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I ~ ,9lo Emile Durkheim
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Enzo Pace
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ARMANDO
EDITORE
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DURHHEIM, Emile
Per una definizione èlei fenomeni
religiosi I Emile Durkheim; a cura
di Enzo Pace
Roma: Armando, e 1996
87 p.; '7 cm. - (I Classici della sociologia)
ISBN 88-7144-620-8
02-04-005
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L Da qualche tempo si è ridestaco l'interesse per
la sociologia della religione di DurkheimI. I motivi
sono vari. Non ultimo il bisogno sentito. da molti di
dare una spiegazione plausibile a quinto di nuovo
emerge nel panorama religioso contemporaneo.
La religione, infatti, è tornata a far parlare di sé in
vario modo. Dopo anni di discorsi sulla secolarizza-
zione e sull'arrecramento dell'esperienza religiosa
nella sfera d~l privato, le cose appaiarlo mutate,
almeno ad una prima approssimaciva lettura della
realcà.
Da un laco, infatti, la religione ricompare prepoten-
temente nella sfera pubblica, dall'altro si diffondono
movimenti collettivi che, in nome di una fede, riven-
dicano un posto nuovo e centrale alla religione sia
nella vita ·individuale che in quella sociale e politica.
Nel primo caso accanco al fenomeno della priva-
tizzazione dei sistemi di credenza coassiale all'indivi-
dualismo moderno si profila una sorta di de-privatiz-
zazione delle grandi religioni mondiali 2 . Nel secon-
do i movimenti carismatici, apocalittici, fondamenta-
listi e millenaristici contemporanei mettono in
discussione alla radice il principio stesso di funzio-
namento delle democrazie moderne o della forma-
stato: il principio, cioè, del relativismo etico e della
neutralità dello Stato nei confronti delle qtiestioni di
coscienza e delle scelte religiose3.
Presentazione Er1.z0Pace
Nel giro di t1n ventennio _il fattore religioso è egli stesso ricostruisce un passaggio importante della
stato decisivo nell'alimentare t1ria rivoluzione politica sua vicenda int€llettuale, la così detta •rivelazione
di vasta portata, come quella del 197.9 in Iran e che del 1895•.
ha prodotto la costituzione del-primo Stato integral- Lasciamo Ja parola allo stesso autore:
mente. islamico, nel mobilitare un movimento collet-
tivo che ha accelerato la caduta del regime comt1ni- Solo nel 1895 hç:> compreso pienamente il ruolo capi-
sta in Polonia, nella formazione· di nuovi "imprendi- ta/e della religione nella vita sociale. In quell'anno per
tor:i" religiosi capaci di usare spregiudicatan1ente il la prima volta ho scoperto il modo di affrontare socio-
linguaggio televisivo, con il fenomeno dei telepredi- logicamente Io studio della relìgione. ~u per me una
catori evangelici prima negli USA e oggi nei paesi rivelazione. Il ciclo di lezioni del 1895 rappresenta una
dell'AmeriCa Latina e con l'impatto straordinario sui linea di demarcazione nello sviluppo del mio pensie-
media della figura di un papa come quella di Karol ro, dal n1omen[o che sono stato costretto a ripensare
Wojtyla'.
·Inoltre tutte le grandi religioni mondiali sono
' tutte le preceden[i ricerche e ad armonizzarle con le ~.,_,
J
Presentaztorze E11zo Pace
.(I'
L'educazione infantile ricevt1ta in ambiente ebrai- I Il puhto di approdo del lungo ca1nmino di ricerca
~·1 è la pubblicazione del lavoro principale di
co lo ha segnato profondamente. Continuerà fugace-
mente, qua· e là, a interessarsi dell'ebraisn10 a livello Durkheim sulla religione: Le forme elementari della
intellettuale9 e soprattutto, pur non professandosi
più religioso, continuerà a fare i conti con una con-
cezione tipicamente ebraica - il rapporto
..l vita religiosa (1912). Quest'opera è il risultato di una
lenta evoluzione della riflessione sociologica
dell'autore.
puro/impuro - facendola diventare un tema centra- In altri termini Durkhein1 non arriva subito a deli-
le della sua .ricerca sociologica: la distinzione fra
sacro e profano.
... neare con precisione la teoria che poi enuncerà
nelle Forme.
Prima che ciò accada dovranno passare più di
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modo, la questione che il sociolo o fra e Il primo cOmpito del sociologo - scrive Durkheim17
è cosa · · · · · che vivOno in società· - è quello dl definire le cose di cui tralta, al fine di
c'redano nell'esistenza 'dì norm~llettive.-e le rispety aver ben presente cli cosa si sca parlando e che si
. ~ino, senza che occorra ricorrere - salvo nel caso r
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mette in questione.
della devian:z;i!__S,Q_Ci<;tle..~:_ad l!D apparatQ..QpgrimeQ~
e soffoca!l!!:.-dLcontrallLe..sanziQDi. Questo modo di pensare spiega perché il nostro
La società è per Durkheim Oggetto di credenza, autore si sfofzi di\ chiarire a se stesso qual è la natu-
lo stare in società rileva da un atto di credenza col-
lettiva. Se esistono delle norme superiori alla
{ ra della religio!1e 1 cioè quali sono
coscienza individuale alle quali il singolo stesso si i segni esteriori 1 facilmente percepibili, Che permettono
conforma, adattandole più o meno di buon grado _di riconoscere i fenomeni religiosi ovunque essi si pre-
alle proprie esigenze, occorre cercare il fondamento sentino e di non confonderli con altrilB.
ultimo di queste, la radice pfofonda che legittima
quf:sto "credere".
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Definire è, infatti 1 seeoftdo le: sua m.eradolggia,·
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'ora il punto di connessione fra il discorso socio- compiere un operazione concett11ale preljmioare
1
logico su •come è possibile }'·ordine sociale.15 e senza la quale non è passibile avanzare nella ricer- ....-
l'altro relativo alla religione sta proprio nella parola $ik-Durkheim ne è talmente convinto c;he prima di
appena evocata: credenza. I approdare al trattato sulle Forme del 1912 si esercita
in vari modi e in differenti tempi a mettere a punto
Le norme sociali alle quali noi crediamo non
sono certo delle cose astratte. Durkheim ritiene, al
contrario, che esse costituiscano corpose forme
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una deflllizione che possa ess.ere, dal punto di vista
euristico, la più lineare e onnicomprensiva possibile
dell'agire. La sociologia, infatti 1 studia i fatti· sociali, si del complesso mondo dei fenomeni religiosi. Questa
interessa alle cose sociali, come si sforzerà di preci- operazione è preliminare, dunque.
sare. e fissare nelle Regole del metodo sociologicoJ..6. Sta qui, come è stato più volte ricordato19, la dif- ---r
Perciò nell'affrontare lo studio della. religione l'auto- ferenza fra l'approccio metodologico di Max Weber ~
re. si pr.c;fi&~!~_ lo ~capo di ès<iffiinarla_.~~S~P e quello di Durkheim. Mentre quest ultimo pensa X
1
.fLJJl?..S,.9/~_{ql~., u~a !:~~-a_:~~, poss.~~sseretfatt~ta <:?~ che occorra pervenire ad una definizione dell'essen-
~.1 . trg_ttal)Q gfi_aJtrj__Qg~ aella ricerca S()CIOIQgiGa. za della religione, per . . . l interesse è diverso: ~
1
Non dunque la religione come 1ns1eme d1 concezio- egli ritiene, infattJ che non sia utile affannarsi a., (t \
ni astratte o av:volte da mistero, ma complesso di ~gITere l'essenza ella religione, dal momento cbe ~
fatti sociàli che poSsanO essere spiegati con l'ausilio iventa er lui iù roduttivo dal unto di vista fì·
di ·altri fatti sociali.
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Enzo Pace
Presentazlo1ze
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La logica chè presiede a queste due div.erse se rendono corpo, diventano adi-
impostazioni è ahhastanza evidente: · . ·~ · - ·" - -.i gesti e G>nte i regole individuali e colletti-
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.m0co·. deY&')e1a~i0hi ·eh} ;églÌ'. ihtéssci•~Fhllif:l~
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Durkheim, lunB:i dal voler dimostrare la tra, Durkheim, leggendo l'articolo in questione. Così
denza del fatto religioso, nlira al contrario a spiegare_ come accade rispettivamente per un secÒndo ciclo
- f ligiose ... sono forze 11maoe.• E coa di lezioni del 1900-1901, tenuto a Bordeaux e dedi-
egli vuol dire ricond11cjhili a i
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ca[o a "Le forme elementari della religione", che rie-
cheggerà perfino nel titolo l'opera del 1912 e per un
terzo ciclo svolto a Parigi nel 1906-1907 sempre
sullo stesso argomento. ~
Ciò che è interessante precisare, come ricor.Q.a g
opportunamente Prad~:2, è l'influenza esercitata C't\
eensier9 ~L_Q17r~!1~~!!!1.....~_q1:':..~fi~~ase da Wil,liam ~
. r::. Robertson Smitli. Questo etno ogo scozzese (ma -1
, - anche teologQ-e'fiTòsofo di un cèrto spessore) vissuto ~
fra il 1846 e il 1894, aveva scritto un'opera che (:
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Durkheim aveva letto con interesse. Si tratta de La
religione dei semiti (1889) 23. ·In questo lavoro..Smitl1
-affronra ~il tema· del sacrificio, studiando·;.-l~:,mc::>~tà' ~
Ili dt,-'guesto_ ·complesso rit-0 .nelle_. soç:iet.à}it0remi:C~
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atrstraliane (che costituiranno uri'lnllforiMe2"W'*'kiiP" -r
< Pfatiche di culto attraverso le guaii le credenze sts:s-
1-1.)
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l\'et.Ourkheim nelle sue F<ìroile}e iri'qilellé>Sètn'itim!J. :i::
t'-Offerta ·SaérifiC:ale, ··eh~- .era;·stara.--.f.frlo::ad• f!llorf
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Prese?ztazto1ze Enzo Pace
i.~C:c.'etl
:_-_·,]J sacrificio totemico consiste. infatti. per l'etnolo-
:o scozzese nella consumazione· collettiva di un ani-
male che simboleggia il cor11ìi della dìVìniìà: iìna
~omunione mistica o.consumazione delle carni ,)lei
.di_o.24. Il sacrificio erciò ha la funzione di rafforza.re
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- :lnfzieFie~:ritealllt~i; <E
~u:fiifeism:t~~ate·.genera1izzabile·e·fon,
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Presentazione -~- Enzo Pace.
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norme collettive verrebbe a cessare immediatamen- derivano l'elemento decisivo per rie1npire la defini-
te. Trionferebbe Hobbes: l'uomo è lupo all'uomo. zione, di cui sopra, di tr<i-tti sostanziali.
