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1.Analisi Libri
Candido- Analisi
Candido è un racconto filosofico e un romanzo di avventura scritto
da Voltaire e pubblicato nel 1759; in esso l’autore “critica” le teorie
ottimistiche.
Il linguaggio del libro è molto semplice e di tipo quotidiano; sono
molto presenti lunghi dialoghi tra i personaggi. Il narratore è
esterno, infatti è l’autore stesso.
Recensione
La lettura di questo piccolo libro è stata piuttosto piacevole; lo stile
di narrazione è velocissimo, in poche pagine si passa da una storia
all’altra in un modo che non rende mai noiosa la lettura.
Molto interessanti i personaggi, soprattutto il povero Candido,
vittima di catastrofi e situazioni solitamente improbabili; più i
capitoli passano più il ragazzo si rende conto che gli insegnamenti
del suo maestro non rappresentano la realtà.
Ho apprezzato molto l’ironia di Voltaire, ha reso la lettura più
divertente e piacevole. L’unica cosa che mi ha infastidito molto è la
continua anticipazione di eventi nei titoli dei capitoli, ritengo rovini
molto la lettura sapere cosa Candido farà.
Voto complessivo: 8
Recensione
Ero piuttosto scettica riguardo questo libro non essendo un’amante dei
romanzi di avventura ma devo ammettere che questo si è rivelato una
piacevole sorpresa.
Non pensavo di rimanere così affascinata dal personaggio di Robinson
Crusoe, un uomo che ha avuto il coraggio di lasciare tutto per viaggiare e
seguire le sue passioni; un uomo che ha avuto la forza di ricostruire tutto
da zero e che non ha mai perso la speranza e che è riuscito a trovare
qualcosa di buono anche in una situazione così miserabile.
Robinson viene spesso considerato un eroe ma bisogna anche ricordare
che è un uomo che ha fatto strage di selvaggi e che ha “imposto” la
propria religione a Venerdì.
Devo ammettere però che non tutto il libro è stato piacevole; le prime
cinquanta pagine sono abbastanza noiose e non riuscivo a leggerle
volentieri; non ho apprezzato la parte finale, quella del ritorno alla
civiltà, l’ho trovata molto forzata e scritta solo per “allungare il brodo”.
Le parti sulla religione e sulla Provvidenza sono pesanti e ripetitive,
occupano intere pagine.
Nonostante tutto è un libro piacevole, anche se a tratti molto noioso.
Voto complessivo: 7
Il primo viaggio, che inizia nel 1699 e finisce nel 1702, comincia con
Gulliver che lascia la città di Bristol e si ritrova sull’isola di Lilliput.
Quest’isola è abitata da tanti piccoli individui, grandi come un pollice,
che, appena visto Gulliver, lo legano. Dopo questo malinteso il popolo
offre ospitalità a Gulliver. Il ragazzo incontra anche l’imperatore di
Lilliput che decide di usarlo contro Blefuscu, un’isola vicina. Gulliver,
però, perde la fiducia dei lillipuziani, che lo condannano a morte;
fortunatamente riesce a scappare e a tornare a casa.
Il secondo viaggio, che inizia nel 1706 e termina nel 1710, Gulliver arriva
nel paese di Brobdingnag; gli abitanti di quest’isola sono alti 22 metri.
Gulliver viene raccolto da un contadino che lo tiene come animale
domestico. Un giorno lo vende alla regina dell’isola che lo usa per
intrattenere la sua corte. La permanenza di Gulliver in questo paese non
è molto piacevole; non solo le sue condizioni di vita sono umilianti, i
giganti sono rozzi e hanno un cattivo odore. Fortunatamente un giorno
un’aquila afferra la piccola gabbia di Gulliver e la lascia in mare; Gulliver
riesce di nuovo a tornare dalla sua famiglia.
Il quarto ed ultimo viaggio, che comincia nel 1710 e finisce nel 1715,
comincia con l’ammutinamento dell’equipaggio di Gulliver, che arriva
nella terra abitata dagli Houyhnhnms, cavalli, e dai loro servitori, gli
Yahoo, esseri umani.
Gulliver fa amicizia con gli Houyhnhnms e gli spiega la costituzione
inglese; scopre anche che loro vivono in maniera razionale: non hanno
religione e non sono tristi per la morte e nella loro lingua non ci sono
parole per definire i sentimenti.
