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CULTURE GIOVANILI E

PROBLEMATICHE EDUCATIVE

1. INTRODUZIONE
PREMESSA

La globalizzazione, i social network, l'utilizzo illimitato dello strumento "internet"


ed il disvalore del tempo hanno causato, assieme ad altri fattori, l'impossibilità di
individuare e di avere, nel mondo giovanile, i valori culturali standardizzati e
globalmente riconosciuti.
In virtù di questi aspetti è diventato sempre più complesso, da parte dei formatori,
siano essi insegnanti, assistenti, educatori sociali o allenatori interagire con
metodologie comprovate con le ultime generazioni. In questo elaborato
delimiteremo la nostra ricerca sul tema delle "culture giovanili" e delle "culture
musicali giovanili".

2. MUSICA, QUALE MUSICA?

2.1 CONFINI MUSICALI

Le case discografiche hanno un ruolo molto importante nelle scelte importanti dei
giovani poichè riescono a determinare mode e atteggiamenti nella promozione di
determinati artisti.
2.2 GENERI MUSICALI

La musica sicuramente è l’area d’interesse giovanile in cui si esprime la creatività


giovanile.
È negli anni sessanta con le canzoni dei Beatles e di tutti gli altri gruppi di cantanti
sorti al loro seguito, che la musica ha avuto per la prima volta la sua consacrazione
come linguaggio principale del mondo giovanile.
Questo linguaggio sembra veramente lo strumento principe per prendere contatto
con le emozioni e stati d’animo legati alla crescita. La musica mette in contatto
diretto con gli affetti, le ansie e conflitti dei giovani.
Il rapporto con la musica serve ai ragazzi per riconoscersi tra loro e per stabilire
legami di appartenenza, sia con il piccolo gruppo di amici, sia, per la prima volta,
con il collettivo generazionale, nel corso di concerti o di altre manifestazioni
musicali, è acquisito come parte della propria identità e della propria storia.
La musica è per gli adolescenti un fattore identitario. La ricerca di identità si
esprime spesso attraverso l’adesione ad un gruppo di pari che son fan dello stesso
complesso, dello stesso cantante, o dello stesso genere o stile musicale.
l’espressione del gusto musicale spesso esibita attraverso degli atteggiamenti, un
abbigliamento, l’utilizzazione di un gergo di tali gruppi o stili, per gli adolescenti
aiuta a uscire dal quotidiano, a essere altrove e forse anche ad essere un altro o
un’altra.
Come cita Franca Ferrari “la musica può essere assunta come punto di partenza e
tramite per sognare e fantasticare, o per ricostruire nell’immaginazione la situazione
emotiva o la storia, o il contesto di cui essa è metafora e testimonianza”.
Il narcisismo giovanile e il bisogno di idealizzare i propri idoli e il proprio gruppo di
appartenenza, spesso, fanno ritenere a molti ragazzi che in campo musicale vi siano
generi di serie A e generi di serie B. in realtà ciò che crea la differenza tra un genere
e un altro non è la qualità del tipo di musica, ma gli oggetti differenti di cui essa
parla. Osservando i gusti dei giovani notiamo che i maschi musicalmente cercano di
dare senso alla propria virilità, prediligendo prettamente strumenti a percussioni e
ottoni, mentre il genere femminile preferisce ricercare caratteristiche musicali con le
infinite sfumature degli affetti e con la delicatezza di certe emozioni e stati d’animo
proprie della femminilità attraverso la pratica canora e di certi strumenti (archi, arpa,
flauto, pianoforte).
La maggioranza dei giovani, in ogni caso, si ritrova anche oggi soprattutto nel Rock,
poiché è il linguaggio musicale con la sintassi più semplice e più libera. Altro genere
musicale capace di interpretare molto bene il bisogno creativo dei giovani
d’abbattere qualsiasi barriera, di passare i confini, da ampliare la mente, e di
rinascere psicologicamente è “World Music” genere promosso negli anni settanta da
Peter Gabriel. Questo genere, attraverso le contaminazioni del Rock con la musica
etnica dei diversi paesi, è capace di trasportare i giovani nello spazio per far loro
scoprire un modo di sentire e amare altre culture. Molti giovani, in ogni caso, non
si fermano a un unico genere musicale, ma si immergono indifferentemente nel
suono Heavy del Rock, nel ritmo del Rap e dell’Hip Hop, nelle sonorità etniche del
Raggae, reso famoso negli anni settanta da Bob Marley o negli altri filoni della
Black Music (Blues, Soul, Spiritual, Rythm’n’blues, Funk).
Molti giovani che, essendo incapaci di pensare al futuro, sentono spesso il bisogno
di perdersi e di fuggire dalla realtà per loro troppo difficile e complessa, rifugiandosi
nel genere musicale Disco e Techno.
Nella società odierna all’interno dell’ambito scolastico si tende sempre più ad
avvicinarsi ai gusti musicali a seconda delle tendenze del momento.