Ancor oggi in un paelje del Trentino· ai primi di Del resto Durkheim, in questa prima fase della
febbraio viene fatta una grande festa per celebrare sua ricerca, si appunta a definire, si badi hene, i
l'arriVo del sole nella valle è11e, per posizione oro- fenomeni religiosi: La formula che l'autore enuncia
grafica, viene occultata dalle montagne per buona nell'articolo che qui pubblichiamo gli appare suffi-
pa.fte dell'inverno. Questa festa·- un culto pagano cientemente ampia e duttile per poterla adattare alla
slncretisticaII)ente intrecciato da un lato con la ritua- molteplicità dei fatti religiosi. La 'logica sottesa alla
lità cattolica e dall'altro con i sin1boli di una micro formula è esplicitata da Durkheim chiaramente_:
religione civile locale - ha la funzione di trasmette- attraverso la religione gli esseri umani credono
re il senso di una identità di gruppo che la natura e nell'esistenza di norme vincolanti e conseguente-
la cultura locale hanno cementato nel tempo. La mente in un'autorità che le impone27. Un'autorità
proiezione delle singole identità e dei singoli inte- che per fare questo deve apparire co1ne superiore,
ressi in questa identità fa sì che n gruppo tenga trascendente agli individui. ,
ancora e non venga percorso dalla tentazione di Mettiamo ora una a fianco dell'altra le definizioni
dissolversi "come neve al sole", per continuare con di religione che Durkheim dapprima nell'articolo del
l'immagine. 1898 e poi ne Le forme elementari della vita religio-
Del resto se pensiamo a quanto accade nella sa (1912) elaborao
moderna Spagna a proposito della ripresa in grande
stile di numerose feste cittadine - le /alias - nelle
quali i simboli religiosi si fondono con quelli propri
della religione civile e svolgono la funzione di far definizione 1898 definizione 1912
immaginare ancor unito ciò che è invece profonda- una religione è un sistema
i fenomeni religiosi consi-
mente differenziato dal punto di vista sociale26, pos- S[ono in credenze obbliga- solidale di credenze e di
siamo ragionevolmente sostenere cl1e l'ipotesi di torie connesse a delle prati- pra(iche relative a delle
Durkheim è ancora molto attuale. cl1e codificate che si riferi- entità sacre
La separazione fra sacro e profano però non scono a degli oggetti defini-
appare subito chiara a Durkheim. L'articolo del 1898, ti dalle credenze stesse
più volte citato, lo testimonia. \
fenomeni religiosi sono credenze e praticl1e che
Infatti il nostro autore, mirando a definire la reli- inoltre quelle credenze e uniscono in una medesima
gione come un fatto sociale sulia base di altri fatti praticl1e facoltative che comunità morale, chiamata
sociali, individ11a nel carattere obbligante delle cre- riguardano gli stessi oggetti chiesa, culti gli aderenti2B
denze religiose e delle pratiche rituali che da esse
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20 21
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Presentazione Enz0Pc1ce
Confrontando le due definizioni, le differenze fra nell'articolo del 1898. Sarà decisivo a tal proposito lo
di esse ·sono sostanzialmente tre: · studio delle società_ totemiche le quali gli forniranno
a) nella prima non Si parla del sacro, mentre nella l'.argomentazione priÌlcipale per sostenere che in
seconda sì; · esse il sociologo può .finalmente comprendere il
b) nella prima si fa riferimento a credenze facolta- nucleo originario di ogni forma di religione:
tive, nella seconda invece si evoca la comu- Il problema teorico, infine, che l'autore intende
nità; affrontare e che' comincia solo ad abbozzare nella
e) infine.- ma è l'asp!!ttO forse più importante - stesura dell'a.rticolo del 1898 appare chiaramente
nella prima si parla di fenomeni religiosi, nella individuato nelle prime pagiile delle Forme. Esso
seconda di religione tout court. può essere così riassunto: ·
Vediamo allora qual è il senso di queste differenze. un -sistema religioso fonda ]a sua esistenza e
legittimità sulla se;;razione fra il mondo sacro
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denza religioso. Ciò non gli è ancora del tutto chiaro contammato con il profano e unque dotato di una
22 23 .
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Presentazior1e Enzo Pace
~trinseca nom1atività: si è obbligati a rispettarne la che essO ha nella coscienza e nella prassi concreta
posizione speciale, separata che es.S.o occupa nello di vita degli individui (dunque nella loro coscienza
spazio e nel tempo sOciale. C'è un tempo sacro (·il individuale). Si tratta di una dialettica che Durkheim
giorno del Signore·) e c'è un tempo per gli affari non ignora. Metodologicamente però egli ritiene che_
quotidiani; così co1ne c'è uno. spazio rigorosamente sia più produttivo partire dal "di fuori" per compren-
delimitato rispetto allo spazio sociale: tant'è che, dere "il di dentro" e non viceversa.32. Semmai possia-
quando si entra nel primo occorre sottoporsi a una mo dire che mentre nell'articolo del 1898 Durkheim
serie di resa:izioni o di prescrizioni rituali.
Lo sanno bene i musulmani quando compiono
scrupolosamente le ahluzioni rituali prima di varcare
la soglia della moschea o gli indù che lasciano le
scarpe sulla soglia e così via.
si rende conto del problema ~ell'individualizzazione
delle credenze in una società moderna e differenzia-
ta, nelle Forme ritorna in primo piano l'ipotesi che
una credenza si manifesti in prevalenza come forma
di or anizzazione di una comunità, ciò che e li
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Il sacro obbliga, è fonte tjj norme collettive,_ f: chiama chiesa. E chiesa vuo ire ru
disciplinamenfo30 della vita c· ii'osce nell'esistenza di norme o iganti a coscienza
_entemenfe ada-rta
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alle pro_prie esigeqze ..tt. ..sfrategje .
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individuale -in nome del ris etto dell 1autorità sulla
di senso.-· auale e norme stesse si fondano.
Sta qui in fondo l'idea di Durkheim, più accen- ~ Può essere interessante riflettére come nella tradi-
tuata nell'articolo e meno sottolineatà nel libro sulle zione cristiana l'idea della chiesa venga a volte, per
Forme, s~ ruolo della soggettività dell'individuo nel ragioni storiche, interpretata come cifra simbolica
orto con l'universo delle cose sacre. Come ricof: dell'identità inalienabile di un popolo o di una
da Fra es , u eun giocando co distinzione nazione, dunque fonte religiosa di identità etnica o
fra analisi "dal di fuori" e analisi "dal di dentro" del nazionale. Il ruolo delle chiese nazionali, a questo
sacro si sforza di tenere conto del punto di vista del proposito, come quella polacca o come quella italia-
sogpetto n~ll'organizzazione dei sistemi ~ crede.n.Za na, nella storia delle rispettive società può costituire
s9c10-re1ìgìosa. Se il Pf1mo aspefto r1sponaeacf una un esempio illuminante33.
delle regole metodologiche fondamentali che ~
Durkheim si· dà e cioè di considerare i fenomeni
sociali in se stessi, staccati da come i soggetti li vivo- · · 6. Infine il tema del sacro. Durkheim scrive in un
no, il secondo è preso in esame dal nostro autore saggio minore che:
solo in quanto variante subordinata dell'analisi '
sociologica. In altri tern1ini una volta definito come si è soliti rappresentarsi il sacro come qualcosa di irra-
funziona il sacro in un sistema di credenza collettiva, zionale, di misterioso che sfugge alla scienza. Si tratta
ciò non toglie che si possa e si delJba esplorare l'eco di un pregiudizio che non ha alcun fondamento.34.
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L'intento di Durkheim è dun ue, di riuscire a Nel corso delle lezioni del 1906 l'autore aveva già
d' ostrare l'ari ine sociale •umana ro • cominciato a intr.ave_dere co1ne il sacro possa costi-
eer dirla con Nietzsc e~ del sacro. Ora fmché, come tuire la cerniera che consente concettualmente di
accade nello· scritto del 1898, ci si limita a parlare legare religione e· società: ~dorare Dio significa in
dell'obbligatorietà delle credenze religiose, si rischia fondo adorare la società. La forza che tiene assieme
di peccare di etnocentrismo: la religione viene cioè Ìa società é la st~ssa eh~ è alla base del sacro: il
identificata con una istituzione del credere, con .una sa i oe iaaorza eieam1
chiesa, con t1na fom1a organizzata che regola la pro- Parlare di forza sign · ica evocare un concetto caro
duzione delle nonne sacre. E poiché una istituzione a Durkheim: l'esperienza della Sacralità delle norme
per rivendicare e legittimare l'autorità che essa possie- collettive è dominata originariamente dall' emoziorze,
de, per poter imporre le norme e farle rispettare, si da s~ntimenti incontrollabili. In principio1 si potrebbe
richiama solitamente ad un potere divino superiore, la dire, c'è l'emozione. L'autore descrive con vari termi-
ni questo stato d'animo di eccitazione originaria: -sur- ... _._,
-
religione finisce per essere una• modalità di credenza
in un Essere su premo. Una definizione quest'ultima riscaldamento, insurrezione, rivitalizzazion~, scoppio
impropria, perché reintroduce surrettiziamente un ele- improvviso di .forze, effervescenza, passione intensa,
mento non controllabile dalla ragione umana o frenesia, trasfigurazione, vertigine, metamorfosi,
dall'esperienza empirica, una dimensione questa sì potenza straordinaria che galvanizza sino alla frene-
trascendente i fatti sociali, misteriosa e intangibile. sia, ipereccitazione, esaltazione psichica sino al deli-
Già in uno scritto del 188635 - uno dei primi rio... •. È come se, nota Hervieu-Léger37:
dedicati espressamente al tema in questione -
Durkheim aveva cercato di mostrare come la fede in tutta la vita sociale si alimentasse a questa sorgente
Dio non sia altro cl1e la proiezione sublimata di una religiosa, prodigioso serbatoio di energie che risultano
fede comune, di un comune sentire collettivo che ha dalla fusione delle coscienze nell'esperienza della pre-
per oggetto la società stessa. Nelle Forme egli si senza del sacro.
esprimerà a tal proposito coSì :
Chi ha avuto modo di assistere all'esperienza
abbiamo appurato che questa realtà che le mitologie si della trance nei riti afro-brasiliani o·nelle confraterni-
sono rappresentate sotto tante forme diverse ma che è te musulmane o nei pellegrinaggi cattolici a luoghi
la causa oggettiva universale ed eterna delle sensazioni ritenuti particolarmente segnati dalla presenza del
sui generis di cui risulta l'esperienza religiosa, è la sacro, può immaginare a che cosa pensa Durkheim
società ... Se la religione ha gene-rato quanto c'è cli quando cerca di afferrare con sostantivi diversi una
~senziale nella società, è perché l'idea (!i società è realtà magmatica ·e sfuggente come quella dell'espe-
l'anima della religione36. rienza _religiosa collettiva.
26 27
.,, .
Presentaztone ' Enzo Pace
Nell'effervescenza collettiva, infatti, gli individui zio soç:iale, irl. quanto istituzione, tanto più essa fini-
si trasformano e, trasformandosi -·.ed è questa la sce per esporsi aJ rischio di essere contestata da cari-
cosa più importante .in termini sociologici - •cam- smatici, profeti, moVimenti collettivi che in nome del
biano l'ambiente circosrante•38. Il sacro contiene jn ritorno alle origini si m9strano capaci di mobilitare
sé UIJ.a forza dirompente, capace di sovvertire per uo risorse emotive ed ideali allo stesso ten1po, sistemati-
_certo "lasso di tempo l'ordine ·costituito. Un pg' CO..!Jle ca~ente ignorate o rimosse o represse nella fase
. ,accade con laJorza del cyi§ma-in Max Weber. della •religione di conservazione.4 1• In tal senso si
@fflonte alla potenza anarchica.del:sacroJe.reli- può parlare di protesta socio-religiosa: attraverso il
io.q:i .hanno il com ito:·di addomes·&icarlo;-;ci.~-·riP.on..:.· linguaggio religioso in realtà si· parla d'altro, si crea
d.ur q,a/l,'ordine; ·esse ·ID uan o. i z10nr.'.c e(· · Ci~i; disordine sociale e si ricrea un nuove Ordine (alme-
p · an·o, a··s era e ·sacro possono essere •cansi era:..' no quando la protesta ha successo).
