Documenti di Didattica
Documenti di Professioni
Documenti di Cultura
Università di Pisa
Quando, alla fine del Quattrocento, rinasce in Spagna il genere del ro-
manzo cavalieresco, alimentato dalle nuove possibilità di diffusione del libro
prodotte dalla stampa, comincia una fase storica in cui, con l'avvento dei Re
Cattolici, si aprono inediti orizzonti di trasformazione e di rinnovamento e si
diffonde un sentimento di fiducia che ha fatto parlare anche di messianismo '.
Si tratta quindi di un Fine secolo che ha più che altro il sapore dell'inizio di
un'epoca nuova.
In ambito letterario le forme e i temi tardo medievali vengono rielaborati
con una sensibilità più problematica e spregiudicata, mentre emergono aspetti
che si definiranno meglio durante il secolo che si apre. In particolare, riguardo
al racconto di finzione, si pone ancora una volta, ma nel modo specifico che
qui vedremo, il problema dello statuto del racconto inventato, della sua auto-
rità, del suo rapporto con la verità, della sua funzione, ricreativa o didattica,
nei confronti del destinatario.
A questo proposito è di grande interesse esaminare il corpus dei testi pre-
liminari dei libros de caballerías; infatti le edizioni cinquecentesche di questi
volumi, appartenenti a un genere per eccellenza fantastico, ma che tende a
porsi paradossalmente come storia esemplare, sono corredate quasi sempre di
1
Per il clima messianico nell'epoca di Fernando el Católico si veda A. Milhou, Propa-
ganda mesiànica y opinión pública. Las reacciones de las ciudades del reino de Castilla frente al
proyecto fernandino de Cruzada (1510-1511), in Homenaje a J.A. Maravall, Madrid, Centro de
Investigaciones Sociológicas, 1985, III, pp. 51-62, e per il contesto ispanico complessivo Id.,
Le Chauve-souris, le nouveau David et le roi Caché (trois images de l'empereur de les dernier temps
dans le monde ibérique: XIIF-XVII' s.J, «Mélanges de la Casa de Velázquez», 18, 1982, pp.
61-78; e Id., Colóny su mentalidad mesiànica en el ambiente franciscanista español, Valladolid,
Ambito, 1983.
AISPI. I «libros de caballerías» tra la fine del Medioevo e la discussione cinqu ...
82 Anna Bognolo
presentazioni giustificative, preziose per chi vi cerchi le tracce delle idee che gli
autori avevano delle proprie opere e delle opinioni che presupponevano nel
pubblico2. Ho effettuato quindi una ricognizione per vedere come si pongano
i romanzi riguardo il loro proprio statuto e nel rapporto tra autore e lettore;
per vedere in sostanza se affiorino o meno le preoccupazioni di teoria letteraria
e di responsabilità morale nei confronti dei destinatari che diverranno centrali
nel pieno Cinquecento: inquietudini che concernono la verosimiglianza e l'u-
tilità della letteratura di finzione, la rivendicazione della sua autonomia e della
sua superiorità estetica sulla storiografìa, la legittimazione della sua funzione
ludica ed edonistica.
Ho lavorato su un campione significativo, comprendente circa una tren-
tina di prologhi, praticamente tutti quelli dei libros de caballerías stampati pri-
ma del 1550 e quelli più importanti della seconda metà del secolo3. Le que-
2
II paratesto è il luogo in cui si concentrano gli indizi della consapevolezza metatestuale
degli autori. Si vedano in proposito A. Porqueras Mayo, El prólogo como género literario. Su
estudio en el siglo de oro español, Madrid, CSIC, 1957, in particolare il cap. IV; e A. Cayuela, Le
paratexte au Siècle d'Or. Prose romanesque, livres et lecteurs en Espagne au XVIIe siècle, Gèneve,
Droz, 1996, pp. 246 e ss. Cfr. anche A. Porqueras Mayo, El prólogo en el Renacimiento español,
Madrid, 1965. In generale si vedano anche G. Genette, Soglie. I dintorni del testo, Torino, Ei-
naudi, 1989 e Strategie del testo. Preliminari Partizioni Pause, a cura di C. Perori e G. Folena,
Padova, Università, 1995.