3. CAUSE

3.1 MODALITA' DI ASCOLTO

Che l’ascolto delle musica sia una delle attività più svolte dai ragazzi durante il
tempo libero è un punto su cui concordano studi sia in ambito sociologico (Buzzi,
Cavalli, 2007; indagine Istat, 2006) che musicale (Gasperoni 2004, Larson 1995,
Hargraves & O’Neill 2001).
Lo psicologo britannico J.Sloboda si è occupato di analizzare quali sono i processi
celebrali che stanno alla base delle principali attività musicali, dal semplice ascolto
fino ad arrivare allo studio di uno strumento musicale, all’improvvisazione ed alla
composizione. In particolare sulle modalità di ascolto dice

L'ascolto di un brano può essere diviso in due fasi distinte: la prima cognitiva con la quale si
capisce il brano che si sta ascoltando, senza il coinvolgimento delle emozioni che esso provoca; la
seconda nella quale la mente crea una rappresentazione simbolica del fenomeno musicale con il
quale è a contatto, lo elabora ed a seconda dei vissuti differenti (Sloboda, 2002)

Famiglia e società giocano un ruolo importante nel rapporto tra musica e giovani
(Gardner, 1983) e appare evidente come la cultura musicale dei ragazzi sia
soprattutto il frutto della familiarità attraverso l’esposizione continua all’ascolto di
musica, musica sia scelta con cognizione di causa che subita negli ambienti di
frequentazione sociale. Ma mentre la scuola e la famiglia del passato trasmettevano
contenuti su cui erano stati a loro volta formati con la convinzione di trasmettere
valori comuni, ora la cultura musicale giovanile è in continua trasformazione con
ritmi e tecnologie talvolta difficili da seguire.
Come sostiene Nanni (1989) i media sono " una grande scuola di musica a cui tutti i
ragazzi d'oggi sono iscritti di ufficio fin dalla nascita".
Il sito rockit.it ha pubblicato gli interessanti risultati di un’indagine condotta sui
ragazzi tra gli 11 e i 14 anni (264 in tutto) di una scuola media italiana: oggetto
dell’intervista era appunto il loro rapporto con la radio, con la musica e le modalità
di fruizione di quest’ultima: come l'ascoltano, quando, chi li guida nella scelta dei
generi e così via.
I ragazzi della scuola media presa in esame (provincia di Livorno) hanno dichiarato
di prediligere il proprio smartphone per ascoltare la musica, ovviamente perché esso
porta con sé l’aspetto della condivisione, dunque la possibilità di estendere
l’esperienza di ascolto ai propri amici e conoscenti tramite i social network e i
circuiti multimediali.
È emerso che ad influire molto nel primo avvicinamento alla musica sono
chiaramente i familiari in primis (42,5%), dunque fratelli, sorelle, zii, cugini,
genitori e in secondo luogo gli amici (solo 8,7%).