tèjfvo!to jstip1ziop3le e normale del sacro·steSsp/ Le osservazioni apperia svolte intendono ridimen-
Non è un casO, ad esempio, che nel Cattolicesimo
contemporaneo, molti problemi siano stati posti alla
sionare lo stereotipo di un Durkheim padre del fun-
zionalismo. È vero che la sua preoccupazione è
·- '
Chiesa istituzionale da movimenti carismatici nati quella di comprendere come una società Si integri e
sull'onda del rinnovamento del Concilio Vaticano Il;· possa essere Coesa sulla base di norme e valori con-
la liberaziofle di emozioni forti all'interno di questi divisi. Ma è altresì vero che er· Durkheim il confli
movimenti è spesso entrata in contraddizione con il è sempre latente ne e pi~g e e 'ordine socia~
richiamo dell'autorità all'ordine e al discernimento co.stituito. La radice del còiiflitto non é mai es · ata !.
dei carisrili~9. Solo in uri secondo tempo, attraverso Può essere occu tata temporaneamente, ma la spinta
un lento lavoro di addomesticamento della spinta originwia del §..a_cro Che irro,mge. n.sJ!~ vita guotidiarut
emotiva originaria, il movimento è stato ricondotto ,uò aiutare= li individui a ensare "altri ·~
entro l'alveo dei tanti movimenti di spiritualità cattoli- lmmagir!ai;e un'a tra orma i socialità. E tutta ~i
ca oggi esistenti, in formale sintonia e ohbedienza J:mli!àf!<ò\J?~~~~~ll~m. SEon è p9~0..
nei confronti dell'autorità dell'istituzione ecclesiastica. ENZO PACE
Nella dialettica fra sacro "selvaggio"40 e addome-
sticamento istituzionale, del resto, Durkheim intrave-
deva la logica del cambiamento sociale. Il sociologo
aveva compreso che per le religioni la tensione di
cui stiamo parlando costituiva il principio del muta- '
mento interno al campo religioso. Quanto più una
religione si lascia andare alla legge d'inerzia della
rendita di posizione acquisita nel ten1po e nello spa-
28 29
30 31
-
Presentazione Enzo Pace
Cfr. su questo rema E. Pace, L'unità dei cattolici in Italia, Ecclesiastica/ Institutions, cfr. "Les· étu<les en sciences
Milano, Guerini e A'isociati, 1995. · sociales", Revuepbi]osopbique, 1886, XXII, pp. 61-80.
27 Si veda quaiJ.to Durkheim sCriv~ nell'articolo uoe la 36 Cfr. Lesformes, op. cit., pp .. 416-417.
définition", clt. e qui tradotto, pp. 18 e segg. dell'originale 37 Cfr. D. Hervieu-Léger, Renouveaux éniotiorznels
francese. . conte1nporafnes, in F. Chamf>ion, b. Hervieu-Léger (a cura
28 Cfr. uoe la définition", art. cit., p. 22 nella versione di), op. cit., p. 221.
originale francese. . 38 Cfr. Lesfonnes, op. cit., p. 420.
29 Cfr. Lesformes, op. cit., p. 58. . 39 Su questo tema cfr. P. Berger, L'imperativo erelico,
30 ~ulla centralità della nozione di disciplinamento Leumann, LDC, 1987.
della condotta di vita sia nell'opera di Durkheim che in 40 Cfr. R. '3astide, Il sacro seivaggio f! altri scritti,
quella di Max Weber si vedano A. Ceredi, "Il concerto di Milano, Jaca Book, 1979.
disciplinamento sociale. Dai tratcati etico-religiosi alla teo- 4~ Cfr. ID., Les Amériques noires, Paris, Payot, 1967.
ria sociologica", in Studi di Sociologia, 1994, n. 3, pp. 299- i:
312 e R. Stella, Il corpo ocGidentale: ascesi e razionalità i12
Max Weber, Padova, lmprimirur, 1994.
31 Cfr.J. Pradès, op. cit., pp. 86 e segg.
32 Ibidem, p. 87.
33 Per la Polonia la religione cattolica ha costituito il
luogo simbolico di identificazione etno-nazionale. La
crisi di questo mito collettivo nella Polonia post-comuni-
.sta ha determinato profondi cambiamenti sociali, cultura-
li e politici: dal trionfo di un movimento come
Solidarnosc che incarnava l'unità della nazione cattolica
e che riesce a vincere mandando alla presidenza della
Repubblica post-comunista il suo leader (Walesa) al
ritorno dei neo-comunisti al potere con le elezioni presi-
denziali del novembre 1995 si dissolve una credenza col-
lettiva che aveva per quasi due secoli sorretto le sorti
della .società polacca. Per un'analisi aggiornata e puntua-
le della parabola della Polonia contemporanea cfr. P.
Michel, La fede senza nemico, Milano, Guerini e
Associati, Milano 1996. ,
34 Cfr. "Science et religion", in Bulletfn de la sociét&
française de Sociologie, 1909, IX, pp. 56-60 (ora in Textes,
II, op. cit.)
35 Si tratta di una recensione all'opera di H. Spencer, '
32 33
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38 39
Emtle Durkheim
Per una deflniztone deifeJzomeni religiosi
realtà occorre conoscére preliminarmente i caratteri con nomi cliversi e sotto mentite spoglie cangianti.
distintivi della religione in quanto tale. Insomma un Nessu_na reli9ione può essere concepita senza questa
circolo vizioso. . facolcà dello spirito, nemmeno i culti più rozzi di idoli
Dietro questo modo di ragionare si celano in e feticci; se noi tendiamo appena l'orecchio, sentiamo
verità i pregiudizi confessionali degli studiosi . .[.e in tutte le religioni levarsi un gemito dello spirito,
vo iamo ervenire a dei risultati pi4 impersonali e l'accento ad uno sforzo per concepire l'inconcepibile,
·aggettivi biso nerà a an onare tutte e per esprimere l'inesprimibile, l'aSpirazione all'Infinito.
rensioni che assediamo ri uar o a
re igioso :S asciare c e le cos~ mettano in_9!dine In un'opera successiva4, l'autore conferma questa
da sole, er così dire secondo la loro veros· · ian- linea di pensiero. La religione consisterebbe in un
za e e oro "fferenze in riferimento u .r- s·:· i credenZe e d1 rat1che re ative ad -
minata ase storica ed a mo o con cui colR&.conoJa nescio quid di impenetra i e ai sensi e alla ragioqe.
nostra sensibilità individuaje. ~ssa verrebbe così defipjta in base al suo oggetto,
Prima di passare ad applicare a noi stessi questi t:he sarebbe identico dap ertutto, e questo o e o
criteri, può essere interessante esaminare le defini- sare be · _mister~~ incomprensibile.
i zioni di religione più comuni. A qUeStastesSa.,,.Cònclusione arriva f!erbè'H Spenèeil
.,i (e con lui rutta la scuola di pensiero agnostico),
' quando egli scriveS:
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fatto che tucte credono che il nlortdo con· tucto ciò che È Sufficiente, in verità, conoscere le ricette effica-
contiene e che lo circonda è un mistero inestricabile ... ci6. Se, _in altre circostanze, per ottenere simili por~
(esse consist6no perciò) in sistemi· di ·credenza che tenti ci si deve necessariamente affidare a figure
hanno per oggetto l 'onIÌ.ipresenza di qualcosa che particolari, come preti, stregoni o indovini ecc., è
oltrepassa i poteri clell'intelligenza. perché questi personaggi sono direttamente in
comunicazione con fonti di energia eccezionalmen-
Oltre alla vaghezza d"elle formule titilizzate in te intensa.
questi .casi, ciò che colpisce è il fatto che esse attri-. Si tratta -di forze come quelle che gli studiosi con-
buiscono sia ai popoli primitivi che agli strati sociali cepiscono oggi e alle quali fannq riferimento nei
inferiori delle società più avanzate un'idea che è loro srudi. Senza dubbio queste forze si con1portano
completamente estranea alla loro mentalità. in modo differente; non si lasciano facilinente mani-
Certo quando vediamo che essi attribuiscono a polare e disciplinare attraverso i medesimi procedi-
oggetti insignificanti virtù straordinarie o popolano menti. Esse appartengono all'ordine delle cose natu- '•-~-<
l'universo di strani principi composti da elementi così rali e sono alla portata degli esseri urp.ani, anche se
disparati da essere del tutto non rappresentabili, non tutti sono capaci di servirsene.
dotati di una ubiquità incredibile, siamo portati spon- Lungi dal vedere· il sopr~.rJnaturale dappertutto.J
taneamente a vedere in queste concezioni qualcosa l'uomo rimitivo non lo scor e affatto. Per avere
di misterioso. Sembra quasi che essi si siano accon- 'un 1 ea de soprannaturale ovre e avere l'idea del
ciati a idee così irrazionali per" l'imposSibilità di tro- su9 contrario, dì ciò elle nega il soprannaturale.
varne di più intelligibili. In· re.altà queste concezioni Bisognerebbe che egli avesse l'idea di cosa sia un
che ci appaiono stravaganti sono per i primitivi le ordine naturale : nulla di più primitivo. È come se
più evidenti di questo mondo. Essi non vi scorgono fossimo giunti a spiegarci le cose in hase a rapporti
affatto l'ultima ratio alla quale la ragione si aggrappa causali, regolati cioè da leggi.
in mancanza d'altro; i primitivi vi ricorrono perché Noi diciamo che un avvenimento è naturale
esse forniscono loro il modo più immediato di rap- quandO è conforme alle leggi note o almeno non le
presentarsi la realtà e ciò che accade attorno a loro. contraddice; un avvenimento invece è sovrannatura-
Per l'uomo primitivo non è certo un miracolo le nel caso contrario.
comandare - con la voce o semplici gesti - gli Questa idea di legge necessaria è però relativa-
eventi naturali, arrestare o far avanzare il movimento mente recente. C'è rutta una parte della natùra che
degli astri, far piovere imitando il rumore che la non è ancora stata esplorata e soprattutto solo una
pioggia fa cadendo e così via. Così, il primo venuto piccola minoranza crede nell'esistenza di queste
può esercitare questo suo dominio sulle cose, per leggi. Di conseguenza per chi è estraneo alla cultura
quanto enorme possa apparire ai nostri occhi. scientifica, nulla è al di fuori della natura, per l'a
42 43
Per una deftniz-fone dei fenome1it religiosi Emile Durkbeim
semplice ragiOne che per I.ui non esiste la natura. re umano si rende conto di tutto ciò solo quando
Egli è portato inconsciamente a m(?ltiplicare i mira- perviene ad un .certo livello di sviluppo mentale.
coli non perché.si sente circondato dal.mistero, ma Ipotizziamo che un giorno si possa affermare una
proprio pefché le cose per lui non hanno segreti. conoscenza scientifica .talmente completa e perfetta
In tal nlodo ciò che è un miracolo per noi, per · della realtà da soddisfare l'idealista più intransigen-
lui non lo è. Le sue capacità 1 infatti, di intendere te. Potremmo allora rappresentarci il mondo tutto
non sono ancora ben sviluppate, dal momento che intero con concetti chiari e distinti: tutta la realtà
queste si f<?rmano attraverso la scienza. Egli perciò si svelata in piena luce, ridotta ad una somma di
rappresenta il mondo attraverso l'irrunaginazion~. E nozioni facilmente manipolabili, tal~ente poche da
quest'ultima, nella misura in cui è abbandonata a sé poter stare nel pugno della mano. Non ci sarebbero
stessa, procede liberamente nell'inventare combina- più misteri nell'universo.