3
II corpus esaminato comprende le seguenti opere, registrate in ordine cronologico, in-
dicando l'edizione consultata (tutte le citazioni saranno tratte dalle edizioni indicate): G. Ro-
dríguez de Montalvo, Amadù de Gaula, (1508), ed. a cura di J.M. Cacho Blecua, Madrid, Cá-
tedra, 1987-88, 2 voli.; G. Rodríguez de Montalvo, Las Sergas de Esplandidn (1510). A criticai
edition, a cura di D.G. Nazak, PhD Thesis, Evanstone, Illinois, 1976 (Ann Arbor, UMI,
1980); Páez de Ribera, Florisando (1510) British Library; J. Martorell e M.J. de Galba, Tirante
el Blanco (versión castellana, Valladolid 1511), ed. a cura di M. de Riquer, Madrid, Espasa-
Calpe, 1974, 5 voli.; El libro del famoso e muy esforcado cavallero Palmerin de Olivia (1511) a
cura di G. Di Stefano, in Studi sul Palmerin de Olivia. I, Pisa, Università, 1966; Primaleón
(1512), ed. a cura di Ma Carmen Marín Pina, Alcalá de Henares, CEC, 1998; La "Coránica del
noble cavallero Guarino Mezquino"'(1512). Estudio y edición, a cura di N. Baranda, Tesi dotto-
rale in microfiches, Madrid, U.N.E.D., 1992; F. de Silva, Lisuarte de Grecia (1514), es. di Sivi-
glia 1525, Bibl. Nacional Madrid; F. Bernal, Fiorisco (1516), Bibl. Nacional Madrid; G. Ve-
lázquez del Castillo, Ciarían de Landanís, (1518), ed. a cura di G. Anderson, Newark (Delawa-
re), Juan de la Cuesta, 1995; G. Fernández de Oviedo, Claribalte (1519), ed. facsimile a cura
della RAE, Madrid 1956; A. de Salazar, Lepolemo. Caballero de la Cruz (1521) Bibl. Catalu-
nya; F. Bernal, Reymundo de Grecia (1524), British Library; P. López de Santa Catalina, Espejo
de Caballerías (1525) es. di Siviglia 1533, Bibl. Nacional Madrid; J. Díaz, Lisuarte de Grecia
AISPI. I «libros de caballerías» tra la fine del Medioevo e la discussione cinqu ...
I libros de caballerías tra la fine del medioevo e la discussione cinquecentesca sul romanzo 83
stioni che mi sono posta si possono ricondurre a due nodi di riflessione fonda-
mentali, il primo attinente al romanzo in se stesso, il secondo relativo alla rela-
zione che lo scrittore instaura con il pubblico. Il primo nucleo riguarda il
problema della legittimità della finzione, il suo adeguarsi o meno a criteri di
verosimiglianza; oppure, una volta ammessa la sua natura prettamente fittizia,
la sua giustificazione per mezzo dell'utilità, sia in direzione etica che estetica.
Il secondo concerne l'asse della comunicazione: si vuole indagare in qua-
le grado lo scrittore assuma la responsabilità della storia; se la proponga al suo
destinatario con intenzione didattica oppure ricreativa; conseguentemente, se
il testo tenda a configurare l'immagine di un destinatario sprovveduto e biso-
gnoso di insegnamento, oppure di un lettore scaltro e cómplice.
Non sfuggirà che le questioni poste sul tappeto coincidono in buona par-
te con quelle al centro della discussione sul romanzo nell'Italia del pieno Cin-
(1526), Bibl. Nacional Madrid; F. de Silva, Amadís de Grecia (1530), es. di Burgos 1535, Bibl.
Nacional Madrid; Felix Magno (1531) es. di Siviglia 1549, Bibl. Catalunya; F. de Silva, Florisel
deNiquea (1532) British Library; F. Enciso de Zarate, Piatir (1533), ed. a cura di M." C. Ma-
rín Pina, Alcalá de Henares, CEC, 1997; D. Clemente, Valeriàn de Hungría (1540), Bibl. Na-
cional Madrid; Florando de Inglaterra (1545), Bibl. Nacional Madrid; B. Bernal, Cristalián de
España (1545), prólogo in M. Serrano y Sanz, Apuntes para una Biblioteca de Escritoras Españo-
las, t. I, Mardid, Rivadeneyra, 1905, p. 157; P. de Lujan, Don Silves de la Selva (1546) Bibl.
