essere rilevato certamente positivo - il censimento e la catalogazione dei 78 cubburi
presenti nel territorio dei quattro comuni del consorzio. Ogni singola costruzione stata censita e catalogata con
unapposita scheda di catalogazione che riporta la documentazione fotografica del manufatto e ne riassume le
caratteristiche principali. Per quanto riguarda il recupero e la fruizione sono stati fatti interventi su 12 manufatti:
ad interventi utili come la pulitura, la ricollocazione di pezzi mancanti e la ricostruzione ove necessario di parti di
muratura, si sono sommati interventi forse troppo invasivi come il muretto di pietrame di bassa altezza che
circonda i cubburi che dovrebbe favorirne la fruizione fungendo di volta in volta da sedile, percorso o segnale ma
che modifica sensibilmente il paesaggio che prima era caratterizzato da unarmonizzazione tra manufatti e natura.
Altri muretti delimitano i sentieri che ricalcano i percorsi preesistenti modificando ancora il paesaggio. Forse era il
caso di essere meno invasivi e non esagerare con la costruzione di muretti, magari realizzando strutture che
possono anche essere rimosse con facilit o che hanno un impatto ambientale minore, come per esempio
staccionate in legno.
Nel progetto stata anche realizzata unadeguata segnalazione dei luoghi e dei sentieri anche se anche qui
talvolta i cartelli sembrano essere invasivi in particolare quelli in prossimit degli stessi cubburi. Sono stati anche
costruiti dei punti di osservazione ancora con muri che dovrebbero fungere da paraocchi per orientare lo
sguardo del turista sulla collocazione delle varie tholoi.

Rimane, in definitiva, solo una perplessit: nel progetto e nella cartellonistica i manufatti sono stati chiamati
Tholos. Ora, a parte il fatto che forse sarebbe stato pi
corretto chiamarli, al plurale, Tholoi, questa
denominazione sembra non adattarsi pienamente alla
cultura dei luoghi. Appare troppo generica. Anche solo per
finalit turistiche, e non soltanto per ragioni, diciamo, di
fedelt toponomastica, sarebbe stato pi opportuno
mantenere la denominazione dialettale. Scelte analoghe
(si pensi al caso dei trulli o dei nuraghi) si sono
dimostrate, alla fin fine, indovinate e vincenti.
Antonino Teramo

Copertina della brochure "Itinerario delle Tholos"

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