zioni possibili, senza che tutto ciò lo turbi in alcun Ebbene, uno spirito incolto si trova nell'analoga
modo. Le combinazioni deltimmaginazione sono in situazione appena descritta. Anche per lui tutto si ·~_,_,
genere talmente inconsistenti e fluide, dai contorni spiega facilmente perché l'universo o, almeno quella
indecisi, che esse si adattano docilmente all'inventi- parte dell'universo che lo interessa, è ruho racchiuso
va del soggetto. Questi perciò non· ha alcuna diffi- in un sistema di nozioni di cui controlla facilmente il
coltà a ordinare queste rappresentazioni immaginifi- codice di accesso. Non c'è dubbio: esistono delle
che secondo i propri desideri, le prop!"ie abitudini e differenze sostanziali fra questi due spiriti. L'uno si
le proprie esigenze concrete. Egli trova· rutto ciò nor- costruisce una rappresentazione vaga e- confusa
male. S~ l'intelligenza umana ha realmente déi limiti, della realtà; l'altro possiede idee molto chiare. Il
l'uomo primitivo non se ne avvede. Sono al di fuori primo è cosciente che la natura dischiude i suoi
della sua portata. misteri man mano che la conquista; il secondo non
Ciò che al contrario ci rende accorti dell'esisten- avverte nessuna resistenza da parte della natura per-
za dei limiti della ragione, del limite invaliCabile in ché non l'ha ancora affrontata. In ogni caso il risulta-
cui ci imbattiamo, è p~oprio lo sforzo, che noi to è identico: per l'uno come per l'altro il mistero
siamo costretti a fare, quando, avendo compreso non esiste.
che per conoscere le cose occorre fuoriuscire da L'idea del mistero non è, infatti, molto originale.
noi stessi e metterci al seguito delle cose, iavor<i.ri- Essa non è stata conferita all'essere umano, ma
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mo con questa consapevolezza, ricordafldocelo sono gli uomini stessi che l'hanno creata. Questa
continuamente, dal momento che sappiamo che è idea è stata costruita progressivamente parallela-
facile dimenticarsene. Si trarta di una pena e di una mente all'idea opposta. Infatti il mistero e il suo ,\-'
sofferenza che derivano cl~1rfatto stesso di dover far contrario si rinviano a vicenda e non possono svi- II.
ricorso a spiegazioni artifici"ose e incomplete: l'esse- lupparsi che parallelamente. L'idea di mistero, inol-
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Per una definizione dei fenomeni religiosi Emtle Durkhetm
riconcilia coh lui, lo si riv~ste di nuovo e gli vengo- delle i'solt: Fiji non stabilissero una netta linea di
no fatte nuove offerte. Si nutre solo qualche dubbio demarcazione-fJ;a gli uomini e gli dèill.
sulla sua buona disposizione d'anin10 e si spera che Il modo con cui i primitivi si rappresentano il
esso ci ripensi dopo una opportuna punizione. mondO spiega del re:;to questa particolare concezio-
· In Cina, a_d esempio, in caso di prolungate sicciti ne della divinità. Oggi noi conosciamo meglio la
si costruisce un enorme drago di carta che rappre- natura e la nostra essenza e, di conseguenza, siamo
senta il dio della pioggia e lo si porta solennernente più consapevoli della nostra limitatezza nei confronti
in processione; ma, se la pioggia non arriva, lo si delle grandi forze del cosmo. Perciò noi non possia-
sommerge di ingiurie e lo si prende in giro9. mo concepire che un essere possa esercitare su di
Similmente i Comanchi percuotono uno sclliavo che esse un dominio che noi attribuiaffio alla divinità,
simbolicamente rappresenta la divinità. Un altro senza dotarlo di un potere superiore a quello che
modo per forzare la mano al dio della pioggia è noi possediamo, senza collocarlo in una posizione
quello di andarlo a disturbare nei luoghi dove si è nettamente più elevata rispetto a noi, senza sentirci ..._,_
andato a rintanare: perciò si gettano pietre nel lago completamente da esso dipendenti. Quand'anche
sacro dove si riti~ne che egli soggiorni io. noi non conoscessimo sufficientemente ' la forza di
~!azione a questo atteggia1nento, in base al resistenza delle cose o non ci rendessimo conto che
quale i esseri umani non sembrano avere una idea le loro manifestazioni sono necessariamente prede-
molta elevata della divin1ta c e essi a noi gli terminate dalla loro stessa natura, non sarebbe forse
esempi·· potrebbero moltiplicarsi. Ciò prova la facilità necessario postulare l'esistenza di una potenza
con la quale l'essere umano attribuisce o conferisce ' straordinaria per, poter giustificare il corso naturale
ai suoi simili un carattere divino. Gli Uomini-Dèi delle cose. ,.
sono, infatti, molti frequenti nelle società inferiori: Ammesso e non concesso che l'idea di Dio possa
basta poco per aver diritto a questa prerogativa, -~1 essere considerata il centro dal quale provengono
tant'è che gli esseri umani sono prodighi nell'attri- f1 tutti i fenomeni religiosi, abbiamo bisogno in ogni
buirla. C<;l.SO, per comprendere che cosa sia la religione, di
In India chiunque è minimamente valoroso o per una definizione di Dio, cioè di una definizione
la sua forza o per qualche altra qualità personale diversa. Di più, è errato pensare che questa idea di
ottiene facilmente il rango della divinità. Fra i Toda Dio abbia avuto un ruolo centrale in tutte le manife-
la latteria è una specie di santuario; allo stesso modo stazioni della vita religiosa.
il lattaio è considerato un dio. Nel Tonchino, accade' · Infatti vi sono reli ioni nelle li l'idea di Dio ~
sovente che un mendicante o un accattone riesca a assen del buddhismo. In questa
persuadere gli abitanti di un villaggio che egli è il religione i punti salienti sono quattro, chiamati dai
loro dio protettore. Si dice che le antiche religioni u suoi seguaci le quattro nobili verità:
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a) l'esistenza del dolore. Esistere vuole .dire soffri- sono g11esrj i dggmi esse:R:zi2li del b11ddhjsmo.
re. Tutto scorre perpetuam~nte in noi e attorno Coffie si yede ·nop sj parla affatto dj dèL È solo attra-
iI a noi. la felicità non consi~te che nel possesso · verso .uno sforzo personale che il santo si libera dalla
tranquillo e garantito ·di qualcosa di durevole . sofferenza senza alcun intervento esterno. Invece di
Dunque, dal momento che tutto è instabile, la pregare o rivolgersi ad un essere superiore, egli si
vita è necessariamente fonte della sofferenza. ripiega su se stesso e medita; e l'oggetto della sua
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b) La causa del dolore. Essa si trova nel meccani-
smo stesso del desiderio: più ci sforziamo di
meditazione non è né la bontà né la gloria né tanto
meno la grandezza di un dio, ma l'io stesso su cui si
' I soddisfarlo, più esso aumenta. Se la vita è concentra tutto lo sforzo meditativo. _Non si vuol dire
'I dolore, la sua causa sta nella volontà di vivere, che il buddhista neghi l'esistenza di esseri come
è l'amore stess·o per l'esistenza. Indra, Agni, Varuna, ma più seplicemente che,
e) Il superamento del dolore. Si ottiene attraverso quand'anche queste divinità esistessero, nulla sareb-
l'annullamento del desiderio. be ad esse dovuto da parte sua, perché il loro potere ·~--·_,
d) La via del superamento. Essa comprende tre tutt'al più si estenderebbe sui beni di qµesto mondo,
tappe. . beni che per lui non rivestono alcuna importanza.
C'è innanzi tutto la rettitudine che si fonda sui Egli è dunque ateo nel senso che si disinteressa della
seguenti cinque precetti: questione relativa all'esistenza o meno degli dèi.
- non uccidere esseri viventi D'altro canto, anche se ci fossero e fossero
•, -;-'non appropriarti di ciò che non ti appartiene potenti, il santo, il liberato si sentf! superibre ad essi.
- non desiderare la. donna d'altri ., Ciò che conferisce, infatti, dignità agli esserei umani
- dire sempre la verità non è tanto la potenza che esercitano nei confronti
- astenersi dall'alcool. delle cose né l'intensità della vita che essi conduco-
'
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Per una definizione dei /enomeJil reltgiost Emi/e Durkhelm
Creatore; il mondo è eterno e negano l'esistenza di i1npegna in questa grande impresa di immaginare un
Lln essere perfetto eterno". SenZa dubbio, come i mondo di salvezza in cui l'uomo si salva da solo e di
buddhisti del ·Nord, alcuni jainisti hanno finito per creare. una religione senza Dio, la riflessione teorica
accedere ad una sorra di deìsmo; il Jina viene infatti del bramanesimo ha già da tempo preparato il terre-
divinizzato, -senza però entrare in conflitto con la tra- no per questa svolta.
dizione scritturale consolidata. La nozione della divinità ha perso gradual1nente
Se c'è sia nel buddhismo che nel jainismo questa terreno, le figure degli antichi dèi si tirano indietro
indifferep.za assoluta nei confronti della divinità, ciò sbi:;i.dendo; il Brahma regna nella sua eterna imper-
vuol dire che questo atteggiamento mentale era già turbabilità, in alto sopra il· monde: terreno e al di
implicito nel bramanesimo e nelle religioni da esso fuori di esso; alJ'uomo non resta altro che impegnar-
derivate. si nell'unica attività veramente im : liberar·
Infatti la metafisica bramanica [retrostante queste _y.e stesso•. seguace· e ramanesimo, giunto a
-~ ·- ,_,
religioni, (N.d. T)] consisté spesso, secondo quanto questo stadio di liberazione, avverte di essere come
·afferma Barth14, in "un'illustrazione apertamente gli dèi: Tiele16 sottolinea che ·il penitepte solitario si
materialista e atea dell'universo". È vero·che questa sente superiore in potenza e dignità agli dèi•.
visione del mondo sfocia nel panteismo. Ma questo .. Questi casi sono particolarmente fuori dal comu-
panteismo è tale da ridursi quasi completamente ad ne. Ne esistono altri: basta precisare come viene
una forma di ateismo. Esso afferma l'identità di tutte .{i usato il concetto di Dio per scoprire che anche in
le cose, l'unità dell'essere, ma questo essere unico ·'~·;;.<~ 'altri ca:Si si verificano analoghi processi.
non è un principio che sopraffà l'uomo da ogni lato, ·'.'.~!"
'·\111 Se si dà ascolto a noi stessi e non si confondono
che lo avviluppa e lo sovrasta con tutta la sua ;·:;) sotto la stessa rubrica cose diverse, non occorre
immensità, suscitando amore e·'adorazione. Questo estendere questa espressione a tutto ciò che ispira, '
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essere unico non è altro che la sostanza di cui ognu- in modo marcato, un particolare modo di sentire che
-·,"
no di noi è fatto che si ripete dappertutto in modo convenzionalmente chiamiamo rispetto religioso.
identico; è ciò che rappresenta il non mutevole che Un dio non è solo e principalmente un oggetto
c'è in noi. Di modo che per arrivare alla saggezza - sacro. I templi, i mezzi di culto, i preti non sono
consistente nel ritirarsi dal mondo dell'effimero e. certo degli dèi. C'è un tratto, infatti, che distingue
cogliere la sostanza immutabile di tutte le cose - è nettamente gli dèi dagli altri esseri religiosi: è che
st1fficiente concentrarsi su noi stessi e meditare. J&. ciascuno di essi rappresenta una individualità sui
!!lancio verso la divinità è rimpiazzato dal ritorno generis. Non è una cosa universale, o una specie
dell'individuo verso se stesso, animale, vegetale o minerale: egli è quel tale anima-
- L'idea di Dio é assehte dalla condotta etica. le, quel tale astro, quella tale pietra, quel tale spirito,
·Quando il buddhista -. dice OldenbergIS - si quella tale personalità mitica.