L’89% degli intervistati ha indicato YouTube come principale piattaforma usata per
l'ascolto quotidiano, relegando Spotify, iTunes e i dischi al restante misero 11%.
Youtube è gratuito, non necessita di registrazione, ha il plus del video, consente di
saltare da un pezzo all’altro con disinvoltura, senza dover necessariamente restare
all’interno di uno stesso disco o uno stesso autore, prediligendo l’ottica del singolo a
quella dell’album.
Il 18% dei ragazzi che ha preso parte al sondaggio non ha mai acquistato cd o
audiocassette: sono i nativi digitali radicali. L'82% di loro, invece, ha avuto qualche
contatto almeno con un cd. La situazione si ribalta in merito ai vinili, visto che il
75,7% degli alunni intervistati non ha nemmeno idea di cosa sia e solo il 20% ha
familiarità con esso, grazie soprattutto ai genitori che hanno tramandato ai figli la
passione e il fascino di questo supporto.

E la radio? I giovanissimi la ascoltano?

“Vittime” della viralità e assuefatti ai “tormentoni”, i giovanissimi continuano ad


ascoltare la radio proprio perché anche essa, adeguandosi alle logiche del mercato,
trasmette ciò che piace, ciò che funziona, ciò che i ragazzi in fin dei conti cercano
sul web. La reiterazione compulsiva è parte fondamentale dell’ascolto degli
adolescenti e ciò vale per le ricerche sul web così come per la scelta della stazione
radio: in entrambi i casi si cerca la possibilità di ascoltare più e più volte lo stesso
brano. I ragazzi sanno che anche ascoltando la radio troveranno esattamente le hit
del momento che amano e che ricercano autonomamente in rete.
Nonostante le infinite possibilità di ricerca messe a loro disposizione,
paradossalmente i giovanissimi si cristallizzano su singoli brani riprodotti in loop,
senza soluzione di continuità, a ripetizione, andando a contrarre le loro scoperte
musicali a vantaggio di un ascolto compulsivo ristretto.

3.2 IDENTITA' MUSICALI

Le identità musicali sono un fattore importante per capire i meccanismi delle culture
musicali giovanili. Le ricerche sull’identità musicale rispondono all’idea di
sviluppare modelli educativi centrati sullo sviluppo del soggetto dell’esperienza
musicale e non sulla trasmissione di contenuti disciplinari.
“La cultura musicale dei ragazzi è un insieme di motivazioni, valori, credenze,
schemi di interpretazioni e criteri di valutazione, modi di appropriazione che i
ragazzi accumulano man mano attorno alla musica e ai musicisti” (Ferrari,2002)
Gino Stefani e Franca Ferrari formulano l’idea di un’identità musicale a tre livelli:
“individuale”, che riguarda l’identità e la storia di un individuo, “socioculturale”
dove si forma l’identità di un gruppo di cui l’individuo fa parte e “universale” dove
si possono trovare i tratti dell”homo musicus” che sono comuni alle culture e agli
individui (Stefani, 1990, Ferrari, 1990). Qualche anno dopo questa primo
elaborazione Mario Piatti formula il suo modello di identità musicale in quattro
punti: “imprinting originario”, “vissuto” “valori” e “abilità e conoscenze”.
“L’imprinting originario” è costituito dalle prime esperienze nel campo del suono e
della musica. Queste esperienze si realizzano nei primi anni di vita dell’individuo. Il
“vissuto” rappresenta la rielaborazione delle esperienze nel campo sonoro-musicale.
Queste comprendono il dialogo con l’altro e si rapportano all’ambiente e al mondo
in generale. I “valori” corrispondono al sistema valoriale che un individuo o una
collettività costruiscono attorno alla musica. Le “abilità e conoscenze” infine
possono essere definite come ciò che una persona sa fare in musica e ciò che
conosce della musica.
Anne Marie Green dice che “ quasi tutti i giovani, qualunque sia la loro
appartenenza sociale, intrattengono una relazione privilegiata con la musica che
prende la forma d’una relazione sia concreta che simbolica, ma sempre votata
all’emozionale” (Green Anne Maria,1997, p.293)
Questa relazione con la musica poi avviene in due modi differenti negli adolescenti:
tramite l’apprendimento formale e informale.
Ciò che differenzia i due tipi di apprendimento è una serie di fattori relativi ai luoghi
e ai contesti ma soprattutto il fatto che nell’apprendimento formale le decisioni, la
guida e il metodo dell’esperienza sono nelle mani di un adulto, mentre
nell’informale prevale il rapporto orizzontale tra pari, lo scambio libero di
informazioni e di suggerimenti pratici. Il livello di autonomia, la possibilità di
scegliere i percorsi di apprendimento, il gusto della scoperta condivisa sono la
misura del valore di un’attività in quanto “autentica”.
Il percorso di quest’ultimo apprendimento è quindi molto diverso da quanto si
verifica in molte situazioni scolastiche, dove l’ottenimento dei risultati è differito nel
tempo e non ha come conseguenza che un possibile voto positivo nella pagella.
I ragazzi in questo modo si avvicinano di più alla musica di genere pop, che si
discosta dalla musica classica spesso presente durante le ore di educazione musicale.