Catalunya; F. de Moraes, Palmerín de Inglaterra (trad. castigliana I e II parte, 1547-48), ed. a
cura di A. Bonilla y San Martín, Madrid, Miraguano, 1979 e 1981; J. Fernández, Belianís de
Grecia (1547), ed. a cura di Lilia E.F. de Orduna, Kassel, Reichenberger, 1997; D. Ortúfiez de
Calahorra, Espejo de príncipes y Cavalleros (elcavallero del Febo) (1555), ed. a cura di D. Eisen-
berg, Madrid, Espasa-Calpe, 1975, 6 voli.; J. de Urrea, Clarisel de las Flores (1555?), t. I, Sivi-
glia, Sociedad de Bibliófilos Andaluces, 1879; A. de Torquemada, Don Olivante de Laura
(1564), in Obras completas, a cura di Isabel Muguruza, Madrid, Turner, 1994; E. Corbera, Fe-
bo el Troyano (1576), Bibl. Nacional Madrid; J. Romero de Cepeda, Rosián de Castilla (1586),
ed. a cura di R. Arias, Madrid, CSIC, 1979; F. Barahona, Fbr de caballerías (1599), ed. a cura
J. M. Lucía Megías, Alcalá de Henares, CEC, 1997; J. de Silva y Toledo, Policisne de Boecia
(1602), Bibl Nacional Madrid. Sono stati anche visti i prologhi di altre edizioni particolari: le
edizioni italiane del Palmerín (Venezia 1526 e Venezia 1534) riportate da G. Di Stefano, ed.
cit., pp. 779-80; i prologhi di F. Delicado aü'Amadü de Gaula del 1533 e al Primaleón del
1534, riportati da Elisabetta Sarmati, Le critiche ai libri di cavalleria nel Cinquecento spagnolo
(con uno sguardo sul Seicento). Un'analisi testuale, Pisa, Giardini, 1996; il prologo del Lepolemo,
mancante nell'esemplare della princeps conservata alla Bibl. de Cataluña, riportato da M.C.
Marín in M. de Cervantes, Don Quijote de la Mancha, ed. del Instituto Cervantes dir. da F. Ri-
co, voi. complementario, pp. 859-60.
AISPI. I «libros de caballerías» tra la fine del Medioevo e la discussione cinqu ...
84 Anna Bognolo
4
Sulla quale è sempre fondamentale B. "Weinberg, A History ofLiteraty Criticism in thè
Italian Renaissance, Chicago, U.P., 1961.
5
SulFintepretazione dell'Orlando Furioso, oltre a B. Weinberg, op. cit., pp. 954-1073,
cfr. D. Javitch, Proclaimimga Classic. The Canonization ofthe Orlando Furioso, Princeton U.P.
1991; K.W. Hempfer, Diskrepante Lekttiren. Die Orlando-Furioso Rezeption im Cinquecento.
Historische Rezeptionsforschung als Heuristik der Interpretation, Stuttgart, 1987; e per il contesto
ispanico M. Chevalier, L'Arioste en Espagne, Bordeaux, Università, 1966.
6
È forse superfluo ricordare le parole di Petrarca: "Ecco quei che le carte empion di so-
gni / Lancillotto, Tristano e gli altri erranti, / ove conven che'l vulgo errante agogni", Trium-
phus Cupidinis, III, 79-81) e il rammarico del Canciller Ayala: «Plógome otrosí oír muchas ve-
gadas / libros de devaneos, de mentiras provadas / Amadís y Lancalote e burlas estancadas / en
que perdí mi tienpo a muy malas jornadas» {Libro rimado de palacio, copla 163).
AISPI. I «libros de caballerías» tra la fine del Medioevo e la discussione cinqu ...