52 53
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l Il fatto eh.e un dio è quel tale particolare albe- svolte·. Esse sono semplicemente sufficienti per
ro, o pianta o eroe leggendario -fa sì che egli sia mostrai"e comè la nozione di divinira non rives ..
riconosciuto come tale. Il carattere o i caratteri tutta qu en 1 ne a vita religiosa che solita-
che ne fanno una divinità e ai quali si indirizzano .m_ente le s1 attribuisce. La divinità è jn realtà il pro-
le pratiche religiose sono diversi da quelli propri dotto di~rocesso particolare in virtù del q11alf:.
di altri esseri: egli possiede propri caratteri e pro- ' Ufi5opiu caratteri religiosi si cQncentrano e si con-
pri culti. . cretizzano in una forma individualizzata più o 1neno
Se si ri.trovano altrove, essi sono o ad un livello defmita. .
· inferiore o vengono trattati in altro modo: vaghi ~ Si dà il caso che a volte questo processo non
riflessi e frammenti sparsì. Sono proprio questi carat- abbia luogo. Come ad esempio in tu.ree le pratiche
teri individuali che costituiscono al fondo l'essenza religiOse legate al culto del totem. Quest'ultimo,
della divinità. infatti, costituendo l'emblema del gruppo non coin-
Il potere di far scaturire •il fuoco dal cielo è solo cide tanto con questo o quell'animale o vegetale, ma .... ,_,
·di Zeus17, così come il potere di presiedere alla ferti- con tutta la specie in quanto tale. In u.p clan che ha
' lità dei campi, apparteneva solo a Cerere: Un dio è per totem il lupo, rutti i lupi sono egualmente vene-
una potenza che è capace di produrre certe manife- rati, sia quelli viventi oggi, che quelli del passato e
stazioni, più o meno chiaramente definite, espre.ssio- J'
dell'avvenire. Lo stesso onore è loro consacrato indi-
ni di un soggetto particolare e determinato. stintamente.
Quan·do, al ·-Contrario, questo potere invece di , --.- In questo caso non c'è né un dio né dèi; ma una
incarnarsi in un individuo determinato si diffonde in vasta categoria di cose sacre. Per poter pronunciare
una classe indeterminata di cose, siamo di fronte la parola dio, occorre che il principio comune pre-
semplicemente a degli oggetti saCri, in opposizione sente in tutti qllesti esseri particolari venga separato
agli oggetti profani, ma non abbiamo a che fare con
:1:
'L da essi ·e ipostatizzato in una qualche forma e fatto
gli dèi. ~lr
aggettò di culto. È vero che alcune tribù pensano
Perché un dio emerga in questo caso occorre che '
che esista un es.Sere favoloSo da etti sarebbero disce-
l'occulta virtù depositata nelle cose e capace di tra- si poi il clan e la specie adottata come totem. Ma
sformarle in oggetti di natura religiosa venga iposta- questo mitico ascendente non è fatto oggetto di nes-
tizzata e concepita a parte. Poco importa che questo sun tipo di culto, non gioca un ruolo attivo o perso-
potere sia considerato puro spirito o che sia attribui- nale nella vita religiosa del gruppo. Non è lui che
to ad una qualche sostanza materiale: essenziale è viene invocato o di cui si evoca la presenza. È un
che esso sia individualizzato. modo n1olro se1nplice questo, per lo spi.rito umano,
Ci guardiamo bene dal considerare come una di rappresentarsi l'unità della specie trasformata in
vera e propria definizione le osservazioni fin qui totem e i rapporti di parentela che il clan rivendica
54 55
Per una deft1iizione dei fenomeni religiosi Emi/e Durkhetm
nei suoi confronti. Lungi dall'essere questa rappre- È il caSo segnatamente dei sacrifici nella religione
sentazione alla ba.se del totemismo, essa è stata eia-. vedica. ·Il sacrifiçio - dice Bergaigne20 - esercita un
borata in un: secondo tempo per· Consenti're agli influsso diretto suf 'fenomeni celesti•. Esso sviluppa
~sseri umani di darsi una spiegazione di pratiche J,Ina gropria auton,_oll!a e:>tenza, smza alcun inter-
preesistenti. · · vento divinq. E il sacrilTcio, ad esempio, che infrange
Si potrebbero ripetere ~e stess~ cose per quanto le porte della caverna in cui erano rinchiuse le aurore
riguarda i riti agrari. Essi hanno lo scopo-di assicura- e che fa scaturire la luce del giomoi sono i canti che
re la riproduzione della fertilità del terreno in tutte le . .,, fanno giungere - malgrado gli dèt - sulla terra
specie: alberi, frutti, piantagioni ecc. l'acqua del cielo. •Nessun testo - continua Bergaigne
0a è falso affermare che le varie operazioni cul- - meglio di quello contenuto nei Versetti X, 32, 7 dei
tuali siano se111p1e Ihd1r1zzate a degli del. Spesso, al Veda testimonia della potenza inagica del rito. In que-
Cònc1a1iu, I'azio11e religiosa S1 concentra sulla stessa sti· versetti la credenza nel potere magico del rito è
vegetazione, sul suolo che • la nutre, senza che venga espressa in termini generali, applicabili all'uomo con- ·~-..,
implorato l'intervento di alcun dio. Il principio che temporaneo, così come ai suoi antenati reali o mitici.
regge la vita della foresta o della terra rion è visto in Essi recitano co-sì: l 'ig11orante ba interiogato il sapien-
questo particolare germoglio di grano o in quel par- te; istruito dal sapiente eglt agisce ed ecco t risultati
ticolare albero né in una particolare personalità idea- sono raggiunff, egli riesce a far deflutre le rapide. di
le, distinta da tutti gli albert o da tutti i campi colti- un fiume ... Il sacrificio è il principio per eccellenza al
vati. Questo principio è vf.Sto in realtà come forza puntù tale ~- ~ ·
diffusa in tutti i terreni e in tutta la forestalS, Non si 'origllie delì'uòhlO e degli dei ... Una tale cOncezione
tratta tanto di una divinità, ma quanto piuttOsto di pUO'àj)parire strana. TUtt~v1a'. si spiega in base alla
un elemento comune a un'intera classe di fenomeni, onnipotenza del sacrificio·21. Tutta la prima parte '.
da cui ii principio divino si è gradualmente staccato dell'opera di Bergaigne è dedicata al ruolo del sacrifi-
per assumere vita propria19. cio dal quale gli dèi sono del rutto assenti.
Non c'è, d'altra parte, religione senza rito la cui Se noi ci rifacciamo all'esempio vedico, non è
efficacia è indipendente da qualsivoglia potere divi- perché esso costituisca un caso particolare. Al con-
no. ~!_!]to..~~-9i _R_~_Jié, in~ virtù d.LEn'azione /~ trarlo la questione può. essere ge~eralizzata. In ogp.i
~I (~ ì tipo di culto vi sono d!ille pratiche che fuozj
./2. empatica: esso suscita quasi meccanis.:amenre il feno-
~srproponedi.erodurre:. Non consiste in , -li er sé, in base ad una virtù ria e senza eh·
~ Ùéì-1ns1eme d1 preg"hiere rivOlte alla divinità, dalla cui
misericordia dipende il buon esito del rito stesso.-!!
alcun 10 in ervenga come med· - ra n 1v1 u
èhe esegue 'ti rito é'lo-~~::'i5~~'i:'W!im· Ciò spiega
!~~ulta_~~--9~J~fl:!JJq ~fL.f9l~~-9~I_ __g!.9...f.Q_stesso del percrre·1n tUtflàiitis1~SSegna una grande importan-
gesto rituale. za alla parte materiale delle cerimonie.
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1 \}l'for ·-.o reli iosa,. yero archetipo del for.m
.~J.~mo·. giuridico, deriva atto e e. a: ormu a che si
Pf6IJ.unc1a nel rito·,. i movimenti che .si compiono,·
·sonO d1 er Se eff1cac1:
erd rebbero di efficacia II
:: imme iatamente se ci si discostasse a a proce ura ·
·rituale già sperimentata con successo.
®àssumendo, la distinzione delle cose in sacre .e
ro1ane è spesso indipendente da ogni idea di dio. 1. Il limite di tutte queste definizioni è la loro
. Ques u pretesa di circoscrivere i contenuti della vita religio-
essa al-contrario sf forma dopo"~r intr urre nel.!g sa. Ora, oltre al fatto che il contenuto varia infinita-
_Qlassa confusa aetle· cose sacre-1!!!:._E!incipio di mente nel tempo e a seconda delle società, esso non
ordine .. può essere determinato se non gradualmente man
Ogni dio, ~n effetti, è diventato una sorta di cen-
·tro attorno al quale gravitava una porzione del
mano che i progressi della scienza avanzano. Esso,
insomma, costituisce_ l'oggetto stesso della sociologia ·--
'campo religioso e le differenti _sfere d'influenza divi- delle religione. Se lo conoscessimo già, •questa <lisci-·
na Si sono esse stesse progressivamente coordinate e plina non avrebbe più senso. Soltanto la forma ele-
subordinate le une rispetto alle altre. mentare e manifesta dei fenOmeni religiosi è imme-
La nozione di divihità ha giocato così nella vita diatamente accessibile all'osservazione. È su questa
religiosa dei popoli- un ruolo abbastanza analogo a
·quello dell'idea dell'io nella vita psichiça degli indi-
che bisogJ?._a concentrare l'analisi.
Esiste Ùna categoria di fatti religiosi che· caratte-
.,
.-
vidui: si tratta in altre parole di un .principio di unifi- rizzano in modo particolare le religioni e chei per-
cazione e di raggruppamento. Così come esistono ciò, fanno al nostro caso: si tratta del 9.!11,Q..
fenomerii psichici non rappOrtabili necessariamente Quando ci sforziamo di defmire il culto, si scopre
all'io, ci'sono fenomeni rel_igiosi che non sono colle- ,o.·it che esso non contiene nulla di specifico. Jl culto
gati ad alcun dio. · f'
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consiste in ùn insieme di pratiche, in un insieme ~i
·Si com rende allora perché si ossa arlare di aZionì def1n1te. In tal senso esso è assimilabile ad
religioni atee, come ne taso del buddhismo o del a1ue p1actcl1e Sociali consirajlL OCèorre 1 perc10, ihdi-
jainismo. Per diverse ra ioni il rinci io divino in Care Ciò cfie rende singolari i primi. Si dirà che le
questi due casi non si è imostrato necessario. pratiche di culto sono per la maggior parte obbliga-
Esistono cose sante (l'emancipazione dal dolore..è torie. Ma anche il diritto e la morale sono della stes-
EOSa santa), ma esse non sono collegate ad alQ.l.11 sa specie.
essere d1v1no inteso come loro origine. Come distinguere allora le massime morali e giu-
ridiche dalle prescrizioni rituali ? Qualcuno ha pen-
58 59
Per una definizione dei fenomeni relfgiosi Emi/e Durkheim
sato di tra"Cciare la differenza, dicendo che le prime credere che Jahwe ha salvato i loro antenati dalla
regolano i rapporti fra g·Ii esseri umani, i secondi le .schiavitù d'Egi.tt9, allo stesso modo che gli ateniesi
relazioni fra µomini e dèi. . devono credere che Atene sia stata fondata dalla dea
Abbiamo visto ch'e esistono dei culti .che non si Atena e non possono osa_re di mettere in discussione
·rivolgono ,a degli dèi. La .distinzione è inoltre ancor i n1iti fondatori della Città, allo stesso modo ancora
più difficile da individuare dal 1nomento che sino a gli Iroquesi devono ammettere che il loro clan
un passato non lontano, morale religiosa e morale discenda da questo o quell'animale, allo stesso
umana, diritto civile e diritto divino facevano modo, infine, i cristiani devono credere nei dogmi
tutt'uno. In· molte società le offese rivolte ai nostri· centrali della loro Chiesa,
simili sono 'state considerate· alla stessa stregua delle Si tratta di credenze che variano a seconda della
offese alla divinità. Anche oggi, pe.r il verò credente -.:1 loro natura e della loro rilevanza. A volte l'oggetto
la regola Qell'amoie verso il prossimo fa p:cirte del della fede è un essere ideale costruito di sana pian-
culto: è i~ modo miglioreodi onorare D_io. ta. Altre volte si tratta di una realtà concreta, diretta-
Certo si sson evitare tutti questi incorivenienti . mente osservabile e la doverosità del credere si limi-
se si dice che il culto è l'insieme e e prati.che· ta solo a çerti aspetti cl1e ad esso ven8ono attribuiti.