3.3 I LUOGHI DELLA MUSICA

Da sempre la creazione e la fruizione della musica sono dipese in maniera diretta dal
luogo di esecuzione o riproduzione. Nel 1700 ad esempio, la musica suonata nei
palazzi, nelle sale da concerto e nei teatri rimaneva appannaggio di un certo ceto
sociale, che frequentando e vivendo all’interno di un ambiente fatto di consuetudini
e luoghi ne veniva a contatto. Nonostante il rapporto fra musica e fruitore viva di
reciproci feedback, è utile e interessante analizzare la situazione a partire dai luoghi,
concentrandosi sul ruolo fondamentale che giocano come prima occasione, spesso
fortemente identificativa per vivere e ascoltare la musica.

Basti pensare alla discoteca,al club o a qualsiasi altro locale dove la musica è il
sottofondo assordante, il collante sociale, l’elemento centrale ma quasi sempre
vissuto passivamente, come un’entità integrata del luogo di incontro.

La musica funge da medium relazionale, e in quanto tale forgia l’immaginario


musicale dell’ascoltatore il quale identificherà in quella particolare “estetica”
musicale, il quel particolare “sound” il suo panorama percettivo, emotivo ed
estetico.

In questo senso le caratteristiche individuate come positive nell’ascolto di un brano


musicale saranno legate a quelli che sono in questi luoghi i connotati più funzionali :
l’elemento ritmico portato allo scheletro, legato alla relazione col corpo e il ballo, o
nel caso delle palestre come vero e proprio dispositivo di gestione e controllo del
corpo stesso (DeNora 2000), l’esplicita estetica e i contenuti inerenti la sfera della
sessualità e più propriamente della seduzione, l’intenzionalità (spesso univoca) della
musica di essere un mezzo per uno stato di euforia ecc.

Da numerose indagini emerge però come il luogo privilegiato dell’ascolto musicale


sia la propria camera, poco più diffuso tra le femmine che tra i maschi
( rispettivamente, 70 % contro 63 %). Questo si intreccia fortemente con l’idea di
musica vissuta soprattutto come esperienza emotiva, e meno come occasione di
divertimento, di crescita personale, di esperienza culturale o, come nel caso della
discoteca, di relazioni sociali.

