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1. STRUTTURA
Secondo il Profilo, la struttura di un percorso formativo focalizzato sulla figura professionale del
docente di italiano L2 dovrebbe:
- Integrare lo studio accademico e l’esperienza pratica di insegnamento: è quanto accade
ormai in ogni università italiana che offra una laurea in didattica dell’italiano L2. Il
problema nasce quando il tirocinio manca di accordi espliciti tra il partner o quando il
mentor che dovrebbe seguire il tirocinante non è interessato a svolgere con impegno il suo
incarico o manca di un’adeguata preparazione. Le esperienze di Tirocinio molto formative
sono anche quelle presso i Consolati o negli Istituti italiani di cultura che operano per la
promozione della lingua ma anche della cultura italiana nel mondo.
- Essere flessibile e modulare, offrendo opportunità differenziate per la formazione iniziale e
per quella in servizio: i docenti esperti, per esempio, avranno bisogni diversi rispetto ai loro
colleghi che iniziano la professione, dovendo aggiornarsi sulle nuove metodologie didattiche
per migliorare le qualità del proprio insegnamento.
- Tener conto delle leggi vigenti a livello locale o internazionale per il reclutamento dei
docenti, facendo in modo che ogni percorso formativo intrapreso possa essere spendibile e
accreditabile.
- Offrire occasioni per sperimentare un ambiente interculturale e multiculturale sia attraverso
l’analisi di lezioni di italiano L2 videoregistrate, realizzate in diversi contesti, sia
partecipando ad una rete di contatti con partener all’estero che comprenda visite, scambi o
contatti online.
2. SAPERE E COMPRENDERE
Il formato del percorso formativo focalizzato sulla figura professionale del docente di italiano L2
dovrebbe aiutare a rafforzare e ampliare i propri saperi espliciti ma anche le proprie capacità di
scoperta al di fuori del contatto con formatori o con i saggi di studio. Infatti, in questa sezione si
elencano i seguenti saperi:
- Sapere la lingua: la formazione iniziale dei docenti non nativi di italiano L2 deve
comprendere gli interventi e gli strumenti per raggiungere un livello di competenze minimo
per insegnare la lingua (almeno B2/C1). I docenti di madrelingua italiana invece, dovranno
puntare a sviluppare una conoscenza esplicita della lingua, sviluppando sensibilità alla
variazione sociolinguistica (italiano nel presente, nel passato etc.…)
- Sapere insegnare la lingua: la formazione sulle metodologie glottodidattiche e sulle attuali
tecniche e attività di classe non deve assumere un carattere assiomatico, ma piuttosto
spingere i futuri docenti a adottare degli interventi consapevoli, basati sulla ricerca e
sull’esperienza.
- Saper usare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione: la familiarità con i nuovi
media è utile sia per l’uso personale finalizzato alla progettazione, all’organizzazione e alla
scoperta delle risorse, sia per l’ideazione di compiti da suggerire agli studenti in classe e in
autoapprendimento;
- Saper valutare: un docente di qualità deve saper applicare le varie procedure di valutazione
e i modi per registrare i progressi degli studenti, deve saperli indirizzare verso l’esame di
certificazione per il livello più appropriato.
3. STRATEGIE E ABILITÁ
Un percorso formativo focalizzato sulla figura professionale del docente di italiano L2 dovrebbe
offrire opportunità di sviluppo concreto di certe strategie e abilità didattiche che permettono di:
- Adattare al contesto educativo e a bisogni individuali degli apprendenti l’approccio
didattico, i materiali e le risorse disponibili;
- Favorire l’autonomia nell’apprendimento della L2, i metodi per imparare a imparare, la
pratica riflessiva e l’autovalutazione.
- Sperimentare l’apprendimento integrato di lingua e contenuto che per l’italiano ha una lunga
tradizione nelle scuole bilingui di regioni come l’Alto Adige e la Valle d’Aosta.
- Abituarsi all’osservazione e alla revisione fra pari o collaborando alla realizzazione di
corpora di lezioni videoregistrate
- prevedere di applicare in futuro i principi della “ricerca-azione” con cui si intende
l’individuazione di un problema di apprendimento/insegnamento della L2.
- Sviluppare rapporti con enti formatori nei diversi Paesi.
4. VALORI
Nella propria formazione, infine, il docente di italiano L2, dovrebbe essere sensibilizzato a una
serie di valori da trasmettere ai propri allievi attraverso l’insegnamento linguistico:
- Valori sociali e culturali generalmente associati all’apprendimento di una L2(come
l’inclusione), all’apprendimento di una L2 in Europa (la cittadinanza europea nel rispetto
delle differenze) o in particolare all’insegnamento dell’italiano L2 (il pensiero critico).
- Il mantenimento della pluralità delle lingue e delle culture, che si collega al valore sociale
del plurilinguismo e dell’apprendimento delle lingue/culture straniere.
- Il lavoro in squadra, basato sulla collaborazione e sulle reti di contatti, all’interno e
all’esterno del contesto scolastico.
- L’apprendimento permanente.
1.2 Le competenze da acquisire: la griglia EPG (2013)
Nel Profilo non sì fa cenno alle competenze linguistiche in lingue diverse dalla propria lingua
madre e dalla L2 di insegnamento (che nel caso di un docente di madrelingua si sovrappongono). In
realtà, pur ammettendo che sarà impossibile conoscere tutte le lingue dei propri studenti è evidente
che il docente di L2 sarà molto facilitato dalla conoscenza di due o più lingue straniere. A parte i
vantaggi che può garantire la conoscenza della lingua e cultura dei propri destinatari, un docente
plurilingue avrà anche alle spalle una serie di esperienze come apprendenti che saranno preziose
quando si troverà dall'altra parte della cattedra. Per un docente di italiano L2 in formazione iniziale
si rileverà inoltre molto utile associare le prime esperienze di insegnamento allo studio guidato di
una lingua tipologicamente distante dall'italiano due voti non si tratta di quell'obiettivo di imparare
per esempio il cinese o l'arabo, quanto piuttosto di esplorare i propri punti di forza e di debolezza, i
propri smarrimenti e le proprie strategie di apprendimento, sperimentando sulla propria pelle
l'effetto che fa apprendere da adulti e da principianti assoluti una nuova lingua.
Un progetto di ricerca realizzato da un partenariato di enti specialisti nella formazione dei docenti di
lingue ha elaborato nel 2013 un quadro di riferimento per la formazione e lo sviluppo dei docenti di
L2 In Europa che si è concretizzato in una griglia di descrittori di competenze (European Profling
Grid) Articolata su tre fasi di sviluppo:
1. Docenti in formazione che non hanno ancora ottenuto una qualifica ma che in certi casi
lavorano già come docenti;
2. docenti che hanno appena ottenuto una qualifica ma sono ancora relativamente inesperti o
completamente senza esperienza;
3. docenti che hanno affrontato un'ulteriore formazione e possono assumere speciali incarichi
di responsabilità, come per esempio, l'assistenza e la direzione di altri insegnanti.