I libros de caballerías tra la fine del medioevo e la discussione cinquecentesca sul romanzo 85
7
Per un'analisi più approfondita rimando al mio La finzione rinnovata. Meraviglioso,
corte e avventura nel romanzo cavalieresco delprimo Cinquecento spagnolo, Pisa, ETS, 1997, pp.
37-63.
AISPI. I «libros de caballerías» tra la fine del Medioevo e la discussione cinqu ...
86 Anna Bognolo
8
A proposito dei capp. 98 e 99 de Las Sergas de Esplandián, segmento narrativo che si
configura come un «sogno-visione», sono state evidenziate analogie con il De casibus di Boc-
caccio e il Laberinto de Fortuna di Juan de Mena: si vedano E.R. González e J.T. Roberts,
Montalvo's recantation, revisited, in «Bulletin of Hispanic Studies», LV, 1978, pp. 203-10 e
E.J. Sales Dasí, Sobre la influencia de las Caídas de Príncipes en elAmadís de Gaulay Sergas de
Esplandián, in Literatura Medieval. Actas del TV Congreso Internacional de la AHLM, Lisboa,
Cosmos, 1993, II, pp. 333-38; e Id., "Visión' literaria y sueño nacional en Las Sergas de Esplan-
dián, in Medioevo y Literatura. Actas del V Congreso de la AHLM, Granada, Universidad, 1995,
pp. 273-88. D'altro canto, accostando l'episodio a quello della Cueva de Montesinos nel Don
Quijote, Maria Rosa Lida vi ha visto una «actitud umoristica» e «critica sonriente de su proprio
mundo imaginario» (Dos huellas del Esplandián en el Quijote y en elPersiles, in «Romance Phi-
lology», IX, 1955, pp. 156-62, le citazioni sono da pp. 158 e 160). Al contrario Edwin Wil-
liamson, pur notando nel prologo l'emergere della preoccupazione rinascimentale sul conflitto
tra storia e finzione, ritiene che Montalvo, nascondendosi dietro l'alibi didattico, mostri un at-
teggiamento incoerente e confuso, lontano dall'ironia cervantina (El Quijote y los libros de ca-
ballerías, Madrid, Taurus, 1991, pp. 87-108).
AISPI. I «libros de caballerías» tra la fine del Medioevo e la discussione cinqu ...
I libros de caballerías tra la fine del medioevo e la discussione cinquecentesca sul romanzo 87
9
«Pues muchas historias tenidas por verdaderas, en la verdad son compuestas y fabulo-
sas, [...] y porque en el tal estilo, por ser apacible con afición [...] manifiestas fuessen las doctri-
nas y buenos exemplos que en los tales libros ay, con voluntad de ver las fábulas sabrosas, assi
fueron ordenados».
10
«Y si en la historia algunas cosas dubdosas de creer parescerán — que a mi assi parescie-
ron también admirables — bien debo ser en ello habido por escusado [...]: cuanto más que en
otras crónicas e historias — que también por aucténticas se tienen — se leen cosas muy extrañas,
y algunas en mucha diferencia de las que agora passan. Mas bien pudo y puede ser, pues cosa
alguna no se hizo ni haze sin la gracia de aquel muy alto Señor».
AISPI. I «libros de caballerías» tra la fine del Medioevo e la discussione cinqu ...
Anna Bognolo
11
«No dexe, suplico, de verla [l'opera], porque aunque de su verdad se dude, de agrada-
ble, bivo y compendioso no tiene duda».
12
«Y cuando algún murmurador quisiere dubdar de la presente historia, no podrá a lo
menos quitarle el nombre de pulcherrimaficta».
13
«E porque algunas personas que esta obra han visto dizen que caresce de antiguo ro-
mance y que tiene algún defecto, porque quando habla con las reales personas les llama y nom-
bra altezas y a otras de menor estado señoría, y a otras mercedes, lo que no se usava en tiempo
antiguo; a esto se responde: Que deve aver consideración como este libro fue nuevamente saca-
do de Toscano en romanze. E por esto es traducido al proprio romance que agora se usa, por-
que lo contrario oviera logar si esta escritura oviera estado siempre en la lengua castellana como
el primero y segundo y tercero y quarto libro de Amadís. E esta es la causa porque aquellos li-
bros están más al romance antiguo que éste».