riguardanti le cose ~ere.. Anche quando esistono riti JI. A volte ancora queste credenze possono formare un
senza dèi, gli oggetti di culto sono comunque di ~' sapere sistematizzato; a volte ancora esse si riduco-
·''i1 .
natura religiosa. Non si,·fa altro, in tal caso, che rim- ;ji
no a qualche formula molto sempliçe. A volte, infi-
piazzare una parola con un'altra e questa sostituzio- ,,, ne, esse sono di· ordine morale, una metodica di vita
ne di termini non aggiunge nulla di nuovo. Occor- (come nel caso del buddhismo e del cristianesimo),
rerébbe, infatti, sapere in che cosa consistono queste ;1 altre volte esse -costituiscono delle cosmogonie o
'
cose sacre e come le possiamo individuare. È proprio delle storiografie. Nel primo caso parliamo piuttosto
questo ·il problema che intendiamo affrontare. Porlo di dogmi, nel secondo, di miti o di leggende religio-
in maniera differente non facilita la soluzione. se. _AL di là delle specifiche forme, il tratto distintiyo
C'è un gruppo di fenomeni che però sembra è il seguente: la società che in esse crede non coµ-
essere irriducibile ad altri. Alcune società che a volte sente ai suoi membri di ne arl
si confondono con la società politica, altre VOite se L'o 1gatorietà ne credere non è necessariamen-
ne diStinguono, presentano tuttavia gli stessi caratte- te sanzionata con delle pene. Nel caso di una reli-
ri: i loro membri non solo aderiscono ad una fede gione condivisa da tutta una società22, esistono delle
comUne, ma si sentono obbligati ad aderiryi.' Gli credenze la cui negazione non viene criminalizzata
ebrei non solo credono che Jahwe è Dio, che è ed espressamente punita. Anche in tal caso però si
l'unico Dio, creatore del mondo e rivelatore della esercita una forte pressione sociale sui membri per-
Legge; essi devono credere in rutto ciò. Essi devono ché essi non trasgrediscano i precetti della fede
60 61
.. ,,.,_ . -;,• ....,.. ,_.,... "·•'' .. '- . ,.H,.,.,,,,_. .,,...:",;: '. ,' '" .::.-.~: ·:
...
., ... , •,;• •' "''"·-·· -:••,:<·:·,
comune. Se qualcuno in ogni caso se ne discosta è altre sono opera nostra e perciò non lin1itano la
colpevolizzato, emarginato e messQ al l>ando. I dissi- nostra lilJertà. Cose _che agitano il nostro spirito e
denti non godono di· grande tolleranza .. ..,',, che percepiamo per vie differenti non possono
Tutto ciò n1ostra fino a éhe unto la reli ione !: apparirci di segno identico. Ogni tradizione impone
ossa esercitare y_na costrizione socia~: appertutto tin rispetto particolare e questo rispetto si riflette sul
infatti i dogmi essenziali sono tutelati contro gli suo~ oggetto, qualu_nque esso sia, reale o ideale.
eccessi della critica, grazie· al ticorso a sanzioni seve- '-~ E per questo che noi avvertiamo che gli esseri di
. re. Quando poi la religione fa tutt'uno con la società cui ci parlano i miti e i dogmi possiedono qualcosa
te
· politica, pene vengono irrogate in nome e spesso di solenne che li distingue da tutto il resto. Il modo
anche da parte dello Stato. Quando al contrario con cui noi li conosciamo li separa da tutto ciò che
i:'> società religiosa e società politica sono sep3;rate, esi- noi conosciamo per via ordinaria attraverso i sensi.
C stono dei provvedimenti punitivi propri dell'appara- _è da qui che discende dunque la separazione-fra
~ . to religioso, come la scomunica o la penitenza. In cose sacre e cose profane che è alla base di· ogni .,,,,_.
~ ·ogni modo esiste un parallelismo perfetto fra il forma di organizzazione religiosa. ~ vero, come è
· 'carattere religioso delle credenze e l'intensità della ,~;· stato d,etto, che l'elemento caratteristico' del sacro
~<:i repressione che viene imposta per farle rispettare:: e",,,.
~
riposa sulla potenza eccezionale e intensa che esso
~ più marcato è il carattere religioso delle credenze, :..:-
-;·;..
sembra poter concentrare in sé. Ma ciò che mette
~
più elevato è il grado della loro obbligatorietà. ,, allo scoperto i limiti di questa caratterizzazione è. il
· · B'ohhHgargtjetà fa parre rjell3'~Ja,lf2"ste55a delle ere- fatto che esistdno altrettante forze straordinarie in '
, <lenze religiose e può essere i1rile per definjrle. -,;;, natura alle quali non attribuiamo un carattere religio-
I Le rappresentazioni di ordine religioso si oppon- _:;' so e, al contrario, che esistono oggetti religiosi a
gono ad altre, come le opinioni obbligatorie si basso contenuto di potenza. Un amuleto, un rito di
oppongono a quelle libere. scarsa rilevanza sono certo cose religiose senza pos-
A questa differenza fra le rappresentazioni corri- sedere niente di terrificante.
sponde una seconda e riguarda i loro oggetti. Miti e _Il sa_cro si distingue dunq11f: dal profano jn base
dogmi sono stati mentali sui generis facilmente rico- ad una differenza non sola dj grandezza, ma di qua-
noscibili, senza che sia necessario ricorrere ad uha lità. Il sacro pan è salo ''A3 forza temporane.a il a.ii
definizione scientifica e senza che esse si confonda- -~_9.l!l~I!.i!9!arsi induce timore a causa degli effetti
no con i prodotti delle nostre personali concezioni. c e essa può produrre. Tutto ciò è un'altra questio-
Essi non l1anno lo sceso carattere, dal momento che ne. La linea di confine fra questi due mondi (sacro. e
non hanno la identica origine. Le une (miti e dogriii) profano) si fonda sulla lgrp 9i1/em gap1ra· q11esta
s9no tradizioni che gli individui trovano già belle e du~à è l'éSpre~io.n~ oggeU:i:vaffi di ~na cljstjnzione
pronte e alle quali si conformano rispettosamente; le
--
clie si riflette nelle nostre rapQresentazio_ni.
_..,...__
62 63
Per una deft1ztztone det fmzoment religiosi Emi/e Durkbetm
A questo punto siamo di fronte ad una· classe di la realtà del progresso, l'idea dell'eguaglianza, allo
fenomeni sufficientemente deterÌninati. Non è più steso modo con cui i cristiani non tollerano ch'e si
possibile nessuna Confusione né con il ·diritto né con ·;·. mettano in discussione i loro dogmi fondamentali.
'\I
la, morale; una credenza obbligatoria è cosa diversa Pertanto se differenza esiste fra questi due tipi di
da t1na regola pratica obbligatoria. Senza dubbio, lè I.I credenza, essa va cercata in un terzo ordine di fatti.
une e le altre sono coercitive di per sé. Mentre le
prime ci obbligano a pensare in un certo modo, le l
••
Le credenze, infatti, non sono necessariamente;::
tutte di tipo religioso. Ci sono inoltre le pratiche. Il
seconde- ad agire in un certo modo. Le une ci "'' culto è un elemento che troviamo in tutte le religio-
costringono ad avere certe rappreseritazioni della ni, non meno della fede. Se nOn lo possiamo censi-
realtà, le altre a compiere determinate azioni. È la . derare l'elemento soStanziale della definizione di
stessa differenza che passa fra pensare ed agire, fra religione è perché lo si rintraccia anche nel diritto e
la facoltà di rappresenr3.re e le motivazioni al fare. nella mprale. Le pratiche religiose sono dei modi di
D'altro canto anche la sciénza si nutre di rappresen- agire definiti e costrittivi, come le pratiche maiali e -~.~ ....
tazioni e di rappresentazioni collettive: ma esse dif- quelle giuridiche; l'unica differenza è \'oggetto di
feriscono da quelle di tipo religioso perché non queste pratiche.
sono sancite da obbligatorietà. È sensato credere in All'inizio della nostra ricerca non Possedevamo
esse, ma non c'è nessuna costrizione morale e giuri- ancora la chiave di volta per potere individuare la
, dica a credervi. Anzi esse possono
dubbio. ··
. essere· revocate
·
in specificità di questo oggetto. La questione ora si
ayvia a soluzione. Noi ·sapj?iamo che cosa sono -le
Esistono, è vero, fra scienza e fede delle forme cose religiose. Ciò che le distingue da tutte le altre
intermedie, come le credenze comuni in oggetti non -- ' !' - :i.o cori cui ce le raooresenf"i'.:I""._
sacri almeno in apparenza, come la bandiera, la mo:- non siam·o liberi di credere o din.on credere
patria, un'organizzazione politica, un tale eroe o un esse: nel momento in cui le pensiamo esse cj ..si
tale avvenimento storico ecc. Esse obbligano nel impo~ono obbliga1odamente, ·
senso che esse costituiscono credenze comuni: la r:a fisionomia delle pratiche ad esse corrispon-
comunità mal tollera rifiuti espliciti. Queste credenze denti vengono così coerentemente precisate. Ciò
sembrano rientrare nella definizione che abbiam6 impedisce qu~lsiasi confusione con altre pratiche di
dato del sacro. In effetti esse non sono facilmente tipo cogente: noi le conosciamo attraverso miti e
distinguibili dalle credenze religiose. La patria, la dogmi, rappresentazioni collettive molto particolari.
Rivoluzione francese, Giovanna d'Arco ... sono 'per Cosa diversa è l'etica. Quest'ultima non ha alcun
noi cose sacre alle quali teniamo molto. L'opinione fondamento né mitologico né cosmologico, dal
pubblica di solito reagisce contro chi osa 1nettere in momento che non n'veste alcun carattere reltgioscJ.3.
discussione la superiorità morale della democrazia, Per quanto riguarda l'etica le regole che orientano
64 65 .
l'
..,,_ .... ç.,, .. ·-=··>:··•:,.- -...... ,.,,. . "' .... ,.., . "-' .,., ....... :·- ... :: .. :·- . .,.,,,.,. «';( .. :-·.
I' ~
.... ... ,. ... ,_., .. ,.. I !)~(1"h1',', ,',•,\'."'
-····"•· ·"'··"''
I l'azione non sono ricavate da griglie predeterminate astratta: essi sono legati sempre e direttamente a
del pensiero. delle; pratiche precise, come il dogma della transu-
Credenze e pratiche reli iose f. stanziazi9_ne alla pratica della comunione cristiana,
'2ò a ess1one scientifica non può sn1djarle separa- quello della Trinità alle feste e alle preghiere che si
~amente. Esse sono due aspetti di una stes . l indirizzano al Dio uno e trino ecc.