Ciascuna fase è divisa in ulteriori fasi, in modo da individuare, sull'asse orizzontale della griglia, sei
livelli di competenza paragonabili a quelli del QCER per le competenze linguistiche. Sull'asse
verticale la griglia propone invece alcune aree cruciali relative alla padronanza e alla
consapevolezza nella lingua obiettivo, alle qualifiche ottenute alle competenze fondamentali e alle
abilità complementari relative alla professione:
FORMAZIONE E QUALIFICHE
- competenza linguistica nella lingua obiettivo;
- formazione (diplomi certificazioni, lauree);
- insegnamento monitorato e valutato;
- esperienza di insegnamento della lingua per un numero di ore crescente e in contesti sempre
più ampi e diversificati.
COMPETENZE FONDAMENTALI
- Metodologia (conoscenze e abilità) relativa alle tecniche, agli approcci e alle teorie sulla
lingua e sull'apprendimento;
- verifica e valutazione, cioè la capacità di gestire le operazioni legate alla valutazione delle
competenze linguistiche degli allievi;
- Progettazione didattica, cioè la capacità di progettare lezioni e corsi;
- interazione, cioè la gestione del monitoraggio della classe.
COMPETENZE GENERALI
- competenza interculturale, che riguarda sia la sensibilità del docente verso le questioni
legate allo stretto rapporto tra lingua e cultura, sia la capacità di promuovere insieme allo
studio della lingua anche quello del confronto interculturale;
- consapevolezza linguistica che, riguarda la capacità di dare risposta agli studenti sul
funzionamento della lingua, guidandoli anche alla scoperta di regolarità e eccezioni;
- Competenze informatiche che rivestono un ruolo importante per l'autoformazione dei
docenti, per la preparazione dei materiali didattici, per l'apprendimento con il supporto delle
tecnologie della comunicazione e dell'informazione, per il reperimento in rete di materiali
multimediali da didattizzare o da consigliare agli allievi come rinforzo e apprendimento.
PROFESSIONALITÁ
- Condotta professionale, che riguarda l'impegno individuale nella formazione didattica,
ovvero la capacità di promuovere la propria crescita professionale e quella dei colleghi
meno esperti;
- Gestione amministrativa, relativa alla capacità di svolgere i propri doveri istituzionali e
impegnarsi nel lavoro collaborativo con i colleghi e per l'istituzione.
Ognuno di questi ambiti viene poi espresso sotto forma di descrittori specifici che rappresentano
tappe intermedie di un continuum che va dalle competenze minime a quelle massime di una
professionista dell'educazione in L2. Queste competenze riguardano essenzialmente:
- la conoscenza e la consapevolezza delle metodologie didattiche e la capacità di applicarle in
modo adeguato;
- la capacità di progettare lezioni e corsi;
- la gestione e il monitoraggio delle interazioni con gli allievi;
- la capacità di valutare in maniera efficace le competenze linguistiche degli apprendenti e le
loro prestazioni, sia durante il corso, sia alla fine, usando test o altri strumenti;
- la capacità e la volontà di evoluzione professionale in qualità di docenti di L2;
- la capacità di usare le tecnologie dell'informazione e della comunicazione.
3. Le risorse:
Il docente dispone di una serie di risorse che lo aiutano nell'insegnamento: può trattarsi del libro
di testo, della lavagna o di altre attrezzature di cui dispone in classe, del laboratorio linguistico.
Ma le risorse sono anche materiali che il docente stesso cerca, seleziona è adatta per i suoi
studenti in base alle loro esigenze specifiche.
5. La realizzazione didattica: piano della lezione, contenuto interazione con gli apprendenti,
gestione della classe e interazione orale in classe.
L'incontro con gli studenti rappresenta il momento più temuto da molti docenti di L2 in
formazione iniziale; tuttavia, la pratica del tirocinio guidato permette ormai di evitare il tuffo nel
vuoto che ha caratterizzato l'impatto con il mondo del lavoro per intere generazioni di
insegnanti, catapultati in aula senza nessuna preliminare osservazione di lezioni e senza un
periodo di rodaggio con l'aiuto di un mentor. Già nelle progettazioni si può tener conto del
modello operativo che si vuole adottare, organizzando le attività secondo le fasi corrispondenti
all'incontro con il testo, alla scoperta dei fenomeni linguistico-comunicativi, alle attività di
manipolazione, reimpiego o un suo libro della L2, fino ad arrivare alla riflessione alla verifica.
Il campo dell'educazione linguistica in generale e della didattica delle lingue straniere in particolare
in vivo fermento.
2.8 Conclusioni
l'apprendimento guidato delle lingue moderne, dopo aver utilizzato a lungo una metodologia
grammaticale-traduttiva, ha vissuto nella seconda metà del 901 serie di sperimentazioni legati
all'avvento di nuove tecnologie e alla possibilità di applicare nella didattica i risultati di ricerche
maturate anche in ambiti diversi. In questo periodo si vedono affermarsi tre tendenze di fondo delle
metodologie per l'apprendimento guidato delle lingue moderne che sono:
- più attenzione all'individuo;
- più attenzione al contesto;
- più attenzione ai fenomeni del contatto linguistico e culturale.
Nella classe è importante anche il concetto di insegnante-regista perché rappresenta uno dei principi
cardine all'interno del contesto classe. Il ruolo di regista rappresenta una figura guida, risorsa e
organizzazione dell'interazione.
Tra gli elementi riscontrabili nel parlato del docente possono essere rintracciati gli indicatori
fatidici, tanto funzionale alla comunicazione quanto difficili da categorizzare secondo i parametri
della grammatica tradizionale. Abbiamo:
- indicatori fatici meta testuali: rappresentati dai connettivi che hanno la funzione di
segnalare la struttura e l'articolazione del discorso.
- Indicatori pragmatico- fatici: quelli che indicano l'atteggiamento che il parlante assumere
nei confronti dei suoi interlocutori.
Anche i mitigatori possono senza dubbio rientrare tra gli elementi caratterizzanti del teacher talk.
Quando un docente si rivolge agli interlocutori, fai in modo di evitare atti troppo direttivi offensivi
seguendo quindi il principio della cortesia, ecco perché userà più spesso il noi collettivo e verbi
come vorrei, dovreste e non un verbo all'imperativo.
Molto importanti nel parlato del docente sono anche gli elementi prosodici: il ritmo, le pause, il
tono, la velocità di emissione. Nel rivolgersi alla classe, l'insegnante sa quando rallentare la velocità
di eloquio, quando introdurre pause e sospensioni e quando utilizzare un tono di voce alto.
Importanti sono anche gli elementi extra linguistici: la gestualità, la cinesica e tutte le espressioni
corporali e facciali che permettono al docente di esprimere la volontà di un rapporto più diretto con
la classe; tra i più comuni si trovano per esempio il movimento delle mani e delle dita, le smorfie
con la bocca, i sorrisi. Un altro aspetto fondamentale è il modo in cui il docente si muove, o non si
muove all'interno dell'aula: stare dietro o davanti alla cattedra, storie in piedi o seduti vicino lontano
rispetto agli studenti a un profondo significato che riflette lo stile, l'atteggiamento e le scelte
didattiche dell'insegnante.