14
«Muchas vezes me maravillo, serenissimo señor, cómo una historia tan loable ha esta-
do en todo oculta tanto tiempo en aquestos reynos; y por otra parte no me espanto d'elio, por-
que ni los primeros del oriente saben las particularidades y hechos gloriosos que en España des-
de Tubai, su primero poblador, ha acaecido, ni nosotros podemos enteramente saber los que
en aquellas partes sucedieron desde sus primeros pobladores; ni tengo por impossible cosa que
vea d'esta calidad [perché, come Giustino narra della vittoria dei Tartari sugli Egizi] puede ser
verissimile que aquesto acaeciesse tantos tiempos ha que estoviesse olvidado, a lo menos para
nosotros que tan lexos bivimos de Tartaria y que agora pareciesse y viniesse a mis manos no es
inconviniente». Questa argomentazione si ritrova ad esempio nelle riflessioni di Torquato Tas-
so: «l'istoria di secolo lontanissimo porta al poeta gran commodità di fingere», Discorsi dell'arte
poetica in Scritti sull'arte poetica, a cura di E. Mazzali, Torino, Einaudi, 1977, p. 11.
15
Su questo artificio si vedano D. Eisenberg, The Pseudo-Historicity ofthe Romances of
AISPI. I «libros de caballerías» tra la fine del Medioevo e la discussione cinqu ...
I libros ae caballerías tra la fine del medioevo e la discussione cinquecentesca sul romanzo 89
Chivalry, in Romances ofChivalry in thè Spanish Golden Age, Newark, Juan de la Cuesta, 1982,
pp. 119-129; V. Cirlot, La ficción del original en los libros de caballerías, in Literatura Medieval.
Actas dellV Congreso Internacional de la AHLM, Lisboa, Cosmos, 1993, IV, pp. 367-73; M.C.
Marín Pina, El tópico de la falsa traducción en los libros de caballerías españoles, in Actas del III
Congreso de la AHLM, Salamanca, Biblioteca Española del Siglo XV, 1994,1, pp. 541-48; E.
Sarmati, Le fatiche dell'umanista: il manoscritto ritrovato nei libri di cavalleria. Qualche riflessio-
ne ancora sul motivo della falsa traduzione, in Letteratura narrativa cavalieresca in Italia e Spa-
gna. Circolazione e trasformazione di temi e firme medievali nel Rinascimento (1460-1550). Atti
del Colloquio Internazionale del Romanisches Seminar dell'Università di Colonia (Colonia, 3-5
aprile 1997), in corso di stampa.
AISPI. I «libros de caballerías» tra la fine del Medioevo e la discussione cinqu ...
90 Anna Bognolo
16
Su questo testo si veda il commento di I. Muguruza, Sobre elprólogo del Don Olivante
de Laura., in M.E. Lacarra, Evolución narrativa e ideológica de la literatura caballeresca, Bilbao,
1991, pp. 127-44.
17
«Después de aver leydo muchas crónicas, diversas historias de singulares y esforcados
cavalleros, de ninguna tanto dulcor la amarga y gruessa corteza de mi ingenio sacar pudo como
de la gran historia de Amadís de Gaula. No solamente por su sabrosa y apazible materia, como
por no menos discreto y elegante estilo, subidas philosophales sentencias, saludables y conve-
nientes enxemplos de los que la sobredicha historia está tan reabastada y guarnecida que lo so-
brado della haría estremada honra al menguamiento y pobreza de otras de tal primor carescien-
tes» (Juan Díaz, Lisuarte de Grecia).
18
Utili anche per l'insegnamento della lingua spagnola agli italiani, cfr. E. Sarmati, Le
critiche ai libri di cavalleria nel Cinquecento spagnolo (con uno sguardo sul Seicento). Un 'analisi
testuale, Pisa, Giardini, 1996, p. 121 (vedi anche le osservazioni a p. 71).