.Fe pratiche re ig1ose esprimono concre~am~_I?-_te le
~reden'Ze, le credenze a lord v@ta non sana alrro
t' Allo stesso moQo si distinguono credenze comuni
di tipo laico, come la_ fede nel progresso o nella
'f
·che un m_odo di inter r · · · ~ democrazia. Queste credenze non sono necessaria-
·, }liunen o in uqa ufilca_.defmizione le considerazioni >
mente legate a forme di azione· ben d~finite. Senza
fin qui fatte QQ§Siamo affermare che ifenome:n.j TIZ/i-:- '.·, dubbio possiamo credere nel. progresso senza che
iosi sono credenze obbli anti e le pratiche sono ciò abbia un qualche effetto diretto sulla vita quoti-
{etaltve ?@" oggetti ?tefiniti ~/t'Interno 41 queste ere-
'·
diana: non esistono pratiche precise collegate a que- .,,,_,
. denzé'A. • sta credenza. È una fede 'Senza cultG .
· C'è pertanto un carattere relativo ai fenomeni Siamo di fronte ad un fenomeno inversp a quan-
'religiosi che non viene sufficientemente messo in to abbiamo notato appena adesso a proposito
' evidenza nella formula appena enunciata. Essa dell'etica. Le regole del diritto e della morale sono
mostra come le pratiche siano strettamente unite alle identiche a quelle della religione, salvo che esse non
credenze; semmai la deffnizione appena data non si fondano su un sistema di credenze obbliganti. Le
,, riesce a dare conto fino in fondo d·ella relazione credenze collettive, che ·non scrio religiose, sono
!
inversa che è altrettanto rilevante. simili ai dogmi propriamente detti, salvo a non tra-
Ci si può chiedere se una credenza che non dursi necessariamente in un sistema di pratiche
metta capo a delle pratiche religiose possa essere determinate.
considerata veram~nte religiosa. I.a religione non è ~iamo in grado di proporre allora la seguente
né una filosofia obbligante né una disciplina pratica: defmizione finale:
essa è l'una e l'altra allo stesso tempo. Pensiero e
azione so o in essa strettamente uniti, quasi 1nse a- t fenomeni religif?Si consistono in credenze obbligato-
r&,.bili. Essa corrispon e a un 10 1 svi uppo ri« ainnesse a pratiche ~Dreçise che Si riferiscono .a
sociale in cui queste due funzioni non sono ancora Off~elti de.finiti da queste credenze25. La religione è
dissociate: costituiscono una parte integrante l'uno ~t'altre ehe YR jnsjeme più o meno organizzato e
dell'altra, sono ancora talmente confusi l'uno siScematizzaco dei fenomeni di guesro genere.
nell'alt(a da non poter tracciare una linea di demar-
cazione netta.
I dogmi non sono puri prodotti di speculazione
66 67
..
Quali sorlo questi sentimenti, quali forze sociali li sto spirito ~ di un'altra natura, infatti. La società ha
hanno destati e li hanno spinti ad·. esprimersi in que- un suo modo d..'essere; dunque un suo modo di pen-
:i sta o quella forma; a quali fini Sociali coi:risponde sare. Ha le sue pa.ssioni, sue abitudini, suoi bisogni
i ::
l'organizzazione che si costitùisce? che son.o diversi da q~elli particolari degli individui
' Sono queste le questioni che devono esserè e che caratterizzano in modo preciso tutto ciò che
affrontate dalla scienza delle religiorii: per risponde- essa concepisce..
re a tutti questi quesiti occbrre volgersi alle condi-
zioni dell'esistenza collettiva.
Perciò non dobbiamo sorprenderci. se in quanto
individui non ci ritroviamo in queste concezioni Clie
i/.:
Da qtlesto puntò di vista, la religione, pur conser- non sono nòstre e che noi non produciamo. Essè
vando la sua dimensione trascendente in riferimento hanno un alone di mistero che ci inquieta. Questo
alla ragione umana, diviene qualcosa di naturale e di mistero non riguarda l'oggetto stesso che esse rap-
i_ntelligibile . Se essa fosse un affare individuale, presentano. Ciò è dovuto interamente alla nostra
sarebbe un mistero incomprensibile. ignoranza. Si tratta in realtà di un mistero che gra- ·~~~
Dal momento che la religione espi:ime le cose dualmente verrà fugato dai progressi sciçutifici. Solo
altrimenti da come esse sono, .essa può sembrare ora·-rasc1enza comincia a penetrare in questo
una scirta di gr3nde allucinazione e fantasmagoria di ,,ì mondo chiamato religione. ç?uando ~arem~o in
cui l'umanità sarebbe stata vittima e di cui non si .a cosc1enz
comprende la ragion d'esiS.ere. Si capisce che in que- '' collettiva! tutte queste rappresentazioni perderann<;
~·
ste condizioni alcuni abbiano ritenuto di dover cer-·· la loro aura di mistero. , ...
care l'origine della religione nel sonno e nel sogno: -- In tal ·modo prende consistenza la ~distinzione che
e in effetti essa può apparire come un sogno, a volte
radioso a volte oscuro, vissuto dall'umanità ..
l
l
noi rintracciamo in tutte le religioni fra cose sacre e
cose profane~Le cose sacre sono quelle iealtà che la
Non ci si spiega però allora perché gli esseri I società stessa ha e a zi·
umani siano caduti in errore. un·a volta accettata
ti.dea che la religione sia una cosa sociale, tutte gue-
•
:·r.
n1~ vi co uiscono tutti g i stati d'animo collettivi, le
tradizioni e e emozioni comuni, i senti
fil_e difficoltà svaniscono. Non ci si domanda· più ri ardano o etti 1 interesse enerale ecc.: tut i
aJlgra perché le" cose in cui crediamo hanno un questi elementi si combinano secon o a logica pro-
a.sRçtto così sconcerranre per la.ragione individuale. f~· pria della coscienza socialç. _Le cose profane, al con-
·a resentazioni che la reli ibne ci offre non 'i t_!!lrio, sono cosra1jte da noi_stesst sulla .base d~
derivano da a e indi · · 'to nostre personali esperien~. Le idee che noi ci fac-
c21Iettiyo26. ciamo di esse sono il frutto di sentimenti individuali
E evidente che questo spirito si rappresenta la puri e semplici: perciò esse non godono ai nostri
realtà in modo diverso da come fa l'individuo: que- occhi dello stesso valore delle rappresentazioni delle
70 71
"
Per una definizione del fenomeni religiosi "'~::~=:z·~'•
cose sacre. Noi non vi vediamo altro che. ciò che sono i legisla.tori autonomi del culto che essi osserVa-
risulta dall'osservazione empirica.'.- Questi du~ stati j:,
no. Infine, anche quando il fedele adora il Dio della
mentali possono esser ricondotti a due specie di ..'
comunità, non è detto· che egli rispetti rigorosamente
fenomeni ·dell'intelletto umarto: i primi (riguardanti . -~'
e sempte le pratiche prescritte; egli ne sceglie altre o
le 'cose sacre) sono prodotti da una sola mente 1 i si impone sacrifici e astensio.ni che la legge religiosa
secondi (relative alle cose profane) da una pluratità magari non prescrive imperativamente.
di menti e di spiriti che agiscono e reagiscono l'uno Se tutto ciò è incontestabile, occorre tuttavia
nei confronti dell'altro. Nella realtà, perciò, il duali- introdurre qualche ulteriore distinzione. Se non ci si ~
smo fra spirituale e temporale .ha un qualche fonda- yuole esporre a critiche, bisognerà guardarsi dal
mento. l.D termini simpolic! gtiesto _dual!smo e~è confondere una reli ·one libera ·vara f coltativa
!":l.,~~~~LlrailliliY,iQ.uo e ,..s9E!~t?.-!:·rra esicoJggia e .. che ognuno i noi puo costrulfs1, con una re i ·one
s.q_ç~ ecco perché l'iniziazione alle cose ' c e st riceve 1zion · er
sacre, nel passato, coincideva con la socializzazione tutto un gruppò sociale e che viene praticata obbli-
dell'individuo. Entrando nella sfera religiosa l'indivi-
........
gatoriamente.
duo acquisiva un'altra natura, diveniva un altro esse- S_i tratta ~i due discipline così differenti da non
re umano. poter rispondere a identici bisogni: una è volta a
Si obietterà che esistono credenze e pratiche che soddisfare interamente l'individuo, l'altra la società.
sembrano religiose e cl)_e, però, provengono È vero che esistono delle parentele fra questi due
dall'interiorità individuale. In effetti, non esistono ambiti. Troviamo· in entrambi dèi, cose sacre e le
società religiose nelle quali, a ·fianco degli dèi che
,.t·;• .
relazioni che viviamo in un Caso e nell'altrO Sono
v~ngono imposti all'adorazione di tutti i membri, all'incirca simili: si parla sempre di sacrifici, di offer-
non ne esistano altri che ciascuno· si crea liberamen- ·i
te, di preghiere e di abluzioni ... Possiamo certamen-
te per suo uso personale. '· te integrare questi èlementi nella defmizione di reli- .r
Accanto al totem collettivo che il clan venera, esi- ·ì·I gione che· abbiamo già dato, ma ciò ha un valore
ste sempre un totem privato che ciascuno si sceglie a secondario.
suo piacimento e che forma l'oggetto di un vero e Innanzi tutto perché in ogni tempo· e in ogni
proprio culto. Allo stesso modo oggi, esistono perso- ..
_.
I
' luogo l'essenza dei fenomeni religiosi è stata costi-
ne che credono alla loro maniera al Dio comune '' tuita da quanto abbiamo descritto nella definiziqne.
f
senza per questo modificare la J:Oncezione tradizio- Le credenze e le pratiche individuali28 sono sempre f ..
nale in questo .o quel punto. Alcuni anzi si rifiutanò ì state meno rilevanti rispetto a quelle di tipo colletti- i
i
di credere in una divinità che sia diversa da quanto t• Vo. bi più, affimesso che esista un rapporto di filia- i
essi hanno imparato a riconoscere attraverso una ZiOne fra queste due forme di religione - come può
•
propria personale ricerca interiore: in tal caso essi I sembrare a priori - è evidentemente la fede privata ~ !I
t
72 73
ad essere dèrivata dalla fede pubblica. Infatti la reli- sociale all::i quale egli partecipa diventa per lui, nel
gione individuale di per sé non è obbligatoria: que- medesimo ist:µlte in cui si produce, il germe di una
sta sarebbe inspiegabile se non rinviasse ad un'auto- Vita interiore e personale_ che si sviluppa parallela-
rità superiore all'individuo. Al contrario, la relazione mente alla prima. Del resto non esistono forme
inversa non è concepibile. dell'azione coll~ttiVa che non seguano questa logica
L'individuo non è passivo nei confronti della reli- individualizzante. -Ognuno di noi ha la propria mora-
gione che condivide con gli altri membri del suo le personale, \la propria tecnica personale: queste
gruppo ;Sociale. Egli ·se la rappresenta, vi riflette, derivano dalla morale comune e dalla tecnica comu-
cerca di comprenderla e, attraverso questa sua atti- ne, e tuttavia se ne differenziano.
vità, la snatura. Pensandola, l'immagina a suo modo, . ·Così, per date cittadinanza a questi aspetti
individualizzandola parzialmente. basterà aggiungere alla definizione della religione
In tutte le Chiese, infatti, esistono sia eterodossi che abbiamo enunciato poco sopra quanto segue:
che credenti e questi eterotlossi si moltiplicano e cre- iii seco luo o si chiamano enomeni reli iosi le .... ~~
scono nella misura in cui si afferma l'autonomia del · credenze e.le pratiche faco tative che riguardano -"
pensiero negli individui. È inevitabile che il credentJ oggetti simili o assimilati ai precederit~.·
per imitazione si decida a costruirsi a suo uso e con- Questa integrazione nulla cambia relativamente
l sumo un sistema di credenza analogo a quello che alle conclusioni metodologiche alle quali siamo
egli vede affermarsi nell'.lnteresse della società. giunti. Resta cònfermato che la nozione di sacro è di_
Ciò perché egli immagina totem, dèi, forze spirituali· originé sociale e che non uò essere s ie ata cfi,
a sua completa disposizione. Si. tratta ·di una· religio~ socio og1camente. e essa penetra a vita in ividual,>
intinla e personale~ riflesso soggettivo della religioné è"si sytiùppa iri modçOriginale, tuttoc1ò è effetto c:\i
è"Stenoré, impersonale e pubblica: Non occorre pen.,. un contraccolpo.