Nel parlato del docente si rintracciano inoltre una serie di strategie di trasparenza relative ad
aspetti più lessicali e pragmatici. Un ulteriore aspetto il la comunicazione del docente è la presenza
delle pratiche di glossa, espressioni che permettono di capire le intenzioni del parlante e agevolare
quindi una corretta interpretazione degli enunciati prodotti. Chiedi glossa si legano al contesto e
spesso si identificano con i deittici spazio-temporali: adesso, ora, prima, siamo in classe…
Dall'inizio del ventunesimo secolo, la diffusione di Internet delle tecnologie oltre ad aver promosso
l'introduzione di cambiamenti nelle modalità formative nei percorsi di istruzione rivolti ai docenti di
italiano L2, ha modificato il modo di condurre la lezione di lingua.
5.1.1 i livelli
Il QCER propone modello di misurazione particolato in tre profili di apprendente e sei livelli di
competenza che corrispondono rispettivamente a interpretazioni superiori o inferiori nella classica
suddivisione in livello elementare, livello intermedio El livello avanzato
5.1.2 le competenze
Il QCER descrive in modo esaustivo ciò che chi studia una lingua deve imparare per usarla per
comunicare e indica quali conoscenze abilitate da sviluppare per agire in modo efficace. L'idea di
lingua proposta nel QCER è di tipo pragmatico e sociolinguistico.
All'interno del QCER si descrivono e si distinguono due tipi di competenze:
1. le competenze generali sono;
- il “sapere” che riguarda la conoscenza del mondo;
- il “saper fare” che corrisponde alle abilità pratiche;
- Il “saper essere” che corrisponde alla competenza esistenziale, connessa con le
caratteristiche individuali e tratti della personalità;
- Il “saper apprendere” ossia la capacità di imparare virgola che coinvolge il sapere, il saper
fare e il saper essere.
2. Le competenze linguistico-comunicative sono:
- la competenza linguistica relativa alla lingua in quanto sistema di regole formali che
comprende la competenza lessicale grammaticale, semantica, fonologica, ortografica.
- La competenza sociolinguistica che riguarda riconoscenze e le abilità implicate nella
dimensione socioculturale dell'atto linguistico.
- La competenza pragmatica concernente l'uso funzionale delle risorse linguistiche.
- Articolazione dei suoni ˃ l'attenzione è rivolta alla familiarità e alla confidenza con i suoni
della lingua di arrivo. Il concetto chiave e reso operativo nella scala e il grado di chiarezza e
di precisione nell'articolazione dei suoni.
- tratti prosodici ˃ l'attenzione è rivolta alla capacità di utilizzare i tratti prosodici per
trasmettere il significato in modo sempre più preciso. I concetti chiave resi operativi nella
scala sono:
1. Padronanza dell'accento tonico, dell'intonazione e del ritmo
2. capacità di utilizzare e variare l'accento e l'intonazione per mettere in evidenza un
messaggio particolare.
5.2.4 Competenza plurilingue e pluriculturale
La visione plurilingue del QCER 2018 valorizza la diversità culturale e linguistica dell'individuo.
L'approccio plurilingue mette l'accento sull'integrazione: cioè man mano che l'esperienza linguistica
di un individuo si estende dal linguaggio domestico del suo contesto culturale a quello più ampio
della società e per le lingue di altri popoli queste lingue e queste culture non vengono classificate in
comportamenti mentali ma come conoscenze le esperienze linguistiche che contribuiscono a
formare la competenza comunicativa virgola in cui le lingue stabiliscono rapporti reciproci e
interagiscono. Lo studente si considera come un attore sociale.
7.2.1 il concetto di target Language use domain (TLU): il contenuto e il costrutto della
valutazione
Bachman e Palmer a proposito della messa a punto di test di valutazione, hanno coniato
l'espressione TLU.
Una buona ed efficace valutazione deve prevedere quei compiti e quelle varietà della L2 che il
soggetto che si sottopone alla valutazione si troverà più probabilmente a gestire virgola in relazione
ai domini ai contesti sociali in cui pratica normalmente la L2. Di conseguenza la scelta della
valutazione basata sul TLU è legata ai contenuti, alle azioni e alle funzioni, al lessico riguardanti
l'ambito di maggiore interesse nella vita e nei bisogni degli interessati. Tra le specificità deve quindi
ritrovarsi nella valutazione e nelle prove che con tale scopo si mettono a punto, sia in ambito
curriculare e scolastico che negli esami di certificazione. A tutto questo, si associa la scelta del
costrutto della valutazione, consistenti con gli oggetti della valutazione stessa, vale a dire con le
abilità e le competenze che si vogliono valutare e di cui si cerca traccia con le pratiche scelte.
Il costrutto di un test di valutazione deve essere rappresentato nell'oggetto principale della
valutazione e negli item che compongono le prove. Tuttavia, nessuna abilità o competenza può
essere colta nella sua completezza o totalità punto quello che possiamo cogliere sono alcuni indizi
di quelle abilità competenze, rappresentati dalle performance svolte da chi si sottopone al test, che
di quelle competenze abilità rappresentano un campione.
3.
Valutazione in base ai criteri di padronanza˃ il test deve rispondere in modo affermativo o
negativo rispetto a un concetto di padronanza stabilito il rappresentato da un livello minimo o soglia
di accettabilità dei risultati.
Valutazione in base ai criteri di progressività˃ si registrano in un continuum di soluzioni tutti i
risultati possibili relativi a quella specifica abilità o competenza, senza un livello minimo di
discriminazione richiesto.
4.
Valutazione continua˃ o in itinere, riguarda il monitoraggio delle attività degli studenti durante
tutto il corso, con cui osservare diversi tipi di performance, da considerare anche in funzione della
valutazione finale.
Valutazione puntuale˃ invece tieni conto del risultato di un'unica prova, normalmente finale o
iniziale, di cui si prende atto e sulla base di cui si prendono decisioni.
5.
Valutazione formativa˃ si svolge durante tutto il corso e si realizza con interventi di tipo
diagnostico, miranti a fornire un feedback utile agli studenti per prendere coscienza dei risultati
raggiunti e degli obiettivi ancora da conseguire. In questo tipo di valutazione ci sono tecniche e
compiti diversi sia individuali che di gruppo, gli studenti svolgono spesso parte attiva nel processo e
sono chiamati a individuare, raccogliere interpretare e risultati emersi e regola facendone oggetto
ulteriore di valutazione virgola che si caratterizza anche come un atto di autonomia e di
consapevolezza, mettendo lo studente in primo piano nell'individuare punti di forza e di debolezza.