4. EDUCAZIONE MUSICALE

4.1 PROBLEMATICHE EDUCATIVE

Come i giovani considerano la scuola? Come la scuola considera i giovani per


rivolgersi a loro?
La scuola dell’obbligo è un luogo di vita per i ragazzi, luogo nel quale si conoscono,
si confrontano e possono imparare ciò che l’uomo ha acquisito nei secoli. La
popolazione scolastica è formata sempre più da alunni di provenienza straniera, di
origine socio-economica diversa e proveniente da esperienze educative in contesti
socio-famigliari nei quali vigono principi e valori diversi. In questo contesto si
riflettono i problemi sociali attuali e le difficoltà di molte famiglie a educare i figli,
si rivelano i loro dubbi su come contenerli all’interno di un quadro minimo di regole
sociali condivise già all’interno della famiglia stessa.
Alla scuola viene chiesto di innalzare il livello degli apprendimenti, mentre nella
società il significato del sapere e della cultura non è particolarmente valorizzato
nemmeno dai mass media.
La società in generale e i genitori in particolare, chiedono alla scuola di fornire agli
allievi tutto ciò che è possibile finalizzare a una formazione più elevata e completa.
La pressione da parte dei genitori per una riuscita scolastica è moto forte, sia sugli
allievi, sia verso i docenti, poiché tutti ben sanno che una scolarizzazione riuscita
costituisce una delle condizioni per un futuro soddisfacente. Difficile oggi
rassegnarsi all’insuccesso scolastico di un figlio, poiché in una società come la
nostra, la mancata riuscita dei figli costituisce anche una svalorizzazione del
genitore stesso.
Abbiamo allievi che vivono situazioni familiari instabili, in ambienti senza dialogo o
facilmente violenti, che subiscono senza saperle affrontare in modo critico tutte le
influenze del quadro sociale.
Il lavoro scolastico non è il valore maggiormente sostenuto in certi ambienti
familiari e il tempo dedicatogli a casa è spesso nullo.
La pluralità delle concezioni della vita, dell’educazione, della scuola costituisce
certo una difficoltà, ma non determina di per sé il caos, la paralisi o l’impossibilità di
trovare linee convergenti sul piano normativo, organizzativo, pedagogico-didattico,
operativo.
Si può parlare, dunque di attività educativa, quando si pone responsabilmente il
problema dei valori, dei significati, dei metodi, dei risultati attesi e dalla congruità di
quello che si propone con la possibilità dell’ educando di comprendere e di reagire,
di apprendere e di elaborare sensibilità, concetti e competenze e cioè di
atteggiamenti e comportamenti di cui diventi progressivamente e responsabilmente
titolare.
Essi prima che scolari e studenti sono persone che vivono pro tempore in una certa
fase dell’età evolutiva.
Non si tratta dunque, di ignorare, di respingere o di accreditare acriticamente quello
che provvisoriamente chiamiamo le culture giovanili, né di imporre la loro cultura
dei libri o la propria cultura, ma di costruire dei ponti, di chiedere e
di meritare fiducia, di sintonizzarsi con la comune umanità che può collegare
insegnanti, scolari, studenti.
L’educatore e l’insegnante sono tenuti a compiere una meditazione tra i problemi e i
valori che vive e riconosce nella sua storia personale e che appartengono alla società
di cui è parte, tra le caratteristiche, i vincoli e le risorse dell’istituzione e del contesto
in cui avviene la comunicazione, tra i problemi, valori e le potenzialità che riconosce
nelle persone di cui si occupano.
Per insegnare bisogna comunicare e cioè capire il loro mondo e introdurli nel mondo
del sapere organizzato, facendone cogliere il valore, la problematicità, l’utilità per la
comprensione di se e per il miglioramento della vita.

4.2 PROPOSTE DIDATTICO/MUSICALI ed EDUCATIVE


5. CONCLUSIONI

6. BIBLIOGRAFIA

<http://www.docentidisostegno.it/condizione-cultura-giovanile-nella-societa-nella-scuola-doggi/>

Disoteo M. (2008), Musica e intercultura, Ed.9, editore Franco Angeli, pp. 75-77,102-103

<http://www.tafterjournal.it/2013/02/04/quale-musica-per-quali-giovani/>

<https://www.radiospeaker.it/blog/sondaggio-ascolto-radio-musica-giovani.html>

Sloboda J. (2002), La mente musicale, Saggi, Il Mulino

<https://www4.ti.ch/fileadmin/DECS/DS/Rivista_scuola_ticinese/ST_n.306/
ST_306_Dozio_Raji_La_realta_sociale_attuale_la_SM_e_l__educatore.pdf>

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