~are che queste due re.ligioni conispondano a due Le forme che il sacro assume non possono essers
:·; "fusi storiche-·distinte e succes,sjye. _Verosimilmente com rese se non ci si rifa alle 1sf11Uz1oni ubblich_e
ç:sse socio al contrario contemporanee. i cui i sacro e espressione.
,~,__,.,._.__ .__ _,,. ___
.~--..-
74 75
Per una de.ftntzione del fenomeni reltgiost
Emi/e Durkhetm
NOTE
attributi Che possono essere riuniti in una stessa divinità. È
1 Per una esposizione piil compleca· di questa regola per amore di semplicità che noi trattiamo di un caso ele-
metodologica rinviamo a I.es règles de là ~thode sociolo- mentare.
giqutt Paris, Alcan 1895, p. 43 e segg .. 18 Cfr. i fatti in Mannbard. _Si cfr. anche Philpot, 1be
2 Cfr. E. Caird, The Evolution o/ Religion, I, p. 46. Sacred Tree, London 1897, che qui prendiamo in conside-
Questa preoccupazione teologica e confessionale è, razione nel tomo I, p. 218.
d'altro canto, molto diffusa riellà scuola antropologica 19 Cfr. più avanti nel lavoro sul sacrificio gli sviluppi
inglese. Si veçla anche a tal proposito il libro di Jevons. riguardanti i sacrifici agresti.
3 Cfr. Introduclion à la science des reltgions, p. 17. 20 Cfr. La re/iglon Védique, p. l22.
4 Cfr. M. Muller, Origine et dévelopement de la re/igion, 21 Cfr. op. cit., pp. 137-139.
Paris, Reinwald 1879, p .. 21. Si noterà come ip. questa defi- 22 Come si può notare noi ci limitiamo a parlare di
nizione e quella $eguente viene definita la religione, non religioni· comuni a un gruppo. Parleremo più avanti delle
il fatto religioso. Si presuppone che ogni religione costitui- religioni individuali.
sca una realtà dai contorni netti e che in essa siano ricom- 23 Nella misura in cui la morale si fonda su qualche ·~ ......,
presi tutti i fatti religiosi: una concezione questa molto dogma, per esempio su questa idea della sacralità della
discante dalla realtà fattuale. personalità 4mana in quanto creata da Dio, la morale
5 Cfr. Premlers principes, tr. fr., p. 38-39. Si veda anche perde il suo carattere laico; non si può più parlare di
Cair I, p. 60 e segg. morale in quanto tale, dal momento che essa diventa
ii Cfr. J.G. Frazer, The Golden Bough, p. 13 e segg. parte di un culto.
[trad. it. Il ramo d'ora, Roma·; Newton Compton 1992 . 24 Ques~ definizione consente di distingue're i riti prO-
(N.d.T.)1. priamente 'ieligiosi dai riti propriamente magici. Una
7 Cfr. Prolégomènes à l'histoire des religions, p. 34. distinzione netta è però impossibile nel senso che esisto-
B Cfr. Schultze, Fetichismus, p. 129. J)O riti religiosi che sono anche magici e questi ultimi sono
9 Cfr. Iluc, L'Empire cbinoise, I, p. 266. numerosi. Accade spesso che si implori un dio per impe-
10 Cfr., Golden Bough, I, p. 19. trare una grazia in un determinato rito che imita l'avveni-
l i Ibidem, p. 30-56. mento che si desidera che si verifichi: le feste simboliche
12 Cfr. Oldenberg, Le Buddha, p. 214 e segg. hanno probabilmente questa origine. Ci sono riti tuttavia
13 Cfr. Barth, The Re/igions of India, p. 146. che sono·integralmente magici: sono quelli che non fanno
14 Cfr. Encyclopédie des sciences des religions, VI, p. leva né sulla divinità né su cose sacre, cioé che non si
548. rifanno a nessuna credenza di tipo obbligatorio. Tale è la
15 Ibidem, VI, p. 51. stregoneria. Sia gli amuleti che le fatrure non hanno carat-
16 Cfr. Histoire des religions, p. 175. tere sacro e generalmente lo stregone non invoca né dèi
1
7 Non intendiamo affermare che ogni divinità, Dio, né demoni. Il simile chiama il s~mile, meccanicamente. !:
I
Giove o altro, possa essere definita in base ad un unico 25 Questa. definizione si colloca in posizione equidi-
attrtbuto; noi sappiamo al contrario come diversi siano gli stante fra due teorie contrastanti che si contendono atrual- r.
mente il carilpo della scienza delle religioni. Per gli uni il i
II
76 r·
77
:;
78
Abbiamo suddiviso in due parti la presente nota.
In una prima parte abbiamo sintetizzato le tappe
fondamentali della vita e della produzione scientifica
di Emile Durkheim. Nella seconda· vengono indicate
.le opere principali in originale, con la segnalazione
della traduzione italiana.
• Sia per quanto riguarda la ricostruzione del profi- ..,_,
lo biografico che per quanto attiene il bilancio criti-
co della sociologia di Dll;rkheim rinv'iamo ad alcuni
lavori f6n.d_amentali, che ·sono nell'ordine: J.
Alexander, 1beoretical Logie in Sociology, Berkeley,
·, University California Press 1982-83; R. Aron, Le tappe
del pensiero sociologico, Milano, Mondadori 1984;
Ph. Besnard, L'anomie, Paris, Puf 1990; L. Cavalli,
Sociologie del nostro tempo, Bologna; Il Mulino 1973;
] . Dauvignaud, F. Ferrarorti, A. Izzo, Individuo e
società, Roma, _Ianua 1981; A. Giddens, Durkbeim,
London, Collins 1981; S. Lukes, E. Durkheim: His
Lffe and Work, New York, Harper and Row 1972; R.
Nisbet, E. Durkheim, Englewood Cliffs, Prentice Hall
1965; G. Poggi, Immagini della società,, Bologna, Il
Mulino 1973; ]. Pradès, Pers'istance et métamorpbose
du sacré, Paris, Puf 1987; ID., E. Durkheim, Pari~,
Puf 1990; W. Pickering, Durkheim 's Sociology qf
Religion, London, Routledge 1984; K. Thompson,
Durkheim, Bologna, Il Mulino 1987.
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fronti del destino sociale che la famiglia ' la tesi di dottorato su De la division du
di or1g1ne gli aveva assegnato. 't' travail socia! (Della divisione 'del lavoro
Abbandona la scuola rabbinica ed entra .~.
!
sociale). Pubblica nel 1887 i primi suoi
così a 12 anni nel Collegio di Epinal, in due articoli nella Revue de Philosophie,
un momento storico turbolento per la dopo un fruttuoso viaggio di sttidio in
Francia (sconfitta ·militare di Napoleone ~ Getmania, il primo dedicato allo stato
III, che comporta la perdita dell'AJsazia- della ricerca filosofica in quel paese e
Lorena a favore della Prussia - anche la l'altro al tema della ~scienza positiva .della
città natale di Durkheim viene occupata n1orale in Germania•.
dalle truppe prussiane - crollo del
Secondo Impero e avvento della III I 1887 Sposa Louise Dreyfus, figlia di un indu-
Repubblica). 1 striale parigino di òrigine ebraica e accet-
ta il posto di professore di scienze sociali
1876 Si trasferisce a Parigi per frequentare il e di pedagogia presso la Facoltà di
liceo e successivamente, consegltito il Lettere di Bordeaux. Questo incarico è il
diploma, entra nella prestigiosa Ecole frutto di t1n legame di sti111a che
Normale Superieur, dove tradizionalmen- Dl1rkheim ha stabilito con un personag-
te veniva formata la futura classe dirigen- gio molto in vista a quei tempi in
te francese. Egli stesso .ricorderà la Sctiola Francia: Ferdinand Buisson, leader di una
co1ne un "an1biente eccezionale", sia per corrente intellettuale e politica che si
82 83
Nota bio-bibltogmjlca Emi/e Durkheim
batte per l'affermazione della laicità dello maricamente tutte le informazioni riguar-
Stato moderno, a partire dalla separaziO- danti le ricerche di storia del diritto, dei
n,e netta fra Stato e Chiesa e -l'introduzio- i costumi e ·delle religioni nonché della sta-
ne di un in.Segnamènto laico e gratuito tistica sociale e della scienza economica,
nella scuola. perché rotte queste scienze costituiscono il
vero laboratorio della sociologia ... •.
1887-1902 Periodo di Bordeaux. Durkheim si con- Il periodo di Bordeaux vede la pubblica-
c;entra nell'insegnamento e nel persegui- zione delle maggiori opere di Durkheim:
. n1ènto Qi un progetto ambizioso di tipo 1898 l'articolo "La prohibirion_de l'inceste et
culturale e. politico: dare un fondamento ses origines'', ne L'Arznée Sociologique
scientifico alla nuova etica sociale, non (articolo che Lévi Strauss giudicherà fon-
derivata da presupposti religiosi e- che dan1entale per- !~avvio delle sue ricerche
abbia come oggétro centrale "l'essere
umano". La sua attenzione didattica si
.,
1895
antropologiche);
I,es règles de la méthode socio{ogique
-
focalizza su due tipi di corsi: 1897 Le suicide
a) un· corso pubblico .di scienze sociali 1893 De la diuision du travail socia!: étude sur
(che poi verrà chiamato sociologia); l'organisation des sociétés supen·eures.
b) una serie di conferenze di pedagogia .
. ·Ricercatore e intellettuale impegnato nel 1902 Ferdinand Buisson diviene deputato al
1898 entra a far parte della Lega per la Parlamento e lascia la cattedra che rico-
Difesa dei Diritti Umani e prende ·posi- priva alla Sorbona a Parigi. Egli chiama
zione a favore dei diritti di Dreyfus, .allora Durkheim a Succederlo.
ebreo. accusato ingiustamente di spionag-
gio a favore della Germania (come si 1902-1913 Attorno alla figt1ra di Durkheim si è for-
ricorderà il processo scatenerà un'ondata mata una vera e propria scuola che trova
anti-semitica in Francia). nella rivista L 'Année Sociologique un
Nel 1896, nel frattempo, aveva fondato punto di riferimento fecondo. In partico-
una rivista, che diventerà presto una delle lare emergeranno due- figure fra i suoi
più importante voci della sociologia a numerosi discepoli: Marcel Mauss (1872-
livello internazionale: "L'Année Sociolo-' 1950) e Henri Hubert (1871-1927).
gique". Nel manifesto programmatico del Nel periodo parigino Durklleim porta a
primo numero si poteva leggere che la ter1nine un'opera imporrante: Les formes
rivista aveva lo scopo: ·di raccogliere siste- ' élémentaires de la vie religieuse (1912)
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I 1914 Scof>pia la I guerr~ mondiale e Dt1rkheirn X'Le ·regole del metodo sociologico, Milano,
è colpito profondamente dalla tra·gedia in Comunità, 1963.
I cui l'Europ·a è precipitata, tragedia che
i,
' diventa anche persoriale quando nel 191 S X Le forme elementari della vita religiosa, Milano,
' il suo figlio prediletto André-Armand Comunità, 1963.
muore al fronte. Continua a lavofare e a '
Il suicidio, Torino, Utet, 1969.
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2. Principali opere di Durkbeim in traduzione
italiana <(
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La divisio·ne del lavoro sociale, Milano, Comunità, ~
1962. =<(
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