Valutazione sommativa˃ totalizza i risultati raggiunti in una valutazione eccola che si configura
spesso come valutazione di profitto rispetto ai risultati del corso. La valutazione sommativa si può
immaginare come una più prove finali di un corso con il cui scopo di misurare i risultati raggiunti
rispetto ai contenuti di un percorso, raccolti interpretati alla fine di esso, per essere comunicati agli
studenti e a chi ne abbia interesse.
6.
Valutazione diretta˃ quando l'oggetto di valutazione risulta essere un'azione in corso e quindi
un'attività direttamente riscontrabile. Una valutazione diretta può consistere in una performance di
produzione o interazione orale o l'elaborazione di un testo scritto.
Valutazione indiretta˃ quando invece la valutazione di un'attività, per esempio la comprensione di
un testo scritto, richiede l'utilizzo di un’ulteriore medium.
7.
Valutazione delle prestazioni˃ quando lo scopo è misurare delle performance virgola che
potremmo dire dei “saper fare”, cioè delle attività linguistiche di cui misurare l'efficacia in atto.
Valutazione delle conoscenze˃ mira invece a considerare l'acquisizione di conoscenze specifiche
relative, ad esempio, al sistema linguistico a elementi culturali.
8.
Valutazione soggettiva˃ la valutazione espressa attraverso un giudizio, numerico di altro tipo,
espresso da un valutatore è riferito alla qualità, all'efficacia di una performance.
Valutazione oggettiva˃ invece si basa sulle risposte il cui valore non deve essere oggetto di
interpretazione del valutatore, ma immediatamente trasformabili in misura o valore di ciò che si
vuole misurare: un test a scelta multipla virgola e in generale le prove di tipo indiretto o chiuso.
9.
Classificazione in base a una scala a punteggio˃ che corrisponde alla posizione su una scala,
caratterizzata da descrittori di quella abilità ordinati con gradualità;
classificazione in base a una lista di controllo˃ in altri casi la valutazione può essere realizzata
sulla base delle caratteristiche di un'abilità o comunque delle possibili performance che possono
rappresentarsi di essa.
10.
Giudizio in base all’ impressione soggettiva vs in base a criteri
in questi due tipi di valutazione si considerano il caso in cui essa dipenda esclusivamente dalla
percezione di chi osserva virgola che sia l'insegnante ma anche gli stessi studenti impegnati ad
autovalutarsi, senza che ne siano dati dei riferimenti chiari; o invece il caso in cui per la valutazione
siano stabiliti dei criteri o parametri virgola che rendono più condivisa la formulazione del giudizio.
11.
Valutazione olistica vs valutazione analitica˃ quando la valutazione viene fatta con un unico
giudizio o valore, attribuito globalmente alla prestazione o all'abilità da valutare o secondo dei
criteri che scompongono in più prospettive di analisi l'attività e la prestazione stessa. Il QCER
presenta diversi esempi di scale per la valutazione olistica per quella analitica: un esempio della
valutazione olistica e la scala della competenza linguistico-comunicativa separata per livelli. Un
esempio di valutazione analitica Ciao agli aspetti qualitativi del parlato che rappresentano per
l'appunto dei criteri con cui analizzare i diversi aspetti dell'oralità.
Entrambe le modalità di valutazione presentano vantaggi e svantaggi: nel primo caso, una maggiore
semplicità si accompagna ad una minore precisione del giudizio; nel secondo caso la maggiore
precisione richiede comunque una maggiore attenzione a non confondere diversi piani, a mantenerli
numericamente limitati e separati nell'atto della valutazione.
11.
valutazione di serie˃ prevede un insieme o seria punto di prove, si basa sull'attribuzione di un
ponteggio olistico ha una prestazione o attività.
Valutazione di categorie˃ è il risultato della scomposizione in criteri o categorie di analisi di
un'unica performance.
12.
Etero valutazione vs autovalutazione˃ questa distinzione esplicita la differenza tra la valutazione
fatta da un'insegnante o da un valutatore, più o meno esperto virgola di una performance di uno
studente e quindi si parla di etero valutazione; se invece la valutazione viene fatta dallo studente
sulla sua performance si parla di autovalutazione.
La scelta del tipo di valutazione resta legata alle diverse coordinate virgola in base a cui realizzare
la raccolta di informazioni, l'analisi e la misurazione. Una buona valutazione richiede strumenti e
strategie che permettono la raccolta di risultati sufficientemente affidabili e validi, che ne
giustifichino la comunicazione e la diffusione. Valutare implica anche una serie di prese di
posizioni, politiche e etiche a Monte, buone pratiche e limiti oggettivamente insuperabili.
Processi della valutazione devono essere considerati strumenti per ottenere risultati che non
aspirano alla piena oggettività ma solo a controllare il più possibile i margini della soggettività.
Compito del LT e selezionare criteri idonei per ogni fase del processo della valutazione linguistica,
dalla progettazione alla messa a punto delle pratiche di valutazione fino alla sperimentazione e al
loro utilizzo, senza rinunciare agli scopi per cui sono stati pensati.
La CILS: Certificazioni di italiano come lingua straniera dell'università per stranieri di Siena
È nata da un progetto elaborato agli inizi degli anni 90 dal centro CILS virgola che ha la
responsabilità scientifica e operativa della progettazione, traduzione, valutazione e validazione delle
prove di esame. Il centro CILS è membro istituzionale dell’EALTA, l'associazione europea che ha
lo scopo di promuovere la conoscenza dei principi teorici, nonché il miglioramento il la
condivisione delle pratiche del testing e della valutazione linguistica in Europa. Il centro CILS ha
ottenuto il Label europeo di qualità, riconoscimento attribuito dal Consiglio d'Europa ai progetti e
prodotti per la diffusione delle nuove che si distinguono per significatività a livello internazionale.
Il label è stato attribuito per la qualità dei moduli di certificazione dei livelli basici A1 e A2.
La CILS misura la competenza linguistica e comunicativa in sviluppo e articolata i livelli
corrispondenti a gradi di competenza progressivamente più ampi e a diversi contesti sociali di uso
della competenza comunicativa, secondo i parametri promossi dal QCER.
Hai quattro livelli inizialmente progettati: livello 1, livello 2, livello 3, livello 4, Si sono aggiunti
due livelli CILS A1 e CILS A2, denominati inizialmente pre- CILS. Tagli livelli si sono proposti
come un nuovo strumento per quanti hanno bisogno di attestazione della loro competenza
linguistica e comunicativa.
Nella fase iniziale il processo di apprendimento è fortemente influenzato da fattori interni ed esterni
come l'età, il contesto e la motivazione punto per questo motivo sono stati elaborati diversi modelli
di certificazione per le diverse tipologie di pubblico che si accostano allo studio della lingua italiana
punto ai fini della valutazione della competenza linguistico-comunicativa gli apprendenti devono
saper gestire i contesti e le interazioni comunicative previste nel modulo corrispondente alle proprie
caratteristiche. I moduli sono i seguenti:
- A1 e A2 integrazione in Italia;
- A1 e A2 adulti all'estero;
- A1 e A2 bambini;
- A1, A2 e B1 adolescenti.