Gulliver chiede di essere ammesso negli Houyhnhnms ma viene bandito
e riluttante costruisce una canoa e torna a casa.
Gulliver è disgustato dagli esseri umani, non sopporta nemmeno la
presenza della moglie e dei figli e passa le sue giornate nella stalla a
parlare con i cavalli.
Recensione
Lessi questo libro per la prima volta alle elementari, ricordo che a quei
tempi lo trovai divertente e non pensai molto al suo vero significato.
Rileggendo questo libro ho potuto apprezzare l’ironia dell’autore nel
descrivere i viaggi e i tentativi falliti di Gulliver di integrarsi in società a
lui completamente sconosciute; ho capito anche le numerose critiche che
Jonathan Swift rivolge all’Europa e alla scienza. Penso sia un peccato che
un libro così bello venga sminuito e considerato come un racconto per
bambini.
Voto complessivo: 8
La fiaba narra del giovane Antonio, che vive con sua madre e le sorelle
zitelle; il ragazzo non lavora, quindi viene cacciato di casa.
Mentre vaga senza meta per il bosco incontra un orco che gli propone di
lavorare per lui. L’unica cosa che Antonio passa così due anni dall’orco
finchè non gli viene nostalgia di casa. L’orco, notando la sua tristezza, gli
regala un asino e gli dice di tornare a casa e una volta arrivato di
pronunciare “Alè, caca oro”.
Antonio ovviamente non resiste alla tentazione e una volta allontanatosi
dalla grotta dell’orco pronuncia la frase e l’asino comincia a defecare oro.
Antonio si ferma per la notte in una locanda e, stupidamente, dice
all’oste di non pronunciare la frase; ovviamente l’oste, incuriosito, scopre
il segreto dell’animale e decide di tenerlo per se, scambiandolo con un
asino normale.
Il giorno dopo il ragazzo parte con l’asino sbagliato e torna a casa, per poi
essere cacciato di nuovo.
Antonio ritorna dall’orco che gli affida un fazzoletto magico; la storia si
ripete e l’oste ruba il fazzoletto.
Il ragazzo ritorna dall’orco, che gli da un bastone magico.
Antonio dice le parole magiche e viene picchiato dal bastone; torna
dall’oste, che dice la frase e viene bastonato e accetta di restituire gli
oggetti ad Antonio.
Il ragazzo torna dalla famiglia e la rende ricca.
Due vecchie sorelle abitano in una stanza posta sotto le camere private
del re; le due donne si lamentano per ogni rumore proveniente da sopra
e il re, pensando che si trattasse di donne giovani e delicate, se ne
innamora.
Il re desidera vedere le donne e le convince a mostrargli un solo dito
della mano; le due signore passarono tutti i giorni a succhiarsi le dita per
farle apparire più lisce.
Il giorno dell’incontro il re bussò alla porta delle due sorelle che gli
mostrarono solo un dito, che il re leccò e baciò.
Una delle due sorelle gli propose di incontrarsi nelle sue stanze, ma
solamente al buio e il re accettò.
Dopo aver passato la notte insieme, il re si accorge che qualcosa non va e
accende un fiammifero per vedere in faccia la ragazza e una volta
scoperto l’inganno la fa buttare dalla finestra.
La vecchia rimane incastrata tra i rami di un albero e viene vista da delle
fate che cominciano a ridere e per ringraziarla per la risata la
trasformano in una donna giovane e bellissima.
Il re la vede e se ne innamora e decide di sposarla.
Al matrimonio si presenta anche la vecchia sorella della ragazza che,
gelosa, le chiede il segreto della sua bellezza.
La donna le risponde che si era fatta scorticare. La vecchia, credendo alle
sue parole, dopo il matrimonio andò da un barbiere e si fece scorticare,
l’incantesimo non funzionò e lei morì dissanguata.
Il dragone- Analisi
Il dragone è il quinto racconto della quarta giornata ed è narrato da
Popa.
I protagonisti sono il re e Miuccio, gli antagonisti sono la maga e la
regina e gli aiutanti sono gli uccelli.
I luoghi in cui si svolge la narrazione sono la foresta e il regno di
Altamarina.
Martina Coppa