19
«Porque en el tal estilo, por ser apacible con afición, assi a los dotos como a los que no
lo son, manifiestas fuessen las doctrinas y buenos exemplos que en los tales libros ay [...]. Por-
que esto paresce por esperiencia: que muchos famosísimos libros de excelentes dotrinas veo es-
criptos los quales, si a los dotos sus exemplos no están muy inotos, a todos los otros qu'el sabor
de su secreta excelencia no alcancan [...] por no estar en estilo común escriptos, acompañados
de fábulas y historias sabrosas, los dexan de leer. Assi que todas las cosas donde buenos exem-
plos se puedan tomar no se deven dexar de oyr, puesto que fabulosas sean».
20
«Podrá vuestra señoría a vezes recrear su illustre ingenio del cansancio que en sus pro-
vechosos estudios le han puesto. Lo qual no será poco utile para la mejor conservación de las
viriles fuercas de su ingenio».
AISPI. I «libros de caballerías» tra la fine del Medioevo e la discussione cinqu ...
I libros de caballerías tra la fine del medioevo e la discussione cinquecentesca sul romanzo 91
canto suo l'autore del Claribalte rivendica la funzione della letteratura proprio
come intrattenimento e consolazione21, aspetti espliciti anche nel prologo del
Espejo de caballerías22; mentre Diego Ortúnez de Calahorra, l'autore dell1Espe-
jo de Príncipes, indugia sui vantaggi apportati dalla lettura dei libri, che allon-
tanano dai vizi indotti dall'ozio23.
È evidente quindi che nei testi preliminari dei libros de caballerías si trova
più di qualche spunto di riflessione sul ruolo e la funzione del romanzo, sul ri-
conoscimento della sua natura fìttizia e la sua originalità rispetto alla storiogra-
fia; vi si trova anche l'impostazione di una relazione più paritaria con il pub-
blico, che si vuole coinvolgere sempre più in un rapporto di complicità, dove
il richiamo alla funzione esemplare, sempre ribadito, diviene via via più prete-
stuoso, mentre si fa decisamente avanti la legittimazione del diletto che la fin-
zione procura. Temi vicini a quelli al centro della discussione italiana, dove si
dibatte la questione dell'autonomia del romanzo dalla storia e dall'epica, si ri-
vendica la superiorità dell'invenzione sull'imitazione della realtà e si difende il
piacere del meraviglioso esplorando l'apertura di orizzonti permessa dall'idea-
lizzazione, mentre si rinnovano le preoccupazioni sulla responsabilità morale
degli autori e sulla necessità di armonizzare meraviglioso e verosimile, affinchè
il romanzo possa continuare a convincere e affascinare non solo i lettori più
avidi e facilmente accontentabili, ma anche i letterati più esigenti.
21
«Por ser tan agradable escritura, en la ora que la vi la desseé para vuestra recreación
[...]; espero en Dios que con esta leción vuestra señoría tendrá alguna ora menos importunas
que las pasadas».
22
«Que jamás otro libro de más pasatiempo ni más bien ordenado ley. E parecióme no
convenible cosa querer yo solo gozar de su letura dexando cosa tan apazible debaxo de estran-
gera lengua escondida [per questo decisi di tradurla]».
23
«Hay otra especie de libros, de poesía e historia compuestas, los cuales, ya que no sean
para tanto provecho, son para alguna manera de placer y recreación del hombre. Que leyéndo-
los en algunas horas de ociossidad, sirven y aprovechan a la ánima en la apartar de la ociosidad,
la qual es gran materia para el vicio, y muy aparejada para la infamia [...] Y demás desto que es
tocante al ánima, por otra parte, leyendo algunas desocupadas horas en estos libros, se recrea el
ánimo y se levanta el corazón, adelgázase el ingenio, avívase el juizio, despiértase el sentido. Los
enfermos alivian sus enfermedades, los presos sus prisiones, los afligidos sus infortunios [e tutti
vi trovano esempi validi] especialmente quando el principal intento de los autores destos libros
y historias es de recrear el ánimo y aprovechar el ánima, levando siempre adelante alguna ale-
goría o moralidad. [Perché i buoni consigli si gustano meglio] a bueltas de sabrosas historias,
como se dan las buenas medicinas amargas enbueltas en la sabrosa adúcar».
AISPI. I «libros de caballerías» tra la fine del Medioevo e la discussione cinqu ...
AISPI. I «libros de caballerías» tra la fine del Medioevo e la discussione cinqu ...