Da maggio 2019, la CILS offre anche un esame di livello B1, adeguato agli scopi della cittadinanza
italiana.
Il centro CILS ha inoltre elaborato una certificazione sull’ italiano in ambito economico-produttivo
e una per i due centri stranieri nel sistema scolastico italiano punto sono in preparazione esami di
italiano per l'arte e per le professioni sanitarie.
Ogni livello CILS fa riferimento ad 1 ° di capacità comunicativa adeguato a specifici contesti
sociali, professionali, di studio virgola in cui l'uso della lingua italiana è condizionato dalle
caratteristiche dei contesti socioculturali e sociolinguistici.
Il livello 1 verifica le capacità comunicative necessarie per usare la lingua italiana in modo
adeguato nelle istituzioni più frequenti della vita quotidiana, il livello 4 prevede una capacità del
candidato di dominare una vasta gamma di situazioni comunicative, dalle situazioni informali e
formali di comunicazione a quelle professionali punto è questo il livello che deve possedere uno
straniero che voglia insegnare italiano e pertanto richiede una completa formazione linguistica.
La certificazione si ottiene dopo aver superato un esame composto da 5 parti, con prove sulle abilità
di base: ascolto, lettura, analisi delle strutture di comunicazione, produzione scritta, produzione
orale. Per i livelli A1 e A2, l'esame è composto da quattro parti (ascolto, lettura, produzione orale e
produzione scritta); per il B1 rivolto ai richiedenti la cittadinanza italiana, le parti sono ugualmente
quattro, ma la lettura comprende anche una prova integrata di riflessione grammaticale.
Nella CILS sono di fondamentale importanza ai testi virgola che costituiscono il centro della
comunicazione in cui il candidato è impegnato con le prove punto i testi propongono la lingua
italiana nelle sue strutture standard virgola di uso contemporaneo piccola vivo e comune, sia per lo
scritto sia per il parlato. I testi proposti negli esami CILS sono significativi e rappresentativi dal
punto di vista del tipo di testo, delle funzioni pragmatiche e della densità informativa e hanno 1 °
diverso di leggibilità, diversi livelli lessicali e morfosintattici.
Le prove di esame sono costruite in modo da garantire un equilibrio fra le procedure oggettive,
strutturate analitiche di verifica della competenza e le procedure soggettive, aperte, flessibili e
integrate.
Gli esami sono valutati da valutatori esperti selezionati e formati dal centro CILS. Tutta la
valutazione avviene attraverso l'uso di una piattaforma, comprese le prove di produzione orale che
vengono audio-registrate. Questa scelta è motivata dal fatto di garantire la stessa affidabilità nella
valutazione a tutti i candidati Punto solo in questo modo è stato ritenuto possibile ottenere dei
risultati affidabili, perché la valutazione è gestita da valutatori ha appositamente formati virgola non
in modo estemporaneo, ma continuo, al fine di condividere i criteri e le scelte applicative della
CILS attraverso il confronto e la discussione continui.
Il punteggio complessivo varia da 48 a 100 punti. Ogni abilità ottiene un punteggio autonomo. Per
conseguire la certificazione CILS è necessario raggiungere la soglia di sufficienza in ognuna delle
abilità di cui si compone l'esame punto la soglia di sufficienza è stabilita tramite l'utilizzo di criteri e
parametri e secondo le più aggiornate tecniche di valutazione punto ai candidati che non ottengono
la sufficienza in tutte le abilità viene rilasciato un attestato di capitalizzazione, nel quale sono
indicate le abilità superate e quelle non superate punto per alcuni livelli, le abilità in cui si è
raggiunto la soglia di sufficienza possono essere capitalizzate e entro 18 mesi dal primo esame, il
candidato può presentarsi a sostenere solo le abilità in cui ha fallito.
1. Le variabili linguistiche
Le lingue in gioco (L1, L2, altre lingue note al soggetto) sono tra le variabili più direttamente
correlato con il decorso e gli esiti dell'apprendimento.
I fattori linguistici possono influenzare il progresso nell'apprendimento però non le sequenze di
acquisizione.
1.1 Caratteristiche interne della L2 > Di per sé nessuna lingua è difficile in assoluto, esistono
però delle caratteristiche interne che rendono certi aspetti di una lingua più complessi e quindi più
problematici per l'apprendimento.
Ad esempio, esistono lingue con maggiore o minore complessità fonologica, lingue senza articoli e
lingue che invece distinguono tra articolo determinativo e indeterminativo.
1.2 Caratteristiche della L2 e della L1 > le combinazioni possibili tenendo conto della L1
dell'apprendente e della L2 sono innumerevoli ed il docente deve tenerne conto.
Famiglie linguistiche > le lingue possono essere classificate cercando di ricollegarle (in base
a somiglianze soprattutto lessicali) ad un'antica lingua comune.
Gaetano Berruto afferma che la linguistica comparativa riconosce fino a 18 famiglie linguistiche + 4
lingue singole isole (per altri 5 o più) di cui non si è riusciti a provare alcuna parentela, ad es. il
basco.
Le prime cinque famiglie per numero di parlanti sono: indoeuropea, sino-tiberiana, nigero-
congolese, afroasiatica e austronesiana.
Tipologie linguistiche > se si valutano le lingue in maniera orizzontale e sincronica si può
classificarle in base alla loro appartenenza ad un tipo strutturale:
Dal punto di vista della morfologia e dei meccanismi di formazione della parola:
Isolante (cinese) > ogni parola è costituita da un solo morfema;
Flessiva/Fusiva (italiano)> le parole sono internamente complesse, composte da morfemi
che veicolano anche più di una funzione e che possono anche fondersi insieme;
Agglutinante (turco) > le parole hanno una struttura complessa essendo composte dalla
giustapposizione di più morfemi disposti in una catena anche lunga;
Polisintetica (alcune lingue amerindie) > concentrano all'interno della stessa unità un certo
numero di morfemi condensando in una sola parola informazioni che richiederebbero la
costruzione di un'intera frase.
Dal punto di vista sintattico di può distinguere le lingue in base all'ordine prevalente dei
costituenti di base della frase:
SOV (40%) latino
SVO (30%) italiano
VSO arabo
VOS
Dal punto di vista della sintassi si possono distinguere lingue:
Post determinanti (italiano) > che costruiscono a destra TESTA+MODIFICATORE
Predeterminanti (inglese) > che costruiscono a sinistra MODIFICATORE+TESTA
N.B. testa = costituente principale (nome, verbo) modificatore = elemento che apporta altre
precisazioni.
Dal punto di vista pragmatico-informativo e della sintassi di parti del discorso si possono
distinguere le lingue che tendono a organizzare la frase:
In base alla sintassi e alla struttura informativa secondo lo schema SOGGETTO-
PREDICATO VERBALE > lingue subject prominent (latino, italiano);
Solo o primariamente in base alla struttura informativa secondo lo schema TOPIC-
COMMENT > lingue topic prominent (cinese, come lingue isolante non ha marche
morfologiche o messi espliciti di coesione sintattica quindi si basa su questo schema per
permettere di attribuire delle relazioni sintattiche ai costituenti della frase).
Sistemi di scrittura > possono essere:
Logografici (cinese) > le unità rappresentate in grafia sono i significati. Ad esempio, in
cinese un carattere corrisponde ad una parola;
Fonografici > in cui le unità rappresentate in grafia sono dei significanti e le parole vengono
costituite da una sequenza di simboli grafici. Possono essere alfabetici (corrispondenza
grafema/fonema) o sillabici (corrispondenza grafema/sillaba, giapponese).
L'ipotesi Sapir-Whorf: il relativismo o determinismo linguistico > i fenomeni culturali
devono aver determinato ai primordi certe forme linguistiche, ma la lingua varia più
lentamente della cultura, per questo l'individuo viene influenzato nel suo sviluppo cognitivo
dalle forme linguistiche e culturali del proprio gruppo sociale.
Anche la topografia dell'area in cui si trova una società determina le forme linguistiche e culturali
(es. i colori, i rapporti spaziali.). Quindi tutta l'esperienza di vita è influenzata dalla lingua
particolare che si parla perchè determinerebbe il pensiero e le forme del comportamento. Le
differenze tra le lingue non sono solo di tipo morfosintattico o fonetico-intonativo ma implicano
differenze nel modo di interpretare e comprendere il mondo.
Tratti che dividono e tratti che accomunano > l'analisi contrastiva applicata
nell'insegnamento linguistico si basava sull'assunto che l'errore in L2 emergesse proprio lì
dove i due sistemi mostravano differenze strutturali. Al contrario, gli studi
sull'intercomprensione fra parlanti di lingue affini puntano a valorizzare gli elementi
comuni: Raffale Simone e Claire-Blanche Benaviste con il progetto EuRom4 hanno
proposto un metodo di insegnamento simultaneo di quattro lingue romanze (ita, fra, spa,
port) pensato per adulti motivati che parlino un'altra lingua romanza. Lo scopo è di aiutarli a
capire testi scritti in queste lingue partendo dalle competenze già possedute in quanto
parlanti di una lingua affine.
Interdipendenza linguistica > lo sviluppo di competenze linguistico-comunicative in una
lingua non materna si basa su questo concetto. L'ipotesi è formulata da Cummins e
presuppone che, data una sufficiente competenza in entrambe le lingue (si pensi al caso del
bambino immigrato), ciò che viene appreso attraverso una lingua è trasferibile nell'altra
lingua (transfer di padronanza).
Al modello della SUP Separate Underlying Proficiency secondo il quale le competenze in una
lingua toglierebbero spazio a quelle dell'altra, cummins contrappone quello della CUP Common
Underlying Profiency, che viene illustrato come un iceberg: paragonando i saperi linguistici di un
soggetto ad un iceberg, quello che affiora rappresenta le competenze nella L1 e nella L2, mentre
sotto la superficie c'è il sistema operativo centrale comune alle due.
Da questa ipotesi quindi lo studio di una L2 rafforza la L1.
1.3 L'influsso di altre lingue note > sempre più spesso gli individui arrivano ad una competenza
plurilingue (tre/quattro.), come in alcune zone geografiche caratterizzate dalla compresenza di più
comunità linguistiche (Belgio, svizzera...) o i contesti lavorativi internazionali.
Un altro fattore che contribuisce al plurilinguismo è l'inglese come lingua franca, soprattutto nella
nuova generazione.
Il cervello di un monolingue si differenzia da quello di un bilingue che a sua volta si differenzia dal
cervello di chi acquisisce più di due lingue.
2) Le variabili ambientali
L'ambiente è la seconda macro-variabile che ha un ruolo nell'apprendimento della L2.
2.1 Il contesto educativo > i risultati cambiano molto se si acquisisce la L2:
Nel contatto diretto con parlanti nativi (apprendimento spontaneo);
Nel solo contatto con un docente in una classe di studenti della propria cultura;
In una classe multilingue in cui si parla la lingua oggetto di studio.
Gli studi danno particolare importanza ad alcune variabili, che però sappiamo non essere sufficienti:
L'insegnate madrelingua;
Il contatto con i parlanti nativi;
Il formato didattico.
2.2 Il contesto sociale > esiste una correlazione fra dati linguistici e variabili sociali, per esempio
incidono sull'acquisizione della L2:
Il contatto con nativi nel tempo libero;
Il livello di istruzione della famiglia;
Il contesto sociale e lavorativo in cui si è inseriti;
Le caratteristiche del progetto migratorio (permanenza temporanea o stabile).
2.3 L'input linguistico in L2 > il soggetto impara una L2 attraverso i testi a cui è esposto e che
riesce via via a decodificare. A partire da questi testi e dalle proprie conoscenze linguistiche
pregresse, il soggetto processa mentalmente i modelli linguistico-comunicativi a cui è esposto, li
confronta con la L1 e passa all'elaborazione di ipotesi sul funzionamento della L2 in base alle quali
metterà in moto lo sviluppo della propria personale interlingua.
L'ipotesi dell'input comprensibile di Krashen mette in risalto il ruolo che questo ha
nell'apprendimento della L2, purché si tratti di un materiale linguistico che il soggetto è in grado di
gestire: solo comprendendo almeno parzialmente i messaggi formulati in l2 il soggetto potrà
rielaborarli mentalmente.
Più vario e comprensibile è l'input, maggiore è il repertorio di casi con cui l'apprendente si
confronta per verificare le proprie ipotesi sul funzionamento della L2, soprattutto se spinto a farlo in
maniera non meccanica.
Ma l'input comprensibile non basta: deve essere anche interattivo, da qui l'importanza delle altre
variabili esterne determinate dai rapporti con gli altri e dall'atteggiamento psicologico che
l'apprendente instaura con la loro e con la cultura che rappresentano.
2.4 Le interazioni in L2 > l'apprendimento della L2 in una prospettiva comunicativa presuppone
l'uso della lingua come parte del percorso di apprendimento (spontaneo, guidato, misto). Le
interazioni in L2 possono avvenire con parlanti nativi o non nativi, utilizzando diversi canali
(scritto, orale, trasmesso) e possono riflettere i ruoli degli interlocutori (fra pari o fra soggetti con
ruoli asimmetrici, es. allievo-docente).
La classe in L2 (presenza o in rete) rappresenta un microcosmo di socialità in cui si esercitano le
abilità linguistico-comunicative e se ne sperimentano anche le dimensioni pragmatiche e
strategiche: in questo contesto l'apprendente viene favorito da un input facilitato, negoziato e
interattivo ma non è sempre un'interazione indolore.
Oltre ai rapporti interpersonali positivi, nell'apprendimento sono rilevanti anche le interazioni
trasparenti: la classe di L2 può agire da filtro, essendo un ambiente privilegiato per osservare e
riflettere sulle componenti socioculturali e pragmatiche della comunicazione.
Le teorie integrazioniste affermano che il rapporto interpersonale nell'apprendimento è
fondamentale: i fenomeni innati di imitazione dell'interlocutore sono determinati a livello
neurologico dai neuroni specchio e non bisogna dimenticare che buona parte dell'acquisizione di
una L2 si basa infatti anche su fenomeni di adattamento all'interlocutore e di creazione di
automatismi attraverso la pratica e l'imitazione.
2.5 Il tempo a disposizione e la sua organizzazione > Le opportunità di interazione e di esposizione
all'input sono legate sicuramente alla personalità e alle motivazioni del soggetto ma anche al
contesto educativo e sociale: in tutto questo il tempo a disposizione e la sua organizzazione sono
determinanti.
Se pensiamo alla facilità con cui qualsiasi bambino impara la propria lingua madre ed altre lingue
attribuiamo questo fatto alle caratteristiche neurologiche determinate dall'età.
A questo va aggiunto, però, anche il tempo prolungato di esposizione alla L1 (e alle altre lingue)
attraverso il rapporto significativamente affettivo con i genitori, fratelli, compagni. Viceversa,
l'apprendimento della L2 dopo la prima infanzia, in ore dedicate allo studio o ancora di più in età
adulta comporta una serie di problematiche che si aggiungono a quelle neurologiche e psico-fisiche
legate all'età.
Nonostante ciò, è possibile ottimizzare i tempi grazie ad un formato più denso comunicativamente
in classe e con un'adeguata organizzazione delle unità didattiche da parte del docente, così come
l'apprendente stesso può ampliare il proprio tempo di esposizione alla L2 nel proprio tempo libero.
Uno studente molto motivato cercherà tutte le opportunità per usare la L2, ampliando il tempo di
esposizione.
Riguardano le diverse caratteristiche del soggetto a livello neurologico e psicologico-affettivo.
3) Le variabili individuali
Riguardano le diverse caratteristiche del soggetto a livello neurologico e psicologico-affettivo.
3.1 L'età di esposizione alla L2 > le ricerche sull'età ottimale per l'inizio dell'apprendimento della
seconda lingua non ha portato ancora indicazioni chiare e univoche da parte di psicologi e
neurologi: sicuramente l'età ha un ruolo cruciale così come l'esposizione precoce alla seconda
lingua.
I migliori successi nello sviluppo di una personalità bilingue, infatti, si hanno proprio se il bambino
ha esposto ad una seconda-terza lingua prima dei 10-12 anni.
Ogni abilità linguistica avrebbe però una soglia critica che corrisponde a particolari momenti dello
sviluppo biologico e cerebrale del soggetto:
Prima infanzia > caratteristiche fonetico-intonative, l'esposizione alla L2 prima dei 5-8 anni
garantisce l'acquisizione dei tratti di pronuncia della L2 senza sforzo;
Adolescenza > tratti morfo-sintattici > in questa fase il bambino è pronto a iniziare ad
accumulare in maniera sistematica nuove conoscenze esplicite dato che in questa fase
cominciano a manifestarsi in maniera consistente le sue capacità di attenzione, introspezione
e ragionamento logico.
Età adulta > lessico, il lessico non ha periodi sensibili oltre i quali viene difficilmente
appreso: nella lingua madre ognuno continua a incontrare e apprendere parole nuove, lo
stesso vale per la L2.
3.2 Il genere > alcuni studi dimostrano che le ragazze avrebbero più facilità nell'apprendimento di
una L2.
3.3 La motivazione dell'apprendimento > riguarda le cause che hanno portato l'apprendente ad
intraprendere lo studio della L2 e per parlare di motivazione ci deve essere:
Un obiettivo da raggiungere;
Il desiderio di raggiungerlo;
Uno sforzo per raggiungerlo;
Un senso di soddisfazione una volta raggiunto.
Esistono due tipi di motivazione (che possono sfumare l'una nell'altra):
Motivazione culturale > identificarsi nel gruppo sociale della L2 (motivazione integrativa) o
aderire ad un modello linguistico-culturale che si ammira (motivazione intrinseca).
Motivazione strumentale > per ottenerne un vantaggio pratico, per un lungo periodo (lavoro,
titolo di studio. Quindi ho bisogno di conoscerla) o per un breve periodo (superare un test,
quindi devo conoscere la lingua).
È importante somministrare un questionario per conoscere le motivazioni dello studente.
Un ruolo importante è giocato dall'attenzione, in quanto non è la motivazione a determinare il
successo dell'apprendimento, ma è piuttosto il livello di attenzione che la motivazione fa nascere
nell'apprendente.
Su ciò deve far leva il docente, allo scopo di mantenere o suscitare l'attenzione usando tecniche
didattiche, manuali, contenuti che tengano conto della motivazione dei suoi allievi.
3.4 Il filtro affettivo > secondo l'ipotesi di Krashen il soggetto per poter elaborare e interiorizzare
l'input della L2 ha bisogno di trovarsi in una condizione psicologica rilassata, senza blocchi causati
da ansia, imbarazzo o scarsa autostima, in un clima interpersonale sereno, sempre che la stessa
lingua e cultura di apprendimento non siano percepite di per sé come ostili o inaccessibili.
Nel filtro affettivo entrano in gioco quindi:
Ansia > in relazione ad un particolare compito comunicativo, in relazione a test formali,
paura del giudizio, disagio e disorientamento nell'assumere una nuova lingua e cultura.
Rapporti interpersonali > come l'apprendente vive il rapporto con il docente della L2, con i
compagni di classe, con parenti e amici e usano la L2 ed in generale con tutte le persone che
usano la L2.
Percezione della L2 e cultura ad essa associata influenzata dall'atteggiamento stesso del
parlante o dai pregiudizi relativi alla L2 e alla sua cultura.
3.5 La personalità > ciò che caratterizza l'individuo dal punto di vista psico-cognitivo:
Il carattere > Insicurezza/sicurezza, Estroversione/introversione, Sensibilità al rifiuto.
L'attitudine alle lingue > l'inclinazione individuale verso particolari abilità messe in gioco
nell'apprendimento linguistico (non tutti gli studiosi riconoscono l'attitudine alle lingue).
L'intelligenza > secondo Gadner esistono 8 tipi di intelligenze, tra cui quella linguistica.
Lo stile cognitivo > il modo preferito dall'individuo per elaborare l'informazione e di
affrontare un compito.
Lo stile e le strategie di apprendimento > tendenza personale a preferire un certo modo di
apprendere e studiare.
Le caratteristiche socioculturali dell'apprendente > esperienze scolastiche, valori
interiorizzati.
3.6 Preconoscenza e enciclopedia del mondo > ad esempio il livello di competenza linguistica della
L2 raggiunta fino a quel momento.
Nel periodo dell'adolescenza (11-18), l'individuo subisce un profondo mutamento dal punto di vista
cognitivo, psicologico e sociologico. Dal punto di vista della didattica dobbiamo tenere conto di:
Minore duttilità a cogliere con spontaneità e automatismo gli episodi linguistici;
Maggiore propensione verso la riflessione e la concettualizzazione degli episodi linguistici;
Si sviluppa la capacità di astrazione metalinguistica e di organizzazione sistematica della
lingua;
Si compiono con più disinvoltura sillogismi e legami logici;
Il filtro affettivo diventa particolarmente sensibile alle dinamiche di classe;
Si accettano con meno disinvoltura le correzioni ed i rimproveri.
Abbiamo 4 tipi di profili diversi:
Adolescenti in Italia > coloro che si recano nel nostro Paese in vacanze studio presso scuole
private di lingua italiana o in scambi culturali che prevedono lezioni di italiano.
Questi corsi non durano molto quindi dobbiamo considerare il livello di partenza dei singoli;
Classi multietniche;
Iniziare facendo scegliere agli studenti i vari argomenti da trattare;
Attività brevi, dinamiche e ben sequenziate con uno specifico fine didattico.
Adolescenti in Italia con italiano materia curriculare > 4 tipologie di apprendenti:
Adolescenti che giungono dall'estero per fare un'esperienza di mobilità studentesca;
Adolescenti stranieri che frequentano scuole internazionali o bilingue in Italia;
Adolescenti stranieri nati in Italia che hanno appreso come prima lingua quella dei loro
familiari;
Adolescenti nati all'estero da genitori stranieri che hanno intrapreso un'esperienza di
migrazione per varie ragioni.
Le difficoltà che gli studenti immigrati possono riscontrare sono molteplici è per questo che bisogna
lavorare sulla loro integrazione e sulle loro relazioni interpersonali prima ancora che sugli aspetti
didattici
Adolescenti fuori dall'Italia > seguono lezioni di italiano in programmi non curriculari,
dunque, italiano come LS (studio di una lingua straniera fuori dal Paese in cui si parla) o
come LE (riprendere il contatto con il codice linguistico delle proprie origini etniche).
Seguono questi corsi ad esempio adolescenti con genitori di origine italiana.
In questo caso è bene spingere sulla curiosità e l'attrattività del Made in Italy durante le lezioni.
Adolescenti fuori dall'Italia con italiano materia curriculare > adolescenti che seguono corsi
di italiano nelle scuole dell'obbligo del proprio Paese (lingua italiana LS/LE).
Riuscire a non farsi percepire non come un avversario ma come una guida esperta a cui far
riferimento nei momenti di difficoltà;
Tenendo conto della maggiore autonomia degli adolescenti è consigliato l'apprendimento
cooperativo che si realizza attraverso attività di gruppo, project work, attività di
autocorrezione e autovalutazione;
Il docente di lingua con una classe di adolescenti non può fare a meno di sfruttare come
risorse didattiche le nuove tecnologie di cui questi fanno uso quotidianamente (internet,
scambio di e-mail con coetanei parlanti italiano L1, incontri con gli stessi sui social, via
webcam, task in cui devono creare video...);
Deve toccare con mano la lingua viva e deve percepire come utile la lezione, per questo è
consigliabile far vivere il mondo reale in L2 attraverso esercitazioni comunicative che lo
studente può realmente riscontrare fuori dall'aula > il TBLT Task Based Language Teaching
di basa sulla costruzione di task-compiti per l'utilizzo di specifiche funzioni comunicative, la
lingua viene in questo modo percepita come utile perché il fine è quello di raggiungere un
obiettivo concreto (si crea motivazione). Possiamo associare la componente competitiva e
ludica.
Percorsi formativi brevi e mirati, organizzate per unità di lavoro che tengano conto del
carattere fluttuante delle presenze;
Didattica orientata all'azione, basata su compiti comunicativi reali;
L'insegnamento dell'italiano deve tener conto non solo della lingua standard ma anche della
varietà linguistica del territorio in cui si trova l'immigrato.
L'immigrato è un soggetto a cui dare un orientamento linguistico.
L'immigrato tende a fossilizzare la propria interlingua in stadi basici che gli consentano di
interagire.
Nel fumetto si verifica una particolare compenetrazione tra intento narrativo e rappresentazione
grafica, tra parole e immagini. Il fumetto è multimodale perché unisce canale iconico (immagini) e
linguaggio verbale.
Nel selezionare un fumetto dobbiamo tener conto di: età, livello di competenza linguistico-
comunicativa, appropriatezza dei contenuti, genere narrativo, lunghezza, complessità linguistica e
culturale, il medium (cartaceo o web), i gusti, le abitudini di lettura, i bisogni comunicativi e la
motivazione all'apprendimento dell'italiano.
Vantaggi:
Permette di facilitare estremamente il processo di lettura per gli apprendenti di diversa
lingua madre, perché la pagina del fumetto fornisce quasi sempre una contestualizzazione
visiva e un colpo d'occhio anticipatorio sullo svolgimento della vicenda;
A differenza di una storia illustrata composta di sole immagini i fumetti si leggono;
Per un parlante nativo il collegamento tra nome e referente è immediato, ma non è
altrettanto facile per un parlante di un'altra lingua, per questo il testo associato all'immagine
aiuta;
Sono dotati di una vasta gamma di elementi paratestuali > didascalie, balloon, onomatopee e
altri espedienti grafici che servono per esprimere le intenzioni comunicative dei personaggi,
le loro emozioni, intonazione ma anche connettere e introdurre le scene;
I fumetti hanno l'indubbio pregio di mantenere alta la motivazione dei lettori, riducendo
l'ansia di una lettura estesa ed evitando lo scoraggiamento (fattore divertimento importante);
C'è una grande varietà di registri linguistici;
C'è molta rappresentatività culturale > gestualità, gestione delle abitudini prossemiche nello
spazio, uso contestuale della lingua in relazione alla situazione comunicativa e al ruolo dei
protagonisti;
La presentazione contestuale e visiva dell'ironia contribuisce all'avvicinamento della cultura
target di riferimento.
Svantaggi:
Bisogna considerare l'abbondanza o meno di impliciti culturali (informazioni che all'interno
di una determinata cultura non necessitano spiegazioni perché condivise dalla gran parte dei
parlanti per le quali risultano implicite) e dell'ironia;
Assenza di coinvolgimento delle abilità orali che però può essere ovviata con l'ascolto o la
visione di filmati;
A volte sono eccessivamente lunghi.
Suggerimenti operativi
1. Introduzione > si anticipa la lettura quindi si possono presentare le attività, vedere le parole
chiave, introdurre l'area semantica privilegiata, contestualizzare il genere narrativo, ruolo dei
personaggi;
2. Svolgimento > stiamo verificando la comprensione globale del testo quindi possiamo
chiedere di scegliere, individuare un titolo appropriato, costruire abbinamenti tra immagini e
personaggi..
3. Conclusione > si presentano attività ludiche per il reimpiego dei contenuti appresi e per lo
sviluppo della produzione orale: cambiare il finale della storia, approfondimenti web,
riflessione socioculturale e interculturale, cruciverba..